TRATTAMENTO del DIG
al Consultorio di Sessuologia
dell’Ospedale Mauriziano Umberto I
di Torino
Dr.ssa Mariateresa Molo
Torre del Lago
21 novembre 2009
Consultorio di Sessuologia
dell’Ospedale Mauriziano Umberto I
• Primo servizio pubblico ad occuparsi di questa
sindrome in modo completo, a costi “zero”
• Offerta di un servizio diagnostico e terapeutico
che iniziava con la valutazione della domanda e
che si concludeva con l’intervento di RCS e le
successive visite di controllo
Altri centri
• Ospedale Niguarda di Milano (Servizio di
Endocrinologia del dr. Cattabeni e Servizio di
Psichiatria della dott.sa Hartmann)
• Servizio Universitario di Psichiatria di Bari del prof.
Todarello
• M.I.T. di Bologna con Marcella Di Folco
• L’intervento di RCS veniva effettuato nella:
- Clinica Urologia di San Donato Milanese dal prof.
Salvini, che si appoggiava per la valutazione psicologica
alla prof.ssa Bravi Cantoni di Brescia
- Clinica Urologica di Milano dal prof. Austoni
• Mancava un modello integrato di intervento, che
provammo ad attuare presso il Consultorio.
Cenni sul Consultorio
Il Consultorio di Sessuologia dell’Ospedale
Mauriziano Umberto I di Torino fu istituito nel
1971, con la finalità di offrire informazione in
sessuologia e sulla contraccezione in un
momento di grande fermento culturale e sociale.
Vi operava una équipe composta da
endocrinologo, urologo, ginecologo,
psicosessuologo, psichiatra, assistente sociale
Equipe
E’ una rete di parzialità tecniche in cui si
realizzano intrecci collaborativi all’interno di uno
stesso servizio: l’utente può ricevere aiuto
mediante un loro utilizzo complessivo e
completo.
Un’équipe esiste quando c’è un criterio di
analisi ed intervento concordato - e in alcuni
casi comune - e un criterio di
complementarietà, proprio perché ogni
professione sente una esigenza di integrazione di
fronte alla complessità dei problemi ed alle
recrudescenze da affrontare.
Vantaggi
Tutto concentrato in un’unica struttura
• razionalizzare il calendario degli appuntamenti
clinici, diminuendo il disagio e il tempo richiesto
al paziente
• il personale era sempre il medesimo
• in grado di non causare ulteriori disagi
psicologici alle persone transessuali in quanto in
precedenza istruito sulla problematica
Protocollo di intervento
• Inizialmente esisteva la struttura - il Consultorio - e il
metodo di lavoro interdisciplinare, ma doveva essere
organizzato il protocollo di intervento
• Il paese più avanzato sull’argomento erano gli USA
dove Harry Benjamin aveva pubblicato il suo libro
“The Transsexual Phenomenon” (Benjamin, 1954)
destinato a diventare il punto di riferimento per
chiunque si occupasse dell’argomento.
Lo divenne anche per il Consultorio
• Altro manuale cardine fu il DSM-III-R, in cui
compariva la definizione ufficiale di transessualismo
Modello di lavoro
• Raccolta dell’anamnesi comprensiva di dati ed
informazioni socioanagrafiche, lavorative,
familiari
• diagnosi differenziale basata sui criteri del DSMIII-R,
• autorizzazione ad assumere terapia ormonale
sotto preciso controllo medico-psicologico
(RLT ).
• relazione da parte degli specialisti
(endocrinologo, psichiatra, psicologo) che
poteva essere prodotta in Tribunale unitamente
all’istanza di riassegnazione di sesso.
Organizzazione del Consultorio
• Responsabile del Servizio (il Primario di
endocrinologia)
• Assistente sociale
• Endocrinologo
• Psichiatra
• Psicologo-psicoterapeuta
• Chirurgo (Mtf FtM)
• Ginecologo
Assistente Sociale.
•
•
•
•
•
Figura di appoggio, non ha nessun ruolo di
valutazione
accoglienza dei pazienti e presentazione del
servizio
anamnesi del disturbo e definizione di un
progetto di massima concordato col paziente
funzione di chiarificazione e sostegno
definizione del programma degli incontri di
équipe e conduzione dei lavori della stessa
organizzazione delle attività del consultorio
Assistente sociale e DIG
Professionalità indispensabile
Occorre un esperto in materia di conduzione di
colloqui e valutazione dei dati per spiegare a un
transessuale l’organizzazione del Servizio e fargli
accettare la prassi per l’intervento di RCS, dato
che, sicuro della sua autodiagnosi, è convinto di
essere in diritto di ottenere subito l’intervento
che ritiene porrà fine alle sue sofferenze,
eliminando quel corpo che non sente come suo.
