Chneffis 1 501319/141
ILFUNGO Sped. in abb post./70% DBC- Reggio E. Tassa riscossa - Taxe serque - "IL Fungo"— n° 3 ottobre 2010 - Anno XXIVIII
"IP 111~F"F
N.•
wr
•
%.~ty
XXXV MOSTRA REGGIANA DEL FUNGO
Reggio Emilia, 9-10 ottobre 2010
in occasione della
IX GIORNATA NAZIONALE DELLA
MICOLOGIA
dil
A cura del Gruppo Micologico e Naturalistico "R. Franchi" di Reggio Emilia (A.M.B.) in collaborazione con Provincia di Reggio
Emilia Assessorato Ambiente, Difesa del Suolo e Comune di Reggio Emilia Assessorato Ambiente e Sviluppo Sostenibile
.11"111
Il Gruppo Micologico e Naturalistico "R. Franchi" di Reggio Emilia
Associazione Micologica Bresadola
in collaborazione con
Provincia di Reggio Emilia
Assessorato Ambiente, Difesa del Suolo
Comune di Reggio Emilia
Assessorato Ambiente e Sviluppo Sostenibile
in occasione della
IX GIORNATA NAZIONALE DELLA MICOLOGIA
organizza, nei giorni 9 - 10 ottobre 2010, presso la
Sala Contrattazioni della Camera di Commercio I.A.A. di Reggio Emilia
Via Gualerzi, 8 (angolo Via Filangeri, presso il Centro Fiere di Mancasale)
Reggio Emilia
la
XXXV MOSTRA REGGIANA DEL FUNGO
PROGRAMMA
sabato 9 ottobre 2010
ore 16,00: Inaugurazione ore
19,30 - 21,00: chiusura ore 21,00 23,00: apertura della Mostra con
proiezione di diapositive
domenica 10 ottobre 2010
ore 10,00 - 12,30: apertura della Mostra
ore 12,30 - 14,30: chiusura
ore 14,30 - 23,00: apertura della Mostra
ore 21,00 - 23,00: proiezione diapositive
A richiesta la Mostra può restare aperta esclusivamente per le Scuole anche nella mattinata
di lunedì 11 ottobre 2010 dalle ore 9,00 alle ore 12,30. Per concordare le visite è necessario
telefonare al numero (tel. & fax) 0522 858177 non più tardi di giovedì 7 ottobre 2010.
Immagini di copertina
Prima pagina: Lycoperon echinatum Pers.: Pers. in habitat (foto di Giuseppe Borziani)
Quarta pagina: Mostra di Civago (foto di Ulderico Bonazzi)
Registrazione Trib. Reggio E. N° 531 del 15 novembre 1982 - Direttore Responsabile: Vecchi Paolo. Proprietario: Bonazzi Ulderico Mensile del Gruppo "Renzo Franchi" di R.E. (Associazione Micologica Bresadola) Via Amendola, 2 - 42100 Reggio Emilia - Comitato di
Redazione: Bonazzi Ulderico, Cocchi Luigi, Donelli Giuseppe, Franceschetti Franca, Borgatti Giacomo,Valentini Gualberto.
1410ELKI, MOSTRATO E
METODI PER LA COLTIVAZIONE
AMATORIALE
FUNGHI MARA
WL usura 03 &eitik GIO Ree. ti Pagegi (130
ta l)51 ~149- WAnepi FUMMOOMIrr
Nel prossimo dicembre il nostro Gruppo compie 35 anni: sono molti? Forse sì,
considerato che dei soci fondatori (una sessantina) rimangono tuttora iscritti solo sei.
Il nostro gruppo comunque in questi anni si è fatto certamente conoscere ed è
riuscito a dare buoni contributi alla crescita della micologia promuovendo convegni
internazionali di studio e pubblicando opere assai apprezzate. Inoltre non è mai
venuto meno anche ad un altro punto del suo statuto “diffondere la conoscenza dei
funghi e dei loro habitat nella provincia di Reggio E.” allestendo mediamente ogni
anno una decina di mostre, offrendo corsi di micologia sia provinciali che locali ed
aprendo la propria sede a tutti per consulenze micologiche.
Ma a 35 anni uno è al pieno delle sue forze ed anche il nostro Gruppo con l’impegno di
tutti i soci (e non solo dei soliti noti!) potrà portare avanti ancora iniziative interessanti
e rimanere punto di riferimento per lo sviluppo della micologia in Italia.
Ma per ora prepariamoci a festeggiare a dicembre il nostro compleanno e ringraziamo i
soci di altri Gruppi Micologici che, per l’occasione, hanno gentilmente contribuito con
validissimi articoli a questo tradizionale nostro opuscolo per le mostre fungine.
IL PRESIDENTE
INDICE
G. DONELLI
Ancora una interessante Russula di Pulpiano .........................................
Pag. 3
G. ROBICH
Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray f. laevipes f. nov. ......................
“ 8
P. GALLINGANI
Banano di montagna ...............................................................................
“ 15
U. BONAZZI
Attenzione ai micofagi ... apprendisti .....................................................
“ 19
A. MONTECCHI & E. CANOVI
Censimento della flora ipogea del territorio reggiano .............................
“ 23
L. COCCHI, C. SINISCALCO & L. VESCOVI
EUR Report “Elementi chimici nei funghi superiori” ............................
“ 43
GRUPPO “R. FRANCHI” R. E.
I libri pubblicati da noi e dai nostri soci ..................................................
“ 55
G. CONSIGLIO & L. SETTI
Parasola auricoma, una specie bella e interessante ................................
“ 56
E. CANOVI, A. MONTECCHI & G. VALENTINI
Frutta antica ............................................................................................
“ 62
C. ORLANDINI
Amanita dryophila e Peziza flavida, due interessanti specie ritrovate a Spianzagna (RE) “ 67
P. GALLINGANI
Osservazioni del Gruccione presso le Casse di espansione del Secchia ......................... “ 75
GRUPPO MICOLOGICO “B. CETTO” MESTRE
Ricorrenza: i trent’anni del Comitato Scientifico “P.A. e S. SACCARDO” .................. “ 77
G. BORGATTI
Matilde e i fiori ...................................................................................................... “ 79
GRUPPO “R. FRANCHI” R. E.
Calendario di massima delle attività 2010-2011 ............................................................. “ 82
2
ANCORA UNA INTERESSANTE
RUSSULA DI PULPIANO
di Giuseppe Donelli
Via Tragni 8 - 42043 Praticello di Gattatico
e-mail:[email protected]
Riassunto
Sono esaminate, con l’aiuto di fotocolor e disegni, tre raccolte di una forma verde di
Russula carminipes. Infine viene proposta una nuova forma: Russula carminipes f.
viridans ad int.
Three collections of a green form of Russula carminipes are esamined and illustrated
with the aid of colour photographs and drawings. At last is proposed a new form ad
int.: Russula carminipes f. viridans ad int.
Key words: Russulales, Russulaceae, Russula carminipes, Russula carminipes f.
viridans, Italia.
Materiali e metodi
Le descrizioni macroscopiche e microscopiche sono state fatte su materiale fresco.
Per le osservazioni si è utilizzato acqua distillata, rosso congo anionico, fucsina
basica, acido cloridrico 3%, solfovanillina.
S = codice dei colori di Seguy; Qm = quoziente medio lunghezza/larghezza spore; Vm
= volume medio spore (formula utilizzata 0,524 x lunghezza x larghezza x larghezza).
Le barre orizzontali nel disegno di microscopia misurano 10 µm. In tale disegno: spore
in basso, poi in senso orario epicutis e cistidi. La sistematica utilizzata è quella di
Sarnari 1998, le raccolte studiate sono depositate nell’erbario GD dell’autore.
Premessa
Nel nostro meraviglioso bosco di Pulpiano, ancora una volta abbiamo potuto
raccogliere, almeno così pensiamo, qualcosa di nuovo: una Russula carminipes verde.
Della carminipes tipo di Pulpiano (Fig 3) abbiamo già parlato molto (Donelli 1991,
2001). In particolare del convincimento allora e della certezza oggi della sinonimia di
Russula carminipes Blum e di Russula pseudomelitodes Blum ex Bon. E di questo non
ne parleremo più. Pur nel doveroso rispetto per la scelta opposta di Reumaux
(Reumaux, 1996). Tratteremo invece di una forma, verificata in tre raccolte, a
colorazione pileica completamente verde. Al primo impatto solo perplessità: russula
media, pileo verde, carne dolce, lamelle gialline. Mah...Ma queste lamelle, di questo
giallo, le avevamo viste già tante volte in questo bosco. La nostra russula si era
mascherata bene, ma questo giallo caratteristico l’aveva tradita: una carminipes verde!
La microscopia confermò poi la nostra intuizione. A cinque anni di distanza,
3
dopo aver fatto nello stesso bosco altre due raccolte, pensiamo di proporre per la
nostra verde russula il nome provvisorio di Russula carminipes f. viridans, ad interim.
Posizione sistematica: Genere Russula Pers.- Sottogenere Russula, emend.- Sezione
Incrustatae Sarnari- Sottosezione Integrae Maire emend. (ss.str.).
Descrizione della specie
Russula carminipes f. viridans ad int. Figg. 1-2
Cappello 70 – 90 mm, a maturità marginalmente appianato con parte centro discale
da leggermente a più o meno profondamente depressa, a carne spessa e dura, con
margine ottuso e privo di scanalature, cuticola, a tempo secco, piuttosto opaca, ma
non perfettamente liscia, persino granulosa, nello sporoide della seconda raccolta
quasi vellutata al tatto, asportabile almeno sino a metà raggio.
Di colore completamente verde, solo al disco può apparire una minuta area ocraceoverdastro sporco verso S. 263, S.264 (Jaune passé); perlopiù sul verde tiglio o con
tonalità un poco più sostenute verso la parte centro discale circa S.324 (vert tilleul) o
un poco più chiaro S.325, anche verde mela, verso S.266 (vert pomme) o un poco più
scuro intorno S.283, S.284, S.285, lo sporoide della seconda raccolta con ristretta
area discale verde giallasturo scuro circa S.281 (vert jaune)
Lamelle serrate, fragili, piuttosto spesse, ottuse in avanti, attingenti al gambo, con
alcune anastomosi, a maturità di un giallo burro piuttosto caratteristico.
Fig. 1: Russula carminipes f. viridans ad int. in ambiente. Pulpiano 23-06-2005. Fotocolor G. Donelli
4
Gambo 47-75 x 17-22 mm, poco svasato in alto, poi cilindrico con leggero
rigonfiamento prima di attenuarsi nella parte terminale, duro, bianco, ma macchiato
di ocraceo alla base, alla manipolazione imbrunente, con anfrattuosità numerose e
irregolari.
Carne ancora quasi dura negli sporoidi maturi, il giorno dopo un poco rammollente,
bianca, nel tempo un poco imbrunente particolarmente alla base e alla manipolazione,
di sapore mite almeno nei carpofori maturi, con odore fruttato gradevole, ma molto
tenue.
Reazioni chimiche guaiaco, sulla corteccia esterna del gambo rapida e forte; solfato
di ferro, sulla corteccia dello stipite lentamente di un debole rosa arancio.
Sporata giallo chiaro, IVa CR.
Spore 7,5-10,1 x 6,7-8,8 j.tm, media 8,7 x 7,7 j.tm, Qm=1,13, Vm=270 j.tm cubici; da
globose (Q=1,02) a leggermente ellittiche (Q=1,22), con ornamentazione
caratteristicamente bassa, di aspetto da crestato-catenulato a parzialmente reticolato, con
un numero poco importante di maglie chiuse, non disdegnando di presentare anche un
numero piuttosto variabile di verruche isolate; verruche ottuse, tronco-coniche
emergenti dal profilo poco più di 0,3-(0,5) j.tm, riunite da brevi e poco rilevate creste o
da sottilissimi connettivi, oppure più o meno catenulate, mantenendo costantemente un
disegno ornamentale tra i più bassi del genere. Areola ilare nettamente amiloide. Basidi
tetrasporici 38-52 x 10-13 j.tm. Cistidi poco emergenti e non molto numerosi,
cilindracei, con spesso minuscola papilla terminale o a forma di cuspide con, a volte,
parte superiore più o meno moniliforme o con leggero capezzolo, spesse da 9 a 12,5
j.tm, piuttosto lunghi, non inferiori a 60 j.tm. Ingrigenti in solfovanillina.
Epicutis costituita da peli spessi da 2,3 a 4,3 (5) j.tm, generalmente a elementi
terminali attenuati o ispessiti, a becco d’uccello o a testa di serpente, più spesso
cilindracei, sinuosi e contorti, a setti generalmente numerosi, più raramente molto
Fig. 2: Russula carminipes f. viridans ad int. Spore, epicutis, cistidi. Dal basso in senso orario.
5
sottili e a setti molto distanti; da ife incrostate piuttosto disperse, larghe 3-4,5 j.tm, a
elemento terminale attenuato e perlopiù molto allungato; da dermatocistidi annerenti
in solfovanillina e incrostati, perlopiù cilindracei e sinuosi, anche clavati e persino
toroidali, poco voluminosi, spessi da 4 a 7-(7,5) j.tm. Sul fresco, alla fucsina, il
preparato presenta, per zone, incrostazioni un poco ovunque.
Habitat in un bosco prevalentemente con cerri su terreno di argille acide, solo
raramente in nicchie a terreno meno acido con rare roverelle. Epoca dei ritrovamenti
giugno e settembre.
Materiale studiato Pulpiano-Viano-RE, alt. 520 m, bosco di Quercus cerris su argille
acide, IGM 218/132, leg. M. Comuzzi, G. Donelli, exs. n° 05/20, il 23-06-2005, due
sporoidi maturi, erbario GD; stessa località, ma un poco più a ovest, il 15-09-2005, un
solo sporoide perfettamente maturo, leg. M. Capelli, G. Donelli, exs. n°05/81, erbario
GD; stessa località, 11-06-2008, leg. A. Ciavarella, G. Donelli, un solo sporoide
piuttosto vecchiotto, inventariate solo le lamelle col n° 08/37, erbario GD.
Osservazioni
Mentre il typus (Fig.3) ha colori pileici variabili dal rosso porpora vinoso al bruno
palissandro (Donelli, 2001), concedendosi all’interno di queste tonalità una miriade di
variazioni in cui il verde spesso combinato all’olivastro appare raramente su piccole
aree come “sfumatura verdastro pallido” (Romagnesi, 1967), o “appena ocra
olivastro” (Donelli, 2001), “a riflessi olivastri” (Bon, 1988), ancora “con colore ocra
olivastro stinto” (Sarnari, 2005), al contrario questa forma appare al raccoglitore con
Fig. 3: Typus di Russula carminipes in ambiente. Pulpiano 19-09-2005. Fotocolor G. Donelli
6
colorazione totalmente verde. Nessun accenno a simile tonalità nemmeno in Blum
(Blum, 1962), autore della specie e in Galli (Galli, 1996).
Dopo un accurato controllo sul materiale raccolto, non è stata osservata, rispetto al typus
nessuna altra differenza macro e microscopica. Il gambo nei quattro sporoidi raccolti non
ha mai mostrato la sfumatura rosa carminio che lo dovrebbe caratterizzare, d’altra parte
in esso presente solo al 30-40%. La forma viridans non ha che limitatissimo valore
tassonomico, come le altre legate al colore pileico, ma aiuterà il raccoglitore ad una più
rapida determinazione.
Questa forma si riconosce per la media taglia, il verde pileico, le lamelle a maturità
giallo burro, il gambo duro e solo bianco (al momento), solamente alla base a zone
ocracee, la carne ovunque mite, la forte reazione al guaiaco e il debole rosa arancio al
solfato di ferro; il microscopio ci offre grandi spore piuttosto arrotondate con
ornamentazione crestato-subreticolata molto debole e una epicutis con scarse ife
incrostate e dermatocistidi pure incrostati e reagenti alla solfobenzaldeide. Per ora
l’habitat risulta solo quercicolo.
Russula stenotricha Romagn. e le forme verdi di Russula grisea Pers. Fr. hanno più o
meno la medesima colorazione pileica, spesso stesso habitat, stessa durezza della
carne e similari reazioni al solfato di ferro e al guaiaco, ma differiscono per le
lamelle a maturità crema e conseguente sporata sino a IIc CR, mentre il quadro
microscopico non presenta epicutis a elementi incrostati.
Russula olivascens Pers. Fr. non cresce certamente sotto cerri, è più minuta, meno
carnosa e dura, ha lamelle, a maturità, giallo saturo con riflesso finale aranciato,
mentre la microscopia ci mostra una epicutis solo a ife incrostate.
La forma interamente verde di Russula cuprea Krombholz f. griseinoides Romagn. si
differenzia subito per la carne acre e le lamelle di un giallo profondo.
Bibliografia
Blum J. - 1962: Les Russules:Flore Monographique des Russules de France et des
pays voisins. Enc. Mycol. n° 32. Ed. Lechevalier, Paris.
Bon M. - 1988: Clé Monographique des Russules d’Europe. Doc. Mycol. 70-71: 1120
Donelli G. - 1991: Russula carminipes, Russula pseudomelitodes: note per una
ipotesi di sinonimia. Suppl. al n° 3 di “Il Fungo”, Atti III seminario internazionale
Russulales et Boletales: 55-63.
Donelli G. - 2001: Nuove osservazioni e vecchie ripetizioni su rare russula reggiane.
Micol. Veget. Medit. XVI-27-45.
Galli R. - 1996: Le Russule.Edinatura. 480 pp.
Reumaux P., Bidaud A. & Moënne-Loccoz P. - 1996: Russules Rares ou
Méconnues. Ed. Féd. Myc. Dauphiné-Savoie, Marlioz. 294 pp.
Romagnesi H. - 1967: Les Russules d’Europe et d’Afrique du Nord. 998 pp. Bordas.
Paris.
Sarnari M. - 2005: Monografia illustrata del Genere Russula in Europa. Tomo II,
AMB, Centro Studi Micologici. Brescia, pp.800-1568.
Seguy E. - 1936: Code universel des couleurs. Lechevalier, Parigi.
7
Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray
f. laevipes f. nov.,
una nuova entità con gambo liscio,
privo di striature e scanalature
Giovanni Robich
c/o Museo di Storia Naturale, 1730 S. Croce, I-30135 Venezia
Riassunto
Viene presentata Mycena polygramma f. laevipes, una nuova forma di Mycena polygramma con gambo interamente liscio. Insieme all’immagine della nuova forma
sono presentate le immagini dei caretteri microscopici. Sono anche riportate alcune
citazioni riguardanti la principale caratteristica macroscopica del gambo di M.
polygramma reperite in letteratura.
Abstract
Mycena polygramma f. laevipes, a new form of Mycena polygramma with entirely
smooth stipe is here introduced. Together with the image of the new form, the images of the microscopic characters are introduced. Some descriptions of the principal
macroscopic characteristic of the stipe of M. polygramma retrieved in literature are
brought also.
Mycena polygramma è una specie piuttosto comune, di grossa taglia [penso sia possibile usare questo termine per una Mycena con cappello che può raggiungere i 60 mm di
larghezza ed un gambo largo fino a 6 (7) mm e lungo fino a 120 (180) mm], che si
differenzia da altre entità del genere Mycena per la presenza di un gambo interamente,
o quasi, rigato ed alle volte scanalato. Al momento del ritrovamento, accertata la
mancanza di questo carattere fondamentale, era pertanto impossibile accostare questa
entità ad una forma di M. polygramma. In un secondo momento, dopo le necessarie
osservazioni degli elementi microscopici, si è giunti alla seguente determinazione.
Mycena polygramma f. laevipes è stata reperita in una località dei Colli Euganei durante il 62° Comitato Scientifico Nazionale dell’A.M.B., svoltosi nel 2008 a Montegrotto Terme, organizzato dal Gruppo Micologico AMB di Padova.
Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray f. laevipes f. nov.
Etimologia: per il gambo (stipe) interamente liscio (laevis), privo di striature.
8
Key words: Mycena polygramma f. laevipes f. nov., M. polygramma f.
polygramma, M. tristis, Sect. Fragilipedes.
Diagnosi originale
A tipo differt stipite omnino laevi. Holotypus MCVE 23935. Leg. R. Giolo & G.
Ro-bich, 08.11.2008. Loc. Laghetto (Monte Venda), Castelnuovo (PD).
Descrizione macroscopica
Cappello largo 12-19 mm, emisferico, striato per trasparenza con strie bruno acquose,
con pruina bianca al centro; bruno, bruno acquoso al centro, bruno poco chiaro verso
Ife del gambo lisce (particolare)
9
il margine. Lamelle 30-34 con lamellule (1 L = 1-3 lam.), abbastanza fitte, un poco
larghe, ascendenti, adnate; biancastre nella zona dorsale, bianche nella parte sottostante con orlo concolore. Carne bianca, odore di radice. Gambo 1,5-2 x 60-65 mm,
uniforme, cavo, lucente, interamente liscio, tenace; bianco acquoso in alto poi grigio
acquoso chiaro, grigio-bruno acquoso; base appena radicante con pochi peli bianchi.
Habitat: isolato o gregario al suolo vicino a radice e su residui fogliosi (Quercus)
marcescenti.
