L
a Calabria resta ai
margini del dibattito
politico di questi
giorni e le stesse elezioni
regionali narrano una storia
diversa da quella che la
gente sta concretamente
vivendo.
Faccio qualche esempio.
Ogni anno decine di
migliaia di ragazzi calabresi
si presentano per un posto
nelle forze di polizia.
Vorrebbero diventare carabiniere, finanziere, poliziotto, vigile urbano, pompiere.
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RIVIERA
PRIMO PIANO
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Un arrogante e irriverente sopruso all’arte. La villa romana
di Casignana è smembrata e lacerata in due, senza alcuna
pietà, dalla SS 106 Jonica. Giace lì distesa, e brama, urla, ruggisce di
dolore per questa spada che le è stata infilza nel ventre
“
V
Il grande
sfregio
LAVILLA ROMANA DI CASIGNANA
SVENTRATA DALLA SS 106
ista dall'alto appare come
un oltraggio, un arrogante e
irriverente sopruso all'arte.
La si vede smembrata e
lacerata in due senza alcuna
pietà dalla SS 106 Jonica. La
villa romana di Casignana
giace lì distesa, e brama,
urla, ruggisce di dolore per
questa spada che le è stata
infilza nel ventre. Sfregiata,
sfigurata, deturpata vorrebbe più che mai tornare
al suo antico splendore. E difende con le unghie e
con i denti i suoi ricchi tesori incompresi. Sono di
una bellezza disarmante quelle che dovevano
essere le vasche, intarsiate di mosaici sorprendenti e sorprendentemente conservati, che tanto
ricordano quelli del museo del Bardo a Tunisi,
dove si trova la più ricca collezione di mosaici
romani del mondo. Per non parlare del sistema
idraulico delle terme: è possibile ammirare i tubi
di canalizzazione dell'acqua calda, i forni dove
veniva bruciata la legna per scaldare l'acqua, tutto
questo su un piano interrato così da rendere le
terme assolutamente paragonabili alle strutture
moderne che conosciamo oggi. Interessante
anche la parte della necropoli, con tombe intatte
che affiorano dal terreno e che danno elementi
aggiuntivi sul culto dei morti nella cultura romana
antica.
L'area potrebbe davvero diventare la Pompei
della Calabria, ma è tagliata fuori dalle solite rotte
turistiche per la sua avvilente e imbarazzante
posizione sulla SS 106. Attualmente è in corso un
intervento di restauro pari a 200 mila euro, promosso e finanziato dal Ministero per i Beni e le
Attività culturali che prevede: l'ampliamento dell'impianto di illuminazione esistente, che valorizzerà i punti strategici del percorso di visita; e la
creazione di un percorso di visita su passerelle
nella parte est (nella parte ovest esiste già), così
finalmente si eviteranno slalom per non rischiare
di calpestare i pavimenti mosaicati.
Pare, poi, che a breve partirà un progetto finanziato dalla Regione Calabria a favore del
Comune di Casignana e per il quale è in fase di
pubblicazione il bando di gara da parte della
SUAP (Stazione Unica Appaltante Provinciale),
un progetto di valorizzazione totale e di piena
fruibilità della villa, per il quale saranno stanziati
ben un milione e 500 mila euro.
In verità, si è cercato già in passato di rimarginare
la ferita inflitta dalla 106, attraverso la costruzione
di un sottopassaggio, ma la cicatrice resta. E vista
dall'alto continua ad essere un pugno nell'occhio
e uno al cuore.
3
IL CANDIDATO?
Passafaro:
«Io sto con il
centro destra»
I
Si possono ammirare mosaici sorprendenti e sorprendentemente conservati, che tanto ricordano quelli del museo del
Bardo a Tunisi, dove si trova la più ricca collezione di mosaici romani del mondo
LUNEDI 6 OTTOBRE
n questi giorni, presso la sede del gruppo politico del quale è espressione il consigliere comunale già assessore del Comune della Città di
Locri Alfonso Passafaro, si è svolto un incontro
al fine di discutere e stilare un documento in
merito all'approssimarsi delle prossime elezioni regionali.
Tale incontro si è reso necessario a seguito delle numerose discussioni precedentemente intercorse, per le
quali si è reso fondamentale, stante l'imminente competizione elettorale regionale oramai alle porte, affrontare codeste tematiche con tutti i componenti locresi
del gruppo.
Dal confronto avuto si e subito notato come, sia a
destra che a sinistra, si stanno trascurando le problematiche e le necessità reali dei calabresi, anteponendo
prima di un vero programma elettorale di sviluppo
della nostra amata Regione, il solito valzer di nomi.
Tutto ciò non può che essere negativo per chi, come
noi, ha a cuore le sorti ed il futuro dei calabresi. Il consigliere Passafaro, partecipando attivamente al confronto, ha affrontato con i tanti presenti svariati e fondamentali punti.
Fra gli argomenti escussi, particolare rilevanza hanno
avuto le tematiche inerenti:
* La risoluzione delle problematiche in materia
ambientale
* Le dinamiche per l'accesso ai finanziamenti europei
* Le criticità esistenti ed affrontate nella Sanità regionale
* Sviluppo turistico
Nello specifico, in materia ambientale si è discusso del
problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti, ed è
emerso che, tramite un serio piano organizzativo con le
strutture in essere, si potrebbero, attraverso la loro
ristrutturazione ed ammodernamento, risolvere le problematiche esistenti, ampliando percentualmente la
raccolta differenziata e realizzando le piattaforme a
corredo.
In materia di accesso ai fondi europei, si è notato come
per accedervi, l'iter burocratico la fa da padrone non
consentendo la facile fruibilità per gli imprenditori,
troppo spesso “stanchi” ancor prima d'incominciare l'eventuale opera, ed altrettanto frequentemente non si
capiscono bene le dinamiche dell'attribuzione di tali
fondi, finanziando delle vere e proprie “cattedrali nel
deserto” a discapito di progetti valenti che porterebbero subito un apporto socio-economico ed occupazionale nel territorio.
La Sanità regionale, è una grande e “annosa” questione, che oramai da decenni incide sul bene primario
della salute dei nostri conterranei, gravando sulle tasse
degli stessi in maniera eccessiva. Ragion per cui, chiediamo alle forze politiche un impegno formale, affinché si affronti in maniera seria e senza particolarismi e
personalismi la questione sanità calabrese.
In materia di turismo, la messa in campo di un progetto esecutivo e realistico affinché si realizzi, finalmente,
uno sviluppo omogeneo
per tutta la Calabria, per
come già iniziato con la
Giunta uscente che ha permesso l'arrivo a Reggio
Calabria delle Grandi Navi
da Crociera.
Certo va anche detto, che
qualcosa si è già fatto, in
particolare in materia di
spending review, dove il
Sottosegretario
alle
Riforme e Semplificazione
Amministrative
On.le
Alberto Sarra ha proposto
e fatto approvare all'unanimità dell'intero Consiglio
regionale la Legge 24/2013,
che ha conseguito il riordino degli Enti-Aziende e Fondazioni Regionali permettendo di accorpare tutti gli enti e apportando un forte
risparmio economico per le casse regionali, soprattutto,
una semplificazione e snellimento degli apparati burocratici.
A conclusione dell'incontro, il gruppo politico Locrese
intende, in maniera ferrea, ribadire la sua piena ed
incondizionata lealtà alla coalizione di Centro destra,
senza dubbi alcuni; fermamente il gruppo locrese,
come d'altronde ha sempre fatto, resterà vigile sui fattori problematici che attanagliano il nostro territorio,
ed altrettanto farà da garante su quanto di buono realizzato dalla politica regionale.
Vincenzo Fiato
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LUNEDI 6 OTTOBRE
4
Gioiosa Jonica
trema sotto le
dichiarazioni di
“Sarvu i Nota”
G
ioiosa Jonica trema sotto le dichiarazioni di
“Sarvu i Nota”, al secolo Salvatore Agostino, figlio
della signora Natalina, che ha deciso di dichiarare
tutto quanto conosce in merito a Giuseppe Jerinò, inteso
“Peppe Manigghja”, e dei suoi “affari”.
Tutto ha inizio nel 2012 quando Jerinò si reca
dall'Agostino minacciandolo. Tra i due ci sarebbero questioni private, che per Jerinò sarebbero da ricondurre ad
un debito pregresso che il 48enne non avrebbe onorato.
Sarvu invece sostiene di aver subito una serie di minacce
anche contro la propria famiglia e decide di collaborare
con la giustizia in pratica “mettendo a nudo” non solo i
presunti interessi della famiglia dello Jerinò, ma leggendo
i verbali resi nell'ambito dell'indagine “Ulivo 99” tra gli
altri al dottore Nicola Gratteri, anche quelli di una parte
“bene” di Gioiosa Jonica. E quella parte della città devota a San Rocco oggi
trema,
perché
l'Agostino ha raccontato come il presunto
boss, latitante per
oltre 15 anni, implicato nella maxi inchiesta
antidroga denominata
“Solare”, dove è uscito pulito, avrebbe
ideato un sistema per
riciclare il denaro di
presunta provenienza
illecita attraverso dei
commercianti
e
imprese pulite che si
sarebbero prestate a
favorire lo Jerinò,
forse anche per il
timore che quel
cognome comporta
per le vicende giudiziarie in cui è stato
collegato negli anni, una su tutte il sequestro di Roberta
Ghedini, nel quale è rimasto coinvolto Vittorio Ierinò, già
collaboratore, attualmente ricercato quale presunto partecipe al delitto di Salvatore Germanò, ucciso nelle scorse
settimane in Piemonte.
Ma secondo il racconto di Salvu i Nota il presunto boss
Peppe Manigghjia sarebbe riuscito a instaurare un rapporto diretto e forse collusivo con un amministratore di
Gioiosa Jonica, che in passato avrebbe ricoperto una carica importante, dalla quale avrebbe cercato di far passare
una variante al piano regolatore del comune locrideo per
favorire il presunto boss che, tra l'altro, avrebbe avuto l'intenzione di costruire un centinaio di villette, anche in questo caso attraverso dei compiacenti soggetti, che dovevano
risultare puliti in caso di controlli delle autorità di polizia.
Infine l'Agostino riferisce nei verbali della presunta pratica dell'usura che Jerinò avrebbe eseguito in diverse occasioni negli anni, prestando denaro a soggetti non solo di
Gioiosa ma anche di Roccella Ionica e Bianco, che anche
in questo caso sarebbero dei professionisti o imprenditori.
