quotidiano comunista - anno XXXIII n. 1209
D O M E N I C A
1 8
M A G G I O
2 0 0 3
euro 1,05
Caro Luigi
Foto Alberto Cristofari/A3
Era nato nel 1925, aveva combattuto nella resistenza, militato nel Pci, lavorato all’Unità, fondato il manifesto, scritto migliaia di articoli e qualche libro
M O N D O
P O L I T I C A
S O C I E T A ’
A Casablanca
strage del terrore
Fini chiede voti
«contro i giudici»
Tolleranza zero
al G8 di Evian
Almeno dieci uomini-bomba, cinque esplosioni nell’arco di mezz’ora, 41 vittime il
bilancio provvisorio - tra i
morti anche un italiano. Il
terrore ha colpito Casablanca, in Marocco, con la stessa
tecnica di Riyadh e la stessa
potenza distruttiva. Nella
notte una serie di attacchi,
alcuni portati a termine da
commando suicidi e altri da
autobombe, hanno distrutto
un ristorante spagnolo, un
centro culturale ebraico, un
ristorante italiano gestito e
frequentato da ebrei. Dopo
le guerre in Afghanistan e in
Iraq il presidente degli Stati
uniti George Bush aveva
parlato di «indebolimento»
di Al Qaeda. Ieri ha commentato: «I nemici della pace non sono neutralizzati, e
nemmeno noi».
A PAGINA 11
Gianfranco Fini, dopo settimane di equilibrismo, scende
infine in campo a fianco del
suo capo. «Alcune iniziative
della magistraura - afferma stanno condizionando la vita
politica del paese». Il vicepremier invita apertamente gli
elettori «che intendono dare
una connotazione politica» al
voto alle amministrative, a tener conto «anche dell’azione
della magistratura».
Il presidente dell’Anm Bruti Liberati definisce «intollerabili» le accuse di parzialità rivolte ai magistrati, in particolare quelle per la scelta di
stralciare la posizione del premier dal processo Sme.
L’Anm critica anche il ministro della giustizia Castelli,
che risponde a muso durissimo: «L’Anm mi dileggia: non
ha senso delle istituzioni».
A PAGINA 12
Zone rosse a Evian come a
Ginevra e Losanna, gas lacrimogeni (tra cui il tossico
Cs già usato a Genova nel
2001) e pallottole di gomma.
Così la polizia elvetica, che
sarà aiutata da quella tedesca, si prepara ad accogliere
i manifestanti che contesteranno il G8 che si svolgerà a
Evian dall’1 al 3 giugno. Tolleranza zero, dunque, anche
se ufficialmente solo nei
confronti dei casseurs e di
chi tenterà di entrare nelle
zone rosse. Per evitare e
contrastare gli abusi ieri si è
riunito il pool di avvocati
del legal forum, che assisteranno i contestatori che verranno eventualmente fermati, durante le manifestazioni ma anche alle frontiere, dove potrebbero essere
ripristinati i controlli.
SERVIZI A PAGINA 13
2
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
28 aprile 1981.
Dieci anni del manifesto
Foto Carlo Leidi
VALENTINO PARLATO
RICCARDO BARENGHI
Uno straordinario figlio del secolo breve
La nostra sfida è il suo servabo
La notizia sei tu
ma ci manca un pezzo
a morte di Luigi, improvvisa
e lunga (nessuno si aspettava una sentenza così radicale da parte dei medici e nessuno dei medici si aspettava la sua
lucida e naturale vitalità) è un colpo
terribile per tutti noi del manifesto e
per i suoi tanti amici e compagni,
oggi anche lontani da lui. Non si
tratta solo di un colpo agli affetti,
ma alla vita di ciascuno di noi, al
nostro passato soprattutto, ma anche al nostro difficile futuro. Occorre ripensarsi; ma intanto, anche se
qualcuno di noi preferirebbe il silenzio, è d’obbligo, è giusto scrivere;
non è opportuno tacere: per noi e
per lui.
Ma che cosa dire? Viene da ripetere la frase «non ho parole», usata
e pure abusata da Luigi, che le parole le modellava e le manovrava, come il fioretto e l’obice, a seconda
delle circostanze. Ho riletto, sul manifesto, la sua lettera a Laura Lombardo Radice-Ingrao. Confesso la
mia incapacità: l’essenzialità di quei
quattro capoversi non è imitabile.
Scriverò più a lungo, sballottato tra
pulsioni diverse e tra loro forse contraddittorie.
Certo, senza Luigi il quotidiano il
manifesto non ci sarebbe mai stato.
Luigi è stato, pur tra scontri dolorosi, l’architrave di questa casa che tra
venti e tempeste ha resistito più di
trent’anni, un caso abbastanza unico per un giornale come il nostro.
Senza di lui tutto sarà più difficile,
vecchi e giovani dobbiamo saperlo e
insieme dovremmo ripetere «Servabo»; così come Luigi intendeva e intese nella sua vita quel motto.
Luigi è stato un fratello maggiore,
un amico, un compagno in senso
profondo. Per chi gli è coetaneo, ma
anche per i giovani, la sua uscita di
scena costituisce un’altra avanzata
di quella grigia armata che si chiama solitudine. Noi più vecchi soffriamo terribilmente di solitudine,
che è anche sinonimo di debolezza e
che, con tutti i sensi di colpa, un po’
mi induce a invidiare Luigi: morire è
anche uscire di scena – pare che Augusto, morendo, come sue ultime
parole abbia detto «la commedia è
finita». La vita è anche una commedia, Augusto, primo imperatore globale, aveva qualche ragione.
L
Nel momento del distacco, chiedersi chi era veramente Luigi può
apparire saccente e presuntuoso.
Può apparire solenne e autosolennizzante. Mentre scrivo, sono le 15
di sabato 17 maggio, arriva la notizia della morte annunciata: Luigi è
morto. L’annuncio era scontato, ma
cambia più di qualcosa.
Chi era Luigi con il quale abbiamo lavorato, anche con scontri e divisioni dolorose, da circa quarant’anni? Luigi era e resta una personalità unica, complessa non per le
sue contraddizioni interne come or-
mai tutti ci diciamo, ma per la ricchezza dei suoi apporti costitutivi.
Luigi è stato uno straordinario, direi
unico, figlio del secolo breve.
Senza la seconda guerra mondiale Luigi, forse, non sarebbe stato
Luigi e neppure molti di noi più anziani. La seconda guerra mondiale –
rileggiamo «Servabo» – porta Luigi
fuori dell’isola; poi c’è la morte del
fratello, la famosa lettera; e Luigi
giovanissimo che dai banchi del
Tasso passa ai Gap (Gruppi di azione patriottica, che oggi diremmo
terroristi). Ma nella dimensione del
secolo breve (ho il timore di scivolare nell’insipienza storiografica) ci
sono altri tre elementi che formano
la personalità di Luigi, o almeno
credo io. Ci sono la famiglia e la sardità, l’essere un comunista italiano
(nozione ancora non di facile comprensione per i più giovani) l’essere
un giornalista politico e un vero
giornalista.
Siamo nella prima metà del novecento, quando le famiglie ancora
contavano e la famiglia Pintor, come quella dei Lombardo Radice o
dei Natoli, aveva un peso. La famiglia Pintor non era riducibile all’ultimo erede, il giovane Giaime, ucciso
dall’esplosione di una mina mentre
passava il fronte per tornare al Sud.
La famiglia Pintor era qualcosa di
più: era lo zio Luigi, effettivo governatore della Libia; era lo zio Pietro,
il generale del corpo d’armata del
fronte occidentale che andò con il
giovane nipote Giaime a trattare
l’armistizio francese e che poi negli
anni quaranta morì in un sospetto
incidente aereo. Ed era ancora lo zio
Fortunato, deus ex machina dell’Enciclopedia italiana.
Poi, ma forse in primo luogo, Luigi fin da giovanissimo (cominciò
con i Gap) fu un comunista italiano.
E questa storia non si può spiegare
solo con la pensione Jaccarino, le
torture, la condanna a morte. Non si
tratta solo di resistenza ma, credo io
– e posso clamorosamente sbagliare
– di fredda razionalità di impegno: il
miglior Machiavelli e, pertanto, la
massima libertà di giudizio. Nella
tragedia del ’56 ungherese Luigi non
ebbe tentennamenti e rimase decisamente da questa parte della barricata, non si fece travolgere dal rapporto segreto di Krusciov, non si associò ai nuovi antistalinisti (che poi
erano e sono gli stalinisti di ieri), ma
capì che il Pci per restare tale doveva rompere con l’Urss, puntando a
un’uscita dallo stalinismo, ma da sinistra. Una ventina d’anni dopo, forse troppi, ma assai travagliati (ricordiamoci dell’XI congresso del Pci) si
arrivò alla rottura del manifesto e alla radiazione dal Pci. Viste le traversie del Pds e dei Ds forse è difficile
comunicare ai più giovani che cosa
furono i comunisti italiani, ma i giovani dovrebbero fare qualche sforzo
e la vita di Luigi dovrebbe aiutarli a
capire.
Questo comunista italiano, lucido
erede di una famiglia impegnata, fu
anche – ed essenzialmente – giornalista. Giornalista in senso politicamente alto. Per un verso aveva coscienza della precarietà del quotidiano: «A mezzogiorno, con il giornale – ci diceva – si possono avvolgere le patate». E, a mio parere que-
sta coscienza della precarietà è solo
l’anticipazione di una profondità.
Parafrasando la famosa frase di Gertrude Stein («una rosa è una rosa è
una rosa») ci diceva «un giornale è
un giornale è un giornale». Coglieva
così e metteva in evidenza uno specifico giornalistico, che è assolutamente politico, contro la semplificazione che un giornale debba essere
solo l’amplificatore di una linea politica, eludendo così lo specifico del
mezzo e la differenza tra propaganda e persuasione. Si tratta di una
questione di delicata intelligenza
politica e infatti su questo punto tra
noi ci siamo anche scontrati: in totale buona fede, ma con scarsa cognizione delle cose del mondo. Luigi, in quanto giornalista, capiva di
politica assai più di quelli di noi che
si credevano politici. La politica che
non può andare sui giornali è, evidentemente, sbagliata.
Sui suoi articoli, quasi tutti assai
brevi, sono usciti due volumi: uno,
«Parole al vento» di Kaos editori,
sugli anni ’80; e un altro di Bollati
Boringhieri, «Politicamente scorretto», sugli anni 1996-2001. Valgono
più di due manuali di storia d’Italia.
E c’è la nostra storia, de il manifesto, una storia più che trentennale
che anche per Luigi è un miracolo
mondiale. Il primo numero del quotidiano andò nelle edicole il 28 aprile del 1971; poco dopo si avviò la
campagna elettorale del 1972. All’interno del nostro gruppo la discussione non fu totalmente serena, poi
però si decise di andare alle elezioni
e alla sconfitta: tanta gente in piazza, pochi voti nelle urne.
Poi, con la costituzione del Pdup,
nato dall’alleanza tra i compagni
anche essi sconfitti del Psiup (Foa,
Miniati, Ferrati) si aprì un conflitto
tra giornale e partito: il giornale da
«quotidiano comunista» era diventato «quotidiano di unità proletaria
per il comunismo». Ci fu il tentativo
del partito di governare il giornale;
Luigi si oppose e se ne andò. Ricordo un saluto d’addio, assai doloroso,
davanti alla sede del Pdup in via Cavour. Ma l’unità tra partito e giornale non resse a lungo, ci fu il congresso di Viareggio del Pdup e la rottura
tra il gruppo del giornale e il gruppo
del partito. Il manifesto riprese la
sua autonomia, che conserva ancora
oggi, e ci fu il rientro di Luigi nel
collettivo del giornale e nella sua direzione. Va però detto che queste
rotture, non semplici, prima con
Luigi e poi con Lucio e Luciana e altri compagni meno vicini, non incrinarono mai i rapporti di fiducia reciproca: era un modo buono e leale
di fare lotta politica.
Ora che Luigi se ne è andato dovremmo concentrarsi sul nostro
prossimo che fare, lui un indirizzo
ce lo ha dato. Cerchiamo di ripetere
«Servabo».
arlo Luigi, ti scrivo queste
righe oggi che è il quattordici maggio, un mercoledì, tu
non le leggerai né oggi né
mai tuttavia te le scrivo lo stesso. Altri
le leggeranno, le leggeranno quando
usciranno sul tuo giornale ché quel
giorno il giornale sarà proprio tutto
tuo. Non ti preoccupare, le notizie del
giorno non mancheranno ma verranno dopo di te di qualsiasi genere o valore esse siano. Lo so, è sbagliato,
avresti voluto un semplice fogliettone,
quarantacinque righe e fine del discorso. Non ti abbiamo dato retta,
stavolta. La notizia, diciamo così, per
noi sei tu.
E’ da parecchio che lo sei, diciamo
dalla pasqua scorsa. Non hai idea di
come stia vivendo il giornale, la tua
catacomba soleggiata, si trascina dalla
mattina alla sera come sospeso nel
vuoto. Ti ricordi? parlavamo del mondo e lo vedevamo appunto sospeso in
attesa che scoppiasse la guerra all’Iraq. Il manifesto oggi è un po’ come il
mondo di qualche mese fa. Ma stai
tranquillo, là fuori non se ne accorge
nessuno, siamo mestieranti che sanno
nascondere i sentimenti (fino a un
certo punto, forse qualcuno più sensibile di altri se n’è anche accorto). Comunque, continuiamo a occuparci di
quel che accade e c’è poco da divertirsi con Berlusconi che fra un po’ ci
mette tutti in galera, la sinistra morta
che non reagisce ma fa finta di reagire, bombe che scoppiano qua e là, le
elezioni amministrative, il referendum, due treni che si scontrano alla
stazione Tiburtina. Il mondo va avanti, lo sai com’è fatto male il mondo:
non ti è mai piaciuto. Scusa, ho sbagliato, avrei dovuto dire che il mondo
va indietro. Così forse ti piace di più.
Ma il mondo, dicevamo, oggi è il
manifesto. Da quando hai saputo di
stare male e noi con te, facciamo le
stesse cose di prima ma come se
ognuno di noi fosse due persone in un
corpo unico. Per me almeno è così,
ogni tanto scrivo un articoletto tanto
per tenermi in esercizio e poi perché il
mondo va indietro e a un giornale gli
tocca starci, nel mondo. Ma per il resto non c’è resto. Penso a questi miei
ventitre anni di vita qui dentro e ti rivedo quando ero un ragazzino al quale avevano detto di non perdersi le
riunioni di redazione e il momento
dei titoli la sera, «quelli che fa Pintor».
Non me li sono persi. Penso anche a
quando ancora passavi i pezzi di cronaca, almeno quando andavano in
prima. Un onore, se capitava, ma anche un timore. Ho imparato da te a
togliere quel che non serve, perfino le
virgole, e a cogliere la sensibilità delle
persone. Per restituirgliela e farli sentire a casa loro quando aprono il giornale.
Questo tuo giornale oggi sta facendo lo sforzo più grande della sua vita,
altro che le crisi economiche, il baratro della chiusura, le sottoscrizioni,
l’edizione a cinquantamila lire (c’erano ancora le lire), quando ti sottoponesti a un’intera trasmissione televisiva, tu che odi la televisione, pur di salvare il manifesto. Oggi, e dico proprio
oggi mercoledì quattordici maggio
che sei ancora vivo ma non ci sei già
più, è un’altra cosa, una sfida più difficile da superare. Figuriamoci domani.
Ma poi perché la dobbiamo superare, che cosa dobbiamo superare?
Andremo avanti finché potremo o
vorremo, speriamo per anni o decen-
C
DOMANI ALLE 18
I FUNERALI
IN PIAZZA FARNESE
Tutti noi del manifesto abbracciamo Isabella, la donna che Luigi ha amato. E insieme
a lei ci stringiamo attorno a Leonora Aperio Bella e sua figlia Sofia, nipote e bisnipote di Luigi, a Domitilla, a Daniele, a Davide
(Pippo, per Luigi) e Michele. E a Manuela
Terzian, che a Luigi vuole un bene dell’anima. Domani, alle sei del pomeriggio, ci troveremo tutti in piazza Farnese per l’ultimo
saluto a Pintor.
GRAZIE AD ANTEA
Isabella e tutti coloro che sono stati vicini a
Luigi ringraziano i medici, gli infermieri e
tutti i volontari dell’Associazione Antea,
che lo ha aiutato in queste settimane.
ni. Senza superare niente e nessuno.
Tu continuerai a darci una mano per
interposte persone che poi siamo
quelli che il manifesto lo producono e
quelli che lo leggono. Mancheranno i
tuoi pezzi (già mancano) e soprattutto mancherai tu (non sai quanto
manchi).
Ciao ciao, che succede, vengo subito di là. Non succede niente oppure
succede di tutto ma leggi pure i giornali, ci vediamo tra un po’. E poi la
riunione di redazione, Luigi che dici
di questo? Niente, non dico niente.
Oppure dicevi, magari ti incazzavi, a
volte ti rassegnavi, guardavi l’orologio
e te ne andavi a pranzo a casa. Gesto
con la mano a dire ci vediamo dopo.
Scrivi? Forse ma non ci contare. Oppure, no no, su questo non scrivo, cosa vuoi che scriva? Andrò al cinema. E
invece, magari alle sette della sera,
dettavi il tuo pezzo.
In questi giorni, caro Luigi, la notizia della tua malattia (tu l’avresti
chiamata col suo brutto nome, cancro) si è sparsa, sai come sono le notizie specialmente quelle cattive. Nessun giornale ne ha parlato, ovviamente, ma molti amici e compagni hanno
telefonato, sono anche venuti qui. Alcuni di loro che lavorano in altri giornali ma prima erano del manifesto
hanno avuto lo sgradevole incarico
(così mi hanno detto) di scrivere in
anticipo il tuo necrologio, il cosiddetto coccodrillo. Lo hanno scritto piangendo lacrime vere, non sono coccodrilli. Io invece non piango quando
scrivo, sarà per questo che in questi
giorni scrivo più spesso. Mi tocca pure
organizzare il tuo funerale, forse te lo
faremo in quella piazzetta che ti piaceva tanto dove andammo una sera a
cena, sai quella col nome che ricorda
una fata, o forse no, anzi pare proprio
di no, lo faremo in piazza Farnese
perché se no rischiamo di non starci.
Tu che ne pensi? Fregatene, mi risponderesti. Purtroppo non posso.
Oggi Simonetta Fiori ha scritto un
bellissimo articolo a proposito del tuo
libro che sta per uscire. Dicevi che
non ti piaceva, non sono d’accordo.
L’ho letto di notte e ho pensato a
quanti di quei pensieri ci avevi raccontato mentre aspettavamo che ci
venisse l’idea del titolo di prima pagina. La storia dei suicidi per esempio,
ricordo una divertente discussione su
quale fosse il modo migliore per togliersi di mezzo. Ho visto che sei rimasto della tua opinione, un tuffo nel
profondo del mare.
Mi dispiace che ti perderai la guerra cino-americana del 2010, caro Luigi, mi dispiace perché ci tenevi. Tuttavia ti confesserò che anche noi speriamo di perdercela, ne hai azzeccate
tante che se pure sbagli questa previsione (o preferisci profezia?) non ti arrabbierai. Così potremo continuare a
far uscire il manifesto che, come tutti i
giornali, verso mezzogiorno servirà ad
incartare quelle patate che a te piacciono tanto cucinate al verde.
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
ROSSANA ROSSANDA
PIETRO INGRAO
La semplice dignità della persona
Il suo manifesto nella storia italiana
Le pagine
di un sovversivo
i è spento ieri Luigi Pintor, il nostro
compagno ed amico, quello che ha
ideato questo giornale, lo ha fatto con
niente, ci ha insegnato a farlo. Non lo
dirigeva più da anni, lasciando spazio ai più
giovani, ma ne è rimasto l’anima, amata o
contestata: sentiamo Luigi, che ne dirà Luigi,
oggi Luigi scrive. In marzo e aprile ha scritto
quasi ogni giorno contro la guerra in Iraq, era
già malato, non lo immaginava. La vita non lo
aveva risparmiato e non lo ha risparmiato
neppure la malattia che lo ha aggredito repentina e feroce, senza lasciargli tempo, divorandogli in poche settimane il corpo e non permettendo alla mente vigile né di sprofondare
nell’incoscienza né di «governare il trapasso»,
come disse con quel suo misto di ironia ed eleganza appena letto il risultato della tac, il 22
aprile. E’ stato fino all’ultimo lucido, composto, mentre il corpo se ne andava e la mente
restava spalancata davanti all’oscurità immensa della morte, non cessando di interrogarla.
L’aveva frequentata fin da ragazzo, la crudeltà della fine, quando il fratello grande, Giaime, era saltato su una mina tedesca a ventitre
anni, nel tentativo di raggiungere le formazioni combattenti del Nord. E’ terribile per un ragazzo perdere un fratello, e Giaime era qualcosa di più. Era il giovane prodigioso, colto, brillante, che sapeva e spiegava tutto al più piccolo di lui, e a lui infatti lasciava la lettera nella
quale diceva della sua scelta, necessaria assunzione di responsabilità, senza enfasi e senza lirismo ma senza possibilità di compromesso. A
Luigi parve sempre ingiusto che morisse lui,
Giaime, appena oltre i suoi venti anni, prova
della crudeltà e non senso delle cose. Poi ne
avrebbe raccolto gli scritti e le carte, avrebbe
custodito nella memoria dei posteri quella
splendente giovinezza, sulla quale qualcuno,
l’anno scorso, avrebbe cercato di gettare una
manciata di fango.
Non so se Luigi ne abbia patito, sta nello
stile dei tempi, lui, e noi, ne abbiamo viste di
tutte. Ma Luigi era stato singolarmente provato negli affetti: la madre dei suoi figli, Marina,
morta di cancro dopo anni di sofferenza, il figlio Giaime mancato alcuni anni fa, poi d’improvviso, intollerabile, la morte della figlia Roberta. Aveva appena ritrovato una certa pace
accanto alla sua meravigliosa Isabella in una
casa che gli era cara per essere stata della sua
famiglia, quando è stato a sua volta afferrato
dal male. Fucilato dalle perdite, gliene era venuto un senso contraddittorio: mai mancare
all’impegno («Servabo») e la sensazione d’una
fatalità negativa dell’esistenza, e fin un senso
di colpa, la colpa di essere, di sopravvivere, di
aver mancato non si sa come e dove, che filtra
dai suoi libri, anch’essi contraddittori fra la
profondità del pessimismo e la perfezione della forma, ed è l’oggetto dell’ultimo di essi,
scritto due anni fa e in uscita adesso. Leggendone le bozze in clinica si sarebbe detto, scuotendo il capo come di fronte all’ennesimo
scherzo del destino, che nel protagonista, cui il
medico ha appena annunciato la malattia
mortale, il lettore avrebbe a torto veduto lui
stesso, da due anni in attesa della fine, mentre
la malattia di cui scriveva era un’altra, la colpa
S
direttore riccardo barenghi
vice direttore roberta carlini
capored. andrea fabozzi, carlo lania,
gabriele polo, roberto zanini
politica, cosimo rossi
società astrit dakli
economia, loris campetti
mondo, tommaso di francesco
cultura, stefania giorgi
visioni, mariuccia ciotta
grafici, antonella gesualdo
non di avere commesso un delitto, ma di non
averlo saputo impedire.
La colpa di noi tutti, che andava, va, oltre la
vicenda della persona, la colpa del fallimento
delle idee, dei comunisti. Luigi era stato uno
dei migliori giornalisti dell’Unità - in verità
uno dei migliori giornalisti italiani, per il nitore della scrittura e la fulmineità della vis polemica. Quando cominciò la televisione, il faccia
a faccia con l’avversario pareva fatto per lui.
Non ne perdeva una, andava sempre al segno,
colpiva con quella sua infallibile e spiritosa eleganza, senza un colpo basso, ignaro di ogni
volgarità, convinto come era che il popolo è
nobile e la sua causa va servita con nobiltà.
Non capì mai che cosa di rivoluzionario potesse esserci nel trash o in una sgrammaticatura.
E la gente del Pci gli era grata anche di quello
stile, che nulla concedeva. Luigi è quello di noi
cui hanno voluto più bene.
Allora aveva alle spalle un grande partito,
del quale non ignorava limiti e vizi, ma che fino agli anni ‘60 gli parve rappresentare la trincea della classe operaia italiana. Classe operaia, popolo, gli offesi, i lavoratori dipendenti;
non si impicciò mai troppo di marxismo, Luigi, le cose gli apparivano più secche e semplici,
e aveva ragione che la vera posta in gioco è e
resta la dignità della persona. Ci volemmo bene sempre e ci azzuffammo sempre, pensava
che fossi troppo elucubrante, oltre che asinissima nella scrittura. Ma eravamo sempre dalla
stessa parte, intendendoci negli accordi e disaccordi da lontano, fra sorriso e furore. Sta di
fatto che ci trovammo naturalmente assieme,
Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Lucio
Magri, Luciana Castellina quando il Pci tollerò
appena il 1968 e ingoiò, seppur a malincuore,
l’invasione russa della Cecoslovacchia. Facemmo assieme il primo manifesto, un mensile, e
fummo assieme esclusi dal partito.
Ma a Luigi non sarebbe mai bastata una rivista, voleva un moltiplicatore, una nostra lista
alle elezioni, e uno strumento smisurato come
è un quotidiano. Un quotidiano era una follia,
non avevamo un soldo né un finanziatore, non
lo avemmo mai, e la squadra sulla quale egli
poteva contare di giornalisti ne aveva due, Michele Melillo e Luca Trevisani. E un grande
grafico, Giuseppe Trevisani. Cercammo soldi
da questo o quel compagno, un milione per
volta, e partimmo quando ne avemmo otto.
Per anni avremmo vissuto di sottoscrizioni,
tenuti a galla dai lettori, mentre la pubblicità
mancò sempre, fu molto al di sotto dell’area
sulla quale pesavamo e pesiamo; i padroni non
si sbagliano, non ci dettero mai niente, non ci
tentarono: mai virtù fu meno insidiata della
nostra. Ma, credevamo con Luigi, avevamo
con noi tutti i comunisti che ci credevano ancora e soprattutto quella intelligente nuova insorgenza giovanile. Sarebbe stato un felice innesto fra i vecchi – per rapporto al movimento
del 1968 eravamo già «padri» e «madri» e non
così sciocchi da travestirci – che avevano memoria del partito comunista più intelligente
d’Europa e i giovani che si sollevavano da tutte
le parti, e i nuovi operai dell’autunno caldo.
Sarebbe stato l’abbraccio fra un sapere più
freddo e un’audacia innovatrice spericolata.
Non funzionò affatto.
Alle elezioni del 1972 le nostre piazze furono piene quanto quelle del Pci, ma nella cabina elettorale molti cuori che erano con noi
preferirono votare per un partito più forte. E
diffidò di noi anche il post 1968 più radicale e
più frettoloso. Più tardi sarebbe finito disgre-
consiglio d’amministrazione
valentino parlato presidente
guglielmo di zenzo cons.delegato
astrit dakli consigliere
angela pascucci consigliere
bruno perini consigliere
francesco ranieri consigliere
claudio albertini dir. tecnico
sandro medici dir. responsabile
il manifesto coop editrice a r.l.
redazione, amministrazione,
00186 roma, via tomacelli, 146
fax 06/68719573, tel. 06/687191
e-mail: [email protected]
e-mail amministrazione
[email protected]
sito web: http://www.ilmanifesto.it
telefoni interni 06/68719.1
574 segreteria -578 lettere
690 amministrazione, 310 archivio,
gato o nell’estremismo armato o nel riflusso.
Difendemmo sempre questi figli che non ci
avevano badato, e molti dei quali ci fanno oggi
lezione da destra. Luigi non ne fu gran che
turbato, più gli è pesata la seconda sconfitta
politica, quella di noi «vecchi», l’incontro
mancato fra quel che pensavamo andasse
conservato dei comunisti italiani e le nuove
forze ed idee. Quanto alla mancata eco elettorale, egli che era fra coloro che vi avevano puntato di più, per primo capì che non ce l’avremmo fatta: mentre festeggiavamo, qualche giorno prima delle elezioni, il primo compleanno
del giornale, Luigi arrivò dicendo con l’abituale calma: Non è andata. Non ce l’abbiamo fatta.
Sarebbero rimasti il giornale e un tentativo,
fallito presto, di movimento partito. Il giornale
è il solo sopravvissuto. Il solo quotidiano nato
dal 1968 che duri e sia interamente libero, libero financo da un editore. Esile ma rispettato.
Ci conoscono in tutta Europa, ci conosce tutta
l’Italia, che ci compra soltanto nelle emergenze, mentre una base fedele di lettori ci rende
impossibile di vivere con agio e di morire di
stenti. il manifesto di Pintor è un pezzo di storia italiana della seconda metà del secolo.
Non che al suo ideatore sia stato sempre
fonte di soddisfazione e di gioia. Nel 1973 già
scriveva una lettera disincantata e spiritosa, il
giornale non era quello che avrebbe voluto e
non per la malvagità del fato ma per i difetti
della nostre inflessibili soggettività. Che il riflusso degli anni ‘70 e poi il crollo del comunismo, reale e non, avrebbe moltiplicato. Eravamo liberi di riflettere la realtà, e la riflettemmo
anche nei suoi erramenti. Luigi ogni tanto
ruggiva, cercava di separarsi come altri fra i
padri fondatori, ma poi tornava a darci una
mano. Tornò sempre, e il giornale lo aspettava
più o meno ammaccato, ma vivente grazie a
Valentino Parlato, sul quale hanno riposato
tutte le nostre collere, perché Valentino non
molla mai.
Ma è tanto se abbiamo resistito, se viviamo
ancora. Gli anni ‘90 hanno parlato alle viscere
della società, e alla parte più frivola della cultura. Luigi era stupefatto della stupidità con la
quale il mondo consuma e uccide. Non cessò
mai di denunciarla. Non accettò mai che fosse
obbligatorio liquidare il movimento operaio e
comunista, e pensò tormentosamente che tutti ne portassimo qualche colpa, non fosse che
per indifferenza. Né accettò di liquidare quell’Urss cui fummo i primi a non dare più credito ma che rappresentava almeno il simbolo
d’un altro mondo e sistema. Ancora quest’anno, nel ciquantesimo della morte, Luigi provocatoriamente rifiutava di consegnare tutto il
terribile Stalin alla semplice damnatio memoriae. Non era di coloro che riescono ad avere
pace senza che la ragione glielo consenta. Si è
spento irriconciliato.
Ma questo siamo in pochi a capirlo. Con lui
muore gran parte della mia generazione: aveva
un anno meno di me, sono più vicina a suo
fratello che a suo figlio. Mancherà a noi, ai
compagni, agli amici e a quel che resta di rispettabile fra i nemici, e non è molto.
475 politica, 520 mondo, 540 culture,
545 talpalibri, 550 visioni, 588 società,
586 economia, 621 arretrati
milano via pindemonte, 2 - 20129
02/77396.1, 77396.210 amm.
02/77396230.240 red. fax 02/
7739.6261
firenze red. via maragliano, 31a
tel. 055/363263 Fax 055/354634
abbonamenti postali per l’Italia
annuo euro196,25 - semestrale euro
103,29 - trimestrale euro 51,65
i versamenti c/c n.00708016
intestato a «il manifesto»
via tomacelli 146, 00186 roma
iscritto al n.13812 del reg.stampa,
tribunale di roma
stampa litosud via di tor sapienza 172
roma, tel. 06/2280138
Sigraf spa via Vailate 14, Calvenzano Bergamo tel. 0363/860111
autorizzazione a giornale murale
nel registro del tribunale di roma
n.13812
concessionaria esclusiva pubblicità
Poster pubblicità Srl
Sede legale, Direz. Generale e
Operativa:
00186 roma, Via Tomacelli 146
tel. 06/68896911 fax. 06/68308332
indirizzo e-mail [email protected]
Sede Milano 20135, via anfossi, 36
tel. 02/5400001 - fax02/55196055
sempre difficile,
forse impossibile almeno per me rispondere
alla
domanda su chi e che cosa è
stato un altro da me.
Ebbene, se dovessi rispondere su chi è stato Luigi Pintor, risponderei subito: un
eversore. Uno che voleva sovvertire la società in cui viveva. Di essa non gli piacevano
né le leggi, né i costumi, né i
modelli. Si ribellava a una oppressione? Mi pare che fosse
diverso e di più.
Prima ancora, guardando
a lui, Luigi Pintor, mi sembrava che egli protestasse innanzitutto contro un modo
di leggere la vita: sembrava
provare una nausea per i codici e i sacrari posti sugli altari. E lo stupiva l’ipocrisia
che stava al fondo di quei canoni. Anche se poi - alla fine
del suo amaro riflettere sembrava sempre chiedersi
con un breve ghigno: ma di
che siamo sorpresi?
Certo, alla fonte del guasto
era per lui il capitalismo, con
la sua avidità insanabile. Luigi non era un riformista. Non
lo era mai stato, anche quando scendeva con sarcasmo a
denunciare e misurare l’avarizia della borghesia nei suoi
riti di elemosina sociale. Il
suo sogghigno era come dire:
avete visto di che pasta sono
fatti costoro?
Ma c’era alle spalle come
un’idea del Male del mondo,
di una ingiustizia più vasta
della violenza propria dell’ordine sociale imperante. E il
furore e la collera contro tale
ordine sociale in auge sembrava in lui accrescersi proprio in rapporto alla durezza
dell’infelice condizione umana. Tanto più la borghesia
era sordida.
Dunque: un apocalittico
mediterraneo? La cosa sorprendente in questo amarissimo e aspro narratore del
male di vivere, era la testarda
tenacia combattiva con cui
egli si impegnava - si potrebbe dire: ogni giorno - nella
lotta quotidiana, sullo scontro pratico della sinistra come essa era, nei suoi difetti e
nelle sue più elementari speranze, nelle sue passioni e
prove di ogni giorno. E come
il suo gusto per la pagina alta
e severa, per il canto disperato, si mischiavano all’elzeviro
bruciante sul giornale, alla
staffilata breve contro il nemico di classe, contro i trafficanti della politica. Qui - per
me - era il suo volto inconfondibile che tornava poi an-
E’
tariffe delle inserzioni
pubblicità commerciale: euro 270
a modulo (mm. 50x24),
ed. locale euro 112 a modulo- cinema:
ed. locale euro 77 a modulo,
pubblicità finanziaria, redazionale, legale
euro 280 a modulo, ed. locale euro 130
finestra di prima pagina euro 3.350
formato mm 78x78
pagina intera: euro 34.020,00,
formato gabbia:
3
che nelle pagine così stringenti e allusive dei suoi romanzi o memorie.
La perdita è grave, nel momento in cui la partita mondiale vede toccare nuove altezze e pone la guerra come
asse centrale della politica. E
sono alla prova, di nuovo, letture del mondo, sistemi
mondiali di politica.
Altri dirà della vocazione
naturale di Luigi alla scrittura, della sua passione singolare a trasformare l’emozione
etica in racconto e l’abbandono alla memoria come interrogazione sulla vita.
A me è caro ricordare la
sua alta irrequietezza sul senso dell’essere, e insieme come
egli mescolava il suo stare
quotidiano nella mischia con
le domande sull’Ultimo. Qui
vedo la cifra dell’uomo.
Non era semplice Luigi. La
sua irrequietezza non era
breve. E la sua passione polemica - a guardare in fondo scavalcava anche la sua parte.
Riflettendo su di lui, ora
che è composto nella calma
severa della morte, bisognerà
risalire lontano a una vena, a
una costa d’Europa maturata
nella «guerra totale» (come
l’ha definita Hobsbawm) apparsa sul globo a metà circa
del Novecento e poi - nel
tempo di Bush - tornata a
misurarsi col nuovo livello
raggiunto dall’arte dell’uccidere.
Qui per me vengono anche domande sul passato.
Che vedemmo, che capimmo
allora, in quell’incendio mondiale della nostra gioventù,
quando Luigi sfiorava appena i vent’anni e già era nella
bufera della insorgenza partigiana? E che non capii io della rottura del manifesto che
ci divise? E ancora oggi non
siamo riusciti a costruire un
livello di incontro adeguato
alle varianze faticose della sinistra oggi, pur dopo la novità straordinaria dei new global. Da che viene l’insuperato
che ancora ci spacca? E come
possiamo pensarti, ed evocarti, fratello che te ne vai,
senza cercare risposta a queste domande? Dal tuo silenzio, come ancora ci chiami testardamente - nella tua
amara interrogazione sul domani...
pag. intera mm. 323x511
posizione di rigore: più 20%,
doppia pag. euro 73.710
formato gabbia doppia pag: mm.
664x511
Diffusione, contabilità delle rivendite:
REDS Rete Europea distribuzione e
servizi
Via Tomacelli 146 - 00186 Roma
Tel. 06/68719640 Fax 06/68212029
certificato n° 4725 del
28-11-2001
Tiratura prevista
105.000
4
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
25 aprile 1994.
In cinquecentomila
a Milano.
Foto Mario Boccia
LUCIANA CASTELLINA
Un’ipersensibilità che trasformava il capire
in troppo lucido pessimismo
on avrei mai pensato che un giorno mi sarebbe toccato scrivere in morte di Luigi.
Non solo perché alla perdita definitiva di un
amico e compagno non si pensa, ma anche
perché non si immagina mai di scrivere sulla propria
morte e, sebbene più diversi non avremmo potuto essere, un grande pezzo della sua vita è stata anche la mia e
ora oltre la sua persona piango anche questa nostra storia comune che si sfalda in decessi e vecchiaie. La storia
di un modo di intendere il Pci e più in generale il comunismo, i doveri che da questa speciale appartenenza sono derivati, i doni – Luigi sorriderebbe ironico di fronte
a questa parola, ma sarebbe d’accordo anche lui che esser stato comunista è stato uno straordinario privilegio,
anche se sempre più difficile è restarlo in modo sensato.
Ma Luigi Pintor era molto di più di questo pezzo di
storia comune che ora, con lui, ci muore dentro. Era,
Luigi Pintor, un uomo dotato di qualità eccezionali che
spesso, e forse proprio per questo, sono diventate difficoltà nel vivere, per lui stesso e per chi gli era caro e
vicino: perché la sua intelligenza non era solo acume
ma ipersensibilità, sicché il capire si rovesciava in lucido, troppo lucido pessimismo; la sua sottile ironia in distruzione, auto e etero. E però mai in paralisi nel fare,
ché il suo scetticismo profondo, i suoi sacrosanti dubbi,
che hanno anche percorso tutta la storia del manifesto,
non lo hanno mai indotto a lasciare l’impegno. Tutto
questo, del resto, l’ha scritto lui stesso, mirabilmente, in
«Servabo».
N
LUCIO MAGRI
Un impegno: scrivere
quella storia mai scritta
l giornale mi ha chiesto di scrivere, e subito, qualcosa di ciò che sento o di ciò che ricordo su Luigi e
per Luigi. E’ un dovere, e ci pensavo da tempo,
perché questa morte non ci coglie di sorpresa e
l’abbiamo accompagnata con angoscia. Tuttavia non
mi sento ancora capace di assolverlo.Non è solo la commozione per la perdita di una persona tanto cara che ti
blocca, quasi ti suggerisce il silenzio come unica espressione adeguata e riparo dal rituale. Quando un’altra vita
è stata intrecciata alla tua con fasi alterne ma dalla gioventù alla vecchiaia, il suo necrologio è anche il tuo e
non si può fare il necrologio di se stessi. Soprattutto
non vuoi partecipare a un coro giustamente numeroso
perché è anche un pezzo di te che si perde quello di cui
parli e vorresti consegnare alla memoria.
Una sola cosa dunque posso qui fare: prendere un
impegno. Ripensando alla vita di Luigi, alla mia e a
quella di pochi altri mi pare chiaro il fatto che – ci soddisfi più o meno – la cosa più oggettivamente rilevante
che abbiamo fatto l’abbiamo fatta insieme: la tormentata scelta di preparare e di fare il manifesto – rivista,
gruppo politico, giornale – pagandone i prezzi, uscendone trasformati. Ebbene, una ricostruzione vera di
quell’impresa (fatti e idee, intenzioni e risultati, intuizioni anticipatrici ed errori ingenui e poi sviluppi e rettifiche, discussioni accanite, separazioni e ricongiungimenti, molti rivoli nuovi di cultura e di impegno politico connessi a una radice comune) non si è mai fatta,
anzi se ne affievolisce la memoria nella testa di ciascuno. Per responsabilità e motivi diversi.
Colpisce ad esempio che negli ultimi brevi e bellissimi libri di Luigi – un’analisi autobiografica così minuziosa e altrettanto selettiva – quella vicenda di cui era
protagonista sia quasi rimossa, non credo per sottovalutarla, ma forse proprio per dare la misura estrema del
suo sentimento profondo della vanità delle cose che pur
appaiono importanti e in cui ci impegniamo con ogni
energia. Io, quasi al contrario, sono sempre stato ossessionato dal valore e dalla continuità di quell’origine, ma
sentendola erroneamente quasi mia e cercando di rivedervi i limiti per restaurarla, ma tanto da oscurarne la
memoria e il carattere polifonico. Sta di fatto che quella
microstoria non c’è. E infatti spesso coloro che oggi dicono: abbiamo sbagliato a cacciare quelli de il manifesto, avevano molte ragioni, non ricordano ciò che il manifesto diceva o suggeriva; altri lo sentono come parte
della propria vita, ma trascurandone la specificità e riducendola al minimo comune denominatore tra i vari
gruppi della nuova sinistra degli anni ’70.
L’impegno che vorrei assumere, non da solo, con lui
e in suo onore è perciò di lavorare da subito alla ricostruzione di quella storia, precisa nei fatti, serenamente
veritiera, orgogliosa e anche autocritica. Potrebbe essere
un contributo per far vivere più a lungo qualcosa di lui,
o almeno di una parte di lui, di ciò che ha fatto, oltre il
ricordo e l’affetto per la persona straordinaria o per la
penna raffinata o per l’inflessibile coerenza. Di lui cioè
come comunista inquieto, intransigente e problematico, superbo quanto disincantato anche su di sé.
I
Fra tutti coloro con cui abbiamo fatto 35 anni fa il
manifesto, Luigi era quello che io avevo conosciuto prima. Anzi, prima ancora di concretamente incontrarlo,
perché al liceo Tasso, che ho frequentato pochi anni dopo di lui, il suo nome, con quello di qualche altro, era
mitico: erano diventati comunisti su quei banchi e durante l’occupazione nazista, diventati Gap, erano entrati
nella scuola a sfidare, armati, il preside fascista. Al ginnasio, che pure era incorporato nella stessa scuola, queste cose non le avevamo sapute, ma le scoprimmo dopo
la Liberazione, quando anche noi cominciammo ad avvicinarci al Pci. E ne ho saputo assai di più successivamente, quando per anni ci frequentammo tutti i giorni,
alla mensa de l’Unità a via IV Novembre e nella nostra o
nella sua casa al quartiere Mazzini, dove ho visto crescere Roberta e Giaime. Avevo sposato il suo amico più
stretto, Alfredo Reichlin, che con lui era stato Gap e,
sempre con lui, era diventato redattore del giornale, ragazzini assunti e subito promossi dalla lungimirante
politica di Togliatti che aveva voluto un rinnovamento
generazionale immediato e radicale. Assieme mi raccontavano, come fosse stato un gioco di ragazzi, delle
passeggiate per Roma nell’inverno del ‘43-’44, in tasca la
pistola che gli era stata fornita per esser pronti a colpire,
la tentazione di usarla nelle pasticcerie quando si fermavano affamati di fronte alle vetrine allettanti, e poi
però anche della paura, della difficoltà umana di sparare ad altri uomini, sia pure odiosi nemici; della drammatica cattura di Luigi, rinchiuso nella terribile pensione Jaccarino e condannato a morire, salvato, come diceva lui, «dal calendario»: l’arrivo della V Armata americana.
Di queste cose io ho sentito parlare sempre con voluta leggerezza, mai come racconto epico, sebbene di
epopea si trattasse. Ma in quelle conversazioni serali
c’era un intreccio fra le vicende politiche del passato e
del presente e la letteratura, la musica, la cultura, ingredienti preziosi per una militante di base così rozza come io, e i miei coetanei solo di qualche anno più giovani
della generazione della Resistenza, eravamo. Veniva
dalla memoria di Giaime Pintor e dalla eccezionale influenza che aveva lasciato questo fratello, ventitreenne
eroe saltato su una mina nella valle di Venafro dove era
stato paracadutato per rientrare nell’Italia occupata. A
combattere. E però già precoce, raffinato intellettuale
che nei suoi così brevi anni di vita aveva marcato di un
segno profondo il comunismo di Luigi e dei suoi compagni: aveva insegnato a leggere Rilke, da lui mirabilmente tradotto, oltre a Lenin.
Poi, nel ‘66, ci fu l’XI congresso del Pci – quello di
quando Pietro Ingrao, cui noi tutti eravamo vicini, disse,
rivolto alla direzione del partito, infrangendo una prassi
che sembrava infrangibile, «non direi che mi abbiate
convinto». Per noi tutti fu uno snodo politico e di vita.
Per Luigi l’esilio da Botteghe Oscure fu più estremo e
però anche in qualche modo più dolce: fu spedito in
Sardegna come vicesegretario regionale, lontano, ma in
un’isola che era la sua. A Cagliari aveva tutti i ricordi
dell’infanzia e forse quello è stato il periodo in cui, sebbene politicamente molto arrabbiato, mi era parso
umanamente più sereno. Aveva preso casa a Quartu S.
Elena, vicino al mare, e a tutti noi fece scoprire le coste
ancora selvagge e le «taccule», gli uccelletti impalati e
profumati di erbe il cui assassinio la coscienza ecologica
ancora lontana non aveva condannato.
L’andavamo a trovare perché ci capitava per lavoro
ma anche perché lì, proprio in quella casa di Quartu,
vennero tessute le prime trame del progetto che anni
dopo divenne il manifesto; e subito un bel pezzo del Pci
sardo, che poi non a caso divenne una costola importante del gruppo, vi fu coinvolto.
La storia del manifesto, e dunque per tanta parte
della vita di Luigi, non si può raccontare così, in questo
momento. La dovremo scrivere, tutti assieme, un giorno. Voglio solo ricordare Luigi direttore del quotidiano,
di come si arrabbiava quando il giornale ripeteva sempre gli stessi rituali titoli dell’epoca, tanto che «La Zanussi riparte» restò a lungo il simbolo delle nostre colpe
giornalistiche. Si arrabbiava con gli allora giovanissimi
redattori venuti a lavorare al quotidiano senza aver mai
prima messo piede in un giornale, perché non sopportava soprattutto lo scrivere sciatto, la banalità dell’immagine, la casualità delle parole usate, lui che ha poi
scritto libri più che esigui perché ogni aggettivo gli sembrava eccessivo, ogni fatto non essenziale, superfluo. La
sua severità di maestro ha dato lustro e rinomanza alla
«scuola del manifesto», diventata col tempo un «pedigree» prestigioso.
Ma dire che Luigi Pintor è stato un grande giornalista, un editorialista come non ce n’è altri in Italia, un
polemista bruciante, non rende la persona. Luigi avrebbe in realtà voluto essere pianista (e sarebbe stato un
grande pianista), ed ha rimpianto sempre che le vicende
della vita l’abbiano moralmente obbligato all’impegno
politico. Quando poteva suonava ancora, perché è nella
musica che si trovava più a suo agio.
STEFANO BENNI
Una semplice e colta
dichiarazione di libertà
Q
uello che ci resta è un ultimo corsivo
non scritto, ma inciso in ogni pagina
che da oggi leggeremo. La certezza che
si può restare puliti, ironici, attenti agli
altri fino all’ultimo giorno.
Quello che ci resta è che ogni parola scritta da
Luigi non potrà essere rivoltata, cancellata, plastificata da nessuna storia, da nessun tirannello,
da nessuna commemorazione.
Perché Luigi sapeva scrivere in venti righe
quello che noi scrivevamo in duecento, e noi
continueremo a cercare il segreto e l’energia luminosa di quella scrittura, senza raggiungerla
mai, ma pieni di forza, perché l’abbiamo vista
brillare.
Quello che restano sono i suoi dolori, il suo
pudore, la capacità di dimenticarli e di occuparsi
dei nostri.
Le sue rabbie rapide, concluse da un sospiro e
da un sorriso.
La sua faccia da fenicio, i suoi jeans da giovanotto, i milioni di sigarette rivendicate.
Quello che ci resta è Servabo.
E tutte le volte che avevo un dubbio su un pezzo e chiedevo, per favore fatelo leggere a Luigi, e
il suo calmo imprimatur, «va bene, stai tranquillo».
E i dubbi sui suoi libri, e il parlarmene con
umiltà.
Mi resta il ricordo comune di un mare sardo
agitato e oscuro, e la sua voce coperta dal vento
che diceva: «è bello anche così».
Quello che ci resta è così complesso, generoso,
forte che ci vorranno anni per dipanarlo, riascoltarlo, amarlo in nuovo modo, e cercare di portarne a termine anche una piccola parte.
Quello che ci resta è questo giornale che amiamo e talvolta detestiamo, perché non ci basta,
perché è meno dei nostri desideri, come era meno dei desideri di Luigi, ma per cui ha combattuto con tutte le forze fino all’ultimo.
Quello che ci resta è la sua forza e la sua grazia.
Ci resta il rimorso di non avergli parlato abbastanza, sentimento da cui lui ci avrebbe liberato
con una battuta, o una risata.
Quello che ci resta è molto, è troppo, è felicemente troppo. Sono sicuro che la consapevolezza
di questo dono ha accompagnato Luigi negli ultimi giorni.
Non solo i dolori e le delusioni, ma il viaggio
vittorioso di una grande, fertile lezione di vita e
di coraggio.
Quello che ci resta è la semplice e colta dichiarazione di libertà di un cittadino del mondo.
Sono stato breve per una volta, Luigi.
Come vedi ho imparato.
A si bbiri
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
SANDRO PORTELLI
ANTICIPAZIONI/ LUIGI PINTOR
Una lama
per tagliare l’assurdo
N
on posso dire di
avere veramente
conosciuto Luigi
Pintor. Non sono
mai riuscito a superare la soggezione per una storia, un’intelligenza, una serietà così alte. Nemmeno quando cercavo di scrivere
una storia orale della Resistenza
romana ho avuto il coraggio di
chiedere a lui, che ne era stato
protagonista, un’intervista. Solo
di fronte all’ultimo dei lutti dolorosi che gli hanno segnato la vita
ho osato avvicinarmi e dirgli che
gli volevo bene.
Me lo ricordo una sera, in una
affollata assemblea dei tempi del
manifesto-gruppo politico. Con
un’improvvisa accentuazione delle sue vocali sarde, in una frase
sola, senza cattiveria ma senza
appello, sgonfiava la retorica di
un giovane rivoluzionario non
tanto diverso da me. Ti faceva
sentire, scrivendo o parlando, che
le parole sono fatti, e che te ne devi prendere la responsabilità. Ne
ha dette e scritte tante, in decenni
di politica e di giornalismo; non
credo che ne troveremmo una a
vanvera o una di troppo.
Ogni volta che ho scritto un articolo per il manifesto – quotidiano
comunista fondato da Luigi Pintor – ho pensato: queste parole
andranno sullo stesso giornale
dove vanno le sue. Le leggerà lui,
probabilmente. Devono valerne la
pena; non lo devono annoiare. Come le sue, il più possibile, non devono sprecare la carta su cui sono
scritte e gli alberi con cui è fatta.
Per il solo fatto di esserci, per gli
standard che ci ha dato, è stato un
maestro.
E’ questione di stile, ovviamente; ma ascoltando e leggendo Luigi Pintor capivi che lo stile è una
questione morale. Il suo stile è il
rigore di un’Italia rara e migliore,
di una sinistra senza retoriche e
della sua migliore sinistra, e mi-
5
Anticipiamo il decimo capitolo dell’ultimo libro di Luigi Pintor, titolato I
luoghi del delitto, in uscita da Bollati
Boringhieri il 22 maggio
O
gliorava col tempo, con l’indignazione e col dolore. I suoi libri –
Servabo, La signora Kirchgessner
– sono gioielli rari in una letteratura italiana che conosce poco
l’arte dell’aprire abissi dicendo il
meno possibile. Era anche un musicista, e si sente, non fosse altro
che nella capacità di far risuonare
il silenzio.
ggi è il mio compleanno e anche il
mio onomastico.