Descrizione microscopica
Spore (A) (5,5) 6-7,5 (8) x 8,5-11 (12) j.tm, da ellissoidali a largamente ellissoidali,
amiloidi. Basidi (B) 10-12 x 22-29 j.tm, 4-sp., clavati. Cheilocistidi (C) 5-11 x 15-35
j.tm, fusoidi e clavati in forme irregolari, alcuni subcilindrici, apicalmente con uno,
due o più prolungamenti digitaliformi, flessuosi, irregolari, 1-3 x -18 j.tm, disposti
sull’intero orlo lamellare. Pleurocistidi non osservati. Ife dell’epicute (D) larghe 3-8
j.tm, diverticolate, con semplici, flessuose e ramificate escrescenze, 1-2 x -21 j.tm,
ricoperte queste ultime da un sottile strato di materia gelatinosa. Ife della trama del
cappello cilindraceo-vescicolose, larghe fino a 34 µm; ife delle lamelle più o meno
simili, larghe fino a 29 µm. Ife del gambo cilindriche: interne larghe fino a 20 µm,
pseudoamiloidi (bruno-rosso) e metacromatiche (viola); esterne (E) larghe 2-4 µm,
lisce, terminano in elementi (F) similari, lisci, curvi, un poco flessuosi, 2-6 x -160
µm. In alto, vicino all’attacco con il cappello, sono presenti degli elementi (G) subcilindracei o subclavato-lanceolati, 6-9 x -125 µm, lisci o con escrescenze più o meno
digitaliformi. Ife delle trame del cappello e delle lamelle pseudoamiloidi (vinoso e
bruno vinoso). Giunti a fibbia presenti.
Cheilocistidi x 1000.
Pileocistidi x 1000
Note
Nella diagnosi originale di Agaricus polygrammus (BULLIARD, 1791, III: 454) si legge:
“..., son pèdicule est fistuleux remarquable par un nombre indeterminé de stries
longitudinales et bleues qui en rendent la superficie agrèablement cannelée, ...“; la
tavola n. 395 rappresenta 8 esemplari di Agaricus polygrammus nei vari stadi di crescita (uno dei quali in sezione), con i gambi bluastri interamente percorsi da striature
longitudinali.
Oltre che in BULLIARD altre descrizioni di gambi con striature sono riportate in letteratura: “..., stipite longo rigido striato splendente, ...“ (FRIES, 1821: 146); “...; stem
tailed, streaked lengthways, ...“ (GRAy, 1821: 619); “... stipe rayé longitudinalement
de nombreuses stries parallèles, ...“ [QUELéT, 1872, II (5): 104]; “... pied ..., marqué
dans toute sa longueur de stries parallèles et continues ...“ (GILLET, 1874: 272); “...
stipes..., totus longitudinaliter sulcato-striatus ...“ (KARSTEN, 1876: 78); “... longitudinally striate to sulcate stem.“ (ATKINSON, 1901: 95); “...S...; regularly striate throughout its length; ...“ (SWANTON, 1909: 165); “...; stipite ... toto longitudinaliter sulca-tostriato, ...“ (SACCARDO, 1915: 269); “...; stipes..., longitudinaliter sulcato-striatus, ...“
(BRESADOLA, 1927-41: 237); “... Stem ... with numerous raised, silver-white lines...”
(LANGE, 1936: 39); “... La forme type, qui vien sur les souches, a un stipe strié-sillonné sur un
grande longueur par des sillons concolores (+ - gris) ou blancs (argentès), ...“ (KühNER & RO-
11
Disegno di Bulliard, PL. 395, esemplari con gambi striati.
MAGNESI,
1953: 108); “... stipe ... fortement strié-cannelé sur toute sa hauteur, ...“ [MALENçON
& BERTAULT, 1975, (II): 291]; “... stipe strikingly sulcate, ... whitish blue-grey ...“ (MOSER,
1978:88); “... stipe ... marked with fine greyish lines throughout.“ (BON, 1987: 184); “... Stiel
..., längsgefurcht, ...“ (RYMAN & HOLMASEN, 1992: 362).
Alcuni Autori invece danno di questa entità descrizioni parzialmente diverse, indicando un
gambo striato o parzialmente striato: “... Stipe ... strié-silloné sur une grande longueur (surtout
dans la moitié supérieure mais parfois en entier) à sillon concolores ou blancs, rarement non
ou à peine striolé, ...“ (KüHNER, 1938: 500); “... Stipe ... à sommet lisse ou tout au plus un peu
strié-cannelé (surtout chez les jeunes), (descrizione di M. polygramma f. pumila)“ (KüHNER,
1938: 501); “... Stipe ... strongly and coarsely groved to smooth ...“ [Maas Geesteranus, 1988
(2): 151]; “... Pied ...; surface lisse ou sillonée longitudinalement, ...“ [BREITENBACH & KRäNzLIN, 1991 (3): 286].
Mycena tristis Maas Geest. [1988, 13 (4): 471], è una specie della sezione Fragilipedes
raccolta in Finlandia con alcuni caratteri simili a quelli di M. polygramma f. laevipes.
Nella sottostante tabella sono messi a confronto i diversi caratteri di queste due entità.
12
M. polygramma f. laevipes
M. tristis
Cappello
bruno, bruno acquoso al centro, bruno poco grigio molto scuro, quasi nerastro,
chiaro verso il margine, largo fino a 19 mm.
largo fino a 45 mm.
Lamelle
biancastre e bianche
grigio scure
Gambo
largo 1,5-2 mm;
largo 3-4 mm; base densamente
base con pochi peli bianchi
coperta da lanosità formata da
lunghe fibrille bianche
Basidi
10-12 x 22-29 µm
9 x 35-45 µm
Cheilocistidi
5-11 x 15-35 µm
11-22,5 x 35-70 µm
Ife dell’epicute
larghe 3-8 µm
larghe 1,5-3,5 µm
Ife esterne del
larghe 2-4 µm, lisce
larghe 1-2 µm, lisce o sparsamente
gambo
coperte di escrescenze lunghe meno
di 1 µm
Caulocistidi
larghi 2-6 µm e lunghi -160 µm, lisci;
larghi 2-6,5 µm, coperti di
larghi 6-9 µm e lunghi -125 µm, lisci o con
escrescenze
escrescenze digitaliformi
Habitat
vicino a radice e su residui fogliosi
su residui vegetali (con aghi di Picea
(Quercus) marcescenti
marcescenti), fra l’erba sotto Betula
In conclusione, questa nuova forma si differenzia dalla specie per il gambo interamente liscio.
CHIAVE DELLE FORME DI MYCENA POLYGRAMMA
1. Cappello grigio, grigio-bruno, bruno-rossastro o quasi nerastro
2. Gambo con striature da poco evidenti a quasi striato-scanalato
3. Spore lunghe 8-10,5 (11,5) µm, largamente ellissoidali
M. polygramma f. polygramma
3. Spore lunghe (6) 7-8,5 µm, subellissoidali, subovali, globulose
M. polygramma f. pumila
2. Gambo interamente liscio, privo di striature
M. polygramma f. laevipes
1. Cappello bianco. Lamelle bianche. Gambo bianco, liscio, privo o quasi di striature
M. polygramma f. candida
Bibliografia
ATKINSON, 1901: Studies of American Fungi. Mushrooms Edible, Poisonous, Etc.: 93-100.
(Second Ed.).
BON M. - 1987: The Mushrooms and Toadstools of Britain and North-Western Europe: 180-187.
BRESADOLA G. - 1927-41: Iconographia Mycologica.
BULLIARD M. ET E.P. VENTENAT - 1791. Histoire des Champignons de la France, III: 454, PL. 395.
FRIES E.M. - 1821: Systema Mycologicum, I.
GILLET C.C. - 1874: Les Hyménomycètes. (Agaricales): 251-286.
GRAY S.F. - 1821: Natural Arrangement of British Plant: 619-621.
13
KARSTEN P.A. - 1876: Mycologia Fennica: 74-85.
KüHNER, 1938: 500;
KüHNER R. & H. ROMAGNESI - 1953: Flore Analytique des Champignons Supérieurs: 96-116.
LANGE J.E. - 1936: Flora Agaricina Danica, II: 28-51.
MAAS GEESTERANUS R.A. - 1988: Conspectus of the Mycenas of the Northern Hemisphere - 9.
Section Fragilipedes, species I-R. Proc. K. Ned. Akad. Wet. (Ser C) 91 (2): 129-159.
MAAS GEESTERANUS R.A. - 1988: Mycena tristis, a new european species of Section Fragilipedes. Persoonia, 13 (4): 471-473.
MALENçON G. & R. BERTAULT - 1975: Flore des Champignons Supérieurs du Maroc. II: 215-325.
MOSER M. - 1978: Key to Agarics and Boleti: 173-189 (4th Ed. 1983).
QUÉLET L. - 1872: Les Champignons du Jura et des Vosges. Mémoires de la Société d’Emulation de Montbéliard, sér. II, 5: 102-110.
ROBICH G. - 2003: Mycena d’Europa: 288-298.
RYMAN S. & I. HOLMASEN - 1992: Pilze: 345-364. (Svampar, 1984).
SACCARDO P.A. - 1915-16: Flora Italica Cryptogama: 239-279.
SWANTON E.W. - 1909: Fungi and How to Know them: 161-166. (II Ed. 1922).
14
BANANO DI MONTAGNA
di Paolo Gallingani
Via Bellini, 4 - 42100 Reggio Emilia
e-mail: [email protected]
Alla Fiera di Animali e Piante Perdute, che ogni settembre si svolge a Guastalla,
quattro anni fa ho osservato presso un vivaista di Ferrara una piccola pianta (15 cm
di altezza) il cui nome comune, banano di montagna, mi incuriosì. Acquistata la
pianta l’ho sistemata in un grosso vaso da limoni all’ombra di un alto nocciolo nel
piccolo giardino di città.
Sono passati quattro anni e l’alberello ha raggiunto i 2 metri di altezza e, dopo un’abbondante fioritura primaverile, ha fruttificato come si può vedere dalle fotografie.
Banano di montagna o del Nord, nome botanico Asimina triloba
L’Asimina produce frutti che sono conosciuti come la banana dei poveri, o la banana
di Hosier, o la banana di Michigan.
La ragione di questi appellativi è data dal gusto e dalla forma del frutto dell’asimina
che è molto simile alla banana. Dentro la buccia giallo-verde, che diventa
punteggiata e striata di marrone a maturità, c’è una polpa cremosa, bianco lattea. Il
gusto è molto simile a quello delle banane, ma con una vena addizionale di crema
alla vaniglia, ananas e mango.
L’asimina è un rappresentante, resistente al freddo, della famiglia delle Annonaceae,
la quale include delicatezze tropicali e subtropicali quali 1’Annona squamosa, l’A.
muricata e, naturalmente, l’annona (A. cherimola). Gli alberi di asimina sono
originari di tutta la zona orientale degli Stati Uniti, dal sud dello stato del New
England fino alla Florida settentrionale e fino al Nebraska verso ovest.
Descrizione della pianta
L’asimina è un piccolo albero piramidale con lunghe foglie pendule.
L’albero segnala l’arrivo dell’inverno con il cambiamento di colore delle foglie che
diventano di un bellissimo giallo chiaro.
Le piante di asimina crescono selvatiche nelle foreste all’ombra di alberi di maggiori
dimensioni. Generalmente raggiungono un’altezza tra i 3 e gli 8 metri.
L’albero presenta alcuni dettagli degni di essere visti attentamente. In inverno le
gemme dormienti sono di color ruggine e lanuginose. Quelle vegetative, che danno
origine ai germogli nella stagione successiva, sono allungate ed appuntite. Le gemme
fiorali assomigliano a piccoli bottoni felpati.
15
Con l’arrivo della primavera, quei piccoli bottoni felpati germogliano e dischiudono
petali che inizialmente sono verdi e quindi diventano rosa. Quando il fiore finalmente
si apre nella sua massima ampiezza, tra i 3 e 5 cm di diametro, i petali accentuano il
colore fino ad un viola scuro. Occorre avvicinarsi bene alla pianta per apprezzare interamente il fiore perché rimane celato alla vista sia per il suo colore scuro sia perché
pendente verso il basso.
I fiori di asimina nascono singoli ma ogni fiore contiene numerosi ovari separati cosicché potenzialmente può dare origine ad un grappolo di frutti. Grossi grappoli si
sviluppano nelle migliori condizioni.
Le api, i normali impollinatori degli alberi da frutto e dei cespugli, non dimostrano
alcun interesse per i fiori fetidi e scuri di asimina.
I frutti di un singolo fiore sono appesi assieme ed orientati verso l’esterno o verso
l’alto, ancora una volta ricordano le banane, che sono sospese dalle piante quasi allo
stesso modo con una forma simile alle mani. I frutti oscillano tra gli 8 e 15 cm di lunghezza ed i 3-8 cm di larghezza.
I frutti sono assimilabili alle banane anche perché ci sono due file di semi marroni
della dimensione dei fagioli americani inclusi nella polpa cremosa dell’asimina. Comunque il frutto è facilmente separabile dai semi.
Da un secolo a questa parte ci sono state periodiche ventate d’interesse nel
selezionare e/o incrociare asimine per ottenere frutti di qualità superiore.
Questo frutto dovrebbe avere tessitura compatta, e un gusto dolce, delicato e ricco, ma
non nauseante. Se mai i frutti fossero coltivati per scopi commerciali, necessiterebbero di una buccia più spessa per tollerare il trasporto e le manipolazioni.
Relativamente poco lavoro è stato fatto per migliorare l’asimina. Molte varietà erano
piante selvatiche superiori trovate in una relativamente stretta area geografica (data
l’estesa zona di distribuzione naturale). Potrebbe essere che in questo preciso
momento l’asimina ideale sia celata in qualche parte di una foresta americana.
Alcune delle deficienze dell’asimina potrebbero essere superate mediante ibridazione
con altri membri dello stesso genere.
Coltivazione
L’asimina è una pianta facile da coltivare. Come è prevedibile per una pianta con un
areale naturale così vasto, l’asimina non è esigente per quanto concerne il suolo ed il
clima. Qualunque suolo ben drenato con un livello di pH oscillante tra 5 e 7 è adatto.
Uno spesso strato superficiale di foglie o paglia possono riprodurre le condizioni tipiche dell’habitat naturale dell’asimina. L’albero resiste a temperature di 0° C, il frutto
necessita di sufficiente caldo estivo e di 150 giorni per maturare. L’asimina può essere
allevata in qualunque regione con clima temperato ad eccezione delle estreme regioni
settentrionali e delle aree marittime con estati fredde.
Un modo per aggirare questo problema è evitare il trapianto: seminate i semi in quella
che sarà la dimora permanente dell’albero. Un’altra via è piantare un albero che è
16
stato inizialmente allevato in vaso, in modo che le radici non siano disturbate durante
il trapianto. Il trapianto con pane di terra è comunque possibile. Aspettate finché le
gemme non inizino a germogliare in primavera, quindi trasferite la pianta con quante
più radici potete. Alcuni vivaisti ricavano e vendono i polloni ottenuti dal cespuglio
dell’asimina; queste piante, con il loro scarso sistema radicale raramente sopravvivono.
Le piante generalmente fioriscono in modo addirittura esorbitante e tardivo, quanto
basta per evitare le gelate primaverili, ma è l’impollinazione che limita la
produzione. Generalmente, nessun insetto o malattia fungina sembra colpire le foglie
e i frutti di asimina, quindi i trattamenti antiparassitari non sono necessari.
Propagazione
Il modo più semplice per ottenere alberi di asimina è piantarne i semi.
17
Raccolta ed uso
Un albero di asimina di buona produzione produce tra i 10 e 25 kg di frutti. Alcuni
raccolgono i frutti quando sono completamente maturi sull’albero, in quel momento
la scorza giallo-verdolina diventa marrone o quasi nera. Altri li raccolgono quando
questi incominciano appena a rammollirsi e fanno terminare la maturazione al chiuso
(agendo ancora come per le banane).
Il modo per mangiare un’asimina fresca è tagliarla in due ed usare un cucchiaio o
rimuovere la buccia come per la banana, benché quest’ultimo metodo non sia molto
comodo.
Tenendo conto di questa costrizione, l’asimina può ancora essere usata per preparare
marmellate e naturalmente crostate.
18
ATTENZIONE AI MICOFAGI ...
APPRENDISTI
di Ulderico Bonazzi
Via Verdi, 2 - 42030 Regnano di Viano
e-mail: [email protected]
“Io ho fatto il corso di micologia, ho preso appunti, ho seguito con attenzione, ho
comprato testi consigliati, posso andare tranquillo a raccogliere i funghi da consumare
senza portarli al Gruppo per farli controllare?” Così un giorno mi disse un nuovo socio,
ed io a lui “Caro amico quando uno ha appena preso la patente di guida è
estremamente pericoloso, quando comincerà ad accorgersi di non sapere guidare ...
allora potremo fidarci di andare in macchina con lui. Così è per i funghi, occorrono
anni ed anni per accorgerci dei pacchiani errori che si possono commettere, io ora, che
sono quasi quarant’anni che mi cimento coi funghi, so che sono più quelli che non
conosco che le poche centinaia che determino non con poche difficoltà.”
Fu verso la metà degli anni ’60 che, come scrissi in altra occasione, abbandonai la
pesca, la mia passione per i lepidotteri, i coleotteri e per i rettili per dedicarmi ai
funghi. Nel ’67 scoprii l’esistenza di un Gruppo Micologico con sede a Trento, Gruppo
Micologico “Bresadola”, che pubblicava una interessante rivista e vi aderii. Cominciai
a cercare e “divorarmi” i pochi libri di divulgazione micologica allora esistenti e mi
convinsi di avere acquisita una buona conoscenza e di poter affrontare con tranquillità
il mondo dei funghi. Con alcuni amici, pure interessati ai funghi, Renzo Franchi e
Viscardo Davoli a volte partecipavo alle uscite domenicali del Gruppo di Trento dove
incontravo Cetto, Angarano e Dal Piaz. Un giorno, come ho già scrito in precedenti
articoli, mi recai a trovare Franchi nella sua casa di Felina e lui mi presentò quello che
lui riteneva fosse il Boletus erythropus e che lui raccoglieva a volte nei boschi
circostanti alla sua casa. Era un Boletus dal cappello rosso scarlatto lucido come fosse
laccato con pori rossi e il gambo cilindrico con decorazioni rosse punteggiate e
tendente leggermente ad allargarsi nella parte inferiore. Mi disse che lui lo mangiava e
che era gustoso.
Nel 1973, insieme a Franchi mi recai a visitare la mostra micologica a Trento e ...
sorpresa! Vidi esposto un erythropus che era completamente diverso. Tornato a casa mi
misi a fare una ricerca accurata sul libro del Cetto appena uscito e scopri che il nostro
“erythropus” era tutt’altro fungo e cioè il Boletus dupainii e che il testo diceva che la
sua commestibilità non era sta accertata, tra l’altro però sosteneva che la sua crescita
avveniva sotto conifere mentre noi lo trovavamo in boschi puri di latifoglia. L’anno
dopo un amico Antonio Bonacini detto Tonio mi portò una cassa piena di Boletus che io
con la presunzione tipica del “neo patentato” ritenni tutti Boletus luridus
19
e naturalmente consumai ed, imparato il luogo di raccolta, continuai a consumare
finché un giorno mi cominciò a sorgere qualche dubbio: infatti non erano tutti uguali,
alcuni non presentavano il reticolo sul gambo, erano col cappello un po’ più aranciato
e sotto l’imenio la carne si presentava in superficie gialla e non arancio-rossa. Ancora
una ricerca sul volume del Cetto ed ecco il Boletus queletii che presentava quelle
caratteristiche ed ancora una volta si diceva che la sua commestibilità non era stata
accertata.
Nel 1975 a dicembre nacque il nostro Gruppo e, dopo alcuni mesi, scrissi un articolo per
la rivista di Trento e confessai i miei errori, poi, quasi con orgoglio, asserii che quei due
funghi erano commestibili, non rendendomi quasi conto del rischio che avevo corso
consumando funghi di cui non era stata ancora accertata la commestibilità.
Ecco la descrizione dei due funghi:
Boletus dupainii Boud.
Cappello: 8–16 (20) cm, prima emisferico poi convesso, colore della cuticola rosso
scarlatto laccato, tubuli imenio abbastanza lunghi giallastri poi verdastri con pori
piccoli rosso vivo.
Gambo: 6–9 x 1,5–4 cm un po’ ventricoso finemente punteggiato di rosso vivo.
Carne: bianco-giallastra, un po’ arrossata sotto la cuticola e alla base del gambo,
virante al taglio al bluastro.
Habitat: in terreno calcareo sotto latifoglia.
Spore: fusiformi, sporata bruno-oliva.
Note: nella prima descrizione di Cetto si parlava di un piccolo boleto che non superava
gli 8 cm, ma la nostra esperienza successiva ci ha dimostrato che le dimensioni di
questo fungo sono notevolmente superiori. Questo fungo, comunissimo nelle nostre
zone negli anni ’80, è divenuto da noi assai raro. Il Boletus erythropus si differenzia per
avere una cuticola del capello vellutata di un colore bruno scuro, bruno testa di moro,
dei pori rosso cupo, un gambo tozzo quasi cilindrico con una punteggiatura più evidente
ed un habitat meno caldo di montagna.
Boletus dupainii
(foto U. Bonazzi) Boletus erythropus
20
(foto U. Bonazzi)
Boletus queletii Schulzer
Cappello: 8-16 cm, inizialmente convesso poi quasi piano, cuticola vellutata
normalmente di un color arancio carico, albicocca, imenio con pori color albicocca,
subimenio giallo.
Gambo: 2-4 x 8-2 cm, quasi cilindrico, talvolta leggermente ricurvo, senza
decorazione alcuna, giallo nelle zona alta, bruno rossastro al piede.
