Politica d’investimento – luglio/agosto 2014
La ripresa economica
mondiale mantiene la rotta
I nostri tre scenari per
l'economia globale
2014: conclusioni a
metà anno
Stati industrializzati:
la congiuntura mette
una marcia in più
L'appetito per gli
investimenti «Emerging Markets» è
(finalmente) ritornato
Contenuti
 6
Commento sul mercato
La ripresa economica mondiale mantiene la rotta
 8
Tema speciale
I nostri tre scenari per l'economia globale 2014:
conclusioni a metà anno
 12
 
Economia dei paesi industrializzati
Stati industrializzati:
la congiuntura mette una marcia in più
14
Economia dei paesi emergenti
L'appetito per gli investimenti «Emerging Markets»
è (finalmente) ritornato
16
Valute e obbligazioni
Tassi d’interesse in Svizzera
17 Iniezioni di liquidità della BCE senza effetto sulla
politica monetaria della BNS
18
Azioni e materie prime
19
Previsioni
20
Strutture di portafoglio
22
Dati di mercato
Colophon
Editore:
Redazione:
Foto di copertina:
Pubblicazione:
Ordinazioni:
Fine della redazione:
2 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Raiffeisen Svizzera società cooperativa, Raiffeisenplatz, CH-9001 San Gallo
Investment Services Raiffeisen Svizzera, Banca Vontobel
Thinkstock
mensile (doppio numero a luglio/agosto)
direttamente presso il vostro consulente alla clientela
martedi, 29 luglio 2014
Visione macro
Tassi delle banche centrali (a tre mesi)
A giugno, la Banca centrale europea ha più che soddisfatto le
aspettative degli operatori di mercato per quanto riguarda un
allentamento politico-monetario. Per contro, la Banca centrale
statunitense Fed manterrà la sua tabella di marcia e ridurrà i
suoi acquisti di obbligazioni di USD 10 miliardi a ogni riunione.
Riteniamo sempre probabile un primo aumento dei tassi da
parte della Fed nel primo semestre 2015.
Rendimenti dei titoli di stato a dieci anni (su tre mesi)
Nei prossimi tre mesi ci aspettiamo un aumento dei rendimenti
di circa 20 punti base. Fa eccezione la Gran Bretagna. Poiché a
maggio l'inflazione è scesa a un valore minimo dell'1.5 per
cento, il rendimento dei titoli di stato britannici decennali non
dovrebbe aumentare di molto.
UME*
superiore
+
++
–
USA
Giappone
ME**
CH
consenso
Consenso = Consensus Inc., Londres
inferiore
– –
–
superiore
+
++
UME*
USA
Giappone
ME**
CH
Consenso = Consensus Inc., Londres
consenso
Inflazione nel 2014
Nelle nostre previsioni sull'inflazione non abbiamo effettuato
alcuna modifica significativa. Per l'Eurozona la nostra previsione
è leggermente superiore al consenso, per il Giappone e i paesi
emergenti, invece, leggermente inferiore al consenso. Secondo
la nostra stima, l'inflazione statunitense nel prossimo anno
supererà leggermente il livello del 2 per cento.
inferiore
– –
inferiore
– –
–
superiore
+
++
UME*
USA
Giappone
CH
Consenso = Consensus Inc., London
consenso
Crescita economica 2014
Abbiamo ulteriormente rivisto al ribasso le nostre previsioni di
crescita per gli Stati Uniti, mentre abbiamo corretto al rialzo
quelle per il Giappone. Il motivo era che l'US Bureau of Economic Analysis, per la seconda volta, ha rivisto al ribasso la crescita economica statunitense nel primo trimestre. In Giappone,
invece, il prodotto interno lordo per il primo trimestre è stato
corretto al rialzo.
consenso
Nella politica monetaria, Europa e Stati Uniti
scelgono strade diverse
inferiore
– –
–
superiore
+
++
D
USA
Giappone
CH
Consenso = Consensus Inc., Londres
* Unione monetaria europea
** Mercati emergenti
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 3
Strategia d'investimento
Incremento a breve
termine del potenziale
di flessione sui mercati
azionari
Nel mese di giugno le volatilità dei mercati azionari hanno
raggiunto nuovi livelli minimi. Secondo il nostro parere,
ciò è dovuto al fatto che le banche centrali tengono fede
alla loro politica monetaria espansiva oppure addirittura,
come nel caso della Banca centrale europea, la rendono
ancora più espansiva. Il risultante contesto di bassi tassi
contribuisce a far sì che non solo i mercati azionari ma
anche l'umore degli investitori raggiungano nuovi livelli
massimi. Questa estrema fiducia, in combinazione con
mercati tendenzialmente «ipercomprati», nasconde a no­
stro avviso dei rischi; prevediamo un incremento della vulnerabilità dei mercati finanziari a breve termine. A medio
termine, in considerazione delle positive prospettive economiche, riteniamo ancora giustificata la «sovraponderazione» della quota azionaria.
Sottoponderato Neutrale Sovraponderato
molto leggermente
leggermente molto
Liquidità
Obbligazioni
Azioni
1
2
Manteniamo la nostra leggera «sovraponde­
razione» nella liquidità.
Quanto alle obbligazioni, manteniamo la no­
stra «sottoponderazione». Continuiamo a preferire le obbligazioni ad alto rendimento e
quelle dei paesi emergenti.
Oro
3
Nella categoria d'investimento Azioni manteniamo una posizione di «sovraponderazione».
4
La nostra posizione Oro «sottoponderata» non
ha subito modifiche.
Materie
prime
Manteniamo una «sottoponderazione» nelle
materie prime. Tuttavia sfrutteremmo le fasi
di debolezza per comprare e aumenteremmo la
nostra posizione a un livello «neutrale». Questo
al fine di tutelarci da rischi geopolitici.
Strategie
alternative
5
6
Manteniamo la nostra posizione «sottoponderata» nelle strategie alternative.
Variazioni rispetto al mese precedente: invariato, aumentato, ridotto.
4 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Strategia d'investimento
Valute
Dal momento che sul medio termine gli USA dovrebbero presentare la più forte crescita economica, la nostra «sovraponderazione» del dollaro statunitense nei portafogli in franchi
svizzeri ed euro riflette le nostre convinzioni. A nostro parere,
la Banca nazionale svizzera continuerà a mantenere nel 2014
il limite minimo di franchi 1.20 rispetto all'euro.
Obbligazioni
Nel nostro scenario principale di una ripresa economica sincronizzata a livello globale, per i prossimi mesi prevediamo
ancora un leggero aumento dei tassi. Riteniamo pertanto ancora poco attraenti i titoli di stato dei paesi industrializzati.
Il segmento delle obbligazioni ad alto rendimento dovrebbe
nuovamente beneficiare di un'economia statunitense più forte. Anche per le obbligazioni dei mercati emergenti ci aspettiamo una prosecuzione della ripresa.
Negativo
Neutrale
Positivo
Sottoponderato
Neutrale
Sovraponderato
Sottoponderato
Neutrale
Sovraponderato
Sottoponderato
Neutrale
Sovraponderato
Sottoponderato
Neutrale
Sovraponderato
Sottoponderato
Neutrale
Sovraponderato
EUR per CHF
EUR per USD
USD per CHF
Titoli di stato
Paesi industrializzati
Paesi emergenti (esterni)
Paesi emergenti (locali)
Obbligazioni societarie
Investment Grade
High Yield
* In valute estere
** In valute locali
Azioni
A causa della politica monetaria espansiva e delle positive
prospettive economiche, manteniamo la nostra «sovraponderazione» nel settore azionario. A convincerci maggiormente
sono sempre le banche e le imprese tecnologiche statunitensi
nonché i gestori patrimoniali svizzeri. L'Eurozona e il Giappone sono tra le nostre regioni preferite.
Oro
La nostra «sottoponderazione» dell'oro resta invariata. A lungo termine la ripresa economica globale è favorevole a un
calo dei prezzi. A breve termine, però, il metallo prezioso
potrebbe guadagnare valore a seguito di effetti commerciali
stagionali o tecnici.
Materie prime
La situazione geopolitica in Medio Oriente si è ulteriormente
aggravata, fattore che fa tornare in primo piano la categoria
d'investimento delle materie prime. Vorremmo sfruttare le
eventuali correzioni dei prezzi del petrolio per riacquistare una
posizione «neutrale» in questa categoria d'investimento.
Strategie alternative
Dal momento che prevediamo un aumento dei tassi, riteniamo che le strategie alternative liquide rappresentino un'alternativa interessante ai titoli di stato.
Paesi industrializzati
Paesi emergenti
Oro
Materie prime
strategie alternative
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 5
Commento sul mercato
Image: Corbis
La ripresa economica mondiale
mantiene la rotta
Le banche centrali non inietteranno per sempre liquidità nei mercati. Pertanto, la Fed dovrebbe terminare i suoi acquisti di titoli in autunno.
«Le previsioni sono difficili, soprattutto se riguardano
il futuro.» Queste sagge parole del fisico danese e premio Nobel, Niels Bohr, ci inducono alla metà del 2014
a verificare i nostri scenari. Le nostre previsioni di novembre 2013 si sono avverate negli ultimi trimestri e
rimangono valide nel prossimo futuro? La conclusione
è che la nostra ipotesi centrale di una diffusa ripresa
congiunturale è stata confermata. Non vediamo alcun
motivo per prendere le distanze dalla nostra «sovraponderazione» di investimenti rischiosi, ma raccomandiamo agli investitori una parziale copertura dei loro
portafogli che attualmente si può ottenere convenien­
temente.
