Litoralizzazione
Pandi Zdruli
Collana di Opuscoli: B Numero: 6 CONTENUTI INTRODUZIONE Fragili ecosistemi litoranei uniti ad un patrimonio culturale arricchito Processi naturali e pressioni umane sulle zone costiere Desertificazione e litoralizzazione: dove è il collegamento? EFFETTI LOCALI DELLA LITORALIZZAZIONE Urbanizzazione, soil sealing e pressione demografica, compreso il turismo Agricoltura Inondazioni EFFETTI GLOBALI DELLA LITORALIZZAZIONE FUTURE PERSPECTIVES AND RECOMMENDATIONS Politica e quadro istituzionale BIBLIOGRAFIA 1 Le definizioni ufficiali di zona costiera 2 I confini ufficiali della zona costiera, in molti paesi riparali, non esistono o sono imprecisi. Sulla terra, essi sono spesso misurati in distanze fisiche (pochi chilometri o poche centinaia di metri dal mare) che non coincidono necessariamente con il territorio abitato dalle comunità litoranee. Nel mare, essi includono solitamente tutte le acque territoriali, che si estendono oltre i confini della zona litoranea in quanto tale. In Spagna, la legge sulle zone costiere utilizza il termine 19 volte senza definirlo; in Francia, la definizione legale include i comuni balneari (ed in alcuni casi gli estuari ed i delta situati fuori del limite di acqua salata); in Algeria, include tutte le isole ed isolotti, la piattaforma continentale ed una striscia di terra lungo la linea costiera con una larghezza minima di 800 metri, mentre in Egitto questa larghezza può raggiungere fino a 30 chilometri nelle regioni desertiche. 4 5 6 6 9 12 12 13 14 15 INTRODUZIONE La parola “littoral” deriva dall’italiano “litorale”. Le definizioni più comuni si riferiscono a “waterfront”, “waterside”, “intercotidale zone” o “littoral zone” e sono collegate alle attività di una striscia piuttosto stretta di terra e di mare altrimenti nota come zona costiera. In francese, il processo di “litoralizzazione” indica “l’eccessivo sfruttamento della zona costiera”. Generalmente, tale fenomeno viene descritto come il processo di migrazione verso la costa e la “marittimizzazione” dell'economia collegata al turismo, ad attività portuali, a servizi navali e di immagazzinaggio, all’industria petrolifera, alla pesca e allo sviluppo delle infrastrutture; tali attività comportano l’ampliamento delle coperture artificiali del suolo in periodi di tempo brevi. E’ indubbio l’aumento di migliori opportunità di vita e di impiego, sia per gli emigranti nazionali che internazionali, verificatosi grazie all’intenso sviluppo economico di queste aree. Raramente questi processi sono più accentuati che nel Mediterraneo. Fonte: Blue Plan 2005 1 Fragili ecosistemi litoranei uniti ad un patrimonio culturale arricchito La linea costiera mediterranea ha una lunghezza approssimativa di 46.000 chilometri e si compone di litorali rocciosi e sedimentari. Il litorale settentrionale del bacino è particolarmente frastagliato ed include numerose grandi e piccole isole che coprono quasi il 73 per cento dell’intera linea costiera. In aggiunta, esistono quasi un milione di ettari di zone umide che comprendono delta, mud flats, lagune, stagni e paludi litoranee). Nonostante copra solo lo 0.8 per cento dei corpi idrici globali, il Mare Mediterraneo è sede del 7 per cento di tutte le specie marine universalmente conosciute. La sua ricca biodiversità include specie rare e in via di estinzione come la foca monaca, Monachus monachus, e due specie di tartarughe marine (Caretta caretta e Chelonia mydas). Le zone umide costiere svolgono un ruolo cruciale nel tutelare e migliorare la qualità ambientale e nel fornire preziosi benifit economici alle popolazioni locali. Attraverso le loro numerosi funzioni, esse: purificano l'acqua; trattengono anidride carbonica; contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio del ciclo dell'acqua; ospitano milioni di uccelli migratori; forniscono eccellenti ambienti ricreativi. Nel bacino del Mediterraneo si trovano 81 siti Ramsar e numerosi siti NATURA 2000. Figura 2: Tartarughe Caretta caretta Fonte: progetto MEDCOAST In aggiunta, le coste mediterranee includono 48 siti patrimonio culturale UNESCO, dotati di eccezionale bellezza, come i terrazzamenti millenari delle Cinque Terre nel litorale Tirreno italiano o la sensazionale Venezia sul versante Adriatico. I litorali godono di una bellezza mozzafiato. Grazie alla loro eccezionale ricchezza di fauna e flora, di spiagge meravigliose e ad un patrimonio culturale estremamente ricco, sono state da sempre meta turistica preferita da milioni di persone provenienti da tutto il mondo. 2 Figura 3: Delfini nel Mar Mediterraneo Fonte: progetto MEDCOAST Figura 1: Zone umide di Torre Guaceto, Brindisi, Italia Foto: P. Zdruli Figura 4: La famosa Laguna Blu di Oludeniz nella costa occidentale della Turchia Fonte: progetto MEDCOAST È impossibile descrivere il Mediterraneo senza la sua popolazione e la sua storia millenaria. Il Mare Nostrum ha rappresentato un ponte, e non un ostacolo, fra l'Africa, l'Asia e l’Europa. La popolazione mediterranea ha spesso condiviso obiettivi comuni e lasciato segni della sua civiltà su entrambe le rive del bacino. I templi romani, da Fés in Marocco fino a Baalbek nella valle di Bekaa nel Libano, sono ancora testimoni di un passato glorioso che ha lastricato la strada alla futura civiltà europea moderna; senza contare che furono i mediterranei coloro i quali scoprirono il Nuovo Mondo. In qualsiasi altro luogo del mondo, è rara una tale miscela di cultura fenicia, greca, romana, bizantina e araba; inoltre gran parte di questo patrimonio culturale è concentrato sul litorale. 