Il filone dell'usura per Gioiosa Jonica apre ulteriori scenari, che fanno tremare i polsi a tante persone, che potrebbero rimanere coinvolti in una nuova maxi inchiesta.
Carmelo Carabetta
Black Garden:Assolto Pietro Crinò
“Non ho difeso il politico ma
l’Uomo privato della sua dignità”
Il
ILARIO AMMENDOLIA
dottor Pietro Crinò,
attuale consigliere regionale del NCD è stato
assolto. Ne sono felice per lui
ma anche per me che pur essendo uomo (e sindaco in quel
momento) decisamente di “sinistra” non ho esitato di prendere
le difese, con tutte le mie modeste forze, di un “politico” del
centro destra.
In verità non ho difeso solo il
politico. Ho difeso l'Uomo ferito
nella sua dignità e nei suoi affetti.
Ho difeso il cittadino che veniva
privato delle fondamentali
garanzie costituzionali. L'avrei
fatto con l'ultimo degli zingari,
con un extracomunitario e con
qualsiasi altro cittadino E' stato
mortificante constatare che in
quei momenti molti “amici” di
Pietro Crinò si siano volatilizzati
come per incanto. Noi , in questo come in altri casi non abbiamo avuto dubbi.
Abbiamo assunto una posizione
garantista su questo giornale
allora autorevolmente diretto
dal compianto e coraggioso
Pasquino Crupi.
Abbiamo rivendicato la presunzione di innocenza in pubblici
convegni in presenza di esponenti politici di entrambi gli
schieramenti e delle autorità di
pubblica sicurezza.
Il 24 novembre 2011
Pietro Crinò era finito
finito ai domiciliari
nell’ambito dell’inchiesta
su un traffico illecito
dedito a risparmiare il
denaro smaltimento
del percolato.
L’operazione condotta dai
carabienire venne
denominata Black Garden
La viltà non ci appartiene.
I fatti ci hanno dato ragione!
Se gli ulteriori gradi di giudizio
confermassero la sentenza lo
Stato dovrà pagare (con i soldi di
tutti) per i tre mesi di ingiusta
detenzione.
Che bisogno c'era di arrestarlo ?
Il buon senso prima ancora che
la sentenza ci dice che non c'era
motivo alcuno.
Attenti, è successo a Crinò ma
potrebbe succedere a qualunque
cittadino.
Per questo, la nostra battaglia è
prima di tutto ed innanzitutto in
difesa della Costituzione. Una
battaglia valida sempre ed ovunque ma soprattutto in Calabria,
sconvolta dalla ndrangheta e da
una giustizia barbarica e sommaria.
Il garantismo non è né di destra,
né di sinistra. E' un valore !Così
come è un valore la sacralità
della persona umana.
Restano altri mille problemi sul
tappeto.
Il consiglio comunale di
Casignana (ma non solo)è stato
sciolto per infiltrazione mafiosa.
Anche questa è una ferita alla
democrazia. Ed anche su questo
terreno la nostra lotta continua
finché ne avremo le forze.
Nessuno avrebbe diritto di sciogliere un consiglio comunale
senza un giusto processo che
dimostri i fatti aldilà di rapporti
sommari che non possono trasformarsi in sentenze.
Umanamente gli sono amico,
politicamente da Pietro Crinò
mi dividono tantissime cose
siamo collocati in due diversi
emisferi; ma la politica non è
barbarie, non è aggressione
umana, non è sopraffazione.
La politica è bella ed è utile solo
se ha un suo spessore ideale e
una sua coerenza culturale ma
soprattutto se è umana.
Se pone al centro della propria
azione l'uomo anteponendolo a
qualsiasi calcolo di partito o
elettorale. Noi ciò abbiamo fatto
e continueremo a fare.
IP
S
i prendono cura di te dalla “A”
di abito alla “V” di viaggio.
Organizzano il tuo matrimonio come se fosse il loro.
Pensano proprio a tutto.
Sbrigano per te anche le pratiche religiose e civili. Curano
ogni dettaglio e sono in grado
di organizzare un matrimonio
anche se tu sei fuori a New York o vivi in
Canada e non potrai essere presente se non il
giorno del tuo matrimonio. Si, stiamo parlando
di loro: Eufemia, Stefania e Chiara di
Ideeventi. Un team di sole donne che organizza il giorno più bello della tua vita puntando
alla ricercatezza e al buon gusto, tanto da renderlo indimenticabile non solo per te ma anche
per i tuoi invitati, che saranno così contenti da
non volersene più andare dalla festa. Insieme
ai matrimoni, Eufemia, Stefania e Chiara,
organizzano qualsiasi altro evento – battesimi,
comunioni, compleanni – e dal 12 ottobre sarà
ancora più facile e divertente organizzarli con
“
I primi passi
verso quello
che diventerà
un grande
centro
commerciale
per gli sposi
Ideeventi
e il suo primo store
loro. Dopo mesi e mesi di lavoro dietro le
quinte, annunciano l’apertura del loro primo
store a Siderno.
Come nasce l’idea di questo nuovo store?
Chiara: L’idea dello store nasce dall’introduzione nella nostra agenzia della linea Ideeventi
Bridesmaids, una linea di abiti da damigella,
con tanti modelli diversi per colore, misure e
tessuti, adatti ad ogni ragazza e ad ogni stile.
Finora abbiamo gestito questa linea solo tramite sito internet. Abbiamo avuto modo di
constatare che si tratta di un settore che sta
prendendo sempre più piede: è per questo che
all’interno del nostro store ci sarà un angolo
dedicato solo agli abiti da damigella, con costi
accessibili a tutti. Si tratta di circa 25 modelli
con una gamma di 20-25 colori, così da accontentare ogni sposa. Il nostro sogno è quello di
creare una wedding city, un vero e proprio centro commerciale per gli sposi. Intanto iniziamo
con questo piccolo store, un passettino alla
volta…
Ci sarà anche una linea di accessori per le
damigelle?
Eufemia: Si, ci sarà una linea abbinata agli
abiti, dalle borse ai gioielli. Abbiamo creato,
poi, dei bracciali, un piccolo gadget che la
sposa potrebbe regalare alla damigella per ringraziarla di esserle stata vicina mentre diceva il
suo “Si, lo voglio”.
Oltre agli abiti da damigella, che servizi
offrirà il vostro nuovo store alle coppie di futuri sposi?
Stefania: Premetto subito che chi entrerà nel
nostro store potrà richiedere i servizi singolarmente. Può venire qui per organizzare solo la
confettata, o per richiedere solo l’allestimento
chiesa, o il materiale cartaceo come il libretto
messa o l’invito, o anche la scatola per le buste
coordinata con i colori scelti per la cerimonia.
Offriamo anche il servizio foto e videoriprese,
il servizio musica, il servizio hostess, il servizio
di lista nozze. È possibile richiedere il servizio
di progettazione floreale: creiamo bozzetti e
diamo la disponibilità dei nostri fioristi, disponibilità che, bada bene, non è vincolante. La
coppia è infatti libera di rivolgersi al proprio
fiorista di fiducia presentandogli la nostra idea.
Nel nostro store sarà possibile, poi, acquistare
o noleggiare gli arredi che serviranno il giorno
del matrimonio. Porteremo nel nostro store
dei campioni di sedie, divani, candelabri…
Questi arredi possono noleggiarli e acquistarli solo i futuri sposi o il servizio è offerto anche
alle location?
Stefania: Si si, certo. Oltre sedie e divani, possono richiedere il tovagliato, l’argenteria.
Il matrimonio, si sa, comporta un enorme
stress. Sono previsti anche trattamenti di
relax per gli sposi?
Chiara: Si, i nostri centri estetici dispongono
anche di questo! Sono tanti gli sposi che hanno
bisogno di rilassarsi, e se sono rilassati loro
siamo più rilassate anche noi!
È ancora possibile organizzare un matrimonio
da favola in tempi di crisi? Chi può permettersi una wedding planner?
Chiara: Tutti, si tratta solo di saper gestire bene
il proprio budget. Non servono cifre astronomiche, bisogna abbinare il budget al buon
gusto. Abbiamo tantissimi fornitori che è possibile scegliere in base al proprio budget e ai
propri gusti. E poi qui da noi la crisi colpisce
altro, di certo non il settore del matrimonio! È
una spesa che tutti vanno a fare e spesso un
budget alto viene utilizzato male. Il budget può
essere utilizzato al meglio se si ha un professionista accanto.
Ideeventi nasce nel settore del matrimonio,
ma Ideeventi è anche evento. Lo store non è
rivolto solo ai futuri sposi…
Stefania: Assolutamente no. Il nostro store è
rivolto anche all’ex sposa che ha avuto il suo
primo bambino e adesso deve organizzare il
battesimo. Anche in questo caso noi potremmo pensare all’invito, al buffet di dolci, alla
confettata (potrete degustare mille gusti di
confetti). Curiamo tutto quello che è evento,
compleanni, lauree, anniversari… insomma
tutto ciò che ha bisogno di essere festeggiato.
Dunque, non resta che farvi i migliori auguri
per questo vostro nuovo inizio!
Grazie, vi aspettiamo numerosi all’inaugurazione il 12 ottobre alle 17.30, durante la quale
presenteremo anche la nuova collezione
Ideeventi Bridesmaids. Ah! Propongo un’offerta al volo: chi conferma il servizio di wedding planner completo tre giorni dopo dell’inaugurazione avrà uno sconto sulla parcella di
consulenza!
RIVIERA
PRIMO PIANO
VERSO LE REGIONALI
Signori politici, non siete
credibili se non
conoscete Nicola Zitara
L
LIDIA ZITARA
e vicende che attorniano le prossime elezioni regionali
fanno pensare a un vecchio noir di John le Carré: un
presidente dimessosi all'alba di una condanna a sei anni
(sui cinque chiesti dall'accusa) per via degli emolumenti autoliquidati dalla defunta Orsola Fallara, che -così parrebbe- per la
vergogna si sia suicidata ingerendo dell'acido.
L'ex presidente, invece di guardare il cielo a strisce, è stato
prontamente collocato tra i vertici del Nuovo Centrodestra (ex
PdL), perché non puoi mica pensare di vincere le elezioni se
dietro le spalle non hai una condanna o qualche avviso di
garanzia: poi parlano dell' “orgoglio mafioso”.