Confrontare le previsioni con la realtà qualche volta è scoraggiante, ma ne vale sempre la pena. Tutto sommato,
l'economia mondiale continua a registrare una ripresa, anche
se più lenta e stentata di quanto originariamente da noi previsto. Contemporaneamente è aumentata la possibilità di una
diffusa ripresa. Abbiamo quindi rivisto solo di poco le probabilità dei nostri tre scenari congiunturali. Con una probabilità
6 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
del 75 per cento domina sempre lo scenario di una «ripresa
sincronizzata». Molto meno importanti sono gli scenari «Ricaduta in stagnazione» e «Diffusione di timori inflazionistici»
(per maggiori informazioni è consultabile la rubrica «Tema
speciale», da pagina 8).
Gli Stati Uniti si riprendono dal periodo di freddo
Nel primo semestre 2014, il quadro era disomogeneo. Il debole primo trimestre negli Stati Uniti e il peggioramento della
congiuntura nei paesi emergenti hanno penalizzato
l'economia mondiale. Nell'Eurozona e in Giappone,
l'andamento è stato invece in linea con le aspettative e
l'economia britannica ha sorpreso positivamente. Cosa prevediamo per il secondo semestre? A nostro avviso, le previsioni
sono molto buone (vedi grafico 1): i deboli dati statunitensi
nel primo trimestre erano probabilmente solo uno scivolone
dovuto alle condizioni atmosferiche e nei paesi emergenti
l'effetto positivo della svalutazione delle valute locali si è manifestato in ritardo. Inoltre, molte nazioni possono finanziarsi
più facilmente. In Cina, le misure con le quali si intende compensare l'effetto frenante del debole mercato immobiliare si
riflettono lentamente nei migliori dati congiunturali.
Cosa faranno le banche centrali?
Nel primo semestre, i tassi d'inflazione in tutti i paesi industrializzati – almeno fino a poco tempo fa – sono stati inferiori
alle aspettative. Ciò ha consentito alle banche centrali più importanti di perseguire ancora una politica monetaria accomodante. È stata la Banca centrale europea (BCE) a far seguire
alle parole i fatti. All'inizio di giugno ha sorpreso i mercati con
molte misure non convenzionali che hanno lo scopo di ridurre
il rischio di deflazione e di stimolare la concessione di crediti
nell'Eurozona. La decisione dei banchieri centrali è stata unanime. Evidentemente il Presidente della BCE, Mario Draghi,
riesce a coinvolgere la Deutsche Bundesbank – da sempre un
baluardo contro tutte le misure inflazionistiche.
Tuttavia, le banche centrali non inietteranno per sempre liquidità nei mercati (vedi grafico 2). La Banca centrale statunitense Fed dovrebbe terminare i suoi acquisti di titoli («Quantitative Easing», QE) in autunno. Ciò rappresenterà un punto di
svolta nella politica monetaria statunitense, anche se probabilmente il tasso di riferimento sarà lasciato ancora a lungo
vicino allo zero. Effettivamente, dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008 l'indice S&P 500 ha registrato un aumento
solo nelle fasi di QE. E poiché le banche centrali prima o poi
dovranno terminare le iniezioni di liquidità, si può dire a ragione che in futuro gli aumenti dei corsi sui mercati azionari
si dovranno realizzare mediante un aumento dei profitti
aziendali.
precedente Presidente della Fed, Alan Greenspan, per mettere in guardia contro la formazione di una bolla sui mercati).
Infatti, il carosello delle fusioni e delle acquisizioni procede
a pieno ritmo e vengono emesse obbligazioni ad alto rendimento con ridotta protezione dei creditori. Tuttavia, gli inve­
stitori non sono ancora convinti dello scenario «goldilocks»,
ovvero di una ripresa congiunturale con bassi tassi, e non si
registra (ancora) l'euforia che sarebbe normale per un massimo storico del mercato.
Per il momento non vediamo alcun motivo per prendere le
distanze dalla nostra «sovraponderazione» di investimenti rischiosi, soprattutto dalle azioni. In questo ambito prestiamo
attenzione alle valutazioni e ai punti di svolta nella politica
monetaria. Ai nostri clienti raccomandiamo però di proteggere in parte i loro portafogli contro una correzione dei mercati
azionari. Grazie alla volatilità a minimi record, una tale protezione è attualmente molto attraente in termini di prezzi. Grafico 1: P
roduzione industriale dei paesi emergenti
con crescita stabile
in percentuale
20
15
10
I rischi: aumenti dei tassi e balzi del prezzo del
petrolio
Cosa potrebbe annullare la diffusa ripresa congiunturale da
noi prevista e indurci di conseguenza a un cambiamento degli
scenari? Soprattutto due rischi: in primo luogo, la formazione
di una bolla sui mercati finanziari potrebbe provocare un intervento delle banche centrali preoccupate per la stabilità finanziaria. Questa però non è la nostra preoccupazione principale. Di recente, la Presidente della Fed, Janet Yellen, ha
nuovamente dichiarato che le valutazioni in tutte le categorie
d'investimento non le sembrano eccessive e che siamo di
fronte solo a una «ricerca di rendimento». Per la BCE e la Bank
of Japan i corsi dei titoli in forte rialzo non sarebbero un pro­
blema – anzi, tutt'altro. Solo alla Bank of England il surriscaldato mercato immobiliare di Londra crea lentamente delle
preoccupazioni. Il secondo rischio riguarda le crisi irrisolte in
Ucraina e in Iraq. Il rialzo dei prezzi del petrolio in seguito alla
persistente violenza nella Mesopotamia potrebbe frenare la
ripresa congiunturale su larga scala.
Parziale copertura del portafoglio contro le correzioni
del mercato.
L'attuale contesto – politica monetaria estremamente accomodante, moderata crescita economica e buoni profitti aziendali – è conveniente per i mercati finanziari nonostante il pericolo di un forte rialzo. La «normalizzazione» della politica
monetaria, in qualsiasi modo essa avvenga, genera senza
dubbio modeste prospettive di rendimento per i titoli di stato
e per molte obbligazioni societarie. Sono già riconoscibili i primi segnali di esuberanza (questo termine è stato utilizzato dal
5
0
-5
-10
-15
-20
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
Produzione industriale dei paesi emergenti
Produzione industriale dei dieci paesi industrializzati più importanti
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Grafico 2: I bilanci della maggior parte delle banche centrali sono gonfiati
Bilanci delle banche centrali, indicizzati (inizio 2007 = 100)
600
500
400
300
200
100
0
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Banca centrale statunitense
Banca centrale europea
Banca centrale britannica
Banca centrale giapponese
Banca nazionale svizzera
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 7
Tema speciale
La ripresa economica in Oriente e in Occidente è sempre più sincronizzata. Nel secondo semestre sempre più economie nazionali dovrebbero intraprendere un percorso
I nostri tre scenari per l'economia globale 2014:
conclusioni a metà anno
A novembre dello scorso anno in questa sede nell'
«Investors' Outlook» abbiamo presentato i nostri tre
scenari per l'economia globale per il 2014 e le loro
probabilità di insorgenza. Alla fine dei primi sei mesi è
ora di fare un bilancio e di fornire una previsione ag­
giornata. Manteniamo ancora il nostro scenario prin8 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
cipale di una «ripresa sincronizzata», ma con una probabilità di insorgenza leggermente più bassa.
Nel nostro scenario principale «Ripresa sincronizzata» (cfr. riquadro) prevedevamo un'accelerazione della congiuntura sia
nei paesi industrializzati sia nei paesi emergenti. Nel frattem-
I nostri scenari economici per il 2014 in sintesi
Scenario 1: Ripresa sincronizzata
Probabilità di insorgenza: 75 per cento (finora: 80 per cento)
- USA: la ripresa economica viene alimentata dalla riduzione delle misure di risparmio statali, dalla produzione di ener-
gia, dall'edilizia e dalle vendite di autovetture.
- Eurozona: ripresa alimentata dalla riduzione del consolida
mento del bilancio, dalla diminuzione dei tassi nella perife ria, dai progressi verso l'Unione bancaria e dall'euro più debole
- Giappone: «Abenomics» (politica fiscale e monetaria es
pansiva e riforme economiche)
Image: Thinkstock
Scenario 2: Ricaduta in stagnazione
Probabilità di insorgenza: 20 per cento (finora: 15 per cento)
- Globale: forte aumento dei prezzi dell'energia, conflitto commerciale con la Russia
- USA: il forte aumento dei tassi determina un calo della do-
manda sensibile ai tassi; ripresa del contrasto sul bilancio.
- Eurozona: il test per le banche o addirittura il fallimento dell'Unione bancaria determina una stretta creditizia; le crisi politiche provocano un nuovo aumento dei rendi-
menti nella periferia
- Giappone: il pacchetto di stimolo non può compensare l'aumento dell'imposta sui consumi; le riforme economiche falliscono; il debito statale risveglia le preoccupazioni per le insolvenze (scenario Grecia)
Scenario 3: Diffusione di timori inflazionistici
Probabilità di insorgenza: 5 per cento (invariato)
- USA: una politica monetaria espansiva troppo duratura / forte determina inflazione; l'economia cresce sopra il po-
tenziale; il forte calo del tasso di disoccupazione provoca una pressione sui salari
- Shock dei prezzi per le materie prime in combinazione con una robusta economia
- Paesi emergenti: la forte svalutazione delle valute dei paesi emergenti provoca un'inflazione «importata»
di crescita (nella foto: uno svincolo autostradale a Los Angeles).
po si è visto tuttavia che la crescita della produzione industriale dei paesi emergenti ristagnava a un tasso di crescita annuo
del 5 per cento, mentre la produzione industriale dei paesi industrializzati accelerava (da un tasso di crescita annuo di appena l'1.6 per cento a ottobre 2013 al 3.3 per cento ad aprile
2014). Pertanto, la ripresa economica nei paesi emergenti e
in quelli industrializzati non ha un andamento sincronizzato.