3 Dov’è Ogigia, l'isola dove la ninfa Calipso tenne prigioniero Ulisse? Dov’è Scilla, il mostro terrificante dai dodici piedi e dalle sei teste? Dov’è la terra dei Fenici, in cui la bella Nausicaa accolse l’eroe naufragato? La risposta a molte delle domande poste dalla mitologia Omerica và ricercata nei litorali della Calabria: l'isola di Ogigia è a largo del Promontorio Lacinio, l'odierno Capo Colonna; Scilla è a sud della Costa Viola; il regno di Alcinoo è vicino al golfo di Squillace. Anche la storia antica ha molto da dire sulle coste della Calabria, è qui che le colonie più famose della Magna Grecia sono state fondate e prosperarono: Sybaris (Sibari) allo sbocco del fiume Crati; Kroton (Crotone) a sud dello sbocco del Neto; Locri Epizephiri a nord di Capo Bruzzano. Questo straordinario passato ha lasciato tracce dappertutto, a soli pochi metri dalla linea di costa, sepolte nella sabbia, in piedi sulle scogliere, salvaguardate sul fondale marino. Fonte: Franco Bevilacqua, ©1999 Abramo. Il famoso storico francese Fernand Braudel (1902‐
1985) descrive il Mediterraneo come “migliaia di cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà ma molte civiltà… Il Mediterraneo è un 4 crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia”. È evidente che la tutela e la conservazione degli ecosistemi costieri mediterranei, e del loro patrimonio culturale, sono e saranno temi importanti nelle agende politiche di tutti governi nazionali e dell'Unione Europea. È ancora da appurare, tuttavia, se riusciranno a resistere alle pressioni della globalizzazione e della concorrenza economica. Una cosa è certa: le pressioni sulle zone costiere aumenteranno. Figura 5: Il porto veneziano di Chania, Creta, Grecia Foto: P. Zdruli PAGINE 4 e 5 Processi naturali e pressioni umane sulle zone costiere Nel descrivere l’ecosistema litoraneo mediterraneo, è evidente l’esistenza di una forte correlazione fra i processi naturali interni; come, per esempio, la correlazione esistente tra il fenomeno dell’erosione ed i suoi effetti globali connessi ad inondazioni, sedimentazione ed erosione costiera, tutti processi concorrenti alla deriva litoranea e ai cambiamenti costieri. È ben documentato, per esempio, lo sviluppo nella storia del Golfo di Valencia in Spagna. Indica che, dalla valle dell’Ebro alla città di Valencia, il litorale ha una tendenza recessiva; mentre da Valencia al Capo di Sant’Antonio la stessa tendenza è evolutiva. Processi simili sono evidenti in tutto il bacino, specialmente nei grandi delta del Rodano, del Nilo e del Po. Questi processi stimolano inevitabilmente l’espansione dell’erosione costiera, responsabile di vasti danni. Il progetto EUROSION, creato dall’UE nel 2004, valuta la zona erosa o ad elevato rischio erosivo, in Europa, in 15 km2 l’anno. Tra il 1999 ed il 2002, sono state abbandonate circa 300 abitazioni ed altre 3.000 hanno perso il loro valore di mercato a causa degli elevati rischi di erosione costiera. I rischi aumenterebbero se le dune costiere e le difese artificiali si danneggiassero, provocando inondazioni che potrebbero interessare aree molto estese. Il processo riflette sia circostanze naturali che pressioni umane. Queste ultime includono ingegneria costiera, rivendicazioni di autonomia territoriale, costruzione di dighe, dragaggio, disboscamento, estrazione mineraria del gas ed estrazione dell'acqua. L'urbanizzazione del litorale, in particolare, ha aggravato l'intensità del problema, contribuendo alla graduale scomparsa incontaminati. di paesaggi costieri Figura 6: Il litorale di Barcellona Foto: P. Zdruli Assumendo che gli scenari relativi ai cambiamenti climatici si dimostrino corretti, il danno economico causato dall'aumento del livello del mare, unito ad altri fattori, potrebbe essere devastante. L'Italia, da sola, potrebbe perdere il 6 per cento del suo territorio, mentre la metà delle zone umide costiere europee potrebbe scomparire. Uno studio per il Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) valuta il rischio mondiale di erosione costiera in 5.400 milioni di euro l'anno, per il periodo 1990 ‐ 2020. La situazione può manifestarsi in modo più evidente nel Mediterraneo, a causa della sua natura chiusa. Desertificazione e litoralizzazione: dove è il collegamento? Esaminando la definizione specifica della desertificazione, appaiono limitati i possibili collegamenti tra tale fenomeno e la litoralizzazione. Tuttavia, desertificazione è degradazione del suolo pertanto il suo collegamento con la litoralizzazione è palese. Per affrontare tale questione, è necessario analizzare un insieme di pressioni e drivers che interessano direttamente le zone litoranee. La figura X ricapitola le interazioni fra i processi a terra, nell’interno più alto dello spartiacque, e le pressioni sulle coste. È chiaro che le pressioni antropiche svolgono un ruolo cruciale nell’intero processo. La desertificazione non ha confini, così le analisi e le conclusioni di questo booklet non si riferiscono esclusivamente ai paesi inclusi negli Annex IV e V della Convenzione delle Nazioni Unite nella lotta alla Desertificazione (UNCCD); osserva, invece, un approccio Mediterraneo. 5 Direct pressures on the coastal zone
