RASSEGNE ANALITICHE
Il EQUAZIONE DJ;)LLO SCAMBIO
E IJ, PO'rERE DI ACQUISTO DEI,LA
~IONETA
1. FISHER, The purchasing power ot' money. New York, Macmillan, 191H
R.
BENINI,
L'azione recente dell' oro sui prezzi generali delle merci.
Estratto dal Giornale degli Economisti. Roma, 1912; 1. FISHER, An
unshrinkabl.e dollaro Estratto da!I'Indipendent. New- York, 1913.
Pochi libri moderni di economia ebbero più rapida diffusione e raccolsero maggiore disparità di giudizio che quello del Fisher sul potere di
acquisto della moneta, riguardato da alcuni com~ una trattazione insuperabile
delia questioni monetarie, giudicato da altri un passo indietro di fronte ai
precedenti lavori del Laughlin, del Kin!ey e de! Kemmerer.
La fama del Fìsher, l'attualità dell ' argomento, la larga reclame, insolita per vero tra gli uomini di scienza, che l'A. fece all' opera sua, per mezzo
di opuscoli preventivi, di circolari, di articoli giornalistici, bene spiegano la
rapidità della diffusione.
I caratteri stessi del libro danno ragiono, a mio modo di vedere, della
sua varia fortuna: chiarezza cristallina di esposizione, grande cura posta nel
definire i concetti più elementari, ingegnosità di illustrazioni meccaniche,
abbondanza di verifiche statistiche, o di operazioni statistiche che di verifiche
hanno il nome e l' apparenza, spiegano l'entusiasmo che il libro può suscitaro in una rapida lettura. Un lettore più calmo o dotato di maggior senso
critico non tarda però ad accorgersi che la minuzia, talora soverchìa, dell'esposizione e la sottigliezza dell' analisi riguardano soprattutto questioni,
secondarie o collaterali, mentre le questioni veramente fondamentali rimangono nell' ombra o non vengono trattate con profondità adeguata.
Gli scopi fondamentali dell' opera erano due, uno teorico e uno pratico:
il primo di ricostruire e verificare la teoria quantitativa della moneta i il
secondo di indicare il mezzo per rendere più stabile il potere di, acquisto
della moneta. Pare a noi che l'opera del Fisher non apporti argomenti o
fatti decisivi in favore della teoria quantitativa della moneta e che la sua
proposta per rendere stabile il livello dei prezzi sia imperfetta per il lato
r.'EQUAZIONE DELLO SCAMBIO
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RASSEGNE ANALITICHE
teorico e pericolosa per il lato pratico. In parecchi altri punti, però, essa
reca un contributo di pensiero originale o di sistemazione logica che deve
delle quantità e con P la media e1ei prezzi, ponderata secondo le quantità,
si giunge immediatamente all' uguaglianza
E = p T.
essere altamente apprezzato. Varrà a metterlo in luce P analisi seguente.
...
Equazione dello scambio si suole chiamare l'uguaglianza
1\1 V + 1\1' V' = P T
(l)
dove )\1 indica la quantità di moneta disponibile per gli scambi, V la sua
velocità, M' la quantità dei surrogati della moneta, V' la loro velocità, 'P
le somma delle quantità di merci scambiate per mezzo della moneta o dei
suoi surrogati e P il livello dei prezzi.
Essa ci dice che il livello dei prezzi varia direttamente alla quantità
e alla velocità. della moneta e. dei suoi surrogati e inversamente alla somma
delle merci scambiate. In luogo di considerare le relazioni tra P e le altre
cinque quantità, che intervengono nell' equazione dello scambio, si possono
considerare le relazioni tra P e un numero maggiore di. quantità, da cui le
cinque quantità sopradette dipendono.
L'esame minuzioso, sistematico, lucidissimo di tali relazioni teoriche
forma largomento principale dei capitoli II, III, V, Vr,'VII ed C, a nostro
modo di vedere, non piccolo merito dell' opera. l capitoli Xl e XII hanno
per scopo precipuo di verificare - come si esprime il Fisher - l'equazione
dello scambio: il capitolo XI, con una rivista storica generale; il capitolo
XII, con un più rigoroso ,esame statistico. Quest' ultimo merita particolare
attenzione.
n Kemmerer aveva già calcolato, per gli Stati Uniti' di America, nei
singoli anni dal 1879 al 1908, le grandezze T, M V, 11'1' VI e aveva confrontato i valori annuali teorici, che da esse si deducevano per P in base
all' equazione dello scambio, coi valori effettivi ricavati dai numeri indici'.
li Fisher ripete il tentativo calcolando, per un periodo più breve (18961
1909) e con un metodo proprio, i valori delle cinque grandezze T, 1VI, 'v~ 111
V': egli trova che i valori teorici di P, che se ne deducono, concordano coi
valori effettivi meglio di quelli ottenuti dal Kemrnerer. Ci pare opportuno
mettere in luce la portata Iogica di questa coincidenza, che da molti viene
fraintesa o che lo stesso Flsher esagera. È per ciò necessario richiamare
come si giunga a stabilire l'equazione dello scambio.