Per i prossimi mesi prevediamo una sincronizzazione della
ripresa economica tra i paesi industrializzati e quelli emergenti. La congiuntura dei paesi emergenti dovrebbe accelerare a
causa della svalutazione delle loro valute e del conseguente
miglioramento della loro competitività. La ripresa congiunturale dei paesi industrializzati stimolerà anche le esportazioni
dei paesi emergenti.
Grafico 1: Stati Uniti con fortissimo miglioramento
delle finanze statali dal 2010
in percentuale del PIL
4
2
0
-2
-4
-6
-8
-10
-12
90
92
94
96
98
00
02
04
06
08
10
12
14
Saldo di bilancio del Governo federale degli Stati Uniti
Fonte. Datastream, Vontobel Asset Management
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 9
Tema speciale
USA: lo stato e i consumatori mettono a posto le loro
finanze
Negli Stati Uniti, la ripresa congiunturale 2014, da noi prevista, è stata frenata da un inverno estremamente freddo. Si è
avverata la nostra stima che nel 2014 non sarebbero state più
necessarie misure di risparmio statali, poiché il bilancio era
enormemente migliorato già nel 2013. Il saldo di bilancio è
migliorato, passando da un deficit del 12 per cento del prodotto interno lordo nell'autunno 2009 al 2.6 per cento (vedi
grafico 1, pagina 9). Le discussioni sui risparmi di bilancio e
sul tetto dell'indebitamento sono infatti cessate.
Dopo che le famiglie hanno ridotto enormemente il loro
indebitamento (relativamente al reddito disponibile) tra il
2007 e il 2014, ora è prevista una velocità più tollerabile nella
riduzione del debito. Pertanto si deve mettere da parte meno
reddito per la riduzione del debito e le famiglie possono di
nuovo spendere di più. Ne traggono profitto soprattutto le
spese per i beni di consumo durevoli e gli investimenti
nell'edilizia residenziale. La crescita molto forte della domanda di autovetture e di abitazioni dovrebbe quindi continuare
e accelerare di nuovo.
Il boom dell'energia negli Stati Uniti continua. Grazie
all'estrazione di petrolio e gas di scisto la produzione di energia aumenta notevolmente. Dal 2006 la produzione di gas
naturale è aumentata del 37 per cento e la produzione di pe­
trolio è aumentata del 57 per cento (vedere grafico 2). La forte crescita della produzione di energia non produce solo creazione di valore e ulteriori posti di lavoro, ma rende gli Stati
Uniti anche più indipendenti dalle importazioni di energia,
con conseguente riduzione del deficit delle partite correnti.
I rendimenti (ponderati in base alla forza economica) per i titoli di stato dei paesi periferici europei (Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia) si sono normalizzati, passando da oltre
il 9 per cento alla fine del 2011 al 4.5 per cento alla fine del
2013. Questo calo dei rendimenti è proseguito dall'inizio
dell'anno e la media è ora solo del 3 per cento.
Oltre ai tassi per gli stati periferici, sono diminuiti anche
quelli per le imprese che hanno accesso al mercato dei capitali. Per le obbligazioni societarie estremamente sicure (rating
AAA-BBB) si deve pagare solo un rendimento dell'1.5 per cento, rispetto al 5 per cento alla fine del 2011 (vedi grafico 4).
Finora le piccole e medie imprese, che non avevano accesso al mercato dei capitali, non potevano beneficiare di questo
calo dei rendimenti, poiché i tassi per i crediti bancari sono
ancora molto elevati. Durante la sua riunione di giugno, la
Banca centrale europea (BCE) ha optato per mirate operazioni
di rifinanziamento a lungo termine (Targeted Long-Term Refinancing Operations = TLTRO). In questo modo, la BCE offre
alle banche commerciali uno stimolo per aumentare le loro
concessione di crediti. Non appena comprerà anche sul mercato direttamente Asset Backed Securities – prevediamo una
corrispondente decisione della BCE durante la riunione del 3
luglio – il programma di stimolo della BCE per la concessione
di crediti delle banche sarà completo.
Anche nell'Eurozona, lo scenario di una ricaduta in stagnazione non si è quindi verificato. Anzi, le condizioni di finanziamento per gli stati periferici e anche per le imprese si sono ulteriormente normalizzate e le recenti misure della BCE
dovrebbero determinare una continuazione di questa tendenza che coinvolgerà anche le PMI. Il percorso verso l'Unione
Eurozona: premesse intatte per la ripresa
Dopo che l'anno scorso l'economia dell'Eurozona è diminuita
ancora dello 0.4 per cento, i semafori congiunturali sono attualmente sul verde. Nel 2013, i governi dell'Eurozona hanno
dovuto adottare ancora incisive misure di risparmio per quanto riguarda il bilancio. Il saldo di bilancio depurato dal ciclo
economico senza pagamenti di interessi è stato migliorato di
0.9 punti percentuali del prodotto interno lordo: questo dato
mostra fino a che punto la politica di bilancio influenza la
congiuntura. Quest'anno, questo indice scenderà allo 0.1 per
cento, il che determina una stimolazione della congiuntura
rispetto al 2013 (vedi grafico 3). Le condizioni di finanziamento nell'Eurozona sono enormemente migliorate già nel 2013.
10 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Image: Shutterstock
La domanda di autovetture e di abitazioni
cresce sensibilmente
negli Stati Uniti.
Davanti agli immobili statunitensi si trovano di nuovo in misura maggiore i cartelli «venduto».
bancaria è stato intrapreso e si è dimostrato meno accidentato del previsto.
In Giappone, l'aumento dell'imposta sui consumi sembra
frenare la congiuntura in misura meno forte di quanto temuto. Anche se il clima congiunturale dopo l'aumento
dell'imposta sul valore aggiunto è notevolmente peggiorato,
nel frattempo molti indicatori mostrano chiaramente che il
peggioramento congiunturale sarà solo di natura provvisoria.
Inoltre, il governo giapponese ha annunciato una riduzione
dell'imposizione fiscale per le aziende, il che compensa
l'aumento dell'imposta sui consumi.
I rischi geopolitici passano in primo piano
Secondo la suddetta analisi avremmo probabilmente dovuto
aumentare le probabilità di insorgenza per il nostro scenario
principale che lo scorso novembre avevamo stimato all'80 per
cento. Vi abbiamo però rinunciato a causa dei nuovi rischi
geopolitici. La crisi ucraina ha il potenziale di mettere a rischio
l'approvvigionamento di gas naturale dell'Europa – il più importante gasdotto di transito dalla Russia all'Europa occidentale passa attraverso l'Ucraina – e di generare una guerra
commerciale con sanzioni tra la Russia e l'Occidente.
La guerra civile in Siria si è inasprita e in Iraq parti del territorio nazionale sono controllate dalla milizia Isis (Isis deriva
da: islamic state in Iraq and Syria). L'Iraq è il secondo produttore di petrolio all'interno dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) ed è al quinto posto nel mondo
per quanto riguarda le riserve di petrolio provate. L'instabilità
dell'Iraq potrebbe mettere in pericolo gli investimenti
nell'economia petrolifera irachena e quindi mettere in dubbio
l'ambizioso obiettivo di aumentare la produzione di petrolio
fino al 2017 a 12 milioni di barili al giorno (dagli attuali 3 mi­
lioni circa). Ciò potrebbe determinare un forte aumento del
prezzo del petrolio.
L'aumento dei prezzi dell'energia e i conflitti commerciali
hanno il potenziale di frenare la ripresa economica globale.
Rispetto a novembre abbiamo quindi rivisto al rialzo di 5 punti
percentuali la probabilità di insorgenza del nostro scenario
«Ricaduta in stagnazione», portandola dal 15 per cento al 20
percento e abbiamo ridotto quella della «Ripresa sincronizzata» dall'80 per cento al 75 per cento.
Grafico 2: La produzione di energia negli Stati Uniti
aumenta sensibilmente
in miliardi di piedi cubi
in milioni di barili al giorno
2200
8.0
2100
7.5
2000
7.0
1900
6.5
1800
6.0
1700
5.5
1600
5.0
4.5
1500
02
04
06
08
10
12
14
Gas naturale (scala di sinistra; smoothed)
Petrolio (scala di destra; smoothed)
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Grafico 3:Il calo dei risparmi di bilancio supporta la
congiuntura nell'Eurozona
in percentuale del PIL
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
-0.5
-1.0
-1.5
-2.0
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014F
2015F
positiva variazione del saldo primario depurato dal ciclo economico
negativa variazione del saldo primario depurato dal ciclo economico
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Grafico 4: Le imprese nell'Eurozona possono finanziarsi
convenientemente sul mercato dei capitali
in percentuale
Inflazione sempre molto improbabile
Riteniamo sempre molto improbabile lo scenario «Diffusione
di timori inflazionistici». Da novembre 2013, per gli Stati Uniti
abbiamo rivisto al ribasso di 0.2 punti percentuali le previsioni
sull'inflazione per il 2014 portandole all'1.9 per cento e per
l'Eurozona addirittura di 0.7 punti percentuali allo 0.9 per
cento. Perfino per i paesi emergenti abbiamo ridotto le previsioni sull'inflazione 2014 dal 4.3 per cento al 4.1 per cento.
Esiste tuttavia un rischio residuo (come finora del 5 per cento)
che le banche centrali abbiamo adottato una politica monetaria troppo espansiva per troppo tempo, generando quindi inflazione.
