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La Biblioteca del Liceo Musicale
DI BOLOGNA
si può imaginare facilmente da quale stupore dovessero essere presi i buoni bolognesi quando nel mattino del 19 giugno 179 6, mentre in una delle parrocchie centrali della città si solennizzava con la
tradizionale processione degli addobbi la ricorrenza del Corpus
Domini, dalla porta di San Felice videro avanzare un esercito di
seimila francesi al comando del generale A ngereau.
Raccontano le cronache che lì per lì la processione timorosamente e rumorosamente si sbandò e il popolo sentì succedere
alle salmodie dei sacerdoti offìcianti, l' inno fatidico di Rouget de
Lisle e la Carmagnola intonati a gran voce e al suon di tamburi
da quelle schiere di vittoriosi soldati.
Così in Bologna faceva il suo ingresso la rivoluzione francese! ( 1) .
Non che prima non se ne avesse qualche sentore e non se
ne propagasse sempre più il riflesso. Era un temporale che a
mano a mano s'approssimava, e del quale si udiva il brontolìo
ognora più minaccioso ; ma se pur qualche gocciolone era caduto,
i più speravano che la provvidenza avrebbe allontanato un simile
flagello.
In un paese dove da tanti anni il dominio ecclesiastico e le
·tradizioni d'una vecchia e gloriosa aristocrazia avevano saputo cosi
bene addomesticare la popolazione e assopire gli spiriti politici
ferventi di un nuovo ordine di cose, dove fra il pretesto di una
solennità religiosa e il dolce aire delle consuetudini si viveva tanto
giocondi e tranquilli, dove si passavano giorni così intimamente
sereni alcun poco pettegolando sotto i bei porticati intorno le galanterie di qualche bella patrizia o mormorando discretamente sulle
I
(i) V. U NGARELLI, Il generale Bonaparte a Bologna. Bologna, Zanichelli.
125.debolezze del Senatore e del Cardinale legato, un sovvertimento
-così brusco e catastrofico non doveva sembrare possibile.
E pur da qualche decennio dalla Francia enciclopedista e atea
non provenivano soltanto le mode del minuetto, delle gale, dei nèi,
.delle pettinature, i libri del Helvetius o le edizioni delle opere
del R ousseau e del Voltaire, contro cui già nel '83 si erano invano
.scagliate le pastorali dei vescovi, le prediche dei parroci, le riprovazioni di scrittori ortodossi e bentimorati, ma prendevano consi:stenza e tentavano tradursi in atto le nuove e temute idee.
Quasi a favorire le quali contribuivano le giuste lagnanze del
popolç>, oppresso dai balzelli e dal malgoverno, che avevano culminato nella congiura di casa Caprara nel '92 e due anni appresso
nei moti capitanati dallo Z amboni e dal De R olandis, soffocati
miseramente nel sangue.
La società bolognese di quel tempo, come in tutti i periodi
di crisi più acuta, presentava uno strano miscuglio di vecchio e
di nuovo.
l nobili e gli aristocratici, che tingevano i lor blasoni sbiaditi
-coi colori della novissima ed esotica moda, alla prima occasione
non sapevano nascondere tutte le prepotenze, le vanità, le piccinerie del loro antico orgoglio, e il popolo, nel quale si andavano
pur risvegliando la coscienza di nuovi tempi e il desiderio d' una
prossima ascesi, si mostrava nella sua maggioranza poco disposto
a togliersi da quelle costumanze e da quel sonnacchioso quetovivere in cui da tanto tempo si era adattato e adagiato.
Ora in mezzo a codesti principali fattori della fìsonomia sociale
di quello scorcio di secolo si ritrovava, fra altro, una schiera ragguardevole di professionisti dell'arte musicale, compositori, cantori,
strumentisti, che fondavano gl'interessi della loro classe, appoggia·
vano tutta la loro esistenza sulle costumanze e sulle esigenze di
quella società.
La . musica infatti costituiva in Bologna una tradizione glorioSissima e a mantenere codesta bella tradizione eranvi assai mezzi
acconci : i teatri, sullo scorcio del '700 frequentatissimi, le ac-
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cademie pr~vate e soprattutto - si comprende in una città dove
le fraterie e le istituzioui clericali erano facoltose e numerose le principali cappelle cittadine le quali tenevano al loro servizio
maestri stipendiati e fissi, e le chiese tutte che in occasione di
solennità ingaggiavano non pochi suonatori e cantanti e gareggiavano per rendere la festa più suntuosa e attraente.
L'avvento de' nuovi tempi, il soffio delle nuove idee contrarie ali' esistente regime e singolarmente avverse a ogni manifestazione esteriore del culto, venivano ad abbattere d'un tratto
queste abitudini secolari e con la soppressione di conventi e di
monasteri, con l'incameramento dei loro beni e delle lor proprietà rendevano impossibile o . ben poco profittevole in tal campo
l'esercizio della professione musicale. Vecchi e famosi maestri
come lo Zanotti, il T esei, il Gibelli ( 1) rimasero allora sensibilmente danneggiati nei loro annuali consueti proventi.
Ma - è noto - il governo rivoluzionario, o meglio napoleonico, non limitò il suo compito alla demolizione di tutto il
vecchio edificio della civiltà passata e mal rispondente ormai ai
sensi di nuova libertà politica ; ricostruì ex novo o adattò alle nuove
esigenze e con grande accorgimento i vecchi istituti esistenti, vivificandone possentemente gli spiriti e tramutandone le forme. Onde
in Italia, consolidato lo stato e militarmente e politicamente, rivolse
le sue cure a quelle funzioni sociali che dovevano rinnovare la
fisonomia di tutta la nazione.
A Bologna, che, pur nell'insanabile decadenza generale delle
manifestazioni civili di quei tempi, conservava alto e indiscusso il
nome di città dotta e celebre nell'arti, accanto alla famosa università vivevano ancora l'accademia dell' Istituto delle scienze, fondata
(1) Lorenzo Ci belli, più cognito sotto il nome di Gibellone dalle belle fughe, fu dei più
reputati maestri bolognesi della fine del settecento. Stette lungamente al servizio di casa P epoli
in qualità di sopraintendente delle scuderie di quella nobile famiglia poichè era anche esperto
guidatore di cavalli e appassionato •porlsmenn. Godette stima specialmente come compositore
di musiche sacre e come profondo conoscitore di contrappunto. Fu il primo maestro di canto
del nostro Liceo. Vedi C. PANCALDI, Vita di Lorenzo Gibelli. Bologna, Nobili, 1830.
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nel secolo decimosettimo, e molteplici scuole speciali. Il governo
francese pensò saviamente conglobare tutte queste varie istituzioni
culturali in un nuovo istituto che ebbe vita gloriosa dal 1802
al l 811 fino a che, cioè, fu trasportato a Milano cambiando il
nome di Istituto Nazionale di scienze ed arti in quello di Reale
istituto italiano di scienze lettere ed arti (1).
Ora in esso, secondo il progetto primitivo, dovevano precisamente trovare posto le discipline musicali che non meno di
altre branche del sapere erano in Bologna fiorentissime e assai
coltivate. Secondo il pensiero degli accorti legislatori sarebbe stato,
fra altro, un mezzo pratico per togliere il disagio che dal cambiamento dei cos'turni e dei tempi la classe dei musicisti fortemente e forse più che ogni altra risentiva.
Il cittadino Giovanni Aldini, patrocinatore appassionato di
questo progetto, che dovette lottare non poco per ottenere che la
sua città non fosse defraudata dell'onore di possedere codesto
privilegio cui aspirava già da principio Milano, pensava che nei
riguardi della musica la vecchia e gloriosa accademia filarmonica
« raccogliendo da tutte le parti della repubblica i migliori lumi
e le filarmoniche cognizioni, darebbe pure nuove risorse per coltivare la musica facoltà » (2). ·
Ma sia perchè non tutti i maestri della città, e in ispecial
modo quelli che facevano parte dell'accademia stessa, approvassero siffatto conglobamento del vecchio istituto musicale bolognese
col nuovo, sia perchè si tardasse a far sollecitazioni presso il
governo centrale, il progetto dell'Istituto Nazionale venne sanzionato il 21 agosto 1802 senza includervi il tanto propugnato reparto
dell'arti musicali. Si ritornava così allo stato di fatto anteriore.
Allora il municipio bolognese nel l 804 pensò assumersi da
( 1)
V. E. BORTOLOTTI, Materiali per la Storia dell' lstiluto nazionale . Modena, 1915.
(2) Ad uno Stabilimento filarmonico derivazione dell'Accademia, che desse aiuto alla
classe dei professori di musica, e non unito all'Istituto nazionale, pare si pensasse anche antecedentemente senza tuttavia che esso potesse essere tradotto in atto. Vedi F. BOSDARI,
La vita musicale di Bologna nel periodo Napoleonico . Bologna, 1914.
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sè solo la fondazione di alcune scuole musicali affinchè - come
si esprimeva in un pubblico manifesto - « si rinvigorisse l'amore
della musica e si educassero degli uomini a conoscerla e a trattarla
più profondamente ne' suoi principi e nella sua venustà » .
Naturalmente il municipio, che per tale divisamento veniva a
sostituirsi al governo in quest'opera nobilissima e opportuna, si
servì nella costituzione delle scuole di quegli stessi intendimenti
che erano stati proposti antecedentemente dalla repubblica cisalpina
nel progetto dell'Istituto e, per quanto gli fu possibile, si valse,
oltre che dello stesso locale, delle stesse dotazioni e delle stesse
suppellettili che al medesimo fine erano state riserbate e conservate.
E fra codeste suppellettili tenevano un ben ragguardevole
posto i libri e i manoscritti musicali.
CAPITOLO
J.
Le prime e varie vicende.
Il dott. Carlo Burney che nel l 7 7 O intraprese un viaggio in
Italia allo scopo di raccogliere materiali e documenti per la sua
Generai H istory of M usic, asserisce nel suo giornale di viaggio
che principale oggetto della sua fermata a Bologna si fu quello
di poter vedere, conoscere e consultare il padre G. B. Martini
e Carlo Broschi detto Farinelli.
La nostra città ospitava allora questi due famosi personaggi.
In Europa erano universalmente rinomate la dottrina profonda e
l'indiscussa autorità nella teoria e nella erudizione artistica dell'uno,
e la virtuosità del canto, che aveva già fatto delirare i pubblici e le
corti d'Inghilterra, dell'Austri~ e della Spagna, dell'altro.
Il Farinelli, ritira tosi già da dieci anni nella sua lussuosa villa
di porta Lame ('), vi trascorreva i suoi giorni in mezzo ai fastosi
ricordi della sua recente gloria.
(i) C. RICCI, $urney, Casanova e Farinelli in $alagna. Milano, Ricordi.
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L'altro nel quieto rifugio del suo San Francesco se ne stava
occupato in continue meditazioni sulle antiche musiche, con tanta
perspicace e diligente attività raccolte, e riguardava le recenti pagine
del secondo volume della sua Storia che proprio allora vedeva la
luce pe' tipi di Lelio Della Volpe. Contava sessantaquattro anni,
e il dottore inglese lo trovò molto malandato in salute, sofferente
per tosse insistente ed enfìagione alle gambe, dall'aspetto sparuto e
malaticcio : si addimostrava facile profeta prevedendo che il buon
fraticello, nonostante tutto il buon volere, non sarebbe riuscito a con~
durre a termine la grandiosa opera a cui si era da tempo dedicato (').
G . B. Martini entra nel campo dell'arte nostra in quella
schiera di solidi e vasti eruditi e pazienti antiquarii pei quali la
vita culturale italiana del settecento andò meritamente famosa. Con
l' aiuto di abili copisti, col privilegio ottenuto dai papi di poter
indagare o far indagare le musiche antiche gelosamente conservate
negli archivi di cappelle già famose o di ordini monastici, con
l'autorità e la competenza procacciatesi mercè la sua smisurata
dottrina, con una certa disponibilità di non indifferenti somme, era
riuscito a formare una collezione di opere a stampa antiche e
moderne (2), di manoscritti numerosissimi d'incisioni e di quadri
di soggetto musicale che dovevano produrre nel dottore inglese
un'ammirazione addirittura stupefacente. E sì che alla visione di
così prezioso tesoro lo avevano preparato le parole del Farinelli
al quale appena giunto si era prima che ad ogni altro (3) pre~
(i) Il primo volume della Storia era uscito nel 1757; il terzo fu pubblicato nell"81.
Il quarto doveva trattare della musica presso i Latini e i Romani; il quinto della musica
moderna. Del penultimo volume ci è rimasto, non del tutto compiuto, il ms. autografo.
(2) La suppellettile libraria del Martini ammontava a l 7.000 volumi: solo la raccolta
delle stampe gli era costata più di mille zecchini (22.000 fr. ).
(3) Il B. venendo a Bologna fu anche raccomandato allo Zanotti da Giuseppe Baretti
con la seguente lettera datata da L ondra il 2 giugno di quell'anno:
«
Signor Abate mio,
« Degli uomini di garbo e di valore io non mi dimentico facilmente, quantunque la memoria non sia aiutata dal carteggio: onde non v'è dubbio mi scordi mai dal mio abate Zanotti.
« Eccovene una prova, che venendo costà un mio Amico, persona singolare nella
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sentato. Infatti il Burney procuratosi poter.ti e autorevoli commendatizie, .per suo mezzo, non a torto, confidava potersi introdurre presso le persone di qualità che voleva conoscere. D'altronde
non poco l'allettava contrarre dimestichezza con tanto celebre virtante, avere la possibilità di ammirare la raccolta pregevolissima
tuoso, conoscere i particolari della sua avventurosa vita di candi cembali C) da lui posseduti e di sentirlo e giudicarlo anche
come compositore e sonatore di viola d'amore, che trattava « con
grande abilità e delicatezza » •
E il famoso cantante fece al gentiluomo inglese la più signorile
e calorosa accoglienza : con lui a lungo parlò del Martini e della
sua biblioteca (2), asserendo malinconicamente che quello che il
dotto padre faceva sarebbe rimasto, mentre il poco ch'egli aveva
fatto era già dimenticato e lo accompagnò finalmente da lui al
convento di San Francesco.
La semplicità dei
lità tutta propria del
del Burney ; la vasta
sicali da lui raccolte
modi, la dolcezza dei tratti e una gioviaMartini accaparrarono di subito le simpatie
dottrina, la preziosa congerie di rarità mue infine la generosità con la quale gli fu
professione in cui voi siete sopra tant'altri eccellente, ve lo indirizzo, ve lo raccomando con
quella fiducia che si deve avere nella bontà e nella gentilezza de' pari vostri. Questi è il signor
Burney, ammiratore non meno che seguace di nostri antichi e moderni mastri più rinomati
nella scienza musica. Non vi pregherò di usargli cortesia, che sendo voi de' Zanotti ed egli
meritevole d'ogni buon trattamento, sarebbe un farvi soverchio torto. Egli vi schiuderà il
disegno che lo conduce in Italia e v~i contribuirete a fargli trovare quei mezzi onde lo
possa compiere secondo il desiderio. Sopra tutto fatelo conoscere al nostro gran Padre Martini
al quale non iscrivo per risparmio d'incomodo, sapendo che meglio potrete far voi in persona
che non io in iscritto . A quanti Zaootti v'ha in Bologna e fuor di Bologna fatemi schiavo, che
io cominciai come sapete sino dalla · mia prima età a venerar quel nome.
« Se vi posso servire o qui o altrove, fate solo eh' io Io sappia. Addio.
<<
1
( )
Il Vo>lro: GIUSEPPE BARETTI ,.
Uno di questi cembali, chiamato il 1?_affaello d' Urbino costruito nel 1730 era
opera di Cio. Ferrini, discepolo di Bartolomeo Cristofori, l'inventore del pianoforte.
(2) Non so con quanto fond amento di verità (io penso per semplice supposizione) VERNON
LEE scrive che di questa biblioteca « la maggior parte era stata donata dal famoso Farinello
cantore il quale dopo la carriera più meravigliosa che incontrasse mai musica, doveva aver contemplato con certa qual' aria mista di compassione e d'invidia la soddisfazione profonda che
provava il povero frate in mezzo ai suoi libri e ai suoi manoscritti ,. (Il Settecento in Italia),
permesso di tutto osservare e studiare produssero la maggwre
soddisfazione e il miglior appagamento al suo spirito avido d'ammaestramenti e d'indagine.
Prima del congedo, il Martini aveva preparato al dottore
inglese una gradita sorpresa. Dopo avergli mostrato ancora altri
cimeli della sua libreria, dopo averlo munito di raccomandazioni
per amici e persone di riguardo di Firenze, di Roma e di Napoli,
lo pregò d'attendere un poco perchè fosse terminata una copia
di suoi bizzarri canoni musicali che voleva a lui destinati come
omaggio e ricordo.
Il maestro bolognese aveva avuto una speciale predilezione
per codesta forma d'arte dove l'ingegnosità, la pazienza e la
tecnica trovano il campo più vasto e fecondo per esercitarsi C).