Questa sovrapposizione di date è privilegio di una minoranza e l’ho sempre ritenuta di buon
augurio. Il compleanno non merita di
essere festeggiato e c’è stata una ragazzina che preferiva ricevere trecentosessantaquattro auguri di non compleanno. Ma l’onomastico era una ricorrenza importante anche se mi
chiamavo martin, un nome senza la o
ignorato dal mio calendario.
Se fossi deceduto in questa data
avrei lasciato una traccia nella storia.
Statisticamente dovrebbe esserci una
lapide su trecentosessantacinque dove il giorno di nascita e di morte coincidono ma credo non ce ne sia nessuna che faccia terno con l’onomastico.
Lasciare una traccia di sé è un’aspirazione molto diffusa. Passare alla
storia addirittura, raggiungere una fama durevole oltre il breve arco dell’esistenza, affidare l’anima alla memoria dei posteri come surrogato dell’immortalità. C’è chi vive con questo scopo e ne fa di tutti i colori per raggiungerlo, quasi sempre per superbia ma
anche per un bisogno infantile di
compagnia, per non volarsene via in
solitudine. Se il ricordo che lascia è
buono o cattivo fa lo stesso, basta che
si continui a parlarne.
Ci fu chi diede alle fiamme la biblioteca di alessandria per essere immortale ma se ne ricordano solo i bibliotecari. Scolpire la propria immagine su una roccia o farsi erigere una
grande statua di marmo o essere
mummificati in un mausoleo non è
un rimedio, basta una carica di dinamite o una traslazione per distruggere
questi simulacri. Ben che vada la più
grande delle umane imprese sarà tramandata per cinquemila anni, minuscola frazione del tempo, una storiella
tirata per le lunghe prima che le maree la cancellino come uno scarabocchio sulla sabbia.
Ma poi quale traccia? Malefica o
benefica, materiale o immateriale? Sono appunto la stessa cosa, acquistano
Come avrei voluto che l’Italia fosse come lui, avesse il suo rigore
ma anche il suo senso dell’umorismo – che è sempre stato per Luigi Pintor l’esatto opposto delle
buffonerie di chi cerca la risata
complice per fare il simpatico. Era
uno strumento di conoscenza,
una lama che tagliava l’assurdo in
nome di una sensatezza della ragione che è tutt’altra cosa dal senso comune. E avrei voluto che la
sinistra fosse come lui, realista e
non rassegnata, autoironica e non
disfattista, appassionata e senza
sentimentalismi. Forse, avrei voluto essere io come lui, ed è per
questo che non mi permettevo di
prendermi confidenze.
Si domandava se eravamo destinati a morire democristiani. Ci
ha lasciato in giorni fra i più cupi
di quella repubblica che aveva
aiutato a fondare. Nella Signora
Kirchgessner, ricordando i giorni
passati nelle mani degli aguzzini
fascisti e nazisti, scrive: «Il tenente in divisa, che maneggiava il frustino al piano di sopra, era in cuor
suo un patriota e sarebbe oggi un
senatore.» E’ una profezia ironica
e sconsolata, e accurata. Ma non è
un’ammissione di sconfitta, è solo
la constatazione che non è finita e
che c’è da combattere ancora. Dice un personaggio di Faulkner,
dopo una guerra perduta: «Ci
hanno ammazzato, ma non ci
hanno ancora battuto.» In tanti
modi diversi e lungo tanto tempo,
la morte ha toccato spesso Luigi
Pintor, ma la rassegnazione mai.
Noi, che l’abbiamo avuto con noi,
cerchiamo di meritarcelo.
parimenti fama o infamia e finiscono
in un pettegolezzo. Un nerone ha fama per aver bruciato roma e un faraone cheope perché ha eretto una piramide. Lascia una traccia chi scopre
l’atomo o chi ne fa una bomba? Chi
ammansisce il lupo o chi lo clona?
Il desiderio di restare nella memoria di una ristretta cerchia di persone
o di una sola mi sembra più ragionevole che lasciare un’impronta nella
storia. E’ anche questo un desiderio
importuno perché il ricordo è sempre
doloroso e per chi sopravvive sarebbe
meglio dimenticare lasciando che i
morti seppelliscano i morti. Però è un
desiderio umile, un palliativo allo sgomento del nulla.
Festeggio quest’ultimo onomastico
seduto al tavolino di un caffè sotto un
debole sole di fine estate e osservo con
curiosità i passanti frettolosi. Non sono indaffarato come loro, ho un altro
punto di vista, il mio orologio è guasto
e non ho motivo di correre. Cerco di
capire che cosa hanno in mente, dove
vanno, se sono così sicuri di sé come
sembra o se recitano una parte.
E’ una sfilata multicolore in una
piazza dove non circolano automobili
e motorini. Una signora con tacchi
troppo alti esibisce un cane di razza,
un signore obeso si fa largo tra i tavoli
senza troppi riguardi, una giovane
coppia seminuda amoreggia sulle scale della chiesa, carabinieri in divisa
entrano ed escono dal portone della
loro stazione intitolata a un valoroso,
passano tre ragazzi con i capelli arancione, avanza una processione di
giapponesi ciarlieri con un capofila e
un vessillo di riferimento, bambini sui
monopattini tornati di moda investono un suonatore ambulante, una vecchia in carrozzella sospinta da un filippino chiede e ottiene una cassata
siciliana.
Forse tutti indossano una maschera che nasconde un dubbio ma forse
no. Mostrano uno spirito di adattamento e un istinto di conservazione
molto superiori a quelli di un dinosauro e rifiutano di far parte di una
specie in estinzione. In questo stesso
momento, compatibilmente con i fusi
orari e con il grado di civiltà, qualche
altro miliardo di persone fanno più o
meno le stesse cose con la stessa tenacia, senza temere il diluvio universale
perché hanno un’arca in garage.
LETTEREALUIGI
Grazie Pintor. Un abbraccio gigantesco a tutto
il collettivo.
Paolo Griseri
buono per incartare il pesce. Non ho mai saputo se Luigi l’ha mai detta o se è leggenda. Serve,
però, come insegnamento. Non so come faremo a non trovare più la sua firma vicino alla
foto. Mi mancherà, mi mancate. Un abbraccio.
La sua firma sotto un titolo era sempre una
promessa mantenuta. Non la troveremo più, se
ne è andata una persona straordinaria.
Donatella Francesconi
Vanna e Sergio Barenghi
«Non puoi stare vicino a chi muore perché è
assente e non puoi stargli lontano perché è presente». Lo ha scritto Luigi Pintor, sempre capace di dire e far capire, senza un aggettivo di più
o uno di meno. Ci mancherà ma continuerà a
essere presente.
Senza Luigi sarà più difficile ma con Luigi è
stato un grande privilegio. Un abbraccio a tutti.
Eliana Bouchard
Laura Incardona
Mi hai regalato la passione delle idee, l’amore
per il giornalismo, la forza del dubbio. Che ora
almeno il riposo ti sia lieve. Ciao, Luigi.
Carlo Bonini
Cari amici e cari colleghi, vengo a sapere ora,
dalle agenzie, della scomparsa di Luigi Pintor
che tanto ha dato a voi e a noi tutti. Vi sono
vicina in questo triste momento e vi prego di
trasmettere le mie più vive condoglianze alla
sua famiglia tutta. Ci vedremo presto per salutarlo l’ultima volta e so che è quanto vorranno
fare anche altri colleghi, del sindacato e non.
Un abbraccio.
Tiziana Boari
Ciao Luigi, riesco soltanto a dirti grazie per
avermi insegnato a rispettare le parole (e a non
mettere la virgola prima di un ma).
Francesco Malgaroli
Muore Luigi Pintor e ci sembra sia morto un
nonno saggio, coerente ma inascoltato. Auguriamoci tanta fortuna con le alleanze Confindustria, Ascom e Ulivo che vogliono seppellire
quanto anche Pintor conquistò. Non dimentichiamo che fu vittima di quegli aguzzini fascisti della banda Koch.
Esprimiamo il nostro dolore per la scomparsa
del compagno Luigi Pintor. Ci mancheranno il
dono quotidiano della sua lucidissima, spietata
intelligenza e la testimonianza di un impegno
instancabile, nonostante l’amarezza delle delusioni.
Anna Puglisi e Umberto Santino
Centro Impastato di Palermo
Ciao, maestro esigente e generoso.
Guido Moltedo
Fabio e Cristina
Luigi Pintor mi metteva soggezione. Tanto lo
rispettavo che non riuscivo a sostenere il suo
sguardo, anche se poi erano sempre i suoi articoli che leggevo per primi. Se sono come sono,
nel bene e nel male, lo devo a compagni come
lui. Ora siamo tutti più soli.
Mario Boccia
Luigi Pintor ci ha lasciati. E’ proprio il segno
dei tempi (se i tempi hanno un segno). Condoglianze a tutta la redazione de il manifesto
Andrea & Sandra
Michele Ciavarella
Carissimi tutti, quando cominciai a collaborare
con il quotidiano comunista, a Milano, mi insegnarono una frase storica attribuita a Pintor.
«Ricordatevi che il giorno dopo il giornale è
Mariangela Romano, Rimini
Carissimo Luigi Pintor, ci mancheranno sempre le tue parole lucide e furibonde contro la
guerra e contro il potere.
Giorgio Pecorini
Nella Ginatempo e Melo Franchina
Mi dispiace è dir poco. Mi mancherà, questo è
certo. I suoi interventi su il manifesto hanno
fatto chiarezza nella mia testa confusa dal
bombardamento di decine di media allineati.
Provo dolore per la scomparsa di così rara intelligenza. Dovevo dirvelo.
ps: spero che pubblichiate un’altra raccolta
dei suoi interventi.
Quel 25 aprile, il nostro 25 aprile, Luigi veniva
letteralmente tirato fuori dal corteo per essere
salutato e baciato dai compagni. Poi zuppo e
silenzioso nel sottoscala della redazione milanese de il manifesto l’abbiamo visto battere a
macchina un pezzo che ha fatto bello anche il
giorno dopo 26 aprile. Ai compagni del giornale che per anni hanno visto quotidianamente
questo miracolo che ha permesso a tutti noi di
essere certi che riusciremo dare sostanza un
giorno a ciò che speriamo, unendoci al loro
pianto e dolore, un forte abbraccio.
Caro Luigi, perdo un maestro e un amico carissimo. Sono vicino a Isabella, ai suoi cari e a voi
tutti.
Un saluto e tutti i imiei pensieri per un compagno che lascia un vuoto incolmabile. Ho solo 27
anni e tante volte ho trovato in lui un riferimento per continuare a pensare che un mondo
diverso è possibile e necessario. Non ti ho mai
incontrato ma mi permetto di salutarti così:
ciao Luigi
Fabio, Bari
Ci mancherà per sempre. Mio marito stava
comprando l’ultimo libro al Salone del libro di
Torino negli attimi in cui ci ha lasciato. Ha
comprato anche Politicamente scorretto pensando tra se e se, «Mi mancava, rimediamo...».
Non sapevamo della malattia. Ricordo quando
in un articolo ci spiegava che mentre Fini aveva una provenienza di destra, Berlusconi era
strutturalmente così. Aveva ragione e come.
Un grande abbraccio a tutti coloro che gli hanno voluto bene.
Sheila and Sherren Hobson
Da lettore de il manifesto quale sono da anni,
invio le mie più sentite condoglianze alla redazione e ai familiari di Luigi Pintor. Non sono
mai stato comunista, lo premetto. E tuttavia
apprezzo la libertà di opinione e la tensione
morale che si legge quotidianamente in molte
delle vostre pagine. Questa tensione morale si
mescolava a una ironia suprema negli editoriali
di Pintor, che erano spesso per me nelle mattine di ogni giorno un soffio di aria e di coraggio.
Muore oggi un grande intellettuale, e io lo saluto con cordoglio e con rimpianto.
Corrado Roversi
Sarà molto duro tirare avanti senza Luigi Pintor ma dovete-dobbiamo trovare il modo di
riuscirci: che cosa ci direbbe lui se soltanto per
un momento temeste-temessimo di non farcela? Un abbraccio.
Angelo Meli, Palermo
Un caro saluto a Luigi, anche noi gli abbiamo
sempre voluto bene. Un grande uomo, non si
dimenticherà mai. Condoglianze.
Gian Franco Onnis
Rossella Marchini e Antonello Sotgia, Roma
Carmine Fotia
Pintor, quanto ti ho dovuto leggere prima di
imparare a scrivere. E ora ci lasci soli e senza
nessuna speranza. Non si fa così... Permettimelo, allora, questa volta ti sgrido io. Ma con dolore.
Sono addoloratissima per la morte di Luigi
Pintor. Lui non lo sapeva, ma io gli volevo bene.
Erano diverse settimane che pensavo di scrivergli. I suoi ultimi scritti mi avevano fatto nascere questo desiderio. Ma mi sono ridotta
troppo tardi. Non posso venire al funerale, mi
sposto con difficoltà a causa di una stupida
carrozzina che mi impedisce un sacco di cose.
Salutatelo anche per me, ditegli che mi mancherà tanto! Ciao,
Ho saputo della morte di un grande compagno.
Luigi Pintor ha aiutato e motivato tre quarti
della mia vita da quando l’ho conosciuto, all’inizio de il manifesto, all’ultimo articolo apparso
sul quotidiano e che ho incorniciato dentro di
me a futura memoria. Con il cuore in tumulto
e le lacrime che mi sgorgano mentre mi dico
che anche la morte è un evento naturale e che
la sua grande storia non può che rigermogliare
e propagarsi, sento troppo forte che mi mancherà, soprattutto quando la mattina ricomprando il manifesto aspetterò invano il suo articolo di fondo. Un grande abbraccio a tutti voi
Ettore Crocella
Apprendo ora la triste notizia della morte di
Luigi Pintor e per prima cosa mi viene alla
mente il suo libro Servabo, ovvero «...terrò in
serbo, servirò, sarò utile». Credo che il miglior
ricordo sia proprio tenere in serbo la grande lezione politica e umana di questo uomo, che ci è
stato davvero utile a capire i tempi in cui viviamo e le cui parole ancora serviranno per comprendere i futuri difficili scenari. Ciao Luigi.
Forza e coraggio a tutti voi che avete condiviso
la sua passione e la sua lucidità.
Paolo Tosi, Bologna
Care compagne e cari compagni, ho appreso
ora la notizia della morte di Pintor. E’ una perdita incolmabile senza retorica. Una persona
che sapeva scrivere in un modo meraviglioso
quelle cose che sentivamo tutti. Quelle cose che
sentono tutti. Era un modo di scrivere che, si
direbbe in gergo televisivo, bucava il video. Da
Servabo a Il nespolo, con tutti i suoi scritti su il
manifesto, mi ha offerto, dato, tantissimo. «Pochi resistono alla tentazione di voltarsi indietro
nel desiderio di restituire alle cose una durata
che di per sé non hanno» (Luigi Pintor, Servabo, aprile 1991). Fraterni saluti.
Alberto Diaspro
Volevo semplicemente esprimere sincero dolore per la scomparsa di Luigi Pintor, da tanti anni per me vero e proprio riferimento politico,
oltre che persona dotata di grande acume e di
una splendida ironia che mi mancherà davvero.
Marco Franchini, Milano
6
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
Un piano a Mosca, la sardità, quella truffa al posto del Vietnam
Era una fredda mattina del gennaio
di otto anni fa, a Mosca, quando
scoprii davvero Luigi Pintor: un uomo diverso da quello che credevo di
conoscere e che ammiravo. Migliore.
Stava suonando il piano, nella
stanza dove era venuto alcuni giorni, con Isabella, per una breve vacanza. Pensava di esser solo in casa;
e smise, irrevocabilmente, quando si
rese conto che c’ero anch’io e lo stavo ascoltando. Più tardi andammo
insieme fuori città, a visitare quello
che era stato uno dei sancta sanctorum del socialismo reale, per decenni meta di pellegrinaggio obbligato
per scolaresche, comitive di lavoratori meritevoli e delegazioni straniere: la villa dove Lenin trascorse i
suoi ultimi giorni e morì. Un luogo
che ormai, Eltsin regnante, non era
più che una dimenticata curiosità
per rari amatori. Luigi si entusiasmò
come non avevo mai visto, per la
stranezza e l’irrealtà di quel luogo,
bellissimo e innevato santuario di
una religione scomparsa d’un colpo;
e continuò poi per molto tempo a ricordare con noi quella visita. Lo
stesso entusiasmo che gli vidi anni
dopo quando, ormai già nel nuovo
millennio, adottò una cagnetta randagia e bastardissima capitatagli nel
giardino della bella casa di Saturnia,
dove amava tanto vivere. Conoscevo
già da una vita Luigi, al manifesto,
ma solo nella sua veste «pubblica»
di giornalista e politico – dunque
maestro, per quelli come me. Non
mi ero mai reso conto fino a quel
mattino di gennaio di quanto in
realtà fosse pudico e schivo quando
si trattava del privato, dei sentimenti – e la musica per lui era la manifestazione di un sentimento privatissimo – né di quanto fosse ancora
pronto, a settant’anni e nonostante i
disastri e i dolori riservatigli dal
mondo, a conoscere e imparare. E
meravigliarsi.
ASTRIT DAKLI
È con profonda tristezza che parlo
di Luigi Pintor: la sua morte avvenuta così rapidamente mi fa pensare a
un ennesimo accanimento della sorte, l’ultimo dopo quelli subiti recentemente. Ho conosciuto Pintor nel
1966, subito dopo l’undicesimo congresso del Pci che segnò la sconfitta
della sinistra ingraiana. Fu mandato
in Sardegna perché la sua formazione politica diventasse meno astratta
attraverso un rapporto diretto con
la base del partito e con la società
isolana! Così gli venne dato l’incarico di occuparsi dei pastori e dei contadini sardi e di orientarsi tra le maglie intricate della rendita fondiaria
e delle speculazioni delle grandi
aziende casearie che falcidiavano i
redditi dei pastori fissando in condizioni di monopolio il prezzo del latte. In quegli anni ero segretario regionale della Fgci e ho avuto modo
di avere con lui un rapporto di quotidianità: ci incontravamo nella sede
del partito comunista, ma anche
fuori dove non fu difficile sviluppare
un rapporto di amicizia durato sino
ad oggi e che risultò importantissimo per la mia formazione e per
quella di tanti altri compagni.
Il compito che gli fu assegnato
non era agevole. La struttura della
proprietà fondiaria sarda e i rapporti di produzione non favorivano l’individuazione di una posizione antagonista univoca. Seppure talvolta a
disagio a causa della complessità di
questi problemi, Pintor affrontò il
suo lavoro con un forte senso del
dovere. Naturalmente, pur vivendo
in Sardegna, i suoi interessi non si
esaurirono sulle questioni relative
alla vita dei pastori e dei contadini
sardi o intorno ai temi dell’autonomia regionale e del piano di rinascita. Pur coinvolto nelle attività dell’isola, continuò ad occuparsi dei temi
generali della politica e a manifestare le sue posizioni critiche nei confronti dell’organizzazione del partito. Non aveva alcuna intenzione di
creare frazioni, cosa che gli è stata
spesso rimproverata dal gruppo dirigente nazionale; tuttavia attorno
alle sue posizioni si incontrarono diversi compagni; la prospettiva era
quella di mantenere aperto anche in
Sardegna un confronto serrato all’interno del partito comunista. Le
cose purtroppo non andarono così:
il gruppo dirigente del Pci valutò
meno pericolosa, ai fini della sua
unità, l’esclusione del manifesto dal
partito e così ci fu la radiazione.
Il rapporto con Pintor era molto
naturale e intenso: la sua immediatezza, il suo parlare senza veline,
l’informarci sul dibattito esistente
munica la sua morte. Ho subito
pensato, dopo una stretta al cuore,
alla perdita incalcolabile per il nostro giornale, per tutti noi . Era solo,
schivo, Pintor, di un altro pianeta,
per lasciare eredi .
RENZO PARIS
su scala nazionale furono tutte cose
che non solo ci incuriosirono ma
che ci coinvolsero nel lavoro politico
di quegli anni. Avevamo così l’immagine di un partito non più vestito
solo con gli abiti della domenica, ma
nella sua dimensione più autentica.
Tutto ciò, ripeto, esercitò un forte
stimolo in noi. Non a caso il gruppo
del manifesto in Sardegna crebbe
moltissimo e, soprattutto a Cagliari,
divenne molto numeroso. Ma l’incontro con Pintor è stato importante anche per un’altra ragione che
spesso noi stessi sottovalutiamo:
con lui veniva meno la separatezza
tra il rapporto politico e quello personale; la condivisione di relazioni
nuove tra gli uomini significava non
disgiungere i sentimenti dalle idee.
Ancora oggi mi capita di sentire
da compagni sardi che alle grandi
capacità giornalistiche di Pintor
non corrispondevano capacità politiche di altrettanto valore. C’è in
questa affermazione il convincimento che la politica debba all’occorrenza adattarsi alla realtà, anche
con atteggiamenti subalterni, senza
preoccuparsi di sconfinare nel trasformismo. In realtà l’essere poco
politico di Pintor corrisponde ad
una coerenza forte in base alla quale
ha sempre rifiutato la scelta di chi
non potendo cambiare la realtà ha
cambiato sé stesso. Credo che Pintor nel sostenere le sue idee fosse
consapevole delle difficoltà di cambiare il mondo. Questa consapevolezza spesso induceva anche i suoi
amici a considerarlo una persona
pessimista. Non credo che lo fosse,
forse nel suo modo di affrontare la
vita c’era un po’ di sardità che talvolta viene assimilata al pessimismo.
Avvertiremo molto la sua mancanza e non credo che il ricordo potrà sostituirlo.
MARCO LIGAS
Potremmo dire che ci ha abbandonato se non fosse che Luigi ha «reinventato la vita», quella che nel suo
ultimo editoriale ci affidava come
compito, a noi, microcosmo senza
confini, per ridisegnarla più bella,
più giusta. Lo spirito di Luigi è lo
spirito del manifesto, siamo noi, che
per 32 anni abbiamo resistito alle
seduzioni dell’abbandono perché
non c’è mai stato niente di meglio
che stare qui, con lui. Luigi non era
il pessimista cosmico che si diceva,
era il poeta della violenza creatrice,
la forza che mi ha spinto nella leggerezza di questa avventura a sfidare il
mondo, per quanto fosse inconciliabile, estraneo. Stare senza di lui è
impossibile, ma io sono lui, e poi altri lo saranno. Non si perde Luigi.
Non è perduto. E’ qui in ogni parola
indignata e felice, priva di buon senso, solitaria e apocalittica, l’unica a
vincere e a volare via senza mai arrendersi. Per farlo restare qui su
questa terra, basta guardare con i
suoi occhi come il nespolo, che ha
deciso di crescere davanti alla sua finestra per rendergli omaggio, fiorisce in questi giorni di primavera.
MARIUCCIA CIOTTA
La sintesi e la completezza. Il distacco e la passione. La diversità e l’appartenenza. La cattiveria e la lucidità. Soprattutto, la politica e il giornalismo. Come fare di un foglio di
carta stampata - «domani sarà buono per incartare il pesce» - innanzi-
te qualcuno ce la toglierà, la sua parola essenziale ma di fuoco. Come
nell’ultimo suo editoriale, ancora
uno straordinario atto d’amore per
noi, per i lettori, per questo paese
devastato, quando chiedeva che una
nuova umanità «senza confine»
scendesse in campo, lo invadesse
per reinventare la vita ormai «privata» dalle forme della merce, della
guerra, del potere.
TOMMASO DI FRANCESCO
Se affondo nel silenzio, mi sento
pieno; appena apro bocca, ecco il
vuoto, scrive Lu Xun. Allo stesso
modo, oggi, non c’è parola che non
affondi in questo vuoto improvviso,
che non sia travolta da questa morte impensata. Domani, forse. Tanto
non te ne andrai, Luigi. Anche se
non potrò più abbracciarti come
talvolta facevo, vincendo la mia timidezza e la tua ritrosia. Oggi, nel
silenzio che tanto ti rassomiglia,
riunisco i ricordi. Vorrei che diventassero semi vivi, per sconfiggere la
morte.
ANGELA PASCUCCI
Grazie di tutto Luigi. Grazie. Non
riesco a scrivere altro. Grazie per essere esistito. Vicina a Isabella. Vicina a Valentino e Rossana, a tutta la
redazione e i collaboratori del manifesto. Resterò vicina a Giaime anche
per te, qui a Trieste, te lo prometto.
Con tutta l’indicibile tristezza e con
tanta gratitudine.
FRANCESCA LONGO
tutto un buon giornale, e per questo
un duro strumento di battaglia.
Tante cose ha insegnato Luigi a tre
generazioni di Via Tomacelli. A me,
quasi tutto quello che so fare. Ci ha
insegnato a non accontentarci mai
di quello che ci propinano, di quello
che pensiamo di avere capito, di
quello che ci rassegniamo a credere.
E ci ha insegnato che la grammatica
di un quotidiano è importante
quanto le verità che pretendi di scriverci dentro. Aveva diritto, lui, a vedere nero nella vita, nella politica,
nel presente e nel futuro della sinistra e della lotta per liberare gli oppressi. Aveva diritto, e troppo spesso
la realtà gli ha dato ragione. Ma ci
sarà stato un motivo, se non ha mai
smesso di lanciare la sua scrittura
contro l’ingiustizia. A noi, in Via Tomacelli o negli altri indirizzi della
nostra vita, rimane il dovere di provare a sconfiggerla, questa ingiustizia.
Poi adorava scrivere breve, e allora basta così. Ciao Luigi, grazie.
STEFANO MENICHINI
Servabo.
MANUELA CARTOSIO
Se fosse misurabile l’energia del giudizio critico, Luigi Pintor dovrebbe
essere considerato come una fonte,
la fonte, inesauribile, rinnovabile,
pulita. Era questo suo emanare idee
la sua maggiore dote, la sua ricchezza e forse il suo fardello, diffondere
agitazione critica, filtrare la normalità per trovare metalli preziosi, sottoporre la realtà alle istanze personali, misurare il potere, i potenti e
insieme il non potere e i deboli. Capace poi di rimanere a guardare, distante, con la precisione di un nespolo, e in disparte sottolineare il
grottesco dell’arroganza dei potenti,
il tragicomico della violenza e della
diseguaglianza. Capace di far ridere,
perché delle guerre si può perfino ridere - come farebbero altrimenti gli
oppressi e i dannati della terra? Del
resto, non era stato nel 1965 uno
«scoop» del Secolo XIX a mettere
proprio Luigi Pintor alla presunta
guida dei volontari italiani pronti a
combattere in Vietnam contro gli
americani? Lui invece apriva, con i
compagni che poi sarebbero stati il
gruppo fondatore de il manifesto, a
partire dalle viscere dei congressi
del Pci una battaglia politica senza
risparmio perché quella storia imparasse a scoprire, una volta per tutte,
il nuovo dei movimenti, sociali, italiani e internazionali, perché ancora
una prospettiva comunista potesse
consistere. Radiato - radiati tutti noi
- per avere individuato e denunciato
sulla rivista la «solitudine di Praga»
nel 1969, un anno dopo l’invasione
dei carri armati del Patto di Varsavia, cacciato sotto indicazione del
Pcus di Breznev, ci ritrovò con una
rivista straordinaria dentro le pieghe delle propaggini del ’68 e nell’esplodere dell’autunno caldo, il primo sommovimento operaio italiano.
Il Vietnam combatteva e chiedeva
trattative di pace, il Che Guevara era
stato ucciso, ma il Terzo mondo troppo condizionato dalle esperienze del socialismo reale che poi sarebbe crollato rovinosamente - mostrava di volere prendere in mano il
proprio destino. Furono ore, giorni,
mesi, anni appassionati. Ricordo
Luigi, con Aldo Natoli e tutti i compagni rimasti per poco parlamentari
anche dopo la radiazione, boicottare con l’ostruzionismo alla camera il
decretone economico dell’allora governo democristiano. Pintor intervenne per giorni sulla storia della
musica, sulla non eccezionale musicalità di Bandiera rossa - raccontò
spregiudicamente dell’origine religiosa del canto - del multiforme
Mozart. Allora scoprii che era un eccezionale pianista. il manifesto era
anche questa sorpresa generazionale, inspiegabile altrimenti: come era
possibile che donne e uomini fatti,
politicamente consumati, con grandi capacità professionali, di fronte
ad un movimento del quale noi giovani eravamo protagonisti, ma con
troppe inconsapevolezze, rimettessero in discussione tutta la loro vita
per venirci accanto, starci vicini, imparare insieme quasi da zero? Già
alla fine del 1970 Luigi chiese ai lettori della rivista e a tutti i compagni,
a quello che era un movimento, il
manifesto, non un partito, di prepararsi al salto del «quotidiano comunista» - il 28 aprile del 1971 avrebbero detto che eravamo finanziati
dai padroni. E giravano i primi numeri zero. Ricordo a Pomponazzi,
un ex deposito della federazione comunista romana rimasto a noi, le
assemblee per approvare l’elaborato.
Un numero fu particolarmente importante: apriva con una notizia vera, quella di un’industria farmaceutica che vendeva medicine contraffate. Ma come - sbottò la riunione
contro Luigi - c’è la guerra in Vietnam, lo scontro politico in Cina e
qui apriamo un giornale che si dice
comunista con le medicine avariate? Pintor puntigliosamente insisteva che quella era la notizia, quello
era il fatto più politico di tutti perché sollecitava, qui e subito, il punto
di vista politico proprio dei fruitori
della pericolosa truffa, e che il nostro mestiere quotidiano di scrittura
- «per vedere se avremo fortuna, il
manifesto il giorno dopo dovrà servire per incartare il pesce» ricordava
senza scherzare - doveva essere proprio quello di portare in evidenza la
«normalità» del potere.
Quant’era giovane, Luigi. Non si
fermava, instillando amore in quello
che faceva, amore per il manifesto
che diventava amore generale nel
quotidiano rischio della solitudine.
Ma anche furore e rabbia di chi non
si accontenta, di chi sente l’inadeguatezza degli strumenti. Come fu
dopo la partecipazione fallimentare
alle elezioni del 1972 con l’abbandono del giornale. Poi il ritorno faticoso. Impossibile ora pensare che non
starà nella sua stanza a scrivere, che
la macchina da scrivere - sì, ancora
macchina da scrivere - rimarrà zitta,
che non verrà con quella faccia da
meraviglia di ragazzino impunito
che scopre il mondo come fosse per
la prima volta, a farci leggere il suo
manoscritto. Ci resta, e difficilmen-
Quando lo incontravo nello stretto corridoio de il manifesto, proprio
agli albori, commettevo l’errore di
parlargli di letteratura. Mi guardava
di sguincio. Aveva l’aria distratta di
chi sembrava sopportare tutto il peso del mondo sulle sue gracili spalle.
La pagina culturale che a me premeva non era proprio nei suoi pensieri.
Aveva il fisico minuto e scattante
dell’intellettuale politico, una razza
che già allora era in estinzione. Sono
diventato nel tempo un lettore accanito di tutto quello che ha pubblicato. Mi piaceva la sua musichetta dissonante, aspra, vera. Quando morì
Pasolini nel 1975 proprio non riuscii
a condividere il suo giudizio sull’uomo. Più tardi però mi sono chiesto
se non avesse avuto ragione lui a
darne un ritratto da grande moralista. Letto il suo ultimo articolo sulle
ceneri della sinistra (i Ds, ma non
solo) mi sono sentito male e ho telefonato ai miei pochi amici per commentarlo. Quel requiem caldo, sconvolto, ma anche lungimirante, come
di chi la nostra cronaca politica la
legge sub specie aeternitatis, mi è
andato per le ossa. Finalmente parole chiare, definitive, riassuntive, di
un uomo che nella sinistra ha sempre vissuto controvoglia. Il suo «io»
non era mai pimpante, narcisistico,
gridato, come tanti altri anche nel
suo giornale. Era un io che bruciava.
Le sue parole le leggevo come avessero il peso delle pietre. Quello stile
autentico, senza fronzoli, che andava diritto all’osso, mi aveva suggestionato fin dall’inizio . Era sempre
oggettivo Pintor, sia pure ammantato di esperienza, sia pure in diretta
con le cose vissute quotidianamente. Scriveva sì sull’oggi, sui mutamenti epocali che abbiamo attraversato dal secondo dopoguerra al nuovo millennio, ma le parole bucavano
il tempo, proprio come si addice a
uno scrittore. «Servabo» era il libro
di uno scrittore di una razza diversa.
E se non aveva voglia di intrattenersi a parlare di letteratura, se a noi
giovani recensori del suo giornale ci
trattava come degli sciagurati era
perchè della letteratura aveva un’idea diversa, alta, personale, ma legata a filo doppio con la memoria e la
storia di tutto un popolo. Quando
ho letto l’annuncio del suo ultimo libro sulla morte, mi sono ripromesso
di andarlo a comperare, ma sono
entrato in allerta. In quel libro ci
avrei ritrovato le parole di un maestro sempre presente. Ora la radio,
in questo pomeriggio vuoto, mi co-
Ieri la telefonata con la notizia ormai purtroppo attesa ma che non
avrei voluto sentire: «E’ morto». Conobbi Luigi poco più di trent’anni
fa, quando venni a lavorare in via
Tomacelli. L’ho incontrato l’ultima
volta che non è molto alla camera.
Una vita. Una vita in cui l’ho sempre «tenuto d’occhio», anche quando mi è capitato di fare scelte professionali e politiche diverse. Una vita di forti comunanze e anche di allontanamenti: lavoro, politica, passioni, lutti, successi, delusioni, fatiche, gioie, dissensi, incomprensioni.
Un’esperienza forte dal punto di vista umano, culturale e politico. Questo è stato il manifesto e in esso la
figura del «fondatore» del giornale è
sempre stata decisiva.
La dote maggiore di Luigi - lo diranno in molti - era la straordinaria
capacità di scrittura, un’esplosiva
forza di comunicazione: la si apprezzava nel racconto, nel commento, nel corsivo, nei titoli (i suoi capolavori), nei libri. Ma non voglio insistere su questo suo filone d’oro, perché è fin troppo evidente nella sua
produzione e perché troppo spesso
la sottolineatura dello scriver bene è
stato un modo per mettere tra parentesi quel che voleva comunicare.
Nel mondo politico e giornalistico la
frase tipica è: «Pintor? Una penna
eccezionale». Un complimento che
nasconde una presa di distanza.
No, Luigi è stato importante soprattutto per quel che ha fatto e
quel che ha detto.
Senza di lui questo giornale ormai storico non ci sarebbe stato.
Con due lire, una banda di ragazzi
volonterosi e (è un dovere ricordarlo
anche oggi) alcune altre presenze
coetanee di qualità, ha lanciato, tenuto in vita e praticamente sempre
diretto una testata che ha, pare incredibile, più di trentadue anni.
Un’impresa editoriale tuttora vitale
proprio perché Luigi - e lo dico con
un pizzico di riserva, avendo pensato talvolta diversamente - l’ha mantenuta «dalla parte del torto». L’ha
fatto con una grande forza ideale e
con gli strumenti del giornalismo:
proponendo titoli, priorità tra gli argomenti, campagne, e scrivendo.
I suoi articoli migliori erano come colpi di ortica sul viso. Ne hanno
fatto le spese alcuni protagonisti di
questo tentennio. Terribili le sue invettive contro quella che vedeva come la fine della sinistra, e forse ancor più urticanti le sue critiche a
certi comportamenti diffusi nella
società.
La raccolta dei suoi pezzi non
rendono l’insieme del suo messaggio. A lui piaceva confezionare il
giornale. La discussione serale sull’apertura della prima pagina era
spesso un gran ripasso di politica e
di giornalismo.
Dovremo tornare in altro modo e
con altro spessore sulla figura di
Luigi, riflettendo anche sul suo atteggiamento verso le innovazioni di
questi decenni. Ma voglio concludere questo piccolo ricordo personale
con una notazione sul suo stile di
vita. Luigi sapeva indubbiamente
scrivere, ma scriveva misurando la
quantità e la lunghezza degli articoli; Luigi sapeva parlare, ma non
amava comizi e discorsi; Luigi sapeva polemizzare, ma non ha mai voluto diventare un frequentatore della tv; Luigi era un gran conversatore, ma disdegnava i salotti e le ufficialità. Una lezione, anche da questo
punto di vista.
MAURO PAISSAN
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
7
Bach, la politica, un miracolo a 50 mila lire e quell’ultimo articolo
Davvero è difficile dire, scegliere fra le
parole e trovare un modo per essere
ancora con te. Ma mentre i pensieri
scivolano e si mescolano vorremmo
cercare di farlo. In queste ultime mattine non è stato facile svegliarsi. E alzarsi. Aspettavamo sempre tue notizie. E per questo facevamo tutto lentamente (anche la doccia, per te essenziale per entrare nel mondo ogni
giorno). Era, forse, un modo per rallentare ogni cosa, per fare in modo
che non arrivasse, per togliere al tempo il suo potere di agire. Poi, però, alla
fine sei andato via. E ripensarti diventa naturale, quasi istintivo. Perché è,
purtroppo, l’unica cosa da fare. Ricordarti. E ricordare i tuoi gesti. Per noi,
più di tutto, c’è un luogo in campagna. Dove ci invitavi con Isabella. Un
bel modo per stare insieme. Senza
fretta. Un po’ più a lungo che al giornale. Un rifugio con l’acqua da dividere con voi. E con gli alberi e un piccolo
cane. Una casa luminosa e accogliente, con il pianoforte che a volte, di sera, suonavi, intestardito su Bach e le
Variazioni Goldberg che mai – dicevamo – avresti potuto eseguire come
Glenn Gould (nientemeno). Ma lo
ascoltavi e ci provavi, attento alla sua
velocità impossibile da imitare. Qualche giorno fa ci hai parlato della morte. Ti ascoltavamo in tre (uno eri tu),
intorno al letto, silenziosi e come impietriti, tentennanti sul che dire e che
fare. Tu, alla fine, correggevi parole,
trasformando il continuum in un unicum, ancora alla ricerca di un senso in
ciò che stavi diventando. E di questo,
adesso, vogliamo ringraziarti. Del tuo
modo di dare (che sbagliando non volevi vedere) e comunicare. Del tuo
modo di esserci e insegnare. E, persino, del tuo modo di sdrammatizzare.
Un buon amico. Forse è questo, più di
tutto, che eri per noi. E così, oggi, vogliamo pensarti.
GIOVANNA BOURSIER E GABRIELE POLO
Questa notte così/umana/naviga
l’orizzonte/sulla tua fronte/distende/
non un lamento/ma un fiume lento/
di silenziosi sbocchi./ Notte sempre in
viaggio,/alla luce/dei tuoi occhi
MATTEO MODER
Di una persona che muore, quel che
resta più a lungo è quanto ci ha insegnato. Luigi Pintor non ha mai saputo
cos’è il disincanto, da lui abbiamo imparato a starne lontani. Si teneva attaccato ai fatti della vita esortandoci a
non confondere i desideri con la realtà, anche questo ha insegnato alle nostre esuberanze. E se della realtà rendeva conto riferendosi a fatti e persone con una data e un nome riconoscibili, è perché questo era il compito al
quale si sentiva di dovere corrispondere; ma i suoi pensieri restavano ancorati a chi quei fatti e quelle date le
subiva. E ci chiedeva di renderne conto.
A chi ha un senso fragile della propria identità, e mal riposti pudori, ha
trasmesso l’orgoglio di sentirsi parte
di un lusso, il lusso di contribuire a un
piccolo giornale, resistente a tutte le
correnti che promettevano di inghiottirlo. «Siamo un miracolo – diceva – e
chi ci vuole è giusto che ci aiuti»: lo
diceva quando le nostre economie rischiavano di cancellarci e c’era, tra
noi, chi si vergognava di fare appello
al contributo dei lettori. E’ stata sua
l’idea di vendere il giornale, un giorno
di sei anni fa, a cinquantamila lire;
perciò lo abbiamo preparato con entusiasmo e con entusiasmo è stato
comprato dal doppio delle persone
che normalmente ci seguono. In quella occasione, come in tante altre, è
stata la sua dignità a darci il coraggio
di esporci, di sfondare il luogo comune per potere garantire che ci fosse
ancora, per noi e per chi ci attribuiva
significati da rivendicare, un luogo
che ci accomunasse.
Per andare oltre i propri mezzi, oltre le proprie forze, al di là del buon
senso condiviso, è necessario alimentarsi a un motore di energie, consapevolezza e rigore morale abbastanza
forte da impartire al vortice depressivo un moto contrario, così che si converta in effervescenza ascensionale.
Altro che pessimismo: Luigi Pintor
aveva di che essere realista, e da questo realismo ci ha insegnato a spostare, più volte, i confini del possibile.
Di fronte al pubblico della libreria
palermitana dove presentò La signora
Kirchgessner, il suo secondo libro letterario, disse che più di tutto gli era
piaciuto l’averlo sentito definire un libro «augurale». Si prestava, è vero, a
essere letto, come il precedente Servabo, in forma di un concentrato di negatività e provocazione. «Ma chi non
ha la percezione sincera della somma
di orrori e fallimenti accumulati intorno a noi, o non vede o si imbroglia» – diceva. E poi, guardandoci reagire, sorrideva.
FRANCESCA BORRELLI
Per Luigi Pintor e di Luigi Pintor parlano i suoi scritti, le migliaia di migliaia di parole che ha distillato in anni e anni di giornale e le essenziali e
meno numerose parole che ha lasciato nei suoi libri. Pure qualche parola
qui voglio lasciare come gli altri, come
un fiore sul suo tavolo nella stanza
qui di fronte. Qualche parola per condividere non solo l’assenza e il suo dolore – che tra tanti in queste ore sarà
sparso – ma gli anni della presenza.
Ho avuto il privilegio di fare il giornale
con Luigi negli ultimi quattordici anni. Dare le notizie, parlare, guardare le
fotografie, leggere gli eventi, fare i titoli, discutere i commenti, correggere (o
non vedere) i refusi, contare i capoversi. Discutere, litigare. A volte anche
non capirsi, voler sfuggire al peso di
tanta autorevolezza. Anni di storia comune, della piccola comunità del manifesto ma anche di storia, storia e basta. Storia vissuta e come costretta nel
ritmo del quotidiano, nel ritmo quotidiano. Che ti costringe ogni giorno comunque a «uscire», a dire una cosa
chiara, a comunicare qualcosa (sennò,
perché fare un giornale politico?). Ecco, dobbiamo «uscire» anche oggi. E
io so dire solo una cosa chiara: grazie,
Luigi.
ROBERTA CARLINI
Ciao Luigi, a te non piaceva si scrivesse troppo, dicevi che le parole sono
solo soffi nel vento: tanto presuntuose
quanto ingannevoli. Posso immaginare quindi la tua istintiva diffidenza
verso tutte queste nostre colonne
stampate. Oggi però ti chiedo un po’
d’indulgenza, lasciaci scrivere e pazienza se affioreranno qua e là retoriche e ridondanze. Ricordarti è per noi
una piccola consolazione, di fronte a
questa tua morte che ci fa tremare le
mani.
Per «morire di maggio» bisogna essere molto coraggiosi, diceva Fabrizio
De Andrè. La primavera è un tempo
di promesse, e spinge a proseguire
cammini e riflessioni, chissà mai le
speranze prendano forma e le aspirazioni si realizzino. E questa volta andremo avanti senza di te, un po’ ammaccati, un po’ sperduti, ma andremo
avanti: mi piace pensare che ne saresti contento. Del resto, hai passato la
vita a trasmetterci sapienza e fiducia,
a insegnarci come si possa far politica
in un mondo senza politica; e dunque
è del tutto naturale che per noi continuare a batterci sia la cosa giusta. Una
volta, tanti anni fa, ci hai accusato di
ammutinamento: tanto che qualche
tempo dopo ti abbiamo rinominato
comandante. Ora agli ammutinati
non resta che cavarsela da soli, in un
mare che continua a essere tempestoso.
Certo, lungo questa navigazione
non avremo più i tuoi sorrisi, il tuo
sguardo. Non avremo più la tua ironia, quell’ironia che a volte riusciva a
trasformare in un’irriverente risata
collettiva quelle riunioni serie in cui
bisogna stare attenti e non perdere
neanche una battuta. E queste cose,
queste e tante altre che ci hai regalato,
non potranno rivivere, le abbiamo
perdute per sempre. Non resterà che
accarezzarle nei nostri ricordi.
SANDRO MEDICI
C’è al manifesto una generazione, forse anzi più d’una, che per diverse ragioni non aveva un rapporto di confidenza con Luigi Pintor. Per me, che
sono tra quelli, la consuetudine con
Luigi era di poche parole e, raramente, un bicchiere: era l’essere sempre
d’accordo con quello che scriveva e
quasi mai con quello che diceva; perché la forza di persuasione del suo
contrappunto narrativo era tanto travolgente quanto il suo sprezzo per le
miserie umane poteva essere irritante.
Da amante della musica qual era, il
rapporto di Pintor con la politica degli
ultimi anni mi ha spesso ricordato
quello di Rossini con le scene: «Non
tutto quel che è nuovo è bello, non
tutto quel che è bello è nuovo», diceva
dal suo ritiro parigino il maestro pesarese che non volle mai risalire sul treno dopo aver provato.
Ma quell’intransigenza testarda è
forse in gran parte la nostra ragion
d’essere tutti qui, ciascuno a suo modo. E quel che ne faceva Luigi con la
sua Lettera 25 era una nitida e passionale trascrizione musicale: dal suono
«dolce e malinconico», talvolta stridente, come quello dell’armonica di
vetro – uno strumento, fatto anche di
bicchieri, in voga tra il Settecento e il
primo Ottocento – di cui una volta
andava cercando l’illustrazione per un
suo libro.
Tra i musicolgi c’è chi fa una distinzione tra la musica geometrica e
quella matematica: quella che scuote
in primo luogo i sentimenti e quella
che sollecita le architetture del pensiero; il cuore e la mente; Mozart e Bach,
per intendersi. Non so chi preferisse
Luigi: in quel che ha scritto e in come
lo ha scritto, in questo caso io non mi
sento in grado di distinguere.
Volare alto e restare con i piedi a
terra non serve solo a fare un giornale
come il nostro. E’ un modo di vivere la
vita. Senza Luigi saranno più difficili
l’una cosa e l’altra.
LORIS CAMPETTI
COSIMO ROSSI
La morte di Luigi mi addolora nel
profondo del cuore. L’avevo conosciuto quasi 50 anni fa, era subito divenuto per me – ricordo i giorni difficili del
20mo congresso dei comunisti sovietici – non solo un amico carissimo,
ma un esempio di rigore di lucidità
intellettuale e morale, soprattutto della volontà di non rinunciare mai, anche nelle situazioni più ardue, alla
convinzione che, comunque, era possibile e doveroso lottare per un mondo migliore. Lo sosteneva l’indignazione, profonda, contro l’oppressione
e l’ingiustizia. Qui era la radice del suo
essere un comunista. La vita politica
ci ha, nelle varie circostanze, allontanato e riunito. Ma il legame che si era
stabilito allora è sempre rimasto fortissimo. Tanto più mi sono sentito vicino a lui nella tragicità delle prove
che la morte gli ha riservato. Lo ricorderò sempre non solo come un amico
e un compagno di lotta politica, ma
come uno dei più grandi scrittori –
soprattutto nei suoi libri, lucidi,
asciutti, rigorosi – della fine del Novecento italiano.
BEPPE CHIARANTE
Volare alto e restare con i piedi a terra. Non è un paradosso, anche se i paradossi esistono, pensa al volo del calabrone. E’ una delle tante cose che ho
imparato da Luigi. Volare alto vuol dire che ci sono convinzioni, valori così
importanti che non tollerano mediazione o compromesso, non c’è ragionevolezza che tenga. Non si possono
tagliare le ali ai sogni perché i sogni se
ne fottono della legge di gravità. Fare
un giornale con queste follie in testa è
complicato perché costringe a scegliere le poche cose su cui non si discute,
se non vuoi fare un giornale stupido e
settario. Ma ancor più difficile è fare
un giornale con le sue intransigenze e
al tempo stesso con la convinzione
che quattro paginette quotidiane –
quando eravamo capaci di farne solo
quattro – durano un giorno e poi si
buttano. Possono servire al massimo
a incartare il pesce. Anzi, mi è sempre
rimasta in testa come un chiodo fisso
una frase di Luigi: quando il manifesto
servirà per incartare il pesce potremo
dire di aver fatto una cosa utile. Nel
’91, lavorando a una serie di fascicoli
pensati per riflettere sui nostri primi
vent’anni di vita, per illustrare la copertina dell’ultimo fascicolo chiesi alla
nostra compagna fotografa Gabriella
Mercadini di andare a Campo dei fiori, comprare un chilo di acciughe, incartarle con una prima pagina del
giornale e poi fare quel che sa fare lei.
Quando Luigi vide quella copertina
mi guardò con un sorrisetto ironico,
come a dirmi «imbroglione». Era un
bel sorriso il suo.
La mattina era il primo che andavo a
cercare per leggerlo. Non solo perché
era il migliore, in assoluto, degli editorialisti e dei commentatori italiani.
Non solo perché i suoi articoli, sempre
così essenziali, fornivano le «spiegazioni» più giuste.
Sapeva dire con poche parole tutto
ciò che era necessario per capire, e
molto di più per provare sentimenti
di sdegno e di battaglia. Anche quando, essendo realista e malinconico,
non vedeva troppe ragioni di speranza. Leggendolo sentivi, nelle parole,
nelle virgole, la tensione morale che
non lo ha mai abbandonato, e che trasmetteva con generosità mai domata.
Abbiamo perduto un maestro di giornalismo e di vita.
GIULIETTO CHIESA
Un totem, per noi più giovani. Tanto
bravo da non diventare mai tabù.
IAIA VANTAGGIATO
«La sinistra italiana che conosciamo è
morta». Sono le prime parole dell’ultimo editoriale di Luigi, pubblicato dal
manifesto il 24 aprile. Quando qualcuno muore, se ne dice tutto il bene possibile. E’ naturale. Se si tratta di uno di
noi, è prima di tutto per se stessi che
lo si fa. E io, che ho lavorato con lui
per un paio di decenni e oltre, ho questa necessità. Luigi scolpiva una prosa
asciutta come le rocce della Sardegna.
Luigi aveva l’istinto, prima ancora dell’intelligenza, di colpire là dove i sentimenti della gente di sinistra si aggrovigliavano. Luigi produceva calembour sorprendenti, sintesi che erano
come il flash di una macchina fotografica, perciò era un titolista insuperabile. Luigi non concedeva nulla alla
complicità, ma sapeva quand’era il
momento della solidarietà, e concedeva allora goffe pacche sulle spalle. Luigi era assente, in apparenza, ma i suoi
occhi puntuti seguivano tutto, e coglieva, come un saltatore con l’asta, il
momento in cui una discussione, una
riunione di redazione, un complicato
slalom politico, avrebbe potuto prendere la piega che doveva prendere.
Luigi rivendicava il sangue di Stalingrado con cui è scritta la democrazia
europea, ma annotava le amnesie perché fosse possibile fare un passo oltre.
Quante sono le virtù, le abilità, di cui
dovremo fare a meno, adesso? Sono
queste, e molte, molte altre. Ma Luigi
era anche un egocentrico, un uomo
chiuso e ostico, i suoi mutismi erano
angosciosi, la sua impazienza talvolta
intollerabile, la sua incapacità di scegliere quando, come e se insegnare
qualcosa a qualcuno esasperante, il
suo fastidio per le relazioni e le frequentazioni confinava con l’autismo.