5
4
3
2
1
2010
2011
2012
2013
2014
Rendimento dei titoli di stato tedeschi a dieci anni
Rendimento per obbligazioni societarie dell'UEM
Fonte. Datastream, Vontobel Asset Management
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 11
Economia dei paesi industrializzati
Stati industrializzati: la congiuntura
mette una marcia in più
Dopo il letargo nel primo trimestre, ora la congiuntura
negli Stati Uniti accelera di nuovo. Nell'Eurozona, la
ripresa è ancora contenuta, ma l'economia ha superato la recessione dell'anno scorso. In Giappone si regi­
stra un miglioramento del clima economico, dopo che
in aprile l'aumento dell'IVA aveva influenzato negativamente l'umore.
cento, con conseguente risultato complessivamente negativo
del settore estero. Per contro, tutte le componenti
dell'economia nazionale hanno contribuito alla crescita,
Eurozona: la «periferia» raggiunge i livelli della
Germania
L'economia dell'Eurozona si trova sempre di fronte a una moderata tendenza rialzista. Come si può rilevare dalle componenti relative alla debole crescita del prodotto interno lordo
(PIL) nel primo trimestre, l'economia estera ha sempre un effetto frenante a causa del forte euro. Da un lato, le esporta­
zioni hanno registrato solo una debole crescita dello 0.3 per
cento rispetto al trimestre precedente (vedi grafico 2) e
dall'altro lato le importazioni sono aumentate dello 0.8 per
12 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Image: Shutterstock
Di recente, dagli Stati Uniti è giunta una notizia piuttosto
insolita: la crescita dell'economia statunitense per il primo
trimestre è stata rivista per la seconda volta al ribasso dalle
autorità. Nei primi tre mesi del 2014 è ora ufficialmente diminuita dell'1 per cento (rispetto al trimestre precedente e stimata in base al tasso annuo). Tuttavia, dopo il letargo invernale nel primo trimestre molti indicatori economici segnalano
una forte accelerazione della crescita economica. Il tasso di
disoccupazione sceso al 6.3 per cento e i redditi disponibili
aumentati a un tasso annuo del 2 per cento circa hanno fatto
salire la fiducia dei consumatori a giugno al livello massimo da
gennaio 2008. In questo ambito sono migliorate sia le aspet­
tative sia la valutazione attuale. Pertanto, la domanda di
consumo, soprattutto quella di beni di consumo durevoli,
dovrebbe aumentare ancora. A maggio, le vendite di autovetture sono salite già del 4.6 per cento e il tasso di crescita
annuo è arrivato all'8.3 per cento, il valore più elevato da
agosto 2013.
La produzione nell'industria manifatturiera è aumentata a
maggio dello 0.7 per cento; rispetto al mese dell'esercizio
precedente ciò corrisponde a un incremento del 3.8 per cento. Il più importante barometro dell'umore per il mondo delle
imprese – l'indice dei responsabili degli acquisti per l'industria
manifatturiera degli Stati Uniti – per giugno non è ancora disponibile, ma gli indicatori della fiducia già noti segnalano che
l'indice parziale degli ordinativi (vedi grafico 1) ha registrato
un forte incremento. Prevediamo quindi che nei prossimi mesi
la produzione nell'industria manifatturiera accelererà.
A Lafayette a Parigi e in altri templi del consumismo europeo vi è molto movimento.
anche se questo in gran parte è da attribuire al settore pub­
blico.
I recenti indicatori dell'umore segnalano una dinamica
sempre moderata. Infatti, a giugno sia l'industria sia il settore
dei servizi si sono mostrati meno ottimisti, anche se le imprese prevedono sempre un'espansione. Rispetto all'industria
che dipende maggiormente dalle esportazioni, il settore dei
servizi si mostra relativamente resistente. Sebbene nel com­
plesso le imprese siano solo moderatamente ottimiste, la ripresa dovrebbe rivelarsi stabile. Questo perché nel frattempo
le imprese della cosiddetta periferia, che sono state maggiormente colpite dalla crisi dell'euro, sono fiduciose come quelle
della Germania. Inoltre, l'umore dei consumatori nell'Euro­
zona è attualmente a un livello quasi euforico.
Grafico 1:Il forte aumento degli ordinativi dovrebbe supportare la crescita congiunturale
statunitense
Indice dei responsabili degli acquisti per l'industria manifatturiera
70
60
50
40
30
20
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
Indice parziale degli ordinativi
I banchieri centrali europei adottano misure
coraggiose
L'inflazione ostinatamente bassa e la debole dinamica
dell'economia nell'Eurozona hanno indotto la Banca centrale
europea (BCE) a giugno a un ulteriore allentamento della sua
politica monetaria. Da un lato ha ridotto i tassi di riferimento
e ha introdotto per la prima volta un tasso negativo sui depositi per le banche. Dall'altro lato ha annunciato misure non
convenzionali per stimolare la concessione di crediti e la congiuntura nell'Eurozona. Infatti, mirate operazioni di rifinanziamento a lungo termine («Targeted Long-Term Refinancing
Operations», TLTRO) hanno lo scopo di incentivare i prestiti
bancari alle famiglie e alle imprese al di fuori del settore finanziario. Inoltre, la BCE intende fornire all'economia ulteriore liquidità. Il pacchetto di misure complessivamente sostanzioso
dovrebbe supportare la ripresa congiunturale, non da ultimo
tramite un euro più debole.
Modello di regressione con indice della Fed di Philadelphia e indice Empire
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Grafico 2: Alle esportazioni dell'Unione monetaria
europea manca come sempre lo slancio
Indice (inizio 2007 = 100)
140
130
120
110
100
90
80
2007
Giappone: l'aumento dell'IVA ha un effetto frenante
solo temporaneo
L'aumento dell'imposta sul valore aggiunto in aprile ha evidentemente provocato un anticipo degli acquisti nel primo
trimestre da parte dei consumatori giapponesi. Ciò ha regalato all'economia giapponese nei primi tre mesi una crescita
economica estremamente elevata del 6.7 per cento (rispetto
al trimestre precedente e stimata in base al tasso annuo). Tuttavia, ciò ha suscitato preoccupazioni per una possibile lacuna
della domanda nel secondo trimestre. Il crollo dei fatturati
delle vendite al dettaglio, le immatricolazioni per le autovetture, la fiducia dei consumatori e l'umore delle imprese in
aprile sembravano confermare questi timori.
Tuttavia, alcuni indicatori anticipatori, come la fiducia dei
consumatori e l'umore delle imprese, segnalano ora che
l'aumento dell'IVA non penalizzerà in maniera duratura la
ripresa economica in Giappone (vedi grafico 3). Inoltre,
l'annunciata diminuzione dell'imposizione fiscale per le aziende dovrebbe compensare l'effetto frenante sulla congiuntura,
dovuto all'aumento dell'IVA. 2008
2009
2010
2011
2012
2013
Esportazioni reali di beni e servizi
Esportazioni nominali di beni
Volume delle esportazioni
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Grafico 3: In Giappone la fiducia delle imprese è
nuovamente migliorata dopo un
peggioramento
in percentuale rispetto all'esercizio precedente
Indice
60
30
20
50
10
40
0
-10
30
-20
20
-30
-40
10
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Umore delle piccole e medie imprese (scala di sinistra)
Produzione dell'industria manifatturiera (scala di destra)
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 13
Economia dei paesi emergenti
L'appetito per gli investimenti «Emerging
Markets» è (finalmente) ritornato
Nonostante le notizie di una possibile nuova insolvenza dell'Argentina, il contesto per le obbligazioni e le
valute dei paesi emergenti dovrebbe rimanere buono.
Di questo è responsabile non da ultimo una politica
monetaria sempre espansiva delle banche centrali dei
paesi industrializzati. La riduzione dei deficit delle
partite correnti in molti «Emerging Markets» continua, mentre per le prospettive congiunturali il quadro
non è chiaro. Attualmente sono meno importanti i
rischi politici.
Le obbligazioni dei paesi emergenti sia in USD sia in valuta locale hanno registrato un forte rally dalla fine di gennaio 2014.
Per quanto riguarda le azioni dei paesi emergenti, tali azioni
da marzo sono state addirittura in grado di superare la performance dei mercati dei paesi industrializzati. Per tutte le categorie d'investimento hanno svolto un ruolo decisivo soprattutto la liquidità globale sempre elevata in combinazione con
i dati fondamentali in miglioramento. Si tratta di un contesto
che promette bene anche nei prossimi mesi – a meno che nei
paesi industrializzati non si verifichi un abbandono della politica monetaria estremamente accomodante o un forte aumento dei rendimenti. Sarebbero giustificate le preoccupazioni se
i paesi emergenti fino a quel momento registrassero troppo
pochi progressi nella riduzione dei deficit delle partite correnti
oppure nel rilancio dell'economia. Se paesi come la Turchia
Grafico 1:rendimenti statunitensi influenzano
le valute dei paesi emergenti
Indice
sfruttassero il recente rafforzamento della valuta per riduzioni
dei tassi troppo aggressive, questo sarebbe un ulteriore se­
gnale d'allarme.
Bassi tassi statunitensi come aiuto esterno
I rendimenti negli Stati Uniti e in altri paesi industrializzati rappresentano costi d'opportunità dal punto di vista di chi inve­
ste nei paesi emergenti. Il rialzo dei rendimenti statunitensi
rende quindi tendenzialmente più attraenti gli investimenti
nelle obbligazioni statunitensi. Nel 2013, il rialzo dei rendimenti statunitensi al 3 per cento circa è stato accompagnato
da una forte correzione delle valute e delle obbligazioni dei
paesi emergenti (vedi grafico 1). La correzione delle obbliga­
zioni dei paesi emergenti si è conclusa solo quando agli investitori è stata offerta di nuovo una remunerazione sulle obbligazioni dei paesi emergenti, che era adeguata rispetto ai
rendimenti statunitensi nel frattempo più elevati.