Siamo stati avvertiti di essere chiamati alle urne da Antonella
Stasi, una il cui cognome riporta dritti a le Carré, attraverso un
tweet telegrafico.
140 caratteri o meno, ma personalità multiple come nell’esorcista, delle cui enormi bufale si sentono già i miasmi luciferini.
Promesse a valanghe, accuse e dietrologia a tambur battente
caratterizzeranno queste elezioni. Ma attenzione, gli occhi di
molti si stanno aprendo e scuse come “Noi siamo qui da settembre scorso” non basteranno più. Non credo che qualcosa
cambierà con queste elezioni, e i politici, presi tutti in fascio
come un mazzo di asparagi, più tengono comizi, più parlano,
più dimostrano una totale ignoranza sulle vicende storiche ed
economiche che hanno caratterizzato il Sud. Come certi uomini carini e ben vestiti, che appena aprono bocca dicono: “se
sarebbe”.
Il “se sarebbe”, la “signora Longaroni” della politica meridionalista di oggi è Nicola Zitara, sì, proprio lui, il padre pio degli
Italici, il Vecchio Pennacchio, il sanzitara del Sud.
Non ci si può permettere più, oggi come oggi, di “cadere” su
Nicola Zitara. Semplicemente perché non si è credibili.
Qualsiasi discorso, per quanto arzigogolato e complesso, che
non tenga in conto le teorie di Nicola Zitara, non ha consistenza, non ha valore politico, denota solo partigianeria e faziosità.
Zitara, mi dispiace dirlo, è come una pulce circassiana, una
zecca nel culo: non ti puoi liberare di lui. È come l'uovo nella
frittata, la carne nell'hamburger, lo zucchero nella Coca Cola.
Per quanto ancora riuscirete a ignorarlo, voi, politicanti di dozzina, biechi truffatori venduti al potere centrale che vuole il
Sud sempre più povero e miserabile? Potete “squetarvi” da
subito, Zitara vi rispunterà alle spalle per strangolarvi, come il
principio della conservazione dell'informazione sta strangolando Stephen Hawking.
In molti tentano di aggirarlo, perché Zitara è sempre stato un
“maledetto scomodo”, uno che diceva la verità, e per questa
ragione è stato emarginato dalla politica mainstream. Ma
siamo agli sgoccioli, la Storia non vi permetterà molti altri giochetti e furberie.
Zitara ha raccontato in modo inconfutabile la verità sull'unificazione d'Italia e su come questa vicenda abbia mutato in peggio la condizione del Meridione. La sua proposta era senza
dubbio poco convenzionale, e guardando i risultati del referendum separatista in Scozia, si è portati a dire utopica, irrealizzabile. Anche non accettando la sua proposta separatista non si
può prescindere però dalla sua teoria sul colonialismo interno.
Chiunque aggiri l'argomento o si nasconda dietro frasi convenzionali come “ciò che è stato è stato, guardiamo al futuro”, lo
sappia in anticipo, fa solo la figura del pagliaccio.
Nicola Zitara
Mario Oliverio
Wanda Ferro
Gianluca Callipo
SETTIMANALE
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In questi mesi non c’è stato un solo provvedimento
strategico del governo Renzi nei confronti della questione
meridionale, dove un’infinità di persone vive senza
lavoro e senza orizzonti. La storia di Marta di Giuseppe
I giovani disoccupati
calabresi sommersi
dal partito del nulla
L
ILARIO AMMENDOLIA
a Calabria resta ai margini del dibattito politico di questi giorni e le stesse
elezioni regionali narrano una storia
diversa da quella che la gente sta concretamente vivendo.
Faccio qualche esempio.
Ogni anno decine di migliaia di ragazzi calabresi si presentano per un posto nelle forze
di polizia. Vorrebbero diventare carabiniere, finanziere, poliziotto, vigile urbano,
pompiere. Si preparano, cercano raccomandazioni, molti studiano con diligenza: uno
su mille ce la fa. Gli altri ritornano nei nostri
paesi più amareggiati e sconfortati di prima.
Spesso di tratta di giovani diplomati o laureati ma che, come in Calabria come in
America Latina, molto spesso, non hanno
altra possibilità di occupazione dignitosa e
di riscatto sociale se non l’arruolamento
nelle forze armate.
Il governo ha trovato circa un miliardo di
euro, che non è una cifra da poco, per adeguare gli stipendi delle forze di polizia al
costo della vita. Le dichiarazioni solenni
del ministro Madia che i contratti degli
statali sarebbero rimasti bloccati anche
per il 2015 a causa della crisi che attanaglia il bilancio dello Stato, è stata smentita.È bastata la semplice minaccia di sciopero delle forze di polizia per provocare
una clamorosa marcia indietro del governo.
Niente da ridire sull’adeguamento degli
stipendi. Ci mancherebbe altro!
Ma chi si occupa dei 999 giovani che quel
concorso non hanno superato?
Questi giovani, dopo il concorso, non
hanno più un volto. Vagano tra i bar dei
loro paesi e, in ogni vigilia elettorale si
aggirano nelle anticamere della politica.
Qualche volta scivolano negli anfratti criminali. Nessuno li organizza, nessuno dà
loro voce. Non sono un “soggetto” né
politico, né sociale, sono dei “disperati”
che al massimo si possono usare in un
disegno di contrapposizione ai diritti storici del movimento operaio.
Renzi. ha parlato di Marta che sta per
diventare madre ma non avrà il sussidio di
maternità in quanto non è mai entrata nel
mondo del lavoro e di Giuseppe costretto
al precariato a vita. Sembrava parlasse dei
nostri ragazzi. E’ stato commovente
ascoltarlo ma, purtroppo, è una verità
molto parziale..
Io conosco Marta e Giuseppe. I paesi
della Calabria ne sono pieni.
Non ho mai percepito la loro richiesta di
togliere diritti a chi già ne ha poco.
I privilegi sì, vanno tagliati ovunque si trovano: nelle banche, nelle pensioni d’oro,
nei vitalizi, nelle speculazioni finanziarie
e, in quelle ancora più odiose, sulla salute
dei cittadini, negli stessi sindacati, nei partiti, nel parassitismo che una certa politica
ha creato e protetto, nel mondo notarile e
delle farmaceutica, nelle corporazioni.
Marta e Giuseppe chiedono che un giovane che si affaccia al mondo del lavoro non
venga schiacciato con tasse a balzelli ancora prima di avviare una attività. Forse,
chiederebbero una seria ed equa politica
dei redditi per far pagare ognuno per
quello che ha.
Marta e Giuseppe, soprattutto invocano
una programmazione delle risorse ed un
piano straordinario per il Sud in un’ottica
di coesione nazionale. Vorrebbero veder
rifiorire le colline e le montagne, diventar
floride le pianure, riscoperti gli antichi
saperi, rivitalizzati i loro paesi. Insomma
vorrebbero produrre per se stessi e per
l’Italia intera.
E’ molto? No! E’ solo giusto, solo razionale la loro richiesta.
In questi mesi non c’è un solo provvedimento strategico del governo che possa
essere interpretato come un timido indizio rispetto alla necessità di affrontare la
questione meridionale e soprattutto quella dei nostri ragazzi senza lavoro o precari.
Per esempio, tutti abbiamo salutato con
soddisfazione l’aumento degli ottanta
euro in busta paga per una larga fascia di
LUNEDI 6 OTTOBRE
7
lavoratori dipendenti.
Tuttavia nessuno ha rilevato che la misura,
pur giusta, è andata a privilegiare i territori “forti” dove si trovano le percentuali più
alte di occupati rispetto alla Calabria ,
terra in cui le quote di disoccupati e precari è altissima. Questi senza reddito erano e
tali restano, anzi con le pensioni dei genitori e dei nonni più svalutate. Uno governo riformista ed equo volendo redimere
le ingiustizie sociali sarebbe partito
appunto dai territori e dalle fasce sociali
più deboli,dai disoccupati,e dai precari.
C’è ancora il tempo per recuperare e ci
auguriamo che il governo lo faccia, ma
finora la Calabria ha avuto solo la promessa dell’invio di altri 800 militari.
No, grazie. Teneteveli.
Siccome Renzi cita spesso la Germania
sarebbe opportuno che studiasse la strategia che i governi tedeschi hanno messo in
campo, negli anni novanta, per risolvere la
questione della Germania dell’Est, che
corrispondeva alla questione del Sud in
Italia ma che è stata affrontata e risolta.
A difesa di Renzi c’è un solo attenuante: la
magnifica “presenza – assenza” dei politici” del Sud e soprattutto calabresi.
Un anno e mezzo è passato dalle ultime
elezioni. Gli “eletti “ a dir il vero nominati, si stanno godendo il Palazzo. Siedono
tra gli stucchi ed il velluto rosso, provando
il brio del potere. Solo in apparenza, perché in verità contano poco.
Mancano meno di due mesi alle prossime
elezioni regionali ma il dibattito è avvitato
su qualcosa che non ha niente a che vedere con il popolo calabrese.
Impegnati in politica vi sono tantissime
ottime persone ma finora non sono stati in
grado di modificare di una sola virgola i
provvedimenti del governo in modo che
sia visibile un pur flebile indizio di una
diversa sensibilità verso la Calabria. Con
queste premesse neanche le prossime elezioni regionali modificheranno di una
sola “h” le cose in Calabria.
La politica ed i politici continueranno a
discutere sul nulla e la stampa di regime a
riportare i loro discorsi senza senso.
Grande è la voglia di chiedere per costoro
qualche mazzo di carte per giocare a scopone, matite ben temperate per impegnarsi nei cruciverba e la mentina per giocare a morra.
Elezioni: il nuovo che non avanza!