Così appariva, spesso. Ma standogli di
fronte giorno dopo giorno, in anni e
anni, si intuiva infine che Luigi conviveva con il dolore, che, a volerlo tenere a bada, costringe a una vita cauta,
nel rapporto con gli altri. Conviveva
con i suoi lutti, che erano iniziati
quando suo fratello, Giaime, saltò su
una mina in un certo giorno della
guerra partigiana, e che si allungarono
all’infinito, in seguito. E si intravvedeva infine, con molta fatica tra le cortine delle sue assenze, che il dolore aveva reso umana la sua convinzione, e
storia, di comunista. Luigi contraddiceva, per quel che era, la ricerca storica sul militante separato da sé, annullato nel collettivo, spietato nel cercare
il bene. Luigi coltivava quel sentimento, quella condizione dell’esistenza
anzi, che ha citato in quell’ultimo articolo: l’estraneità. Luigi era estraneo al
potere e ai suoi riti, alla sua banalità e
al suo bisogno di divorare la vita. Perciò è stato così amato da ogni persona
di sinistra, o semplicemente sollecita
verso l’umanità altrui, o ancora in grado di stupirsi, di meravigliarsi e di indignarsi di fronte a ciò che dovrebbe
sembrare ovvio, una guerra o un muratore caduto dal ponteggio.Quando
nel 2001, per il trentesimo del manifesto, andai a intervistarlo per Carta,
due anni dopo che avevo lasciato il
giornale senza che lui mi rimproverasse, gli chiesi alla fine per che genere
di lettore scrivesse, quando si metteva
alla sua macchina ticchettante, per
ore, chiuso nella sua stanza, e lui rispose: «Ho in mente le persone.
Chiunque abbia avuto diciotto anni».
Se essere di sinistra è ricordarsi di
avere avuto diciotto anni, sabato 17
maggio, verso metà giornata, la sinistra che conosciamo è morta. Ma
qualcos’altro conosceremo, che magari non si chiamerà sinistra, se avremo
il coraggio di affrontare il dolore di essere estranei. Questo ha scritto Luigi
quell’ultima volta, alla vigilia del 25
aprile. E’ una necessità, e una speranza, quel che ci lascia.
PIERLUIGI SULLO
Da oltre tre anni non sono più al manifesto, ma in un certo senso, e per
molte ragioni, non me ne sono mai
andata. Per esempio, quando mi succede di dover spiegare perché faccio il
giornale che ora faccio, non trovo altre parole, se non quelle che per anni
Luigi ci ha detto, per spiegarci tutto il
bene e tutto il male del giornale che
facevamo: che il manifesto è come un
calabrone, una specie di scherzo di
natura che non potrebbe volare perché ha il corpo grande e le ali troppo
piccole. E invece vola. Sono sempre
stata orgogliosa di essere un calabrone, ma oggi non ho più le mie ali e
non so se riuscirò ancora a volare.
rante, forse troppo. Ci chiedeva: ma
non si potrebbe attaccare il governo
sul sistema fiscale, indicare pochi
punti chiari, spiegarli bene, defininendo, una volta per tutte, l’aspetto insieme classista e torbido delle tasse in
Italia? Lo sapete anche voi che è la
questione decisiva... E sempre rispondevamo che non si poteva farla troppo facile, che era una questione complessa, da studiare con attenzione...
Lo stesso avveniva frequentemente su
altri argomenti, su altri contenuti, dell’economia e della politica, della società e della vita. Era difficile Pintor. Costringeva a pensare, a dare il meglio,
un lavoro faticoso, che non riusciva
quasi mai. Così a Pintor toccava di vedere un giornale diverso da quello bellisssimo, rapido, combattivo che sarebbe potuto essere, quello che lui inventava ogni giorno, con idee fulminanti, con moralità acutissime. Il giorno dopo, però da quell’uomo paziente
che era, tornava in redazione, diceva
la sua, si appassionava ai problemi,
consigliava e proponeva, suggeriva,
con ironico pessimismo, sulla capacità nostra di dargli retta.
GUGLIELMO RAGOZZINO
Caro Luigi, non sono certa di riuscire
a dirti tutto quello che, adesso, vorrei
dirti: perdonami le lacrime, le parole
ridondanti, la sofferenza non repressa.
Ho avuto lo straordinario privilegio di
lavorare con te, giorno per giorno,
fianco a fianco, per tanti anni e di costruire con te un rapporto vero, umano, politico, affettivo, intellettuale: un
incontro e un’esperienza che hanno
segnato in profondità la mia idea della vita, della politica, del giornalismo.
Non sei stato solo un maestro, che
consapevolmente del resto non volevi
essere, ma molto di più: una Persona
di riferimento. Un uomo al quale si
continua a pensare per sempre, anche
quando non lo si incontra, anche
quando fisicamente è lontano. Un uomo che è stato capace di vivere fino in
fondo, nonostante i troppi dolori che
il destino gli ha scaricato addosso. Un
uomo così intelligente da riuscire ad
attraversare incorrotto le avversità
personali e le sconfitte politiche. Ora
voglio solo ringraziarti di tutto quello
che mi hai dato, che mi hai insegnato,
che mi hai detto, in tanti momenti di
complicità e di amicizia. Dovunque tu
sia, Luigi, in questo momento, pensa a
me e a noi con indulgenza.
RINA GAGLIARDI
ANNA PIZZO
Insieme a Luigi se ne vanno le belle
sere dei vent’anni. Ore e ore a discutere con lui, godendo dell’arma segreta
della sua ironia opposta ai ragionamenti quadrati di chi, negli anni ‘70,
in fondo pensava che fare un giornale
era quasi un lusso, come togliere tempo alla rivoluzione. La rivoluzione non
l’abbiamo fatta, ma il manifesto è ancora qui, a dimostrare che Luigi aveva
la vista lunga. Il conformismo, il luogo
comune, l’opportunismo, nella vita di
i suoi editoriali (più spesso corsivi)
con quel suo modo di parlare tutti i
giorni come in politica, erano i suoi
bersagli preferiti, dentro e fuori la
grande famiglia comunista. Luigi scriveva, ma prima, nelle riunioni di redazione del quinto piano di via Tomacelli, presentava i suoi editoriali con
quel suo modo di parlare che già alludeva alla scrittura tagliente e cristallina, semplice e inequivocabile. Solitario nelle sue battaglie, Luigi non ci ha
mai spiegato come si dovesse fare il
giornale, bastava ascoltarlo, leggerlo,
per capire quanto valesse la pena
rompersi la testa sulle maledette venti
righe di una notizia secca, sulle avare
battute di un titolo. Così diventare
pintoriani, per noi ragazzi con la testa
piena di progetti, era un felice destino,
innamorati di quell’aristocratico intellettuale che riusciva ad essere grande
comunicatore di emozioni. E forte di
quelle, il giornale è riuscito ogni volta
a ricaricare le pile, a farsi vanto di essere sempre dalla parte del torto, minoranza ma non minoritario. Luigi è
stato l’anima del manifesto, che aveva
voluto, creato, difeso sempre. Essere
pintoriani è un vizio mentale difficile
da estirpare, perciò in questo momento provo smarrimento e dolore. Ciao
Luigi, grazie di queste venti righe.
NORMA RANGERI
Luigi Pintor passava per un uomo
senza pazienza. Invece ha sopportato
per tanti anni, lui che aveva idee chiare e precise – quelle che poi metteva
negli editoriali sul manifesto – le nostre esitazioni e il nostro dividere i capelli in quattro. A riguardare indietro,
invece come direttore era molto tolle-
Grandi Strade di Silenzio portavano
lontano/Ad Adiacenze di Pausa/Non
v’era Annunzio – né Dissenso/Non
Universo – né Legge –/Secondo l’Orologio, era Mattino, e la Notte/
Invocavano da Lungi le Campane –/
Ma il tempo non aveva fondamento
qui/Era svanita la Durata. (Emily Dickinson).
A Luigi, un abbraccio forte, ti vogliamo molto bene.
LE COMPAGNE DELLA SEGRETERIA
E DEI DIMAFONI
In tanti abbiamo ricordi di vita legati
a Luigi. Ricordi forti, dolorosi, emozionanti, divertenti. Mai comunque
mediocri. Prendo dalla memoria: 28
aprile 1971, diffusione straordinaria
del primo numero del manifesto davanti all’Università di Roma: 3600 copie vendute a 50 lire a copia. Un successo incredibile. Confermato dalle oltre centomila copie vendute in tutta
Italia. Luigi si entusiasmò ma, come
era nel suo carattere, non più di tanto:
«Non facciamoci illusioni, è solo il primo giorno». Aveva, naturalmente, ragione. Un altro ricordo è legato alla
professione giornalistica, a quel suo
stile asciutto, concreto, rigoroso e tuttavia di grande impatto. Poche righe
di commento, scritte con la testa e
con il cuore, che sapevano colpire
sempre. Quale era il suo segreto? Uno
me lo raccontò nel ‘76, ai primi tempi
del mio lavoro giornalistico. «Scrivo il
corsivo, poi leggo e correggo, leggo e
correggo. Dopo sei volte, di solito, ho
finito». Ma se questo è metodo, quel
modo di scrivere era suo e soltanto
suo. Perciò Luigi è stato anche un
maestro di giornalismo. Ecco, proprio
perché ha dato molto al giornalismo
italiano (e ai tanti lettori che l’hanno
amato), vorrei proporre al manifesto
di promuovere un premio giornalistico in suo nome, che si ispiri al suo stile, alla sua indipendenza di giudizio,
alla sua autonomia, alla sua libertà di
pensiero. A Luigi, schivo com’era, forse questa idea non piacerebbe. Ma
Luigi è una persona che merita di essere ricordata, non solo in queste ore
di tristezza.
GUGLIELMO PEPE
8
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
9
Foto Riccardo De Luca
Le leggi del giornale. Ovvero, l’impossibilità del manifesto
2 febbraio ‘73
C
ara Rossana,
ti accludo il progetto C, anch’esso irrealizzabile, che ha tuttavia un valore testamentario.
Perché,
sommato agli altri due progetti anch’essi improvvisati da me senza crederci affatto, dimostra quello che ho
sempre pensato: che un giornale essendo come la rosa di Gertrude Stein,
cioè un giornale un giornale un giornale, può essere fatto solo seguendo
alcune regole consacrate che hanno la
stessa rigidità delle leggi della fisica
classica rispetto al mondo sensibile
(malgrado la relatività e i quanti):
stravolgerle non si può, e neppure si
può applicarle ove manchino (come
da noi mancano) alcune condizioni di
base (tecniche e politiche e perfino
psicologiche).
Per me, che sono un mestierante,
questo è apparso chiaro un mese dopo la nostra uscita. Allora la cosa non
aveva importanza. Contava il fatto politico di essere ogni giorno nelle edicole. Questo è vero anche adesso, naturalmente a più basso livello (due terzi
o la metà delle copie). E infatti la cosa
migliore sarebbe accontentarsi di questo vantaggio eliminando il costo eccessivo e non necessario: un impegno
delle nostre forze sproporzionato agli
esiti.
La prima legge di un giornale è che
deve avere un direttore. E’ vero per i
giornali borghesi, anche quelli che
sembrano sempre uguali a se stessi. Il
Corriere della Sera di Spadolini era diverso da quello di Ottone. Se cambierà
Ronchey, cambierà La Stampa. Il
Giorno nacque con Baldacci e divenne
un’altra cosa con Pietra. Non è questione di linea politica, ma prima di
tutto di tono. Naturalmente, ciò porta
con sé la valorizzazione di alcuni collaboratori (Il Giorno è anche Bocca).
Ciò vale anche per i giornali proletari.
l’Unità è stata prima Ingrao, poi Alicata, e la differenza non stava nella linea
politica: anche i giornali di partito che
esprimono una posizione o ispirazione generale che sta dietro di loro e che
automaticamente riflettono (giornali
portavoce), lo fanno con differenze
che dipendono (perfino involontariamente) dalla personalità del direttore,
la quale si esprime attraverso mille e
inafferrabili sfumature convergenti in
un’unica direzione (tematiche, impaginazione, quadri, linguaggio, titoli).
Ci può essere una eccezione, quella
di un giornale politico di gruppo, tutto
finalizzato all’affermazione o alla formazione di un partito. La stampa operaia è piena di questi esempi di giornali che chiamerei leninisti: al di là dei
contenuti, suppongo si possano genericamente assimilare in questo senso
l’Ordine Nuovo, il Soviet, l’Iskra, ecc.
Ma o non sono dei quotidiani o lo sono solo quanto a periodicità: hanno
carattere di emergenza, sono strumenti di agitazione anche quando sono densi di idee. Oggi non avrebbero
alcun rapporto con la lotta politica attuale, almeno come noi la concepiamo, e riflettono solo una concezione
emmellista (in questo senso lo è anche Lotta continua, e lo è il nostro movimento nel modo come concepisce il
giornale). Ad ogni modo la legge numero uno vale anche per questo tipo
di fogli: ciascuno dei quali rispecchia
l’anima del suo fondatore, e l’Ordine
Nuovo sopravvive come giornale (non
come impresa politica, è ovvio) per
«sotto la mole».
La seconda legge di un giornale è che
deve avere una redazione. Non è una
banalità, ove per redazione si intenda
ciò che la parola dice: gente che redige, compila, realizza, non crea (se non
in un senso particolare). Il concetto di
redazione non ha senso ove non si accetti un presupposto (che è poi la terza legge, come dirò appresso): cioè che
un giornale non inventa nulla, si fonda tutto su eventi, accadimenti, detti
altrimenti notizie, ch’esso trasmette a
un pubblico dietro pagamento di una
somma convenuta (nella fattispecie,
lire 90). La redazione redige appunto
queste cose, ove per redigere si intende: prima venire a conoscenza, poi valutare, quindi trasmettere criticamente. Perciò la redazione comporta una
relativa specializzazione, una distribuzione di incarichi corrispondente ai
canali di informazione, un coordinamento o orchestrazione: questa è una
base rigida dalla quale non si può prescindere. Di qui, nonostante la burocratizzazione che comporta, la divisione in servizi.
Il resto – le penne, gli inviati, perfino i corrispondenti che pure sono
parte integrante della redazione che
redige, e che peraltro noi non abbiamo – è importantissimo ma complementare, e non può in nessun modo
correggere quel risultato medio che è
dato dalla redazione complessiva: si
può fare un giornale solo con una modesta redazione e direzione, naturalmente modesto; non si può fare un
giornale solo o prevalentemente con
un corpo complementare (a meno che
non vi si dedichi, fino a trasformarsi
fino in fondo in redazione vera e propria).
La terza legge è che un giornale si basa appunto sugli accadimenti. Il che
vuol dire anche e prima di tutto, purtroppo, sulle agenzie di stampa, le
quali altro non sono che una redazione universale di base. Questo vale anche per i giornali potentissimi i quali
abbiano una rete poderosa di corrispondenti (redattori di base distaccati) interna e internazionale, e un potente complemento di inviati ecc.,
nonché di commentatori e scrittori.
Per la politica internazionale, questo è
di evidenza solare, ma è altrettanto
vero per tutto il resto. In sé, questo richiamo al significato delle agenzie
non ha valore: in teoria, tutti gli avvenimenti si potrebbero conoscere per
altre strade [l’informazione diretta
presso le fonti specialmente politiche,
l’uso dei telefoni, la riflessione su un
avvenimento che diventa notizia essa
stessa, altri canali autonomi come la
televisione (che pure per il 90% manipola agenzie)]. Il richiamo ha valore
solo perché le agenzie si basano sempre su fatti, magari insignificanti e da
trascurare, ma sempre tali: e così dovrebb’essere un giornale, cioè senza
una riga che non sia una informazione. Al limite, non dovrebbe esserci differenza tra commento e notizia: il
commento è tale se in pari tempo riferisce, informa e chiarisce, e la notizia è
tale se per il posto dove è messa, lo
spazio che occupa, il modo come è
scritta, comporta, riflette, suggerisce e
trasmette un giudizio.
La quarta legge è che un giornale, per
essere letto, non deve essere noioso, e
per non essere noioso deve essere più
polemico, critico e propagandistico,
che non costruttivo, propositivo e formativo: nella proporzione di tre quarti
e un quarto, o almeno di due terzi e
un terzo. A leggere attentamente tutti
i giornali, anche i più paludati – salvo
forse l’Osservatore Romano – tutti trasmettono le loro idee positive in termini negativi, cioè critico-polemici:
essi sono cioè tutti demagogici e non
pedagogici, non educano ma corrompono, e sulla base di questo vincolo
che stabiliscono con i lettori, come un
padre che dà denaro al figlio per i suoi
vizi, gli impongono poi per l’essenziale
il proprio punto di vista.
Ma questa quarta legge è strettamente intrecciata a una quinta e a
una sesta che, poiché mi sono stufato,
riassumerò succintamente: il giornale
deve sapere che ogni suo numero dura sul mercato poche ore, scivola come acqua fresca, non lascia tracce, e
quindi deve proporsi al massimo di
esercitare una «suggestione» volgare
(solo la somma di queste suggestioni
produce, nel tempo, un orientamento
politico, ha cioè un valore formativo e
una capacità di sedimentazione); il
giornale deve scontare un’alta percentuale di errore, perché la fantasia vale
per esso molto più della precisione;
l’efficacia molto più della completezza;
o meglio, perché la fantasia e freschezza e l’efficacia sono armoniche al suo
ritmo produttivo, mentre la precisione
e la completezza sono da misurare nel
medio periodo, cioè come risultato
d’insieme (un risultato che non è dato
dalla somma aritmetica dei singoli
numeri).
Ora accade che nel nostro giornale
queste sei leggi (che ne comportano
altre minori) sono negate in linea di
principio; e anche se non lo fossero,
sono inapplicabili perché mancano le
condizioni preliminari (anche perché
una mela cada dall’albero secondo la
legge dei gravi, bisogna che ci sia un
albero e per di più un albero di mele).
In primo luogo, il nostro giornale
non può avere un direttore, perché
non può avere una sua personalità.
Immaginiamo diversi possibili direttori, diciamo io, o te o Lucio, che applicassero la prima legge: avremo tre
giornali diversi. Io lo farei fatuo, Lucio
lo farebbe ansioso, tu lo faresti riflessivo; o anche ammesso che questi aggettivi non siano esatti, è chiaro che
avrebbero una impronta (un tono) diversi: ciò che – non essendo noi un
giornale borghese e «disinteressato»,
né un giornale di partito con dietro
una linea e un clima consolidati, né
un giornale con lettori docili né con
militanti omogenei e duttili ad un
tempo – sarebbe arbitrario e catastrofico. Di qui la necessità di una direzione collettiva che viola la prima legge
per un verso, e che per altro è impossibile (per la contraddizione in termini
che nol consente).
In secondo luogo il nostro giornale
viola la seconda legge perché non ha
una redazione: non ce l’ha per la debolezza della redazione di base ove sia
lasciata a se stessa, e non ce l’ha per
l’impossibilità di trasformare in redazione che redige quel «corpo complementare» che siamo noi.
In terzo luogo, essendo noi un ibrido, cioè una forza politica in formazione almeno nelle intenzioni, che ha
tuttavia o vorrebbe avere una udienza
esterna molto più generale, anche il
giornale è inevitabilmente un ibrido:
viola la terza legge, quella degli accadi-
menti, sia per tecnica debolezza sia
perché abbiamo una esigenza partitica che poi ha per sua natura un nucleo emmellista (noi mobilitiamo, noi
agitiamo, non instilliamo a martellate
idee, noi affermiamo in ogni riga una
visione generale del mondo, noi non
possiamo permetterci nessuna parzialità o approssimazione); eppure cerca
di applicare la terza legge, sempre
quella degli accadimenti, ma per debolezza tecnica e perché non può permetterselo politicamente, lo fa in modo stitico, entro ristrettissimi confini,
senza convinzione né libertà (noi ci
occupiamo sempre delle stesse cose,
noi non raccontiamo, noi non descriviamo, noi parliamo sempre alle stesse persone).
Infine, non parliamo delle altre leggi: esse fanno a pugni col fatto che noi
siamo degli ideologhi, degli integralisti, degli stalinisti, come del resto tutta
l’umanità.
Allora, visto che il nostro giornale è
fatalmente brutto, non sarebbe meglio rassegnarsi? Rassegnarsi vuol dire
accettare non solo che sia brutto ma
che sia, anche, un giornale: di modo
che noi possiamo bensì scriverci come
«uomini (o donne) politici», ma occupandoci per il resto d’altro, e lasciandolo al suo volgare destino. Secondo
me non cambierebbe nulla, e noi saremmo molto più felici.
Io, poi, non ti dico. Questo giornale
mi sevizia ogni giorno: come mestierante lo odio, e lo odio anche come libero pensatore. Il che, sospetto celi
una più generale insofferenza per la
politica militante, o forse per la politica e basta, o per alcunché di militante
compresa la pubblicistica; e sia spia di
un incipiente decadentismo (ma forse
torniamo a un’epoca in cui la scelta è
tra decadentismo e fascismo, sicché il
primo è meglio).
Con bacioni
Luigi
Pubblichiamo questa lettera del
febbraio ’73, neanche due anni dopo
la nascita del manifesto, perché è
indicativa di quel che era allora il
nostro giornale e di quale fosse la
filosofia giornalistica di Pintor. E’
una lettera severa nei confronti di
quel giornale artigianale che era
(era?) allora il manifesto ma anche
ironica, come appunto Luigi è
sempre stato. Un anno fa quando
ritrovò questa lettera rimettendo a
posto le sue carte, ce l’ha voluta
regalare. E noi la regaliamo ai nostri
lettori.
Nb. Emmellista sta per marxistaleninista: si definivano così i gruppi
ortodossi filocinesi degli anni
Settanta.
10
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
M O N D O
L’Iraq, il governo
resta agli alleati
Pressioni Usa
su Tehran
A Bush e Blair il controllo del paese e del petrolio
Al Qaeda, il nucleare: una lunga lista di accuse
L‘
G. S.
opposizione irachena deve attendere per
costituire un governo - provvisorio o ad interim - dell’Iraq. Con un improvviso voltafaccia, Stati uniti e Gran Bretagna hanno deciso di rinviare - a
tempo indeterminato - la formazione di un governo
ad interim. Il controllo del paese resterà quindi nelle
mani degli alleati, nelle persone dell’americano Paul
Bremer e del britannico John Sawers. «E’ chiaro che
non si possono trasferire tutti i poteri nelle mani di
un organismo al interim, perché non avrebbe la forza e le risorse per assumersi le responsabilità», ha
dichiarato il diplomatico britannico, in rappresentanza del premier Tony Blair. Inutile dire che la decisione ha creato forte disappunto tra i partecipanti
alle numerose riunioni tenute dall’opposizione irachena filo-americana fin dai tempi dell’esilio.
Non che questa opposizione rissosa e asservita
agli Stati uniti, che solo parzialmente rappresenta
gli iracheni che si sono opposti al regime di Saddam
Hussein, sia molto affidabile e gradita dalla popolazione, ma il problema è un altro. Se una dispendiosa
guerra è stata sostenuta per far fuori Saddam Hussein e per impossessarsi del petrolio iracheno gli alleati non possono certo rischiare ora che tutto finisca nelle mani dell’ambigua leadership sciita o di
quella kurda che ha già firmato contratti con società turche. Tra l’altro proprio ieri c’è stata la prima
contestazione ufficiale della rappresentanza sciita
riconosciuta dagli americani allo Sciiri (Consiglio
supremo per la rivoluzione islamica in Iraq) guidato
dall’ayatollah Mohammed Baqer al-Hakim appena
rientrato da Tehran. «Le forze della coalizione (anglo-americana) non hanno alcun potere legittimo -
ha dichiarato Mukhtada al-Sadr, figlio di un famoso
ayatollah fatto assassinare da Saddam Hussein nel
1999 e rivale di al-Hakim, in un sermone alla moschea al Kufa di Najaf - io sono il portavoce del popolo sciita. Sono il solo legalmente abilitato a guidarlo». Mukhtada, fautore della radicalizzazione degli sciiti, ha approfittato del vuoto di potere dopo la
caduta di Saddam per mettere i suoi uomini in posti
di potere, non solo a Najaf.
Sul fronte opposto manifestano le donne che sono scese in piazza ieri a Baghdad per contestare una
futura, ora si sa molto futura, compagine governativa formata da soli maschi. Tanto più che in passato
le donne irachene avevano un ruolo nella società e
nella politica. Naturalmente sono rivendicazioni che
si sontreranno con la leadership sciita, vecchia e
nuova.
Del resto non c’erano dubbi che gli americani
non volessero cedere la gestione del petrolio, il
«consigliere» del ministero, l’americano ex-amministratore della Shell, Philip Carroll, ha già annunciato
che le esportazioni del petrolio iracheno dovrebbero
essere fatte senza tenere conto delle quote stabilite
dall’Opec, lasciando prefigurare una uscita dell’Iraq
dal cartello internazionale del petrolio, secondo
quanto scritto ieri dal Washington post.
Lo scoglio da superare resta quello della revoca
delle sanzioni, imposte all’Iraq dopo l’invasione del
Kuwait nel 1990, che limitavano le esportazioni di
petrolio iracheno all’importazione di cibo (oil-forfood), al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
Ma restano degli ostacoli, soprattutto da parte dei
paesi che si erano opposti alla guerra. Al superamento delle divergenze con Russia, Cina e Francia
sta lavorando il Dipartimento di stato Usa.
L
Israele e Anp, l’incontro
Sharon, tragico teatro
Nabil Shaat: Tel Aviv accetti subito la road map
Attentato a Hebron, due morti. Accettate le dimissioni di Erekat
Il primo ministro palestinese Abu Mazen e quello israeliano Ariel Sharon si
sono incontrati ieri sera a Gerusalemme, al termine dello shabbat ebraico.
L’ultima volta che rappresentanti dei
due esecutivi si erano visti era stato
nel settembre 2001, quando l’allora
ministro degli Esteri dello stato ebraico Shimon Peres incontrò Yasser Arafat, presidente dell’Autorità nazionale
palestinese (Anp). Da allora i due governi si sono scambiati solo pallottole
e bombe, e il primo ministro Sharon si
è impegnato in una campagna sistematica di delegittimazione dei dirigenti politici palestinesi, bollati da
Israele come «terroristi».
Ieri sera una delegazione guidata
da Abu Mazen e di cui facevano parte
anche il presidende del Parlamento
Abu Ala e il ministro per la Sicurezza
Mohammed Dahlan, ha incontrato
Sharon nella sua residenza di Gerusalemme. Al centro dei colloqui - che
mentre scriviamo sono ancora in corso - dovrebbe esserci l’applicazione
della road map, il piano di pace a tappe elaborato dal «Quartetto» (Usa, Ue,
Onu, Russia) che dovrebbe portare alla nascita di uno stato palestinese indipendente entro il 2005.
Scontro sulla road map
Alla vigilia dell’incontro, ieri il ministro degli Esteri palestinese Nabil
Shaat ha dichiarato che Abu Mazen
insisterà affinché Sharon (in partenza
per Washington, dove martedì incontrerà il presidente Usa George W.
Bush) accetti il piano di pace così com’è, senza alcun emendamento. Ma
nei giorni scorsi autorevoli esponenti
dell’esecutivo di destra che guida
Israele hanno fatto sapere che Sharon
eri sera il premier israeliano
Ariel Sharon ha ricevuto il premier palestinese Abu Mazen,
poco prima del suo viaggio negli Stati uniti, dove martedì incontrerà il presidente George W. Bush.
Sharon guida la repubblica di Israele, comanda un esercito potente che
domina in modo spietato tutto il
territorio palestinese occupato nel
1967 e mantiene tre milioni di palestinesi nella condizione di prigionieri. Abu Mazen è alla testa della
cosiddetta Autorità nazionale palestinese, si trova sutto l’ombra del
presidente Yasser Arafat e dispone
di qualche forza di polizia la cui
operatività, paralisi o morte dipendono dalla buona volontà di Israele.
Il premier Abu Mazen insomma
è un governante fittizio, incontra
graziosamente alti diplomatici di
vari paesi e cerca con difficoltà di
creare le condizioni per rimettere in
moto il carro dei negoziati.
Abu Mazen arriverà a Gerusalemme grazie alla gentilezza delle
forze d’occupazione che gli permetterà il passaggio, sempre che qualche sergente a uno dei tanti posti di
blocco non si inalberi e gli blocchi il
passo, come succede ogni giorno
con migliaia di palestinesi, vivi o
quasi morti, che vanno al lavoro o
all’ospedale.
Abu Mazen incontra un premier
che un mese fa ha parlato del doloroso prezzo territoriale che Israele
deve pagare sul cammino della pace. Però questo premier, Sharon, ha
già detto che questo incontro serve
solo a chiedere a Abu Mazen di
compiere i passi necessari a combattere il terrorismo. Metterà sul
tavolo la santa necessità di lottare
seriamente contro il terrore, quan-
I
Gaza City, giovani palestinesi ieri con i sassi contro i carri armati israeliani. Ap
ha pronte 14 modifiche alla road map,
che - inaccettabili per i palestinesi saboterebbero il piano di pace.
L’«offerta» di Sharon
Alle richieste palestinesi il governo
Sharon avrebbe risposto con una sua
offerta: fine delle incursioni dell’esercito isrealiano nel nord della martoriata
Striscia di Gaza, dove la sicurezza palestinese dovrebbe provvedere però
immediatamente a disarmare i gruppi
radicali. «Se i palestinesi non sono in
grado di controllare tutte le aree, allora dovrebbero concentrarsi su una zona specifica e compiere lì tutti i passi
necessari», ha dichiarato Sharon al Jerusalem post.
Intanto ieri il governo palestinese
riunito a Gaza ha accettato le dimissioni - in polemica con la decisione
del suo esecutivo di non farlo partecipare all’incontro con Sharon - del mi-
nistro per i Negoziati Saeb Erekat.
Erekat ha così avvertito polemicamente Abu Mazen: «Andate avanti
coi negoziati, ma prima costringete
Israele ad accettare la road map».
Kamikaze a Hebron: due morti
Un attentatore suicida palestinese
travestito da ebreo ortodosso si è fatto
esplodere ieri sera nei pressi di un insediamento ebraico a Hebron, dove
400 coloni tengono «in ostaggio»
120.000 plaestinesi. Nell’attacco è rimasta uccisa una coppia di coloni, oltre all’attentatore. L’uomo bomba - secondo la ricostruzione del quotidiano
Haaretz - sarebbe riuscito a scappare
agli uomini della sicurezza e, appena
entrato nella colonia, si sarebbe fatto
saltare in aria. A Beit Hanoun, nel
nord della striscia di Gaza l’esercito
israeliano ha colpito ancora: ucciso un
combattente palestinese.
di un programma civile, per produrre energia elettrica.
Da quella visita emerse che l’impianto di Natanz è assai
sofisticato (non solo gli Usa ma anche l’Unione europea
e da ultimo anche la Russia premono perché l’Iran firmi
un protocollo aggiuntivo d’intesa con L’Aiea). L’Iran dice che aprirà a regolari ispezioni Natanz appena vi sarà
combustibile nucleare.
Il 16 giugno il direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, riferirà sui risultati dell’indagine in Iran, e l’amministrazione Bush sta facendo pressioni apertissime perché l’Iran sia dichiarato in stato di «violazione» del trattato di non proliferazione. L’ultimo «avvertimento» è
dell’altroieri, quando funzionari della Casa Bianca (anonimi) hanno detto alle agenzie internazionali che «sarebbe un grave errore» per l’Aiea non accusare Tehran
di violazioni. Lunedì la consigliera per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Condoleeza Rice, aveva dichiarato che «la non osservanza [del trattato di non
proliferazione] da parte dell’Iran è chiarissima».
Tutto questo dice che la pressione sull’Iran - uno dei
tre paesi che George W. Bush aveva incluso nel suo «asse del male» - è destinata ad aumentare. Il segretario di
stato Colin Powell ha dichiarato, giovedì a Mosca, che
gli Stati uniti sono «preoccupati» dal programma nucleare iraniano, ma ha aggiunto che «per il momento»
non è un programma un intervento militare. Allo stesso
tempo però qualche riavvicinamento tra Iran e Stati
uniti è visibile: dopo l’11 settembre 2001 ci sono stati (e
continueranno) colloqui diretti presso l’Onu a Ginevra.
Non è il preludio alla riapertura delle relazioni diplomatiche, interrotte nel 1980 dopo l’invasione dell’ambasciata americana a Tehran. Ma dopo la guerra in Iraq,
con l’Iran assediato dalla presenza americana, a Tehran
sia i riformisti, sia una parte dei conservatori discutono
apertamente di distensione con Washington.
M E D I O O R I E N T E
GERUSALEMME
MI. CO.
MARINA FORTI
a lista delle accuse si allunga. L’ultima riguarda
Al Qaeda: «Sappiamo che dirigenti importanti
della rete terrorista di Osama bin Laden si nascondono
in Iran», ha sparato il segretario Usa alla difesa Donald
Rumsfeld. Ieri gli ha fatto eco il ministro dell’interno
saudita, il quale sostiene che gli attentatori di Riyadh
hanno preso ordini da dirigenti di Al Qaeda nel sud dell’Iran. Il governo iraniano ieri ha definito «senza fondamento» l’accusa. In serata il ministro degli esteri Kamal
Kharrazi ha detto che Tehran sostiene una proposta siriana all’Onu per manterere il Medio oriente «libero da
armi di distruzione di massa».
L’Iran ha pure smentito di produrre armi biologiche: l’accusa viene dal Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, l’organizzazione in esilio guidata dai
Mojaheddin del Popolo. Giovedì a Washington questi
avevano detto che l’Iran ha programmi di produzione
di agenti biologici come antrace, vaiolo, tifo. Non hanno
portato nessuna prova. E però, subito un portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha fatto notare che
l’amministrazione Bush ha «da tempo» espresso la sua
preoccupazione circa i programmi iraniani di armi biologiche. Era stato il Consiglio della resistenza, nell’agosto scorso, ad affermare che l’Iran ha impianti per l’arricchimento di uranio nella località di Natanz, che gli
Usa hanno subito accusato di far parte di un programma nucleare a scopi militari. E proprio sul nucleare ora
si concentra gran parte della pressione degli Stati uniti
su Tehran. L’Iran è un firmatario del Trattato di non
proliferazione nucleare e nel febbraio scorso ispettori
dell’Agenzia internazionale hanno ispezionato Natanz e
la centrale in costruzione (con la cooperazione della
Russia) a Busher, sul Golfo. Tehran sostiene che si tratta
ZVI SCHULDINER
do le forze israeliane si trovano praticamente in tutti i punti nevralgici
dei territori occupati. Sharon fa appello a fermare il terrore quando
nelle ultime settimane ogni giorno
le forze israeliane hanno terrorizzato la popolazione palestinese con
una lunga catena di uccisioni, allungando la lunga lista dei morti e
feriti, colpevoli e innocenti, vittime
dell’occupazione. L’altra sera hanno
proseguito nelle loro faccende nella
località di Bet Hanoun, nella striscia di Gaza, per impedire che missili kassam siano sparati contro la
città israeliana di Sderot. Altri morti, altri feriti.. e altri missili kassam
nelle prime ore del mattino.
Abu Mazen dunque non incontra
lo Sharon dei «prezzi dolorosi», sostituito dall’altro Sharon - quello
che parla di permanenza eterna nei
luoghi di importanza storica per il
popolo ebraico... nei territori occupati. Le dichiarazioni precedenti,
dicono i portavoce, erano state malintese. E’ lo Sharon delle provocazioni e delle bugie, che vuole segnare due risultati: da un lato, dirà alla
destra più fanatica che lui parlava
solo di sicurezza e cercherà di
smontare l’effervescenza un po’ fittizia della destra più radicale. D’altro lato, nella veste di «uomo di pace», potrà dire martedì al suo amico
Bush che ha compiuto il primo passo sul cammino del dialogo.
Gengis Bush e Attila Sharon fanno la pace. Bush annaffia di sangue
la via degli ignoranti iracheni verso
la democrazia e la libertà, nella santa crociata contro il terrore mondiale. Sharon semina il terrore con
l’occupazione dei territori palesti-
nesi finché i bruti palestinesi si convinceranno dei benefici della democrazia. La santa crociata è stata salutata questa settimana da decine
di morti a Riyadh. Se non fosse
chiaro, arrivano i morti di Casablanca. Difficile dire se Bush vuole
essere ingannato da Sharon per non
complicarsi le cose nelle prossime
elezioni, o se i suoi calcoli lo porteranno a prendere sul serio la situazione e ingiungere al nostro vecchio
generale che la smetta con questo
teatro.
Il governo israeliano non sa ancora che la pace non può fondarsi
sulla continuazione dell’occupazione e il quotidiano aumento degli insediamenti nei territori occupati.
Dall’elezione di Abu Mazen, i cosiddetti «gesti conciliatori» o «di distensione» si sono limitati alla liberazione di alcune decine di prigionieri palestinesi - ce ne sono migliaia nelle carceri, su cui pesa solo
la detenzione amministrativa mentre le forze israeliane continuano nella loro politica di «liquidazione» dei «terroristi», e questi portano con sé in paradiso diversi innocenti uccisi per «spiacevoli errori».
Nulla cambia nel teatro del’occupazione, e il governo israeliano
mantiene in modo teatrale la guida
del Movimento islamico in Israele.
Allo stesso tempo il ministro di polizia, l’estremista Hanegbi, annuncia che permetterà l’ascesa degli
ebrei al Monte del tempio - Monte
delle moschee. In altre parole, se
non fosse chiaro, l’uomo di pace
Sharon e il suo governo stanno
sparcendo benzina in una scena già
esplosiva, convinti che il fuoco li
aiuterà a impedire che ci concretizzino le illusioni di pace.
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
M O N D O
T E R R O R I S M I
Terrore a Casablanca
La guerra
comincia
Almeno dieci uomini-bomba fanno strage in Marocco, tra i 41 morti anche un italiano
A
di attacchi di Al Qaeda: il discorso era stato
registrato prima, ma filava perfettamente.
Bush ha avvertito che «killers in libera uscita» continuano a minacciare il mondo, che
dopo le guerre in Afghanistan e Iraq la rete
Al Qaeda è «indebolita» ma non neutralizzata. E che «i nemici della libertà non sono
in ozio, e neppure noi».
Molti, anche a Washington, contestano il
legame tra Al Qaeda e l’Iraq. Sta di fatto che
negli ultimi giorni fonti dell’antiterrorismo
americano (citate ieri ampiamente dal New
York Times) hanno parlato di segnali di una
ripresa di attività di Al Qaeda in particolare
in Kenya, Sudan, Pakistan e Cecenia.
L’Ufficio federale di indagine (Fbi) americano ha annunciato che aiuterà le autorità
marocchine nelle indagini sugli attentati di
Casablanca (nei giorni scorsi ha mandato
circa 60 investigatori ed esperti forensi in
Arabia Saudita).
MA.FO.
ppena poche ore prime, il presidente degli Stati uniti George W.
Bush aveva affermato che Al Qaeda potrebbe colpire ancora. Nella notte, cinque attentati nell’arco di mezz’ora hanno scosso Casablanca, la maggiore città del Marocco, sulla costa atlantica a sud della capitale Rabat.
Attentatori suicidi hanno preso di mira un
club spagnolo, un hotel di proprietà ebraica,
un ristorante italiano gestito da una famiglia ebrea, un centro della comunità ebraica
e il consolato belga che ci sta di fronte.
Decine le vittime: ieri sera si contavano
41 morti e un centinaio di feriti, ha annunciato le autorità marocchine, ma il bilancio
potrebbe aggravarsi perché almeno 17 feriti
sono in condizioni gravi. Sembra che dieci
tra i morti siano gli attentatori.
L’attacco al club spagnolo, la Casa de
España, è stato quello più sanguinoso, perché là si trovava gran parte delle vittime compreso un cittadino italiano. Il direttore
ha raccontato che gli aggressori hanno sgozzato la guardia che stava alla porta prima di
entrare nei locali ancora pieni di frequentatori, e farsi esplodere. La radio militare
israeliana ha informato che nell’hotel colpito, il Farah (noto anche come hotel Safir) si
trovavano circa 40 ospiti israeliani, che però
sono illesi e sono stati trasferiti altrove.
Gli attentati di Casablanca hanno colto il
Marocco durante un lungo week-end di vacanza per le celebrazioni del neonato erede
al trono, il figlio di re Mohammed. Il ministro dell’interno del Marocco, Mustapha Sahel, si è presentato nella notte alla televisione per dire che gli attentati «sono da addebitare al terrorismo internazionale». In cima alla lista dei sospetti ovviamente c’è Al
Qaeda, la rete già ritenuta responsabile dell’attacco di lunedì notte nella capitale saudita Riyadh. Le indagini in realtà «sono appena cominciate», ha detto ieri il ministro dell’interno; finora sono state arrestate tre persone, tutti cittadini marocchini.
I servizi colti di sorpresa
Certo l’attacco a Casablanca è il secondo, in
pochi giorni, in uno stato arabo stretto alleato degli Stati uniti. Dopo gli attentati di
Riyadh gli Stati uniti e la Gran Bretagna
hanno diffuso un allarme globale antiterrorismo, parlando di pericolo immediato di
La cellula marocchina
nuovi attentati in Kenya e altri paesi dell’Africa orientale, in Medio Oriente, sud-est
asiatico. Le esplosioni di Casablanca però
devono aver colto di sorpresa i servizi segreti americani e britannici, poiché il Marocco
però non compariva tra i paesi considerati a
rischio. Anche se qualcuno ricorda che nel
febbraio scorso un messaggio attribuito a
Osama bin Laden aveva incluso proprio il
Marocco e l’Arabia saudita tra i paesi musulmani «traditori» (per la loro collaborazione con gli Stati uniti) e più «idonei alla
liberazione».
«E’ un campanello d’allarme per tutti, la
guerra al terrorismo continua», ha dichiarato ieri il presidente americano Bush commentando gli attacchi di Casablanca. Nel
suo messaggio radiofonico del sabato Bush
ha ripetuto di nuovo ammonito sul pericolo
Casablanca, sopra, la Casa de
Espagna devastata da uno degli attentati kamikaze. Sotto,
quel che resta del ristorante
Positano. Foto ap
In effetti la collaborazione tra Rabat e Washington in materia di antiterrorismo è già
molto stretta. Un anno fa, nel maggio 2002,
i servizi di sicurezza del Marocco hanno arrestato un gruppo di 3 sauditi e 7 marocchini, dopo aver intercettato telefonate satellitari tra il gruppo e un certo Ahmed Mollah
Bilal, dirigente di Al Qaeda che si trovava
allora ancora in Afghanistan (nelle intercettazioni si parlava di attentati da compiere
contro navi americane e britanniche di passaggio nello Stretto di Gibilterra). Durante
gli interrogatori -lasciati fare alla polizia
marocchina con metodi particolarmente
spicci che gli americani sarebbero tenuti a
non usare - i dieci uomini avevano confessato l’appartenenza a Al Qaeda, e fornito
parecchi dettagli sulla struttura dell’organizzazione dopo la guerra in Afghanistan,
informazioni che il Marocco ha passato ai
servizi americani e britannici.
Proprio in questi giorni in Marocco è in
corso il processo d’appello a questa calula di
Al Qaeda. In prima istanza le condanne erano state lievi perché gli imputati avevano ritrattato le confessioni; ora sembra che la
pubblica accusa abbia adottato una linea
molto più aggressiva, tirando fuori anche
nuovi elementi materiali a carico degli imputati (tra cui prove di contatti con gli esecutori dell’attacco alla sinagoga in tunisia in
cui moriìrono 8 turisti tedeschi).
GIULIANA SGRENA
era chi pensava che con l’occupazione dell’Iraq l’ultima guerra fosse
finita e invece era appena iniziata.
Anche se per la verità questa è solo
la continuazione della guerra iniziata l’11 settembre e proseguita con i bombardamenti dell’Afghanistan. La guerra continua, ora l’offensiva è nelle mani di al Qaeda o di quella nebulosa
del terrorismo islamico che con questa sigla
viene identificata. Da Riyadh a Casablanca,
mentre l’allarme era mirato sul Kenya e l’Asia.
Attentati in rapida successione, per dimostrare
che il terrorismo internazionale è in grado di
colpire ovunque. Proprio mentre Bush pensava
di aver vinto la guerra. Quella che era stata
spacciata come parte della guerra contro il terrorismo, anche se - lo diceva persino la Cia Saddam non aveva nulla a che vedere con al
Qaeda. La fine auspicata da molti, soprattutto
dagli iracheni, di Saddam non ha contribuito
all’indebolimento del terrorismo, che anzi ora
forse potrà godere di una base in più in Iraq.
Fa riflettere il fatto che al Qaeda non abbia
colpito gli Stati uniti o gli interessi occidentali
nell’aerea mediorientale durante la guerra. Perché? Forse perché non voleva essere identificata con Saddam, oppure pensava che l’effetto
mediatico a confronto dei feroci bombardamenti potesse essere sminuito, o ancora era
meglio aspettare che la guerra avesse infiammato l’islamismo radicale e avesse indignato
tutti coloro che non si rassegnano a subire la
strapotenza americana e all’idea che il petrolio
iracheno finisca nelle mani di Washington che
a quel punto controllerà, con il mercato dell’oro
nero, tutto il Medio Oriente.
Dopo che anche l’Iraq è sotto il controllo di
Bush, il quale negando l’evidenza ostenta sicurezza nei confronti di al Qaeda, la guerra santa
può cominciare. A partire dai paesi arabi filooccidentali, anche se si mostrano tolleranti nei
confronti dell’islamismo moderato - come il
Marocco - o sono - come l’Arabia saudita - i
teorici del wahabismo, quella visione dell’islam
che i fautori del terrorismo con le loro azioni
sanguinarie portano alle estreme conseguenze.
Al Qaeda alza il tiro: colpisce insieme interessi arabi, occidentali e simboli ebraici. Il terrorismo non è finito, e la guerra santa come
tutte le guerre ha i suoi effetti collaterali, ma
per chi, come i kamikaze, teorizza il martirio la
vita terrena non conta. Ma la vita degli altri
non conta nemmeno per chi vive di consumismo occidentale.
C’
I diritti umani negati
La Spagna nel mirino
Il Marocco in bilico tra miseria, islam, Saharawi e repressione
Dopo l’appoggio alla guerra di Bush e il nodo irrisolto del Sahara
ZELDA MARINO *
Le violazioni dei diritti umani sono
state per anni un problema non indifferente in Marocco. La situazione è
stata molto critica negli anni ‘70,’80 e
’90, anni nei quali le violazioni sono
state sistematiche: detenuti politici e
prigionieri di coscienza, «sparizioni»
misteriose di cittadini marocchini e di
abitanti del Sahara, i saharawi, casi di
tortura. Dal 23 luglio 1999 però, dopo
la morte del re Hassan II e l’ascesa al
trono di suo figlio Mohammed VI, si è
avuta un’inversione di tendenza e numerose sono state le iniziative volte a
migliorare la situazione dei diritti
umani. Il 9 novembre 1999 viene destituito Driss Basri, ex-ministro dell’interno e responsabile della politica
repressiva degli ultimi trenta anni. Alcuni degli oppositori più emblematici
sono stati autorizzati a tornare in Marocco: i familiari di Mehdi Ben Barka,
dirigente socialista rapito e assassinato a Parigi nel 1965 da agenti del generale Oufkir; Abraham Serfaty, dirigente di estrema sinistra, arrestato nel
1974, torturato per 15 mesi in un centro di detenzione segreto, detenuto
per 17 anni e bandito dal paese dal
1991; Mohamed Daddach, saharawi,
prigioniero di coscienza, arrestato nel
1979 e condannato all’ergastolo per
aver disertato le forze di sicurezza
marocchine in cui era stato arruolato
di forza. Nel 1991 più di 330 persone
«scomparse» in detenzione segreta
per più di 18 anni sono state rilasciate.
Nei primi anni ‘90 circa 400 prigionieri di coscienza e politici sono stati rilasciati e più di 190 condanne a morte
sono state commutate in altra pena.
Dalla metà degli anni ‘90 gli arresti
politici, la tortura e le morti in custodia sono significativamente diminuite. Da parte istituzionale nel 1990 è
stato istituito il Consiglio Consultativo per i Diritti dell’Uomo (Ccdh) e nel
1993 è nato il Ministero per i Diritti
Umani. Il Marocco ha ratificato la
Convenzione contro la tortura nel
1993 e anche altri importati trattati
internazionali per i diritti umani. L’educazione ai diritti umani è stata introdotta nell’Università e nelle scuole.
Partiti, media indipendenti e Ong sono diffusi e attivi.
Nonostante i numerosi e significativi progressi, ancora forti sono le
preoccupazioni di Amnesty International. Decine di prigionieri politici arrestati dopo processi non equi nei
precedenti anni continuano ad essere
detenuti. Molti di loro sono membri
di gruppi islamici accusati di atti di
violenza e sentenziati duranti processi
sommari negli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Ancora 30 prigionieri politici, compreso
un prigioniero di coscienza, rimangono in carcere dopo processi ingiusti.
Le restrizioni della libertà di espressione continuano a essere imposte. I
giornalisti vengono arrestati per le critiche mosse alle autorità, quelli stranieri vengono espulsi dal paese,alcune
edizioni di giornali stranieri e interni
sono censurate. I responsabili delle
violazioni dei diritti umani commesse
nel passato non vengono individuati e
puniti.
E’ da tener presente che il Marocco
è un paese agricolo: oltre la metà della
sua popolazione attiva lavora nei
campi e la prolungata siccità ha come
conseguenza l’esodo di centinaia di
migliaia di rurali che vanno ad ammucchiarsi nelle bidonvilles già sovraffollate, nelle periferie e nel cuore
delle grandi città. Il paese è oppresso
dalla disoccupazione (il 25% degli attivi), oltre la metà della popolazione è
ancora analfabeta, nelle zone rurali,
due terzi degli abitanti non hanno ancora accesso all’acqua potabile, l’87%
è privo di corrente elettrica e il 93%
non fruisce di alcun tipo di assistenza
sanitaria.
Approfittando della povertà e della
miseria l’islamismo radicale si sta dif-
fondendo nel paese con molta forza,
ed il governo sta cercando di porre un
freno a tale crescita. Nonostante nel
maggio 2000 il prigioniero di coscienza Abdessalam Yassine, agli arresti
domiciliari dal 1989 e leader spirituale
della associazione Islamista Al-’Adl
wa’l-Ihsan (Giustizia e Carità), messa
al bando dalle autorità marocchine,
sia stato rilasciato, numerosi membri
e simpatizzanti della associazione sono stati arrestati e condannati ad un
anno di prigione con l’accusa di aver
partecipare a manifestazioni. Le ultime elezioni hanno visto un avanzamento dell’unico movimento islamico
che ha partecipato alle elezioni, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Pjd),
che è arrivato al terzo posto con 42
seggi.
A tutto questo si aggiunge il grave
problema del Sahara Occidentale. Dal
1991 è presente sul territorio una Missione dell’Onu per il referendum del
Sahara Occidentale (Minurso) responsabile dell’organizzazione di un referendum che dovrebbe stabilire definitivamente se il Sahara Occidentale resterà al Marocco, o se, come reclama
il Fronte Polisario con il sostegno dell’Algeria, opterà per l’indipendenza.
La convocazione di questo referendum è stata continuamente rinviata
per la difficoltà di stabilire con precisione le liste elettorali e a tutt’oggi
nulla è stato fatto. Numerose sono le
violazioni dei diritti umani commesse
dalle autorità marocchine verso i Saharwi: arresti tra coloro che manifestano per l’indipendenza del Sahara
Occidentale, dispersione di manifestazioni non violente con un eccessivo
uso della forza. A seguito di tali arresti
numerosi sono i casi di tortura e processi iniqui. La libertà di espressione,
di associazione e di movimento è limitata.