Già in età di ventisei anni si era impigliato in una lunga controversia con T ommaso Redi a proposito della risoluzione di un canone
dell'Animuccia inciso nella cantoria della basilica di Loreto, canone
che nessun maestro fin allora aveva risoluto, e ne era da questo
dibattito venuto fuori con grande onore. Vecchio, erano per lui
divenuti piacevoli passatempi la composizione e la soluzione di
codesti rompicapo musicali. Il Busi ha contato più di mille canoni
martiniani : ve ne hanno dei curiosi e ingegnosissimi, alcuni anche
a stampa (2), oltre quelli che si possono leggere incisi in principio e
in fine d'ogni capitolo della sua Storia. E se non sempre in essi
il pregio musicale è ragguardevole, graziosissimi ne sono gli argomenti che da sè stesso componeva o acconciamente adattava C).
(l) Secondo una lettera, riportata pure nella monografia del BUSI (Il padre G. B. Marlini.'
Bologna, Zanichelli, 1891 ), il Martini opinava che « qualora il giovane compositore sia
portato ad esercitarsi in tali composizioni artificiose, acquisterà un pieno possesso dell'arte del
contrappunto ».
,
(2) Cinquantadue canoni a due, Ire e quallro voci compo>li dal rinomali03imo molto
reoerendo Padre <;}iamballi>la Xarlini ecc. In Venezia pre.so Innocente ,Jlle..andri e
Pietro Scallaglia. L'opera è postuma.
(3) Alcuni canoni satirici mordono vizi o difetti di suoi contemporanei: l'uno, ad esempio,
punge con bel garbo la malavoglia di un suo scolaro troppo dedito agli amori per una
crestaia; un altro ride dei difetti fisic i d' un suo confratello. Più giocondi e spiritosi quelli
che imitano il grido dei mercanti che per le strade smerciano i loro prodotti, dei riv.!nditori
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Certo il dottore inglese rimase pienamente soddisfatto della
accoglienza avuta e delle ragguardevoli conoscenze fatte in Bologna e il 20 ottobre di quell'istesso anno indirizzava da Napoli
al Martini una lettera piena di sentimenti di grato animo : « Altro
- egli scriveva - non mi avrebbe impedito fino adesso riconoscere e ringraziarla con ogni gratitudine per tutti i suoi favori
conferiti mentre fossi stato a Bologna che per tema che non fosse
privata la comunità del tempo che Ella impiega tanto per lo suo
profitto. Tengo tante cose, le di Lei cortesie e sono talmente
impresse nel mio cuore che non posso mai dimenticarle e stimerò
sempre come il più fortunato e più lusinghiero avvenimento non
solo del mio viaggio in Italia, ma della mia vita, l'onore della
di Lei conoscenza »
***
Fra le dure condizioni imposte ne! 1796 al governo pontificio
da Napoleone, in virtù della tregua stipulata il 23 giugno di
quell' anno, vi era quella di cedere alla nazione conquistatrice e
a scelta di appositi commissari francesi cento opere d'arte e cinquecento manoscritti. E come non bastasse la sapiente e avveduta
ingordigia dei nuovi padroni, racconta il Muzzi nel suo Compendio
della Storia di {Bologna, « fu allora che si videro specialmente
a Bologna (dov'erano e sono molte cose d'arte) alcuni de' nostri
porgersi guide spontanee allo straniero ed insegnargli quanto di
meglio vi avea in ori, in argenti, in tavole, in tele, in codici e
in altre preziosità ».
Se si pensa a qual copia di tesori di letteratura e d'arte si
fosse man mano accumulata nei conventi e pressoj le corporazioni
religiose, i cui beni il nuovo spirito rivoluzionario e laico decretava soppressi e venduti, ci si può di leggeri immaginare a quale
di limonate, di dolci, di pesce, di frutta e si
tempo: l buien cald' e grus t 'Di bi marun:
ne ha uno assai grazioso che imita i richiami
è premuto dall'appetito e da altre occorrenti
riportano alle costumanze bolognesi del suo
tulf ben .a chi paren bocc i bi marun t Ve
del bambino alla mamma e al babbo quando
necessità dell'umana esistenza.
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133-
sorte dovessero essere serbati e I' archivio marhmano, ancora nnchiuso nel convento di San Francesco, e tutte le biblioteche appartenenti alle case fratesche.
Così adunque un' immensa quantità di suppellettile libraria
cominciò ad essere messa fra altro al pubblico incanto e, se per
una più comune conoscenza di materie letterarie e scientifiche,
quei volumi che di letteratura e di scienza trattavano potevano
trovare qualche generoso amatore che, apprezzandone il valore,
a tempo li salvasse dalla dispersione e dalla distruzione, le molte
opere musicali impresse in antiche edizioni o in manoscritti di cui
troppo rariera no gl' intenditori, andarono ad occupare e a riempire
le cassette e le panche de' rivenditori ignoranti che, come inutile
ingombro e considerandole cartaccia, le cedevano per pochi baiocchi
a1 negozianti di salumi e di tabacco.
Allora {l 79 7) fu saggiamente divisato di mettere fine a tale
scempio, interessando il governo della Repubblica Cisalpina ad
acquistare la superstite suppellettile musicale nel proposito eh' essa
avrebbe servito a scopo di studio. all'anzidetto Istituto Nazionale
di Scienze ed Arti che si aveva in animo di erigere in Bologna
e per il quale l'Aldini personalmente s'andava interessando presso
il Direttorio a Milano.
Le pratiche apportarono buoni frutti. Il 20 ottobre dell'anno
appresso il Ministero dell'Interno scriveva all'Amministrazione Dipartimentale disponendo che gli oggetti di musica fossero tutti
collocati e custoditi nel convento di San Giacomo.
Ottenuto così un primo e generico provvedimento salutare,
l'amministrazione del Dipartimento trovò opportuno rivolgersi alla
accademia filarmonica perchè designasse un cert0 numero di suoi
membri onde notare quegli oggetti e que' volumi musicali, già
appartenenti a congregazioni religiose allor soppresse, che il loro
competente giudizio ritenesse degni di conservazione.
Il 5 marzo del l 7 99 infatti l'agente dei beni nazionali del
Dipartimento del Reno notificava ai sopraintendenti e ai custodi
delle soppresse congregazioni che « per divisamento delle autorità
.,
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supenon erano stati dall'Amministrazione centrale deputati i professori Zanotti, Mattei, T esei, Cavedagna e Rast~elli (1), colla
destinazione in loro compagni dei cittadini Fontana, Bortolotti,
Barbieri e Landi al provvido oggetto di scegliere ed unire le
opere celebri di musica qua e là sparse nei diversi locali delle
cessate corporazioni, onde accrescere di un tale ornamento le
Belle Arti dell' Istituto Nazionale » •
Si invitavano quindi a concedere ad essi libero accesso nei
locali affìnchè potessero a loro comodo « rilevare e descrivere quei
capi ch'essi credevano utili e necessari al propostosi intento ».
Compiuta l'opera, i deputati si trovavano nell'impossibilità di
trasportare le suppellettili scelte nel convento di San Giacomo
non avendo somme disponibili. Rivolsero perciò all'Amministrazione con lettera del 2 giugno l 799 la domanda di poter alienare alcuni pezzi di minore importanza per accumulare la somma
necessaria alla bisogna.
Se non che in questo mezzo al governo repubblicano francese
succedette quello austriaco. E questo cambiamenro politico nocque
non poco al buo~ andamento dell'intrapresa faccenda.
Un pro-memoria inviato dai deputati accademici all'imperiale
e reale Reggenza provvisoria di Bologna, che con perentoria lettera
del l 5 agosto l 799 aveva richiesto ad essi spiegazioni del loro
operato, ci dà i maggiori ragguagli dell'andamento dei fatti.
In codesto pro-memoria i deputati suddetti dopo avere obbiettivamente esposto i precedenti che già conosciamo, soggiungono :
« Furono in seguito trasportati vari capitali, tuttavia ritrovati
in essere, nel locale di San Giacomo e precisamente nel luogo
destinatogli, che per non essere poi sufficiente, furono altri trasportati nell'Oratorio della soppressa compagnia dei Santi Sebastiano
e Rocco in via San Vitale, sempre in vista che la centrale soddisfar volesse le spese, come erasi proposta di fare, e come da
(i) Di questi professori, tre furono fra i primi insegnanti del Liceo: lo Zanotti per il Pianoforte, il Mattei per il contrappunto, il Cave:lagna per il violoncello. Furono tutti e tre
maestri di Gioacchino Rossini.
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princ1p10 aveva fatto mediante la persona del detto signor Aldini :
ma siccome essa in seguito dimostrò di non essere in caso di
fare dette spese perchè di altre molte e gravose era caricata,
perciò fu allora che la Deputazione vedendo la necessità dei
trasporti di detti capi dai locali rispettivi, e perchè rimanevano
essi in libertà tale da poter essere facilmente rovinati e derubati
come era accaduto in alcuni di essi, e perchè dai padroni dei
locali medesimi si facevano istanze pel loro sgombro, altrimenti
minacciavano di non garantirli punto da qualunque pregiudizio
che potesse esser loro inferito, scrisse lettera alla Centrale in cui
proponeva la vendita di alcuni capi già trasportati e non creduti
troppo necessari alla medesima Accademia (1), per poter supplire,
cogli effetti da ritrarsi, alle spese necessarie degli ulteriori trasporti,
ed altro che fosse stato necessario, (; addimandò per r effetto di
questa vendita la nomina di due personaggi di totale confidenza
dell'Amministrazione, che sorvegliassero ad un tale affare.
Accudì a questa richiesta l'Amministrazione medesima e ne
fa ·fede di ciò una di Lei lettera scritta al signor avv. Luigi
Salina, come unica persona eletta a sorvegliare alla detta vendita
di capi, quale poi di sua elezione con lettera ne informò la deputazione della nostra Accademia filarmonica » •
Ma come il governo austriaco poco allora "durò, ripristinata
ben presto la Repubblica Cisalpina, si poteron riprendere le fila
dell'interrotto negozio.
Il convento di San Giacomo era stat~ adibito in parte ad uso
di caserma e un rescritto dipartimentale del 22 settembre l 800
assegnava per la collocazione degli oggetti musicali soltanto alcuni
locali, pure in esso compresi, ma ai quali d'altra parte si accedeva. Siffatti locali non erano certo i più adatti per accogliere
la preziosa e delicata suppellettile, giacchè moltidi essi consiste( 1 ) Dobbiamo ricordare che nel progetto primitivo dell'Istituto Nazionale l'Accademia
filarmonica doveva essere in esso incorporata quasi a formare il nucleo delle singole scuole
musicali. Caduto il progetto, l'Accademia seguitò la sua vita indipendentemente non senza
però in seguito tentare sempre di &ovrapporsi al nuovo Liceo.
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vano m atrii di passaggio o in magazzeni che per Io addietro
avevano servito a custodire granaglie.
Ora avvenne che il nuovo governo lasciati da parte i pnm 1
cinque deputati, anzichè richiamare la precedente commissione ne
formasse una nuova di soli tre membri : Alessandro Agucchi,
Giovanni Aldini, Luigi Zanotti.
Quest'ultimo - che pur faceva _parte della prima deputazione .- protestò per i colleghi esclusi e per I' offeso « splendore
della professione filarmonica » . La cosa fu accomodata e, come
Dio volle, quegli oggetti e quei libri che da qualche anno erano
portati da Erode a Pilato furono finalmente raccolti nei locali da
tanto tempo a loro designati.
Come, tramontato il progetto per il quale nell'Istituto Nazionale avrebbe trovato posto la musica, la municipoJità bolognese
istituiva nel T804 il Liceo musicale, venne stabilito che a questo
dovessero essere assegnati i libri corali, gli strumenti, i quadri e le
librerie delle soppresse corporazioni, la musica dei maestri di cappella
di S. Petronio, espressamente ceduta all'Istituto nazionale dal Direttorio esecutivo, molte composizioni esistenti presso i PP. Filippini in
Bologna, l'archivio e le collezioni del celebre Padre G. B. Martini.
Ma di tutto. questo patrimonio solo una parte e per fortùna la
più ragguardevole giunse dopo molte peripezie a formare I' attuale
biblioteca.
Infatti i libri corali . e gli strumenti, pregevoli i primi più che
per la musica per il valore delle miniature che contenevano, furono
in seguito deposti nella biblioteca e nel museo dell'Archiginnasio,
e l'archivio di S. Petronio con quello dei Filippini, per il fatto
della mancata esecuzione integrale del disegno dell' Istituto nazionale che ne contemplava solo in tal caso la cessione (e questo
argomento dev'essere stato fatto valere specialmente sia dai fabbricieri di S. Petronio e sia dalla confraternita dei Filippini
contro le pretese della Municipalità), rimasero dove si trovavano.
Al Liceo adunque non restava che l'archivio martiniano : e di
questo solo una parte, come diremo, fu possibile dapprima riunire.
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La figura più eminente fra i professori del nuovo istituto
musicale bolognese fu senza contestazione il P. Stanislao Mattei,
ed egli, che del Martini era stato discepolo prediletto, non soltanto si riteneva il continuatore delle dottrine del maestro, ma
anche l'erede della sua preziosa raccolta.
Si narra infatti che il Martini sul letto di morte avesse detto
alludendo al Mattei : « So in che mani lascio i miei libri e i
miei scritti » (1).
Secondo la versione di taluni, egli volle con queste parole
· escludere la possibilità che l'ordine religioso a cui apparteneva
venisse nella deliberazione di alienare a proprio vantaggio una
collezione di libri così faticosamente raccolta (2).
(i) Si dice anche che il Martini si fosse fatto promettere dal Mattei di continuare la
Storia della musica per la quale aveva raccolto tanti documenti e il Mattei probabilmente
con questo intendimento - che non mandò poi in effetto - avrà ritenuto più che giustilicata quest' eredità.
(2) Il Martini fin dal 1750 aveva a questo scopo indirizzato a papa Benedetto XIV
la supplica seguente :
« Fr. G iambattista Martini maestro di Cappella de' minori Conventuali di S. Francesco
di Bologna prostrato al Trono apostolico di vostra Santità con profondissimo ossequio espone
d'aver egli colle sue religiose fatiche ed industrie, e collo sborso di circa duemila scudi fatta
una copiosa raccolta degli Autori di musica teorica e pratica in moltissime lingue ; la maggior
parte de~ quali sono Codici manoscritti inediti e per lo più originali dal nono secolo lino al
decimosesto, l' altra parte di edizioni scelte con postille manoscritte originali d'uomini insignì:
molte pergamene ancora di vari frammenti del canto antico del nono, decimo, undecimo e
dodicesimo secolo, per mezzo de' quali è riuscito all'O.re di conoscere e di spiegare i caratteri
musicali, per sentimento del G. Mabillon finora non conosciuti de' primi tre nominati secoli.
Oltre a ciò una gran quantità d'altri libri istorici, filosofici, matematici e di belle lettere,
che hanno connessione colla musica o teorica o pratica. Bramando perciò, che una raccolta
assai rara e commendata dagli Eruditi di Parigi e di altre Nazioni che l'hanno veduta, si
conservi sempre nella sua integrità, supplica umilissimamente la somma clemenza di Vostra
Santità a degnarsi di comandare con pontificio rescritto che il Capitolo conventuale dopo la
morte dell'oratore debba far trasportare e conservare in perpetuo senza minima diminuzione
tutta intera la predetta raccolta nella biblioteca dell' istesso Convento, sotto le pene che la
Santità Vostra giudicherà più opportune. Che della grazia etc. ».
Ed ecco il rescritto pontificio che comminava la scomunica:
IO
-
138
Difatti, cred' io, che il Mattei succedendogli e nella direzione
della cappella di S. Francesco e nel magistero scolastico, si presu~
messe senz' altro legale depositario, per lo meno, del prezioso archivio
e questi suoi diritti certo affacciò quando il governo repubblicano
intendeva invece considerare questo patrimonio librario quale proprietà alienabile di una soppressa casa religiosa.
In ogni modo sotto l'incubo di questa minaccia, il Mattei non
era rimasto inoperoso e dall'archivio stesso aveva prelevato le cose
migliori e, fattosi secolare per necessità di vicende politiche, le aveva
riposte e custodite in casa sua. Ed altro aveva fatto: insieme ad
altri aveva provocato dal direttorio di Milano un'ordinanza affinchè
quanto vi rimaneva fosse destinato al preconizzato istituto ~azionale.
Così che quando l'autorità governativa mise le mani sull'archivio
del Martini, non giunse che a impossessarsi di questo residuo a cui
si ridusse in sostanza il primo nucleo della biblioteca nostra.
Passata la burrasca rivoluzionaria e ritornata Bologna sotto
l'imperio papale, il Mattei che all'astuta sagacia, alla quale dopo
tutto dobbiamo serbare gratitudine, univa una specchiata onestà,
veniva nella determinazione di completare la collezione martiniana già
trasportata nei locali del Liceo con quella parte ch'egli deteneva, sotto
la simpatica veste di grazioso donativo alla Municipalità bolognese.
Infatti scriveva egli al Senatore della città l' 8 novembre 18 16 :
Eccellenza,
L' ampliazione data al locale dell'Archivio del Liceo filarmonico
mercè le ottime di lei determinazioni avendo in me destato il desiderio
«
Ez aud. Ss.mi die 9 sep.bris 1750.
« Ss.mus attentis expositis, benigne annuit iuxta oratoris preces, atque ita in omnibus
disponi et observari mandavi!, sub poenis contra extrahentes libros ex intus enunciata Bibliotheca, alias inflictis,
l. LIVIZZANI, secr.