Quindi, l'eventuale imminenza di un nuovo forte aumento
dei rendimenti statunitensi e quindi di un calo dei corsi delle
obbligazioni e valute di questi paesi dovrebbe essere importante per le obbligazioni e per le valute nei paesi emergenti.
Nei mesi estivi riteniamo piuttosto improbabile uno scenario
del genere. A nostro parere, per il momento la Banca statunitense Fed che attualmente mantiene basse con successo le
previsioni sui tassi, non modificherà il suo atteggiamento. Inoltre, nei prossimi mesi la liquidità globale sui mercati finan­
Grafico 2:I deficit della bilancia commerciale hanno un andamento ancora in calo
in percentuale
in percentuale del PIL
130
3.5
6.0
128
3.3
4.0
126
Svalutazione delle valute dei paesi emergenti
rispetto al dollaro statunitense
3.1
124
2.9
122
2.7
2.0
0.0
120
2.5
-2.0
118
2.3
-4.0
116
2.1
114
1.9
112
1.7
110
1.5
Gen 13 Mar 13 Mag 13 Lug 13 Set 13 Nov 13 Gen 14 Mar 14 Mag 14
-6.0
-8.0
-10.0
2000
2002
2004
2006
Valute dei paesi emergenti per USD (scala di sinistra)
India
Sudafrica
Rendimento dei titoli di stato decennali statunitensi (scala di destra)
Indonesia
Turchia
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
14 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
2008
2010
Brasile
2012
2014
Image: Shutterstock
All'interno dei paesi emergenti, le differenze riguardanti le prospettive congiunturali sono notevoli (nella foto: il mercato galleggiante a Hatyai, in Tailandia).
ziari internazionali dovrebbe rimanere elevata. A causa degli
acquisti di obbligazioni, la Fed e la Bank of Japan continueranno a iniettare liquidità nei mercati e in Europa sono in programma nuove misure di allentamento: Di recente, la Banca
centrale europea (BCE) ha diminuito i tassi e ha deciso misure
per stimolare la concessione di crediti alle imprese.
Le prospettive di un calo dei deficit sono intatte
Per l'andamento del valore degli investimenti «Emerging Markets», oltre agli influssi esterni svolgono naturalmente un ruolo importante anche fattori specifici di un paese. Infatti per
esempio l'aumento dei deficit del commercio estero è equivalente a un maggiore fabbisogno di rifinanziamento sui mercati finanziari internazionali. Pertanto è poco sorprendente che i
paesi, che non hanno elevati deficit delle partite correnti, durante le fasi di forti aumenti dei rendimenti nei paesi indus­
trializzati tendenzialmente risentano in misura minore dei
deflussi di capitale rispetto ai paesi con deficit elevati. Nel
complesso, la tendenza al calo dei deficit delle partite correnti
nei paesi emergenti dovrebbe continuare (vedi grafico 2).
Un importante fattore per l'attrattiva delle azioni e delle
valute sono anche le prospettive economiche dei rispettivi paesi. Tuttavia, per quanto riguarda le prospettive congiunturali
si riscontrano forti divergenze all'interno dei paesi emergenti.
I paesi con maggiori deficit delle partite correnti registrano attualmente dati congiunturali piuttosto deboli, mentre i paesi
con bassi deficit o leggere eccedenze hanno un andamento
tendenzialmente migliore. Una ripresa congiunturale nei paesi
con «solidi» dati fondamentali, quali Corea del Sud, Malesia o
Messico, dovrebbe determinare a medio termine aumenti dei
tassi e sostenere quindi le valute.
La debolezza congiunturale ha anche lati positivi
Nelle economie piuttosto «vulnerabili» con elevati deficit delle
partite correnti – rientrano in questa categoria il Brasile, la
Turchia, il Sudafrica, l'India e l'Indonesia – non dovrebbe verificarsi una pressione alla rivalutazione politico-monetaria tra-
mite aumenti dei tassi. Tuttavia, in questi casi i dati congiun­
turali più deboli hanno anche i loro lati positivi. Una moderata
crescita dei consumi provoca infatti un calo dei tassi di cres­
cita delle importazioni. Ciò, a sua volta, nell'ipotesi che tutti
gli altri fattori d'influsso rimangano costanti, favorisce un calo
dei deficit delle partite correnti. Pertanto, l'indebolimento
congiunturale ha un effetto di autocorrezione, che potrebbe
rivelarsi ancora utile se la liquidità sui mercati finanziari internazionali dovesse diminuire veramente. Fino a quel momento, infatti il fabbisogno di rifinanziamento di questi paesi, che
dipende anche dal livello del deficit delle partite correnti, dovrebbe essere diminuito.
Paesi emergenti: la
tendenza al calo dei
deficit delle partite
correnti dovrebbe
continuare.
Nonostante i rischi politici, gli investitori sono ottimisti
Attualmente, gli investitori hanno un atteggiamento positivo
nei confronti dei paesi emergenti. Il conflitto tra l'Ucraina e la
Russia non ha scosso la nuova fiducia nei paesi emergenti,
anche se gli investitori hanno ritirato il capitale da questi due
paesi. Anche le elezioni in programma in molti paesi non hanno aumentato la volatilità. Al contrario: di recente le oscilla­
zioni delle valute dei paesi emergenti sono diminuite. Ciò è
dipeso sicuramente dai positivi sviluppi politici, come la netta
vittoria elettorale di Narendra Modi in India, che si crede sia in
grado di introdurre fondamentali riforme economiche. Tuttavia il miglioramento del contesto esterno dovrebbe essere determinante.
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 15
Valute
Obbligazioni
USA: nonostante la ripresa ancora nessun segnale
di un aumento dei tassi
Le obbligazioni protette
dall'inflazione sono
sempre poco attraenti
Continuiamo a prevedere un aumento del dollaro
statunitense, che dovrebbe verificarsi non appena la
Banca centrale statunitense non deluderà più le
aspettative di aumenti dei tassi. Vediamo potenziale
rialzista rispetto all'euro e al franco svizzero oltre che
per il «biglietto verde» anche per la sterlina britannica.
Ultimamente, l'inflazione negli Stati Uniti è sorprendentemente aumentata. Gli investimenti nei titoli di
stato protetti dall'inflazione sono ora diventati
attraenti? Riteniamo di no, poiché l'aumento
dell'inflazione è già riflessa nei corsi.
Nonostante il forte miglioramento degli indicatori congiunturali negli Stati Uniti, attualmente la Presidente della Fed, Janet
Yellen, riesce a mantenere basse le previsioni sui tassi. Se è
esatta la nostra stima che la Fed aumenterà i tassi nel primo
semestre 2015, ciò indicherebbe un crescente supporto
dell'USD a medio termine, soprattutto rispetto all'euro e al
franco svizzero, poiché i rispettivi banchieri centrali mantengono tenacemente la loro politica monetaria accomodante.
A differenza della Fed, la Banca centrale britannica ha recentemente rinunciato a lottare contro le previsioni sui tassi
del mercato. Secondo Mark Carney, il Presidente della Bank
of England, un primo intervento sui tassi nel 2014 non si può
più escludere completamente, il che rafforza ulteriormente il
nostro atteggiamento comunque già positivo nei confronti
della sterlina britannica. Alcuni dati fondamentali, quali per
esempio i differenziali di interesse, il prezzo del petrolio e
l'andamento del mercato azionario sono favorevoli a una sottovalutazione della corona norvegese e del dollaro canadese.
Anche le valute dei paesi emergenti rimangono attraenti per i
prossimi mesi (vedi anche pagina 14).
Gli US Treasury Inflation Protected Securities (TIPS) sono titoli
di stato che ricompensano gli investitori per la futura inflazione negli Stati Uniti. Mentre le obbligazioni nominali registrano
una perdita reale in caso di aumento del tasso d'inflazione, i
TIPS guadagnano valore. La differenza di rendimento tra i tradizionali titoli di stato statunitensi e i TIPS statunitensi viene
definita «break-even spread», il parametro per l'inflazione attesa dagli investitori. Se l'effettiva inflazione futura è superiore agli attuali break-even spread, i TIPS statunitensi hanno un
andamento migliore rispetto ai titoli di stato statunitensi.
Per la maggior parte dei periodi di osservazione, le obbligazioni nominali statunitensi hanno offerto a lungo termine
rendimenti paragonabili a quelli dei TIPS statunitensi (vedi
grafico). I TIPS hanno avuto un andamento migliore solo
quando la futura inflazione veniva notevolmente sottovalutata, come per esempio alla fine del 2008. I break-even spread
sono attualmente al 2.2 per cento e quindi le attuali aspettative del mercato riguardo alla futura inflazione statunitense
sembrano adeguate. Riteniamo quindi che attualmente i TIPS
statunitensi non offrano alcun vantaggio rispetto ai tradizionali titoli di stato statunitensi. Lo stesso vale anche per i titoli
di stato tedeschi protetti dall'inflazione. Grafico: Andamento valutario dall'inizio dell'anno
Grafico: «Obbligazioni TIPS» statunitensi senza premio
di rendimento
in percentuale rispetto al dollaro statunitense
Indice
in percentuale
200
Corona svedese
-4.4
Euro
160
-1.0
Dollaro canadese
140
-0.9
Corona norvegese
-1.4
-0.6
2.7
3.1
5.3
Sterlina britannica
60
5.9 Dollaro neozelandese
4
100
80
Dollaro australiano
5
120
Franco svizzero
Yen giapponese
6
180
3
2
40
1
20
0
0
Giu 04
Dic 06
Giu 09
Dic 11
Giu 14
Rendimento complessivo dei titoli di stato decennali statunitensi (scala di sinistra)
Rendimento complessivo delle obbligazioni TIPS decennali statunitensi
(scala di sinistra)
Break-even Spread delle obbligazioni TIPS decennali statunitensi (scala di destra)
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
16 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Fonte: Bloomberg, Vontobel Asset Management
Tassi d'interesse in Svizzera
L'iniezione di liquidità della BCE non
influisce sulla politica
monetaria della BNS
Grafico 1: Inflazione ancora vicina al limite della deflazione
50
50
40
40
30
30
20
20
10
10
0
0
-10
-10
-20
-20
Dopo che all'inizio di giugno la Banca centrale europea
(BCE) aveva sorpreso con una serie di incentivi, vi era molta attesa per la seduta della Banca nazionale svizzera
(BNS) di metà giugno. Quest'ultima ha tuttavia deciso di
mantenere invariata la propria politica monetaria. Secondo la BNS, la soglia minima del tasso di cambio di 1.20
franchi svizzeri per euro continua a essere il metodo adeguato per «prevenire un indesiderato inasprimento delle
condizioni quadro del contesto monetario».
