N
el dare avvio alla nuova fase di gestione della Camera di
Commercio di Vibo Valentia, abbiamo individuato nella
Presidente Camera di Commercio
partecipazione e nella condivisione i criteri cardine dell’azione
di Vibo Valentia
amministrativa quali imprescindibili fattori di riferimento
per una migliore e concreta realizzazione dei fini istituzionali. Il nostro
costante e convinto impegno è per la promozione dell’imprenditoria
locale e del territorio tutto, in un circuito economico virtuoso e globale,
puntando sull’emersione e la valorizzazione di tutto ciò che costituisce
risorsa fruibile, o tale da rendere, per determinare quelle condizioni di
competitività foriere di sviluppo e benessere.
Si individuano e si intersecano, quindi, strategie d’azione e strumenti
operativi. É così che abbiamo pensato Lìmen - Rivista della Camera di
Commercio di Vibo Valentia – Bimestrale di Economia, Arte e Cultura.
Un progetto ambizioso a cui affidare precise intenzioni. Lìmen non vuole
trasferire asettiche informazioni, quanto piuttosto partecipare un Ente
attivo e propositivo, aperto ai processi evolutivi del mercato in cui è
contestualizzato il comparto produttivo che rappresenta e tutela. Un Ente
dinamico e fortemente rappresentativo di tutte le categorie economiche e
del territorio, proteso verso sinergie interistituzionali a largo raggio in una
sintesi di competenze e di azioni condivise. E ancora, Lìmen vuol essere
l’immagine riflessa della poliedricità e della versatilità di questa terra,
proiettandone gli aspetti identitari più significativi del suo patrimonio
storico e culturale, architettonico e artistico, naturalistico e paesaggistico,
complessivamente intriso di un fermento intellettuale che ha segnato fama e notorietà di illustri uomini, latori di
profumi e colori e di un riscatto che sebbene ancora in itinere, lascia intravedere il suo traguardo.
Nulla in questo progetto è stato lasciato al caso. Compresa la scelta del nome. Lìmen, termine latino, rievoca le radici
storiche del nostro territorio e nella sua accezione di “confine” vuol significare l’ambito di ogni azione, considerato
non in senso statico e preclusivo, ma dinamico e propositivo. Lìmen, “soglia”, rappresenta anche il punto di arrivo, il
traguardo che, attraverso l’attivazione, però, di un processo osmotico tra esperienze vissute e proiezioni future, porta
a nuove sfide, a nuove interazioni interdisciplinari e intersettoriali per confronti dialettici su cui costruire piattaforme
di sviluppo armonico integrato e compatibile con le moderne istanze di globalizzazione. E globalizzante è la funzione
dell’economia, primo elemento distintivo della rivista. L’economia è il catalizzatore di tutte le espressioni vitali del
territorio e delle sue specificità fatte di cultura, arte, enogastronomia, turismo, artigianato, agricoltura, commercio non
avulse da contesti dei nuovi saperi e della new tecnology che contrassegnano comunque le propensioni avanguardistiche
di un territorio pronto ad inserirsi nei processi universali di evoluzione culturale e sociale, di internazionalizzazione
economica e produttiva. Lìmen poi, dal greco, per assonanza fonetica, è il “porto”. E proprio il Porto di Vibo Marina
consideriamo un riferimento economico da potenziare e valorizzare nella sua duplice caratterizzazione di scalo
turistico e commerciale da inserire, unitamente a quello di Tropea, nei più importanti circuiti marittimi e vacanzieri.
Lìmen, dunque, vetrina di inconfutabili parametri di dinamismo e competitività della Camera di Commercio di Vibo
Valentia e di un territorio capace di fronteggiare le criticità con orgoglio e carattere, anche quando improvvise e
imprevedibili, come il nubifragio che lo scorso tre luglio ha colpito inesorabilmente popolazione e imprese.
Conoscenza, attrattività, curiosità, interesse, approfondimento: questa è la missione di Lìmen, che auspichiamo di
partecipare e condividere con ciascuno di Voi.
Il direttore editoriale
Michele Lico
novembre/dicembre
2006
1
Il direttore responsabile
Enrico De Girolamo
PRESIDENTE
Michele Lico
CONSIGLIO CAMERALE
GIUNTA CAMERALE
per il settore AGRICOLTURA
Filoreto Fondacaro
Ercole Massara
Domenico Petrolo
Paolo Pileggi
Michele Vartuli
per il settore ARTIGIANATO
Rosario Carbone
Francesco Gioghà
Paolo Pecora
per il settore COMMERCIO
Sergio Consolo
Mario Malfarà Sacchini
Rita Tassone
Antonino Tavella
per il settore COOPERATIVE
Antonello Meddis
per i settori CREDITO,
ASSICURAZIONI E SERVIZI ALLE IMPRESE
Giuseppe Macrì
Antonino Nicocia
per il settore INDUSTRIA
Giuseppe Caffo
Antonio Gentile
Michele Lico
per il settore TURISMO
Giuseppe Rito
per i settori TRASPORTI E SPEDIZIONI
Bruno Ruscio
per le ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEI LAVORATORI
Bruno Valeriano La Fortuna
Michele Lico – Presidente
Francesco Gioghà- Vice Presidente
Giuseppe Caffo
Sergio Consolo
Bruno Valeriano La Fortuna
Ercole Massara
Antonello Meddis
Paolo Pileggi
Giuseppe Rito
REVISORI DEI CONTI
Michele Montagnese – Presidente
Massimo Corso
Francesco Schiumerini
SEGRETARIO GENERALE F.F.
Dr. Antonio Gallo Cantafio
O
gni volta che nasce un nuovo giornale, grande o piccolo che sia,
si consuma un evento speciale, carico di significati e aspettative.
A questa regola non fa eccezione il primo numero di Lìmen,
la nuova rivista di economia, arte e cultura della Camera di
Commercio di Vibo Valentia.
Definire questa pubblicazione un “house organ” sarebbe inesatto, perché
con questa dicitura si indica generalmente uno strumento di comunicazione
interna a un’azienda o un Ente pubblico. Limen, invece, ha l’ambizione di
essere molto di più, perché non è destinato esclusivamente alla circolazione
nell’ambito degli uffici camerali, ma piuttosto mira a veicolare all’esterno
l’attività e gli obiettivi programmatici dell’Ente, dando conto ai lettori dei
risultati conseguiti e delle iniziative promosse, aumentando in questo
modo il grado di visibilità della Camera di Commercio e stimolando un
ampio confronto sui temi cruciali dello sviluppo locale.
È questa la bussola che ci ha guidati nella realizzazione di questo primo
numero, che consegna al lettore l’espressione concreta di un progetto di
grande respiro, destinato a diventare un punto di riferimento nel panorama
editoriale calabrese e non solo. Lìmen, infatti, si propone di varcare i
confini provinciali e regionali, sollecitando l’interesse di chiunque voglia
conoscere o approfondire la realtà vibonese, non soltanto con riferimento
al suo tessuto economico, ma anche all’arte, alle tradizioni, alle specificità
territoriali che rendono questo spicchio di Calabria uno scrigno di storia
e cultura.
Con la nascita di Lìmen, quindi, si concretizza il progetto del presidente
della Camera di Commercio, Michele Lico, che ha fortemente voluto la
realizzazione di una rivista autorevole e ricca nei contenuti, ma dinamica
e accattivante nella grafica, che potesse diventare strumento di crescita
per il territorio vibonese, contribuendo a dare all’Ente camerale quella
centralità che merita nelle dinamiche di sviluppo.
Non a caso l’articolo portante di questo primo numero riguarda il
porto di Vibo Marina e l’analisi delle sue eccezionali potenzialità che,
se correttamente valorizzate, possono diventare il fulcro del rilancio
socio-economico dell’intera provincia. Un’idea progettuale che nel corso
dell’ultimo anno è stata rilanciata in varie occasioni dai vertici camerali e
che ora trova nelle pagine della nostra rivista una sintesi estremamente
esaustiva e documentata, disegnando i contorni di un futuro ambizioso
ma possibile.
E poi turismo, prodotti tipici, fondi strutturali, artigianato, studi economici,
ambiente, arte… settantadue pagine fitte di notizie e puntuali riferimenti
documentali, proiezioni e previsioni, idee e progetti.
Un risultato reso possibile grazie alla determinazione della Camera di
Commercio, ma che sarebbe stato irraggiungibile senza la dedizione e
l’entusiasmo dimostrato dalla nostra redazione.
Un ringraziamento particolarmente sentito va anche agli autorevolissimi
componenti del Comitato scientifico, che con i loro articoli hanno
contribuito ad arricchire questo primo numero e che ci accompagneranno
nel percorso intrapreso.
per le ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI
Luciano Prestia
2
novembre/dicembre
2006
novembre/dicembre
2006
3
SOMMARIO
DIRETTORE EDITORIALE
Michele Lico
Presidente CCIAA
DIRETTORE RESPONSABILE
6
Porto, lo sviluppo salpa da quì
40
Una strategia condivisa
per lo sviluppo locale
12
Il nuovo volto
della Camera di Commercio
42
Ambiente, valore aggiunto
dello sviluppo
14
L’Anagrafe delle Imprese cresce
ancora ma cambia pelle
44
Tonno Callipo,
campione del Made in Italy
16
Prodotti Tipici,
ecco i sapori giusti per fare sviluppo integrato
46
Piccoli artigiani crescono
22
Decennale con... primato!
50
Il Patto Territoriale
dalle origini a oggi
26
Fare impresa?
É sempre più un affare di donne
56
Osservatorio Economico Provinciale
Rapporto 2006
29
Il nuovo Por e la sfida del fututo
61
Un Castello per Museo
33
Progetto Ne.Mo
66
Enotrio
Sguardo, memoria, immaginazione
36
Alluvione, la Camera di Commercio
a sostegno delle imprese
Enrico De Girolamo
COMITATO SCIENTIFICO
Tonino Ceravolo
storico
Francesco De Grano
dirigente Regione Calabria
Giuseppe Fiorillo
arciprete Duomo di San Leoluca
Silvestro Greco
biologo
Maria Teresa Iannelli
direttrice Museo V. Capialbi
Andrea Lanza
economista
Giacinto Namia
storico
Vito Teti
antropologo
REDAZIONE
Maurizio Caruso Frezza
Rosanna De Lorenzo
Raffaella Gigliotti
Anselmo Pungitore
PROGETTO GRAFICO
E IMPAGINAZIONE
Francesco Romano
STAMPA
Romano Arti Grafiche
Tropea (VV)
FOTO
© Archivio Romano Arti Grafiche
© Studio Krom
© Archivio C.C.I.A.A.
Direzione e redazione
Camera di Commercio
di Vibo Valentia
tel 0963.44011 - fax 0963.44090
[email protected]
Registrazione Tribunale
n° 3 del 2006
4
novembre/dicembre
2006
“Guardare avanti”
La missione che ci siamo dati come Ente camerale è quella di rimuovere gli ostacoli che si
frappongono allo sviluppo del porto e di avviare una reale fase di collaborazione con tutte le
Istituzioni per realizzare nel breve così come nel
lungo periodo interventi strategici condivisi
Michele Lico
presidente della Camera
di Commercio di Vibo Valentia
PORTO
lo sviluppo
salpa da qui
di Maurizio Caruso Frezza
P
artire da quello che già c’è. Verificarne il
valore presente e futuro e lavorarci sopra
per trasformarlo in risorsa reale ed effettiva per lo sviluppo.
È da questa impostazione che tra il 2002 ed il 2003
la Camera di Commercio ha avviato, per la prima
volta nella sua attività di studio del sistema economico provinciale la ricerca su scala sub-comunale
di “risorse economiche” nascoste o sottovalutate
del territorio vibonese.
Il primo risultato di questo approccio è stato dapprima la scoperta (o riscoperta) di un polo metalmeccanico vibonese export-oriented specializzato in impiantistica industriale petrolchimica e in
carpenteria pesante industriale e, successivamente, l’esistenza di un porto, quello di Vibo Marina,
vero e proprio fulcro di “un sistema produttivo
locale ben definito, economicamente e geograficamente” e vero e proprio potenziale cantiere di
sviluppo per l’economia locale.
Per rendersi conto di questo basta ribaltare il punto
di vista abituale (da terra), posizionarsi “al centro
dello specchio d’acqua”, rivolgere lo sguardo dal
mare verso l’entroterra: così facendo il porto di
Vibo Marina appare non già solo una infrastruttura materiale fatta di banchine e punti di ormeggio
ma un prolungamento quasi naturale, un anello
iniziale di strutture produttive variegate che lasciano prefigurare vivaci attività e ricche relazioni
intersettoriali.
All’esame attento dei dati ci si trova, poi, di fronte
ad un porto che conferma di essere il cardine di un
sistema imprenditoriale dotato di un potenziale notevole di sviluppo, sufficientemente ampio
ed articolato sia pure oggi ancora non sufficientemente organizzato e, perciò, frenato nel suo dinamismo naturale.
In questo senso il porto di Vibo Marina si distingue da molte altre realtà portuali in quanto è “geneticamente strutturante” per l’intero territorio
economico: non esisterebbe cioè l’attuale sistema
produttivo, e direi anche l’attuale sviluppo demografico ed urbano delle frazioni costiere della città
capoluogo di provincia, se non ci fosse il porto e
se il porto stesso non avesse nel corso degli anni
novembre/dicembre
2006
7
Trasporto merci nel porto di Vibo Valentia Marina
Arrivi per tipologia di merce sbarcata/imbarcata - serie storica 1999-2005
Prodotti petroliferi
Anno
Altri prodotti
Totale
(v.ass.)
(%)
(v.ass.)
(%)
(v.ass.)
(%)
1999
232
88,5%
30
11,5%
262
100%
2000
201
79,1%
53
20,9%
254
100%
2001
216
81,8%
48
18,2%
264
100%
2002
200
74,9%
67
25,1%
267
100%
2003
181
62,8%
107
37,2%
288
100%
2004
190
70,6%
79
29,4%
269
100%
2005
200
70,9%
82
29,1%
282
100%
Fonte: ns. elaborazioni su dati Capitaneria di Porto Vibo V. Marina
dato impulso e motivo di essere ad attività produttive e
industriali, turistiche e commerciali, legate direttamente
o indirettamente al mare o ai commerci marittimi.
Oggi sul porto si trovano, difatti, a convivere importanti settori privati e pubblici: da una parte, i trasporti
mercantili petroliferi, metalmeccanici e cementieri, la
nautica da diporto e la cantieristica connessa, la pesca
e la maricoltura e le attività turistico-commerciali; dall’altra, Amministrazioni civili e militari come la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza e le Dogane.
Questi settori, insieme, definiscono una strutturazione
di elevata specificità di questa microarea rispetto al territorio circostante.
Negli anni il porto di Vibo Marina si è sviluppato, infatti, come una realtà complessa e polifunzionale.
Ha seguito percorsi autonomi e manifestato relazioni
interne durature, anche se spesso con grandi difficoltà,
ed è stato così in grado di auto-mantenersi pur in assenza di interventi direzionali centrali.
Ha amplificato negli anni il suo carattere polifunzionale
ed oggi si presenta come una risorsa reale e tangibile che
apre spazio a leve economiche e strategiche altamente
integrabili e promettenti in relazione agli spazi fisici e di
mercato disponibili.
Si tratta di cinque leve, che di seguito si sintetizzano, e
sulle quali oggi si dovrebbe andare a definire un dibattito propositivo finalizzato a condividere tra i diversi Enti
coinvolti (Capitaneria di Porto e Genio Civile OO.MM.,
Regione, Amministrazione comunale, Camera di Commercio) soluzioni progettuali concrete e impegni congiunti per il loro raggiungimento in tempi certi.
8
novembre/dicembre
2006
Si tratta più precisamente:
• della leva commerciale-industriale, rappresentata dallo sviluppo connesso ai trasporti mercantili e al settore
manifatturiero con particolare riferimento al polo metalmeccanico presente nell’area industriale di Portosalvo che alimenta la quota prevalente del traffico marittimo per l’estero in partenza da Vibo Marina;
• della leva del comparto della pesca e della maricoltura;
• della leva del diporto nautico, rimessaggio e delle attività connesse;
• della leva del trasporto marittimo veloce per merci e
passeggeri;
• della leva escursionistica e turistica connessa alla organizzazione della capacità attrattiva del borgo marinaro di Vibo Marina (come la riuscita nel 2005 dell’evento
“Il faro – Uomini che lasciano il segno” e dell’happening connesso al concerto di Nek quest’estate, hanno,
tra l’altro, pienamente confermato).
Queste leve possono essere manovrate per promuovere
lo sviluppo di questa area approntando tutta una serie
di interventi che possono essere di fatto fin da oggi proponibili e realizzabili in quanto di moderata entità.
L’integrazione sinergica di tutte queste cinque leve di
sviluppo sarebbe, inoltre, in grado di generare nuovo
valore aggiunto per l’economia dell’intera area comunale e provinciale, allargherebbe i confini economici del
porto e lo qualificherebbe come “centro” di un “distretto” produttivo reale e come “volano” di sviluppo economico e sociale.
A questi interventi se ne aggiungono altri due, richiesti
e condivisi da più parti e da più anni ma ancora mai
affrontati con impegno realizzativo: lo spostamento
verso l’interno dei depositi costieri gravanti sull’infrastruttura portuale, da una parte (che consentirebbe di
recuperare a nuove utilizzazioni funzionali lo spazio a
ridosso delle banchine) e, dall’altra, il prolungamento
del molo di sopraflutto per l’eliminazione del fenomeno della risacca (che di fatto rende inutilizzabile tutto il
quadrante sud interno del porto ed aggrava il fenomeno dell’insabbiamento dei fondali). Si tratta di interventi di una certa complessità che comportano adeguati
impegni finanziari ma che si reputano, alla luce anche
di stime effettuate in recenti studi di fattibilità (S.T.U.
Amministrazione Comunale Vibo Valentia e Camera di
Commercio) comunque economicamente sostenibili oltre che reperibili attraverso formule di finanza regionale
agevolata o di progetto pubblico-privato.
È anche per questo che oggi il porto di Vibo Marina
merita attenzione e priorità di intervento, che merita
di essere rilanciato alla grande come elemento centrale
sul quale costruire una linea strategica di azione tale da
imprimere non solo al porto ma a tutta la città di Vibo
Valentia e alla provincia intera una decisiva accelerazione di sviluppo.
Oggi, rispetto anche a soli tre anni fa, gli elementi per laNella foto di pagina 6 e 7 una navi commerciali attraccata alla
banchina Bengasi del Porto di Vibo Marina (Agenzia Gottellini).
In alto, una veduta aerea del porto.
novembre/dicembre
2006
9
vorare in questa direzione con obiettivi concreti ci sono
tutti:
• gli studi realizzati dalla Camera di Commercio sui sistemi produttivi locali e sulle strategie di sviluppo e di
marketing territoriale;
• i piani territoriali di coordinamento dell’Amministrazione provinciale;
• gli studi di fattibilità realizzati dal Comune di Vibo
Valentia per la riqualificazione dell’area Pennello di
Vibo Valentia Marina, che ha compreso anche la formulazione di ipotesi di intervento per una ampia parte dell’area portuale;
• le elaborazioni tecniche effettuate dal Genio Civile
Opere Marittime di Reggio Calabria, che ha in cura la
progettazione esecutiva degli interventi previsti nell’Intesa Generale Quadro tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione Calabria del 2002;
• le attività avviate di aggiornamento del PRG del Comune di Vibo Valentia;
• la progettualità del Consorzio di sviluppo industriale
volta a ridisegnare le funzioni delle diverse aree industriali;
• i rapporti di analisi di Assindustria e delle altre Associazioni di categoria o sindacali, tanto per citare solo
i più recenti contributi acquisiti sull’economia vibonese;
• la disponibilità collaborativa, e ancor
prima la sua stessa esistenza, offerta
dagli imprenditori associati nella Consulta Economica Portuale di Santa Venere, esperienza originale di coesione dal
basso e di grande maturità per la realtà
locale storicamente disgregata in quanto finalizzata a promuovere lo sviluppo
integrato del sistema portuale. Il 15 febbraio scorso, inoltre, su proposta del presidente della Camera di Commercio, Michele Lico, l’allora comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Marina, Alfio
Di Stefano, ha riunito per la prima volta
dopo diversi anni un tavolo di discussione con le maggiori istituzioni (Ministero,
Regione, Provincia, Comune e Camera di
Commercio) sulle prospettive future di
sviluppo economico ed infrastrutturale del porto. Ne è
emersa una volontà comune intesa a prefigurare un preciso percorso per favorire interventi già programmati e
per avviare la definizione di un nuovo Piano regolatore
del porto più funzionale e coerente con le esigenze di
sviluppo del territorio. Impegno subito rispettato dal
comandate Di Stefano che il 3 marzo ha invitato l’Ufficio Genio Civile Opere marittime “a voler attivare le
necessarie azioni per la predisposizione del nuovo Piano Regolatore Portuale ai sensi dell’art. 5 della Legge
28 gennaio 1994 n. 84, operando sinergicamente con il
Comune di Vibo Valentia” e chiedendo alla Regione
Calabria “di voler individuare le risorse necessarie alla
realizzazione delle opere discendenti dal futuro Piano”.
A questo si aggiunge la rimodulazione del Patto Territoriale specializzato in turismo, gestito da Vibo Sviluppo
S.p.A., che ha destinato 1.500.000 euro per interventi infrastrutturali specifici per lo sviluppo della funzione tu-
Tonnellate di merci movimentate
Prodotti petroliferi
Sansa
Grano
Cemento e Clinker
Impianti metalmeccanici
Totale
2003
818.931
27.171
126.868
11.974
2004
869.882
3.210
26.681
138.769
7.958
2005
871.012
24.590
176.849
7.815
984.944
1.046.500
1.080.266
Fonte: ns. elaborazioni su dati Ag. Gottellini
ristica del porto ed il recente protocollo di
intesa firmato dal sindaco del Comune di
Vibo Valentia, Francesco Sammarco, e dal
presidente della Camera di Commercio,
Michele Lico, finalizzato a promuovere la
collaborazione operativa tra i due Enti in
materia di interventi economici e di pianificazione infrastrutturale per lo sviluppo
integrato del sistema produttivo portuale
di Vibo Marina. Tutto questo lascia oggi
ulteriormente ben sperare. Anche perché
il vecchio rimorchiatore Strenuus, rocamente, dal molo Cortese, questa volta è
pronto a chiamare a raccolta; ricordando
che è arrivato il momento di far sul serio,
agganciando le cime e tirandosi dietro
tutti con forza e decisione. Perché lo sviluppo questa volta può salpare da qui, dal
porto di Vibo Marina.