In reg.to
Apostolica l Benedicti XIV P. M. l auctoritate l Codices, Libri, Membranae, folia
singula l tum mss. tu m impressa l studio, ac sumptibus l fr. loannis Baptistae Martini l magistri
musices l undique conquisita l ut ipso vita functo l huius coenobii Bibliothecae l nunquam
-amovenda l impigre inferantur sub anathematis poena l sancitum est l die IX septembris J
Anno Jubilei MDCCL "·
-
139-
di procedere alla di lui organizzazione, non solamente mi sono proposto di occuparmi della medesima, qualora vi concorra la di lei rispettabile approvazione, ma ancora di depositarvi una non ignobile raccolta
di pezzi classici tanto antichi che moderni di mia proprietà, la quale
unita agli originali bellissimi che vi esistono, va a formare una collezione che forse non avrà I' uguale I' Italia.
Debbo poi prevenirla che non potrò assumere questa indagine, nè
eseguire l'indicato trasporto, se prima almeno non sia allestita la scansia
lungo il muro di facciata alle finestre nella quale estensione non so
nemmeno se potrà tutto vemre sufficientemente distribuito C).
Accettata nella sessione del 3 febbraio 1817 questa donazione, sia per il fatto che la sollecitudine non è stata mai m
generale virtù delle pubbliche amministrazioni , sia perchè il
Mattei, obbligato dalla cagionevole salute e dalla tarda età a
dare lezioni in casa,' ritenesse sempre presso di sè l'archivio,
passarono parecchi anni prima che questa residua collezione venisse
di fatto a completare la biblioteca del Liceo.
Ma sarebbe logico pensare che con la morte di lui avvenuta
nel 1825 questo stato di cose avesse dovuto cessare. Non fu così.
Presunto erede fiduciario del defunto Mattei era stato il
'parroco di S. Caterina · a Saragozza, D. Battistini, il quale, non
<>stante le reiterate dom~nde da parte d eli' Assunteria comunale di
pubblica istruzione, non si decideva a cedere quanto era nelle
sue mani; si accontentava di dare le migliori assicurazioni, affermava che tutto era in ordine e, forte della longanimità del Municipio, menava, come suoi dirsi, il ca n per l'aia.
Se si pensa che, accolta la donazione del Mattei, il Municipio non aveva avuto l'elementare prudenza di redigere un catalogo
(l) Naturalmente il Comune di Bologna, tòcco di tanta generosità, proclamò Il per Il
-il Mattei benemerito della patria e decretò una lapide a lui vivente la quale dice: Ex decreto 1
Cae.aris Scarsel!i Com . l Senaloris verbis noslrae l el XXXXVI/1 virum R. P. R. 1
conclave l codicibus ar/ls musicae l>e/eris et nol>ae l operumque musicorum l a loan. Bapl.
Martin/o Fr. Frac. soda/. Philarm. l ingenti cura el impensa primilus conleclis 1 dein a
Stanislaio Malleio Fr. Frane. mag. Licei l auclis libera literq. dono dalis l adservandis 1
allributum annariisque imlruclum l el onori eu/tu exornalum es/ l A, MDCCCXV/ll.
-
140-
delle opere ereditate, che· il buon parroco non senza qualche sua
buona ragione avrà nicchiato nell'ottemperare agli inviti dell'istesso
Municipio, che il Fètis, venuto in Bologna nel 184 1 , trovò non
pochi manoscritti e autografi del Martini che si aveva in animo,
di vendere per realizzare una grossa somma (l) che, ad esempio,_
del carteggio martiniana mancano i volumi 23o e 29o che dove~
vano contenere le lettere di Mozart e di Gluck coi quali il
Martini aveva avuto diretto e frequente commercio epistolare, che·
in quei decenni non erano infrequenti le scorrerie degli antiquari
stranieri che razziavan a suon d'oro e d'argento quanto di buono
capitava loro fra mano, che la corte di Vienna vanta fra i cimeli
della sua biblioteca un ragguardevole numero di opere che al.
Martini appartenevano (2), ci sono sufficienti ragioni per pensare
che quando nel l 82 7 il Comune di Bologna si decise di pren~ere
misure rigorose per difendere il suo buon diritto, la massa preziOsa
dell'archivio deposto nella abitazione del Mattei dovesse essere
non poco assottigliata.
***
Purtroppo le disgrazie che si erano accumulate su questa
parte della biblioteca martiniana non terminarono quand'anche fu
riunita a quella che a gran stenti, come abbiamo veduto, era
stato possibile trasportare nei locali del Liceo.
L'incompetenza, la negligenza e il disordine dei primi custodi·
furono addirittura superlativi. L'unica attenuante che ad essi si
può attribuire si è che per il magro stipendio C) che percepivano(i) Il Fètis riferendo al Gaspari intorno alla sua venuta in quell'anno nella nostra
città, gli raccontava fra altro come, dietro sua richiesta, il Ross~n~ lo ~o.nd~cesse da _un
frate francese, certo p. T roullez, che gli mostrò autografi e manoscnth marhmam che assenva
voler pubblicare. Ma il Gaspari lo avvertiva a sua volta che codesto ~· Troullez stava
brigando per realizzare la vendita di queste preziose carte, sperando d1 accumulare una·
cinquantina di migliaia di lire !
(2) V. Riemann • 'Dizionario di musica, alla voce :XCarlin{.
.
(3) Il Sarti che fu predecessore del Gaspari veniva retribuito per tale canea con L. 5,2S·
-
141
<lal Comune non potevano sentirsi troppo in dovere di rispondere
.all'esigenze del loro ufficio.
In verità archivista o bibliotecario vero e proprio il Comune
non si può dire ne a vesse prima del Gas pari ( l 8 55).
Fosse incoscienza del valore di quella collezione, fosse tac~
-cagneria amministrativa, la municipalità bolognese sembrò conside~
rare la raccolta dei libri musicali presso a poco alla stregua delle
altre suppellettili dell'Istituto e, come queste, aveva affidato pure
quella ad un custode dal quale non richiedeva che un po' di
.sorveglianza e di diligenza. Con questo banale criterio furono
eletti nel 1804 Francesco Barbieri e nel 1829 il fratello di lui
Agostino: solo che a riparare all'incompetenza di costoro si era
.stabilito che il professore di contrappunto avesse l'incarico di sor~
vegliare l'archivio (1). Secondo l'intendimento di quei legislatori
comunali la biblioteca non doveva, almeno nei primordi della
sua costituzione, che servire all'uso pratico dei professori e delle
scuole dell'istituto. Nei Regolamenti stabiliti per gli studenti del
Liceo musicale di Bologna del 1819 era detto che « i signori
professori daranno lezioni specialmente teoriche, prevalendosi dei
classici raccolti nell'Archivio e con quel sistema che credevano
più confacente alla disposizione dei loro discepoli » e più oltre:
« gli studenti più provetti hanno campo di perfezionarsi nel do~
viziosissimo Archivio, dove sotto la direzione del loro maestro
possono applicarsi ad osservare i classici principali tanto antichi
che moderni » •
Giustissime le disposizioni e più lodevoli gl' intendimenti; ma
come in realtà potessero conciliarsi col disordine che regnava in
biblioteca, coi libri accatastati l'uno sull'altro per entro anguste
stanze, con la mancanza di un catalogo vero e proprio e di
qualsiasi opera musicale più recente, non so davvero.
Infatti il conte Ottavio Malvezzi faceva notare in una seduta
del Consiglio dei Savi dell' 11 novembre 181 7 che l'archivio SI
al mese!
(l) Piano per la formazione del Liceo approvato nel 1804. Art. 18.
•
-
142-
trovava bisognoso di un riparo ~i codici antichi di musica colle
apposite custodie, delle legature di molti libri classici e della
provvista di qualche pezzo di musica insigne moderna di cui il
Liceo totalmente era privo.
E l'anno dopo il T ognetti, con maggior visione degli scopi
della biblioteca stessa, in un pubblico discorso s'augurava di vedere
« ridurre a comodo pubblico degli studenti e degli amatori la
doviziosa martiniana biblioteca di musica teorico-pratica » •
Ma queste buone esortazioni rimasero per un gran tempo
lettera morta e pur dieci anni dopo il cancelliere d eli' Assunteria
di pubblica istruzione del Comune avvertiva addirittura che « bisognava ordinare tutte le opere dell'Archivio ».
Nè per molti anni cotali considerazioni dovettero dare risultati.
se nel 1839 (l) gli alunni di contrappunto chiesero al Municipio
il permesso di consultare le musiche dell'archivio « attualmente
chiuso » .
Ci volle proprio un'agitazione di questi bravi giovani studenti per decidere i reggitori dell'Istituto a fare inserire nel nuovo
regolamento, in quell'anno approvato, un articolo nel quale si prescriveva che « almeno un giorno della settimana e per alcune
ore da stabilirsi dai signori conservatori sarà aperto l'Archivio
musicale del Liceo acciocchè gli studenti abbiano campo di
giovare ivi alla propria istruzione, sotto però le regole e discipline
che li signori Conservatori prescriveranno in tale proposito » .
Risulta così con troppa evidenza che la biblioteca, non ostante
tutto, finiva per rimanere sempre sotto chiave se non sopragiungeva
tutt'al più una richiesta di qualche visitatore.
Nel l 84 2 la sorveglianza, diciamo così, tecnica passò dal professore di contrappunto al titolare d'armonia, il M. o Stefano Antonio
Sarti, al quale venne assegnato il titolo di Archivista interinale. In
sostanza l'ufficio di costui si riduceva a quello di trovarsi per
qualche ora · una volta la settimana in biblioteca per attendere
(i) Archivio della Segreteria del Liceo musicale di Bologna.
-
143-
i visitatori eventuali, mentre la responsabilità e le chiavi di essa
rimanevano affidate come prima al custode (').
In quale pietoso abbandono si doveva trovare in tale stato
di cose questa preziosa collezione ne fanno fede le molte lettere
che il Gaspari prima di assumete o dopo avere assunto l'ambito
ufficio di bibliotecario, indirizzava al suo collega e amico modenese Angelo Catelani.
Il 25 gennaio del 1856 gli scriveva :
Primo frutto delle rnie sollecitudini si è lo aver ottenuto un pronto
ristauro alle scansie e al locale, così richiedendo il comodo, e la decenza, per non dire l'importanza e il valore fin qui per poco men che
sconosciuto di sì ricca suppell e.ttile. Fra pochi giorni si darà principio
allo sgombro delle scansie, asportando le opere in due attigue stanze;
e nel mentre che gli operai lavorano, io porrò mano e disporre per
epoche la collezione; faticoso e lungo lavoro per sè, e scabro poi ol:tremodo per l'attuale disordine di libri e dellà musica, reso più intralciato da un' infinità di miscellanee che di necessità bisogna scegliere.
Poi converrà compilare un catalogo, dar contezza uno per uno
di molti libri corali di canto fermo · in pergamena, tantochè ognuno
abbia una sufficiente illustrazione riguardo all'età, e alle dipinture onde
per la maggior parte vanno adorni. Insomma c'è da far tutto quello
che richiede la diligenté sistemazione di una musicale Biblioteca, ab,bandonala da oltre 70 anni; ·al che voglio incombere al postutto, interrompendo le tranquille lucubrazioni finora operate, così · esigendo il
dover mio e la fiducia che in rrie ripose il Magistrato Comunale al
'conferirmi un tale onorevole incarico.
.
Poco tempo appresso (marzo 1856) le sue constatazioni erano
anche più dolorose.
Ma quale e quanta sia la confusione di tali preziosiosità è impossibile il dirlo, e bisognerebbe vedere coi propri occhi la balordaggine
di chi fece raduno dei manoscritti, legando in separati volumi i fogli
d'una stessa opera, senza registro, senza una qualunque indicazione in
catalogo, insomma !asciandone al buio d'una infinità di cose che nemmeno sapevasi ch'esistessero. lo quindi comincio a sbigottirmi, poscia
1
( )
Ad Agostini Barbieri, allora vecchissimo, era succeduto nel l 85 l Camillo Ferrarini.
-144che tratterebbesi di sciogliere una faraggine di libri e metter insieme
di nuovo una miriade di carte; ciò che importerebbe la fatica di più
anni e assai più di tempo di quello che ho disponibile.
Un'idea adeguata dell'inettitudine dei primitivi custodi dell'ar·
chivio dà un curioso racconto che il Gaspari fece al suo amico
in una lettera del 3 febbraio del 1852 a proposito di certe copie
manoscritte fatte fare dal Martini alla biblioteca V aticana.
Passando ora alla Storia del ms. d'antiche lettere ch' Ella ha
presso di sè, e principalmente della copia fattane lo scorso secolo, gli
è fuor di dubbio che appartenne al nostro P. Martini, ciò risultando
dall'indice in fine di carattere del Martini, e più esplicitamente da
una lettera dell'antico amanuense ad esso · Padre diretta, dove si vien
a sapere che il Codice originale trovavasi nella V aticana.
La predetta copia insieme a molti altri fogli e manoscritti e stampati trovavasi confusa e slegata in un cassoncello accanto al focolare
della camera del custode del Liceo ; era una montagna di carte di
cui si serviva il vecchio Barbieri per accendere il fuoco l' inverno e
per altri usi abbietti. Un giorno accorrendomi un corporale bisogno,
chiesi al suddetto custode un po' di carta, ed esso apertami il cassoncino svegliò in me una cotal curiosità di conoscere se in quell'emporio
di fogli s'avesse alcunchè meritevole di miglior uso. In fatti mi riuscì
di frugarvi a bell'agio e di raccozzarvi tutti i quaderni del ms. anzidetto, la lettera del copista, e parecchi foglietti volanti d' estratti,
notizie, e via discorrendo.
Non durai fatica ad ottenere in dono materiali per me sì preziosi,
e come mi reputai avventurato per esser giunto in tempo di preservarli
dalle fiamme cui erano condannati dall'incuria e ignoranza di quel vecchio
custode, altrettanto mi rattristai ivi pensando che tanti altri documenti
d' inestimabile pregio dovettero perire pnma della mia scoperta.
E se si deve prestar fede ai molti racconti che i vecchi
fanno, avvenne anche di peggio.
Tra il '40 e il '50 le visite di dotti ed eruditi musicologi
stranieri alla ·biblioteca del Martini, la di cui ricchezza il Burney
aveva già rivelato nei suoi volumi, furono assai frequenti : il F étis,
per esempio, si fermò a tale scopo a Bologna nel 184 1 per otto
o dieci giorni. Ora non pare che tutti quelli i quali per il nobile
145fine di studio la consultavano contenessero la loro ammuazrone
nei giusti limiti. Come troppe volte l'archivista in altre faccende
occupato si faceva sostituire da una donna, sua parente, che limitava il proprio ufficio a sedere nei locali dell'archivio facendo la
calza o filando la stoppa, la libertà di codesti investigatori era
sconfinata e spesso un fiammante scudo di mancia faceva chiudere un occhio su qualche vecchia cartaccia asportata.
Tipico è il caso del Nicolai (l) rivelato dal F arrenc in una
lettera al Catelani.
Un autre ouvrage precieux que possedait Nicolai, et qu' il vendit
à Kieswetter était le fameux Amfiparnasso. Voici au dire de Fischhoff
comment Nicolai était devenu possesseur de l'ouvrage rarissime d'Orazio
Vecchi. Le composite m berlinois avait fai t un sejour de plusieurs
année en ltalie. Selon M. Fètis (Biographie d~s Musiciens) ce fut en
1835 qu' il s' y rendit. En passant à Bologne, il voulut voir là-ci-devant
bibliothèque du Père Martini. Elle était dans un désordre affreux,
tout était pele-mele (c'est toujour Fischhoff qui parle); Nicolai s'offrit
pour debrouiller un peu le cahos; sa proposition fut accepté, et aprés
qu' il eut terminé, il montre aux gardiens de la collection Mariinienne
un tas de feuillets à demi pourris, d' ouvrages incomplets qui, disait-il,
ne pouvaient servir à rien, et il demanda si on voulait les lui donner,
ce qui lui fu aussitot accordé. Mais voyez le azard! parmi ces ouvrages
.incomplètes se trouvait la l.re edition complète de l' Amfiparnasso! et c'est
ce meme exemplaire que Nicolai aurait plus tard vendu à Kieswetter.
Quest'esemplare, manco a dirlo, passò insieme alla collezione musicale dell'aulico consigliere austriaco, alla Biblioteca di Vienna (2).
Quando il Catelani rivelò questa truffa perpetrata a danno
dell'archivio, il Gaspari rispondeva:
Non le tacerò di aver portata la lettera di M. F arrenc appena
l'ebbi ricevuta al Conservatore del Liceo onde apprendesse come e
da chi si operarono rapine nell'archivio, senza le altre . ignote oltre
( 1) NICOLA! OTTONE, l".autore delle Allegre Commari di Windsor. Era nato a
Koenigsberg nel 1818 e morì a Berlino nel 1849.
(2) Lo si riteneva un esemplare unico : ma ve ne sono invece parecchi nelle biblioteche
~·Europa. Uno di questi fu posteriormente acquistato dalla nostra biblioteca.
-
146-
-
quella indegnissima e vituperevolissima del ladrissimo sig. Nicolai di
nefasta memoria ; chè costui non fu il solo certamente che vi rubasse
.cose prezwse.
È troppo necessario che il brano della lettera si metta in Biblioteca ad perpetuam rei memoriam e per servire alla storia delle buone
e triste vicissitudini di questa famosa collezione.