Nella recente stima della situazione politico-monetaria, nonostante la decisione della BCE di abbassare i tassi d'interesse e
iniettare liquidità, la Banca nazionale svizzera (BNS) mantiene
sia la soglia minima del tasso di cambio di 1.20 franchi per
euro sia la banda di oscillazione del tasso di riferimento dallo
0 allo 0.25 per cento. La BNS prevede ancora un'inflazione
molto bassa per l'anno in corso e per i prossimi due anni (cfr.
grafico 1). Ne sono causa la ripresa solo titubante della con­
giuntura internazionale e l'inflazione inaspettatamente bassa
dell'Eurozona. All'interno della Svizzera le capacità produttive
non sarebbero pienamente utilizzate.
BNS (troppo) preoccupata in merito ai mercati immobiliari e ipotecari
Sebbene i più rigidi requisiti in materia di fondi propri annunciati a gennaio dal Consiglio federale per i crediti ipotecari
(parola chiave: cuscinetto di capitale anticiclico) entrino in
vigore alla fine di giugno, la BNS continua a mostrarsi preoccupata in merito all'andamento del mercato immobiliare e
ipotecario. Essa ritiene che vi sia solamente un lieve indebolimento della dinamica e che manchino indizi concreti di una
stabilizzazione. La BNS avverte che seguirà con attenzione
l'andamento del mercato ipotecario e immobiliare e verificherà periodicamente se i cuscinetti di capitale anticiclico
debbano essere adeguati. In tal modo la BNS contraddice un
recente studio del Fondo monetario internazionale (FMI), in
base al quale i due indicatori di valutazione per i prezzi immobiliari, il rapporto dei prezzi degli immobili con il reddito disponibile e il rapporto con le locazioni, non sono, in Svizzera,
al di sopra della media a lungo termine. Secondo l'FMI, quindi, gli immobili sono equamente valutati. Questo è anche il
risultato della nostra analisi (cfr. grafico 2).
Nessuna fuga di capitali in Svizzera dopo la decisione
della BCE
La soglia minima del tasso di cambio di 1.20 franchi per euro
1985
1990
1995
One family home price index to rent ratio
2000
2005
2010
Source: Thomson Reuters Datastream
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
Grafico 2: Immobili né convenienti né costosi
rispetto alle locazioni
Divergenza in percentuale del rapporto del prezzo degli immobili rispetto alle locazioni
nei confronti della media sul lungo termine
50
50
40
40
30
30
20
20
10
10
0
0
-10
-10
-20
-20
1985
1990
1995
One family home price index to rent ratio
2000
2005
2010
Source: Thomson Reuters Datastream
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
continua a essere credibile. Nonostante una leggera diminu­
zione, dalla seduta della BCE, della differenza d'interesse tra
euro e franco svizzero per il Libor a tre mesi, l'euro si è svalutato solo leggermente rispetto al franco. L'importo dei depositi a vista presso la Banca centrale non è cambiato dalla decisione della BCE; un indizio che non vi sono state ridistribuzioni
di capitale in Svizzera.
Obbligazioni svizzere poco allettanti
Prevediamo che la BNS nei prossimi dodici mesi manterrà invariati i tassi di riferimento, tra lo 0 e lo 0.25 per cento. Finché
l'inflazione resterà sotto l'1 per cento, la BNS non modificherà
nemmeno la soglia minima del tasso di cambio di 1.20 franchi
per euro. Per il 2015 prevediamo un aumento dell'inflazione
allo 0.8 per cento. Le esportazioni svizzere dovrebbero trarre
vantaggio dalla ripresa da noi prevista per l'Eurozona. Ne
conseguirebbero l'aumento della produzione industriale e un
incremento nello sfruttamento delle capacità. I rendimenti dei
titoli decennali della Confederazione dovrebbero quindi aumentare, entro l'estate del 2015, fino a circa l'1.2 per cento.
I bassi rendimenti e il rischio di una crescita dei rendimenti
continuano a rendere poco interessanti i titoli della Confede­
razione. Non costituisce un'opzione nemmeno il ripiego su
obbligazioni societarie, a causa dei livelli minimi dei premi di
rendimento rispetto ai titoli di stato.
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 17
Azioni
Materie prime
Corsi di borsa in
Giappone con ulteriore
potenziale rialzista
Prezzo del petrolio:
nell'ambito dell'inaspri­
mento del conflitto in Iraq
Dall'inizio dell'anno, l'indice giapponese Nikkei-225 ha
avuto un andamento nettamente peggiore rispetto alla
maggior parte degli altri indici di riferimento globali.
Per quanto riguarda il futuro andamento del mercato
azionario giapponese, sia le valutazioni delle azioni sia
le revisioni degli utili ci rendono fiduciosi.
L'avanzata del gruppo terroristico Isis in Iraq ha avuto
un effetto anche sul prezzo del petrolio. In seguito
all'aumento delle incertezze in Medio Oriente, almeno
a breve termine il prezzo del petrolio dovrebbe avere
un maggiore premio di rischio. Un'interruzione della
produzione – come in Libia – colpirebbe in modo
sensibile l'offerta di petrolio.
Alla fine del 2012 e nei primi mesi del 2013, la borsa giapponese ha registrato un andamento estremamente forte, alimentata da una politica monetaria molto espansiva della Banca centrale giapponese che ha indebolito sensibilmente lo
yen. Ciò ha favorito particolarmente le imprese esportatrici,
i cui utili sono stati superiori al previsto.
L'inflazione potrebbe determinare un
riposizionamento nelle azioni
Rimaniamo sempre scettici per quanto riguarda la capacità
del governo giapponese di eseguire riforme fondamentali.
Tuttavia, un'inflazione un po' più elevata dovrebbe indurre gli
investitori in Giappone a spostare i loro patrimoni dalle obbligazioni alle azioni. Inoltre, una crescita economica statunitense più forte dovrebbe di nuovo indebolire leggermente lo yen,
il che assieme a una possibile riduzione delle imposte per le
imprese avrebbe un effetto positivo sugli utili. Pertanto, a
nostro parere dopo una pausa la ripresa dovrebbe continuare, ma probabilmente con meno vigore rispetto all'inizio del
2013.. Grafico: Attraenti valutazioni azionarie in Giappone
Con una produzione di poco più di tre milioni di barili al giorno (vedi grafico) l'Iraq copre oltre il 3 per cento della domanda globale di petrolio. All'interno dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio OPEC, il paese tra l'Eufrate e il Tigri è
il terzo produttore di petrolio.
Paesi emergenti davanti a una spinta inflazionistica?
Dopo l'interruzione quasi completa della produzione di petrolio (di circa 1.5 milioni di barili al giorno) dalla Libia in seguito
alla guerra civile, altre interruzioni della produzione potrebbero determinare un maggiore aumento del prezzo del petrolio.
Ciò, a sua volta, avrebbe tra l'altro effetti negativi sull'andamento dell'inflazione, soprattutto nei paesi emergenti, e in­
fluenzerebbe negativamente anche il nostro scenario principale di una ripresa economica globale. Questo scenario
«Worst Case» non si è ancora verificato e l'Iraq continua a
estrarre petrolio. Tuttavia, a causa dell'instabilità politica ed
economica nella regione attualmente non si può escludere
neanche il peggiore di tutti gli scenari. Grafico: Produzione di petrolio in Iraq finora non compromessa
Rapporto prezzo / valore contabile
in milioni di barili al giorno
5
3.4
3.2
4
3.0
3
2.8
2
2.6
1
2.4
2.2
0
90
92
94
Giappone
96
98
00
02
04
Media a lungo termine
Fonte: Datastream, Vontobel Asset Management
18 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
06
08
10
12
14
2009
2010
2011
Produzione irachena di petrolio
Fonte. IEA, Datastream, Vontobel Asset Management
2012
2013
2014
Previsioni
Previsioni sulla congiuntura e
sui mercati finanziari 2012–2015
Per quanto riguarda i temi prodotto interno lordo (PIL), inflazione/aspettative inflazionistiche, tassi delle banche centrali, titoli di
stato decennali, tassi di cambio e materie prime, la seguente lista mostra i valori effettivi, i tassi di cambio e i prezzi per gli anni
2012 e 2013 nonché le previsioni per gli anni 2014 e 2015.