Nella pagina a sinistra, una battuta di pesca in maricultura (MarpescaCoop S. Francesco di Paola). Sopra, un cantiere navale (Marnav).
Nel collage sotto, in senso orario, una biologa a lavoro (Lab Biomarina-Nautilus); mezzi della Guardia di Finanza in azione (GdF-ROAN Vibo
Marina); il rimorchiatore Strenuus (Calabria Navigazione S.r.l.); la stiva di
carico di una nave commerciale.
Il rilancio del Porto in dieci interventi
1
Miglioramento della viabilità turistica lungo Via Emilia
con la realizzazione di un percorso pedonale e ciclabile ed il banchinamento del fronte spiaggia di accesso
all’area dei pontili per la nautica da diporto con spazi
attribuibili ad attività commerciali e di servizio al turismo nautico.
2
Riorganizzazione del naviglio istituzionale e peschereccio tramite un pontile centrale di raccordo che possa
andare a migliorare le condizioni di servizio agli operatori e limitare l’ormeggio in rada.
3
Realizzazione di una adeguata struttura per il mercato ittico e per le aree di servizio alla pesca e alla maricoltura.
4
L’ampliamento degli spazi in acqua destinati alla nautica da diporto.
5
Ampliamento delle aree parcheggio a servizio del flusso veicolare turistico su entrambi i versanti portuali con
riferimento in particolare allo sviluppo dei collegamenti
con le isole Eolie (per i quali sarebbe opportuno anche
la stipula di eventuali accordi con la Regione Sicilia).
6
Attivazione dei servizi ro-ro per trasporto marittimo passeggeri
7
Miglioramento dei collegamenti con la grande viabilità
esterna (collegamento stradale con l’area industriale
e passante ferroviario per il centro urbano ed il porto).
8
Recupero urbanistico e funzionale della fascia di edifici di Via Amerigo Vespucci per il raccordo degli stessi
con le attività balneari, della nautica da diporto, della
pesca e dei servizi portuali.
9
Riorganizzazione spaziale della logistica mercantile e
della cantieristica nautica con lo sviluppo di aree portuali e interne dedicate da una parte alla spedizione
dei “grandi carichi” e dall’altra al ricovero annuale “a
secco” di un gran numero di imbarcazioni intorno alle
quali sviluppare i servizi di manutenzione ordinaria e
straordinaria e di assistenza tecnica specializzata per
la cantieristica nautica e navale.
10
Recupero e restauro del patrimonio edilizio esistente
attraverso il quale ricostruire l’identità di “borgo marinaro” (centro storico e lungomare in raccordo con gli
interventi di riqualificazione già attuati su Via Michele
Bianchi) e proporre la valorizzazione del porto come
centro di eventi spettacolistici, ricreativi e sportivi di rilievo.
novembre/dicembre
2006
11
VOLTO
della Camera di Commercio
C
he cos’è un logo se non l’immagine riflessa
e stilizzata di un modo di essere, di uno stile. Logos, nella sua antica accezione greca è
“discorso”. La sintesi comunicativa per eccellenza, espressività estremizzata di ciò che vogliamo trasmettere e di come gli altri vogliamo ci interpretino. Un
abito che veste nella quotidianità azioni e propensioni
predisponendo ad approcci di simpatia o empatia.
Il logo di un Ente: una metafora esplicita dei tratti identitari del territorio in cui lo stesso è radicato, fatti di storia,
ambiente, paesaggio, cultura, arte, imprenditoria, costume. Si rinnova, perciò, il logo della Camera di Commercio di Vibo Valentia. La precedente stilizzazione viene
arricchita e completata da ulteriori elementi identificativi il territorio; per l’Ente, altrettanti campi di interesse e
di intervento in una più complessiva e coordinata programmazione di sviluppo. L’originaria anfora e le onde
del mare, evocativi di uno spirito produttivo e di risorse
ambientali, vengono sapientemente incastonate in un
contesto grafico suggestivo e maggiormente evocativo.
Una ricerca accurata ha espresso il nuovo “volto” della
Camera di Commercio di Vibo Valentia.
Forte il significato simbolico di ciascun elemento grafico, singolarmente considerato e, nella contestualizzazione, complessivamente riproducente l’effigie di una
statuetta antica. Richiami ad aspetti storici, ambientali,
artistici, culturali, economici e produttivi del territorio
nella loro valenza di patrimonio fruibile, di risorsa e
traino per processi di sviluppo a cui l’Ente camerale in-
12
novembre/dicembre
2006
tende partecipare quale soggetto attivo, protagonista di
proposte e di risposte. Il logo scelto riproduce il volto
di una statuetta greca esposta nel Museo Archeologico
Statale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia e rinvenuta nell’area sacra in località Cofino; è attribuita ad un artigiano hipponiate del V sec. A.C. Nella riproduzione stilizzata, il volto femminile ha il capo cinto da una corona
(cercine); sulla guancia destra un contenitore simile ad
una brocca; la composizione è inscritta in un cerchio
ideale definito dalla didascalia esplicativa. Un elemento
storico-culturale che richiama anche l’alto livello produttivo e qualitativo che da sempre contraddistingue il
territorio provinciale; l’associazione poi con l’anfora e il
mare, quest’ultimo rappresentato dalle onde
stilizzate sulla fronte
della giovinetta, è un riconoscimento alle capacità dell’imprenditoria
locale che già in epoca
graca e romana aveva creato una fitta rete
commerciale a breve e
ad ampio raggio, sia atLa statuetta greca che ha
ispirato il nuovo logo della Camera di Commercio di Vibo
Valenria. Il reperto, risalente
al V seco a.C. è custodito nel
Museo Vito Capialbi.
traverso le rotte marittime sia attraverso la
rete di comunicazione terrestre. Il mare
poi evoca gli aspetti paesaggistici della costa, forte richiamo per un turismo costantemente in crescita. La
chioma rappresenta l’increspatura
dei monti dell’entroterra, ulteriore
giacimento di ricchezza e di operosità. La scelta di un logo con
riferimenti tipici dell’età greco-romana diventa simbolica in quanto
rappresentativa di valori socioeconomici del passato che mantengono caratteri di contemporaneità in
un patrimonio variegato da scoprire
e da fruire.
Il riferimento alle radici classiche non
vuole avere nulla di retorico o nostalgico ma
stabilire una connessione immediatamente proiettata verso un futuro dinamico e produttivo. Il logo della
Camera di Commercio di Vibo Valentia, è associato al
nuovo brand adottato dal sistema camerale e realizzato
da Unioncamere Italiana per garantire uniformità a tutto il sistema camerale. Anche qui il simbolismo non è
lasciato al caso.
La lettera C di “Camere di Commercio” e la I di “Italia” si allungano e si fondono formando un contenitore
dinamico che richiama la prua di una nave e che accoglie al suo interno le diverse realtà del sistema camerale.
Anche il colore comunica valore (il rosso nobiliare degli
stemmi storici dell’araldica ed è un colore caldo che trasmette energia. La forma accoglie, raccoglie e valorizza
coloro che vengono ospitati al suo interno. L’obiettivo
è stato quello di creare un’identità comune di sistema,
aggregando consenso nel rispetto delle identità locali.
Il sistema camerale italiano è infatti un grande sistema
integrato. Si è cercato di dare visibilità ad una struttura
complessa valorizzando allo stesso tempo, attraverso
un segno unico anche le varie realtà di cui esso si compone. L’associazione dei due loghi, decodificati così gli
aspetti simbolici, dà il senso di un sistema camerale sintetico avvolgente, dinamico nel suo complesso, a cui la
realtà della camera di Commercio di Vibo Valentia dà il
suo contributo con le identità e le peculiarità del proprio
territorio e della sua gente.
L’attuale città di Vibo Valentia, da tempo è stata
identificata con la greca Hipponion, sub colonia
di Locri Epizefiri, (ubicata sulla costa ionica
calabrese) e successivamente sede del Municipium romano di Valentia. L’arrivo dei
Greci nel territorio dell’attuale provincia vibonese, come in tutto il resto della
Magna Grecia, segna un’autentica
rivoluzione nella vita degli indigeni
che di li a poco vengono letteralmente
“grecizzati”. I Greci costruiscono le
loro città secondo spazi predefiniti,
realizzano le abitazioni, ma anche gli
edifici pubblici e la viabilità, utilizzando
una tecnica edilizia fino ad allora sconosciuta ai locali. Perfino gli usi e i costumi,
le pratiche religiose, l’organizzazione politica
e sociale del territorio assumono connotazioni
greche, senza più lasciare spazio alle tradizioni indigene. Nel II sec. a. C., l’istituzione della colonia di Valentia,
al cui nome si aggiunse, nell’uso, quello italicizzato di Vibona, va
intesa come parte integrante del sistema difensivo costiero romano,
istituito già al tempo delle lotte annibaliche.
La città possedeva tutte le peculiarità richieste dai Romani per la
deduzione della colonia: un polo strategico a guardia di una zona
costiera che domina un retroterra adatto allo sfruttamento agricolo;
ed il porto che ebbe un ruolo importante durante le guerre civili,
poichè divenne base indispensabile nelle operazioni condotte sullo
Stretto, da Cesare ed Ottaviano contro Pompeo.
Anche nel corso dell’età imperiale la città è un centro vitale ed attivo, polo di riferimento di un vasto territorio intensamente sfruttato. Un ruolo sicuramente importante ha continuato ad avere il
porto alla marina che le ricerche archeologiche hanno identificato
in due moli subacquei rinvenuti in località Trainiti; esso diventa
veicolo per il commercio, e determina il fiorire di vasti complessi insediativi che specializzano e differenziano la loro produttività
anche in funzione dell’esportazione a breve e a più ampio raggio.
Val la pena di ricordare che il porto di Valentia costituisce l’unica
possibilità di approdo lungo la costa tirrenica a sud di Napoli, quasi
tappa obbligata per le comunicazioni con la Sicilia.
D’altra parte, la città, ubicata com’è, lungo le maggiori direttrici viarie, coagula e smista i prodotti del territorio anche per via
terrestre. Sia in età greca che in epoca romana, dunque, l’attuale
provincia vibonese, era parte integrante del territorio di competenza della città greca prima e di quella romana poi. A partire dal VII
sec. a.C. e fino a tutta l’età romana, la città di Hipponion- Valentia
diventa, infatti, il punto di riferimento politico economico per il
territorio in esame.
novembre/dicembre
2006
Le origini di Vibo Valentia
Il nuovo
di Rosanna De Lorenzo
13
di Raffaella Gigliotti
C
ontinua a crescere e ad irrobustirsi il tessuto
economico vibonese. Sono 14.938 le imprese che, alla fine del 2005, risultano registrate
presso il Registro delle Imprese gestito dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia. Il 2005 si
è chiuso con un saldo positivo di 151 nuove imprese,
per un tasso di crescita1 della base imprenditoriale pari
a +1,02% (tendenzialmente in linea con il tasso medio
nazionale + 1,34%), risultato della differenza tra le 991
imprese che tra gennaio e dicembre dello scorso anno si
sono iscritte e le 840 che, nello stesso arco temporale, si
sono cancellate. Sono questi i risultati di maggior rilievo che emergono per la provincia di Vibo Valentia dalle
Andamento demografico
delle imprese della provincia di Vibo Valentia
nel periodo 1998-2005
(tutti i settori)
ANNO
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
VIBO VALENTIA
Calabria
Italia
elaborazioni di Movimprese, la rilevazione trimestrale
sul movimento demografico delle imprese condotta da
Infocamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane.
Nel 2005 il tasso di cessazione2 per la provincia di Vibo
Valentia si attesta sul 5,68%. In Calabria è del 4,32%, in
Italia è del 5,69%.
Ma la forte tenuta dello spirito imprenditoriale è testimoniata dalle nuove iscrizioni.
6,70% il tasso di iscrizione3 nel 2005 registratosi nella
provincia di Vibo Valentia, perfettamente in linea con
quello regionale e poco più basso rispetto a quello nazionale (7,03%).
ISCRIZIONI
CESSAZIONI
SALDO
1.130
1.181
1.216
1.143
1.115
1.066
1.161
741
704
724
670
751
746
712
389
477
492
473
364
320
449
TASSO DI
CRESCITA
3,30
3,92
3,89
3,59
2,67
2,29
3,13
991
12.143
421.291
840
7.836
341.014
151
4.307
80.277
1,02
2,38
1,34
6,70
6,70
7,03
LE DINAMICHE PER FORMA GIURIDICA
Le imprese vibonesi nascono sempre più robuste.
In termini assoluti tengono le ditte individuali.
751 le Ditte Individuali nate nel 2005 – il 75,8% della
natalità complessiva (939 unità le Ditte Individuali nate
nel 2004 - 80,9%); 717 quelle cessate nello stesso periodo
- ben l’85,6% della mortalità complessiva (613 unità le
Ditte Individuali cessate nel 2004, 52,8%).
Continua, però, l’aumento delle imprese costituite in
forma societaria: ben 118 (il 78,15% del saldo) sono società di capitali, cresciute in dodici mesi del 6,57%.
Significativa anche la dinamica delle “altre forme” nel
2005 – sostanzialmente cooperative e consorzi – che registrano un tasso di crescita pari al 3,15%.
In Calabria le società di capitali sono cresciute del 6,69%
ed in Italia del 4,44%.
Tassi di Crescita a Vibo Valentia, in Calabria ed in Italia
per forma giuridica
Anno 2005 (tutti i settori)
VIBO VALENTIA
CALABRIA
ITALIA
Società
di capitale
Società
di persone
Ditte
Individuali
Altre
Forme
6,57
6,69
4,44
1,09
4,16
1,15
0,31
1,41
0,49
3,15
2,64
0,62
LE DINAMICHE SETTORIALI
Cresce, ma cambia pelle il tessuto economico vibonese.
Agricoltura (+2,74%), attività immobiliari, informatica,
ricerca, servizi alle imprese (+1,83%) e alberghi e ristoranti (+0,37%), i settori più dinamici.
Manifatturiero (-2,88%), intermediazione monetaria
e finanziaria (-2,19%), trasporti (-1,53%), commercio
(-0,86%) e costruzioni (-0,12%), chiudono l’anno, invece,
in rosso.
Segnali, questi, di un contesto economico che muta.
Se da un lato, infatti, gran parte dei settori tradizionali
soffre la concorrenza sui mercati globali e perde impre-
Imprese Iscritte e Cessate 2005, Registrate 2004 e tassi di
crescita per settore di attività in provincia di Vibo Valentia
Tassi di
crescita
cresce ancora ma cambia pelle
5,68
4,32
5,69
registrate
L’Anagrafe delle Imprese
TASSO
DI ISCRIZIONE
cessate
VIBO VALENTIA
CALABRIA
ITALIA
TASSO
DI CESSAZIONE
se, dall’altro, si scorgono, tuttavia, segnali confortanti,
caratterizzati dall’aumento delle imprese operanti su
attività più innovative o a maggiore contenuto di qualità, design e ricerca (+2,10% servizi professionali ed imprenditoriali; +1,36% informatica e attività connesse).
iscritte
Tassi di Cessazione e di Iscrizione a Vibo Valentia, in
Calabria ed in Italia ANNO 2005 (tutti i settori)
Agricoltura
Attività Immobiliari/
Informatica/Ricerca e
Sviluppo/Altre Attività
Professionali
Alberghi e Ristoranti
Costruzioni
Commercio
Trasporti
Intermediazione
monetaria e finanziaria
197
116
2.957
+2,74
44
33
602
+1,83
53
103
276
17
50
105
316
23
817
1.703
4.627
392
+0,37
-0,12
-0,86
-1,53
11
14
137
-2,19
Manifatturiero
43
89
1.595
-2,88
Settori di attività
L’anagrafe delle imprese, dunque, fotografa l’imprenditoria della provincia mostrando specificamente come
essa reagisce alle modificazioni strutturali dell’economia e risponde alle sfide del mercato.
La foto che ne deriva alla fine dell’anno trascorso è quella
di una classe imprenditoriale cosciente del fatto che per
competere diventa indispensabile salire rapidamente il
livello e promuovere un nuovo e più solido modello,
dove alla creatività si deve necessariamente aggiungere
la capacità di gestire reti, alleanze e filiere produttive, ed
investire di più in ricerca e risorse umane.
1.
Il tasso di crescita delle imprese è calcolato effettuando il rapporto percentualizzato
tra il saldo anagrafico delle imprese verificatosi nel corso del 2005 (iscrizioni - cessazioni
verificatesi nell’anno 2005) e lo stock di imprese registrate al 31 dicembre 2004.
2.
Il tasso di cessazione delle imprese è calcolato effettuando il rapporto percentualizzato
tra il numero delle cessazioni verificatesi nel corso del 2005 e lo stock di imprese registrate al 31 dicembre 2004.
3.
Il tasso di iscrizione delle imprese è calcolato effettuando il rapporto percentualizzato
tra il numero delle iscrizioni verificatesi nel corso del 2005 e lo stock di imprese registrate
al 31 dicembre 2004.
novembre/dicembre
2006
15
Per impostare una strategia
di sviluppo locale
integrato, i prodotti
agroalimentari possono
rappresentare il trait d’union
tra i vari settori
economici dell’intera
provincia vibonese:
dall’agricoltura
all’industria,
dall’artigianato
al turismo, dai servizi
alle imprese al commercio.
TIPICI
Prodotti
ecco i sapori giusti
per fare sviluppo
integrato
di Maurizio Caruso Frezza
N
egli ultimi anni si sono andati affermando
nuovi modelli di produzione e di consumo
che hanno riscoperto e rilanciato un forte
e diffuso interesse per i prodotti agro-alimentari tradizionali e per i prodotti tipici1, alternativa
ad un consumo standardizzato e omologato di massa
e comunque indifferenziato. È il risultato delle profonde trasformazioni che hanno interessato in questi ultimi
decenni il mondo dell’alimentazione e che hanno fatto sì che l’alimentazione abbia ormai perso la funzione
originaria strettamente nutritiva per arricchirsi, attraverso il potere evocativo del cibo, di valori simbolici e
culturali in grado di identificare domande specifiche di
consumatori e nuove modalità di fruizione del prodotto
alimentare stesso.
La maggiore attenzione alla salubrità e alla naturalità
del prodotto, da una parte, e la ricerca di specificità e
tradizionalità (in contrapposizione ad un modello consumistico che deprezza e uniforma valori e consumi)
hanno indotto già da alcuni anni, in particolare, diverse
marche industriali ad inserire nella gamma dei propri
prodotti linee e assortimenti in grado di esaltare, e non
solo nella comunicazione, questi aspetti ed in particolare di far sperimentare, almeno nelle promesse, nuove
esperienze sensoriali al consumatore stesso.
Anche la segmentazione tematica di prodotto adottata
dalle label commerciali segue questo orientamento di
mercato: questo nuovo modo di organizzare e presentare l’offerta commerciale ha riguardato inizialmente i
prodotti biologici, i prodotti dietetici ed i prodotti etnici
e attualmente sta investendo decisamente anche l’area
delle produzioni tradizionali e dei prodotti tipici regionali. Il risultato è che sono in crescita progressiva sia il
numero e le categorie di prodotti sia gli operatori coinvolti nella produzione, commercializzazione, tutela, valorizzazione e controllo dei prodotti alimentari tipici o
tradizionali.
Nel food, il consumatore è infatti sempre alla ricerca di
novità, nella qualità come nel gusto. E in un mercato
stabile come quello agroalimentare questi aspetti diventano elementi chiave di innovazione2. Il giro di affari dei
prodotti tipici certificati sottolinea d’altra parte che non
si tratta più di un settore di nicchia ma di una realtà produttiva di tutto rispetto che trasversalmente attraversa
tutto il sistema produttivo agro-alimentare italiano, da
Nord a Sud: 9 miliardi di euro al consumo nel 2004 (con
trend in crescita) pari ad oltre il 4% del fatturato dell’industria alimentare e con un valore alla produzione di
circa 5 miliardi di euro (il 10% della produzione agricola
lorda vendibile)3 .
Si tratta di un elevato valore aggiunto che fa riferimento
alla qualità e alla tradizione dei prodotti italiani, al loro
legame con il territorio e con la cultura e la storia di ciascun luogo, che valorizza l’imprenditoria locale e che
proietta sul mercato l’amore tipicamente italiano per
l’antico saper fare.
Il 2005 in particolare è stato un anno decisivo per il sistema agro-alimentare italiano che ha visto riconfermato il
suo peso di leader assoluto nei prodotti di alta qualità.
Oggi l’Italia è infatti al primo posto in Europa per numero di denominazioni protette: sono infatti ben 153 le
produzioni nazionali che attualmente possono fregiarsi
del marchio Dop (Denominazione di origine protetta) o
IGP (Indicazione geografica protetta) pari al 21,5% delle
Fonte: Ismea – novembre 2005 (in Mipaf ,2006)
1.
Il prodotto tipico fa riferimento a un’area geografica determinata, caratterizzata dalla
manifestazione di una competenza diffusa e riconosciuta di produzione. Il prodotto
tradizionale non fa, invece, riferimento diretto a una origine geografica puntuale, ma
ha per oggetto la valorizzazione di una composizione o di un metodo di produzione
impiegato di lunga consuetudine. Spesso i due termini vengono considerati sinonimi:
la differenza è che la “specificità” è riferita, nel primo caso, a un luogo geografico e
nel secondo caso ad una “tradizione di produzione” (prodotto tipico/non tipico di un
dato luogo; prodotto tradizionale/ nuovo rispetto all’origine temporale del metodo di
produzione applicato).
2.
Il Sole 24 Ore - Rapporti Largo Consumo del 3 febbraio 2006 - Nel carrello vince l’innovazione - Prodotti tipici, salutistici, freschi, gastronomia e piatti pronti trainano le vendite nei grandi supermercati. Secondo l’indagine Iri-Infoscan, i “driver” dell’innovazione
nell’alimentare in questo momento sono costituiti dal complesso dei segmenti legati
a salutismo e benessere, ma anche alla gratificazione (il cioccolato marcia a pieni
giri) i prodotti ad alto contenuto di servizio per il consumatore (insalate e piatti pronti
o surgelati di pronto uso) e le specialità tipiche e locali (innovazione di prodotto più
premiante della promozione).
