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CAMPOBASSO
Mercoledì 12 ottobre 2011
DONARE ORGANI E TESSUTI Eʼ LA SCELTA GIUSTA PER AIUTARE COLORO CHE SONO IN LISTA DI ATTESA
LʼINIZIATIVA
Un donatore è un ambasciatore di vita
Per il trapianto di midollo osseo la compatibilità tra donatore e ricevente è pari a 1 su 100.000
STEFANO VENDITTI
Situazione donatori e trapianti in Molise
C
AMPOBASSO.
«Abbiamo intenzione di far crescere in
regione la cultura della
donazione. La donazione non è solo un grande
gesto di solidarietà, ma
anche e soprattutto una
scelta giusta. Per fare
questo abbiamo attivato
una campagna informativa, grazie alla realizzazione di un nuovo opuscolo
informativo-divulgativo,
che sarà distribuito in migliaia di copie su tutto il
territorio molisano grazie
al sostegno e al supporto
di medici di base, ambulatori medici, farmacie.
Quello che ci siamo posti
come obiettivo è quello
di raggiungere il maggior numero possibile di
cittadini per allontanare
quelle ombre che si creano attorno alla morte e
alla donazione. Nel 2009
come Regione Molise abbiamo attuato una riorganizzazione della rete dei
trapianti e delle donazioni
in coordinamento con la
Regione Abruzzo proprio
per dare le giuste direttive ad un settore molto
delicato». Così ha aperto
l’incontro con i giornalisti
il dottor Alberto Montano, direttore responsabile
dell’Osservatorio regionale sulla qualità dei servizi sanitari. Un incontro
promosso con gli organi
di informazione per illustrare le nuove iniziative
intraprese dalla Regione
Molise per l’organizzazione della rete dei trapianti
e delle donazioni e per
presentare il nuovo opuscolo informativo per la
promozione della cultura
Per ciò che concerne la donazione di midollo osseo
si è scoperto che in Molise è presente un geppo che ha
una elevata compatibilità con le richieste di potenziali riceventi provenienti da tutto il mondo. Sono stati
ben nove i donatori regionali di midollo che sono stati
trovati compatibili. Per quanto riguarda la donazione
di organi e/o tessuti le cifre locali si aggirano attorno
ai venti donatori annui per un numero di trapianti
pari a sessanta tra Abruzzo e Molise. L’Aido, inoltre,
ha attivato ben trenta centri tra i confini regionali
Un momento della conferenza stampa nella sede dellʼAcesvo
della donazione denominato Un donatore moltiplica la vita. «Per dare
maggior eco alla nostra
campagna
informativa
abbiamo coinvolto anche
i sindaci dei 136 comuni
ed in particolar modo gli
uffici anagrafe. Ogni qual
volta un cittadino si reca
al Comune per rinnovare
la carta d’identità potrà
essere informato sul percorso della donazione e
anche firmare, qualora lo
voglia - ha ribadito il dottor Montano - un modulo
dal quale si possa evincere il suo status di donatore. Una simile campagna
informativa è stata attivata solo in altre tre regioni
d’Italia e pone il Molise
tra le realtà locali più attente a simile tematica».
Sulla stessa linea l’intervento della dottoressa
Cofelice. «Una informazione corretta e precisa
su tutto il processo della
donazione e del trapianto
di organi era decisamente necessaria. Decidere di
donare i propri organi e
tessuti dopo la morte è un
gesto di grande generosi-
Quante persone aspettano un trapianto
Rene 6808
Fegato 1447
Cuore 702
Polmone 312
Pancreas 226
Rene 250
Cuore 10
In Italia
In Abruzzo e Molise
tà. Così facendo si dona ad
un paziente - ha rimarcato la dottoressa Cofelice -,
in molti casi in fin di vita,
la possibilità di guarire e
riprendere una vita normale. Sull’opuscolo sono
descritte in maniera precisa e mirata tutte le fasi
della donazione e tutti i
riferimenti locali per richiedere sia ulteriori delucidazioni sia per esprimere la propria volontà a
favore della donazione».
lontari sono formati attraverso la frequenza di corsi specializzati che vanno
a professionalizzare il
volontariato moderno».
La dottoressa Vaccarone,
del centro di tipizzazione
de L’Aquila Abruzzo-Molise, ha dato qualche dato
indicativo sul fenomeno donazione-trapianto.
«Abbiamo creato una rete
tra Abruzzo e Molise per
quanto riguarda la donazione di midollo osseo
La copertina dellʼopuscolo informativo-divulgativo
La dottoressa Visco ha poi
posto l’accento sulla figura del volontariato. «La
campagna informativa ha
coinvolto direttamente
anche e soprattutto le associazioni di volontariato
locali con in testa l’Aido.