Assistente sociale e società
• Conoscenze legislative: tramite con la società negli
aspetti burocratici
• Contatti con gli enti e strutture socio assistenziali :
difficoltà a trovare un alloggio nel periodo di transizione
• Capacità professionali di mediazione: difficoltà sul
lavoro, col datore di lavoro stesso o con i colleghi o in
altri casi problemi a scuola o in famiglia
• Aiuto ad ottenere un eventuale sussidio economico
Medico Endocrinologo
E’ la figura fondamentale nel trattamento del
transessuale, è colui che trasforma l’aspetto
fisico originario in quello del sesso desiderato
per effetto delle terapie ormonali. In lui (e nel
chirurgo) sono riposte le maggiori aspettative
delle persone transessuali, in un rapporto di
amore-odio quando i risultati non sono quelli
sperati, come se lui ne fosse il responsabile.
Psicologo
• E’ la figura più rifiutata dai transessuali, che si sentono
normali e rifiutano che un “esperto” si arroghi il diritto
di decidere della loro vita, voglia eliminare la devianza
convincendoli a desistere dal loro proposito
• E’ accettato perché con le relazioni conclusive del
Consultorio il giudice concede l’autorizzazione
all’intervento di RCS, senza richiesta di ulteriore perizia
• Non fa una psicoterapia ma conferma l’esistenza del
DIG, mira a realizzare l’identità di genere che permette
una soddisfacente qualità di vita
Psichiatra
• Professionista che è ritenuto inutile dai transessuali:
“non sono matti”
• Si fronteggiano due scuole di pensiero:
- la convinzione di esser nati in un corpo sbagliato è
delirante
- tale convinzione è un’effettiva discrepanza fra ciò che
il paziente sente di essere e ciò che geneticamente è
• Il disturbo - pur essendo descritto nel DSM – non è
trattato nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia né
nelle Scuole di Specializzazione in Psichiatria.
La fase diagnostica (sei mesi)
Raccolta di dati anamnestici rilevanti per inquadrare la
realtà del transessuale e programmare l’intervento
terapeutico
• Anamnesi fisiologica: famiglia d’origine, ordine di
nascita, andamento della gravidanza, terapie mediche
durante la gestazione, parto, allattamento
• Situazione anagrafica, formazione scolastico-lavorativa,
inserimento sociale, figure significative in grado di dare
appoggio, vita sentimentale, presenza di un partner
collaborante, legame con prospettive future,
modificazione estetica del corpo
Valutazione endocrinologica
Valutazione basale sia clinica che di laboratorio:
• esame obiettivo
• raccolta di anamnesi medica patologica prossima e
remota
• esecuzione di esami ematochimici di laboratorio
(generali e ormonali) e richiesta del cariotipo
Si valuta il quadro di salute del soggetto, l’assenza di
intersessualità biologica, la possibilità di poter assumere
in futuro una terapia ormonale
Valutazione psicosessuologica
Si protrae per sei mesi, con sedute a cadenza mensile
• somministrazione di test proiettivi e di questionari di
autovalutazione, per evidenziare elementi consapevoli e
inconsapevoli del soggetto
• Valutazione di una struttura di personalità
sufficientemente solida da poter affrontare il
programma di trasformazione di genere.
• La diagnosi protratta nel tempo: persistenza del
progetto di transizione e vissuti del soggetto
Valutazione psichiatrica
• Tre colloqui clinici finalizzati ad una diagnosi
psichiatrica
• Test sui disturbi di personalità, in quanto
ritenuti influenti sulla qualità di vita una volta
ottenuta la riassegnazione del sesso.
• Valutazione della disponibilità e idoneità a
partecipare ad un gruppo di auto-mutuo-aiuto
Terapia ormonale
La terapia ormonale, sotto controllo medicopsicologico, attuata anche a scopo diagnostico,
permette (ma altresì richiede) al transessuale
l’esperienza di vita reale nel sesso desiderato.