Se con Ps si indica il prezzo .unitario di una tra n merci acquistato,
in un dato paese e in un dato momento, per mezzo della moneta o dci suoi
surrogati e con Qi la rispettiva quantità, la somma dei prezzi di tutte le n
merci acquistate sarà E:::::
n
~
i=i
Pi Qi. Se con T indichiamo la somma
221
(2)
Si osservi come questa uguaglianza non implichi alcuna ipotesi, ma discenda necessariamente dalle convenzioni poste sul significato di ,E, di P e
di 1~ Ammesse tali convenzioni, essa è una relazione necessaria.
Fra le n merci considerate, noi possiamo distinguere quelle acquistate
per mezzi? della moneta e quelle acquistate per mezzo dei suoi surrogati.
Se conveniamo di indicare con A e A' la somma dei prezzi sborsati rispettivamente per le une e per le altre, potremo scrivere E = A -1- A l, Se con
1\1 indichiamo la quantità di moneta disponibile per gli scambi nel paese e
nel momento considerati, con iVII la quantità dei suoi surrogati, e poniamo
.
A
1 _ AI
.
V = lVI' V - 1lI' l SI giunge immediatamente all' altra uguaglianza
E
= 1\1 V -i-
lVI' V',
(3)
la quale, come la (l), non implica alcuna ipotesi, ma discende necessariamente dalle convenzioni poste sul significato di E, A, A', 111, 111', V, V'.
Dalla (2) e dalla (3) si ricava immediatamente l'equazione dello scambio (1). Si discute da alcuno se questa possa dirsi propriamente nn' equazione o debba meglio dirsi un' identità. È inutile fare questioni di parole.
L'essenziale è di essere d'accordo su ciò, che l'equazione dello scambio è
una, relazione necessaria, una volta ammesse le convenzioni sul significa-to
dei simboli che in essa ricorrono.
Dalla quale proposizione discendono immediatamente queste altre due:
a) L'equazione dello scambio è rigorosamente esatta in ogni momento,
sia di crisi o meno, sia di prezzi crescenti o di prezzi decrescenti. 11 titolo
di nn capitolo del libro del Fisher (Chapter lV: Dieturbance of: equatùni
and of purchasing poicer during trameition. periods) potrebbe far credere
che l'A. avesse avuto in animo di sostenere tesi diversa. Ma la lettura di
esso mostra che così non è. Il capitolo tratta unicamente delle speciali l'e.lazioni che, durante i periodi di transizione, si stabiliscono tra le quantità.
M, V, 111') V', T: a pago 71 c però esplicitamente dichiarato che, in ogni
momento, queste quantità sono legate tra di loro e con P dall' equazione
dello scambio.
b) L'equazione dello scambio non implica alcuna ipotesi che possa
essere verificata). Non si può quindi parlare propriameute di verifica statistica dell' equazione dello scambio, allo stesso modo che non si può parlare
propriamente di una verifica sperimentale della proposizione che il prodotto
diviso per il moltiplicatore riproduce il moitiplicando. Se noi accertiamo che
222
223
RASSEGNE ANALITICHE
L'EQUAZIONE DELLO SCAMBIO
il prodotto diviso per il moltiplicatore non riproduce il moltiplicando, possiamo solo dire che la moltiplicazione è sbagliata, a, se troviamo che lo
riproduce, possiamo dire che il risultato delle moltiplicazione è esatto, senza
avere però diritto di escludere che nella operazione siamo incorsi in errori
che si sono compensati. Similmente, se i prezzi teorici calcolati, detenninando le quantità 111, ~ 111' l V', 'T e combinandole secondo i' equazione
dello scambio, corrispondono ai prezzi effettivi, noi non potremo dire propriamente di avere dimostrato induttivamente, o verificato statisticamente,
l'equazione- dello scambio; noi potremo dire solo che abbiamo eseguito delle
determinazioni di quantità statistiche, che hanno' condotto a dei risultati
approssimativamente esatti, senza poter escludere, d'altra parte, che le singole quantità calcolate siena affette da errori che si compensano.
Naturalmente la probabilità dLessere incorsi in errori che si compensano è molto diversa in un' operazione come la moltiplicazione, la cui prova
deve tornare perfettamente, o in un'operazione come il calcolo teorico di
prezzi che devono corrispondere solo approssimativamente ai prezzi effettivi.
Giudicare con sicurezza di codesta probabilità, per quest' ultimo caso, non
sarebbe possibile, d'altra parte, che a coloro, i quali, oltre a conoscere il
metodo dal Fisher usato per il calcolo delle quantità suddette ed esposto
nelle appendici allopera sua, fossero anche addentro nel meccanismo della
vita economica degli Stati Uniti di America.
