“Per gestire una crisi occorre imparare rapidamente….
…… Per imparare rapidamente nel corso della crisi
è necessario avere già imparato molto tempo prima”
Patrick Lagadec
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INDICE
INTRODUZIONE…………………………………………………………………..4
CAPITOLO 1. Normativa in tema di maxiemergenza……………………………………7
CAPITOLO 2. Il perché del progetto gestione delle salme e dei familiari delle
vittime.........................................................................................................10
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2.1 Obiettivi del lavoro….....……………………………………………………….11
CAPITOLO 3. Analisi di casi di maxiemergenza………………………………………..12
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3.1 terremoto in Irpinia: novembre 1980…………………………………………...12
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3.2 Strage di Milano Linate………………………………………………………....13
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3.2.1 Recupero delle salme di Linate……………………………………………….15
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3.2.2 I familiari delle vittime di Linate……………………………………………..17
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3.3 Strage di Madrid………………………………………………………………...19
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3.4 Gli attentati di Londra…………………………………………………………..25
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3.5 Considerazioni…………………………………………………………………..29
CAPITOLO 4. Resilience Mortuary…………………………………………..…………..30
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4.1 Criteri per l’attivazione dell’obitorio d’emergenza……………………………..31
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4.2 Fasi di attivazione…………………..…………………………………………...32
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4.3 Approntamento della struttura……….………………………………………….32
CAPITOLO 5. “Progetto gestione salme” della Protezione Civile Provinciale di
Firenze........................................................................................................34
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5.1 Descrizione del progetto………………………………………………………...34
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5.2 Protocollo gestione salme…………….………………………………………....37
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5.2.1 Sito del disastro……………………………………………………………….37
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5.2.2 Personale ed attrezzature per il sito del disastro……………………………...38
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5.2.3 Procedure autoptiche ed identificative……………………………………….39
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5.2.4 Logistica……………………………………………………………………...39
CAPITOLO 6. Aspetti psicologici legati al mass disaster.................................................41
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6.1 Disturbo dell’adattamento (DA)………………………………………………...41
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6.2 Disturbo acuto da stress (DAS)…………………………………………………43
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6.3 Disturbo post- traumatico da stress (DPTS)…………………………………….44
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6.4 Il lutto………………………………….………………………………………..46
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6.5 La memoria……………………………………………………………………..50
CAPITOLO 7. Gestione dei familiari delle vittime.……………………………………. 53
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7.1 Aspetti etico culturali…………………………………………………………...53
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7.2 Schede sulle norme comportamentali di fronte a culture e religioni diverse…...54
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7.3 Comunicazione del decesso improvviso………………………………………..64
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7.4 Scelta del personale……………………………………………………………..67
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7.5 Il tutor…………………………………………………………………………...68
CAPITOLO 8. Identificazione delle vittime nelle catastrofi............................................72
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8.1 Informazioni generali…………………………………………………………..72
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8.2 Istruzioni per compilare il formulario AM……………………………………..73
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8.3 Istruzioni sezioni F1 ed F2 AM………………………………………………...74
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8.4 Istruzioni per compilare il formulario PM……………………………………...76
CONCLUSIONI……………………………………………………………………………79
ALLEGATI………………………………………………………………………………....81
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………….113
RINGRAZIAMENTI……………………………………………………………………..115
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INTRODUZIONE
Il verificarsi di mass disasters rappresenta un’evenienza improvvisa, nella maggior
parte dei casi imprevedibile, che determina l’attuarsi di una situazione di vera e
propria emergenza. Questa deve essere pertanto affrontata nell’immediatezza
tenendo conto che, per le proprie caratteristiche, crea numerosi disagi sotto il profilo
sia organizzativo sia operativo.
Numerose sono le definizioni del termine “mass disasters”. Nel linguaggio
quotidiano, si parla di “catastrofe” per indicare un qualsiasi avvenimento infausto
per la collettività umana, non rapportabile ad atto o evento di guerra.
Tali eventi infausti devono, tuttavia, avere particolari caratteristiche perché possano
essere classificati “mass disasters”.
In primo luogo, occorre che la criticità insorga bruscamente, in maniera improvvisa
ed imprevista, in modo da cogliere impreparata la collettività.
In secondo luogo, deve assumere grandi proporzioni circa la modalità di
realizzazione, il numero di soggetti coinvolti e i danni subiti dalla collettività. Dalla
vastità dell’evento deriva poi, come fondamentale conseguenza, un’impossibilità di
risposta adeguata da parte delle risorse in uomini e mezzi presenti sul territorio.
Un ultimo aspetto fondamentale perché un dato evento possa classificarsi quale mass
disaster è la presenza di morti, poiché, in presenza di soli feriti, l’evento sarebbe
considerato come semplice incidente. Normalmente il termine “disastro”
sembrerebbe rimandare ad un
numero di morti molto elevato, ma parte della
letteratura ne ritiene sufficienti solo dieci.
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Fortunatamente tali evenienze si verificano con una frequenza relativamente bassa,
anche se negli ultimi anni si è assistito ad un loro incremento dovuto a circostanze sia
naturali sia di origine antropica.
I disastri degli ultimi anni hanno determinato un numero elevato di morti con
conseguente aumento di disagio nella già complessa gestione; tutto ciò ha favorito
l’interesse delle istituzioni a livello nazionale ed internazionale.
Il
predisporre
piani
di
intervento
applicabili
nell’immediatezza
diventa
indispensabile.
Il primo interesse è ovviamente incentrato sui sopravvissuti, sulla ricerca e soccorso
dei feriti ma, una volta superata tale fase, deve essere affrontata la rimozione e la
successiva gestione delle salme.
Questa operazione di fondamentale importanza è indubbiamente molto delicata.
Deve essere eseguita da personale idoneamente preparato al fine di una corretta e
completa indagine medico legale, tappa fondamentale per stabilire l’identità dei
soggetti coinvolti e le cause del loro decesso. Sarà, infatti, lo “staff ad hoc” di
medicina legale che, con scientificità, metodologia e competenze, faciliterà il
raggruppamento, la composizione e l’identificazione delle salme. È ovvio che ogni
intervento di questa portata necessita della disponibilità di personale in numero
adeguato e di una pianificazione meticolosamente approntata. Ogni singolo
componente dell’equipe deve avere compiti specifici che svolgerà secondo un ordine
preciso e tale da non intralciare l’opera degli altri membri dello staff operativo
(operatori del soccorso e di protezione civile).
Altra esigenza da dover fronteggiare è sicuramente quella dei rapporti con i familiari
delle vittime fortemente stressati dal momento dell’apprendimento della notizia del
disastro fino al duro compito del riconoscimento. Per questo è fondamentale che essi
possano essere assistiti da personale preparato. Tale supporto è necessario anche nel
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non facile compito della compilazione delle “schede ante mortem”. È infatti, da
preferire, in questa fase, la scelta dell’intervista diretta dei familiari piuttosto
dell’autocompilazione di un questionario, poiché da un punto di vista psicologico, è
importante poter instaurare un contatto umano con i familiari in un momento per loro
così doloroso, in modo che non avvertano freddezza e distacco da parte degli
operatori.
Sulla scena del disastro devono insistere quindi anche un’ area dedicata
all’accoglienza dei famigliari delle vittime e di raccolta delle informazioni utili ai fini
identificativi ed un’area dedicata alle indagini necroscopiche e all’esecuzione degli
accertamenti sui cadaveri.
Nel nostro paese non esistono, sull’argomento, protocolli operativi di riferimento in
caso di maxi-emergenza, nonostante sia stato legiferato più volte in materia; tale
carenza emerge soprattutto per l’ambito medico legale, in quanto negli altri settori
(esempio: soccorso dei feriti) sono previste specifiche pianificazioni elaborate dalle
singole strutture chiamate in causa. Dall’esigenza di integrare i protocolli operativi
con le specifiche necessità medico legali è nata la collaborazione tra la Protezione
Civile provinciale di Firenze, l’ASL 10, l’ASL 11 e la sezione dipartimentale di
Medicina Legale dell’Università degli Studi di Firenze. L’obiettivo è stato quello di
creare una modalità operativa semplice, ma allo stesso tempo capace di garantire
un’ottima qualità basandosi su procedure standardizzate ed affidabili. È evidente che
tale traguardo impone un approccio multidisciplinare.
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CAPITOLO 1
NORMATIVA IN TEMA DI MAXIEMERGENZA
In Italia il problema della maxi-emergenza è stato affrontato con la legge 24 febbraio
1992 n. 225 “Istituzione del servizio nazionale della protezione civile”. Il “servizio”,
contemporaneamente alla sua creazione, è così espressamente normato in tutte le sue
attività con la definizione specifica delle competenze proprie e dello stato, delle sue
componenti, organi e strutture operative individuandone anche le competenze
territoriali (nazionale, regionale, provinciale, comunale) ed i momenti di utilizzo
delle forze del volontariato. Tale intervento legislativo tratta con modalità sistematica
l’esigenza di creare un organismo in grado di intervenire fattivamente con una
operatività ben precisata a prescindere dal tipo di emergenza. La protezione civile
assume infatti il ruolo di istituzione che si deve occupare di settori estremamente
differenti ma accomunati dall’esigenza fondamentale della salvaguardia della
collettività da tutelare quindi con previsione e prevenzione e mediante la messa a
punto di piani di emergenza da attuarsi nel momento dell’evento. Nel testo di legge,
all’art. 2, sono elencati, in rapporto ad una suddivisione specifica degli eventi, gli
ambiti ordinari e straordinari di competenza territoriale. L’art. 3 definisce i compiti
specifici della protezione civile e sottolinea il ruolo rilevante della previsione e
prevenzione delle varie ipotesi di rischio nonché identifica il superamento
dell’emergenza nella rimozione degli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di
vita. All’art. 6 sono individuate le “componenti del servizio nazionale di protezione
civile” con il coinvolgimento di tutti gli enti, amministrazioni, istituzioni ed
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organizzazioni pubbliche e private nonché dell’utilizzo di banche dati in possesso di
chicchessia pur nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti. L’art. 11 esplicita quali
sono le strutture operative nazionali del servizio. Appare evidente come il legislatore
abbia voluto redarre un dettagliato quadro di coloro che di volta in volta, in base alle
necessità presentate da ogni singolo evento, possono essere direttamente coinvolti
nella operatività, ma allo stesso tempo, in una visione estremamente aperta delle
differenti esigenze che possono prospettarsi, ha previsto la possibilità della
protezione civile di usufruire del supporto di strutture che non siano espressamente
facenti parte della stessa, ma che abbiano la capacità di fornire mezzi, strumenti,
ecc., utili alla gestione dell’evento. Con il decreto ministeriale del 13 febbraio 2001
concernente l’adozione dei “Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi
sanitari nelle catastrofi” sono affrontate le problematiche concernenti il verificarsi
della maxi-emergenza con l’espressa necessità della redazione di un piano di
emergenza da parte delle Regioni, Province e Comuni. Nella premessa sono
introdotti quelli che saranno i principi sviluppati poi estesamente nel testo di legge
procedendo alla definizione di piano di emergenza come quell’ “insieme delle
procedure operative di intervento da attuarsi nel caso in cui si verifichi l’evento
atteso. Contemplato in un apposito scenario, il piano d’emergenza, che deve
recepire il programma di previsione e prevenzione, è lo strumento che consente alle
autorità competenti di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela
della popolazione e dei beni di un’area a rischio e di garantire con ogni mezzo il
mantenimento del livello di vita “civile” messo in crisi da una situazione che
comporta necessariamente gravi disagi fisici e psicologici”. Il piano è una struttura
dinamica poiché variano le situazioni territoriali; infatti, anche se la ciclicità è un
fattore costante per i fenomeni calamitosi, l’entità del danno è un
variabile
parametro
che di volta in volta caratterizza gli effetti reali dell’evento e di
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conseguenza la tipologia del soccorso. È per tanto necessario procedere
periodicamente non solo all’aggiornamento dello scenario dell’evento ma anche delle
procedure di intervento. Trattasi di una definizione completa ed esaustiva in quanto
non solo specifica cosa si debba intendere per piano di emergenza ma indica che lo
stesso debba essere elaborato in riferimento al massimo grado dell’evento atteso al
fine di ottimizzare la qualità del soccorso. Il testo poi è suddiviso in sezioni che
prendono in esame i vari aspetti del piano. Tra esse, di estrema importanza è quella
dedicata alla tematica sanitaria che, oltre alla medicina dell’emergenza, prevede i
compiti medico-legali, cioè quegli interventi indirizzati al recupero ed alla gestione
delle salme. Nell’ambito della redazione del piano sanitario è fondamentale la “fase
preparatoria” attraverso la quale arrivare alla conoscenza del territorio e di tutte le
strutture disponibili, cioè di quei presidi che possono essere utilizzati e reclutati al
momento della necessità.
Anche le regioni, come espressamente esplicitato nelle normative nazionali, hanno
potere legislativo in materia di protezione civile.
Nel merito è da sottolineare l’importanza del DGR 1390 del 27/12/2004 emesso dalla
regione Toscana e che così recita: “Direttive per le aziende sanitarie locali per
l’elaborazione del piano sanitario aziendale per le emergenze e per assicurare
l’integrazione del sistema sanitario regionale con l’attività della protezione civile”.
Ancora una volta quindi si sottolinea l’importanza del camminare e lavorare insieme
ossia dell’integrazione fra tutte le componenti e le loro attività.
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CAPITOLO 2
IL PERCHE’ DEL PROGETTO GESTIONE DELLE SALME
E DEI
FAMILIARI DELLE VITTIME NEI DISASTRI
I dettati normativi nazionali e regionali sopra riportati hanno prodotto una seria
riflessione sull’argomento. Lo studio dei rischi sismico, idrogeologico ed idraulico
riferiti al territorio del Mugello e della provincia di Firenze condotto dal
Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze ben ha influito sulla
nascita del progetto ”gestione delle salme”. La ricerca ha fornito una mappatura
completa delle aree vulnerabili su tutto il territorio della provincia di Firenze. Lo
studio è stato suddiviso in due fasi: una relativa alla raccolta delle informazioni, alla
loro elaborazione e successiva sintesi, la seconda relativa agli effetti in termini di
danno atteso sugli elementi a rischio.
La parte dello studio che ha influenzato la nascita del progetto riguarda il rischio
sismico. Tale
rischio dipende non solo dalle caratteristiche dell’evento sismico
atteso, ma soprattutto dalle condizioni edilizie, dal tipo di economia, dal grado di
“educazione sismica” della popolazione, dalla presenza di strutture di soccorso e
dall’efficienza dei servizi di protezione civile. Lo studio ha permesso di realizzare
una sintesi omogenea, su tutto il territorio provinciale, dello stato di conoscenza sui
rischi idrogeologico e sismico e di definire per ogni comune il numero e la
percentuale di edifici e di popolazione esposti ai vari livelli di pericolosità. Lo
scenario di danno maggiore per evento sismico è stato evidenziato per la città di
Firenze con 61 edifici crollati e 86 persone decedute.
Altro elemento fondamentale è la presenza su tutto il territorio provinciale di
infrastrutture (aeroporto, stazioni, centri commerciali, stadio, ecc.) ad alto rischio,
capaci di generare una maxi-emergenza. Un esempio di questo pericolo è il disastro
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aereo all’aeroporto di Milano Linate, con un bilancio finale di 118 morti: il più
grave incidente aereo mai avvenuto in Italia e, tra le collisioni al suolo nella storia
dell’aviazione, secondo solo al disastro di Tenerife del 1977.
Nel XXI secolo poi, si profila all’orizzonte dei paesi occidentali un nemico di
sempre: il terrorismo. Infatti, sebbene numerosi paesi europei ed extraeuropei
avessero già conosciuto questo triste fenomeno specie nella seconda parte del XX
secolo, ora anche la nazione che riteneva immune il proprio territorio, ossia gli USA,
devono fare i conti con tale rischio. “L’attacco alle torri gemelle ha segnato l’inizio
di una nuova epoca nella quale tutti i paesi occidentali debbono imparare a
convivere con il rischio degli attentati terroristici (29/09/2001 De Amicis)”. I danni
visibili prodotti dagli attacchi terroristici, pur nella loro grandiosità, sono poca cosa
rispetto ai danni che non si vedono. In Italia, l’attentato terroristico che ha provocato
un ingente quantità di vittime (85 morti e 200 feriti) risale al 2 agosto 1980 presso la
stazione ferroviaria di Bologna, quando un ordigno scoppiava all’interno della sala
d’aspetto di II classe. In Europa gli eventi più recenti a firma terroristica sono
rappresentati dalla strage di Madrid e dagli attentati di Londra.
2.1 OBIETTIVI DEL LAVORO
Riflettendo su questi eventi ed anche su altri avvenuti nel mondo e osservando,
attraverso i mass media, i volti dei parenti delle vittime e dei superstiti, nasce
l’esigenza di pianificare la gestione di un dignitoso trattamento delle salme,
dell’assistenza e della precisa informazione ai familiari delle vittime.
Nel concreto tutto questo potrebbe essere ottenuto con il lavoro di équipes
multidisciplinari formate ed addestrate ad hoc.
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CAPITOLO 3
ANALISI DI CASI DI MAXIEMERGENZA
3.1 TERREMOTO IN IRPINIA: NOVEMBRE 1980
Erano le 19.35 del 23 novembre 1980 quando due scosse sismiche a distanza di pochi
secondi una dall’altra sconvolsero per un interminabile minuto e trenta secondi una
vasta area dell’Appennino meridionale, a cavallo tra l’Irpinia e la Basilicata.
In sintesi i numeri del terremoto furono i seguenti:
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Magnitudo delle scosse 6,5/ 6,8 della scala Richter;
-
Durata della scossa principale 90 secondi;
-
Regioni colpite 3 (Campania, Basilicata e Puglia);
-
Comuni colpiti 687;
-
Superficie totale colpita 15.400 kmq;
-
Popolazione colpita oltre 5.000.000 di abitanti;
-
Morti 2998;
-
Feriti 8245;
-
Senza tetto 234.960.
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La vastità dell’area colpita, la natura geologica montagnosa per oltre il 70%, il
verificarsi di fenomeni franosi compromettenti l’esistenza di taluni paesi ed incidenti
sulla viabilità, il tempo inclemente caratterizzato da pioggia, neve, forte diminuzione
della temperatura e della visibilità diurna nei primi 10 giorni configurarono le
incidenze negative sull’azione di soccorso.
Quest’ultima peraltro, fu caratterizzata dalla numerosa presenza di persone (circa
8.000 solo i volontari) che tuttavia non furono supportati da una vera organizzazione;
produssero perciò tutto il proprio sforzo, a volte fino allo sfinimento, senza avere
l’esatta coscienza dei risultati. Tutto era lasciato alla buona volontà, fantasia e
capacità personale.
3.2 STRAGE DI MILANO LINATE
La mattina dell’8 ottobre 2001 la pianura padana era immersa in una fitta nebbia ed il
capoluogo lombardo non faceva eccezione. Sulla pista dell’aeroporto di Milano13
Linate la visibilità era ridotta a meno di 200 metri. Due aerei, un MD80 ed un Cessna
in fase di decollo si urtano. Nell’urto l’aereo di linea perde il motore destro e la
gamba destra del carrello principale. Nonostante una serie di manovre del pilota
scandinavo, giudicate perfette, l’areomobile ormai ingovernabile si schianta contro il
deposito bagagli posto sul prolungamento della pista. L’impatto con l’edificio causa
la morte di tutti i 110 occupanti dell’aereo; il successivo incendio sprigionatosi
uccide 4 operatori al lavoro nel deposito e ne ferisce gravemente altri 4. Muoiono
anche gli occupanti del Cessna. Vittime totali: 118.
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Il piano aeroportuale prevedeva già le aeree dove portare gli illesi, i feriti ed i
deceduti. Peraltro l’incidente è avvenuto in un luogo molto vicino a quello che i piani
aeroportuali prevedono essere il punto di “noria primaria” per lo smistamento dei
feriti. Per le salme era già previsto il loro trasporto iniziale presso un hangar: in
questa occasione è stato scelto appositamente quello dei militari per la sua logistica
favorevole.