In questi anni come Aido
siamo riusciti ad aprire in
Molise ben 30 sedi distaccate. La figura del volontario, negli anni è notevolmente cambiata. Prima
ci si affidava solo al buon
cuore e alla generosità
delle persone, ma ora i vo-
che ha il suo fulcro nel
centro di tipizzazione de
L’Aquila. Allo stato attuale
possiamo parlare di una
cifra che si aggira attorno
ai venti donatori annui
di organi e tessuti, pari a
sessanta trapianti. Una informazione così mirata e
dettagliata è fondamentale in particolar modo per
i parenti che si trovano
a dover affrontare, contemporaneamente, sia la
morte di un proprio caro
sia la scelta dolorosa e generosa di donare i suoi or-
gani. L’informazione e la
formazione sono alla base
di questo grande dono
che è la donazione d’organi e proprio per questo motivo che abbiamo
deciso anche di formare,
con appositi corsi, anche
i sanitari e gli infermieri.
Per quanto riguarda, poi,
la donazione del midollo
osseo è necessario coinvolgere il maggior numero possibile di giovani visto che ci si può candidare
come donatore di midollo
solo se si è in buone condizioni fisiche e di età
compresa tra i 18 e i 35
anni». L’incontro è stato
poi concluso da Eugenio
Astore. «Quello a cui dobbiamo aspirare con tutte
le nostre forze è la tipizzazione del maggior numero
possibile di persone, solo
così siu potrà dare maggiore possibilità di vita
a chi è in lista di attesa.
Vorrei solo ricordare che
per quanto riguarda il midollo osseo la percentuale
di compatibilità è pari a
1 su 100.000, vale a dire
che si hanno più chance
di vincere al totocalcio.
Da questo punto di vista il
Molise è una risorsa, visto
che si è scoperto che in regione esiste un geppo che
ha una elevata compatibi-
lità con i potenziali riceventi in tutto il mondo. Se
considerate che su di una
popolazione di 320 mila
unità ne sono stati trovati
ben 9, si comprende bene
quanto sia importante
coinvolgere il maggior
numero possibile di ragazzi e ragazze. Abbiamo
già iniziato ad inviare le
prime provette di sangue
di nuovi altri dieci giovani donatori a L’Aquila e
speriamo che a breve altri
seguano questo esempio.
Per questo a livello locale, ogni anno, nel mese di
ottobre ci attiviamo con
la campagna informativa
nelle diverse scuole del
territorio, con la borsa di
studio intitolata alla compianta Carolina Sabatelli,
proprio per incontrare sia
giovani in procinto di diventare maggiorenni sia
per parlare con studenti
più giovani. Nel mondo le
persone che si ammalano
e necessitano di un trapianto sono molte di più
degli organi che vengono
donati. Ognuno di noi potrebbe averne bisogno in
futuro. Quindi essere tutti
favorevoli alla donazione
permette di aumentare
gli organi disponibili e garantire in futuro la possibilità del trapianto».
La Legge n.91 del 1 aprile 1999
La dichiarazione di volontà a donare organi e
tessuti è regolamentata dalla legge numero 91 del
primo aprile 1999 che, all’articolo 23, disposizione transitorie, introduce il principio del consenso o
del dissenso esplicito. A tutti i cittadini viene data la
possibilità, non l’obbligo, di esprimere la volontà in
merito alla donazione dei propri organi. Attrverso
la dichiarazione di volontà ogni singolo cittadino ha
la possibilità di esprimersi liberamente, facendo in
modo che, in caso di morte, la sua volontà non venga
violata dalle decisioni altrui.
LE CITTÀ DEL MOLISE
Mercoledì 12 ottobre 2011
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Isernia
«Mancano i medici,
i tecnici, un biologo,
il personale
amministrativo
e le attrezzature»
D’Achille racconta “l’odissea” del Veneziale
La candidata dellʼIdv alle Regionali denuncia lʼemergenza nel reparto isernino di Anatomia patologica
I
SERNIA. «Mancano i medici, i tecnici, un biologo,
il personale amministrativo, un segretario e mancano pure le attrezzature indispensabili per svolgere
al meglio il proprio lavoro». Tanto nitida quanto impietosa la fotografia che scatta Maria Teresa D’Achille
all’Unità di Anatomia patologica dell’ospedale “Veneziale”. La candidata Idv alle Regionali accende i riflettori
su un reparto «che svolge un lavoro delicatissimo nel
campo oncologico ma nelle condizioni in cui il personale è costretto a operare tale opera di prevenzione è
seriamente messa in discussione. Ancora una volta, gli
errori politico-amministrativi della dirigenza Asrem e
della Regione si ripercuotono sui cittadini». D’Achille
spiega meglio la situazione: «Attualmente nel reparto
operano due medici (uno a breve in pensionamento)
coadiuvati da un solo tecnico, con turni estenuanti. In
queste condizioni, i tempi di refertazione si sono allungati. Ovviamente si dà priorità alle emergenze: si parla
di un mese per i tumori maligni, due per quelli benigni e
per tutto il resto, pap-test compresi, i tempi sono biblici.