*Coordinatrice Marocco, Amnesty
International (Sezione italiana)
[email protected]
ALBERTO D’ARGENZIO
Quasi tutte le vittime occidentali degli
attentati di Casablanca sono spagnole,
colpite nella sede della Casa de Espagna. Cosa c’è dietro? La Spagna vanta
relazioni ottime con i paesi arabi, eccezion fatta per il vicino di casa, il Marocco. L’attacco a Casablanca ha certificato che la Spagna è ora un obiettivo
del terrorismo islamico. Lo è diventata
solo adesso e a causa del suo appoggio
incondizionato all’invasione dell’Iraq,
un punto su cui peraltro Rabat e Madrid convergono. Aznar provava ieri a
mischiare le carte ricordando un attacco terrorista del 1994 ad un hotel di
Marrakesh in cui morirono due spagnoli, ma è solo un patetico tentativo
di depistaggio di responsabilità ad una
settimana dalle elezioni amministrati-
11
ve. A portare Aznar sulla sciagurata
strada di Bush sono stati due fattori: il
terrorismo basco e il controllo del Marocco. Due terreni in cui l’aiuto di Washington è fondamentale. Nel terrorismo per l’Intelligence e la propaganda
(dal 1° maggio Batasuna è nella lista
dei gruppi terroristici di Bush, primo
regalo del dopoguerra), per il Marocco
visto l’ascendente degli Usa sulla dinastia alauita.
Numerosi e grossi sono i problemi
tra Madrid e Rabat. In primis Ceuta e
Melilla, enclaves iberiche in terra africana, ed il Sahara occidentale, l’ex Sahara spagnolo che Rabat, fin dalla
morte di Franco, mira ad annettersi alla faccia dei Saharawi. Poi questioni
più recenti come i trattati su pesca e
immigrazione clandestina. Una tensione perenne che è peggiorata con la
morte di Hassan II e l’incoronazione di
Mohammed VI. Il nuovo re non ha
mai celato la volontà di ridiscutere la
sovranità di Ceuta e Melilla, mentre
per Madrid la questione rimane assolutamente fuori discussione visto che
non si tratta di colonie ma di parte del
territorio del Regno di Spagna. Il 27 ottobre del 2001 Mohammed VI richiamava in patria l’ambasciatore a Madrid, Abdeslam Baraka, per le minacce
di Aznar seguite al blocco della trattativa tra Marocco ed Ue sulla pesca.
L’11 luglio scorso scoppiava la crisi dell’isoletta di Perejil, con richiamo anche
dell’ambasciatore spagnolo. Dopo 12
giorni di manovre militari lo scoglio
veniva riconsegnato allo statu quo ante, cioè alle pecore ed ai trafficanti, ma
solo grazie all’intervento diretto di Colin Powell, mentre per rivedere gli ambasciatori nelle rispettive sedi bisognava aspettare il 1° febbraio di quest’anno. Su pesca, Perejil e sul piano Baker
per le elezioni nel Sahara occidentale
(l’ultima versione verrà discussa proprio domani al Consiglio di sicurezza
Onu) Aznar si è sentito tradito dai partner europei ed in particolar modo dalla Francia, primo partner commerciale
di Rabat. La Ue non si è mossa per Perejil, considerandola bega tra vicini,
mentre sul destino del Sahara pesano
gli interessi delle compagnie petrolifere: la francese TotalElfFina (come l’americana Kerr-McGee) ha già accordi
con Mohammed VI per lo sfruttamento del petrolio dei Saharawi. Con l’Europa che stava a guardare, Bush ridando lo scoglio di Perejil ad Aznar firmava la migliore garanzia contro le mire
di Mohammed VI su Ceuta e Melilla. E
Aznar ringraziava appoggiando l’invasione in Iraq. E così per bloccare il Marocco la Spagna appoggia la guerra e
diventa ora obiettivo del terrorismo:
venerdí l’attentato in Marocco. Il circolo vizioso sembra appena iniziato
mentre per prima cosa Rabat chiude le
frontiere con Ceuta e Melilla.
L'Adsl parte alla carica,
nasce
Alice Ricaricabile.
Il kit per Internet veloce con card prepagata.
Scopri Internet delle meraviglie: è nata Alice Ricaricabile, la prima Adsl prepagata e pronta
all'uso. Il nuovo kit di Alice Ricaricabile può essere tuo a soli 100 euro e comprende:
il cd autoinstallante, il modem Adsl gratuito per i primi tre mesi (dopo il terzo mese, salvo
disdetta del cliente, il noleggio del modem è di 3 euro mensili), 2 filtri Adsl e 25 ore di
traffico prepagato. Il credito è valido per 3 mesi dall’effettiva attivazione della linea Adsl.
Esaurito il credito, per ripartire alla carica della Rete delle meraviglie ti basterà acquistare
Alice Ricarica, la carta con 25 ore di traffico a soli 50 euro. L'attivazione di 154,80 euro è gratis fino
al 30 giugno 2003. Tutti i prezzi si intendono IVA inclusa. Per saperne di più e verificare se la tua città è coperta
dal servizio chiama il 187, vai in un Punto 187, in un punto vendita autorizzato o clicca su www.aliceadsl.it.
5
Per ricaricare 5
il tuo credito5
inserisci il codice 5
Alice Ricarica5
sul sito www.aliceadsl.it
Per qualsiasi informazione chiama il 187 o consulta il sito www.aliceadsl.it.5
Il credito è valido 3 mesi dal momento dell'effettiva ricarica.
INTERNET DELLE MERAVIGLIE
12
il manifesto
Il pronunciamento
di Gianfranco Fini
A
domenica 18 maggio 2003
P O L I T I C A
ANDREA COLOMBO
ROMA
lla fine anche il prudente vicepremier Fini rompe gli indugi e si schiera apertamente a fianco del premier contro il giudici. «Alcune iniziative della magistratura dice da Agrigento - stanno condizionando la
vita politica del paese». Fini, come d’obbligo
i questi casi, specifica che solo «una minoranza esigua di magistrati, le cosiddette ‘toghe rosse’, agisce con una logica non imparziale». Poi però chiama alle armi l’elettorato
di centrodestra: «Mi auguro che gli elettori,
se intendono dare una connotazione politica al voto, tengano contro anche dell’azione
della magistratura». Sinora un appello a
sconfiggere la magistratura nelle urne non
era arrivato neppure da Silvio Berlusconi.
Il capo di An torna anche sui due nodi del
lodo Maccanico e dell’immunità parlamentare. Nessun problema sul primo: «Lo stralcio della posizione di Berlusconi dal processo Sme ne conferma la necessità». Sull’immunità, invece, arriva una ulteriore apertura, a riprova del successo ottenuto dal premier con le sue pressioni delle ultime settimane. «Se ne può discutere - ripete Fini senza demonizzazioni e senza cercare di garantire privilegi che non avrebbero senso».
Subito dopo, però, chiarisce di cosa si possa
discuteere: delle «modalità per garantire
l’autonomia del potere legislativo rispetto a
quello giudiziario, senza scandalizzarsi per
«La magistratura sta condizionando la vita
politica». Fini chiama alle armi gli elettori
contro «i magistrati non imparziali»
Gianfranco Fini. Foto Ap
questo. Gli europarlamentari godono di una
immunità che i parlamentari nazionali italiani non hanno più da 10 anni».
Difficile equivocare. E’ vero che, per accontentare il suo elettorato, il leader di An
conferma ogni volta che ne ha l’occasione di
non voler tornare indietro di 10 anni e di
aborrire ogni forma di impunità. Nel concreto però le sue progressive aperture spalancano i cancelli al ripristino dell’immunità, magari in forma appena attenuata rispetto alla versione abolita nel ’93. Non a caso, del resto, esprime immediato sostegno
alle parole del vicepremier il ministro Buttiglione, esponente di quella Udc che, come
An, è più che sospetta di frondismo: «L’affermazione di Fini è talmente vera da sembrare addirittura banale». Va bene la fronda, ma non al punto di pestare i calli sul serio all’onnipotente Cavaliere.
Prima ancora che dai leader politici, la risposta all’affondo di Fini è arrivato dalla
magistratura. «Anche il vicepremier, che
pure guida un partito in cui forte dovrebbe
essere il senso dello stato - ribatte Armando
Spataro - sente il bisogno di allinearsi alle
strumentali accuse rivolte alla magistratura». Spataro invita quindi l’Anm a «portare
al più presto di fronte all’attenzione della
comunità internazionale l’anomalia della situazione italiana». Botta e risposta. «Che sia
un magistrato a commentare le mie affermazioni è la dimostrazione che ho ragione:
c’è qualcuno che fa politica», risponde Fini.
Per la verità, oltre a Spataro e alla stessa
Anm, tutto l’Ulivo ha risposto a Fini. Non
solo respingendo le accuse rivote ai togati,
ma soprattutto confermando l’indisponibilità a una trattativa sull’immunità parlamentare. Il suo ripristino, taglia corto Massimo
D’Alema, «trasformerebbe il parlmento in
un refugium peccatorum». E’ un no pesante,
perché Fini, a differenza di Berlusconi, mira
proprio a coinvolgere l’opposizione nel ripristino dell’immunità, e anche per questo
insiste per resuscitarla sì, ma in forma soffice.
L’Anm: «E’ intollerabile»
Urne? No, grazie
I GIUDICI Bruti Liberati risponde a Fini e alle destre:
ELEZIONI ANTICIPATE. L’idea non piace
a Milano solo una decisione tecnica, basta attacchi
a nessuno e la minaccia cade nel vuoto
A. MAN.
Con le parole di Gianfranco Fini le destre hanno di nuovo passato il segno. E l’associazione
magistrati (Anm) è intervenuta per difendere i
giudici di Milano e la decisione di stralciare la
posizione dell’imputato Berlusconi Silvio. «Una
decisione strettamente tecnica del tribunale di
Milano, adottata secondo le normali regole
processuali utilizzate ogni giorno, è stata oggetto di attacchi intollerabili», ha detto il presidente dell’Anm Edmondo Bruti Liberati.
Scontro con Castelli
Il guardasigilli senza freni: «Bruti
non ha senso delle istituzioni, riderà
meno quando rivelerò gli aumenti
di stipendio che mi ha chiesto»
Il sindacato delle toghe rispondeva innanzitutto al capo di An, lo scontro tra i magistrati e
la maggioranza è però a tutto campo. Di qui
l’altolà: «Il parlamento sovrano - ha proseguito
Bruti - può cambiare le leggi, ma finché sono
vigenti la Costituzione impone ai magistrati il
dovere di applicarle». Ce n’è anche per il guardasigilli, il leghista Roberto Castelli, che nel caso dello stralcio di Milano sostiene di far fatica
a rispettare il principio di non commentare i
processi in corso. «La preghiamo, signor ministro, faccia una eccezione - chiede Bruti - poiché l’intera cultura giuridica italiana è ansiosa
di conoscere il suo autorevole punto di vista».
Stizzita la riposta di Castelli, che come è noto è
ingegnere acustico e si sente sempre sotto attacco per la limitata dimestrichezza con il dirit-
S L O V A C C H I A
Referendum, sì
all’ingresso nella Ue
La Slovacchia ha votato nettamente a favore dell’adesione all’Unione europea ammessa con la firma storica dell’ultimo
Consiglio europeo di Atene - e nel referendum è stato superato il quorum del
50 per cento. Lo ha annunciato il primo
ministro slovacco, Mikulas Dzurinda, dopo che per tutto il giorno si erano sparse
voci sul mancato raggiungimento del
quorum. «Il referendum è valido - ha detto Dzurinda in un discorso pubblico - e
una netta maggioranza dei nostri cittadini ha detto sì all’ingresso nell’Unione europea. Buona fortuna a tutti nella Unione
europea!». Dzurinda non ha fornito dati in
un intervento pomeridiano destinato a
spazzare ogni incertezza, ma i risultati
preliminari diffusi da 72 dei 78 distretti
indicano un’affluenza del 51,7 per cento
con un 90 per cento di sì all’ingresso nell’Unione. Il referendum si è svolto in due
giorni.
to: «Bruti Liberati tenta di dileggiarmi e questo
dimostra il suo scarso senso delle istituzioni. E’
sempre pronto a scandalizzarsi se qualcuno
critica la magistratura - ha detto Castelli - ma
non esita a offendere le altre istituzioni». Il resto della dichiarazione è la quintessenza del
personaggio, un po’ minacciosa e un po’ ridicola: «Bruti Liberati se la ride - ha detto ancora
Castelli - ma smetterà di ridere quando deciderò di rendere nota agli italiani l’entità degli aumenti di stipendio che ha avanzato nell’unica
occasione di incontro che mi ha chiesto nel
corso del 2002». Naturalmente il presidente
dell’Anm non ha commentato. Per la cronaca
l’incontro è stato nel novembre scorso, riguardava la legge finanziaria per il 2003. In quell’occasione i magistrati contestarono i tagli al sistema giustizia, senza chidere aumenti generalizzati ma ponendo invece due problemi specifici:
quello di una modesta progressione per lo stipendio d’ingresso dei giovani magistrati (che
oggi guadagnano meno dei vincitori di alcuni
concorsi pubblici) e quello della discriminazione ai danni delle donne magistrato, che durante la maternità perdono tutte le indennità.
Ieri però, il problema di Bruti era respingere
«con sdegno» le accuse ai magistrati che non si
piegano all’imputato Berlusconi e ai suoi amici.
«A quegli esponenti politici che continuano ad
evocare la favola dei settori minoritari e politicizzati della magistratura - ha insistito il presidente dell’Anm - la risposta è stata data dai
7539 magistrati italiani che la settimana scorsa
hanno votato nelle elezioni interne attribuendo
un accresciuto consenso alla linea di fermezza
tenuta dagli attuali organismi direttivi dell’associazione». E c’è da scommettere che, se Castelli avesse parlato prima, il vertice dell’Anm
avrebbe guadagnato altri voti.
MATTEO BARTOCCI
In attesa delle future «dichiarazioni
gravissime» promesse da Berlusconi,
gli altri leader politici, tutti impegnati nella campagna elettorale ai quattro angoli del paese, allontanano all’unisono l’ipotesi di andare alle urne
nel 2004. Un’idea che si era affacciata
sulla scena politica nei giorni dello
scontro frontale del processo ambrosiano ma che in realtà era più una
An e i centristi:
«Al governo fino al 2006». Anche
il centrosinistra boccia il voto
anticipato. Violante: «Lo scontro
giudiziario non riguarda il paese»
minaccia che un’intenzione reale.
Smentita a chiare lettere ieri dal
vicepresidente del consiglio, Fini, che
ha avvisato: «Se la sinistra vuole dare
una spallata al governo, in piazza o
nei tribunali, si rassegni. Non vogliamo le elezioni anticipate».
Nel rifiuto delle urne infatti il centrodestra ritrova la sua stabilità, dopo i sussulti dei giorni scorsi. Con
Berlusconi lontano e dedito essenzialmente alle sue vicende processuali, gli alleati si sono divisi su tutto. Il
ministro Alemanno, l’uomo che più
di tutti si è scontrato con i ricatti leghisti, infatti dichiara: «Le elezioni
anticipate non sono escluse a priori»,
ma il vero obiettivo è una verifica interna al governo, «gli Stati Generali
della Cdl», necessari per sanare i contrasti di questi mesi e per «ritrovare
l’armonia nella coalizione». Ma i centristi chiedono soprattutto stabilità:
«Il governo durerà fino al 2006» ripetono Buttiglione, Giovanardi e Follini.
A sinistra anche D’Alema esclude
il rischio di un voto nel 2004, un’ipotesi che a Rutelli addirittura fa «venire le bolle solo a parlarne». E’
proprio D’Alema che però incalza il governo: «Berlusconi
dovrebbe occuparsi dei problemi del paese. Che oggi
non è governato. Berlusconi
vuole avvelenare il clima, ma
fa tutto da solo». Specifica
meglio Violante: «Lo scontro
giudiziario non riguarda il
paese, ma gli avvocati e i giudici di
Berlusconi». I Ds quindi cercano di
chiudere lo scontro sulla giustizia, di
isolare il Cavaliere con le sue grida e
la sua «voglia di rissa» e di tornare
alla politica. Forse perché, come dice
Bossi, «a Silvio più gliene fanno più
voti prende». Anche se i Ds, e forse
non potrebbe essere altrimenti, si dicono ottimisti sull’esito delle prossime amministrative.
Voce solitaria, forse perché oggi
esclusa dal parlamento, è Antonio Di
Pietro, l’unico a chiedere nuove elezioni in grado di «sradicare il virus»
del monopolio dell’informazione del
Cavaliere.
R A I
Su Santoro
Gasparri
avverte il cda
e decisioni dell’Authority, che ha
bacchettato Socci, Santoro e Fede?
L
Il ministro Gasparri le ha accolte con
«grande gioia», perché le ha capite, a
differenza dei «giornalisti incompetenti» dato che «c’è un analfabetismo totale nel giornalismo italiano». Per il bene della categoria e dell’informazione,
però, il nazional-alleato chiarisce: per
Excalibur non ci sono problemi, i garanti hanno solo detto che la Rai deve
dare «qualche minuto in più alle tesi
diverse». Mentre Santoro «ha violato
la legge Mammì», quindi la Rai «ha
fatto bene a non mandarlo in onda nel
2003». Si passa all’avvertimento al cda,
in particolare alla presidente: «Leggano bene le motivazioni dell’autorità»
prima di decidere di riportare in video
il giornalista. Sul Tg4 Gasparri non si
esprime. Vuole occuparsi solo di Rai e
infatti già prevede che il dg «non metterà Santoro». Ribatte Fassino: «Se
Excalibur fosse stata capace di garantire il pluralismo l’Authority non avrebbe avuto ragione di interessarsi».
F R A N C I A
Socialisti
a congresso:
«Più aperti»
ingiovanire,
femminilizzare,
mettere in evidenza compagni
di tutti i colori»: Francois Hollande,
primo segretario del Partito Socialista
francese, cerca di risvegliare la sinistra
dal torpore semi-comatoso in cui è caduta dopo la sconfitta del 21 aprile
2002 - quando Jospin fu escluso dal
ballottaggio contro Chirac per le presidenziali - lanciando un radicale piano
di rinnovamento nel Congresso di Digione, che si è aperto venerdì. Primo
passo, la composizione del Consiglio
Nazionale (204 membri). E tra i 133
componenti che toccano alla sua mozione - cui il voto nelle sezioni ha dato
una buona maggioranza - Hollande
presenta una lista con molti nomi e
volti nuovi, con una quota consistente
di persone di origine straniera (tra il 15
e il 20%), il 48% di donne e «molti giovani». E fioccano i nomi ecellenti: quello di Malek Boutih, fino a ieri presidente di «Sos Racisme», che lascia l’organizzazione per entrare nel direttivo socialista - e si parla già di una sua candidatura alle europee.
«R
B E L G I O
Elezioni,
esito
incerto
la consultazione più incerta nella
storia belga, indicano pronostici
e sondaggi. Gli elettori sono 7,5 milioni
e il voto è obbligatorio. La sfida principale è tra i liberal-democratici del premier Guy Verhofstadt e la destra dei
cristiano-democratici dell’ex ministro
della giustizia Stefan De Clerk, con i
socialisti dati in crescita e certamente
vittoriosi nella regione francofona.
L’incognita è rappresentata dal partito
fiammingo xenofobo del Vlaams Blok
(Blocco fiammingo), che potrebbe superare la soglia storica del 15% e diventare un ingombrante ago della bilancia. L’incertezza è favorita anche
dalle regole elettorali che prevedono la
ripartizione dei seggi con il proporzionale, ma nel quale pesano molto le alleanze prima e dopo il voto. Così, salvo
clamorose sorprese, già si prevedono
lunghi negoziati per arrivare a formare
una maggioranza. Intanto, la coalizione governativa uscente, formata da liberali, socialisti e verdi, ha perduto i
ministri del partito verde. Il movimento, che aveva ottenuto un brillante risultato nelle ultime elezioni, potrebbe
subire un ridimensionamento. I liberali sperano di crescere e di poterne fare
a meno, i socialisti probabilmente faranno di tutto per includerli in un futuro gabinetto, ma potrebbero essere
gli stessi verdi a decidere di non rientrare nell’Arcobaleno.
E’
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
S O C I E T À
Un G8 a tolleranza zero
Zone rosse, gas Cs e pallottole di gomma per i contestatori. Ci sarà anche la polizia tedesca
I
SERENA TINARI
GINEVRA
l Governo federale ha fatto marcia indietro: chiederà rinforzi alla Germania, cedendo
alle pressioni della ministra della giustizia e polizia di Ginevra Micheline Spoerri. 750 Schupos,
gli agenti antisommossa tedeschi, con 15 camion idranti, dovrebbero dunque unirsi alle
forze svizzere per difendere il vertice di Evian.
La decisione sarà ratificata mercoledì dal Governo nella sua seduta settimanale e a giorni
dovrebbe arrivare la conferma dal ministro degli interni tedesco Otto Schilly, che aveva già
assicurato questo aiuto alla sua omologa svizzera Ruth Metzler. La notizia ha suscitato inquietudine nel Forum sociale lemanico, che
protesta «per una misura del tutto sproporzionata, che aggiunge tensione a una situazione
già delicata e rischia di aumentare la psicosi e il
rischio concreto di aggressioni da parte della
polizia». Gli agenti tedeschi dovrebbero essere
destinati alla difesa dell’aeroporto di Cointrin e
il Forum sociale chiede che in nessun caso si
trovino a contatto con i manifestanti.
Venerdì il Partito socialista, l’Unione di centro e il Partito democristiano hanno espresso
forti critiche contro una decisione «immotivata» e «sconsiderata», puntando il dito contro il
continuo cambiare idea dell’esecutivo federale.
Ieri mattina, intanto, a Biére, nei pressi di Losanna, le polizie dei cantoni Ginevra, Vaud e
Valais hanno illustrato in una conferenza
stampa la«doctrine d’engagement», ovvero l’insieme di regole, criteri ed armi che saranno impiegate dagli agenti nella difesa del G8, lato
svizzero. «Legalità, opportunità e proporzionalità», ha spiegato il maggiore Alain Bergonzoli,
«sono i cardini della dottrina sottoscritta in un
concordato dai cantoni francesi e italiani già
nel 1999 e ribadita per la gestione di Evian: a
questa dottrina faranno riferimento anche le
altre polizie cantonali e straniere coinvolte».
Sotto una pioggia battente, i giornalisti sono
stati accompagnati in una visita guidata nel
mondo dei Robocop elvetici, che da due giorni
si allenano per il G8. Dalle speciali tenute ignifughe acquistate per l’occasione dal canton
Vaud (che sarebbero 250, anche se i media romandi avevano scritto 400), agli idranti che
spareranno acqua mescolata con gas lacrimogeno Cn, ma «avviseremo i manifestanti del
Luglio 2001, polizia in assetto antisommossa al G8 di Genova. Foto Riccardo de Luca
Da Losanna la sfida agli otto «grandi»
ANDREA CAPOCCI
LOSANNA
Stretta tra lago e montagna, Evian
non riuscirà ad ospitare le migliaia
di persone dell’organizzazione, delle delegazioni dei Grandi e delle dodici nazioni invitate al vertice. Per
fortuna (del G8), Losanna si è prontamente messa a disposizione. Per
la città svizzera è una vetrina internazionale, ma stavolta gli oneri potrebbero superare gli onori. La collaborazione al vertice ne farà infatti
uno dei luoghi principali delle mobilitazioni anti-G8. Diverse iniziative vi
sono state organizzate e per ospitare i manifestanti sarà creato un
vero e proprio «Villaggio alternativo». Al vertice parteciperanno ventuno paesi, Svizzera inclusa. A
Evian sarà infatti siglato il Nepad
(Nuovo partenariato per l’aiuto allo
sviluppo), un accordo tra nord e
sud del mondo che stabilirà le linee-guida dello sviluppo economico a livello globale. Proprio l’allargamento del vertice è uno dei moti-
vi della protesta contro il G8. Oltre
al tentativo di esportare nel sud
uno sviluppo deciso solo al nord, i
new global denunciano gli stessi
governi invitati al G8, in cui democrazia e libertà sono merci tuttora
rare. Le delegazioni di questi paesi
saranno ospitate a Losanna e l’intero lago sarà dichiarato «zona rossa». Divieto di accesso anche al
porto di Losanna, attorno al quale
si concentrano gli hotel dove saranno ospitate le delegazioni. L’opposizione al G8 precederà il vertice: già giovedì 29 maggio (il G8 inizia il primo giugno) si terrà la prima
delle manifestazioni internazionali.
Un corteo partirà dalla zona rossa
per raggiungere la piazza centrale
cittadina, per una serata di festa e
concerti. Le forze politiche che vi
parteciperanno vanno dal partito
socialista alle frazioni più radicali
del movimento, di storica tradizione libertaria. Il comitato contro il
G8 si è comunque impegnato ad
azioni non violente e «festive». Venerdì vedrà l’arrivo a Losanna di
una carovana di biciclette da Berna. La sera successiva, Losanna
parteciperà ad una suggestiva iniziativa detta «Fuoco al lago!»: dei
falò illumineranno tutto il perimetro
del lago tranne Evian, unica macchia di oscurità di una regione altrimenti infiammata dall’opposizione
al vertice. Dopo la grande manifestazione a Ginevra di domenica
mattina, infine, la protesta convergerà di nuovo a Losanna per «disturbare» l’inizio del vertice vero e
proprio, previsto nel pomeriggio.
Le manifestazioni accerchieranno
la «zona gialla» (proibita alle dimostrazioni), ostacolando così l’imbarco verso Evian. Il villaggio autogestito «Oulalac’ village» nascerà in riva al lago (l’ubicazione è in via di
definizione), in cui si potrà alloggiare e partecipare a feste, concerti,
assemblee. Il «villaggio» sarà il cuore pulsante della mobilitazione losannese. A una settimana dalla sua
apertura, prevista per il 24 maggio, non resta che sperare nel bel
tempo.
imminente». Gas Cs, invece, in candelotti e nei
diffusori che i militari porteranno a spalla, sui
quali il maggiore Bergonzoli si è lasciato andare
a una battuta tanto facile quanto di dubbio gusto: «non sembra forse un giardiniere alle prese
con un fertilizzante?». Gas e pallottole di plastica saranno «rimedi estremi, destinati ai casseurs», ma la parola d’ordine è «desescalation»,
ovvero «cercheremo in ogni modo di contenere
i momenti di tensione». Gli ufficiali lo ripetono
di continuo: «il diritto di manifestare democraticamente sarà rispettato», ma sarà tolleranza
zero «per chi cerchi di violare la zona rossa, o
non obbedisca agli ordini della polizia». Dopo
tre ore di dimostrazione, fra marce militari,
scudi di plexiglas e sorrisi alle telecamere, l’aperitivo con i giornalisti. E dopo un paio di bicchieri di vino, a un istruttore del canton Vaud
proprio gli scappa da dirlo, alla giornalista italiana: lui, a Genova c’era. «Come osservatore,
con la mia telecamera digitale. È stata un’esperienza incredibile: i manifestanti erano delle vere bestie. Speriamo di fare tanto bene ad Evian
come hanno fatto i nostri colleghi italiani a Genova». A chi gli ricorda che è a Genova è stato
ucciso un ragazzo che aveva appena ventitré
anni, tranquillo replica: «c’est dommage», è un
peccato.
Intanto a Ginevra, presso la Maison des associations, si incontrava il team legale europeo
per Evian, su iniziativa dell’Aed (avvocati europei democratici) e della Commissione internazionale diritti fondamentali e globalizzazione
(www.globaldr.org). Avvocati da Francia, Svizzera, Grecia e Italia hanno discusso del coordinamento per i giorni di Evian: ci saranno legali
a tutte le frontiere e nei luoghi delle mobilitazioni (ad Annemasse, Ginevra, Losanna), che
indosseranno una pettorina rossa e saranno a
disposizione dei manifestanti contro arresti
preventivi, espulsioni, schedature illegali (contatti: [email protected]). Del gruppo fanno parte anche studenti e attivisti, che si coordineranno con i legali, mentre a Ginevra ci sarà
una postazione fissa di riferimento (telefono attivo dalla prossima settimana: 0041 22 329 20
69). A Parigi, intanto, un gruppo di giuristi, magistrati e avvocati ha dato vita a un Osservatorio sulla legalità per Evian, che chiede il rispetto
dei diritti umani «per tutti i manifestanti, anche per coloro che si rendano responsabili di
un’azione illegale».
Nove i referendum, il più importante è quello sull’energia atomica. Si vota anche su sanità e disabili
Nove referendum federali in un giorno solo:
tanta abbondanza nella storia della Confederazione si era vista una sola volta, nel lontano
1866. E per le spiegazioni di prassi all’elettorato, il governo ha dovuto mettere insieme
un opuscolo di 96 pagine. Si vota stamattina,
le urne si chiudono alle 12.30 e alle 14 ci saranno le prime proiezioni. Fra i quesiti, il più
caldo è quello sul nucleare: due iniziative, entrambe promosse dalle forze di sinistra, chiedono di chiudere le centrali atomiche. L’iniziativa «Moratoria più» propone di rinnovare per dieci anni il blocco sulla costruzione di
nuove centrali (la precedente moratoria è
scaduta nel 2000); chiede che alla cittadinanza sia data la possibilità di scegliere se utiliz-
zare per il proprio consumo quotidiano di
energia nucleare e che qualunque potenziamento degli impianti attivi sia sottoposto a
referendum. «Corrente senza nucleare» propone invece di chiudere entro il 2014 tutti gli
impianti atomici svizzeri. La maggioranza
del parlamento e il governo hanno invitato la
popolazione a respingere entrambi i quesiti, e
per l’esecutivo si è dovuto impegnare il ministro dell’energia, il socialista Moritz Leuenberger: una posizione scomoda, non solo perché il suo partito sostiene le iniziative, ma
anche perché il deputato Leuenberger cinque
anni fa aveva proposto di farla finita con l’energia atomica. Secondo l’opposizione, i termini proposti nei quesiti non consentirebbero di rimpiazzare con energie pulite quel 40
per cento del fabbisogno nazionale di energia
elettrica che attualmente forniscono le 5 cen-
trali atomiche attive (il restante 60 per cento
proviene quasi interamente da impianti
idroelettrici). Secondo i promotori dei referendum, invece, si tratterebbe di un falso
problema, visto che almeno un terzo della
produzione elettrica svizzera viene comunque esportato: e se c’è un surplus, non si potrebbe verificare una perdita economica rilevante. Ma nella sostanza tutte le forze politiche concordano: l’era atomica deve chiudersi,
anche perché a 34 anni dall’inaugurazione
della prima centrale la Svizzera non ha ancora trovato una soluzione per lo stoccaggio dei
rifiuti radioattivi.
Al voto anche sulla «parità di diritti per i
disabili»: il referendum chiede di inserire nella Costituzione un articolo che espliciti il divieto di discriminare una persona in virtù di
«menomazioni fisiche, mentali o psichiche».
I N B R E V E
Gita
tragica
di ventinove morti il tragico
bilancio di un incidente avveE’
nuto ieri mattina in Francia sull’autostrada A6, dove un pullman a due
piano affollato di turisti tedeschi diretti in Spagna è uscito di carreggiata e si è rovesciato in una scarpata.
Secondo l’ultimo bollettino, fornito
in serata dalla prefettura del Rodano, ci sono anche quarantacinque
feriti e otto di essi versano in gravi
condizioni. L’incidente è successo
alla periferia nord di Lione (sudest),
sull’autostrada che porta al Mediterraneo. Il pullman - partito da
Helmstedt, vicino ad Hannover aveva a bordo 68 persone. I turisti
tedeschi avevano vinto una lotteria
e stavano andando in viaggio-premio nella penisola iberica.
Due anni a Sodano
ue anni e 4 mesi di reclusione
sono stati inflitti dal tribunale
D
di Agrigento al senatore Calogero
Sodano (Udc), ex sindaco della città
dei Templi. I giudici hanno ritenuto
Sodano responsabile di irregolarità
compiute nelle opere di urbanizzazione del quartiere denominato Favara Ovest. Il tribunale, presieduto
da Francesco Carini, ha pure condannato a 2 anni di reclusione l’altro ex sindaco di Agrigento ed ex
deputato Dc, Roberto Di Mauro.
Condanne anche per gli ex assessori
comunali Calogero Baldo (4 anni di
carcere) per Giuseppe Catania (3
anni) e per Piero Hamel (tre anni e
quattro mesi). Due anni e 3 mesi di
reclusione sono stati inflitti a tre
tecnici comunali per truffa, abuso
d’ufficio e falso.
Riina operato
on tornerà nell’ospedale di
Ascoli Piceno, per il momento,
N
Totò Riina, che rimane al terzo pia-
Svizzera al voto per chiudere le centrali nucleari
S.T.
BERNA
13
In particolare, i promotori chiedono che siano rimosse le barriere architettoniche da tutti gli edifici pubblici. Il governo si è opposto
all’iniziativa, adducendo gli alti costi che
comporterebbe. E per fare fronte alle 120 mila firme che l’hanno sostenuta ha portato in
Parlamento una legge-quadro definita dalle
associazioni «timida e insufficiente». «La salute a prezzi accessibili», referendum proposto dal Partito socialista, propone una riforma radicale del sistema sanitario. Due votazioni riguardano la riforma delle forze armate: è il progetto Esercito XXI, approvato dopo
un lungo e complesso dibattito nelle camere
federali, che prevede una riduzione degli effettivi dagli attuali 360 mila a un massimo di
140 mila soldati. «Per una domenica senz’auto in ogni stagione» propone infine quattro
giornate l’anno senza auto.
no del nosocomio di Teramo, nell’unità di terapia intensiva coronarica,
in condizioni stazionarie dopo l’intervento di angioplastica. Strettissime le misure di sorveglianza, all’esterno e all’interno dell’ospedale,
che sono state istituite anche per
l’intera giornata di domani. I medici
non hanno emesso alcun bollettino
sulle condizioni di salute di Riina.
Hanno fatto sapere, comunque, che
il paziente non sarà trasferito nell’area dell’ospedale normalmente riservata ai detenuti, al settimo piano,
in quanto non attrezzata, per la circostanza, dal punto di vista sanitario.
Fitti europei
n funzionario europeo è stato
arrestato giovedì dalla polizia
U
belga perché affittava a immigrati illegali locali che stavano tra l’indecente e l’insalubre. Ironia della sorte
il funzionario, Aloysius W. di 51 anni, lavora alla Direzione generale
giustizia ed interni, proprio quella
che disegna la leggi europee sull’immigrazione e che ha fatto della lotta
al traffico di esseri umani una delle
sue bandiere. Aloysius disponeva di
5 locali in differenti quartieri di Bruxelles che sono stati affittati ad almeno 58 immigrati, provenienti da
Russia, Bulgaria, Somalia, Nepal ma
soprattutto zingari rumeni. Loro pagavano tra i 70 e i 400 euro al mese a
testa. Aloysius è adesso in carcere e
forse verrà sospeso dalla Commissione per 4 mesi.
Assemblea a Roma
il momento di riavviare un
percorso di sensibilizzazione e di mobilitazione di massa coinvolgendo il numero più ampio possibile di migranti, organizzazioni
della società civile, associazioni antirazziste, sindacati, partiti, personalità, cittadini, uomini e donne per
rivendicare una diversa politica dell’immigrazione in Italia ed in Europa». E’ questo un passaggio dell’appello lanciato da numerose associazioni e personalità che propone per
oggi alle 10 un’assemblea nazionale
che si svolgerà a Roma in via Buonarroti 12 presso la Sala fredda della
Cgil Lazio.
«E’
L'Adsl parte alla carica,
nasce
Alice Ricaricabile.
Il kit per Internet veloce con card prepagata.
Scopri Internet delle meraviglie: è nata Alice Ricaricabile, la prima Adsl prepagata e pronta
all'uso. Il nuovo kit di Alice Ricaricabile può essere tuo a soli 100 euro e comprende:
il cd autoinstallante, il modem Adsl gratuito per i primi tre mesi (dopo il terzo mese, salvo
disdetta del cliente, il noleggio del modem è di 3 euro mensili), 2 filtri Adsl e 25 ore di
traffico prepagato. Il credito è valido per 3 mesi dall’effettiva attivazione della linea Adsl.
Esaurito il credito, per ripartire alla carica della Rete delle meraviglie ti basterà acquistare
Alice Ricarica, la carta con 25 ore di traffico a soli 50 euro. L'attivazione di 154,80 euro è gratis fino
al 30 giugno 2003. Tutti i prezzi si intendono IVA inclusa. Per saperne di più e verificare se la tua città è coperta
dal servizio chiama il 187, vai in un Punto 187, in un punto vendita autorizzato o clicca su www.aliceadsl.it.
5
Per ricaricare 5
il tuo credito5
inserisci il codice 5
Alice Ricarica5
sul sito www.aliceadsl.it
Per qualsiasi informazione chiama il 187 o consulta il sito www.aliceadsl.it.5
Il credito è valido 3 mesi dal momento dell'effettiva ricarica.
INTERNET DELLE MERAVIGLIE
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
O N
N O M I A
EE CC O
15
&salsa
chips
Miti ed errori dell’e-learning
L
FRANCO CARLINI
a ministra Letizia Brichetto Moratti
ha fatto un decreto con il quale si
dettano i criteri per l’insegnamento universitario online, via Internet. Il decreto fissa «i
criteri e le procedure di accreditamento dei
corsi di studio a distanza delle università
statali e non statali e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici». In pratica quella che finora era stata
una sperimentazione, condotta da alcune
università, viene inserita in un quadro coerente; soprattutto vengono fissati dei criteri
di qualità, per far sì che l’università a distanza non sia di serie B.
In questi stessi giorni tuttavia un affollatissimo incontro organizzato dalla Fondazione Ibm e dalla Università di Milano Bicocca, ha messo in pubblico i limiti e le
frontiere del cosiddetto e-learning, contribuendo anche a smantellare alcuni miti che
si stavano pericolosamente sviluppando.
Il primo di tutti, di cui sembrano vittime
anche i funzionari del Ministero, è quello
secondo cui l’insegnamento a distanza consentirebbe significativi risparmi. Secondo il
Sole24ore, il Miur (ministero dell’università) valuta che un corso di laurea tutto telematico costi soltanto un quarto di uno normale: clamoroso. Le cose purtroppo non
stanno così, come viene documentato dalla
ricerca della Bicocca, coordinata dal professor Raoul Nacamulli e pubblicata da Etas
con il titolo «La formazione, il cemento e la
rete».
Il perché è presto spiegato: per essere una
cosa seria l’insegnamento a distanza (chiamiamolo così, anche se il termine è impreciso e mette in luce solo uno degli elementi)
chiede un grande lavoro di progettazione e
realizzazione delle infrastrutture tecnologiche e soprattutto dei materiali didattici. Se
ogni docente sperimentato è certo capace di
andare in aula e tenere la sua «conferenza»
agli studenti, la costruzione di una lezione
online, magari in forma di ipertesti, multimedia, animazioni e simili raffinatezze
chiede molta progettualità di tipo non lineare (non si tratta di stendere una dispensa) e competenze supplementari. Facilmente i singoli blocchi di lezioni dovranno essere costruiti insieme a un regista multimediale e con un grafico animatore programmatore. Serve molto tempo, molta intelligenza e molto lavoro umano.
Le stime di chi scrive sono che una lezione multimediale da convogliare via Internet
chiede un tempo 10 volte superiore rispetto
alla stesura di un testo fatto di sole parole.
In altre parole i costi sono dieci volte più alti.
L’obiezione dei sostenitori dell’insegnamento a distanza suona così: d’accordo, è
tutto vero, ma una volta costruiti i singoli
moduli, questi possono essere usati e riusati
più volte, assemblandoli in varia maniera
come in un Lego (si parla in questo caso di
Learning Object) e la loro «distribuzione»
agli studenti avviene in maniera assai economica: niente più aule da gestire (pulire,
mantenere), niente bidelli né spazi fisici; solo connessioni Internet e interazioni a distanza.
In altre parole succederebbe come con il
software, dove costa moltissimo produrre la
prima copia, ma pochissimo, al limite nulla,
la sua distribuzione. Anche questo è solo
parzialmente vero, tuttavia: se si vuole insegnare seriamente, non si tratta solo di distribuire delle dispense elettroniche, ma di
supplire all’assenza di interazioni faccia a
faccia, con una buona dose di relazioni online. E infatti anche il decreto del ministero
parla di «attività formative basate sull’inte-
I consiglieri della ministra Moratti sono convinti che la «laurea on line» sia la soluzione
per ridurre i costi dell’istruzione universitaria e il gap formativo col resto d’Europa.
Ma sembrano dimenticare i fondamenti di ogni trasmissione della «conoscenza»
(che non coincide mai con la semplice diffusione di «informazione»)
rattività con i docenti-tutor e con gli altri
studenti»; significa dunque che per ogni
dieci studenti ci deve essere un tutor (un
tempo li si chiamava assistenti, ma in inglese suona più moderno) che ne segua l’apprendimento, che risponda alle lettere elettroniche di chiarimento e via interagendo.
Perciò una classe di 100 studenti chiede un
docente e dieci assistenti, e di nuovo i costi
tornano a salire.
Questo non significa che allora non si
debba fare o che non sia utile usare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per migliorare in qualità l’insegnamento universitario e per «produrre» più
laureati, colmando il penoso distacco tra l’Italia e gli altri paesi europei. Ma questo va
fatto (a) senza illudersi di avere trovato la
bacchetta magica, nell’occasione denominata Internet, e (b) miscelando nella maniera più saggia il vecchio e il nuovo.
Non per caso il titolo del libro-ricerca di
Ibm-Bicocca parla di «cemento e rete», dove il cemento allude al mondo fisico e reale
(old) e la rete è la rete (new). In questo come in altri settori (il commercio, i media) le
tecnologie della comunicazione non sostituiscono mai completamente gli altri tipi di
relazioni, né lo potrebbero.
Provocatoriamente ma non troppo il professor Nacamulli, aprendo l’incontro sull’elearning, ha proposto di togliere quella lettera ‘e’ con il trattino, e parlare semplice-
mente di apprendimento e formazione; perché in fondo il problema è sempre lo stesso,
quello di usare tutti gli utensili di produzione e trasmissione e della conoscenza per
farlo al meglio. Si pensi a un maestro/a di
scuola elementare: guai se, dovendo realizzare un progetto didattico con i suoi alunni
bambini/e, si sentisse obbligato (come sembrano suggerire certe enfasi tecnologiche
della ministra Moratti) a usare comunque
computer e rete; al contrario volta per volta
sceglierà il linguaggio migliore per affrontare quel certo tema; magari realizzeranno un
gigantesco affresco murale, oppure una vecchissima recita scolastica, o un giornalino
di classe, o un sito web, se sarà utile per imparare un’altra modalità di comunicazione,
ma ogni volta secondo esigenze e suggestioni.
Ma le imprese imparano?
Problemi di trasformazione affrontati con acquisti di software
F. C.
La preside di Scienze della Formazione all’università della Bicocca, Susanna Mantovani, non è una tecnologa, ma una studiosa dei processi di
apprendimento, soprattutto nell’infanzia, e tuttavia al convegno milanese ha raccolto un prolungato applauso (cosa assai rara nei convegni)
da un pubblico fatto prevalentemente di tecnologi e di molti manager
dell’insegnamento, orientati al business. Come mai? Perché non ha fatto
la parte dell’umanista che si ritrae un
po’ indignata di fronte alle nuove invadenti tecnologie, ma ha fatto notare sommessamente come esse, al di
là dei tecnicismi, siano molto interessanti proprio dal punto di vista
culturale, per quello che ci dicono, o
che ci spingono a chiederci, rispetto
alle modalità di apprendimento in
un ambiente a rete.
Del resto la storia dell’e-learning è
oramai assai lunga e comincia ben
prima dell’Internet o dei personal
computer. Ha conosciuto varie fasi,
anche ingenue, e varie denominazioni, tipo «Computer Based Training»
o «Computer Assisted Instruction» e
ha raccolto molti successi e molte
sconfitte. I successi si riferiscono
quasi esclusivamente ai processi di
addestramento: se si tratta di aggiornare gli addetti alla vendita o manutenzione delle macchine da fotocopie
rispetto alle prestazioni di un nuovo
modello, un Cd-Rom inviato a tutti o
un sito Internet con tutti i manuali,
colorati e animati, risulta senza dubbio più efficiente (costi) e più efficace
(qualità) di un manuale cartaceo o di
sessioni in aula che raccolgano la popolazione sparpagliata dei manutentori Xerox. In casi del genere si distribuiscono informazioni strutturate, coerenti e facilmente spezzettabili
in moduli e oggetti.
Ma all’università non si tratta solo
di trasmettere informazioni, ma di
favorire la costruzione di saperi, dove
il singolo si impadronisce sia di metodi che di contenuti. Si insegna a
studiare studiando. E magari, come
avviene nel migliore dei casi, si inse-
dedicate al «Change» (cambiamento) e acquistano ricchi software per il
lavoro cooperativo di gruppo. La sensazione sgradevole di chi scrive (ovviamente soggettiva e certo soggetta
a ampie possibilità di errori) è che
tutte le organizzazioni grandi, siano
esse aziende, partiti o istituzioni,
mancano regolarmente l’obbiettivo
anche quando volonterosamente lo
enunciano. E questo non dipende
dalle tecnologie impiegate; le tecnologie semmai finiscono per essere un
alibi mentale: le si acquista pensando
di avere fatto qualcosa e di avere
creato le condizioni per cui l’innovazione felicemente zampilli dal basso.
Ma nessuna grande organizzazione
sembra osare davvero fare il passo
decisivo, che è quello di mettere in
discussione i propri modelli
sociali: in un partito la catena di comando dei funzionari avrà una naturale tendenModelli di gestione maniacali
za a perpetuare se stessi, anche se intorno i Moretti e i
nel far apprendere «procedure»
girotondi rendono palese che
seriali; ma così si perde la
stanno «perdendo mercato e
capacità di affrontare i problemi clienti». In un’azienda l’introduzione di politiche delle
le», magari sparpagliato tra i dipen- risorse umane destrutturate e meno
denti e non socializzato, diventa un rigide, viene considerata un rischio
fattore decisivo di successo, per eccessivo rispetto ai benefici evenesempio consentendo di aggiustare il tuali di avere dipendenti motivati e
tiro e di continuare a cambiare in un allegri. Se alle 17 meno due minuti si
mondo che cambia. Perciò gli antichi forma la coda davanti al cartellino
Uffici del Personale vengono ribat- segnatempo dell’uscita, questo non
tezzati Human Resources e dovreb- significa banalmente che quei dipenbero preoccuparsi non solo della bu- denti sono degli scansafatiche, ma
sta paga e del controllo del cartellino semmai che in quell’azienda o ufficio
delle presenze, ma anche della cre- pubblico ci si accontenta di misurare
scita della cultura delle persone e il tempo e non la qualità del lavoro:
della loro messa in comune. Questo uscirne non appena possibile è l’unisignifica che anche la formazione ca soluzione consentita ai dipendennon è solo trasmissione di valori ti e il cartellino l’unica modalità di
aziendali e di competenze specifiche gestione delle persone che quella orrispetto all’attività di quell’impresa, ganizzazione è capace di seguire.
ma stimolo e occasione di co-produ- Forse la formazione andrebbe rivolta
zione di idee e cultura, senza le quali ai capi del personale e ai manager,
prima che essere «somministrata» ai
l’innovazione non è possibile.
Un esame spassionato delle espe- dipendenti via Intranet, altrimenti
rienze in corso sembra segnalare tut- l’obbiettivo ambizioso di un’organiztavia che tutto ciò avvenga assai po- zazione che impara e che cambia reco, anche quando presuntuosamente sterà una cosa da sociologi immagile aziende creano apposite direzioni nari.
gna anche a produrre conoscenza. E’
proprio su questo terreno che le cose
si fanno insieme interessanti e difficili. Infatti non solo le università, ma
anche le aziende, hanno un problema di messa in pubblico e in comune
delle conoscenze, e di produrne di
nuove. Non per caso una delle locuzioni oggi più in voga tra i manager e
gli informatici è «knowledge management», per la quale gestione le
aziende del software si affannano a
offrire «piattaforme» tecnologiche
sempre più complesse, raffinate e costose.
Questa tendenza, per quanto possa apparire assai modaiola, corrisponde a una trasformazione reale
delle imprese e della società, dove effettivamente il «capitale intellettua-
Pensiero debole
16
I
«
C U L T U R A
il manifesto
SANDRO MEZZADRA
o leggevo ed esultavo, e attento seguivo, esultando, la
misteriosa curva della retta di Lenin». È un brano famoso, tratto da
L’armata a cavallo di Isaak Babel’,
che ha consentito a lungo, a generazioni di militanti, di proclamare la
propria fedeltà a Lenin contro «processioni e mausolei, con la regola
fissa dell’ammirazione», per citare
quanto scriveva a pochi mesi dalla
morte del dirigente bolscevico un
altro grande della letteratura sovietica degli anni Venti, Vladimir Majakovskij. Come a dire che i salti e le
discontinuità che segnano la vicenda della lotta di classe, e di cui proprio Lenin ha magistralmente saputo apprezzare ed esaltare il rilievo
per la teoria e per l’azione politica
rivoluzionaria, rendono vana ogni
pretesa di linearità nel ricollegarsi
alla sua opera, ne ridicolizzano ogni
metaforica o letterale imbalsamazione.
Ma per introdurre alla lettura del
recente volume di Slavoj Zizek, Tredici volte Lenin. Per sovvertire il fallimento del presente (traduzione di
Federico Rahola, Feltrinelli, pp. 170,
€ 17,50), è il caso di procedere un
poco oltre, appena un capoverso,
nei racconti di Babel’, e di ricordare
le parole pronunciate da Surovkov,
«il più anziano dei cosacchi», non
appena il narratore ha finito di leggere l’articolo di Lenin: «la verità fa
prudere il naso a tutti, ma il bello è
tirarla fuori dal mucchio, e lui la coglie con un colpo solo, come fa la
gallina col grano...».
Ecco, la verità è al centro del libro di Zizek. Qui sta il suo carattere
inattuale, ben al di là della semplice
scelta di intitolare a Lenin un denso
pamphlet. Certo, si potrebbe pensare all’ennesima provocazione dell’eclettico filosofo sloveno, cresciuto
alla scuola di Lacan e a suo agio nel
citare film e serie televisive destinati a un pubblico di massa. Ma chi
conosce la sua opera degli ultimi
anni sa che non di questo si tratta,
ha ben registrato con quale puntualità il riferimento al «significante
Lenin» ricorra nei momenti di maggior impegno teorico-politico del lavoro di Zizek – nell’importante capitolo sulle vicissitudini della «soggettivazione politica» in Il soggetto
scabroso (del 1999, anch’esso appena edito in italiano da Cortina) ad
esempio, o nell’impegnata discussione sullo statuto dell’universale
condotta un paio d’anni fa con Judith Butler ed Ernesto Laclau (Contingency, Hegemony, Universality.
Contemporary Dialogues on the Left,
Verso, 2000).
In che senso, dunque, la verità? E
soprattutto: perché Lenin? Che cosa
ha da dire l’autore di Materialismo
ed empiriocriticimo ai raffinati lettori contemporanei, che hanno assimilato il portato «scettico» del
«principio di indeterminazione» di
Heisenberg e si sono abituati almeno a partire da Popper a considerare convenzionale la base della scienza?
La risposta di Zizek è tutto sommato piuttosto chiara. Non si tratta
certo di riabilitare la teoria leninista
del rispecchiamento (che considera
appunto la coscienza mero «specchio» della realtà oggettiva): il punto è, semmai, «rivisitare» il materialismo fino ad affermare che «una
conoscenza “oggettiva” della realtà
è impossibile precisamente perché
noi, Coscienza, siamo già da sempre
parte della realtà, nel mezzo di essa». Le antinomie kantiane sono il
pane e il punto d’onore del materialista: l’universo pensato come insieme altro non è che nulla, perché il
presupposto della sua pensabilità è
l’uscita da esso del soggetto, la rottura dei vincoli materiali che ne definiscono strutturalmente («ontologicamente») lo statuto.
La teoria del rispecchiamento,
dunque, si dimostra agli occhi di Zizek segretamente idealista: una
realtà esterna pienamente costituita può esistere solo «attraverso una
Coscienza immateriale».