3.
MIPAF, 2006 Guida ai prodotti agroalimentari italiani di qualità
novembre/dicembre
2006
17
706 denominazioni riconosciute a livello europeo4.
Di queste, 10 (9 Dop e 1 Igp ) sono relative a produzioni
che si realizzano in Calabria con importanti riconoscimenti in corso che coinvolgono direttamente anche la
provincia di Vibo Valentia come in particolare per la Igp
Cipolla rossa di Tropea-Calabria e la Igp Peperoncino
di Calabria. Presentata di recente, inoltre, da parte del
Consorzio Gelatieri Artigiani di Pizzo la domanda per il
riconoscimento dell’Igp per il Tartufo di Pizzo che va a
potenziare il marchio collettivo Il gelato di Pizzo – Pizzo Ice Cream già adottato per le tre specialità di punta
della gelateria artigianale di Pizzo (oltre al Tartufo, la
Nocciola imbottita ed il Cioccolato imbottito).
A questo si aggiungono, inoltre, anche 4100 prodotti tradizionali regionali (di cui 209 riconosciuti in Calabria)
e 453 vini la cui qualità è certificata e riconosciuta con i
marchi Doc, Docg o Igt (di cui 25 in Calabria).
I prodotti tipici ed i prodotti tradizionali si configurano,
tuttavia, come qualcosa in più che opportunità di business per l’impresa che li produce o li commercializza.
I prodotti calabresi Dop e Igp
Tipologia di
denominazione
Settore
merceologico
Alto Crotonese
DOP
Oli d’oliva
Bergamotto
di Reggio Calabria
DOP
Oli essenziali
Bruzio
DOP
Oli d’oliva
Caciocavallo Silano
DOP
Formaggi
Capocollo di Calabria
DOP
Salumi
Clementine di Calabria
IGP
Frutta fresca
Lametia
DOP
Oli d’oliva
Pancetta di Calabria
DOP
Salumi
Salsiccia di Calabria
DOP
Salumi
Soppressata di Calabria
DOP
Salumi
Prodotto
Fonte: elaborazione su dati Mipaf aggiornamento 11/03/2006
Se solo pochi anni fa sembravano destinati ad essere dimenticati – in quanto sinonimo di arretratezza – i prodotti tipici ed i prodotti tradizionali oggi sono stati scoperti essere dei formidabili catalizzatori di sviluppo in
grado di eliminare o, quantomeno, attenuare le criticità
che spesso connotano il mondo agricolo e agro-alimentare soprattutto nelle aree meno sviluppate.
I prodotti tipici ed i prodotti tradizionali si sono infatti
candidati a tutti gli effetti ad essere delle vere e proprie
18
novembre/dicembre
2006
leve strategiche per uno sviluppo sostenibile ed integrato, dei veri e propri elementi premianti sui quali andare
a costruire il vantaggio competitivo ed il marketing di
territori nei quali culture e produzioni “minori” o “contadine” possono finalmente divenire protagoniste di
“innovazione” e di “coesione territoriale, economica e
sociale”.
Il prodotto tipico ed il prodotto tradizionale in quanto
tali interpretano, infatti, la “memoria storica” e la “coscienza popolare” di un determinato territorio, assumono, cioè, la funzione, secondo l’efficace definizione data
da Davide Paolini, di “medium” del territorio in cui
trovano origine, di “apportatore” principe di valore per
l’intera filiera turistica ed agro-alimentare, di risorsa o,
meglio, di “giacimento” intrinseco del territorio stesso.
Perché, come ricorda efficacemente anche Domenico
Cersosimo: «Il territorio comprende lo spazio fisico, le
caratteristiche antropiche, il patrimonio di valori, di
storia e di cultura della comunità locale. Tali elementi
definiscono l’identità di un territorio, svolgono un ruolo
determinante per lo sviluppo del contesto locale e spiegano il suo differenziale di crescita rispetto ad altre aree
geografiche. Essi rappresentano le risorse “immobili”, i
“marcatori di identità di un territorio” e delimitano le
sue opportunità, piuttosto che i suoi vincoli, di sviluppo
locale. In tale prospettiva le produzioni tipiche locali costituiscono uno di questi “marcatori” contribuendo alla
formazione dell’identità territoriale” in quanto elemento
di identità e di notorietà». I prodotti tipici ed i prodotti
tradizionali, di conseguenza, diventano per il consumatore e per il turista, la più efficace espressione condensata della “originalità” di un luogo rispetto ad altri. Suoi
testimoni, silenziosi ma determinanti, in grado di riportare non solo alle differenze geografiche e climatiche che
ne hanno condizionato il processo produttivo nel tempo
ma anche di far arrivare il consumatore/turista fino alle
4.
Le denominazioni Dop e Igp sono disciplinate dal Regolamento CE n. 2081/92. Ai fini
del regolamento, la Dop identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione,
trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un’area geografica determinata
e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata; l’Igp designa il prodotto che
gode di una certa notorietà e il cui il legame con il territorio è presente in almeno uno
degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione del prodotto. Il
sistema del tipico comunitario comprende anche la denominazione Specialità Tradizionale Garantita (Stg), che a differenza delle precedenti, non fa riferimento a un’origine
ma ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o
un metodo di produzione tradizionale. La denominazione Stg è disciplinata dal Regolamento CE n. 2082/92, che individua, tra gli altri, i prodotti riconosciuti con il marchio
collettivo Label Rouge francese, con il marchio Jamon Iberico spagnolo ed il marchio
Feta greca ed in Italia la Mozzarella STG di latte vaccino.
radici della storia, dei riti, e del vissuto quotidiano di
una comunità; capace di fargli sperimentare i saperi (ed
i sapori) più profondi e nascosti, tramandati da generazione in generazione e di condurlo, attraverso l’esperienza gratificante delle sensazioni (odori, gusti, suoni,
visioni e contatti) alla scoperta di mondi, culture e costumi nuovi. È partendo da queste considerazioni che oggi
la riscoperta, la tutela e la valorizzazione dei prodotti
tipici e dei prodotti tradizionali può diventare uno dei
nuovi strumenti dello “sviluppo locale” e della “coesione economica e sociale” di un territorio, la nuova chiave
di volta per politiche di sviluppo locale in grado di coinvolgere la vasta platea locale dei portatori di interessi. È
il caso, in particolare, dei piccoli imprenditori agricoli
e agro-alimentari che ripongono in questi prodotti le
speranze di acquisire e accrescere i vantaggi competitivi sui mercati, sempre più soggetti a una concorrenza
basata sul prezzo, degli imprenditori dell’agriturismo e
del turismo rurale e agli operatori commerciali di vicinato che intorno ai prodotti tipici e tradizionali possono
legare il valore aggiunto del loro servizio e possono animare turisticamente borghi e centri storici dimenticati,
nonché degli amministratori pubblici locali che possono
trovare nei prodotti tipici e tradizionali un modo efficace non solo per valorizzare le attività agricole ed agroalimentari presenti sul territorio, ma anche per creare o
consolidare l’immagine della località di produzione nei
confronti degli utenti esterni (consumatori, turisti, ecc.),
per rafforzare l’identità della comunità locale e per promuovere attività di tipo sostenibile e multireddito (agricoltura, artigianato, turismo rurale); e infine ai consumatori e ai cittadini che sono sempre più orientati alla
ricerca e all’acquisto di prodotti alimentari con standard
di tipicità, salubrità e qualità elevati. Il prodotto tipico
e tradizionale, pertanto, come strumento strategico di
sviluppo, come bene collettivo e non più solo bene individuale: per rafforzare e promuovere in modo integrato
e multivalente l’immagine e l’identità di un determinato territorio; per rafforzare il grado di coesione interno
della comunità sociale ed economica, soprattutto nelle
5.
La Denominazione di Origine Controllata (Doc) indica i vini che rispondono a requisiti, condizioni produttive e caratteristiche qualitative particolari, stabilite da un disciplinare di produzione.
In particolare, si fa riferimento all’utilizzo di vitigni raccolti nella regione di origine. La Denominazione di origine controllata e garantita (Docg) fa riferimento ai vini che hanno i requisiti della
Doc e che possiedono caratteristiche di particolare pregio, di cui il disciplinare di produzione prevede l’accertamento. L’Indicazione geografica Tipica (Igt) è, invece, un riconoscimento
di qualità attribuita ai vini da tavola caratterizzati da aree di produzione generalmente ampie e con disciplinare produttivo poco restrittivo. Anche in questo caso l’indicazione può essere
accompagnata da altre menzioni, quali quella del vitigno.
6.
Per l’elenco generale dei prodotti tradizionali, Dop e IGP italiani si rimanda alle apposite sezioni del sito del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali www.politicheagricole.it
7.
Si citano a tal proposito i successi riscontrati ormai in tutta Italia da manifestazioni dedicate alla degustazione dei prodotti tipici locali o tradizionali, a forte orientamento al marketing del
prodotto e del territorio (di origine o di location dell’evento) e a carattere multiregionale come, per esempio, la manifestazione “Elementi, sapori, suoni e colori del Mediterraneo” svoltasi nel
Porto di Napoli dall’1-4/10/2004 con il patrocinio del Mipaf e del Map , delle Amministrazioni pubbliche locali ed anche della Regione Calabria, o a valenza nazionale ed internazionale come
“il Salone del Gusto” di Torino promossa ogni due anni dal Movimento Slow Food e dalla Regione Piemonte.
novembre/dicembre
2006
19
8.
Da “I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing” di Davide Paolini,
Ed.. Baldini Castoldi Dalai, Anno 2000 - “I giacimenti gastronomici sparsi per il territorio italiano non sono semplicemente cibi da assaggiare o mezzi di convivialità, ma
soprattutto “medium” per produrre ricchezza nei territori dove hanno una loro origine
storico-tradizionale. Hanno le stesse valenze delle opere d’arte, per cui possono diventare meta turistica laddove non ci sono altre attrattive, se non quei profumi e sapori.
L’Italia possiede un patrimonio gastronomico che può non solo attirare turisticamente
creando valore nel territorio, ma anche sviluppare molte aree depresse della penisola,
dove mai sarebbe arrivato un viaggiatore” (estratto)
9.
Da “Prodotti tipici e sviluppo locale- il caso dei “giacimenti gastronomici” della provincia di Vibo Valentia” a cura di D. Cersosimo con la collaborazione di F.Alfano, M.
Caruso Frezza, G.Farace e A.Fortunato, Ed. CCIAA Vibo Valentia, anno 2004 e da
“Mezzogiorno” di D. Cersosimo, Ed. Donzelli, anno 2000
I principali prodotti tipici o tradizionali della provincia di Vibo Valentia
aree marginali dove sono più scarse le opportunità di
crescita economica tradizionale, dando il giusto valore
alle sue diverse componenti; per ridefinire i percorsi di
crescita e di sviluppo delle piccole imprese agricole ed
alimentari, turistiche e commerciali attraverso opportune forme organizzative; per favorire l’affermazione di
modelli organizzativi improntati all’integrazione delle
tecnologie moderne con i processi tradizionali ed artigianali, alla qualità e alla formulazione di salde regole
di certificazione e di garanzia pubblica. E su questi temi
diviene possibile anche a Vibo Valentia, contesto ricco
di tradizioni gastronomiche notoriamente conosciute
e apprezzate, lanciare una organica e coerente politica
finalizzata alla riscoperta e promozione economica dei
prodotti tipici e tradizionali vibonesi. Si tratta in primo
luogo di saper valorizzare esperienze avviate negli ultimi anni o in corso da parte di soggetti istituzionali locali
come la Provincia, la Camera di Commercio, il Cogal
Monte Poro e delle Serre, le Comunità Montane, le varie Amministrazioni comunali e da parte delle associazioni di categoria e dei diversi Patti territoriali, Pit, Pis,
Piar, Leader+ e quant’altro di emanazione europea; ed
in secondo luogo di selezionare e compattare il sistema
imprenditoriale, costruendo integrazione intersettoriale
(agricoltura, manifatturiero alimentare, artigianato artistico, turismo e servizi) e territoriale (con il patrimonio
ambientale, storico culturale e tra aree costiere e aree
interne). Il lavoro è impegnativo, ma questa volta potrebbe essere forse più facile, considerato l’argomento e
la confluenza generale di interesse che si potrebbe avere. “Imbandire” il tavolo di lavoro di buone esperienze
e di buone intenzioni, che ci sono, di buoni prodotti
tipici e tradizionali, che ci sono, e di buoni produttori tipici e tradizionali, che ci sono pure ma che bisogna
oggi iniziare seriamente a scoprire, a preparare e a far
crescere.
Carni fresche e
loro preparazioni
‘nduia (nella foto)
carne caprina calabrese
carne di maiale salata
carne ovina calabrese
carne podolica calabrese
ciccioli
cotenne di maiale
frittole
gelatina di maiale
guanciale
lardo
pancetta arrotolata
salsiccia con finocchietto selvatico
soppressata affumicata
Bevande analcoliche,
distillati e liquori
amaro alle erbe
liquore alla liquirizia
liquore di agrumi
(nella foto)
Formaggi
cacioricotta
pecorino del Monte Poro
pecorino misto (nella foto)
pecorino primo sale
provola
Grassi
(burro, margarina, oli)
olio extra vergine di oliva
“colli di Tropea”
(nella foto)
Paste fresche
e prodotti di panetteria,
pasticceria,
biscotteria e confetteria
‘nzullini
anicini
biscotti alle mandorle
e al miele
cotognata
crispelle dolci
crispelle salate
crostini di grano
frese bianche
frese integrali
frese al peperoncino
granita
liquirizia
frutti alla martorana
mostaccioli
mozzetti
nacatole
biscotti “ossa di morto”
pane casereccio
pasta col ferretto
pasta di mandorle
pasta fileja (nella foto)
paste con lo zucchero
pezzo duro
pignolata al miele
pignolata con la glassa bianca e al cioccolato
sanguinaccio
stomatico
susumelle
taglierini e ciciri
taralli bianchi
taralli morbidi
tarallini ai semi di anice
tarallini ai semi di finocchio
tarallini al peperoncino
tartufo di pizzo
torroncino
torrone con mandorle
torrone gelato
zeppole di San Giuseppi
Preparazioni di pesci,
molluschi e crostacei
acciughe marinate
acciughe salate
alici salate
alici salate e pepate
alici sott’olio
bottarga di tonno
frittelle di neonata
involtini di pesce spada
involtini di spatola,
pesce sciabola, vela, spatola
pesce spada alla ghiotta
pesce spada arrosto con il sarmoriglio
rosamarina
sarde salate
sarde salate e pepate
sardella salata di crotone
tonno sott’olio
tortiera di alici
Prodotti della gastronomia
frittata pasquale
frittele di fiori di zucca
maccheroni
con il sugo di capra
melanzane ripiene
pancotto, brodo pieno
peperonata alla calabrese
polpette di melanzana
pomodori ripieni
uova strapazzate con pomodoro
Prodotti di origine animale
(miele, prodotti lattiero
caseari escluso il burro)
miele di arancio calabrese
miele di castagno calabrese
miele di eucalipto calabrese
ricotta (nella foto)
ricotta affumicata
ricotta di capra affumicata
ricotta di pecora
ricottone salato
Prodotti vegetali
allo stato naturale
o trasformati
asparago selvatico
della Calabria
broccoli di rapa
castagne di Calabria
ceci abbrustoliti
cicoria selvatica calabrese
cicorie selvatiche sott’olio
cipolla rossa di Tropea
collane di peperoni secchi
confettura di pomodori rossi
fagiolo di Caria
fichi d’india di Calabria (nella foto)
fichi essiccati
fichi freschi cotti al forno
fichi ripieni,
finocchietto selvatico di calabria
funghi misti di bosco sott’olio
funghi porcini sott’olio
insalatata di arance
involtini di melanzane
marmellata di arance
marmellata di cipolla rossa di Tropea
marmellata di clementine
marmellata di limoni
marmellata di mandarini
melanzane sott’olio
mele di montagna
olive in salamoia
olive nella giara
olive nere infornate
olive schiacciate
olive sotto sale
origano selvatico della Calabria
peperoncini piccanti ripieni
peperoncini sott’olio
peperoncino di Spilinga
peperoncino piccante calabrese
pomodori secchi
pomodori secchi sott’olio
tritato di peperoncino
zucchini sott’olio
(ns. selezione da repertorio ufficiale MIPAF, 2004)
novembre/dicembre
2006
21
ritardo
1-5 giorni
ritardo
6-10 giorni
ritardo
maggiore
di 10 giorni
CALABRIA - TEMPI DI EVASIONE PRATICHE REGISTRO DELLE IMPRESE MESE DI FEBBRAIO 2006
evase entro i
termini
teragire con il sistema delle pubbliche amministrazioni,
approssimandosi alla copertura totale. La Smart Card
abilitava l’utente all’apposizione della firma per via telematica, conferendo riconoscibilità al soggetto autore
dell’inoltro della pratica. La sostituzione con la Carta
Nazionale dei Servizi, attraverso la mediazione del sito
internet Telemaco, al quale è necessario collegarsi per
poi accedere alla Camera di Commercio di riferimento,
consente l’ampliamento dell’offerta di servizi all’utenza.
Via internet presentazione di pratiche (istanze, denunce, ecc.), fruizione diretta e immediata di visure e certificati oltre alla possibilità di monitorare costantemente
la situazione della propria società o impresa relativamente all’adempimento delle scadenze amministrative
e contabili. Una svolta epocale, dunque per la Camera
di Commercio. Transizione, assestamento e vigenza sotto l’egida costante di Infocamere, struttura informatica
dell’intero sistema camerale nazionale. La Camera di
Commercio di Vibo Valentia non è mancata all’appuntamento e si è tempestivamente attivata per essere al passo
con ogni esigenza richiesta dal cambiamento. Formazione di operatori (commercialisti, notai, amministratori),
supporto e assistenza tecnico-giuridica ed informatica
con corsi nella sede istituzionale o presso studi ed uffici pubblici e privati hanno consentito di attivare quanto
previsto dalle nuove disposizioni legislative diffondendo la conoscenza delle procedure e realizzando risultati
ottimali. E sempre la Camera di Commercio di Vibo Valentia, in linea con quanto previsto dalla normativa del
Registro Imprese e in ragione di una precisa strategia e
percentuale
evasione
Il
Registro Imprese, il cuore pulsante della Camera di Commercio. Lì sono custoditi, tappa dopo
tappa, i fotogrammi vitali di ogni cellula produttiva del territorio. Archivio storico, dunque,
ma anche anagrafe corrente; termometro di natalità,
vigenza ed epilogo di uno spirito imprenditoriale radicato nelle tradizioni ma proteso all’innovazione. Basta
un click, e con chirurgica precisione, scorrono all’occhio
dell’operatore, dati e dati che sezionano, delineano, ricompongono, motivano condotte imprenditoriali, acclarando linearità di condotta nel segno della trasparenza
e della legalità. Un servizio continuo, preciso, puntuale, quello del Registro Imprese che è quest’anno giunto
a una tappa storica: la celebrazione del suo decennale.
Era il 19 febbraio del 1996 ed anche la Camera di Commercio di Vibo Valentia istituiva il Registro Imprese.
Per le pratiche, progressivo e radicale sconvolgimento
di logistica e di prassi. Il passaggio di tutti gli atti fin
allora depositati presso la cancelleria commerciale del
Tribunale competente, l’obbligo della tenuta di un registro elettronico/informatico, l’archiviazione ottica degli
atti consequenziale al dispositivo di presentazione della
documentazione societaria, compresi i bilanci, per via
telematica, ha senz’altro comportato un salto di qualità nell’erogazione del servizio, testimoniato anche da
un’utenza pedissequa al cambiamento. Muta, e si attiva
un nuovo parametro relazionale, anche con le Pubbliche
Amministrazioni. Ora quasi a regime il rilascio del dispositivo digitale, trasformatosi da Smart Card in Carta
Nazionale dei Servizi che consente di dialogare e di in-
di cui evase
Il Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Vibo Valentia compie 10 anni
e consolida il suo record di efficienza: primo in Italia nell’evasione delle pratiche.
e bollatura di libri contabili e registri, tutto questo e altro
che riguarda la vita sociale passa sotto l’occhio telescopico del Registro Imprese. I dati del mese di febbraio consolidano questa tendenza, ormai da un semestre modus
agendi della Camera di Commercio di Vibo Valentia.
Decennale con primato, dunque, in ragione di un ultimo
semestre in pool position, “speculare - fa rilevare Francesco Molinaro, responsabile del servizio - al trainante
dinamismo e alla concretezza del presidente Lico che
ha rafforzato nel personale lo spirito di appartenenza,
la fidelizzazione al servizio, complementari ad una già
nota gentilezza, cortesia e disponibilità verso l’utenza”.
Risorse umane competenti in ogni servizio, motivate e
coinvolte in modello di maggiore efficacia ed efficienza
per la “customers satisfaction”.