Codeste vicissitudini dovevano per buona sorte avere un termme nel 1855 quando, cioè, il Gaspari stesso, che pur essendo
stato sin allora docente di solfeggio nel Liceo non aveva cessato di occuparsi di bibliografia musicale e al prezioso archivio
aveva date le sue prime cure, per la avvenuta morte .del Sarti,
fu eletto dal Comune al posto stabile di bibliotecario. ·
È sopra tutto all'opera sua diligente, paziente e sapiente che
l'archivio martiniana deve la sua definitiva sistemazione, il suo
incremento, il suo lustro.
(Continua)
F.
V ATIELLI
------~··------------------------------1·--------
APPUNTI E VARIETÀ
147-
rimatore bolognese C) il nostro Lodovico Frati; dalle quali risulta che
dal matrimonio di Francesca di Bonagrazia di Gerardo, non sappiamo
dei quali, con Bambagliolo di Amico di Geminiano dei Bambaglioli,
matrimonio che deve essere accaduto nel penultimo decennio del
secolo XIII, nacque una bella nidiata di figliuoli : sei fanciulle, che
ebbero i nomi di Margherita, Chedina, lacopa, Misina, Belda e
Zanola; e almeno tre maschi, l'uno dei quali fu battezzato per Francesco, l'altro come Pellegrino, e il terzo, per il nome dell'avo materno,
fu detto Bonagrazia. Questa dei Bambaglioli era una famiglia agiata,
che abitava nel suburbio occidentale, nei pressi del gran tempio francescano, ove ebbe case proprie che dettero il battesimo anche ad una
via (2); fu una vera e propria consorteria di notai, alcuno dei quali
elegante scrittore ed illuminatore di membrane ; e non è da meravigliare che il giovane Bonagrazia fosse anch'egli avviato allo studio e
all'esercizio di quell'arte notaria, che in Bologna ~ià da quasi un
secolo aveva una scuola fiorentissima.
Secondo le indagini compiute sui Bambaglioli dal eh. cav. Gio·vanni Livi (3), questa famiglia si inurbò da Crevalcore, ed ebbe lo
·sviluppo dato dall'alberetto genealogico che poniamo infine al lavoro.
Quando Bonagrazia sia venuto alla luce non è ben chiaro : secondo
il Frati sarebbe nato « intorno al 1291 » , ma forse questa data può essere
risospinta indietro di qualche anno, perchè solamente verso i ventanni,
·secondo la consuetudine
si poteva essere creato notaio, e non è
neppure detto che tutti i candidati al notariato dovessero avere appena
e).
Intorno a Graziolo Bambaglioli (1)'
Primo, nei tempi nostri, a rinfrescare il nome e la fama di Graziolo
dei Bambaglioli, cancelliere e rimatore bolognese dell'età dantesca, fu
Giosue Carducci ; co·n le pagine che il grande maestro gli consacrò
nella prefazione alla sua raccolta dei minori poeti del Trecento accompagnata al canzoniere di Cino da Pistoia. In quelle pagine, scritte
nel 1862, il Carducci tracciò una imagine fedele e colorita vivacemente del bolognese autore del trattato metrico Ve l/e virtù morali;
imagine derivat,a per gran parte dalla stessa opera letteraria di Graziolo,
perchè le fonti biografiche, delle quali potè valersi il Carducci, erano
assai scarse. Invece più tardi ha fatto ricerche fortunate intorno al
(i) Il commento danle•co di Graz i o l o d e' Ba mb agli o li dal « Colombina »
di Siviglia con altri codici raffrontato; contributi di A NTONIO FIAMMAZZO all'edizione
critica; in Savona; dalla Tipografia di O. Bortolotti e C., l'anno 1915 ; in-4° di pp. XLVl-149"
(i) Sono ora riassunte e accresciute di documenti nuovi nel bel volume dei Rima tori
bologne•i del Trecento a. cura di LUDOVICO FRATI. Bologna, Romagnoli Dall'Acqua,
1915, pp. XIII-XVIII, XLV-LIII.
(2) Ora Via del Borghetto, e già Borghetto di S. Francesco; la via meriterebbe
di riavere il nome antico dei Bambaglioli, non fosse altro in omaggio alla memoria del
commentatore di Dante. La casa dei ·Bambaglioli era quella segnata ora col civico n. 3, che
ha ancora uno dei più bei portali del Trecento che abbia la nostra Bologna.
(3) Queste ricerche del LIVI furono fatte per lservire a un suo libro, in corso di stampa,
intitolato Dante, suoi cultori e •ua gente in Bologna : il quale riuscirà senza dubbio un
notevole contributo sì alla storia della varia fortuna di Dante mettendovisi in luce molti fatti
nuovi intorno al culto per l'opera dantesca nella città che allora era il centro degli studi, sì a
quella della famiglia Alighieri, intorno alla quale il Livi darà importanti notizie sinora
affatto sconosciute.
(l) Non vi sono prescrizioni statutarie circa l'età per l'ammissione al notariato: Pietro
de' Boateri, per quanto risulta dai documenti testè pubblicati da C. ZACCHETTI, in Giorn. st.
della lett. ital., primo fase. del 1916, par che fosse immatricolato notaio nell"età di 18 anni;
ma potè essere un caso eccezionale, per precocità d'ingegno e di studi.
L'ARCHIGINNASIO
ANNO Xl- NUM. 5-6
SETTEMBRE-DICEMBRE 1916
BULLETTINO DELLA BIBLIOTECA
COMUNALE DI BOLOGNA <!b <!b <!b
SOMMARIO - F. VATIELLI: La Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna (continuazione) - T. CASINI: Diocesi, Pievi e Vicariati Foranei nel territorio bolognese N. M ORINI: La Casa di Rossini in Bologna - A. SORBELLI: Aspetti e deficienze delle
biblioteche italiane in una recente relazione - ID.: Quod satis. A proposito di un opuscolo sul
Ghirardacci - G. ZUCCHINI : Notizie pittoriche - R. SORBELLI : Il carteggio MediceoBentivolesco dell"Archivio di Stato di Firenze. III. - Notizie - Recensioni- Bibliografia
bolognese - A parte: A. SORBELLI: Le iscrizioni e gli stemmi deirArchiginnasio (continuazione) - A. DALLOLIO: La difesa di Venezia nel 1848 nei carteggi di Carlo BertiPichat e di Augusto Aglebert (continuazione) - Tavole fuori testo: Il padre Giambattista
Martini - Il prof. Gaetano Gaspari - La Casa di Gioacchino Rossini (progetto).
La Biblioteca del Liceo Musicale
DI BOLOGNA
CAPITOLO
Il.
Gaetano Gaspari e l'ordinamento della biblioteca.
Gaetano Gaspari racconta lui stesso in una lettera al suo amico
modenese Catelani le vicende della sua giovinezza, de' suoi primi studi
musicali e degl'inizi della sua carriera artistica.
lo nacqui in Bologna il 14 marzo 1807 di genitori antimusicali
che si decisero a farmi studiare il pianoforte unicamente perchè troppo
tempo ozioso mi lasciava lo studio della grammatica latina e perchè
da fanciulletto m'udivano tuttogiorno canticchiare con un garbo superiore alla tenera mia età. Cominciai a suonare il pianoforte d'anni 12
e nel 1820 fui posto al Liceo sotto la disciplina del m. o Benedetto
Donelli che più tardi m' insegnò anche l'accompagnamento numerico
e il contrappunto. Compiuto in questo mentre il corso delle umane
lettere e passato in ·filosofia, m'accorsi poco stante dell'impossibilità
d'attendere a questa e alla musica insieme ; laonde, consigliatosi mio
padre col Donelli, fu deciso che io lasciassi affatto ogni altro studio
per incombere esclusivamente alla musica.
1-4
202
-203-
Nella solenne distribuzione dei premi agli alunni del Liceo
del luglio 1822 venne nominato per la prima volta a titolo di
lode nella scuola di pianoforte. L'anno appresso, nell' istessa circostanza, ottenne per l' istesso titolo uno dei premi minori presentandosi al pubblico come esecutore del Trio per piano/orte, clarinetto
o violino e violoncello di Beethoven (op. Xl). Nel 1824 eseguì
nell'esperimento un concerto per pianoforte (') con accompagnamento di orchestra e dalle mani del Cardinale legato ricevette la
medaglia del maggiore premio. Compiuto codesto corso, l'anno
appresso s'iscrisse nella scuola di contrappunto che per la avvenuta
morte del Mattei era stata affidata provvisoriamente al già suo
docente di pianoforte Donelli, e negli esperimenti solenni che avevano
allora luogo nell'autunno si presentò con un coro a tre voci con
orchestra del quale i Cenni storici del Fiori fanno menzione lodandone
la originalità e la « molta vivacità » . Nel 1827 terminò il suo tirocinio musicale e, come ultima composizione scolastica, fece eseguire un
duetto per soprano e contralto con accompagnamento di pianoforte.
La critica accolse con simpatia l'esperimento e lodò sopra tutto
la scuola alla quale il Gaspari apparteneva. Un giornale dell'epoca
scriveva : « Desta meraviglia che, mentre il pubblico voto è ancor
sospeso per dare un degno successore al gran Mattei, questa
scuola !ungi dal trovarsi nell'inazione sia anzi fiorentissima. Ciò
prova maggiormente che dove sono sommi maestri non può essere
vuoto alcuno. Il professore Donelli dalla scuola del pianoforte
stende le sue cure anche a quella del contrappunto, e questo basta » •
Pure queste lodi al Donelli sembrano davvero esagerate in
confronto all'opinione che su di lui esprimeva il nostro. Scriveva
infatti il Gaspari nella su citata lettera : « Sotto un precettore che
poco sapeva di pianoforte e meno di contrappunto, ella può imaginare che profitto ne ritraessi, massime nel breve tempo impiegato
m tale studio » .
Il Gaspari stesso candidamente confessa che, uscito dall'istituto,
si sentiva ancora molto inesperto e solo con riluttanza e dietro
insistenza del Donelli, che a dir vero dimostrò per codesto suo
scolaro una costante e benevola considerazione, si decise ad accettare l'ufficio di maestro del Comune e della collegiata a Cento
-
( 1)
Nel programma a stampa manca l" indicazione del!" autore di questo concerto.
e più tardi a Imola.
Si giunge così al 1836 durante il quale tempo l'Accademia
filarmonica lo nominava maestro onorario (').
Nel 1838 il mélestro Donelli, divenuto maestro della basilica
di S. Petronio e professore ordinario di contrappunto al Liceo (2),
(l) Avanti ill775 l'Accademia Filarmonica di Bologna era formata da compositori, cantanti e strumentioti. Ma il crescere a dismisura del numero degli Accademici diminuiva il guadagno professionale dei singoli; allora il cardinale Malvezzi, protettore dell'Istituto, approvò
un nuovo regolamento in virtù del quale la classe dei compositori era divisa in due categorie; i numerarii e gli onorarii. Dei primi era limitato il numero e ad essi soltano spettava
il diritto di far musiche nelle chiese della città e della diocesi.
(2) Benedetto Donelli era stato già provvisoriamente incaricato per pochi anni dello
istesso insegnamento nel 1826.
Avvenuta la morte del Mattei si accese in Bologna una viva disputa fra i musicisti
sull'elezione del nuovo maestro di contrappunto nel Liceo. Erano questi gli anni che
andarono famosi per le lotte fra l'Accademia Filarmunica che voleva ingerirsi nelle questioni
del Liceo e il Comune che ne difendeva il libero svolgimento.
Come il nuovo istituto musicale era germogliato dall'antiquata Accademia, questa pretendeva non solo guidarne l' indirizzo, ma riteneva come devoluti a lei tutti i benefici che a quello
venivano fatti e fra altro vantava titoli di possesso anche su la Biblioteca martiniana.
Intanto nella dibattuta questione s'intromise Simone Mayr che dettò del '27 in una
lettera al marchese Vincenzo Malvezzi lunghe considerazioni in proposito.
L'Accademia Filarmonica proponeva che la cattedra di contrappunto fosse scissa in due
magisteri: nell' uno s' insegnasse il contrappunto severo e religioso, nell' altro la composi·
zione libera e teatrale. Il Mayr opinava che questa scissione non fosse pratica e confortava
il suo parere con esempi storici di grandi compositori che avevano saputo scrivere composizioni bellissime tanto nell' uno quanto nell'altro stile. Infine riteneva che Bologna non dovesse dipartirsi dalla tradizione caratteristica di cultrice di severe dottrine musicali, tradizione
che l'aveva distinta e resa gloriosa fra le più famose scuole d'Italia.
Questo documento è in ogni modo una prova manifesta del disagio in cui trovavasi
allora la scuola bolognese fra il legame dei vieti precetti tradizionali da cui non sapeva
liberarsi e l' ineluttabile forza di attrazione che i mutamenti dell'arte esercitavano nella
pratica della professione musicale.
La questione della cattedra di contrappunto rimase insoluta sino al 1830, quando cioè fu
eletto a quel magistero il m. 0 Giuseppe Pilotti bolognese, alunno del Mattei, figura simpatica
di buon musicista cui forse la cagionevole salute e la immatura morte tolsero l' opportunità
di estrinsecare tutte le virtù di cui i solidi studi e le disposizioni naturali lo avrebbero reso
capace. Il Pilotti - che era anche direttore della Cappella di S. Petronio - morì nel 1838 ..
-
204-
memore del tale'nto del suo antico scolaro, pensò di chiamarlo
presso di sè come suo coadiutore e il Gaspari, desideroso anche
di riunirsi ai suoi vecchi genitori e di ritornare entro le mura della
cara città, lasciò l'ufficio di Imola nella primavera del 1839.
Avvenuta poco appresso la morte del Donelli, il Gaspari si
trovò a mal partito. Privo a Imola dell'impiego da cui erasi
dimesso e senza uno stabile ufficio in Bologna commc1arono per
lui anm di dure prove e di dolorose peripezie.
Per non essere di peso alla sua famiglia si adattò a fare il
maestro dei cori nei teatri e nel l 840 ottenne prev10 concorso,
l'umile posto di maestro di solfeggio nel Li ce~ con lo stipendio
di cinquanta lire mensili.
Era più che naturale che questo giovane cercasse allora di
farsi valere e si desse attorno con ogni mezzo per emergere fra i
colleghi e per migliorare la sua posizione morale ed economica.
Una delle idee fisse, che il Gaspari coltivava e di cui era intimamente persuaso, si era quella di ritenersi un grande compositore
di musica sacra. Il più grande dispiacere, più volte manifestato nelle
lettere sue, era quello di essere tenuto piuttosto un dotto della bibliografia e della storia . musicale che un musicista vero e proprio, e
quando nel riordinamento del Liceo, avvenuto nel 1855, si pensò
di affidargli oltre che il nuovo posto di Bibliotecario Archivista anche
quello di professore di storia ed estetica della musica ne rimase
tutt'altro che soddisfatto. Egli scriveva ali' amico Catelani :
I padri della patria non s' intendono nè possono intendersi di cose
~usiche, per riformar le quali bisognava consultare gli artisti onesti e
d1 buon senso e seguirne senz' altro i consigli. Golinelli, Aria, Liveram (i) e cent'altri sfìatavansi in dire che il mio posto era l'armonia,
. (i) Stefano Golinelli nacque a Bologna nel l 8 l 8 e fu n.ominato professore di pianoforte
al ~Iceo nel l 841. G odette dell'affezione e della stima del Rossini mentre questi tenne dal '39
al • 48 la consulenza onoraria dell' Istituto ; come concertista si fece applaudire in Italia e
ali estero, come. compositore lasciò parecchi quaderni di opere pianistiche di qualche valore.
. Cesar: Ana non appartenne invece al Liceo, ma a Bologna era una specie di direttore
e d~ sovrai~tendente degli spettacoli teatrali cittadini. Conosceva più che mediocremente la
musica, anzi, stando a quanto scrisse in una sua lettera al Mazzatinti, il Rosaini si era
-
205
predicando la sconosciuta importanza di queste scuola che può bastar
da sè sola a formare un compositore. No signore: m'hanno voluto invece
affidare un incarico cui le mie forze son troppe sproporzionate, nè pob·ò
in niun modo adempiere degnamente. Insomma di un musico han fatto
un letterato, errore madornale e nocivo sotto ogni aspetto. Quel che per
gli studi positivi e per lungo esercizio potei fare con qualche lode
era il comporre per chiesa e l' insegnar la composizione, per tutto il
resto son disadatto, nè con cinquant'anni sulle spalle posso sperare,
anche volendolo, di addestrarmivi.
E delle sue idee estetiche intorno alla musica da chiesa faceva
spesse volte argomento delle sue lettere e dei suoi discorsi, e in fondo
era riuscito a formare nei competenti la persuasione ch'egli fosse in
questo campo fortissimo. Ricorderò come Giuseppe Verdi nella proposta che fece per una messa solenne in onore di Rossini da
eseguirSI m S. Petronio composta dai più eccellenti maestri italiani
del tempo, aveva incluso nell'elenco anche il nostro Gaspari.