Vi è un passo del Fisher in cui (a parte la possibilità di errori compensantisi tra le quantità 111, ~ 111', V', T, alla quale egli non sembra aver
pensato) l'A. mostra di comprendere il significato che può attribuirsi ai suoi
risultati statistici. « Da coloro - egli scrive - i quali hanno fede nella
prova a priori dell'equazione dello scambio i! reale significato della notevole concordanza dei· nostri risultati statistici deve essere inteso come una
conferma, non dell' equazione per mezzo delle cifre, ma delle cifre per mezzo
dell' equazione» (pag. 298). Se non che da altri passi,soprattutto della stessa
pagina e della precedente, chiaramente risulta che egli ritiene che i risultati
statistici aggiungano qualche cosa di essenziale alla deduzione teorica dell'equazione dello scambio. Egli la paragona alla legge di Boyle dimostrata.
deduttivamente e induttivamente. Ora il caso è essenzialmente diverso:
la dimostrazione teorica della legge di Boyle si fonda sopra certe ipotesi j
quindi per essa la verifica sperimentale ha up senso e un valore (I): I' equazione' dello scambio è invece una semplice deduzione da convenzioni premesse, e di una verifica statistica non c'è, nè il bisogno, nè la possibilità.
Le osservazioni che precedono valgano anche a mostrare come il processo logico, per cui si giunge a stabilire l'equazione dello scambio, sia ben
di verso da quello, di cui passiamo a parlare, per cui si può tentar di provare la teoria quantitativa della .monsta.
(1) In linea di fatto, deve però ricordarsi come la. legge di Boyle sia stata
prima scoperta sperimentalmente e in seguito giustificata teoricamente.
• •
Dall' equazione dello scambio alla teoria quantitativa della moneta è
lungo il tratto. Nella sua forma originaria, la teoria quantitativa della moneta diceva che le variazioni del livello dei prezzi P dipendono, come effetto da causa, dalle variazioni della quantità di moneta M. Nella forma,
in cui viene npropostè. dal Fisher, essa dice che le variazioni di P dipendono, come effetto,daeausa', dalle variazioni di lV1, purché non variino contemporaneamente rglì aItrielementi V, V', T,. normalmente però - secondo il Fisher - una variazione di M, mentre determina una variazione
proporzionale in 1\1', non influisce sensibilmente su V; V', T, per modo che
si può dire che le variazioni di 111 sieno causa di variazioni proporzionali
di ·P. L'equazione dello scambio è dunque una. relazione necessaria; la
teoria quantitativa è solo una fra le molte ipotesi che con l'equazione dello
scambio si possono conciliare.
Secondo il Fisher, la teoria quantitativa è valida solo per spiegare le
variazioni dei prezzi da una ad un' altra condizione ,di equilibrio: nei periodi
di transizione, invece, essa non regge completamente, poiehè l'aumento o
la di minuzione dei prezzi provoca, processi di riassestamento, durante i
quali, tra gli elementi dell' equazione dello scambio, passano relazioni più
complicate. -L'esame di 'tali processi di riassestamento costituisce l'argomento'
del capitolo forse più Interessantè dell'opera del Fisher (Cap. IV); ma il
nocciolo della questione consiste - cornei! Fisher ha bene inteso- nelle
relazioni della moneta coi prezzi tra due condizioni successive di equilibrio.
Vediamo le argomentazioni del Fisher su questo punto fondamentale (Cap.
VIlI).
Supponiamo - eglì dice - che, si avveri una variazione indipendente
nella quantità di moneta, Proporzionalmente ad l'VI, varia M"; V, V', T
non ne sono influenzati, secondo" il Fìsher, in misura significante. Da ciò e
dall'equazione dello scambio egli deduce immediatamente che una variazione
di M determina una variazione proporzionale in P; e dichiara che la teoria
quantitativa è pertanto provata (§ 2). Veramente non ancora: essa è provata solo supponendo la possibilità di variazioni indipendenti nella quantità
di moneta: tale possihilità potrebbe venire contestata in base all'idea che la
quantità di moneta ~ bene strumentale -r-r venga regolata dai bisogni del
224
L'EQUAZIONE DELLO SCAMBIO
RASSEGNE ANALI'l'IQHE
-mercato, Fu già osservato (Kinley) che in ogni paese l'ammontare di M
tende a diventare un minimo; ammesso, secondo la tesi del Fisher, che 11:[.'
varii proporzionalmente ad J.YI,., ciò potrebbe venire interpretato nel senso
che 111 dipenda interamente da P, da T, da V e rìa V'. Non e nostro compito di esaminare qui se e fìno a che punto tale obhiezione sia fondata:
dobbiamo però constatare che, nell'opera del Fisher, il lettore non trova ad
essa risposta adeguata, in quanto che l'A. tenta solo di dimostrare che .1vInon
può dipendere da P. E anche su questo punto la risposta non è esauriente,
a nostro modo di vedere, Ecco infatti come egli ragiona (§ 7): Supponiamo
che si avveri una variazione indipendente nel livello dei prezzi p, per
esem pio un aumento del doppio. Per l'equazione dello scambio bisognerà
ammettere che o è diminuito contemporaneamente T o è aumentato 11:1' o
·Vo V' 01.11. Non vi è nessuna ragione perchè T varii, Ve V' sono determinati dalle convenienze individuali, 111' varia proporzionalmente a 11'[,
111 non può crescere, d' altra parte, ne per effetto di importazione dall'estero, resa impossibile dagli alti prezzi, ne per effetto di nuove coniazioni.
L'ipotesi di una variazione indipendente di P è quindi insostenibile.
Ma come e provata l'{mpossiuilita che 11i[ cresca per nuove coniazioni?