Catchment Area
Fisheries,
Aquaculture,
Tourism, Material
Extraction
Urbanization,
Infrastructures,
Industries, Tourism
Land based pollution,
runoff decrease in
terrigenous inflows
water abstraction
Hinterland
Sea
Coastline
Floods, salt water intrusions
Accidental and wilful maritime
pollution, invasive
Lagoon
Coastal plains
Coastal strip
Sublittoral zone
Coastal ecosystems
Coastal Zone
Figura 7: Le pressioni dirette sulle aree costiere. Fonte: Blue Plan 2005 EFFETTI LOCALI DELLA LITORALIZZAZIONE In queste analisi vengono considerate una serie di 6 drivers e pressioni; si procederà indagando sulle loro origini e valutandone l’estensione. Considerando che queste analisi si basano su dati pubblicati, esse dovrebbero essere affrontate con cautela e confrontate con le circostanze nazionali e locali. Possono essere utilizzate anche come approccio metodologico nella valutazione del rischio e dell’impatto ambientale nelle zone costiere. Urbanizzazione, soil sealing e pressione demografica, compreso il turismo La Strategia Tematica dell’UE per la Protezione del Suolo, identifica il soil sealing come una delle otto minacce alle risorse del terreno riconosciute dall'Europa. Mentre i danni economici di altre minacce quali l’erosione o la contaminazione, per esempio, sono ammontano a svariati milioni di euro l’anno, non esistono stime finanziarie in riferimento ai danni economici del soil sealing. Si tratta di una questione cruciale che richiede ulteriori indagini. Alcuni possono obiettare: “Cosa c’è di sbagliato nell’utilizzare il territorio per lo sviluppo di infrastrutture invece che per la coltivazione di pomodori?” La risposta è chiara: la copertura artificiale del suolo interrompe le funzioni dell’ecosistema ed i cicli naturali degli elementi nutritivi, dei flussi dell'acqua e del gas con conseguenze dirette sulla biodiversità, sull’equilibrio dell’acqua sotterranea e sulla stabilità dell’ecosistema, per citarne alcuni. • Gli spazi edificati coprono quasi 40% della linea costiera mediterranea. • L’80% dell'inquinamento totale del Mare Mediterraneo proviene da terra. • Metà delle città con oltre 100.000 abitanti è sprovvista di impianti per il trattamento delle acque ed il 60% delle acque di scarico urbane viene vuotato in mare senza essere trattato. Ciò nonostante, in Europa, la qualità delle acque di balneazione è migliorata. • L’accumulazione di Sostanze Tossiche Persistenti (PTS) nelle catene alimentari è fonte di inquietudine. Le misurazioni hanno indicato livelli al di sopra degli standard WHO. • L'input dei nitrati, in 20 anni, è raddoppiato. rifiuti trovati • La plastica rappresenta il 75% dei
sui fondali e sulla superficie del mare. • In questi ultimi 50 anni, l’ammontare dei sedimenti che raggiungono il mare si sono ridotti del 90% e gran parte della costa è soggetta ad erosione. • Malgrado la riduzione di inquinamento operativo da idrocarburi, a seguito di regolamentazioni, esso ammonta ancora a 100.000 ‐ 150.000 tonnellate annue. • I dati rivelano l'introduzione, all’interno dell’ecosistema mediterraneo, di 500 specie invasive straniere. • Le linee costiere stanno cementando vicino porti e marine per assecondare l'espansione del pleasure yachting, che contribuisce all'inquinamento da rifiuti solidi, ad emissioni non trattate nell’ambiente marino e alla degradazione della vita delle piante marine a causa degli ancoraggi. • Molte destinazioni turistiche hanno subito una perdita considerevole di reddito a causa del peggioramento della qualità ambientale. Fonte: www.planblue.org/coastal Figura 8: Quanto tempo si impiegherà per cementare le isole Maltesi? Fonte: Università di Malta, 2004 7 Figura 9: L’urbanizzazione del litorale maltese Foto: Ch. Morini Gli europei hanno trasformato più del 65 percento del territorio continentale, ma la situazione è molto più marcata nelle zone costiere. Gli studi dimostrano che circa il 50 ‐ 70 per cento della popolazione europea mediterranea vive entro 60 chilometri dal litorale. In alcuni casi dell’Europa meridionale, la cifra è molto più alta. (Un esempio estremo di litoralizzazione è evidente a Beirut, nel Libano, in cui non esiste più terreno costiero disponibile ed il soil sealing delle colline è in rapida espansione). Purtroppo, l'urbanizzazione si è spesso sviluppata illegalmente. Se i decision makers possano o meno arrestare tale processo è spesso una questione aperta, accompagnata da molte polemiche. In queste strette strisce di terra, la concentrazione di attività è accompagnata da una perdita di terreni fertili per l’agricoltura e di importanti habitat litoranei, così come da inquinamento e da un aumento di danni ambientali. È stato stimato che la Grecia potrebbe perdere più di un terzo delle sue zone umide. Un altro fattore è costituito dall’elevata concentrazione di popolazione in piccole zone, che le rende più vulnerabili ai disastri naturali quali inondazioni, terremoti, eruzioni. Il Vesuvio, che distrusse Pompei due mila anni fa, non è lontano dalla costa, ma questo non ha impedito l’espansione di Napoli nella stessa area. Anche il verificarsi di tsunami nel Mediterraneo non è da escludere. Il processo di concentrazione della popolazione nelle zone litoranee d’Europa è iniziato dopo la rivoluzione industriale, ma si è esteso velocemente soltanto nella metà del Ventesimo Secolo. E’ stato promosso da una serie di incentivi pubblici a favore di uno sviluppo economico veloce in seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale. Una volta che il boom economico ha prodotto una ricchezza senza precedenti (specialmente in Europa occidentale), il turismo è diventato la forza motrice della trasformazione costiera. 