T ornato adunque in patria dopo quasi dodici anni di esercizio
pratico rivolse ali' Accademia una rispettosa istanza perchè gli fosse
concesso di dirigere una messa di sua composizione in città in occasione di una solenne festa. La messa, ottenne il miglior plauso
e l'approvazione dei competenti, ma a quanto pare, urtò non pochi
caporioni dell'Accademia, timorosi forse del sorgere di un nuovo
rivale e spinti da quell' invida gelosia che in tutti i tempi ha
distinto i professionisti della musica in ispecie. Così egli inconsciamente si andò creando in quel consesso un ambiente di ostilità
che ben presto doveva produrre dannosi frutti. Presentatosi infatti
alla prova d'esame per esser fatto accademico numerario fu disapprovato solennemente.
Non sostenne in pace simile scorno e chiese una specie
fitto in capo ch'egli dovesse tentare l'arringo teatrale e aveva fatto per ciò in suo favore
pratiche col librettista Romani. Patriota fervente aveva preso parte alle vicende politiche
del '48 e alla difesa di Venezia e di Roma come ufficiale della Legione bolognese .
Domenico Liverani fu ai suoi tempi famoso clarinettista. Per lunghi anni tenne la cattedra
d'insegnante nel patrio Liceo a cui donò molti oggetti' appartenenti al Rossini, del quale
godeva la più intima e schietta amicizia.
206di referendum inviando le sue composizioni ai più celebri maestri
delr epoca : Mercadante, Basili, Perotti, Mansaro e Raimondi,
perchè le volessero giudicare. Ma la fama onde l'Accademia era
ancora universalmente circondata, il dubbio da parte di questi
maestri di mettersi con essa in conflitto, fecero sì che al ricorrente
non fosse data nessuna soddisfazione. Qualcuno, come il Perotti,
promise di prendere le sue difese soltanto quel giorno né! quale la
questione, dilagando, fosse divenuta di pubblico dominio. Peggio
di tutti si comportò il Raimondi di Palermo che segretamente
svelò ai componenti dell'Accademia l'operato del Gaspari accrescendo così la ostilità che precedentemente era in loro nei riguardi del maestro bolognese. Invano questi tentò ancora di
ottenere l' agognato diploma ; provò cinque volt~ e cinque volte
fu respinto.
Codesta impossibilità di segnalarsi in Bologna come compositore aveva creato nel Gaspari uno scoramento e un abbattimento
d'animo dolorosissimi ma che non restarono senza frutto. Fu allora
infatti (lui stesso lo conferma nelle sue lettere) che si diede a
tutt' uomo agli studi di storia e di bibliografia musicale e incominciò, pure in mezzo alle ristrettezze finanziarie in cui si trovava,
a raccogliere vecchie edizioni e manoscritti e a dettare erudite
memorie musicali. Anzi era sul punto di dare alle stampe una
sua monografia riguardante la storia delle persecuzioni dei maestri
bolognesi verso i propri colleghi in arte, quando fu consigliato da
un amico di dare alle stampe un componimento a cinque voci m
istile fugato e di dedicarlo al cardinale d'Imola, Mastai-Ferretti,
il futuro Pio IX. Come questi gli aveva sempre dimostrato grande
benevolenza durante il tempo che a Imola era stato maestro di
quella cattedrale, si lusingò che, l'altissima protezione avrebbe
valso a fiaccare la resistenza degli ostinati accademici. A questo
punto sovvenne la perplessità del Gaspari lo spirito inesausto di
Gioacchino Rossini, a lui assai affezionato.
- Dedicare la vostra co~posizione al cardinale Mastai perchè
con la sua autorità v' impetri grazia presso quei parrucconi ? - gli
-
207 -
disse l'arguto maestro - sarebbe un'umiliazione inesplicabile! Fate
una cosa : stampate la vostra musica e, senza dir verbo ad anima
viva, dedicatela pubblicamente ai signori accademici l
L'audace sfida sortì l'effetto sperato. La seduta nella quale
avvenne la presentazione dell'impensato omaggio del reietto candidato fu tumultuosa e movimentatissima, ma finì per prevalere la
buona causa e le palme tanto desiderate coronarono al fine la fronte
del povero e perseguitato maestro.
Ormai s' avvicinava il tempo nel quale i giorni di tanta
tristezza dovevano avere un termine e, pur in mezzo a contrasti, cominciava per lui un periodo di giuste e meritate soddisfazioni.
Morto il Sarti, custode dell'archivio liceale durante l' epidemia di colèra che infestò la città nel 1855 e venuto in animo
alla municipalità bolognese di riordinare tutte le scuole dell'istituto,
si pensò subito di affidare al Gaspari la biblioteca (1). Ma i pubblici amministratori nel desiderio di economia credettero dapprima cavarsela proponendogli l'emolumento medesimo, meschinissimo e irrisorio, di cui in precedenza il Sarti si era accontentato.
Il maestro rifiutò pur esternando che le sue pretese si limitavano
a quattro o cinque scudi mensili. In cuor suo vagheggiava il
posto di maestro in San Petronio e per l'eminenza del seggio
e per il desiderio, che abbiamo già constatato in lui ardentissimo,
, di farsi conoscere come compositore di musiche sacre e infine
per il buon onorario che a tale ufficio era annesso.
A
(l)
rendere più chiara la fama del G as pari nel campo delle dottrine storico-musicali
aveva certo contribuito un suo diligente studio sull'opera del Callì: Osservazioni sulla storia
clelia musica sacra nella pia Cappella 'Ducale eli San Marco in Venezia, che fu pubblicato
nella Gazzella Musicale di M ilano nel 1854-55.
Ne scriveva al Catelani il 26 luglio 1856 :
« Quelle benedette osservazioni sul libro di Callì hanno nel pubblico bolognese ingenerato l'idea eh" io sia un gran letterato in cose musiche e un dappoco nel canto, nell'ar·
monia, nel comporre, invece nel canto, nell'armonia e nella composizione conosco consistere
tutto il mio capitale, avendovi impiegato lunghi anni di studi e di pratico esercizio; sicchè
ho il dolore di vedermi ad inoltrata età collocato fuor di luogo o alla gestione di cose che io
non conosco affatto presentemente da che punto di vista mi abbia da incominciar a trattare.
-
-208Intanto nel luglio del 1856 il Senatore di Bologna gli comu~
nicava il seguente estratto della delibera consigliare a suo riguardo :
GOVERNO PONTIFICIO
Estratto dalla deliberazione di Consiglio nella tornata del 4 luglio 1856
« Sopra riferimento dell' Ill.ma Magistratura di creare nel Liceo
Musicale un nuovo Impiego di Bibliotecario coll'obbligo aggiunto di
erudire gli allievi dello stabilimento nella storia e nell'estetica musicale,
sentito il parere d eli i III. mi Sig.ri Arringatori i quali · pure convengono
nella fatta proposta viene formulato il partito : Se al detto impiego di
Bibliotecario coll'obbligo suespresso e coll'onorario di Scudi Dodici
mensuali liberi ed esenti da ritenzione, purchè senza diritto di giubila~
zione e pensione, si voglia nominare il Sig. Maestro Gaspari trasferendolo a questo ufficio dalla Cattedra di solfeggio e vocalizzo » •
Si raccolgono i voti e risulta la nomina di esso Sig. Prof. Gaspari
per
Voti Affi. n. 20 e contrari n. l.
LUIGI DAVIA, Senatore
A questa soddisfazione ben presto doveva aggiungersi l'ago~
gnata nomina di maestro di cappella in San Petronio.
La Fabbriceria, forse per sbarazzarsi dalle pressioni che le
venivano fatte dai molti aspiranti a quel posto, sulla fine di quell'anno
indisse un pubblico concorso.
Questo divisamento non andò troppo a genio al Gaspari ('),
ma deliberò ugualmente mettersi in lizza e cercò in ogni maniera
di far valere i suoi titoli, speranzoso che questi bastassero a distan~
ziarlo dai colleghi. Faceva sopra tutto assegnamento su di un attestato
del Rossini che aveva sollecitato a mezzo di comuni amici, Vincenzo
Buffarini e Antonio Zoboli, i quali {lo dice il Gaspari stesso) colsero
il maestro a quattr'occhi in un momento di buon umore e stettero
ad aspettare il suo scritto.
( 1)
Scriveva all'amico modenese:
Ciò fa vedere chiaramente che nè io nè i maestri miei colleghi siam tenuti da tanto
di meritar quel seggio. E può essere che i sig. F abbriceri non s• ingannino, ma un grosso
granchio piglian di certo in credendo che un forestiero di vaglia possa ambire quel posto
di dieci o dodici scudi al mese. Vedremo qua i nomi illustri appariranno » .
«
209 --
Diceva l'attestato : « Mi compiaccio dichiarare essere il signor
Gaetano Gaspari uno dei più dotti compositori di musica di Bologna,
e possiede tutte le necessarie prerogative per potere con onore coprire
il posto di cappella di qualsiasi Basilica » •
Ma il prezioso documento non valse, e il 2 3 aprile 18 57
fu insieme agli altri sei concorrenti invitato a sostenere un
esame. Consisteva nell'elaborare una composizione a 4 voci di
stile religioso e di genere fugato sopra tema estratto a sorte
e nel presentare una messa solenne a 3 voci con orchestra,
il tutto col consueto procedimento della busta chiusa e motto
distintivo.
l lavori dei concorrenti furono inviati per l'esame ali' Acca~
demia romana di Santa Cecilia, che il 26 maggio .lo designava
vincitore.
Questa attestazione solenne che avrebbe dovuto riversare su lui
la simpatia e la stima di tutti i concittadini, diede invece luogo alle
più sfrenate maldicenze e . alle più meschine calunnie verso di lui.
Si vociferò eh' egli era stato in precedenza informato dai maestri
Golinelli, Aria e Brunetti del tema d'esame, che l'Accademia ro~
mana aveva subìto le raccomandazioni di casa Zucchini, protettrice
del Gaspari, che i Fabbricieri già in antecedenza avevano divisato
di far cadere sul nome del Gaspari la scelta del nuovo maestro di
San Petronio e che di conseguenza il concorso non era stato che
una lustra e una commedia indegna.
La polemica dilagò sulle gazzette bolognesi e ne fu principale
promotore l'avvocato Leonida Busi, che in tal modo credeva difendere la riputazione del padre suo Giuseppe rimasto soccombente
nella prova del concorso. E fu certo deplorevole cosa che uomini
di ingegno e di dottrina quali il Busi e il Gaspari, che della
storia musicale bolognese furono nello scorso secolo de' più notevoli
cultori, si trovassero in tale circostanza a farsi l' un l'altro oggetto
di pettegolezzo e d'ingiuria.
Per la verità conviene asserire che il Gaspari !ungi dall'ali~
mentare questa polemica fece il possibile per circoscriverla e do-
211 -
-210maria, ad amici che volevano insorgere in sua difesa egli esortava
la.sciar correre e non preoccuparsene, pur sentendo tutta l'amarezza
degli attacchi di cui era fatto segno.
Il primo esperimento solenne del suo nuovo ufficio lo sostenne in occasione della celebrazione di una festa religiosa in
San Petronio alla presenza del pontefice Pio IX. E ormai fra
le cure della famosa Cappella e quelle non meno a lui care
della biblioteca del Liceo egli doveva trascorrere la sua vita
operosa e feconda.
Già fin da quando il Gaspari, a conforto delle avversità che
aveva trovato nell'Accademia Filarmonica si era dato allo studio
e alla raccolta di antiche musiche, pur occupando nell'istituto il
modestissimo ufficio di maestro di solfeggio, aveva rivolto speciale
attenzione alla Biblioteca del Liceo.
Il marchese Sebastiano Conti Castelli possedeva una collezione assai ragguardevole di libretti d'opera che nel 1852 stava
per essere venduta. Sarebbe stato dovere dell'archivista di allora
, di non lasciare nulla d' intentato per farla acquistare dal Comune per la Biblioteca, ma si è già detto abbastanza quanto
questi primi custodi fossero insufficienti al loro compito. Allora
il Gaspari non mancò di redigere un diligente memoriale per
tale nobilissimo fine e solo per suo merito la Biblioteca potè
aggiungere una così cospicua quantità di libretti a quelli già
esistenti e completare con una somma modestissima (230 lire)
una raccolta che è fra le più numerose d' Italia. Prima ancora
di occupare l'ufficio si era pure, insieme al suo amico conte
Zucchini, provato in ogni modo a fare acquistare dal Comune
la famosa biblioteca dell' ab. Santini e non aveva risparmiato
ogni tentativo per raggiungere lo scopo : vedremo più oltre come
e perchè non potesse riuscire nell' intento che avrebbe impedito
emigrasse fuori del nostro paese una raccolta di partiture manoscritte così preziosa.
E come egli vide sicura la sua prossima nomina ad archivista,
palesò al suo amico Catelani il proposito di accrescere il valore
dell'Archivio Martiniano con
di che questo era privo (1).
la cosp1.cua parte dei suoi volumi
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avrebbe restituito, ma lo avrebbe regalato alla t toteca •
(l) 11 Pesci in un articolo sul Ltceo
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212-
l'Atalante fugiens di Michele Majer ('), la Ghirlanda musicale
del Magone.
E in fatto d' interessamento che il Gaspari sempre mostrò onde
la biblioteca del Liceo vieppiù acquistasse pregio e s'arricchisse
di nuovi preziosi monumenti musicali, voglio rammentare la sua
sollecitudine perchè alcuni codici musicali già appartenenti alla
Cappella di San Salvatore anzi che all'Universitaria fossero raccolti
in quella del Liceo, perchè i residui manoscritti del Martini, ancora
tenuti nel convento di San Francesco, venissero ad aggiungersi alla
collezione di cui già da decenni il Comune era divenuto possessore,
e infine l'avvedutezza con la quale per una somma esigua (700 lire)
potè detrarre dall'archivio di San Petronio alcuni eccellenti libri
musicali di genere profano (2) che vi si trovavano depositati.
L' opera letteraria edita dal Gaspari non fu copiosa. Già
tardi egli, come si è detto, si diede agli studi musicali storici e
oltracciò dobbiamo porre mente quale somma di energia dovesse
spendere per il riordinamento del mal tenuto archivio.
Incominciò col lavoro, già rammentato, di critica all'opera del
Caffi sulla Capella ducale di S. Marco che apparve nella Gazzetta
musicale di Milano nel 1854-55. Questo lavoro pieno di erudizione e di dottrina gli valse una rinomanza di storico ecéellente. Colla pubblicazione del suo discorso su la .1«usica in Bologna
iniziò una serie di una decina di monografie più o meno est~se
che riguardano l' istesso argomento : esse o erano semplici ragguagli
letti in occasione di sedute della società di Storia patria (ne era
allora segretario in Bologna Giosuè Carducci) o opuscoli stampati
a Modena dal Vincenzi e a Imola dal Galea ti. L' opera sua
maggiore è costituita dal Catalogo della {Biblioteca del Liceo
musicale pubblicato postumo per cura del Municipio sullo schedario
che egli aveva diligentemente compilato.
Se discutibili in esso il metodo e la distinzione della vasta
( 1)
Questo raro libro fu descritto dal Nisard nella 'l?,evue de musique ancienne el moderne. Rennes, 1856.
(2) Fra essi un manoscritto pregevolissimo di Cantale del Carissimi.
-
213
materia bibliografica, se facilmente rilevabili talune mende nelle
indicazioni degli àutori e delle singole opere, nessun onesto studioso
può disconoscere la ricchezza delle notizie che contengono quei
quattro grossi volumi onde il catalogo è composto, catalogo che è
da annoverare fra i pochissimi elenchi sistematici che possiedono
a stampa le biblioteche musicali d'Italia. Inediti, lasci~ quattro grossi
volumi manoscritti intitolati Miscellanea, raccolta pregevolissima di
notizie biografiche e bibliografiche detratte la maggior parte dalle
opere che andava esaminando e che forse avrebbero potuto servirgli
di base per un dizionario biografico dei musicisti italiani dove sono sue espressioni - « doveva apparire registrato colla più scrupolosa esattezza tutto quanto uscì dalla penna dei musicisti connazionali tanto sulla teorica che sulla pratica dell' arte e a questa
numerosissima schiera aggiungere i nomi dei compositori teatrali
le cui produzioni sono perite e dei più celebri nel canto e nel
suono dei diversi strumenti » • Opera certo di una grandissima
importanza della quale egli stesso non vide la mole e la impossibilità di un'esauriente compilazione.
Le sue monografie bolognesi furono lodate da eminenti stramen e te~ute in grande conto dai pochi cultori di letteratura
musicale nostrani. Il Fètis dichiarò e certo fu sincero nella
sua dichiarazione - di averne tratto utilissime notizie, il Basevi
di Firenze ne ammirava la ricchezza bibliografica, il berlinese
Langhans le giudicò capolavori di critica sapiente.
Di musica pratica lasciò stampato qualche pezzo (fra cui il
famoso Miserere ), molti inediti ed esclusivamente quasi nel genere
sacro. Codesti suoi componimenti mostrano indubbiamente tracce
di una profonda conoscenza tecnica, una tendenza allo stile classico e maestoso, spesso tuttavia inquinato dal farraginoso e dall' oscuro.
