Cultura
21
Scienza,Arte, poesia
domenica 31 luglio 2005
SCIENZA
IL
M I TO D I
DEDALO
P E R D A R E R I S P O S T E A G L I I N T E R R O G AT I V I S U L L A S C I E N Z A E S U L L A T E C N O L O G I A
C’e’
un
limite
alla
scienza?
Non tutto ciò che è bene conoscere è bene che diventi tecnologia
ANTONIO MALORNI
Prima
dell’attraversata
dell’Atlantico da parte di Colombo
sullo stemma della famiglia reale
di Spagna si vedevano le colonne
di Ercole, ovvero lo Stretto di
Gibilterra, con il motto Ne plus
ultra, cioè non si poteva andare più
in là. La Spagna era orgogliosa di
essere l'avamposto del mondo.
Quando, poi, Colombo scoprì
l'America i reali spagnoli si limitarono, con grande senso dell'economia, a cancellare la negazione,
lasciando nello stemma sempre le
colonne di Ercole con il motto Plus
ultra: ora si poteva oltrepassarle.
Questo stesso motto fu scelto dai
pionieri della scienza che operarono a cavallo tra il Cinquecento ed il
Seicento. Era uno slogan tagliato
su misura per sintetizzare in due
parole tutto quanto ci si aspettava
dalla nuova filosofia. Non c'era
limite alla scienza e si sarebbe
sempre potuto andare oltre.
Il problema di fondo, allora
come ora, è il seguente: erano nel
giusto questi pionieri entusiasti
come lo sono gli scienziati di oggi?
Si potrà sempre procedere oltre?
Davvero non ha limite il progresso
della conoscenza scientifica, e con
esso il potere dell'uomo sul mondo
attraverso la tecnologia?
Questi interrogativi, riproposti
all’attenzione di tutti noi dagli articoli pubblicati nel Diario di La
Repubblica di venerdì 15 luglio e
dall’intervento di Giuliano Amato
sullo stesso giornale il successivo
martedì 19, stimolano riflessioni di
varia natura anche in relazione agli
avvenimenti accaduti più o meno
recentemente, dal fallimento del
referendum al licenziamento in
tronco del Premio Nobel Carlo
Rubbia da presidente dell’ENEA.
Prendendo spunto da questi
fatti, piuttosto che aggiungere i
miei ai tanti tentativi di risposta
agli interrogativi posti, la maggior
parte dei quali, poi, eseguiti a ruota
libera senza spesso conoscere bene
neanche l’argomento in questione,
vorrei tentare di aprire un dibattito
nella nostra provincia e fornire uno
spunto di riflessione ritornando al
pensiero dei fondatori della scienza
moderna per ricordare, ad esempio, il grande contributo dato da
Francesco Bacone per cambiare
l’atteggiamento dell’uomo rispetto
alla cultura, alla scienza, alla natura ed alla visione finalistica del
mondo. Bacone ci ha insegnato
innanzitutto che la scienza non è
soltanto un particolare tipo di sapere, ma anche un mondo articolato
fatto di laboratori, di istituti di
ricerca, di istituzioni e società
scientifiche, di tecniche e strumentazioni; che essa è un’impresa che
riguarda la società nel suo complesso e che il controllo dell’uomo
sulla natura è frutto di una collettività di scienziati finanziati con
danaro pubblico perché pubblico
deve essere il beneficio delle sue
ricadute. C’è subito da chiedersi
come mai, allora, dopo circa quattro secoli nel nostro Paese questa
visione sociale della scienza e della
ricerca non trovi un equivalente e
come nei fatti tra politica e scienza
e tra società e scienza ci sia una
frattura che non ha eguali negli
altri paesi avanzati. Evidentemente
in Italia non abbiamo una classe
politica sufficientemente matura né
una opinione pubblica veramente
alfabetizzata dal punto di vista
scientifico. C’è da chiedersi,
anche, come mai la scienza e la
ricerca stiano diventando ogni
giorno di più uno strumento di
“affari privati” e di “profitto economico” con la conseguenza di essere giunti alla brevettabilità degli
organismi viventi e delle loro
modificazioni invece di far rimanere costi e ricadute della ricerca
scientifica nell’ambito della sfera
pubblica evitando questi estremi.