Totale
pratiche
DECENNALE
con... primato!
filosofia del presidente Michele Lico, celebra il decennale
del servizio con un primato di grande rilievo. Statistiche
alla mano e con comparazione nazionale, l’Ente, negli
ultimi sei mesi, è risultato ai primi posti, e per tre volte,
al primo posto in assoluto, per l’evasione delle pratiche
nei tempi previsti, sia in termini numerici che temporali, ovviamente, non trascurando la qualità. Molte pratiche, quasi tutte, vengono evase nella stessa giornata di
presentazione. Non risultano giacenze. E considerata la
tipologia degli atti presentati al registro imprese, il primato non è da poco. Tutti gli atti che riguardano le società di capitale, cooperative incluse, così come le società
di persone, comprese le forme semplificate, le ditte individuali; ma anche bilanci, situazioni patrimoniali dei
consorzi, trasferimenti di quote societarie, vidimazione
sigla
provincia
di Rosanna De Lorenzo
CS
1.337
1.232
92.1%
82.9%
2.3%
1.9%
5.0%
CZ
839
780
93.0%
83.1%
1.5%
0.5%
7.9%
KR
438
438
100%
96.8%
1.8%
1.1%
0.2%
RC
1.119
1.076
96.2%
90.9%
2.0%
1.3%
2.0%
VV
410
409
99.8%
99.0%
0.0%
0.2%
0.5%
TOTALE
218.315
207.170
94.9%
68.5%
8.0%
5.1%
13.3%
Graduatoria province calabresi per % di
evasione delle pratiche
Graduatoria province calabresi per evasione delle pratiche entro i termini
Graduatoria province calabresi per evasione delle pratiche con ritardo da 1 a 5 giorni
provincia
% evasione pratiche
provincia
evase entro i termini
provincia
ritardo 1-5 giorni per
evasione pratiche
KR
100%
VV
99.0%
VV
0.0%
VV
99.8%
KR
96.8%
CZ
1.5%
RC
96.2%
RC
90.9%
KR
1.8%
CZ
93.0%
CZ
83.1%
RC
2.0%
CS
92.1%
CS
82.9%
CS
2.3%
Fonte: Sistema Informativo PRIAMO - Infocamere
22
novembre/dicembre
2006
novembre/dicembre
2006
23
AG
AL
AN
AO
AP
AQ
AR
AT
AV
BA
BG
BI
BL
BN
BO
BR
BS
BZ
CA
CB
CE
CH
CL
CN
CO
CR
CS
CT
CZ
EN
FE
FG
FI
FO
FR
GE
GO
GR
IM
IS
KR
LC
LE
LI
LO
LT
LU
MC
ME
MI
MN
MO
totale
pratiche
pratiche
evase
1.111
1.722
1.724
535
1.690
947
1.573
882
1.151
4.054
3.829
835
569
796
5.144
1.133
4.856
1.514
1.990
810
2.619
1.409
588
2.783
2.059
1.304
1.337
2.648
839
314
1.440
1.793
4.787
1.853
1.493
3.260
487
1.055
917
285
438
1.110
1.984
1.475
755
1.756
1.658
1.424
1.464
20.567
1.608
3.569
1.017
1.610
1.715
533
1.634
897
1.534
866
1.060
3.553
3.810
770
561
738
5.127
948
4.516
1.511
1.934
759
2.518
1.322
518
2.780
2.049
1.293
1.232
2.446
780
261
1.388
1.758
3.992
1.853
1.394
3.112
467
1.046
877
276
438
1.053
843
1.474
733
1.716
1.648
1.373
1.279
19.397
1.497
3.507
percentuale
evasione
91.5%
93.5%
99.5%
99.6%
96.7%
94.7%
97.5%
98.2%
92.1%
87.6%
99.5%
92.2%
98.6%
92.7%
99.7%
83.7%
93.0%
99.8%
97.2%
93.7%
96.1%
93.8%
88.1%
99.9%
99.5%
99.2%
92.1%
92.4%
93.0%
83.1%
96.4%
98.0%
83.4%
100%
93.4%
95.5%
95.9%
99.1%
95.6%
96.8%
100%
94.9%
42.5%
99.9%
97.1%
97.7%
99.4%
96.4%
87.4%
94.3%
93.1%
98.3%
pratiche evase
entro i termini
57.7%
58.9%
87.9%
41.5%
39.4%
60.6%
81.8%
85.6%
71.2%
30.4%
82.4%
38.0%
89.3%
42.2%
94.1%
28.8%
39.7%
67.5%
60.2%
42.2%
40.8%
68.6%
61.1%
87.2%
89.6%
73.9%
82.9%
57.6%
83.1%
62.4%
64.9%
80.9%
43.5%
90.3%
68.9%
60.2%
31.8%
91.5%
63.8%
66.3%
96.8%
80.3%
15.5%
90.9%
66.2%
82.0%
93.2%
71.1%
60.5%
60.2%
71.0%
75.8%
ritardo
1-5 giorni
11.5%
13.6%
2.6%
37.2%
19.8%
15.4%
6.2%
5.2%
2.7%
15.4%
5.2%
7.5%
6.7%
19.2%
2.7%
7.4%
11.3%
21.0%
12.0%
13.3%
12.4%
4.8%
4.8%
6.7%
4.7%
14.1%
2.3%
6.3%
1.5%
4.8%
11.0%
10.2%
8.9%
5.6%
7.6%
11.5%
12.3%
3.5%
8.4%
8.4%
1.8%
4.0%
4.2%
3.9%
8.3%
4.4%
3.1%
7.2%
9.6%
8.1%
10.7%
6.2%
ritardo
6-10 giorni
4.5%
8.0%
2.1%
10.8%
11.7%
5.0%
2.8%
3.1%
2.2%
8.8%
1.5%
11.1%
1.4%
13.3%
1.3%
10.8%
8.5%
6.9%
7.7%
11.7%
19.0%
3.1%
4.6%
3.1%
2.8%
4.3%
1.9%
5.7%
0.5%
3.5%
6.6%
3.0%
10.5%
1.9%
4.6%
5.6%
6.2%
1.9%
5.6%
7.0%
1.1%
2.1%
3.6%
2.0%
6.1%
3.0%
0.5%
3.7%
4.8%
4.8%
2.9%
4.6%
ritardo
maggiore
di 10 giorni
17.8%
13.0%
7.0%
10.1%
25.8%
13.7%
6.7%
4.3%
16.0%
33.0%
10.4%
35.6%
1.2%
18.0%
1.5%
36.7%
33.5%
4.4%
17.4%
26.4%
23.9%
17.5%
17.7%
2.8%
2.5%
6.8%
5.0%
22.9%
7.9%
12.4%
13.9%
4.0%
20.5%
2.1%
12.3%
18.2%
45.6%
2.3%
17.9%
15.1%
0.2%
8.6%
19.2%
3.1%
16.4%
8.3%
2.7%
14.4%
12.4%
21.2%
8.5%
11.6%
ITALIA - Tempi di evasione pratiche registro delle imprese mese di febbraio 2006
ITALIA - Tempi di evasione pratiche registro delle imprese mese di febbraio 2006
sigla
provincia
sigla
provincia
totale
pratiche
pratiche
evase
percentuale
evasione
pratiche evase
entro i termini
ritardo
1-5 giorni
ritardo
6-10 giorni
ritardo
maggiore
di 10 giorni
MS
MT
NA
NO
NU
OR
PA
PC
PD
PE
PG
PI
PN
PO
PR
PS
PT
PV
PZ
RA
RC
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RM
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SI
SO
SP
SR
SS
SV
TA
TE
TN
TO
TP
TR
TS
TV
UD
VA
VB
VC
VE
VI
VR
VT
VV
TOTALE
893
525
7.644
1.375
582
376
2.523
1.160
3.858
1.232
2.422
1.919
971
1.536
1.842
1.820
1.480
1.517
908
1.799
1.119
2.694
894
574
16.427
1.607
1.043
3.516
1.221
464
967
893
1.509
1.291
1.450
1.220
1.767
10.523
1.132
933
1.004
3.526
1.937
3.220
505
660
3.485
3.239
3.537
1.223
410
218.315
888
487
7.561
1.367
537
361
2.253
1.122
3.366
1.195
2.399
1.906
967
1.506
1.603
1.811
1.477
1.340
813
1.792
1.076
2.692
632
544
15.598
1.583
1.012
3.475
1.215
463
963
822
1.498
1.291
1.422
1.214
1.761
10.079
1.006
930
995
3.300
1.809
3.197
504
655
3.326
2.900
3.463
1.172
409
207.170
99.4%
92.8%
98.9%
99.4%
92.3%
96.0%
89.3%
96.7%
87.2%
97.0%
99.1%
99.3%
99.6%
98.0%
87.0%
99.5%
99.8%
88.3%
89.5%
99.6%
96.2%
99.9%
70.7%
94.8%
95.0%
98.5%
97.0%
98.8%
99.5%
99.8%
99.6%
92.0%
99.3%
100%
98.1%
99.5%
99.7%
95.8%
88.9%
99.7%
99.1%
93.6%
93.4%
99.3%
99.8%
99.2%
95.4%
89.5%
97.9%
95.8%
99.8%
94.9%
84.1%
65.0%
87.1%
63.4%
64.1%
68.9%
28.7%
79.0%
55.8%
74.8%
91.2%
86.0%
55.3%
41.7%
54.8%
88.5%
75.3%
47.1%
70.0%
85.3%
90.9%
73.0%
41.9%
75.8%
81.3%
80.8%
78.1%
85.9%
89.2%
86.6%
89.3%
75.0%
58.1%
95.4%
78.6%
94.8%
77.8%
64.9%
65.1%
91.0%
78.8%
56.9%
67.2%
79.7%
97.2%
67.3%
44.8%
57.3%
73.6%
78.9%
99.0%
68.5%
1.1%
5.1%
2.4%
17.7%
7.2%
15.7%
9.7%
7.9%
6.5%
2.0%
3.6%
4.3%
23.9%
9.4%
5.5%
5.5%
15.3%
8.5%
6.2%
8.9%
2.0%
9.9%
6.5%
11.0%
4.0%
5.2%
7.7%
8.2%
3.6%
6.5%
6.5%
1.5%
14.1%
2.5%
4.9%
0.8%
8.9%
15.2%
11.4%
6.6%
5.8%
8.3%
9.2%
6.0%
2.0%
20.8%
11.1%
6.9%
11.7%
2.8%
0.0%
8.0%
0.6%
3.0%
2.3%
10.1%
5.3%
4.0%
9.5%
3.4%
6.2%
3.0%
1.7%
3.5%
11.8%
2.7%
3.7%
2.3%
4.5%
6.9%
3.3%
2.2%
1.3%
7.6%
5.4%
3.8%
5.0%
1.2%
2.8%
1.8%
2.5%
5.0%
2.0%
1.1%
14.2%
1.1%
5.8%
0.7%
4.2%
6.8%
3.8%
1.2%
5.5%
9.0%
7.0%
2.3%
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8.0%
8.0%
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2.4%
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13.7%
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7.1%
8.2%
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7.4%
41.5%
6.4%
18.7%
17.2%
2.6%
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44.2%
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3.2%
4.7%
25.8%
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3.2%
2.0%
9.4%
16.9%
4.2%
4.7%
11.3%
8.4%
2.9%
4.3%
1.7%
1.8%
14.4%
12.8%
1.1%
8.8%
3.2%
8.7%
8.9%
8.6%
0.9%
9.1%
19.3%
10.1%
11.3%
0.2%
3.2%
31.5%
19.4%
7.5%
11.8%
0.5%
13.3%
Fonte: Sistema Informativo PRIAMO - Infocamere
24
novembre/dicembre
2006
novembre/dicembre
2006
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IL COMITATO IMPRENDITORIALITÀ
FEMMINILE DI VIBO VALENTIA
Fare impresa?
È sempre più un affare di
di Raffaella Gigliotti
C
DONNE
reative e intraprendenti, determinate e colte,
caparbie ed emancipate, costanti e coerenti:
sono loro, le donne imprenditrici che contano,
e crescono.
Rimossa, con acuto soprano, l’etichetta - ormai logora
e sgualcita - dell’inferiorità di ruolo rispetto alla predominanza numerica dell’impresa al maschile, rivendica-
26
novembre/dicembre
2006
no tenacemente pari opportunità nella conquista delle
ambite stanze dei bottoni, dimostrando straordinarie
capacità organizzative e di pianificazione qualitativa
dei risultati.
Le donne imprenditrici, le interpreta così, Michele Lico
- presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia - e così le dipinge nel suo discorso di benvenuto alle
componenti del neo Comitastratore Delegato di una soto Imprenditorialità Femmicietà di servizi professionali
nile, rinnovato il 9 febbraio
alle imprese, in rappresenPresidente
2006 dalla Giunta Camerale,
tanza della ConfcooperatiFrancesca Gerace (Coldiretti)
attraverso le designazioni
ve; Karen Sarlo, giornalista
Componenti
pervenute dalle Associazioni
di professione, in Comitato
Giuseppina Cigaina (Cna)
Imprenditoriali di Categoria
per conto della Confapi;
Marinella
De
Grano
(Concooperative)
attive sul territorio.
Tina Soriano, artigiana oraStefania Froia (Confcommercio)
Un Comitato eccezionalmente
fa, per Confartigianato;
Karen Sarlo (Confapi)
assortito per l’ampia rappreMichela Tulino, insurance
Liberata Soriano (Confartigianato)
sentanza delle attività produtagent, per Confindustria.
Rita Tassone (Consiglio Camerale)
tive, le poliedriche professio«È necessario agire sinerCarmela Maria Tripodi (Confesercenti)
nalità e la varietà delle formagicamente, rigettando ogni
Michela Tulino (Confindustria)
zioni culturali e manageriali.
forma di protagonismo steUn Comitato di tendenza, fatrile ed inefficace - dicono
to di donne solidali e forti, di
in coro -. Occorre che queidee e programmi.
sto Comitato crei un tavolo unitario di discussione e di
Ne è Presidente Francesca Gerace, espressione della
confronto, affinché il tessuto imprenditoriale femminile
Coldiretti, eletta col consenso unanime delle compopossa crescere nel segno della solidarietà e del progresnenti.
so».
Sguardo limpido e lungo, degno di una imprenditrice
Pronte ad offrire competenze, professionalità ed espeattenta e misurata.
rienze, a servizio del Comitato, anche le altre compoIn lei si identifica l’anima autentica del Comitato.
nenti: Stefania Froia della Confcommercio, Carmela
La sua storia, la storia di tante donne pioniere che amaTripodi per la Confesercenti, Giuseppina Cigaina per la
no la propria terra, ma di poche tra queste che la amano
Cna ed in rappresentanza del Consiglio Camerale Rita
al punto da volervi ritornare, anche quando altrove il
Tassone, unica donna tra gli amministratori dell’Ente.
successo è più facile e veloce da raggiungere. Una sto“La crescita dell’impresa femminile - ha detto il presiria di imprenditrice nata in Veneto, nelle costruzioni,
dente della Camera di Commercio - è un fattore impore continuata in Calabria, in un settore diametralmentante per lo sviluppo del tessuto imprenditoriale ed è
te opposto, una azienda all’avanguardia nel segmento
intenzione della Camera valorizzarne l’esperienza per
dell’agricoltura biologica.
conseguire un salto di qualità nella capacità di far nasce“Sono rientrata con la voglia di partecipare al cambiare e consolidare le iniziative imprenditoriali che vedono
mento, di invertire la rotta - spiega -. Sono stanca di
protagoniste le donne. Il 22,7% (3.389 il valore assolusentir parlare ovunque e solo di una Calabria ultima in
to) delle imprese registrate al Registro della Camera di
tutte le classifiche; della provincia di Vibo Valentia ai
Commercio di Vibo Valentia, nel secondo semestre 2005,
primi posti, sì, ma delle graduatorie più negative. Queè a conduzione femminile. In particolare, commercio,
sto ruolo mi gratifica e mi aiuterà a dare il contributo
agricoltura, manifatturiero, turismo e servizi sono setallo sviluppo ed al riscatto che il nostro territorio merita
tori in cui la rappresentanza di donne alla guida delle
per vocazione ed intelligenze”.
imprese raggiunge percentuali significative”.
Convintamene ottimiste Marinella De Grano, AmminiMichele Lico assicura: - “La Camera di Commercio metterà a disposizione delle imprenditrici, o aspiranti tali,
il proprio know-how nel campo della creazione e conNella foto grande, il Comitato Imprenditorialità Femminile di Vibo Vasolidamento d’impresa, della formazione, dell’accesso
lentia. Da sinistra: Michela Tulino, Karen Sarlo, Marinella De Grano,
al credito, dell’internazionalizzazione, orientandolo al
Francesca Gerace, Tina Soriano, Giuseppina Cigaina, Stefania Froia
femminile attraverso specifici progetti ed iniziative”. E
e Carmela Tripodi.
novembre/dicembre
2006
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IL PROTOCOLLO D’INTESA
TRA MINISTERO
DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
E UNIONCAMERE
di Francesco De Grano
Il 20 maggio 1999 tra Ministero delle Attività Produttive e Unioncamere viene siglato il protocollo
d’intesa – poi rinnovato per altri 3 anni nel 2003
– che prevede la costituzione di Comitati per la
promozione dell’imprenditoria femminile presso le
Camere di Commercio.
Secondo questo protocollo ogni singolo Comitato è composto almeno da 5 membri, nominati
dalla Giunta della Camera di Commercio, in rappresentanza del Consiglio camerale e delle Associazioni imprenditoriali di categoria e delle Organizzazioni sindacali impegnate nella promozione
delle pari opportunità.
I Comitati durano in carica tre anni, i componenti
sono rieleggibili di norma per non più di due mandati e nominano al loro interno un Presidente.
Questi i compiti dei Comitati:
annuncia - work in progress - la realizzazione di un rapporto sulle imprese femminili della provincia di Vibo
Valentia - il primo in questo settore.
“Una sorta di monitoraggio agile, ma puntuale ed articolato, che mira a conoscere il tessuto imprenditoriale
femminile: quante sono, dove sono e cosa fanno le donne imprenditrici vibonesi. Perchè conoscere il fenomeno
è fondamentale e propedeutico a qualsiasi programmazione strategica dello sviluppo”.
Nasce, dunque, sotto buoni auspici il nuovo Comitato
Imprenditorialità Femminile della provincia di Vibo Valentia.
Forte della vivacità intellettuale e professionale delle
sue componenti.
Forte del concreto sostegno della Camera di Commercio
che, per la prima volta, riconosce manifestamente al Comitato il giusto ruolo di organismo propulsore dell’imprenditoria femminile.
Un cocktail di forma e sostanza ben mixate, che perfettamente si addice ad un Comitato di donne imprenditrici che puntano ad una comune e non ardua impresa:
competere ad armi pari.
•
28
novembre/dicembre
2006
proporre suggerimenti nell’ambito della programmazione delle attività camerali, che riguardino lo sviluppo e la qualificazione della
presenza delle donne nel mondo dell’imprenditoria;
•
partecipare alle attività delle Camere proponendo tematiche di genere in relazione allo
sviluppo del’imprenditoria locale;
•
promuovere indagini conoscitive sulla realtà
imprenditoriale locale, anche con studi di settore, per individuare le opportunità di accesso e di promozione delle donne nel mondo
del lavoro e dell’imprenditoria in particolare;
•
promuovere iniziative per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, anche tramite specifiche attività di informazione, formazione imprenditoriale e professionale e servizi di assistenza manageriale mirata;
•
attivare iniziative volte a facilitare l’accesso al
credito anche promuovendo la stipula delle
convenzioni previste nell’ambito del Progetto
per l’accesso delle imprenditrici alle fonti di finanziamento
•
curare la divulgazione nel territorio delle iniziative e delle attività di ricerca e studio sullo sviluppo locale promosse dalle Camere di
Commercio;
•
proporre iniziative per attivare un sistema di
collaborazioni sinergiche con gli enti pubblici
e privati che sul territorio svolgono attività di
promozione e sostegno all’imprenditoria femminile in generale.
Nella foto, la presidente del Comitato Imprenditorialità femminile
Francesca Gerace e il presidente della Camera di Commercio
di Vibo Valentia Michele Lico
POR
Il nuovo
e la sfida del futuro
Circa 5 miliardi di euro sono destinati alla Calabria per la realizzazione
del Programma operativo regionale 2007-2013. Sulla concreta capacità di spesa
e di pianificazione degli interventi si gioca la partita decisiva dello sviluppo.
Il
2006 è un anno di straordinaria importanza per
il futuro della Calabria.
In questo arco di tempo infatti la nostra Regione
dovrà essere capace di vincere due sfide: realizzare compiutamente le azioni del Programma Operativo Regionale (POR) 2000-2006; impostare con efficacia
le strategie della nuova programmazione 2007-2013.
Riguardo alla prima delle due sfide - la completa attuazione del POR Calabria 2000-2006 - la nostra Regione è
chiamata a dimostrare di essere capace ad impegnare
e spendere le risorse comunitarie coerentemente con le
strategie originarie, evitando, quanto più possibile, di
ricorrere ai cosiddetti “progetti coerenti” o “progetti
sponda”.
In pratica, l’intera regione dovrà dimostrare il rispetto
dei piani di spesa programmati e dunque evitare il rischio della restituzione delle risorse alla Commissione
Europea (cosiddetta regola del n + 2).
Giova precisare che il ricorso ai progetti coerenti, di per
sé pacificamente ammessi dalla CE come sistema di spesa delle risorse comunitarie, rappresentano in realtà un
escamotage utilizzato dalle Amministrazioni di tutta
l’Unione europea – beneficiarie di Fondi comunitari quando sono in ritardo nell’attuazione dei programmi
operativi.
Un’amministrazione capace di rispettare le strategie, le
azioni e le misure d’intervento di un programma pluriennale non ha bisogno di sfruttare tale sotterfugio, ma
dimostra invece capacità di programmazione, di gestione e di attuazione di politiche di sviluppo, essendo in
grado di attuare per tempo politiche di impatto positivo
sulle territorio dell’intera comunità regionale.
Ne discende che la sfida dei POR non è solo ed esclusivamente una sfida a chi spende di più, ma piuttosto una
dimostrazione di idoneità alla gestione di programmi
pluriennali e complessi, una vera e propria attestazione di qualità della “governance” dell’Amministrazione
Regionale, degli Enti Locali coinvolti, delle imprese be-
novembre/dicembre
2006
29
neficiarie, dei cittadini. In una parola, del Sistema Regione. L’attuale Amministrazione regionale si è trovata, al
momento del suo insediamento, ad affrontare l’urgenza
di evitare la perdita di una enorme mole di risorse: 740
milioni di euro, destinati dal POR 2000-2006 alla nostra
Regione erano a rischio disimpegno.
I mesi da luglio a dicembre sono stati una corsa contro il
tempo per riattivare la macchina della spesa regionale,
per stimolare le imprese e gli enti locali beneficiari di
contributi a spendere i fondi loro assegnati, per individuare progetti già conclusi e dunque già spesi da trasferire sul POR per una loro rendicontazione.
L’obiettivo, pur proibitivo, è stato raggiunto, con l’aiuto di tutti i soggetti coinvolti (Comuni, Province, Enti
pubblici, Università ed imprese private) e con lo sforzo
della macchina burocratica regionale, che ha dimostrato di saper affrontare l’emergenza e di essere capace di
raggiungere tale importante obiettivo.
Vinta questa sfida, l’Amministrazione Regionale è ora
impegnata in una sfida ancora più impegnativa: la sfida
della normalità.