S
ono quasi novecento i candidati al
consiglio comunale di Reggio
Calabria: un modo efficace per svilire il dibattito politico. Vorremmo pensare
che a motivare l'imponente pletora di
aspiranti consiglieri fosse la passione per
la politica, l'amore verso la propria città, la
volontà di contribuire a un futuro migliore. Ma l'impressione è ben altra! Non
vogliamo svalutare l'impegno di singoli e
di associazioni che in quella città, come
nel resto della Calabria, hanno dato voce
al disagio e alla speranza di tanti cittadini,
realizzando una presenza preziosa in un
contesto di disattenzione e apatia, se non
di malaffare, ma è pur vero che la "logica"
di creare dal nulla tante liste a sostegno
dei candidati a sindaco può servire solo a
mettere in campo una sorta di "questua"
del voto tra amici, parenti e compari a
tutto vantaggio dei "signori delle preferenze" e dei candidati a sindaco. Sembra
che la drammatica situazione che vive la
città, nel quadro della grave realtà calabrese e nazionale, la batosta dello scioglimento e gli anni della gestione commissariale non abbiamo insegnato nulla né alla
politica né agli elettori, anche se qualche
tenue segnale di speranza potrebbe esserci. Non desta entusiasmo né appare nel
segno del cambiamento la candidatura a
sindaco proposta dal centrodestra: non si
tratta di sindacare sulla persona, ma sul
metodo: chi ha compiuta la scelta? quante persone si sono riunite? Forse un
ristrettissimo numero di esponenti di vertice di questa area politica hanno trovato
una convergenza su un nome che, dopo il
nulla osta di Roma, è stato portato a
conoscenza della città: non ci sono state
primarie o discussione nei circoli: tutto è
rimasto nelle mani di pochi! Il centrosini-
stra, tra mille difficoltà e limiti, ha vissuto
un dibattito, ha svolto le primarie: forse è
stato un atto più formale che sostanziale,
ma è preferibile al verticismo estremo di
un'area politica che ha dalla sua solo l'antipatia di una parte degli elettori nei confronti della sinistra e, soprattutto, logiche
clientelari. Come ricordano i militanti
della vecchia destra missina, pur nei tanti
limiti di quel mondo politico, non è stato
sempre così: nelle sezioni si discuteva
anche in modo animato, la partecipazione
di tanti semplici iscritti e simpatizzanti era
viva e convinta: si trattava di una parteci-
pazione ispirata non da affari e logiche di
potere, allora si era all'opposizione e isolati, ma da valori morali quali l'onesta, il
senso dello Stato, l'amore verso il Paese.
E'difficile per le persone di "destra" riconoscersi in questa "destra" che è stata
anche forza di governo locale e nazionale.
Sono in molti, passata la sbornia del PdL
e la leadership carismatica di Fini e
Berlusconi, a chiedersi come ricostruire la
vera Destra italiana che ha molto da dire
sia negli Enti locali sia in Parlamento. E'
necessario perdere per poi ricostruire?
Giuseppe Giarmoleo
RIVIERA
PRIMO PIANO
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LUNEDI 6 OTTOBRE
8
ELEONORA ARAGONA
O
Se lo conosci lo eviti
Tra pifferi e tromboni l’Ospedale
della Locride è diventato un
problema di sicurezza pubblica
ERCOLE MACRI
S
e capiti all'una di notte all'Ospedale della Locride, capisce perché è fallito. «Per l'anima dei beati morti, portatevelo a casa vostro padre», ha
consigliato con tono disperato una figura del pronto soccorso al figlio di
un ammalato critico. «Se sale su - ha continuato - che ve la mandi buona
il Signore… siete fortunato se non vi trovano il posto letto… almeno voi
state attento con i farmaci».
Su e giù, in lungo e in largo, l'Ospedale della Locride sta diventando,
con micidiale frequenza, un pericolo per la salute pubblica.
E non così.
Il personale medico e paramedico, seppur bravo, in alcuni reparti esemplare, continua a recitare a soggetto, e a mugugnare. L'individualismo
regna e fiacca, indifferente all'unica prospettiva, ovvero, a quello spirito di gruppo che
alzerebbe l'orizzonte professionale anche a chi non ha ancora capito che l'ospedale è
loro e non dei capi, capetti e dux a cui sono perennemente assoggettati. Ma loro non
capiscono e mugugnano e sparlano dando sempre credito al fegato e mai alla testa.
Non esiste un direttore d'orchestra né una bacchetta che impone una prova d'insieme.
Sempre pessime esibizioni. Ognuno fa da sé, i violini vanno per conto loro e così i bassi,
i pifferi e i vecchi tromboni. Questi ultimi sono i peggiori, spesso legati a un merlo fuoriuscito dall'urna operano solo per corteggiare il favore che verrà. Eppure la Locride
catapulta nel suo indegno spoke-rino 44mila malati all'anno. Potevano essere 20mila,
ma Scopelliti e il suo staff sono luminari
nel gioco delle tre carte. Hanno mostrato
a Siderno il finanziamento per una casa l'ennesimo malcapitato. Ma la regata
della salute e un per hospice, poi, invece, funebre della politica non si ferma qui,
hanno girato una carta più liscia delle loro avanza imperterrita, a vele spiegate sopra
schiene. Qui steccano tutti, senza mai un mare di ombre, ben oltre il declassadiscutere di ammalati, ma solo di speciali- mento dei reparti Otorino, Oculistica,
Allergologia e Dermatologia, e punta
sti.
Alla Saub di Gioiosa sono state assegnate senza pietà alla castrazione di Medicina
delle ore straordinarie a un chirurgo pla- Generale. Chi comanda mira a rendere
stico, addirittura molte altre a una biolo- semplice l'indirizzo interventistico e comga specializzata in procreazioni assistita. plesso quello geriatrico, ovvero al più
Carrettate e carrettate di ore scodellate grande cimitero della Calabria. I conti
agli amici degli amici, mentre l'obitorio, parlano da soli, ma a volte lo fanno anche
ancor più noto come lo Swatch di i matti. Di conseguenza per ammalati e
Caronte, registra un palmares invidiabile familiari è obbligatoria la fuga: se lo
e scassa ogni giorno la 25esima ora del- conosci…. lo eviti.
Il personale medico e
paramedico, seppur
bravo, in alcuni reparti
esemplare, continua a
recitare a soggetto, a
mugugnare e a dover
dare conto ai merli
fuoriusciti dalle urne
Il nosocomio è nel caos,
manca la direzione, i
reparti muoion come le
mosche e anche i più irriducibili hanno perso la
speranza che il Piano di
rientro serva effettivamente a migliorare
il servizio ospedaliero. E i tagli agli sprechi si stanno traducendo solo in tagli al
personale e di posti letto nei reparti, ma
di risparmio reale neanche l'ombra
Ormai l'ospedale di Locri non è altro che
una lisca, una lisca finita nelle grinfie di
un gatto randagio affamato. È stato spolpato giorno dopo giorno, mese dopo
mese, anno dopo anno. Due anni fa
ancora qualcuno credeva nella promessa
di un risanamento, difficile ma possibile,
sacrificato ma indispensabile. In tanti era
fiduciosi che i tagli agli sprechi avrebbero
condotto poi ad una riorganizzazione
efficiente e funzionale di quello che negli
anni era finito alla ribalta come l'ospedale di favoritismi e scandali, era l'ospedale
commissariato dalla Basilone. Il personale medico e infermieristico è stato
disponibile anche a rispettare turni massacranti per garantire comunque il servizio ma sperava in un finale diverso.
Adesso si è arrivati proprio all'osso. Sono
rimasti solo 220 posti letto, hanno recentemente chiuso Geriatria e anche il
reparto ex Geriatria Gerace sembra in
dirittura di chiusura, Chirurgia d'urgenza
è stato accorpato a Medicina d'urgenza,
come Chirurgia generale è confluito in
Medicina generale. Morale: solo perdita
di posti letto. E queste sono solo le iniziative recenti prese in riva allo Stretto
dall'Asp reggina, lontano dall'ospedale,
lontano dal personale. Gli uffici amministrativi ormai non esistono praticamente
più a Locri, sono tutti stati trasferiti a
Reggio. Questo comporta però un peggioramento nella qualità del servizio e
nella rapidità della risoluzioni delle situazioni critiche. Se i dipendenti hanno
necessità dell'Ufficio beni e servizi, della
Ragioneria o dell'Ufficio tecnico devono
alzare il telefono è sperare di poter parlare con il responsabile in un ufficio a
Reggio Calabria. Ma se l'obiettivo il fine
ultimo di tutto questo fosse una razionalizzazione, così come previsto dal Piano
di rientro sanitario regionale, un miglioramento dei servizi la cosa andrebbe
bene, sarebbe anche legittima. Invece
all'interno della struttura regna il caos,
mancano alcuni presidi primari, spessissimo si rompono gli ascensori. Se l'obiettivo fosse il taglio degli sperperi non si
capisce come mai si lascia il laboratorio
sprovvisto di alcuni reagenti, mettendo il
personale nelle condizioni di dover chiedere al laboratorio di Reggio a pagamento di effettuare alcune analisi. Per non
parlare ancora del continuo taglio di
posti letto o come nel caso di Oncologia
del mancato rispetto dell'assegnazione
dei 10 posti letto previsti dal Piano sanitario, un paziente oncologico ricoverato
in un altro reparto viene a costare quasi
tre volte tanto all'azienda sanitaria.
I dipendenti stessi, quelli che lavorano,
che coprono turni assurdi, che continuano a protestare e ad indignarsi per il
modo in cui il loro ospedale è stato ridotto, non ne possono più. Ormai anche i
più irriducibili si chiedono ma tutti i
sacrifici che abbiamo fatto finora a cosa
sono serviti?
E poi magari domani arriverà un paziente - che dei problemi amministrativi,
delle responsabilità di questa situazione
non ne sa nulla - e se la prenderà anche
con quell' infermiere o medico o Os che
è lì e fa il suo lavoro, lavoro che tra parentesi a Reggio Emilia farebbero tre persone.
LOCRI ORMAI È
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LUNEDI 5 OTTOBRE
10
IN BREVE
È Rodolfo Palermo
il nuovo presidente
delTribunale di Locri
A prendere il posto di Bruno Muscolo
sarà Rolfo Palermo, già a Locri in qualità di procuratore negli anni '80. Ad
augurargli buon lavoro il Presidente
dell'Ordine degli Avvocati di Locri,
Gabriella Mollica, il Presidente della
Camera Penale di Locri, Eugenio
Minniti. Tra le cariche presenti, il
Procuratore Luigi D'alessio, il
Procuratore generale di Reggio
Calabria, Salvatore Di Landro.
Presente anche il dott. Giovanni
Filocamo che in passato è stato presidente del tribunale di Locri.
Eccellenze
Sapori&territorio
Dieci studentesse dell’università di Slow foodsono
rimaste incantate dinanzi all’ospitalità del nostro
territorio e alla qualità della nostra cucina, sia da quella
tradizionale che da quella d’autore.