Il personale, che deve svolgere anche lavoro di segreteria, si fa in quattro ma non può sopperire all’utenza in
modo ottimale. Dalla primavera scorsa, fino alla fine di
settembre – prosegue D’Achille - l’Unità ha dovuto affrontare un’altra emergenza: la rottura del disidratatore
automatico, uno strumento per la processazione delle
biopsie. In piena estate ne è stato acquistato uno nuovo
che però, a quanto pare, è andato in avaria. Ma la ditta
incaricata in quel periodo era in ferie e così per un po’
di tempo i campioni da trattare sono stati inviati presso
l’Anatomia patologica di Campobasso. Solo da qualche
settimana la situazione è tornata nella normalità grazie
all’estenuante lavoro del risicato personale dell’Unità.
L’emergenza del reparto – spiega la dipietrista - è stata fatta presente alla dirigenza Asrem, senza riscontri.
Sarebbe da prendere in considerazione la rivisitazione
delle tre sezioni di Anatomia patologica (Campobasso, Isernia e Termoli) rendendole autonome con pianta organica e attrezzature. La situazione all’ospedale
“Veneziale” è pressoché simile in tutti i reparti. Da Se-
nologia dove, per mancanza di personale, gli interventi programmati sarebbero stati rinviati, a Radiologia
dove le liste di attesa (al di là degli esami autogestiti)
arrivano anche a due-tre mesi, al pronto soccorso che
non riesce a sopperire all’utenza. e, ovviamente, ciò si
ripercuote sempre sui cittadini. A causa del Piano di rientro e del milionario deficit provocato dalla gestione di
Iorio&Company vi è il blocco delle assunzioni a tempo
indeterminato. Ciò ha provocato il “buttar via” fior di
euro per pagare consulenze nei diversi nosocomi spingendo la politica a “giocare” sulle assunzioni a tempo
(6-8 mesi). Invece di risparmiare si stanno aumentando i costi. Così come sarebbe successo per la gestione
esterna del servizio di sterilizzazione o come per l’istituzione di alcuni progetti interni che hanno solo creato
doppioni e disguidi nell’organizzazione. E non mancano i casi emblematici. Il blocco operatorio seminterrato – termina la dipietrista - sarebbe bello e pronto ma
non può essere attivato perché mancano gli ascensori
e i collegamenti coi reparti per trasportare i pazienti».
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LE CITTÀ DEL MOLISE
Mercoledì 12 ottobre 2011
Agnone-Alto Molise
Caracciolo, Presutti: «Non sono stato capito»
Il dirigente dell’Asrem alto molisana in una nota precisa
quali sono le sue considerazioni sulla sanità agnonese
ADELE MOAURO
QUI CENTROSINISTRA
Frattura, questione ospedale
al centro dell’incontro
A
GNONE. Il dirigente dell’Asrem
di Agnone, Giovanni Presutti, prende posizione
in merito alla soluzione
salva-Caracciolo proposta dal gruppo Agnone
Rinasce. In una nota, scirve così:
“In recenti articoli,
pubblicati su diverse testate giornalistiche regionali, sono state riportate
alcune affermazioni ricondotte alla mia persona che, in vero, non corrispondono a quanto da
me mai asserito e soprattutto non rispecchiano il
mio pensiero. Impropriamente sono stati proposti
virgolettati che sono in
contrasto ed addirittura
in antitesi con alcune mie
considerazioni sulla sanità alto molisana ed allora,
al solo scopo di meglio
chiarire, desidero precisare alcuni punti.
Sono
fermamente
convinto che nessuno
vuole intenzionalmente
chiudere il Caracciolo.
Anche solo volendo valutare l’aspetto più squisitamente utilitaristico e
senza considerare alcuna
esigenza etica, la domanda cui dovremmo dare
risposta, semmai volessimo azzardare tale sciocca
ipotesi, è ‘cui prodest? a
chi giova?’ Né alla Regione, né alla Asrem.
Al contrario sono invece certo che tutto quanto si è potuto fare, e forse
anche più, è stato fatto. La
Regione, ed in particolare
l’Assessore di riferimento dell’Alto Molise, Franco Giorgio Marinelli e di
conseguenza il Presidente Iorio, e anche la Asrem,
hanno tentato di tutto.
E allora, a cosa sono
riconducibili le difficoltà
che i cittadini lamentano
e soprattutto casa fare
per tentare di invertire la
rotta?