Normalità di programmazione ordinata, di gestione
puntuale, di effettiva attuazione di programmi e progetti nel corso degli anni che vanno da quello attuale, il
2006, fino al 2008, ultimo anno di spesa ammesso per il
POR 2000-2006.
In questi prossimi tre anni, la Calabria dovrà dimostrare di saper spendere, e – aggiungo - spendere bene, le
risorse ad essa destinate, pari a oltre 500 milioni di euro
all’anno.
Se ciò avverrà senza ricorso a progetti sponda, a spese
coerenti ma non previste originariamente dal POR, potremo dire di aver raggiunto tre importanti risultati:
1) aver riavviato una programmazione con respiro
pluriennale;
2) aver riattivato una struttura burocratica, capace
di gestire programmi difficili ed articolati.
3) aver trasferito risorse importanti al sistema regionale (enti pubblici e privati) al fine di contribuire alla sua crescita, al suo rafforzamento, al
suo consolidamento.
La sfida del 2006, dunque, è una sfida di rilevante importanza.
Se questo primo obiettivo sarà raggiunto, potremo guardare con fiducia alla nuova programmazione 2007-2013,
30
novembre/dicembre
2006
ennesima occasione per il tanto auspicato salto di qualità della nostra Regione, ancora purtroppo relegata tra
quelle a più basso tasso di sviluppo dell’intera Unione
Europea, nonostante il recente ingresso di 10 nuovi Paesi nell’UE.
Si calcola che le risorse a disposizione della Regione saranno pari a circa 5 miliardi di euro. Una somma rilevante, grazie alla quale è possibile avviare azioni realmente incisive per lo sviluppo del territorio regionale.
Per fare ciò, occorre tenere presente che il periodo di
programmazione 2007-2013 sarà importante per diversi
motivi. Tra questi, i più rilevanti per il futuro della nostra regione sono il raggiungimento degli obiettivi europei proposti dalla Strategia di Lisbona e Goteborg, nonché la completa attuazione del Processo di Barcellona.
Relativamente al primo, la futura programmazione dei
Fondi Strutturali dovrà essere indirizzata verso politiche che incrementino la capacità di ricerca, di innovazione tecnologica, di sviluppo precompetitivo dell’economia europea.
In questo senso, la Calabria dovrà individuare ed attuare le politiche più adatte per creare un ambiente sociale
ed economico favorevole alla ricerca ed all’innovazione tecnologica. Ciò implica la necessità di investire con
sempre maggiore sforzo sulla realizzazione o il comple-
LA DICHIARAZIONE DI BARCELLONA
La dichiarazione di Barcellona è l’atto finale della Conferenza ministeriale euromediterranea tenutasi a Barcellona il 27 e 28 novembre 1995. Dodici i paesi terzi mediterranei (PTM) coinvolti: Algeria, Cipro, Egitto, Israele,
Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia
e Autorità palestinese.
Il nuovo partenariato globale, finalizzato a realizzare
un’area di libero scambio nel bacino del Mediterraneo
si articola in tre assi principali:
• il partenariato politico e di sicurezza mira a realizzare
uno spazio comune di pace e di stabilità;
• il partenariato economico e finanziario intende consentire la creazione di una zona di prosperità condivisa;
• il partenariato sociale, culturale e umano intende sviluppare le risorse umane, favorire la comprensione tra
culture e gli scambi tra le società civili. Con riferimento
agli aspetti squisitamente economici, la Dichiarazione di
Barcellona prevede la creazione di una zona di prosperità condivisa nel Mediterraneo, che presuppone necessariamente uno sviluppo socioeconomico sostenibile ed
equilibrato nonché il miglioramento delle condizioni di
vita delle popolazioni, l’aumento del livello di occupazione e la promozione della cooperazione e dell’integrazione regionale.
tamento delle infrastrutture di base (autostrade, strade,
aeroporti, porti, depuratori, scuole ed ospedali) per rendere la nostra regione in linea con gli standard minimi
infrastrutturali dell’Unione Europea.
In assenza di infrastrutture di base adeguate, qualsiasi
nuovo investimento privato comporta un costo-opportunità non facilmente sopportabile, le cui conseguenze
sono la mancata convenienza ad investire (in specie da
capitali esteri) pur in presenza di non trascurabili aiuti
economici.
Inoltre, per affrontare al meglio la sfida della ricerca e
della competitività, occorrerà stringere con convinzione
i legami tra settore pubblico e privato, in particolare tra
sistema universitario e sistema delle imprese.
Il mancato dialogo tra università e industrie è una delle
tante cause della crisi perenne del sistema imprenditoriale calabrese, del suo nanismo (il 92 per cento delle
imprese calabresi hanno meno di 5 addetti) e della sua
incapacità ad affrontare i mercati esteri. La Calabria è,
infatti, la Regione d’Italia con il più basso tasso di esportazione (0,1 per cento del Pil nazionale).
Viceversa, l’industria calabrese, con l’aiuto delle ottime
Università presenti, dovrà essere capace di rafforzare la
propria capacità di innovare le proprie produzioni ed i
propri servizi e realizzare contestuali azioni di rafforzamento delle proprie strutture e della propria offerta
(soprattutto attraverso la creazione di consorzi e sistemi
a rete delle Pmi operanti sul territorio).
Infine, la Strategia di Lisbona sarà perseguibile solo se
il capitale umano calabrese verrà preparato adeguatamente ad affrontare le sfide future. Ciò implica che occorrerà impostare una politica formativa e del lavoro
basata sulle nuove conoscenze e sulle nuove tecnologie.
Occorrerà avere il coraggio di formare, sin dalla scuola
dell’obbligo, persone in grado di dialogare ed operare
in un mondo oramai globalizzato, con tutte le implicazioni che tale termine comporta: dalla conoscenza delle
lingue e dell’informatica, alle nuove tecnologie, alla matematica ed alla fisica, fino all’applicazione delle nuove
metodologie tecniche utili anche alle produzioni più
tipiche della nostra regione. Solo in questo modo, i giovani calabresi potranno trovare un ruolo adeguato alle
loro aspettative ed essere essi stessi protagonisti del loro
futuro. Per quanto riguarda, infine, la completa attuazione del Processo di Barcellona, l’impegno della Commis-
sione europea è quello di
realizzare, entro il 2010,
una grande area di
libero scambio nel
Mediterraneo.
Oltre 400 milioni di
persone delle sponde nord e sud
potranno viaggiare, operare, scambiare
merci e servizi, senza dazi
doganali e senza complicazioni burocratiche. La Calabria può godere
della propria posizione privilegiata per avviare politiche di partenariato e di integrazione con governatorati
strategici nel Magreb e nel Medio Oriente.
La presenza di un porto, tra i principali d’Europa, quale quello di Gioia Tauro, potrà rappresentare il punto
di partenza per la creazione di una grande ed avanzata
piastra logistica tramite la quale far transitare le merci in
tutta Europa. La Calabria potrebbe candidarsi ad essere
la grande Porta d’Europa per il Sud e l’Est del Mondo
(Cina ed India).
Per fare ciò, la Calabria dovrà rafforzare la propria azione internazionale ed avviare una strategia ragionata
finalizzata ad individuare su quali aree territoriali del
Sud Mediterraneo puntare, tenendo conto dei settori
strategici (ad esempio agroalimentare, tessile, produzioni meccaniche) e delle azioni pubbliche e private più
opportune da intraprendere.
Ovviamente, il presente contributo non esaurisce la disanima di tutti gli interventi utili alla crescita economica
e sociale della nostra Regione. Si pensi al ruolo che dovrà giocare il turismo, vera e propria risorsa unica e non
replicabile, le aree rurali, l’ambiente e l’agricoltura. Né
si dimentichi la necessità di dare alla Calabria maggiore
forza negoziale sia a Roma, a livello di governo centrale,
che a Bruxelles, in sede di Commissione europea.
La nostra regione ha finora sofferto di una pericolosa
emarginazione e perifericità, e tale condizione ha contribuito a spingerla ai margini della crescita e dello sviluppo. È nostro compito agire perché la nostra Regione sia
finalmente protagonista del proprio futuro.
novembre/dicembre
2006
31
U
di Antonello Meddis*
Progetto
NE.MO.
n’industria globale in continua espansione,
con un trend di crescita esponenziale in Europa così come nell’intero pianeta. Secondo
le previsioni del Wto (Word Tourist Organization) il turismo diventerà la prima industria del XXI
secolo e sarà uno dei primi tre settori nell’economia globale. I Paesi mediterranei protendono ad incrementi
marginali sempre più apprezzabili in ragioni di politiche sociali e commerciali centrifughe rispetto alle polarizzazioni finora attuate. Flussi migratori, quelli vacanzieri, destinati a movimentare economie e a creare coesione tra regioni e culture differenti. Il turismo diventa
poi fattore sociale stabilizzante soprattutto per la giovane Europa, che ha chiamato alla convivenza, sotto una
legislazione e una moneta unica, identità territoriali differenti. Un settore così determinante per l’affermazione
dell’economia dei servizi, con un apporto all’occupazione e al prodotto interno lordo dai numeri di gran lunga
superiori a qualsiasi altro comparto produttivo. La stessa Commissione Europea, nel rapporto del Gruppo ad
Alto Livello su Turismo e Occupazione, ha previsto per
il turismo comunitario tassi di crescita significativi, stimando, fino al 2010, la possibilità di creare tra i 2,2 ed i
3,3 milioni di nuovi posti di lavoro, con positive ricadute sugli altri settori produttivi. Trainata dai processi nazionali, anche la Calabria si adegua al nuovo turismo
globale, prospettando per ogni realtà territoriale approcci metodologici differenziati, coerenti con specifiche vocazioni. Obiettivo comune il “Turismo sostenibile”. In provincia di Vibo Valentia, la Confcooperative
territoriale ha avvviato Ne.Mo Project, “New Model for
tourism development in Vibo Valentia” per promuovere
specifiche soluzioni innovative finalizzate a rafforzare
la capacità di adattamento e anticipazione, delle imprese di settore e dei poteri pubblici locali, ai processi di
cambiamento e di ristrutturazione in atto sia a livello
internazionale che territoriale. Si intendono proporre
strategie di sviluppo sostenibile attraverso azioni di diversificazione e interazioni con altri comparti produttivi
(beni culturali e ambientali, agricoltura, artigianato,
ecc), di valorizzazione delle risorse umane, di definizione di nuovi profili professionali, puntando su servizi di
alta qualità. Al progetto, finanziato dall’art. 6 del Fse
“Approcci innovativi alla gestione del cambiamento”aderiscono, in qualità di partner, Provincia, Comune e
novembre/dicembre
2006
33
Camera di Commercio. L’intervento prevede, inoltre, la
realizzazione di un programma di cooperazione transnazionale con la Grecia. Ne.Mo Project sperimenta modelli, strategie e strumenti secondo un approccio sistemico con il coinvolgimento di tutti gli attori locali. La
partnership internazionale consente la rilevazione e
l’adattamento di buone prassi e di metodologie innovative. I partner locali assicurano un buon ancoraggio del
progetto al territorio, un efficace coinvolgimento degli
stakeholders ed una serie di ipotesi di continuità delle
azioni. Così interagiscono operatori, amministratori locali, responsabili di politiche per l’impiego, parti sociali,
responsabili di strumenti di programmazione territoriale (Pit, Pis, Piar, Gal, Leader+, ecc), operatori dell’istruzione e della formazione , nonché, con approcci differenziati, la comunità tutta. Con Ne.Mo la provincia di
Vibo Valentia avrà a disposizione gli strumenti per riposizionarsi sulla mappa del turismo nazionale e internazionale, enfatizzando le specificità che la differenziano dai principali competitors, e creando condizioni di
visibilità anche a modelli di turismo alternativo rispetto
a quello balneare attualmente dominante. L’analisi territoriale è pregiudiziale a qualsivoglia azione di successo. E da questa Ne.Mo. Project parte. La Provincia di
Vibo Valentia, istituita nel 1995, occupa un segmento
est-ovest della porzione centrale della penisola calabra,
con una estensione costiera di circa 70 km, dalla città di Pizzo a
quella di Nicotera; nell’entroterra le colline si trasformano progressivamente nella catena montuosa delle Serre. A fare da cerniera tra mari e monti è il promontorio del Poro, 710 m sopra il
livello del mare. Sulle aree terrazzate costiere come sui pianialti si distribuiscono alcuni tra i
più importanti centri provinciali
e le relative popolose frazioni:
Pizzo, Tropea, Parghelia, Joppolo, Briatico, sulla costa; Mileto e
Vibo Valentia, nelle aree sommitali. Un territorio complessivamente poliedrico e versatile nelle
sue risorse: dalla riviera, che at-
34
novembre/dicembre
2006
trae turismo balneare, all’immediato
entroterra, ricettivo anche nei centri storici minori, fino alla parte montuosa meta
di turismo alternativo. La domanda turistica si concentra particolarmente nella
stagione estiva, con un forte incremento delle presenze straniere. Particolarmente queste ultime assicurano una
apprezzabile destagionalizzazione del
turismo nei periodi immediatamente
precedenti e successivi a quello tipicamente vacanziero. Il settore alberghiero assorbe gran parte della domanda di soggiorno che, negli ultimi
anni, è praticamente triplicata, grazie
ad una offerta sempre più specializzata
in pacchetti e offerte integrate per un’accoglienza di qualità. La diversificazione delle mete ha poi portato a considerare gli
agriturismi, alla ricerca di tradizioni e tipicità, i siti artistici e archeologici, i percorsi naturalistici e religiosi. Un turismo, insomma,
globale che associa alla vacanza propriamente intesa,
anche il piacere di scoprire usi, storia e cultura delle popolazioni autoctone delle mete prescelte. Su queste premesse, il principale carattere innovativo del progetto
Ne.Mo. è l’aver assunto il criterio
della “sostenibilità” a elemento
centrale delle strategie di sviluppo del turismo provinciale, finalizzandole all’anticipazione e alla
gestione razionale delle dinamiche di cambiamento del settore e
delle specifiche imprese. Un’innovazione orientata sia al processo, con la ricerca di nuovi approcci, nuovi metodi e nuovi
strumenti, sia al contesto, nel
tentativo di rafforzare una generalizzata consapevolezza e partecipazione. In particolare, si cerca di indurre gli attori pubblici e
privati influenti a considerare attività di programmazione ordinaria l’individuazione delle stra-
tegie di diversificazione e di riposizionamento del territorio e delle sue risorse. Un criterio di turismo sostenibile questo esattamente coerente con i dettami della Carta
di Lanzarote, documento finale della Conferenza mondiale tenutasi nel 1995 nell’omonima isola delle Canarie. La Carta di Lanzarote prospetta uno sviluppo del
turismo orientato alla sostenibilità e quindi rispettoso
dell’ambiente, economicamente praticabile, eticamente
e socialmente equo per le comunità locali. Il documento
mette in evidenza la necessità di integrare aspetti naturali, culturali ed umani creando interrelazione tra industria turistica, ambiente e comunità locale in quanto
soggetti del processo di sviluppo e, al contempo, oggetti dello stesso, subendo le trasformazioni generate dal
meccanismo attivato. Il Progetto Ne.Mo. punta quindi
sul Marketing territoriale per censire le risorse del territorio - secondo la logica della filiera turistica -, tracciare
la mappa dell’offerta, individuare le esigenze della domanda e verificare la necessità di nuovi prodotti/servizi; e ancora, promuovere forme di progettazione condivisa e di partenariato tra imprenditori, enti e associazioni, in sintonia con la programmazione territoriale e la
Carta Europea per il Turismo Sostenibile per poi individuare e attivare anche i possibili filoni di finanziamento.
Ne.Mo. promuove, quindi, gli strumenti di informazione, comunicazione e assistenza tecnica per attivare il
coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori locali in rapporti collaborativi in cui ciascuno si senta interprete e protagonista del cambiamento. Anche i più
giovani. E a conclusione della prima fase del progetto, il
team di esperti ha pensato soprattutto a loro nell’elaborare e pubblicare la “Guida al Turismo sostenibile”, agevole e piacevole nella consultazione, destinata pure alle
scuole per richiamare attenzione e sollecitare un dibattito attivo e propositivo. Una guida con un elemento accattivante, un grillo, Grijù, che accompagna nelle segmentazioni caratterizzanti lo sviluppo sostenibile, invitando alla partecipazione e incitando la provincia “a
fare un salto in avanti”. Una sfida su cui avviare percorsi di crescita tali da determinare e non subire i processi del proprio sviluppo.
* Project Leadee
Nella pagina a sinistra, la copertina dell’opuscolo sullo sviluppo sostenibile realizzato da Confcooperative. In alto, “Grijù” il protagonista del
fumetto. A destra, un ruscello delle Serre vibonesi.
V
ibo Valentia e dintorni, 3 luglio 2006, ore 10.00
circa. Su una superficie di quasi 15 Km quadrati, per circa tre ore consecutive cadono
ininterrottamente e con inaudita violenza 190
millimetri di acqua piovana. Quattro i morti, tre uomini
e un bambino di appena 15 mesi. Trecento gli sfollati;
danni alle strutture pubbliche e alle abitazioni per circa
73 milioni di euro, quasi 800 le unità produttive che risultano danneggiate complessivamente per oltre 84 milioni di euro.
Sono questi i numeri del nubifragio che, inaspettatamente quell’infausto giorno di inizio estate si è abbattuto sul
territorio del capoluogo provinciale interessando particolarmente, nella fascia collinare intermedia, il centro
abitato di Longobardi e, lungo il litorale, Bivona, con
l’area industriale di Portosalvo, nonchè circoscritte zone
di Rosanna De Lorenzo
ALLUVIONE
la Camera di Commercio
a sostegno delle Imprese
Il 3 luglio 2006 un violento nubifragio si è abbattuto su parte della provincia vibonese.
Gravissime le conseguenze per le abitazioni civili e le imprese che operano nell’area di Vibo
Marina, Bivona e Portosalvo. L’Ente camerale, in prima linea nella gestione dell’emergenza, ha
quantificato in 84 milioni di euro i danni subiti dal sistema produttivo locale.
36
novembre/dicembre
2006
di Vibo Varina.
Fortunatamente, e in maniera meno devastante, nell’intera provincia solo pochi altri Comuni hanno subito gli
effetti del fenomeno atmosferico. Un fiume di fango,
scendendo dalla montagna, ha travolto, nella sua corsa
a valle, quanto ha trovato lungo il suo percorso: vegetazione, massi, autovetture e… uomini, inondando abitazioni fino a un livello tale da distruggere interi arredi e
corredi. Immediatamente intuibile la portata dei danni a
popolazione e imprese. Per la prima inagibilità di alloggi
e disagi negli standard minimi di vita quotidiana; per il
sistema economico una produttività rallentata o addiritNella foto grande la zona alluvionata di Vibo Marina dopo il nubifragio
del 3 luglio 2006. In alto, le strade di Bivona coperte di fango (archivio
Il Piccolo Vibonese).A sinistra, il tratto di costa interessato dall’evento
atmosferico.
novembre/dicembre
2006
37
tura bloccata dal grave, e in alcuni casi totale, pregiudizio per strutture, impiantistica e strumentazione così
come per lavorati, semilavorati e scorte. Una situazione
di emergenza gestita nell’immediatezza dalla Protezione
civile, di concerto con le autorità locali e con l’ausilio di
numerosi volontari, primi fra tutti gli stessi abitanti delle
zone alluvionate. Il presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, il giorno successivo, 4 luglio, è a Vibo
Valentia per testimoniare la presenza fattiva del Governo, intanto con uno stanziamento iniziale di 5 milioni di
euro a cui fanno seguito, con successive ordinanze, la
dichiarazione dello stato di emergenza e la determinazione dei criteri di intervento. Vana è risultata l’attesa
per la dichiarazione dello stato di calamità, reclamata da
pubblico e privato stante le proporzioni del disastro, dichiarazione che avrebbe di sicuro garantito interventi e
benefici più rispondenti alle esigenze del territorio. La
gestione dell’emergenza viene attribuita al Governatore
della Calabria, Agazio Loiero, quale Commissario delegato. Questi individua i soggetti attuatori in Comune,
Provincia e Camera di Commercio, con competenza rispettivamente l’uno sulla popolazione civile, l’altra per
le infrastrutture, e l’ultima per la puntuale ricognizione
e quantificazione dei danni alle attività produttive, fissando al 31 luglio la conclusione delle operazioni con la
redazione di appositi elenchi contenenti la sommaria descrizione delle pratiche ed una proposta dell’ammontare
della somma da liquidare a titolo di acconto. Fin qui una
sommaria cronologia di azioni e procedure, da intervallare con le iniziative che i soggetti attuatori hanno posto
in essere per una più razionale presenza istituzionale.
In particolare la Camera di Commercio, per quanto di
competenza, dopo una prima fase di monitoraggio e di
costanti e continui contatti soprattutto con le altre autorità locali, regionali e nazionali, nonché con i rappresentanti delle associazioni di categoria e la Protezione civile,
ha inteso partecipare la sua solidarietà e il suo sostegno con due atti immediati e concreti. All’indomani del
nubifragio, infatti, la Giunta camerale ha deliberato lo
stanziamento di 200 mila euro, «Questo nella convinzione – chiarisce il presidente della Camera di Commercio
Michele Lico – che in casi del genere si è moralmente e
responsabilmente chiamati, ognuno per propria competenza e capacità finanziaria, a concorrere tangibilmente
e in tempi rapidi alla riorganizzazione di un territorio e
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novembre/dicembre
2006
di un’economia fortemente provata da carenze di competitività. È pur vero, però, che la tempestività negli
interventi, anche in tali situazioni di emergenza, deve
essere pregiudizialmente sostenuta da una pianificazione logica e razionale, tanto più efficace quanto più concertata e condivisa tra le forze istituzionali, in modo da
rendere rapide ed efficaci azioni urgenti da, però, inserire in un contesto di programmazione a medio e lungo
termine». È l’obiettivo di fondo del Tavolo Tecnico di
Concertazione a cui la Camera di Commercio chiama le
forze politiche, sociali, sindacali, le associazioni di categoria, gli ordini professionali, soggetti pubblici e privati.