Locride, il locomotore
della cucina calabrese
C’
JIM BRUZZESE
Il reggino
Arturo De Felice
nominato prefetto
Il direttore della Dia Arturo De Felice
é stato nominato prefetto dal Consiglio
dei ministri su indicazione del ministro
dell’Interno, Angelino Alfano. Arturo
De Felice è stato nominato prefetto dal
Consiglio dei Ministri in coincidenza
con la scadenza del suo incarico di
direttore della Dia, che ha svolto per
due anni. "Sono profondamente grato ha detto De Felice all’ANSA - al
Ministro dell’Interno, che mi ha proposto, ed al Governo che mi ha nominato
prefetto a conclusione del mio mandato di direttore della Dia, nel quale ho
cercato di profondere ogni mia energia.
Desidero condividere questo alto riconoscimento con le donne e gli uomini
della Direzione investigativa antimafia
che, da Agrigento a Trieste, hanno contributo al raggiungimento dei ben noti
risultati operativi". Secondo alcune
fonti, De Felice, nato 62 anni fa a
Reggio Calabria, potrebbe essere
nominato a capo della Prefettura della
provincia reggina.
è una condotta Slow Food nella
Locride presieduta da Alessandro
Pugliese e c’è, sempre nel nostro comprensorio, una “bollicina” dell’Associazione
Italiana Somelier di cui è responsabile
Pierfrancesco Multari. Attorno a questi ribelli dell’eccellenza enogastronomica di casa nostra c’è uno
spirito animatore, un’ambizione importante, o
ancor di più… una missione, un desiderio di eccellere come territorio. E ancora, c’è sguardo lungo,
che non si ferma alla cucina tipica, ma guarda e
vede le materie prime e le maestranze che spuntano a macchia di leopardo da un capo all’altro del
mare nostrum: da Cocintum a Zefira c’è, soprattutto, fiducia nella cucina tradizionale e in quell’autore. Di questo, se ce ne fosse ancora bisogno, c’ha
dato l’ennesima conferma, la visita di dieci studentesse dell’università di Slow Food nella Locride. A
ranghi compatti hanno ormeggiato, tra mille coccole, con la forchetta in canna.
Tre giorni perfetti, da domenica 21 a martedì 23
settembre, ospiti d’onore nella pancia di un comprensorio abbandonato che, però, quando ci si
mette, con competenza ed entusiasmo sa ancora
sedurre. Mammola, Marina di Gioiosa Ionica,
Gerace e Gioiosa Ionica e Siderno, hanno risposto
alla grandissima.
Con i suoi mille anni la Capra alla Cardola è arrivata ai gastronauti di Slow Food dopo che lo chef
della trattoria U Ricriju di Siderno l’ha stufata a
lume di candela per due giorni. «Statosferica» ha
affermato una studentessa intorno alle dieci di sera
di domenica.
Il giorno dopo, in un lunedì pieno di pretese, al
Gambero Rosso lo chef Riccardo Sculli ha impressionato ospiti e accompagnatori. Grazie alla sua
riconosciuta capacità di trasformazione della materia prima ha dimostrato come il pesce azzurro può
diventare un piatto stellato. Gli studenti sono lette-
ralmente impazziti di gioia dinanzi a tanta qualità e
alla freschezza del prodotto: «Da quando peschi un
pesce, o da quando tagli una fronda di finocchietto
selvatico, a quando li servi ai clienti passano al massimo quattro ore. Questo è il principale, e credo
esclusivo, marchio di qualità della cucina del nostro
territorio», ha affermato lo chef gioiosano, un
devoto alle materie prime che il suo territorio gli
offre quotidianamente e in ogni stagione.
Due giorni dove l’accoglienza ha prevalso su tutto
e, proprio per questo, la Condotta Slow Food della
Locride e la stessa Università, hanno sentito il bisogno di ringraziare quanti hanno profuso il proprio
impegno affinché tutto risultasse perfetto, affinché
venisse confermata la nostra incomparabile ospitalità. «I primi ringraziamenti alle Amministrazioni
comunali di Mammola, Marina di Gioiosa Ionica,
Gerace e Gioiosa Ionica e alla Comunità del Cibo
di Mammola – ha affermato il fiduciario della
Condotta della Locride, Alessandro Pugliese – e
poi a quanti hanno reso tutto impeccabile, trasmettendo a questi ragazzi il meglio del nostro territorio».
Il panorama della gastronomia calabrese è più ampio
di quanto si possa immaginare e vanta origini antiche
nonché molteplici apporti di popoli diversi. Una notevole inventiva caratterizza una cucina semplice eppure richiedente mediazioni complicate di intingoli o
salse; una cucina che offre sapori forti e intensi, una
cucina ‘miracolistica’ per i trionfi che celebra talora in
assoluta povertà ha sostenuto più volte lo storico
Ottavio Cavalcanti, docente di Storia delle tradizioni popolari all’Università della Calabria. La
Locride non solo sta rispondendo con piatti raffinati e mediterranei, ma oggi si pone come i principale battistrada dell’enogastronomia calabrese.
GERENZA
Registrata al Tribunale
di Locri (RC) N° 1/14
Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione
di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da
intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla
redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.
I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per
tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle
rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali,
sono da ritenersi direttamente responsabili.
APPROFONDIMENTI
Fuori il marcio
dai nostri confini
L'
antica ferita dell'immigrazione
torna a bruciare nell'assolata
Calabria, dove ciascuno trova
conforto a proprio modo per il dolore di
una terra distrutta e abbandonata. Un
dolore antico ma pur sempre attuale che
aumenta in sintonia con la devastante
crisi economica europea. Sotto il sole la
verità, quella del lavoro; traspare in tutta
la sua amarezza e l'esigenza di sopravvivere si colora di sentimenti contrastanti.
Da un lato, infatti, questa terra continua
ad offrire il meglio di sé e delle sue bellezze a chiunque vi giunga, immigrati
compresi. Dall'altra si arrocca, come ai
tempi dei pirati, in quel mutismo rabbioso e impotente, animato da voglia di
riscatto e giustizia che sempre tardano
ad arrivare. Nessuno vuole puntare il
dito sul diritto di potersi ricostruire una
vita nuova, ma è pur vero che la realtà
non è sempre quella che raccontano i
più deboli. Deboli troppo spesso tutelati
ben oltre i limiti necessari dal quel groviglio di regole europee imposte dall'alto e
che hanno relegato gli italiani in un
angolo fatto di impotenza e avvilimento.
Nulla è cambiato dunque. E nulla sembra cambiare all'orizzonte. Non è razzismo questo, nessuno vuole negare a chi
viene in Calabria di integrarsi e di lavorare ma le condizioni di partenza e i
diritti dovrebbero davvero essere gli stessi. Invece accade il contrario. “Un Paese
non può vivere al di sopra dei propri
mezzi”. Preservare la propria dignità è
un diritto comune a tutti gli esseri umani
ma a cosa serve lottare, sacrificarsi se poi
basta un semplice gesto per perderla?
Nell'Europa comunitaria i primi emigranti sono romeni con 1,9 milioni, un
dato ormai quasi scontato. E sì, sono
proprio loro. Persone accolte nelle
nostre case come familiari per lavorare,
spesso con l'inganno, perché fingono
rispetto e serietà pur di accaparrarsi la
nostra fiducia, scrutano e poi ti danno il
ben servito derubando chi ha più bisogno del loro aiuto. Rovistano le case
della povera gente in cerca di chissà cosa
e approfittando dei nostri disagi, pretendono uno stipendio che noi italiani nel
nostro paese, non percepiamo. Due su
dieci, le persone di cui ti puoi fidare,
sono solo due su dieci. E mentre i calabresi non dormono la notte per cercare
riparo al crollo inesorabile delle tutele
offerte dalla propria legge nazionale, gli
immigrati vengono assistiti gratuitamente dal servizio sanitario nazionale. Le
tutele sono sacrosante ma devono
riguardare davvero tutti, altrimenti il
rischio di falsare la corretta interpretazione della realtà diventa un gioco al
massacro, dove ciascuno cerca la distorsione che meglio lo rappresenti agli
occhi del mondo. È vero che l'immigrato è l'elemento debole da tutelare, ma è
altrettanto vero che immigrati non si
resta per sempre e, dopo aver trovato un
lavoro e un alloggio dignitoso, si diventa
cittadini di un paese con eguali diritti e
uguali doveri. L'Italia invece, che soccombe sotto la pesante glassa del garantismo, baluardo politico dietro cui hanno
trovato ristoro le fazioni più deprecabili
della nostra popolazione e hanno marciato gli eserciti silenziosi della criminalità organizzata, offre il giusto contenzioso a chi ne ha bisogno. Con questa prospettiva, il palco della vita si trasforma in
una farsa: la prepotenza e l'isolamento
diventano strumenti di difesa; l'urlo alla
tutela dei diritti diviene bandiera politica; l'occupazione indiscriminata e il
disprezzo per il territorio diventano stile
di vita. Dietro le quinte di questo orrore
restano gli italiani attoniti e increduli,
incapaci di comprendere la dimensione
reale dell'ennesimo disastro politico.
Cosa resti della terra dei greci e del
barocco più bello non interessa più a
nessuno; e la Calabria diventa sterile
passerella che unisce la terra di nessuno
alla terra del miraggio. Il resto è silenzio.
Katia Candido
Direttore responsabile:
ANTONIO TASSONE
Editorialista:
ILARIO AMMENDOLIA
COLLABORATORI:
Ercole Macrì, Eleonora Aragona,
Franco Parrello, , Lidia Zitara,
Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò, Sara
Leone, Sara Jacopetta, Francesca Barranca..