I nostri problemi originano dal rigido e severo Piano di Rientro cui la
regione Molise, insieme
a numerose altre regioni,
è costretta. I processi di
cambiamento verso una
sanità più moderna ed
efficiente, che nelle altre
regioni sono stati realizzati in un decennio (e
sono ancora in corso) con
un approccio più diluito nel tempo, nel nostro
Molise sono stati imposti
con una ‘road map’ estremamente contratta, che
inevitabilmente ha ingenerato i disguidi tipici di
riforme costrette in ambiti temporali ridottissimi.
Precisato che la Regione e
l’Asrem si sono fortemente impegnati per evitare
il peggio, (spesso anche
oltre l’ordinaria azione
politico-ammnistrativa),
si tratta di affrontare
queste difficoltà cercando
le soluzioni possibili che
possano superare le pastoie del piano di rientro.
Una possibilità, in un
contesto così complesso ed articolato, che può
dare i frutti sperati è la
sperimentazione gestionale. La sperimentazione avrebbe quale scopo
principale quello di riportate in loco l’autonomia
gestionale. Si tratterebbe
di costituire una società
pubblico – privato, per
esempio con la Regione
Molise o con i comuni
dell’Alto Molise (o con
entrambi) per un tempo
limitato ed instaurare un
rapporto convenzionale
con la ASREM per le prestazioni che il Caracciolo
già effettua.
Molti (a mio avviso
pregiudizialmente) non
vedono di buon occhio
la presenza di privati in
un contesto così delicato
come quello della sanità.
Ma anche questo aspetto potrebbe essere in
qualche modo superato
riducendo la quota privata ( che per legge deve
comunque essere minoritaria ) e dando particolare rilievo alla quota
pubblica anche se ,a mio
avviso, ciò snaturerebbe l’istituto, valido perche devono coesistere in
maniera equilibrata gli
interessi pubblici e l’efficienza privata. A questo
punto riponiamoci la domanda: cui prodest? Chi
ne trarrebbe vantaggio?
Dire tutti: la Regione
Molise perché potrebbe affrontare con nuovi
strumenti una parte (per
quanto piccola) del problema sanitario regiona-
le ed inoltre in qualità di
eventuale partner della
società
beneficerebbe
anche economicamente
dell’aumento di efficienza
derivante da un approccio privatistico; l’ASREM
che in qualità di committente (soggetto che acquista prestazioni ) potrebbe
‘usare’ il Caracciolo come
una sorta di ammortizzatore sanitario nel caso di
esigenze particolari ed
estemporanee (ad esempio nel caso di liste d’attesa lunghe o di mobilità
passiva per talune specialità potrebbe chiedere
al Caracciolo di garantirle ) e inoltre anche per la
ASREM sarebbe una fetta
di sanità affrontata con
uno strumento più duttile; il tavolo tecnico romano che in realtà chiede, a
voce alta, maggiore efficienza; gli alto molisani
a cui sta a cuore l’erogazione puntuale e corretta
delle prestazioni e, con
una iniezione di efficienza, ciò sarebbe garantito,
fermo restando che una
tale esperienza dovrebbe
essere condizionata alla
pretesa, da parte della
popolazione locale, della
garanzia dell’erogazione
delle prestazioni storicamente erogate dal Caracciolo (area Chirurgica,
area medica e della lungodegenza, area dei servizi e area dell’emergenza/urgenza); il personale
al quale potrebbe esser
data la facoltà di scegliere tra il rimanere nel settore pubblico o optare,
incentivati, per il regime
privato. Naturalmente è
questa solo un’ipotesi per
tentare di fare incontrare le esigenze dei diversi
‘portatori di interessi’ (o
stakeholders) e vuole essere solo uno spunto di
discussione ed un contributo su cui riflettere nella
assoluta consapevolezza
di quanto per il Caracciolo è stato fatto con tenacia
e convinzione”.
A
GNONE. Cambiare rotta e dare un nuovo volto
al Molise.
Così la guida del centrosinistra, Paolo di Laura Frattura, ha motivato alla cittadinanza agnonese la sua
candidatura alla presidenza della Regione Molise, spalleggiato dai sostenitori locali della lista.