8 Figura 10: Si evidenzia l’intensità dell’illuminazione nei litorali europei Fonte: NOAA (www.nqdc.noaa.gov) Uno studio realizzato nel 2000 dal Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, denominato progetto LACOAST (LAnd cover changes in COASTal zones), ha misurato le variazioni intervenute nella copertura del suolo delle zone litoranee europee per il periodo 1975‐1990, entro una distanza standard di 10 chilometri dal litorale. Lo studio ha concluso che i cambiamenti avvenuti in questo periodo riguardano trasformazioni all'interno della stessa categoria (agricoltura irrigua oppure agricoltura alimentata da acque piovane), la conversione dei pascoli in terreno arabile o la scomparsa di zone umide a favore dello sviluppo portuale. I cambiamenti più rilevanti si sono verificati presso gli abitati dei litorali del sud‐est del Portogallo, della Spagna meridionale e delle tre isole maggiori Corsica, Sardegna e Sicilia in cui le cifre subiscono un incremento del 30 per cento (vedi anche la mappa prodotta dal progetto LACOAST). Da allora la litoralizzazione costiera è proseguita a ritmo elevato. Uno dei maggiori driver della litoralizzazione è la pressione demografica. Durante le ultime tre decadi, i paesi mediterranei hanno registrato uno straordinario incremento della popolazione. Nel 2000 i 22 paesi mediterranei comprendevano 428 milioni di persone, rispetto ai 285 milioni del 1970. I dati sono abbastanza differenti fra i paesi settentrionali e quelli meridionali; infatti, questi ultimi hanno rilevato un tasso di incremento annuo del 2.35 per cento, un incremento di 3.9 milioni di persone all'anno verificatosi presso tutti i paesi, dal Marocco alla Turchia. Questi dati sono cinque volte superiori rispetto ai paesi mediterranei settentrionali. A livello costiero (N3) la popolazione è aumentata da 90 milioni nel 1970 a 143 milioni nel 2000. L'incremento principale si è verificato nei paesi del sud e dell’est (in 30 anni aumenta l’80 per cento di un totale di 48 milioni di persone). Le previsioni per le regioni litoranee indicano che l'aumento della popolazione, in queste zone, potrebbe raggiungere quota 174 milioni entro il 2025, con un aumento medio dello 0.8 per cento all'anno; l’incremento maggiore interesserà le zone meridionali ed orientali del bacino. Increase i n build-up areas (%)
<0
0 - 10
10 - 20
20 - 30
> 30
Figura 11: Incremento della pressione demografica nel periodo 1975‐1990. Progetto LACOAST Fonte: EEA 2002 La pressione demografica è esacerbata anche dall'industria del turismo. Il Mediterraneo è la terza destinazione turistica preferita, a livello internazionale; la prima per i turisti europei, con circa 218 milioni di visitatori ogni anno. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, i flussi turistici nel Mediterraneo sono in aumento. Dal 2025 la regione potrebbe ricevere 396 milioni di turisti internazionali e 273 milioni di turisti nazionali. La Francia, l'Italia e la Spagna, da sole, ospiterebbero più turisti internazionali; la Turchia si del 75 per cento dei turisti internazionali; la Turchia si trasformerebbe nella quarta destinazione del Mediterraneo, con circa 34 milioni di turisti internazionali all'anno. A queste cifre andrebbero aggiunti svariati milioni di turisti interni che trascorreranno le loro vacanze o week‐end sulle zone costiere. Un esempio tipico è Malta, un paese dell’UE che, con meno di mezzo milione di abitanti, riceve in media 1.2 milioni di turisti all'anno. L'industria del turismo gioca un ruolo importante nell’economia mediterranea e si prevede che il suo contributo aumenti. Tuttavia, l'industria ha generato una serie dei problemi ambientali: dalla perdita di terreni agricoli, all’inquinamento, dall’erosione litoranea all’aumentato del consumo idrico. Figura 12: Monaco Photo: P. Zdruli L'esigenza di alloggi e infrastrutture ha spinto i costruttori ad edificare quasi dappertutto come dimostra questa immagine di Monaco Agricoltura Nelle zone costiere mediterranee, i modelli attuali di utilizzo del territorio non riflettono più le pratiche convenzionali di un'agricoltura rurale tradizionale. Derivano, invece: dalle decisioni dei land users, interessati ai ritorni finanziari attesi dalle diverse colture, dagli alberi da frutto e dall’allevamento; dalle scelte dei decision makers riguardo le aziende 9 L'UE è stata, ed è ancora oggi, particolarmente attenta alle sue politiche di sviluppo rurale. A rable l and and population in Mediterranean countries
600
Arable land
Population
517
477
50 0
milions inhab.