3.2.1 RECUPERO DELLE SALME DI LINATE
Accedere all’interno dell’aereo era praticamente impossibile. È stato necessario
tagliare completamente la fusoliera nella parte superiore e recuperare le salme
dall’alto. I corpi dei passeggeri erano tutti spostati sulla sinistra della carlinga, tutti
ammassati e confusi con le strutture, i rivestimenti, l’arredo dell’aereo; molti corpi
erano ancora ancorati ai sedili strappati dalle loro guide a causa dell’urto. Durante le
operazioni di soccorso i Vigili del Fuoco, una volta individuata una salma e messa
per quanto possibile in sicurezza la zona circostante, facevano avvicinare il medico
SEA che eseguiva la constatazione di decesso. Poi, insieme al personale
infermieristico dell’aeroporto e successivamente della CRI militare, veniva eseguita
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la rimozione della salma che era posta dentro ad un sacco salma e quindi in una
barella “toboga”. Nei due cantieri di lavoro in cui è stato suddiviso l’aereo, il
recupero delle salme è stato eseguito con quattro “toboga”. Queste venivano
allontanate dal punto di ritrovamento e portate a bordo degli autobus dell’aeroporto
usualmente adibiti al trasporto dei passeggeri.
A bordo di ogni bus venivano caricate fino a 12 salme per volta; quindi l’autobus
partiva verso l’hangar militare dove i medici
della medicina legale di Milano
avevano allestito una “morgue” per le prime pratiche di riconoscimento.
La Polizia scientifica, scegliendo di riprendere filmati di tutte le operazioni, non ha
eseguito rilievi fotografici specifici prima di ogni rimozione di salma. Del resto va
detto che eseguire le foto su ogni salma o pezzo anatomico prima della sua rimozione
era difficile a causa di una quantità impressionanti di ingombri cui erano frammisti i
corpi. Ingombri che per le vittime ancora all’interno dell’aereo, erano determinati dai
pezzi derivanti dalla distruzione del velivolo e dell’edificio: lamiere, pezzi di
cemento, porzioni di arredo, sedili sfasciati, bagagli……
Dopo circa due ore dal disastro, insieme al personale di assistenza della SEA, è stato
istituito un punto di ristoro per il personale di soccorso, inizialmente con delle
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bottiglie di acqua. La gente aveva bisogno di bere; era disidratata dalla fatica e c’era
costantemente un odore molto acre costituito da un miscuglio di kerosene bruciato,
estinguente, polvere di cemento ed altro. Successivamente anche i Vigili del Fuoco
hanno istituito un secondo punto di ristoro. Le operazioni di recupero delle vittime
sono state tecnicamente difficili con evidenti rischi per i soccorritori soprattutto per i
possibili crolli dell’edificio già distrutto e hanno avuto una durata di circa 24 ore.
3.2.2 I FAMILIARI DELLE VITTIME DI LINATE
Nella fase iniziale dell’evento,la gestione dei familiari delle vittime è stato un vero
fallimento.
Un familiare riesce a parlare con l’aeroporto e chiede del volo SAS per Copenaghen
delle 07.35. La risposta: “Signora il volo della SAS per Copenaghen è partito
regolarmente”.
Alcuni parenti, giunti all’aeroporto in auto, vengono fermati dalle Forze dell’Ordine
che ne impediscono l’accesso. Parcheggiata l’auto altrove,
raggiungono
l’aerostazione a piedi e si recano nel settore partenze internazionali; al banco delle
informazioni l’addetta non sa nulla, non riesce a dare informazioni sull’incidente e li
dirotta ad un altro banco, …..ma anche lì nessuna notizia. Provano al check-in della
SAS, ma non trovano nessuno. Finalmente vengono raggiunti da una responsabile
della SAS che però li sballotta da una stanza all’altra. Lasciano i dati del parente.
“Vi avvisiamo appena sappiamo qualcosa!!”.
Dopo alcune ore, i familiari, in numero decisamente aumentato, vengono raggiunti
da un medico e da un responsabile dei Vigili del Fuoco. Le sole informazioni che
vengono rilasciate ai parenti riguardano la dinamica dell’incidente e poco o niente
sulle vittime.
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I parenti rimangono in attesa e in ascolto delle informazioni trasmesse dai massmedia. Successivamente giunge in saletta un responsabile:”Allora signori abbiamo
allestito dei pullman navetta per l’hangar militare in modo da trasferirvi tutti lì e
dare informazioni”. Sul pullman salgono 2-3 familiari per ogni passeggero
dell’aereo. Arrivati al circolo ufficiali dell’aviazione militare i parenti vengono
accolti da un medico legale che chiede:”Signori avete portato uno spazzolino, una
radiografia dei denti?”. I familiari sbalorditi non capiscono, qualcuno chiede:”Ma
quanti sono i feriti? Nessuno ci ha detto niente”. Ed il medico legale: “Ma signori
sono tutti morti!”.
All’interno del circolo ufficiali vi è un continuo ripetersi di scene strazianti, urla e
lacrime.
In una sala al piano superiore si raccolgono i dati ante mortem, vengono fatte salire
2-3 famiglie alla volta. Il personale addetto alla raccolta dei dati non aveva nessun
modulo prestampato, solo un foglio bianco e non sapevano neanche loro cosa
dovevano chiedere.
In prefettura era stata allestita l’unità di crisi , alcuni parenti vi si recano per cercare
nuove informazioni:”Si, l’unità di crisi c’è, ma non è per il pubblico”.
Poco dopo l’incidente al 118 di Milano sono iniziate ad arrivare numerose telefonate
di persone che chiedevano notizie sulle vittime. Gli operatori del 118 avevano il
compito di rispondere che per tali richieste c’era un numero di telefono dedicato
presso la Prefettura. Purtroppo è accaduto che i parenti delle vittime componessero
tale numero ed in Prefettura si sentissero rispondere di chiamare il 118.
In caso di mass disaster, è assolutamente prioritaria l’attivazione di un numero verde
con più linee in ingresso per dare informazioni ai parenti delle vittime.
All’unità di crisi la lista degli occupanti l’aereo è giunta dopo più di 2 ore dall’evento
mentre degli occupanti del Cessna e dei dipendenti SEA non si sapeva nulla.
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Quarantotto ore dopo l’evento i familiari delle vittime di Linate vengono contattate
dai tutors messi a disposizione dalla SAS.
3.3 STRAGE DI MADRID
Alle ore 07.39 dell’11 marzo 2004, Madrid viene sconvolta da dieci violente
esplosioni. Alla stazione di Atocha le esplosioni devastano due treni di pendolari ed
un treno ad alta velocità: i morti sono almeno 80 ed i feriti 250.
Altre esplosioni avvengono in due località nei pressi di Madrid: EL Pozo del Tio
Ramando e Santa Eugenia. Gli ordigni utilizzati per l’attentato hanno colpito 4
convogli di pendolari.
La capitale spagnola è rimasta paralizzata. Le autorità raccomandano di evitare ogni
spostamento non strettamente necessario. Gli attentati sono stati organizzati in modo
da causare un numero elevato di morti. Le vittime sono soprattutto operai dei
sobborghi di Guadalajara e Alcalà de Juanes e studenti degli istituti tecnici e del
politecnico di Madrid situati nelle vicinanze della stazione di Santa Eugenia.
Gli attentati hanno prodotto in tutto 192 cadaveri e circa 1500 feriti.
Tutte le salme furono riunite in un unico padiglione dell’Ifema (ente fieristico
madrileno) comprese quelle decedute negli ospedali;
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in altri padiglioni ad esso adiacenti furono ospitati i familiari delle vittime.
Il processo d’identificazione fu lento e difficoltoso: oggetti e documenti personali
furono in alcuni casi rinvenuti nelle tasche degli abiti maschili mentre
l’identificazione delle vittime di sesso femminile divenne molto più complesso per la
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difficoltà del ritrovamento delle borsette. Circa 100 membri della polizia scientifica e
80 forensi turnavano per effettuare le autopsie e le identificazioni.
Le sale d’accoglienza per i familiari presentavano tavoli rotondi ricoperti di tovaglie
blu con al centro due posacenere e fazzoletti di carta e attorniati da 6-7 sedie.
I familiari accedevano ai padiglioni attraverso gli ingressi “nord” e “sud” di Ifema e
venivano ricevuti da squadre di psicologi, personale dei sevizi di emergenza, da
volontari e da sacerdoti che li accompagnavano in ogni momento.
Perché in ogni momento? La domanda può apparire banale, ma proprio gli psicologi
sostengono che questo tipo di morte sia la più dolorosa in quanto non ha
giustificazione. Una volta entrati nel padiglione i familiari delle vittime consultavano
la lista dei feriti e se il loro familiare era presente venivano dirottati verso l’ospedale
di competenza diversamente i familiari venivano accompagnati verso la sala della
raccolta dati ante mortem.
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L’equipe che accoglie i parenti deve trasmettere calma, raccogliere i dati antemortem utili all’identificazione, individuare un familiare idoneo ad eseguire il
riconoscimento (meno vulnerabile ed impressionabile). Ai familiari venivano
mostrate foto di particolari: mano con anello, tatuaggi, orecchini ecc. qualsiasi cosa
potesse servire per l’identificazione.
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Effettuata questa operazione i familiari delle vittime si accomodavano in sala
d’attesa. In sala d’attesa c’erano divanetti, poltrone e tavoli ed anche cibo e bavande
per rendere il più possibile confortevole il soggiorno.
Una volta comparati i dati ante-morteme con quelli post-mortem ricavati dalla
medicina legale, i parenti venivano avvisati attraverso un altoparlante che un corpo
era stato identificato e potevano procedere con il riconoscimento visivo. Operatori
della protezione civile accompagnavano i familiari verso il padiglione 6.
Giunti al padiglione 6 i familiari procedevano all’identificazione del cadavere,
all’interno del padiglione entrava una famiglia alla volta.
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Una psicologa riferisce: ” credo che l’obitorio del padiglione 6 dell’Ifema sia
orribile, ci sono braccia, pezzi di corpo, di tutto. Io stessa non so come farò a dare
serenità a qualcuno.”
I corpi erano contenuti da un sacco bianco, una volta riconosciuti venivano messi
all’interno di un sacco nero e allocate separatamente. Per gestire l’area salme ed i
familiari delle vittime furono necessari: 100 poliziotti della polizia scientifica e 80
medici legali (per cercare di ridurre al minimo gli errori), 200 tra psicologi, assistenti
sociali, personale sanitario, 30/40 ministri di culto (tutte le religioni), operatori di
protezione civile (principalmente per aspetto logistico), personale d’impresa di
pompe funebri per un totale di circa 500 persone.
La valutazione critica dell’esperienza madrilena consente di apprezzare la tempistica,
la completezza del personale specialistico coinvolto, il proficuo apporto del
personale volontario come anche la scelta dell’area di raccolta.
A tal proposito tuttavia appare importante sottolineare che, al di là delle
caratteristiche positive specie per quanto riguarda la dimensione e la tipologia della
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struttura utilizzata e la facilità d’accesso alla stessa, risulta alquanto sconveniente la
non interdizione al pubblico visitatore dell’area espositiva in atto. In effetti le due
manifestazioni in corso ( fiera sull’educazione e sulla salute dentale ) erano
indirizzate ad un pubblico sì eterogeneo ma con forte componente infantile ed
adolescenziale con i relativi mezzi pubblicitari. Diplomaticamente si potrebbe
definire “anacronistico” il via-vai di bimbi con palloncini colorati e gadgets vistosi
tra persone piangenti alla disperata ricerca di una notizia, di una parola e perché no,
di un volto.
3.4 GLI ATTENTATI DI LONDRA
Gli attentati del 7 luglio 2005 a Londra furono una serie di esplosioni causati da
attentatori suicidi che colpirono i trasporti pubblici della capitale inglese nell’ora di
punta.
I
bersagli
furono
tre
treni
della
metropolitana,
colpiti
quasi
contemporaneamente e, dopo circa un’ora, un autobus. Le vittime furono 52 morti,
compresi gli attentatori e circa 700 feriti. Conseguentemente tutta la rete
metropolitana venne chiusa per alcuni giorni e le corse degli autobus furono sospese
per gran parte della giornata nella zona centrale della città assieme alla chiusura di
molte circostanti le stazioni colpite.
25
La prima bomba esplose su un vagone della Circle Line tra le stazioni di Liverpool
Street ed Aldgate all’interno del tunnel in prossimità della stazione di arrivo con il
coinvolgimento di un binario parallelo.
La seconda scoppiò su un vagone della Circle Line tra le stazioni di Edgware Road e
di Paddington con il coinvolgimento di un treno in direzione opposta.
La terza, la più devastante, su un treno tra le stazioni di King’s Cross St. Pancras e
Russell Square danneggiò seriamente anche il tunnel circostante.
Gli effetti delle esplosioni sono stati diversi fra loro molto probabilmente anche in
rapporto alle diverse caratteristiche delle gallerie. I danni maggiori infatti si sono
verificati sulla linea di profondità con gallerie strette ospitanti un solo binario e con
intercapedine tra muri e treni di 15 cm: uno spazio così ristretto ha determinato una
concentrazione della forza dirompente accentuandone l’effetto. Minore è stato il
danno sulla linea di sub-supeficie meno profonda con tunnel abbastanza larghi e due
binari paralleli.
Dopo circa un’ora, a Tavistock Square, a bordo dell’autobus a due piani n°30
un’esplosione causò la morte di 25 persone oltre all’attentatore. L’esplosione staccò
26
il tetto del piano superiore e distrusse la parte posteriore lasciando quasi intatta quella
anteriore. La detonazione avvenne in prossimità della sede dell’associazione dei
medici britannici che riuscirono a prestare immediato soccorso alle vittime.
Gli attentati sono stati il più grave attacco a Londra dalla seconda guerra mondiale ed
il secondo più sanguinoso attacco terroristico nel Regno Unito dopo Lockerbie.
Entro 24 ore dall’evento è stato allestito il centro raccolta salme mediante
l’approntamento di una struttura provvisoria che, nel giro delle 48 ore successive, è
stata completata con la messa a punto di tutto il necessario ai fini identificativi ed
autoptici in conformità con i protocolli esistenti.
A questa struttura hanno avuto accesso le salme provenienti da tutti i siti coinvolti
dagli attacchi terroristici. Al tempo stesso, nella stessa sede, si sono recate anche le
équipes medico legali ed hanno trovato locali a loro dedicati anche i familiari delle
vittime.
Anche in questa occasione, il sostegno ai sopravvissuti ed ai familiari delle vittime
ha costituito un aspetto essenziale del problema tanto è vero che, a tutt’oggi,
proseguono incontri tra responsabili governativi e familiari delle vittime al fine di
raccogliere richieste ed esperienze per poter fornire risposte sempre più adeguate.
27
Le critiche più frequenti sono state quelle che hanno evidenziato la lentezza dei
contatti, la scarsa collaborazione tra le organizzazioni, le difficoltà di indicazione
verso gli ospedali di ricovero dei feriti coinvolti e, in alcuni casi, della mancanza di
contatto con le famiglie ai fini identificativi.
Tutto ciò sebbene entro due giorni dagli episodi terroristici fosse stato allestito un
centro di assistenza per sopravvissuti e familiari delle vittime con lo scopo di
indirizzare, secondo necessita, a centri specialistici ed, in modo particolare, verso i
centri di salute mentale. Questo centro con sede a Londra ed accessibile
telefonicamente anche da fuori, è stato tuttavia poco pubblicizzato.
Da tutte queste informazioni è derivata un’attività specifica finalizzata al
miglioramento di quanto già in atto, alla ricerca ed alla realizzazione di quant’altro
possa essere utile a meglio sopportare l’evento e le conseguenze di un dramma.
Per quanto riguarda le informazioni sono stati approntati dei protocolli telefonici che
permettono al National Mutual Aid Telephony System di meglio gestire le chiamate
anche con deviazione ad altre fonti informative mediante messaggi registrati.
I ricoveri possono essere meglio identificati attraverso la centralizzazione in un unico
ufficio di informazione di pronto soccorso. L’allestimento di centri di accoglienza
fornirà risposte all’aiuto richiesto sia da famiglie sia da i singoli individui. L’unità di
assistenza umanitaria del dipartimento per la cultura, l’informazione e lo sport ha
contattato direttamente sopravvissuti e familiari delle vittime con lo scopo di
raccogliere suggerimenti. Da questa fattiva collaborazione sono nate alcune prime
azioni concrete come la stesura di opuscoli informativi comportamentali indirizzati ai
datori di lavoro che abbiano tra i dipendenti dei sopravvissuti da eventi traumatici; la
collaborazione tra sopravvissuti e personale della metropolitana con sopralluoghi
lungo le linee per migliorare le attrezzature “first aid”; la formazione di volontari
che, solitamente per la vicinanza al luogo, sono i primi ad arrivare sull’evento; da
28
ultimo la formazione di una biblioteca on line dove facilmente poter attingere
cognizioni ed informazioni.
Inoltre per tutto ciò che riguarda la gestione delle salme e la relativa informativa è
stato evidenziato quanto importante sia la certezza del decesso di una persona prima
di darne comunicazione alla famiglia nell’ambito di un miglioramento semplificatore
delle procedure del Disaster Victim Idenfication (DVI).
Appare poi fondamentale lo sviluppo di piani per l’emergenza simili a quello
londinese ma da realizzare in altre zone del paese.
Dall’esame di quanto successo e di cosa è stato fatto si evidenzia, in modo
particolare, quanto importante sia l’adeguamento legislativo all’evoluzione della
società. Nella fattispecie, difficoltà sono nate dagli impedimenti di competenza
territoriale dei coroners vincolati da una legge ottocentesca. Anche l’attuale
importante salvaguardia della privacy può tuttavia creare problemi se applicata
letteralmente senza una logica interpretazione nel momento della necessaria raccolta
dati in caso di mass disaster.
3.5 CONSIDERAZIONI
L’esame dei casi considerati evidenzia quanto l’approccio alla maxiemergenza si sia
evoluto nel tempo in rapporto all’evolversi delle conoscenze, ma soprattutto alla
presa di coscienza della complessità che riveste un evento traumatico e del grave
danno che da questo deriva sia al singolo sia alla società. L’analisi degli eventi, la
raccolta e l’esame delle criticità spingono a valutare gli errori inevitabilmente
commessi come fonte di miglioramento e non di colpa.
29
CAPITOLO 4
RESILIENCE MORTUARY
La predisposizione di un piano d’emergenza relativo a disastri comporta l’acquisizione di
conoscenze in merito, ma anche il confronto con altre realtà magari già consolidate che
possano indicare la via per la stesura di protocolli. Se è vero infatti che nulla è valido in
assoluto, ma tutto deve essere calato nella specifica realtà, è anche altrettanto vero che le
esperienze altrui devono essere usate non pedissequamente, ma per farne frutto e, se possibile,
migliorarle.
Ecco perché riportiamo di seguito il modello londinese per la gestione delle salme e del lutto.
Il modello coinvolge l’autorità locale responsabile dell’individuazione dell’obitorio.
30
L’organizzazione prevista è basata su tre componenti: una struttura smontabile, una riserva di
equipaggiamento specialistico ed il personale.
È verosimile che tale apparato possa essere utilizzato nel caso di
50-100 morti o più
nonostante la capacità teorica sia infinita; attualmente però tende ad occuparsi di casi con
numero di morti non superiore a 500.
L’intera struttura è completamente trasportabile e necessita di un’area aperta e sicura dove
possa essere ben allestita. Naturalmente l’area deve essere ampia e paragonabile ad uno o due
campi da football. Ad oggi sono già stati identificati sette siti atti allo scopo.
4.1 CRITERI PER L’ATTIVAZIONE DELL’OBITORIO D’EMERGENZA
• Potenziale insufficienza dei normali obitori;
• L’obitorio normale non si trova in luogo ottimale;
31
• Il disastro coinvolge CBRN e/o materiale pericoloso;
• I servizi essenziali non sono garantiti;
• Le cause o la durata del disastro non sono note;
• La sicurezza dell’obitorio necessita di un luogo dedicato ed altrettanto sicuro;
• La durata delle attività mortuarie è tale da mettere in difficoltà i locali servizi
preposti.