Per richieste di pubblicità rivolgersi a:
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Siderno
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LUNEDI 5 OTTOBRE
10
LA SCOMPARSA
È morto l'ex difensore del
Siderno Francesco Lombardo
Dopo tanti anni di lotta ha ceduto
davanti ad una rara forma di malattia
“Facile essere un guerriero quando stai bene, prova ad esserlo quando stai male”. Questo post dello
scorso luglio pubblicato sul suo profilo fb, testimoniava la grave sofferenza che l'amico Franco
Lombardo si è portato dietro negli ultimi anni. Una lotta che si è protratta sino a stamane contro
una rara forma di malattia che lo aveva debilitato nel fisico e nella mente. Una battaglia che Francesco
Lombardo ha portato avanti con grande dignità e tenacia, circondato dall'affetto dei suoi cari. Una
Siderno attonita, rimasta sgomenta dopo aver appreso la notizia, piange per la dipartita di una persona eccezionale, un suo valente figlio, che si è sempre fatto apprezzare per un'innata generosità e bontà
d'animo ma che anche dal punto di vista professionale ha lasciato una traccia indelebile, dopo il valoroso servizio prestato presso il locale commissariato di Polizia, prima del trasferimento in quel di
Cagli. Bello, con un fisico imponente, Francesco sembrava davvero un gladiatore d'altri tempi (negli
anni 80 aveva giocato anche nel Siderno come difensore centrale) ma alla fine, purtroppo, è stato
costretto a cedere. Di lui manterremo sempre un grande ricordo. Condoglianze a tutta la famiglia
Lombardo dalla redazione di “Riviera”. Ciao Franco, non ti dimenticheremo mai... R.I.P
È RINALDO NICITA IL NUOVO RESPONSABILE DI MEDICINA
GENERALE DELL’OSPEDALE DI LOCRI
Il
nuovo
responsabile
dell'Unità funzionale di
Medicina Generale del nosocomio di Locri è il dr. Rinaldo
Nicita, brillante medico riconosciuto sia a livello nazionale
che internazionale (ha lavorato presso l'ospedale Vall'
Debron di Barcellona).
La nomina, eseguita dal
Direttore del Dipartimento
Medico
dr.
Domenico
Calabrò, rientra in quello che è
l'obiettivo aziendale di “sfruttare” i nostri cervelli migliori
per rinnovare e di conseguen-
za potenziare e creare fiducia
nell'Ospedale.
Nell'assegnare l'incarico, il
dott. Calabrò, vero talentscout di razza alla guida degli
ospedali della provincia, ha
applicato quella filosofia di
mercato che impone ad
un'Azienda che voglia conquistare quote, nel nostro caso di
salute, di mettere gli uomini
giusti nei posti giusti senza farsi
condizionare da rapporti personali, amicali, politici ed
ambientali.
Non è una colpa
l’inchino.. almeno
che a farlo non
sia Schettino
Gentile Direttore,
dal Volturno in giù, se una processione religiosa, di quando in quando, fa una sosta di riposo, non è
un'anomalia, perché si fa da sempre, ché i partecipanti alle processioni hanno anche il diritto ad un
po' di respiro. Ultimamente, per
una defezione clamorosa, la sosta
è stata interpretata come “inchino”, diciamo meglio “riverenza”
(eseguita per non pagar la penitenza). Negli ultimi due anni, tuttavia, si è chiacchierato molto di
un altro “inchino”, che ha mandato in rovina un bastimento di
pregevole valore, ma ancor peggio
ha tolto la vita ad alcune decine di
esseri umani. Il comandante di
quel bastimento, tale Schettino,
sfuggito frettolosamente e vigliaccamente al pericolo, era stato
redarguito dal comandante De
Falco (“Schettino, salga a bordo,
ca . . o, e coordini i soccorsi, se no
gliela farò pagare cara!”). Oggi
De Falco è stato promosso per
essere rimosso e Schettino ha in
corso la vertenza giudiziaria che,
nell'etica e nella giurisdizione
della marineria, si sarebbe dovuta
concludere sollecitamente davanti
alla Corte Marziale che, come è
noto, raramente perdona. Nienteniente che l'inchino di Schettino
(rima casuale), e di tanti altri
comandanti meno sfortunati (o
meno audaci, o meno maldestri),
abbia qualche analogia con gli
inchini delle processioni? Un
riposino ai motori della nave, un
momento di relax e di folclore per
i croceristi, un “requiem aeternam” per chi ha avuto la peggio!
Da ricordare che Schettino
proviene dai luoghi a sud del
Volturno.
Vincenzo Papa
L’ANGOLO DI PARRELLO
Scusi professore, sa dirmi se ieri mio figlio era a scuola?
E così, dopo tagli su tagli, quello più grosso l'ha avuto
la scuola. Per risparmiare, i nostri governanti, hanno
deciso di eliminare migliaia di classi, facendo sì che
ognuna abbia almeno quaranta alunni.
Così, con questo sistema, potranno aumentare i loro
miseri stipendi....Un professore di matematica o latino
oggi deve riflettere se fare o meno l'appello, poiché
rischia di non aver più tempo per spiegare la lezione. E
infatti stanno pensando di fornire ad ogni alunno, così
come accade nelle grandi fabbriche, il cartellino per
certificarne la presenza.
Una mattina, un padre si presenta a scuola e chiede al
professore se suo figlio il giorno prima ci fosse andato.
" A dire il vero - replica l'insegnante - non lo ricordo,
vado in segreteria a verificare se ieri ha timbrato il cartellino". Com'era bella la scuola di qualche decennio fa,
al massimo venti alunni per classe. Appena il docente
entrava nell'aula, si accorgeva subito se un alunno era
assente e chiedeva: " Oggi non vedo Giuseppe ". Tutti
rispondevano:
" È a letto con la febbre ". " Ragazzi, quando andrete
pomeriggio a trovarlo salutatelo anche da parte mia e
ditegli che tutti noi lo aspettiamo presto a scuola".
Franco Parrello
PRIMO PIANO
L’INTERVISTA
Anna Lia Paravati, Presidente Fai Calabria
“Il 12 ottobre a Siderno si correrà una maratona
speciale, una maratona che si corre con gli
occhi: non è una maratona faticosa, anzi è un
invito a fermarsi per ammirare le bellezze del
nostro paesaggio, il nostro patrimonio
culturale che spesso ci sfugge perché siamo
presi dalla vita di tutti i giorni”
“Gliamministratoriloca
l’importanzadiavereu
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
ai palazzi alle chiese, dai
negozi storici alle piazze,
dai vicoli ai giardini.
Domenica 12 ottobre torna
Faimarathon, la maratona culturale
per tutte le età, organizzata dalle
delegazioni e dai volontari FAI, che
permette di scoprire e riscoprire con
occhi nuovi le bellezze straordinarie
della nostra terra. Per capire meglio
cos’è la Faimarathon e vedere più da
vicino come opera il FAI abbiamo
intervistato la dott.ssa Anna Lia
Paravati, da tre anni presidente regionale del FAI e da qualche giorno
riconfermata anche per il prossimo
triennio.
La sua è la prima delegazione FAI
fondata in Calabria…
Si, la nostra è stata la prima delegazione ad essere fondata in Calabria
dal FAI e da lì c’è stata un’ evoluzione
in tutto il territorio calabrese. Si è sviluppata una rete che oggi è completa,
con delegazioni in tutto il territorio e
con gruppi giovani che stanno crescendo e stanno sviluppando un’attività di volontariato, svolgendo un
lavoro meritorio.
Il 12 ottobre ci sarà la Faimarathon,
giunta alla sua terza edizione. Quali
saranno i siti che verranno visitati
qui a Siderno?
La Faimarathon è una delle manifestazioni nazionali più importanti,
insieme alle Giornate di Primavera e
ai Luoghi del cuore, il censimento dei
luoghi italiani da non dimenticare che
si vorebbero vedere rinascere e conservare (adesso il FAI si sta interessando della Cattolica di Stilo con un
progetto di valorizzazione). Tornando
alla Faimarathon, si svolge nell’ambito di una campagna di raccolta fondi
che inizia il primo ottobre e finisce il
31, all’interno della quale c’è la possibilità di inviare un sms solidale alla
fondazione. La Faimarathon ha il suo
momento di maggiore visibilità il 12
ottobre, giorno in cui si svolge una
maratona, una maratona speciale che
si corre con gli occhi: non è assolutamente una maratona faticosa, anzi è
un invito a fermarsi per ammirare le
bellezze del nostro paesaggio, il
nostro patrimonio culturale che spesso ci sfugge perché siamo presi dalla
vita di tutti i giorni.
La delegazione della Locride quest’anno ha puntato al borgo di
Siderno Superiore. Ci sarà un percorso di 10 tappe che prevedono una passeggiata nel centro storico di Siderno
D
per ammirare palazzi, chiese, splendidi scorci panoramici…
Da dove e a che ora partirà questa
“maratona culturale”?
Avrà inizio alle 9 e partiremo da
palazzo Englen. Sarà una giornata di
festa, all’organizzazione della quale la
città di Siderno ha partecipato con
particolare entusiasmo. Si tratta di
manifestazioni che danno enorme
visibilità al nostro patrimonio culturale e questo è stato colto pienamente
da tutti gli abitanti di Siderno e da
diverse associazioni che si sono organizzate per mettere in campo quanto
di meglio possa offrire il borgo: sono
previsti piccoli concerti, mostre di
artigianato, degustazioni enogastronomiche; in più ci sarà una mostra
all’interno della Chiesa Matrice di
San Nicola dove verranno esposti i
pezzi più belli vi sono conservati
all’interno e che normalmente non è
possibile ammirare.
Colgo l’occasione per ringraziare le
associazioni e tutti coloro i quali ci
hanno sostenuto in questa manifestazione. E vorrei anche approfittare per
fare gli auguri al nuovo capo delegazione di Milano – la prima e la più
grande delegazione del Fai italiano
che conta 15 mila associati – Matilde
Sansalone, una locrese. Sono sicura
che grazie a lei ci sarà un ponte ancora più consistente tra la Locride e
Milano in relazione proprio alla
nostra attività.
La Calabria è l’ultima regione
d’Italia… questo vale anche all’interno del FAI?
Intanto siamo l’ultima regione ad
avere avuto una struttura FAI.
Quando partecipo alla riunione dei
presidenti regionali ho la percezione
che nella nostra terra la valorizzazione e la promozione del patrimonio
culturale e ambientale sia un’altra
cosa rispetto ad altre regioni, soprattutto del nord e del centro. Devo dire,
però – e lo dico con un certo orgoglio
senza il timore di essere smentita –
che noi abbiamo contribuito al cambiamento del FAI. Oggi il FAI si sta
indirizzando verso una strategia diversa: ha abbandonato un po’ il modo
salottiero che lo ha tipicizzato negli
anni scorsi, e si è radicata molto di più
sul territorio, prendendo spunto da
noi che, sebbene siamo stati gli ultimi,
abbiamo avuto la possibilità di creare
strutture nuove e più agili di quelle
che esistevano già. Noi abbiamo creato una struttura di comunicazione
all’interno della regione che è diventata un esempio per tutta l’Italia del
FAI.
Quale opera sogna di realizzare e
quale rincresce di non avere potuto
realizzare?