-s Daechè - scrive il Fisher - l'oro monetato e 1'61'0 non monetato avevano originariamente lo stesso valore relativamente ai beni, dopo il 8UPpol;lto
raddoppiamento dei prezzi, l'oro monetato ha perduto metà del suo potere
di acquisto e nessuno vorrà portare il suo oro non monetato alla zecca per
perderne metà del valore » (pag. 170).
Ammettere però che, col raddoppiare dei .prezzi, si dimezzi la potenza
di acquisto della moneta e non 'quella dell' oro non monetato è già escludere che il valore della moneta si determini come si determina il valore
delle altre merci, in particolare come si determina il valore dell'oro non
vuole risolvere.
monetato ; e in fondo supporre risolta -la questione che
Venuto meno questo argomento, il Fisher, ragionando analogamente a quanto
aveva fatto per una supposta variazione indipendente di lltI, dovrebbe dire:
poìchè una variazione indi pendente di P non determina una variazione cor
rispondente ne in
ne in .111', ne in V; ne in V', si deve am mettere., in
base all' equazione dello scambio, che essa determini una variazione proporzionale di 1\1.
La conclusione, che si potrebbe trarre legittimamente da chi accettasse
le altre a-rgomentazioni del Fisher (1), sarebbe pertanto questa: che le rela-
si
R
1:
(I) A nostro modo di vedere, però, non tutte le altre argomentazioni del Fisher
sono senz'altro accettabili. Una riserva soprattutto ci pare di dover fare alla sua
conclusione che una variazione di ivI non determina una variazione sensibile, nello
225
zioni tra i vari elementi dell' equazione dello scambio sono tali che una
variazione indipendente di iV!, supposta possibile, determinerebbe normalmente
una variazione equivalente di P, e, viceversa, una, variazione indipendente
di P, supposta possibile, determinerebbe normalmente una variazione equivalente di 111. Rimarrebbe però impregiudicata la questione se si debba ammettere che la variabile indipendente, sia ,1).;(0 la funzione sia P, secondo la
teoria quantitativa, o al contrario che la variabile indipendente sia P e la
funzione sia 1\1, oppure che talvolta varii indipendentemente M, e talvolta
vari i indipendentemente P, o infine che le variazioni di lvI e di P sìeno
effetti concomitanti delle medesime cause(').
,
,
.
Per che una discussione sulla formazione degli indici del potere di acquisto della moneta possa riuscire fruttifera, e necessario prima definire bene
che cosa si intenda per ~ variazione nel potere di acquisto della moneta ».
È pacifico che il potere di acquisto della moneta, in un dato momento e in
un dato luogo, viene misurato dalla quantità di beni che, in detto momento
e in detto luogo, si acquistano con un' unità di moneta: la variazione nel
potere di acquisto della moneta dal momento o dal luogo x, al momento
o al luogo Xl sarà misurata pertanto dal rapporto delle quantità di beni,
stesso senso, in 1', nè una variazione sensibile, in senso opposto; in V o V'. La
questione è troppo lunga per venire esaminata. qui, ma è fondamentale; poichè, se
fosse escluso che M potesse normalmente variare senza che variassero ancheZ', V, V',
la formulazione della teoria quantitativa data dal Fisher dovrebbe sens' altro 1'8spingersi, come quella che contiene' in sé una condizione impossibile.
(1) Nell'opera del Fteher non si trovano, d'altra parte, citati fatti, i quali provino che le variazioni di P aieno effetto, anzi che causa, delle variazioni di 1l1. È
vero che, nei sugger-imenti al lettore, dal Fisher premessi al suo libro, si afferma
che le obbieaionì teoriche e statistiche alla teoria quarrtitativa della moneta si
trovano discusse rispettivamente nei capitoli VIlI e XII. Ma chi Iegge il' capitolo
XII si accorge ben presto che esso contiene solo la così detta verifica statistica
dell' equazione dello scambio, ma nessuna prova in favore della teoria quantitativa
"della. moneta, e infatti, giunto a pago 298, egli si trova rimandato al capitolo VIII.
In due paaeì del lìbrodel Fisher (pag. 174 'e 273), viene però citato un articolo
di Miss England, da cui r-isulterebbe che i prestiti e i depositi si est~ndonoprima
che i prezzi crescano e che, se spesso i prezzi scendono prima che i prestiti e i
depositi si restringano, ciò dipende dal rivivere del commercio dopo una crisi.
n Fisher ne deduce che è P espansione dei surrogati della moneta che innalza i .
prezzi e non' i prezzi rialzati che fanno aumentare la circolazione dei surrogati
della moneta. Ma i dati di Mìss England non sono citati, e non è pertanto possibile decidere se essi lascino luogo anche ad interpretazioni diverse.
226
RASSEGNE
ANALITICHE
che noi momento o nel luogo X o si acquistano con un' unità di moneta, alle
quantità di beni uçuaii, che si acquistano nel momento o nel' luogo Xl con
detta unità di moneta. La definizione non acquista però un senso preciso fino
a che non si precisi quando due beni devono considerarsi uguali a distanza
di tempo o di spazio. Vi sono infatti" beni che sono uguali nominalments,
ma 'diversi fisicamente, per esempio, un'automobile oggi e dieci anni fa; vi
sono beni che sono uguali fisicamente, ma diversi economicamente, come ad
esempio un chìlogramma di pekhlenda prima e dopo la; scoperta del radio.