Evidentemente anche la classe
degli scienziati ha le sue pecche e
forse non è sufficientemente matura sul piano dell’etica e della
responsabilità.
Tornando a Bacone, però, a
mio avviso la sua grandezza maggiore è stata quella di aver intuito la
natura ambigua della tecnologia,
illustrata facendo ricorso al mito di
Dedalo. Scrive, infatti, nel De
Sapientia Veterum: “Al fine di consentire a Pasifae di soddisfare la
sua mostruosa libidine, Dedalo
costruì una macchina che permetteva a Pasifae di accoppiarsi con un
toro. Dalla scellerata industria e dal
pericoloso ingegno trasse origine il
Minotauro, che divorava i giovani.
Ma Dedalo aggiunse male al male
e protesse il male con il male.
Costruì, cioè, il Labirinto, opera
meravigliosa dal punto di vista tecnico, ma che serviva ad un fine
nefando. Serviva, infatti, come
trappola per quei giovani ed a
nascondere il Minotauro. Al fine di
non restare nella memoria degli
uomini solo per le sue male arti,
Dedalo fu anche autore del filo,
capace di sciogliere i meandri del
Labirinto e far ritrovare così ai
giovani la via della liberazione. Le invenzione
meccaniche possono
migliore l’intera
esistenza e tuttavia sono strumenti di vizio e
morte. I veleni e
le macchine da
guerra superano
lo
stesso
Minotauro. La
tecnica è ambigua per essenza:
produce il male
ed offre insieme
rimedio al male.”
Ha detto Paolo
Zellini
su
La
Repubblica, i miti “sono
narrazioni ambigue e
chiunque può usarli
come meglio
crede.
Certo l’uomo di scienza dovrebbe
diffidarne, intento com’è a scovare
soluzioni certe e determinate;
eppure a volte stenta a trovare
altrove migliori metafore”. Dovre
potrebbe, infatti, lo scienziato trovare migliori metafore se non nella
cultura millenaria sedimentata nel
mito? Il mito di Dedalo è una chiave di lettura straordinaria.
Discendente della casa reale di
Atene, Dedalo aveva ricevuto la
sua arte di fabbro, architetto, scultore e ingegnere dalla dea Atena in
persona. Quando nella sua officina
arriva Talos, un giovane dodicenne
che mostra subito di poter superare
il maestro, Dedalo viene divorato
dall’invidia e, fatto salire Talos sul
tetto di un tempio, lo uccide spingendolo nel vuoto. Come non riconoscere in questo atteggiamento
quello di tanti nostri accademici
che si liberano dei migliori allievi
per non riceverne
ombra?
Solo
che
questi non devono scappare come
Dedalo per rifugiarsi a Creta e
restano incollati sulle loro cattedre.
A Creta Dedalo riceve dal Re
Minosse tutti i mezzi per sviluppare i suoi talenti ma egli impiega la
sua arte e la sua scienza per realizzare i progetti più folli. Infatti, un
giorno la moglie di Minosse,
Pasifae, viene a chiedergli aiuto: si
era follemente invaghita di un
magnifico toro bianco inviato da
Poseidone per vendicarsi di
Minosse di una promessa non mantenuta. Pasifae supplica Dedalo di
escogitare un modo per appagare la
sua passione e subito egli costruisce un simulacro di mucca in cui
Pasifae può sistemarsi per accoppiarsi con il toro. Nace così il
Minotauro, un mostro con il corpo
di uomo e la testa di toro, che evoca
ancestrali paure per i mostri genetici. Il Minotauro, poi, si nutre solo
di carne umana. Minosse, furioso
per il tradimento di Pasifae, chiede
a Dedalo di costruire una prigione
labirintica in cui rinchiude il
Minotauro sotto la custodia
Dedalo, che ogni anno deve condurre al mostro sette giovani e sette
fanciulle ateniesi sacrificati alla sua
fame di carne umana. Dopo il
padre e la madre è la figlia Arianna
a pretendere di veder soddisfatti
da Dedalo i suoi desideri. Deciso
a uccidere il Minotauro, Teseo
si era nascosto tra i giovani da
sacrificare. Arianna lo aveva
scoperto e se ne era innamorata. Chiede allora a Dedalo di
aiutare Teseo a uscire dal labirinto. Dedalo consegna allora ad
Arianna un gomitolo di filo e le
spiega come utilizzarlo: Arianna,
rimasta sulla porta, avrebbe tenuto
un’estremità del filo mentre Teseo,
procedendo nel labirinto, avrebbe
tenuto l’altra. Teseo uccide il
Minotauro e, seguendo il filo,
esce senza inconvenienti. A
questo
punto
Minosse non ne
può più e rinc h i u d e
Dedalo,
che associa al suo
destino di
prigioniero a
vita il
figlio
Icaro.