4.2 FASI DI ATTIVAZIONE
1. Accordo sul luogo d’installazione: l’area deve essere aperta e vasta. Il piano deve
essere attivato dal Mortuari Operations Manager;
2. Richiesta di meeting sul posto con il manager De Boer (entro 4 ore);
3. Allestimento di un ufficio-base che sovrintenda all’installazione;
4. Ripasso del piano londinese per la maxiemergenza;
5. Ripasso del Resilience Mortuary Plan;
6. Ripasso dello schema funzionale delle attività mortuarie con particolare attenzione
ai problemi inerenti i familiari e la raccolta dati post-mortem;
7. Recupero dell’equipaggiamento necessario;
8. Recupero dello staff professionale adeguato.
4.3 APPRONTAMENTO DELLA STRUTTURA
Sono previste quattro fasi:
• Ricevimento dei corpi e conservazione in celle frigorifero;
• Allestimento dell’unità post-mortem;
• Approntamento degli uffici;
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• Assistenza alle famiglie, ulteriori approvvigionamenti, sistemazione dei locali per
gli assistenti sociali.
Altri aspetti da considerare sono:
• Disposizione di un adeguato perimetro di sicurezza e della sistemazione adeguata
per i mezzi di comunicazione;
• Predisposizione di tempi dedicati ai briefings del personale;
• Predisposizione di tempi per la revisione del lavoro svolto;
• Predisposizione di meetings regolari fra i responsabili dei vari settori.
33
CAPITOLO 5
“PROGETTO GESTIONE SALME” DELLA PROTEZIONE CIVILE
PROVINCIALE DI FIRENZE.
5.1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La letteratura definisce il disastro di massa come “un evento traumatico che provoca
meno o più di 15 morti con o senza feriti”. Nel progetto “gestione delle salme e dei
familiari delle vittime nei disastri”, la definizione di disastro cita: “evento traumatico
che provoca un numero di vittime superiore a 5 con o senza feriti”. Si è indicato un
numero di vittime piuttosto basso considerando che l’esperienza internazionale ha
indicato che anche un numero di morti inferiore a 10 può una causa di crisi del
sistema organizzativo.
Il sito del disastro prevede interventi di tipo multidisciplinare (protezione civile,
soccorso
sanitario,
procedure
medico
legali,
ecc.).
Le
procedure
autoptiche/identificative avvengono di solito in un luogo diverso da quello del
disastro e sono di competenza esclusiva della medicina legale. Lo staff medico
legale, dopo aver accertato la sicurezza del luogo dell’evento e il completamento
delle fasi di soccorso e recupero dei feriti, provvede alla delimitazione e
demarcazione del sito come previsto dal protocollo DVI dell’Interpol. Tale
operazione prevede la delimitazione, l’allestimento della griglia e la documentazione
iconografica del sito (video, rilievo cartografico con quadrettatura, ecc.).
34
Questa fase estremamente importante permette di identificare i punti di repere dei
corpi e degli oggetti personali utili all’identificazione, provvedendo poi
all’etichettatura ed ai rilievi fotografici degli stessi prima della rimozione. Tutte
queste operazioni vanno eseguite con estrema cura: l’errore potrebbe avere
ripercussioni sui rilievi autoptici. Una volta espletate tutte le procedure, lo staff
medico legale disporrà per la rimozione, il trasporto e la conservazione della salma
fino al riconoscimento/autopsia/identificazione.
Il progetto prevede un’attività formativa specifica per il personale soccorritore
facente parte della protezione civile affinché il personale stesso non proceda alla
rimozione della salma senza autorizzazione medico legale.
Il materiale necessario per il disbrigo delle operazioni che precedono la rimozione
del cadavere (materiale fotografico, termometro, picchetti segnaletici, ecc.) e quello
necessario alla rimozione dello stesso (sacchi salme, etichette, contenitori, guanti,
calzari, ecc.) è stato indicato espressamente dalla medicina legale. Inoltre, alla
protezione civile spetta l’onere di reclutare e fornire il personale ausiliario ed il
personale per il trasporto delle salme. Una volta completata la fase di individuazione,
etichettatura e rimozione delle salme dal luogo del disastro si procede alla
conservazione dei corpi in attesa di tutte le indagini scientifiche medico legali. I
35
corpi vengono mantenuti in ambiente refrigerato per limitarne la decomposizione che
comporterebbe difficoltà per l’identificazione visiva e per la valutazione della causa
di morte. Presso l’Istituto di medicina legale di Careggi si possono conservare circa
20 salme ed eseguire contemporaneamente più esami autoptici. Sono presenti locali
adatti ad ospitare i familiari delle vittime tuttavia, se il numero dei cadaveri risulta
essere superiore si rende indispensabile l’utilizzo di strutture diverse. La protezione
civile provinciale di Firenze si impegna a reperire strutture atte allo scopo (tende con
refrigeratori, container frigorifero) fino alla consegna della salma ai familiari.
Il sito “raccolta e conservazione salme” deve essere collocato il più vicino possibile
al sito “post-mortem” per facilitarne il trasporto e le indagini identificative. Nelle
vicinanze del “sito conservazione” si allestisce un locale ove accogliere i familiari
delle vittime, ove procedere all’identificazione visiva (quando possibile) e
provvedere a tutta la procedura identificativa (raccolta dati ante-mortem e confronto
con dati post- mortem). L’area destinata a tale scopo deve essere sufficientemente
capiente e con locali separati (sale attesa, identificazione visiva, raccolta dati antemortem). La raccolta dati ante-mortem, operazione estremamente delicata, deve
essere eseguita da personale specificatamente formato e supportato dallo psicologo.
Se sul luogo dell’evento non è presente una struttura attrezzabile dal punto di vista
necroscopico o necessita di supporto ausiliario, la protezione civile allestirà una
tenda o un mezzo mobile dotato di impiantistica (elettricità, acqua, lavabo, scarichi e
recupero scarichi, tavoli per esame esterno e raccolta impronte digitali, tavoli settori,
strumentazione per esame necroscopico e odontologico, apparecchio radiografico
portatile, diafanoscopio, guanti, copriscarpe, sacchi per la raccolta degli indumenti e
degli effetti personali, provette per la raccolta di materiale biologico, computer
portatili ecc.). Il personale medico legale verrà fornito dall’Istituto di Medicina
Legale di Careggi che effettuerà anche tutti gli esami tossicologici e genetici.
36
Il progetto è sato definito in collaborazione con la Direzione e lo staff dell’Istituto di
medicina Legale di Careggi e la Protezione Civile Provinciale di Firenze.
5.2 PROTOCOLLO GESTIONE SALME
DISASTRO DI MASSA:evento traumatico che provoca un numero di vittime uguale o
superiore a 10 (letteratura). Nel progetto il numero delle vittime è codificato come
uguale o superiore a 15.
5.2.1 SITO DEL DISASTRO:
1. logistica :
•
circoscrizione area del disastro;
•
allertamento autorità competenti per le necessità di cui ai punti
successivi;
•
coordinamento con autorità giudiziarie.
2. feriti:
•
ricerca di eventuali feriti;
•
primi soccorsi in loco;
•
trasporto presidi loco/regionali.
3. cadaveri (competenza medico legale):
•
ricerca, individuazione e numerazione corpi/parti di corpo, effetti
personali;
•
fotografia prima della rimozione dei reperti numerati sopraccitati;
•
disposizioni per il trasporto dei reperti nel sito in cui si disporrà la;
conservazione dei cadaveri in attesa di autopsia e/o identificazione.
4. rilievi ambientali:
•
individuazione di eventuali situazioni di pericolo;
37
•
rilievi utili per l’autorità giudiziaria ai fini di una ricostruzione
dinamica dell’evento.
5.2.2 PERSONALE ED ATTREZZATURE PER IL SITO DEL DISASTRO
Per il punto 3 l’attività di individuazione, numerazione, rimozione e trasporto dei
cadaveri o parti di cadavere deve essere svolta in integrazione tra la P.C: e la MedLeg. In base al numero di vittime ipotizzato e alla dimensione dell’area del disastro
sarà necessario disporre di personale:
• medico (medici-legali e odontologi) che provvedano al punto 3. la
rimozione dei corpi e degli effetti personali vicino ad un corpo deve
essere condotta preferibilmente da personale specializzato per
mitigare l’errore durante l’identificazione;
• di supporto per il trasporto delle salme al sito di raccolta.
Il materiale necessario al recupero delle salme rappresentato da:
• sacche per la raccolta delle salme (bianche e nere);
• etichette impermeabili per numerare i corpi e le parti corpo, oggetti ed
effetti personali;
• sacchi per gli oggetti;
• contenitori per parti di cadavere;
• picchetti da usare come punti repere per i corpi e gli oggetti;
• nastro o barriere per la delimitazione del sito;
• barelle;
• dispositivi di protezione individuale;
38
• materiale per fotografare e filmare il luogo e le salme prima della
rimozione;
• materiale per rimuovere il cadavere;
• termometro per misurare la temperatura rettale;
• mezzi per il trasporto delle salme all’obitorio designato.
5.2.3 PROCEDURE AUTOPTICHE ED IDENTIFICATIVE
I disastri in genere richiedono due tipi di indagine per le salme, uno medico legale
per stabilire la causa di morte e la dinamica dell’evento lesivo ed uno identificativo
laddove l’evento traumatico o i fenomeni post mortali
hanno reso il cadavere
irriconoscibile.
Per indagini autoptiche s’intendono tutti gli esami condotti sulle salme al fine di
individuare la causa della morte.
Le indagini identificative sono finalizzate a stabilire l’identità del cadavere, necessità
di una raccolta di dati ante-mortem ed il confronto con i dati post-mortem raccolti
dalle procedure svolte sul cadavere.
5.2.4 LOGISTICA
La logistica prevede un centro di raccolta per le salme, un sito per la gestione dei
familiari e la raccolta dei dati ed un sito post-mortem. Questi luoghi devono essere
funzionalmente collegati, ma separati uno dall’altro.
1. Sito raccolta salme. Deve consentire la conservazione delle salme in
ambiente refrigerato prime e dopo le indagini autoptiche ed identificative fino
all’inumazione. A seconda del numero delle vittime il centro di raccolta
potrà essere rappresentato dall’Istituto di Medicina Legale o altrove ove il
numero delle vittime sia elevato. Possono essere utilizzate tende o container
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refrigerati. Il grado di refrigerazione dipende dalla struttura del locale e dalla
temperatura esterna. Il centro raccolta salme deve essere
il più vicino
possibile al sito post-mortem per facilitare il trasporto delle salme. Il
personale addetto al trasporto delle salme non deve essere necessariamente
specializzato , ma dotato di D.P.I..
2. Sito gestione familiari e raccolta dati. Il sito deve essere capiente e con
criteri di gestibilità della folla considerando che si possono presentare almeno
3 parenti per ogni salma (esempio percorsi obbligati, numerazioni
progressive). Suddiviso in aree separate per far si che i familiari possano
colloquiare privatamente con il personale e dotato di prese telefoniche e
servizi igienici. Gli allestimenti interni devono rispecchiare una sala d’attesa
e degli uffici dotati di fax, personal computer e schede identificative. Nel sito
opera un numero variabile di personale, in proporzione al numero delle
vittime. L’equipe è formata da : medici legali, odontologi, psicologi,
interpreti, personale di segreteria e personale di assistenza.
3. Sito post-mortem. Può essere una struttura predefinita, tenda o strurra
mobile in cui il personale tecnico possano mettere in atto le procedure
autoptiche ed identificative. Il locale/tenda deve essere munito di
impiantistica dedicata. L’interno deve essere allestito a sala autoptica ed il
personale varia a seconda del numero di autopsie da svolgere. Il gruppo di
lavoro è così formato : medici legali, odontologi, tecnici di sala anatomica,
tecnico radiologo, addetto al personal computer. La Sezione di Medicina
Legale garantisce la presenza del personale medico e tecnico e ne coordina le
attività.
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CAPITOLO 6
ASPETTI PSICOLOGICI LEGATI AL MASS DISASTER
A seguito del verificarsi di un mass-disaster si determina per i sopravvissuti, i parenti
delle vittime ed i soccorritori uno sconvolgimento dell’equilibrio psicofisico preesistente che prende il nome di stress.
L’evento disastroso infatti, procura nelle persone danni non solo fisici ma
psicologici. Di fondamentale importanza è l’azione molto precoce di squadre
opportunamente addestrate in psicologia dei disastri. La finalità della psicologia
dell’emergenza è di preservare l’equilibrio psichico dei sopravvissuti, dei parenti
delle vittime e dei soccorritori dall’azione psicolesiva degli eventi traumatici e di
ripristinarlo dove compromesso.
Tre sono i principali disturbi psicologici connessi alla tipologia dell’evento, alla
gravità delle risposte soggettive e alla durata delle conseguenze: disturbo
dell’adattamento (DA), disturbo acuto da stress (DAS) e disturbo post-traumatico da
stress (PTSD).
6.1 DISTURBO DELL’ADATTAMENTO (DA)
I disturbi dell’adattamento compaiono in seguito ad uno o più eventi stressanti in
grado di influenzare la sfera psichica e quella sociale; di solito sono transitori.
L’evento o gli eventi traumatici devono essere chiaramente identificabili. A volte
accade che situazioni oggettivamente traumatiche non producano segni di sofferenza
nelle persone, a differenza di altre apparentemente modeste; l’interazione personaevento è strettamente soggettiva. L’intensa sofferenza provocata dal disturbo causa
una compromissione delle funzionalità della persona a livello relazionale, lavorativo
41
e sociale. Il disturbo deve manifestarsi entro tre mesi dall’evento e ha una durata non
superiore ai sei mesi.
Ogni evento ha con se una certa potenzialità di indurre una condizione di stress e
nella civiltà occidentale ciò avviene più frequentemente in caso di separazioni
affettive e divorzi, morte di una persona cara, problemi di origine lavorativa, malattie
e traumi. L’evoluzione di una reazione all’evento in un DA è mediata da vari fattori
interagenti. Il peso della reattività individuale è certamente importante rispetto alla
gravità oggettiva dell’evento, in genere moderata. L’esperienza clinica suggerisce
che i fattori favorenti un maggior rischio di sviluppo di DA sono costituiti da eventi o
cambiamenti con elevato valore soggettivo (simbolico), da ridotte o compromesse
capacità di gestione dell’evento o crisi, da ridotto senso di controllo della situazione,
da percezione di perdita, da bassi livelli di supporto familiare e sociale, da altri eventi
stressanti negativi pregressi o concomitanti.
Il DA più frequentemente diagnosticato si manifesta con umore depresso e prevalere
di stato depressivo, pianto, sentimenti di disperazione.
La diagnosi si basa sull’esame clinico ed i dati anamnestici. Clinicamente il soggetto
presenta segni di sofferenza psicologica con sintomi depressivi, ansia, disturbi del
comportamento, sintomi somatici, compromissione dei rapporti sociali, del
rendimento sul lavoro e nello studio. Questi sintomi sono interpretabili come
“reazione in eccesso” verso quel determinato evento o cambiamento di vita.
L’anamnesi rileva la presenza di un evento traumatico precedente tre mesi circa
l’inizio dei sintomi.
Per definizione il DA ha durata limitata e buona prognosi. Se l’evento traumatico
persiste il DA può continuare.
Il Da prevede durata transitoria e remissione spontanea con la cessazione dell’evento
traumatico. Si distinguono casi che necessitano solo di osservazione o di un
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trattamento minimo da casi che richiedono comunque un trattamento specifico ed
adeguato, finalizzato soprattutto a prevenire l’evoluzione in altri disturbi. La terapia
si concretizza in tecniche di counseling o psicoterapia di supporto. Un trattamento
farmacologico con antidepressivi o trattamento combinato psicoterapeuticofarmacologico sono indicati in quei casi dove i sintomi sono più intensi, le risorse del
soggetto minori, la situazione di stress più duratura ed oggettivamente difficile da
gestire.
6.2 DISTURBO ACUTO DA STRESS (DAS)
Il disturbo acuto da stress si manifesta in persone che hanno vissuto un evento
traumatico implicante la morte o la minaccia di morte, gravi lesioni fisiche o una
minaccia all’integrità fisica propria o altrui. Il DAS può essere considerato la
potenziale anticamera del disturbo post traumatico da stress. Infatti, le situazioni
traumatiche che possono determinarne l’insorgenza sono le stesse.
Le uniche differenze con il disturbo post traumatico da stress sono la durata dei
sintomi e la presenza dei sintomi dissociativi quali l’amnesia dissociativa, la fuga
dissociativa, la depersonalizzazione e la derealizzazione. Il DAS ha una durata che
varia da pochi giorni ad un mese circa.
L’amnesia dissociativa si caratterizza per la presenza di episodi di incapacità di
ricordare dati personali importanti, compreso l’evento traumatico. La durata del
sintomo è in genere breve ed esso scompare all’improvviso. La fuga dissociativa si
manifesta con un allontanamento inaspettato dai luoghi in cui la persona risiede ed
incapacità di ricordare il proprio passato. Inoltre può presentarsi un disturbo
d’identità personale o addiritura l’assunzione di una nuova identità. La
derealizzazione consiste nel provare un forte senso di irrealtà o di distacco dalla
realtà, mentre la depersonalizzazione si manifesta con un senso di distacco e di
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estraneità da se stessi, come se la mente si trovasse al di fuori del proprio corpo.
Queste sensazioni sono dovute ad un tentativo estremo di prendere una distanza
emotiva dall’evento traumatico e di rendersi estranei ad esso.
La terapia del DAS non ha almeno finora un importante supporto letterario e può
essere desunta dalle esperienze sul trattamento della fase acuta del DPTS. Sebbene
l’esperienza a riguardo stia solo adesso specificatamente maturando, è opinione di
alcuni autori che un trattamento precoce dei sintomi in soggetti esposti ad un trauma
o ad eventi estremi possa prevenire o almeno ridurre il rischio di evoluzione verso
forme croniche di DPTS. L’esperienza è limitata e riguarda prevalentemente
interventi con farmaci oltre che strategie di supporto psicoterapeutico immediato.
6.3 DISTURBO POST- TRAUMATICO DA STRESS (DPTS)
Questo disturbo si verifica in seguito ad un trauma molto forte. Nel DPTS si ha una
risposta che comprende un aumento notevole del livello di ansia, la fuga dagli stimoli
associati al trauma e un indebolimento della reattività emozionale. Benché già in
precedenza vi fosse la consapevolezza che gli eventi traumatici vissuti in
combattimento potevano produrre nei soldati effetti negativi molto potenti, furono le
conseguenze della guerra del Vietnam a sollecitare il riconoscimento di questo nuovo
disturbo. L’origine di questa condizione va ricercata in un evento che ha creato nella
persona una paura intensa, orrore e un senso di impotenza. Si parla di disturbo
quando la persona, a causa dei sintomi provocati dal trauma, vede la propria funzione
sociale o lavorativa compromessa in maniera significativa.
Chi soffre del disturbo rivive persistentemente l’evento traumatico anche attraverso
incubi notturni. Stimoli che rappresentano simbolicamente l’evento (per esempio il
tuono, che ricorda a un reduce il rombo del campo di battaglia) oppure gli anniversari
di una determinata esperienza causano intenso disagio psicologico. Il fatto di rivivere
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l’esperienza traumatica è un aspetto la cui importanza non può essere sottovalutata,
dato che è la fonte probabile delle altre categorie di sintomi. Secondo alcune teorie, il
rivivere l’evento traumatico
sarebbe la caratteristica centrale del
DPTS (Foa,
Zinbarg e Rothbaum, 1992; Horovitz, 1986), in quanto la persona non sarebbe in
grado di integrare l’evento traumatico all’interno della sua esperienza di vita e delle
sue convinzioni preesistenti.
Un altro comportamento cruciale del disturbo è costituito dalla fuga dagli stimoli
associati all’evento e dalla attenuazione della reattività generale. La persona cerca di
evitare di pensare al trauma o di essere esposta a stimoli che possano riportarglielo
alla mente; a volte può essere incapace di ricordare aspetti importanti dell’evento
traumatico. L’abbassamento della reattività generale si manifesta nel diminuito
interesse per gli altri, in un senso di distacco e di estraneità e nell’incapacità di
provare emozioni positive. Questi sintomi sembrano essere contradditori con quelli
esposti precedentemente, ma in realtà il DPTS è caratterizzato da fluttuazione,
ovvero dal passaggio attraverso fasi alterne in cui la persona dimentica l’esperienza
traumatica e altre in cui essa riaffiora violentemente.