Non credo che vi sia dubbio per, nessuno che un indice perfetto del potere
di acquisto della moneta dovrebbe misurare le variazioni che intervengono
nel suo potere di acquisto economico, non nel suo potere di acquisto nominale
.
o fisico.
Diremo pertanto che la variazione dcI potere di acquisto della moneta
dal momento o dal luogo X o al momento o al luogo Xl è misurata dal rapporto tra le quantità di beni, che con un' unità di moneta si possono acquistare nel momento o nel luogo x o' e le quantità di beni economicamente
equivalenti, che con detta unità si possono acquistare nel momento o nel
luogo Xl"
Sul criterio con cui giudicare dell' equivalenza economica dei beni, molto
si è discusso tra gli economisti. Alcuni assumono come criterio la quantità di
lavoro necessario a produrli, altri il costo, altri la disutilità marginale del
lavoro. altri l'utilità marginale dei beni, o la lcro utilità totale, o il benessere a cui i beni danno luogo. sia considerato assolutamente,sia relativamente al benessere sociale. I nomi del Nìcholson, del Merriam, 'del Ross,
del CIad'. del Laughlin, del Kinley sono legati a queste discussioni. La
posizione del Fisher in proposito è molto semplice..Egli prescinde dalla
discussione sulla fondatezza o meno di tali teorie, e fa osservare che è impossibile determinare un indice del potere economico di acquisto della moneta: ci si deve pertanto contentare del miglior indice che si possa determinare praticamente, quello che misura le variazioni del potere fisico di
acquisto della moneta (Cap. X, § 4, soprattutto a pago 222 e 223). 11 quale
punto di vista può anche ammettersi fìnehè degli indici del potere di acquisto si pensi di servirsi unicamente per scopi scientifici, che non toccano
gli interessi dei singoli; ma quando, come fa il Fisher, si pensa di dare a
codesti indici una forza legale, di creare a loro favore una presunzion'e nei
contratti a termine, conviene, non solo mostrare che i' indice proposto e il
, migliore che si possa praticamente determinare; ma conviene anche dimostrare che esso è sufficientemente buono da giustificare la sua introduzione
e da compensare le inevitabili complicazioni che questa verrebbe ad apportare nel mondo degli affari. Nè, d'altra parte, si può giudicare del suo grado
L'EQUAZIONE DELLO SCAMBIO
227
di bontà senza aver prima deciso quale sarebbe l'indice teoricamente perfetto. rispetto al quale la sua bontà dovrebbe venir giudicata.
..
Adesso noi abbiamo un' unità di moneta di peso fisso, ma di potere 'di
acquisto variabile. Il piano proposto dal Fisher tende a dare un'unita di
moneta di peso variabile, ma di potere d'acquisto costante. I?ue provvedimenti sarebbero necessari per raggiungere lo scopo: 1. Il calcolo di numeri
indici ufficiali del potere di acquisto di un'unità di peso dell'oro; 2. La determinazione ufficiale del peso di oro, a cui corrisponde l'unità di moneta,
eseguita in modo che il potere di acquisto dell' unità di moneta si mantenga
costante.
Si tratta ora di vedere come questo risultato si, possa ottenere senza
ricorrere a continue' riconiazioni della moneta in circolazione. Basterebbe
per ciò - osserva il Fisher - che la moneta in circolazione fosse moneta
cartacea o moneta metallica a valore' non pieno, ma redimibile. E praticamente, poiche i prezzi crescono, tutta la moneta in circolazione, ora a valore
pieno, si ridurrebbe ben presto, col sistema del Fisher, a valore .non pieno,
poiché il governo" in base ai numeri indici, sarebbe ben presto disposto a
pagare per essa un peso d'oro superiore al suo peso intrinseco. Nel caso
che i prezzi scendessero in avvenire sotto il livello iniziale, si potrebbe pensare a ritirare la moneta metallica e sostituirla con moneta cartacea oppure
a procedere ad una riconiazione di .moneta (1 valore non pieno.
Tale è il piano' che il Fisher ha esposto all'Associazione Americana di
Economia il 28 Dicembre 1912 e che il 2 Gennaio 1913 ha puhhlicatonel
giornale « Indipendent » di New Yorlt in un articolo dal titolo An unshrinkable dollaro Nel suo libro sul potere d'acquisto della moneta, egli proponeva,
invece, che questo sistema fosse seguito da un 'solo Stato, per esempio dall'Austria, e che gli altri regolassero sopra di esso il peso della propria moneta
col sistema del « gold-exchange standard », dopo di avere chiuse le proprie
zecche, e, occorrendo, ridotto il peso della propria moneta.