Una delle sue maggiori virtù, - che meglio cercherò porre
in luce quando discorrerò della corrispondenza ch' egli teneva
con i più dotti letterati della mus1ca a lui contemporanei virtù che , sovente degenerò in debolezza, fu la liberalità c'Jme
-214-
- 215-
bibliotecario, la sua disinteressata generosità e prodigalità nell' aiutare
e coadiuvare gli altrui studi, il lavoro faticoso e quasi servile di
amanuense che v~lon~erosamente si Imponeva ogni qualvolta di
Italia e più di ·fuori a lui SI richiedevano notizie, ragguagli,
spiegazioni. Non contento di trascrivere pagine e pagine di
documenti e di musica, egli si prestava facilmente alle troppo
indiscrete domande di alcuni studiosi e con pericolo (che pur
talora si verificò) di non ved erli ·più ritornare indietro, inviava loro
per terze persone o per mezzo postale codici, libri e manoscritti.
Onde più volte accadde che il suo modesto borsellino dovesse
allargarsi per acquistare alla biblioteca nuovamente quei volumi
che non tornavano più a loro destinazione, quando per avventura
gli era pur dato trovare esemplari in vendita presso qualche
libraio o privato.
Attestazioni e onorificenze ne ebbe di molte : fu eletto socio
nelle accademie di Firenze, di Lucca e di Roma, creato cavaliere
della corona d' Italia e decorato della croce dell' ordine Mauriziano; il Coussemaker gli ottenne il brevetto dell'Istituto di Francia.
Nel 1870, quando il Comune eleggeva annualmente fra i professori del Liceo una commissione d' arte con attribuzioni tecnico
direttoriali, egli fu chiamato a farne parte insieme al Busi e al
V erardi. E già nel 1861 quell'Accademia filarmonica, che gli
aveva un tempo tanto insistentemente contrastato le agognate palme,
lo aveva nominato suo presidente.
Fra le varie distinzioni di cui i contemporanei lo riconobbero
meritevole (come di far parte d' importanti commissioni di concorsi) rammenterò la sua nomina da parte del Municipio bolognese
a rappresentante l' istituto nel primo Congresso musicale che si
tenne in Napoli nell' autunno 1864.
Quel primo Congresso (che si disse promosso dal governo
italiano a fine di trovare argomento per riordinare quel malmenato
Conservatorio) dalla descrizione che tracciò nelle sue lettere,
non pare suscitasse nel Gaspari eccessivi entusiasmi. Per quanto
strombazzato da commissioni e dai poteri governativi non accolse
che una decina di maestri venuti dal di fuori. I più numerosi
erano i bolognesi - oltre il Gaspari, il Berretta (1), Parisini,
Golinelli, Albini e Ferrari Castelvetri - ai quali furon date
distinzioni di presidenza nelle diverse sezioni. Come in tutti
i congressi che si fanno in questo mondo si chiaccherò moltissimo
e non si concluse nulla. L' impressione che il nostro ritrasse del
sapere e della competenza dei maestri napoletani non fu delle migliori:
il suo miglior ricordo lo riportò in una serata passata insieme al
Golinelli in casa di Mercadante. Ci riferisce che « il maestro
napoletano era di modi amabilissimi e che sopportava il suo infortunio (la cecità) con u.na disinvoltura da restarne stupiti »
Visitò anche la biblioteca del Conservatorio e ne ammirò
la ricca collezione di partiture e di autografi di maestri napoletani ; lamentava tuttavia in essa la mancanza di opere teoriche,
storiche e letterarie, e non lodava la maniera m cui la teneva il
Florimo, in que' giorni da Napoli assente.
(i) Questo G. B. Berretta merita una breve digressione. Teorico e compositore mediocrissimo, era nato a Verona nel 1819. Apertosi dopo molte vicende il concorso al posto
di Direttore del Liceo bolognese, che dalla partenza del Rossini nel 48 era sempre rimasto
vacante, egli vi concorse per quanto a suo attivo portasse un ben meschino bagaglio di produzioni e di lavori. Erano in concorrenza con lui il Mabellini di Firenze e il maestro napoletano Ruggero Manna. Quest' ultimo aveva sollecitato il Rossini per una raccomandazione,
ma il maestro pesarese vi si rifiutò. Lo consigliava anzi a non venire a Bologna « nobile
patria di aggressioni e di mortadelle l » {non aveva mai perdonato ai bolognesi la fischiata
politica del '48 1). Allora sia per seguire codesto consiglio, sia perche il Comune non
decideva mai la nomina, il maestro ritirò i suoi documenti. Il Mabellini non pare se ne
Lurasse troppo, e il Berretta dopo aver brigato in mille modi ed essersi fatto credere un profondo conoscitore di letteratura e storia musicale, - si era accinto alla continuazione di un
dizionario artistico-scientifico-storico-terminologico musicale principiato da Almerico Barbieri
- finì per ottenere la carica. Ma tutti si avvidero ben presto della cattiva scelta fatta. Il
Gaspari nelle sue lettere al Catelani definiva il nuovo Direttore un buon diavolo, pieno di
attenzioni verso i professori, ma di una incapacità artistica superlativa. E come dopo il primo
anno Bologna musicale lo pigliava in giro e ne mormora~a, il Berretta tentò rialzare il suo
prestigio con un' esecuzione di alcuni brani dello Stabat del Rossini. Ma ne venne fuor
tal mostruosità e scandalo che il Comune si vide obbligato senz' altro di licenziarlo.
Furono allora riprese le trattative col Mariani (v. Dallolio - .Jlngelo ~ariani e la direzione del Liceo Musicale di Bologna - Bologna « Archiginnasio » - 1913) al quale già
prima del Berretta si era pensato, ma anch • esse rimasero infruttuose. Il Liceo tornò di bel
nuovo soli;, il governo di una Commissione comunale e così stette fino al 1881 anno in
cui fu eletto il maestro Mancinelli. Il Berretta morì nel 187 6.
-
-216Giunto alla tarda età di settant' anni, il Gas pari rinnovò al
Municipio, fedelmente da lui s~rvito per tanto tempo, la domanda
del suo collocamento a riposo, subordinandola all'accoglimento da
parte del Comune di accettare come sostituto il prof. Federico
Parisini le cui qualità morali e i cui meriti letterari e artistici
lo facevano ritenere degno suo successore : « Come io non abbandonerò mai la biblioteca finchè mi dureranno la sanità e la vita
- egli diceva - così avrei la dolce soddisfazione di formare
un allievo a mio avviso di genere unico e nuovo, per così dire,
un alter ego » •
Non poteva certo immaginarsi che un uomo il quale come lui
aveva dato la sua vita operosa, il suo ingegno, tutto sè stesso all' assestamento, all'incremento di tanto importante archivio potesse
abbandonare sin che aveva respiro quel luogo che l' aveva visto
quotidianamente intento nelle indagini più accurate, nei lavori più
pazienti e diligenti. Rimase come un buono e valoroso soldato_
sulla breccia sino all' ultimo giorno. Morì il 30 marzo del 1881 .
Bologna ne onorò la memoria degnamente con commemorazioni
e con una lapide (l) murata in una sala della biblioteca.
Se tutti riconobbero allora e ora riconoscono quanto benefica
sia ~tata la sua opera per questo insigne archivio, pochi i~ verità
seppero e sanno forse quanto bene indirettamente egli apportò in
generale all'incremento degli studi di storia musicale che si fecero
in Europa durante la seconda metà del passato secolo. Non tanto
nel nostro paese, dove purtroppo questa branca delle umane discipline ha contato sempre scarsi culturi ed è anche dagli uomini pur
non mediocramente istruiti trascurata e pochissimo tenuta in pregio,
quanto in Francia, nel Bel~ io e nei paesi tedeschi dove essa è
da gran tempo 'assurta alla pari delle storie d'ogni altra arte.
Epperò codesta sua opera che si svolse modestamente e silenzio( 1 ) La lapide dettata dal Masi fu inaugurala nel primo anniversario della sua morte e
dice : XXX Marzo M'DCCCLXXX/1 • Per decreto del Comune • .Jl perpetua memoria •
del· Cav. pro/. Gaetano ya3pari • mu3ici3ta • bibliografo e 3torico dell'arte • dotti33imo •
XXV anni prepo3to - a que3ta biblioteca - che ordinò, de3criose e arricchi - co'3uoi doni.
217-
aamente nella generosa e disinteressata comunicazione ad altrui di
intepamenti e di ragguagli che la biblioteca cui era preposto gli
davano occasione di conoscere, fu, come è naturale, poco appariscente.
Fornito di un corredo di buone lettere e di una profonda
dottrina tecnica non seppe tuttavia addentrarsi nell'esame critico
e nelr esegesi dell'opere esaminate. Forse l'indole sua gli faceva
prediligere piuttosto la pura ed esatta e muniziosa erudizione.
Come bibliografo fu sommo.
Per queste caratteristiche, un suo avversano lo definì malignamente « un pozzo senza corda » •
Ma certo egli generosamente lasciava che in questo pozzo
molte e molte corde discendessero a loro agio, e sua mercè ne
traessero tesori di preziose notizie e di utili precetti per l'arte nostra.
F.
(Continua)
VATIELLI
------~·--------------------------~·-------
Diocesi, Pievi e Vicariati Foranei
del territorio bolognese
•
"~
LLORQUANOO
R~venna,
forse sin dalla fine del
- ~ ·~
secolo Il dell' era cristiana, certamente poi dalla
~~~i' sttJ metà del secolo III, fu costituita centro di una
~é.~ provincia ecclesiastica, il cui vescovo dovette
senza dubbio esercitare la sua giurisdizione su tutto il territorio
dell'Emilia, incominciò veramente tra noi la diffusione del Cristianesimo, che .da quella città, ove ne erano propulsori efficaci i
rapporti con l' Oriente, si allargò a tutte le terre cispadane e in
particolar modo in Bologna, dove era già costituita una forte e
numerosa comunità israelitica, e però il terreno era b~n preparato
a ricevere la nuova dottrina, che solo parzialmente vi era pene15
-31-
30 -:-
Purgatorio, · egli attraverserà il fuoco dei lussuriosi, « il murò » che
ancora .lo separa da Beatrice, e Virgilio . gli ricorderà, a proposito,
come nuscì a salvarlo dal fuoco ·infernale (Purg. XXVII, 22-24).
~osì.' col ra~conto semplice e cogli atti, Dante si rivela giusto
gmd1ce degh altri e di sè stesso ; così raggiunge l' altissimo
scopo
morale,
che è la prima causa del poema d eIl a pun·fica.
.
ZIOne umana.
Però in. questo scopo non fu davvero aiutato dai suoi primi
commentatori, che volontieri sorvolarono sui punti scabrosi e tennero un religioso silenzio sulle persone condannate da Dante.
Lo stesso Benvenuto dichiara che quando la prima volta lesse
q~esto ca?to dell'Inferno, ne ebbe dapprincipio un~ impressione
d1 forte disgusto, vedendo colpiti tanti illustri personaggi della sua
classe, e non voleva credere alla verità, ma poi nel l 3 7 5, allorchè
legge_va l~ .Commedia in Bologna, aguzzando bene gli occhi, const~tò
che 1l VIZIO era molto diffuso tra i professori dello Studio, e, stomacato, ardì farne aperta denunzia al cardinal legato, sì che molti
furono proces~ati, .altri fuggirono, e più cose sarebbero seguit~,
s: un prete, mcancato d eli' inquisizione e infetto della medesima
tlgna, non si fosse dato cura di sopire lo scandalo .
. Si s~iega.' quindi, come dai commentatori ~on ci sia da aspettarsi teshmomanza su particolari di fatti o di persone ; essi 0 non
seppero o tacquero per paura, o si appigliarono ai nomi ed alle
.
spiegazioni che prima vennero loro alla mente.
.· Così è facile credere che, perdutosi ormai il nome e la fama
<;lei Prisciano bolognese, i commentatori abbiano facilmente ~cambiato questo con ·l'antico più noto.
.
Si dirà che la colpa dell'equivoco è di Dante medesimo
perchè doveva prevedere il fa~ile sbaglio e, quindi, se avess;
voluto alludere al maestro bolognese, avrebbe dovuto più specificamente contraddistinguerlo. Ma, in · verità, Dante poteva in
buonissima coscienza credere che dovesse bastare l'aver unito
Prisciano con Francesco d'Accorso, vicini di tempo e di luogo;
e, del resto, egli è sempre parco di aggettivi per .i suoi personaggi,
· h'
l' · t d. documenti. e di commenti, non s1 nesce
s1cc e, senza am o 1
talvolta a decifrarli.
lo non pretendo, ora, di aver portata piena luce sulla questione ;
credo di aver mosso un dubbio : finchè non si trova una ragione
sufficiente per provare la colpa addebitata all'antico Prisciano,
bisogna tener presente che v' è un altro Prisciano, grammatico
anch'esso e contemporaneo di Dante, e che Dante può aver
bene conosciuto e, con maggior sicurezza, condannato.
FRANCESCO FILIPPINI
•
•
La Biblioteca del Liceo Musicale
DI BOLOGNA
CAPITOLO
lll.
La Biblioteca e gli studi di storia musicale.
La parte che più interessa le nostre · investigazioni sugli argomenti che trattiamo è costituita indubbiamente dagli epistolarii che
i\ Gaspari tenne per parecchi deceimi con i più · famosi letterati
della musica, forastieri e italiani, del passato secolo .
Le sue relazioni con Francesco Giuseppe F étis datano dal
febbraio del 1846 e ne fu tramite il libraio francese Mé\ine in
quell'anno di passaggio per la nostra città.
famoso musicografo
belga era allora intento a correggere per una seconda edizione la
sua {fJiographie uni-verselle des musiciens: nella vasta opera da
lui composta troppe e frequenti erano le manchevolezze e gli
errori e il Gaspari, . che già da tempo si occupava di studi
. musicali bio-bibliografici, ne divenne un ben prezioso ,aiuto. In
una lettera del\' ottobre di quell'anno il F étis rimpiangeva di
non averlo conosciuto quando nel \841 si era fermato a Bo-
n
-33-
-32 ·-
prepongo alla dottrina e alla celebrità » • Ma anche questo giusto
e dignitoso sfogo dell' animo suo offeso non sciolse il persistente
logna « occupé des recherche& dans la belle bibliothéq~e du '
Lycée musical » ( 1).
Il fatto di essersi messo m corrispondenza con un dotto tanto
famoso, l' espressioni lusinghiere di lode che da lui di continuo
riceveva dànno l'impressione che avessero tòcco sensibilmente la
facile vanità del buon Gaspari il quale, con un arrendevolezza
singolare e una generosità magnanima, non soltanto faceva disinteressate ricerche e faticose investigazioni per lui, ma con una
eccessiva accondiscendenza gli inviava di~ettamente per consultazione manoscritti, autografi e rare stampe del suo privato archivio.
Dovette ben pentirsene : chè tre lettere di Giuseppe Aldrovandini,
eminente operista bolognes~ del secolo XVII le quali contenevano
preziosissime notizie autobiografiche, arrivate fra le mani del F étis
m prestito non tornarono più indietro.
Il Gaspari che nell'entusiasmo di questi amichevoli rapporti
aveva dimostrato verso il F étis i più delicati sentimenti di bontà
e di deferenza e' gli aveva anche richiesto il permesso di dedicargli in omaggio una sua composizione, rimase molto stupito di
questo. trattamento usatogli. Codesto stupore arrivò fino ad un
risentimento vivace quando il maestro belga non si degnò nemmeno di rispondere alle sue reiterate richieste per lo sborso di
una somma in. riguardo una partita di libri vendutigli.
Potrei
a tutto buon diritto muovere seco doegli gli scriveva glianze rappresentandole come un sì ostinato silenzio discordi colle
leggi _dell'urbanità e della cortesia, ornamenti dell'animo che 10
mutismo dell'altro.
Solo dopo sedici anm il F étis per il ·primo scrisse al maestro
bolognese accennando alle cause (tuttavia non del tutto scusa bili)
del suo_ agire.
fvlonsieur el digne mailre,
Aprés une bien longue ·interruption de notre correspondance,
occasionnée par la douloureuse maladie de ma femme, qui l'a retenue
pendant sept années dans son lit sous la garde d'une religieuse, pui~
par _!es chagrins que m'a donnée le plus jeune de mes fils, pour qm
j' ai payé des sommes éncrmes, je viens aujourd' hui vous d~mander
de la reprendre au moment on je touche à la fin de ma carn~re,: en
vous priant d' excuser mon silence pr~long~ pa:· -les ~auses que_ Je vie~~
de dire. Si j' ai cessé de vous écnre, Je n eu ai pas moms saJsi
toutes . !es occasions pour rendre justice à votre rare mérite, ainsi qu' à
la solidité de vos connaisances dans notre art. >>
l~ ragione più forte per la quale il F étis si era deciso a
riprendere questi da lui interrotti rapporti non era tanto il pentimento tardivo della sua azione quanto il desiderio di acquistare
a Bologna preziosi cimelii librari. Era allora il F étis intento a
Ma·
completare quella sua pregevole collezione di vecchie musiche c~e
formano oggi un prezioso fondo della biblioteca del Conservatono
reale di Bruxelles, - ed egli pensava di accaparrarsi per mezzo del
4(
(i) Nella Gazzella J; [Bologna del 25 settembre di quell'anno si legge la seguente
notizia:
« Moos. F étis, Direttore del R. Conservatorio di Musica di Brusseles, si è trattenuto
c selle giorni in Bologna. Appena giunse si portò a salutare il cav. Rossini, col quale
« ogni giorno ha tenuto lunghi e segreti colloqui. Ha poi visitato quello che più gli inte« ressa va, e cioè il nostro Liceo Musicale e la Biblioteca di Musica; è rimasto s.orpreso
c in vedervi capi d'opere di una antichitA tale che altri Stabilimenti certo non pouono
c vantare '"·
Quale sarà stato l'argomento dei lunghi e segreti colloqui ~ Che fossero abili avances
del maestro belga per un pouibile acquisto della biblioteca martiniana~ Dato l'appetito
bibliofilo del Fétis l'insinuazione è per lo meno giustificala.