Infine sono presenti sintomi di aumentata attivazione fisiologica. Questi ultimi
comprendono la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, la difficoltà a
concentrarsi, l’ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
Altri problemi che si associano spesso a questo disturbo sono ansia, depressione,
rabbia, senso di colpa, abuso di sostanze (farmaci, alcool, droghe), problemi
coniugali e di lavoro. Comuni sono anche i pensieri e i progetti di suicidio e così pure
episodi esplosivi di violenza e di natura psicofisiologica connessi con lo stress come
dolori lombari, cefalea e disturbi gastrointestinali.
Molte persone si ritrovano a vivere esperienze traumatiche, ma non tutte sviluppano
il DPTS. Da un recente studio è emerso che solo il 25% delle persone passate
45
attraverso un evento traumatico con conseguente lesioni fisiche aveva in seguito
sviluppato il disturbo (Shalev 1996). Si può quindi concludere che l’evento in sè non
può essere l’unica causa del disturbo. Attualmente la ricerca in questo campo sta
tentando di individuare quali fattori distinguano gli individui sviluppanti il disturbo
post traumatico da stress da quelli che non lo manifestano.
6.4 IL LUTTO
Quando muore una persona cara oltre alla sofferenza per la perdita, che in alcuni casi
può trasformarsi in depressione o altre patologie, bisogna affrontare numerosi
cambiamenti. Secondo un punto di vista strettamente psicologico la reazione
“normale” alla morte di una persona cara passa attraverso varie fasi:
• Apatia e ritiro: la perdita viene vissuta come qualcosa di inaccettabile;
• Ricerca spasmodica della persona amata: subentrano rabbia, sensi di colpa e
depressione;
• Disorganizzazione del sé: anche se il dolore è meno cocente ci sono sintomi
di disorientamento e confusione;
• Recupero dell’organizzazione del sé: con l’allentamento del legame con la
persona scomparsa e il possibile instaurarsi di nuove relazioni.
Riguardo le reazioni al lutto, Linderman ha elaborato un modello basandosi
sull’osservazione di persone colpite dalla perdita di un familiare. Le reazioni sono
caratterizzate da:
• Disturbi organici e fisici.
• Vissuti di preoccupazione accompagnati da pensieri e immagini della persona
scomparsa.
• Sensi di colpa.
46
• Reazioni ostili ed irritabilità verso numerose persone inclusa quella deceduta.
• Irrequietezza ed iperattività senza alcun modello organizzativo di condotta o
senza nessuna capacità di fissare e di raggiungere degli obiettivi.
In generale nel lutto c’è una perdita di sicurezza che provoca uno stato di tensione e
di allarme e che si concretizza attraverso delle fasi successive. Le attività abituali ed i
ruoli definiti precedentemente in relazione alla persona scomparsa appaiono
ridondanti e inappropriati, rimangono senza significato almeno finchè non vengono
sviluppati nuovi modelli di interazione e vengono messi a fuoco nuovi obiettivi di
comportamento che per essere eseguiti non dipendono più dalla presenza della
persona cara. Gradualmente si riprendono i vecchi contatti sociali, si sviluppano
nuove relazioni e si definiscono nuovi obiettivi iniziando così a strutturare una nuova
identità. Alcuni soggetti possono manifestare delle reazioni atipiche al lutto, cioè
modelli di reazione che non tendono a diminuire con il passare del tempo e quindi
interferiscono in modo significativo con il funzionamento sociale e personale
rendendo necessario un aiuto professionale specifico. La diagnosi più diffusa tra i
pazienti colpiti da lutto è quella di “depressione reattiva o nevrotica” con maggiori
sentimenti di colpa e autoaccusa, maggiori difficoltà ad accettare la perdita, durata
anomala o inusuale dell’afflizione, manifestazioni ipocondriache ed
attacchi di
panico. Durante il periodo in cui il dolore rimane inespresso l’individuo può
mostrarsi iperattivo, sviluppare una malattia psicosomatica, isolarsi dalla famiglia e
dagli amici, assumere comportamenti autopunitivi. Tutto ciò può portare ad una
grave depressione accompagnata da tensione, agitazione, insonnia, sensi di colpa. Un
particolare tipo di afflizione psicologica è il cosiddetto “lutto esteriore” che si
manifesta in un atteggiamento bipolare: consapevolezza razionale della perdita
accompagnata da una negazione emozionale della stessa realtà. Atteggiamento che si
può estendere fino a sei mesi e più dall’evento luttuoso. Alcuni possono arrivare ad
47
essere così disturbati nella loro capacità di mantenere delle relazioni da richiedere
assistenza psichiatrica.
Le ricerche di carattere psicologico hanno dimostrato che, soprattutto se la morte è
stata improvvisa e inaspettata, la prima reazione è di incredulità, persino di rifiuto.
La mente non riesce ad accettare l’idea che la persona amata non ci sia più.
Secondo Smith l’impatto della perdita avviene in tre momenti. Inizialmente crolla,
con la morte della persona cara, la realtà della vita quotidiana; il mondo che
precedentemente era scontato in quanto certo e ordinato improvvisamente appare
caotico e potenzialmente pericoloso. Anche le persone sulle quali in precedenza si
poteva fare affidamento (familiari, parenti e amici) ora non sanno come comportarsi,
sono senza parole e si chiudono in un silenzio imbarazzato.
Successivamente se il familiare in lutto ha perso una persona che era significativa
nell’interazione quotidiana e che aveva in comune la medesima costruzione della
realtà, è probabile che sperimenti un’attenuazione del significato. Spesso gli
individui colpiti da lutto continuano ad agire come se la persona defunta fosse ancora
in vita proprio perché non è possibile rinunciare immediatamente alla propria realtà e
al suo significato.
Infine la scomparsa della persona cara comporta una distruzione della quotidianità,
un’attenuazione del suo significato e una minaccia per l’identità personale. Si deve
quindi procedere ad un radicale cambiamento delle ordinarie attività quotidiane, la
conferma dell’identità personale è stata annientata e le relazioni con gli altri devono
ora venire ristabilite partendo da una base completamente differente.
A questo proposito il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Uppsala (
Svezia) in collaborazione con l’Università degli studi di Parma ha realizzato e
pubblicato sull’”International Journal of Disaster Medicine” uno studio sui familiari
delle vittime del disastro aereo di Linate dal titolo:”Impact of bereavement among
48
relatives after the Linate airplane disaster” ( Disastro aereo di Linate: impatto del
lutto sui parenti delle vittime) di cui se se ne riporta l’abstract.
“Le vittime di grandi disastri sono a rischio di sviluppo del cosiddetto disturbo post
traumatico da stress (PTSD). Lo scopo di questo studio è quello di mettere a
confronto due gruppi di familiari colpiti da lutto (italiani e svedesi) e di prendere in
esame il ruolo del supporto socio-psicologico e la reazione psicologica a distanza di
18 mesi dall’evento luttuoso.
153 familiari delle vittime di Linate sono stati sottoposti ad un questionario di
valutazione. Le reazioni al dolore psicologico sono state valutate con la IMPACT of
EVENT SCALE-REVISED (IES-R). E’ risultato che il 53.2% degli intervistati
presentavano sintomi specifici di PTSD. La frequenza era più alta nei familiari di
sesso femminile del gruppo italiano (58.1%) rispetto allo stesso gruppo svedese
(42.6%). In Italia il sesso femminile presentava più segni di reazione post traumatica
rispetto al sesso maschile, così come i coniugi ed i genitori all’interno dello stesso
gruppo. In entrambi i gruppi, lo stato di salute generale veniva considerato
soggettivamente in modo significativamente alterato dal disastro.
Dopo 18 mesi dal disastro è stato notato un deciso miglioramento tuttavia con livelli
non associabili a quelli precedenti l’evento.
I familiari svedesi ebbero la possibilità di usare maggiormente la psicoterapia
rispetto agli italiani fra i quali era più comune l’utilizzo di farmaci sia per l’ansia
sia per disturbi del sonno. L’esigenza di psicoterapia o di farmaci erano in relazione
con i più alti scorse di IES-R.
Le perdite traumatiche sono gli eventi luttuosi che più profondamente colpiscono i
parenti. La salute ne viene compromessa e gran parte di loro sviluppa importanti
sintomi di stress post-traumatico. Gli svedesi sembrano più inclini a chiedere un
49
aiuto di tipo specialistico come la psicoterapia mentre in Italia più frequentemente si
fa affidamento sulla famiglia, sugli amici e sui farmaci.
Un supporto socio-psicologico efficiente e ben organizzato subito è in grado di
facilitare alle vittime del lutto il controllo della perdita traumatica, ma non può
tuttavia prevenire l’insorgenza della reazione post-traumatica.
Futuri studi dovranno evidenziare la possibilità di ottimizzare “l’aiuto” con
interventi di supporto e trattamenti specifici”.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
Healt
1
Few weks after
Year before
18 months after
Bergh Johannesson et al 2005
6.5 LA MEMORIA
Gli uomini convivono con la morte da quando esistono. Hanno cercato con le
celebrazioni di tramandarsi usanze che permettono di affrontarla adeguatamente. La
tomba consente ai parenti e alla società di tollerare meglio l’emozione della perdita.
Non c’è più la persona cara, ma rimane un simbolo (la lapide) che la ricorda e
garantisce la continuazione del rapporto. Tenere con se oggetti appartenuti allo
50
scomparso o che ricordino bei momenti è un modo abituale per mantenere un
contatto e per meglio tollerare i primi mesi del lutto.
Ricordiamo che il terrore e il dolore provato dai superstiti di mass disaster possono
causare un intenso senso di isolamento, alienazione e stigmatizzazione. Le
commemorazioni, i rituali formali ed informali fanno si che le forti emozioni
associate a questi effetti debilitanti siano convogliate in attività che uniscono i
superstiti tra loro e alla loro comunità. Per i familiari rimasti, la cui vita non potrà
mai tornare come prima, i rituali forniscono il senso di un posto nell’universo, di un
posto nel mondo e soprattutto nella comunità di appartenenza e nelle famiglie
nonostante che, spesso, in occasione di anniversari vi possono essere ricadute e
riattivazione dei sintomi.
Un esempio di rituale può essere la costituzione del “Comitato 8 ottobre per non
dimenticare”. Nasce a Milano nel novembre 2001 in seguito all’incidente aereo di
Linate. L’associazione unisce tutti i familiari delle persone che quella tragica mattina
dell’8 ottobre 2001 hanno perso la vita sulla pista di Linate. Il comitato, voce ed
espressione di tutte le famiglie, promuove numerose attività “per non dimenticare”
quanto accaduto quel giorno e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della
sicurezza aerea attraverso convegni e pubblicazioni. Grazie anche all’opera del
comitato, sempre più numerosi sono i comuni italiani che intitolano alla memoria
delle vittime una piazza o una via. Anche in Scandinavia nel febbraio 2002 si
costituisce lo stesso comitato, che unisce i familiari delle vittime scandinave che
viaggiavano sul volo SAS (Scandinavian airlines). Il giorno 24 marzo 2002 viene
inaugurato, all’interno del parco Forlanini prospiciente l’aeroporto, il “bosco dei
faggi”, composto da 118 piccoli faggi di diverse varietà, a ricordare il numero delle
vittime dell’incidente: un albero per ogni vittima. Il giorno del primo anniversario in
51
presenza delle autorità milanesi, è inaugurata l’opera posta al centro del bosco ed
intitolata “dolore infinito”: una scultura donata dalla SAS ai familiari delle vittime.
La costituzione del comitato ha reso possibile non solo il portare avanti e
promuovere iniziative finalizzate a “non dimenticare” che coinvolgono molto i
familiari ma ha anche fatto nascere nuove amicizie, nuovi legami, dove è possibile
parlare, condividere sensazioni, dolore ed emozioni.
52
CAPITOLO 7
GESTIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME
7.1 ASPETTI ETICO-CULTURALI
L’importante fenomeno migratorio e la globalizzazione dell’attuale società
influiscono in modo deciso anche sulla gestione degli eventi catastrofici ed in modo
particolare sulle modalità di
approccio alla raccolta delle salme, sulle usanze
funerarie e sul sostegno logistico e psicologico dei familiari colpiti dal lutto.
Non si può infatti sottovalutare l’importanza del credo religioso, delle tradizioni,
delle usanze che spesso caratterizzano con impronta precisa la cerimonia funebre
nella sua interezza. L’attenzione organizzativa quindi anche a questo aspetto
gestionale può cambiare sostanzialmente anche l’impatto emotivo del lutto sugli
stessi familiari. Ecco allora la necessità prima di conoscere la tipologia etico-socioculturale delle vittime e conseguentemente, nei limiti delle possibilità, di offrire delle
risposte adeguate.
Da tali considerazioni risultano fondamentali schede riassuntive e chiare evidenzianti
i vari aspetti etico-culturali come quelle stilate nel Regno Unito per le varie comunità
religiose. Queste schede rivestono notevole importanza se inserite in un piano di
emergenza.
Da non sottovalutare poi la necessità del reperimento attraverso dati aggiornati dei
vari ministri di culto ( nominativo, indirizzo, numero telefonico).
La conoscenza degli aspetti etico-culturali è decisamente utile anche per l’operatore
che, in tal modo, risulta avvantaggiato all’instaurarsi di un rapporto di fiducia con i
familiari colpiti dal lutto. L’importanza di non sentirsi estranei!
53
7.2 SCHEDE SULLE NORME COMPORTAMENTALI DI FRONTE A
CULTURE E RELIGIONI DIVERSE
BUDDISTI
Tibetano, cantonese, giapponese, tailandese
oltre alla lingua del paese di residenza.
Spesso vegetariani. Si nutrono principalmente
di riso, frutta e verdura, ma possono mangiare
DIETA
anche pesce e uova Alcuni, per scelta
personale, non mangiano aglio e cipolla.
Giorni di luna piena e luna nuova. In tali
DIGIUNO
giorni si possono alimentare solo prima di
mezzogiorno.
Generalmente i laici usano abiti comuni, i
ABITI
monaci e/o le suore si rasano il capo e
indossano un saio arancio o ocra.
Possono essere visitati solo da personale
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
sanitario appartenente allo stesso sesso.
TRATTAMENTI
SANITARI Non ci sono restrizioni, accettano anche
SPECIFICI
trasfusioni e trapianto d’organo
L’uso della vasca da bagno o della doccia è
una scelta personale. Gradiscono la presenza
RICOVERO OSPEDALIERO
di un luogo tranquillo, all’interno della
struttura,
per
meditare
e
riflettere
silenziosamente
Giorni di osservanza:
ú Wsak: plenilunio nel segno del toro
(festa per la pace).
ABITUDINI RELIGIOSE
ú Tutti i giorni di luna piena
Vogliono mantenere la mente lucida,
rifiutano analgesici che compromettono lo
IL MORIRE
stato di coscienza. Necessitano di quiete e
della vicinanza di un monaco per salmodiare i
sacri testi.
La preparazione del corpo è riservata
all’impresa di pompe funebri. La salma viene
avvolta in un lenzuolo bianco di proprietà del
morto e posizionato nella bara. Nella camera
TRATTAMENTO DELLE SALME
ardente possono essere aggiunti: fiori,
candele ed incensi. La salma generalmente
viene cremata.
LINGUA
CINESI
54
Cantonese, mandarino, oltre alla lingua del
paese di residenza.
I cinesi del sud mangiano: pesce, pollame,
verdure, zuppe, riso, spaghetti di riso e frutta
fresca. Invece i cinesi del nord: pane, gnocchi
di frumento, polpette di carne, spaghetti,
DIETA
maiale, agnello, pollo, cavolo e verdure verdi.
Carni bovine e formaggi sono cibi pochi
richiesti. Preferiscono il latte di soia al latte
vaccino in quanto molti cinesi sono allergici.
Il the ed il latte lo prendono senza zucchero
I cinesi buddisti e taoisti rispettano una dieta
DIGIUNO
vegetariana prima delle grandi festività.
Preferiscono
abiti
semplici,
camicie,
ABITI
camicette e pantaloni.
Nonostante non esistano pregiudizi le donne
CONTATTI CON
preferiscono essere visitate da personale dello
PERSONALE SANITARIO
stesso sesso.
La somministrazione dei farmaci è preferita
TRATTAMENTI
SANITARI
per via iniettiva nella credenza di miglior
SPECIFICI
effetto rispetto alla somministrazione orale.
L’igiene se possibile viene eseguita
personalmente, diversamente, da un coniuge,
da un genitore o da un figlio dello stesso
RICOVERO OSPEDALIERO
sesso. Preferiscono la doccia. Ai pasti è da
preferire il cibo cinese. I familiari
preferiscono rimanere accanto al loro caro
anche nel momento dell’emergenza.
ABITUDINI RELIGIOSE
Seguono le usanze delle religioni praticate.
Tutti i membri della famiglia si raccolgono la
capezzale del familiare morente. In
Inghilterra anche i cinesi atei o credenti nel
confucianesimo, chiamano un ministro
IL MORIRE
cristiano a pregare. I buddisti chiamano un
monaco di una comunità buddista oppure di
un tempio che ha legami con Taiwan o Hong
Kong.
La salma viene adornata con gioielli e scarpe
ed avvolta in un lenzuolo grazioso.
L’inumazione o la cremazione vengono
effettuate una settimana dopo la morte. Gli
amici e i parenti fanno visita alla famiglia in
TRATTAMENTO DELLE SALME
lutto la sera prima dei funerali e portano dei
doni. Quando la salma è un bambino i
genitori, solitamente, non vogliono visitare la
camera mortuaria: un parente stretto viene
chiamato per l’identificazione.
LINGUA
CRISTIANI
55
Lingue europee oltre alla lingua del paese di
residenza
DIETA
Non ci sono restrizioni particolari, alcuni non
consumano alcool.
I cattolici romani si astengono dalle carni il
DIGIUNO
venerdì, gli ortodossi non mangiano carne nel
periodo dell’avvento e nella settimana santa.
Non ci sono usanze particolari al di fuori dei
ABITI
clergy per i ministri di culto.
Generalmente non esistono pregiudizi per
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
visite e prestazioni eseguite da sesso diverso.
TRATTAMENTI
SANITARI Permesso qualsiasi trattamento.
LINGUA
SPECIFICI
RICOVERO OSPEDALIERO
ABITUDINI RELIGIOSE
IL MORIRE
TRATTAMENTO DELLE SALME
RISORSE
Per i pazienti in fase agonica si usa
posizionare tra le mani del paziente una
bibbia o un rosario. Ai familiari deve essere
indirizzato un luogo tranquillo per poter
pregare.
La maggior parte dei cristiani prega
giornalmente, associando la preghiera ad un
crocifisso, ad un rosario o ad un libro di
salmi.
I cristiani affetti da grave malattia o in fase
terminale vogliono ricevere la comunione e
l’estrema unzione.
La scelta tra inumazione e cremazione è
personale. In tutti si rispetta il volere della
famiglia: quando questo non è possibile la
salma viene inumata.
Durante la stesura dei piani di emergenza si
discute anche con le autorità religiose al fine
di avere la disponibilità della chiesa in caso di
maxiemergenza anche come sistemazione
logistica.
MORMONI
56
LINGUA
Inglese.
DIETA
Non esistono restrizioni particolari.
DIGIUNO
Non esistono restrizioni particolari.
ABITI
Preferiscono abiti sobri (camicia e cravatta).
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
Non esistono restrizioni particolari.
Qualsiasi trattamento medico può essere
effettuato senza alcuna remora al di là
TRATTAMENTI
SANITARI dell’indispensabilità dello stesso. Verso i
SPECIFICI
trapianti e le donazioni d’organo non esistono
restrizioni religiose e la scelta viene lasciata
al singolo.
RICOVERO OSPEDALIERO
Non hanno particolari esigenze.
Quotidianamente leggono le sacre scritture. Il
ABITUDINI RELIGIOSE
servizio religioso è ufficiato da un leader
laico chiamato “vescovo”.
IL MORIRE
Generalmente richiedono una benedizione.
TRATTAMENTO DELLE SALME
Questa chiesa non esprime posizione
particolare nei confronti dell’autopsia. Viene
raccomandata l’inumazione e non la
cremazione della salma, tuttavia l’ultima
decisione viene lasciata ai familiari.