Carne: gialla con fiammatura color vinaccia a partire dalla base del gambo sino a
circa metà, vira all’azzurro al taglio.
Habitat: boschi caldi prevalentemente con terreno calcareo.
Spore: elissoidali, sporata bruno oliva.
Note: il luridus si trova in habitat consimili e spesso insieme a queletii, si differenzia
spesso per il colore della cuticola che sovente si presenta verde fieno, ma soprattutto
per la presenza di un reticolo sul gambo molto caratteristico perché con maglie
allungate lungo il gambo, inoltre presenta la superficie subimeniale concolore ai pori.
Negli anni successivi cominciai a rendermi conto che non conoscevo i funghi, così,
quando nel 1980 insieme ad Amer Montecchi trovammo all’inizio del bosco di
Pulpiano, calciato da un precedente fungarolo, un piccolo boleto, molto bello, non
riuscendo a determinarlo, ci dicemmo: “quanto siamo ignoranti!”. Alcuni anni dopo
scoprimmo che quel fungo alla data del nostro ritrovamento non era ancora stato
descritto da nessuno autore; si trattava infatti del Boletus permagnificus descritto da
Pöder nel 1981.
Boletus queletii
(foto G. Simonini) Boletus luridus
(foto U. Bonazzi)
Boletus permagnificus Pöder
Cappello: 4-9 cm, emisferico poi convesso, cuticola rosso sangue, liscia, viscosa col
tempo umido. Pori dell’imenio piccoli color rosso sangue che inizialmente presentano
delle goccioline trasparenti color giallo oro; ogni parte vira al tocco al blu.
Gambo: 3-8 X 1-2 cm, inizialmente un po ingrossato al centro, poi fusiforme quasi
radicante, normalmente giallo con un reticolo rosso sangue formato da maglie
21
allungate lungo il gambo; vira al tocco.
Carne: giallo pallido fortemente virante al blu al taglio.
Habitat: boschi caldi di latifoglia, spesso cespitoso.
Spore: elissoidali, sporata bruno olivastra.
Note: questo fungo, abbastanza comune in Sardegna, nella nostra provincia è stato
segnalato solo nel bosco di Pulpiano, bosco a prevalenza di cerro.
Man mano che passano gli anni ed
imparo a riconoscere nuove specie
fungine, mi rendo sempre più conto
di quanto sono più numerose le
specie che non conosco rispetto a
quelle a me note.
Boletus permagnificus
(foto U. Bonazzi)
AGEVOLAZIONI PER I SOCI A.M.B.
In seguito ad un accordo col nostro Gruppo verranno concessi sconti a tutti
i soci A.M.B. in regola col pagamento della quota sociale annuale:
 BAR LOCANDA Tini - Ospitaletto di Ligonchio (RE) - Tel
0522899138; Fax 0522899639
 FOTO MATTIOLI S.N.C. Via Monte Etna 2 42123 Fogliano (R.E.)
Tel. 0522 521220 [email protected] www.fotomattioli.com
offre a TUTTI gli associati e famigliari degli associati:
- 20% di sconto sulle elaborazioni digitali e preparazioni video, DVD,
audiovisivi
- 15% di sconto sulle stampe e gigantografie digitali da files
professionali - 20% di sconto sulle stampe digitali da files in tutte le
misure standard - 20% di sconto sulle stampe con sistema analogico in
tutte le misure - materiale fotografico a prezzi scontati delle migliori
marche
- agevolazioni concordate e personalizzate in alcuni periodi
Eventuali altre ditte disponibili ad agevolazioni per i soci A.M.B. sono
reperibili su Internet alla pag.:
http://space.comune.re.it/micologico/AGEVOLAZIONI.htm
22
Seminario internazionale
su Russulales, Boletales e funghi ipogei
Busana (RE) 27-30 settembre, 1° ottobre 2006
Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario della costituzione del nostro gruppo e
l’evento rappresenta per noi un traguardo importante, che intendiamo rimarcare
attraverso la pubblicazione del nostro bollettino annuale distribuito in occasione della
mostra provinciale del fungo programmata nella prima decade di ottobre.
Nell’arco di tutti questi anni sono stati organizzati diversi ed importanti convegni di
studio a livello internazionale rivolti sia ai funghi di superficie sia a quelli ipogei. Fra
questi riteniamo di particolare importanza il Seminario Internazionale sui funghi
ipogei svoltosi a Busana (RE) nel mese di ottobre del 2006 nel corso del quale fu
presentato il lavoro di ricerca e censimento dei funghi ipogei presenti sul nostro
territorio provinciale. Lavoro che è stato pubblicato sulla rivista della A.M.B.
(Associazione Micologica Bresadola) “Pagine di Micologia”, la cui diffusione come
noto è riservata ad un ridotto numero di micologi iscritti all’associazione.
Al fine di rendere fruibile il predetto lavoro anche da parte dei nostri soci che non
sono entrati in possesso di tale documento, lo riproponiamo qui di seguito ricordando
che lo stesso rappresenta il risultato di anni di ricerca.
23
PAGINE DI MICOLOGIA
Censimento della micoflora ipogea del territorio reggiano
AMER MONTECCHI
Via A. Diaz, 11 - I 42019 Scandiano (RE) - E-mail: [email protected]
ELIA CANOVI
Via Gorizia, 42 - I 42100 Reggio Emilia - E-mail: [email protected]
Il censimento dei funghi che crescono in determinate aree del territorio nazionale, ossia le
così dette “Flore micologiche”, è da tempo in atto nel nostro paese, dapprima a livello puramente
scientifico e oggi anche a livello amatoriale.
È però un’attività che riguarda essenzialmente i funghi superiori crescenti in superficie,
oppure i micromyceti di qualche interesse economico (per esempio i parassiti di piante da frutto). Poco o nulla si è fatto invece per i funghi ipogei, quelli cioè che compiono il loro intero ciclo
vitale sotto terra, gruppo al quale appartengono anche i tartufi.
Sono parecchie le difficoltà che si oppongono a queste indagini, prima fra tutte quella di
localizzare e raccogliere il materiale di studio: operazione che richiede cercatori appassionati a
queste ricerche, cani pazientemente addestrati non solamente a cercare le specie più pregiate, ma
tutte quelle ipogee, molta fatica fisica e, non ultimi, strumenti di laboratorio di prim’ordine e
letteratura specializzata che permettano di arrivare ad una sicura determinazione.
Come è noto, il primo vero studio sui funghi ipogei degno di questo nome, si deve al micologo italiano CARLO VITTADINI con la sua opera monumentale “Monographia Tuberacearum” del
Fig. 1: Siti di interessanti ritrovamenti.
24
A.M.B. Centro Studi Micologici
1831. A seguito di questo autore furono diversi i micologi italiani e di altre nazioni ad impegnarsi
in questi studi portando il numero delle specie nuove per la scienza dalla sessantina iniziale del
1831 ad oltre le 150 unità note nel 1950. Per il territorio italiano le ultime importanti ricerche si
ebbero nei primi 3 decenni del 1900 da parte di un altro importante micologo italiano, il prof.
Oreste Mattirolo. Nel 1960 il Dr. A. CERUTI diede alle stampe un importante lavoro dal titolo
“Elaphomycetales et Tuberales”: l’opera però non riferiva di vere ricerche, ma in pratica non era
altro che una revisione di lavori fatti da altri. Possiamo quindi affermare che nel sessantennio che
va dal 1930 al 1990 in Italia su queste ricerche non si è avuto nessun contributo di rilievo.
In questi ultimi tempi invece gli studi micologici sui funghi di superficie hanno avuto un
grande sviluppo e di pari passo sono ripartiti anche quelli sui funghi ipogei. Il sorgere di nume rose Associazioni Micologiche sparse su tutto il territorio nazionale ha favorito l’aumento di
nuove conoscenze come testimoniato dalle numerose florule regionali e provinciali apparse
recentemente.
Il territorio provinciale di Reggio Emilia- e in modo particolare la sua zona appenninica, che
culmina con altitudini fino ai 2000 m s.l.m.- si è dimostrato uno dei più interessanti a livello
nazionale offrendo risultati insperati come la raccolta e scoperta di specie rarissime e due nuove
per la scienza quali: Gigaspora lazzarii Montecchi, Ruini & Gross 1996 dedicata all’ami-co
Giacomo Lazzari e il Tuber regianum Montecchi & Lazzari 1987 dedicato alla città di Reggio
Emilia.
Oggigiorno, questo territorio risulta essere senza dubbio alcuno uno dei più indagati a livello
nazionale e le numerosissime specie censite ne sono la riprova.
Le ragioni di questi notevoli risultati sono molteplici, in primo luogo l’insieme di ambienti fra
i più vocati alla produzione di questi funghi. Vi è poi chi ha creduto in queste ricerche coinvolgendo diversi tartufai e organizzando a tale scopo anche convegni di ricerca con esperti di
diverse nazionalità europee. Molto importante è stato il costante impegno delle diverse istituzioni
regionali e provinciali, che con il loro patrocinio e sostegno finanziario hanno permesso la
realizzazione di questi convegni di ricerca.
Gli incontri di studio sono iniziati nel lontano ottobre del 1986 e quello in corso in questi
giorni è l’ottava edizione. Nel ricordare la grandissima importanza di questi convegni, ci auguriamo che tali collaborazioni possano continuare. Il presente contributo propone un primo bilancio delle specie censite nel corso di questi anni presentando immagini di alcune specie fra le
più rare e interessanti.
Il totale delle specie censite è di 102 unità, di cui: 50 Ascomyceti, 47 Basidiomyceti e 5
Zigomyceti come risulta dall’elencazione riportata qui di seguito, nella quale sono indicati i dati
relativi alla data del ritrovamento, alla località, alla quota, ai vegetali di simbiosi ed al numero di
raccolte. Quest’ultimo dato indicherà la sua diffusione.
Riportiamo inoltre le schede descrittive di solo sei specie, scelte fra quelle che riteniamo di un
certo interesse e delle stesse forniamo le fotografie dei carpofori, delle spore nonché indicazioni
sui luoghi dei ritrovamenti.
Le specie censite appartengono alle classi Zygomycetes, Basidiomycetes e Ascomycetes.
ZYGOMYCETES
1) Endogone flammicorona Trappe& Gerdemann 1972
Località: Cavola di Toano (RE) - Habitat: Pinus Nigra - m 600 s.l.m. - 22.07.2000 - N°
erbario 2190 - Raccolte n. 15
2) Gigaspora lazzarii Montecchi, Ruini & Gross 1996
Località: Vallisnera di Collagna (RE) - Habitat: Torbiera su Latyrus pratensis - m 1000 s.l.m.
- 15.06.1997 - N° erbario 1538 - Raccolte n. 7
3) Glomus flavisporum (M. Lange & Lund) Trappe & Gendermann 1974
Località: San Giovanni di Querciola, Comune di Viano (RE) - Habitat: sotto fogliame di
Corylus e Laburnum - m 600 s.l.m. - 29.12.1994 - N° erbario 1543 - Raccolte n. 2
4) Glomus macrocarpum Tul. & C. Tul. 1845
Località: Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: Picea e Corylus - m 700 s.l.m. - 14.10.1988 Raccolte n. 3
25
PAGINE DI MICOLOGIA
5) Glomus microcarpum Tul. & C. Tul. 1845
Località: Giandeto, Comune di Casina (RE) - Habitat: Pinus nigra e Picea - m 500 s.l.m. 05.07.1997 - N° erbario 1530 - Raccolte n. 5
BASIDIOMYCETES
1) Hydnangium aurantiacum Heim & Malençon 1934
Località: Monte Duro, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Pinus silvestris e Ostrya
carpinifolia - m 650 s.l.m. - 28.01.1999 - N° erbario 2266 - Raccolte n. 2
2) Leucogaster nudus (Hazslinszky) Hollòs 1908
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m
1500 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2345 - Raccolte n. 15
3) Melanogaster ambiguus (Vittad.) Tul. & C. Tul. 1843
Località: Monte Orsaro, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1300 s.l.m.
- 10.11.2000 - N° erbario 2034 - Raccolte n. 22
4) Melanogaster broomeanus Berkeley apud Tul. & C. Tul. 1843
Località: Marmoreto, Comune di Busana (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 800 s.l.m. 11.11.1999 - N° erbario 2037 - Raccolte n. 35
5) Melanogaster macrosporus Velenovsky 1922
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 1300
s.l.m. - 09.07.1987 - N° erbario 744 - Raccolte n. 8
6) Melanogaster tuberiformis Corda 1831
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus selvatica - m
1200 s.l.m. - 12.08.1987 - N° erbario 748 - Raccolte n. 11
7) Melanogaster variegatus (Vittad.) Tul. & C. Tul. 1843
Località: Vronco, Comune di Viano (RE) - Habitat: misto di latifoglia - m 300 s.l.m. - 02.05.2004
- N° erbario 2510 - Raccolte n. 29
8) Richoniella leptoniispora (Richon) Costantin & Dufour 1891
Località: Rio Le Viole, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus e Ostrya - m 350 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2465 - Raccolte n. 2
9) Gautieria graveolens Vittad. 1831
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea e Fagus
silvatica - m 1450 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2335 - Raccolte n. 5
10) Gautieria morchelliformis Vittad. 1831
Località: Monte Torricella, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 600
s.l.m. - 17.11.2002 - N° erbario 2453 - Raccolte n. 35
11) Gautieria otthii Trog 1857
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1200
s.l.m. - 27.08.2002 - N° erbario 2454 - Raccolte n. 25
12) Gautieria trabutii (Chatin) Pat. 1897
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1600
s.l.m. - 27.08.1994 - N° erbario 1263 - Raccolte n. 5
13) Alpova diplophloeus (Zeller & Dodge) Trappe 1975
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Alnus incana - m 1000 s.l.m. 05.08.1997 - N° erbario1516 - Raccolte n. 9
14) Rhizopogon roseolus (Corda) Th. M. Fries 1909
Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Pinus silvestris - m 630 s.l.m. 03.06.2001 - N° erbario 2350 - Raccolte n. 13
15) Rhizopogon villosolus Zeller 1941
Località: Piane di Camporella, Comune di Ramiseto (RE) - Habitat: Pseudotzuga menziesii - m
1000 s.l.m. - 10.06.1997 - N° erbario 1552 - Raccolte n. 15
16) Hymenogaster aromaticus Velenovsky 1922
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1600
s.l.m. - 21.07.1984 - N° erbario 180 - Raccolte n. 1
17) Hymenogaster bulliardii Vittad. 1831
Località: La Fagiola, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya e Salix - m 600 s.l.m. - 08.02.2002
26
A.M.B. Centro Studi Micologici
- N° erbario 2471 - Raccolte n. 6
18) Hymenogaster calosporus Tul. & C. Tul. 1851
Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 680 s.l.m.
28.01.1999 - N° erbario 1804 - Raccolte n. 8
19) Hymenogaster citrinus Vittad. 1831
Località: Onfiano, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Pinus e Quercus - m 350 s.l.m. 13.01.2005 - N° erbario 2494 - Raccolte n. 27
20) Hymenogaster decorus Tul. & C. Tul. 1843
Località: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica e Corylus avellana m 1000 s.l.m. - 09.08.1987 - N° erbario 731 - Raccolte n. 110
21) Hymenogaster griseus Vittad. 1831
Località: S. Giovanni di Querciola, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 600
s.l.m. - 10.05.1998 - N° erbario 1771 - Raccolte n. 5
22) Hymenogaster hessei Soehner 1923
Località: Marmoreto, Comune di Busana (RE) - Habitat: misto latifoglie - m 750 s.l.m. 12.11.1999 - N° erbario 2497 - Raccolte n. 25
23) Hymenogaster luteus Vittad. 1831 var. luteus
Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 350 s.l.m.
- 15.03.2002 - N° erbario 2478 - Raccolte n. 65
24) Hymenogaster luteus Vittad. var. subfuscus Soehner 1924
Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 400 s.l.m.
- 21.11.2000 - N° erbario 2238 - Raccolte n. 2
25) Hymenogaster lycoperdineus Vittad. 1831
Località: Regnano, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. 07.02.1998 - N° erbario 1601 - Raccolte n. 19
26) Hymenogaster muticus Berkeley & Broome 1848
Località: Fondiano, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. 04.01.2000 - N° erbario 2020 - Raccolte n. 15
27) Hymenogaster niveus Vittad. 1831
Località: Monte Torricella, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus e Ostrya
carpinifolia - m 700 s.l.m. - 24.11.2000 - N° erbario 2243 - Raccolte n. 12
28) Hymenogaster olivaceus Vittad. 1831
Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400
s.l.m. - 20.11.2000 - N° erbario 2233 - Raccolte n. 73
29) Hymenogaster populetorum Tul. & C. Tul. 1843
Località: Ponte sul Secchiello (Asta), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: bordi di boschi di
latifoglia mista - m 400 s.l.m. - 22.02.2001 - N° erbario 2271 - Raccolte n. 30
30) Hymenogaster rehsteineri Bucholtz 1901
Località: Cerrè Marabino, Comune di Toano (RE) - Habitat: Picea abies - m 400 s.l.m. 12.02.1984 - N° erbario 1562 - Raccolte n. 1
31) Hymenogaster thwaitesii Berkeley & Broome 1846
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: misto latifoglie - m 700 s.l.m. 12.11.1999 - N° erbario 2032 - Raccolte n. 6
32) Hymenogaster vulgaris Tul. & C. Tul. 1846
Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 600 s.l.m. 29.10.2000 - N° erbario 2179 - Raccolte n. 78
33) Octavianina asterosperma (Vittadini) Kuntze 1898
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1300 s.l.m. 09.08.2004 - N° erbario 2511 - Raccolte n. 33
34) Sclerogaster compactus (Tul. & C. Tul.) Saccardo 1895
Località: Rio le Viole, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 350 s.l.m.
15.10.2002 - N° erbario 2462 - Raccolte n. 10
35) Sclerogaster histerangioides (Tul. & C. Tul.) Zeller & Dodge 1935
Località: Leguigno, Comune di Casina (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia e Fagus selvatica - m
450 s.l.m. - 24.05.1986 - N° erbario 346 - Raccolte n. 5
27
PAGINE DI MICOLOGIA
36) Wakefieldia macrospora (Hawker) Hawker 1954
Località: Montelago, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Ostrya
carpinifolia - m 600 s.l.m. - 13.02.2002 - N° erbario 2457 - Raccolte n. 15
37) Hysterangium calcareum Hesse 1891
Località: Abetina reale, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea e Fagus silvatica - m
1300 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2344 - Raccolte n. 4
38) Hysterangium clathroides Vittad. 1831
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1400
s.l.m. - 10.10.1989 - N° erbario 1819 - Raccolte n. 2
39) Hysterangium coriaceum Hesse 1891
Località: Ligonchio (RE) - Habitat: Fagus silvatica e Quercus cerris - m 1000 s.l.m. 20.06.2002 - N° erbario 2503 - Raccolte n. 13
40) Hysterangium crassum (Tul. & C. Tul.) E. Fischer 1938
Località: Parco dei Principi (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m
1000 s.l.m. - 11.08.1986 - N° erbario 225 - Raccolte n. 2
41) Hysterangium nephriticum Berkeley 1844
Località: Toano (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 500 s.l.m. - 15.06.1984 - N° erbario
229 - Raccolte n. 2
42) Hysterangium pompholyx Tul. & C. Tul. 1843
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1200 s.l.m. 24.08.1986 - N° erbario n. 234 - Raccolte n. 8
43) Hysterangium stoloniferum Tul. & C. Tul. 1843
Località: Gatta, Comune di Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 450
s.l.m. - 15.09.2001 - N° erbario 2505 - Raccolte n. 24
44) Phallogaster saccatus Morgan 1893
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 900 s.l.m. 26.06.1986 - N° erbario 329 - Raccolte n. 2
45) Elasmomyces mattirolanus Cavara 1897
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1200
s.l.m. - 08.08.1999 - N° erbario 1951 - Raccolte n. 6
46) Martellia ellipsospora (Zeller) Singer & Smith 1960
Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1500
s.l.m. - 05.10.1983 - N° erbario 1616 - Raccolte n. 1
47) Arcangeliella borziana Cavara 1918
Località: Governara, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: bosco di latifoglie miste - m 650
s.l.m. - 05.11.2004 - N° erbario 2488 - Raccolte n. 35
ASCOMYCETES
1) Elaphomyces aculeatus Vittad. 1831
Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 650 s.l.m. 15.12.2002 - N° erbario 2408 - Raccolte n. 4
2) Elaphomyces anthracinus Vittad. 1831
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1300
s.l.m. - 05.08.2004 - N° erbario 2483 - Raccolte n. 15
3) Elaphomyces asperulus Vittad. 1831
Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 1400
s.l.m. - N° erbario 1921 - Raccolte n. 3
4) Elaphomyces granulatus Fries 1829
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1200 s.l.m. 20.08.2004 - N° erbario 2485 - Raccolte n. 32
5) Elaphomyces maculatus Vittad. 1831
Località: Febbio - Pian Vallese, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica m. 1400 s.l.m. - 20.08.2002 - N° erbario 2401 - Raccolte n. 12
6) Elaphomyces muricatus Fries 1829
Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 500 s.l.m. -
28
A.M.B. Centro Studi Micologici
11.12.2003 - N° erbario 2486 - Raccolte n. 35
7) Balsamia polisperma Vittad. 1831
Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 650 s.l.m. 14.12.1999 - N° erbario 2042 - Raccolte n. 5
8) Balsamia vulgaris Vittad. 1831
Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 350
s.l.m. - 25.01.2003 - N° erbario 2403 - Raccolte n. 31
9) Picoa carthusiana Tul. & C. Tul. 1862
Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1400
s.l.m. - 17.09.1998 - N° erbario 1749 - Raccolte n. 10
10) Genea fragrans (Wallorth) Paoletti 1889
Località: Ponte del Pianello, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m
450 s.l.m. - 25.07.2002 - N° erbario 2446 - Raccolte n. 33
11) Genea hispidula Berkeley & Broome 1851
Località: Giandeto, Comune di Casina (RE) - Habitat: Corylus avellana - m 500 s.l.m. 21.01.1993 - N° erbario 1258 - Raccolte n. 4
12) Genea lespiaultii Corda 1854
Località: Gatta, Comune di Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 700
s.l.m. - 10.11.1986 - N° erbario 102 - Raccolte n. 2
13) Genea sphaerica Tul. & C. Tul. 1851
Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea e Fagus
silvatica - m 1400 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2332 - Raccolte n. 7
14) Genea verrucosa Vittad. 1831
Località: Toano (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia - m 450 s.l.m. 23.03.2003 - N° erbario 2451 - Raccolte n. 45
15) Choiromyces meandriformis Vittad. 1831
Località: Ramiseto (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 800 s.l.m. - 23.10.2000 - N° erbario 2246 Raccolte n. 14
16) Fischerula macrospora Mattiroloo 1928
Località: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1100 s.l.m. 20.09.1998 - N° erbario 1750 - Raccolte n. 2
17) Hydnotrya michaelis (Fischer) Trappe 1975
Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1250
s.l.m. - 08.08.1984 - N° erbario 130 - Raccolte n. 9
18) Hydnotrya tulasnei Berkeley & Broome 1846
Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea - m 1600 s.l.m.