[Bruxelles le 12 oclobre 1863.
nostro
presunti duplicati dell'archivio bolognese.
Losque j' ai visité Bologne et la Bibliothéque du Lycée . communal de musique de cette ville, il y a vingt-deux ans, j' ai pris d es
copies de quelques pÌuties de Catàlogue de cette belle collection, et
j' y ai remarquè que beaucoup d' -ouvrages y sont en double et meme
en triple, et de plus j' ai vu dans un armoire un tres grand nombre
de parties dèpareilleés des recueils imprimés à. Ve~ise, ou _d~ns
d' autres villes de l' ltalie. Un certain M. Sarti, qm eta1t alors bibhothecaire du Lycée musical, m' engageait alors à offrir une somme _soffisante pour !es doubles du Catalogue m' assurant que mon offre , SI elle
<<
'.
)
3
-34-
-35-
était convenable, serait acceptée. Mais ma situation financiére ne me
permettait pas alors de suivre son conseil. Aujourdhui cette position s'est
ameliot:ée et je pourrais fai re d es sacrifices d' argent pour acqueri r les
anciennes d' oeuvres de musique ·beige et meme italiennes qui on serait
disposé à me ceder » •
monografie e volumi di capitale importanza e di fama universale.
Basti ricordare fra l'opere sue l' Hisloire de l' harmonie au moJ)en
age e i quattro volumi degli scrittori teorici di musica del medioevo
m continuazione alla collezione dell'abate Gerbert.
Il Gaspari lo persuase subito dell'errore in cui era caduto.
Non si trattava già di duplicati, come il F étis prestando fede alla
poca competenza del maestro Sarti supponeva, ma di medesime
opere in diverse edizioni. « Fra i pregi principali onde ·va celebre
in Europa la biblioteca musicale di Bologna (così gli rispondeva)
vuolsi appunto annoverare quest'abbondanza di ristampe di una
stessa opera : ed è poi inutile parlare dell' importanza di tale possesso a lei che in fatto di bibliografia, come in tutti i rami scientifici
della musica, è il più grande scrittore del nostro secolo » .
Buono, come sempre, egli si dimostrava sinceramente lieto delle
riprese relazioni, nè accennava menomamente ai torti subiti. E pur
la sottrazione delle lettere dell' Aldrovandini furon sempre un ben
doloroso ricordo per il suo appassionato animo di bibliografo !
***
Più cordiali e maggiormente profittevoli per i progressi delle
discipline musicali furono le relazioni che dal '65 sino al '75
ebbe ininterrotte {solo negli ultimi anni divennero rare) con Carlo
Edmondo Coussemaker.
Era il Coussemaker nato nel 1805 a Bailleul e mentre aveva
atteso a Parigi agli studi giuridici non aveva trascurato di istruirsi
nella musica sotto il Pellegrini, il Reicha e il Lefebvre, Pure
es~rcitando l' ufficio di avvocato e di giudice nei tribunali francesi non trascurò l' arte prediletta, prima in qualità di compositore
e pm con maggior fortuna come storico della musica. Come tale
aveva fatto le sue prime prove nella 'R_evue musicale redatta dal
F étis, indi con un fervore davvero mirabile si diede a investigare
documenti e musiche del medioevo lasciando in questo campo
Ora le prime corrispondenze di lui col Gaspari cominciano
precisamente coi ringraziamenti portigli per aver sottoscritto la
sua pubblicazione sull' arte · armonica del secoli XII e XIII e
con la domanda di fargli eseguire alcune copie di trattati musicali dell' evo medio, fra altri due opere di Filippo di Vitry e
di due Ano!limi (1). T anta fu la scrupolosità del Gaspari, che
non fidandosi dell'opera di un amanuense, copiò da sè stesso ad uno
ad uno tutti i trattati che il dotto francese gli richiedeva informandolo di quanti altri esistevano nei codici Martiniani ed erano
da lui ignorati.
Per il che il Coussemaker non solo glie se ne mostrava gratissimo, ma non po teva fare .a meno di meravigliarsi della preziosa mésse bibliografica che per suo mezzo vemva a conoscere :
« V otre bibliothégue est une des plus riches gue je connaisse en
documents sur le XIV siécle » , e · in altra lettera dopo aver
ricevuto per suo . mezzo l' elenco completo delle opere teoricomusicali che vi si conservano scriveva : « 1' en suis pour le moment
presque absourdi! T ant cela offre de l'impprtarice pour mon livre » .
Lunghe e fastidiose furono le pratiche che il Coussemaker dovette
fare per poter avere in esame a Parigi il rarissimo codice di
Piacenza che i bibliogr~fi conoscono sotto il nome di Codice
N. 37 (2). Il musicologo francese si era rivolto nel '67 per ottenere questa straordinaria concessione al Ministero dell' istruzione
italiano facendo la domanda per via diplomatica, ma n' ebbe un
reciso rifiuto. Visto vano ogni tentativo di simil genere e ogni
1
{ )
l trattati di Filippo di Vitry erano: l"Ars nova e quello che comincia V olenlibus
introduci in arie conlrapuncli. Quelli dei due anonimi eran:> : Omnis homo qui vull bene
organizare e lncipil ars cantu• mensurabili•.
(2) Canliones •acrae el pro/anae del secolo XV e XVI. È un codice. cartaceo e membranaceo di gran pregio, rÌcço sopra tutto dì musiche del Dufay e di maestri francesi. V . L. T orchi .
l monumenti dell'antica musica francese a B ologna. T orino, 1906.
36 -'-
-
sua protesta, cercò d'accordo col Gaspari un ti:amite privato e
questo lo si trovò nel conte Malvasia che recandosi a Parigi
portò il prezioso cimelio desiderato. Il Coussemaker lo ritenne
presso di sè un anno e man mano che ne faceva la trascrizione
ne dava contezza all'amico bolognese spesso intavolando seco lui
per via epistolare discussioni piene di erudizione
di dottrina.
II codice venne puntualmente restituito per lo stesso mezzo alla
biblioteca.
Si valse il Gaspari del Coussemaker quando fu fatto segno
alla strana accusa di scarsa ospitalità verso gli studiosi da parte
del Biaggi ('). Il Coussemaker che ben sapeva invece quanto esso
fosse pel contrario gener?so, gli scrisse una lettera affettuosissima
difendendolo con tutte le sue forze e con tutta la sua eloquenza (2).
Il Coussemaker si adoprò pure, ma inutilmente, perchè la
biblioteca del F arrenc potesse ess~re aquistata da quella di Bologna ;
c:;ome dirò fra poco, il F étis con molta sagacia e astuzia seppe
prevenirlo.
Tristi sono le ultime lettere eh~ il francese scriveva al nostro
nei momenti dolorosi in cui il suo paese era soggiogato dalla
strepitosa vittoria prussiana. Ma pur in sì dolorose contingenze i
due amici non mancarono di corrispondere e l' uno era sollecito
di dare all'altro notizia dello stato in cui si trovavano le biblioteche
e gli istituti musicali di Francia.
Sei anni dopo il Coussemaker moriva e in un necrologio della
Guide musical a proposito d~ll' opera sua si diceva: « Si nous avions
une critique à formuler sur les hnmenses et splendides travaux
e
(l) Il prof. Biaggi pubblicando nella Nazione di Firenze ( 1866) la sua prolusione ad
un cono di estetica musicale accusava a torto le biblioteche di Napoli e di Bologna
di essere poco generose verso gli studiosi. A torto, ho detto, perchè il Biaggi aveva m
precedenza sufficientemente avuto prova della cortesia del Gaspari visitando la biblioteca
stessa nel 185 9.
(2) Da questa lettera datata da Lilla il 13 marzo del 1866 si apprende che per opera del
Gaspari egli aveva potuto ottenere fra altro conoscenza e copia dei trattati del Vitry, di
Filippo da Caserta, di Nicasse' Weyts, di l. Verulo de Anagna, di Cristiano Sandrè e di
parecchi anonimi. Naturalmente il Coussemaker non faceva parola .del codice n. 37 che per
segnalato e riservato favore aveva ottenuto da lui.
37
de M. de Coussemaker, nous dirions qu' on lui à reproché pendant sa vie, de s'étre emparé des trouvailles musicales de certains archeologues contemporaines, et de les avoir ·données purement
et simplement comme siennes » •
Se la critica è giusta, la corrispondenza col Gaspari serve
a confortarla. Nessuno degli archeologi di cui quegli si giovò,
ha in tal caso maggiori titoli da far valere, e nessuno più di
lui che tanto lo coadiuvò con l'opera paziente, sapiente, cfiligente
e assidua, rimase più ingiustamente oscuro e dimenticato.
***
Un altro studioso straniero che si giovò moltissimo del consiglio e della dottrina del . Gaspari fu il marsigliese Aristide
Farrenc (1794-1865).
Questo flautista e compositore, divenuto più tardi studioso di
antiche musiche dietro l'impulso che a questa disciplina aveva dato
in Francia l'attività di Francesco Giuseppe Fétis, iniziò le sue
epistolari relazioni col maestro bolognese nel 1850. A stringere
i loro rapporti valsero la comune amicizia col Rossini, col Golinelli e col Sighicelli.
Le loro lettere quasi interamente vertono su notizie bio-bibliQgrafìche di vecchi cembalisti, necessarie all'opera maggiore del Farrenc Trésor des pianistes. Anche per lui il Gaspari eseguiva copie,
dava indicazioni e con la solita prodigalità inviava libri ' rari e
ricercati.
E per questa sua, diciamo così, virtù si trovò in non piccola
angustia quando, avvenuta la morte del F arrenc, non riusciva dalla
vedova riavere un'opera rara che gli aveva impre~tato.
Il Gas pari sapeva bene che il F arrenc possedeva una collezione ragguardevole di libri musicali e interessò il Coussemaker
perchè in caso di vendita gli fosse possibile acquistarne tutta o
parte. · Ma arrivò in ritardo. « Aprés la mort de votre ami gli scriveva il Coussemaker il 5 novembre del '66 - M. Fétis,
-38-
-39-
sachant qu' il possedait dans la bibliothéque d es choses rares et
curieuses a trouvez moyen d' avoir accès ... (') de M.me Farrenc
et a obtenu da cette dame de faire un choix de livres moyennant
trois mille fr. qu' il a promis de payer. Personne, pas ròème
Madame F arrenc, n'a su ce que M. F étis a choisi et enlevé,
mais on croit genéralement qu' il en a pas choisi pour une valeur
inferi eu re à la somme · qu' il a pro mis de payer. C'est ainsi qu 'a
cessé mon étonnement de ne pas v~ir figurer sur le catalogue
F arrenc beaucoups de livres que je savais ètre dans sa bibliothèque » .
E quando M.me Farrene annunciò ch'era venuta nella deter~
minazione di vendere l' archivio musicale del suo defunto marito,
il Gaspari dovette prendere la notizia per uno scherzo di cattivo
genere.
Tanto Farrenc quanto il Coussemaker, avevano per il biblio~
tecario bolognese una riconoscenza e una stima grandissime ; e ne
scriveva la
avevan ben d'onde dopo tutto: « Mon mari . vedova F arrenc - parlait toujours de vous avec vénération, il
était henreuse chaque fois qu' il recevait une lettre de vous » .
Per terminare questa rapida rassegna dei musicografi stranieri
che col Gaspari ebbero commercio epistolare ' di qualche durata,
rammenterò per ultimo Saverio Haberl. Le sue lettere al nostro
riguardano quasi costantemente le antiche edizioni Palestrinianedelle quali è gran copia nella biblioteca del Liceo e delle
quali era necessario egli si servisse per la famosa ristampa delle
_musiche del grande maestro romano. Nel '68 il Gaspari si servì
di lui, allora dimorante in Roma quale capp~llano di Santa Maria
nell'Anima, per l'acquisto di alcune partiture di moderni autori
tedeschi.
Ma più frequenti e numerose (è facile supporlo) furono le
relazioni che il maestro bolognese ebbe con studiosi italiani ; però
siffatte relazioni hanno per noi un interesse poco notevole. Gli
studi di coltura e di storia musicale non avevano assunto nel
nostro paese quell'importanza e quel fervore che SI erano mam~
festati in altre nazioni e di musicologi veri e propn non era facile .
trovarne.
L'unico giornale che allora trattasse questa partita, era la
Gazzetta musicale del Ricordi nella quale - ·è giusto tuttavi~
riconoscerlo - non rade volte è dato trovare qualche notizia
ragguardevole, qualche studio diligente e ben fatto dçl Casamorata,
del Biaggi, del Mazzuccato con i quali il nostro aveva appunto
occasione talvolta di corrispondere.
***
Due connazionali però furono al Gaspari in ispecial modo can :
l' ab. Fortunato San tini e Angelo Catelani e con essi ebbe con~
suetudir:te di amicizia e di rapporti famigliari!ìsimi.
L'abate Santini, nato nel 1778, cominciò verso i pnm1 anni
del passato secolo la sua collezione di musica antica dandosi ad
un lavoro che ai profani poteva sembrare non oltrepassasse le
mansioni di un qualunque amanuense. Egli cioè, che aveva cono~
scenze musicali squisite e un gusto purissimo specialmente dovuto
alla disciplina del Jannaconi sotto cui aveva studiato, andava
mettendo in parti tura tutte le più importanti opere d'antichi
maestri che negli archivi pubblici e privati di Roma gli veniva
fatto d'incontrare e che, come è noto, non era possibile ricavare
se non dalle parti singole che erano stampate o scritte (').
Dimorando in . Roma il Santini aveva a sua disposizione le
ricche biblioteche e gli archivi privati, vere miniere di cotali
musiche. Ma non era pago di quello che con facilità aveva a
portata di mano : esperto in varie lingue straniere, aveva stretto
relazione d'amicizia con i più dotti musicografi forastieri e si
.
(l) II· ms. è illeggibile.
(l) Se l'Italia oggi avesse la fortuna di possedere una decina s-oltanto di simili uomini
potrebbe sperare di conoscere in breve tempo la storia della musica . nazionale. Invece c;
siamo messi finora a fare della critica senza avere prima tratti alla luce i monumenti del!" arte 1
-41-
40giovava di essi per ricerche e notizie continue. Col Winterfeld
ebbe lunga dimestichezza (') . e per dodici anni di seguito corri~
spòse col Kiesewetter, e con molti altri famosi dotti e maestri
tedeschi (2). Se il Santini, che come scrisse il Stassoff fu « l'un
des hommes qui sont plus utiles que renommès » era rimasto
presso che oscuro ai suoi connazionali, non rimase ignorato a quel
gruppo di studiosi stranieri che a questa disciplina davano la loro
attività : la loro visita alla sua collezione., formata in gran parte
da suoi manoscritti, era un numero importante della loro gita in
Roma. Il Santini che, possedeva, lo si è detto, un'anima di vero
artista, teneva sedute e accademie nella sua modesta casa dal' 3 7
al '39 frequentata anche dal Cramer e dal Lis~t che vi eseguivano
composizioni antiche per cembalo e per organo. Memorabile rimase
·un'accademia palestriniana che nel febbraio del 1844 si organizzò
per inaugurare un busto del sommo maestro da lui appositamente
(l) S criveva il Winterleld nel 1845 affettuosamente al San tini: « Non mi sono mai dimenticalo di quel tempo ove mi fu dato d" incommodarla quasi ogni giorno, e filosofar con lei
sopra la buona musica ecclesiastica. Fummo giovani in quei tempi; adesso, dopo trent" anni,
sono biancheggiate le nostre chiome e siam vecchiarelli, benchè non ci sentiamo tali ».
Questo brano di lettera è riportata anche nell"opuscolo di Wladimiro Stassoff: L'abbè Sanlini
el sa colleclion mu•icale à Rome. Firenze, Lemonnier, 1854.
(2) A proposito di queste relazioni trovo fra le carte del Gaspari un'interessante lettera.
Il maestro bolognese aveva chiesto al Santini se conservava epistolari di questi famosi stranieri
nell' intenio di acquistarli per la biblioteca e questi il 16 gennaio 1856 gli rispondeva :
• Quanto alle corrispondenze musicali che Ella desidera; vedo molto ragionevole la di
lei domanda. Anni addietro, .è vero io avea delle corrispondenze con dotti letterati in musica,
il primo dei quali ha pubblicato molte cose riguardo alla pratica della buona antica musica:
questi è il celebre Giorgio Raffaelle Kieswetter ma non esiste più: eran con me in relazione musicale il rinomatissimo Zelter, ed il suo successore Rhumenhagen ambedue degni
direttori della grande accademia di canto in Berlino: l'attuale direttore di questa accademia,
il · sig. Grell compositore famoso, mi ha regalato alcune sue composizioni, come aveano fatto
lo Zelter e il Rhumenhagen. Il barone di Winterfelt anche Egli fu un tempo mio corrispondente, morto da alcuni anni, fra le altre opere lasciò l' !storia della musica evangelica in tre
grossi volumi, illustrata di molti e interessanti esempi. A_nche questi. è morto. Se volessi fare
il novero di quanti degni soggetti ho io avuto l' onore di conoscere forse la annoierei: basti
il solo T obia Haisluiger questi (conservo tutto il carteggio, che credo interessante per la
storia) mi domandava se io avea sonate per P. F. di Domenico Scarlatti: egli mi mandò
i motivi di quelle che possedeva; da me ne ebbe più di 300: fattane scelta ne pubblicò,
se ben ricordo, 200 delle migliori. Potrei tentare di scrivere al figlio riguardo al di Lei
desiderio (se Ella crede quando. sarà stato nominato Archivista o Bibliotecario).