57
INDU’
LINGUA
Gujerati, hindi, punjabi, bengali o tamil oltre alla
lingua del paese di residenza.
Non mangiano carne bovina in quanto la mucca è
sacra. Gli indù ortodossi sono strettamente
vegetariani e nella loro dieta sono esclusi anche
DIETA
pesce, uova e grassi animali. Alcuni si astengono
anche da aglio, cipolla ed alcool. Possono
mangiare tranquillamente insalate senza sale,
ortaggi in genere, yogurt, latticini e frutta.
Viene dedicato un giorno della settimana. Le
DIGIUNO
donne si astengono anche dal bere acqua fino al
sorgere della luna.
Generalmente vestono all’occidentale. L’abito
ABITI
femminile tradizionale è il sari. Uomini e donne
possono comunque indossare camicie larghe e
pantaloni gonfi.
Preferiscono essere assistiti da personale dello
CONTATTI CON
stesso sesso, non fanno invece differenze per le
PERSONALE SANITARIO
visite mediche.
TRATTAMENTI
SANITARI Accettano qualsiasi terapia compreso trasfusione
SPECIFICI
e trapianto d’organo.
Le informazioni o richieste particolari (es.
donazioni d’organo) devono essere fatte al
capofamiglia. Alcune comunità indù sono
RICOVERO OSPEDALIERO
costituite da persone dello stesso sesso, in questo
caso le autorizzazioni devono essere date da un
rappresentante del gruppo.
Effettuano gli atti di devozione nella propria casa,
il rituale dell’abluzione accompagna le preghiere.
ABITUDINI RELIGIOSE
Alcune festività sono caratterizzate dal digiuno,
jamashtami (fino ore 24), shivaratri (tutta la
notte).
La gran parte degli indù in fase terminale
IL MORIRE
preferisce pregare con un mala (tipo rosario) e
desidera avere vicino qualcuno del proprio sesso.
Le salme devono essere messe tutte insieme, con
il capo rivolto a nord ed i piedi a sud, le braccia
lateralmente al tronco, le gambe diritte ed il viso
deve essere orientato verso l’alto con gli occhi
chiusi. Il corpo deve essere nudo , ben pulito e
coperto con un lenzuolo bianco. I gioielli non
TRATTAMENTO DELLE SALME
vanno rimossi senza il consenso dei familiari
(hanno significato religioso). In presenza dei
familiari il corpo va toccato con i guanti.
Preferiscono la cremazione perché l’anima sia
completamente libera da ogni legame con la
pregressa materia fisica.
58
SCINTOISTI
DIETA
Giapponese oltre alla lingua del paese di
residenza.
Normale con una preferenza verso il riso.
DIGIUNO
Non hanno particolari indicazioni.
LINGUA
Non hanno abbigliamento particolare legato
alla religione.
CONTATTI CON
Per visite e trattamenti preferiscono le
PERSONALE SANITARIO
persone dello stesso sesso.
TRATTAMENTI
SANITARI Non esistono restrizioni.
ABITI
SPECIFICI
RICOVERO OSPEDALIERO
ABITUDINI RELIGIOSE
IL MORIRE
TRATTAMENTO DELLE SALME
Riguardo all’igiene personale preferiscono il
bagno con netta separazione dalla toilette.
Non ci sono preghiere scintoiste, molti
seguono le pratiche meditative buddiste.
In fase terminale desiderano meditare.
Preferiscono la cremazione e i riti funebri
sono di tipo buddista.
59
TESTIMONI DI GEOVA
LINGUA
Lingua del paese di residenza.
DIGIUNO
Si astengono dall’assunzione di carne che non
sia stata opportunamente liberata dal sangue.
L’uso dell’alcool è una scelta personale.
Nessuna restrizione
ABITI
Non hanno restrizioni particolari.
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
Non hanno restrizioni particolari.
DIETA
Obiettano il taglio cesareo e la trasfusione
allogenica. Comprendono le difficoltà che
possono creare al personale sanitario e a tal
TRATTAMENTI
SANITARI proposito sono organizzati in modo tale che
SPECIFICI
sia sempre reperibile una persona della
comunità con l’incarico di affrontare la
situazione. Questa persona può essere attivata
sia dal personale sanitario sia dal paziente.
RICOVERO OSPEDALIERO
Non hanno esigenze particolari.
ABITUDINI RELIGIOSE
Leggono la bibbia ogni giorno.
Non ci sono particolari riti riguardanti la
IL MORIRE
morte tuttavia sono ben accette le visite da
parte degli anziani.
L’assenso all’autopsia deve essere dato da un
TRATTAMENTO DELLE SALME
parente stretto. Inumazione e cremazione
sono a scelta dei familiari.
EBREI
60
Oltre a quella del paese di residenza usano anche
l’ebraico e l’yddish.
LINGUA
DIETA
DIGIUNO
ABITI
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
TRATTAMENTI
SPECIFICI
SANITARI
RICOVERO OSPEDALIERO
ABITUDINI RELIGIOSE
IL MORIRE
TRATTAMENTO DELLE SALME
Seguono il kashrut, una serie di regole dietetiche: non
mangiano carne di maiale ed i pesci devono avere
squame e pinne (no crostacei). Le carni rosse ed il
pollame devono essere macellate rigorosamente con le
regole kasher. La carne ed i prodotti caseari devono
essere cotti e serviti separatamente. I latticini non
possono essere assunti né prima né dopo un piatto di
carne; anche una dieta vegetariana senza latticini e
salse viene solitamente accettata.
In occasione dello your kipur osservano un digiuno di
25 ore, non assumono né cibo né acqua. Durante il
periodo della Pasqua ebraica assumono pane non
lievitato (azzimo).
Gli ebrei osservanti, sia maschi sia femmine, tengono
sempre il capo coperto. I maschi portano il Kippa. Gli
ebrei ortodossi indossano un cappello o una sciarpa o
una parrucca; quelli strettamente osservanti vestono di
nero e portano riccioli e barba. Le donne devono
coprire il corpo e le braccia con abiti modesti.
Non vogliono avere contati con persone del sesso
opposto e non vogliono essere abbracciati come segno
di conforto.
In caso di grave malattia e/o pericolo di vita i precetti
del sabatt decadono. L’emotrasfusione è permessa, ma
comunque è una scelta personale. Le donazioni
d’organo sono permesse dopo parere di un rabbino.
Desiderano se possibile, degli spazi per la famiglia.
Osservano il sabatt.
Desiderano avere qualcuno accanto al letto fino alla
morte che legge e recita preghiere. È vietato toccare o
muovere il morente perché questi atti vengono ritenuti
in grado di affrettare la morte.
Per la legge ebraica l’identificazione è molto accurata,
deve determinare la condizione di vedovanza.
L’identificazione deve essere fatta in presenza della
vedova. Il corpo non deve mai essere abbandonato;
quando si presentano i parenti devono sempre trovare
qualcuno accanto al corpo. L’autopsia può essere fatta
solo se autorizzata dalla magistratura. Le parti
amputate devono essere trattate con rispetto e
conservate insieme alla salma. Il cadavere deve essere
posizionato supino con gli occhi e la bocca chiusi, le
dita ben diritte ed i piedi verso l’uscita. Il corpo viene
lavato ed avvolto in un lenzuolo bianco. Attorno al
corpo del maschio viene posto uno scialle da preghiera
con le frange tagliate ai 4 angoli. Il funerale deve
avvenire, se possibile, prima del tramonto del giorno di
decesso, ma in ogni caso non di sabato. Le bare
devono essere di legno liscio. Qualcuno rimane vicino
alla salma fino al momento del funerale. Non c’è
usanza floreale. Gli ortodossi
pretendono
l’inumazione, mentre i riformisti prevedono anche la
cremazione.
61
MUSSULMANI
LINGUA
DIETA
DIGIUNO
ABITI
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
TRATTAMENTI SANITARI SPECIFICI
RICOVERO OSPEDALIERO
ABITUDINI RELIGIOSE
IL MORIRE
TRATTAMENTO DELLE SALME
RISORSE
TESTI SACRI
Lingua del paese di residenza e arabo.
Non mangiano carne di maiale sotto alcuna forma e neanche
cibo che possa essere venuto a contatto con la carne di
maiale. Si astengono dall’alcool. Possono cibarsi di carne
bovina, pollame, montone e pesce, ma gli animale devono
essere stati macellati secondo le regole mussulmane (halal) e
tali requisiti segnalati sulle etichette. È permessa
l’assunzione di vegetali e frutta. Il cibo deve essere portato
alla bocca solo con la mano destra.
Digiunano dal tramonto che segue l’inizio del mese del
Ramadan ed alcuni digiunano anche altre volte in un anno. Il
Ramadan è obbligatorio per tutti ad eccezione delle donne
durante il periodo mestruale, in gravidanza o in allattamento,
dei bambini in età prepubere e gli infermi.
Le donne osservanti tengono il capo coperto (Hijab) e spesso
si coprono dalla testa fino alla punta dei piedi quando si
trovano in pubblico o in presenza di un maschio che non sia
membro della famiglia. I maschi devono essere coperti
dall’ombelico fino alle ginocchia, alcuni preferiscono anche
tenere il capo coperto.
È permesso essere trattati da personale sanitario di altre
religioni, ma preferiscono staff dello stesso sesso.
Non hanno particolari restrizioni.
Riguardo all’igiene personale usano più volentieri la doccia e
se non presente è d’obbligo approntare quanto necessario per
il lavaggio dopo l’uso dei servizi igienici. Nelle zone di
attesa desiderano avere un luogo dedicato per la preghiera
nei pressi di una sala dove poter eseguire le abluzioni, un
tappeto e una bussola che indichi la Mecca.
Pregano 5 volte al giorno: prima dell’alba, a mezzogiorno,
nel tardo pomeriggio, dopo il tramonto e in tarda serata. I
maschi e le femmine pregano separatamente, insieme solo in
casi di grave emergenza, ma con almeno una separazione
provvisoria.
I pazienti in fase agonica, devono essere posizionati con il
capo sollevato dal corpo e rivolto alla Mecca. Il morente
cerca sempre di recitare la Shahadah come testimonianza di
fede.
I cadaveri vengono messi tutti insieme, vanno però separati
gli uomini dalle donne. L’autopsia è accettata solo se
indispensabile e richiesta dall’autorità giudiziaria. I corpi
devono essere maneggiati da persone dello stesso sesso e
posti su di una superficie pulita e coperti con lenzuola: 3 per
i maschi e 5 per le femmine. La testa va inclinata verso la
spalla destra e rivolta verso la Mecca. L’inumazione deve
avvenire preferibilmente entro le 24 ore dopo la morte. I
corpi vanno sempre toccati con i guanti.
Alcune moschee sono dotate di camere mortuarie per le
emergenze.
Se scritti in arabo non devono essere toccati da infedeli e da
donne mestruate.
SIKH
62
LINGUA
DIETA
DIGIUNO
ABITI
CONTATTI CON
PERSONALE SANITARIO
TRATTAMENTI SANITARI SPECIFICI
RICOVERO OSPEDALIERO
ABITUDINI RELIGIOSE
IL MORIRE
TRATAMENTO DELLE SALME
Lingua del paese di residenza. Ed inoltre: punjabi,
swahili, urdu e indi.
Sono vegetariani ed i più devoti non fanno uso di
tabacco, alcool e droghe. Nella loro dieta sono escluse
anche le uova mentre i legumi generalmente sono ben
accetti.
Non hanno regole in merito.
Tutti i maschi Sikh iniziati vestono i 5 simboli K: Kesh
( capelli molto lunghi), Kangha (pettine per mantenere
i capelli puliti e lucidi), Kara (braccialetto di metallo
per simboleggiare il forte legame con Dio), Kirpan (un
corto pugnale che simboleggia la prontezza dei Sikh
contro le ingiustizie) e Kacchhera ( calzoni stretti sotto
al ginocchio come simbolo di modestia). Per gli
uomini è obbligatorio portare il turbante, mentre le
donne devono portare un lungo velo per coprire tutti i
capelli. Togliere il turbante provoca grande imbarazzo.
Non hanno restrizioni particolari, preferiscono però
essere trattati da persone dello stesso sesso.
Sono accettate sia le trasfusioni sia i trapianti
d’organo, contattare comunque i familiari.
Riguardo all’igiene personale usano più volentieri la
doccia e se non presente è d’obbligo approntare quanto
necessario per il lavaggio dopo l’uso dei servizi
igienici. Prima di pregare devono lavarsi. Anche
durante il ricovero ospedaliero portano con se i simboli
K e prima di rimuoverli chiedere sempre il permesso.
Pregano 3 volte al giorno: all’alba, al tramonto e prima
di coricarsi.
I pazienti in fase agonica desiderano, se possibile,
avere accesso alle sacre scritture dei Sikh. Evitare di
dare conforto a persone di sesso opposto attraverso
contato fisico (es. abbraccio): è concesso solo ai
parenti stretti. Vengono scoraggiate espressioni di
conforto ai vedovi: essi cercano conforto nelle sacre
scritture.
Alla sinistra del cadavere devono essere posti i simboli
K. Il corpo prima di essere posto nella bara deve essere
lavato e vestito. I cadaveri vengono sempre cremati e
la pira funeraria, se possibile, deve essere accesa
preferibilmente da un parente stretto. Diversamente
anche l’organizzazione funeraria può procedere. Non
esistono termini temporali precisi per la cremazione.
Le ceneri del defunto possono essere disperse nel
vento o in un corso d’acqua.
7.3 COMUNICAZIONE DEL DECESSO IMPROVVISO
63
Ogni qualvolta che all’interno di un evento qualificabile come disastroso si presenta
la morte improvvisa di qualche persona, questo evento diviene il nucleo essenziale
della vicenda; sembra quasi che tutto ruoti attorno a ciò, cosa senza dubbio vera per i
familiari delle vittime.
Purtroppo questa tematica non trova molto spazio nella bibliografia internazionale.
Uno dei tentativi più interessanti per affrontare organicamente questo tema è quello
espresso nel 1997 dal Californian Youth Authority’s Office for Prevention and
Victmis Service e dal Mother’s Againist Drunk Driving (MADD). La traduzione
italiana di tale procedura la si può trovare nel volume di Young e coll. “L’assistenza
psicologica nelle emergenze” pubblicato dalla casa editrice Erickson. Si tratta del
tentativo di costruire delle procedure per la notificazione della morte e per formare
adeguatamente il personale incaricato. Le note che seguono si ispirano al modello
sopracitato, ma con una precisa attenzione per adeguarlo al contesto italiano.
L’operatore nell’approccio ai familiari della vittima deve presentarsi con chiarezza e
semplicità: i familiari devono sapere con precisione con chi stanno parlando.
Nell’interloquire con i parenti non si possono rischiare equivoci ed il mezzo migliore
per accertarsi di parlare con la persona giusta è quello di chiederlo direttamente con
frasi del tipo: “E’ il fratello di…….?, oppure “Lei è il marito di …..?”
I media non vanno mai informati senza aver prima ottenuto il consenso dei familiari.
La comunicazione va data, per quanto possibile, in un ambiente tranquillo, lontano
da rumori e non affollato. È importante far sedere gli interessati e sedere vicino a
loro. Quando si parla è necessario cercare di essere semplici, diretti, con calore,
ricordandosi di utilizzare sempre il nome della vittima e mai parole tipo “morto”,
“defunto” ecc. La personalizzazione è di fondamentale importanza e fa sentire ai
familiari che ci stiamo occupando proprio di loro e che la comunicazione non è un
fatto puramente burocratico. Inoltre l’utilizzare il nome della vittima aiuta
64
l’interlocutore ad affrontare la realtà in modo diretto e semplice. Se non si usa il
nome della vittima i familiari potrebbero faticare a rendersi conto che si sta parlando
proprio del loro parente.
Altro aspetto è quello di rendere il più coerenti possibili la comunicazione verbale
con quella non verbale. Non si tratta solamente di comunicare una notizia, ma anche
di entrare in relazione con i parenti. È sempre bene ricordare che ciò che definisce o
sancisce la qualità della relazione non è legato a ciò che si dice, ma bensì al modo in
cui lo si dice, agli atteggiamenti che si assumono, ai gesti che si compiono.
Probabilmente saranno poste delle domande sui fatti e sulle circostanze che hanno
portato al decesso . In questo caso è importante attenersi agli avvenimenti accertati,
senza aggiunte particolari od interpretazioni personali che possono rivelarsi, alla
verifica dei fatti, erronee. Se non si sa rispondere ad una domanda è molto meglio
ammettere di non sapere, caso mai aggiungendo che ci si informerà in merito.
Molto importante è non colpevolizzare la vittima di quello che è successo; in questa
particolare circostanza i familiari hanno bisogno di proteggere l’immagine ed il
ricordo del deceduto.
65
L’accertarsi che la comunicazione sia stata chiaramente recepita è indispensabile
perché, dietro ad una semplice incomprensione lessicale, possono insorgere e
svilupparsi fraintendimenti molto gravi e di difficile risoluzione.
Una volta comunicata la tragica notizia è d’obbligo porgere le condoglianze. Questo
gesto risulta particolarmente importante perché aiuta i familiari a passare dai fatti
ormai trascorsi e sui quali non si può più far nulla, alle sensazioni. Parlando di ciò
che è accaduto appare utile attenersi strettamente ai fatti, rispondere solo a ciò che
viene chiesto senza aggiungere altro.
È assolutamente normale che in questi momenti vi siano delle reazioni emotive
molto intense; possono manifestarsi attraverso esternazioni eclatanti, attraverso il
congelamento delle emozioni o attraverso forme di regressione nei comportamenti.
Chi si assume il compito di portare tali informazioni dovrebbe essere preparato ad
affrontare anche queste situazioni di emergenza. A volte può essere utile aiutare i
congiunti a considerare normali queste reazioni, senza però utilizzare frasi fatte (“Il
tempo cura tutte le ferite” ecc.), ma esprimendo calorosa attenzione e comprensione
per le emozioni espresse.
Spesso la famiglia della vittima ha bisogno di aiuti molto concreti come telefonare a
qualcuno, trovare una persona disposta ad accudire i bambini, chiamare il sacerdote, i
parenti, il datore di lavoro. Questo compito può essere in parte svolto da colui che si
occupa della comunicazione o da altri che possano rispondere a queste esigenze.
In alcuni casi è necessaria l’identificazione della salma. In questo caso è bene
accompagnare i parenti più prossimi delle vittime sia quando si recano sia quando
tornano dall’obitorio aiutandoli in questo adempimento descrivendo loro la stanza
dove avverrà il riconoscimento, le procedure che saranno adottate e, nei casi più
delicati (corpo gravemente ferito o deformato), preparandoli a quanto vedranno,
senza però indugiare in descrizioni troppo macabre.
66
All’interno di uno scenario disastroso è utile offrirsi di occuparsi delle funzioni
organizzative riguardanti il funerale o comunque fornendo tutte le informazioni
necessarie.
La stessa consegna degli effetti personali della vittima richiede una certa attenzione.
Appare utile informare preventivamente la famiglia della prossima consegna e
concordare con essa il momento più consono e rispettandone i desideri. Non è
opportuno consegnare abiti sporchi di sangue o esalanti cattivi odori. Gli effetti
personali andranno riposti in una scatola e non all’interno di sacchi, magari della
spazzatura, come spesso accade. In ogni caso è importante chiedere ai familiari se si
sentono pronti a ricevere gli effetti personali di “………”(nome della vittima).
Per i familiari è altrettanto importante sapere che il congiunto scomparso non ha
provato dolore pur non suscitando in loro l’impressione che la vittima non si sia
accorta di nulla.
Se durante i colloqui con i familiari delle vittime si rileva una particolare sofferenza,
questa va segnalata a chi è in grado di supportare i familiari utilizzando anche cure
mediche e psicologiche.
7.4 SCELTA DEL PERSONALE
La selezione del personale a cui affidare il compito della comunicazione è
sostanziale per la riuscita dell’operazione. Il contatto con la morte di una persona è
un’esperienza forte a livello personale e professionale. Non esiste un profilo ideale
che possa permettere di identificare con certezza la persona più idonea a questo
compito.