Pare a noi che il sistema del Fisher non raggiungerehbe lo scopo di
dare un'unità di moneta di potere di acquisto perfettamente invariabile. E
ciò per due ragioni: 1. Perchè, come fu messo in evidenza, non si può pensare a costruire numeri indici che dìeno la misura esatta del potere economico di acquisto della moneta. 2. .Perche la costruzione di 'numeri .indici richiederebbe sempre un certo tempo. Solo periodicamente lo Stato
potrebbe pertanto cambiare il numero indice ufficiale:' durante un dato periodo, il peso della moneta resterebbe 'fisso, in base al numero indice calcolato secondo i contratti del periodo antecedente. Di qui due inconvenienti:
228
RASSEGNE ANALITICHE
a) Le variazioni ufficiali nel peso della moneta rispecchierebbero,non
le variazioni attuali, ma le variazioni passate nel potere d'acquisto dell'oro.
Se xl' x 2 , X 31 x,j ece., sono i successivi momenti in cui il governo provvede
a modificare il peso della unità di moneta, il peso della unità di moneta nell'intervallo x 3 " " x 4 starà al suo peso nell' intervallo 0']2 ;-:- X 31 non come
il livello dei prezzi (') nell' intervallo x 3 - x, sta al livello dei prezzi nell' intervallo x z. - X'31 ma come il livello dei prezzi nell' intervallo x 2 - x 3
sta al livello dei prezzi nell' intervallo Xl - X,, Solo qualora il livello dei
prezzi aumentasse o diminuisse in ragione geometrica, la correzione sarebbe
perfett~; in ogni altro caso sarebbe imperfetta e potrebbe condurre a risultati peggiori che il" non far uso di nessuna correzione. I risultati sarebbero
particolarmente cattivi qu~ndo,d~po un aumento, cominciasse una discesa
dei prezzi. I debitori dovrebbero pagare una maggiore quantità di oro, proprio
allorchè questo comincierebbe ad avere una maggiore potenza di acquisto.
h) I contratti che si concludono e scadono entro lo stesso intervallo
çci - Xi + l .non verrebbero ad essere influenzati per nulla dal provvedimento
proposto: questo invece riverserebbe tutta l'influenza, su quei" contratti, nel
?orso dei quali venisse modificato il numero indi'Ce governativo. Non è dunque
che il provvedi mento proposto possa attuare la giustizia fra tutti i contraenti;
esso anzi attuerebbe tra .i contraenti una ingiusta sperequaaìone, lasciando
alcuni contratti turbati dalla modificazione del valore d'acquisto della moneta e turbando gli altri .con una modificazione eccessiva in senso opposto.
S'intende che i due inconvenienti qui segnalati possono, in pratica,
assumere gravità molto diversa secondo la lunghezza dell' intervallo che il
gOVel'110 pone tra due SUCCeSSIve modifìcazioni dei numeri 'indici e secondo
~l normale intervallo tra conclusione e scadenza dci contratti. Se, per ìpotesi, i numeri indici ,potessero venir fissati giornalmente, è certo che gli
inconvenienti sopra descritti sarebbero 'del tutto trascura bili in pratica. Nel
fatto, invece, pare molto difficile che tra le successive modifìcazioni dei numerì indici non debbano passare almeno parecchi mesi. El poiché la grande
massa dei contratti a termine non ha una durata maggiore a tre o quattro
mesi, pare verosimile che gli inconvenienti accennati assumerebbero in pratica
:una gravità notevole e forse renderebbero il rimedio peggiore del male.
Il sistema proposto dal Fisher presenterebbe, d'altra parte, altri pericoli non lievi.
Il Fisher stesso, nel suo volume (pag. 332), faceva presente il pericolo
che il governo regolasse i numeri indici· a propr-io vantaggio. Nel posteriore
articolo citato, tale inconveniente non e però ricordato; esso pare tuttavia
(1) S'intende il livello dei prezzi espresso in quantità di oro.
r.' EQUAZIONE
DELLO SèAMBIO
229
degno della massima considerazione. Chi potrebbe garantire che il governo
di uno Stato, il quale versa in cattive' condizioni finanziario, non faccia
figurare la Rotenza d'acquisto dell' oro un po' più alta del vero il giorno ili
cui si tratta di pagare gli interessi del debito pubblico, e un po' più bassa
del vero il giorno in cui si tratta di esigere le imposte? Se la maggior
parto degli uomini politici sarebbero disposti a condannare questo procedimento in tempo di pace, credo che non se ne troverebbero molti che avrebbero la forza di l'esistervi quando, in momenti di guerra, fossero persuasi
che sarebbe codesto l'unico espediente per tener alto il prestigio naaionale;
Si potrebbe certamente sperare di rendere più difficile, mediante opportuni
controlli, tale abuso, non mai di escluderne totalmente la possibilità.
Altro elemento pericoloso nel sistema del Fisher è quello della speculazione sui cambiamenti di peso della moneta. Il Fisher ha, per vero, pensato ad un provvedimento destinato ad evitare la forma più acuta che tale
speculazione potrebbe assumere. Quando è atteso un aumento di peso della
moneta - egli dice - gli speculatori potrebbero portare oro non mon~tat~
al governò e ritirarne moneta, per riportare la moneta e ritirare una quantità maggiore eli oro appena il rialzo dei prezzi' si. fosse verificato: l'operazione inversa si eseguirebbe quando si attendesse una diminuzione di peso
della moneta. Per toglierne la possìbilità, il Fisher propone che il governo
ponga una tassa sulla coniazione, per esempio dell' l %, e che le variazioni
nel peso della moneta, che esso apporta, non superino mai il limite di tale
tassa. Non si comprende bene tuttavia che cosa il Fisher intenda proponendo
che le variazioni nel peso della moneta non superino il limite della tassa di
coniazione. Se 'le variazioni nel potere di acquisto dell'oro superano in realtà
tale limite, dOVI'à il governo pubblicare numeri indici falsi per evitare le
speculazioni? Oppure pubblicherà ·numeri indici esatti, ma non modificherà
che gradualmente il peso della moneta? Ognuno comprende come la semplice possibilità che, in qualche caso, si ricorra, a :fin di bene, a questi
provvedimenti, accresca il pericolo che vi si ricorra, per il semplice vuntaggio dell'erario, in altri 'casi, in cui nulla li giustificherebbe.