Il mio grande sogno, per il quale mi
sono impegnata tanto, era quello di
salvaguardare e valorizzare un’area molto bella che abbiamo a
Sant’Andrea Apostolo dello
Ionio, dove il FAI aveva progettato la creazione di un’
“oasi”, una sorta di area protetta, in cui vivere e godere
del mare con il massimo
rispetto. A Sant’Andrea
si trova una spiaggia
lunga 3 km che, per il
fatto di essere geograficamente inaccessibile, è
assolutamente intatta,
incontaminata, è come
tornare indietro di 100
anni. Ci sono delle dune e
anche delle specie di flora
e di fauna in via di estinzione.
Ci nidifica, ad esempio, la caretta
caretta; è veramente un angolo di
paradiso. Pensi che Pistoletto, un
grande artista italiano di fama mondiale, ci aveva offerto gratuitamente
la progettazione di tre lidi in quest’area.
Il FAI si è impegnato tanto in questo
progetto, e anche la regione Calabria.
Purtroppo la visione un po’ ristretta
degli amministratori locali, il timore
di abdicare alla gestione di una parte
del territorio e magari di perdere consensi importanti – piccoli numeri ma
forse importanti – hanno, non voglio
dire contrastato, però allungato i
tempi. E il FAI non può aspettare,
perché ha tantissime cose da fare.
Quindi quello che era il mio sogno,
oggi è diventato il mio grande rammarico. Ci sono, però, altri progetti in
campo: stiamo pensando di prendere
la gestione diretta dell’area dei
Giganti di Fallistro, nella Sila Grande.
Speriamo che presto anche in
Calabria potremo avere un bene FAI:
noi del FAI ci stiamo provando in
tanti modi, ma le amministrazioni
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LUNEDI 6 OTTOBRE
17
“Pistoletto, un grande artista italiano di fama mondiale, ci aveva offerto
gratuitamente la progettazione di tre lidi nella spiaggia incontaminata di
Sant’Andrea Apostolo dello Ionio. Purtroppo il timore degli
amministratori locali di abdicare alla gestione di una parte del
territorio ha fatto saltare tutto”
alinoncomprendono
unbeneFAIinCalabria”
locali non ci stanno aiutando. Guardano il
FAI con molta diffidenza
Possiamo spiegare a un amministratore
cosa significa avere un bene FAI?
Bisognerebbe portarlo soprattutto a vedere
un bene del FAI. Basterebbe soltanto quello, le parole servono a poco… Pensi che
l’Abbazia di Cerrate a Lecce, uno dei
migliori esempi del Romanico pugliese, è
stata data in concessione alla FAI. Ed è stata
la provincia di Lecce a chiederlo, mettendo
a disposizione una cospicua somma affinché
la FAI provvedesse al restauro. La
Fondazione lo sta restaurando, per dotarlo
di tutti i servizi necessari ad accogliere i visitatori e trasformarlo in un luogo da vivere:
un antico gioiello ritroverà il suo splendore
e sarà restituito alla sua terra.
La diffidenza dell’amministrazione locale è
legata al fatto che perde la proprietà di quel
bene?
L’amministratore locale non perde la proprietà del bene ma è chiaro che deve darlo in
concessione al FAI. Il FAI, poi, non consente naturalmente che ci siano altri gestori: ha
una modalità di fare che è questa, lo si deve
accettare a scatola chiusa.
Lavorate insieme al Ministero dei Beni
Culturali o autonomamente?
La fondazione è una fondazione privata che
si propone come gestore esclusivo nel pieno
rispetto delle leggi esistenti. Abbiamo 75
beni in tutta Italia. La maggior parte è stata
restaurata grazie ai professionisti migliori,
che in moltissimi casi hanno messo a disposizione del FAI le loro
capacità gratuitamente. Con l’introito dei
nostri beni riusciamo a coprire l’87% dei
costi – ricordo che i nostri musei riescono a
coprire solo il 12%.
Una domanda a bruciapelo: i Bronzi
all’Expo?
Io non sono contraria a far girare i nostri
beni. È chiaro che relativamente ai Bronzi
credo bisogna stare molto attenti alle modalità di trasporto. Gli esperti ci dicono che
sono fragili e bisogna tener conto di ciò,
però penso che esistano sistemi di trasporto
che riducono al minimo i rischi.
POLAROID
Quindi se si trova la giusta modalità di trasporto, Lei è favorevole ad esporli?
Si, secondo me bisognerebbe farli vedere
non solo a Milano ma farli diventare nostri
C
Quando partecipo alla riunione dei
presidenti regionali ho la percezione che
nella nostra terra la valorizzazione e la
promozione del patrimonio culturale e
ambientale sia un’altra cosa rispetto ad altre
regioni, soprattutto del nord e del centro.
olgo l’occasione
per ringraziare le
associazioni e tutti
coloro i quali ci hanno
sostenuto in questa
manifestazione. E vorrei
anche approfittare per fare
gli auguri al nuovo capo
delegazione Fai di Milano
– la prima e la più grande
delegazione del Fai
italiano che conta 15 mila
associati – Matilde
Sansalone, una locrese.
Sono sicura che grazie a lei
ci sarà un ponte ancora
più consistente tra la
Locride e Milano in
relazione proprio alla
nostra attività.
RIVIERA
CULTURA
Pillole
A cura di:
Patrizia Pellegrini
Naturopata Bioterapia Nutrizionale®
Presidente Associazione Culturale Tone
Naturopatiche
Armando Reale,
un gioiosano e
un comunista
per bene
Le Castagne il profumo dell’autunno...
E' iniziata la stagione autunnale e dalla spiaggia e
dal mare saliamo verso i meravigliosi boschi
Calabresi e raccogliamo i loro frutti. Le castagne
sono il tipico prodotto autunnale: cadono spontaneamente dall'albero da settembre a dicembre,
periodo nel quale vengono raccolte due volte al
giorno. I prodotti derivati, come la farina di
castagne e le castagne secche, possono essere conservati a lungo e si trovano tutto l'anno.
La marmellata o crema di castagne è una marmellata preparata con la purea di castagne. Data la
bassa acidità è un prodotto molto deperibile, per
conservarsi bene necessita di una elevata % di zuccheri, solitamente del 60%. La marmellata di
castagne è quindi un prodotto molto dolce, può
essere consumata da sola insieme alla ricotta o allo
yogurt, oppure per preparare dolci al cucchiaio, o
come ripieno per le crepes. L crema di marroni ha
meno del 50% di zuccheri, una volta aperta va consumata entro una settimana, altrimenti ammuffisce.
Guida all'acquisto delle castagne
Le castagne devono presentarsi sode, il guscio non
deve cedere se premuto con le dita.
Il prezzo delle castagne dipende dalla loro grandezza, ma una castagna grossa non è più dolce di una
piccola.
In genere, le castagne piccole sono destinate alla
bollitura mentre quelle medie e grandi sono più
adatte per essere arrostite. Le castagne molto grandi necessitano di una cottura più attenta, specie se
arrostite: si rischia di bruciare la parte esterna lasciando crudo l'interno.
Conservazione delle castagne
Le castagne possono essere trattate mettendole a
bagno in acqua per qualche giorno, poi devono
essere asciugate e si possono conservare in questo
stato, in luogo fresco e asciutto, anche per un paio
di mesi.
Possono essere congelate crude e poi scongelate e
cotte immediatamente, i migliori risultati, però, si
ottengono congelando le castagne arrostite e sgusciate: in questo modo si possono conservare anche
per 6 mesi. Prima del consumo vanno fatte scongelare lentamente e mangiate fredde o leggermente
scaldate al forno.
La farina di castagne, una volta aperta, va conservata in luogo fresco e asciutto e consumata quanto
prima in quanto facilmente attaccabile dalle larve.
Le castagne secche sono disponibili in due "formati": quelle morbide, adatte per un consumo
immediato ma più deperibili, e quelle dure, che
vanno messe in ammollo per qualche decina di
minuti prima di essere consumate.
Preparazione delle castagne
Le castagne possono essere bollite, arrostite sul
fuoco o al forno. Le castagne arrosto sono meno
digeribili a causa delle imperfezioni nella cottura,
che causano alterazioni dei glucidi e delle proteine,
come la reazione di Maillard. Queste alterazioni
sono anche responsabili dell'aroma tipico delle
castagne arrosto. Le castagne arrostite al forno tendono ad asciugarsi un po' troppo rispetto a quelle
sul fuoco diretto, per limitare questo problema
usate una temperatura di 220 gradi per 15-25 minuti a seconda della pezzatura. Le castagne arrosto
vanno incise prima della cottura con un taglio poco
profondo, di 2-3 cm di lunghezza. Con la farina di
castagne è possibile confezionare torte (castagnaccio), frittelle di castagne, crepes, mousse, polenta.
Sarà pubblicato
quanto prima il volume di
poesie della poetessa
Cristina Bargna che si
annuncia come un
mondo poetico maturo
ed originale, ma anche o
forse, soprattutto, pieno
di passione e di sensualità
spontanea e schietta.
Dopo la festa facciamo una passeggiata in piazza Porto Salvo e all’improvviso eccoti due opere d’arte. L’ unica scritta che compariva era :
“Record here, the sound of your life (registra qui il tuo suono di vita)”
Ci siamo scontrati politicamente, siamo
stati avversari all'interno del nostro partito, abbiamo fatto grande fatica ad
ascoltarci e a capirci reciprocamente.
Tuttavìa, Ernesto Papandrea - fresco
autore di un libricino a lui dedicato - ha
pienamente ragione: Armando Reale
era un gioiosano e un comunista per
bene.
IlteatrodiDomenicoPantano:amore
per la cultura e per i sentimenti umani
SARA LEONE
Un palcoscenico, alcuni attori, le luci, il pubblico.
Toccare il cuore della gente, accarezzare la memoria,
far ridere e sorridere, far commuovere e riflettere.
Evocare la vita, le sue imprevedibilità, i suoi rischi.
Dal tempo dei tempi, dalla sua origine e dal suo concepimento, dal momento storico in cui si fa nascere il
teatro greco, e quello latino, le rappresentazioni furono legate agli aspetti della vita, sia essa vita contadina
o vita nobile.
Di capolavori teatrali e di commedie nel panorama
internazionale sono state scritte tantissime.
Avere nella Locride una compagnia che si sia posta
come obiettivo quello di recuperare i classici e metterli in scena, invece, è una vera fortuna.