Per proporre in via immediata e verso la propria sede
la costituzione di un centro di coordinamento per l’assistenza alle imprese, nonchè di sostenere la costituzione
del “Comitato delle Attività Produttive e Professionali
Alluvionate” per interagire con le autorità competenti
supportandole in scelte e valutazioni. Si organizza così il
Centro Operativo Alluvione presso l’Ente camerale, un
punto di coordinamento dove una task force composta
da personale interno e da rappresentati delle categorie
economiche, giornalmente, ciascuno nella propria postazione, assicura all’utenza puntuali e precise risposte
per i settori Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. A questi si affianca lo Sportello Tecnico degli ordini e dei collegi professionali (commercialisti, architetti,
avvocati) per l’assistenza tecnica, fiscale e aziendale.
Un servizio completato dall’attivazione di un numero
verde, anche per consentire eventuali contatti preliminari o superare particolari disagi di mobilità.
«Ci siamo adoperati organizzando in tempi rapidissimi
questo centro di coordinamento presso la sede camerale
- ha spiegato il presidente dell’Ente, Michele Lico - per
una gestione più razionale dell’emergenza, affinché, seguendo un’interpretazione univoca dell’ordinanza del
Commissario delegato all’emergenza, tutti gli operatori economici e le categorie interessate potessero attivare senza ritardo e correttamente le procedure previste
per il ristoro dei danni subiti. Dal canto nostro, faremo
il possibile perché ai disagi del nubifragio non debbano
aggiungersi quelli della burocrazia, attivandoci per consentire in tempi rapidi la ripresa a regime delle attività
economiche ora ferme o rallentate, anche in funzione di
una complessiva e concertata gestione dello sviluppo
dell’economia locale».
Concertazione e condivisione: è questa l’unica metodo-
logia per il recupero e il rilancio del territorio. Quanto
accaduto a Vibo Valentia lo scorso 3 luglio evidenzia con
maggior rigore come economia e territorio facciano parte di un binomio inscindibile, un tandem in cui il valore
espresso dall’uno si confonde nell’altro, in un legame da
consolidare con un’adeguata amministrazione delle risorse. Risorse che per la provincia di Vibo Valentia sono
costituite, tra le altre, dal Porto di Vibo Marina da rivalutare nella sua vocazione di scalo turistico e commerciale
e nella sua potenziale funzione di “porta sul Mediterraneo”; dal turismo e attività connesse, dalla logistica alla
cultura, dall’agroalimentare ai servizi, dall’artigianato all’ambiente; e ancora: dalle aree industriali di Portosalvo,
sede di alta tecnologia metalmeccanica, di agroalimentare di qualità e di cantieristica nautica, così come dal
Distretto Industriale di Maierato. Risorse da valorizzare
con interventi specifici che hanno come denominatore
comune la ridefinizione e il potenziamento della rete di
collegamento stradale. Senza la riqualificazione di infrastrutture materiali come il Porto, la ferrovia, il sistema
di collegamento viario, e immateriali come i servizi, le
telecomunicazioni e l’energia non sarà possibile garantire adeguata gestione del territorio nel rispetto delle sue
precise vocazioni.
La gestione dell’emergenza, quindi non per il ripristino
dell’esistente, ma per una programmazione di sviluppo
a più ampio respiro. «In questo contesto credo sia un
nostro preciso dovere avviare un Nuovo Patto per Vibo
- sostiene con decisione il presidente della Camera di
Commercio -. Una concertazione attenta ad una ricostruzione protesa al rilancio. Il sistema imprenditoriale in
questa occasione ha mostrato un forte scatto d’orgoglio,
facendo fronte all’emergenza con proprie risorse economiche e umane, ripristinando standard produttivi seppur minimi a tutela estrema di produttività e occupazione. Ma questo non basta, occorrono misure straordinarie
che vanno ben oltre quelle ad oggi adottate dal governo
centrale. Occorre anche un rinnovato sistema di rete istituzionale che faccia delle alleanze metodo e contenuto
di ogni azione. Su questo si misura la responsabilità e
la capacità delle istituzioni di superare l’emergenza e riscattare il territorio per renderlo protagonista di nuovi e
più innovativi processi di sviluppo competitivi».
Nella foto, gli effetti dell’alluvione del 3 luglio 2006 sul tratto di costa
interessato.
novembre/dicembre
2006
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Una strategia condivisa
per lo SVILUPPO LOCALE
di Andrea Lanza
Percezione dei bisogni, valorizzazione
delle risorse, analisi delle criticità,
individuazione dei canali di investimento.
La cartina della Provincia di Vibo Valentia.
Nella pagina a fianco, la sede
del Parlamento Europeo a Bruxelles.
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novembre/dicembre
2006
P
roviamo ad essere
sinceri: il fatto che
la provincia di Vibo
risultasse agli ultimi
posti quanto a reddito pro capite nell’ambito dell’Europa
dei 15 lo potevamo, in fondo,
anche accettare. Nel senso che
stare in coda in una classifica1
comprendente ai primi posti
aree quali le zone metropolitane di Londra, Lussemburgo, Parigi, Amburgo, Monaco di Baviera, Milano, Bruxelles e via di seguito, ci può anche stare.
Ciò che forse un po’ ci ha sorpreso è verificare che la posizione della nostra provincia è rimasta più o meno invariata...in coda alla classifica, nonostante l’Europa si sia
ampliata da 15 a 25 stati membri accogliendo nell’Unione alcuni paesi dell’Est dal recente sviluppo economico,
dopo settanta anni di sottomissione al socialismo sovietico, tra cui Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, Croazia e Slovenia, Estonia e Lettonia. In sostanza il fatto che
alcuni di questi nuovi membri dell’UE presentassero
province dalle performance macroeconomiche migliori
delle nostre ha costituito una sorta di doccia fredda, che
potrebbe però essere salutare se sarà utile a identificare
un rimedio al ritardo di sviluppo del nostro territorio.
È ovvio rimarcare - ma è bene rimarcarlo lo stesso - che
il rimedio non consiste nell’identificare i responsabili di
alcunché. Il perché del nostro ritardo è facilmente identificabile nell’assoluta mancanza di una strategia di sviluppo condivisa per il Sistema Territoriale della Provincia di Vibo. Negli ultimi venti anni ci siamo affidati alle
taumaturgiche virtù economiche del turismo, peraltro
senza progettarne una traiettoria strategica - di massa o
d’elite? - ma confidando nell’autoorganizzazione degli
operatori. Eppure, l’allargamento dell’Unione Europea
ci suggerisce - se manteniamo l’umiltà necessaria - una
possibile direzione di sviluppo, che poggi anzitutto sulla mobilitazione, con uno sforzo organico e sinergico, di
tutte le energie della nostra Provincia, che non sono poche né trascurabili, e che le indirizzi verso una serie di
obiettivi strategici. È quanto hanno fatto i paesi dell’Est
di recente ingresso nell’UE, i quali hanno elaborato un
piano strategico articolato su una serie di attività volte
a promuovere le proprie risorse, ovvero ad attrarne di
nuove dall’estero, il tutto dentro la cornice di un piano di
incentivi fiscali.
Quali possono essere i pilastri
per un piano di sviluppo del
Sistema Territoriale Vibonese?
Non credo esista una risposta
agevole a questa domanda, e
in fondo me ne preoccuperei
se vi fosse una risposta facile
perchè non saprei spiegarla, come cittadino prima ancora che come studioso di sviluppo locale, il perché non
siano stati adottati provvedimenti con essa coerenti.
Le esperienze positive al riguardo indicano che le traiettorie di sviluppo non poggiano quasi mai su scelte
preconcette, bensì puntano a rendere disponibili gli ingredienti per una ricetta di sviluppo che possa essere
coronata da successo.
Una ricetta così identificata dovrebbe comprendere alcuni elementi di base, tra i quali: a) l’ascolto del territorio, al fine di cogliere le percezioni e le impressioni
di imprese, residenti, politici, rappresentanze e fruitori
vari di servizi, in modo che quale che sia la traiettoria di
sviluppo prescelta, questa non incrini la coesione sociale; b) l’identificazione delle risorse di valore già presenti
sul territorio, al fine di promuoverle e valorizzarle; c) la
ricognizione dei punti di debolezza, al fine di creare e/o
attrarre le risorse in grado di migliorarli; d) l’identificazione delle risorse finanziarie disponibili su scala regionale, nazionale e europea, in modo da aumentare nella
massima misura possibile la probabilità che i progetti di
sviluppo trovino attuazione. Vi è poi un ulteriore ingrediente che, per analogia culinaria, dovremmo identificare nel lievito, vale a dire la capacità di qualsiasi sistema
territoriale di dotarsi di una regia locale autorevole e
indipendente in grado di garantire interlocuzione certa
e diretta in tempi certi a tutti quei soggetti e enti esterni
al territorio che sarà, molto probabilmente, necessario
coinvolgere.
E sulla capacità della nostra provincia di dotarsi di tale
‘lievito’ si giocherà il successo di qualsiasi piano di sviluppo territoriale.
1.
I dati relativi all’economia delle regioni europee sono disponibili sempre e gratuitamente on line sul sito dell’enciclopedia virtuale Wikipedia (http://en.wikipedia.org) e sul
sito dell’International Monetary Fund nella sezione relativa al World Economic Outlook
(www.imf.org).
novembre/dicembre
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AMBIENTE
valore aggiunto
di Silvestro Greco
dello sviluppo
I
l sistema produttivo spesso vede il rispetto della
natura come un ostacolo all’espansione economica.
Stereotipo negativo, questo, superabile attraverso
un equilibrato e saggio salto culturale, mirato a dimostrare, invece, che un’attività può essere parimenti
efficiente anche quando il processo produttivo tien conto della tutela dell’ambiente. Una maggiore tutela dell’ambiente, infatti, pone le basi per una nuova visione
produttiva e competitiva delle imprese. Ambiente, dunque, non come fonte di materie prime o quale vincolo
limitante le opportunità di sviluppo.
Ambiente quale vera chiave di successo nell’attività di
impresa ed autentico valore aggiunto nello sviluppo sostenibile.
Solo di recente si sono avuti segnali in questo senso,
anche se meramente attribuibili all’emergere di nuove
esigenze di marketing, piuttosto che vere e proprie manifestazioni di cambiamento delle logiche produttive e
competitive.
Porre attenzione all’ambiente significa, dal punto di
vista dell’impresa: ottenere una serie innumerevole di
vantaggi, di costo e di differenziazione; incrementare il
proprio know-how, proiettandolo verso una evoluzione
della cultura aziendale; disporre di uno strumento prezioso per migliorare la competitività e la penetrazione
dei prodotti anche in settori maturi o in declino.
Tutto ciò implica alcune considerazioni di fondo: profitto e tutela dell’ambiente non sono fattori contrastanti; il ruolo dell’ambiente, quale risorsa per le imprese, è
destinato a crescere e ad essere esaltato adottando un
approccio ecologico mirato alla competitività; la struttura aziendale deve subire mutamenti ed integrazioni tali
da adeguarsi al nuovo approccio; le aziende che hanno
sperimentato l’approccio ecologico hanno già ottenuto
interessanti ritorni in termini di profittabilità e immagine al punto da percepirne la rilevanza strategica.
Il rapporto tra ambiente naturale ed economia è sempre
esistito ed è sempre stato molto forte. Ciò che deve ancora perfezionarsi è la modalità di questo legame.
Per grandi linee, la relazione ambiente-economia si può
suddividere in tre fasi principali:
• Prima fase - L’ambiente è considerato sostanzialmente fonte illimitata di risorse. Dunque, ambiente
quale elemento da sfruttare per ottenere la massimizzazione dei profitti e del benessere.
• Seconda fase - L’ambiente è fonte di preziose risorse, ma ad esso ci si orienta attraverso una maggiore
tutela. Necessaria, a tal scopo, sarà l’emanazione di
una serie di provvedimenti e l’adozione di iniziative, che impongono soprattutto - a prescindere dalla
loro efficacia - vincoli alle diverse attività umane.
• Terza fase - È il sistema produttivo nel suo complesso che percepisce l’esigenza di una maggiore tutela
dell’ambiente, fortemente stimolato anche dai consumatori, sempre più sensibili a questioni di stampo
ecologico. È in questo specifico stadio che l’ambiente
viene considerato realmente come una risorsa strategica, potenzialmente fonte di vantaggi competitivi,
massimizzati in una prospettiva di lungo periodo.
Allo stato attuale, la seconda e la terza fase coesistono,
e ciò deriva fondamentalmente dal sovrapporsi di una
serie di fattori che ritardano (o addirittura ostacolano)
l’adozione di un approccio maggiormente eco-compatibile. Si tratta per lo più di fenomeni di resistenza al
cambiamento legati al grado di maturità culturale del
sistema e della singola impresa.
Ad un primo livello (sistema) interventi atti a spingere
verso il cambiamento sono assai complessi, considerato
l’alto numero delle persone coinvolte e la difficoltà di
modificare i fondamenti su cui per decenni il sistema
economico ha poggiato saldamente le sue basi. Più facilmente praticabile è, invece, il nuovo orientamento ad
approcci più “verdi”, da parte delle singole imprese (secondo livello) che, superate le inerzie interne alla propria struttura, possono decidere di innestare processi di
tipo “centrifugo” dei costi produttivi ed organizzativi
derivanti dall’adozione di uno stile aziendale eco-compatibile.
Costi, ovviamente, molto alti, che costringono l’impresa
a sostenere notevoli sforzi sotto l’aspetto finanziario e
dal punto di vista della programmazione più accurata
dei flussi monetari che ne derivano (i cui benefici, tra
l’altro, si manifesteranno solo in un intervallo piuttosto
esteso); sforzi dovuti anche a difficoltà tecnologiche,
poiché l’adozione di un approccio eco-compatibile può
richiedere l’implementazione di particolari tecnologie
che possono far sorgere problemi di integrazione e di
compatibilità con la realtà aziendale.
Da non sottovalutare è, poi, un altro aspetto: la possibile mancanza di tale tecnologia e quindi la richiesta
all’impresa di un ulteriore sforzo in termini di ricerca,
di risorse economiche, di tempo (e perciò anche di maggiore incertezza-rischiosità). Tanti e variegati, dunque,
gli ostacoli da superare per adottare un approccio in cui
l’ambiente è tutelato nello svolgimento dell’attività di
impresa. Ostacoli che, però, una volta eliminati, rendono questa soluzione fonte di opportunità e di vantaggi
tali da costituire nel medio termine una scelta pressoché
obbligata per competere efficacemente sui mercati.
Nella fato, uno scorcio del Lago dell’Angitola
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di Raffaella Gigliotti
TONNO
CALLIPO
campione del Made in Italy
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novembre/dicembre
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P
artita importante, quella giocata e vinta dalla
Tonno Callipo nella sede più autorevole dell’imprenditoria italiana.
Un match point prestigioso per l’azienda ed
il suo titolare, per la provincia di Vibo Valentia e la sua
Camera di Commercio.
12 maggio 2006. Giornata dell’Economia, promossa per
il quarto anno consecutivo dall’Unione Nazionale delle
Camere di Commercio Italiane.
Nella suggestiva cornice della Sala Adrianea degli Orti
Sallustiani, quattordici imprenditori, tra i circa 300 segnalati dalle Camere di Commercio di tutta Italia, sono
stati premiati da Unioncamere, per dare un riconoscimento alla capacità di
fare impresa.
Solo due i premi assegnati
ad aziende del Sud: delle due la Giacinto Callipo
Conserve Alimentari Spa,
che si è aggiudicata l’ambito premio “Impresa Longeva e di Successo” per il
Settore Industria.
La Callipo ha 93 anni ed il timone dell’azienda è ben saldo nelle mani della quarta generazione della famiglia.
La prima azienda in Calabria (e tra le prime in Italia)
ad inscatolare il pregiatissimo Tonno del Mediterraneo,
pescato con il sistema delle tonnare fisse, il più attento
alla salvaguardia della specie.
Oggi la Callipo vanta una produzione media annua di
70.000 tonnellate. Con oltre 180 dipendenti ed una capacità produttiva annua di circa 15.000 tonnellate, commercializza in Italia il 92% della produzione, mentre il
restante 8% viene distribuito nei paesi europei, quali
Austria, Francia, Inghilterra, Germania, ed extraeuropei, tra cui Canada, Australia, Stati Uniti e Giappone.
Da oltre 10 anni gode dell’autorizzazione della Food &
Drug Administration per l’esportazione negli Usa.
Dal 1996 adotta il sistema di autocontrollo Haccp sui rischi igienico-sanitari.
A ritirare il premio Filippo Callipo, Amministratore
Unico dell’impresa, accompagnato dal figlio Giacinto,
ed il Presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia Michele Lico.
Significativa la motivazione data da Callipo al riconoscimento conferitogli: «Dedico questo premio per la longevità ai miei avi, che sono ancora oggi il marchio distintivo dell’azienda, e dai quali ho assimilato la passione
per la qualità e la forte dedizione al lavoro. Ma soprattutto, dedico questo riconoscimento ai miei collaboratori, che quotidianamente
contribuiscono al successo
dell’azienda, attraverso la
condivisione degli obiettivi, con impegno serio ed
autentica professionalità».
«È un momento d’orgoglio
- ha detto il Presidente Lico
nel suo intervento - la premiazione di questa impresa, per la provincia di Vibo
Valentia e per la Calabria. Un segnale forte di come, anche in una regione come la nostra, che manifesta ancora
consistenti fattori di divario tra il Nord ed il Sud del
Paese, le imprese crescono, si affermano e si distinguono nel panorama italiano con successo.
La Callipo, dunque, è l’esempio di una impresa solida,
una impresa del Sud, che ha trovato nella tenacia e nella
capacità imprenditiva di chi la guida la forza per dimostrare che anche da noi la qualità è perseguibile.
È l’esempio di una imprenditoria testarda che, a costo di
sacrifici abnormi, insegue spasmodicamente l’ambizioso traguardo dell’eccellenza».
Nella foto grande, il momento della premiazione: sul palco, da sinistra, Michele Lico e Filippo Callipo.
Sopra, la squadra di volley Tonno Callipo che milita in serie A
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Piccoli
ARTIGIANI
crescono
di Enrico De Girolamo
Con il progetto
“Intraprendere”
la Provincia
di Vibo Valentia
promuove la nascita
di nuove imprese
nel settore
dell’artigianato.
In collaborazione
con le associazioni
di categoria
e con Artigiancassa
viene finanziato
l’investimento
iniziale
attraverso
l’erogazione
di mutui
a tasso agevolato
garantiti
dall’Amministrazione
provinciale.
U
n plafond complessivo di un milione e 400.000
euro messo a disposizione da Artigiancassa
per erogare prestiti a tasso agevolato fino ad
un massimo di 60.000 euro, garantiti dalla
Provincia, a favore dei giovani vibonesi che intendano
avviare un’attività imprenditoriale.
Sono questi i numeri di Intraprendere, il progetto finalizzato a promuovere la nuova imprenditoria nel settore
dell’artigianato, ideato e varato dall’Amministrazione
provinciale di Vibo Valentia, in collaborazione con Artigiancassa e le associazioni di categoria del comparto.
Il progetto scaturisce dalla constatazione che uno dei
maggiori ostacoli che impediscono la nascita di nuove
imprese risiede proprio nelle difficoltà di accesso al credito bancario, soprattutto per chi deve partire da zero.
Un ostacolo che spesso diventa insormontabile per i
giovani, costretti a riporre nel cassetto la propria idea
imprenditoriale a causa della mancanza di fondi.
Con l’obiettivo di offrire una risposta concreta a questo problema, favorendo contestualmente nuove esperienze professionali in grado di contribuire allo sviluppo del sistema economico locale nel suo complesso, la
Provincia di Vibo Valentia ha siglato a suo tempo una
convenzione con Artigiancassa, Fidart Calabria, Cna,
Confartigianato e Casartigiani, finalizzata alla realizzazione di questo progetto. L’intesa stabilisce i termini
della collaborazione tra l’Amministrazione provinciale
ed i partner coinvolti, attribuendo alle associazioni degli artigiani il compito di valutare le singole idee imprenditoriali, con un coinvolgimento diretto nella fase
di istruttoria delle pratiche. Ad Artigiancassa - istituto
di credito specializzato nel sostegno all’imprenditoria
minore e artigiana - spetta invece il compito primario di
erogare materialmente i prestiti.
Provincia di Vibo Valentia
Nella sostanza, i giovani intenzionati ad avviare un’attività di tipo artigianale possono rivolgersi allo sportello
“Intraprendere” (attivo nella sede dell’Amministrazione provinciale), per esporre il proprio progetto. Superato questo approccio iniziale, che consiste in un breve
colloquio per saggiare le motivazioni e lo spessore dell’idea imprenditoriale, l’aspirante imprenditore viene
guidato nella redazione della domanda per l’accesso ai
finanziamenti.
Una volta recepite e protocollate dalla Provincia, le richieste vengono trasmesse ad un Comitato tecnico formato da rappresentanti delle associazioni di categoria
coinvolte, che verifica, attraverso parametri rigorosamente oggettivi, l’aderenza dell’idea imprenditoriale
proposta alle caratteristiche proprie dell’attività artigiana. Dopo questa prima scrematura, il Comitato tecnico
supporta i candidati nella stesura del business plan, che
deve necessariamente corredare l’istanza di finanziamento.
A determinare il punteggio per la graduatoria finale concorrono una serie di criteri di premialità. Più favoriti, ad
esempio, sono i progetti presentati da donne, disabili e
soggetti socialmente svantaggiati (8 punti) oppure quelli aderenti a un determinato settore, come l’artigianato
artistico (6 punti).
Tra le premialità previste, però, quelle che assicurano
l’attribuzione di un punteggio maggiore sono relative alle ipotesi di successione d’impresa (16 punti, ma
esclusivamente nell’ambito dell’artigianato artisticotradizionale) e di creazione di un’attività non presente nel panorama produttivo locale (12 punti). Anche
l’impiego di risorse proprie determina una posizione di
vantaggio nella graduatoria finale: da un minimo di 4
punti, attribuiti a quei progetti che prevedono l’impiego di fondi propri fino al 20 per cento del finanziamento complessivo, fino a un massimo di 8 punti per chi è
pronto a metterci di tasca propria almeno il 40 per cento
del totale necessario.
A parità di punteggio e nell’ottica di una procedura “a
sportello”, quindi senza l’apertura di un bando al quale
aderire nei limiti di un determinato arco temporale, prevale l’ordine cronologico di accettazione delle domande.