Vediamo, d'altra parte, quali effetti siena da attendersi a priori dalla
introduzione della tassa di coniazione. SeI al momento della sua introduzione, la moneta
in quantità sufficiente per i bisogni del mercato, il suo
valore sarà dato dalla quantità d'oro' che con essa si 'può ottenere dal governo, non dalla quantità d'oro, alquanto superiore per effetto della tassa,
che a.l governo bisogna dare per ottenerla. Ne discende che nessuno, per avere
moneta in cambio di oro, ricorrerà al governo, potendo acquistarla direttamente sul mercato a condizioni migliori. Siccome nessuno acquisterà moneta in cambio di oro dal governo, ma tutti, quando ne abbiano bisogno,
è
231
MSSEGNE .àNàLIT!CHE
L' EQ(iàZIONE DELLO SCàMBIO
acquisteranno da, esso oro in cambio di moneta, ne verrà che ben presto la
moneta scarseggerà sul mercato e verrà sopravalutata, tendendo ad assumere
un valore 'uguale 'alla quantità d'oro che è necessario dare al governo per
ottenerla. Ora si noti che, per impedire la speculazione, quello che ha importanza non é già la tassa di coniazione, ma la differenza tra la quantità di
oro che è necessario offrire sul mercato per ottenere la moneta e la quantità d'oro che con la moneta si può ottenere dal governo. Per modo che, o la
tassa di coniazione non ha per effetto di rendere la moneta inferiore alla
domanda e allora non raggiunge lo scopo di ostacolare la speculazione; o
raggiunge lo scopo di impedire la 'speculazione, ma facendo scarseggiare la
moneta.
La tassa di coniazioneè diretta tuttavia soltanto ad impedire la forma
più acuta della speculazione r ueesuno potrà impedire che; nei contratti conelusi in momenti prossimi ad un cambiamento 'dei numeri indici, la moneta
venga valutata, non per il peso d'oro che il governo dà per essa attualmente,
ma per quello cbe si prevede -ehe il governo darà dopo avvenuto il cambiamento. Certamente questo nuovo elemento di speculazione, che si introduce
in molti contratti l non può venir riguardato come un vantaggio sociale;
eppure si avverta che questo pare l'unico espediente che i contraenti possono
trovare per sottrarsi agli inconvenienti che abbiamo segnalati a pago 228,
sotto la lettera b).
Qualora poi' il sistema del Fisher non si inaugurasse contemporaneamente in tutti gli Stati, un inconveniente particolare ne verrebbe ai commercianti, i quali sono in rapporto con quegli Stati, che non hanno adottato
il nuovo sistema. Essi troverebbero infatti i loro affari regolati da due sistemi
monetari, uno supposto stabile, l'altro fluttuante, c le oscillazioni, che ne
risentirebbero le loro aziende, sarebbero maggiori' che se da per tutto vigesse
uno stesso sistema fluttuante. Il Fisher, che ha segnalato questo inconveniente a proposito di quelle proposte che conducono all'adozione solo parziale di una moneta con potere di acquisto stabile, non sembra aver considerato che anche il sistema da lui proposto non potrebbe nel fatto assumere
così presto validità generale.
si discuta diffusamente di questioni monetarie. Intorno al libro del Fisher
vi è già' quasi una letteratura. Eco dì polemiche suscitò in Italia, anche
un articolo del Guyot (I). L'articolo sosteneva la tesi, a dir. poco esagerata,
che l'attuale aumento dei prezzi non dipende per nulla dall'aumentata quantità di oro. Davanti all'Accademia dei Lincel, esso ebbe l'assenso e le lodi
del Luzzatti e le critiche del Benini, il quale ritenne occasione opportuna
per chiarire i termini della controversia l'ultimo Congreèso della Società
italiana per il progresso delle scienze (Genova, ottobre 1912), ed ora J)ubblica ('l la brillante conferenza ivi tenuta a classi riunite.
L'A. mostra come, dal 1883-87 al 1906-10, la produzione annua dell'oro sia aumentata più rapidamente di quella d-ei maggiori articoli di commercio mondiale e come la consistenza monetaria aurea sia cresciuta più
fortemente degli stock di merci a data _fissa. L'oro _certo non Q sovrabbondante, fu osservato; ma - ribatte il Benini - nessun corretto, economista
può aver parlato di sovrabbondanza attuale dell'oro, pensi di cresciuta produzione'. D'altra parte, conviene tener presente che quest'oro ha pure aumeritato di efficienza, col crescere della sua velocità di circolazione.