2012
2013
Tasso
attuale
Previsione
2014
Mese
precedente
Previsione
2015
Mese
precedente
PIL Crescita media annua (in %)
Eurolandia
Stati Uniti
Giappone
Gran Bretagna
Svizzera
-0.6
2.8
1.4
0.3
1.1
-0.4
1.9
1.5
1.7
2.0
0.9
2.1
2.8
3.1
1.7
1.1
2.3
1.7
3.1
2.2
1.1
2.6
1.4
3.1
2.2
1.4
3.0
1.6
2.8
2.4
1.4
3.0
1.6
2.8
2.4
Inflazione Valore medio anno (in %)
Eurolandia
Stati Uniti
Giappone
Gran Bretagna
Svizzera
2.5
2.1
-0.5
2.8
-0.7
1.4
1.5
0.1
2.6
-0.2
0.5
2.0
3.2
1.5
0.2
0.9
1.9
2.4
1.9
0.0
0.9
1.8
2.4
1.9
0.0
1.4
2.1
1.6
2.2
0.8
1.4
2.1
1.6
2.3
0.8
2012
2013
Tasso
attuale
0.75
0.25
0.10
0.50
0.01
3.00
0.25
0.25
0.10
0.50
0.02
2.50
0.15
0.25
0.10
0.50
0.01
2.50
0.15
0.25
0.10
0.50
0.13
2.50
0.00
0.25
0.10
0.50
0.13
2.50
0.15
0.50
0.10
0.75
0.13
3.00
0.00
0.50
0.10
0.50
0.13
3.00
Tassi del mercato dei capitali
Rendimento dei titoli di stato a dieci anni (a fine anno) (Rendimento in %)
EUR (Germania)
1.3
1.9
EUR (GIIPS)
5.3
4.5
USD
1.8
3.0
JPY
0.8
0.7
GBP
1.8
3.0
CHF
0.5
1.1
AUD
3.3
4.3
1.4
3.0
2.6
0.6
2.8
0.7
3.7
1.6
3.2
2.8
0.7
2.8
0.9
4.1
1.6
3.6
2.8
0.7
2.8
1.0
4.2
1.8
3.4
3.0
0.9
3.0
1.2
4.6
1.8
3.8
3.0
0.9
2.9
1.3
4.6
Tassi di cambio A fine anno
CHF per EUR
CHF per USD
CHF per 100 JPY
CHF per GBP
CHF per AUD
USD per EUR
JPY per USD
USD per AUD
1.21
0.92
1.06
1.49
0.95
1.32
86
1.04
1.23
0.89
0.85
1.47
0.80
1.38
105
0.89
1.22
0.90
0.88
1.52
0.84
1.36
102
0.94
1.25
0.93
0.89
1.56
0.82
1.34
105
0.88
1.25
0.93
0.89
1.56
0.82
1.34
105
0.88
1.23
0.99
0.92
1.58
0.84
1.24
108
0.85
1.23
0.99
0.92
1.58
0.84
1.24
108
0.85
Materie prime A fine anno
Greggio (WTI, USD/barile)
Oro (USD/Uncia)
Rame (USD/tonnellata metrica)
110
1662
7907
111
1208
7376
114
1276
6719
113
1260
6700
107
1260
6700
108
1260
6700
105
1260
6700
Tassi delle banche centrali A fine anno (in %)
EUR
USD
JPY
GBP
CHF
AUD
Previsione a
Mese
Previsione a
Mese
3 mesi
precedente
12 mesi
precedente
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 19
Strutture di portafoglio CHF
Strutture di portafoglio CHF
La seguente lista mostra l'allocazione tattica della struttura di portafoglio in CHF, suddivisa per obiettivo d'investimento.
Sicurezza
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Svizzera
3.5
70.5
9.5
83.5
Europa ex CH
1 (a)
1
2
Nordamerica Giappone
5
4.5
-3.5
6
-
Europa ex CH
1
3 (c)
4
Nordamerica Giappone
4.9
1.7
3.7 (d)
2.5
-1.7
-2.5
8.6
-
Mercati
emergenti
6.5 (b)
6.5
High Yield
6
-6
-
Altro
2 (c)
2
Totale
9.5
90.5
100
BM
5
95
100
Min.
80
-
Max.
25
100
15
-
High Yield
6
Altro
2 (b)
1 (f)
3
Totale
7.3
55.5
26.7
10.5
100
BM
5
60
20
15
100
Min.
45
5
-
Max.
40
75
35
30
-
a) liquidità in EUR 1%
b) di cui EMBI 2% & Messico 1.5%
c) obbligazioni statali de la norvegia 2%
Reddito
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Svizzera
1.4
39.3
11.5
10.5 (g)
10.2
72.9
Mercati
emergenti
6.5 (a)
5 (e)
11.5
-6
-
Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 3%, immobili 4%, oro coperto in CHF 4% & materie prime coperti in CHF 4%
a) di cui Messico 1.5% & 2% EMBI | b) obbligazioni statali de la norvegia 2% | c) di cui Euro Stoxx 50 2% | d) di cui US-Banks 0.5% & US-IT 0.5%
e) di cui MSCI China 1.5% | f) Future Resources 1% | g) Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 1.5%, immobili 4%, oro coperto in CHF 2% & materie prime coperti
in CHF 3%
Equilibrio
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Svizzera
1.5
21.0
21.5
10.5 (g)
9.3
63.8
Europa ex CH
1
4.8 (c)
5.8
Nordamerica Giappone
4.7
9.2 (d)
3.3
-3.3
13.9
-
Mercati
emergenti
6.5 (a)
6.0 (e)
12.5
High Yield
6
-6
-
Altro
2 (b)
2 (f)
4
Totale
7.2
35.5
46.8
10.5
100
BM
5
40
40
15
100
Min.
25
25
-
Max.
40
55
55
30
-
Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 3%, immobili 4%, oro coperto in CHF 3% & materie prime coperti in CHF 5%
a) di cui Messico 1.5% & 2% EMBI | b) obbligazioni statali de la norvegia 2% | c) di cui Euro Stoxx 50 3% | d) di cui US-Banks 1.5% & US-IT 1.5%
e) di cui MSCI China 2% | f) Future Resources 2% | g) Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 1.5%, immobili 4%, oro coperto in CHF 1% & materie prime coperti in
CHF 4%
Crescita
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Svizzera
1.1
1.0
31.5
10.5 (g)
10.1
54.2
Europa ex CH
1
7 (c)
8
Nordamerica Giappone
4.7
14.6 (d)
4.1
-4.1
19.3
-
Mercati
emergenti
6.5 (a)
7 (e)
13.5
High Yield
6
-6
-
Altro
2 (b)
3 (f)
5
Totale
6.8
15.5
67.2
10.5
100
BM
5
20
60
15
100
Min.
5
45
-
Max.
40
35
75
30
-
Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 3%, immobili 3%, oro coperto in CHF 3% & materie prime coperti in CHF 6%
a) di cui Messico 1.5% & 2% EMBI | b) obbligazioni statali de la norvegia 2% | c) di cui Euro Stoxx 50 4% | d) di cui US-Banks 2% & US-IT 2%
e) di cui MSCI China 2.5% | f) Future Resources 3% | g) Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 1.5%, immobili 3%, oro coperto in CHF 1% & materie prime coperti in
CHF 5%
Azioni
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Svizzera
0.1
39.6
6 (f)
2
47.7
Europa ex CH
9.3 (b)
9.3
Nordamerica Giappone
20.1 (c)
4.9
2.9
-4.9
23.0
-
Mercati
emergenti
8 (d)
8
High Yield
-
Altro
1 (a)
4 (e)
7 (f)
12
Totale
1.1
85.9
13
100
Benchmark: Investimenti alternativi: immobili internazionali 7% & materie prime coperti in CHF 8%
a) corona norvegese 1% | b) di cui Euro Stoxx 50 4% | c) di cui US-Banks 2.5% & US-IT 2.5% | d) di cui MSCI China 3%
e) Future Resources 4% | f) immobili internazionali 7% & materie prime coperti in CHF 6%
20 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
BM
5
80
15
100
Min.
65
-
Max.
35
15
95
30
-
Strutture di portafoglio EUR
Strutture di portafoglio EUR
La seguente lista mostra l'allocazione tattica della struttura di portafoglio in EUR, suddivisa per obiettivo d'investimento.
Sicurezza
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Zona Euro (UEM)
4.5
70.5
11.4
86.4
Europa ex EMU
2 (a)
2
Nordamerica Giappone
5
5.5
-5.4
5.1
-
Europa ex EMU
2 (a)
2
Nordamerica Giappone
3.9
3
4 (c)
2.6
-3
-2.6
7.9
-
Mercati
emergenti
6.5 (b)
6.5
High Yield
6
-6
-
Altro
-
Totale
9.5
90.5
100
BM
5
95
100
Min.
80
-
Max.
25
100
15
-
High Yield
6
-6
-
Altro
1 (e)
4 (g)
5
Totale
7.4
55.5
26.6
10.5
100
BM
5
60
20
15
100
Min.
45
5
-
Max.
40
75
35
30
-
a) obbligazioni statali de la norvegia 2%
b) di cui EMBI 2% & Messico 1.5%
Reddito
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Zona Euro (UEM)
3.5
38
14
6.5 (f)
11.6
73.6
Mercati
emergenti
6.5 (b)
5 (d)
11.5
Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 3%, immobili internazionali 4%, oro coperto in EUR 4% & materie prime coperti in EUR 4%
a) obbligazioni statali de la norvegia 2% | b) di cui Messsico 1.5% & 2% EMBI | c) di cui US-Banks 0.5% & US-IT 0.5% | d) di cui MSCI China 1.5%e) Future Resources 1%
f) Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 1.5%, oro coperto in EUR 2% & materie prime coperti in EUR 3% | g) immobili internazionali 4%
Equilibrio
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Zona Euro (UEM)
3.5
20.5
23.5
6.5 (f)
10
64
Europa ex EMU
2 (a)
1.7
3.7
Nordamerica Giappone
3.7
0.5
10.1 (c)
3.5
-0.5
-3.5
13.8
-
Mercati
emergenti
6.5 (b)
6 (d)
12.5
High Yield
6
-6
-
Altro
2 (e)
4 (g)
6
Totale
7.2
35.5
46.8
10.5
100
BM
5
40
40
15
100
Min.