• La bassa posologia crea un adattamento graduale
dell’organismo senza compromettere la continuità
dell’immagine corporea. Evitare cambiamenti traumatici
è un vantaggio nel lungo periodo
• Favorisce un cambiamento graduale che contrasta con
le richieste degli interessati
RLT
• Con la terapia ormonale prende avvio il RLT
• Il transessuale interagisce con gli altri e si presenta al
mondo per come sente di essere, senza controllare il
comportamento. Può sperimentare quanto senta suo il
vivere in quel modo
• Ciò che viene istintivo non contrasta più con l’aspetto
fisico: movenze, contenuto dei discorsi, il riferirsi a sé
col pronome maschile/femminile, tutto diventa
naturale
• Il sentirsi a proprio agio con gli altri permette una
maggiore socialità
Gruppi
Importante uno spazio in cui conoscersi, confrontarsi,
aiutarsi in diversi momenti della transizione
Permette di acquisire maggior autostima attraverso
l’identificazione con l’altro, di sperimentare un’esperienza
di socializzazione spesso deficitaria, di conoscere modi
diversi di vivere la transessualità
• Gruppo terapeutico di tipo analitico autocentrato
• Gruppo di auto mutuo aiuto
Gruppo AMA
• Cadenza degli incontri settimanale e partecipazione
volontaria, della durata di circa due ore, con due
psicologi come facilitatori
• Partecipano insieme MtF che FtM, che possono essere
accompagnati da una persona per loro significativa
• Un incontro al mese è con uno specialista su temi di
interesse per i transessuali. Aumenta le conoscenze
esplicite dei partecipanti. Ciò rende più consapevoli
delle implicazioni del percorso di transizione.
Incontro col chirurgo
• Vengono esaminati gli aspetti tecnici dell’intervento, le
aspettative del transessuale e la possibilità di realizzarle:
estetica, funzionalità, possibili complicanze, durata
dell’intervento, del ricovero, convalescenza.
• Una maggior conoscenza fra transessuale e chirurgo
facilita una maggiore compliance pre e post operatoria.
Il transessuale preferisce operarsi nel servizio
ospedaliero, dato il clima di fiducia nei confronti
dell’équipe
Conclusione del programma
• Il RLT si conclude dopo un anno e mezzo (purché non
sia suggeribile un ulteriore approfondimento).
• Valutazione collegiale del caso e stesura di una relazione
conclusiva da parte dell’endocrinologo, dello psichiatra
e dello psicologo in cui si esprime un parere favorevole
motivato all’intervento di RCS.
• Il transessuale è invitato a continuare i controlli medico
psicologici fino al momento dell’intervento chirurgico.
In realtà sono effettuate solo le visite mediche,
indispensabili per poter proseguire la terapia ormonale.
Lista d’attesa
• Ottenuta la sentenza il transessuale la presenta al
Consultorio e viene inserito in una lista di attesa per
l’intervento di RCS
• Esiste ancora il problema dell’attesa per gli interventi di
RCS nelle strutture pubbliche, per cui il transessuale
non sa quando sarà operato, pur avendo ottenuto la
sentenza di autorizzazione all’intervento: un anno, due,
in cui continuano le difficoltà relative ai documenti, al
lavoro, alle relazioni sentimentali. Il tutto è accettato
meglio in quanto c’è la certezza che la meta è vicina.
Intervento di RCS
• Definita la data per l’intervento di RCS il transessuale
viene sottoposto agli esami preoperatori, si sospende la
terapia ormonale e si programma il ricovero ospedaliero,
in un reparto in base all’aspetto esteriore, non al
documento anagrafico
• Il personale infermieristico è adeguatamente formato
• I transessuali sono trattati come tutti gli altri ricoverati,
vengono dimessi dopo una settimana circa i MtF, dopo
due i FtM, ricevono una serie di prescrizioni riabilitative e
vengono convocati per medicazioni e controlli
Follow-up medico-psicologico
• Importante per poter adeguare il programma di
intervento alle necessità del transessuale
• Difficile da organizzare perché i transessuali
preferiscono chiudere i ponti col passato
• Prescritto a sei mesi, un anno, due anni dall’intervento
di RCS.
• Il protocollo prevede una visita endocrinologica, una
visita chirurgica, un colloquio con lo psicologo, un
questionario sulla qualità di vita e un altro specifico
sull’intervento e il comportamento sessuale.
Associazionismo
• Maggior accettazione a livello sociale
• Condizione di vita difficile perché comporta tempi
lunghi prima che la disforia di genere e le sue
conseguenze siano risolte.
• Valido aiuto dalle associazioni di transessuali, che
costituiscono un utile punto di riferimento: offrono
amicizia, comprensione, esempio, forniscono
un’informazione completa sul transessualismo,
illustrano le procedure per affrontarlo, suggeriscono i
centri e gli operatori affidabili
• Collaborano con le istituzioni affinché vengano
affrontati i problemi ancora presenti.
20 anni di attività
• Prese in carico 312
(235 MtF 77 FtM)
• Relazione conclusiva 189
(122MtF 67 FtM)
• Intervento RCS 166
(119 MtF 44 FtM)
• Follow-up
Scarica

leggi