428
millions ha
industriali e commerciali, così come lo sviluppo urbano e l’espansione delle infrastrutture nella costruzione di autostrade e centri
ntri turistici. Esistono interessi concorrenti nell’utilizzo del territorio e sembra che l'agricoltura risulti il maggiore sconfitto nell'equazione. Nei 15 paesi europei l'agricoltura, nel 2001, ha interessato soltanto il 2 per cento del PIL e il 4 per cento dell'occupazione. Dopo l'allargamento dell’UE a 27 Stati membri nel 2007, il contributo dell'agricoltura al PIL è aumentato. Malgrado il suo piccolo apporto al PIL nazionale, l'agricoltura rimane ancora il principale fruitore d’acqua, assorbendo quasi la metà del consumo idrico. Nei paesi mediterranei europei il consumo idrico agricolo è superiore al 50 per cento, ma aumenta drasticamente in nord Africa e nel Medio Oriente, con valori che raggiungono l’80 %. La Direttiva Quadro europea sulle risorse idriche è particolarmente sensibile ad un utilizzo efficiente dell'acqua e promuove un consumo idrico sostenibile nelle zone litoranee. E’ importante definire il ruolo dell'agricoltura in quanto forza motrice nello sviluppo economico, nell'occupazione e fonte di reddito per la restante popolazione rurale costiera. L'agricoltura non dovrebbe essere considerata soltanto come causa di degradazione ambientale. La perdita di terreni fertili a causa dell’urbanizzazione e del sealing, in special modo nei paesi mediterranei meridionali, potrebbe generare gravi problemi di 10 insicurezza alimentare e di agitazione sociale interessano paesi come la Spagna e l'Italia, per esempio. A causa dell’incremento della pressione demografica e del ritmo continuo di degradazione della terra, è previsto che il terreno arabile disponibile pro capite in tutto il Mediterraneo diminuisca, passando da 0.48 ha a persona nel 1961 a 0.22 ha nell'anno 2020. Attualmente, i paesi meridionali spendono considerevoli somme delle loro entrate finanziarie, derivanti dalle industrie del turismo o petrolifere, per soddisfare le loro esigenze alimentari, cifre che potrebbero essere investite in programmi correlati alla salute sociale o pubblica. Emergono due diversi scenari nel settore agricolo, realizzabili su entrambe le coste del Mediterraneo. Quello meridionale è composto prevalentemente di società rurali; il reale significato di “zona rurale” nell’Europa mediterranea, è drasticamente cambiato, quasi sparito del tutto, per essere sostituito dal cosiddetto “urbano rurale” nei paesi settentrionali. 380
400
300
251
200
120,2
120,1
117,3
114,5
111,9
100
0
196 1
1990
2000
2010
2020
year s
Figura 13: Suolo coltivabile e popolazione nel Mediterraneo. Fonte: MEDCOASTLAND Project based on FAO data Le politiche europee per lo sviluppo rurale hanno affrontato molteplici problemi ed hanno provato a sviluppare scenari futuri. Un aspetto importante (tipicamente Mediterraneo), si occupa della cosiddetta marginalizzazione dell'agricoltura che indica un processo che unisce fattori sociali, economici, politici ed ambientali per i quali, in determinate aree, l’agricoltura cessa di esistere nel land use e nel contesto socio economico attuali e nessun’altra opzione agricola è disponibile, così il processo si conclude con l’abbandono della terra. Questo ultimo effetto è direttamente collegato alle migrazioni verso la costa e alla litoralizzazione. I progetti LEADER (Liason Entre Actions de Développements de l’Economie Rurale) costituiscono eccellenti esempi. Nei paesi europei mediterranei il bisogno di differenziazione è palese, intendendo che i coltivatori non dovrebbero occuparsi soltanto del raccolto, della frutta, dell'oliva, dell'orticoltura o della produzione zootecnica ma anche impegnarsi in altre attività quali il turismo agricolo ed ecologico, il ripristino/conservazione del patrimonio culturale. Gli agricoltori sono stati anche ricompensati nell’implementare tali misure agro‐ambientali. Figura 14: Pittoresco paesaggio della zona delle Murge di Alberobello, vicino al litorale Adriatico di Bari, Italia. Nel centro si possono notare le famose abitazioni coniche o “trulli” pugliesi. Come precedentemente accennato, il fenomeno della litoralizzazione influisce negativamente sull'agricoltura. Quale che sia la destinazione dei terreni utilizzati per la produzione agricola, i collegamenti con la desertificazione si riflettono principalmente sull’aumento di inquinamento del suolo e dell’acqua, a causa dell’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, e sull’accumulo di sali dovuto alla scarsa qualità dell'acqua di irrigazione. Quest’ultimo problema è particolarmente evidente in Italia, Spagna, Grecia, Albania, Egitto e Turchia. Figura 15 : Cambiamenti del paesaggio