Istruite le istanze e stilata la graduatoria finale in base
alle premialità previste, l’ultima parola
spetta ad Artigiancassa, che ha l’onere di
erogare materialmente il prestito al tasso
agevolato del 2 per cento. Dal canto suo, la
Provincia, oltre a finanziare l’abbattimento del
tasso d’interesse, garantisce i crediti concessi fino all’80
per cento dell’importo totale.
In soldoni, Intraprendere prevede che per ogni idea
imprenditoriale ritenuta conforme alle finalità dell’iniziativa, sia possibile erogare fino a 50.000 euro, soglia
elevabile a 60.000 euro nel caso di imprese costituite in
forma societaria, consortile o cooperativistica, oppure
qualora l’iniziativa individuale sia proposta da soggetti
appartenenti alle categorie protette.
Il finanziamento può essere richiesto in tre diverse tranche e deve essere restituito in un arco temporale di cinque anni.
Ipotizzando, quindi, un’erogazione media di 30mila
euro a progetto, sarà possibile finanziare la nascita di
circa 50 nuove imprese, con il relativo indotto occupazionale.
Fino alla pausa estiva, le domande pervenute e trasmesse al comitato tecnico per la relativa istruttoria sono state 45, di cui 36 presentate da uomini e 9 da donne.
L’età media dei richiedenti è di circa 33 anni, sebbene
non esista un limite d’età per l’ammissione delle domande, mentre i settori di attività prevalenti riguardano l’agro-alimentare ed i servizi, anche se non mancano
istanze relative al settore dei trasporti e a quello manifatturiero.
Oltre a favorire la nascita di nuove attività imprenditoriali, Intraprendere punta anche a favorire il ricambio
generazionale, che rappresenta una delle principali problematiche del comparto artigiano. Non a caso, infatti,
tra le premialità previste, la più efficace in termini di
punti assegnati è proprio quella relativa alla successione di impresa, che, come accennato, determina un incremento di 16 punti.
Una volta ottenuto il prestito, la Provincia ed i partner
coinvolti continueranno a monitorare per almeno due
anni le aziende avviate, affinché vengano rispettati gli
obiettivi dichiarati nei progetti e siano scongiurati rischi
di chiusura.
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SCHEMA DEL BUSINESS PLAN
CONDIZIONI E MODALITÀ
DEL FINANZIAMENTO
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Destinatari: aspiranti imprenditori senza limiti di età
Importo: 50.000 euro, elevabile a 60.000
in caso di impresa costituita sotto forma
societaria, di consorzio, cooperativa o se
promossa da soggetti appartenenti alle
categorie protette o da donne
Erogazione: fino ad un massimo di 3 tranche
Tasso: variabile pari all’Euribor + 2,80 % - 2 %
(abbattimento finanziato dalla Provincia)
Durata mutuo: massimo 5 anni
Rimborso: rate mensili, trimestrali o semestrali posticipate
Garanzia pubblica: Provincia di Vibo Valentia (80 per cento del finanziamento
erogato)
Penale per estinzione anticipata del mutuo: 2 per cento dell’importo rimborsato
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L’idea imprenditoriale
La motivazione dell’idea imprenditoriale
Gli obiettivi del progetto
Il prodotto/servizio offerto (caratteristiche
ed elementi di differenziazione)
Definizione del mercato di interesse (dimensioni, clienti, posizionamento e prospettive di sviluppo)
Analisi della concorrenza e punti di forza
rispetto ai concorrenti
I fornitori
Promozione e vendite
La forma giuridica, la compagine sociale,
i dipendenti
Il patrimonio
Il programma degli investimenti
Il piano di copertura degli investimenti
Lo stato patrimoniale preventivo
Le previsioni economiche e finanziarie
• Il conto economico previsione su tre anni
• Il piano finanziario con analisi dei flussi di
cassa per 6 mesi/1 anno
Provincia di Vibo Valentia
LE PREMIALITÀ PREVISTE DA INTRAPRENDERE
Successione d’impresa (solo per settore artistico-tradizionale)
punti 16
Iniziative promosse da donne, disabili e soggetti svantaggiati
punti 8
Settore d’attività
Tradizionale
Servizi generici alla persona
Manifatturiero
Informatica-internet-elaborazione dati
Agroalimentare
Artistico tradizionale
max
punti
punti
punti
punti
punti
punti
punti
6
1
2
3
4
5
6
Impiego risorse proprie
Fino al 20 per cento
Dal 20 al 30 per cento
Dal 30 al 40 per cento
Dal 40 al 50 per cento
max
punti
punti
punti
punti
punti
8
4
5
6
8
Priorita’ territoriale
Attività già esistente
Attività non esistente sul territorio
max
punti 12
punti 4
punti 12
A parità di punteggio si tiene conto del numero di protocollo delle domande
Il
PATTO territoriale
dalle origini a oggi
a cura di Pasquale Barbuto
Domenico Borello
Amministratori delegati Vibo Sviluppo
Il Patto Territoriale per la provincia di Vibo Valentia nasce nel dicembre del 1994
per iniziativa degli imprenditori, dei sindacati e della Camera di Commercio.
Nella prima bozza già furono ipotizzati i modi dello sviluppo della nuova Provincia di Vibo
Valentia, istituita nel 1993, ma diventata pienamente operativa soltanto all’inizio del ‘96.
I
l Patto Territoriale di Vibo Valentia è stato uno dei
primi Patti approvati in Italia ed il primo in Calabria. Nel momento in cui si è costituito c’era molta
incertezza sulle modalità di attuazione di questo
strumento e sul metodo da utilizzare: in un’area in cui i
soggetti sperimentavano per la prima volta il reciproco
confronto e la negoziazione non è stato semplice convincere i diversi Enti ad aderire al Patto Territoriale e,
soprattutto, far capire loro cosa il Patto fosse.
Non avendo alcun modello di riferimento, né alcuna
esperienza precedente a cui ispirarsi i soggetti locali si
sono trovati per la prima volta a concertare lo sviluppo
in una fase in cui lo strumento non aveva ancora caratteri definiti e la normativa era imprecisa e incerta.
I promotori del Patto Territoriale attraverso numerosi
incontri hanno progressivamente definito le linee di sviluppo del territorio ed individuati i principali obiettivi.
Il raggiungimento di alcuni risultati ha via via acceso
l’interesse di quanti avevano dimostrato scetticismo e
diffidenza.
Il primo Patto Territoriale è stato finanziato dal Cipe
con Delibera del 23 aprile 1997, che assegna contributi a fondo perduto al Patto Territoriale di Vibo Valentia
per 84 miliardi di vecchie lire a fronte di investimenti
pubblici e privati per 99 miliardi di vecchie lire inerenti
la realizzazione di 26 progetti imprenditoriali e 3 progetti infrastrutturali. Il Patto si avvia concretamente con
l’emissione da parte del Ministero del Tesoro del Decreto n. 832/1998 e con l’emissione dei singoli Decreti di
finanziamento.
50
novembre/dicembre
2006
provincia, gestiti dalla società Vibo Sviluppo SpA, hanno consentito di erogare 56 milioni di euro di contributi
(centotto miliardi circa di vecchie lire) di cui 9 milioni
nel solo anno 2005. Settantotto sono i progetti imprenditoriali completati mentre altri sette progetti sono in fase
di attuazione.
Nel 1999 la Vibo Sviluppo Spa diviene soggetto promotore del Patto Territoriale specializzato in turismo di
Vibo Valentia e, successivamente, ne assume anche ruolo di Soggetto Responsabile Locale. Tale Patto prevede
la realizzazione di 20 progetti imprenditoriali e cinque
infrastrutturali con l’attivazione di investimenti per 87
miliardi di vecchie lire a fronte dei quali vengono concessi contributi a fondo perduto per 50 miliardi di vecchie lire.
Nell’anno 2000 il Comitato per l’Occupazione presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri individua il Patto
Territoriale di Vibo Valentia quale strumento per risolvere la vertenza ex Nostromo e viene affidata alla Vibo
Sviluppo la “mission” di reperire i finanziamenti ed individuare i soggetti imprenditoriali che ripristineranno
i livelli produttivi ed occupazionali in precedenza assicurati dalla Nostromo.
Nell’anno 2001, vista l’esperienza acquisita nella gestione degli strumenti della programmazione negoziata la
concertazione locale individua la Vibo Sviluppo SpA
quale Soggetto Responsabile Locale del Patto Territoriale specializzato in agricoltura di Vibo Valentia promosso
dall’Amministrazione provinciale, che finanzia sessanta
progetti imprenditoriali promuovendo investimenti per
56 miliardi di vecchie lire con la concessione di agevolazioni a fondo perduto per 33 miliardi vecchie lire.
Oggi, dopo oltre dieci anni dall’avvio della prima esperienza della programmazione negoziata nella Provincia
vibonese, i risultati non si sono fatti attendere. L’avvio e
il successivo finanziamento di tre patti territoriali nella
Nelle seguenti tabelle viene fornito un resoconto sullo stato di attuazione dei tre Patti territoriali e
della rimodulazione del Patto di prima generazione.
Dati assoluti - progetti imprenditoriali (Importi espressi in unità di euro)
Patto
generalista
Progetti imprenditoriali
Patto turismo
Patto agricolo
Patto ittico
Totali
24
20
60
2
106
Investimenti previsti
36.330.677
36.247.011
28.897.313
17.609.114
119.084.115
Contributi previsti
29.517.061
18.141.065
17.471.897
12.407.887
77.537.910
17
18
43
78
Revoche e/o rinunce
4
2
14
20
Progetti in itinere
2
Progetti completati
3
2
7
Investimenti realizzati
26.559.000
28.575.600
21.955.000
11.138.254
88.227.854
Contributi erogati
17.778.000
14.396.000
11.149.000
7.828.123
51.151.123
Uno scorcio di Capo Vaticano,
tra le principali località turistiche
della provincia vibonese.
novembre/dicembre
2006
51
Dati espressi in termini percentuali - progetti imprenditoriali
Patto
Patto
Patto
Patto ittico
generalista
turismo
agricolo
Progetti
completati
70,83%
90,00%
71,67%
0,00%
Investimenti
realizzati
73,10%
78,84%
75,98%
63,25%
Contributi
erogati
60,23%
79,36%
63,81%
63,09%
Programmi infrastrutturali (Importi espressi in milioni di euro)
Patto
generalista
Patto
turismo
Patto
agricolo
Patto
ittico
Totali
Infrastrutture
previste
3
Investimenti
previsti
8,780
Contributi
previsti
8,780
Investimenti
realizzati
5,267
5,267
Contributi
erogati
5,267
5,267
5
8
-
-
Un Patto
“Ben Avviato”
Uno studio del ministero dell’Economia
promuove il lavoro di Vibo Sviluppo.
D
a una Ricerca commissionata dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione,
d’intesa con il Ministero delle Attività produttive, Direzione Generale per il coordinamento degli
incentivi alle imprese, con Cgil, Cisl e Uil e con Confindustria, nell’ambito del Pon “Assistenza tecnica e azioni
di sistema” del Quadro Comunitario di Sostegno 20002006 denominata “La lezione dei Patti territoriali per la
progettazione integrata territoriale nel Mezzogiorno”
emerge una valutazione positiva del Patto Territoriale
di Vibo Valentia che viene infatti considerato un Patto
Territoriale “Ben Avviato”.
Oggetto dello studio sono stati gli effetti dei Patti Territoriali sullo sviluppo locale delle aree interessate. In
particolare, la ricerca ha la finalità di indagare sistematicamente i cambiamenti nel contesto socio-economico
locale direttamente o indirettamente riconducibili all’esperienza avviata con il patto.
Per quel che riguarda gli aspetti economici, l’attenzione
è stata posta:
a) sul grado di realizzazione delle iniziative previste
(investimenti, occupazione);
b) sull’interazione e effettiva integrazione tra le iniziative imprenditoriali e gli interventi infrastrutturali con
creazione di esternalità;
c) sui mutamenti intervenuti nelle tipologie di investimento delle imprese;
d) sui mutamenti intervenuti nel funzionamento dei
mercati (con particolare riferimento al mercato del lavoro e alla formazione professionale, all’emersione, ai rapporti di subfornitura, all’erogazione del credito, ecc.);
Nella fato, gli approdi turistici
nel porto di Vibo Marina
e) sui mutamenti intervenuti nei rapporti con il contesto esterno, specie in relazione al “grado di attrattività”
dell’area nei riguardi di nuovi investitori e clienti.
Per quel che riguarda l’istituzione Patto, sono state indagate: il suo aspetto istituzionale interno, con particolare
attenzione alla separazione e interazione fra stakeholders e managers; il ruolo dell’assistenza tecnica; la capacità dei patti di innescare una maggiore attitudine allo
sviluppo di relazioni cooperative tra i soggetti pubblici
e privati (capitale sociale), una visione condivisa dello
sviluppo locale e un’accresciuta spinta alla progettualità
locale, anche attraverso nuove iniziative, tra cui l’avvio
di PIT o di altre esperienze con caratteristiche simili.
Oltre alle caratteristiche strutturali del contesto economico e sociale, inoltre, sono stati considerati con attenzione il ruolo dei promotori, le modalità della concertazione tra i soggetti coinvolti e le sua evoluzione
dalla fase di avvio a quella attuativa, le procedure di
selezione dei progetti, le scelte organizzative perseguite
nell’assetto delle società di gestione e nel loro funzionamento a regime.
Per la scelta dei Patti Territoriali Ben Avviati sono stati
utilizzati degli appositi indicatori volti a rilevare l’ “efficacia interna” del Patto lungo tre dimensioni:
1. prestazioni;
2. partenariato;
3. caratteristiche del progetto.
Per quanto riguarda la prima dimensione si è fatto riferimento alla prestazione iniziale dei Patti, intesa come
rapidità nell’avvio e nella implementazione delle iniziative programmate.
Per i patti nazionali, è stato elaborato un indice di attivazione (velocità di attivazione delle erogazioni e delle
iniziative programmate) costruito a partire da due indicatori: 1) la percentuale di agevolazioni effettivamente
erogate nel marzo 2002 in rapporto a quelle teoricamente erogabili (quest’ultima voce tiene conto dei mesi di
operatività del patto, ovvero indica - con riferimento al
tempo trascorso dal loro avvio - la quota di agevolazioni erogabile rispetto al totale, immaginando una equidistribuzione delle attività e delle erogazioni sull’intera
durata del patto); 2) la percentuale di iniziative avviate
sul totale di quelle ammesse al finanziamento, rapportata ai mesi di operatività del Patto. L’indice è dato dalla
media dei valori normalizzati dei due indicatori.
Per quanto riguarda
la seconda dimensione sono state utilizzate le informazioni provenienti da
una ricerca Iter-Sviluppo Italia (2000) su 47 dei 61 patti territoriali a cui fa riferimento la nostra indagine. In
particolare si è fatto ricorso ai dati riguardanti il livello di mobilitazione/coinvolgimento degli attori locali
durante le fasi iniziali della procedura e alla tipologia
finale della ricerca che classifica i patti sulla base di tre
distinti assi fattoriali:
1. consenso (che rileva l’esistenza o meno di una estesa mobilitazione, di una efficace concertazione, di una
solida e stabile coalizione di attori locali, basata su rapporti di fiducia reciproca);
2. partecipazione (che rileva il grado di coinvolgimento,
consapevolezza e interesse mostrato sia dagli imprenditori interni al patto che da quelli esterni);
3. integrazione (che rileva il grado di identificazione/
integrazione con il patto da parte degli imprenditori
che vi hanno aderito).
Per quanto riguarda la terza dimensione è stato fatto
ricorso a delle proxy, ovvero ad indicatori più semplici,
utilizzati in chiave prevalentemente descrittiva:
1) Per rilevare la focalizzazione del Patto e la specializzazione settoriale delle iniziative imprenditoriali, sono
stati utilizzatii codici Ateco degli investimenti e alcune
informazioni reperite dalla ricerca Iter-Sviluppo Italia
(concernenti il settore trainante del patto e la vocazione
economica di partenza dell’area).
In altri termini, la concentrazione settoriale degli investimenti è stata assunta come indicatore dell’esistenza di un progetto organico, dotato di un fuoco
preciso.
2) Per valutare la rilevanza delle iniziative imprenditoriali sono stati utilizzati dati sull’entità dell’investimento e dell’occupazione aggiuntiva in rapporto
all’occupazione iniziale delle imprese.
3) Per valutare l’esistenza di impegni vincolanti tra
le istituzioni e gli attori collettivi è stato utilizzato il
numero dei protocolli d’intesa sottoscritti a livello locale, ricavati dalla ricerca Iter-Sviluppo Italia (2000).
novembre/dicembre
2006
53
I PATTI TERRITORIALI “BEN AVVIATI”
SELEZIONATI PER LO STUDIO
Piemonte
Veneto
Toscana
Emilia Romagna
Abruzzo
Puglia
Basilicata
Campania
Calabria
Sicilia
54
novembre/dicembre
2006
Canavese
Rovigo
Maremma,
Grossetana Valdichiana
Ferrara
Teramo,
Sangro Aventino
Lecce, Foggia,
Nord Barese, Ofantino
Area Sud-Basil.
Benevento,
Napoli Nord-Est
Vibo Valentia, Locride,
Cosentino
Caltanissetta,
Simeto Etna,
Alto Belice Corleonese
Valori dell’indice di attivazione per i PTBA nazionali
inclusi nella ricerca (valori compresi tra 0 e 1)
Valore medio dei 32 patti del Sud: 0,6
AREA SUD-BASILICATA
0,7
LECCE
0,7
BENEVENTO
0,7
LOCRIDE
0,7
CALTANISSETTA
0,6
SIMETO ETNA
0,6
COSENTINO
0,6
TERAMO
0,6
FOGGIA
0,6
VIBO VALENTIA
0,7
Valore medio dei 19 patti del Centro-Nord: 0,3
CANAVESE
0,3
MAREMMA GROSSETANA
0,3
FERRARA
0,5
ROVIGO
0,5
VALDICHIANA
0,3
DA NOVE ANNI AL SERVIZIO DEL TERRITORIO
Il 7 luglio 1997 è stato costituito il soggetto responsabile, la “Vibo
Sviluppo SpA”, che ha assunto la forma di società per azioni a
prevalente capitale pubblico. Oltre ai promotori del Patto la Vibo
Sviluppo SpA è stata costituita con la sottoscrizione di alcuni Comuni, delle Comunità montane, di associazioni di categoria, di istituti bancari e finanziari, degli imprenditori ammessi al primo Patto
Territoriale. Oggi, le 433 azioni emesse dalla società sono possedute da 15 soggetti pubblici e da 41 soggetti privati. In termini percentuali i soci pubblici possiedono il 74,36% del capitale sociale
mentre i soci privati possiedono il rimanente 25,64%. La società si
propone di operare quale soggetto responsabile del coordinamento e dell’attuazione del Patto Territoriale per lo Sviluppo della
Provincia di Vibo Valentia e dei successivi protocolli aggiuntivi,
secondo le finalità previste dalle deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica sulla disciplina dei
Patti Territoriali.
A tal fine la società, quali propri compiti istituzionali per il perseguimento delle finalità del Patto, ha quelli di:
- rappresentare in modo unitario gli interessi dei soggetti sottoscrittori dello stesso Patto;
- attivare risorse finanziarie per consentire l’anticipazione o il cofinanziamento di eventuali contributi statali, regionali e comunitari,
ivi compresa la promozione del ricorso alle sovvenzioni globali;
- attivare le risorse tecniche
ed organizzative necessarie
alla realizzazione del Patto e
dei protocolli aggiuntivi; assicurare il monitoraggio e la verifica dei
risultati;
- verificare il rispetto degli impegni e degli obblighi dei sottoscrittori
del Patto ed assumere le iniziative ritenute necessarie in caso di
inadempimenti o ritardi;
- verificare e garantire la coerenza di nuove iniziative con l’obiettivo di sviluppo locale a cui è finalizzato il Patto;
- promuovere la convocazione, ove necessario, di conferenze di
servizi;
- assumere ogni altra iniziativa utile alla realizzazione del Patto.
La società si pone, inoltre, l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale attraverso la valorizzazione
dei sistemi locali ad essa collegati in sinergia con gli strumenti di
pianificazione territoriale e operando come organismo intermediario di piani, programmi, progetti e sovvenzioni nelle forme di
intervento previste dalle normative comunitarie, nazionali e regionali. In tale ambito e con tale prospettiva sono stati avviati diverse attività tra le quali, quella dell’istituzione dello Sportello Unico
d’Area per le Attività Produttive a valenza provinciale con il coinvolgimento dei cinquanta Comuni.
OSSERVATORIO
di Raffaella Gigliotti
economico provinciale
Rapporto 2006
Dopo tre anni
la Camera di Commercio
ripropone questo prezioso
strumento di indagine
sulle dinamiche
e potenzialità
del sistema economico locale.
56
novembre/dicembre
2006
L
a Camera di Commercio di Vibo Valentia, dopo
circa tre anni, ha riproposto l’Osservatorio Economico Provinciale.
Il primo rapporto risaliva al 1995, poi sospeso
dal 2003, per privilegiare le attività di monitoraggio ed
analisi legate alla Giornata dell’Economia, promossa
dall’Unioncamere nazionale.
L’iniziativa è stata riattualizzata attraverso la preziosa collaborazione scientifica e l’esperienza dell’Istituto
Guglielmo Tagliacarne, che ha realizzato l’indagine con
l’apporto dell’Ufficio Studi e Statistica camerale.
L’Osservatorio ha come principale obiettivo quello di
fornire una puntuale ed aggiornata informazione economica sui fenomeni che caratterizzano le dinamiche
di sviluppo dell’economia locale e dei principali settori
economici.
Il Rapporto è stato progettato quale:
• sistema di osservazione e di informazione, integrato,
articolato, flessibile e permanente dell’economia locale
in grado di offrire, a cadenza annuale, un primo nucleo
informativo quali-quantitativo sull’andamento economico congiunturale e sulle dinamiche strutturali in atto
nel sistema economico della provincia;
• strumento di conoscenza a supporto delle politiche
dei servizi alle imprese, dello sviluppo locale e delle
scelte di localizzazione degli investimenti;
• strumento di concertazione che promuove l’incontro
tra i soggetti locali dello sviluppo, principali fruitori
dell’informazione, e favorisce, quindi, il dibattito sui
problemi, i programmi e le azioni a favore dello sviluppo del territorio provinciale.