Ma non si fonda in ultima istanza su analoghi presupposti la tesi
sostenuta da Lenin nel Che fare?,
ovvero l’idea di un Partito che «dall’esterno» porta la coscienza rivoluzionaria alla classe operaia, interrompendone la «naturale» deriva
tradeunionistica? Non è così, afferma Zizek, e si incarica di dimostrarlo attraverso un confronto tra Lenin
e Kautskij. Anche quest’ultimo parlava degli «intellettuali» come di un
soggetto esterno alla classe operaia:
proprio in virtù di questa collocazione sociale, essi potevano attingere l’oggettività della «scienza» marxista, recandone le neutrali verità in
dono agli operai. Affatto diversa è la
domenica 18 maggio 2003
L’inattuale
politica della verità
stesso soggetto di celebrare in modo non problematico la propria sovranità sul mondo. La lotta di classe, in altri termini, «è la Forma del
Sociale: ciò che sovradetermina
ogni fenomeno sociale e rende semplicemente impossibile ogni pretesa
di neutralità nei suoi confronti».
È il fatto di essere pienamente installato dentro questa forma, e non
certo il disporre di «una conoscenza effettiva, determinata una volta
per tutte», ciò che fa sì che il partito
di Lenin occupi, in quanto soggetto
politico collettivo, il posto della verità. Di una verità e di un universale
che, sta qui il senso del discorso di
Zizek, non solo non escludono la
partigianeria, ma la assumono come propria condizione materiale di
possibilità condizionandola a loro
volta: in ogni situazione concreta,
infatti, «la verità UNIVERSALE può
essere articolata solo a partire da
posizione di Lenin: per lui gli intellettuali sono sì esterni alla «lotta
economica», ma «non possono assolutamente esserlo», scrive Zizek
in un passo in cui è evidente l’influenza di Althusser, «nei confronti
della lotta di classe», che li cattura
anzi in un conflitto di ideologie al
fondo «inaggirabile».
Eccoci dunque giunti alla questione
decisiva a cui rimanda Tredici volte
Lenin. Potremmo definirla l’urgenza di una teoria politica della lotta
di classe, imposta dall’attraversamento dei dibattiti teorici degli ultimi anni – da quelli su multiculturalismo e postcolonialismo a quelli,
decisamente più apprezzati da Zizek, sul femminismo radicale. Contro ogni immagine ordinata - e ordinativa - della realtà sociale, la lotta di classe è il reale lacaniano, la
ferita originaria che impedisce allo
«Tredici volte Lenin»,
un volume
di Slavoj Zizek.
In una realtà che porta
a triturare nel pastiché
postmoderno
ogni progetto
di trasformazione,
qualsiasi nostalgia
per Lenin è destinata
alla conferma
dello status quo.
Per il filosofo sloveno
va invece accolto
il nucleo centrale
della sua riflessione,
cioè il conflitto di classe
come base fondante
dell’azione politica
Slavoj Zizek
è nato a Lubjana nel !949, ma
da molti anni vive tra Berlino,
Londra, Parigi e la Slovenia.
Autore prolifico, solo da pochi
anni le sue opere sono state
tradotte. Feltrinelli ha
pubblicato «Il grande altro» e
«Tredici volte Lenin», mentre
Raffaello Cortina ha tradotto «Il
godimento come fattore
politico», nonché la sua opera
più filosofica: «Il Soggetto
scabroso». La piccola casa
editrice Città aperta ha
tradotto il provocatorio saggio
«Difesa dell’intolleranza»,
mentre Meltemi ha pubblicato
le riflessioni sullo stato,
pessimo, della democrazia a
partire dall’attacco alle Torri
gemelli l’11 settembre
(«Benvenuto nel deserto del
reale»).
Lenin visto
da Andy Warhol
una posizione profondamente PARTIGIANA – ché, del resto, la verità è
per definizione sempre situata da
una parte». È questa, e null’altro, la
«scommessa di Lenin», storicamente maturata nella solitudine e nella
disperazione della Prima guerra
mondiale, di cui si tratta di ristabilire l’attualità.
Tra una citazione di Brecht e una
barzelletta sul socialismo reale, tra
una stilettata ai teorici del multiculturalismo e una disamina di Matrix
c’è anche molto d’altro, compresa
qualche eccessiva ridondanza, nel
libro di Zizek.
Ma il suo nocciolo duro sta qui,
in questa rivendicazione di una politica della verità che intende porre
nientemeno che il problema del
partito, in una prospettiva certo priva di ogni elemento «vetero», all’interno della scena in cui operano i
nuovi movimenti sociali – e in particolare quello che da Seattle in
avanti si è caratterizzato come movimento globale. Il «significante Lenin» viene così a coincidere con la
politica tout court, «nel senso dell’Universale singolare», identificata
cioè con quella capacità di rapportarsi con la «totalità del sociale»
che sola consente di riattivare la
critica del capitalismo e, come Zizek mostra in modo convincente in
un serrato dialogo con le posizioni
di Badiou, Rancière e Balibar, della
stessa democrazia.
Non si può negare, a mio giudizio,
che l’analisi di Zizek colga spesso
nel segno, sia sotto il profilo squisitamente teorico sia nell’indicare un
insieme di problemi e di difficoltà
esistenti all’interno del «movimento globale». Nell’assordante silenzio
di questo strano dopoguerra, Tredici volte Lenin risulta anzi un’utile e
benvenuta provocazione per tutti
noi, che di quel movimento siamo
parte. Occorre tuttavia rilevare che
raramente il discorso di Zizek va
davvero oltre il piano dell’allusione
e della provocazione. E si mostra in
particolare piuttosto reticente su
una serie di questioni di decisivo rilievo teorico-politico.
Da una parte, infatti, la sua analisi delle mutate forme del capitalismo, condotta essenzialmente attraverso un confronto con le tesi di
Rifkin sul «capitalismo culturale»,
si arresta alla descrizione delle conseguenze che ne derivano per gli stili di vita e per le forme di proprietà,
mostra certo efficacemente come
sia oggi il lavoro stesso a «configurarsi sempre più come luogo osceno
e indecente, che occorre assolutamente sottrarre alla visibilità pubblica», ma non fa mai davvero i
conti con la questione, leninista in
fondo, delle trasformazioni della
composizione del «lavoro vivo» che
ad esse corrisponde. Dall’altra, quello che possiamo chiamare il «significante Seattle» è spesso evocato da
Zizek, di tanto in tanto con toni un
poco supponenti, per indicare i limiti dei nuovi movimenti sociali.
Ma non è mai indagato nella prospettiva di fare emergere l’intreccio
di saperi e di esperienze, di pratiche
e di linguaggi che lo costituisce e
che ha profondamente rinnovato le
condizioni materiali su cui si tratta
di pensare la politica – e lo stesso
problema «leninista» del partito.
Pur potente e suggestivo in molti
suoi passaggi, il discorso di Zizek
non sfugge così, almeno a tratti, il
rischio di risultare disincarnato.
Nei soviet del cyberspazio
Le provocazione del filosofo sloveno contro i cantori del capitalismo digitale «alla californiana»
BENEDETTO VECCHI
Internet è il «regno della libertà». Così recita il
mantra degli apologeti del capitalismo «alla
californiana». Libertà di parola e libertà di fare
affari, aggiungono i sostenitori del neoliberismo in salsa libertaria. Tutto ciò fa parte di
quel grumo di esperienze, stili di vita che fanno
parte del cyberspazio. Che la storia sia diversa
ci pensano a ribadirlo mediattivisti e programmatori di computer legati al mondo del freesoftware, ma un problema politico continua a
presentarsi ogni volta che Internet esce dalla
mitologia costruita ad arte dagli opinion makers di mezzo mondo, quello, tanto per intenderci, che si situa a nord dell’equatore.
A ribadire il nodo politico del cyberspazio è
il filosofo sloveno Slavoj Zizek nel volume tredici volte Lenin, in particolar mondo nel decimo capitolo, intitolato giustamente «Contro la
postpolitica». Non è la prima volta che Zizek si
occupa di cyberspazio, anzi si può tranquillamente affermare che dal famoso pamphlet dedicato al film Matrix non c’è occasione che Internet non ritorni nella sua riflessione. Questa
volta il world wide web serve a mettere a verifica il famoso motto di Lenin sul «socialismo
che è uguale a elettricità più il potere ai soviet». Zizek ritiene che l’adeguato aggiornamento di quel motto debba prevedere che «il
socialismo è uguale al libero accesso ad Internet più il potere ai soviet». Potrebbe sembrare
una boutade, ma non è così.
La provocazione di Zizek va infatti presa seriamente in analisi, perché è inserita in un capitolo che affronta a modo suo il nodo dei rapporti sociali di produzione, spesso cancellati o
soffocati dal rumore di fondo dei cantori del
libero mercato. Il filosofo sloveno parla espressamente di due elementi, fortemente intrecciati tra loro alla luce del web. Si tratta del «general intellect» — per Zizek ha ragione chi ha
qualificato il cyberspazione come esemplificazione dell’intelletto generale — e del mutamento della composizione sociale della forzalavoro (anche in questo caso, le poche, sferzanti pagine che egli dedica contro i teorici della
fine del conflitto di classe sono da sottoscrivere). In estrema sintesi, nel capitalismo maturo
si è ampiamente dispiegata quella tendenza
che Marx individuava nel progressiva centralità assunta dal sapere e dalla conoscenza tecnico-scientifica nel processo lavorativo. Ma ciò a
cui stiamo assistendo è l’entrata in produzione
dell’intelletto sans phrase, compreso quella dimensione così impalpabile come è la sequenza
genica del Dna.
Ai «lavoratori digitali», sostiene Zizek, non
viene solo richiesta la particolare abilità di manipolare linguaggi di programmazione: devono
saper parlare e fare diventare forza produttiva
quel loro saper parlare. Ed è proprio in questo
specifico sviluppo delle forze produttive che la
stessa nozione di proprietà privata rivela sua
contraddittorietà in un sistema sociale che si
fonda sulla proprietà privata, ma che punta a
espropriare «la proprietà individuale» sul saper parlare. Ironia della sorte, lo strumento
giuridico scelto per questa operazione di
espropriazione viene chiamato «difesa della
proprietà intellettuale». Una lettura convincente, ma parziale, perché relega ai soli paesi
industrializzati e ad un solo settore della forzalavoro queste caratteristiche, che invece appaiono dispiegarsi per tutto il processo produttivo capitalista, tanto a nord che a sud dell’equatore.
In altre parole, il web sarà pure l’esemplificazione del «general intellect», ma esso è all’opera anche tra i contadini indiani o tra gli indios dell’Amazzonia. In fondo, l’estenzione dei
brevetti alle sementi e alla biodiversità non è
forse, la privatizzazione di un sapere sociale
diffuso, accumulato nel corso di decenni se
non centinaia di anni? E tuttavia, per tornare a
questo decimo capitolo di Tredici volte Lenin,
risulta del tutto convincente l’invito di Zizek di
non soffermarsi tanto sulla dimensione tecnologica del motto leninista ricordato prima,
quando sulla specifica relazione sociale implicita nella frase «tutto il potere ai soviet».
Può apparire velleitario o «fuori dalla storia» la sottolineatura dell’attualità dei soviet in
quanto specifica forma di organizzazione sociale. Non è però così. I soviet vanno considerati una sfera pubblica: quindi erano, almeno
nello schema leninista di Stato e rivoluzione, il
luogo del conflitto e della discussione democratica, espressione di una società niente affatto schiacciata dal partito, ma dove il partito ne
rappresentava una delle componenti organizzate in quanto soggetto politico collettivo. Era
cioè esterno, ma anche interno alla realtà sociale che puntava a trasformare. Per questo,
oggi, quell’indicazione politica è semplicemente attuale. E possiamo quindi essere concordi
con Zizek: «libero accesso a Internet, ma tutto
il potere ai soviet».
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
V I S I O N I
17
«Il cuore
altrove»
di Pupi Avati,
in gara.
A sinistra
João César
Monteiro
in una scena
del suo
ultimo film
«Vai e Vem»,
visto fuori
concorso
ACCORDO FRANCO-ITALIANO
Si è siglato a Cannes l’accordo triennale
che renderà partner fino al 2005 Rai
Cinema e la mini-major francese
Europacorp, fondata e guidata da Luc
Besson. Non ci sarà un semplice scambio
di titoli per la distribuzione (assicurata in
Italia) da 01, ma una vera cooperazione
sul piano produttivo che impegna gli
italiani in almeno due titoli l’anno prodotti
da Europacorp, e i francesi alla reciprocità
con un film italiano ogni anno. Rai Cinema
avrà poi l’esclusiva in Italia sui film
coprodotti o acquisiti dal listino di
Europacorp. Tra i primi titoli distribuiti da
01 ci sono Fanfan la Tulipe, Bon voyage e
Michel Vaillant. Per i film italiani
coprodotti, Europacorp garantisce la
distribuzione in Francia. Inoltre il partner
francese storico di Rai Cinema e 01
(detentore del 50% delle quote), Studio
Canal, cesserà il contratto di esclusiva
triennale a giugno.
Il cinema irriverente
L’ultimo film di Monteiro regala
tre ore di incanto alla Croisette.
In concorso «Il cuore altrove» di Pupi
Avati e «Uzak» di Nuri Bilge Ceylan
Monteiro: l’irrinunciabile ironia
I
CRISTINA PICCINO
CANNES
l festival di Cannes l’ha voluto subito
Vai e Vem, proiezione speciale e fuori
concorso (senza repliche) che è un gesto
d’affetto per il suo geniale regista, João
César Monteiro, scomparso alla fine del
film, e un regalo ai sensi dei festivalieri,
tre ore di incanto e leggerezza che liberano nel cinema lo spazio della contemporaneità. Vai e Vem è un film magnifico:
barocco per la sua essenzialità, si compone in quel corpo magrissimo e energetico
del cineasta che ne è, come sempre, protagonista. E ripensando al precedente
Branca de Neve, lo schermo nero con le
voci degli attori che aveva fatto infuriare
tanta critica (era a Venezia nel 2000, sezione Nuovi Territori di Roberto Turigliatto) il ritorno all’immagine-corpo non
è in contraddizione, anzi rafforza potenzialità e estensioni di uno sguardo spinto
a estremismi molto più radicali.
Parola, gesto, sorriso, crudeltà omicida, mitologia di João Vuvu come si chia-
Per «Vai e Vem» proiezione
speciale e fuori concorso
al festival di Cannes.
Un gesto d’affetto verso João
César Monteiro, scomparso
alla fine del film. Il geniale
regista portoghese è come
sempre il protagonista
della pellicola. Nel ruolo
di un dandy ci dice che oggi
non c’è bisogno
della dittatura, basta
un canale televisivo
ma il personaggio di Monteiro, che si è lasciato alle spalle quel João de Dieu, protagonista della trilogia (Ricordi della casa
gialla; La commedia di Dieu; Le nozze di
Dieu), per ritrovarsi in questo meno polemico, o con diverse geometrie di cinismo.
E che comunque nella sua distanza è ancora più lucido osservatore del mondo,
pupilla e occhio affilati, come l’iride che
nel finale del film ci segue prima di uscire
dalla sala. È il regista, sono le sue immagini, quell’impasto di pittura e movimento in cui la naturalezza di ogni inquadratura è desiderio e sacralità.
Cosa racconta Vai e Vem? Nulla e il
mondo nel diario di viaggio quotidiano,
sempre uguale e ogni giorno nuovo che
João Vuvu, un vedovo, (non ha la Vespa
come Moretti in Caro Diario) compie
ogni mattina sul bus. Gli incontri si alternano al set della casa dove vive solo, accogliendo in tenerezza complice le ragazzine giovani e belle che arrivano come cameriere. Dandy con panama e bastone,
João Vuvu ci dice che oggi non c’è bisogno della dittatura basta una canale tele-
Fuga dal conformismo
IN CONCORSO
Nello (Neri Marcoré), 35 anni, rampollo candido di sarti valenti e volgari come i principi neri del papa,
che addobbano da secoli, scappa a
Bologna per insegnare latino e, prono ai desideri dei genitori (il papà è
un Giannini già satira profetica del
notabile di Forza Italia), sposarsi.
Ma la sua cultura e raffinatezza, che
fanno breccia nei cuori degli allievi
affascinati da Lucrezio (e mai da lui
torturati con Virgilio), gli creano
ostruzionismo sul lavoro e solitudine nella vita.
Nello è troppo poco timido (lo si
veda all’opera in chiesa, quando sovrasta tutti nelle corali) per adeguarsi alle tecniche del conformismo che l’amico di stanza Domenico (un grande Nino D’Angelo) vuole
trasmettergli. E quando incontra
Angela (Vanessa Incontrada) che,
come lui, ha il «cuore altrove», cioè
scinde realtà e sogno, se non altro
perché, bella, ricca borghese, libera,
spregiudicata e «viveur», è d’un
tratto diventata cieca, e non lo può
vederlo, osservarlo, giudicarlo, po-
IN CONCORSO
ti che nel ‘94 fu membro della giuria
dopo che aveva già gareggiato, senza
vincere né convincere, con Bix (’90)
e Magnificat (’92) esploso nel ‘84
grazie alla Quinzaine di Delors con
Impiegati. Jacob indeciso se mettere
in gara l’Heimat tricolore di Giordana (quello bloccato dalla Rai perché
poco «pesante» per l’audience e poi
scritto da due «black listed») o questo dramma d’amore un po’ Kafka
un po’ Liala, ambientato nella Bologna borghese e nelle sale riservate del Vaticano, ha pre«Il cuore altrove»
ferito poi la real politik e il
gusto 1953 Fanfan la Tulipe
Un dramma d‘amore un po’
la grande «messa in
Kafka un po’ Liala, tra la Bologna ovvero
scena» consolatoria: che
tutti stiano al loro posto,
borghese e le sale vaticane
che le classi, le razze, le culre, magnanimamente, non solo que- ture non si mischino, «apartheid» è
sto Il cuore altrove, unico italiano in un destino feroce, ma è scritto nel
gara. Ma anche, come presidente di cielo.
Fosse stato il 2002, annata d’irriCinecittà Holding, tutti i film di Fellini, per la retrospettiva, by Media- petibili shock estetici, Jacob avrebbe
set, che la Croisette ha scelto e anteposto a entrambi il Cagliostro di
proietta gratis sulla spiaggia, mentre Ciprì e Maresco. Ma gli artisti come
il muzak che ci accompagna sul lun- Lenin devono arrivare mai un segomare mixa Nino Rota con l’allievo condo prima o un secondo dopo.
Ammesso che la loro meta sia proNicola Piovani.
Gilles Jacob invece ama Pupi Ava- prio smaniare per la Palma d’oro.
trebbe scattare la perfetta «romantica avventura» del maschio sciovinista acculturato. Quand’ecco che,
nonostante le candele accese in
chiesa, quella maledetta chirurgia
oculistica fa salti da gigante...
Pupi Avati, 65 anni, 28 regie cinematografiche, preferisce, a Cannes,
Venezia, a giudicare da quel che dice a Codelli in Festival, libro sul film
con Boldi, rara incursione nella modernità. Eppure ha voluto concede-
manifesto
S p A
Sede legale: Roma Via Tomacelli, 146
Re4gistro Imprese di Roma, Codice fiscale e P.IVA n. 04612171001
R.E.A. Roma 786970
Capitale sociale euro 17.821.608=i.v.
L’Assemblea ordinaria degli azionisti si terrà il giorno
31 maggio 2003, in seconda convocazione, alle ore 15,00
presso il Centro Congressi Frentani, Via dei Frentani 4
(Roma), con il seguente Ordine del giorno
1. Deliberazioni ai sensi dell’articolo 2364 C.C.;
2. Varie ed eventuali
La partecipazione all’assemblea è ammessa nelle forme di legge
stituirle grazia. O al sudore dell’altra
mentre stira e brucia le sue camicie un
pomeriggio d’estate... Ci sono anche malattia e morte, appartengono al suo vissuto, ma l’autocompassione o la messinscena non sono la cifra di Monteiro. Se finisce all’ospedale, quasi morto, è ancora
per un gesto di irriverenza, un satiro venuto in sogno che lo ha ucciso con il suo
mega-fallo. E poi sarà questo fallo un cero
da mettere sotto il ritratto di un Bush
molto-macho.
È insomma puro presente, con squarci
terribili di realtà, Vai e Vem, ma sempre e
comunque dentro al cinema, o irriverente
e profondamente libero del suo autore
che conosce alchimie e potenza dello
sguardo per ricostruire il mondo. Il cinema all’entrata di casa, col manifesto di
Pickpocket, e se parla di sé lascia farlo alla sua biografia, la «messinscena» della
proprie ossessioni - e di quelle dei suoi
film - nel racconto della ragazza che voleva essere attrice e ha per ora conosciuto
solo la perversione di «un certo de Deus».
Una lezione unica di ironia e di piacere.
Istanbul, percorso a trappole
Pupi Avati, l’unico italiano nella gara ufficiale
ROBERTO SILVESTRI
INVIATO A CANNES
visivo. Risponde a chi attacca gli immigrati, a lezioni alla vecchia amica deputata su come vincere un avversario con un
«mezzo pompino», senza arrivare in fondo, in modo che la democrazia, nell’eccitazione sospesa, è salva. Parla di preti pedofili e cita Jack Palance. La prima ragazzina è comunista. Lei ascolta Bella ciao,
lui fa andare la voce di Giovanna Marini e
le parole di Giovanna Daffini. Il figlio torna dal carcere e lui lo uccide, perché gli
invadeva malamente la solitudine... Però
alla terribile poliziotta canta una ballata
di giudici e politici corrotti. E misterioso
compie i suoi riti nei quali vivono presente e memoria, culture e visionarietà composta. Vaga João Vuvu, flaneur a Lisbona
ma senza il sogno di progresso da secolo
scorso. La sua è un’utopia concreta, fisica, parla di corpi, di odori, di sesso, le madeline proustiane sono i gamberetti con
allusioni organiche, gli piace sentire gli
umori, non si commuove davanti al cielo
ma davanti a tettine adolescenti. Come di
fronte a quella ragazza con barba e coda
che raserà, sua vecchia ossessione, per re-
«Uzak» del regista turco Nuri Bilge Ceylan
MARIUCCIA CIOTTA
INVIATA A CANNES
Abisso di tristezza, paralisi mentale,
Uzak è il giusto contorno per il pranzo
avvelenato di questi giorni, non solo
in Turchia. Il regista 44enne Nuri Bilge Ceylan, presenza costante dei festival internazionali, è al secondo Cannes, dopo il corto Koza (1995).
La crisi esistenziale del fotografo
single di Istanbul, interpretato da Muzaffer Ozdemir, intellettuale dandy
dallo sguardo sfuggente, esplode all’arrivo di un ragazzone di belle speranze, il cugino venuto dal paese con
l’idea di imbarcarsi in un cargo e andarsene per i mari. È stato licenziato
dalla fabbrica, come suo padre. E
adesso eccolo lì con le sue scarpe maleodoranti e le sigarette di infima
marca mentre l’altro se ne sta in poltrona silenzioso, tra le sue librerie, i
quadri e certe trappole per topi collose e micidiali. Nuri Bilge Ceylan allude
continuamente allo scontro cinema
d’arte-cinema commerciale: cos’è davvero un buon film? Kung-fu-Matrix o
un’opera realistica dai lunghi dialoghi? La tv (a cristalli liquidi) passa e
ripassa polpettoni d’azione e/o «edu-
è uscito
CD
Il nuovo disco di
MariaPia
DeVito
tumulti
Quello tra la cantante Maria Pia De Vito e il percussionista
Patrice Heral è l'incontro tra ricerca artistica e sperimentazione.
TUMULTI è un dialogo incessante, fatto di canto dispiegato ed
accelerazioni, umorismo e rumorismo, poesia e furore,
improvvisazioni estemporanee e arrangiamenti per un'orchestra
vocale e percussiva composta, virtualmente, da illimitati elementi.
8,00 EURO
«Uzak» di Nuri Bilge Ceylan
cativi», mentre il single in crisi infila
di nascosto una cassetta porno. Il cugino è a letto. Per risolvere la questione teorica, il regista turco adotta tempi realistici per ogni azione marginale
(mangiare, posteggiare, fumare...) che
taglia con un montaggio secco. Così
l’alternanza di tempi lento-veloce coniuga virtualmente i due modelli antitetici (solo per i pazzi).
Nuri Bilge Ceylan dissemina il suo
film, come il protagonista, di trappole
per topolini cinefili, e fa ridere tutti
con le sue gag mute tra i due conviventi forzati, che si fanno dispetti. Anzi. Il ricco fa dispetti al povero, e addirittura lo sospetta del furto di un orologio d’argento. Il ragazzo invece ha
buon cuore, e se ne va come un cane
bastonato dietro alle ragazze di Istanbul, a spiare la felicità delle coppie che
giocano a palle di neve nei giardinetti
lungo il mare. Nessuna nave lo prenderà a bordo, ma il ragazzo se ne frega. Rifiuto del lavoro, con grande indignazione del single che «mi sono fatto
da me». È davvero squallida la vita del
fotografo con la bella casa, e i sensi di
colpa per aver reso sterile l’ex moglie
dopo un aborto perché lui non voleva
figli. L’antipatia per il personaggio,
che programma sedute sessuali con
l’amante, è alle stelle, soprattutto dopo la condanna a morte di un mickey
mouse squittente incollato al pavimento, se non ci fosse l’occhio indulgente di Ceylan per il lupo solitario,
affascinato dai paesaggi turchi. Meditabondo. Addio al cugino di campagna, se n’è andato, offeso. E il vero
shock alla fine viene dall’esterno, dalla
vita vera, che come il grandissimo Yilmaz Guney (Palma d’oro ‘82 per Yol,
l’ultima a un film turco) Ceylan vorrebbe catturare. L’attore Mehmet
Emin Toprak, 28 anni, è morto in un
incidente stradale. Era il ragazzo disoccupato che voleva salpare verso l’ignoto. Forse allora ce l’ha fatta.
il manifesto
P R O G R A M M I
D I
domenica 18 maggio 2003
T E L E V I S I O N I
O G G I
STARGATE
L’ENERGIA DELLA TERRA
LA7 20.45
Puntata dedicata all’energia della Terra. Dal
Messico, Fabio Tamburini indaga sul «triangolo dell’energia», uno spazio magico i cui
vertici sono tre piramidi che si trovano in antichi siti archeologici di città precolombiane:
Tepoztlan, Xochicalco e Teotihuacan. All’interno di questo triangolo si verificano misteriosi episodi. Stargate interroga sciamani e
persone del posto per scoprire l’origine di
questi eventi. Nella seconda parte il documentario «L’arca perduta». Secondo l’Antico
Testamento, l’Arca dell’Alleanza conteneva
le tavole dei comandamenti ed è la reliquia
più preziosa della civiltà cristiana. Scomparso oltre tre secoli fa, questo mistico oggetto
ha alimentato, nel corso del tempo, numerose leggende.
LEGENDA
18
CULT
ENERGIA ELETTRICA RAITRE 12 E 24.30
In Italia l’energia elettrica e la più cara d Europa: un kilowattora costa piu del doppio di
paesi come Svezia, Austria, Finlandia. Ora
che si va verso la liberalizzazione del settore, i consumatori ne trarranno dei vantaggi?
Ne parlano il ministro per le Attivita Produttive, Antonio Marzano, il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, e l’amministratore delegato dell Enel, Paolo Scaroni. Nel primo trimestre di quest anno, l’
Enel ha fatto registrare un utile netto di 864
milioni di euro, il triplo rispetto al 2002.
I N
T V
DA REGISTRARE
CUORE MATTO...MATTO DA LEGARE DI MARIO
VIAGGIO ALL’INIZIO DEL MONDO DI MANOEL DE
AMENDOLA (ITALIA 1967)
RAITRE 9.45 (96’)
Mentre in certi film di Elvis Presley il problema era qualche volta racimolare ventimila dollari, in questo film con Little Tony bisogna mettere insieme ben centomila lire per comprare gli strumenti e mettere su un complesso. Tony è stato in America dove ha ottenuto successo (la trama allude alla tournée che Little
Tony tenne negli Usa). Al suo ritorno i suoi amici di sempre hanno l’idea di farlo entrare nel business canoro. Ci sarebbe anche
l’opportunità per Tony di fidanzarsi con la ricca e poco avvenente Erminia. Ferruccio Amendola e Lucio Flauto sono i
consueti partner dei suoi film. Cuore matto è stato citato in maniera geniale in L’odore della pioggia.
OLIVEIRA (PROTOGALLO 1997)
RAITRE 3 (91’)
E’ stato presentato al festival di Cannes fuori concorso e ha segnato un momento particolare: Marcello Mastroianni non fece
in tempo a vederlo, ma lascia tracce indelebili al suo passaggio. Un regista se ne va con il suo attore francese di origine lusitana (Jean-Yves Gaultier) alla scoperta del suo paese di origine, accompagnati da altri due interpreti del film (Leonor Silveira
e Diego Doria). Niente di nostalgico, semmai qualche impertinenza. Miscuglio di sonorità straniere si intrecciano e rimbalzano nei testi scritti sa de Oliveira, un viaggio che ha il
ritmo della conversazione bizzarra e poetica, filosofica e irriverente.
GROSSO GUAIO A CHINATOWN DI JOHN CARPENTER
(USA 1986)
CANALE 5 10 (99’)
Lo Pan, tra le figure più temute della leggenda cinese è insediato nel sottosuolo di Chinatown e per liberarsi di una maledizione fa rapire Miao Yin. Il camionista Jack Burton e l’amico Wang
Chi che erano andati a ricevere la ragazza all’aeroporto di San
Francisco iniziano una serie di avventure per liberarla, si trovano in un mondo pieno di magie, e arrivano di fronte al malvagio
Lo Pan. A loro si aggiunge anche un’avvocatessa (non manca
mai nel cinema nordamericano più recete) coadiuvata da una
banda di esperti in arti marziali. Originale cocktail di
horror, parodia, kung fu e avventura. Divertenti effetti
speciali. Con Kurt Russell, Kim Cattrall, James Hong.
URAGANO DI JAN TROELL (USA 1979)
RETE 4 14 (103’)
Il governatore americano di Pago Pago ostacola l’amore tra sua
figlia e un principe indigeno. Lo fa imprigionare, ma lui scappa
e si salva prima che un uragano distrugga tutto (tranne la sua
ragazza). E’ un remake da un bel film di John Ford del ‘37 (lo interpretavano John Hall e Doroty Lamour). Prodotto da De Laurentiis con una considerevole cifra piuttosto male impiegata,
punta dritto all’esotismo tutto interno al genere catastrofico di
moda all’epoca (erano gli anni sessanta e saranno di nuovo gli
ottanta quelli dei film girati nei mari del sud). Dal regista di Una
donna chiamata moglie, con Jason Robards, Mia Farrow, Dayton Ka’ne, Max von Sydow e Trevor Howard.
.
CODICE D’ONORE DI ROB REINER (USA (1992)
UCCELLACCI UCCELLINI DI PIER PAOLO PASOLINI (ITA-
RETE 4 21 (138’)
«Attenzione i marines di Guantanamo Bay sono fanatici». Demi
Moore avverte così l’avvocato Tom Cruise. Tratto da un successo di Broadway è la cronaca di un processo militare secondo i
canoni del dramma giudiziario. Due soldati hanno ucciso un
compagno vittima di una punizione e sono accusati di omicidio.
Il tenente incaricato della difesa indaga sui metodi del comandante del campo, Jack Nicholson. è Daniel Kaffee che dopo la
laurea in legge si arruola in Marina, dove esercita la professione e diventa famoso per il fatto di riuscire a patteggiare tutte le
cause, senza dover arrivare mai in aula, ma in questo
caso cambia la sua procedura. Con Kevin Bacon, Kiefer Sutherland, Cuba Golding Jr.
LIA 1966)
CANALE 5 1.55 (88’)
E’ uno dei più bei film di Pasolini perchè con un linguaggio del
tutto originale reinventa la periferia romana e l’attore più amato
del pubblico e meno apprezzato dalla critica (Totò) che aveva
colto in lui lo strumento principale del disimpegno. Nei quartieri
devastati dalla speculazione edilizia, dalle parti dell’Appia antica, incrocia storie di strada, di poveri e di santi mentre un corvo
saccente commenta come un apostolo. Accompagna Totò nel
suo percorso Ninetto Davoli (raccontava che il principe De Curtis spruzzò tutto il salotto con il Ddt quando lo andò a
trovare per la prima volta). L’altra faccia della «dolce
vita» con francescani, vietnamiti, sottoproletari.
INSOSTENIB
LETALE
RIVOLTANT
TELECAMERE
F I L M
BELLI E IMPOSSIBILI
SOPORIFER
COSI’ COSI
BELLO
MAGICO
CLASSICO
RADIOTRESUITE
OMAGGIO A BUSSOTTI
RADIO 3 21
«Silvano Sylvano - Rappresentazione della
vita» e il titolo del concerto-omaggio a Sylvano Bussotti trasmesso stasera in diretta
dalla Sala A della Rai di via Asiago (Roma).
Una serata che intende ripercorrere la storia
della composizione di Bussotti con opere
scritte dal 1931 al 2003.
MARCELLO MASTROIANNI Mi ricordo sì mi ricordo
(Raitre, ore 1.30) di Anna Maria Tatò (Italia 1997) che è stata la
compagna dei suoi ultimi anni. Girato in Portogallo, mentre
Mastroianni girava Viaggio all’inizio del mondo di Manoel de
Oliveira, nelle pause e nel tempo libero, l’attore ripercorre come
in un flash back la sua vita, dall’infanzia ai rapporti con i genitori,
alla scoperta del cinema, al suo rapporto con Fellino Felllini, la
sua immagine di Latin lover fino al compleanno festeggiato da
tutti sul set.
RAI1
RAI2
RAI3
RETE4
CANALE5
ITALIA1
LA7
6.00
6.45
6.05
6.30
6.45
6.00
6.00
6.15
6.00
7.55
8.00
8.40
7.00
6.00
7.00
7.30
8.00
9.00
10.00
10.30
10.55
12.00
12.20
13.10
13.30
13.40
16.15
16.55
17.00
20.00
20.35
20.45
22.45
22.50
23.55
0.25
0.40
0.45
1.50
3.40
4.25
5.05
5.45
Euronews
Unomattina sabato &
domenica - Conducono
Livia Azzariti e Giampiero
Galeazzi. Regia di
Giuseppe Sciacca
Linea verde Orizzonti
Conduce Guido
Barendson. Un
programma di Carlo
Raspollini e Aldo Tironer
A sua immagine - Conduce
Lorena Bianchetti
Santa Messa dalla
Cattedrale di Avellino
Recita del Regina Coeli
Linea verde in diretta dalla
natura - Conduce Guido
Barendson. Regia di
Daniele Carminati
Pole Position
Telegiornale
Automiblismo: Gran Premio
d’Austria di F1
Speciale Domenica in
Un anno di emozioni
Conduce Mara Venier con
la partecipazione di
Giucas Casella, Stefano
Masciarelli e Paolo
Villaggio. Regia di Cesare
Gigli
Che tempo fa (all’interno)
TG1 (all’interno)
Telegiornale
Rai Sport Notizie
Un medico in famiglia
Telefilm “Sabbie mobili”
“Visite a domicilio” con
Lino Banfi, Lunetta
Savino, Martina Colombari
TG1
Speciale TG1 - A cura di
Fabrizio Ferragni, Fabio
Massimo Rocchi, Bruno
Mobrici
Oltremoda - Conduce
Fernanda Lessa. Regia di
Roberto Ferranti
TG1 Notte
Che tempo fa
Così è la vita... Sottovoce
Conduce Gigi Marzullo
Rainotte
Una moglie americana
Film di Gian Luigi Polidoro
con Ugo Tognazzi, Rhonda
Fleming, Graziella Granata
Il Corvo - Telefilm “Musica
maledetta”
Saranno famosi a Los
Angeles - Telefilm “Verso il
successo”
Gli Antennati - Un
programma a cura di
Nicoletta Leggeri
TG1 Notte (R)
7.00
9.30
10.05
10.40
11.00
11.30
13.00
13.25
13.40
13.45
14.00
15.40
17.05
17.50
18.00
18.45
19.00
19.05
20.00
20.15
20.30
20.55
22.40
23.40
0.25
0.45
1.15
1.20
2.30
2.32
2.45
3.45
4.05
4.10
4.15
4.20
5.00
5.45
Zibaldone... Cose a caso
Anima
Mattina in Famiglia
Conducono Tiberio Timperi
e Adriana Volpe. Regia di
Michele Conforti
TG2 Mattina
(8.00-9.00-10.00)
TG2 - Flash L.I.S.
Playhouse Disney
Domenica Disney
Numero Uno
Mezzogiorno in Famiglia
Conducono Tibero Timperi,
Adriana Volpe, Marcello
Cirillo e Alessia Mancini.
Regia di Michele Guardì
TG2 Giorno
TG2 Motori
Meteo 2
TG2 Eat Parade
Mezzogiorno in Famiglia
Conducono Tiberio Timperi
e Adriana Volpe
Aspettando Disney Club
Superbike: Gran Premio
d’Italia
NBA Action
TG2 - Dossier
XII Round
Meteo 2
Sentinel - Telefilm “Ladri di
auto”
Sylvester & Tweety
Misteries
I Classici Disney
TG2 - 20.30
Streghe - Telefilm “Il ritorno
di Barbas” “Il tunnel del
tempo”
Rai Educational - La storia
siamo noi
TG 2 - Dossier Storie
Conduce Mauro Mazza
TG2 Notte
Sorgente di vita
Meteo 2
Nikita - Telefilm
“La replicance”
Rainotte
TG2 Salute (R)
Ma che domenica amici
Cercando, cercando
Anima e Immagine
L’elefante a fiori gialli
Conduce Diego Grazioli
NET.T.UN.O - Network per
l’università Ovunque
Farmacologia Clinica
Lezione 18
Psicologia dello sviluppo
Lezione 10
TG2 Costume e Società (R)
7.00
9.45
11.15
12.00
12.40
13.20
14.00
14.15
14.30
15.30
16.10
17.10
18.00
18.55
19.00
19.00
20.00
20.20
20.45
23.05
23.15
23.25
0.25
0.30
1.05
1.10
1.15
Fuori orario. Cose (mai)
viste - Contenitore Di
Ghezzi, Di Pace, Giorgini,
Turigliatto
Andrea Tuttostorie - Regia
di Lillo Spizzico. Un
programma di Mussi
Bollini. Presenta i cartoni
animati: Taco e Paco;
Amici cuccioli; Il mio
animale preferito; Papà
Castoro; Mumble Bumble;
L’isola di Noè; Rolie Polie
Olie; Bear nella grande
casa blu; Pablo volpe
rossa; I sogni di Giovanna;
Tommy & Oscar; Il pianeta
di Pipsqueak
Cuore matto... matto da
legare - Film di Mario
Amendola con Little Tony,
Elenoire Brown
TGR Europa
Telecamere - Un
programma ideato e
condotto da Anna La
Rosa. Regia di Fabrizio
Borelli
Superbike: Gran Premio
d’Italia
Giro e dintorni
TG Regione
TG Regione Meteo
TG3
Ritratti - Claudio Villa
Ciclismo: 86° Giro d’Italia
8° tappa - Rieti-Arezzo
Giro all’arrivo
Stappa la tappa
Racconti di vita - Conduce
Giovanni Anversa
TG3 Meteo 3
TG3
TG Regione
TG Regione Meteo
A tutta tappa
Blob
Alle falde del Kilimangiaro
Conduce Licia Colò. Regia
di Alfredo Franco
TG3
TG Regione
Storie maledette “Il fascino
discreto di un professore”
Conduce Franca Leosini.
Regia di Daniele Biggiero.
Un programma di Franca
Leosini
TG3
Telecamere - Un
programma ideato e
condotto da Anna La
Rosa. Regia di Fabrizio
Borelli
TG3 Meteo
Appuntamento al cinema
Giro notte
RADIOUNODUETRE
RADIOUNO
NOTIZIARI: 6, 7, 8, 10, 12, 13, 15, 16, 19,
22, 23, 2, 3, 4, 5
6.03 Bella Italia - 6.08 Italia, istruzioni per
l’uso - 7.10 Est Ovest - 7.30 Culto Evangelico - 8.27 GR Sport - 8.34 Hibitat magazine 9.03 Luci dell’Est - 9.16 Tam Tam Lavoro
Magazine - 9.30 Santa Messa - 10.10 Con
parole mie - 11.05 Diversi da chi? - 11.10
Oggiduemila - 11.55 Angelus del Santo Padre - 12.40 GR Regione - 13.25 GR Sport 13.35 Pangea - 14.00 Baobab Domenica
sport - 14.05 Automobilismo: Gran Premio
d’Austria - 16.45 Ciclismo: 86. Giro d’Italia 20.03 Ascolta, si fa sera - 23.35 Speciale
Baobarnum - 23.50 Oggiduemila - La Bibbia
- 0.00 Il Giornale della Mezzanotte - 0.40 La
notte dei misteri - 1.00 Aspettando il giorno
- 2.02 Bella Italia.
RADIODUE
NOTIZIARI: 6.30, 7.30, 8.30, 10.30, 12.30,
13.30, 15.30, 17.30, 19.30, 20.30, 21.30
6.00 Il Cammello di Radiodue - 7.54 Sport 8.00 Radio2.rai.it - 9.00 Fantoni animati -
9.35 Psicofaro d’inverno - 10.35 Il Cammello
di Radio2 - 12.00 Fegiz Files - 12.47 GR
Sport - 13.00 Tutti i colori del giallo - 13.38
Ottovolante - 14.50 Catersport - 17.00 Strada facendo - 19.54 GR Sport - 20.00 Libro
Oggetto - 20.35 Che lavoro fai? - 20.55 Un
medico in famiglia - in onda media - 21.40
Dispenser - 22.35 Fans Club - 0.00 Lupo solitario - 1.00 Due di notte - 3.00 Solo Musica
- 5.30 Prima del giorno.
RADIOTRE
NOTIZIARI: 6.45, 8.45, 10.45, 13.45, 16.45,
18.45, 22.45
6.00 Dedica musicale - 7.15 Prima Pagina 9.00 Dedica Musicale - 9.30 Percorsi. Gesti
rubati - 10.50 I concerti del Quirinale di Radio3 - 12.15 Uomini e profeti - 13.00 Di tanti
palpiti - 14.00 Speciale Il Terzo Anello e Fahrenheit - 18.00 Orchestra Filarmonica della
Scala - 19.00 La storia in Giallo: Catilina 19.35 Radio3 Suite - 20.00 Teatrogiornale
Speciale dalla Fiera del libro - 21.00 Omaggio
a Sylvano Bussotti - 23.30 Siti terrestri marini
e celesti - 0.00 Esercizi di Memoria.
7.10
8.10
8.30
9.30
10.00
10.45
11.30
12.30
13.30
14.00
16.05
18.30
18.55
21.00
23.45
1.30
1.55
2.50
5.40
Riridiamo
La grande vallata - Telefilm
“Inferno senza fiamme”
Solaris - Il mondo a 360
gradi
TG4 Rassegna Stampa (R)
Domenica in concerto
La domenica del villaggio
Anteprima - Conducono
Davide Mengacci e Mara
Carfagna. Regia di Rodolfo
Ruberti
Santa Messa
La domenica del villaggio
Conducono Davide
Mengacci e Mara
Carfagna. Regia di Rodolfo
Ruberti
TG4 (all’interno)
Melaverde - Conducono
Edoardo Raspelli e
Susanna Messaggio.
Regia di Michele Zito e
Giancarlo Valenti
TG4
Uragano - Film di Jan Troell
con Max Von Sydow, Mia
Farrow
La battaglia d’Inghilterra
Film di Enzo Girolami con
Frederick Stafford, Van
Johnson
Colombo - Telefilm
“Concerto con delitto” con
Peter Falk
TG4 - Telegiornale
(all’interno)
Codice d’onore - Film di
Rob Reiner con Tom
Cruise, Jack Nicholson,
Demi Moore
Sexy Beast - L’ultimo colpo
della bestia - Film di
Jonathan Glazer con Ray
Winstone, Ben Kingsley,
Ian McShane
TG4 - Rassegna Stampa
Domenica in concerto (R)
La belle histoire - Film di
Claude Lelouche con
Gerard Lanvin, Beatrice
Dalle
TV TV
9.30
10.00
12.00
13.00
13.35
18.20
18.50
20.00
20.40
23.30
0.00
0.20
0.50
1.20
1.55
3.15
4.05
5.00
5.30
TG5 Prima pagina
Traffico - Meteo 5
TG5 Mattina
Le frontiere dello spirito
Conducono Monsignor
Gianfranco Ravasi e Maria
Cecilia Sangiorgi
Ciak Junior - Prima puntata
Grosso guaio a Chinatown
Film di John Carpenter
con Kurt Russell,
Kim Cattrall
Cinque in famiglia
Telefilm “Di nuovo a casa”
con Scott Wolf, Jennifer
Love Hewitt
TG5
Buona domenica
Conduce Maurizio
Costanzo con la
partecipazione di Laura
Freddi, Luca Laurenti e
Pino Insegno. Regia di
Roberto Cenci
Grande Fratello Story
Buona domenica sera
Regiad i Roberto Cenci
TG5
Stranamore e poi...
Conducono Alberto
Castagna, Corrado
Tedeschi e Maddalena
Corvaglia. Regia di Mario
Bianchi
Nonsolomoda
È... contemporaneamente
Conduce Silvia Toffanin.
Un programma a cura di
Fabrizio Pasquero
Corto 5: Play Girl
Cortometraggio di Fabio
Tagliavia con Valerio
Mastandrea, Fabio Volo,
Daniela Fazzolari
Superpartes - Programma
di comunicazione politica
Conduce Piero Vigorelli
TG5 Notte
Parlamento in - Conduce
Piero Vigorelli
Uccellacci e uccellini - Film
di Pier Paolo Pasolini con
Totò, Ninetto Davoli
Un giustiziere a New York
Telefilm “Il giorno della
vendetta”
Melrose Place - Telefilm
“Una strana luna di
miele”
Flipper - Telefilm “Fratello
Flipper”
TG5 (R)
7.30
11.50
12.25
13.00
13.45
14.00
15.45
18.30
19.00
20.00
20.30
22.45
23.15
0.25
0.55
3.05
4.15
4.30
6.15
6.35
STREAMTV
CINEMA STREAM
5.15 Tre passi nel delirio di F. Fellini - 7.15 L’amico
della mia amica di Eric Rohmer - 8.55 Fratelli d’Italia
di Neri Parenti - 10.30 La morte e la fanciulla di
Roman Polanski - 12.10 Medico per forza - 14.00
Pasolini - Un delitto italiano di Marco Tullio Giordana
- 15.45 Hijos - figli di Marco Bechis - 17.20 L’ultimo
treno di Yurek Bogayevicz - 18.55 Che i viaggiatori
aspettino di Benoit Mariage - 21.00 Gallo Cedrone di
Carlo Verdone - 23.00 L’educazione di Giulio di Claudio Bondi - 0.30 Le notti di Cabiria di Federico Fellini - 2.20 Il signore del male di John Carpenter - 4.00
Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi.
CULT NETWORK
6.00 La farina del diavolo - 7.00 Homogeneizzati? 8.00 Big Beat - 8.30 Turner e la Svizzera, taccuini di
viaggio - 9.30 La storia di Qiu Ju di Zhang Yimou 11.20 Cyberbang II - 12.00 M.C. Escher - 13.00 Cult
magazine - 14.00 La farina del diavolo - 15.00 Homogeneizzati? - 16.00 Big Beat - 16.30 Turner e la Svizzera, taccuini di viaggio - 17.30 La storia di Qiu Ju di
Zhang Yimou - 19.20 Cyberbang II - 20.00 La farina
del diavolo - 21.15 Le nozze di Figaro di W.A. Mozart 0.30 Addio mia concubina di Chen Kaige.
Lassie - Telefilm “Il
testimone”
Bim Bum Bam e Cartoni
animati: Tiritere e Ghirigori
per due topi in mezzo ai
fiori; Braccobaldo; Draghi
e draghetti; Il laboratorio
di Dexter; Orso Yogi;
Marsupilami; What a
Mess Slum e Arale;
Papyruss e i misteri del
Nilo; Sitting Ducks; I Flintstones; Diabolik
Grand Prix - A cura della
redazione Motori.
Conduce Andrea De
Adamich. Regia di
Osvaldo Verri
Studio aperto
Guida al campionato
Conduce Alberto Brandi
con la partecipazione di
Federica Fontana
Le ultime dai campi
Una stella a quattro zampe
Film tv di George Miller
con Matt Frewer
Creatura - Film Tv di
Stuart Gillard con Craig T.
Nelson, Kim Cattrall
Studio aperto
Squadra emergenza
Telefilm “Allarme bufera”
RTV - Clip
Papirazzo - Conduce
Enrico Papi
Aspettando Oktagon
Oktagon 2003
Studio sport
Harvard contro Yale - Film
tv di Masato Harada con
Colin Ferguson, Leslie
Hope, Peter Murnik,
James Hyndman
Tutti gli uomini sono uguali
Telefilm “La vendetta”
Talk Radio
I ragazzi della terza C
Telefilm “Alla ricerca del
bronzino perduto” “Colpo
grosso al liceo Leopardi”
Studio sport (R)
Licia dolce Licia - Telefilm
11.30
12.00
12.30
13.00
14.00
17.45
18.45
19.45
20.20
20.45
22.45
23.10
23.20
23.40
0.55
1.30
3.15
Meteo - Oroscopo - Traffico
TG La7
La7 del Mattino
Documentario Aquile dell’infinito - Film
di Anthony Mann con
James Stewart, June
Allyson
Oltre il Giardino
Conduce Olivier Gerard
TG La7
L’intervista - Conduce
Alain Elkann
Weekend Cartoon Network
Scooby Doo - Mucca e
Pollo
Tennis: Italia Masters
Roma 2003 - Finale donne
In diretta dal Foro Italico
Rosso Ferrari
Week End Cartoon
Network
TG La7
Sport 7
Stargate - Linea di confine
Conduce Fabio Tamburini
TG La7
Telecom Italia Masters
Doppio Misto
Il Sogno dell’Angelo
Conduce Catherine
Spaak
M.O.D.A.
La valigia dei sogni - Film
di Luigi Comencini con
Marcello Mastroianni,
Umberto Melnati
CNN
MTV
6.00 MTV Wake Up!
10.00 Top Selection - Conduce
Valeria Bilello
12.00 Hit List Italia+ - Conduce
Ignazio Raso
14.00 Music non stop
17.20 Flash
17.30 Becoming - Limp Bizkit
18.00 The MTV Rock Chart
19.00 Nu Edge
19.30 Saiyuki
20.00 Celebriti Deathmatch
20.30 Making the Video: Justin
Timberlake
21.00 Countdown to MTV Live:
Justin Timberlake
22.00 MTV Live: Justin
Timberlake - Telefilm
23.00 Scrubs - Medici ai primi
ferri - Telefilm
0.00 Yo! MTV Raps
1.00 Superock
2.00 MTV Night Zone
TELE+
SPORT STREAM
8.45 Gillette - 9.15 Inside the PGA - 9.45 Calcio: una
partita (R) - Serie A - Anticipo - 11.30 Trans World
Sport Magazine - 12.30 Speciale TMS Amburgo e WTA
Roma - 14.00 Tennis: WTA Roma e TMS Amburgo Finale - 20.00 Calcio: una partita (R) - Serie A 21.45 Tennis: WTA Roma e TMS Amburgo - Finale (R) 2.00 SportStream di Notte.
NATIONAL GEOGRAPHIC
7.00 Predatori della prateria - 8.00 Africa estrema 9.00 Giorni da leone - 9.30 Gorilla nel cuore delle
tenebre - 10.30 Scimpanzè: Ritorno alla foresta 11.30 Caccia al ghepardo - 12.00 Giochi d’inverno 13.00 Predatori della prateria - 14.00 Africa estrema
- 15.00 Giorni da leoni - 15.30 Gorilla nel cuore delle
tenebre - 16.30 Scimpanzè: Ritorno alla foresta 17.30 Caccia al ghepardo - 18.00 Giochi d’inverno 19.00 Predatori della prateria - 20.00 Africa estrema
- 21.00 Giorni da leoni - 21.30 Gorilla nel cuore delle
tenebre - 22.30 Scimpanzè: Ritorno alla foresta 23.30 Caccia al ghepardo - 0.00 Predatori della foresta - 1.00 Acqua fredda, sangue caldo - 2.00 Disastro! - 3.00 Sempre in palla - 4.00 Bolivia: Rospi
extralarge - 4.30 A caccia di squali.