Allo stesso modo ha spiegato la presenza della vicesindaco, Nunzia Zarlenga, nel listino: “Una donna forte,
che ha combattuto senza arrendersi per un ospedale
che è già chiuso”, ha dichiarato alla platea attenta che
riempiva il teatro italo-argentino, “e che rappresenta
la voce della zona montana”-La sanità al centro del
discorso dell’aspirante governatore, con la promessa
di una equa distribuzione dei servizi sanitari sul territorio, del miglioramento del livello qualitativo delle
prestazioni, di una valorizzazione delle eccellenze, di
una maggiore attenzione agli ospedali di frontiera e
di montagna: “L’80% del bilancio del Molise si gioca
sulla sanità, e quindi è su di essa che si gioca tutto il
futuro della regione. Non è accettabile – ha continuato
– utilizzare il sistema sanitario come un bacino in cui
riversare i propri parenti, che perde perciò di qualità e
di credibilità, e che costringe ad andarsi a curare fuori
regione, con ulteriore spreco di denaro, e non soddisfa le necessità basilari dei cittadini. Occorre dare una
svolta, abbattere la politica delle bugie, di chi viene qui
a millantare, sorridere, raccontare storie, e poi sparisce e torna dopo 5 anni” Di Laura Frattura ha poi presentato i punti essenziali del programma proposto dal
centro sinistra: oltre alla sanità, crescita e sviluppo, occupazione giovanile, semplificazione dei costi e dei privilegi della politica, compresa l’eliminazione delle indennità, riduzione degli sprechi dell’amministrazione,
avvicinamento delle istituzioni ai cittadini, viabilità,
turismo, investimenti sulla cultura, legalità, attenzione alla terza età, ambiente, territorio, sviluppo sostenibile. “L’amministrazione Iorio-Vitagliano ha lasciato
sprofondare la regione nel baratro. Diamo un segnale
di ripresa, facciamolo col voto” ha concluso.
AD
Campobasso
Mercoledì 12 ottobre 2011
9
Giovane ‘su di giri’ al Cardarelli, interviene la Volante
CAMPOBASSO. E’ dovuta intervenire la
squadra Volante del capoluogo la scorsa notte
all’ospedale Cardarelli per riportare alla calma
un giovane in evidente stato di alterazione psico fisica. Il giovane pare che si trovasse al nosocomio per un trattamento. A un certo punto ha
cominciato a dare in escandescenze. I sanitari
hanno cercato di riportalo alla calma ma il gio-
vane ha cominciato a inveire contro di loro. La
situazione è degenerata con il trascorrere dei
minuti e così, alla fine, il personale medico è
stato costretto ad allertare le forze dell’ordine.
Sul posto sono dunque immediatamente arrivati gli agenti della squadra volante del capoluogo che, alla fine, sono riusciti a calmare il ragazzo.
Isernia
Mercoledì 12 ottobre 2011
Via Pio La Torre, 7 - 96170 Isernia - Tel. 0865 410275 - Fax 0865 451767 - E-mail: [email protected]
Troppi morti, non c’è posto
nell’obitorio per tutte le salme
Il caso del Veneziale
ISERNIA. Un paradosso che
se non toccasse argomenti così drammatici potrebbe essere
portato a emblema della situazione di caos del Veneziale.
Ieri, situazione sui generis che
raramente è capitata in passato, l’obitorio, già pieno, non
ha potuto far fronte alla serie
di decessi avvenuti in ospedale nelle ultime ore. E così
l’obitorio, che ha a disposizione solo tre posti, non ha
potuto ospitare tutti e sette i
morti registrati all’ospedale.
Tra il forte imbarazzo dei sanitari, è stato necessario, dopo
tanto tribolare, allestire delle
sistemazioni provvisorie in
alcune stanze della struttura
normalmente adibite ad altro.
Il tutto tra le feroci polemiche
dei familiari che, non solo si
sono trovati a gestire una situazione di estrema sofferenza come la morte di un loro
caro, ma sono dovuti passare
anche per la trafila dell’assegnazione di un posto in cui
vegliare la salma.
Una situazione estrema quella
che si è creata ieri, ma che è
un campanello d’allarme. Con
i reparti concentrati a Isernia e
la grande mole di pazienti, è
possibile che eventi del genere si possano ripetere. Il tutto,
ovviamente, nell’indifferenza
dei vertici.
Il reparto ha una funzione importante in campo oncologico, ma è oberato di lavoro che non può smaltire velocemente
Anatomia patologica,
scoppia il caso
Personale ridotto all’osso e macchinari in tilt per mesi
L’esponente Idv: “Tanti i paradossi dell’ospedale”
D’Achille all’attacco:
“A pagare sono i cittadini”
ISERNIA. “Ancora una volta, le decisioni e gli errori politico-amministrativi della dirigenza Asrem e della Regione si ripercuotono sui cittadini”. A parlare è Maria Teresa D’Achille,
candidata dell’Idv per il collegio di Isernia alle prossime elezioni regionali.
E’ intervenuta sulla questione del reparto di anatomia patologica mettendo in evidenza una serie di disfunzioni: “Un’unità
che svolge un lavoro delicatissimo nel campo oncologico ma
nelle condizioni in cui il personale è costretto ad operare tale
opera di prevenzione e lotta - e in queste patologie si sa che è
una corsa contro il tempo – è seriamente messa in discussione”.