Occorrono pertanto corsi di formazione sugli aspetti della comunicazione del
decesso. Il personale scelto dovrà avere le seguenti caratteristiche:
• Sensibilità, affidabilità, maturità.
67
• Conoscenza degli eventi prima, durante e dopo il decesso.
• Disponibilità a vivere con i familiari il tempo necessario ad aiutarli.
Al di là di tutte queste indicazioni pragmatiche è importante supportare gli operatori
che si occupano di questa attività, permettendo loro di esprimere apertamente i
vissuti legati agli incontri con i familiari delle vittime. L’operatore non deve essere
lasciato solo nella gestione di queste emozioni e deve essere aiutato, in particolare, a
ritrovare il giusto distacco dalle relazioni emotivamente pregnanti che si instaurano
con i familiari dei defunti. In particolare può essere utile prevedere ulteriori momenti
di formazione e di incontri periodici nei quali poter esaminare e confrontare i vissuti
emotivi legati a questo compito.
7.5 IL TUTOR
Le azioni ed i comportamenti durante una situazione di crisi devono tenere conto
innanzi tutto degli aspetti umanitari nei confronti dei familiari e degli amici delle
vittime, considerati, a loro volta,
vittime indirette dell’evento. Si rende quindi
necessario fornire un supporto affinché gli individui riescano a mobilitare le loro
risorse naturali mettendo a disposizione mezzi adatti e standardizzati. Il supporto
offerto deve permettere una “abreazione” precoce ed un sostegno naturale alle
strutture dell’”Io” perturbate dall’evento. L’intervento deve essere pragmatico e
rispettoso delle risorse e dei bisogni effettivi. La figura che assolve questi compiti
viene denominata tutor.
I tutors seguono un corso specifico tenuto da psicologi. Il loro obiettivo mira a
ridurre e/o evitare la cronicizzazione degli effetti del trauma, ma sostenere le
“vittime” non significa sostituirsi a loro. I tutors non sono chiamati a far terapia:
quest’ultima compete agli operatori specializzati.
68
Nel cogliere le reazioni dei familiari delle vittime l’operatore deve cercare di capire
quali bisogni essi tentino di esprimere. Generalmente esprimono il bisogno di
informazione (sulle azioni legali, sui procedimenti giudiziari, sugli obblighi di
cooperazione con le forze dell’ordine), il bisogno di aiuto per la risoluzione di alcuni
problemi (spostamenti, problemi finanziari, l’essere accompagnati durante attività
connesse alla situazione di crisi), il bisogno di un intervento psicosociale (terapie
specialistiche). La gestione del bisogno di informazione è fondamentale e deve
essere condotta con molta attenzione; le informazioni devono essere chiare e precise
e date, se riguardano direttamente o indirettamente l’evento, solo dopo essere state
rese ufficiali dagli organi competenti.
Di fondamentale importanza è l’empatia. I tutors non saranno sempre in grado di
dare tutte le risposte alle richieste, ma possono però dare accoglienza ed ascolto.
Quando possibile, il tutor lavorerà in cogestione (due tutors per ogni famiglia) per
favorire la complementarità, per avere la possibilità di suddividersi i compiti, di
alternarsi nella gestione e interagire con altre figure professionali, di avere un
feedback costante ed un sostegno reciproco. Fornirà al suo team leader una lista
aggiornata dei bisogni dei familiari che sta assistendo e sempre al team leader si
rivolgerà per avere informazioni, indicazioni, aiuto ed un periodo di riposo o
eventualmente una sostituzione in caso di criticità dell’assistenza. Il tutor deve
diventare il punto di riferimento per la famiglia e la deve seguire costantemente
nell’evolversi della situazione per garantire un supporto ad ogni necessità
(trasferimenti, sistemazione alberghiera, generi di conforto, farmaci ecc.); in ogni
caso deve lasciare che i familiari abbiano il tempo per sé e per rimanere soli. Assiste
i familiari nel momento dell’identificazione e della restituzione della salma, delle
esequie e durante le formalità burocratiche, specialmente durante la restituzione
69
degli effetti personali. Ogni giorno compila un diario dettagliato dei bisogni espressi
dai familiari.
Il mezzo a disposizione dei tutors per svolgere la propria funzione è la
comunicazione.
Ho incontrato Luca Giberti, tutor dei familiari delle vittime di Linate che mi ha
spiegato il ruolo e l’importanza del tutor.
Come già detto, la figura del tutor può essere così riassunta: colui che segue
costantemente i familiari come punto di riferimento per tutta la durata dell’intervento
senza mai lasciarli soli, pronto a rispondere ai loro bisogni. Mostra “empatia e
convalida” per sviluppare una relazione di intesa e fiducia. L’empatia (vedere la
situazione dal punto di vista dell’altra persona) permetterà la trasmissione della
premura e dell’attenzione verso i familiari. La convalida è la
conferma dei
sentimenti e del punto di vista dell’altra persona. Convalidare non vuol dire essere
d’accordo o in disaccordo, ma riconoscere il diritto della persona di provare le
proprie emozioni: significa legittimare le sue reazioni allo stress traumatico.
Addentrandomi nel colloquio con il tutor di Linate e approfondendo la conoscenza
dei compiti di questa indispensabile figura, riassumerei il suo “fare” in una serie di
consigli quasi a costituire un decalogo comportamentale.
Sii:
•
Onesto;
•
Paziente;
•
Disponibile;
•
Stimolante;
•
Incoraggiante;
•
Suggeritore;
•
Guida;
70
•
Interlocutore cauto e sicuro.
Tutors e familiari sono le componenti di un importante rapporto caratterizzato da
fiducia derivante da una chiara e sincera comunicazione.
Nella crisi tuttavia, altre figure si presentano sulla scena con il compito di ottenere e
dare comunicazione: i rappresentanti dei “media”. Coloro, a differenza dei tutors,
sono professionisti nella loro attività e conoscono molto bene tutti i mezzi, anche
quelli che potremmo definire “trucchi”, utili ad ottenere tutte le informazioni a loro
utili per far notizia. Non è allora compito del tutor quello di aver contatti con i
giornalisti; a loro si rivolgeranno solo gli organi specificatamente preposti.
Potrebbe però capitare che un qualsiasi organo di stampa o radiotelevisivo avvicini
un tutor; in tal caso, il tutor non darà alcuna informazione, ma , con estrema cortesia,
indicherà quale possa essere il corretto interlocutore.
La valutazione critica del “caso Linate” presenta dei chiaroscuri.
I chiari: i vari tutors hanno trascorso tutto il periodo del loro lavoro alloggiati in un
hotel dove, a sera, si riunivano e si trasmettevano le informazioni sulla giornata
trascorsa, ma soprattutto, le proprie sensazioni, gli stati d’animo, insomma ciò che da
mio può diventar di tutti al di là del formale, del codificato.
Gli scuri: la tipologia dell’attività non è certamente leggera. Alle spalle dei tutors
c’era soltanto un corso di formazione senza alcuna esperienza diretta. Il rapporto di
fiducia tra operatore e familiari è stato immediatamente incrinato dal fatto che il
primo contatto è avvenuto solo dopo 48 ore dalla tragedia. Tutto l’intervento è stato
reso ancor più difficile e gravoso dal rapporto numerico tra tutors e famiglie che,
invece di essere, come dovrebbe, di 1/1 è stato di 1/5.
Sebbene la conclusione possa essere quella di “un po’ d’improvvisazione”,
l’esperienza vissuta dagli operatori ha suscitato in alcuni di loro ulteriore fattivo
interesse al problema ed al suo approfondimento per sé e per gli altri.
71
CAPITOLO 8
IDENTIFICAZIONE DELLE VITTIME NELLE CATASTROFI (IVC)
Quanto sia importante dare un nome, assegnare un’identità alla o alle vittime di un
disastro appare già evidente da quanto prima sottolineato. Le spoglie o la tomba di un
ignoto possono forse diventare un simbolo, ma non sono di conforto a nessuno!
Allora ne deriva che tutto quanto può servire a tal scopo acquisisce un notevole
valore. La raccolta delle informazioni deve essere quindi attenta, il più dettagliata
possibile, ma non deve essere lasciata all’iniziativa del singolo operatore, alla sua
sensibilità, alla sua emotività; deve seguire piuttosto uno schema, un protocollo che
ne garantisca l’obiettività e l’universalità.
Di seguito si riportano quindi le traduzioni dei formulari in uso all’Interpol ed
adottati dall’ambiente medico-legale (vedi allegati). Il risultato appare così quello
derivante da un linguaggio comune, ripetibile pur con gli eventuali adattamenti legati
alla specificità di ogni singolo evento.
8.1 INFORMAZIONI GENERALI
Il formulario INTERPOL per l’identificazione delle vittime è composto di varie sezioni divise
in due gruppi:
1) FORMULARI GIALLI per registrare i dati conosciuti più recenti riferiti a una persona
scomparsa.
2) FORMULARI ROSA per registrare tutte le osservazioni riferite ad un cadavere non
identificato.
Si può giungere all’identificazione di un cadavere se i dati ad esso riferiti e registrati nel
formulario rosa possono essere confrontati, trovando corrispondenza, con quelli del
formulario giallo relativo ad una persona scomparsa. Una volta effettuata l’identificazione,
72
gli esperti riempiranno un documento di identificazione valido come condizione per poter
produrre un attestato di morte e permettere la consegna del cadavere per il funerale.
L’identificazione di un cadavere può essere effettuata in modi diversi, secondo il tipo di
dati utilizzati.
Il formulario INTERPOL è strutturato in maniera tale che le sezioni nelle quali si registra il
medesimo tipo di dati sono indicate con la stessa lettera maiuscola nell’angolo in alto a
destra della pagina.
I formulari da utilizzare per l’identificazione dentaria sono le sezioni F1 e F2 (gialle) e F1 e
F2 (rosa).
Visto il vocabolario tecnico utilizzato, devono essere riempite da persona col titolo di
“odontologo forense”.
8.2 ISTRUZIONI PER COMPILARE IL FORMULARIO AM (ANTEMORTEM:
formulario giallo).
Istruzioni generali
Scopo del formulario AM è la raccolta di tutte le informazioni che possono fornire
parenti, amici e/o medici della possibile vittima o della persona scomparsa per
facilitarne l’identificazione mediante la comparazione di questi dati con quelli
ottenuti dai cadaveri sulla scena dell’evento.
Si devono inserire nel formulario tutte le informazioni che si possono ottenere,
essendo impossibile sapere a priori quali dati saranno raccolti sul luogo del disastro.
Il “formulario” è composto da tabelle contenenti un numero vario di caselle che
devono essere barrate secondo le indicazioni specifiche.
Il numero di caselle barrate sarà direttamente proporzionale al quantitativo di
informazioni acquisite.
73
Istruzioni specifiche
• Sezioni A1 e A2: dati personali della possibile vittima o della persona
scomparsa.
• Sezioni C1, C2 e C3: descrizione degli effetti personali (vestiario, gioielli,
altro).
• Sezioni D1, D2 e D3: descrizione fisica.
• Sezione D4: annotazione dei segni particolari (es: tatuaggi).
• Sezioni E1, E2: raccolta di tutte le informazioni di carattere medico utili
all’identificazione.
• Sezioni F1 ed F2: informazione odontologica (vedi istruzioni allegate).
• Sezione G: raccolta di tutte le informazioni utili non incluse per mancanza di
spazio.
Occorre poi tener presente che le fotografie del vestiario, dei gioielli e degli altri
effetti descritti nelle corrispondenti sezioni possono risultare di grande utilità per il
confronto con gli oggetti ritrovati sul luogo del disastro. Per questo, quando si
riescano ad ottenere, le foto vanno accluse al formulario.
Ancora più specifiche sono le sezioni che seguono perché confrontano dati raccolti con
un questionario con altri evidenziati su cadavere.
8.3 ISTRUZIONI – SEZIONI F1 E F2 AM (formulario giallo)
Devono essere qui inseriti i dati più recenti sulla dentatura di una persona scomparsa,
ricavati dalle cartelle mediche e/o da altro tipo di documento.
Nella sezione F1 devono essere chiaramente indicati il numero di riferimento e il
sesso della persona scomparsa (nel frontespizio del modulo). Nel corpo centrale
74
devono essere annotati tutti i dati richiesti. Nella sezione “Circostanze della
scomparsa”, deve essere riassunto al massimo il report della polizia.
Nella sezione “Informazioni sullo stato della dentatura” si riportano tutti i dati
aggiuntivi forniti alla polizia dai familiari o da altre persone. Previa richiesta alla
polizia, si annotano il nome, il numero di telefono e l’indirizzo degli odontologi che
hanno fornito le cartelle mediche, specificando il periodo (in anni) abbracciato dalle
rispettive cartelle. Le cartelle devono essere originali o fotocopie di buona qualità.
Tutti gli allegati (radiografie, calchi, fotografie) devono riportare il nome del paziente
e dell’odontologo e la data in cui sono stati prodotti. In caso contrario, ciò dovrà
essere fatto dall’operatore.
La sezione F2 include le informazioni più recenti sullo stato della dentatura della
persona scomparsa, ricavabili dal materiale allegato (cartelle mediche, radiografie,
fotografie, calchi o altro).
L’indicazione delle facce dentali viene data da lettere maiuscole: M=mesiale,
O=occlusale, D= distale, V=vestibolare, L=linguale. In caso di notazione diversa, la
stessa viene dettagliata in una delle caselle sottostanti.
Nell’odontogramma è necessario specificare la posizione e la grandezza di tutte le
otturazioni, così come tutti gli altri dati indicati nel formulario riassuntivo.
Nell’indicare i materiali va usato il nero per l’amalgama, il rosso per l’oro e il verde
per il materiale di colore naturale. Una X grande sul quadrato corrispondente segnala
ogni dente assente per estrazione o mancanza congenita. Odontogrammi
eventualmente forniti da odontologi devono essere confrontati per verificarne le
coincidenze, non esitando ad interpellare l’odontologo di riferimento per qualsiasi
necessità. La disponibilità di radiografie e/o altro tipo di materiale di appoggio va
indicato segnalando, nella casella appropriata, il tipo, la data e il dente a cui si
riferiscono. Infine, si annoti la data al momento della scomparsa.
75
Una volta riempita la sezione F2, l’odontologo deve annotare il proprio nome,
indirizzo e numero di telefono (anche usando il timbro professionale) nel riquadro
inferiore della sezione F1 ponendo, sopra la firma, la data di fine lavoro.
Tale documento ha valore legale, per cui l’odontologo dovrà conservarne una copia
completa per il proprio archivio; allo stesso modo, copie di tutta l’informazione
originale devono essere eseguite prima di restituirla all’odontologo.
8.4 ISTRUZIONI PER COMPILARE IL FORMULARIO PM (POSTMORTEM:
formulario rosa)
norme da seguire sul luogo della catastrofe
Prima di spostare qualsiasi cadavere si devono annotare i riferimenti sulla sua
ubicazione. Si raccolgono poi tutti gli effetti personali sulla cui appartenenza non vi
siano dubbi ponendoli insieme al cadavere o a parti del suo corpo.
Gli altri effetti vanno registrati come non identificati e tenuti separati in una prima
fase.
Ogni cadavere o parte del corpo non identificato deve avere una targhetta
impermeabile numerata.
istruzioni generali
Scopo del formulario PM è raccogliere tutta l’informazione possibile su un cadavere
per facilitarne l’identificazione mediante il confronto con l’informazione Ante
Mortem raccolta dai familiari su apposito questionario (AM).
Nelle tabelle con la colonna “N°” deve essere riportato il codice corrispondente agli
oggetti in lista e non il numero di tali oggetti.
In altri punti bisogna semplicemente mettere una X sulla casella appropriata.
76
Il
contrassegno
del
maggior
numero
possibile
di
caselle
semplifica
l’informatizzazione dei dati e la trasmissione dei dati elaborati in altre lingue (tutti i
paesi membri dell’Interpol utilizzano infatti formulari identici).
istruzioni specifiche
Sezione B
Informazione raccolta sul luogo dell’evento: si riempia il formulario durante la raccolta di
informazioni in situ e si aggiunga il numero dell’etichetta corrispondente al cadavere o a
parti del cadavere
Sezioni C1-C3
Si fotografi il cadavere prima di spogliarlo e si raccolgano gli eventuali gioielli
C1 – abiti e scarpe
C2 – effetti personali
C3 - gioielli
Sezioni D1-D4
Mentre si esaminano gli effetti e si procede alla loro descrizione
D1-D3 – descrizione fisica del cadavere
D4 – segni particolari (tatuaggi, etc.)
Sezioni E1- E2
Esame medico del cadavere
E1 e E2 – relazione su tutti i dati dell’esplorazione interna utili ai fini identificativi
F1 e F2 – Informazione odontologica (v. istruzioni allegate)
Sezione G
Informazione aggiuntiva utile o continuazione di note precedenti
Raggiunta una identificazione, deve essere compilato il “Report Identificazione
Vittime” seguendo le istruzioni
77
“…...ci si aspetta di tutto,
ma non si è mai preparati a nulla!”
(Swetchine)
78
CONCLUSIONI
Alla luce di quanto esposto pare opportuno soffermarsi su alcune riflessioni.
Certamente parlando di mass-disasters non ci si riferisce ad eventi prevedibili almeno
nella loro completezza ed intensità. Tuttavia per affrontarli, contenerli, gestirli,non si può
prescindere dal preparare qualcosa. Anche la pedagogia ci insegna il valore del prevedere
per risolvere; diversamente Sir Robert Baden Powel non avrebbe dato come motto agli
scouts del movimento da lui fondato il termine “be prepared”!
La revisione critica degli esempi riportati evidenzia poi la grave carenza organizzativa
legata alla vicenda “Linate” soprattutto per ciò che riguarda la gestione delle salme e dei
familiari delle vittime.
Se
“l’essere pronti” non fosse fondamentale, mal si spiegherebbe la meticolosa
attenzione al dettaglio come appare dalla preparazione delle schede dell’INTERPOL che
potrebbero anche definirsi persino eccessive, ma che hanno il pregio di portare, come già
evidenziato, ad un linguaggio comune, da tutti utilizzato, da tutti compreso.
“Essere pronti” significa anche essere consapevoli che non esiste il “disastrologo”, ma
che è necessaria la conoscenza e la capacità di molte figure professionali che senza
rivalità collaborino ed interagiscano con il solo scopo del miglior risultato.
Sono quindi indispensabili le presenze di professionalità allo scopo preparate e
continuamente addestrate, consapevoli dell’importanza del proprio ruolo solo nell’ambito
di un lavoro d’insieme con leader che possono variare secondo le necessità contingenti,
ma che mai avranno la caratteristica di prevaricare bensì di coordinare, di convogliare
idee, di favorirne il confronto e la critica, di unire e mai di dividere.
La stessa impronta del singolo deve caratterizzare anche la figura di ogni istituzione
coinvolta superando le difficoltà che molto spesso se non quasi sempre si presentano nella
loro quotidianità.
79
Non sottovalutando l’aspetto normativo legato alla stipula di eventuali convenzioni che
definiscano già dall’inizio i ruoli delle singole istituzioni, si deve evidenziare la fattiva
collaborazione già in essere tra la Protezione Civile Provinciale di Firenze con l’istituto di
Medicina
Legale
AOUC.
Questo
istituto
infatti,
si
impegna
ad
occuparsi
specificatamente dell’addestramento degli operatori di protezione civile per quanto
riguarda il recupero salme e la raccolta di tutti i dati e reperti utili all’identificazione ed
alle altre attività medico-legali.
La collaborazione avrebbe come sbocco naturale la redazione di documenti che
sfocerebbero indubbiamente nella stesura di protocolli o meglio di piani di lavoro che
potrebbero costituire lo schema del “fare” e del “chi fa cosa” come ben evidenziato dal
riportato piano londinese. Per questo è indispensabile una conoscenza specifica del
territorio e delle risorse al fine di non rimanere sul teorico. Ogni realtà è qualcosa di
specifico, di particolare. Tuttavia, anche l’eccessiva parcellizzazione del problema
potrebbe essere negativa e quindi parrebbe utile trovare più punti in comune per arrivare a
stilare “piani concretamente fattibili”, ma il più possibilmente attuabili su tutto il territorio
nazionale.