TELE+BIANCO
8.55 Come Harry divenne un albero di G. Paskaljevic - 10.35 La rivoluzione delle farfalle di M. Barroso - 12.05 Giornale del Cinema (R) 12.35 Natura: I predatori della palude - 13.25 Comici & Gag - Pillole 13.30 F1: Gran Premio d’Austria di F1 Studio - 16.00 The day Reagan
was shot di C. Nowrasteh - 17.30 Cinema: Madonna - La regina del
business - 18.30 Behind Enemy Lines - Dietro le linee nemiche di J.
Moore - 20.15 24 - 21.00 Sim sala min - Ovvero la storia della prestidi...
- 22.35 The order di S. Lettich - 0.05 La promessa di S. Penn.
TELE+NERO
11.55 Rugby Super 10: Petrarca Padova - Ghial Calvisano (R) - 13.30 F1:
G.P. d’Austria di F1 - Studio - 14.00 F1: G.P. d’Austria di F1 - 16.00 Motori: Campionato Italiano Gran Turismo - Misano - 17.05 Golf: Deutsche
Bank Open - Ultima giornata - 20.00 Basket NBA: Philadelphia - Detroit
(R) - 21.30 Calcio: Real Madrid - Malaga - 23.15 Automobilismo: Rally
Argentina - 0.05 Golf: Deutsche Bank Open - Ultima giornata (R).
TELE+GRIGIO
9.00 The 70’s - 11.45 Amnesia di Gabriele Salvatore - 13.40 La rapina di D. Lichtenstein - 15.40 Bloody Sunday di Paul Greengrass 17.30 Une affaire privee di Guillaume Nicloux - 19.15 Amore a prima
vista - Soundtrack - 19.20 Con Air di Simon West - 21.15 Come cani
& gatti di Lawrence Guterman - 22.40 Il destino di un cavaliere - EPK
- 22.45 Un sogno lungo un giorno di Francis F. Coppola - 0.30 giornale del cinema - 1.00 Non torno a casa stasera di F. Ford Coppola.
domenica 18 maggio 2003
D O M A N I
UNOMATTINA
GUARIGIONI INSPIEGABILI
RAIUNO 6.45
Guarigioni inspiegabili: autosuggestione della mente o veri miracoli? Questo uno degli
argomenti di questa mattina. Roberta Capua affronterà l’argomento con Piero Vigorelli, il docente di Fisica presso l’Università
di Urbino Francesco Grianti e la pranoterapeuta Rita Cutolo.
LEGENDA
P R O G R A M M I
D I
il manifesto
T E L E V I S I O N I
IL CONSIGLIO TEATRALE
RUMORI FUORI SCENA
RADIO 3 23
A Shakespeare e Pirandello è dedicata la
puntata di oggi. Il Teatro delle Albe presenta
al Vascello di Roma «Sogno di una notte di
mezza estate», riscrittura di William Shakespeare, regia di Marco Martinelli, musica di
Luigi Ceccarelli, con Ermanna Montanari,
Mandiaye N’Diaye, Luigi Dadina, Maurizio
Lupinelli e altri 19 attori. Andrea Liberovici
propone frammenti dai «Quaderni di Serafino Gubbio operatore» di Luigi Pirandello, regia e scenografia acustica Andrea Liberovici, con Ottavia Fusco e Adolfo Margiotta, in
scena al Teatro India di Roma fino al 25
maggio.
CULT
I N
FBI - PROTEZIONE TESTIMONI DI JONATHAN LYNN
(USA 2000)
RAIUNO 20.55 (106’)
Dal regista di Suore in fuga, una commedia sulla mafia. Un killer della mafia di Chicago è andato a vivere a Montreal dopo
aver «parlato» perchè vogliono eliminarlo. Il suo vicino è Oseravsky, un timido dentista (è Matthew Perry, il Chandler di
Friends). Ci sono le giuste componenti per far scattare una
commedia di azione. Con Rosanna Arquette, Michael Clarke,
Natasha Henstridge. Sulla stessa rete Let the devil wear black
(ore 2.30) che prende spunto da Hamlet, atto terzo scena 2
(«Nay, then, let the devil wear black, for I’ll have a
suit of sables»)e si converte in horror dove la madre è
Jacqueline Bisset, e Amleto, Jonathan Penner.
T V
DA REGISTRARE
MARRAKESH EXPRESS DI GABRIELE SALVATORES (ITALIA 1989)
STUDIO UNIVERSAL 16.40 (95’)
Quattro sessantottini si ritrovano quando una ragazza porta il
messaggio che il quinto del gruppo è stato imprigionato a Marrakesh per possesso di hashish. Dopo aver raccolto i soldi della cauzione iniziano un viaggio che è anche un percorso di autocoscienza. Tipica atmosfera di Salvatores in uno dei suoi film
migliori e all’inizio della sua carriera. Ha continuato poi a portare le sue troupe fatta di un gruppo di attori fedeli, in giro per i
luoghi di vacanze, non più ragazi, ma uomini con problemi e bilanci da fare (Amnésia ad esempio). Nel film: Diego
Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Cederna, Gigio Alberti e Massimo Venturiello.
INSOSTENIB
L’UOMO SENZA OMBRA DI PAUL VERHOEVEN (USA
LETALE
RIVOLTANT
SOPORIFER
COSI’ COSI
RADIO3SCIENZA
LA MEMORIA
RADIO 3 11
La memoria è una funzione «misteriosa»,
non un archivio statico ma un processo dinamico, che cambia nel tempo, per effetto
della stessa azione del ricordare. Allora
quanto gli investigatori possono fidarsi dei
ricordi dei testimoni, specialmente nelle indagini più delicate e magari quando si tratta
di bambini? E come vanno poste le domande per non falsare i ricordi? Ne parlano con
Franco Carlini: Nicoletta Gandus, giudice tribunale di Milano e Marta Olivetti Belardinelli, preside del corso di laurea interfacoltà di
Psicologia dell’Informazione e della Rappresentazione della Conoscenza all’Universitàdi Roma La Sapienza.
F I L M
BELLI E IMPOSSIBILI
BELLO
MAGICO
CLASSICO
2000)
CANALE 5 21 (106’)
Hollow man, l’uomo vuoto, film sul mito dell’invisibilità assoluta, star Elisabeth Shue (Oscar per Via da Las Vegas) e Kevin
Bacon, è stato trasformato, nel titolo italiano, in un pomposo e
più rischioso L’uomo senza ombra. Paul Verhoeven elabora sul
mito mefistofelico dell’onnipotenza da invisibilità, una bella e
meritata predica puritana (e non si prende sul serio). E lo dedica all’infantilismo non tanto del protagonista, lo scienziato Sebastian Caine, che inietta su di sé un siero devastante, quanto
della sua corporation che lo obbliga ad accelerare i
tempi e a banalizzare tutto. E’ stranamente semplice,
irritante, spietato, disgustoso.
I LAUTARI DI EMIL LOTJANU (URSS, 1972)
RAITRE 0.35 (134’)
Film d’amore folle e visionario, vincitore del festival di San Sebastian ’72 di Emil Lotjanu, eroe nazionale moldavo morto ad
aprile a 67 anni, senza aver potuto realizzare il suo grande progetto su puskin. Morto il padre che gli ha lasciato soltanto la
sua passione per la musica e adottato da un suonatore di tromba, il piccolo Toma diventa violinista, si innamora di una zingarella, ma gli zingari non vogliono che sposi un moldavo. Toma
arriva a Vienna suscitando entusiasmo a corte, ma torna dalla
sua terra e alla sua ragazza e non la trova più perchè è stata
data in moglie. Si unisce a un gruppo di lautari e assolda qualcuno perchè la cerchi e nel suo vagabondare non la troverà più.
ROSSO D’AUTUNNO DI BRUCE BERESFORD (
UN AMLETO DI MENO DI CARMELO BENE (ITALIA 1973)
CANALE 5 23.10 (101’)
Un interessante testa a testa tra Richard Dreyfuss e un bravissimo Ben Faulkner (questo è il suo unico film), il piccolo Tim.
Lui probabilmente è l’unico che ha visto chi ha assassinato i
genitori nella loro camera da letto, ma è chiuso nel suo autismo. La vicenda si svolge nel Maryland dove Dreyfuss nella
parte di uno psicologo infantile, cerca di indagare faticosamente sottraendo il bambino alle cure farmacologiche. La sorella è
una Liv Tyler giovanissima. Gli altri interpreti sono Linda Hamilton, John Lithgow. Beresford. australiano è il regista di Breaker
Morant (che lo ha portato a Hollywood), Tender Mercies (candidato all’Oscar), A spasso con Daisy, Colpevole di innocenza.
CANALE 5 1.30 (70’)
Carmelo Bene in una delle sue rappresentazioni più amate dal
pubblico. Amleto è un teatrante più attratto dalla primadonna
(Lydia Mancinelli) che da Ofelia troppo simile a una crocerossina (in convento...in convento...) e con lei vuole scappare a Parigi. Il punto di partenza della disarticolazione completa era Jules
Laforgue («Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale» del
1877). Carmelo Bene riusciva nell’intento di far ubriacare tutto
il suo pubblico alla perfezione, nella rappresentazione teatrale.
Questo è il suo penultimo film, l’ultimo («Otello» realizzato per
la Rai ) è postumo. Con Alfiero Vincenti, Franco Leo,
Pippo Tuminelli, Luciana Conte, Isabella Russo, Luigi
Mezzanotte.
OASIS (Tele + Grigio, ore 21.15) Premio speciale della Giuria
al festival di Venezia, il film di Lee Chang-dong coreano,
cresciuto alla «scuola» di Park Kwang-su, punto di riferimento
per la nuova onda che ha rilanciato le immagini della Corea.
Film denso, tagliente, sgradevole in cui si parla d’amore,
umanità, «differenze» macinate nell’ossessione globalizzante di
una società che punta al mercato, nonostante le crisi delle sue
industrie, rifiutando chiunque perda tempo, sfugga alla regole
della produttività e di una crescita «adulta» e monetizzata.
RAI1
RAI2
RAI3
RETE4
CANALE5
ITALIA1
LA7
6.00
6.30
6.45
6.00
6.05
6.10
6.25
6.30
7.00
9.20
9.30
10.00
10.05
10.15
10.25
10.30
10.45
6.00
6.00
6.00
7.55
7.58
8.00
8.45
9.30
9.35
7.00
6.00
7.00
9.10
7.00
7.05
7.30
9.30
10.40
11.10
11.20
11.25
11.30
11.35
12.00
13.30
14.00
14.10
16.15
16.50
17.00
17.10
18.45
20.00
20.35
20.55
22.50
22.55
0.30
0.50
1.10
1.50
2.25
2.30
4.00
Settegiorni Parlamento
TG1 - CCISS
Unomattina - Conducono
Roberta Capua e Luca
Giurato. Regia di Antonio
Gerotto
TG1 (8.00-9.00)
Economia oggi
TG1 Flash L.I.S.
TG1 - Flash
Tuttobenessere - Conduce
Daniela Rosati. Regia di
Giuseppe Sciacca
Dieci minuti di...
programmi dell’accesso
Appuntamento al cinema
Che tempo fa
TG1
S.O.S. Unomattina
Conduce Roberta Capua.
Regia di Antonio Gerotto
La prova del cuoco
Conduce Antonella Clerici
con la partecipazione di
Beppe Bigazzi. Regia di
Simonetta Tavanti
Telegiornale
Tribuna del Referendum
Massaggi autogestiti
Casa Raiuno - Conduce
Massimo Giletti. Regia di
Luigi Martelli
La vita in diretta
Conduce Michele
Cucuzza. Regia di Claudia
Mencarelli
TG Parlamento (all’interno)
TG1 (all’interno)
Che tempo fa (all’interno)
L’eredità - Conduce
Amadeus. Regia di
Stefano Vicario
Telegiornale
Il castello - Conduce Carlo
Conti. Regia di Gian Carlo
Nicotra
FBI: protezione testimoni
Film di Jonathan Lynn con
Bruce Willis, Matthew
Perry, Rosanna Arquette
TG1
Porta a porta - Conduce
Bruno Vespa
TG1 Notte
NonsoloItalia
Sottovoce: Rosario Villari
Conduce Gigi Marzullo
Rai Educational GAP
Generazione Alla Prova
Rainotte
Z.NO.
Let the devil wear black
Film di Stacy Title con
Jacqueline Bisset,
Jonathan Penner
Matlock - Telefilm
11.00
13.00
13.30
13.50
14.05
15.30
16.30
17.00
17.25
17.35
17.50
18.00
18.25
19.10
20.00
20.05
20.25
20.30
20.55
21.00
22.50
0.25
0.55
1.05
1.10
1.40
1.42
1.50
2.20
2.40
3.15
3.20
4.00
4.05
4.10
Cercando Cercando
Animalibri
TG2 Medicina 33 (R)
Anima e Metempsicosi
Zibaldone... Cose a caso
Go Cart Mattina Due per Voi
Protestantesimo
TG2 Notizie
Motori
Nonsolosoldi
Meteo 2
Notizie
Medicina 33 - A cura di
Luciano Onder
I Fatti Vostri - Conducono
Stefania Orlando, Paola
Saluzzi e Gigi Sabani
TG2 Giorno
TG2 Costume e Società
TG2 Salute
Al Posto tuo - Conduce
Alda D’Eusanio
L’Italia sul Due - Conduce
Monica Leofreddi
Bubusette
Art Attack
Braccio di Ferro
Tribuna del Referendum:
Posizioni a confronto
TG2 - Net - Flash L.I.S.
Rai Sport Sportsera
Seven Days - Telefilm
“Walter”
Cops Squadra Speciale
Telefilm “Le ultime 60 ore”
Eureka (prima parte)
Conduce Claudio Lippi
I Classici Disney
Eureka (seconda parte)
TG2 - 20.30
Eureka (terza parte)
Squadra Speciale Cobra 11
Telefilm “Vendetta
personale” “Nella tana del
lupo”
Contagio a bordo - Film di
John Bradshaw con
Penelope Ann Miller,
Daniel Baldwin
TG2 Notte
TG Parlamento
Meteo 2 - Appuntamento al
cinema
Sorgente di vita
Rainotte
TG2 Salute (R)
L’enciclopedia della satira
Speciale Periferie:
Lo sviluppo di RaiNet
Tuttobenessere
Gattodaguardia
Cercando Cercando
Vissi d’arte
Anima e Ombra
L’elefante a fiori gialli
Conduce Diego Grazioli
8.05
9.05
10.00
12.00
12.25
12.45
13.10
14.00
14.20
14.50
15.00
15.10
15.20
16.10
17.10
18.00
18.55
19.00
19.30
20.00
20.20
20.30
20.50
23.10
23.15
23.25
23.45
0.15
0.25
0.30
0.35
3.00
3.15
3.30
3.45
Rai News 24 - Morning
News
Rai Educational - La storia
siamo noi - Conduce
Giovanni Minoli
Aspettando Cominciamo
bene - Conducono Marcelo
Garcia e Pino Strabioli
Cominciamo bene
Conducono Toni Garrani ed
Elsa Di Gati
TG3 - Rai Sport Notizie
TG3 Meteo
Giro e dintorni
Cominciamo bene
Le storie - Conduce
Corradio Augias
Moonlighting - Telefilm
“Qualcuno ha bussato alla
porta”
TG Regione
TG Regione Meteo
TG3 - TG3 Meteo
TGR Leonardo A cura della TGR Piemonte
TGR Neapolis - A cura della
TGR Campania
TG3 - GT Ragazzi - A cura di
Paola Sensini
Ciclismo: 86° Giro d’Italia
9° tappa
Arezzo - Montecatini
Giro all’arrivo
Stappa la tappa
Geo Magazine
L’antichissimo tacco
d’Italia
TG3 Meteo
TG3
TG Regione
TG Regione Meteo
A tutta tappa
Blob
Un posto al sole - Ep. 1486
Soap opera con Gian
Guido Baldi, Patrizio Rispo,
Alberto Rossi
Chi l’ha visto? - Conduce
Daniela Poggi
TG3
TG Regione
TG3 Primo Piano
Giro Notte
TG3 - TG3 Meteo
Appuntamento al cinema
Fuori orario.
Cose (mai) viste
I Lautari - Film di Emil
Lotjanu con Dimitry
Chebeschesku, Olga
Kympianu
Rainews 24
Superzap (5.15)
News Meteo
Approfondimento
(4.00-4.30-5.00-5.30)
USA 24 H (5.45)
RADIOUNODUETRE
RADIOUNO
NOTIZIARI: 6, 7, 8, 10, 12, 13, 15, 16, 19,
22, 23, 2, 3, 4, 5
10.37 Il Baco del Milennio - 11.00 Spettacoli - 11.45 Pronto, salute - 12.00 Come vanno
gli affari - 12.10 Regione - 12.35 Laradioacolori - 13.25 Sport - 13.30 Tam Tam Lavoro
- 13.40 Hobo - 14.00 Medicina e Società 14.10 Con parole mie - 14.30 Titoli - 15.00
Scienze - 15.05 Ho perso il trend - 16.00 In
Europa - 16.05 Baobab - 16.45 Ciclismo:
86° Giro d’Italia - 17.00 Europa - 17.30 Affari - 17.50 Baobab (notizie in corso) 18.00 Radio Campus - 18.35 L’argonauta 19.30 Affari - 19.35 Ascolta, si fa sera 19.40 Zapping - 21.00 Europa risponde 21.10 Vinicio Capossela in concerto - 23.05
Parlamento - 23.20 Incredibile ma falso 23.25 Uomini e camion.
RADIODUE
NOTIZIARI: 6.30, 7.30, 8.30, 10.30, 12.30,
13.30, 15.30, 17.30, 19.30, 20.30, 21.30
6.00 Il Cammello di Radio2 - 7.00 La sveglia
- 7.54 Sport - 8.00 Fabio e Fiamma e la tra-
19
ve nell’occhio - 8.50 Dylan Dog - 9.00 Il ruggito del coniglio - 11.00 La tv che balla 12.47 Sport - 13.00 28 minuti - 13.40 Viva
Radio2 - 15.00 Atlantis - 17.00 Il Cammello
di Radio2 - 18.00 Caterpillar - 19.54 Sport 20.00 Alle 8 di sera - 20.35 Dispenser 20.55 Un medico in famiglia - in onda media
- 21.00 Il Cammello di Radio2 - 21.35 Caterpillar - 23.00 Viva Radio2 (R) - 0.00 La Mezzanotte di Radio2 - 2.00 Alle 8 di sera (R).
RADIOTRE
NOTIZIARI: 6.45, 8.45, 10.45, 13.45, 16.45,
18.45, 22.45
9.30 Ad alta voce - 10.00 Radio3 Mondo 10.30 Dedica musicale - 10.50 Il Terzo Anello - 11.00 Radio 3 Scienza - 11.30 La strana
coppia - 12.00 I concerti del mattino 13.00 La Barcaccia - 14.00 Speciale Il Terzo
Anello e Fahrenheit - 16.00 Storyville 18.00 L’identità europea - 19.05 Hollywood
party - 19.50 Radio3 Suite - 20.00 Teatrogiornale - 20.30 Il Cartellone: Bologna Festival - 23.00 Il consiglio teatrale - 23.45
Invenzioni a due voci - 0.15 Fonorama.
6.40
7.00
8.00
8.15
8.30
9.30
11.30
11.40
13.30
14.00
15.00
16.00
16.55
18.55
19.35
20.15
21.00
22.55
23.45
1.15
1.40
3.15
5.00
5.10
5.30
Esmeralda - Telenovela con
Leticia Calderon, Salvador
Pineda
Libera di amare - Telenovela
con Adela Noriega,
Andreas Garcia
T.J. Hooker - Telefilm
“L’attentato”
Peste e corna - A cura di
Roberto Gervaso
TG4 Rassegna Stampa (R)
Quincy - Telefilm “Panico
allo stadio”
Vivere meglio - Conducono
Fabrizio Trecca e Rita Dalla
Chiesa
TG4
Forum - Conduce Paola
Perego con la
partecipazione dei giudici
Santi Licheri e Tina
Lagostena Bassi. Regia di
Elisabetta Nobiloni Laloni
TG4
La ruota della fortuna
Conduce Mike Bongiorno.
Regia di Mario Bianchi
Solaris - Il mondo a 360
gradi
Sentieri - Soap opera con
Kim Zimmer, Robert
Newman
Non mandarmi fiori! - Film
di Norman Jewison con
Rock Hudson, Doris Day
TG4
Sipario del TG4 - Conduce
Mirka Viola
Terra nostra 2 - La speranza
Soap opera con Ana Paulo
Arosio, Maria Fernanda
Candido
Sai xche’? - Conducono
Umberto Pelizzari e
Barbara Gubellini
Linea di sangue - Film di
Jeb Stuart con Dennis
Quaid, Jared Leto
TGFin (all’interno)
TG4 - Rassegna Stampa
Il complotto - Film di Daniel
Sackheim con Veronica
Cartwright, Salome Jens
Il gioco - Film di Claudia
Florio con Jonathan Pryce,
Susan Lynch, Claudia
Gerini
Peste e corna - A cura di
Roberto Gervaso
TG4 - Rassegna Stampa (R)
TV TV
10.30
11.30
12.30
13.00
13.40
14.15
14.45
16.10
17.00
18.40
20.00
20.30
21.00
23.10
1.00
1.30
3.00
3.30
4.15
5.00
5.30
TG5 Prima Pagina
Traffico - Meteo 5
Borsa e monete
TG5 Mattina
Terra! (R)
TG5 Borsa Flash
Il martedi’ da Morrie - Film
di Mick Jackson con Jack
Lemmon, Hank Azaria
Cinque in famiglia
Telefilm “Di nuovo a casa”
Chicago Hope - Telefilm
“Emergenza al buio”
Vivere - ep. 981 Soap
opera con Brando Giorgi,
Annamaria Malipiero,
Gianni Garko, Veronika
Logan, Fabio Mazzari
TG5
Beautiful - ep. 3949 Soap
opera con Susan
Flannery, Ronn Moss,
Katherine Kelly Lang,
Winsor Harmon
Centovetrine - ep. 546
Soap opera con Massimo
Bulla, Melania Maccaferri
Uomini e Donne - Conduce
Maria De Filippi. Regia di
Laura Basile
Amici di Maria De Filippi
Conduce Maria De Filippi.
Regia di Roberto Cenci
Verissimo - Tutti i colori
della cronaca - Conduce
Cristina Parodi
Passaparola - Conduce
Gerry Scotti. Regia di
Stefano Mignucci
TG5
Striscia la notizia - La voce
della differenza
Conducono Paolo Bonolis
e Luca Laurenti. Regia di
Roberta Bellini
L’uomo senza ombra - Film
di Paul Verhoeven con
Elisabeth Shue, Kavin
Bacon
Rosso d’autunno - Film di
Bruce Beresford con
Richard Dreyfuss, Liv
Tayler, Linda Hamilton
TG5
Un Amleto di meno - Film di
Carmelo Bene con
Carmelo Bene, Lydia
Mancinelli
Striscia la notizia (R)
Un giustiziere a New York
Telefilm “Scissione”
Melrose Place - Telefilm
“Sorelle e rivali”
Flipper - Telefilm “Un’altra
volta”
TG5 (R)
9.00
9.30
11.30
12.25
13.00
13.40
14.05
14.30
15.00
15.55
16.10
16.40
17.00
17.25
18.00
18.30
19.30
20.00
20.45
21.00
23.15
0.25
1.20
1.45
1.55
2.35
3.25
4.15
4.40
4.45
6.10
6.30
6.40
STREAMTV
CINEMA STREAM
6.00 Racconto d’inverno di Eric Rohmer - 7.50 Fratelli d’Italia di Neri Parenti - 9.25 Medico per forza 11.15 Momo alla conquista del tempo di Enzo D’Alò 12.35 Che i viaggiatori aspettino di Benoit Mariage 14.10 Ay Carmela di Carlos Saura - 15.50 Gallo
Cedrone di Carlo Verdone - 17.30 L’educazione di
Giulio di Claudio Bondi - 19.00 Il figlio della Pantera
Rosa di Blake Edwards - 21.00 Il re vivo - 22.30 Il
segnafilm - 23.15 Hi-Life - 0.35 Wishmaster 2 - Il
male non muore mai di Jack Sholder - 2.10 Così fan
tutte di Tinto Bras - 3.44 A tutti i costi - 5.10 La riffa
di Francesco Laudadio.
CULT NETWORK
5.15 Le nozze di Figaro di W.A. Mozart - 8.30 Addio
mia concubina di C. Kaige - 11.15 Humprey Bogart e
Boris Karloff - 12.00 La farina del diavolo - 13.15 Le
nozze di Figaro di W.A. Mozart - 16.30 Addio mia concubina di Chen Kaige - 19.15 Humprey Bogart e
Boris Karloff - 20.00 I Gonzaga - 21.00 Giuseppe
Tomasi di Lampedusa - 22.00 Casanova ‘70 di Mario
Monicelli - 0.00 Van Gogh, un museo per Vincent 0.30 L’impossibile conversazione del Sig. De Chirico 1.00 Il banchetto di Platone di Marco Ferreri.
Ciao Ciao mattina e cartoni
animati
Tarzan - La grande
avventura - Telefilm
“Una grande tentazione”
Tommy boy - Film di Peter
Segal con Christopher
Farley, David Spade
Mac Gyver - Telefilm “La
valle dei veleni”
Studio aperto
Studio sport
Detective Conan
Tutti all’arrembaggio!
I Simpson
Beverly Hills 90210
Telefilm “Matrimonio a
sorpresa”
Che magnifiche spie!
Beyblade
Magica Doremì
Hamtaro piccoli criceti,
grandi avventure
Lizzie Mc Guire - Telefilm
“Legami di sangue”
Arrivano i Rossi (R)
Telefilm “Il ladruncolo”
“Il marito scomparso”
Studio aperto
La tata - Telefilm “Quando
l’amore si mette in posa”
Sarabanda - Conduce
Enrico Papi
Cartuno: Picchiarello
Braccio di Ferro
Diario - Esperimento
d’amore - Conduce Marco
Liorni
Zelig Off - Conducono
Claudio Bisio e Michelle
Hunziker
Thunderbirds - Telefilm “30
minuti dopo mezzanotte”
Studio sport
Studio aperto - La giornata
Amici di Maria De Filippi
(R) - Conduce Maria De
Filippi
Highlander - Telefilm
“La reminiscenza nera”
Non è la Rai
I cinque del 5° piano
Telefilm
Talk Radio
Come rubammo la bomba
atomica - Film di Lucio
Fulci con Franco Franchi,
Ciccio Ingrassia, Adel
Adham
Studio sport (R)
Studio aperto - La giornata
(R)
Licia dolce Licia - Telefilm
“La disfatta”
9.15
9.25
10.00
11.00
12.00
12.20
12.30
13.00
14.05
16.00
17.00
17.40
18.40
19.45
20.30
21.00
23.30
23.55
1.25
1.55
2.30
Meteo - Oroscopo - Traffico
Omnibus La7
Mia Economia - Conduce
Sarah Varetto
Due minuti un libro
Conduce Alain Elkaann
Donne allo specchio
Fa la cosa giusta
Conduce Irene Pivetti
New York New York
Telefilm
TG La7
Linea mercati
Tribù - Conduce
Armando Sommajuolo
L’ispettore Tibbs - Telefilm
I diamanti che nessuno
voleva rubare - Film di
Gino Mangini con Aldo
Giuffrè, Salvo Randone
Fa la cosa giusta
Conduce Irene Pivetti
Donne allo specchio
Conduce Monica Setta
N.Y.P.D. - Telefilm
National Geographic
TG La7
Otto e Mezzo
Conducono Giuliano
Ferrara e Luca Sofri
Il Processo di Biscardi
TG La7
Star trek DS9 - Telefilm
L’intervista (R)
Otto e Mezzo (R)
Conducono Giuliano
Ferrara e Luca Sofri
CNN International
MTV
6.00
7.00
10.00
10.10
11.50
12.00
14.00
14.30
15.00
16.00
16.50
17.00
18.00
19.00
20.00
21.00
22.30
23.30
23.55
0.00
1.00
News
Wake Up!
Flash
Pure morning
Flash
Music non stop
Dismissed
Slam Dunk
Total Request Live!
A Roma
Music non stop
Flash
Select
The MTV Pop Chart
Total Request Live!
A Roma
Music non stop
MTV Classic Special
(prima parte)
Yo! MTV Raps
MTV Live: Sum 41
Flash
Brand: New
Music non stop
TELE+
SPORT STREAM
10.15 Calcio: Parma - Piacenza (R) - Serie A - 12.00
Calcio: Lazio - Brescia (R) - 13.45 Sport Stream Revival - Il meglio del tennis - 16.20 Wrestling - 17.10 Calcio: Siena - Verona (R) - Serie B - 19.00 Western
Union - 19.30 Wrestling - 20.30 Champions League
Magazine - 21.15 Inside the PGA - 21.45 Calcio a 5 22.30 Bordoring “Il meglio della boxe mondiale” 0.20 Calcio: Bayern - Stoccarda (R) - Calcio Internazionale - 2.00 SportStream di Notte.
NATIONAL GEOGRAPHIC
10.00 Bolivia:rospi extralarge - 10.30 A caccia di
squali - 11.00 Il popolo dello squalo - 12.00 Predatori
della foresta - 13.00 Acqua fredda, sangue caldo 14.00 Disastro! - 15.00 Sempre in palla - 16.00 Bolivia: rospi extralarge - 16.30 A caccia di squali - 17.00
Il popolo dello squalo - 18.00 Predatori della foresta 19.00 Acqua fredda, sangue caldo - 20.00 Disastro! 21.00 Sempre in palla - 22.00 Bolivia: rospi extralarge - 22.30 A caccia di squali - 23.00 Afghanistan 0.00 Predatori della notte - 1.00 Obiettivo in prima
linea - 1.30 Una speranza dal Venezuela - Eps. 7 2.00 Vulcani.
TELE+BIANCO
8.10 Il giudice ragazzino di A. Di Robilant - 9.45 I predatori della palude - 10.00 Natura: Nel cuore del vulcano - 10.45 Dervis - Il derviscio di
A. Rondalli - 12.45 Sim sala min - Ovvero la storia della prestidi... 14.25 Giornale del Cinema - I protagonisti (R) - 15.00 Pootie Tang di
Louis C. K. - 16.20 Prigione di vetro di D. Sackheim - 18.15 La rivoluzione delle farfalle di M. Barroso - 19.45 C’era una volta ... i supereroi - 21.00 K-pax - Da un altro mondo di I. Softley - 23.00 Sheryl Crow:
“Rocking the globe” - 0.05 Osmosis Jones di P. Farrelly.
TELE+NERO
12.35 Calcio: una partita (R) - 14.15 Sport News - Diretta - 14.30 Usa
Sport - 14.55 Volley: Finale - Eventuale gara 4 (R) - 17.00 Calcio: una
partita (R) - 18.45 Zona Mondo (R) - 19.15 Sport News - Diretta 19.30 Zona - Diretta - 20.30 Profili (R) - 21.00 Review Show Premier
League - 21.55 Zona Gol - 22.25 Golf: Deutsche Bank Open - Ultima
giornata (R) - 0.25 Zona (R) - 1.25 Usa Sport (R).
TELE+GRIGIO
8.10 Fratello dove sei? di Joel Coen - 9.55 Come cani & gatti di Lawrence Guterman - 11.20 Pretty princess di G. Marshall - 13.15 Indiavolato - Bedazzled di Harold Ramis - 14.50 Ultimo stadio di Ivano De
Matteo - 16.35 The anniversary party di Alan Cumming e J.J. Leigh 18.25 Il giornale del cinema - 18.55 Tom Jones di Tony Richardson 21.00 +Cinema - 21.15 Oasis di Chang-dong Lee - 23.35 Uomini e
topi di Gary Sinise - 1.25 Ladro d’amore di Gerard Damiano.
20
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
La politica e il giornalismo. Lo ricordano così
La notizia della scomparsa di Luigi Pintor mi addolora profondamente. Parlamentare, pubblicista
e scrittore ha legato il suo nome a
un giornalismo politico rigoroso e
coerente. Ha dato prova di un impegno forte e convinto per l’affermazione di quegli ideali di libertà,
di giustizia sociale e di solidarietà
che sono alla base della nostra democrazia. La sua è stata una testimonianza di vita strettamente intrecciata alla storia politica dell’Italia. E’ stato un esempio di critica
severa e di ferma intransigenza
morale. Con questi sentimenti rivolgo ai suoi cari l’espressione del
mio commosso e partecipe cordoglio.
Carlo Azeglio Ciampi
Esprimo alla famiglia e ai compagni di Luigi Pintor, fondatore del
quotidiano il manifesto e autorevole espressione della sinistra politica italiana, le più profonde condoglianze mie e della camera dei
deputati. Grazie al lavoro culturale e politico di Pintor, che si è concretizzato anche in una significativa presenza nella vita parlamentare italiana, il pluralismo informativo del paese ha potuto contare su una voce autonoma e anticonformista.
Pierferdinando Casini
Voglio esprimere il più profondo
cordoglio per la triste scomparsa
di Luigi Pintor. Fondatore del manifesto, intellettuale, giornalista,
scrittore, uomo politico di grande
rigore, ha saputo raccontare in
modo tagliente e appassionato
quarant’anni di storia italiana,
della sinistra e delle sue battaglie,
senza mai dimenticare la condizione dei più deboli. Un caldo e
grande abbraccio agli amici del
manifesto e alla sua famiglia.
ogni riposta energia per andare
aventi. Coraggio, compagni.
Dino Greco
Protagonista di una lunga stagione politica sia come dirigente del
Pci che del movimento politico il
manifesto, Pintor è stato animatore di una straordinaria esperienza
editoriale e politica. Alla famiglia
e alla redazione del manifesto
esprimiamo le più sentite condoglianze anche a nome dei tantissimi dirigenti e militanti che, in
questi lunghi anni, lo hanno conosciuto e apprezzato.
La segreteria nazionale della Cgil
Aldo Tortorella
E’ morto un uomo. Luigi Pintor è
stato uno di noi. Ma era Luigi Pintor. In tanti gli dovevamo molto, e
moltissimo di quel che gli dovevamo non gli abbiamo detto. Forse
perché è stato quel che doveva essere. E tutto ha vissuto e sofferto.
Non gli abbiamo mai sentito dire
una volgarità o una cosa banale.
Luigi Pintor ha attraversato la politica del suo tempo, senza mai rinunciare a cercare un altro uomo
e un altro mondo. E’ stato un partigiano di questo sogno, E’ stato
un comunista, senza mai accettarne né l’attrazione del potere né il
cinismo della storia. Così ha tanto
vissuto, anche passando per le fatiche quotidiane della nostra politica. Ma non ha mai perso una sua
purezza. Qualcuno ha detto di lui
che è stato il più grande giornalista del dopoguerra. Ma la sua
scrittura, in realtà, era semplicemente la ricerca e lo specchio di
questa purezza. Grazie, Luigi.
E’ stato un uomo di grandissimo
spessore umano e intellettuale. Un
militante politico appassionato.
Una voce critica della sinistra, che
in tanti momenti ha sottoposto al
suo giudizio severo i partiti storici
della sinistra, i dirigenti. Io stesso
sono stato oggetto dei suoi strali.
Io nel 1969 ero tra i giovani che
raccoglievano abbonamenti per il
manifesto. Ero tra i simpatizzanti
di quel gruppo di intellettuali che
si distaccarono dal Pci, anche se
poi non condivisi la loro determinazione. E quindi ritenni giusto rimanere nel partito. Ricordo bene
che anche dopo la rottura, tuttavia rimase un’attenzione nel partito verso di loro. Tutti ricordano il
legame che ci fu fino all’ultimo tra
Enrico Berlinguer e Luigi Pintor;
tra il segretario del partito e l’eretico non si spezzò mai una reciproca curiosità intellettuale.
Massimo D’Alema
Fausto Bertinotti
La scomparsa di Luigi Pintor è
una grave perdita per il giornalismo italiano e per tutti coloro che
difendono un’informazione libera
e fuori dagli schemi. Politico appassionato, intellettuale raffinato,
grande giornalista, ha sempre
compiuto scelte difficili e corag-
Ho appena sentito al Tg3 che è
mancato Luigi. Davvero una grande perdita. Vi mando un abbraccio.
E’ scomparso uno dei più importanti giornalisti italiani, ma soprattutto un uomo di sinistra che
seppe portare nel comunismo italiano una ventata di anticonformismo e di libertà. Tutti noi dobbiamo a Pintor il suo essere stato voce critica, che ci ha permesso di riflettere sugli errori e anche sui
successi. Rivolgo ai suoi cari e al
manifesto le più sentite condoglianze.
Pietro Folena
Come giornalista e parlamentare
del Pci prima, attraverso l’esperienza del manifesto poi, le sue riflessioni, le sue osservazioni scomode, mai banali, hanno fatto da
pungolo e da stimolo anche per
chi, provenendo dalla stessa famiglia politica, aveva fatto una scelta
e un percorso diversi. Un editoriale di Pintor andava sempre e comunque letto. La sua amicizia, il
suo rigore morale, la sua capacità
analitica, la sua concezione alta
della funzione della politica rimarranno vivi nell’esperienza di
chi, come me, ha potuto conoscerlo da vicino.
Gavino Angius
Voglio ricordare Pintor come dirigente dei Gap che ha preparato,
nei difficilissimi mesi dell’occupazione di Roma da parte dei nazisti,
la resistenza al fascismo per favorire lo sbarco alleato. Oltre che il
giornalista intransigente e l’uomo
di sinistra tagliente e lucidissimo,
voglio ricordare il giovane che ebbe il coraggio, nel suo primo impegno politico, di rischiare la vita
per dare a tutti noi la democrazia
e la libertà.
Francesco Rutelli
Un intellettuale rigoroso, mai conformista, coraggioso. Ma soprattutto un pezzo della nostra storia
di italiani, dall’impegno nella resistenza agli anni duri del dopoguerra, al travaglio del ‘68, alle
battaglie più recenti, nel segno
della coerenza, della difesa dei
principi di libertà e democrazia e
dei valori di riscatto e solidarietà.
Una voce che è stata coscienza critica della sinistra. Un giornalista
che ha dato un contributo importantissimo alla libertà di informazione e al rinnovamento del linguaggio dei media. Pintor se ne va
portando con sé l’amore e l’amicizia di chi ha condiviso la sua vicenda politica, il rispetto di chi
non l’ha condivisa e la considerazione di tutti gli italiani. Le sue
qualità ci mancheranno. Mancheranno alla sinistra, al giornalismo
italiano, ai suoi cari compagni del
manifesto, ai suoi familiari cui va,
in questo momento, il mio pensiero affettuoso.
Walter Veltroni
scritto cose indimenticabili. La
sua morte fa venir meno una delle
grandi intelligenze italiane.
Vincenzo Vita
E’ scomparsa una grande voce mai
allineata e mai conformista della
sinistra critica. Voglio esprimere
le mie più sentite condoglianze al
giornale e alla famiglia.
Alfonso Pecoraro Scanio
Caro Luigi, ti salutiamo insieme
Bruna ed io, perché per entrambi
sei stato un amico tenero e severo
e lo sei stato per oltre mezzo secolo: per il tempo intero cioè della
nostra vita comune. Affetto e ammirazione, questa la cifra dei nostri sentimenti verso di te, Bruna
per la tua brillantezza e la tua ironia, io perché ti ho eletto a esempio del mestiere che mi prefiggevo
di fare avendoti conosciuto appena diciassettenne e tu di poco più
grande che già mi parevi un uomo.
Ci mancherà la tua franchezza
mai attenuata dalla tentazione del
compromesso, la tua coerenza che
ci ha dato forza anche se non veniva più dagli incontri quotidiani
ma dalla lettura del tuo manifesto.
Riaffiora il ricordo dei tanti dolori
che hanno attraversato la tua vita,
il riserbo con cui li hai patiti, la carezza con cui accoglievi le nostre
parole di partecipazione e di conforto. Ma non vogliamo salutarti
così. Preferiamo riandare a un
lontano capodanno nel quale,
sperduti in un’osteria della campagna romana, dove la mezzanotte ci aveva sorpresi, abbiamo brindato insieme. Bevemmo e ridemmo, i quattro o cinque che eravamo tutti abbracciati. Eravamo felici e non solo perché eravamo giovani.
Sandro e Bruna Curzi
Sono molto triste e mi sento molti
vicino a tutti voi del manifesto e a
tutti coloro che hanno voluto bene
a Luigi Pintor. Anni fa avevo avuto
il piacere di una lunga chiacchierata con lui a proposito della storia dell’Unità. Un’esperienza che è
rimasta impressa nella mia memoria con questa sensazione: aver
conosciuto un uomo che assomigliava molto all’intelligenza essenziale, all’ironia, al gusto un po’
amaro della libertà che ci ha regalato in tanti esercizi di scrittura.
Rischio la retorica dicendo che lo
considero un maestro – tra i non
molti – per chi fa il nostro mestiere. Però lo dico ugualmente. Ma
voglio anche aggiungere che non
penso solo a una maestria professionale. Mi ha molto colpito il suo
editoriale «Senza confini». L’idea
che la «morte» della sinistra tradizionale possa essere vinta solo con
una «nuova pratica di vita» più
che con una qualche «bandiera», e
appunto «senza confini», credo
vada presa sul serio e meditata da
tutti coloro che hanno a cuore (e
nel cervello) il senso del fare politica. Non posso infine non ringraziarlo per aver inventato, con tutte e tutti voi, una cosa come il manifesto. Spesso è stato il luogo dove ho potuto esprimere qualche
idea in completa libertà, e questo
è uno dei doni più belli che si possano ricevere.
Alberto Leiss
Inge e Carlo Feltrinelli
Partecipo sinceramente commosso al grande comune dolore per la
scomparsa del compagno Pintor.
Combattente strenuo per la causa
del socialismo, profondamente
convinto delle sue idee e coerentemente fedele ad esse per tutta la
sua vita. Ai suoi cari e ai compagni
del manifesto la mia fraterna solidarietà
Armando Cossutta
Con la scomparsa di Pintor viene a
mancare una delle voci più importanti della sinistra che nella sua
lunga esperienza e militanza ha
contribuito incessantemente a
una lettura critica dei processi sociali e politici in atto e alla ricerca
di una nuova strada per il movimento operaio. Ai suoi familiari e
a tutto il collettivo del manifesto
mando un grande abbraccio a nome della Fiom
Gianni Rinaldini
La scomparsa di Pintor è una notizia terribile. Pintor è stata una
personalità straordinaria della politica e del giornalismo. Ha detto e
Ci stringiamo alle compagne e ai
compagni del manifesto per la
scomparsa di Luigi Pintor. Nella
loro lucidità appassionata, i suoi
scritti sono stati un riferimento
per i nostri dibattiti, i nostri scon-
La scomparsa di Luigi Pintor costituisce una gravissima perdita
per il giornalismo italiano. Sono
affettuosamente vicino a tutta la
redazione del manifesto in questo
così triste momento. Un grosso
abbraccio
Pierluigi Franz
Vi sono vicino nel dolore per la
scomparsa di Pintor del quale non
dimenticheremo l’indipendenza di
pensiero, l’intelligenza e il coraggio che ci hanno aiutato tante volte
Piero Scaramucci
Siamo profondamente colpiti dalla scomparsa di Pintor, compagno
indimenticabile e grande giornalista. Sono vicino insieme a tutta la
redazione di Avvenimenti alla famiglia e ai compagni del manifesto.
Adalberto Minucci
Un forte abbraccio agli amici del
manifesto e un saluto al suo fondatore e direttore
La redazione di Lettera 22
Ricordiamo con rimpianto Luigi
Pintor, uomo impegnato nella cultura e nella politica, sempre con
passione, coerenza etica e intelligenza.
La casa editrice Einaudi
Luigi Pintor continuerà a essere
maestro per molti, e a illuminarci
e guidarci nella resistenza e nella
battaglia civile per la pace e per i
diritti, ma ormai senza disperazione.
Raniero La Valle
Quando si spegne una voce come
quella di Pintor è una sensazione
di vuoto che si avverte, una dolorosa sensazione di vuoto irrimediabile. Personalmente non ho
mai appartenuto alla stessa organizzazione di Luigi, pur avendo
collaborato da vicino in fasi ormai
lontane. Ma ho sempre avuto la
percezione che combattevamo la
stessa battaglia per un movimento
operai e comunista che rappresentasse un’alternativa di sistema.
Questa battaglia Luigi l’ha combattuta senza ambiguità, senza
calcoli tatticistici, con un’onestà
intellettuale esemplare.
Livio Maitan
Inviamo al manifesto tutta l’amicizia della fondazione Giangiacomo Feltrinelli, della casa editrice,
delle librerie e nostra personale di
fronte alla perdita di un grande
compagno di viaggio la cui integrità intellettuale, generosità e lucidità di visione continueranno a
essere un patrimonio per il nostro
futuro.
L’associazione stampa romana
Silvia Zamboni
Ezio Mauro
Piero Fassino
Sergio Cofferati
Foto Livio
Senigagliesi
Con tristezza saluto Luigi Pintor e
il suo giornalismo
Di Luigi Pintor ricorderemo sempre la lucidità intellettuale, il rigore morale, la passione orgogliosa
che ne hanno fatto un’ascoltata e
autorevole coscienza critica della
sinistra e un grande giornalista
italiano. Ci uniamo al dolore della
famiglia e dei compagni del manifesto.
La scomparsa di Luigi Pintor mi
addolora molto. Lo ricordo come
un giornalista, un politico, un intellettuale sempre libero e autonomo che ha saputo interpretare il
suo ruolo con assoluta indipendenza. Ha attraversato una vita faticosa e dolorosa, ma ha sempre
mantenuto un rigore e una coerenza non facili. Il suo pensiero è
sempre stato per me e per tutti capace di dare stimoli e chiavi di lettura non convenzionali.
Rete campana No global
Paolo Serventi Longhi
La scomparsa di Luigi Pintor è un
colpo durissimo per tutti coloro
che hanno cercato di non rassegnarsi davanti alle vittorie di quelli che lui ha sempre combattuto. E’
un colpo tanto più duro per chi,
come me, si era ritrovato con lui
in una stessa impresa politica dopo così aspre sconfitte e tanti errori. Ora che non c’è più è possibile dirlo: egli è stato un maestro di
dignità umana, quello che avremmo voluto intendere con la parola
comunista. La lezione morale e
politica del suo dolore e della sua
ira davanti alla sopraffazione, all’ingiustizia e all’ipocrisia rimane
e rimarrà, continuerà a parlare e a
insegnare.
Guglielmo Epifani
tri, la nostra voglia di cambiare le
cose. Abbiamo spento le televisioni, insofferenti alla retorica dei
commenti bipartisan e all’ipocrisia dei telefascisti berlusconiani.
Ad avversari come questi bisognerebbe sempre sopravvivere.
giose. Come quella di dar vita, insieme a un manipolo di amici, a
un giornale, il manifesto, che si è
imposto come una delle più interessanti avventure editoriali della
storia recente. Agli amici e ai colleghi di questo giornale, parte essenziale del pluralismo dell’informazione, va l’affettuosa solidarietà della giunta della Federazione
nazionale della stampa.
La sua voce era una voce libera,
capace di coniugare la passione civile, morale e politica con quella
per l’informazione. I giornalisti
romani lo ricordano come maestro di giornalismo anche per
quanti erano lontani da lui politicamente; riferimento importante
in ogni battaglia per la libertà di
stampa.
Siamo addolorati per la scomparsa di Luigi Pintor, una grande figura della sinistra, un esempio di
coerenza e tenacia nelle lotte per
la libertà e i diritti.
Oliviero Diliberto
La scomparsa di Luigi lascia un
vuoto incolmabile. Non dimenticheremo la sua umanità, il suo
pessimismo intelligente, provocatorio, eppure la voglia mai doma
di ingaggiarsi in nuove battaglie.
Non dimenticheremo la sua intransigenza morale. Mancherà al
manifesto e a tutti noi. C’è un solo
riscatto possibile: dare fondo a
Esprimo profondo cordoglio per la
scomparsa di una delle voci più
autonome e indipendenti della sinistra e del giornalismo italiano
Enrico Gasbarra
Ciao Luigi. Siamo addolorati per la
scomparsa di Pintor, una delle voci più lucide e critiche della sinistra italiana, di cui ricordiamo con
affetto l’amara e pungente ironia e
quella capacità di indignarsi che
gli anni e le difficoltà della vita
non avevano mai domato. Ci stringiamo ai colleghi e compagni del
manifesto per questa perdita così
grave e triste per tutti.
Liberazione
Con la scomparsa di Luigi Pintor
siamo tutti più poveri.
La Nuova ecologia
Esprimo profondo cordoglio ai familiari e al manifesto per la scomparsa di Pintor, un grande giornalista, un eretico che non conobbe
mai l’opportunismo.
Enzo Carra
Per la sinistra e per il giornalismo
con Pintor si perde una voce brillante, ironica e intelligente. Leggere i suoi pezzi è sempre stato un
piacere anche se qualche volta la
si pensava in modo diverso. Pintor
rimane nella storia politica del
paese e del giornalismo come
esempio di autonomia e indipendenza di giudizio. Il manifesto,
primo tra i giornali, ha dato spazio
alle tematiche gay e lesbiche rompendo la cappa di silenzio sui diritti civili delle minoranze.
Franco Grillini
domenica 18 maggio 2003
il manifesto
il manifesto ROMA & DINTORNI, via Tomacelli 146 - 00186 Roma • Telefono 0668719571/0668719464
fax 0668719462 [AGENDA] e 0668719462 [TAMBURINI] • E-mail [email protected]
Pubblicità Poster, tel. 0668896911 fax 0668308332 [Tariffe edizione locale 77 euro a modulo, cinema 112]
TEATRI
ROMA
Quirino 2003/2004,
nel solco
della tradizione
ARGENTINA TEATRO DI ROMA
LARGO ARGENTINA TEL. 0668804601-2
IL MONDO DI MR. PETERS di A. Miller, regia
di
E. M. Lamanna. Con: G. Alber tazzi e E.
Blanc [17.00]
COLOSSEO
VIA CAPO D’AFRICA, 5 TEL. 067004932
SALA GRANDE IL NASO da N. Gogol, testo e regia di C. Spadola. Con: F. Cordella e G. Marchesi [18.00]
RIDOTTO AIACE di Sofocle, adattamento e regia P. Pompili. Con: P. Pompili e A. Picconi
[18.00]
DEI COCCI
VIA GALVANI, 69 TEL. 065783501/2
TUTTI DICONO WOODY ALLEN DI W. ALLEN, diretto e interpretato da A. Avallone. Con: A. Foglietta e M. Scognamiglio [18.00]
DELL’OROLOGIO
VIA DEI FILIPPINI, 17/A TEL. 066875550
SALA GRANDE LA VITA REALE DI JAKOB GEHERDA di
B. Brecht, regia di G. Sammartano. Con: A.
Basaluzzo e D. Garofalo [17.30]
SALA ARTAUD MELOPEA D’ADDIO SU AMORE di G.
Manganelli, regia di A. Benadduce. Con: A.
Benadduce e F. Cutolo [18.30]
SALA GASSMAN I PERSIANI da Eschilo, regia di
R. Cavallo. Con: C. Balboni e G. de Feo
[18.30]
SALA ORFEO PESCI FUOR D’ACQUA di e con C.
Casarico e T. Scrocca [18.00]
DELLA COMETA
VIA DEL TEATRO MARCELLO, 4 TEL. 066784380
COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA di D. Fo e F.