..
fatto eseguire dallo scultore Pietro Galli e che desiderava mettere in
Campidoglio (l).
Le relazioni fra Santini e il Gaspari incominciarono circa nel
1853 e più che altro si svolsero da parte di questi nell'intento
di potere acquistare per la biblioteca del Liceo la collezione di
lui. Cominciò il Gaspari col chiedergli copie manoscritte di vari
pezzi ch'egli possedeva e che il buon abate diligentemente eseguiva
di sua mano chiedendogli in compenso l' invio di qualche libbra
di tortellini. All'amico bolognese confessava che per quanto
avanzato in età la passione che l' aveva preso per la musica
antica invece di estinguersi vieppiù gli si accendeva ; « Bisogna
confessare - gli scriveva da Roma l' 8 novembre del '53 che le passioni, quando sono nobili, diffìcilmentè si abbandonano.
Questo io provo in me : in età di 7 5 anni quasi alla fine, en~
trando, se Dio si degna accordarmelo, nel!' anno 7 6 il quinto
giorno del prossimo anno, non posso nè so staccarmi dalla buona
musica » .
Questo interessamento che il Gaspari prendeva per la biblio~
teca Santini era tanto più encomiabile in quanto ch'egli ancora
non era investito della carica di archivista, ma, come si è visto,
alla biblioteca del Liceo aveva preso un interesse grandissimo fin
da quando ;i era dato agli studi di storia musicale.
E però, benchè il Santini mal volontieri parlasse di una
possibile alienazione di quelle opere che egli tanto prediligeva,
era pur costretto rispondere in qualche modo alle .reiterate richieste
del nostro il quale intanto a mezzo del conte Zucchini spingeva
il Municipio a far concrete proposte.
Ma il San tini ·si mostrava sempre titubante e indeciso, non
so se nella speranza che dall' estero gli si facessero migliori proposte
(l) L" idea fu accolta, ma invece del busto fatto fare dal San tini ne fu collocato uno
regalato dal re di Prussia. V. anche Carcano A. Discor.o per l'inaugurazione. del busto in
cui per le cure dell'egregio 'D. Fortunato Sanlini dallo scultore Pietro Gal/l venne effigialo
con mirabile eccellenza d'arte il •ommo compositore Gio. Pier Luigi da 'Palestrina detto
il Principe della musica; /ello in Roma il giorno 29 febbraio l 844 nella bibUoteca
Sanlini. Milano çoi tipi di Luigi di Giacomo Pirola, 1845 .
- 42
(egli desiderava contrarre un vitalizio) o nel dispiacere di doversi
staccare da quei volumi sopr~ cui aveva per mezzo secolo eser~
citato la sua operosità.
Scriveva al Gaspari da Roma li 1 4 gmgno 1 85 3 :
,, Ella s'interessa troppo per la vendita della mia biblioteca
musicale ed io le sono gratissimo: ma come fare? non mi so decidere,
il solo parlarne pare che mi agiti non poco: è vero ch'! si po~reb~e
anche ottenere che io la ritenessi presso di me, durante la m1a vtta
naturale; ed io ne garantirei scrupolosissimamente la conservazione, niun
foglio si distrarrebbe. Dall'estero mi si fanno doman~e se vo~lio vender~
questa biblioteca, et quidem da due corti sovrane: 10, a du vero, m1
trovo agitatissimo: ripeto, che vedo necessario, che almeno qualcuno
ed intelligente la o.sservi e se vuole a suo agio, onde conoscere la
quantità, le qualità ecc. Vedo difficilissimo l'avere un Cata~ogo, com~
Ella scrive: io, ripeto, ne sarei gelosissimo custode e non 1mprestere1
più carte: quanto . al prezzo, hoc opus, qual somma fissarne? Come e~
in qual modo farne il pagamento, per me sarebbe lo stesso, purche
potessi assicurare in più rate, anche dopo la mia morte e _queste ~a
destinarsi nel modo, come, ed a chi pagarle, per esempiO, al mw
figliano il quale è con me e tutto appoggiato a me,. com~ suoi dir.si,
tanto più che il giovane è buono, ha la consorte panme~tl b_uon~, gw:
vane con una bambina di due anni e mezzo ; e forse tn gwrm, dara
alla luce se Dio vuole, un altro bambino: queste piccole riflessioni e
e digres~ioni, spero che non la inquieteranno e le tro_verà ragionevoli:
Intanto pazienza e tempo; almeno aspettare qualche n sposta essendovi
già due domande di fare la compera di questa biblioteca: o~ quanto
sarebbe bene ordinato se vi fosse persona che potesse_ esammare, e
giudicare del "IJalore e merito di queste povere carte. C)
il Santini
non avr~bbe mai concluso un così fatto negozio con altri senza avvi~
E il Gaspari credette che, dopo. le proposte fattegli,
sarlo in precedenza : ne era stato da lui stesso assicurato. Invece
due anni dopo gli giunse da lui l'annuncio dell'avvenuta vendita.
c L' istrumento circa la vendita del mio Archivio è quasi tutto
completato; e sembra, per le misure che ne prendono, che debba
·
·
d"
d
l ua collezione in
l t) Alcuni anni prima il Santini era stato m proemio 1 ven ere a •
Inghilterra. Lo si ricava da una sua lettera al Gaspari. (luglio 1853).
-43sempre rimanere qui, anzi, mi si dice, che avrà il mio nome, cwe
Archivio Santiniano: io mi trovo contento per il prezzo convenuto, cioè,
del vitalizio, del quale ho già riscosso il primo anno: il secondo principierà verso a poco dopo la metà di marzo del prossimo anno 1856 :
che facciano pure questi buoni Tedeschi, sempre potrò dire, che n~n
piccolo ancora il vantaggio, che ne ritrarrò, potendo io essere di questo
Archivio, o per mio studio particolare, o per trame copia (rilasciatane
semp~e la mia formale ricevuta). Son~ molto sensibile al sommo di lei
pensiere che Ella ebbe di combinarne qui in Bologna l'acquisto >>
Dire quale rammarico ne avesse il povero Gaspari ci par
superfluo Egli così ne scriveva al Catelani nel maggio del '55 :
Quand'ebbi l'inaspettata notizia della cessione fatta per vitalizio
dall'Abate Santini della sua biblioteca Musicale fui preso da sommo
dolore, perduta così veggendo la speranza di · veder un giorno in
possesso di quel ricco tesoro il nostro Liceo, come m'andai maneggiando col buon conte Zucchini e col custode del nostro Stabilimento
pur esso defunto.
Le strettezze finanziarie del Municipio, cagionate dalle tristi condi~
zioni dei tempi, se furono d' os<acolo per condurre a buon fine le
intavolate pratiche, non ne facevano però disperare quandochefosse
della riuscita.
Il progetto d'un v italizio era il solo effettuabile per la compatibilità che vi si scorgeva coll'attuale imbarazzo pecuniario del Comune;
ma non s' azzat'dò mai proporlo all'abate Santini, ritenendo che egli
volesse provvedere al mantenimento non solo della sorella se a lui
fosse sopravissuta, ma ben anche di qualche guisa a quella del figliano.
Altro ostacolo si era .il toccar tale argomento col buon prete che dava
mai sempre manifesti segni del suo dispiacere a tenervi sopra discorso.
·ciò non pertanto restammo seco d'accordo che qualora fosse per divenire
all'espropriazione del suo archivio, me ne facesse previamente consapevole; la qual cosa poi dovette egli dimenticare sì che ne avvenne
la vendita a mia Insaputa » •
Ed è anche per noi ben doloroso pensare che quel mirabile ar~
chivio sia migrato dall' Italia. Dopo quali vicende non so, esso si trova
presentemente nel palazzo episcopale di MUnster nella W estfalia.
Ma più che ·con i nominati, il Gaspari tenne per lunghissimi
anni corrispondenza col moaenese Angelo Catalani che dobbiamo
45-44considerare come il suo più fido e devoto amico. Già molti punti
di contatto ebbero le loro vicende biografiche, le loro aspirazioni
e il loro carattere.
Il Catelani era nato a Guastalla nel \8\ l e giovinetto aveva
studiato musica in Napoli sotto il magistero dello Zingarelli.
Dopo varje vicende ridottosi nel \838 in Modena, fino alla
caduta degli Estensi vi aveva mantenuto l'ufficio di maestro di casa
e poi quello di direttore del_la Cappella del Duomo. Per quanto
egli amasse ritenersi compositore (aveva scritto qualche opera) e
specialmente abile nello stile ecclesiastico, 'la sua fama gli derivò
sopra tutto dalle sue attitudini di paziente bibliografo, di erudito
e dalla sua operosità come storico della musica. E a questo genere di studi lo spinsero precisamente le insistenze e esempio
del Gaspari e lo aiutarono una buona coltura letteraria e generica .
Del Rossini fu amico e · sono parecchie le lettere che il gran
maestro a lui scriveva e che si trovano comprese nell' q .istolario
pubblicato dal Mazzatinti. Mite di carattere, servizievole e pro·
fondamente compreso dei doveri dell'amicizia confortò l'amico in
tutte le sventure che lo colpirono sorreggendolo con i consigli e
con ogni mezzo morale, chè altro non avrebbe potuto apprestargli per le sue ristrettezze economiche e per l~ sua avversa
r
fortuna.
Modesto impiegato nella R. Biblioteca Palatina di Modena,
dobbiamo a lui se il fondo musicale proveniente dagli archivi
Estensi fu diligentemente catalogato e sapientemente riordinato
e in parte sfruttato a beneficio delle discipline storiche della musica. A lui dobbiamo monografie elaborate e articoli sull' Aron,
sul Vicentino, su Orazio Vecchi e sul MerulQ, m gran parte
editi nella Gazzetta musicale del Ricordi.
Morì nel \866.
Il lett~re comprenderà agevolmente dalla esposizione brevissima
di queste sue vicende c~ me tutto l'epistolario Catalani-Gaspari
che la Biblioteca conserva, oltre l' interesse della recipwca amicizia
d'entrambi e della narrazione dei casi della vita del loro tempo,
conten~a un co~tinu.o scambio d' idee e di propositi che riguard~n~ l loro studi, VIcendevoli suggerimenti e consigli, schiarimenti
b1~lw~rafici e stor-ici che si somunicavano sui due preziosi archivi
eh essi stavano l'uno a Modena, l'altro a Bologna ri~rdinando.
***
di
Nel \883 Arturo Pougin, :lOn so se per un vanitoso senso
cba~~inisme o per eccesso di iperbole laudativa, pubblicando
nell~ nv1sta Le Liwe un articolo sulla biblioteca del Conservatori
di Parigi proclamava essere questa biblioteca la
mtere en so~ genre qui ait été créé en Europe mettendola prima
fra quelle . d1 Bruxelles, Vienna, Londra, Milano e Firenze, e non
degnandosi nemmeno di nominare quella di Boloana
m~'sicale
~· asse~z~o~e,
pre~
~radazione
sufficientemente comica di ques;a
di
valon archiVIan, avrà certo fatto sorridere i competenti ma
'l
bbr
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per
l pu
Jco m genere e per il nome che il Pougin si era fatto
nel
studi
. campo
. degli
.
, . musicologici poteva essere cagione d1' un non· ·
gmsto cnteno sull Importanza delle biblioteche musicali euro
d
.
pee.
Ali
' 'l p . . .
~ra penso l
ans1m, succe uto al Gaspari, di rispondere
allo
scnttore
francese nel giornale Il <Y
cniblr'o,.t:[o
d'1most rand o tutta
,
.
'.l'
l .assurdità e l' inconsistenza delle affermazioni sue.
Probabilmente il Pougin non avrà conosciuto ~he le b'bl' _
h
· ·
l IO
tec e pangm~, e solo di nome le altre. Non si .spiegherebbe se
no: come egl~ potesse . annoverare fra quelle italiane quella di
~1lano, che m fatto d1 rarità musicali è piuttosto scarsa e dimenticare quel~a di San Pietro a Maiella a Napoli, le molte di Roma e
fra le stramere, fra altre, quelle di Monaco, di Berlino, di Breslau.
":'fa la ~rova più evidente dell'assurdità d eli' asserzione del
Po~~m la. d1~de lui stesso quando nell' enumerazione delle supelcontenute nell' archivio del Conserva tono
· pangmo
· ·
lethh , mus1cah
.
mostro chiaramente quanto esse fossero e per importanza e per
copia di gran lunga inferiori a quelle che altre biblioteche e per
prima quella di Bologna possiedono.
•
-47-
-46Non so se il Pougin dell'assennata risposta del Parisini st
dimostrasse pubblicamente persuaso : in ogni modo l' infelice articolo pubblicato su Le Livre contribuì indirettamente a far conoscere
megliq al pubblico i preziosi tesori contenuti nell'archivio bolognese.
E se un giorno qualcuno s'accingerà a narrare le vicende degli
studi di letteratura musicale nell' Europa nella seconda metà del
secolo diciannovesimo, dirà come a coltivare questa disciplina fossero sopratutto dotti uomini di Germania, della Francia, del
Belgio, ma si mostrerebbe ingiusto se non facesse notare che la
materia donde questa somma di studi e d'investigazioni fu possibile
costituire per gran parte venne tratta dalla biblioteca del Liceo musicale di Bologna.
Di gui il F étis potè mietere larga messe di notizie sulla vita
e sulle opere di tutti i musicisti per la sua monumentale Biographie universelle, di gui l' Haberl ebbe contezza delle preziose •
edizioni onde in veste moderna e completa pubblicare le musiche
palestriniane, di gui il Coussemaker trascrisse la miglior parte di
ignoti e preziosi trattati di musica medioevale, di gui al F arrenc fu
possibile raccogliere le belle musiche cembalistiche che riempiono le
pagine del suo voluminoso ~résor de pianiste. E gui fino a ieri son
venuti come in pellegrinaggio i letterati della musica più illustri,
i - professori delle università più famosi, i maestri più celebri e
valenti delle molte nazioni èuropee.
-Questa constatazione appaga sì il nostro amor proprio e la
nostra vanità, ma ha pur il suo lato assai malinconico.
Noi italiani, possedendo in casa tanto tesoro d'arte nostrana,
abbiamo lasciato a forestieri il primato e l'orgoglio d' indagarlo,
avendo tutto dì sotto il nostro sguardo i più importanti monumenti della gloriosa musica italiana del passato abbiamo trascurato per troppo tempo di trame utile ammaestramento e giovamento e conforto alla coltura e alla educazione del nostro spmto.
Soltanto pochi anni fa a Luigi T orchi, preposto a questo
archivio per tre lustri, fu possibile dare alla luce la più copiosa
raccolta italiana di musiche nostre servendosi dell'esclusivo, o quasi,
materiale che gm s1 rinviene. E solo oggi pare c1 si accorga che
a rimuovere la morta gora onde la musica nazionale ristagna, a
sferrarci da legami che troppo costringono, da un servilismo dell'arte
straniera che troppo avvilisce, a formarci anche nella musica una
coscienza nazionale, occorre rifarci a quelle vive musiche del passato
di cui in tanta copia la sapienza del Martini, l'oculata cura del
Mattei, l'assidua e prodiga diligenza del Gaspari ci hanno fatto eredi.
Delle scuole musicali d' Italia dei trascorsi secoli, quella di
Bologna fu certo fra le famose e illustri, ed essa per "opera dell' ultimo e più dotto de' suoi rappresentanti nell'estremo momento
della sua esistenza quasi in atto vigile e propiziatore raccolse
guanto pi~ potè dei monumenti dell'arte nazionale e le più rare
gemmè del patrimonio musicale di nostra gente accumulò e serbò
come dentro un sacrario in -questa Biblioteca.
Consideriamola adunque come il dono più utile e prezioso
che codesta scuola bolognese ha lasciato all'Italia musicale d'oggi.
F.
VATIELLI
•
APPUNTI E VARIETÀ
Gabriele D' Annunzio e la questione delle torri di Bologna.
In difesa della « nostra sapiente e potente Bologna » il massimo
poeta d'Italia ha levato testè nobilmente la voce, in un intervallo delle
sue imprese di guerra, che gli hanno valso un nuovo serto di gloria.
Conoscitore profondo della città delle torri, nella quale venne giovinetto e ritornò poi numerose volte, egli sapeva bene della polemica
quivi sorta pro e contro la conservazione delle torri dei Riccadonna,
degli Artenisi - e dei Guidozagni, site presso le due celeberrime degli
Asinelli e dei Garisendi, e presso la Loggia dei Mercanti, cioè nel
cuore dell'antica Bologna. Note del pari gli erano, perfettamente, le
ragioni addotte dall'uno e dall'altro partito; tra le quali egli scelse,
come l'alta sua coscienza d'artista gli suggeriva.
A chiarimento preliminare della questione, ci sia lecito ripro-
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La Biblioteca del Liceo Musicale