E d
ecco
c h e
l’in-
gegno di Dedalo si mette all’opera
per sfuggire al suo castigo: costruisce delle ali che vengono fissate
alle spalle con la cera. Malgrado le
raccomandazioni di volare basso,
Icaro ebbro di orgoglio e di potenza, sale troppo in alto verso il sole,
cade così in mare e annega mentre
il padre riesce a raggiungere la
Sicilia.
Scrive F. Jacob ne Il topo, la
mosca e l’uomo (Bollati
Boringhieri, Torino, 1998, p.67):
“Dedalo è un tecnico meraviglioso,
ma è solo un tecnico che mette la
sua opera al servizio dei padroni.
Non cerca il potere per se stesso.
Non tenta di appagare un’ambizione o una passione.
Contrariamente agli eroi che va
a servire e che, per raggiungere il
loro scopo, non esitano davanti ad
alcuna trasgressione, Dedalo resta
sempre entro i limiti dell’ordine e
della legge... Grazie a Dedalo e alla
sua abilità tecnica, Pasife, Minosse,
Teseo, lo stesso Icaro possono lanciarsi nelle loro folli imprese e pensare a soddisfare le loro passioni.
In questo senso, Dedalo è il simbolo di un male della nostra epoca: il
tecnico di alto livello che mette il
suo talento al servizio delle più
diverse ideologie senza preoccuparsi del loro contenuto e della loro
natura.”
La conoscenza, cioè la scienza
che rinnova sempre se stessa, è una
esigenza primaria dell’uomo anche
se non sempre è una impresa semplice, ostacolata com’è dalle stesse
conoscenze dominati e codificate.
Lo stesso Bacone fa intendere che
il progresso della scienza può essere frenato dalle stesse conoscenze
quando scrive, in particolare, nell’introduzione alla Instauratio
Magna che "...le conoscenze attuali sono come le colonne di Ercole
per il progresso delle scienze, dal
momento che gli uomini non
hanno né la speranza né il desiderio
di oltrepassarle."
La tecnologia, che in molte
occasioni ha preceduto e precede la
scienza, è, invece, lo strumento che
l’uomo si è dato per soddisfare i
suoi desideri, le sue brame e le sue
necessità. Ma il mito di Dedalo
dovrebbe farci riflettere su un
punto: non tutto ciò che è bene
conoscere e bene che diventi tecnologia e si trasforni in applicazioni
pratiche prima di una stringente
verifica sui loro possibili risvolti
negativi per l’umanità. E la nostra
storia, anche recente, è piena di
esempi a sostegno di questa tesi.
STORIA DI CASERTA
Gli anni del vescovo de’ Rossi
Poesia
Mario Mendillo
un piccolo grande
poeta
E’ un poeta in erba, ma
anche, per riconoscimento
ufficiale, uno dei più giovani
poeti d’Italia.
Dodici anni e
un talento poetico di grande
qualità.
E’
figlio
dell’avv.
Luciana Puoti
e del dottor
Elio Mendillo
e si potrebbe
anche definire
figlio d’arte,
essendo nipote
della poetessa
casertana
A s s u n t a
Va l e n t i n o
P u o t i .