- 19.10.1989 - N° erbario 856 - Raccolte n. 3
19) Sarcosphaera crassa (Santi ex Stendel) Pouzar
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Pinus nigra - m 700 s.l.m. 20.05.1992 - N° erbario 1100 - Raccolte n. 15
20) Geopora arenosa (Fuckel) Ahmad 1978
Località: Mattaiano, Comune di Albinea (RE) - Habitat: terreno sabbioso - m 350 s.l.m. 10.04.1985 - N° erbario 341 - Raccolte n. 1
21) Geopora cooperi Harkness 1885
Località: Gatta, Comune di Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco di latifoglie miste - m 400
s.l.m. - 10.09.2002 - N° erbario 2445 - Raccolte n. 2
22) Geopora sumneriana (Cooke) Torre 1975
Località: Scandiano (RE) - Habitat: Cedro deodara - m 93 s.l.m. - 03.04.1990 - N° erbario 2463 Raccolte n. 2
23) Stephensia bombycina (Vittad.) Tul. & C. Tul. 1845
Località: Monte Torricella, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Corylus avellana - m 700
s.l.m. - 23.08.2001 - N° erbario 2463 - Raccolte n. 17
24) Pachyphloeus citrinus Berkely & Broome 1846
Località: Monchio, Comune di Vetto (RE) - Habitat: bosco di latifoglie miste - m 350 s.l.m. 15.11.1983 - N° erbario 322 - Raccolte n. 10
29
PAGINE DI MICOLOGIA
25) Pachyphloeus ligericus Tul. & C. Tul. 1851
Località: Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 600 s.l.m. 20.11.1984 - N° erbario 326 - Raccolte n. 4
26) Pachyphloeus melanoxanthus (Tulasne) Tul. & C. Tul. 1845
Località: Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 600 s.l.m. 15.11.1994 - N° erbario 1554 - Raccolte n. 5
27) Paradoxa monospora Mattirolo 1935
Località: Governara, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 650 s.l.m. 26.09.1989 - N° erbario 883 - Raccolte n. 4
28) Tuber aestivum Vittad. 1831
Località: Onfiano, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Corylus avellana - m
350 s.l.m. - 13.01.2005 - N° erbario 2514 - Raccolte n. 55
29) Tuber aestivum Vittad. forma uncinatum (Chatin) Montecchi & Borelli 1995
Località: ubiquitario nel periodo del tardo autunno - Raccolto in alta montagna sotto Fagus
silvatica e Pinus nigra, fino alla metà del mese di aprile
30) Tuber asa Tul. & C. Tul. 1851
Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Pinus silvestris e Helianthemum
nummularium - m 720 s.l.m. - 03.06.2001 - N° erbario 2304 - Raccolte n. 2
31) Tuber borchii Vittad. 1831
Località: Cavola, Comune di Toano (RE) - Habitat: Pinus nigra - m 450 s.l.m. - 11.02.2005 - N°
erbario 2521 - Raccolte n. 50
32) Tuber brumale Vittad. 1831
Località: Borzano, Comune di Albinea (RE) - Habitat: Corylus avellana - m 200 s.l.m. 13.01.2005 - N° erbario 2524 - Raccolte n. 40
33) Tuber brumale Vittad. forma moschatum (Ferry) Montecchi & Lazzari 1993 Forme con
colorazioni della gleba e profumo un po’ diverso dalla forma tipo - poco comune
34) Tuber dryophilum Tul. & C. Tul. 1844
Località: Deusi - Secchio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Salix alba e Quercus cerris m 800 s.l.m. - 25.08.2002 - N° erbario 2371 - Raccolte n. 15
35) Tuber excavatum Vittad. 1831
Località: Onfiano, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 400 s.l.m. 19.01.2005 - N° erbario 2529 - Raccolte n. 30
36) Tuber foetidum Vittad. 1831
Località: Vronco, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. 10.11.2005 - N° erbario 2530 - Raccolte n. 40
37) Tuber fulgens Quélet 1880
Località: Secchio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 600 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2435 - Raccolte n. 10
38) Tuber gibbosum Harkness 1899
Località: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Pseudotzuga menziesii - m 1000 s.l.m.
- 15.11.1992 - N° erbario 1974 - Raccolte n. 16
39) Tuber macrosporum Vittad. 1831
Località: Busana (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 700 s.l.m. - 03.10.2004 - N° erbario 2537
- Raccolte n. 16
40) Tuber maculatum Vittad. 1831
Località: Casola Querciola, Comune di Viano (RE) - Habitat: Pinus nigra e Pinus silvestris - m
500 s.l.m. - 19.02.2000 - N° erbario 2103 - Raccolte n. 33
41) Tuber magnatum Pico 1788
Località: Asta, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 780 s.l.m. 05.11.2003 - N° erbario 2534 - Raccolte n. 18
42) Tuber melanosporum Vittad. 1831
Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 450 s.l.m. 18.10.2002 - N° erbario 2442 - Raccolte n. 25
43) Tuber mesentericum Vittad. 1831
Località: Deusi, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris e Ostrya carpinifolia
30
A.M.B. Centro Studi Micologici
- m 800 s.l.m. - 10.10.2002 - N° erbario 2386 - Raccolte n. 25
44) Tuber puberulum Berkeley & Broome 1846
Località: Cavola, Comune di Toano (RE) - Habitat: Pinus nigra - m 500 s.l.m. - 30.01.2002 - N°
erbario 2387 - Raccolte n.48
45) Tuber regianum Montecchi & Lazzari 1987
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1300 s.l.m. 30.12.1986 - N° erbario 408 - Raccolte n. 14
46) Tuber rufum Pico : Fr. 1823 var. rufum
Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 650 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2444 - Raccolte n. 37
47) Tuber rufum Pico : Fr. var. apiculatum E: Fischer 1923
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica e Picea - m 1000
s.l.m. - 10.10.1989 - N° erbario 448 - Raccolte n. 3
48) Tuber rufum Pico : Fr. forma ferrugineum (Vittad.) Montecchi & Lazzari 1993
Località: Carniana, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Ostrya
carpinifolia - m 500 s.l.m. - 15.11.2004 - N° erbario 2547 - Raccolte n. 12
49) Tuber rufum Pico : Fr. forma lucidum (Bonnet) Montecchi & Lazzari 1993
Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 800 s.l.m. 20.11.1992 - N° erbario 1165 - Raccolte n. 3
50) Tuber rufum Pico : Fr. forma nitidum (Vittad.) Montecchi & Lazzari 1993
Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 1300
s.l.m. - 20.10.1985 - N° erbario 446 - Raccolte n. 6
SCHEDE DESCRITTIVE
Tuber asa Tul. & C. Tul. 1851
Questa specie venne descritta in modo corretto dai fratelli Tulasne nel 1851. Dopo di loro, e fino
all’ultimo decennio del secolo scorso, la stessa venne diversamente interpretata dai maggiori micologi
europei e non solo.
I campioni raccolti da diversi autori e presentati come Tuber asa, in realtà appartengono al Tuber
gennadii (Chatin) Patouillard 1903.
Questa entità in effetti è ben caratterizzata e oggigiorno nessuno ha più dubbi sulla sua reale
valenza. Considerata da sempre una specie di aerali mediterranei fu di recente raccolta anche in
Toscana e in Emilia, vedi la raccolta in località Monte Duro, Comune di Viano (RE) di cui alle figure
n. 1, 2, 3, 4 e 5.
Glomus flavisporum (M. Lange & Lund) Trappe & Gerdemann 1974
Raccolta per la prima volta da Morten Lange in Danimarca e presentata in “Macromiceti Ipogei
della Danimarca” nel 1956.
La nostra raccolta rappresenta al momento il secondo ritrovamento in Europa.
Si caratterizza per essere l’unica specie di Glomus ad avere spore da elissoidali a cilindriche.
Località di crescita: San Giovanni di Querciola, Comune di Viano (RE). Vedi figure n. 6 e 7.
Paradoxa monospora Mattirolo 1935
Specie molto rara e rinvenuta solo in Italia.
Oltre alla località di Faggeto Lario in provincia di Como dove il Mattirolo la raccolse per la prima
volta, sono note altre cinque località nelle province di Teramo, Parma e Reggio Emilia.
Specie dai fortissimi caratteri distintivi, quasi inverosimili, come quello di avere una sola spora per
asco.
Fu questo il motivo per cui fino ai primi anni novanta i maggiori esperti di funghi ipogei del
nord Europa hanno considerato che questa entità non fosse una buona specie, ma il frutto della
fantasia dei micologi italiani. Errore che poi riconobbero nel corso dei nostri passati convegni.
Località del primo ritrovamento: Pianzo, Comune di Casina (RE). Vedi figure n. 8 e 9.
31
PAGINE DI MICOLOGIA
Fischerula macrospora Mattirolo 1928
Anche questa specie, al pari della Paradoxa monospora, è molto rara e anch’essa rinvenuta
solo sul territorio italiano.
I campioni studiati dal Mattirolo sono stati raccolti nelle località di Montecassino (FR) e
Vallombrosa (FI).
Anche per questa specie si hanno solo cinque raccolte effettuate nelle province di Parma,
L’Aquila e Reggio Emilia.
Di facile determinazione per avere spore con forme, misure e colori senza pari nel mondo dei
funghi ipogei.
Località dell’ultimo ritrovamento: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE). Vedi figure n. 10
e 11.
Tuber regianum Montecchi & Lazzari 1987
Il fatto che in questi ultimi tempi la specie sia stata raccolta in diverse regioni italiane sta a
dimostrare che non si tratta di una specie rara, ma poco osservata o scambiata per un comune
Tuber rufum.
Pensiamo che sia la sola specie di Tuber che si possa determinare facilmente anche senza
l’uso del microscopio. Essa infatti è l’unica ad avere un periodo rossiccio, tessellato, simile alle
specie del gruppo “rufum” e ad avere un buon profumo di Tuber aestivum.
La sua particolare microscopia, fatta di aschi in prevalenza ottosporei con spore finemente
reticolate-alveolate, rendono questa specie unica nel suo genere. Vedi figure n. 12, 13, 14 e 15.
Gigaspora lazzarii Montecchi, Ruini & Gross 1996
Il ritrovamento di questa entità è stato assegnato al genere Gigaspora poiché ha diverse
affinità con la sua specie. Il suo taxon infatti non produce dei veri sporocarpi, ma raggruppamenti
di spore sopportate ognuna da una vescicola interposta tra la spora e l’ifa sporigena.
Questa scoperta ha interessato diversi centri universitari di ricerca, che sono venuti a raccogliere campioni che tuttora stanno studiando.
L’aspetto interessante è che a differenza delle comuni Gigaspore, che sviluppano il loro
micelio arbuscolare nel terreno, questo Taxon lo sviluppa dentro le cellule del vegetale Lathyrus
pratensis.
Località di crescita: Vallisnera, Comune di Collagna (RE). Vedi figure n. 16, 17, 18, 19, 20,
21 e 22.
32
Fig. 2: Località Monte Duro, Comune di Viano, R.E.
(Foto A. Montecchi)
Fig. 3: Luogo esatto del ritrovamento del Tuber asa, 720 m. s.l.m.
(Foto A. Montecchi)
Fig. 4: Tuber asa. Carpofori di 3 cm
(Foto A. Montecchi)
Fig. 5: Tuber asa. Spore tipo
(Foto A. Montecchi)
34
Fig. 6: Glomus flavisporum
Fig. 7: Glomus flavisporum, spore tipo
Fig. 8: Paradoxa monospora
Montecchi)
(Foto A. Montecchi)
(Foto A. Montecchi) Fig. 9: Paradoxa monospora. Caratteristici aschi monosporici (Foto A. Montecchi)
(Foto A.
Fig. 10: Fischerula macrospora
(Foto A. Montecchi)
Fig. 11: Fischerula macrospora. Spore
(Foto A. Montecchi)
36
Fig. 12: Febbio, località n° 5. Val D’Asta col Monte Cusna nel tardo autunno
(Foto A. Montecchi)
Fig. 13: Febbio, luogo del primo ritrovamento del T. regianum. Faggeta pura a 1400 m s.l.m.(Foto A. Montecchi)
37
Fig. 14: Tuber regianum
(Foto A. Montecchi)
Fig. 15: Tuber regianum, aschi ottosporei caratteristici della specie
(Foto A. Montecchi)
38
Fig. 16: Monte Ventasso, 1727 m..s.l.m., località n° 6, Gigaspora lazzarii
(Foto A. Montecchi)
Fig. 17: Vallisnera, località di crescita della Gigaspora lazzarii
(Foto A. Montecchi)
39
Fig. 18: Lathyrus pratensis, pianta ospitante la Gigaspora lazzarii
(Foto A. Montecchi)
Fig. 19: Giovane piantina di Lathyrus pratensis invasa da Gigaspora lazzarii
(Foto A. Montecchi)
40
Fig. 20: Gigaspora lazzarii. Ammassi sporali endocellulari nelle diverse fasi di sviluppo
(Foto A. Montecchi)
Fig. 21: Gigaspora lazzarii. Ammassi sporali endocellulari a completa maturazione (Foto A. Montecchi)
41
Fig. 22: Gigaspora lazzarii. Gruppo di 7 spore a completa maturazione. Con le freccie sono indicate le
cellule fra ifa e spore
(Foto A. Montecchi)
42
EUR Report “Elementi chimici
nei funghi superiori”
Luigi Cocchi
Via D. Piani, 6 - 42100 Reggio Emilia
e-mail: [email protected]
(Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia - AMB)
Carmine Siniscalco
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
Dipartimento Difesa della Natura Via Curtatone, 3 - 00185 Roma
e-mail: [email protected] - URL: http://www.isprambiente.it
(Dipartimento Difesa della Natura di ISPRA).
Luciano Vescovi
Via Terracini, 14 - 42049 S. Ilario d’Enza
(Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia - AMB)
E’ finalmente uscito, nel mese di luglio 2010 edito dal Centro Comunitario di Ricerca
(Joint Research Center)1 di Ispra (VA), l’EUR Report, la cui immagine di copertina,
La missione del CCR-JRC (Centro Comunitario di Ricerca – Joint Research Center) è di fornire supporto
tecnico-scientifico in base alle esigenze della Commissione Europea, suo committente, per idearne,
1
43
con i nomi degli autori, degli editori ed i logotipi degli Enti promotori è sopra riportata,
dal titolo “Elementi chimici nei funghi superiori. I funghi di riferimento come
strumento di lavoro per la bioindicazione e la biodiversità”. Per noi si tratta di un
traguardo tanto importante quanto non prevedibile quando, nel 1986, anno
dell’incidente di Chernobyl, partì, nell’ambito dell’attività del Gruppo Micologico e
Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia, l’avventura della ricerca sul contenuto
di isotopi radioattivi e, successivamente, di elementi chimici, in particolare metalli
pesanti, nei funghi superiori, cioè nei funghi dei prati e dei boschi visibili ad occhio
nudo, oggetto della passione e dello studio dei soci del Gruppo. L’aver costruito, in
oltre vent’anni, un archivio dati delle concentrazioni di oltre trenta elementi chimici per
oltre 9.000 campioni di funghi (circa 200 generi e un migliaio di specie, archivio unico
in Europa e, forse, non solo...) è stato un risultato che non sarebbe stato possibile al di
fuori del Gruppo “R. Franchi” e, più in generale, dell’Associazione Micologica
Bresadola. Per fornire ai nostri lettori, nel modo più preciso possibile, la comprensione
delle motivazioni, del significato e della portata del contributo che, con questo EUR
Report, si è inteso dare agli studi micologici riportiamo integralmente le presentazioni
(pubblicate sull’EUR Report da pag. 11 a pag. 15) scritte dai responsabili dei cinque
Enti che hanno realizzato il volume.
Istituto Cantonale di Microbiologia (ICM) – Bellinzona - Svizzera
Benché poco appariscenti, i funghi ricoprono un ruolo fondamentale nella vita quotidiana. Sono indispensabili nella produzione alimentare; non pochi di loro, patogeni
vegetali, causano perdite ingenti in agricoltura. Altri, fortunatamente pochi, ma in
numero crescente, sono agenti patogeni di animali, ivi compreso l’uomo. Le micorrize sono simbiosi tra funghi e piante di notevole importanza in agricoltura, e non da
ultimo, molte specie di basidiomiceti sono pregiate specie commestibili. È quindi
importantissimo conoscerli, e ancora più importante classificarli in modo accurato.
Per anni la tassonomia dei basidiomiceti e degli ascomiceti si è basata quasi esclusivamente su caratteri morfologici, come testimoniano le chiavi d’identificazione usate
ancora oggi sia da micologi amatori che professionisti. Ben presto, tuttavia, i micologi si sono accorti che la sola morfologia non permetteva di costruire delle classificazioni esaustive ed affidabili. Durante gli anni, metodi biochimici, quali ad esempio
l’elettroforesi di proteine ed enzimi e più recentemente l’analisi genetica, sono stati
usati per caratterizzare in maggior dettaglio le specie fungine. Ben presto, però, ci si è
accorti che una classificazione basata solo sulla morfologia aveva molti limiti,
specialmente se gli organismi da classificare avevano forme molto semplici e i caratsvilupparne, implementarne e monitorarne le politiche. Come uno dei servizi della Commissione Europea, il CCR funziona come centro di riferimento scientifico e tecnologico per l’Unione Europea. In relazione stretta ai processi di formazione delle politiche comunitarie, esso serve l’interesse comune degli
Stati membri in assoluta indipendenza da interessi particolari, sia privati sia nazionali.
44
teri morfologici erano estremamente pochi e poco variabili. Ci si è quindi orientati ad
esaminare negli organismi studiati non solo la morfologia ma anche le caratteristiche
fisiologiche e biochimiche. Già all’inizio del ventesimo secolo, ad esempio, colorazioni
e reazioni biochimiche erano usate in batteriologia. Colorazioni ed altri metodi
biochimici sono ora adottati anche in micologia. È sorto dunque il problema di
conciliare la classificazione morfologica con quella originata da metodi biochimici e
genetici. Infatti, molte volte l’analisi genetica conduce a proporre degli schemi tassonomici che, almeno a prima vista, non sono del tutto sovrapponibili con le classificazioni esistenti. Una classificazione affidabile deve tener conto contemporaneamente
degli aspetti filogenetici (cioè legati all’evoluzione genetica degli organismi nel tempo)
e fenotipici (che descrivono la morfologia e la fisiologia dei taxa esaminati), senza
dimenticare, nel contempo, le loro peculiarità ecologiche. Questo approccio è
comunemente definito “tassonomia polifasica”. Il lavoro riassunto in questo libro
fornisce un nuovo, importante tassello da inserire nel rompicapo della tassonomia dei
funghi. Mi auguro che questi dati servano ai tassonomi per completare le loro ricerche
e possano essere inseriti in uno schema di tassonomia polifasica che contribuisca a
risolvere il non facile dilemma della definizione di taxa. Per loro natura, questi dati
sono pure importanti da un punto di vista fisiologico ed ecologico. Spero dunque che
questo libro possa servire anche a fisiologi che desiderano capire meglio gli aspetti
biochimici legati all’assorbimento e accumulazione di elementi chimici nei funghi ed
agli ecologi che desiderano ottenere un quadro completo della biodiversità di questi
affascinanti organismi.