A questo punto, l'l esamina se Pazione, che la moneta esercita sui
.prezzi nel suo crescere come quantità, diversifichi dall'azione che essa esercita nel suo crescere come velocità. E risponde affermativamente. Variando la
l'elevazione
sola velocità, per una più diffusa utilizzazione delle aiacenze
v
/'
dei prezzi investe dapprima gruppi più o meno estesi di beni strumentali,
ma sarà seguite, a ciclo produttivo compiuto, da un movimento contrario
nei prezzi dei prodotti lavorati; variando la. quantità della moneta, per arrivo di nuovo oro sulla piazza, l'elevazione dei prezzi comincia dai prodotti
finiti e si ripercuote sui beni strumentali.
Sugli effetti, che sopra i prezzi esercita la moneta nel suo crescere come
quantità, si sofferma a ragione l'A., come sulla questione più dibattuta e
fondamentale.
Ogni ondata d'oro, cui il mercato non abbia ancor fatto l'abitudine,
- scrive egli - si frange sulle nostre rive: 1.0 come richiesta di prodotti
d'uso per tutti coloro (operai, 'impiegati, azionisti) tra cui v'a diviso il prodotto delle miniere; 2.' come ricerca di titoli o di altri impieghi durevoli
per parte delle stesse persone; 3. 0 come offerta a deposito bancario, in attesa
di destinazione definitiva.
230
• •
Il rincaro della vita, o l'impressione diffusa di tale rincaro, diede il
primo impulso a riprendere in esame, negli ultimi anni, i problemi relativi
al potere di acquisto della moneta; fra i nuovi studi apparsi, alcuni, per
l'importanza loro o per la fama degli autori, provocarono intorno a sè tanta
larghezza di discussioni, che ormai non vi è giornale quotidiano, periodico
politico, rivista scientifìca, collezione di scienze sociali, congresso, in cui non
(1) La production de l'or et les prix, in Journai des Econornistes, Novembre
19lL
(2) Negli Atti di detta Società e nel Giornale degli Economisti, Novembre- '
Dicembre 1912.
232
RASSEGNE ANALITICHE
L'A.- S' indugia sul primo punto. I primi a risentirsi' della domanda
rappresentata dal nuovo oro sono i prodotti più esposti a tale domanda ';
cresce la loro velocità di esaurimento j quando questa
l'aggiuntò
certo
segno, si rialzano i prezzi e sorgono le premure di adeguati rifornimenti.
Rispondono gli 'industriali all'accelerazio-ne della produzione) esaurendo i
propri fondi d'i materie prime e sollecitando i provveditori di queste. Così
il rialzo dei prezzi tenderà a propagarsi dai prodotti compiuti alle materie
prime; dall'uno all'altro prodotto complementare; dai prodotti principali ai
succedanei; ma quinci e quindi smorzandosi in altri attriti. l'n definitiva,
un rialzo generale si verificherà; ma non proporzionale al nuovo oro che
si presenta sul mercato, polche solo una parte dell' energia sua va. erogata
nel trasformare i prezzi e un'altra invece a trasformare gli altri elementi
del sistema. Le due parti stanno tra di loro in rapporto variabile, non fisso;
tuttavia l'A. ritiene che quella sia forse' minore di questa, Cosi egli si spiega.
come il parallelismo, che alcuni si aspetterebbero, tra la curva dei prezzi
generali e quella della produzione dell'oro sia colto molte volte in fallo
spera di avere contribuito a gettare il ponte su cui sia possibile l'intesa fra
sostenitori e avversari della teoria quantitativa,
Il ponte è elegante, ma una svista -di costruzione lo vizia, VA. sì pro;.
poneva 'di vedere l'azione, che esercita sui prezzi la moneta nel suo ,crescere
come quantità, e mostra invece l'azione che sui prezzi esercita una crescente
produzione di oro, in quanto determini una maggior richiesta di prodotti
d'uso, È appena' necessario avvertire che (a parte le variazioni del rapporto
tra oro monetato e oro non monetato che si sogliano trascurare in una
prima approssimazione) la quantità di moneta potrà crescere, non solo se
la produzione dell'oro aumenta, ma anche se essa rimane costante'o se diminuisce.
Le considerazioni del Benini riguardano pertanto solo un caso particolare dell'aumento di quantità di moneta: a giustificazione dell'A. può dirsi
tuttavia che è precisamente questo caso particolare che si verifica- da un ventpnnio in qua ed è precisamente la recente azione dell'oro sui prezzi che egli
aveva di mira nel suo discorso. Resta però il dubbio se, anche' in questo. caso
particolare, le sue considerazioni, pure essendo giusto, abbiano veramente
tanta portata quanta viene loro attribuita; poiché non conviene dimenticare
che egli ha esaminato soltanto un gruppo dì effetti della maggior produzione dell'oro (maggior richiesta di prodotti d'uso), ma non ha ricercato
quale importanza esso assuma, di fronte agli altri gruppi dì effetti (ricerca
di investimenti durevoli, depositi bancari].
ha
un
e
CORRADO GIN!
p/'o(essori:. nell' linì'Ce1-sW" di Cag!t'Mi
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