Certamente ogni progetto tocca tanti e tali aspetti che necessitano tempo per essere
affrontati. In quello da cui siamo partiti restano ancora da definire le procedure operative
e di aggiornamento dati come pure l’allestimento della sala autoptica mobile e delle sue
dotazioni.
Anche il reperimento di fondi per l’attuazione di un progetto diventa un problema specie
in periodi di difficoltà economiche: non sarebbe allora da scartare l’idea di un
coinvolgimento di partnership nazionali o comunitarie.
80
ALLEGATI
SCHEDE INTERPOL AM
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
Cognome
Nome
Data di nascita
Tipo di catastrofe
Luogo della catastrofe
Data della catastrofe
A0
N°…………
*
M
* F
:
:
:
Istituzione incaricata dell’identificazione
Motivazioni per le quali si ritiene che questa persona sia vittima della catastrofe
* possibile vittima * probabile vittima * vittima certa
* raccolti campioni * in attesa di profilo * si allega profilo
Parere del funzionario compilatore
Analisi DNA
RIASSUNTO
INFORMAZIONI
A1
Compl.
C1
C2
Effetti personali
C3
Gioielli
D1
Descrizione fisica
D2
Descrizione
fisica
(segue)
Descrizione
fisica
(segue)
Schema anatomico
D3
D4
E1
E2
Prestata a
Nome
Dati
della persona
scomparsa
Dati
della persona
scomparsa (segue)
Abbigliamento
A2
Parz.
Data
Informazione medica
F1
Informazione
(segue)
Odontologia
medica
F2
Odontologia (segue)
G
Informazioni
aggiuntive
81
Data
di
restituzione
Note
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
Cognome
………………………………..
N°…………
Nome
………………………………..
Data
di …../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
nascita
A1
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Informazioni relative alla persona scomparsa
00
Informazione fornita da:
Data:
punto 13
nome
indirizzo
parentela
a
1 * vedi punto 12
b
c
2 * vedi
Tel. / mail
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
12A
13
Cognome
Cognome da nubile
Nome
Nazionalità
N° documento di identità
Codice Stato
Nome nel cod. comm.
cinese
Data di nascita
Stato civile
Professione
Indirizzo completo:
Via/n°
CAP
Paese
Provincia
Religione
Parenti più prossimi
Consanguineità (DNA)
******************
****
**** **** **** ****
**gg **mm ****anno **età
1 *singolo/a 2 *convivente 3 *coniugato/a
data__________ 4 *vedovo/a 5 *separato/a 6
*divorziato/a
1*no
2*si Quale?_____________________
Comparazione DNA
vedi sezione G
1*no
2*si –
Per
l’identificazione
visiva contattare:
Nome
Indirizzo
Tel./mail
Grado di parentela
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
82
Firma
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
Cognome
Nome
Data di nascita
A2
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Informazioni relative alla persona scomparsa
Impronte digitali
14
1
In caso negativo si
possono ottenere?
15
16
17
18
3
*
*
no
2
no
4
*
*
a b c
si
data …………………………….
si
Medico curante
nome
indirizzo tel./mail
Dentista :
nome
indirizzo
tel./mail
Segni evidenti per
l’identificazione
Fotografie
1
*
allegate
*
2
chiedere
a
……………………………………………….
Fatte
il
(data):
………………………………………………………………………………………
….
19
Documenti :
01 documenti ufficiali
02 informazioni di polizia
03 referti medici
04 referti ospedalieri
05 radiografie ospedaliere
06 referti odontologici
07 radiografie dentarie
08 n° id. protesi dentaria
09 altri documenti
1
* allegate
………………………………………
2
*
chiedere
a
1
* allegate
……………………………………
2
*
chiedere
a
1
* allegate
……………………………………
2
*
chiedere
a
1
* allegate
………………………………………
2
*
chiedere
a
1
* allegate
………………………………………
2
*
chiedere
a
1
* allegate
………………………………………
2
*
chiedere
a
1
* allegate
………………………………………
(specificare):
(specificare):
2
*
chiedere
a
I punti 20 – 23 non sono presenti in questo formulario
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
83
Firma
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
A3
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Abbigliamento e calzature (indossati o nel bagaglio)
24
Abbigliamento:
Cod.
01 testa e collo
0101 cappello
0102 sciarpa
0103 cravatta
0199 altro
02 parte superiore del corpo
0201 cappotto
0202 soprabito
0203 maglione
0204 camicia
0205 impermeabile
0206 giacca
0207 abito
0208 cardigan
0209 blusa
0210 spezzato
0211 camicetta
0212 reggiseno
0213 bretelle
0214 guanti
0299 altro
03 parte inferiore del
corpo
0301 pantaloni uomo
0302 pantaloncini
0303 pantalone donna
0304 gonna
0305 mutande
0306 guaina
0307 corsetto
0308 collant
0309 body
0310 calzini
0311 cintura
0312 fibbia cintura
0399 altro
04 tutto il corpo
0401 camice
0402 camice da lavoro
0403 tailleur
0499 altro
25
a
1 Materiale
2 Colore
3
Tipo
4
Marca
5 Taglia
Calzature
01 scarpe
02 scarponcino
03 sandali
99 altro
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
84
Firma
b
c
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
C2
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
Cognome
Nome
Data di nascita
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Informazioni relative alla persona scomparsa
26
Orologio
1
00 Lo porta sempre?
no
Cod
01 Digitale
02 Analogico
03 Digitale/analogico
04 Da taschino
27
*
Occhiali
1
00 Li porta sempre?
*
no
03 Forma delle lenti
*
no
Tonda
1
*
1
*
Documentazione
1
*
*
2
*
2
2
Colore
3 Descrizione
4 Marca
5 Scritte
2
Colore
3 Descrizione
4 Marca
5 Scritte
si
Graduazione
si _____________
Ovale
04 Lenti a contatto
29
2
Colorate?
1
01 Passaporto
02 Patente
03 Carte di credito
04 Carta d’identità
05 Tessera donatore
06 Travel cheques
07 Libretto assegni
08 Tessera sanitaria
99 Altro
si
1 Materiale
02 Lenti
00 Li porta sempre
*
1 Materiale
01 Montatura
28
2
a b c
Quadrata
*
3
3
2
no
2
*
*
sx
Mezzaluna
*
Colore?
no
*
si ______________ 3
4
4
*
Senza montatura
*
*
dx
5
*
Graduazione
sx
4
*
dx
si
Cod / N°
Altri effetti
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
85
Firma
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
C3
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Gioielli
30
Anelli, catenine, etc
a
Cod.
1 Materiale
2 Colore
3
Tipo
4
Marca
5
Taglia
01 Fede
02 Altri anelli
03 Orecchino con foro
04 Orecchino a clip
05 Catena da collo
06 Catenina
07 Braccialetto
08 Altre catenine
09 Pendente
10 Piercing
11 Anello nasale
12 Cavigliera
99 Altro
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
86
Firma
b
c
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
Cognome
Nome
Data di nascita
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Descrizione fisica
31
a
31A
32
33
34
Altezza
Peso
Corporatura
01 Costituzione
02 Testa (frontale)
35
Quadrata
03 Testa (laterale)
Razza
Caucasoide Mongoloide Negroide
Chiara
1 *
2 *
3 * / 4 *
5 *
6 *
(specificare):
01 Gruppo
36
___________cm
___________kg
Delicata
Normale
Robusta
1 *
2 *
3 *
Ovale Appuntita Piramidale Circolare Rettangolare
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Corta
Media
Allungata
1 *
2 *
3 *
Media
Scura
02 Descrizione
Capigliatura
Naturale Artificiale
Posticci
Parrucca
Treccine
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Corto
Medio
Lungo
Rasato
1 *
2 *
3 *
4 *
Biondo
Castano
Nero
Rosso
Grigio
Bianco
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Chiaro
Medio
Scuro
?
Tinto
Con meches
1 *
2 *
3 * / 4 *
5 *
6 *
Rado
Medio
Abbondante
1 *
2 *
3 *
Liscio
Ondulato
Riccio
Con divisa
1 *
2 *
3 * / 4 *sx 5 * dx 6 *centr.
Incipiente Avanzata Totale
Fronte
Lato
Superiore
1 *
2 *
3 * / 4 *
5 *
6 *centr.
(specificare):
01 Classe
02 Lunghezza
03 Colore
04 Tonalità
05 Volume
06 Tipo
07 Calvizie
08 Altre osservaz.
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
87
D1
Firma
b
c
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
Cognome
Nome
Data di nascita
D2
N°…………
* M
* F
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Descrizione fisica (continua)
37
Fronte
Bassa Normale Ampia
Stretta
Normale
Larga
01 Altezza / Largh.
1 * 2 *
3 * / 4 *
5 *
6 *
Prominente Normale
Sfuggente
02 Inclinazione
1 *
2 *
3 * Poco
4 * Molto
38
Sopracciglia
01 Tipo / Volume
Dritte Arcuate
Unite
1 *
2 *
3 * / 4 *
39
Occhi
01 Colore
Azzurri
Grigi
Verdi
Castani
Neri
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Chiaro
Medio
Scuro
Misto
1 *
2 *
3 *
4 *
Piccola
Media
Grande
1 *
2 *
3 *
Strabismo
Occhio artificiale
1 * Converg. 2 * Diverg.
3 * Sx 4 * Dx
02 Tono
03 Distanza interoc
40
04 Particolarità
Naso
01 Dimens. / Forma
03
Forma
(vedi
disegno silhouette)
Villosità (viso)
01 Tipo
02 Colore
42
Normali
6 *
Spesse
Piccolo
Medio
Grande
Affilato
Ricurvo Da alcolista
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Segno degli occhiali
Altre (specificare):
1 * No 2 * Si
3 * ___________________________
Concava
Retta Convessa Verso il basso Orizzontale All’insù
1 *
2 * 3 *
/
4 *
5 *
6 *
02 Particolarità
41
Sottili
5 *
a
Basette
5 *
Rossa
5 *
Barba e baffi
Brizzolata
6 *
Bianca
02 Lobi/Lobi forati
Piccole
Medie
Grandi
Attaccate Normali Separate
1 *
2 *
3 *
/ 4 *
5 *
6 *
Saldati
Forati (specificare numero):
1 * No
2 * Si 3 * Sx _____ 4 * Dx _____
43
Bocca
01 Grandezza/Altro
Piccola
Media
1 *
2 *
3 *
44
Labbra
01 Forma / Altro
Sottili
Medie
Grandi
1 *
2 *
3 * / 4 *
45
Dentatura(v. F1/F2)
01 Stato
02 Separazione / pezzi
mancanti
Naturale Con tratt. Senza tratt. Corone
Ponti
Impianti
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Separaz. tra incisivi
Pezzi mancanti
Senza denti
1 *Sup 2 *Inf
3 *Sup
4 *Inf
5 *Sup 6 *Inf
Parziale
Completa
Altro (specificare):
1 *Sup 2 *Inf
3 *Sup
4 *Inf
5 * ___________
No
Si
Sigarette Sigari
Pipa
Tabacco da masticare
1 * 2 * / 3 *
4 *
5 *
6 *
46
Orecchie
01 Forma / Angolo
Rasato
Baffi
Barbetta
1 *
2 *
3 *
4 *
Bionda
Castana Nera
1 *
2 *
3 *
4 *
03 Denti finti
Fumatore
01 Tipo
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Grande
Altro (specificare):
/ 4 * _____________________
Pitturate Altro (specificare):
5 * ________________
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
88
Firma
b
c
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
47
48
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
D3
a = informazione non disponibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Mento
Piccolo
Medio
Grande
Sfuggente Normale
Prominente
01 Grand./Inclinaz.
1 *
2 *
3 * /
4 *
5 *
6 *
Appuntita Rotonda
Spigolosa
Fossetta vert. Fossetta orizz.
02 Forma
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Collo
01 Lungh./Forma
Corto
Normale
Lungo
1 *
2 *
3 * /
4 *
Gozzo Pomo sporgente
Sottile
Normale
Largo
5 *
6 *
Taglia n°:
Circonf. (cm):
02 Caratteristiche
1 *
49
Mani
01 Forma/Grand.
02 Lungh. unghie
03 Caratteristiche
50
Piedi
01 Forma
02 Stato / Unghie
51
03 Caratteristiche
Villosità corpo
01 Villosità
02 Colore
52
Villosità pube
01 Villosità
02 Colore
53
Segni partic.
01 Testa
1A Collo/gola
02 Braccio dx
03 Braccio sx
04 Mano dx
05 Mano sx
06 Tronco ant.
07 Tronco post.
08 Gamba dx
09 Gamba sx
10 Piede dx
11 Piede sx
2 *
4
6
Sottili Normali Larghe
Piccole
Medie
Grandi
1 *
2 *
3 * /
4 *
5 *
6 *
Corte
Medie
Lunghe
1 * 2 *
3 *
Morse Manicure Pitturate
Artificiali
Nicotina
1 *
2 *
3 *
4 *
5 * Sx 6 * Dx
Sottili Normali Larghi
Piatti
Arco pronunciato
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
Bugnone Callo
Pitturate
Mancanti
1 *
2 *
/ 3 *
4 *
(specificare): __________________________________________
Nessuna Scarsa
Media
Abbondante
1 * 2 *
3 *
4 *
Bionda
Castana
Nera
Rossa
Brizzolata
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Nessuna Scarsa
Media
Abbondante Rasata
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Bionda
Castana
Nera
Rossa
Brizzolata
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Cod.
1 cicatrice/piercing
2 segni
3 tatuaggi
Bianca
Bianca
4 malformaz.
5 amputaz.
Indicare le particolarità nello schema anatomico, sezione D4
54
55
Circoncisione
Altre partic.
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
1 * No
2 * Si
3 * Si ignora
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
89
Firma
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
Cognome
………………………………..
N°…………
Nome
………………………………..
Data di nascita …../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
DESCRIZIONE FISICA
(SEGNALATA AL PUNTO 53)
Cicatrici
Piercing
Disegnarle
Segni
Disegnarli
Tatuaggi
Disegnarli
Malformazioni
Disegnarle
Amputazioni
90
D4
A.M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
Cognome
Nome
Data di nascita
STATO DI SALUTE (secondo parenti o allegati)
56
Stato generale di
salute
(malattie
pregresse/attuali
trattamento seguito
57
e/o
Consumo medicinali
(presenti nel domicilio)
INFORMAZIONE MEDICA (se non fornita dal medico curante “A2-15”, specificare la fonte)
01 Paziente regolare?
Cod.
58
STORIA MEDICA:
02 Sintomi
03 Conclusioni
04 Diagnosi
05 Trattamenti
06 Prescrizioni
07 Visite specialistiche
08 Cicatrici chirurgiche
09 Altre cicatrici
10 Fratture
11 Organi assenti
12 Ricoveri in ospedale
13 Altro
DIPENDENTE DA:
14 Tabacco
15 Alcol
16 Droghe
17 Stupefacenti
MALATTIE
CONTAGIOSE:
18 Epatite
19 AIDS
19A Tubercolosi
20 Altre
PER LE DONNE:
21 Incinta
22 Parti
23 Isterectomia
IMPIANTI:
24
Disp.
contraccettivi
intrauterini
25 Altri impianti
Metallico
1
59
*
Plastico
2
*
Descrizione:
Gruppo sanguigno
(Continua con il punto 66; punti 60-65 solo nel questionario post-mortem)
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
91
Firma
E1
A. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
Cognome
Nome
Data di nascita
INFORMAZIONE MEDICA
Sintesi della storia medica a cura
66
(continua)
del medico forense o del medico
che ha effettuato l’esame
Storia medica a cura di:
Nome
Indirizzo
Telefono / Mail
ALTRI DATI DI PARTICOLARE INTERESSE
67
Radiografia
per
problemi specifici
68
Organi estirpati
69
Protesi
70
Altre parti artificiali
(Continua con il punto 76; punti 71-75 solo nel questionario post-mortem)
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
92
Firma
E2
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
IDENTIFICAZIONE VITTIME
E4
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
C= ulteriori informazioni nella sezione G
DNA
93
Riferimento
Persona scomparsa
1. Riferimento
2. Riferimento
3. Riferimento
C
Tipo di campione:
Riferimento del laboratorio:
Nome/Indirizzo:
_________________________________________________________
N° id. naz.
Parentela biologica
Rif. del laboratorio
_____________________________
_____________________________
Persona di rif. del laboratorio
Norma di qualità del laboratorio
_____________________________
_____________________________
Nome/Indirizzo:
_________________________________________________________
N° id. naz.
Parentela biologica
Rif. del laboratorio
_____________________________
_____________________________
Persona di rif. del laboratorio
Norma di qualità del laboratorio
_____________________________
_____________________________
Nome/Indirizzo:
_________________________________________________________
N° id. naz.
94
Profili di DNA
Parentela biologica
Rif. del laboratorio
_____________________________
_____________________________
Persona di rif. del laboratorio
Norma di qualità del laboratorio
_____________________________
_____________________________
Persona scomparsa
1. Riferimento
2. Riferimento
3. Riferimento
95
D3S1358
VWA
D16S539
D2S1338
Amelogenina
D8S1179
D21S11
D18S51
D19S433
TH01
FGA
TPOX
CSF1P0
D13S317
D7S820
D5S818
Penta D
Penta E
FES
F13A1
F13B
SE33
CD4
GABA
Controllato da
Data
Firma
93
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
76
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
F1
Indirizzo della persona
scomparsa
(v. A1 punto 10)
77
78
79
__ /__ /____ (gg/mm/anno)
Data scomparsa
Circostanze
della
scomparsa
Informazioni sullo stato
della dentatura
(fornite da parenti e/o
altre persone)
01 Dati in D2 punto 45
1
*
No
2
*
Si
INFORMAZIONE FORNITA DA
80 Odontologo / entità
01 Dati in D2 punto 45
Tel /mail
Periodo considerato
Da _________ a __________
*
*
*
*
Da _________ a __________
*
*
*
*
Da _________ a __________
*
*
*
*
Documenti classificati con
81
Cartelle
Radiogr.
Calchi
Foto
Odontologo / entità
01 Dati in D2 punto 45
Tel /Mail
Periodo considerato
Documenti classificati con
82
Cartelle
Radiogr.
Calchi
Foto
Odontologo / entità
01 Dati in D2 punto 45
Tel /Mail
Periodo considerato
Documenti classificati con
Cartelle
Radiogr.
Calchi
Continua al punto 86 (punti 83-85 solo nel formulario post mortem)
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
94
Firma
Foto
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
86
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
F2
INFORMAZIONE DENTARIA su dentatura permanente (indicare i denti da latte)
11
12
13
14
15
16
17
18
21
22
23
24
25
26
27
28
48
47
46
45
44
43
42
41
38
37
36
35
34
33
32
31
87
Descriz. dettagliata di
Corone, ponti, protesi e
impianti
88
Altri riscontri
Occlusioni,
indebolimenti, anomalie, macchie
di nicotina, stato delle resine, etc.
89
Radiografie
Tipo, zona e anno
90
91
Altra documentazione
Età al momento della scomparsa
95
A. M.
Cognome
Nome
Data di nascita
IDENTIFICAZIONE VITTIME
PERSONA SCOMPARSA
………………………………..
N°…………
………………………………..
…../…../………. (gg/mm/anno)
* M
* F
Ulteriori informazioni (indicare il numero di casella se si tratta di informazione collegata a una pagina precedente)
92
96
G
SCHEDE INTERPOL PM
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
IDENTIFICAZIONE VITTIME
CADAVERE
____________________________
____________________________
___/___/_____ (gg/mm/anno)
Operazioni effettuate al deposito salme
Fotografie
Fronte/retro corpo intero
Testa
Dattiloscopia
Dattilare
Palmare
Autopsia
Esame forense
Autopsia completa
Nome medico
Indirizzo/telefono
Esame dentario
Totale
Mascellari estratti
Nome odontologo
Indirizzo/telefono
Campioni prelevati
(v. E2 punto 73)
N°_____________
* sesso sconosciuto
* M
* F
Data
* *
* * *
* * *
* * *
* *
* * *
* * *
* * *
*
*
*
*
vestito
svestito
fronte
prof sx
no
imposs.
si
no
imposs.
si
no
si
no
si
radiogr.
foto
no
si
radiogr.
foto
no
si
radiogr.
foto
raccolti
B0
Note
prof dx
inviati
*
*
*
*
risultati
alleg.
richiesti profili DNA
profili DNA allegati
RIASSUNTO
INFORMAZIONI
B
A2
C1
C2
C3
D1
D2
D3
D4
E1
E2
F1
F2
G
Compl.