“La situazione di emergenza - prosegue la D’Achille - di Anatomia patologica è stata fatta presente alla dirigenza Asrem ma
sinora non vi sono stati riscontri. In pieno Piano di rientro con
al vaglio la riorganizzazione del comparto sanitario sarebbe da
prendere in considerazione la rivisitazione delle tre sezioni di
Anatomia patologica (Campobasso, Isernia e Termoli) rendendole tutte autonome con pianta organica ed attrezzature. E, invece di risparmiare si stanno aumentando i costi. Così come
sarebbe successo per la gestione esterna del servizio di sterilizzazione o come l’istituzioni di alcuni progetti interni che
non hanno fatto altro che creare doppioni e disguidi nell’organizzazione. E non mancano i casi emblematici. Il blocco operatorio seminterrato, infatti, sarebbe bello e pronto ma non
può essere attivato perché mancherebbero gli ascensori e i collegamenti coi reparti per trasportare i pazienti.
ISERNIA. Dopo il caso
Pronto soccorso, scoppia anche quello del reparto di
Anatomia Patologica. Unità
al collasso con il personale
ridotto all’osso e persino importanti macchinari non funzionanti. Eppure l’importanza del reparto è enorme: è
qui che vengono analizzati i
campioni di tessuto per capire se un paziente è affetto da
tumore. Esami per cui serve
urgenza e personale. Ma non
al Veneziale.
La denuncia è partita dal
consigliere comunale dell’Idv di Isernia Maria Teresa
D’Achille che s’è fatta portavoce del malessere per la situazione in cui versa il reparto.
Le carenze non si contano
più. Mancano i medici, i tecnici, un biologo, il personale
amministrativo, un segretario, mentre chi c’è deve sobbarcarsi una mole di lavoro
impressionante. A mancare
sono anche le attrezzature indispensabili per svolgere al
meglio il lavoro, un compito
delicatissimo nel campo oncologico. Il personale, però,
deve fare i conti ogni giorno
con una situazione difficile
che si ripercuote anche sui
tempi di attesa.
Lavorando in questo modo,
infatti, la refertazione degli
esami si allunga di molto
(anche se la priorità, ovviamente viene data alle emergenze). Il calcolo dei tempi,
secondo i dati della D’Achille, è presto fatto: un mese
per i tumori maligni, un paio
di mesi per quelli benigni,
mentre per il resto, compresi
i pap-test (i test per accertare l’insorgenza del tumore al
collo dell’utero) i tempi sono ancora più lunghi.
personale si fa in quattro ma
non può sopperire all’utenza
in modo ottimale. Personale
che, come accennato, deve
svolgere anche lavoro di segreteria.
Disagio nel disagio lo ha
creato anche il macchinario
per la disidratazione automatica che s’è rotto nella
scorsa estate, gettando il reparto davvero nell’emergenza. Il disidratatore automatico è uno strumento per la
processazione delle biopsie
con la disidratazione dei pezzi ed impregnazione in paraffina. Ricorda la D’Achille
che, in piena estate, ne è stato acquistato uno nuovo che
però, a quanto pare, è andato
in avaria e abbisognava di
assistenza. Ma la ditta incari-
cata in quel periodo era in ferie e così per un periodo i
campioni da trattare sono
stati inviati presso l’Anatomia patologica di Campobasso. Solo da qualche settimana la situazione è tornata
nella normalità grazie ad un
estenuante lavoro del risicato personale dell’unità.
La D’Achille elenca poi la
serie di disagi e anomalie
che affliggono l’ospedale
Veneziale: “Da Senologia
dove per mancanza di personale gli interventi programmati sarebbero stati rinviati,
a Radiologia dove le liste di
attesa (al di là degli esami
autogestiti) arrivano anche a
due o tre mesi, al pronto soccorso che non riesce a sopperire all’utenza. Il personale
medico ed infermieristico è
costretto a turni estenuanti e,
ovviamente, ciò si ripercuote
sempre sui cittadini”.
CRONACHE
Pronto soccorso al collasso, medici senza extra
da un anno e mezzo
I dottori del pronto soccorso di Termoli attendono il pagamento delle loro prestazioni aggiuntive
dall’aprile del 2010. La storia si è ripetuta quest’anno, quando nel periodo estivo non hanno ricevuto
retribuzione nemmeno per festivi e straordinari, al pari dei colleghi chirurghi e degli anestesisti. «Ci sono
troppi manager e poco personale» accusa il candidato consigliere del Pd Fiore Aufiero.
Termoli. «I soldi arriveranno presto». E’ la risposta che si sentono dare da mesi dai vertici aziendali i
medici del pronto soccorso di Termoli. Ma quel presto sembra non arrivare mai visto che i dottori che ogni
giorno devono fare i conti con decine di emergenze e centinaia di pazienti, attendono ancora il
pagamento delle prestazioni aggiuntive del periodo che va da aprile a settembre 2010. Ancora
peggio è andata quest’anno. Nel periodo da giugno ad agosto 2011, i medici del pronto soccorso non
hanno ricevuto i compensi non solo delle prestazioni extra, ma anche dei festivi e degli straordinari.