Orlando Petrini, Direttore ICM
Associazione Micologica Bresadola (AMB)
Il fatto che la ricerca sulla presenza di elementi chimici, compresi metalli pesanti ed
isotopi radioattivi, nei funghi superiori, sia nata, nel 1986, nell’ambito delle attività
del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia e poi sia
cresciuta in particolare nell’ambito dei Comitati scientifici nazionali dell’Associazione Micologica Bresadola non è solo un dato “storico”, ma, semplicemente,
documenta un aspetto essenziale: per le dimensioni raggiunte e per le competenze
necessarie coinvolte tale ricerca non sarebbe stata possibile fuori dall’AMB e dalla
rete dei rapporti fra i Gruppi aderenti. Uno degli aspetti più delicati, in questa come
in tutte le ricerche analoghe riguardanti i funghi superiori, è quello della “sicura”
determinazione degli esemplari fungini che si studiano e che vengono analizzati: qui
sta la competenza, il know-how, che l’AMB è in grado di esprimere con un livello di
rigore scientifico largamente riconosciuto e formatosi, questa riteniamo sia una
caratteristica della quale dobbiamo essere gelosi, in un ambito di volontariato “militante” mosso da passione, rispetto ed amore per la Natura e per i suoi equilibri.
Tali equilibri si mostrano sempre più necessari per il futuro stesso dell’umanità e la
loro conoscenza, frutto del coinvolgimento e della comunicazione fra varie disci-
45
pline scientifiche, così come un mosaico è il risultato dei tanti suoi tasselli, diventa
uno strumento essenziale per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del pianeta. Il
tassello che noi portiamo alla formazione del mosaico è la nostra conoscenza della
sistematica e della tassonomia micologica, scienza che nasce con i grandi naturalisti,
da Linneo, e che in Italia ha raggiunto le vette eccelse di Giacomo Bresadola. Tale
conoscenza è il frutto dell’intenso lavoro del complesso della nostra Associazione che
consta di 130 Gruppi distribuiti su tutto il territorio nazionale con oltre dodicimila
soci che svolgono una capillare attività di ricerca, di informazione ed educazione
micologica ed ambientale attraverso numerosissime iniziative in ambito locale che
vanno dai Corsi di Micologia, alle Mostre Micologiche, ad iniziative di studio ed
approfondimento micologico. L’AMB svolge altresì un’intensa attività editoriale in
campo micologico di rilievo sia nazionale che internazionale: sono pubblicate due
riviste periodiche, Rivista di Micologia e Pagine di Micologia, e libri che spaziano
dalla micologia divulgativa e di base alla micologia altamente specialistica. Vengono
organizzati annualmente due Comitati scientifici nazionali (uno primaverile ed uno
autunnale) che coinvolgono centinaia di micologi. L’attività dei Comitati scientifici
nazionali è il principale alimento dell’Erbario nazionale che ha ormai superato i
10.000 essiccata ed ha recentemente ottenuto l’iscrizione all’Index Herbariorum. Il
riconoscimento che la pubblicazione di questo EUR Report costituisce per un lavoro
di ricerca che dura ormai da più di vent’anni non è solo a merito degli autori, della
loro pazienza e della loro dedizione, ma va ascritto anche alla AMB tutta. Il fatto che
da tale ricerca sia nata una fattiva collaborazione con istituzioni della Comunità
Europea, dello Stato italiano, con Aziende private e, mi sia permesso, con Istituti di
Ricerca “extracomunitari” come l’Istituto cantonale di Microbiologia di Bellinzona
porta ai massimi livelli le finalità statutarie dell’AMB.
Luigi Villa, Presidente nazionale AMB
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
Il “Progetto Speciale Funghi” del Dipartimento “Difesa della Natura” di ISPRA
promuove e svolge studi sulle specie fungine e si inserisce nel quadro ben preciso del
loro utilizzo come indicatori biologici nella valutazione della qualità ambientale. I
funghi rivestono il ruolo molto importante di indicatori di diversità in termini di
ricchezza e abbondanza di popolazione a livello genetico e quindi possono essere
utilizzati nello studio e nel monitoraggio della biodiversità di un ecosistema o di un
ambiente Uno dei sedici temi di ricerca del “Progetto Speciale Funghi” è finalizzato
allo sviluppo di un sistema informativo per gli aspetti micotossicologici comprensivi
anche dei fenomeni di bioaccumulazione e bioconcentrazione di metalli pesanti e
sostanze xenobiotiche nei funghi, sia per facilitare piani di biorisanamento degli
ambienti degradati, sia per gli studi riguardanti gli aspetti igienico-sanitari legati al
consumo alimentare dei funghi. I lavori illustrati nel presente volume, edito dal JRCIES, sono il frutto della collaborazione di cinque diverse istituzioni che hanno saputo
46
realizzare una delle prime applicazioni sulla bioindicazione con l’utilizzo dei funghi e
che scaturisce dai risultati dell’intensa campagna di campionamento condotta in Italia
dall’Associazione Micologica Bresadola e iniziata da oltre venti anni, dell’analisi
chimica di oltre nove mila campioni fungini e di un’inferenza statistica che ha portato
alla definizione dei “funghi di riferimento”. Questi ultimi rivestiranno un ruolo molto
importante allor quando si definiranno le specie fungine indicatrici di diversità in termini di ricchezza e abbondanza di popolazione a livello genetico. Con l’abbinamento
delle specie fungine agli habitat, sarà infatti possibile utilizzare i funghi nello studio e
nel monitoraggio della biodiversità di un ecosistema o di un ambiente con maggiori
elementi di valutazione e le specie frequenti, con elevato numero di segnalazioni, rappresenteranno un primo campionario di elementi di pregio ecologico e di indicatori di
qualità ambientale. Sarà pertanto possibile, in un prossimo futuro, sia una maggiore
comprensione dei meccanismi che regolano il mantenimento e l’evoluzione degli ecosistemi, sia una nuova conoscenza degli aspetti micotossicologici correlata ad una
maggiore tutela legislativa per la nutrizione umana con i funghi.
Andrea Todisco, Direttore Dipartimento Difesa della Natura di ISPRA, Roma, Italia
Centro Comune di Ricerca (CCR) – Institute for Environment and Sustainability (IES)
Ho accolto con piacere l’invito a scrivere una breve prefazione al volume redatto da
Roberto Cenci, Fabrizio Sena e Colleghi dove traspare un particolare amore per
l’Ambiente e contestualmente un motivato interesse scientifico in un campo, quello dei
funghi, ancora poco conosciuto e studiato. Lo studio dell’ecologia dei suoli e, più
specificatamente, l’utilizzo dei funghi per trarre valutazioni circa il livello di salute dei
suoli stessi, appare non semplice sia per le scarse conoscenze che oggi si hanno in tale
campo, sia per le difficoltà oggettive alla formulazione di un modello che permetta di
“leggere” il suolo. Il volume illustra in modo completo ed esaustivo le caratteristiche
dei funghi e il loro ruolo nel comparto suolo. Nello stesso tempo pone basi solide che
riguardano la biodiversità e la bioindicazione quali mezzi diagnostici per meglio
comprendere il suolo, la sua qualità e salute. La imponente quantità di dati analitici di
elementi in tracce negli oltre 9000 campioni di funghi analizzati, pone altresì questo
volume quale guida per un utilizzo che copre molteplici aspetti quali ad esempio il
campo alimentare. Occorre ricordare che i funghi entrano a far parte di molti
alimenti: la conoscenza dei livelli di concentrazioni di metalli pesanti potrebbe aiutare
ad avere prodotti più salutari per il consumatore. I dati qui riassunti potrebbero in un
futuro servire per formulare linee guida comunitarie legate al campo
dell’alimentazione. L’archivio dati, in effetti, è già stato ufficialmente acquisito
nell’anno 2008 dal Ministero della Salute italiano per la discussione e la definizione
del Regolamento CE 628/2008. Un altro aspetto peculiare riguarda la vastità delle
aree di raccolta e l’elevato numero di specie dei funghi identificati. Tali informazioni
sono oggi basilari ma lo saranno ancora di più in futuro quando nuove campagne di
47
raccolta dei funghi verranno effettuate. Si potrà allora meglio comprendere se e con
quale peso le attività dell’uomo e i cambiamenti climatici in corso siano in grado di
agire sulla biodiversità dei funghi. Ultimo aspetto, non meno importate, riguarda
l’utilizzo dei valori, riportati in questo volume, come banca dati per numerosi esperti
del campo che potranno così raffrontare e meglio descrivere e valorizzare le loro
indagini. Sono certo che questo libro avrà un giusto riconoscimento e potrà aiutare i
numerosi addetti ai lavori e ricercatori italiani e internazionali a fare un passo in
avanti nel campo della micologia.
Leen Hordijk , Direttore dell’Istituto dell’Ambiente e della Sostenibilità – Ispra (VA)
Italia
ENIA
La presenza di Enìa tra gli autori del Rapporto Europeo “EUR Report-Elementi chimici
nei funghi superiori” è un fatto che ci onora. Nasce da un antico legame, tramite il
Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia, con l’Associazione Micologica Bresadola-Centro Studi Micologici che già in passato aveva permesso di sviluppare altre importanti collaborazioni. Può, in effetti, apparire bizzarro
che una “multi-utility” abbia rapporti con soggetti così lontani dal proprio lavoro
quotidiano. In realtà la logica che ci mosse e che ci muove è sempre quella di allargare
il nostro sguardo e cercare di tessere rapporti con i soggetti più interessanti che un
territorio offre e con loro creare occasioni di scambio di conoscenze e di valorizzazione
reciproca. Queste scelte hanno permesso ad Enìa di declinare in modo nuovo il
concetto di “vicinanza territoriale”, trovando a volte come compagni di viaggio e di
scoperta soggetti diversi da quelli più consueti per una società che si occupa di servizi
energetici ed ambientali. Come sempre noi abbiamo messo a disposizione soprattutto le
nostre professionalità e i nostri saperi, in questo caso quelle dei Laboratori della sede
di Reggio Emilia. Si è trattato di uno scambio fortunato e di un modo concreto per
sostenere la ricerca in Italia che pone oggi Enìa tra gli autori di uno strumento unico
non solo nel nostro Paese. Permettetemi, poi, un ultimo pensiero non solo come
Presidente di una Azienda, ma anche come micologo, una passione che mi ha fatto
apprezzare ancora di più i risultato presentati in questo libro. Spesso, quando si pensa
agli strumenti per l’innovazione e per la ricerca, l’abitudine ci porta a pensare a
marchingegni modernissimi, complicatissimi, lucenti, a volte freddi, come solo la
tecnica può essere. Eppure a volte basta davvero guardarci intorno per scoprire come
la stessa Natura ci può venire in aiuto. In questo caso dobbiamo ringraziare i funghi, i
“semplici” funghi - i micologi mi perdonino per questa definizione. Questi funghi ci
porgono un aiuto che ci deve fare riflettere e ripensare al nostro rapporto con il mondo
che ci circonda e di cui facciamo parte. Un mondo che sempre più spesso non
conosciamo o non rispettiamo, sprecando, sporcando, dilapidando una ricchezza che è
di tutti. Se la ricerca presentata in questo volume può portarci a riflettere anche su
questo, avremo raggiunto un ulteriore obiettivo e fornito un risultato non banale che
48
va aggiungersi allo straordinario valore di questo Rapporto.
Andrea Allodi, Presidente Enìa Spa – Parma - Italia
Dalla presentazione dell’Istituto Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), come peraltro già risultava chiaramente da quanto pubblicato su
Rivista di Micologia 2, appare evidente come il “nostro” EUR Report ha, di fatto, avuto
origine dalla collaborazione, stabilita tramite convenzione nazionale tra ISPRA e AMB
(stipulata nel dicembre 2003, rinnovata nel 2007 e nel 2010) nell’ambito del Progetto
Speciale Funghi di cui può essere a pieno titolo considerato uno dei principali frutti
finora prodotti. Nell’ambito del Progetto Speciale Funghi, infatti, è nata la proposta alla
Comunità Europea di valutare se la ricerca sul contenuto di elementi chimici nei
funghi, date le dimensioni raggiunte e le conoscenze acquisite, potesse essere di
interesse generale. Dall’incontro con il prof. Roberto Cenci è poi partito il lavoro che è
scaturito nell’EUR Report. Abbiamo già più volte scritto dell’importanza che riveste il
Progetto Speciale Funghi, ma vogliamo ancora una volta richiamarne il significato e le
finalità generali: il Progetto, per la prima volta, “mette insieme” varie competenze,
esperienze, punti di vista e conoscenze scientifiche che, come le tessere di un grande
mosaico, potrebbero davvero consentire un salto di qualità di grande portata per la
conoscenza scientifica di questi ancora in gran parte misteriosi esseri viventi,
consentendo di comprendere con maggior profondità l’effettivo ruolo da essi giocato in
natura e di considerarli come protagonisti insostituibili nelle problematiche inerenti gli
equilibri naturali e la biodiversità3. Il responsabile e ideatore – animatore del Progetto
Speciale Funghi è il Dr. Carmine Siniscalco del dipartimento Difesa della Natura di
ISPRA. In maggior dettaglio il Progetto Speciale Funghi ha finora prodotto:
 Una collaborazione che ha permesso di strutturare una serie di temi di ricerca ai quali collaborano Università, Istituti di Ricerca, Aree Protette, Agenzie
Ambientali, ASL, Comuni, ecc.
 Un ciclo di Seminari mensili (dal 2008) rivolti allo studio degli ecosistemi
sulla base della tematica generale “I funghi come indicatori biologici nel
mo-nitoraggio della qualità del territorio”.
 Manuali, Rapporti e Linee Guida ISPRA
Il Progetto Speciale Funghi si inserisce nel contesto più generale del Dipartimento
Difesa della Natura dell’ISPRA che con lo studio della biodiversità presente nel suolo
considera una serie complessa di dati: analisi dei profili; granulometria; acidità (pH);
contenuto in sali minerali, compresi i microelementi; componente organica (evidenSiniscalco C., C.Jacomini & N.L. Cerioli – 2007: Il progetto Speciale ISPRA (ex APAT) sulla Micologia per un’integrazione degli aspetti ambientali con quelli sanitari, in Rivista di Micologia N. 4 - 2009,
pag. 369-370
Tra le atre cose ci fa evidentemente molto piacere che l’EUR Report esca proprio quest’anno, essendo
stato proclamato dall’ONU il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità.
2
3
49
temente considerando i miceli fungini); macro e micro porosità. Per es., per quanto
riguarda i funghi, dagli studi sta emergendo l’esistenza di specie fungine che con la
semplice loro presenza e quantità (indicata dai carpofori, quelli che volgarmente chiamiamo funghi) indicano uno squilibrio in corso nell’ecosistema e predicono con un certo
anticipo forme di degrado altrimenti rilevabili4. Si tratta di specie che nutrendosi dei
prodotti di scarto di altri funghi (i degradatori primari) indicano un’alterazione
dell’ecosistema che percepiremo solo dopo molto tempo, cioè quando fruttificheranno i
degradatori primari che hanno un ciclo molto lungo. Alcune specie del genere Mycena
(Pers.) Roussel [Mycena rosea (Bull.) Gramberg; Mycena pura (Pers.: Fr.) P. Kumm.;
Mycena pelianthina (Fr.) Quél.; Mycena galericulata (Scop.: Fr.) Gray; Mycena
niveipes (Murrill) Murrill; Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray; Mycena amicta (Fr.)
Quél.; Mycena flavoalba (Fr.) Quél.] hanno, per caratteristiche legate al loro ciclo
biologico, questa funzione indicatrice. Mycena rosea è risultata essere un ottimo
indicatore di attività di degrado dovute ad agenti fungini primari. Inoltre sulla
componente micologica degli ecosistemi ISPRA sta acquisendo banche dati5 in modo
che sia possibile abbinare le specie fungine agli habitat secondo la nomenclatura CORINE Biotopes e Natura 2000. Sulla base dei dati disponibili si tratta di costruire elenchi
di specie per ciascun habitat in base alla frequenza delle segnalazioni. Le specie
caratteristiche e differenzianti sono quelle che emergono dal confronto con altri habitat
in base a frequenza e presenza; le specie frequenti sono quelle con elevato numero di
segnalazioni ma presenti anche in altri habitat. Tali specie rappresentano un primo
campionario di elementi di pregio ecologico e di indicatori di qualità ambientale. Un
altro importante aspetto studiato è il ruolo dei funghi micorrizici come indicatori della
qualità biologica del suolo e della salute e sviluppo del binomio pianta-suolo. Si sa che
nelle simbiosi micorriziche gli scambi nutrizionali manifestano il loro effetto positivo
sul metabolismo di entrambi i partners e l’efficienza di tali associazioni varia secondo
una serie di interazioni dinamiche che coinvolgono non solo la pianta e il fungo, ma
anche i fattori ambientali e pedologici e i rapporti che si stabiliscono fra queste variabili.
Per es. Hebeloma crustuliniforme mostra una maggiore efficacia nel mobilizzare azoto
da sostanze proteiche in Betula pendula rispetto ad Amanita muscaria e a Paxil-lus
involutus. Il Gruppo “R. Franchi” di Reggio Emilia è protagonista dello studio di un
altro importante aspetto che riguarda il binomio “funghi - metalli pesanti” oggetto di
studi intensi negli ultimi venti anni alla ricerca di un nuovo strumento per la bioindicazione dei suoli. A lungo si è ritenuto che il suolo avesse la capacità di trattenere le
sostanze inquinanti tamponandone gli effetti altrimenti evidenti entro poco tempo. Si è
quindi prestata sempre più attenzione a quei comparti ambientali come l’aria o le risorse
idriche superficiali che reagiscono all’inquinamento antropico ripercuotendosi
sull’ambiente con maggiore immediatezza. Ma bisogna considerare i seguenti aspetti:
Pensiamo che i funghi, oltre ad essere il perno su cui ruota la funzionalità degli ecosistemi terrestri,
possano rappresentare anche lo specchio della loro salute.
Questo è uno degli aspetti più significativi della convenzione ISPRA-AMB
4
5
50




La capacità del suolo di accumulare le sostanze inquinanti può effettivamente
impedire l’immediata contaminazione di altri comparti ambientali ma può anche
determinare un improvviso rilascio degli inquinanti una volta raggiunto il limite
di ritenzione.
La parete cellulare dei funghi nel suolo è a diretto contatto con l’ambiente
esterno ed è in grado di assorbire ed accumulare cationi di metalli pesanti che
possono essere comunque accumulati anche all’interno della cellula.
Queste caratteristiche, pur essendo generali, si presentano in maniera
differenziata a seconda delle varie famiglie e specie fungine; infatti numerosi
sono gli studi compiuti negli ultimi venti anni, particolarmente in Europa, sulla
determinazione dei metalli pesanti nei funghi e i risultati ottenuti evidenziano
comportamenti eterogenei tra specie e specie.
Nell’ultimo decennio è andato sempre più maturando il convincimento che i
risultati di questi studi necessitino di un affinamento nella loro analisi per
addivenire alla creazione di un termine di confronto che prende il nome di
“fungo di riferimento” (“reference mushroom”) .
Notevoli ed importanti sono i contributi all’EUR Report di altri autori e di varie personalità del mondo scientifico che ne hanno certamente elevato il livello6, ma preferiamo soffermarci, in base alle nostre più specifiche competenze, su quest’ultimo
concetto del “fungo di riferimento”. Quando il fungo di riferimento sarà messo a punto
per ogni specie, grazie all’ampiezza della composizione del campione di base, i funghi
di riferimento di ciascuna specie permetteranno di approfondire la conoscenza della
funzionalità fisiologica che le concentrazioni degli elementi chimici nei funghi
possono avere sulla bioindicazione, sulle valutazioni tassonomiche e, non meno importante, sulla stima dei metalli pesanti che vengono assunti tramite l’alimentazione,
sia dall’uomo, sia dagli altri esseri viventi. I funghi di riferimento costituiranno sicuramente in un prossimo futuro uno degli strumenti più validi per la valutazione della
biodiversità del suolo e degli ecosistemi ad esso collegati. In particolare per quanto
riguarda le valutazioni tassonomiche pensiamo che questa proposta possa contribuire,
in analogia e coerenza con quanto sta già avvenendo con le analisi del DNA nei
funghi, che comunque, anch’esse stanno muovendo i primi passi, ad un costruttivo
ripensamento delle basi essenzialmente morfologiche dell’attuale impostazione sia
tassonomica sia sistematica della Micologia, con l’obiettivo certamente molto ambizioso, di contribuire a riempire un vuoto molto rumoroso: fino ad ora nella Micologia
non esiste una definizione del concetto di specie. La proposta che facciamo di una
“tassonomia polifasica” potrebbe essere un primo passo in questa direzione, ma intendiamo riprendere ed approfondire questa proposta in altra sede7.
Per ragioni di spazio non possiamo in questa sede fare citazioni, che sono tuttavia tutte considerate
nelle pag. 6-7 dell’EUR Report (Paragrafo “Ringraziamenti”)
Dalla presentazione dell’Istituto Cantonale di Microbiologia di Bellinzona, a firma di Orlando Petrini e
6
7
51
Per concludere e per dare ai nostri lettori un’informazione la più completa possibile
per una sede come questo opuscolo, pubblichiamo il Riassunto e le Conclusioni
dell’EUR Report.