Rame, regia di M. Bernardi. Con: P. Milani e
C. Simoni [17.00]
DUE ROMA
VICOLO DUE MACELLI, 37 TEL. 06 6788259
IL CUSTODE di A. Lauro, interpretato e diretto
da P. Triestino [18.00]
ELISEO
VIA NAZIONALE, 183 TEL. 064882114
IL MEDICO PER FORZA farsa con musiche
di
Molière, regia di M. Conti. Con: G. Tedeschi
e M. Ariis [17.00]
FURIO CAMILLO
VIA CAMILLA, 44 TEL. 067804476
ELETTRA con con P. Bernardini, e a seguire
ONOFF di J. Diego Porta Lopez [21.00]
INDIA
LUNGOTEVERE DE’PAPARESCHI TEL. 0668804602
FRAMMENTI DAI QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO
OPERATORE di L. Pirandello, regia e scenografia acustica A. Liberovici, con O. Fusco e A.
Margiotta [18.00]
PICCOLO ELISEO
VIA NAZIONALE, 183 TEL. 064885095
LA VEDOVA SOCRATE liberamente ispirato
a La
morte di Socrate di e con F. Valeri, a cura di
A. Terlizzi [17.00]
POLITEAMA BRANCACCIO
VIA MERULANA, 244 TEL. 0647824190
IO, TOTO E GLI ALTRI, scritto diretto e interpretato da G. Proietti [17.00]
POLITECNICO
VIA G. B. TIEPOLO, 13/A TEL. 063219891
Nell’ambito di Ob...Scena, rassegna di teatro erotico BETTI & WILMA, SESSO AMORE E FANTASIE di A. Locarno, regia di M. Rizzi. Con: L.
Assenzio e S. Zanaboni [21.30]
QUIRINO
VIA DELLE VERGINI, 7 TEL. 066794585
UN NEMICO DEL POPOLO di A. Miller da
H. Ibsen, regia di M. Sciaccaluga. Con: G. Lavia
e E. Pagni [16.45]
SALA UMBERTO
VIA DELLA MERCEDE, 49 TEL. 066794753
BIONDA FRAGOLA scritto, diretto e interpretato
da M. Bellei. E con: S. Di Stefano e D. Sef
[17.30]
SALA UNO
P.ZZA DI P. S. GIOVANNI, 10 TEL. 067009329
MERCANTI DI BUGIE di D. Mamet regia di F. Bonelli. Con: F. Bonelli e F. Scribani [18.30]
STANZE SEGRETE
VIA DELLA PENITENZA, 3 TEL. 066872690
SEXE di e con L. Della Valle. Regia: G. Bontempi v.m.18 [21.00]
VALLE
VIA DEL TEATRO VALLE, 21 TEL. 0668803794
LE CINQUE ROSE DI JENNIFER di A. Ruccello, re-
Archiviata la stagione teatrale 2002/3, è già
tempo di consuntivi e di nuovi spettacoli che
dal prossimo ottobre ripopoleranno i palcoscenici dei teatri cittadini. Al Quirino, con la programmazione ancora in corso, le cose non sono
andate male. Anzi. Con un aumento del 23/%
sugli abbonamenti e di un 25% complessivo,
senza dimenticare che manca ancora all’appello lo spettacolo di Panariello, l’Eti forte di questi
numeri si ripresenterà per la prossima stagione
con 11 spettacoli e un omaggio a Giorgio Strehler, a cui si aggiungerà una piccola digressione
nel campo della lirica con l’opera di Mozart Così fan tutte direttamente dal piccolo di Milano
[8-20 giugno 2004]. Il cartellone è stato pensato
sulla falsariga del “grande teatro di tradizione”,
affidando testi noti ma di straordinario peso
qualitativo a mattatori e interpreti di consolidata scuola. Apertura ad appannaggio di Luca
De Filippo diretto da Francesco Rosi, che per la
prima volta lascia la cinepresa e si misura con il
teatro, in un recupero di Napoli Milionaria [7
ottobre-2 novembre], mentre Paola Gassman e
Ugo Pagliai ripropongono il testo di Pierre C. De
Marivaux Il trionfo dell’amore [4-23 novembre]. Per Mariangela Melato [nella foto] il ritorno sul palco del Quirino ha dello storico, visto
che la sua ultima apparizione risale addirittura
al 1987. La ritroveremo [25 novembre-10 dicembre] in un testo di Brecht Madre Courage e
i suoi figli, diretta da Marco Sciaccaluga. Ida Di
Benedetto incontra Fedro di Seneca [2-21 marzo] per la regia di Piero Maccarinelli, mentre
Mario Missiroli rilegge un testo scritto da Wilde
nel 1895 e portato anche su grande schermo Un
marito ideale [23 marzo-9 aprile] con Manuela
Kustermann e Debora Caprioglio. Tra gli altri
spettacoli in programma, Tre sorelle di Cechov
[4-23 maggio] in un allestimento diretto da
Maurizio Panici che guiderà in scena Pamela
Villoresi, Valeria Cingottini e Silvia Budri, chiude la stagione il lavoro che Luigi Pirandello
scrisse per Eleonora Duse, La vita che ti diedi
[25 maggio-6 giugno] diretto da Luigi Squarzina e interpretato da Marina Malfatti.
OGGI&DOMANI INIZIATIVE E DIBATTITI
Domani alla CASA DELLE LETTERATURE, convegno dal titolo Gadda a Roma, a trent’anni
dalla mor te di Carlo Emilio Gadda. Ore
10.00, p.zza dell’Orologio 3 • All’UNIVERSITÀ ROMA TRE, presso l’Aula magna del rettorato, si tiene domani un’assemblea pubblica dal titolo Con la mafia non si convive.
Ore 10.00, via Ostiense 159 • Si discute
sul tema Tibet e diritti umani, domani alla
FONDAZIONE BASSO. Interverranno: Marialaura Di Mattia, Piero Folena, Massimo Persotti e Decen Dolkar. Ore 17.00, via Dogana Vecchia 5 • Nell’ambito degli incontri
organizzati dall’ASSOCIAZIONE AMICIZIA EBRAICO-CRISTIANA, oggi presso l’aula magna della facoltà valdese di teologia, conferenza a
tema Telecamera con vista sulla religiosità. Ore 17.00, via P. Cossa 40 • A FIUMICINO si discute su Scuola e cultura, i diritti
di cittadinanza con M. Santi, R. Tasciotti e
L. Fraleone. Al termine, concerto dei Red
Stripes e Radici nel cemento. Ore 21.00,
largo Falcone • Alla CASA DELLE DONNE, questa sera due donne raccontano L’altra Argentina, l’esperienza di un popolo che si
organizza. Ore 18.00, via della Lungara 19
• Incontro dibattito oggi al TEATRO SALA 1
dal titolo Ritorno a Norimberga. La corte
penale internazionale e i crimini in Iraq. Lo
organizza il circolo Giustizia. Ore 21.00,
p.zza di Porta S. Giovanni 10 • Seconda
giornata di festa e di lotta sulla TANGENZIALE
EST ALTEZZA S. LORENZO-PRENESTINO. Il programma prevede: 10.30 assemblea a tema: quali misure adottare per lo smantellamento immediato della sopraelevata;
16.00 spettacolo teatrale • Domani alla
CASA DELLE CULTURE, il comitato fermiamo la
guerra di Roma ha in programma un incontro per discutere su: boicottaggio prodotti
Usa, ritiro truppe italiane e iniziative per il
2 giugno. Ore 18.00, via S. Crisogono.
stesa installazione ambientale dal titolo
Arena, composta da tre proiezioni; due laterali popolate da figure umane che muovono le mani in modo ossessivo, comese
fosse un gesto enigmatico, e una centrale dove si svolge la scena della lotta fra
l’uomo e l’orso. Fino al 17 agosto.
ANDREAS GURSKY
Il fotografo tedesco si distingue per l’uso
del grande formato e per la manipolazione dell’immagine. Le sue opere si concentrano sulla figura umana e la relazione
tra gli uomini e il loro contesto ambientale. Fino al 17 agosto.
sottotitolo della mostra che propone l’itinerario percorso dal fotografo Michael Yamashita sulle tracce del grande viaggiatore veneziano. Fino al 22 giugno. Orari:
9.00-19.45 [mar/dom, lunedì chiuso].
Info: 0161293332.
IDOLI
A.A. M. ARCHITETTURA MODERNA
VIA DEI BANCHI VECCHI 61
Personale di Aurelio Bulzatti, curata da
Francesco Moschini e Alessandra Maria
Sette. Sono esposti quindici dipinti inediti, e una serie di disegni e bozzetti legati a
questi lavori. Fino al 14 giugno. Orari:
16.00-20.00 [tutti i giorni], 14.00-20.30
[sab-dom]. Info: 0668307537.
IL PAESE DELL’ANIMA
MUSEO HENDRIK C. ANDERSEN
P.STANISLAO MANCINI, 24
È un progetto - a cura di Christoph Bertsh ¡
dedicato alle opere eseguite da Herber t
Reyl-Hanisch agli inizi degli anni ’30. Fino al
25 maggio. Orari: 9.00-13.30 [mar/dom, lunedì chiuso]. Info: 063219089.
VIA
IN PRINCIPIO
PARCO DELLA MUSICA AUDITORIUM
DE COUBERTIN, 30
Viaggio fotografico di Sebastiao Salgado,
filo conduttore sono le vie brasiliane del
caffè e le storie di uomini e donne. Fino al
31 luglio. Orari: 10.00-21.00 [tutti i giorni]. Info: 0680241436.
V.LE
LA FATICA DELLE DONNE
TEATRO INDIA
LUNGOTEVERE DE PAPARESCHI
Alcune immagini di questa mostra, composta da fotografie di Paolo Del Papa, lasciano capire come oltre la sofferenza,
dentro questa fatica ci siano la voglia di
arrivare a un obiettivo. Fino al 31 mag-
gio. Orari: 19.00-24.00 [escluso il lunedì].
LA SPAGNA DIPINGE IL NOVECENTO
MUSEO DEL CORSO VIA DEL CORSO 320
Divisa in tre sezioni, presenta opere provenienti dalle collezioni del Museo di Madrid, fra queste lavori di: Gargallo, Dalì,
Mirò, Picasso, Barcelò e Solano. Fino al
29 giugno. Orari: 10.00-20.00 [tutti i giorni, chiuso il lunedì]. Info: 066786209.
MACRO
MATTATOIO P.ZZA GIUSTINIANI, 4
ORARI: 16.00-24.00 [MAR/DOM, LUNEDÌ
0667107900
MICHAL ROVNER
La videomaker israeliana presenta un’e-
CHIUSO]. INFO:
MARCO POLO-MICHAEL YAMASHITA
PALAZZO ALTEMPS P.ZZA SANT’APOLLINARE, 46
“Un fotografo sulle tracce della pace” è il
CINEMA D’ESSAI
ARCOBALENO
DELLE PROVINCIE
VIA F. REDI, 1/A
Chicago di R. Marshall [16.00 • 18.10 •
20.20 • 22.30]
V.LE D.LE
ASSOCIAZIONE LABIRINTO
DETOUR VIA URBANA, 47/A TEL. 064872368
V.
Under world presenta Tandem films, rassegna
di cortometraggi [21.00]
POMPEO MAGNO, 27 TEL 06.3216283
SALA A Io non ho paura di G. Salvatores [16.30
• 18.30 • 20.30 • 22.30]; SALA B Ubriaco d’a-
PROVINCIE, 41 TEL. 06.44236021
Ricordati di me di G. Muccino [15.45 • 18.00
• 20.15 • 22.30]
DON BOSCO
more di P. Thomas Anderson [16.30 • 18.30 •
20.30 • 22.30]; SALA C Sweet sixteen di k.
Loach [16.30 • 18.30 • 20.30 • 22.30]
V.
AZZURRO SCIPIONI
GRAUCO
V. DEGLI
VIA
SCIPIONI 84 TEL. 06.39737161
SALA CHAPLIN La ragion pura di Agosti [16.30];
Viaggio a Kandahar di Makmalbahaf [18.30]; Il
favoloso mondo di Amèlie di J. P. Jeunet
[20.30]; Madonna che silenzio c’è stasera di
M. Ponzi [22.30]; SALA LUMIERE La dolce vita
di Fellini [17.00]; Ombre rosse di J. Ford
[20.30]; Furore di J. Ford [22.30]
PUBLIO VALERIO, 63 TEL. 06.71587612
Io non ho paura di G. Salvatores [16.00 •
18.00]
PERUGIA, 34 TEL. 067824167
Vostro figlio e fratello di V. Sukshin [19.00];
Solaris di Tarkovskij v.o.sottot.italiani [20.30]
LA CAMERA VERDE
VIA GIOVANNI MIANI, 20/20A/20B TEL. 065745085
Chant d’amour di J. Genet [19.30]
SALA TREVI
V. PAISIELLO,
24/B TEL. 06.8554210
Prendimi l’anima di R. Faenza [16.30 • 18.30
• 20.30 • 22.30]
PUTTARELLO, 25 TEL. 0672294260
Omaggio a DINO RISI
Il viale della speranza [18.30-20.30], ogni
proiezione sarà preceduta dal cor to Barboni;
Una vita difficile [22.30]
COLOSSEO
TIZIANO D’ESSAI V. G. RENI, 2 TEL 06.3236588
V. LABICANA
42 TEL. 06.7003495
L’ultimo metrò di F. Truffaut [21.15]
Io non ho paura di G. Salvatores [16.30 •
18.30 • 20.30 • 22.30]
lunedì, stesso orario, corso di fotografia
[metro A Subaugusta, 559]
Martedì 20 [19.00] presentazione del romanzo di Stefano Tassinari I segni sulla
pelle, a seguire dibattito sul tema: Il g8 di
Genova: chi ha paura di ricordare? Intervengono: Gianfranco Benzi e Guido Lutrario. Coordina: Geraldina Colotti, sarà presente l’autore
VICOLO DEL
CARAVAGGIO
gia di G. Gleijeses. Con: G. Gleijeses e G.
Cannavacciuolo [16.45]
VASCELLO
VIA CARINI, 72 TEL. 065881021
FABBRICA uno spettacolo di e con A. Celestini [17.00]
VITTORIA
P.ZZA S. MARIA LIBERATRICE, 10 TEL. 065740170
ALCAZAR di G. Clementi, regia di S. Messina. Con: A. Di Nola e A. Lolli [17.30]
CENTRI SOCIALI
ACROBAX PROJECT
[lab.occupato autogestito del precariato
metropolitano]
Ex cinodromo via della Vasca Navale
[Ponte Marconi] tel. 065582715
Ogni lunedì [19.00] Link, laboratorio di inchiesta e cooricerca sul precariato. Sempre
OGGI&DOMANI LIBRI, CINEMA&...
Domani da ODRADEK, Giacomo Marramao e
Maria Luisa Boccia discutono Guerre, con
il collettivo 33 a partire dal primo numero
della rivista di filosofia L’espressione. Ore
18.00, via dei Banchi vecchi • Burned children of America: the reading è il titolo della serata in programma domani al TEATRO
ARGENTINA, in occasione della pubblicazio-
D’ESSAI
IN BELLA MOSTRA
ARTE ED EBBREZZA. DA MANZÙ A DARIO FO...
SALE DEL BRAMANTE-CHIESA S. MARIA DEL
POPOLO P.ZZA DEL POPOLO
L’associazione culturale Il magazzino del
sale ha raccolto le opere originali di artisti famosi, quali Baj, Dietzmn, Fo, Manzù
e Pomodoro fra gli altri, che hanno prestato la loro opera per la creazione di etichette ar tistiche. Le opere esposte sono infatti dedicate al Vino della pace, prodotto
con 500 vitigini provenienti da ogni parte
del mondo. Queste opere, oltre a 500 etichette originali fra le più rare al mondo,
hanno contibuito a questa esposizione.
Fino al 20 maggio. Orario: 10.00-20.00
[tutti i giorni].
Si prega di far pervenire le segnalazioni entro le ore 12 del giorno precedente l’evento
L’AGENDA
IN SCENA
AMBRA JOVINELLI
VIA G. PEPE, 41/47 TEL. 0644340262
IL BANCHIERE ERRANTE ideato, diretto e interpretato da M. Ovadia. Con: L. Colbert e R.
Siwulak [17.00]
I
&
DINTORNI
BRANCALEONE
Via di Levanna, 11 tel. 0682000959
e-mail: [email protected]
web: www.brancaleone.it
Arturo, collettivo di artisti, propone da domani tre giornate [19-20-21 maggio] tra
storia, musica, danze. In scena fra gli altri: Travirovesce, Memoria Zero e Bruno
Santoro. Stasera nella sala cinema,
proiezione in Dvd: [20.30] Dieci di A. Kiarostami; a seguire [22.40] Mullholland
drive di D. Lynch
CASALE PODERE ROSA
via D. Fabbri. tel. 068271545
web.tiscalinet.it/casalepodererosa
e-mail:[email protected]
[bus 343 da metro b/Rebibbia]
Si conclude oggi la mini rassegna dedicata a Spike Lee con i film: 19.00 Bamboozled; 21.00 Crooklyn. La BiOsteria è aperta dal venedì alla domenica, la sera dalle
20.00. Il sabato e la domenica è aperta
anche a pranzo dalle 13.00. Oggi [10.30]
visita guidata al parco di Aguzzano [info:
068270876]
CORTO CIRCUITO
Via F. Serafini, 57
tel. 067217682 e-mail: [email protected]
LA MAGGIOLINA
Via Bencivenga, 1 Tel. 0686207352
e-mail: [email protected]
Alle 22.30 Discopatia, notte dance. Ingresso con tessera e sottoscrizione.
RICOMINCIO DAL FARO
Via del Trullo, 330
[metro b e 771 da Eur Magliana);
tel. 349 0897456
e-mail: [email protected]
Ultimo giorno di aper tura per la mostra
espositiva d’arte con la collaborazione e
partecipazione dei ragazzi dell’Accademia
di belle arti di Roma.
VILLAGGIO GLOBALE
Lungotevere de’ Testaccio
tel. 065757233
e-mail: [email protected]
Nello spazio dedicato al cinema [22.00],
proiezione di Bowling a Columbine di M.
Moore Ingresso 2 euro a sottoscrizione.
MOVIMENTO ARTE CONCRETA 1948-1952
MUSEO DEL CORSO VIA DEL CORSO, 320
Questa mostra costituisce un approfondimento della componente concretista dell’arte astratta sviluppatasi a Milano dalla
fine del 1948, intorno a personalità quali
Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gillo Dorfles e Gianni Monnet e successivamente
denominato Movimento arte concreta. Fino al 31 agosto. Orari: 10.00-20.00 [tutti
i giorni, lunedì chiuso]. Info: 066786209.
ne dell’antologia distribuita da Minimum
Fax. Pasquale Panella, Carlo Lucarelli, Dario Cassini, Andrea Purgatori e Francesco
fra gli altri, leggeranno alcuni racconti di
autori quali: Aimee Bender, Ar thur
Bradford e Shelley Jackson. Ore 20.30,
largo Argentina a ingresso libero • Il CINECLUB SPAZIO COMUNE, annullando la proiezione al chiuso prevista oggi, si sposta nell’arena di viale di Tormarancia per presentare la nuova stagione della rassegna estiva
Notti di stelle in programmazione a partire dal prossimo luglio. Ore 20.45 • Al TEMPIO DI ADRIANO, par te oggi una rassegna
teatrale che dedica quattro appuntamenti
a Marguerite Yourcenar, in occasione del
centenario dalla nascita. In programma
oggi e domani una mise en espace con video e musica dal vivo da Dare a Cesare.
20,21 aprile 1933, anno XI dell’era fascista regia di P. Emilio Landi. Ore 19.00,
p.zza di Pietra ingresso libero fino a esaurimento posti.
SPORT DOMENICA ECOLOGICA
Ritorna oggi l’appuntamento mensile con
la domenica ecologica: i temi della manifestazione saranno lo spor t, la sicurezza
stradale e il rispetto dell’ambiente. L’interdizione al traffico riguarderà quindici municipi ed in particolare il centro storico; la
zona a traffico limitato, il settore G di Trastevere, Villa Borghese, le aree pedonalizzate di via dei Fori Imperiali e l’Appia Antica. Ore 9.00-18.00.
MUSICA OGGI&DOMANI
Chiude Sangeet Mela all’AUDITORIUM PARCO
con i concerti di: Ustad Asad
Ali Khan e a seguire State of Bengal. Ore
20.30, v.le De Couber tin • Le note di
Brahms concludono stasera ad ARICCIA il
ciclo primavere de I concerti dell’accademia degli sfaccendati. Le musiche sono
eseguite da: Ariane Mathaus, violino, Alfredo Persichilli, violoncello, e Anna Lisa
Bellini al pianoforte. Ore 19.00, PALAZZO
CHIGI • All’ISTITUTO POLACCO DI ROMA, domani sera torna a Roma i ragazzi dell’orchestra da Camera Lodzkie Smyczki diretti
da R. Jan Osmolinski. Ore 18.00, via V.
Colonna 1 ingresso libero • Domani al SISTINA [via Sistina 139] Angelo Branduardi
in concerto. Ore 21.00 • Anna Oxa presenta il suo nuovo cd “Ho un sogno” domani all’AMBRA JOVINELLI [via G. Pepe 41].
Ore 21.00 • ALPHEUS [via del Commercio,
36 info: 065747826] triplo show case
questa sera nella sala Momotombo con i
gruppi: Fonderia, Uniplux e Karmablue.
Ore 21.15, ingresso 5 euro • BIG MAMA
[vicolo San Francesco a Ripa, 18 tel.
065812551] domani The Good sons in
concerto. Ore 22.00, ingresso con tessera annuale a 13 euro • CIRCOLO DEGLI ARTISTI [via Casilina Vecchia 42] Caparezza.
Ore 22.00, ingresso con tessera 5 euro •
LETTERE CAFFÈ [via di S. Francesco a Ripa,
100 tel. 0658334379] Tarantolati, a cura di Rino Ziccardi. Ore 21.00 • LOCANDA
ATLANTIDE [via dei Lucani 22b info:
0644704540] serata con i gruppi Infinito
[Andrea De Luca, Alfredo Verruso, Gilberto Valentini e Roberto Solito] e Six & Two
[Stefano Crippa, Claudio Prosperini, Giorgio Pellegrini e Rober to Peciola] Ore
22.00, ingresso 5 euro.
DELLA MUSICA,
D’ESSAI
VERBANO 5 IL PRANZO DELLA DOMENICA
ADRIANO 1
P.ZZA
✆ 06.36004988
CAVOUR 22
euro 5,00/ 7,50
ADRIANO 2
ADRIANO 3
ADRIANO 4
ADRIANO 5
ADRIANO 6
ADRIANO 7
ADRIANO 8
ADRIANO 9
ADRIANO 10
MERRY DEL VAL, 14
V.
ALCAZAR
✆ 06.5880099
ALHAMBRA 1
V.
✆ 06.66012154
euro 4,50/ 7,00
P. DELLE VIGNE 4-ABC-6-CD
euro 4,50 / 5,50
ALHAMBRA 2
ALHAMBRA 3
AMBASSADE 1
V.
✆ 06.5408901
ACCAD. AGIATI, 57-59
euro 4,15/ 6,70
AMBASSADE 2
AMBASSADE 3
ANDROMEDA 1
V.
✆ 06.6142649
MATTIA BATTISTINI 195
euro 4,25/ 6,25
ANDROMEDA 2
ANDROMEDA 3
ANDROMEDA 4
ANDROMEDA 5
ANDROMEDA 6
ANTARES 1
V.LE
✆ 06.8184388
ADRIATICO 15/21
euro 5,00/ 7,00
ANTARES 2
ATLANTIC 1
V. TUSCOLANA,
✆ 06.7610656
745
euro 4,15/ 6,70
ATLANTIC 2
ATLANTIC 3
ATLANTIC 4
ATLANTIC 5
ATLANTIC 6
AUGUSTUS 1
C.SO VITT. EMANUELE,
✆ 06.6875455
203 POLLOCK
BARBERINI 1
P.ZZA
✆ 06.4827707
BARBERINI, 24-25-26
euro 4,50/ 7,50
BARBERINI 2
BARBERINI 3
BARBERINI 4
BARBERINI 5
BROADWAY 1
V. DEI
✆ 06.2303408
NARCISI, 36
euro 4,15/ 5,15
BROADWAY 2
BROADWAY 3
CIAK 1
V.
✆ 06.33251607
CASSIA, 692
euro 4,13/ 6,20
CIAK 2
CINELAND MULTIPLEX 1 V.LE DEI ROMAGNOLI 515-OSTIA LIDO
✆ 06.6561841
euro 5,50/ 7,00
CINELAND MULTIPLEX 2
CINELAND MULTIPLEX 3
CINELAND MULTIPLEX 4
CINELAND MULTIPLEX 5
CINELAND MULTIPLEX 6
CINELAND MULTIPLEX 7
CINELAND MULTIPLEX 8
CINELAND MULTIPLEX 9
CINELAND MULTIPLEX 10
CINELAND MULTIPLEX 11
CINELAND MULTIPLEX 12
CINELAND MULTIPLEX 13
CINELAND MULTIPLEX 14
CINEPLEX GULLIVER 1
VIA DELLA LUCCHINA
✆
90
euro 4,00/ 6,00
CINEPLEX GULLIVER 2
CINEPLEX GULLIVER 3
CINEPLEX GULLIVER 4
CINEPLEX GULLIVER 5
CINEPLEX GULLIVER 6
CINEPLEX GULLIVER 7
CINEPLEX GULLIVER 8
CINEPLEX GULLIVER 9
CINEPLEX GULLIVER 10
COLA DI RIENZO KIDS
P.ZZA
COLA DI RIENZO, 88
euro 4,55/ 7,00
DEI PICCOLI
V.LE DELLA
✆ 06.8553485
PINETA, 15
euro 4,50
DEI PICCOLI SERA
20.00 • 22.30
THE HOURS
16.00 • 18.10
di S. Daldry
20.20 • 22.30
THE EYE
10.00 • 12.10 • 14.15 • 16.20
di O. e D. Pang
18.30 • 20.40 • 22.45
INTERVISTA
10.10 • 12.15 • 14.15 • 16.20
di F. Fellini
18.20 • 20.30 • 22.45
INSIEME PER CASO
11.00 • 13.30 • 16.00
di P. J. Hogan
18.15 • 20.30 • 22.45
CONFESSIONI DI UNA MENTE...
10.10 • 12.15 • 14.15
di G. Clooney
16.20 • 18.30 •20.40 • 22.45
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
11.00 • 13.30
di D. Petrie
16.00 • 18.15 • 20.30 • 22.45
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
THE EYE
16.30 • 18.30
di O. e D. Pang
20.30 • 22.30
TENTAZIONE MORTALE
17.00 • 18.45
di B. Bennett
20.40 • 22.30
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
LA 25A ORA
17.30
di S. Lee
20.00 • 22.30
PERDUTO AMOR
16.30 • 18.30
di F. Battiato
20.30 • 22.30
A
LA 25 ORA
17.25
di S. Lee
20.10 • 22.55
X MEN 2
15.15 • 17.45
di B. Singer
20.15 • 22.50
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.25 • 17.55
di D. Petrie
20.20 • 22.45
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.00 • 18.10
di C. Vanzina
20.20 • 22.35
STAR TREK NEMESIS
15.30 • 18.00
di S. Baird
20.30 • 22.50
NOVE REGINE
15.25 • 17.55
di F. Bielinsky
20.20 • 22.40
TENTAZIONE MORTALE
15.30 • 17.45
di B. Bennett
20.05 • 22.35
HIGH CRIMES
15.25 • 17.55
di C. Franklin
20.20 • 22.40
PIAZZA DELLE 5 LUNE
17.20
di R. Martinelli
20.05 • 22.40
THE EYE
15.40 • 18.00
di O. e D. Pang
20.20 • 22.40
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
16.35 • 18.35
di B. Barreto
20.35 • 22.35
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
16.00 • 18.10
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 20.25 • 22.45
MY LITTLE EYE
16.30 • 18.30
di M. Evans
20.30 • 22.30
X MEN 2
15.00 • 17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
16.00 • 18.10
THE EYE
di D. Pang e O. Pang. Chun
20.20 • 22.30
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
16.15 • 18.15
di B. Barreto
20.15 • 22.15
TENTAZIONE MORTALE
15.50 • 18.05
di B. Bennett
20.20 • 22.35
MAIAL COLLEGE
16.00 • 17.50
UNCONDITIONAL LOVE
20.10 • 22.30
IL PRANZO DELLA DOMENICA
15.30 • 17.50
di C. Vanzina
20.10 • 22.30
MY LITTLE EYE
16.00 • 18.05
di M. Evans
20.10 • 22.15
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.10 • 17.35 • 20
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
22.30
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE
15.00 • 19.50
NAVE FANTASMA
17.25 • 22.15
HIGH CRIMES
15.00 • 17.30
di C. Franklin
20.00 • 22.30
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
15.30 • 17.15 • 19.00
PASSATO PROSSIMO
20.40 • 22.30
LA CITTÀ INCANTATA
16.00
di H. Miyazaki
18.10 • 20.20
BOWLING A COLUMBINE
di M. Moore
DELLE MIMOSE 1
V.
✆ 06.33261019
MARIANO VIBIO 20
euro 4,50/ 7,00
DELLE MIMOSE 2
DELLE MIMOSE 3
DELLE MIMOSE 4
DORIA 1
V.
✆ 06.39721446
ANDREA DORIA 52/60
euro 5,00/ 7,00
DORIA 2
DORIA 3
DRIVE IN
✆ 06.50930649
EDEN 1
✆ 06.3612449
P.ZZA FONTE DEGLI ACILII 6/9
euro 6
P.ZZA
COLA DI RIENZO, 74/76
euro 4,50/ 7,00
EDEN 2
EDEN 3
EDEN 4
EMBASSY
V.
✆ 06.8070245
EMPIRE
✆ 06.8417719
EURCINE 1
✆ 06.5910986
STOPPANI, 7
euro 5,00/ 7,50
V.LE
REGINA MARGHERITA, 29
euro 4,15/ 6,70
V. LISZT,
32
euro 5,00/ 7,50
EURCINE 2
EURCINE 3
EURCINE 4
EUROPA
✆ 06.44249760
17.30
euro 4,15/ 6,20 di E. Harris
AUGUSTUS 2
✆ 06.3235693
16.30 • 18.30
20.30 • 22.30
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
15.30 • 17.45
di D. Petrie
20.30 • 22.50
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA 15.20 • 17.50
di G. Clooney
20.30 • 22.50
X MEN 2
15.20 • 17.50
di B. Singer
20.30 • 22.50
THE EYE
15.00 • 17.00 • 19.00
di O. e P. Pang
21.00 • 23.00
STAR TREK - NEMESIS
15.15 • 17.50
diS. Baird
20.30 • 22.50
PIAZZA DELLE 5 LUNE
15.20 • 17.45
di R. Martinelli
20.30 • 22.45
IL PRANZO DELLA DOMENICA 15.10 • 17.00 • 18.50
di C. Vanzina
20.50 • 22.50
LA VITA COME VIENE
15.20 • 17.45
di S. Incerti
20.30 • 22.50
LA FINESTRA DI FRONTE
15.30 • 17.45
di F. Opzetek
20.30 • 22.40
L’ANIMA GEMELLA
15.10 • 17.00 • 18.50
di S. Rubini
20.50 • 22.50
TUTTO O NIENTE
16.00 • 18.15
di M. Leigh
20.30 • 22.40
THE EYE
16.00 • 18.10
di O. e P. Pang
20.15 • 22.30
HIGH CRIMES
15.30 • 17.50
di C. Franklin
20.10 • 22.30
INSIEME PER CASO
15.30 • 17.50
di P. J. Hogan
20.10 • 22.30
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.30 • 18.30
di C. Vanzina
20.30 • 22.30
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
17.00 • 18.50
di B. Barreto
20.40 • 22.30
HIGH CRIMES
16.00 • 18.10
di C. Franklin
20.30 • 22.40
MY LITTLE EYE
16.30 • 18.30
di M. Evans
20.30 • 22.30
THE HOURS
16.00 • 18.10
di S. Daldry
20.30 • 22.40
UNA VITA QUASI PERFETTA
16.30 • 20.30
IO NON HO PAURA
18.30 • 22.40
JOHNNY ENGLISH
16.30 • 18.30
di P. Howitt
20.30 • 22.40
INSIEME PER CASO
16.00 • 18.10
di P. J. Hogan
20.30 • 22.40
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
A
LA 25 ORA
17.45
di S. Lee
20.15 • 22.45
X MEN 2
17.00
di B. Singer
19.45 • 22.30
THE EYE
16.30 • 18.30
di O. e D. Pang
20.30 • 22.30
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
17.30
di D. Petrie
20.00 • 22.30
TENTAZIONE MORTALE
17.00 • 18.45
di B. Bennett
20.40 • 22.30
LA 25A ORA
17.00
di S. Lee
19.45 • 22.30
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.30 • 18.30
di C. Vanzina
20.30 • 22.30
C.SO D’ITALIA,
107/A
euro 5,00/ 7,00
22.30
HIGH CRIMES
16.00 • 18.10
di C. Franklin
20.20 • 22.30
INSIEME PER CASO
16.00 • 18.10
di P. j. Hogan
20.20 • 22.30
MY LITTLE EYE
16.30 • 18.30
di M. Evans
20.30 • 22.30
16.00 • 18.10
IO NON HO PAURA
di G. Salvatores
20.20 • 22.30
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
17.30
PIAZZA DELLE 5 LUNE
di R. Martinelli
20.00 • 22.30
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.30 • 18.30
di C. Vanzina
20.30 • 22.30
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
21.15
di G. Clooney
23.15
LA 25A ORA
15.00 • 17.30
di S. Lee
20.00 • 22.30
GOOD BYE LENIN!
15.45 • 18.00
di W. Becker
20.15 • 22.30
PERDUTO AMOR
16.15 • 18.30
di F. Battiato
20.40 • 22.45
IL POSTO DELL’ANIMA
15.50 • 18.10
di R. Milani
20.30 • 22.40
HIGH CRIMES
17.30
di C. Franklin
20.00 • 22.30
TENTAZIONE MORTALE
17.00 • 18.45
di B. Bennett
20.40 • 22.30
HIGH CRIMES
17.30
di C. Franklin
20.00 • 22.30
PERSONAL VELOCITY
17.30
di R. Miller
20.00 • 22.30
INSIEME PER CASO
17.30
di P. J. Hogan
20.00 • 22.30
MY LITTLE EYE
17.30
di M. Evans
20.00 • 22.30
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.15 • 18.30
di C. Vanzina
20.30 • 22.30
domenica 18 maggio 2003
A
FILM
P SCHERMO PICCOLO M SCHERMO MEDIO G SCHERMO GRANDE S SUPERSCHERMO
. C
D ’ F , 56 L’
16.50 • 18.45
I I ℡ I G I F✆ 06.6864395
euro 4,13/ 6,20 di S. Rubini
20.40 • 22.30 I I ℡ I G I
1
.B
, 47 P
17.30
I I ℡ I G I F✆ 06.4827100
euro 5,00/ 7,50 di R. Miller
20.00 • 22.30 I I ℡ I G I
R
17.30
I I ℡IG I F 2
di R. Crialese
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
1
.
O
’A
1/ A
16.45
I I ℡ I G I F✆ 06.68192987
euro 4,00/ 5,00 H
18.30 • 20.30 • 22.30 I I ℡ I M I
2
L’
16.30 • 18.30
I I ℡IS I F
E
20.30 • 20.30 I I ℡ I M I
G
.P
M
10 X
2
17.30
I I ℡ I S I G✆ 06.61662445
euro 4,50/ 5,50 di B. Singer
20.00 • 22.30 I I ℡ I S I
T E
16.00 • 18.10
I I ℡IG I G M
di O. e D. Pang
20.20 • 22.30 I I ℡ I S I
T
16.30 • 18.30
I I ℡IS I G M
di B. Bennett
20.30 • 22.30 I I ℡ I G I
S
17.40
I I ℡IG I G S
di S. baird
20.15 • 22.30 I I ℡ I G I
I
16.30 • 18.30
I I ℡IG I G V
di C. Vanzina
20.30 • 22.30 I I ℡ I S I
.N
P
17.30
I I ℡ I G I G✆ 06.44250299
euro 4,15/ 5,15 di E. Harris
20.00 • 22.30 I I ℡ I P I
C
1
. G
C
, 229 H
17.30
I I ℡ I G I G✆ 06.39720795
euro 5,00/ 7,50 di C. Franklin
20.00 • 22.30 I I ℡ I S I
P
17.30
I I ℡IS I G C 2
di R. Miller
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
I
17.30
I I ℡IS I G C 3
di P. J. Hogan
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
1
, 59 G
!
. G. B
16.00 • 18.05
I I ℡ I G I G✆ 06.5745825
euro 4,50/ 7,00 di W. Becker
20.20 • 22.40 I I ℡ I G I
2
L 25
15.45 • 18.00
I I ℡IG I G
di S. Lee
20.20 • 22.40 I I ℡ I M I
3
N
16.15 • 18.20
I I ℡IG I G
di F. Bielinsky
20.30 • 22.40 I I ℡ I M I
.G
VII, 180 I
16.30 • 18.30
I I ℡ I G I G✆ 06.6380600
euro 4,15/ 6,20 di C. Vanzina
20.30 • 22.30 I I ℡ I G I
H
.
B
M
,
1
I
18.10
I I ℡ I S I ✆ 06.8548326
euro 4,15/ 6,20 di P. Avati
20.20 • 22.30 I I ℡ I G I
) I
3/A (P. T
’
16.30 • 18.30
I I ℡ I S I ✆I 06.58842301 . M , euro
4,50/ 7,00 di R. Milani
20.30 • 22.40 I I ℡ I G I
2
P
17.00 • 18.50
I I ℡IG I I
di R. Miller
20.40 • 22.40 I I ℡ I M I
3
L
18.00
I I ℡IG I I
di H. Miyazaki
20.15 • 22.30 I I ℡ I P I
1
.G
B , 4/6 M
17.30
I I ℡ I G I J✆ 06.44232190
euro 5,00/ 7,50 di M. Evans
20.00 • 22.30 I I ℡ I G I
H
17.30 • 20.00
I I ℡IG I J 2
di C. Franklin
22.30 I I ℡ I M I
I
17.30
I I ℡IS I J 3
di G. Salvatores
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
I
17.30
I I ℡IMI J 4
di P. J. Hogan
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
1
.F
, 37 I
17.30
I I ℡ I S I K✆ 06.86206732
euro 5,00/ 7,50 di P. J. Hogan
20.00 • 22.30 I I ℡ I S I
H
17.30
I I ℡IG I K 2
di C. Franklin
20.00 • 22.30 I I ℡ I G I
B
S. S
75 I
16.00 • 18.10
I I ℡ I G I L✆ 06.6832724
euro 4,50/ 7,00 di F. Leon de Aranoa
20.20 • 22.30 I I ℡ I G I
M
1
.M
39 T E
15.40 • 18.00
I I ℡ I G I L✆ 06.36298171
euro 5,50/ 7,50 di O. e D. Pang
20.30 • 22.50 I I ℡ I S I
2
L
15.00 • 17.30
I I ℡IG I L M
di H. Miyazaki
20.30 • 22.40 I I ℡ I M I
3
L
15.20
I I ℡IG I L M
di F. Opzetek
18.00 • 20.30 • 22.50 I I ℡ I G I
4
U
16.00 • 18.00
I I ℡ IG I L M
di B. Barreto
20.40 • 22.45 I I ℡ I M I
5
C
15.40 • 18.00
I I ℡IG I L M
di D. Petrie
20.35 • 22.50 I I ℡ I G I
6
N
15.15 • 17.00
I I ℡IS I L M
di S. Beck
18.50 • 20.50 • 22.50 I I ℡ I M I
8
C
15.00 • 17.50
I I ℡IMI L M
di F. Meirelles
20.25 • 22.50 I I ℡ I M I
9
I
15.45 • 17.50
I I ℡IMI L M
di F. Leon de Aranoa
20.30 • 22.45 I I ℡ I M I
10
X
2
15.10 • 18.00
I I ℡IMI L M
di B. Singer
20.25 • 22.50 I I ℡ I M I
1
. G. C
, 121 C
16.15 • 18.20
I I ℡ I M I M✆ 06.5417926
euro 4,50/ 6,50 di D. Petrie
20.30 • 22.35 I I ℡ I G I
L
16.30 • 18.30
I I ℡IG I M 2
di F. Opzetek
20.30 • 22.30 I I ℡ I G I
I
16.30 • 18.30
I I ℡IG I M 3
di G. Salvatores
20.30 • 22.30 I I ℡ I M I
A
16.15 • 18.20
I I ℡IG I M 4
di A. Egoyan
20.25 • 22.30 I I ℡ I P I
L
16.00 • 18.15
I I ℡IS I M 5
di H. Miyazaki
20.20 • 22.30 I I ℡ I P I
I I ℡IMI M 6
T
16.30 • 18.30
di S. Daldry
20.30 • 22.35 I I ℡ I G I
I I ℡IMI M 7
I
2
16.00 • 17.30 • 19.00
P
20.30 • 22.30 I I ℡ I G I
I I ℡IS I M
1
.A
N
, 416/418 H
17.30
✆ 06.786086
euro 5,00/ 7,50 di C. Franklin
20.00 • 22.30 I I ℡ I S I
I I ℡IS I M
2
M
17.30
di M. Evans
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
I I ℡IS I M
3
J
E
17.30
di P. Howitt
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
I I ℡IS I M
4
I
17.30
di P. J. Hogan
20.00 • 22.30 I I ℡ I M I
I I ℡IS I M
1
.
C
,7 H
17.30
✆ 06.3200933
euro 5,00/ 7,50 di C. Franklin
20.00 • 22.30 I I ℡ I S I
I I ℡IG I M
2
R
17.25
di G. Muccino
19.55 • 22.25 I I ℡ I S I
I I ℡IG I M
17.25
3
S
di S. Baird
19.55 • 22.25 I I ℡ I S I
I I ℡IG I M
4
M
17.30
di M. Evans
20.00 • 22.30 I I ℡ I S I
I I ℡IG I M 1
16.15 • 18.20
.V
, 11 I
’
✆ 06.8559493
euro 4,50/ 7,00 di R. Milani
20.30 • 22.40 I I ℡ I G I
I I ℡IS I M 2
A
16.00 • 18.15
di A. Egoyan
20.30 • 22.40 I I ℡ I M I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
VILLA ADA
I I ℡IG I
I I ℡ I S I Cantuaria apre Roma incontra il mondo
I I ℡ I S I Un anniversario va celebrato degnamente, sembrano essersi detti gli organizzatori di
I I ℡ I G I Roma incontra il mondo nell’approntare il calendario dell’edizione del decennale [24
eventi e di ospiti di prestigio. Ad aprire la manifestazione
I I ℡ I S I giugno-10 agosto], ricco disalirà
sul palco allestito presso il laghetto di Villa Ada il brasiliano Vinicius Cantuaria [nella foto], fra i più amati nel suo
I I ℡IG I
paese grazie ad una lunga e proficua carriera e ad estimatori
I I ℡IG I
come Arto Lindsay, anch’esso presente al festival [30]. Sempre a giugno, concerti dei Sud Sound system [27] e Nour EdI I ℡IS I
dine [28]. Ma è a luglio che si concentra il maggior numero
I I ℡IMI
di artisti di richiamo, iniziando da Burning Spear [16], proseguendo con il duo composto da John Surman e John TayI I ℡IMI
lor, senza dimenticare le danze di Galliano e le sue African
Divas [19] e l’esuberante vocalità di Angelique Kidjo [22].
I I ℡IS I
Ma il cartellone non si esaurisce qui, e con date ancora da staI I ℡ I S I bilire troveremo anche: Agricantus,
Peppe Barra, Luigi Einaudi e Ballakè Sissoko,
I I ℡ I P I Omar Sosa, Claudio Lolli e il Parto delle nuvole pesanti, mentre Daniele Sepe & Art
Ensemble of Soccavo farà quest’anno la sua apparizione il 3 agosto.
I I ℡IP I
I I ℡IS I
I FILM
I I ℡IG I
Vero e proprio sforzo produttivo che ha rischiaI I ℡ I G I Bell’amico
to di mandare in bancarotta il bravo attore stadi e con Luca D’Ascanio, e con Mariatunitense, esce a tre anni di distanza questo
I I ℡IG I
no Bar tolomeu e Rosalinda Celentano
omaggio al genio dell’avanguardia Usa, il pittore
[Italia 02]
I I ℡ I G I Storia di razzismo e antirazzismo, amicizia e Jackson Pollock.
I I ℡ I G I sentimenti contrastanti. Mariano, regista angosi fa ospitare per qualche giorno a casa di
Tentazione mortale
I I ℡ I S I lano,
Nicola, ma le giornate diventano mesi e la predi Bill Bennett, con Bur t Reynolds e
dell’ospite si fa via via sempre più ingomSaf fron Burrows [Usa Fr Austr 01]
I I ℡ I G I senza
brante. Nicola non ce la fa più, e cerca di trovare
Ricco uomo d’affari, Charlie Le Blanc sposato
I I ℡ I G I il pretesto giusto per poterlo cacciare.
con una giovane ex modella molto più giovane
di lui, scopre di avere una malattia che rischia di
I I ℡ I G I Intervista
portarlo al creatore entro breve tempo. Prima di
fare testamento a favore della donna, vuole esI I ℡IG I
di e con Federico Fellini, con Sergio Rusicuro della sua fedeltà. Offre quindi una
bini e Antonella Ponziani [Italia 87]
I I ℡ I G I Torna sul grande schermo in versione rimaste- sere
grossa somma a un suo dipendente se questi riI I ℡ I G I rizzata il film con il quale il grande regista scom- uscirà a sedurla...
celebrava il mito di Cinecittà e di se stesI I ℡ I S I parso
so. Su invito di una troupe giapponese, Fellini
The eye
gli esordi come giornalista ventenne [a
I I ℡ I S I ricorda
di Danny Pang e Oxide Pang Chun, con
interpretarlo è Sergio Rubini], mischiando preAngelica Lee e Lawrence Chou [Cina
I I ℡ I M I sente e passato, la Ekberg e Mastroianni.
02]
Secondo film dei gemelli Pang, è il racconto delI I ℡ I M I Pollock
la giovane Mann, cieca dall’età di due anni, che
grazie ad un trapianto della cornea riacquista la
I I ℡IP I
diretto e interpretato da Ed Harris, con
vista. Ma il mondo nuovo che le appare si fa suMarcia Gay Harden e Amy Madigan
I I ℡IS I
bito terrificante:ombre nere e presagi di morte...
[Usa 00]
ARNESE
P ZZA
AMPO
IAMMA
E
V
IORI
ANIMA GEMELLA
ISSOLATI
ERSONAL VELOCITY
IAMMA
ILMSTUDIO
V DEGLI
RTI D
LIBERT
C
ILMSTUDIO
IETRO
AFFI
BOMBELLI, 25 LA FINESTRA DI FRONTE
MISSOURI 3
MISSOURI 4
NUOVO OLIMPIA A
V. IN LUCINA
✆ 06.6861068
16
euro 4,50/ 7,00
NUOVO OLIMPIA B
ALAXY
IOVE
ALAXY
ARTE
HE
NUOVO SACHER
L.GO
ALAXY
ERCURIO
ENTAZIONE MORTALE
ODEON 1
euro 4.50/ 7,00
p.zza S. Jacini 22
euro 5,50/ 7,50
ALAXY
ATURNO
TAR TREK NEMESIS
ODEON 2
ALAXY
ENERE
L PRANZO DELLA DOMENICA
IOIELLO
V
IULIO
ESARE
IULIO
ESARE
IULIO
ESARE
YE
V LE
OMENTANA
IULIO
ESARE
OLLOCK
IGH CRIMES
ERSONAL VELOCITY
NSIEME PER CASO
REENWICH
ODONI
V
REENWICH
OOD BYE LENIN
A
A
ORA
OVE REGINE
REENWICH
✆ 06.5818116
✆ 06.36298171
ODEON 4
OVERLOOK 3
PASQUINO 3
QUATTRO FONTANE 3
QUATTRO FONTANE 4
IANO DELLA
ELLA
OLLY
QUIRINALE 1
IGH CRIMES
QUIRINALE 2
O NON HO PAURA
OLLY
NSIEME PER CASO
ING
V
OGLIANO
ING
NSIEME PER CASO
IGH CRIMES
UCKYBLU
ORGO
V
PIRITO
ASSACIUCCOLI
LUNEDÌ AL SOLE
UX
ULTISCREEN
HE
YE
UX
ULTISCREEN
A CITTÀ INCANTATA
UX
ULTISCREEN
A FINESTRA DI FRONTE
UX
ULTISCREEN
NA HOSTESS TRA LE NUVOLE
UX
ULTISCREEN
OME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
UX
ULTISCREEN
AVE FANTASMA
UX
ULTISCREEN
ITY OF GOD
UX
ULTISCREEN
LUNEDÌ AL SOLE
UX
ULTISCREEN
V
HIABRERA
A FINESTRA DI FRONTE
ADISON
O NON HO PAURA
ADISON
A CITTÀ INCANTATA
ADISON
HE HOURS
ADISON
L LIBRO DELLA GIUNGLA
ASSATO PROSSIMO
V
PPIA
UOVA
V.
✆ 06.4882653
NAZIONALE, 190
euro 4,15/ 6,20
REALE 1
P.ZZA
✆ 06.5810234
SONNINO, 7
euro 4,15/ 6,70
REALE 2
RIVOLI
V. LOMBARDIA,
✆ 06.4880883
ROMA
✆ 06.5812884
23
euro 4,50/ 7,00
P.ZZA
SIDNEY SONNINO, 37
euro 4,15/ 6,20
ROXY RUBINO
V.
✆ 06/36005606
L. LUCIANI 52
euro 4,50/ 7,00
ROXY SMERALDO
ROXY TOPAZIO
ROXY ZAFFIRO
ROYAL 1
V.
✆ 06.70474549
E. FILIBERTO, 175
euro 4,15/ 6,70
ROYAL 2
SALA TROISI (EX INDUNO)
V.
✆ 06.5812495
G. INDUNO, 1
euro 4,15/ 6,20
SAN RAFFAELE
V.LE
✆ 06.6531628
VENTIMIGLIA 6
euro 3.60/ 5.20
SAVOY 1
V.
✆ 06.85300948
BERGAMO, 25
euro 5,00/ 7,00
SAVOY 2
SAVOY 3
SAVOY 4
STARDUST VILLAGE 1
V. DI
✆ 06.5291223
DECIMA, 72
euro 5,00/ 7,00
STARDUST VILLAGE 2
STARDUST VILLAGE 3
STARDUST VILLAGE 4
STARDUST VILLAGE 5
STARDUST VILLAGE 6
IGH CRIMES
AESTOSO
STARDUST VILLAGE 7
Y LITTLE EYE
AESTOSO
OHNNY
AESTOSO
NSIEME PER CASO
V DEL
ORSO
TIBUR 1
✆ 06.4957762
TIBUR 2
V. DEGLI
TRIANON 1
V.
ETRUSCHI, 36
euro 4,50/ 5,50
IGH CRIMES
ICORDATI DI ME
ETROPOLITAN
TAR TREK NEMESIS
ETROPOLITAN
STARDUST VILLAGE 8
NGLISH
ETROPOLITAN
IGNON
23
RARAT
ADISON
IGNON
euro 4,00/ 5,16
euro 4,50/ 7,00
OME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
ADISON
ETROPOLITAN
G.B. TIEPOLO, 13/A
V.QUATTRO FONTANE
MEN
ADISON
AESTOSO
V.
✆ 06.4741515
Y LITTLE EYE
OLLY
S. EGIDIO 10
euro 4,13/ 6,20
PASQUINO 2
ERSONAL VELOCITY
V
euro 4,15/ 6,20
P.ZZA
✆ 06.5803622
A CITTÀ INCANTATA
OLLY
MAGNA GRECIA, 112
PASQUINO 1
NTRASTEVERE
ZA RILUSSA
ORONI
V.
✆ 06.70496568
NTRASTEVERE
V LO
ARCELLO
euro 4,00/ 5,50
PARIS
L POSTO DELL ANIMA
NTRASTEVERE
ENEDETTO
L PRANZO DELLA DOMENICA
GAETANO MAZZONI 47
OVERLOOK 7
QUATTRO FONTANE 2
L GO
REGORIO
V.