Anch’egli
casertano per
linea materna,
è nato a Napoli
il 30 giugno
1993 e vive a
C e r r e t o
Sannita, dove
frequenta con
brillanti risultati la Scuola
media
“A.
Mazzarella”.
Non è ai
suoi primi riconoscimenti
poetici,
ma
questa volta il
ghiotto trofeo
del vincitore è toccato proprio a lui, primo classificato
in assoluto al concorso
d e l l ’ A c c a d e m i a
Internazionale
Arte
e
Cultura, IX edizione, Colle
TELEVISIONE
TV LUNA
TV LUNA 2
I programmi
I programmi
07,30 R. Stampa
08,00 R. Stampa
08,40 Cartoni Animati: Festival Cartoon
09,06 Film: Tre amici le mogli e le altre
11,35 Soap: Disprezzo
13,35 Incontri
14,00 TG Luna 2
14,55 Film: Soldato Benjamin
15,00 Telefilm: Hollywood beat
16,08 Telefilm: Qua la zampa
18,05 Soap: Disprezzo
18,31 Piatto Ricco
20,10 TG Luna 2 Sera
20,33 Film: Cuore semplice
22,30 TG Luna (r)
03,30 Film: Ambrogio
09,05 Telefilm: Soldati Benjamin
09,56 Soap: Donna in vendita
Gli anni di transizione - generalmente di
crisi generali: qui certamente - sono difficili a
capire nel rispetto delle posizioni in contrasto
dei protagonisti. Solo il tempo fa capire la
necessità del nuovo, il ruolo delle parti in lotta,
anche di quelle che al nuovo si oppongono.
L’episcopato del de’ Rossi, circa quarant’anni
1856-1894, attraversa la crisi dell’Unità
d’Italia; di esso abbiamo nuovi studi rispetto
alla “Cronologia dei Vescovi casertani”,
Società di Storia Patria, 1985 (prima edizione
1959), dei quali è doveroso dire, si capisce in
breve, purtroppo.
Il nostro concittadino di Marcianise
Gaetano Andrisani, i cui studi di storia della
chiesa casertana (non solo) sono centrali, ci
aiuta a capire tale episcopato con due scritti: “I
Sinodi diocesani di Caserta”, Farina Ed.,
Caserta 1994, e “I movimenti cattolici a
Caserta da Pio IX a Paolo VI” nei fondamentali “Atti delle Giornate di Studio per il 156°
anniversario della traslazione del Capitolo
Cattedrale 15-18 dicembre 1993”, Edizioni
Scientifiche Italiane, Ercolano-Napoli 1995,
tre volumi a cura di Giuseppe De Nitto e
Giuseppe Tescione. Le novità di questi Atti
non sono state ancora riversate nella
“Cronologia”. Il titolo, cioè il convegno, è:
“Caserta e la sua diocesi in età moderna e contemporanea” in tre volumi: 1°, “Territorio, istituzioni, politica, economia”; 2°, “Chiesa e
società. Vescovi clero e vita religiosa”; 3°,
“Cultura, arte, territorio e altri momenti”.
Gaetano Andrisani scrive, primo opuscolo.
<La storia di una diocesi ha addentellati stretti con la storia civile del posto; anzi nello studio dei rapporti di causa e di effetto determinanti la successione delle vicende locali nei
secoli, i fatti ecclesiastici e religiosi s’intrecciano cosi fittamente nel tessuto storico generale da diventarne elementi primari. Questo
risulta pure quando si approfondiscono
momenti singoli. Per queste ragioni assume
rilevanza la ricerca sui sinodi realizzati nel territorio che si ha in esame. A Caserta ora ha
particolare importanza, perché siamo alla vigilia dell’indizione da parte del vescovo Nogàro
del primo Sinodo della sua gestione della diocesi. Prendiamo in esame il sinodo del 1884...,
quando è vescovo Enrico de’ Rossi e non
ancora si sono chiuse le piaghe aperte nel
corpo della chiesa di Caserta dall’arrivo dei
garibaldini [settembre 1860], dalla irriverente
frenesia anticlericale e della prepotenza dei
massoni, assai restii a restituire i locali del
seminario e le rendite soppresse dei rappresentanti del governo municipale di questi anni.