costiero in Andalucia Fonte: United Nations Environmental Programme 2004 Nel 2004 l’UNEP ha trasmesso queste immagini di telerilevamento delle zone costiere della città di Almeria, in Spagna. In trent’anni (1974‐2004) l’intera zona di Campo de Dalias è stata trasformata da area destinata al pascolo e all’agricoltura pluviale a zona occupata da serre. Il processo è stato seguito da vasti prelievi d’acqua da pozzo per soddisfare le esigenze dell’irrigazione. Questi cambiamenti 11 drastici di land use mostrano il fattore determinativo dei mercati nella creazione di sistemi di land use. La Spagna è il maggiore esportatore europeo di frutta e verdura fresche. La figura 16 illustra l'intrusione di acqua marina nello strato acquifero ad acqua dolce, a causa della trivellazione e del pompaggio dell'acqua, utilizzata principalmente per l’irrigazione. Il processo ha accelerato la salinizzazione di terreni low lying, con severe conseguenze sulla produttività agricola. Intrusione di ascqua marina Figura 16: l'intrusione di acqua marina nello strato Secondo un comunicato stampa (2005) dell'UE, per il acquifero ad acqua dolce, a causa della trivellazione e periodo 1980‐2002, il maggior numero di inondazioni del pompaggio dell'acqua, si è verificato in Francia (22%), Italia (17%), … e il Fonte: www.lentech.com maggior numero di incidenti mortali è stato registrato in Italia (38%), seguita dalla Spagna (20%) e dalla Francia (17%). Danni economici maggiori si sono Il fenomeno delle inondazioni Le inondazioni sono funzione della variabilità verificati in Germania ed in Italia (entrambe 11 climatica delle precipitazioni, dell'idrologia (compresa miliardi di euro), seguite dalla Spagna e dal Regno la forma dell’alveo), dell’intensità di drenaggio e del Unito (circa 6 miliardi di euro). Gli straripamenti del flusso (debit flow?); come pure delle caratteristiche fiume Mondego, in Portogallo, nel gennaio 2001, del suolo, in particolare della capacità di ritenzione hanno provocato una perdita economica di circa 12.5 idrica dei terreni. In senso stretto, il fenomeno delle milioni di euro, a causa del crollo dell’argine sinistro del fiume. inondazioni è il risultato del disboscamento, degli Le inondazioni si verificano anche nel Mediterraneo incendi boschivi, dell’overgrazing, del crollo dei meridionale. Un’enorme inondazione e colata di terrazzamenti e di misure conservative anti‐erosive fango è stata registrata ad Algeri, una città con più di che accelerano l’erosione del suolo e il deflusso 3 milioni di abitanti, il 10 novembre 2001. Questo dell'acqua di superficie, incrementando così disastro naturale ha causato la perdita di 712 vite l’intensità delle inondazioni nelle pianure più basse. umane, il ferimento di più di 350 persone e 116 Le zone costiere sono particolarmente inclini a tale dispersi; circa 1.800 abitazioni e 56 scuole sono state devastante processo. La litoralizzazione inibisce tale 12 processo attraverso la copertura artificiale che riduce danneggiate, come pure dozzine di ponti, strade e l'infiltrazione dell'acqua nel terreno e provoca opere pubbliche sono stati distrutti. Quasi 1.000.000 disordini nell'ecosistema naturale. La litoralizzazione m3 di fango (circa 10m di spessore) si sono accumulati è così sia causa che vittima del fenomeno delle nella strada Bab el Oued; i passeggeri di più di 350 inondazioni. veicoli (automobili, camion e bus) sono rimasti sepolti vivi dal fango. Il risultato finale dell’inondazione è l’eutrofizzazione del mare, che alcuni scienziati paragonano alla desertificazione del mare. Quest’ultimo risultato non fa altro che ribadire l'esigenza di un approccio ecosistemico nella gestione dell'interfaccia mare‐
terra. EFFETTI GLOBALI DELLA LITORALIZZAZIONE Figure 17:Il deposito di sedimenti causa l’eutrofizzazione del mare Negli studi sull’erosione, gli effetti globali sono associati alle conseguenze finali del processo. Nel caso della litoralizzazione, gli effetti globali rappresentano il contrario dell’erosione. In questo contesto la litoralizzazione genera disparità estreme di sviluppo fra le zone litoranee e l’entroterra. L’hinterland è stato abbandonato a foreste trascurate, terre erose e a fenomeni quali il crollo dei terrazzi, l’overgrazing, gli incendi; sintetizzando, ad un sottosviluppo generale. Durante le ultime decadi, la migrazione dall’interno verso i litorali mediterranei ha contribuito all’accelerazione di tutti questi processi. PROSPETTIVE E CONSIGLI SUL FUTURO La posta è alta per le zone costiere mediterranee. La popolazione europea che vive nelle zone costiere è più che raddoppiata negli ultimi cinquant’anni, e nel 2000 il valore totale dei beni economici situati entro 