Parz.
Prestata a
Nome
Data
Info raccolte in situ
Vestiti e scarpe
Abbigliamento
Effetti personali
Gioielli
Descrizione fisica
Descr. fisica (segue)
Descr. fisica (segue)
Schema anatomico
Esplorazione interna
Conclusioni mediche
Info odontologica
Info odont. (segue)
Info aggiuntive
97
Data
di
restituzione
Note
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
CADAVERE
____________________________
____________________________
___/___/_____ (gg/mm/anno)
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
a = informazione non disponibile/non definibile
B1
N°_____________
* sesso sconosciuto
* M
* F
b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
INFORMAZIONE RACCOLTA SUL LUOGO DELL’EVENTO
0-1
2-5
6-15
16-25
26-50
>50
20
Età apparente
1
21
Data
2
3
4
*
5
6
* *
6
___/___/_____ (gg/mm/anno)
Luogo ritrov
01 Cartina/GPS
02 Fotografie
22
* * * *
a
sconosciuta
Stato
cadavere
Coord: ___________________________/_________________________
1
del
*
No
2
*
Integro Incompleto
1
* *
1 Dannegg.
2
Si
Identificabile a vista
3
2 Bruciato
*
No
4
*
3 Decomp.
Si
Parte del corpo (descr.)
5
*
______________________
4 Scheletr.
5 Assente
01 Testa
1A Collo/Gola
02 Braccio dx
03 Braccio sx
04 Mano dx
05 Mano sx
06 Tronco ant.
07 Tronco post.
08 Gamba dx
09 Gamba sx
10 Piede dx
11 Piede sx
Indicare le particolarità nello schema anatomico, pagina D4
23
Persona che
ha trovato il
cadavere
Se si tratta di una
squadra, indicare il
nome
del
caposquadra
Se si tratta di una
persona:
Nome
Indirizzo
Tel/Mail
Occupazione
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
98
Firma
6 Separato
b
c
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
IDENTIFICAZIONE VITTIME
C1
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
a = informazione non disponibile/non definibile
b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Abbigliamento e calzature (indossati o nel bagaglio)
Cod.
1 Materiale 2 Colore
24
Abbigliamento:
01 testa e collo
0101 cappello
0102 sciarpa
0103 cravatta
0199 altro
02 parte superiore del corpo
0201 cappotto
0202 soprabito
0203 maglione
0204 camicia
0205 impermeabile
0206 giacca
0207 abito
0208 cardigan
0209 blusa
0210 spezzato
0211 camicetta
0212 reggiseno
0213 bretelle
0214 guanti
0299 altro
03 parte inferiore del
corpo
0301 pantaloni uomo
0302 pantaloncini
0303 pantalone donna
0304 gonna
0305 mutande
0306 guaina
0307 corsetto
0308 collant
0309 body
0310 calzini
0311 cintura
0312 fibbia cintura
0399 altro
04 tutto il corpo
0401 camice
0402 camice da lavoro
0403 tailleur
0499 altro
25
Calzature
Cod.
1 Materiale
2 Colore
01 scarpe
02 scarponcino
03 sandali
99 altro
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
a
3
Tipo
4
Marca
5
Taglia
3
Tipo
4
Marca
5
Num.
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
99
Firma
b
c
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
C2
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
a = informazione non disponibile/non definibile
Effetti personali
26
Orologio
00 Lo porta sempre?
1 * no
Cod.
b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
a
2 * si
1 Materiale
2 Colore
3 Descriz.
4 Marca
6 Scritte
01 Digitale
02 Analogico
03 Digitale/analogico
04 Da taschino
27
05 Cinturino
Occhiali
00 Li porta sempre?
1 *Cuoio
1 * no
2 *Metallo
3 *Altro (specific.)_______________
2 * si
1 Materiale
2
Colore
3 Descrizione
4 Marca
01 Montatura
Colorate?
1 * no 2 * si_______________
02 Lenti
Tonda
Ovale
1 *
2 *
3 *
03 Forma delle lenti
Quadrata
4 *
1 * no
Colore?
2 * si_______________
Documentazione
00 Li porta sempre
1 * no
2 * si
01 Passaporto
02 Patente
03 Carte di credito
04 Carta d’identità
05 Tessera donatore
06 Travel cheques
07 Libretto assegni
08 Tessera sanitaria
99 Altro
Altri effetti
00 Li porta sempre
Cod. / Numero
01 Portafoglio
02 Portamonete
03 Cintura
04 Chiavi
05 Monete
99 Altro
Cod. / Numero
3 * sx
Graduazione
4 * dx
Mezzaluna
5 *
Senza montatura
Graduazione
3 * sx
4 * dx
04 Lenti a contatto
28
29
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
1 * no
2 * si
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
100
Firma
5 Scritte
b
c
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
C3
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
a = informazione non disponibile/non definibile
Gioielli
30
Anelli, catenine, etc
b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
a
Cod.
1 Materiale
2 Colore
3
Descriz.
4
Scritte
5
Portato a
01 Fede
02 Altri anelli
03 Orecchino con foro
04 Orecchino a clip
05 Catena da collo
06 Catenina
07 Braccialetto
08 Altre catenine
09 Pendente
10 Piercing
11 Anello da naso
12 Cavigliera
99 Altro
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
101
Firma
b
c
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
D1
CADAVERE
Tipo catastrofe
____________________________
N°_____________
Luogo catastrofe
____________________________
* sesso sconosciuto
Data catastrofe
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
a = informazione non disponibile/non definibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Descrizione fisica (nel sito raccolta salme)
31
Stato del cadavere
Integro Incompleto Identificabile a vista
Parte del corpo (descr.)
1 * 2 *
3 *No
4 *Si
5 *______________________
1 Dannegg.
2 Bruciato
3 Decomp.
4 Scheletr.
5 Assente
01 Testa
1A Collo/Gola
02 Braccio dx
03 Braccio sx
04 Mano dx
05 Mano sx
06 Tronco ant.
07 Tronco post.
08 Gamba dx
09 Gamba sx
10 Piede dx
11 Piede sx
Indicare le particolarità nello schema anatomico, pagina D4
______anni
/Metodo utilizzato
31A
Età stimata
32
Altezza
______cm / Alt. stimata ______cm /Metodo utilizzato
33
Peso
______kg / Peso stimato ______kg /Metodo utilizzato
34
Corporatura
01 Costituzione
Delicata Normale
Robusta
1 *
2 *
3 *
Ovale Appuntita Piramidale Circolare Rettangolare Quadrata
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Corta
Media
Allungata
1 *
2 *
3 *
02 Testa (frontale)
35
36
03 Testa (laterale)
Razza
01 Gruppo
02 Descrizione
Capigliatura
01 Classe
Caucas. Mongol.
1 *
2 *
3 *
(specificare):
Negroide
/ 4 *
Chiara
Media
5 *
6 *
Scura
Naturale Artificiale Posticci
Parrucca Treccine
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Corto
Medio
Lungo
Rasato
1 *
2 *
3 *
4 *
Biondo
Castano
Nero
Rosso
Grigio
Bianco
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Chiaro
Medio
Scuro
?
Tinto
Con meches
1 *
2 *
3 * / 4 *
5 *
6 *
Rado
Medio
Abbondante
1 *
2 *
3 *
Liscio
Ondulato
Riccio
Con divisa
1 *
2 *
3 * /
4 *sx
5 * dx 6 *centr.
Incipiente Avanzata Totale
Fronte
Lato
Superiore
1 *
2 *
3 * /
4 *
5 *
6 *
(specificare):
02 Lunghezza
03 Colore
04 Tonalità
05 Volume
06 Tipo
07 Calvizie
08 Altre osservaz.
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
102
Data
Firma
6 Separato
a b
c
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
D2
CADAVERE
Tipo catastrofe
____________________________
N°_____________
Luogo catastrofe
____________________________
* sesso sconosciuto
Data catastrofe
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
a = informazione non disponibile/non definibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Descrizione fisica (continua)
37
Fronte
Bassa Normale Ampia
Stretta
Normale
Larga
01 Altezza / Largh.
1 * 2 *
3 * / 4 *
5 *
6 *
Prominente
Normale
Sfuggente
02 Inclinazione
1 *
2 *
3 * Poco
4 * Molto
38
Sopracciglia
01 Tipo / Volume
Dritte Arcuate
Unite
1 *
2 *
3 * / 4 *
39
Occhi
01 Colore
Azzurri
Grigi
Verdi
Castani
Neri
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Chiaro
Medio
Scuro
Misto
1 *
2 *
3 *
4 *
Piccola
Media
Grande
1 *
2 *
3 *
Strabismo
Occhio artificiale
1 * Converg. 2 * Diverg.
3 * Sx 4 * Dx
02 Tono
03 Distanza interoc
40
04 Particolarità
Naso
01 Dimens. / Forma
03
Forma
(vedi
disegno silhouette)
Villosità (viso)
01 Tipo
02 Colore
42
Normali
6 *
Spesse
Piccolo
Medio
Grande
Affilato
Ricurvo Da alcolista
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Segno degli occhiali
Altre (specificare):
1 * No 2 * Si
3 * ___________________________
Concava
Retta Convessa Verso il basso Orizzontale All’insù
1 *
2 * 3 *
/
4 *
5 *
6 *
02 Particolarità
41
Sottili
5 *
Basette
5 *
Rossa
5 *
Barba e baffi
Brizzolata
6 *
Bianca
02 Lobi/Lobi forati
Piccole
Medie
Grandi
Attaccate Normali Separate
1 *
2 *
3 *
/ 4 *
5 *
6 *
Saldati
Forati (specificare numero):
1 * No
2 * Si 3 * Sx _____ 4 * Dx _____
43
Bocca
01 Grandezza/Altro
Piccola
Media
1 *
2 *
3 *
44
Labbra
01 Forma / Altro
Sottili
Medie
Grandi
1 *
2 *
3 * / 4 *
45
Dentatura(v. F1/F2)
01 Stato
02 Separazione / pezzi
mancanti
Naturale Con tratt.
1 *
2 *
3 *
Separaz. tra incisivi
1 *Sup 2 *Inf
Parziale
1 *Sup 2 *Inf
No
Denti
1 *
2 *
3 *
46
Orecchie
01 Forma / Angolo
Rasato
Baffi
Barbetta
1 *
2 *
3 *
4 *
Bionda
Castana Nera
1 *
2 *
3 *
4 *
03 Denti finti
Fumatore
01 Tracce tabacco
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Grande
Altro (specificare):
/ 4 * _____________________
Pitturate Altro (specificare):
5 * ________________
Senza tratt. Corone
Ponti
Impianti
4 *
5 *
6 *
Pezzi mancanti
Senza denti
3 *Sup
4 *Inf
5 *Sup 6 *Inf
Completa
Altro (specificare):
3 *Sup
4 *Inf
5 * ___________
Labbra
Baffi
Dita / Mano
4 *
5 * Sx 6 * Dx
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
103
Firma
a
b
c
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
47
48
IDENTIFICAZIONE VITTIME
D3
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
a = informazione non disponibile/non definibile b = fotografia c = ulteriori informazioni a pag. G
Mento
Piccolo
Medio
Grande
Sfuggente Normale
Prominente
01 Grand./Inclinaz.
1 *
2 *
3 * /
4 *
5 *
6 *
Appuntita Rotonda
Spigolosa
Fossetta vert. Fossetta orizz.
02 Forma
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Collo
01 Lungh./Forma
Corto
Normale
Lungo
1 *
2 *
3 * /
4 *
Gozzo Pomo sporgente
Sottile
Normale
Largo
5 *
6 *
Taglia n°:
Circonf. (cm):
02 Caratteristiche
1 *
49
Mani
01 Forma/Grand.
02 Lungh. unghie
03 Caratteristiche
50
Piedi
01 Forma
02 Stato / Unghie
51
03 Caratteristiche
Villosità corpo
01 Villosità
02 Colore
52
Villosità pube
01 Villosità
02 Colore
53
Segni partic.
01 Testa
1A Collo/gola
02 Braccio dx
03 Braccio sx
04 Mano dx
05 Mano sx
06 Tronco ant.
07 Tronco post.
08 Gamba dx
09 Gamba sx
10 Piede dx
11 Piede sx
2 *
4
6
Sottili Normali Larghe
Piccole
Medie
Grandi
1 *
2 *
3 * /
4 *
5 *
6 *
Corte
Medie
Lunghe
1 * 2 *
3 *
Morse Manicure Pitturate
Artificiali
Nicotina
1 *
2 *
3 *
4 *
5 * Sx 6 * Dx
Sottili Normali Larghi
Piatti
Arco pronunciato
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
Bugnone Callo
Pitturate
Mancanti
1 *
2 *
/ 3 *
4 *
(specificare): __________________________________________
Nessuna Scarsa
Media
Abbondante
1 * 2 *
3 *
4 *
Bionda
Castana
Nera
Rossa
Brizzolata
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Nessuna Scarsa
Media
Abbondante Rasata
1 *
2 *
3 *
4 *
5 *
Bionda
Castana
Nera
Rossa
Brizzolata
1 * 2 *
3 *
4 *
5 *
6 *
Cod.
1 cicatrice/piercing
2 segni
3 tatuaggi
Bianca
Bianca
4 malformaz.
5 amputaz.
Indicare le particolarità nello schema anatomico, sezione D4
54
55
Circoncisione
Altre partic.
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
1 * No
2 * Si
3 * Si ignora
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
104
Data
Firma
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
DESCRIZIONE FISICA
IDENTIFICAZIONE VITTIME
D4
CADAVERE
____________________________ N°_____________
____________________________ * sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
(SEGNALATA AI PUNTI 22 0 31, 53)
Cicatrici
Piercing
Disegnarli
Danneggiato
Segni
Disegnarli
Bruciato
Tatuaggi Disegnarli
Decomp.
Malformazioni
Scheletr.
Amputazioni
Disegnarli
Manca
Separato Disegnare
105
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
E1
CADAVERE
____________________________ N°_____________
____________________________ * sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
a = informazione non disponibile/non definibile
d=radiografia
b = fotografia
ESPLORAZIONE INTERNA – Autopsia completa * No * Si
Cod.
60
Testa
c = ulteriori informazioni a pag. G
a b
N°:
01 Testa
02 Cranio
03 Cervello
04 Collo
61
Torace
01 Torace/Coste/sterno
02 Polmoni
03 Cuore/Vasi
62
Addome
01 Stomaco
02 Intestino
03 Appendice
63
Organi interni
01 Surr./Pancreas/Milza
02 Fegato/Vesc. bil.
03 Reni/Uretra/Vesc.
04 Genit. Maschili
05 Genit. Femminili
06 Isterectomia
64
Scheletro
/
Tessuto molle
01 Colonna Vertebrale
02 Pelvi
03 Estr. braccio dx
04 Estr. braccio sx
05 Estr. gamba dx
06 Estr. gamba sx
07 Altre ossa
08 Altro tex molle
65
Varie
01 Gravid. preced.
02 Fratture saldate
03 Operaz. preced.
04 Pezzi artificiali
(pacemaker, etc.)
Continua al punto 71 (punti 66-70 solo nel formulario AM)
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
106
Firma
c
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
E2
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
CONCLUSIONI MEDICHE
71
Sesso
72
Stima dell’età
73
Campioni estratti
Scopo
01 Contenuto stomaco
1 * No
2 * Si
02 Urina
1 * No
1 * No
2 * Si
03 Sangue per gr. sang.
04 Sangue periferico
1 * No
1 * No
2 * Si
06 Bile
1 * No
2 * Si
2 * Si
07 Umor vitreo I
1 * No
2 * Si
08 Umor vitreo D
1 * No
1 * No
2 * Si
09 Altri fluidi
10 Sinfisi pubica
2 * Si
1 * No
1 * No
2 * Si
11 Capelli
12 Tessuto secco
1 * No
2 * Si
14 campioni di DNA
1 * No
2 * Si
74
Altri dati per la
identificazione
1
75
Altre
mediche
1 * No
*
No
Risultato dell’analisi
2 * Si
05 Sangue per altri fini
13 Tessuto in formalina
Luogo conservaz.
2 * Si
2 * Si
2
*
Si (descrivere):
osservaz.
Continua al punto 83 (punti 76-82 solo nel formulario AM)
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
107
Firma
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo
catastrofe
Data catastrofe
IDENTIFICAZIONE VITTIME
E3
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
108
*
M
* F
P. M.
IDENTIFICAZIONE VITTIME
E4
CADAVERE
____________________________ N°_____________
____________________________ * sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
c = ulteriori informazioni a pag. G
DNA
93 Campione
C
01 Data di arrivo
___/___/_____ (gg/mm/anno)
02
Contenuto
dell’etichetta
03 Tipo di campione
04 Stato del campione
94
Profili di DNA
Cadavere
D3S1358
VWA
D16S539
D2S1338
Amelogenina
D8S1179
D21S11
D18S51
D19S433
TH01
FGA
TPOX
CSF1P0
D13S317
D7S820
D5S818
Penta D
Penta E
FES
F13A1
F13B
SE33
CD4
GABA
95
Controllato da
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
Firma
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
109
Firma
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
IDENTIFICAZIONE VITTIME
F1
CADAVERE
____________________________ N°_____________
____________________________ * sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
CONCLUSIONI ODONTOLOGICHE
83 In casi isolati
Luogo del ritrovam.
N° del rotrovamento
Data
Commissariato
Indirizzo
Telefono/Mail
ANALISI DENTARIA
Richiesta il (data)
Effettuata il (data)
84
Materiale
01 Pres. di mascellari
02 Resti frammentari
85
1 * Sup
2 * Inf
Prelevati campioni?
1 * Sup
2 * Inf
Prelevati campioni?
03 Pezzi isolati
Prelevati campioni?
04 Altri
Prelevati campioni?
05 Localizz. campioni
Prelevati campioni?
Dati
complementari
Stato del corpo
Stato dei mascellari
Danni al:
- tessuto boccale molle
- mascellari
- denti
Possibili cause dei danni
Altri dettagli
Dati raccolti da:
qualifica
nome
indirizzo
tel./mail
Data
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………….
110
Firma
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
86
IDENTIFICAZIONE VITTIME
CADAVERE
____________________________
____________________________
___/___/_____ (gg/mm/anno)
F2
N°_____________
* sesso sconosciuto
* M
* F
INFORMAZIONE DENTARIA su dentatura permanente (indicare i denti da latte)
11
12
13
14
15
16
17
18
21
22
23
24
25
26
27
28
48
47
46
45
44
43
42
41
38
37
36
35
34
33
32
31
87
Descriz. dettagliata di
Corone, ponti, protesi e
impianti
88
Altri riscontri
Occlusioni,
indebolimenti, anomalie, macchie
di nicotina, stato delle resine, etc.
89
Radiografie
Tipo, zona
90
Altri dati
91
Stima dell’età
|
111
Metodo impiegato
P. M.
Tipo catastrofe
Luogo catastrofe
Data catastrofe
IDENTIFICAZIONE VITTIME
G
CADAVERE
____________________________
N°_____________
____________________________
* sesso sconosciuto
___/___/_____ (gg/mm/anno)
* M
* F
Ulteriori informazioni (indicare il numero di casella se si tratta di informazione collegata a una pagina precedente)
92
112
BIBLIOGRAFIA
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www.vigili del fuoco.it. Terremoto in Iirpinia 1980
113
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www.wikipedia.org. Attentati del 7 luglio 2005 a Londra.
Addressing lessons from the emercency response to the 7 July 2005 London
bombings. What we learned and what we are doing about it. 22 settembre
2006.
114
RINGRAZIAMENTI
….. a tanti devo molto per avermi aiutato, sostenuto, a volte spronato in questo mio
lavoro, ma un grazie di cuore va a:
Niccolò per la sua attenzione e per avermi scusato ogni volta che storpiavo il suo
nome;
Luca per avermi trasmesso la sua esperienza di tutor;
Evi e Serena per le dritte ed il materiale fornitimi.
Gisella
115
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la gestione delle salme