25
25
-
Max.
40
55
55
30
-
Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 3%, immobili internazionali 4%, oro coperto in EUR 3% & materie prime coperti in EUR 5%
a) obbligazioni statali de la norvegia 2% | b) di cui Messsico 1.5% & 2% EMBI | c) di cui US-Banks 1.5% & US-IT 1.5% | d) di cui MSCI China 2%
e) Future Resources 2% | f) Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 1.5%, oro coperto in EUR 1% & materie prime coperti in EUR 4% | g) immobili internazionali 4%
Crescita
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Zona Euro (UEM)
3.5
0.5
33.5
7.5 (f)
10.8
55.8
Europa ex EMU
2 (a)
3
5
Nordamerica Giappone
3.5
0.5
16.2 (c)
4.3
-0.5
-4.3
19.7
-
Mercati
emergenti
6.5 (b)
7 (d)
13.5
High Yield
6
-6
-
Altro
3 (e)
3 (g)
6
Totale
7.0
15.5
67.0
10.5
100
BM
5
20
60
15
100
Min.
5
45
-
Max.
40
35
75
30
-
Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 3%, immobili internazionali 3%, oro coperto in EUR 3% & materie prime coperti in EUR 6%
a) obbligazioni statali de la norvegia 2% | b) di cui Messsico 1.5% & 2% EMBI | c) di cui US-Banks 2% & US-IT 2% | d) di cui MSCI China 2.5%
e) Future Resources 3% | f) Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 1.5%, oro coperto in EUR 1% & materie prime coperti in EUR 5% | g) immobili internazionali 3%
Azioni
Mercato monetario
Obbligazioni
Azioni
Investimenti alternativi
Copert. rischio di cambio
Totale
Zona Euro (UEM)
0.1
41.5
6 (e)
5.2
52.8
Europa ex EMU
0.5 (a)
4.9
5.4
Nordamerica Giappone
0.5
22.3 (b)
5.2
-5.2
22.8
-
Mercati
emergenti
8 (c)
8
High Yield
-
Altro
4 (d)
7 (f)
11
Totale
1.1
85.9
13
100
BM
5
80
15
100
Min.
65
-
Max.
35
15
95
30
-
Benchmark: Investimenti alternativi: immobili internazionali 7% & materie prime coperti in EUR 8%
a) corona norvegese 0.5% | b) di cui US-Banks 2.5% & US-IT 2.5% | c) di cui MSCI China 3% | d) Future Resources 4%
e) materie prime coperti in EUR 6%f) immobili internazionali 7%
Politica d´investimento – luglio/agosto 2014 21
Dati di mercato
Dati di mercato
Le seguenti liste mostrano l'andamento dei prezzi e dei corsi (sia in valuta locale sia in franchi svizzeri) di una selezione di
mercati obbligazionari, indici azionari, indici misti, tassi d'interesse e tassi di cambio per i periodi degli ultimi tre e dodici mesi.
Mercati obbligazionari (Total Return)
Dal
Dal
Dal
Dal
31.05.14 31.05.14 31.12.13 31.12.13
locale
CHF
locale
CHF
JPM Global Bond Index (USD)
0.0%
0.0%
3.6%
4.9%
JPM EMU Agg. Bond Index (EUR)
0.7%
0.5%
6.9%
6.1%
JPM US Gov. Bond Index
-0.6%
-0.4%
2.8%
3.5%
JPM Japan Gov. Bond Index
0.1%
-0.1%
1.4%
5.0%
JPM GBI-EM Global Diversified Index
0.9%
0.9%
5.2%
6.4%
Swiss Bond Index AAA-BBB
Swiss Bond Index Domestic AAA-BBB
Swiss Bond Index Foreign AAA-BBB
0.0%
0.0%
0.1%
0.0%
0.0%
0.1%
3.3%
3.8%
2.7%
3.3%
3.8%
2.7%
Indici azionari MSCI (Total Return)
MSCI World Index (USD)
MSCI USA Index
MSCI USA Value Index
MSCI USA Growth Index
MSCI Europe Index
MSCI Europe Value Index
MSCI Europe Growth Index
MSCI Europe Small Cap Index
MSCI Switzerland Index
MSCI Japan Index
MSCI Pacific Index (USD)
Dal
Dal
Dal
Dal
31.05.14 31.05.14 31.12.13 31.12.13
locale
CHF
locale
CHF
1.4%
1.6%
5.8%
6.8%
1.5%
1.7%
6.5%
7.2%
2.0%
2.2%
8.0%
8.7%
1.0%
1.2%
5.1%
5.8%
0.2%
0.5%
6.6%
7.1%
0.6%
0.9%
7.7%
8.4%
-0.1%
0.1%
5.5%
5.8%
-1.7%
-1.4%
5.0%
5.6%
0.0%
0.0%
8.9%
8.9%
5.3%
5.1%
-2.3%
1.2%
2.8%
2.9%
-0.3%
3.5%
Indici misti (Total Return)
Pictet BVG 25
Pictet BVG 40
Pictet BVG 60
Dal
Dal
Dal
Dal
31.05.14 31.05.14 31.12.13 31.12.13
locale
CHF
locale
CHF
0.3%
0.3%
4.7%
4.7%
0.5%
0.5%
5.4%
5.4%
0.8%
0.8%
6.2%
6.2%
Tassi d'interesse
USD 3 month Libor
USD 10 year
Euro 3 month Libor
Germany 10 year
CHF 3 month Libor
CHF 10 year
JPY 3 mouth Libor
JPY 10 year
31.12.13 24.06.14
0.25
0.23
3.01
2.59
0.27
0.18
1.94
1.32
0.02
0.01
1.09
0.70
0.15
0.13
0.74
0.58
Variazione
(punti di %)
-0.01
-0.42
-0.09
-0.62
-0.01
-0.39
-0.02
-0.15
31.12.13 24.06.14
1.23
1.22
0.89
0.90
0.85
0.88
1.38
1.36
105.11
102.15
Variazione
(%)
-0.7%
0.7%
3.6%
-1.3%
-2.8%
Corsi di cambio
CHF per EUR
CHF per USD
CHF per 100 JPY
USD per EUR
JPY per USD
22 Politica d´investimento – luglio/agosto 2014
Altri indicie azionari (Total Return)
S&P100 (large caps)
S&P400 (mid caps)
S&P500
S&P600 (small caps)
Dow Jones Industrial
Nasdaq (Price Index)
Dal
Dal
Dal
Dal
31.05.14 31.05.14 31.12.13 31.12.13
locale
CHF
locale
CHF
1.1%
1.3%
5.5%
6.2%
2.7%
2.8%
5.8%
6.5%
1.5%
1.7%
6.5%
7.3%
3.1%
3.2%
1.5%
2.2%
0.0%
0.0%
0.0%
0.0%
0.7%
0.8%
2.6%
3.3%
2.5%
2.7%
4.2%
4.9%
Dow Jones Stoxx
Dow Jones Euro Stoxx 50
0.5%
1.4%
0.3%
1.2%
7.3%
7.9%
6.6%
7.1%
Dax 301)
FTSE-100
CAC 40
MIB 30
IBEX 35
ATX
Nikkei 225 (Price Index)
-0.1%
-0.6%
0.3%
0.1%
2.8%
0.2%
5.1%
-0.3%
0.7%
0.1%
-0.2%
2.6%
-0.1%
4.8%
4.0%
2.5%
7.8%
14.1%
12.0%
0.0%
-5.6%
3.3%
5.8%
7.1%
13.3%
11.2%
-0.7%
-2.2%
SMI (Price Index)
SPI1)
SLI1)
SMIC1)
VSCI2)
0.0%
0.1%
0.2%
0.0%
1.4%
0.0%
0.1%
0.2%
0.0%
1.4%
5.7%
9.3%
8.0%
5.7%
10.0%
5.7%
9.3%
8.0%
5.7%
10.0%
1)
Dividend adjusted, reinvested
2)
Vontobel Swiss Small Cap Index
Il presente opuscolo ha scopo puramente informativo e non costituisce né un’offerta né un invito alla presentazione di un’offerta, né una raccomandazione di acquisto
o di vendita di prodotti finanziari; inoltre, esso non esonera il destinatario dalla valutazione in base al proprio giudizio. L’opuscolo non rappresenta né un annuncio di
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vendita. Gli acquisti e le vendite devono essere effettuati soltanto sulla base degli attuali prospetti di vendita o regolamenti e di un eventuale rapporto di gestione
(o di un rapporto semestrale nel caso sia più attuale). Inoltre, solo chi è al corrente dei rischi del prodotto che sta per acquistare e ha i mezzi economici per sostenere le
eventuali perdite, può effettuare una simile operazione. L’opuscolo «Rischi particolari nel commercio con valori mobiliari» fornisce informazioni standar-dizzate sui
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I corsi dei prodotti menzionati nel presente opuscolo possono subire rialzi o ribassi. La performance positiva conseguita nel passato da singoli prodotti non costituisce
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espresse nel presente documento sono quelle di Raiffeisen o Vontobel Asset Management SA al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi
momento senza preavviso. Sebbene sia Vontobel che Raiffeisen ritengano che i dati qui presentati provengano da fonti affidabili, esse non si assumono alcuna responsabilità relativamente a qualità, correttezza, attualità o completezza delle informazioni contenute nel presente opuscolo. Vontobel e Raiffeisen non si assumono
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Politica d`investimento – luglio/agosto 2014 La ripresa