500 metri dal litorale ammontava a 500‐1.000 miliardi di euro. È previsto, così, che i fattori economici continuino a costituire il maggiore driver nello sviluppo delle zone costiere e che i policy‐makers, nazionali ed europei, continueranno ad essere interessati alle dinamiche di tale sviluppo. Questo fenomeno dominerà le agende politiche e potrebbe accelerare la litoralizzazione, insieme a tutte le conseguenze, sia positive che negative, ad essa collegate. E’ possibile, in futuro, la nascita di nuove Promenade d’Angles e Ramblas nelle coste mediterranee. Le soluzioni per assicurare uno sviluppo costiero sostenibile, tuttavia, sono state finora inadeguate. E’ tempo di richiedere provvedimenti per l'arresto o l’inversione della degradazione litoranea. Tuttavia, in mancanza di una definizione precisa di dove la zona litoranea cominci e finisca, è difficile confrontare e controllare i vari indicatori e la condizione del degrado ambientale. Il modo migliore di gestire la litoralizzazione consiste nell’applicare i principi della Gestione Integrata della Zone Costiere, Intergraded Coastal Zone Management (ICZM). La Commissione Europea definisce l’ICZM come segue: “L’ICZM è un processo dinamico, multidisciplinare ed iterativo per promuovere la gestione sostenibile delle zone litoranee. Copre l’intero ciclo, che comprende: raccolta di informazioni, programmazione (inteso nel suo senso più ampio), assunzione di decisioni, gestione e controllo dell'implementazione. L’ICZM utilizza la partecipazione e la cooperazione di tutti gli stakeholders allo scopo di valutare gli obiettivi sociali in una data zona costiera ed agire verso il conseguimento di questi obiettivi. L’ICZM cerca, nel lungo termine, di equilibrare gli obiettivi ambientali, economici, sociali, culturali e ludici, nei limiti imposti dalle dinamiche naturali. Il termine “Integrato” implica l'integrazione degli obiettivi ed anche l'integrazione dei molti strumenti necessari al conseguimento di questi obiettivi. Significa l'integrazione di tutte le zone, i settori e i livelli di gestione di rilevanza po litica. Significa l'integrazione delle componenti terrestri e marine del territorio interessato, sia nel tempo che nello spazio.” In più l’ICZM intende richiamare i seguenti punti chiave: • Lo sviluppo di un f ramew ork di unificazione per fornire soluzion i adeguate al conflitto fra interessi competenti • Il ripristino degli ecosistemi acquatici • La valorizzazione e l’incremento dei prodotti e dei servizi dell’ecosistem a • La considerazioni delle anali si politiche, delle differenti questio ni e dell’implementazione attraverso un’amministrazione partecipe ed il coinvolgimento di tutti gli stakeholders Il piano d'azione mediterraneo prevede l'aumento significativo delle pressioni mediante: • L’aumento della popolazione costiera, dai 70 milioni del 2000 ai 90 milioni previsti per il 2025. • Un incremento di turisti che consenta di raggiungere quota 312 milioni nel 2025, contro i 175 milioni 13 del 2000 (densità per km di costa); stima che potrebbe triplicare nelle aree meridionali e orientali. • Un totale di 360 centrali elettriche litoranee entro il 2025, contro le 200 del 2000. •
Diverse dozzine di raffinerie e complessi industriali nel sud e nell’ovest, l'equivalente di 175 nuovi impianti di desalinizzazione con una 3 capacità di 6.000 m al giorno, e nuovi porti, strade ed aeroporti. • Il rischio più significativo riguarda la saturazione delle zone costiere e l’ulteriore artificializzazione di 4.000 nuovi chilometri di linea costiera (raggiungendo il 50% del totale nel 2025). •
Il piano d'azione, inoltre, aumenta i rischi di incidenti di inquinamento, data l'età media della flotta, il numero di navi immatricolate open‐
shipping, il numero di incidenti registrato (311 in 23 anni) e la potenziale quadruplicazione del traffico marittimo. Fonte: www.planblue.org/coastal Politica e quadro istituzionale Il capitolo 17 dell’Agenda 21, fissa le politiche relative all’ICZM. Tale documento è stato sottoscritto da tutti i paesi mediterranei. In più, l'UE si è sempre dimostrata attiva nella sua politica mediterranea. Nel 1976, a Barcellona, si è tenuto la prima Conferenza Intergovernativa sulla Protezione del Mediterraneo, in cui si è approvato il Piano d'azione Mediterraneo, seguito da una serie di conferenze e trattati. Sempre in Spagna, si è svolto un evento altrettanto importante: la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo, sottoscritta nel 1995. La prima Convenzione di Barcellona del 1976, entrata in vigore nel 1978 ed emendata nel 1995, ed i Protocolli elaborati in conformità con questa convenzione mirano a ridurre l’inquinamento nel Mare Mediterraneo