Come
loro,
quest’anno,
pure
chirurghi
e
anestesisti
del
San
Timoteo.
Insomma non esattamente somme da poco e soprattutto si tratta di soldi che spettano loro per tutto
quanto l’impegno che va oltre il normale turno di lavoro. Un ritardo di qualche giorno sarebbe ammesso,
forse anche di qualche settimana o di un mese o due. Ma quando si parla di prestazioni aggiuntive di un
anno e mezzo fa, ecco che le cose cambiano. Quando hanno provato a chiedere spiegazioni, i medici si
sono trovati di fronte ai soliti rimpalli di responsabilità e a rassicurazioni simili a promesse da
marinaio. Per fortuna per ora i dottori del pronto soccorso non hanno inscenato proteste o smesso di
continuare il proprio lavoro extra, come successo poche settimane fa nell’ambulatorio di
cardiologia, dove il problema era pressoché lo stesso. Ma il clima è pesante e lavorare in certe
condizioni
non
è
il
massimo
della
vita.
E intanto il candidato consigliere del Pd Fiore Aufiero ha espresso loro solidarietà. «Grave é il fatto che si
fa fare ricorso alle prestazioni aggiuntive senza aver creato e deliberato ad inizio anno il fondo
stesso
sia
per
le
prestazioni
ospedaliere
sia
per
quelle
dipartimentali.
Il personale medico del Pronto Soccorso di Termoli – conferma Aufiero - è in attesa che gli vengano
retribuite le “prestazioni aggiuntive” da aprile a settembre 2010, le “prestazioni aggiuntive” da giugno ad
agosto
2011,
nonché
le
notti,
i
festivi
e
gli
straordinari
degli
ultimi
mesi».
Il candidato del Pd punta il dito contro le tante cariche sanitarie istituite negli ultimi anni.
«Contemporaneamente, e con stipendi da manager, sono state istituite le cariche di Commissario alla
Sanità (Iorio), due sub-commissari alla Sanità (Mastrobuono, Morlacco), con le presenze Istituzionali
del Direttore Generale di Asrem (Percopo) e della Direttrice Amministrativa di Asrem (Testa) nonché
dell’Assessore alla Sanità, i cui compiti, a vario titolo, comprendono il ripiano del deficit ed il riordino del
sistema sanitario regionale ospedaliero e territoriale. Per non parlare poi del copioso elenco dei manager
responsabili
di
Distretto.
Se si eliminasse questa pletora di manager, quanto personale medico e paramedico potrebbe
essere assunto elevando
qualità e rapidità delle prestazioni per i molisani?
Voglio rammentare ai molisani che per pagare il deficit sanitario creato in pochissimi anni dal
Governatore Iorio, stiamo pagando la benzina più cara d’Italia, il bollo auto più caro d’Italia e l’Irpef più
cara d’Italia, a fronte di una qualità del servizio per il cittadino sempre peggiore».
LA NOTA - L'ospedale di Agnone deve restare pubblico
di GIUSEPPE ATTADEMO* - Sugli organi di stampa regionale continua la tentazione “privatistica” dell’ ospedale S. F. Caracciolo
di Agnone.
Ed il bello che è portata avanti con tenacia da un “dirigente amministrativo” e quindi pubblico che dovrebbe pensare a
salvaguardarne le funzioni. Cosa c’è dietro non è dato sapere ma poichè la salute non è un bene in vendita come qualunque altro,
qualche dubbio potrebbe anche essere posto. Nel momento in cui movimenti civici e movimenti politici cercano di “stabilizzare “ il
quadro dell’ assistenza sanitaria in Alto Molise ponendo con forza la necessità della presenza di una struttura ospedaliera pubblica, fa
capolino la magica parola “privato” che tutto dovrebbe risolvere ! Ma se una struttura privata come il S. Raffaele di Milano è
sull’orlo del fallimento (per 1 mld di euro), cosa potrebbe fare ad Agnone un “privato” che investisse anche se insieme al “pubblico”
? per fare che cosa ? per gestire che cosa ? per assicurare quale tipo si assistenza ai cittadini altomolisani ? e le domande ed i dubbi
potrebbero continuare. Pertanto, a questo punto per non giocare con la pelle dei cittadini, occorre mettere ordine alla questione:
l’ospedale S.F. Caracciolo di Agnone è e deve rimanere una struttura pubblica del servizio sanitario regionale
deve
assicurare
l’emergenza
ed
i
servizi
essenziali
per
i
cittadini
residenti
deve
essere
integrata
in
rete
con
le
altre
strutture
regionali
l’assistenza territoriale deve essere sviluppata con strutture di base e residenziali per i pazienti cronici e “fragili” per evitare un uso
inappropriato
dei
ricoveri
ospedalieri
coordinamento stretto e continuo fra assistenza territoriale (ossia medici di medicina generale, medici di continuità assistenziale e del
118, specialisti ambulatoriali, pediatri di libera scelta ed altri operatori) e assistenza ospedaliera per un uso appropriato ed efficace
delle
risorse
in
Alto
Molise.