Il sinodo si svolge l’8, il 9 e il 10 maggio
1884: ne è buona testimonianza il volume
degli “Atti”...Basta riflettere sull’arco di
tempo occupato dalla gestione de’ Rossi... per
rendersi conto dei cambiamenti radicali che si
registrano nella società civile; anzi, sono le
stesse vicissitudini del presule illustre a sottolineare il carico di storia che è costretto a sopportare [e cita un lungo passo delle
“Cronologia dei vescovi”].>
Richiama del vescovo <il grosso lavoro
svolto per costruire la nuova cattedrale, il
seminario e l’episcopio al corso ferdinandeo
di Caserta, ma pure alle chiusure, dei blocchi,
delle devastazioni e delle soppressioni determinate, delle affermazioni dell’anticlericalismo e della massoneria, sopravvenute a
Caserta con l’unificazione italiana. Il de’ Rossi
riesce appena a costruire, dopo, il nuovo episcopio sulle cinque moggia, ora occupate da
banche e civili abitazioni al corso. Rimane a
testimoniare tanto lavoro il vecchio palazzo
vescovile, pur esso oggi venduto, ai tempi non
troppo antichi della nostra giovinezza centro
vitale di cultura e di spiritualità per l’opera alacre e sagace del vescovo Mangino, che ricordiamo con affetto.>.
Domenico Arnaldo Ianniello
(Continua)
S. Giorgio, Salerno. Mario, il
concorrente più giovane del
concorso con le sue appena
dodici primavere,
aveva
presentato una
triade di sue
poesie, tra le
quali la giuria
ha selezionato
la splendida
“Meriggio
autunnale” ,
una lirica suggestiva, trasparente
e
ricca di sentimento.
Per
Mario
Mendillo la
scrittura è una
passione. E’
già autore di
molte liriche e
di racconti ed
è attualmente
impegnato
alla stesura di
un romanzo.
Il gioco, lo
studio, l’arte.
Un ragazzo,
uno scolaro e
un
poeta.
Questo
è
M a r i o
Mendillo. Noi
gli auguriamo
tanta strada da
percorrere per
altrettante
belle affermazioni nella vita,
che gli sia ricca di meritati
riconoscimenti. E gli facciamo, con la redazione tutta, i
nostri più cordiali auguri .
Anna Giordano
13,00 TG Luna
16,50 Telefilm: Qua la zampa
18,30 Piatto Ricco
19,30 TG Luna
20,32 Napolimania
21,20 OK TV
22,50 Napolimania
23,25 TG Luna (r)
00,25 Galà di basket
01,59 Film: Duello al sole
04,35 Film: Blood run
TELENOSTRA
TELE RADIO MATESE
I programmi
I programmi
07,30 R. Stampa
08,00 R. Stampa
08,15 Cartoni Animati: Kimba
08,40 Telefilm: Soldato Benjamin
09,03 Film: Gatto e canarino
11,20 Film: Era un soldato di guerra
13,00 Soap: Disprezzo
13,25 Soap: Donna in vendita
14,59 TG Matese
15,10 Film: Ambrogio
18,02 Soap: Disprezzo
18,35 Piatto ricco
19,30 TG Matese ®
20,00 Film: Fast company
22,00 Napolimania
22,46 Zona sport
00,02 TG Matese
02,37 Film: Diario di Alex
07,55 Cartoni Animati: Cavalieri Luna
09,40 Film: La tela del ragno
11,05 Soap: Disprezzo
12,55 Cartoni Animati: Cavalieri della luna
13,55 TG Nostra
15,16 Redazionali
17,26 TG Nostra
18,30 Piatto Ricco
20,23 TG Nostra Sera
21,38 Film: Era uno sposo
00,05 TG Nostra Sera
03,10 Film: Diario di Alex
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C`e` un limite alla scienza?