Riassunto
I funghi in natura sono tra i principali agenti dei cicli biogeochimici, i cicli di materia
ed energia alla base del funzionamento degli ecosistemi. Le informazioni relative alla
biodiversità delle specie fungine italiane e l’utilizzo dei valori di concentrazione di
elementi chimici nei medesimi potrebbero permettere di usare i funghi quali indicatori
biologici della qualità di ambienti forestali, boschivi e semi naturali. L’archivio dati
dell’EUR Report raccoglie le concentrazioni, su materiale secco, di 35 elementi
chimici, metalli pesanti compresi, per oltre 9.000 campioni di funghi superiori che
rappresentano circa 200 generi e un migliaio di specie. Il raggiungimento della stabilità statistica dell’archivio ha consentito di definire il concetto di “fungo di riferimento”. L’uso del “fungo di riferimento” potrebbe essere importante, anche solo come
approccio metodologico, in vari campi della ricerca micologica e ambientale; dalla
biodiversità e bioindicazione, alla tassonomia fino all’impatto igienico sanitario. La
vastità di dati riportata potrà essere utilizzata per un raffronto con informazioni che
saranno raccolte in studi futuri. Questi risultati dovrebbero inoltre permettere una
migliore e più esaustiva interpretazione della bontà delle norme per la protezione e
salvaguardia dell’ambiente messe in atto per minimizzare o annullare gli effetti dei
cambiamenti climatici in corso e i danni ambientali dovuti all’attività antropica. Gli
studi riguardanti la frequenza e l’ecologia delle varie specie fungine rinvenute sul
territorio nazionale hanno favorito l’abbinamento agli habitat di riferimento in uso
presso i sistemi europei di classificazione (Natura 2000, CORINE Land Cover, CORINE Biotopes ed EUNIS). Sono stati così creati i presupposti per l’utilizzo dei funghi
come indicatori biologici per la valutazione della qualità del suolo e degli ecosistemi.
Conclusioni
La bioindicazione permette di valutare tramite l’osservazione di organismi viventi
parte degli effetti causati dall’attività antropica sull’ambiente. L’utilizzo diffuso dei
macromiceti per la bioindicazione è spesso stato ostacolato dalle difficoltà nella sistematica e tassonomia, dalle incomplete conoscenze del loro metabolismo e fisiologia e
dalla scarsità di dati che riguardano le caratteristiche e la qualità del substrato.
Ulteriori ostacoli alla corretta interpretazione dei dati ambientali sui funghi sono la
scarsa precisione ed accuratezza nel descrivere gli habitat di appartenenza. Questo
EUR Report vuole contribuire ad indicare una metodologia di lavoro e a mostrare con
esempi applicativi concreti quali potrebbero essere le vie da percorrere in
dall’articolo (dello stesso autore) “Tassonomia polifasica: idea rivoluzionaria o vecchio vino in una
botte nuova?” pubblicato sull’opuscolo per la XXXIV Mostra Reggiana del Fungo 2009 si possono
comunque cogliere gli aspetti essenziali delle nostre idee.
52
futuro. Il primo aspetto che viene qui evidenziato è la misura delle concentrazioni delle
sostanze chimiche nei carpofori di macromiceti spontanei. Il secondo aspetto che è
stato considerato è quello del “fungo di riferimento”, un argomento già trattato per
altri organismi, ma che in questo caso potrebbe risultare essere un fattore cardine per
cercare di dipanare le problematiche relative alla presenza di elementi chimici nei
carpofori dei macromiceti. Infatti la nostra esperienza si è formata nel tentativo di
superare le difficoltà iniziali di interpretazione, senza alcun parametro di giudizio, del
significato della presenza di diversi elementi chimici, metalli pesanti in particolare, nei
funghi. Tale presenza è spesso apparsa sorprendente per gli inaspettati valori di
concentrazione misurati e per le notevoli differenze anche tra specie tassonomicamente
molto vicine. Il terzo aspetto affrontato in questo lavoro è quello relativo
all’abbinamento delle specie fungine agli habitat. Ciò ha permesso di osservare
un’importante biodiversità che potrà venire ulteriormente indagata e utilizzata in futuri
studi anche grazie alle nuove tecnologie e alla codifica ambientale effettuata mediante
il programma CORINE ed il sistema europeo di informazioni sulla natura EUNIS.
Sarà quindi possibile seguire un criterio obiettivo per attribuire il corretto habitat ai
luoghi di crescita dei macromiceti. Speriamo che da queste tematiche possano
svilupparsi nuove idee progettuali e spunti per studi e ricerche che potrebbero
contribuire a sostenere l’utilizzo di questi organismi nelle valutazioni ambientali. Tale
aspetto sarà determinante per tenere conto della componente micologica di un ecosistema terrestre, la quale è sempre più stimata per importanza e rilevanza negli equilibri ecologici globali. A questo punto pensiamo sia corretto indicare le intenzioni degli
autori di questo lavoro che ambisce non a chiudere ma ad aprire una nuova visione
con nuove prospettive di ricerca scientifica su un mondo, quello dei funghi superiori,
ancora troppo poco conosciuto e troppo spesso sottovalutato. Oltre a voler rendere
disponibile a chiunque una massa di dati, che riteniamo senza precedenti e che, già di
per sé, costituisce un contributo originale alla documentazione della biodiversi-tà
fungina, si sono voluti soprattutto indicare una metodologia di lavoro ed alcuni esempi
di applicazioni pratiche che potranno essere utilizzati per produrre nuove ricerche in
questo settore. Per dare solo un’indicazione siamo convinti ad esempio che la ricerca
tassonomica debba basarsi su un approccio polifasico che comprenda la raccolta e
l’analisi di dati morfologici macro e microscopici, fisiologici, biochimici; dovrebbe
essere presa in considerazione la definizione più esatta possibile degli habitat di
crescita ed anche la misura delle concentrazioni di diverse sostanze chimiche e
caratteristiche molecolari. Non ultima rimane l’intenzione e la speranza che il nostro
lavoro possa essere utile a tutti coloro che hanno a livelli più diversi responsabilità
politiche ed amministrative di gestione dei territori, in particolare quelli montani, e
nell’utilizzo dei funghi in campo alimentare.
*** *** ***
Chi fosse interessato ad avere l’EUR Report si può rivolgere al Prof. Roberto Cen-
53
ci (e-mail: [email protected]). Al volume “cartaceo” è allegato un CD
contenente:
 Copia in formato PDF del volume stesso
 Indicazione delle località di campionamento dei funghi e dei suoli
 I dati analitici (ca 300.000) riguardanti la totalità dei campioni (ca 10.000)
di funghi e di suoli analizzati
 La statistica descrittiva per tutti i generi e le specie analizzati
 Le mappe che illustrano la distribuzione delle concentrazioni degli elementi
inorganici nei funghi
 Le mappe che illustrano la distribuzione delle concentrazioni degli elementi
inorganici nei suoli
Inoltre l’intero EUR Report (composto da circa 2.500 pagine e non contenente
ancora le coordinate geografiche dei funghi studiati che verranno messe sullo stesso
sito in un secondo momento) è scaricabile dal sito della Comunità Europea
all’indirizzo:
http://eusoils.jrc.ec.europa.eu/ESDB_Archive/eusoils_docs/
doc_other.html
54
I LIBRI PUBBLICATI DA NOI O DAI NOSTRI SOCI
L’opera è il punto di arrivo di due micologi
formatisi all’interno dell’A.M.B., A. Montecchi e
M. Sarasini, con personalità molto diverse ma
entrambi dediti da numerosi anni allo studio dei
funghi ipogei.
Prezzi di cessione
Soci A.M.B.: per l’Italia € 70,00
Non soci A.M.B.: per l’Italia € 95,00
Estero: idem, più spese di spedizione
I volumi del “Dizionario dei nomi volgari e dialettali
dei funghi in Italia e nel Canton Ticino” corredati o
no da un CD contenente anche i primi aggiornamenti
rispetto la stampa sono disponibili presso il nostro
Gruppo (Gruppo Micologico e Naturalistico “R.
Franchi” Via Amendola 2 42100 Reggio E.- e-mail:
[email protected] alle seguenti condizioni:
Volume
Volume +CD
13€
15€
Ai soci del Gruppo “R. Franchi” e quanti ne ordinino
almeno 10 copie
10,50€
12€
Le eventuali spese di spedizione sono in aggiunta
Il volume rilegato di 528 pag. contiene 290 fotocolor e 343
micrografie eseguiti dagli Autori, 21 tavole a colori eseguite
da E. Rebaudengo e F. Boccardo. Chiavi di determinazione
in inglese, italiano, francese e tedesco.
Prezzo 56,00 Euro.
55
120 ricette sui funghi in 3 volumetti
in vendita a 1 € l’uno
PARASOLA AURICOMA ,
UNA SPECIE BELLA E INTERESSANTE
Giovanni Consiglio
Via C. Ronzani, 61 – 40033 Casalecchio di Reno (BO)
Ledo Setti
Via C. Pavese, 1 – 46029 Suzzara (MN)
Riassunto
Nel presente lavoro vengono forniti una descrizione dettagliata, fotografie a colori in
habitat e micrografie a colori di Parasola auricoma, ritrovata all’interno di un parco
in provincia di Mantova.
Introduzione
Molto spesso si è portati alla ricerca di funghi da studiare in zone montuose o al massimo
collinari, come se queste fossero le uniche zone di crescita di miceti interessanti. Ebbene,
possiamo assicurare a coloro che non hanno molto tempo disponibile, che sono molti i
parchi o i giardini cittadini, dove è possibile incontrare specie fungine degne di rispetto e,
a volte, anche piuttosto rare. Il fungo qui descritto non è raro, ma crediamo sia piuttosto
carino e interessante anche per la possibile confusione con alcune specie simili. Il
ritrovamento è avvenuto all’interno del Parco dell’Istituto Tecnico Agrario di Palidano,
facente parte di Villa Strozzi. Questo parco, risalente al 1800, è stato costruito secondo i
canoni del parco all’inglese dalla famiglia Strozzi. All’interno vi si possono incontrare
gruppi di alberi e arbusti, sia autoctoni che esotici, lasciati crescere liberamente e
collegati tra loro da piccoli sentieri. L’estensione della parte storica è di circa 30.000 m2 e
quella di recente impianto di circa 19.000 m2. Assieme agli alberi, vi hanno trovato
rifugio insetti rari come il Cervo volante e vi nidificano uccelli come il Picchio rosso. Il
ritrovamento è avvenuto il 21 Aprile 2010 in una piccola radura, su suolo molto umido,
poco ricco di humus in prossimità di diversi tipi di latifoglie.
Materiali e metodi
I caratteri macroscopici sono stati rilevati su materiale fresco, quelli microscopici su
materiale essiccato. Le analisi microscopiche sono state effettuate con un microscopio
Zeiss Axioscope 40 e le micrografie effettuate con una fotocamera Nikon Coolpix 4500.
Il materiale secco è stato reidratato con una soluzione di KOH al 3 %, lavato con acqua e
colorato con rosso Congo in acqua. Il montaggio è stato effettuato in tampone alla
glicerina L4. Le osservazioni sono state fatte utilizzando sia la tecnica del contrasto di
fase che quella del contrasto interferenziale. Le dimensioni degli elementi microscopici
56
sono state ricavate dalle misure di almeno 32 unità in vista frontale e 32 unità in vista
laterale. Il valore degli altri elementi è stato valutato su un numero minimo di 5 misure.
Le abbreviazioni dei nomi degli autori sono state tratte da KjrK & ÀNSELL (2003).
Parasola auricoma (Pat.) Redhead, Vilgalys & Hopple 2001
[Basionimo: Coprinus auricomus Pat. 1886, Tabl. analyt. Fung. France (Paris): 200]
Posizione sistematica: Regno Fungi; Divisione Basidiomycota R.T. Moore 1980;
Sottodivisione Agaricomycotina Doweld 2001; Classe Agaricomycetes Doweld 2001;
Ordine Agaricales Underw. 1899; Famiglia Psathyrellaceae Vilgalys, Moncalvo &
Redhead 2001; Genere Parasola Redhead, Vilgalys & Hopple 2001.
Etimologia: aurìcoma deriva dai sostantivi latini àurum e còma e significa, letteralmente, “dalla capigliatura dorata”.
Cappello: la forma del cappello risulta piuttosto variabile come, d’altronde, le sue
dimensioni. Nei giovani basidiomi esso misura circa 30 x 8-10 mm, ha forma conica,
ellissoidale, ogivale, col bordo striato per un lungo tratto, la superficie leggermente
vischiosa, di colore bruno dattero fino al bordo dove risulta leggermente più chiara
fino al biancastro. Gli esemplari maturi si presentano con un cappello espanso, piano,
con leggero umbone ottuso, con bordo molto striato, plissettato per la quasi totalità del
raggio; la superficie risulta leggermente lubrificata, di colore bruno dattero al centro,
ocra-grigiastro nelle altre parti e biancastro all’interno delle zone di collegamento tra
una lamella e l’altra.
lamelle: sublibere, mediamente fitte, con numerose lamellule, biancastre negli esemplari immaturi, grigio-nerastre a maturità, con filo sterile, grigio-biancastro.
Gambo: 100 x 4 -5 mm, biancastro, glabro, cilindrico, con base leggermente
allargata, liscio.
Carne: poco consistente, di colore brunastro, senza odore significativo.
Spore: 11,2-13,2 × 6,6vl -7,4vl × 7,4vf -8,3vf j.tm, Qvl = 1,72-1,88, Qvf = 1,43-1,68, da
lungamente ellissoidali a oblunghe, spesso rastremate nella zona apicale e con base
allargata, di forma leggermente triangolare con angoli arrotondati viste di fronte (vf),
leggermente amigdaliformi viste di profilo (vl), con poro germinativo centrale, con
contenuto opaco granuliforme, lisce, di colore bruno molto scuro in L4.
Basidi: 25-30 × 12-14 j.tm, tetrasporici, raramente bisporici, largamente clavati, con
sterigmi lunghi fino a 5 j.tm.
Trama lamellare: irregolare, costituita da ife subglobose, larghe fino a 30 j.tm, ialine
in L4.
Cheilocistidi: 47-105 × 18-44 j.tm, largamente lageniformi, clavati, spesso con
cristalli giallastri rifrangenti, ricoprenti per intero l’orlo della lamella. Sono state
riscontrate numerose formazioni cristalline giallastre rifrangenti.
57
Pleurocistidi: 39-74 x 22-30 J.tm, radi, otriformi, simili ai cheilocistidi.
Rivestimento pileico: formato da cellule otriformi disposte in imenoderma, larghe
fino a 14 J.tm, non gelatinizzate, lisce, con pigmento intracellulare di colore crema
più o meno chiaro; ife della trama subglobose, larghe fino a 15 J.tm. Al centro del
cappello sono state riscontrate rare cellule piliformi, lunghe fino a 200 J.tm, a parete
spessa, leggermente allargate alla base e di colore bruno-arancione.
Giunti a fibbia: presenti e facilmente visibili solo nelle ife cilindriche e sottili del
basidioma.
Materiale studiato: Gorgognano (Bologna), 4.05.1995, nella terra nuda, sabbiosa, di un
sentiero, leg. G. Consiglio, G. Spisni & B. Tonelli, E.C. n. 95012; Fondovalle Savena
(Bologna), 28.04.1996, su terreno, in una radura erbosa, leg. G. Consiglio & G. Spisni,
E.C. n. 96007; Palidano (Mantova), Villa Strozzi, Parco dell’Istituto Tecnico Agrario, su
terreno nudo, 21.04.2010, leg. L. Setti, Erbario Setti.
Osservazioni
Nel disegno sistematico del Genere Coprinus Pers. : Fr. di ULJé & BAS (1988), la Sezione
Pseudocoprinus (Kühner) P.D. Orton & Watling è divisa nelle tre Sottosezioni Setulosi
J.E. Lange, Glabri J.E. Lange e Auricomi Singer. Alla Sottosezione Setulosi
appartengono specie con gambo e cappello dotati di setulae. La Sottosezione Glabri
comprende specie con gambo e cappello glabri e spore con poro germinativo eccentrico.
Alla Sottosezione Auricomi sono ascritte specie con gambo glabro ma con cappello che
al microscopio evidenzia lunghi peli bruni sparsi e spore con poro germinativo centrale.
Quest’ultima Sottosezione contiene la sola specie C. auricomus Pat.
Gli studi molecolari di HOPPLE & VILGALYS (1994, 1999) e di PARK ET AL. (1999) hanno
dimostrato che il Genere Coprinus s.s., assegnato alla Famiglia Agaricaceae Chevall.,
comprende le sole specie della Sottosezione Coprinus della Sezione Coprinus, cioè
quelle dotate di cappello squamoso, lamelle di colore rosa prima della deliquescenza,
annulus basale e gambo bulboso. Tutte le altre specie dell’antico Genere Coprinus sono
state distribuite nei tre Generi Coprinellus P. Karst., Coprinopsis P. Karst. e Parasola e
appartengono alla Famiglia Psathyrellaceae.
Il Genere Parasola comprende specie non deliquescenti, con una pileipellis in imenoderma, prive di velo e di pileocistidi e dotate al massimo di lunghe setae. Sulla base
di questa delimitazione tassonomica il “vecchio” Coprinus auricomus è stato
ricombinato in Parasola auricoma.
Fra le specie macroscopicamente simili a P. auricoma ma prive di peli al centro del
cappello, ricordiamo Coprinus leiocephalus P.D. Orton che presenta spore leggermente
più corte e di forma romboidale; Coprinus plicatilis (Curt. : Fr.) Fr. e Coprinus schroeteri P. Karst. con spore angolose, leggermente più larghe; Coprinus megaspermus P.D.
Orton con spore simili come forma, ma di dimensioni maggiori (ULJé, 2005).
58
Ringraziamenti:
Ringraziamo sentitamente il Professor Truzzi, insegnante dell’Istituto Tecnico Agrario
di Palidano, per i permessi di ricerca e l’interesse dimostrato per il censimento della
flora micologica del Parco.
Riferimenti bibliografici consultati
BREITENBACH J. & F. KRäNZLIN F. - 1995: Champignons de Suisse. Tome 4. Ed. Mykologia. Lucerna: 226.
CONSIGLIO G. - 1999: Contributo alla conoscenza dei Macromiceti dell’EmiliaRomagna. XVI. Genere Coprinus. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola di
Trento. 42 (3): 183-192.
CONSIGLIO G. & C. PAPETTI - 2005: Atlante illustrato dei Funghi d’Italia. Vol. 2.
Seconda ristampa. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento: 810.
HOPPLE JR. J.S. & R. VILGALYS - 1994: Phylogenetic relationship among coprinoid
taxa and allies based on data from restriction site mapping of nuclear rDNA.
Mycologia 86: 96-107.
HOPPLE JR. J.S. & R. VILGALYS - 1999: Phylogenetic relationships in the mushroom
genus Coprinus and dark-spored allies based on sequence data from the nuclear
gene coding for the large ribosomal subunit RNA: divergent domains, outgroups and
monophyly. Mol. Phylogenetics & Evol. 13: 1-19.
Foto 1 : Parasola auricoma in habitat
(foto Giovanni Consiglio)
59
KIRK, P.M. & A.E. ANSELL - 1992. Authors of fungal names. Index of fungi
supplement. International Mycological Institute. C.A.B. International.
KIRK P.M., P.F. CANNON, D.W. MINTER & J.A. STALPERS - 2008: Ainsworth &
Bisby’s Dictionary of the Fungi. CABI International. Wallingford, Oxon. UK: 771
pp. MOSER M. - 1986: Guida alla determinazione dei funghi vol. 1° - Polyporales,
Boletales, Agaricales, Russulales. Saturnia. Trento: 281.
ORTON P.D. & R. WATLING - 1979: Coprinaceae Part 1. Coprinus. British Fungus
Flora. Agarics and Boleti. 2. Her Majesty’s Stationery Office. Edinburgh. UK: 150 pp.
PARK D.S., S.J. Go, Y.S. Kim, S.J. SEOK, J.C. RYU & J.M. SUNG - 1999: Phylogenetic
relationships of Genera Coprinus and Psathyrella on the basis of ITS region sequences.
Korean J. Mycol. 27 (4): 274-279.
ROUx P. - 2006: Mille et un champignons. Édition Roux. Sainte-Sigolène: 1084.
ULJé C.B. & C. BAS - 1988: Studies in Coprinus-I. Subsections Auricomi and Glabri
of Coprinus section Pseudocoprinus. Persoonia 13 (4): 433-448.
ULJé C.B. - 2005: Genus Coprinus. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 6. Eds. Nordeloos
M.E., T.W. Kuyper & E.C. Vellinga. Taylor & Francis. Boca Raton. U.S.A.: 22-109.
VESTERHOLT J. - 2008: Coprinus Pers. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphel-loid
genera. Eds. Knudsen H. & J. Vesterholt: 532-533; 558-586.
VIZZINI A. - 2001: Una rara specie del Parco del Valentino (Torino): Coprinopsis
strossmayeri. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola di Trento. 44 (1): 4-12.
Foto 2 : Parasola auricoma carpofori immaturi
(foto Ledo Setti)
60
Foto 3 : Parasola auricoma cheilocistidi, spore
(foto Ledo Setti)
Foto 4 : Parasola auricoma peli epicutis
(foto Ledo Setti)
61
FRUTTA ANTICA
9° Contributo
Elia Canovi
Via Gorizia, 42 - 42124 Reggio Emilia e-mail: [email protected]
Amer Montecchi
Via Diaz, 11 – 42019 Scandiano (RE) e-mail: [email protected]
Gualberto Valentini
Via dell’Eco, 15 – 42019 Scandiano (RE) e-mail: [email protected]
Nelle precedenti esposizioni di frutta antica abbiamo avuto occasione di sottolineare
il fatto che ogni frutto selvatico porta il nome dato dallo scopritore e con tale nome lo
stesso frutto è riconosciuto in tutto il mondo. Diverso è il metodo seguito per le
innumerevoli varietà di frutti (circa un migliaio) ottenuti dall’uomo attraverso
selezioni ed innesti: i nomi di questi ultimi sono legati a diversi fattori, a volte riferiti
ai luoghi dove sono stati creati, all’innestatore che ha raggiunto la particolare varietà
e non ultimo al periodo di maturazione. Abbiamo anche ricordato che tale metodo è
stato particolarmente seguito nella designazione delle varietà di mele per cui
troviamo – solo per citare qualche esempio - la mela agostana, la mela tinella gialla
d’Abruzzo, la mela annurca della Campania, la mela rosa mantovana ecc.