e proteggere e migliorare l’ambiente marino, contribuendo quindi al suo sviluppo sostenibile. Nel 1996, le autorità della regione e della Comunità Europea hanno costituito la Commissione Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile (MCSD) con un mandato molto ampio ed ambizioso in termini di strategia di sviluppo sostenibile. L'UE sostiene fortemente la recente Politica Europea di Prossimità con tutti i paesi della regione. Infine, quest’opuscolo propone i seguenti punti 14 principali che richiedono un’attenzione speciale per il futuro: • Capacity e istitutional building (capacità amministrativa e organizzazione istituzionale) ai livelli centrali, regionali e locali • Rafforzamento normativo dell’esecuzione politica e del controllo delle zone costiere • Aumentare le risorse culturali e promozione dell’appoggio comunitario verso un’amministrazione sostenibile dell’area costiera • Stabilire un equilibrio ragionevole fra lo sviluppo economico e la protezione dell'ambiente • Accertare un monitoraggio continuo L'UE progetta di ripulire l'ambiente marino in 15 anni La Commissione Europea ha proposto una nuova strategia per accertarsi che tutte le acque marine europee siano ripulite entro 15 anni. I danni causati alla biodiversità marina dalla contaminazione da sostanze pericolose, da un eccesso di sostanze nutrienti, dalla pesca commerciale e dagli effetti del cambiamento climatico, sono i problemi principali non allineati alla Commissione, a cui la strategia è indirizzata. Il commissario per l'ambiente Stavros Dimas afferma che “i mari e gli oceani dell'Europa danno un contributo enorme alla nostra qualità di vita ed alla nostra prosperità economica, ma si stanno deteriorando a causa del sovra dell’inquinamento, del sfruttamento, cambiamento climatico e di una gamma di altri fattori. Questa è una zona in cui c’è un'esigenza forte di un overarching europeo e un approccio integrato”. La Commissione ha sviluppato un framework di politica integrata per contribuire a occuparsi delle pressioni e degli effetti negativi sull'ambiente marino. La strategia stabilisce linee guida operative chiare su come realizzare una situazione ambientale ottima per tutte le aree marine europee entro il 2021. Gli Stati membri che condividono zone marine con paesi che non sono membri dell'UE, saranno stimolati a cooperare strettamente con questi paesi terzi, nel quadro delle esistenti convenzioni marittime regionali. Sarà richiesta una stima, comprese analisi dettagliate dei costi e dei benefici delle misure proposte, prima dell'introduzione di qualsiasi nuova misura. I programmi nazionali dovranno essere FURTHER READING AND RESOURCES “Coasts and conflicts: towards harmonisation and integration in the Mediterranean”. E. Conrad and L.F. Cassar. Archimed Programme: Interreg IIIB, ECONET‐
COHAST project. ISBN:978‐99932‐0‐567‐8 “A sustainable Future for the Mediterranean: The Blue Plan’s Environment & Development Outlook” edited by Guillaume Benoit & Aline Comeau. EARTHSCAN 2005. ISBN‐13 1‐84407‐259‐0 “The LACOAST Atlas: Land Cover Changes in European Coastal Zones”, edited by Vanda Perdigào and Susan Christensen. European Commission, Joint Research Centre, Space Applications Institute, Ispra, Italy. 2000. RELATED WEB SITES Barcelona Convention http://www.unep.ch/regionalseas/regions/med/t_ba
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framework/index_en.htm CIESM Mediterranean Science Commission http://www.ciesm.org/index.htm MEDCOASTLAND Thematic network funded by the European Commission (EC), within the 5th framework program for the international cooperation with Mediterranean countries, aiming at the Mediterranean coordination and dissemination of land conservation management to combat land degradation for the sustainable use of natural resources in the Mediterranean coastal zones. http://medcoastland.iamb.it/index.php MEDCOAST project: Contribute to coastal and marine conservation in the Mediterranean and the Black Sea, through improved coastal management practices http://www.medcoast.org.tr European Commission, Directorate General Environment: A European initiative for sustainable coastal erosion management EUROSION Project http://www.eurosion.org/ The Blue Flag is an exclusive eco‐label awarded to over 3200 beaches and marinas in 36 countries across Europe, South Africa, Morocco, New Zealand, Canada and the Caribbean in 2006 http://www.blueflag.org COM (2006) 232 of 22.9.2006 EU Thematic Strategy for Soil Protection http://ec.europa.eu/environment/soil/index.htm Post Graduate Programme (Master of Science): Coastal Management for the Mediterranean http://www.educom‐
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