✆ 06.61522713
POLITECNICO FANDANGO
✆ 06.36004240
QUATTRO FONTANE 1
OLIDAY
V
ASCIANGHI, 1
ODEON 3
L CUORE ALTROVE
REGORY
✆ 06.7858158
MUZIO SCEVOLA 99
euro 5,00/ 7,00
TRIANON 2
TRIANON 3
Y LITTLE EYE
V
ITERBO
16.35 • 18.35
20.35 • 22.35
16.30 • 18.30
20.30 • 22.30
L’ANIMA GEMELLA
16.45 • 18.45
di S. Rubini
20.40 • 22.30
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
17.00 • 18.30
L’AVVERSARIO
20.15 • 22.30
IL CUORE ALTROVE
16.00 • 18.15
di P. Avati
20.30 • 22.40
LA DESTINAZIONE
16.00 • 18.15
di P. Sanna
20.30 • 22.40
BELL’AMICO
18.00 • 20.20 • 22.40
IL GRIDO D’ANGOSCIA DELL’UCCELLO PREDATORE
abbinato
THE EYE
15.40 • 18.00
di O. e D. Pang
20.30 • 22.50
X MEN 2
15.15 • 17.50
di B. Singer
20.30 • 22.55
LA CITTÀ INCANTATA
15.00 • 17.30
di H. Miyazaki
20.30 • 22.40
LA 25a ORA
15.15 • 18.00
di S. Lee
20.30 • 22.50
THE EYE
16.30 • 18.30
di O. e D. Pang
20.30 • 22.30
SHAOLIN SOCCER
15.30 • 17.00 • 18.40
CECILIA
20.30 • 22.30
GOOD BYE LENIN!
17.30
di W. Becker
20.00 • 22.30
HIGH CRIMES [V.O.]
16.00 • 18.10
di c. Franklin
20.20 • 22.30
THE HUNTED [V.O.]
16.00 • 18.00
di W. Friedkin
20.00 • 22.00
SOTTO CLI OCCHI DI TUTTI [V.O.]
16.15 • 18.15
di N. Correale
20.15 • 22.15
LUCIA Y EL SEXO
17.50 • 20.10
di J. Medem
22.30
LA 25A ORA
15.30 • 17.50
di S. Lee
20.15 • 22.40
CITY OF GOD
15.30 • 17.50
di F. Meirelles
20.15 • 22.40
TUTTO O NIENTE
15.45 • 18.00
di M. Leigh
20.20 • 22.30
NOVE REGINE
16.00 • 18.15
di F. Bielinsky
20.30 • 22.40
LA FINESTRA DI FRONTE
18.10
di F. Opzetek
20.20 • 22.30
LUCYA Y EL SEXO
17.50
di J. Medem
20.10 • 22.30
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
PIAZZA DELLE 5 LUNE
17.30
di R. Martinelli
20.00 • 22.30
GOOD BYE LENIN!
16.00 • 18.10
di W. Becker
20.20 • 22.30
CITY OF GOD
17.30
di F. Meirelles
20.00 • 22.30
LA 25A ORA
15.00 • 17.35
di S. Lee
20.10 • 22.45
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI 15.10 • 17.40
di D. Petrie
20.10 • 22.40
IL PRANZO DELLA DOMENICA
15.45 • 18.00
di C. Vanzina
20.15 • 22.30
DUE AMICHE ESPLOSIVE
15.45 • 18.00
di B. Dolman
20.15 • 22.30
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
THE EYE
16.30 • 18.30
di O. e D. Pang
20.30 • 22.30
THE EYE
16.30 • 18.30
di O. e D. Pang
20.30 • 22.30
SPY KIDS
16.30
MA CHE COLPA ABBIAMO NOI
18.00 • 20.30
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
16.30 • 18.30
di B. Barreto
20.30 • 22.30
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
18.00
di G. Clooney
20.30 • 22.40
LA VITA COME VIENE
17.30
di S. Incerti
20.00 • 22.30
NOVE REGINE
16.00 • 18.15
di F. Bielinsky
20.30 • 22.45
LA FINESTRA DI FRONTE
15.45 • 18.10
di F. Opzetek
20.30 • 22.50
X MEN 2
16.00
di B. Singer
18.50 • 22.00
MY LITTLE EYE
16.10 • 18.15
di M. Evans
20.20 • 22.30
PIAZZA DELLE 5 LUNE
15.30 • 18.10
di R. Martinelli
20.40 • 23.10
THE EYE
16.15 • 18.30
di D. Pang e O. Pang Chun
20.45 • 23.00
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
15.30 • 18.10
di G. Clooney
20.40 • 23.10
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.00 • 18.15
di C. Vanzina
20.30 • 22.45
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
15.30 • 17.55
di D. Petrie
20.20 • 22.45
IL POSTO DELL’ANIMA
16.00 • 20.30
LA 25A ORA
18.00 • 22.40
PERDUTO AMOR
16.00 • 17.30 • 19.10 • 20.55
IL POSTO DELL’ANIMA
22.40
X MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
IL PRANZO DELLA DOMENICA
16.30 • 18.30
di C. Vanzina
20.30 • 22.30
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
16.30 • 18.30
di B. Barreto
20.30 • 22.30
THE EYE
16.00 • 18.10
di D. e O. Pang Chun
20.20 • 22.30
CONFESSIONE DI UNA MENTE PERICOLOSA
18.00
di G. Clooney
20.30 • 22.40
THE EYE
15.30 • 17.50
di D. e O. Pang Chun
20.10 • 22.30
X MEN 2
15.00 • 17.35
di B. Singer
20.10 • 22.45
TENTAZIONE MORTALE
16.00 • 18.10
di B. Bennett
20.20 • 22.30
STAR TREK - LA NEMESI
15.00 • 17.30
di S. Baird
20.00 • 22.30
HIGH CRIMES
15.00 • 17.30
di C. Franklin
20.15 • 22.40
X-MEN 2
14.30 • 17.00
di B. Singer
20.00 • 22.40
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
15.00 • 17.00 • 18.40
CONFESSIONE DI UNA MENTE PERICOLOSA 20.20 • 22.40
MY LITTLE EYE
14.30 • 17.00
di M. Evans
20.30 • 22.40
IL PRANZO DELLA DOMENICA
14.30 • 17.00 • 20.10
di C. Vanzina
22.30
LA CITTÀ INCANTATA
14.30 • 17.00
PIAZZA DELLE 5 LUNE
20.00 • 22.30
X-MEN 2
17.30
di B. Singer
20.00 • 22.30
DILLO CON PAROLE MIE
di G. Muccino
ESPIRO
MEN
FILM
V.
euro 4,50/ 6,50 di Opzetek
MISSOURI 2
MLETO NEL MONDO DEGLI AFFARI
O AFFITTATO UN KILLER
ANGELO STERMINATORE
STASI DI UN DELITTO
V
SALA
MISSOURI 1
✆ 06.55383193
TRIANON 4
L POSTO DELL ANIMA
TRIANON 5
RARAT
TRISTAR BLU
✆ 06.40801484
V.
GROTTA DI GREGNA 5
euro 4,50/ 7,00
TRISTAR ROSSA
TRISTAR VERDE
UCI CINEMAS MARCONI 1
VIA
✆ 199123321
E. FERMI 161
euro 5,50/ 7,25
UCI CINEMAS MARCONI 2
UCI CINEMAS MARCONI 3
UCI CINEMAS MARCONI 4
UCI CINEMAS MARCONI 5
UCI CINEMAS MARCONI 6
UCI CINEMAS MARCONI 7
UNIVERSAL
V.
✆ 06.44231216
WARNER VILLAGE MEDICI 1
BARI, 18
euro 4,15/ 6,20
VIA PARCO DE’
MEDICI HIGH CRIMES
15.00 • 17.25
20.00 • 22.30
✆ 06.658551 www.warnervillage.it euro 5,50/ 7,50 di C. Franklin
WARNER VILLAGE MEDICI 2
LE NOVE REGINE
di F. Bielinski
14.10 • 16.40 • 19.10
21.40
WARNER VILLAGE MEDICI 3
INSIEME PER CASO
WARNER VILLAGE MEDICI 4
COME FARSI LASCIARE IN DIECI GIORNI
15.10 • 17.40
20.20 • 22.50
di P. J. Hogan
di D. Petrie
WARNER VILLAGE MEDICI 5
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
WARNER VILLAGE MEDICI 6
PIAZZA DELLE 5 LUNE
di R. Martinelli
WARNER VILLAGE MEDICI 7
STAR TREK - LA NEMESI
WARNER VILLAGE MEDICI 8
X-MEN 2
14.20 • 17.05 • 19.55
22.40
14.50 • 17.20
19.50 • 22.20
di S. Baird
15.30 • 18.20
21.10
di B. Singer
WARNER VILLAGE MEDICI 9
NAVE FANTASMA
15.55 • 18.00
20.05 • 22.10
di S. Beck
WARNER VILLAGE MEDICI 10
MY LITTLE EYE
WARNER VILLAGE MEDICI 11
THE EYE
16.05 • 18.15
20.25 • 22.35
di M. Evans
15.35 • 17.55
20.15 • 22.45
di D. Pang e O. Pang Chun
WARNER VILLAGE MEDICI 12
X-MEN 2
WARNER VILLAGE MEDICI 13
NATIONAL SECURITY
MAIAL COLLEGE
TENTAZIONE MORTALE
16.45 • 19.35
22.25
di B. Singer
WARNER VILLAGE MEDICI 14
15.25
17.35 • 19.45 • 21.55
14.45 • 17.05
19.25 • 21.55
di B. Bennett
WARNER VILLAGE MEDICI 15
IL LIBRO DELLA GIUNGLA
LA 25 ORA
GOOD BYE LENIN
IL PRANZO DELLA DOMENICA
PERDUTO AMOR
A
WARNER VILLAGE MEDICI 16
WARNER VILLAGE MEDICI 17
14.00 • 15.45 • 17.30
19.15 • 22.05
di F. Battiato
WARNER VILLAGE MEDICI 18
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
di G. Clooney
WARNER VILLAGE MODERNO 1
P. REPUBBLICA
45/46 NAVE FANTASMA
euro 5,50/ 7,50 di S. Beck
WARNER VILLAGE MODERNO 2
X MEN 2
di B. Singer
WARNER VILLAGE MODERNO 3
THE EYE
di D. Pang e O. Pang Chun
WARNER VILLAGE MODERNO 4
PIAZZA DELLE 5 LUNE
WARNER VILLAGE MODERNO 5
X MEN 2 [V.O.]
di R. Martinelli
di B. Singer
14.30 • 17.00
19.30 • 22.00
15.20 • 17.30
19.40 • 21.50
di B. Barreto
14.35 • 19.30
17.10 • 22.15
14.55 • 17.15
19.25 • 21.35
14.05 • 16.35
19.05 • 21.45
16.20 • 18.20
20.20 • 22.20
16.30 • 19.20
22.10
15.40 • 17.55
20.10 • 22.30
16.10
19.00 • 22.00
15.30 • 18.30
21.30
SCHERMO
M
PRENOTAZIONI
SALA
E
SCHERMO
N
PRENOTAZIONI
I
ACCESSO DISABILI
FILM
P.ZZA
euro 4,15/6,70 di C. Vanzina
SCHERMO
SALA
ADMIRAL
✆ 06.8541195
PRENOTAZIONI
C
ACCESSO DISABILI
ROMA
il manifesto
ACCESSO DISABILI
II
Per ogni cinema viene riportato il prezzo minimo e massimo nell’arco della settimana.
Nella maggior parte dei casi il prezzo minimo viene applicato per gli spettacoli
pomeridiani e per l’intera giornata del mercoledì; quello massimo la sera, il sabato,
la domenica e i giorni festivi
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IMI
I I ℡IMI
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IMI
I I ℡IMI
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IMI
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IMI
I I ℡IMI
I I ℡IMI
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IMI
I I ℡IMI
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IS I
I I ℡IS I
I I ℡IG I
I I ℡IG I
il manifesto
domenica 18 maggio 2003
FIRENZE
&
DINTORNI
I
Via Maragliano 31/a - 50144 Firenze
Telefono 055/363263 - 357212 - Fax 055/354634
AGENDA
I N T E R V E N T O
Migranti
e statuti
TOSCANA Referendum 15 giugno
Comitati per il sì ai referendum per l’estensione dell’articolo 18 e contro gli elettrodotti coattivi sono nati nell’empolese-valdelsa (info 338.5807.392, 340.2536.025), nel
pistoiese (info 348.0816.802), nella valdera (info
348.8876.324, nell’area fiorentina (info 335.6443.546,
348.007.4427), nel pisano (info 050.503.876), in lucchesia
(info 0583.316.162), in Valdisieve (info 335.1246.549), a
Scandicci c/o Arci Vingone e Arci Casellina, e a Pescia in
Valdinievole.
MORENO BIAGIONI
«I dimenticati» è il titolo di un vecchio film Usa, di
epoca roosveltiana, che parlava di carcerati, di vagabondi, di emarginati. Potrebbe anche oggi indicare la condizione di tutti coloro a cui non arride il successo, che
divengono esuberi, che sono sottoposti a discriminazioni
quotidiane.
Si attaglierebbe particolarmente, la denominazione in
questione, ai migranti, ai richiedenti asilo, ai profughi.
Sbattuti in prima pagina quando si tratta di incrementare l’allarmismo e di far crescere il timore nei confronti
degli stranieri (i temibili clandestini), ritornano nell’ombra e scompaiono, ignorati dai più, allorchè, invece,
occorrerebbe dare priorità e continuità a reali processi di
inclusione e di convivenza, nonché alla piena affermazione dei diritti di cittadinanza.
Non che manchino idee, proposte, esperienze in tal
senso (anche dalla recente Conferenza regionale sull’immigrazione sono emersi alcuni spunti validi), ma non riescono a tradursi in un progetto a tutto tondo che caratterizzi, nel senso della civiltà e dello sviluppo della democrazia, la vita politico - istituzionale della Toscana.
Tanto più i migranti si trasformano in «desasparecidos» quanto più ci stiamo avvicinando a dei confronti
elettorali (invece di fare delle relative scelte dei punti dirimenti di progetti politici alternativi, su cui sviluppare
dibattiti, consapevolezze, prese di coscienza, si ricacciano, di fatto, nella clandestinità, come non - persone, centinaia di migliaia di uomini e donne, anche se regolarmente presenti sul suolo italiano, ...ed a volte si fa di peggio, gareggiando con la destra intollerante in materia di
respingimenti e di espulsioni).
Abbiamo ora la possibilità, nella nostra Regione, di
dare dei segnali inequivocabili che quel progetto a tutto
tondo, al quale accennavamo in precedenza, lo vogliamo,
istituzioni e società civile insieme, costruire davvero.
Il riconoscimento della cittadinanza, della pienezza
cioè dei diritti sociali, civili e politici, passa attraverso l’attribuzione del diritto di voto - lo si è ripetuto in molte
occasioni. L’elaborazione del nuovo statuto regionale
costituisce un’occasione unica per far sì che tale diritto
sia dato a tutti coloro che vivono stabilmente sul territorio toscano, al di là della nazionalità. Qualche consigliere
regionale (Agostino Fragai, ex segretario regionale Ds, ad
esempio) ha già avanzato un’ipotesi del genere: si tratta
ora di procedere con convinzione sul percorso indicato,
acquisendo i necessari pareri giuridici (ve ne sono di
autorevoli in grado di legittimare tale scelta), inserendo il
diritto di voto in un programma più generale, con al centro i processi d’inclusione, le pari opportunità, la lotta alle
discriminazioni ed al razzismo, ricollegando l’opzione
della Regione alle esperienze che alcuni enti locali hanno
intrapreso per dare una rappresentanza elettiva alle cittadine ed ai cittadini stranieri (vedi il Comune di
Calenzano – la consultazione elettorale è già prevista per
il 29 giugno, la Provincia ed il Comune di Firenze – le elezioni sono indicativamente fissate per il prossimo ottobre - il Comune di Empoli che sta avviando in questi giorni le necessarie procedure), non avendo il timore di contrastare chi, anche all’interno della maggioranza – lo Sdi,
se non erro - ha mostrato la sua contrarietà all’iniziativa.
Occorre, affinché il segnale sia chiaro e visibile, che non
si operi alla chetichella, ma che si sviluppi sulla questione
un ampio e diffuso confronto politico – culturale. E’ in
gioco, infatti – va ripetuto con forza – il livello di civiltà e
di democrazia della nostra Regione.
TOSCANA Domenica ecologica
Con le consuete deroghe, oggi dalle 10 alle 18 a Firenze
stop ai mezzi a motore nella ztl del centro storico, e a
Livorno stop dalle 9 alle 18 nella zona di San Jacopo (tranne residenti).
Crocicchi del tempo
Ad Arezzo presso la Galleria d’arte moderna e contemporanea, nella sala Sant’Ignazio (viua Carducci 7) è visitabile fino al 15 giugno la personale dedicata a Luca
Crocicchi, «Idealismo e metamorfosi» a cura di Giovanni
Faccenda. Crocicchi, nato a Cantagallo nel 1958 dove vive
e lavora, dividendosi fra la montgna pratese e Parigi, ha
avuto come mentore e scopritore Giovanni Testori, uno
che non si faceva impressionare dalle apparenze, da cui
salutarmente rifuggiva, per cogliere nell’intreccio della
figura e del figurativismo l’orma stessa della vita come
aspra ascesa emarginata e delirante. La quarantina di
opere esposte fra edite e inedite, condensano una sensibilità evolutiva di prim’ordine, uno stacco di potente
astrazione dalle abusate coordinate e da certi modelli di
tendenza e tradizione per ancorarsi in un estremismo
sottile di cromatismi ondivaghi, soffusi, delicatamente
incantatori e frustrantemente lontani. Chiuso il lunedì,
catalogo Charta, info 0575 377506.
EVENTI
FIRENZE In ricordo di Alfonso
Domani alle 16,30 nel saloncino della Pergola gli amici
ricordano Alfonso Spadoni, direttore per anni d’oro del
teatro, a dieci anni dalla scomparsa. «Quando il teatro
si chiamava Alfonso» si titola l’appuntamento al quale
partecipano Domenico Galdieri, Giorgio Albertazzi.
Franco Camarlinghi, Ilaria Fabbri, Andrea Di Bari,
Marco Giorgetti, Enrico Maggiore, Valerio Valoriani e
Luca Ronconi (che non è il regista, ma a fianco di
Alfonso in tutti quegli anni come vice).
TOSCANA Basta guerre
Alle 9.30, alla Casa per la pace a Baruffi di Tavarnuzze,
ultimo giorno del seminario di Pax Christi e
Fondazione Balducci «L’Italia, la Costituzione, le guerra, la pace», con Umberto Allegretti su «La guerra
all’Iraq fra ordinamento dell’Onu e dell’Italia». A
Cerreto Guidi alle 15.30 da piazza Vittorio Emanuele
parte una marcia per la pace, che si conclude a Vinci
dove alle 17.30 in piazza del Castello c’è l’iniziativa
«Parole e musica contro la guerra».
FIRENZE Fabbrica Europa
Il programma di oggi alla Leopolda allinea alle 21 «Io
sono il passante» di Album Zutique, brani e frammenti dall’opera di Arthur Rimbaud, in particolare da «Una
stagione all’inferno», per la regia di Annalisa D’Amato,
e alle 23 «Acousticamente» con Fiamma, Brychan,
Otto p Notri, Paolo Benvegnu’, Caravan de Ville e Jont,
canzone d’autore, world music, folk, il tutto unito dal
concetto acustico, per ricreare le atmosfere che si
respirano nei club londinesi legati al New Acoustic
Movement.
PRATO Porto Franco
Alle 16 in piazza del Duomo per Porto Franco secondo
appuntamento della kermesse «L’arte nella cultura dei
popoli», oggi dedicata all’Albania, con mostra di prodotti artistici, assaggi di cibi e laboratori di artigianato.
PISA Arriva Robbe Grillet
Ospite dell’ateneo sbarca domani Alain Robbe Grillet
che alle 16 nell’aula magna della Sapienza presenzierà
al seminario «Literature et Cinema», dedicata appunto alla sua opera scritta e girata, coordinato da Lorenzu
Cuccu e da Helene de Jacquelot. Organizzato in collaborazione col cineclub Arsenale l’incontro si colloca
nell’ambito del programma culturale «Uni(di)versité
2003 itinerari italiani del pensiero francese» promosso
dall’Ambasciata di Francia a Roma.
FIRENZE Palazzo artigiano
Si chiude a Palazzo Corsini l’iniziativa Artigianato a
Palzzo quest’anno interamente dedicato e suggestionato dal Maggio Musicale, che ha fatto da filo conduttore per tutti gli espositori.
FIRENZE Referendum 15 giugno
Domani alle 21 all’Arci 25 aprile in via del Bronzino si
apre l’assemblea di Aprile, con all’odg il referendum
estensivo dell’articolo 18. Con Siliano Mollitti, Enzo
Masini, Claudio Rossi, Fabrizio Amato, Givanni
Bellini, Paolo Beni, Gianluca Cerrina, Ornella De
Zordo, Alessio Gramolati, Corrado Mauceri, Sandro
Piccini.
FIRENZE Suoni e visioni
Oggi alle 22 alla Limonaia di villa Strozzi l’audiovisual
live set di Retina.it e il djset di Fabio della Torre. Oggi e
domani alle 21.15 all’Oratorio dei Pretoni in via San
Gallo sul palco Salusartis, Guarda l’Europa e la compagnia La riga dei Lumi, impegnati in «Mozart e Salieri»
e il puskiniano «Il convitato di pietra». Domani alle 21
al Cenacolo di Andrea del Sarto l’Homme Armé in
«Combattimento di Tancredi e Clorinda» di
Monteverdi. Domani alle 21 al Poggio Imperiale i concerti classici del Nem, con Boris Berman e il duo
Borrani-Fossi. A Prato al Terminale domani alle 21.15
il film di Luca Vandruscolo «Piovono mucche».
FIRENZE Privatizzazioni
Oggi alle 16 il gruppo Comsumo critico dal Fsf organizza
al parco dell’Anconella un picnic cittadino, invitando
tutti i fiorentini a collaborare, portando pietanze, bevande, piatti, posate e bicchieri. Nell’anfiteatro il social forum
invita il sindaco Domenici e il presidente regionale
Martini ad una discussione sulle privatizzazioni.
FIRENZE Incontri di oggi
Alle 10 alle Lance di San Domenico il ciclo L’arte di raccontare l’arte, con Corrado Marsan su «Masaccio e la cultura del suo tempo». Anche oggi a villa Demidoff a
Pratolino la «Festa per riconoscere le abilità», organizzata dalla Provincia con spettacoli ed esposizioni. Per
«Palazzo aperto», dalle 10 sono aperte le sedi del
Consiglio regionale di palazzo Panciatichi in via Cavour 2,
palazzo Gerini in via Ricasoli 44 e palazzo Covoni in via
Cavour 4, con concerti e mostre. Oggi da Ponte a Vicchio
la marcia di Barbiana, per ricordare don Milani. Alle 16
all’Ireos in via dei Serragli 3 l’incontro «Omofobia interiorizzata», con Antonella Montano. Alle 11 a Sesto
Fiorentino in piazza della Chiesa e alle 15 a Firenze al
«Porto» in piazza Elia della Costa iniziative contro l’ictus
cerebrale.
FIRENZE Connvegni di domani
Domani alle 21.15 alla Badia Fiesolana l’incontro della
Fondazione Balducci «Attualità della Pacem in terris»,
con Mario Primicerio. Alle 10 al Consiglio regionale l’incontro della Cna «La prevenzione oncologica al femminile», con Marco Roselli del Turco, Domenico Falli, Adele
Seniori Costantini. Alle 17.30 alla Feltrinelli via Cerretani
il reading di Paolo Nori «Gli scarti».
TOSCANA Bocconi avvelenati
Attenzione: basta una telefonata gratuita al numero
verde 800.029.449 per segnalare dove siano stati messi
bocconi avvelenati, mortali per gli animali e anche per
l’uomo, e autentica infamia che continua ad uccidere.
FIRENZE Altracittà
E’ uscito l’ultimo numero di «Altracittà-Giornale delle
periferie», realizzato dall’associazione «Il Muretto» con
servizi e notizie intelligenti su problemi urbani e globali.
Infotel 055.601.790. Aperti anche gli abbonamenti per il
2003, con sottoscrizioni sul c/c postale 2630.6506 intestato ad Associazione Il Muretto, via Lombardia 1p, 50145
Firenze.
TOSCANA Radio Toscana Classica
Sulle frequenze 93.2 e 93.3 in Fm trasmette Radio
Toscana Classica, canale radiofonico dedicato alla sola
musica classica. Per il necessario sostegno ad un’emittente che è senza scopo di lucro, e per stringere un rapporto diretto fra ascoltatori e radio, è possibile abbonarsi
al notiziario mensile dei programmi, con un costo annuo
di 52 euro. Infotel 0574.401.894.
mondovisione
Le MONDE diplomatique
vi porta in giro per il mondo
della politica e dell’economia.
Tutti i mesi in edicola
con il manifesto e con 1,55 euro
ALFIERI ATELIER
✆ 055.240720
ASTRA CINEHALL
✆ 055.294770
PIAZZA BECCARIA
✆ 055.2343666
EURO 7,20
CIAK CINEHALL
VIA FAENZA
✆ 055.212178
EURO 7,20
COMPAGNIAVIA CAVOUR 50/R
✆ 055.6810550
EURO 6,50
COLONNA CINEHALL
L.NO
✆ 055.6810550
F. FERRUCCI 23
EURO 7,20
EXCELSIOR CINEHALL
VIA CERRETANI
MULTISALA FIAMMA C.G.
VIA PACINOTTI
✆ 055.212798
EURO 7,20
✆ 055.587307
2
FIORELLA ATELIER
MULTISALA FIRENZE C.G.
✆ 055.410007
2
SALA
3
A
SALA
B
• 17.45
20.15• 22.45
17.00• 18.55
20.50• 22.45
I I I GI
I I I GI
Juan e Marcos, truffatori di mezza tacca, si incontrano casualmente in un negozio e
decidono di collaborare insieme per un colpo sensazionale. Poi ognuno per la propria
strada... Il piano prevede la possibilità di piazzare francobolli contraffatti di una serie
rarissima: le nove regine, appunto.
GOOD BYE LENIN
di Wolfang Becker
LA FINESTRA DI FRONTE
di Ferzan Ozpetec
16.00• 18.15
20.30• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
I I I I
I 400I I GI
Pollock
THE EYE
di Oxide e Danny Pang
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
di Bruno Barreto
NAVE FANTASMA - GHOST SHIP
di Steve Beck
17.00• 18.55
20.50• 22.45
17.00• 18.55
20.50• 22.45
17.00• 18.55
20.50• 22.45
I I I GI
I I I MI
I I I MI
NOVE REGINE
di Fabian Bielinsky
IL POSTO DELL’ANIMA
di Riccardo Milani
16.00• 18.15
20.30• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
I 170I I MI
I 460I I GI
16.30• 18.35
20.40• 22.45
15.15• 17.45
20.15• 22.45
I 100I I MI
I 150I I MI
I 300I I SI
I 240I I GI
I 150I I MI
I I I GI
I I I MI
I 350I I GI
I I I GI
400
G
VIA BARACCA
VIA MASO FINIGUERRA
✆ 055.2381881
1 MERCURIO
SALA
2 MARTE
SALA
3 GIOVE
SALA
4 NETTUNO
SALA
5 VENERE
✆ 055.215112
GOLDONI ATELIER
✆ 055.222437
IDEALE
✆ 055.573776
MANZONI C.G
✆ 055.366808
MULTISALA MARCONI
✆ 055.685199
SALA UNO
SALA DUE
SALA TRE
ODEON CINEHALL
✆ 055.214068
MULTISALA PORTICO
✆ 055.2396242
THE EYE
di Oxide e Danny Pang
X-MEN 2
di Bryan Singer
LA 25A ORA
di Spike Lee
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
di Bruno Barreto
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
di George Clooney
VIA BRUNELLESCHI HIGTR CRIMES
EURO 7,20 di Carl Franklin
VIA SERRAGLI LA DESTINAZIONE
EURO 6,50 di Pietro Sanna
VIA FIRENZUOLA POLLOCK
EURO 6,50 di Ed Harris
X-MEN 2
di Bryan Singer
VIALE GIANNOTTI, 45
15.15• 17.45
20.15• 22.45
16.00• 18.35
20.40• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
• 18.15
20.30• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
15.15• 17.45
20.15• 22.45
EURO 7,00
IL PRANZO DELLA DOMENICA
di Carlo Vanzina
MAIAL COLLEGE
di Walt Becker
L’INTERVISTA
di Federico Fellini
PIAZZA STROZZI INSIEME PER CASO
EURO 7,20 di P. J. Hogan
VIA CAPO DI MONDO, 66
16.30• 18.35
20.40• 22.45
16.00• 17.40
19.15• 21.00• 22.45
17.00• 18.25
19.50• 21.15• 22.45
• 18.15
20.30• 22.45
I
I
I
I
I I GI
I I MI
I I MI
I I SI
EURO 7,20
STAR TREK: LA NEMESI
di Stuar Baird
PERSONAL VELOCITY
di Rebecca Miller
SALA BLU
SALA VERDE
16.00• 18.15
20.30• 22.45
17.00• 19.05
20.55• 22.45
I I I GI
I I I GI
MULTISALA PRINCIPE C.G. VIALE MATTEOTTI
✆ 055.575891
EURO 7,00
SALA UNO
IL PRANZO DELLA DOMENICA
di Carlo Vanzina
SALA DUE
PERDUTO AMOR
di Franco Battiato
SPAZIO UNO FESTIVAL
VIA DEL SOLE, 10 ARARAT - IL MONTE DELL’ARCA
✆ 055.284642
EURO 6,50 di Atom Egoyan
SUPERCINEMA
VIA DEI CIMATORI X-MEN 2
✆ 055.217922
EURO 7,00 di Bryan Singer
MULTISALA VARIETY V. DEL MADONNONE, 47
16.30• 18.35
20.40• 22.45
17.00• 18.55
20.50• 22.45
16.40• 18.40
20.45• 22.45
15.15• 17.25
20.15• 22.45
EURO 7,00
SALA 1 SOLE
SALA 2 LUNA
SALA 3 URANO
SALA 4 SATURNO
SALA 5 PLUTONE
VERDI ATELIER
X-MEN 2
di Bryan Singer
THE EYE
di Oxide e Danny Pang
INSIEME PER CASO
di P. J. Hogan
LA 25A ORA
di Spike Lee
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
di Walt Disney
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
di George Clooney
VIA GHIBELLINA, 99 Vedi teatri
15.15• 17.45
20.15• 22.45
16.30• 18.35
20.40• 22.45
15.45• 18.05
20.25• 22.45
15.15• 17.45
20.15• 22.45
• 15.00
17.00• 18.30
20.30• 22.45
✆ 055.2396242
VITTORIA
✆ 055.480879
VIA PAGNINI
EURO 7,00
PUCCINI
✆ 055.362067
VIA PUCCINI
di e con Federico Fellini, con Sergio Rubini e Antonella Ponziani
(Italia 87)
Torna sul grande schermo in versione rimasterizzata il film con il quale il grande regista scomparso celebrava il mito di Cinecittà e di se stesso. Su invito di una troupe
giapponese, Fellini ricorda gli esordi come giornalista ventenne (a interpretarlo è
Sergio Rubini), mischiando presente e passato, la Ekberg e Mastroianni.
Le nove regine
LA 25A ORA
di Spike Lee
Vedi teatri
• 17.45
20.15• 22.45
I 340I I GI
I 140I I GI
I 465I I SI
I 465I I SI
I 465I I SI
I 500I I SI
I 100
I I PI
I 320I I GI
I 150I I MI
I 150I I MI
I 1000I I SI
I I I GI
I I I GI
«Di nuovo insieme dopo Il Collezionista, Ashley Judd e
Morgan Freeman in un thriller elettrizzante»
(Usa 00)
Vero e proprio sforzo produttivo che ha rischiato di mandare in bancarotta il bravo
attore statunitense, esce a tre anni di distanza questo omaggio al genio dell’avanguardia Usa, il pittore Jackson Pollock.
Perduto amor
di Franco Battiato, con Corrado Fortuna e Donatella Finocchiaro
(Italia 03)
Esordio dietro la macchina da presa per Battiato, che ha scelto di raccontare una storia della sua terra; quella di un giovane ragazzo siciliano, Ettore Corvaja, in un decennio che parte a metà anni ’50 per chiudersi poco prima del ’68. Divisa in tre parti, la
pellicola è contrappuntata da una bella colonna sonora ed è interpretata tra gli altri
da Donatella Finocchiaro, già vista in Angela di Roberta Torre.
Personal velocity
(Usa 02)
Anche autrice dell’omonimo romanzo, la Miller porta su grande schermo la storia di
Delia, operaia che ha appena lasciato il marito, Greta giornalista dalla vita grigia e
anonima e Paula, l’inquieta, in viaggio con un giovane autostoppista «rimorchiato» a
New York.
LA 25A ORA
di Spike Lee
JUNGLE BOOK 2
SALA
2
SALA
3
COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI
di Donald Petrie
CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
di George Clooney
UNA HOSTESS FRA LE NUVOLE
SALA
4
LITTLE EYE
SALA
5
STAR TREK
SALA
6
MATRIX RELOADED
SALA
7
X-MEN 2
di Bryan Singer
HIGT CRIME
SALA
8
SALA
9
10
UNOONDITIONAL LOVE
DINTORNI
CASTELLO CINETECA
✆ 055.450749
ISTITUTO STENSEN
✆ 055.576551
VIA R. GIULIANI, 374
Euro 6,50 - FIRENZE
VIA DON MINZONI, 25A
Euro 6,50 - FIRENZE
segue:
PIAZZA BALDUCCI, 6
Euro 6,50 - FIRENZE
VIA DEL GHIRLANDAIO, 38
Euro 4,00 - FIRENZE
VIA PISANA, 576
CINEMA ROMITO
✆ 055.496763
SALA ESSE
✆ 055.666643
CINECITTÀ CINECLUB
✆ 055.7324510
CINEMA ANTELLA
✆ 055.621207
COMUNALE
✆ 055.841237
DON BOSCO
✆ 055.849501
GIOTTO
✆ 055.8459659
VIA PULLICCIANO, 53
FIESOLE
VIA DELLA REPUBBLICA, 3
BARBERINO M.LLO
C.RSO MATTEOTTI, 184
BORGO SAN LORENZO
C.RSO MATTEOTTI, 151
BORGO SAN LORENZO
CINEMA VIS PATHÈ
8 MILE
di Curtis Hanson
AS PEDRAS E O TEMPO
di Fernando Lopes
NO QUARTO DA VANDA
Chiuso per lavori
• 21.30
• 21.00
CHIGAGO
di Ron Clements
RICORDATI DI ME
di Gabriele Muccino
THE HOURS
di Stephen Daldry
IO NON HO PAURA
di Gabriele Salvatores
X- MEN 2
di Bryan Singer
COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI
di Donald Petrie
3
HIGT CRIMES
SALA
4
SALA
5
SALA
6
NAVE FANTASMA
di Steve Beck
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
di Walt Disney
LA 25A ORA
SALA
7
TENTAZIONE MORTALE
SALA
8
X - MAN 2
SALA
9
PERDUTO AMOR
SALA
10
INSIEME PER CASO
SALA
11
SALA
12
COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI
di Donald Petrie
POLLOCK
SALA
13
PIAZZA DELLE 5 LUNE
SALA
14
STAR TREK LA NEMESI
SALA
15
MY LITTLE EYE
Secondo film dei gemelli Pang, è il racconto della giovane Mann, cieca dall’età di due
anni, che grazie ad un trapianto della cornea riacquista la vista. Ma il mondo nuovo
che le appare si fa subito terrificante:ombre nere e presagi di morte...
SALA
16
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE
SALA
17
UNA HOSTESS TRA LE NUVOLE
Cecilia
SALA
18
Una hostess fra le nuvole
di Bruno Barreto, con Gwyneth Paltrow e Christina Applegate
(Usa 03)
Il sogno di Donna è sempre stato quello di diventare hostess, anche per riscattare una
vita anonima trascorsa in una cittadina di provincia. Ma il suo primo istruttore è l’antipatico John Whitney...
Tentazione mortale
di Bill Bennett, con Burt Reynolds e Saffron Burrows
(Usa Fr Austr 01)
Ricco uomo d’affari, Charlie Le Blanc sposato con una giovane ex modella molto più
giovane di lui, scopre di avere una malattia che rischia di portarlo al creatore entro
breve tempo. Prima di fare testamento a favore della donna, vuole essere sicuro della
sua fedeltà. Offre quindi una grossa somma a un suo dipendente se questi riuscirà a
sedurla...
The eye
di Danny Pang e Oxide Pang Chun, con Angelica Lee e Lawrence Chou
di Antonio Morabito, con Pamela Villoresi e Gianni Grima
La crisi della famiglia tra incomunicabilità e perenni litigi, è al centro del lavoro dell’esordiente Morabito che ha sviluppato per l’occasione un suo corto del 1999.
Nemmeno la sparizione della figlia Cecilia servirà a riavvicinarli. Anzi... Musiche di
Vinicio Capossela.
City of god
di Fernando Meirelles, con Matheus Nachtergaele e Seu Jorge
(Brasile 2002)
Tragico affresco che va dalla fine degli anni ’60 per concludersi all’inizio degli ’90,
ambientato nelle favelas di Rio de Janeiro. Attraverso gli occhi del giovanissimo
Buscapé, le storie ai margini di quasi duecento personaggi, perlopiù ragazzi fra gli
undici e i diciannove anni.
THE EYE
UNIONE
✆ 055. 6505108
CINEMA NUOVO
✆ 055951874
SALESIANI
✆ 055.9156066
DON O. PUCCETTI
✆ 055.819008
BOITO D’ESSAI
✆ 055.853889
BUONDELMONTI
✆
CINEMA MODERNO
✆ 055.8721783
VIA ARETINA, 24
FIESOLE
VIA ROMA, 15
FIGLINE VALDARNO
VIA ROMA, 20
FIGLINE V. D’ARNO
VIA VILLANI, 42
FIRENZUOLA
VIALE ROSA LIBRI, 2
GREVE IN CHIANTI
PIAZZA BUELMONTI, 27
IMPRUNETA
PIAZZA GARIBALDI
LASTRA A SIGNA
Good Bye, Lenin!
di Wolfang Becker, con Daniele Bruhl e Katrin Sass
(Germania 2003)
Film rivelazione dai grandi incassi in patria. Christiane, fino a quel momento dedita
alla famiglia e al partito, entra in coma nell’ottobre 1989, proprio alla vigilia della
caduta del muro. Qualche mese dopo la donna si risveglia: come farà il giovane figlio
Alex a spiegarle che tutto intorno a lei è cambiato?
High crimes
di Carl Franklin, con Ashley Judd e Morgan Freeman
(Usa 2002)
La Judd interpreta il ruolo di un affermato avvocato sposato a un ex soldato. Unione
solida fino all’irruzione nelle loro vite dell’Fbi, che accusa il marito di aver fatto parte
di un massacro di civili in Salvador negli anni ’80. Decisa a difendere il coniuge, la bella
Claire si fa affiancare da un ex avvocato che già in passato ha vinto cause contro l’esercito: Charlie Grimes.
([Italia 2003)
(Usa 2002)
Casalinga un po’ frustrata, Grace ha passato la vita ad accudire marito e figli con un’unica segreta ambizione: incontrare la star televisiva Victor Fox. Riesce nell’intento
proprio quando il marito l’abbandona, ma il presentatore alla vigilia dello show viene
assassinato. Ai funerali scopre che Victor era gay incontrando il suo fidanzato Dirk.
La vita come viene
di Stefano Incerti, con Alessandro Haber e Valeria Bruni Tedeschi
(Italia 2003)
Terzo lavoro per il regista rivelatosi all’attenzione della critica nel 1995 con Il verificatore. Durante un fine settimana, in una località del Nord Italia, l’attenzione si incentra su un gruppo di personaggi colti in un momento importante della loro vita. Nel
cast anche Stefania Rocca.
di Pietro Sanna, con Roberto Magnani e Elisabetta Balia
PARROCCHIALE
VIA DON TOMMASO SALVI, 8
✆ 055.8351705
LONDA
TEATRO ANIMOSI
VIA DELLA REPUBBLICA, 3
✆ 055.8045162
MARRADI
AMBRA
VIA AMBRA, 3
✆ 055.8797473
POGGIO A CAIANO
ACCADEMIA
VIA MONTANELLI, 33
✆ 055.853889
PONTASSIEVE
EXCELSIOR
VIA DANTE ALIGHIERI, 7
✆ 055.853889
REGELLO
EVEREST
PIAZZA CAVOUR, 20
✆ 055.820478
SAN CASCIANO V. PESA
SOCIETÀ FILARMONICA VERDI
VIA SEVESE, 9
✆ 055.8072841
S. DONATO IN POGGIO
MULTISALA CABIRIA
P. PIAVE,2
✆ 055.446600
Euro 6,50 - SCANDICCI
SALA 1
SALA
AURORA
✆ 055.2571735
CINEMA GARIBALDI
✆
MULTISALA GROTTA
✆ 055.446600
SALA 1
SALA
2
SALA
3
SALA
L’addestramento di un giovane in una caserma dei carabinieri, e la sua permanenza in
Sardegna - luogo di destinazione - fra rapimenti e una mentalità che non cambia. Il
regista, esordiente all’età di 60 anni, ha lavorato con Ermanno Olmi.
4
SUPERCINEMA
✆ 0575.24883
LA 25A ORA
di Spike Lee
X MEN 2
di Bryan Singer
DAREDEVIL
di Mark Steven
DAREDEVIL
di Mark Steven
IL PRANZO DELLA DOMENICA
di Carlo Vanzina
SCHERMO
ACCESSO DISABILI
20.25• 22.50
14.45• 17.20
20.20• 22.55
14.45• 17.30
20.10• 22.45
15.10• 17.40
20.10• 22.35
14.30• 16.30
18.30• 20.30• 22.40
14.25• 16.25
18.25• 20.25• 22.35
14.30• 15.00• 17.20• 18.00
20.10• 21.00• 22.50
15.10• 17.30
20.20• 22.30
• 21.30
21.30• 23.15
• 21.30
17.30• 21.40
• 21.30
• 15.20
17.50• 18.50
20.45• 22.45
• 17.00
17.30• 21.30
19.00• 21.30
16.00• 21.00
17.30• 21.30
• 21.30
I I I MI
I I I MI
I I I MI
I I MI I
I I I MI
I I I MI
I I I MI
I 320I I MI
I 150I I MI
I I I MI
I I I MI
HIGH CRIMES - CRIMINI DI STATO
di Carl Franklin
X-MEN 2
di Bryan Singer
THE EYE
di Oxide e Danny Pang
PERDUTO AMOR
di Franco Battiato
Oggi riposo
16.00• 18.15
20.30• 22.45
15.45• 18.10
20.30• 22.45
15.10• 17.00
18.55• 20.50• 22.45
15.10• 17.00
18.55• 20.50• 22.45
I 500I I SI
I 250I I SI
I 250I I MI
I 90I I MI
I I I MI
VIA GARIBALDI, 101 HIGH CRIMES - CRIMINI DI STATO
15.00• 17.30
20.00• 22.30
I I I MI
15.00• 16.40
18.30• 20.30• 22.30
15.00• 17.30
20.00• 22.30
I 540I I SI
VIA S. BARTOLO IN TUTO, 1
VIA LIPPI
Euro 6,00 - SCARPERIA
VIA GRAMSCI, 387
Euro 6,50- SESTO F.NO
P. DEI BUONII
VICCHIO
• 21.30
di Carl Franklin
CORSO ITALIA, 115
SALA LUCI
GOOD BYE LENIN
SALA SUONI
MY LITTLE EYE
✆ 0575.353364
VIA GUADAGNOLI, 2
PIAZZA DELLE 5 LUNE
Una sorta di Grande fratello dall’esito...mortale. Cinque ragazzi accettano di trascorrere sei mesi in una casa di montagna isolata, in cui ogni gesto verrà ripreso da una
telecamera. Il premio è un milione di dollari, ma i rischi sono molto più alti di quelli
preventivati.
SALA PICCOLO EDEN
TUTTO O NIENTE
National security. Sei in buone mani
GOLDONI
Lunghi battibecchi hanno caratterizzato l’unione lavorativa degli agenti Earl
Montgomery e Hank Raffery, tanto esuberante il primo quando rigoroso e attento il
secondo. Perso l’impiego, si ricicleranno come agenti di sorveglianza ma... si troveranno di nuovo a lavorare insieme!
14.50• 17.40
17.00• 19.40
• 22.20
14.40• 17.30
20.20• 22.35
14.30• 15.00• 17.20• 18.00
20.10• 21.00• 22.50
14.30• 16.30
18.30• 20.30• 22.30
CONFESSIONE DI UNA MENTE PERICOLOSA
di George Clooney
THE RING
di Gore Verbinski
SHAOLIN SOCCER
di Stephen Chow Sing Chi
IL POSTO DELL’ANIMA
di Riccardo Milani
IL LIBRO DELLA GIUNGLA 2
di Walt Disney
Oggi riposo
(Usa/Gb/Fr 2003)
di Dennis Dugan, con Steve Zahn e Martin Lawrence (Usa 2003)
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
15.00• 17.35
CHICAGO
di Ron Clements
NAVE FANTASMA
di Steve Beck
IL PRANZO DELLA DOMENICA
di Carlo Vanzina
Oggi riposo
SALA EDEN
di Marc Evans, con Sean Cw Johnson e Jennifer Sky
I
I
I
I
I
I
I
14.30• 16.30
18.30• 20.45• 22.20
14.45• 17.30
20.10• 22.35
15.10• 17.40
20.20• 22.40
AREZZO
MULTISALA EDEN
My little eye
• 21.30
16.20• 18.30
20.40• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
16.00• 18.15
20.30• 22.45
CINEMA TEATRO GIOTTO
✆ 055.844460
MULTISALA CORSO
(Italia 2003)
• 21.15
15.00• 17.30
• 21.30
THE EYE
di Oxide e Danny Pang
GOODBYE LENIN
di Wolfgang Becker
HIGH CRIMES - CRIMINI DI STATO
di Carl Franklin
LA CITTÀ INCANTATA
di animazione
2
✆ 0575.22834
La destinazione
• 21.30
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
I I MI
15.00• 17.40
(Cina 02)
(Italia 2001)
20.30• 22.30
I
I
I
I
I
I
I
CAMPI BISENZIO
SALA
Ennesimo capitolo della saga dell’Enterprise, iniziata nel lontano 1976. Il nuovo episodio vede il capitano Jean-Luc Picard e l’equipaggio della navicella impegnati in una
missione di pace con i Romulani.
• 18.30
20.30• 22.45
I I I MI
I I IM
VIA F.LLI CERVI
✆ 055.896907
MAIAL COLLEGE
di Walt Becker
NOVE REGINE
di P. J. Logan, con Kathy Bates e Rupert Everett
IL MAGNIFICO
14.15• 19.40
17.00• 22.25
14.10• 16.10
18.05• 20.05• 22.10
14.30• 17.05
19.35• 22.05
2
Insieme per caso
CINEHALL
X-MEN 2
di Bryan Singer
PIAZZA DELLE 5 LUNE
1
(Usa 02)
La sede di Campolaro della Carair, multinazionale americana produttrice di pneumatici, ha annunciato la chiusura e tutti i lavoratori si ritrovano uniti nella lotta per mantenere il posto di lavoro. Il regista segue le vicende di tre di loro: Antonio, Mario e
Salvatore. Nei panni della fidanzata di Antonio troviamo Paola Cortellesi.
CINEHALL
• 23.00
14.00• 16.55
19.45• 22.40
15.25• 17.55
20.20• 22.45
PERDUTO AMOR
SALA
15.00• 20.15
17.40• 22.50
14.10• 16.10
18.05• 20.05• 22.10
14.10• 16.10
18.05• 20.05• 22.10
14.50• 17.20
19.50• 22.20
SALA
di Stuart Baird, con Patrick Stewart e LeVar Burton
di Riccardo Milani, con Silvio Orlando e Paola Cortellesi
ASTRA2 - GAMBRINUS - WARNER V.
14.05• 16.45
19.25• 22.15
• 14.05
15.55• 17.45
SALA
Star Treck - Nemesis
Il posto dell’anima
AI
CINEMA
N. POSTI
1
(Argentina 00)
diretto e interpretato da Ed Harris, con Marcia Gay Harden e Amy Madigan
di Rebecca Miller, con Kyra Sedgwick e Parker Posey
EURO 7,00
GAMBRINUS CINEHALL
Intervista
di Fabiàn Bielinsky, con Gastòn Pauls e Ricardo Darìn
EURO 6,50
MULTISALA FULGOR
SALA
SCHERMO
CITY OF GOD
di Fernando Meirelles
IL CUORE ALTROVE
di Pupi Avati
MULTISALA FLORA ATELIER P.ZA DALMAZIA 2/R
SALA
PRENOTAZIONI
SCHERMO
ACCESSO DISABILI
• 18.05
20.30• 22.45
• 18.15
20.30• 22.45
EURO 7,00
✆ 055.4220420
Storia di razzismo e antirazzismo, amicizia e sentimenti contrastanti. Mariano, regista angolano, si fa ospitare per qualche giorno a casa di Nicola, ma le giornate diventano mesi e la presenza dell’ospite si fa via via sempre più ingombrante. Nicola non ce
la fa più, e cerca di trovare il pretesto giusto per poterlo cacciare.
• 18.15
20.30• 22.45
• 18.45
20.45• 22.45
SALA
(Italia 02)
HIGTR CRIMES
di Carl Franklin
IO NON HO PAURA
di Gabriele Salvatores
POLLOCK
di Ed Harris
COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI
di Donald Petrie
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE
di Renzo Martinelli
16.00• 18.15
20.30• 22.45
FILM
✆ 055.7870000
Bell’amico
I 272I I MI
I I I GI
I I I GI
I 252I I MI
I 252I I GI
I 500I I GI
I I I GI
15.30• 17.55
20.20• 22.45
EURO 6,50
ZANCHI
SALA FIESOLE
SALA
20.50• 22.45
SALA
WARNER VILLAGE IL MAGNIFICO V. CAVALLACCIO
di e con Luca D’Ascanio, e con Mariano Bartolomeu e Rosalinda Celentano
VIA G. D’ANNUNZIO
✆ 055.678123
1
I I I SI
EURO 6,50
1
SALA
20.55• 22.45
EURO 7,20
ASTRA 2 CINEHALL
SALA CLAUDIO
I FILM
MY LITTLE EYE
di Marc Evans
TENTAZIONE MORTALE
di Bill Bennet
VIA DELL’ULIVO 6 TUTTO O NIENTE
EURO 6,50 di Mike Leigh
VIA CERRETANI Chiuso per lavori
SALA ZAFFIRO
DELLA
VISIONE
EURO 7,20
SALA RUBINO
TEATRO
1a
Per la pubblicità: Poster s.r.l. c/o il manifesto
Via Maragliano 31/a, 50144 Firenze
Tel. 055/363.263 - 357.212 - 0347/7721786 - Fax 055/35.46.34
P SCHERMO PICCOLO M SCHERMO MEDIO G SCHERMO GRANDE S SUPERSCHERMO
VIA ROMAGNOSI 46
✆ 055.483607
SALA
N. POSTI
FILM
FIRENZE
MULTISALA ADRIANO
domenica 18 maggio 2003
CINEMA
SALA
SALA
TOSCANA
il manifesto
ACCESSO DISABILI
II
20.00• 22.30
20.00• 22.30
I 540I I SI
I I IS
VIAREGGIO
✆ 0584.49832
SALA
1
SALA
2
CINEMA CENTRALE
✆ 0584.31024
VIA S. FRANCESCO
VIA C. BATTISTI, 65
HIGH CRIMES
di Carl Franklin
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE
di Renzo Martinelli
GOOD BYE LENIN
di Wolfang Becker
I I I MI
I I I MI
20.15• 22.30
Scarica

Tolleranza zero al G8 di Evian