Lo stesso metodo è stato seguito anche per le diverse varietà di pere e nel gruppo di
quelle a maturazione estiva troviamo addirittura tre varietà che portano il nome di
Pera di Santa Maria, ma presentano caratteristiche organolettiche diverse così come
sono diverse le loro morfologie ed il periodo di maturazione. La spiegazione a questa
omonimia deve essere ricercata nel fatto che da luogo a luogo la ricorrenza della festa
di Santa Maria è fissata in modo diverso e la maturazione di questa pera è in funzione
delle diverse quote altitudinali e quindi in tempi diversi, ma pur sempre in
corrispondenza della ricorrenza religiosa a Santa Maria. Sfogliando un vecchio
calendario abbiamo potuto verificare che nel periodo estivo tali ricorrenze sono
almeno sette ed iniziano nella prima decade di luglio e terminano nella seconda
decade di settembre.
Dedichiamo il presente contributo alla presentazione di quattro antiche varietà di pere
tuttora presenti sul nostro territorio provinciale.
Pera madernassa
Antica varietà tuttora coltivata e commercializzata in diverse regioni del nord Italia,
in modo particolare nel cuneese ed albese. Il suo nome è legato alla località
62
Pera madernassa
Madernassa (Vezza d’Alba) dove sembra sia stato effettuato il primo innesto. Di
buona qualità organolettica può essere consumata cruda a completa maturazione, ma
per la sua durezza e serbevolezza risulta particolarmente adatta per la cottura in forno
e consumata ricoperta di cioccolato.
La raccolta avviene nella prima decade di settembre e la sua durata in fruttaio arriva
sino a fine dicembre.
Frutto di medie dimensioni – 6/8 centimetri – presenta una polpa biancastra,
croccante, leggermente profumata e con sapore dolce; buccia sottile e dura con fondo
verde scuro tendente al giallo quando è più matura con zone più o meno ampie di
ruggine o riflessi rossicci.
Nella nostra provincia si è potuto osservarne una sola pianta di almeno 150 annia, ma
ancora in ottima salute, in località Benale di Viano.
Pera ducale
Varietà di pera abbastanza diffusa nella media montagna del parmense, in modo
particolare nelle località di Tiedoli, Borgotaro e Bedonia. In provincia di Reggio
Emilia sono state osservate due piante in località Carrù di Villaminozzo.
Piante da frutto che non raggiungono grosse dimensioni, prediligono terreni poco
profondi e per la fragilità dei rami sono sogette a facili modifiche della chioma in
caso di pesanti nevicate.
Il frutto è di grossezza medio-grande di forma tondeggiante e ricorda quella della
nota Pera Decana, con la differenza che la Ducale ha il picciolo molto più lungo. La
buccia si presenta di colore verdastro e con l’avvicinarsi della maturazione diventa
63
Pera ducale
giallognola con tonalità rossiccio scuro e rugginoso.
La polpa è bianca, asprigna sino a metà maturazione per poi divenire croccante con
sugo abbondante e dolce con pochissimi granuli a maturità completa, assimilabile
alle più note varietà di Pera Butirra. Per queste peculiarità può essere consumata sia
cruda che cotta.
La sua maturazione avviene nella prima decade di ottobre e la durata in fruttaio non
va oltre i due mesi.
Abbiamo potuto osservare che anche in assenza di trattamenti antiparassitari e
crittogamici sia il fogliame che i frutti si sviluppano in modo rigoglioso e copioso.
Pera noce
E’ questa una varietà di pera tipicamente autunnale: essa infatti arriva a maturazione
a fine ottobre.
I suoi frutti possono essere consumati solo se ben cotti e sono considerati di scarsa
qualità dal momento che la polpa contiene grossi e fastidiosi granuli. Al pari della
varietà Pera Aval veniva lessata assieme alle castagne e per questo specifico motivo,
oltre ad essere la varietà più tardiva da poter consumare, un tempo era abbastanza
diffusa.
Presenta frutti delle dimensioni non superiori ai 5-6 centimetri la cui forma ricorda
quello della noce (da qui il nome), con buccia verdastra e rugginosa anche a
maturazione e polpa che decorre fin lungo il picciolo.
64
Pera noce
Per quanto ci è dato sapere nella nostra provincia è presente una sola pianta di circa
150 anni ed in precarie condizioni in località Cà Schiavino nel Comune di Viano,
segnalataci dall’amico e collaboratore Gattamelati Angelo Romano.
Pera di Santa Maria
65
Pera di Santa Maria
Tenuto conto di quanto espresso nell’introduzione, descriviamo qui di seguito una delle
varietà di pere (la seconda) che lega il suo nome a Santa Maria. Essa è ricompresa nel
gruppo di pere a maturazione estiva e quindi poco adatta alla conservazione.
I frutti di forma allungata raggiungono i 6-7 centimetri con la buccia che assume un
bel giallo oro a maturazione, con una polpa bianco-avorio, sugosa, dal gusto delicato
e aroma che ricorda l’uva moscato. Vengono consumati sia crudi che cotti ed
attaccati da vespe e calabroni.
Arriva a completa maturazione fra la seconda e terza decade di agosto.
Nella nostra Provincia risultano presenti alcune piante e quella che presentiamo in
foto ha una età di un centinaio d’anni, in buona vigoria e puntuale produzione: si
trova in località Onfiano in Comune di Carpineti, segnalataci dalla signora Virginia
Ugoletti ivi residente sin da bambina.
66
AMANITA DRYOPHILA e PEZIZA FLAVIDA,
due interessanti specie
ritrovate a Spianzagna (RE)
Claudio Orlandini
Via Parigi, 39/B - 41012 Carpi (MO)
e-mail: [email protected]
Riassunto
Vengono riportati i ritrovamenti di Amanita dryophila Consiglio & Contu e Peziza
flavida (W. Phillips) M.M. Moser ex D.C. Pant, con descrizioni, fotografie in habitat
e micrografie dei principali caratteri microscopici.
Introduzione
Spianzagna è una località in comune di Baiso in provincia di Reggio Emilia, situata sulle
prime colline, nella quale trascorro tutti i fine settimana. Situata a una altezza di 390 m
s.l.m., è circondata da campi coltivati a erba e da boschetti di querce con presenza di pini e
carpini. Il terreno calcareo e arido, l’esposizione assolata e scoscesa, rendono questo
ambiente quasi un calanco, non molto favorevole alla crescita di specie fungine a eccezione
dei periodi particolarmente piovosi, come la primavera di quest’anno o qualche breve
momento verso l’autunno inoltrato. Nonostante ciò qualche incontro con specie interessanti
avviene, per lo più in modo casuale, visto il poco tempo che dedico alla ricerca in campo o
forse grazie alla passione che porta a osservare in modo minuzioso anche un pezzetto di
legno come è avvenuto per Peziza flavida trovata mentre toglievo rami da una catasta di
legna umida che volevo mettere ad asciugare per il camino. Il ritrovamento di Amanita
dryophila è stato fatto da un amico mentre addestrava un cagnolino a tartufi nell’immediata
vicinanza dell’area cortiliva.
Materiali e metodi
L’analisi microscopica su Peziza flavida è stata eseguita sul fresco, mentre per Amanita
dryophila è stata effettuata su campioni essiccati, fatti rinvenire con acqua o KOH 3% e,
dopo lavaggio con acqua, colorati con rosso Congo anionico e lavati brevemente una
seconda volta con acqua. Come liquido di montaggio dei campioni colorati con rosso
Congo è stato utilizzato il tampone alla glicerina L4. Il reattivo di Melzer è stato utilizzato
per la prova dell’amiloidia sulle spore di A. dryophila e sugli aschi di P. flavida oltre che
per il relativo montaggio dei vetrini. È stato utilizzato un microscopio Zeiss Scope A1,
dotato di ottiche N-Acroplan, sia in campo chiaro che in contrasto di fase. Per le micrografie è stata utilizzata una macchina fotografica Canon G9. Le misurazioni sono state
67
effettuate manualmente, con scala graduata e tarata, utilizzando due gruppi di 32 spore
in vista laterale e frontale: per ognuno degli altri elementi sono state fatte 5 misurazioni.
Amanita dryophila Consiglio & Contu 1999, Persoonia 17 (2): 287-289
Genere Amanita Pers.; Sottogenere Amanita, Sezione Vaginatae (Fr.) Quél.;
Sottose-zione Ovigerae (Singer) Contu; Serie Biovigera Contu.
Foto 1 : Amanita Dryophila in habitat
foto Claudio Orlandini
Descrizione della raccolta
Cappello: 5-12 cm, all’inizio convesso, poi piano-convesso, non completamente disteso
nemmeno da maturo, con evidenti avvallamenti e gobbette irregolari, umbone non
evidente, presenza di residui di velo generale a placche, anche importanti, di colore
biancastro, friabili e facilmente asportabili, di colore brunastro-ocraceo con sfumature
giallastro-bronzate, con aspetto lubrificato. Il bordo è striato per oltre 1 cm.
lamelle: libere al gambo, piuttosto fitte, con lamellule che arrivano oltre la metà del diametro del cappello, un po’ grasse, con filo leggermente crenulato, bianche, senza
macchie. Gambo: 5-9,5 x 0,5-2,5 cm, cilindrico, leggermente dilatato alla base, infisso
nel terreno per un terzo della lunghezza, corrugato, bianco, con screziature appena
accennate ancora candide.
volva: friabile, ridotta a brandelli, bianca o biancastra con sfumature ocra soprattutto
alla base.
68
Carne: soda ma non tenace, si sbriciola con una certa facilità alla pressione, bianca,
leggermente ocracea alla base del gambo, senza odori significativi, sapore dolciastro.
Habitat: il ritrovamento è avvenuto a primavera inoltrata, il 22-05-2010 in località
Spianzagna (RE) GPS 32T0628601 – 4931874, alt. 389, su terreno nudo, due metri
oltre il bordo del bosco costituito da querce e carpini. Erano presenti sette esemplari
in diversi stadi di sviluppo. Legit Andrea Gatti.
Microscopia
Spore: ellissoidali, 10,4-12,5 x 7,6-8,9 µm, Qm 1,38, Vm 417 µm3, lisce, ialine in
acqua, con un apicolo pronunciato e vistoso.
Basidi: 40-55 x 12-14 µm, tetrasporici, clavati. Lo strato subimeniale è costituito da ife
intrecciate larghe 2-4 µm con elementi allungati; alcune presentano qualche rigonfiamento. Le cellule marginali sono di vari tipi, alcune rotondeggianti con elementi sferici
o piriformi di 20-45 × 18-35 µm, altre allungate, claviformi o cilindracee di 40-58 × 1220 µm; sono collegate alle cellule subimeniali tramite una ifa sottile, 2-3 µm, o da una
catenella di 3-4 cellule allargate progressivamente a partire dal basso.
Foto 2: Amanita dryophila, cellule marginali
(foto Claudio Orlandini)
69
Foto 3: Amanita dryophila, velo generale
(foto Claudio Orlandini)
Foto 4: Amanita dryophila, spore
(foto Claudio Orlandini)
70
Pileipellis: formata da una ixocutis di ife confusamente intrecciate con elementi
sollevati, di dimensioni variabili, larghe 2-6 µm, immerse in uno strato di gel, con
alcune zone di transizione verso un ixotrichoderma; alcune ife sono dilatate.
Subcutis: costituita da ife più grandi fino a 8 µm, con parete sottile, anch’esse con elementi
allungati e alcuni rigonfi. Il velo generale è di tipo misto e comprende ife filamentose
mescolate a ife globose, confusamente intrecciate. Queste ultime sono più numerose nella
parte interna del velo mentre risultano più rarefatte verso l’esterno.
I giunti a fibbia non sono stati osservati in nessuna delle parti esaminate.
Osservazioni
Per la determinazione di questa specie è stata seguita la chiave di CONTU (2000b) secondo
la quale, per le spore allungate con un Q compreso tra 1,2 e 1,5, Amanita dryophila
appartiene alla Sottosezione Ovigerae (Singer) Contu, mentre per la volva friabile viene
inclusa nella Serie Biovigera Contu. L’assenza dei giunti a fibbia alla base dei basidi
separa questa specie dalla vicina Amanita oblongispora Tulloss & Contu, molto simile e
con la stessa ecologia. Nella stessa Serie abbiamo anche Amanita biovigera Singer con la
volva a tonalità grigiastre e legata a conifere, e Amanita pini Neville & Poumarat, specie di
recente descrizione pure associata a conifere, soprattutto Pinus sylvestris. Altra entità
confondibile è Amanita simulans Contu, che differisce per le tonalità più grigiastre,
l’ecologia differente (sembra legata principalmente a Populus) e per le spore subglobose.
Lo studio di questa raccolta non ha posto problemi per il suo inserimento nella Sottosezione Ovigerae ma per la determinazione della specie mi hanno inizialmente tratto in
inganno le dimensioni sporali, più vicine a quelle di Amanita oblongispora. Questo fatto
mi ha portato a una ricerca accurata dei giunti a fibbia di cui quest’ultima è dotata e che
poi non ho trovato, nonostante i moltissimi vetrini fatti. A questo punto è subentrata la
convinzione che si potesse trattare di Amanita dryophila. A rafforzare questa convinzione
ha contribuito il lavoro di NEVILLE & POUMARAT (2009) che per alcune Amanita di questo
gruppo documenta dimensioni sporali su raccolte della stessa specie, molto variabili, che si
discostano anche di 4 decimi dal Qm. Anche nella raccolta studiata viene confermata
questa situazione con la presenza nello stesso basidioma di spore molto variabili tra loro,
da subglobose a ellissoidali molto allungate. La mia raccolta, messa a confronto con la
descrizione del typus (CONSIGLIO & CONTU, 1999), presenta qualche differenza in alcuni
caratteri macroscopici come la taglia meno slanciata e più tozza, forse dovuta alle
condizioni ambientali di crescita primaverile con umidità abbondante e temperature molto
elevate presenti al momento del ritrovamento. Lo sviluppo di alcuni basidiomi non ancora
ultimato ha influenzato, a mio parere, sia la colorazione del cappello, che nella mia
raccolta risulta con tonalità meno brunastre e con riflessi bronzeo-olivastri rispetto a quelle
della fotografia a colori della raccolta tipo, sia quella del gambo, interamente bianco, dove
non sono ancora visibili le bande nocciola-arancioni descritte nel typus. Lo stesso CONTU
(2000a) nella chiave per la determinazione delle Amanita trovate in Sardegna, per Amanita
dryophila ammette la colorazione del gambo completamente
71
Foto 5 : Peziza flavida in habitat
(foto Claudio Orlandini)
bianca, dicendo: “da bianco a screziato da bande concolori” così come gli autori della
specie che nella descrizione originale parlano di “Stipes ... cylindraceus, albus, aurantio vel avellaneo colore variegatus, exannulatus”. Queste considerazioni, a mio avviso,
sono sufficienti per ritenere la raccolta studiata rientrante nella variabilità accettata per la
specie. La crescita avvenuta a pochi metri da casa potrebbe favorire il ritrovamento di
altre raccolte che saranno sicuramente utili per effettuare ulteriori controlli. Gli exsiccata
sono conservati nell’erbario dell’autore con il n° 2010010.
Peziza flavida (W. Phillips) M.M. Moser ex D.C. Pant 1993, J. Mycopathol. Res. 31 (1): 22
Descrizione della raccolta
Ascomi: coppette di forma irregolare e variabile, alcune brevemente stipitate, altre
sub-sessili di 1,5-3,8 cm.
Apotecio: da subgloboso negli esemplari molto giovani a debolmente cupolato con l’età,
di colore giallo negli ascomi che hanno preso luce, giallo-ocracei in quelli più nascosti,
liscio all’esterno. Gli esemplari che sono provvisti di un breve stipite presentano alcune
brevi costolature di collegamento tra il piede e l’apotecio. La parte interna della coppetta
è liscia e più chiara rispetto all’excipulum e ha tonalità crema o bianco-ocracea. L’orlo si
presenta in svariati modi: ondulato, rivolto all’interno e addirittura rigirato all’esterno in
alcuni esemplari, regolare e diritto in altri, intero o appena dentellato, anche brevemente
fessurato in esemplari più maturi, con colorazione che assume tonalità più scure, verso il
brunastro, con la maturazione.
72
Foto 6 : Peziza flavida, aschi amiloidi, spore
(foto Claudio Orlandini)
Carne: spessa 1-2 mm, consistente ma fragile, untuosa al tatto, con odore e sapore
gradevole un po’ fruttato e acidulo.
Habitat: all’interno di una catasta di legna umida, su rami senza corteccia di latifoglie
miste non più riconoscibili, a causa dell’avanzato deterioramento del legno. Erano presenti molti esemplari (circa 20) in diversi stadi di sviluppo. Data raccolta 20 Aprile 2009.
La raccolta è conservata nell’erbario dell’autore con n. 2009006.
Microscopia
Spore: oblunghe, 13,5-14,9 × 7,7-8,7 µm, lisce, con parete sottile, senza guttule. Aschi:
330-365 × 18-20 µm, amiloidi, monotunicati, opercolati, contenenti otto spore
monoseriate. Parafisi: numerose, 330-365 × 4,5-7 µm ad apice clavato e arrotondato.
Osservazioni
Tra le Peziza dalle colorazioni gialle, P. flavida è facilmente separabile da altre simili grazie
alla crescita su legno e alla tipologia delle spore lisce e senza guttule (MEDARDI, 2006).
Infatti, P. buxea Quél., P. boudieri (Cooke) Donadini, P. subcitrina (Bres.) Romagn. ex
Korf sono terricole. È interessante mettere in evidenza il ritrovamento primaverile, mentre
in letteratura la specie studiata viene descritta a crescita autunnale (CONSIGLIO & PAPETTI,
2001).
73
Foto 7 : Peziza flavida, aschi, spore, paralisi
(foto Claudio Orlandini)
Ringraziamenti
Si ringraziano Giovanni Consiglio per la revisione del lavoro, Ledo Setti per l’aiuto
nella ricerca di letteratura, Franca Franceschetti per il contributo apportato.
Bibliografia
Breitenbach J. & F. Kränzlin - 1995: Champignons de Suisse. Tome 4. Champignons
à lames. 2ème partie. Mykologia. Lucerne.
Consiglio G. - 2000: Contributo alla conoscenza dei Macromiceti dell’Emilia
Romagna. XXI. Genere Amanita BGMB 43 (2): 211-232.
Consiglio G. & M. Contu - 1999: Amanita dryophila (Amanitaceae) spec. nov. and
the species of the section Vaginatae with a semifriable universal veil and ellipsoid
spores. Persoonia 17 (2): 287-290.
Consiglio G. & C. Papetti - 2001: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Volume
2. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Vicenza.
Contu M. - 2000a: Saggio di una chiave per la determinazione delle specie del
genere Amanita osservate in Sardegna. BGMB 43 (2): 67-86.
Contu M. - 2000b: Chiave per la determinazione delle specie europee del genere
Amanita, sez. Vaginatae. BGMB 43 (2): 233-240.
Medardi G. - 2006: Atlante fotografico degli Ascomiceti d’Italia. A.M.B.
Fondazione Centro Studi Micologici. Vicenza.
Neville P. & S. Poumarat - 2009: Quelques espèces nouvelles ou mal délimitées
d’Amanita de la sous-section Vaginatinae Fungi non delineati Pars LI-LII. 1er
com-plemént à AMANITAE, Fungi Europaei 9. Edizioni Candusso. Alassio.
74
OSSERVAZIONI DEL GRUCCIONE
PRESSO LE CASSE DI ESPANSIONE DEL SECCHIA
(area di riequilibrio ecologico)
E NELL’OASI DI MARMIROLO
Paolo Gallingani
Via Bellini, 4 - 42100 Reggio Emilia - e-mail: [email protected]
Nella tarda primavera è mia abitudine recarmi presso le casse di espansione del fiume
Secchia per osservare le poche specie di orchidee spontanee presenti nel territorio,
dato che a sud della via Emilia sono divenute rarissime se non estinte per la eccessiva
antropizzazione.
Mi è capitato sovente di osservare che alcuni uccelli dai colori sgargianti si posavano
sui fili della luce o su lunghi pali, con insetti tra il becco catturati nelle pratine adiacenti. Sono riuscito a fotografarne alcuni e ho potuto constatare che gli insetti catturati
appartenevano tutti al genere Vespidi o Apidi. Da cui deriva il nome di questo uccello.
GRUCCIONE
(Merops apiaster)
Come tutti gli appartenenti all’ordine dei Coraciiformi, il Gruccione ha un piumaggio
inconfondibile e vistoso. Per questo motivo può essere considerato uno degli uccelli
più belli dell’intera avifauna europea. Le parti superiori sono castane e gialle, il petto
turchese, il ventre verde-blu, la gola gialla bordata di nero, la zona oculare nera. Le
ali sono marroni e verdi, la coda è verdastra. Il becco ricurvo è lungo 4 cm ed è di
colore nero lucido. Gli occhi sono rossi. La sua lunghezza totale è di 27 cm. La
femmina è un poco più piccola e corta del maschio.
Vive nelle zone pianeggianti e costiere di tutt’Italia.