La salute è un bene primario tutelato costituzionalmente e quindi non mercificabile: l’assistenza sanitaria è la base di qualsiasi società
civile organizzata e da cui in nessun modo occorre ricavare profitti.
*Ass. Sanità Comune di Agnone
LA NOTA - Ospedale 'Veneziale', anatomia patologica nel
caos
di MARIA TERESA D'ACHILLE* - Mancano i medici, i tecnici, un biologo, il personale amministrativo, un segretario e mancano
pure quelle attrezzature indispensabili per svolgere al meglio il proprio lavoro.
Stiamo parlando dell’Unità di Anatomia patologica dell’ospedale “Veneziale” di Isernia. Un’Unità che svolge un lavoro
delicatissimo nel campo oncologico ma nelle condizioni in cui il personale è costretto ad operare tale opera di prevenzione e lotta - e
in queste patologie si sa che è una corsa contro il tempo – è seriamente messa in discussione. E, ancora una volta, le decisioni e gli
errori
politico-amministrativi
della
dirigenza
Asrem
e
della
Regione
si
ripercuotono
sui
cittadini.
Attualmente nel reparto operano due medici (uno a breve in pensionamento) coadiuvati da un solo tecnico, con turni estenuanti,
mentre
dovrebbe
esserci
altro
personale
tecnico.
In queste condizioni, come si può ben intuire, i tempi di refertazione si sono allungati notevolmente. Ovviamente si dà priorità alle
emergenze: si parla di un mese per i tumori maligni, un paio di mesi per quelli benigni e per tutto il resto, compresi i pap-test, i tempi
sono davvero biblici. Il personale si fa in quattro ma non può sopperire all’utenza in modo ottimale. Personale che, come accennato,
deve
svolgere
anche
lavoro
di
segreteria.
Dalla primavera scorsa e sino alla fine di settembre, inoltre, l’Unità ha dovuto affrontare un’altra emergenza: la rottura del
disidratatore automatico, uno strumento per la processazione delle biopsie con la disidratazione dei pezzi ed impregnazione in
paraffina. In piena estate ne è stato acquistato uno nuovo che però, a quanto pare, è andato in avaria e abbisognava di assistenza. Ma
la ditta incaricata in quel periodo era in ferie e così per un periodo i campioni da trattare sono stati inviati presso l’Anatomia
patologica di Campobasso. Solo da qualche settimana la situazione è tornata nella normalità grazie ad un estenuante lavoro del
risicato
personale
dell’Unità.
La situazione di emergenza di Anatomia patologica è stata fatta presente alla dirigenza Asrem ma sinora non vi sono stati riscontri.
In pieno Piano di rientro con al vaglio la riorganizzazione del comparto sanitario sarebbe da prendere in considerazione la
rivisitazione delle tre sezioni di Anatomia patologica (Campobasso, Isernia e Termoli) rendendole tutte autonome con pianta
organica
ed
attrezzature.
La situazione all’ospedale “Veneziale” è pressoché simile in tutti i reparti. E la lista delle criticità sarebbe troppo lunga. Da Senologia
dove per mancanza di personale gli interventi programmati sarebbero stati rinviati, a Radiologia dove le liste di attesa (al di là degli
esami autogestiti) arrivano anche a due/tre mesi, al pronto soccorso che non riesce a sopperire all’utenza. Il personale medico ed
infermieristico è costretto a turni estenuanti e, ovviamente, ciò si ripercuote sempre sui cittadini. A causa del Piano di rientro e del
milionario deficit provocato dalla gestione di Iorio & Company vi è il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato. Ciò ha
provocato il “buttar via” fior di euro per pagare varie consulenze nei diversi nosocomi del Molise e ha fatto sì che la politica potesse
continuare
a”giocare”
sulle
assunzioni
a
tempo
(6-8
mesi).
E, invece di risparmiare si stanno aumentando i costi. Così come sarebbe successo per la gestione esterna del servizio di
sterilizzazione o come l’istituzioni di alcuni progetti interni che non hanno fatto altro che creare doppioni e disguidi
nell’organizzazione.
E non mancano i casi emblematici. Il blocco operatorio seminterrato, infatti, sarebbe bello e pronto ma non può essere attivato perché
mancherebbero gli ascensori e i collegamenti coi reparti per trasportare i pazienti.
*Coordinatrice
Consigliere al Comune di Isernia
regionale
IdV
Donne
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