Così strutturato l’Osservatorio Economico Provinciale
di Vibo Valentia, oltre ad essere di supporto all’attività
di programmazione della Camera di Commercio, si rivolge alle associazioni imprenditoriali di categoria, alle
organizzazioni sindacali dei lavoratori, agli enti locali
ed alle altre pubbliche amministrazioni presenti sul territorio, al sistema creditizio, alle singole imprese.
Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno
svoltosi il 18 luglio scorso, a cui hanno partecipato autorevoli esponenti del mondo politico, economico e del
lavoro.
L’incontro ha rappresentato un momento di verifica dello stato economico del territorio a cui il presidente della
Camera di Commercio Michele Lico ha voluto dare il
valore aggiunto dell’analisi e delle proposte relativamente alla situazione conseguente al nubifragio che ha
interessato la provincia, ed in particolare l’area del Comune capoluogo, il 3 luglio scorso.
“Un nuovo patto per Vibo Valentia e la concertazione
per il governo dello sviluppo”: questo propone Lico a
istituzioni, parti sociali, associazioni di categoria, per
superare le criticità consolidate e le nuove emergenze;
un rinnovato slancio di sistema in una logica di programmazione responsabile, condivisa e partecipata.
Nella sua relazione di apertura dei lavori, il presidente ha ribadito questo concetto e formulato proposte
concrete: «L’idea - ha chiarito - è quella di attivare una
programmazione condivisa e partecipata che, partendo
dalla gestione delle emergenze, diventi costante nell’amministrazione ordinaria del territorio, sia nella fase
della pianificazione di prevenzione, che di sviluppo
sostenibile, nel segno dell’efficacia, della trasparenza e
della legalità e comprensiva di tutti i settori, dalle infrastrutture ai trasporti, dal turismo al sociale, dal culturale al produttivo.
Quanto è accaduto il 3 luglio scorso richiama ad una gestione responsabile del territorio, che abbandoni l’autoreferenzialità istituzionale, preludio di isolamento operativo, ed attivi un nuovo slancio nella concertazione
di interventi che tengano conto della poliedricità degli
interessi coinvolti.
Concertazione e condivisione di azione, dunque, quale
unica metodologia strategica a vantaggio del territorio.
Ora, le istanze delle imprese vanno oltre il mero assistenzialismo, rivendicando una nuova idea di sviluppo, identificabile come “Modello Vibo”, un modello virtuoso di
rinascita e di crescita del sistema imprenditoriale, capace di risolvere le criticità del presente e di ripartire verso
nuove sfide con progetti innovativi e lungimiranti».
Puntuale ed esplicita la rappresentazione dei dati dell’Osservatorio affidata a Giuseppe Capuano, responsabile dell’Area Studi e Ricerche del Tagliacarne, che per
sintetizzare al meglio l’analisi della condizione economica della provincia ha evidenziato un insieme di “fatti
stilizzati”1, ossia l’insieme degli elementi legati alle ten1.
Il concetto di “fatti stilizzati” fu introdotto per la prima vota in letteratura da Kaldor (5
sono quelli introdotti dall’Autore) e che a quarant’anni dalla loro introduzione costituiscono ancora un utile riferimento. Per un approfondimento sul tema rimandiamo a: L.
Boggio e G. Serravalli (1999), Sviluppo e crescita economica, McGraw-Hill Libri Italia
Srl, Milano.
novembre/dicembre
2006
57
PRINCIPALI INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO SUDDIVISI PER GENERE NELLE PROVINCE CALABRESI ED IN ITALIA
Anno 2005 (valori %)
tasso di occupazione
15-64 anni
denze non di breve periodo2; denominati “fatti” perché
si fondano su dati certi, “stilizzati” perché si riferiscono
alle tendenze di medio periodo: il ciclo favorevole dell’economia vibonese; un’economia sostenuta nel medio
– lungo periodo dalla vivacità dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi; la tendenza alla terziarizzazione
“tradizionale” dell’economia; il “riposizionamento”
del manifatturiero dovuto alla centralità delle imprese
minori, al lento ma costante cammino verso l’internazionalizzazione delle imprese ed all’”ispessimento”
strutturale e qualitativo del tessuto imprenditoriale; la
crescente importanza del turismo; la buona dotazione
“quantitativa” delle infrastrutture di trasporto; la criticità delle relazioni banche - imprese; la buona disponibilità di manodopera, con alti tassi di disoccupazione e
con disparità in un’ottica di pari opportunità; il miglioramento relativo del valore aggiunto pro capite.
Su questi “fatti” si è acceso il dibattito alla tavola rotonda, che ha visto autorevoli presenze in Nicola Adamo, assessore Regionale alle Attività Produttive, Franco
Sammarco, sindaco di Vibo Valentia, Lidio Vallone, assessore provinciale, Giuseppe De Grano, direttore generale Regione Calabria Affari Interni ed Internazionali,
Giorgio Santini, responsabile Cisl Nazionale Politiche
Attive del Lavoro, del Mezzogiorno e dello Sviluppo
del Territorio; Sandro Pettinato, dirigente Area Servizi
Finanziari e Infrastrutture Unioncamere; Giuseppe De
Bartolo, preside Facoltà di Economia dell’Università
della Calabria.
Tutti, richiamando in più momenti i concetti essenziali
della relazione iniziale del presidente Lico, anche con
i preziosi spunti offerti dal moderatore, il giornalista
Francesco Kostner, si sono trovati concordi nell’analisi,
nell’indicazione delle priorità e nel metodo della concertazione proposto dal presidente e con la necessità di
pensare alla modernizzazione del territorio soprattutto
adesso, in questa fase critica, per far sì che la ricostruzione segua un percorso non di ripristino di un esistente
con acclarate criticità, ma un percorso logico di prospettiva e di sviluppo. Dall’Osservatorio, dunque, per partire dall’analisi di ciò che si ha e lavorare sulla competitività del territorio e sulla competitività delle imprese.
Uno strumento che la Camera di Commercio di Vibo
Valentia ha voluto riproporre per favorire la circolazione delle informazioni, la sistematizzazione di scambi
reciproci, il confronto e l’interazione, per “fare sistema”
nei processi di sviluppo dell’economia locale in una logica di programmazione condivisa e partecipata.
Nella formulazione originale Kaldor indica addirittura fatti o tendenze secolari comunque di lungo periodo: N.Kaldor (1961), “Capital Accumulation and Economic Growth”,
in Lutz, F.A., Hague, D.C., (a cura di), The Theory of Capital, MacMillan, pp.177-179.
Sopra, un momento del convegno nel corso del quale è stato presentato il Rapporto 2006 dell’Osservatorio Economico Provinciale.
2.
58
novembre/dicembre
2006
tasso di attività
15-64 anni
tasso di
disoccupazione
maschi
femmine
maschi
femmine
maschi
femmine
Cosenza
58,7
30,6
65,4
36,6
10,1
16,3
Catanzaro
59,7
31,1
68,6
38,9
12,8
20,1
Reggio Calabria
58,4
33,2
68,5
41,3
14,4
19,4
Crotone
55,7
23,8
64,7
29,6
13,7
19,4
Vibo Valentia
57,0
30,0
64,0
36,2
10,9
17,2
Calabria
58,4
30,8
66,7
37,7
12,2
18,2
ITALIA
69,7
45,3
74,4
50,4
6,2
10,1
Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT
INDICI DI DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE DI TRASPORTO DELLE PROVINCE DELLA CALABRIA – 2004 (ITALIA = 100)
Rete stradale
Rete ferroviaria
Porti
Aeroporti
Vibo Valentia
136,4
257,4
217,8
228,5
Reggio Calabria
105,3
118,1
236,9
91,2
Cosenza
109,7
89,8
41,2
11,4
Catanzaro
106,8
86,1
34,4
93,2
Crotone
60,5
18,5
86,8
91,3
Calabria
105,3
102,0
105,1
69,8
Fonte: Istituto Tagliacarne
novembre/dicembre
2006
59
Un
CASTELLO
per museo
a cura di Maria Teresa Iannelli
Vincenzo Ammendolia
Il maniero Normanno-Svevo che domina
Vibo Valentia custodisce tesori millenari.
In tre anni oltre 20mila visitatori
hanno decretato il successo del “Vito Capialbi”.
I
Una delle sale principali del Museo Vito Capialbi
l dibattito che si è sviluppato, a partire dagli anni
Novanta, ha prodotto una profonda riflessione
sulla funzione dei Musei nella società contemporanea. La tematica tende ormai ad individuare nella “formazione culturale” la più importante finalità del
Museo.
In Italia si sta affermando, quindi, un nuovo modo di
vivere il Museo: come servizio di promozione culturale
legato alle realtà territoriali e sociali.
L’allestimento del Museo archeologico nazionale di
Vibo Valentia, nell’attuale sede del Castello NormannoSvevo, è stata un’occasione importante per verificare sul
campo la fattibilità di un Museo-Servizio.
La sintonia attuata tra le diverse professionalità concorrenti nell’allestimento di questo Museo, ha prodotto il
risultato voluto nella considerazione di realizzare un
organismo flessibile, capace di comunicare con l’esterno
attraverso un linguaggio semplice ed immediatamente
percepibile; un’istituzione aperta, che interagisce con il
pubblico e con il territorio, mediante una costante attività di formazione culturale.
Il Museo, già fondato nel 1969, é intitolato a Vito Capialbi, illustre studioso ottocentesco, ed insigne archeologo
vibonese ed è stato inaugurato nel 1995; la sua esposizione ricostruisce la storia della città greca attraverso i
reperti rinvenuti nelle quattro aree sacre di Hipponion
(le stipi in località Scrimbia, quella del Cofino, della
cava Cordopatri, del Belvedere-Telegrafo); si segnalano
per la loro ricchezza i materiali provenienti dalla stipe
Scrimbia costituiti oltreché da vasi anche di grandi dimensioni, importati da Corinto, dall’Attica, da Rodi, anche da un grande numero di pezzi relativi ad armature
(elmi, cinturoni, scudi e schinieri); oggetti, questi ultimi,
evidentemente dono di guerrieri, che per la raffinatezza
della lavorazione e dei particolari decorativi, testimoniano l’alto livello tecnico raggiunto dagli artigiani hipponiati, nella lavorazione del bronzo, già in età arcaica
(VI sec. a. C.). Al piano terra sono i corredi della necropoli tra cui acquista notevole rilievo, una lamina in oro
di piccole dimensioni, su cui é incisa un’iscrizione greca
relativa al culto orfico; la laminetta, tra quelle rinvenute
in Magna Grecia è la più completa nel testo, la più antica
(risale alla fine del V/inizi del IV sec. a .C.) ed è l’unica proveniente da un contesto di scavo certo e indagato
con metodo scientifico.
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L’esposizione, nel pieno rispetto del
contenitore, realizza soluzioni didattiche innovative ed originali che si propongono come esempio di nuovi sistemi di comunicazione museali.
Le vetrine, studiate nella forma trapezoidale a cristalli inclinati, per realizzare l’effetto “trasparenza”, riescono a
dare la sensazione di un rapporto diretto e senza interferenze con i reperti
osservati; all’interno delle stesse, l’assenza di ripiani in cristallo, sostituiti
con basi parallelepipede e la disposizione dei reperti, rispondono al criterio di
ricostruirne le modalità di ritrovamento. Così, nell’esposizione delle aree sacre, sono stati riprodotti in una
stessa vetrina, e i cumuli di reperti e la commistione di
vari oggetti costruiti con materiali diversi, rispecchiando l’uso greco di accumulare gran numero di ex voto
(ceramica, oggetti in bronzo, statuette), in buche scavate
nel terreno (favisse), di cui è esposta una ricostruzione,
molto apprezzata dal pubblico.
L’impegno di rendere didattica l’esposizione è stato costante e caratterizza tutto il progetto museale, tanto che
ha determinato la ricerca e la conseguente realizzazione
di soluzioni espositive nuove, caratterizzate soprattutto
dalla loro semplicità e leggibilità; ad esempio gli elmi in
bronzo sono sostenuti da sagome di plexiglas, tagliate
come profili di teste umane, per dare l’immediata lettura
del pezzo; i pinakes relativi al culto della dea Persefone,
sono esposti come “quadretti” appesi secondo la modalità d’uso originale, disposti su tavolette riproducenti
le stesse dimensioni, sulle quali sono state disegnate le
parti mancanti della scena rappresentata.
Di recente, è stato realizzato un percorso “tattile integrato” che fa di questo Museo uno dei pochi in Italia attrezzati a questo scopo. La scelta progettuale si è indirizzata
verso la realizzazione di postazioni in legno dipinto con
il colore chiaro, simile a quello scelto per l’allestimento
degli arredi interni delle vetrine; si tratta di tavoli provvisti di illuminazione autonoma, di piccole dimensioni,
ma con basi dotate di contenitori a cassetta per ospitare
gli oggetti archeologici, protette in alto, sul piano di appoggio, da maneggevoli lastre di plexiglas.
Questi contenitori, disegnati dall’architetto e realizzati,
nel laboratorio-falegnameria del Museo, da operai e restauratori interni, sono comode postazioni dove i non
vedenti possono sedersi e toccare una grande varietà di
materiali autentici, gli stessi che sono fruibili, con una
diversa esposizione, dal pubblico vedente.
Per i vibonesi, il nuovo allestimento del Museo archeologico nel Castello ha avuto un significato altamente simbolico perché è stato da essi percepito come il modo per
riappropriarsi di un monumento che, nei ricordi della
gente adulta, era solo un rudere abbandonato, preda degli sterpi. La suggestiva monumentalità dell’antico fortilizio, arricchita della esposizione dinamica e propositiva, che volge alla più moderna concezione di Museo, è
diventata punto di riferimento per tutta la città.
La dimensione del grande interesse che esercita questo
Museo e del suo potenziale contributo, in termini di sviluppo economico, la rivela il numero dei visitatori che
è passato da circa 13.000 per anno, nel primo triennio
dell’attività, a circa 20.000 negli ultimi tre anni.
Questo dato, al momento, si conferma stabile ed in controtendenza rispetto ai dati generali nazionali, che invece dichiarano una flessione dei fruitori.
Il confronto con gli altri Musei territoriali archeologici
calabresi, vede il nostro al secondo posto per numero
di visitatori, dopo quello di Locri e prima di quello di
Sibari.
Nella foto grande, reperti risalenti al periodo greco rinvenuti a Vibo
Valentia. Sopra, la Laminetta Aurea.
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A
rtista artigiano, così amava definirsi Enotrio.
L’uomo che con le ali dell’arte, figurativa e
poetica, ha raccontato il suo Sud, coi suoi secolari ed irrisolti problemi.
Un doveroso omaggio a Enotrio uomo e artista, che purtroppo ho conosciuto solo negli ultimi anni della sua
vita.
Catturato dalla sua forte personalità, dalla sua profonda
cultura, ho colto di lui inconfondibili tratti caratteriali.
Personaggio scabro, essenziale, ancora uso a considerare l’esistenza ed il lavoro come un materiale impervio,
da trattarsi, da scavare, fino a raggiungere l’essenza delle cose e degli uomini, peso specifico indistruttibile dell’esprimersi e dell’esistere.
È questa la strategia istintuale dell’artista.
Enotrio Pugliese nasce a Buenos Aires l’11 maggio del
1920 da emigranti calabresi. Padre violoncellista. La sua
passione artistica viene alimentata fin dall’infanzia vissuta in Calabria (dove la famiglia rientra per gravi motivi di salute della madre) in una casa colma di musica
e di libri.
“Paese in Calabria”
olio su tavola - cm 70x79,7
“…È una Calabria che non si atteggia, non grida,
non esplode, e si spoglia della violenza drammatica
del suo paesaggio, del nero lucente
delle sue passioni secolari”. (Carlo Levi)
di Michele Lico
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sguardo
memoria
immaginazione
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Da sinistra, Enotrio, Carlo Levi e Ugo Attardi
Da sinistra, Domenico Purificato, Enotrio e Eliano Fantuzzi
Musica e immagini quasi oniriche o angosciose e totalizzanti costituiscono nel suo animo un tutt’uno. Forse,
non era ancora percezione consapevole dell’arte, ma si
annunciava come un filo da svolgere, in fondo al quale si
celava il suo senso immaginifico e stilistico del mondo.
A Roma per motivi di studio (si iscrive alla Facoltà di
Chimica) conosce e frequenta i più noti artisti dell’epoca. Con loro discute di linguaggio, segno, recupero, di
nuovi formalismi.
Enotrio ascolta, e insegue quelle trame dialogiche.
Marino Marini e Sironi, i suoi due grandi amori della
magia xilografica nel periodo romano. Ma la più forte rivelazione è data a Enotrio da alcuni tra i maggiori
espressionisti tedeschi in quegli anni - Nolde, Feininger,
Kollwitz, Barlach.
Di essi lo attrae la durezza nell’attaccare il legno: dallo
scavo, all’incisione, allo scarto. Tutto il resto è stile.
Enotrio ormai ha fatto una scelta di campo: un linguaggio scolpito e, quindi, inequivocabile. Spessore dopo
spessore, strato dopo strato, amorosamente, tenacemente, pazientemente. Partire dal nero più nero per arrivare
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alla luce. Ma nel bel mezzo di questa ricerca, ancora
una volta, come spesso nella vita di Enotrio, un fatto
emozionale lo coglie. Il padre si ammala, e cominciano i
suoi lunghi viaggi in treno verso la Calabria.
Mera parentesi emotiva? No, non fu una parentesi, raccontò Enotrio stesso: «La forte carica selettiva, che è implicita nella sofferenza umana, mi aiutò ad avvicinarmi
all’esito della mia ricerca stilistica e di un mio mondo
di immagini. Ci volevano dodici ore di viaggio per arrivare a Vibo Valentia e io impiegavo tutto quel tempo
affacciato al finestrino a ripercorrere il lavoro mentale
accumulato in quegli anni, ma stimolato pressantemente dalle immagini che scorrevano a squarci davanti ai
miei occhi: uliveti, case contadine, paesi allucinati e abbarbicati su creste di monte, tetti asserragliati, come se
la gente vivesse sotto un unico soffitto di tegole…».
Nacquero da questa “parentesi” le xilografie ed i quadri
di Enotrio della Calabria riscoperta, coi suoi paesi folti e
stretti, con le sue case specchianti luce come biancherie
stese al sole, con le sue piazze desolate e i suoi negozi
insidiati da crepe e tarli.
Enotrio sceglie l’ora meridiana come l’ora dell’annunciazione.
Non dipinge e non incide figure umane e oggetti e situazioni di una Calabria con la maschera allegra e ricca della modernità. Scava nel profondo per rintracciare
l’identità della sua terra e della sua gente. Dipinge e incide persone, non masse.
Enotrio è pittore ed incisore “contro”, ma sostanzialmente affermativo, che dà voce a chi, nel nostro Sud e
nel Sud del mondo, non ha voce.
Cerca sempre di dar forma all’essere degli uomini e non
all’avere. È da questo sguardo sul mondo, da questo
punto di vista scomodo ma assai creativo che nascono
le sue immagini tipiche ed inconfondibili. Una pittura
ed una incisione all’osso con una tecnica scabra, proba,
essenziale.
Grande è l’opera selettiva di sfondamento del superfluo
che Enotrio fa sulla natura e sulla realtà sociale. Riduce
al minimo per un massimo di espressività e di concentrazione visiva. Tetti, paesi, cielo, mare, caselli e binari
ferroviari, barche, figure di spalle o frontali fisse o di
“Ufficio Cassa II Tonnara”
olio su tela - cm 71x100
fianco in movimento, porte aperte o sprangate, foto al
muro. E poi i colori: azzurro, nero, marrone, verde, grigio perlaceo. Costruzioni pittoriche ricche e complesse,
nonostante la semplificazione ed il sintetismo.
Enotrio pittore e incisore. Ma non solo. Enotrio anche
poeta, che si esprime nel dialetto della sua regione in
pensieri, strambotti e poesie. Nei suoi scritti assorbe
modi tipici del dire popolare, ma ricrea con un linguaggio proprio, e un proprio ritmo, la freschezza originale
delle fonti.
Scritti ispirati dai tanti luoghi e oggetti che formano il
suo paesaggio interiore, depositato nelle fulgenti immagini dei suoi quadri e delle sue incisioni. Anche nei
suoi versi lo straordinario e sapiente equilibrio tra la trascrizione, l’imitazione e la creazione personale. Anzi, il
fatto di non essere poeta per mestiere lo spinge verso la
concordanza, al punto da non poter discernere quando
Enotrio inventa e quando semplicemente testimonia.
Solo l’orecchio attento saprà cogliere la forza con cui interpreta il ritmo della saggezza popolare.
“Frisca e parti lu trenu/ chi vaci a lu cunfinu/. No
nd’avi calabrisi/ senza chistu distinu.”. In questi versi
il dramma di una cultura costretta alla diaspora. Emigrazione interna, europea, transoceanica. Crudele repressione che la storia esige senza placarsi. E tutto ciò è
fatale. Tutto questo è “destino”.
Di Enotrio, della sua pittura e della sua attività incisoria, Carlo Levi ha scritto: “…Di questa Calabria intima,
fuori del moto e dell’angoscia della storia, dai una immagine che si arricchisce ripetendosi come si ripetono e
si riflettono le vite individuali, che si affina sempre più
semplificandosi, riducendosi all’essenziale: una linea di
tetti sul bianco degli intonaci, un segno preciso ed evidente, senza retorica o pretenziosa sovrapposizione di
nulla che non sia la verità del ricordo”.
Nelle sue forti e dolenti figure Enotrio si riconosce umanamente e poeticamente.
E la mano segue lo sguardo, la memoria e l’immaginazione; una mano veloce e precisa quasi seguisse un segreto movimento musicale che l’artista ha scavato dentro di sé cercando e ritrovando gente di Calabria.
SIRINATA
Hjuri servaggiu, spina di sipala,
lu cori meu senza di tia s’ammala.
Quando, comu la luna, ti ndi vai,
la notti è longa e non abbrisci mai.
TUTTI PARTIMU
Tutti partimu e tutti la dassamu
chista terra di petri e chistu mari
e mu ‘ndi veni vogghja mu tornamu,
avimu di mbecchjari.
Enotrio
Nella foto grande, “Bambina”, olio su tela - cm 60x40
A destra, “Giovane donna”, olio su tela - cm 35x24
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Nel dare avvio alla nuova fase di gestione della Camera di