Il Gruccione è un uccello che nidifica in colonie di numerosi individui sulle sponde di
fiumi e in quei luoghi dove si trovano pareti a picco di roccia non molto compatta. Il
nido è una cavità scavata nel terreno alla quale l’uccello accede con un tunnel lungo
fino a 2 metri. Alla fine dell’escavazione del nido i due membri della coppia hanno
perso parte del becco, consumatosi. Generalmente la galleria ha la sua apertura su una
ripida parete dell’argine di un fiume o di un torrente. La femmina depone 5-6 uova,
bianche e rotondeggianti, tra la metà di maggio e l’inizio di giugno. L’incubazione dura
una ventina di giorni ed è portata a termine da entrambi i genitori. I piccoli lasciano il
nido a 3 settimane di vita.
Vive soprattutto nelle zone pianeggianti in vicinanza di corsi d’acqua, ma anche sulle
coste marine.
75
È un uccello tipicamente gregario; è specie estiva e di passo (arriva ad aprile e riparte
a settembre). Il suo volo è molto agile e tranquillo; si posa solitamente sui fili della
luce.
Si ciba esclusivamente di insetti che cattura in volo con rapidi cambiamenti di direzione.
Ha una spiccata predilezione per gli insetti con il pungiglione, come le api, le vespe e
i calabroni che inghiotte interamente, senza danno all’apparato digerente. Non disdegna altri insetti come mosche, cavallette...
Il suo nome latino “Merops” significa “uccello che è nocivo alle api” e mette quindi
in risalto la sua caratteristica di distruttore di questa specie.
76
RICORRENZA:
I TRENT’ANNI DEL COMITATO
SCIENTIFICO “P.A. e S. SACCARDO”
Nel 1980 i fondatori del Gruppo Micologico che porta oggi il nome di Bruno Cetto,
si ritrovarono ospiti della tenuta sul Montello del dott. Salvatore Saccardo, nipote del
grande naturalista e micologo Pier Andrea; lì fu decisa la costituzione di un Comitato
Scientifico, che fu dedicato, per l’appunto, all’illustre scienziato.
Da allora, ogni anno, una sessione del C.S. si tiene a Casa Saccardo; più tardi, alla
scomparsa del dott. Salvatore, il cui nome è stato aggiunto a quello dell’antenato, la
tradizione è proseguita per la generosa disponibilità della moglie, signora Giorgia
Porro, che ha festeggiato così, assieme ai componenti del C.S., il 30° anniversario
dalla fondazione, il 6 giugno, alla presenza del presidente G.G.Ferrarese, del direttore
C. Zaffalon e del direttore onorario e “decano” O. Spampatti.
Nella stanza dove il C.S. fu fondato è stata affissa una pergamena che ricorda la ricorrenza.
I componenti del C.S. “Saccardo” davanti a Casa Saccardo sul Montello
77
Naturalmente gli aspetti cerimoniali non hanno sostituito quelli propri di una sessione
di studio; nonostante un periodo non molto propizio, sono state reperite una trentina
di specie, tra le quali alcune Russula, Amanita excelsa var. excelsa e Amanita eliae
Quélet, considerata in letteratura piuttosto rara, ma che è stata ritrovata con una certa
costanza nell’habitat montelliano.
Amanita eliae
(Foto di G.G. Ferrarese)
Tavola di C. Casson
Il Gruppo Micologico “B.
Cetto” è orgoglioso di annoverare tra i suoi soci il
Gruppo AMB “R. Franchi”
di Reggio Emilia
78
MATILDE E I FIORI
Giacomo Borgatti
Via Mirabello, 4
42100 Reggio Emilia
Anche nella nostra provincia sono numerose le leggende sorte, via via, nel corso dei
secoli.
In particolare ho fatto una ricerca su quelle fiorite nell’Appennino reggiano e, tra
queste, molto interessanti sono le leggende raccolte da Quinto Veneri nella sua opera
intitolata “Leggende dell’Appennino” (Tipografia W. Cattani, Reggio Emilia, 1961)
che reca la prefazione dell’illustre scrittore Piero Bargellini.
Mi ha colpito soprattutto “Matilde e i fiori” che è singolare.
In essa, intorno ad eventi storicamente documentati, si sviluppa un racconto particolarmente suggestivo frutto di fantasia.
Nel testo si fa riferimento alla Pietra di Bismantova che fu luogo inaccessibile e fortificato per tutto il Medioevo.
Il suo nome ha affascinato filologi e poeti.
Sembra che il primo accenno a Bismantova si trovi nell’opera di Tito Livio (Ad urbe
condita, libro 39, cap. II).
In tempi più recenti all’agronomo Filippo Ré (1763- 1817), che visita Bismantova il
24 giugno 1798, risultano interessanti soprattutto le varietà naturalistiche di erbe e
fiori che crescono tra i massi ai piedi della Pietra e sul pianoro della sommità. Dei tipi
di piante (circa sessanta) fa un elenco scrupolosamente scientifico.
Nella prima metà dell’Ottocento il reggiano Prospero Fantuzzi (1799 - 1863) lucidissimo osservatore di luoghi e viaggiatore instancabile, sale a Bismantova nel corso di
due dei suoi viaggi compiuti, rispettivamente, il primo nel 1828 “Da Reggio Emilia al
Monte Ventasso e a San Pellegrino”, il secondo nel 1858 “Da Reggio Emilia a Carpineti e nella zona circostante Castelnuovo Monti”.
La relazione riguardante il primo viaggio mette in rilievo l’ammirazione del visitatore
di fronte a quella “nuda forma smisurata”, immenso calcare che riproduce di sua
mano in due disegni che vengono allegati al manoscritto. Nella parte finale della
leggenda “Matilde e i fiori”, che ho intenzione di riportare integralmente, si fa cenno
a una “donna soletta che si gira cantando e scegliendo fior da fiore” (Dante Purgatorio). La donna dei versi danteschi del Purgatorio è Matelda.
Ella guida il poeta nel Paradiso terrestre.
E’ simbolo della vita attiva.
Altri passi della Divina Commedia ci fanno pensare a una certa somiglianza tra Bi-
79
smantova e la montagna del Purgatorio.
Questo è il testo di Quinto Veneri:
MATILDE E I FIORI
Gli artisti, che sulla tela o con la creta effigiarono la Contessa di Canossa, le posero
spesso tra le mani il melograno, simbolo di castità.
I cronisti e gli storici la presentarono, valorosissima, nel folto della battaglia o al centro di episodi famosi.
Il popolo, invece, la ricorda ancor oggi, mentre incede sorridendo tra miracolosi tappeti di fiori.
Infatti, i montanari ammirano soprattutto la bontà di Matilde e la sua incrollabile fede
religiosa. Per loro, come già per i coetanei, la bionda signora è nata solamente per
giovare altrui ed altro non può essere detta che «figlia devotissima di San Pietro». Se,
invero, i sassi del suo castello furono tolti al letto dell’Enza e portati sulla rupe
biancastra da una impressionante catena di diavoli, fu poi la Contessa a fare scendere
a valle, in ogni parte del suo vasto dominio, un’incomparabile serie di doni.
Dovunque era una sofferenza, ivi si stendeva lenitrice la mano di Matilde, e dove
sbocciava un’attesa, per segreta che fosse, là arrivava la gentile signora che alla virtù
militare aggiungeva un cuore umile e generoso.
Così la sua figura andava sempre più giganteggiando e per tutti era ambitissimo
onore «il visitarla, l’inchinarla, l’ossequiarla».
Tuttavia, nessuno aveva parlato ancora di miracolo.
Bisognava che orde di masnadieri passassero nottetempo il Secchia e dilagassero
nelle fiorenti plaghe al di sopra e al di sotto della Pietra di Bismantova a seminarvi
rovina e terrore, perché la grande Contessa manifestasse tutto il suo coraggio e la sua
liberalità. In un battibaleno raccolse quanti soldati potè e corse in aiuto delle
popolazioni improvvisamente aggredite.
Avvenne un solo scontro, ma gli assalitori arrossarono col loro sangue le acque del
Secchia e con la vita abbandonarono anche il bottino.
Tra gli alti monti reggiani il giubilo andò alle stelle. I fuochi brillarono decine di
giorni e canti e balli non accennavano a finire.
Enorme lo spavento prima, ancor più grande la gioia ora; ma la Contessa volle premunirsi da altre sorprese e costruì sul lato settentrionale della Pietra di Bismantova
un formidabile castello. Nulla avevano ormai da temere le popolazioni circostanti
che, per la sicurezza così prontamente ottenuta, si diedero a costruire chiese, dove
Matilde indicava.
Appena le prime furono terminate e da un giogo all’altro passarono i rintocchi delle
campane, si videro spuntare fiori sotto i piedi della Contessa.
Da allora, dovunque passasse, sorgeva d’un tratto un giardino incantevole.
Il miracolo era quindi venuto a coronare una vita interamente spesa per il bene del
prossimo e contribuiva ad eternare nella poesia la figura di Matilde, come la videro
negli ultimi anni i suoi montanari.
80
Infatti, Dante Alighieri, dovendo nell’estate del 1306 da Padova raggiungere «per
cammin corto» la Lunigiana, su pressante invito del marchese Franceschino Malaspina, attraversò indubbiamente la montagna reggiana. E come in città s’era fermato a
salutare Guido da Castello, «che me’si noma Francescamente il semplice Lombardo»,
così, attratto dal fascino della Pietra di Bismantova, volle toccarne il cacume, per
quanto l’ascesa fosse difficile:
«Noi salivam per entro il sasso rotto
e d’ogni lato ne stringea lo stremo
e piedi e man voleva il suoi di sotto».
Di tanta fatica confortò l’immortale poeta la vista che abbraccia il monte e il piano:
«poi che noi fummo in su l’orlo supremo
de l’alta ripa a la scoperta piaggia....»
Di lassù si ha anche una esatta sensazione della grandiosità della Pietra:
«Lo sommo er’alto che vincea la vista
e la costa superba più assai
che da mezzo quadrante a centro lista».
Ce nè dunque tanto da far pensare ad una certa somiglianza tra Bismantova e la montagna del Purgatorio, per non dire che si potrebbe arrivare, fantasticamente, ad una
tal quale identità tra la pianura stendetesi sull’alto della Pietra e quella del Paradiso
terrestre.
Quando Dante salì i fianchi del caratteristico masso, esisteva ancora il castello e vivissimo era ancora il ricordo del miracolo dei fiori; sicchè quella
«donna soletta che si gira
cantando e scegliendo fior da fiore,
ond’era pinta tutta la sua via»
non può avere altro antecedente che la Contessa di Canossa, umana e dolce, come l’ha
tramandata la leggenda.
E i poeti si sa s’ispirano al calore del sentimento, non già ai freddi dati della storia.
Matilde di Canossa
Pietra di Bismantova (RE)
81
CALENDARIO DI MASSIMA DELLE ATTIVITA’ 2010/2011
DEL GRUPPO “R. FRANCHI” REGGIO E.
5 sett. 10 Mostra del Fungo alla “Festa del fungo” a Civago
12 sett. 10 Uscita didattica col C.A.I. di Reggio E.
25-26 sett.10 Mostra del Fungo presso la Mostra “Piante e Animali Perduti” a Guastalla (RE)
9-10 ott. 10 IX Giornata Nazionale della Micologia con XXXV Mostra Reggiana del Fungo presso la
”Sala Contrattazioni” della Camera di Commercio al Centro Fiere di Mancasale (RE)
16-17 ott. 10 Mostra del Fungo a Cervarezza
23-24 ott 10 Mostra del Fungo presso la Fiera di S. Simone a Montecchio (RE)
30-31 ott. 10
6-7 nov. 10
14 nov. 10
dic. 10
Mostra del Fungo a Rolo
Giornate micologiche – naturalistiche a Fola di Albinea
Mostra del Fungo presso la “Sagra del Tartufo” a Viano (RE)
Bicchierata augurale di fine anno sociale e festeggiamento
del 35° compleanno (data e sede da definire)
31 gen. 2011
30 mag. 2011 Corso di micologia
aprile 2011 Uscita didattica per raccolta funghi (data da definire)
 Uscita didattica per raccolta funghi nel Querciolese (Viano - RE) con
maggio 2011
polentata presso la casa del Presidente Ulderico Bonazzi
giugno 2011  Uscita didattica su erbe e fiori
sett. – ott.
nov. dic. 2011 Programma da definire
Inoltre è prevista almeno una uscita didattica per raccolta funghi per ciascuna delle mostre in
data e località da definire il lunedì precedente in sede (coloro che forniranno l’indirizzo di
posta elettronica potranno aver l’avviso per e-mail). La sede del Gruppo “R. Franchi”, in Via
Amendola 2 (presso ex Istituti Psichiatrici San Lazzaro) a Reggio Emilia, è aperta a tutti gli
interessati ogni lunedì sera dalle 21,00 alle 23,00 per consulenze e dibattiti sui funghi.
Il presente calendario potrà subire variazioni in relazione all’andamento stagionale e ad impegni al momento non programmabili. Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” è a
disposizione, nei limiti di tempo derivanti dagli impegni dei suoi esperti micologi, per altre
iniziative da concordare con Associazioni ed Enti vari.
I nostri siti INTERNET:
http://space.comune.re.it/micologico/index.htm http://itit.facebook.com/profile.php?id=100000945364455
82
CHI CONOSCE LA NATURA L’AMA E LA RISPETTA
Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” organizza, a partire dal mese di gennaio, corsi di Micologia e Botanica per coloro che vogliono conoscere meglio la natura
che incontrano nelle loro escursioni e passeggiate. Nel corso dell’anno vengono anche
organizzati vari momenti di approfondimento teorico e pratico per chi vuole sapere di
più. Se ami la natura, se vuoi avvicinarti alla bellezza, al fascino, al mistero del mondo
di funghi, iscriviti al
Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” (A.M.B.) di Reggio Emilia.
Sede: Via Amendola, 2 - 42100 RE (aperta ogni lunedì dalle 21 alle 23) Tei:
0522 858177; 0522 791120
e-mail: [email protected]
siti Internet:
http://space.comune.re.it/micologico
http://it-it.facebook.com/profile.php?id=100000945364455
CHI SIAMO E COSA FACCIAMO
Dall’art. 1 dello Statuto: “II Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia - Associazione Micologica Bresadola, fondato in Reggio Emilia nel 1975, associa i cultori della Micologia e chiunque abbia interesse alla
conoscenza e conservazione del patrimonio botanico ed ambientale”. II Gruppo “R. Franchi”, dal 1998, associazione
onlus iscritta nel registro regionale delle Associazioni di Volontariato aderisce, a livello nazionale, all’Associazione
Micologica Bresadola, che organizza 90 Gruppi, con un totale di circa 12.000 Soci, in tutta Italia. L’A.M.B. pubblica
un periodico quadrimestrale a carattere divulgativo e scientifico, giunto al 45° anno, denominato “Rivista di Micologia”. II Centro Studi Micologici nazionale, con attività editoriali e l’organizzazione di convegni anche internazionali,
ha la funzione di approfondire tutte le tematiche che riguardano la Micologia. Presso il C.S.M. esiste una prestigiosa
Biblioteca Micologica, con opere che vanno dal 1600 ai giorni nostri, alla quale i Soci possono liberamente accedere.
Il Comitato Scientifico nazionale formato da esperti micologi di tutti i Gruppi; si riunisce due volte all’anno, in località
sempre diverse, per classificare i funghi della zona, per approfondire la conoscenza scientifica e realizzare il progetto
della Mappatura dei Funghi in Italia.
ATTIVITA’ IN PROVINCIA
II Gruppo “R. Franchi”, oltre a partecipare con esperti qualificati a tutte le attività nazionali, svolge
un’intensa attività in Provincia tesa a (Art. 2 dello Statuto):
 diffondere la conoscenza dei funghi e dei loro habitat;
 promuovere la difesa e la salvaguardia dell’ambiente, lo studio del patrimonio botanico;
 censire le specie fungine; stabilire collaborazioni con altre Associazioni naturalistiche, Enti,
Istituzioni scientifiche e culturali;
 razionalizzare la normativa relativa alla raccolta ed allo studio dei funghi
e, per raggiungere tali fini, promuove:
 Corsi di Micologia e Botanica, Mostre ed altre iniziative culturali;
 Giornate di studio, Convegni, Seminari regionali, nazionali ed internazionali;
 iniziative editoriali
II socio del gruppo “R. Franchi” riceve gratuitamente la “Rivista di Micologia”, il giornalino trimestrale “II Fungo” ed
il numero speciale per la mostra, gli atti dei convegni organizzati dal gruppo, il periodico d’informazione “Il Fungo
Reggiano”. Può inoltre acquistare a prezzi scontati le pubblicazioni dell’A.M.B. e del C.S.M.

SE AMI LA NATURA E VUOI RISPETTARE IL BOSCO
non lasciare segni del tuo passaggio;
83













non abbandonare rifiuti;
non disturbare la fauna con schiamazzi e luci notturne;
non distruggere i funghi e la flora che non conosci: provochi un danno al bosco e dimostri cattiva educazione;
raccogli solo funghi interi ed in buono stato di conservazione;
non tagliare mai i funghi alla base del gambo e fai in modo che il fungo raccolto conservi tutte le
caratteristiche atte alla sua determinazione;
trasporta i funghi in contenitori rigidi ed aerati: le “borsine” di plastica, oltre che proibite dalla legge, sono deleterie per la buona conservazione dei funghi che hai raccolto;
per uso di cucina vanno raccolte solo le specie ben conosciute ed in ottimo stato di conservazione e
gli esemplari raccolti vanno ben cotti il più presto possibile;
non raccogliere funghi troppo piccoli ed immaturi: lascia che i funghi completino il loro ciclo biologico liberando le spore nell’ambiente naturale per il bene del bosco (cioè per il bene di noi tutti) ed anche per te, infatti
l’esatta determinazione dei funghi immaturi è molto spesso impossibile;
non raccogliere mai per uso di cucina funghi, erbe e bacche che non conosci con certezza; meglio
lasciare nel bosco ciò che non si conosce piuttosto che rischiare di avvelenarsi;
non fidarti mai del riconoscimento dei funghi, delle erbe e delle bacche che vuoi mangiare (o, peggio, farle
mangiare ad altri) basato solo sul confronto con una fotografia di un libro: la conoscenza e l’esperienza non si
improvvisano;
rivolgiti a veri esperti (Ispettorati Micologici AUSL o Gruppi Micologici) per controllare i funghi raccolti fino a
che non sarai in grado di riconoscerli o, meglio ancora, frequenta gli incontri ed i corsi di Micologia presso il
nostro Gruppo, dove apprenderai “pericoli e delizie” dei funghi e dei prodotti del sottobosco;
non fidarti dei praticoni che dicono di “sapere” tutto sui funghi. Purtroppo ci sono ancora molti casi di avvelenamento anche mortali. E’ sciocco rischiare la vita per ignoranza, leggerezza, cattivi consigli;
rispetta le norme di legge che regolamentano la raccolta dei funghi e dei prodotti del sottobosco.
MANGIARE FUNGHI ?
Le proprietà gastronomiche dei funghi sono note da sempre: cucinati possono trasformarsi in un piacevolissimo piatto o
arricchire di aroma minestre e pietanze. Dal punto di vista nutrizionale i funghi sono un alimento molto povero: a parte
alcuni sali minerali, l’apporto dietetico è da considerarsi modestissimo; inoltre a causa dell’elevato contenuto di chitina
(carboidrato non digeribile) impegnano pesantemente il fegato. Le alte concentrazioni di azoto e potassio li sconsigliano
a chi è affetto da insufficienza renale. Diverse ricerche (anche il Gruppo “R. Franchi” è impegnato in queste ricerche
con il patrocinio della Provincia di R.E. ed in convenzione con l’A.G.A.C) hanno dimostrato la capacità dei funghi di
concentrare al proprio interno metalli pesanti, ioni radioattivi ed altre molecole ad elevata tossicità. I funghi possono
concentrare sia sostanze prodotte da fonti inquinanti urbane o industriali, sia microelementi presenti normalmente nel
terreno. Nel genere Agaricus (Rubescentes e Flavescentes), normalmente chiamati prataioli, ros-sini o turiini, le
concentrazioni di Cadmio, Argento, Mercurio e Piombo possono raggiungere livelli preoccupanti, tanto da consigliarne
un utilizzo molto cauto. Per quanto riguarda la presenza di sostanze radioattive le concentrazioni ritrovate in funghi
raccolti nella nostra zona negli ultimi anni non destano preoccupazione. Privarsi di un alimento così prelibato è molto
difficile, ma se ne può fare un uso più attento in modo da non esporsi ad inutili rischi:
Perciò attenzione a:
 consumare soltanto funghi la cui commestibilità sia controllata da esperti di sicura esperienza. Presso l’Ispettorato Micologico dell’A.U.S.L. di R.E. ed il Gruppo “R. Franchi” sono disponibili operatori qualificati per il
controllo dei funghi spontanei;
 utilizzare soltanto funghi in perfette condizioni di conservazione (un fungo mangereccio invecchiando può trasformarsi in tossico);
 che i funghi provengano da zone possibilmente non inquinate (non raccolti in area urbana, in vicinanza di insediamenti industriali, inceneritori, vie di intenso traffico, ecc.);
 ad un uso indiscriminato di funghi del genere Agaricus;
 fare un uso moderato di tutti i funghi;
 non somministrare funghi a bambini, donne in gravidanza, soggetti affetti da malattie del fegato e del rene.
84
Scarica

IX° Giornata Nazionale della Micologia, XXXV Mostra Reggiane del