Domenico Pantano è il direttore artistico della cooperativa "centro teatrale meridionale", nonché gestore
del teatro di Gioiosa Ionica, e questa estate ha dato via
al programma "Festival nazionale teatro Magna
Grecia" con la collaborazione dei comuni di Locri,
Marina di Gioiosa e Gioiosa Ionica, ed ha inaugurato,
una stagione teatrale estiva, ospitata tra il Tempio di
Marasà, l'atrio del palazzo della città a Locri, e i ruderi del teatro romano di Gioiosa Ionica.
Gli spettacoli dall'1 Agosto, al 13 Settembre, sono stati
rappresentati in questi luoghi, ognuno dei quali, in
modo diverso, commemora le nostre origini, calando
le scene in un'atmosfera antica, e magica allo stesso
tempo.
Domenico Pantano è anch'egli un attore. Si è diplomato all'Accademia di arte drammatica a Roma.
Ha una voce profonda e imponente, come solo quella
degli attori di teatro hanno.
Lui stesso ha recitato in uno degli spettacoli messi in
scena la scorsa estate, ed incuriosita chiedo più informazioni.
Pantano ha recitato in una commedia scritta nel 1500
di Agnolo Beolco, conosciuto con il nome di
Ruzzante, in quanto anch'egli recitava nelle opere che
scriveva e che poi venivano messe in scena.
La commedia scritta nel lontano Cinquecento e dal
titolo "la Moscheta" presentava come lingua originale
il dialetto padovano antico, incomprensibile al pubblico non specialistico, per cui Pantano ha adattato una
versione italiana.
La commedia rappresentata al teatro romano di
Marina di Gioiosa ha avuto come protagonista il
CARLO PASCALE
“Abbasso gli occhi, la porta si chiude, si trema di
paura. Nessuno deve entrare e guardare…”
C'è tutto lo charme femminile nelle poesie della
Bargna: quello sbirciare, quel avvalersi di mezzi toni,
di situazioni intriganti che ti lasciano col fiato sospeso. Dunque si tratta di una poesia che turba ed assilla, che ti salta addosso e ti spinge a penetrare sempre più in profondità, senza ricavarne la pace, anzi
aizzando nel lettore i turbamenti più spinti.
Come poi la poetessa sa far entrare nell'odissea della
sua anima la sacralità dei suoi sentimenti è problema che turba e affascina il critico che vuole uscirne
con risultati di certezza e di bellezza naturalmente.
La protagonista appartiene alle donne appassionate
e tentatrici. C'è in quell'abbassare degli occhi non
tanto il pudore quanto la tentazione di ciò che sta
per compiersi. E' esso che dà l'imprimatur all'azione erotica. Ma a questa tentazione è il verso “ la
mondo contadino, un mondo dominato più dall'istinto naturale che dalla razionalità.
Menato, il personaggio in cui si è calato Pantano, è un
ricco contadino che amava una ragazza di cui era l'amante, ma questa sposatasi, si trasferisce in città.
Menato, farà di tutto dunque, si ingegnerà pur di
avere la donna, istigherà il marito di lei, appunto
Ruzzante, a mettere alla prova la moglie per verificare la sua fedeltà. Menato suggerirà a Ruzzante di travestirsi da spagnolo, avanzare interessi verso la donna
e a "parlare per moscheta", da qui il titolo, cioè parlare per grammatica, in modo ricercato e colto.
La donna, per una ricompensa cederà alle avances
dello spagnolo, che non sarà altri che il marito travestito.
Menato, contadino incolto ma mosso da ingegno, riuscirà nel suo compito.
porta si chiude” nel quale il tonfo del legno si registra nella mente di chi legge, che libera l'immaginazione e ferve dentro come un fuoco ardente...
Quella porta è la porta del mistero, della tentazione,
dell’ infrazione del lecito. E la forza barbara di questi due momenti trova il suo punto di forza in quel “
si trema di paura”, nel quale la trasgressione per un
attimo si veste di umano tremore. Tutto sta per scoppiare, per compiersi.
“Nessuno deve entrare e guardare”. La profanazione diventa sacralità. La poetessa è presente, distilla i
momenti, induce a credere al finimondo, all'atto carnale. Il lettore è preso e conquistato. Ecco la novità:
la poetessa-protagonista non vuole ferire e morde
diamanti per cancellare i suoi arnesi di offesa. Ma si
potrebbe credere che il pensiero primo della poetessa fosse quello di scorticare l'uomo invisibile ed inesistente, forse. Il cuore è gonfio di chissà. Anche lei
non sa cosa sta per accadere, cosa accadrà in quell'anfratto , in quel buono nascondiglio dei “ti amo”.
"Mi sono calato, ho cercato di immedesimarmi in un
mondo dominato dall'istinto e ho cercato di costruire
un personaggio furbo che arriva all'obiettivo", questo è
quanto mi dice l'attore.
E a sentirla, questa commedia, mi ricorda le novelle
abilmente riportate da Boccaccio...
Chiedo se il pubblico apprezzi questo mondo tanto
lontano, questa realtà contadina che oggi non esiste
quasi più.
Pantano risponde dicendo: "anche se il mondo è
mutato, anche se vi è stato l'avvento della tecnologia, i
sentimenti non sono cambiati".
È vero, il teatro, recuperando i classici è un abile maestro nel dimostrarci che cambiano i tempi, cambiano i
mezzi, ma l'uomo nel suo intimo, nelle sue emozioni,
e nei suoi sentimenti è sempre lo stesso.
A Pantano il merito di averlo sottolineato e di cercare
di non farcelo mai dimenticare.
Il teatro è vita, vita vissuta, se non da noi in prima persona, dai nostri nonni, zii, cugini ed amici.
E nella Locride, affetta da mille problemi, uno spiraglio di luce, è offerto dal teatro e dalla cultura di
Domenico Pantano e della sua compagnia. E per questo non possiamo far altro che ringraziare e sentirci
fieri.
La più grande soddisfazione-confessa l'attore- è vedere tra gli spettatori coloro che non sono abitudinari,
chi magari in vacanza, assiste ad uno spettalo e si innamora dell'arte.
Perché l'arte non produce lucro, ma nobilita l'animo.
Grazie a chi questo lo realizza concretamente, grazie
a Domenico Pantano.
Chiedo qualche informazioni sulla stagione teatrale
invernale che sarà ospitata nel teatro di Gioiosa, mi
dice che ci stanno lavorando e che al più
presto ci farà sapere qualcosa.
E noi con molta curiosità, aspetteremo.
Perché come diceva Brett Bayley:
"Ovunque vi sia una società umana, l'insopprimibile
Spirito della Performance si manifesta. Sotto gli alberi in piccoli villaggi, o sui palcoscenici ipertecnologici
delle metropoli globalizzate; [...]
le persone si raccolgono per condividere gli effimeri
mondi del teatro che noi creiamo per esprimere la
complessità umana, la nostra diversità, la nostra vulnerabilità, nella carne vivente, nel respiro e nella voce. Ci
riuniamo per piangere e ricordare, per ridere e riflettere, per imparare, per annunciare"
SETTIMANALE
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Dopo quasi due secoli d’oblio, torna
alla luce l’ara di Caio CornelioTroilo
I
GIOVANNI PITTARI
n un caldo pomeriggio di
fine luglio 2014, durante
una nostra visita presso
Contrada Chiusa di Gioiosa
Jonica, io e il professor
Domenico Falcone (che ha
conseguito
l’Abilitazione
Scientifica Nazionale a professore di seconda fascia Archeologia,
presso
il
Ministero dell’Istruzione,
dell’Università
e
della
Ricerca Scientifica) abbiamo
avuto modo di esaminare un
blocco marmoreo, murato
nello stipite sinistro della
porta di casa del signor
Rocco Oppedisano: egli, non
molto tempo fa, per preservarlo e salvaguardarlo, lo
allocò in tale spazio, visto
che (prima) era stato collocato, da tempo immemorabile, in orizzontale, per terra, a
mo’ di banchina, con la parte
incisa infossata, dove le
donne della sua famiglia e
del vicinato erano solite
sedersi per attendere alle
faccende domestiche o alla
filatura.
Il blocco, di marmo bianco a
grana fine, ha forma parallelepipeda, risulta privo della
sua parte sommitale e presenta lacune alla base: ha
un’altezza massima conservata di cm 57, una larghezza
di cm 27 ed una profondità di
cm 15,5.
Sulla fronte è presente un’epigrafe in latino: D·M/
C · C O R N E L I /
U S T R O I L U S /
IIIIVIR·A·P·IIIIVIR/
IURDIC·Q·P·P·ET/
A L I M E N TA R I / A E · V I X
ANNIS/ XXX MENSIBUS/
V·SESTIA PON/ TICE
FILIO DUL/CISSIMO FEC.
D(is) M(anibus)/ C(aius)
Corneli/
us
Troilus/
Quattuorvir A(edilicia) P(otestate) Quattuorvir/ Iur(e)
Dic(undo) Q(uaestor) P(ecuniae)
P(ublicae)
et/
Alimentari/ae vix(it) annis/
triginta mensibus/ quinque
Sestia pon/tice filio dul/cissimo fec(it).
Si tratta dell’iscrizione dedicatoria funebre, in onore di
Caio Cornelio Troilo, magistrato
del
Municipium
Locrensium addetto alla vigilanza sulla sicurezza pubblica, sulle costruzioni, sulle
vie, sui mercati (quattuorvir
aedilicia potestate), con eponimia analoga a quella dei
consoli a Roma (quattuorvir
iure dicundo), amministratore del tesoro pubblico e di
quello utilizzato per soccorrere i poveri (quaestor pecuniae publicae et alimentariae),
che visse trent’anni e cinque
mesi: iscrizione voluta dalla
madre, Sestia, in memoria
del figlio dolcissimo.
Tale epigrafe, rinvenuta nel
1827 in contrada il Russo,
presso la cinta muraria urbica di Locri Epizefiri, nel
luogo dove era situata la
necropoli romana e che interessa anche la contrada San
Cono, venne pubblicata per
la prima volta da Vito
Capialbi ed inserita dal
Mommsen all’interno del
decimo volume del Corpus
Inscriptionum Latinarum, nel
1883.
Antonio Capialbi, figlio dello
studioso e nobile vibonese,
che a suo tempo aveva decifrato la stele, nel dare alle
stampe i lavori del padre,
così riporta in maniera completa:
“In pietra calcarea alta pal.
3, larga once 12?, grossa
once 7?.
D. M.
C. CORNELI
VS ? TROILVS
IIII. VIR. A. P. IIII. VIR
IVR. DIC. Q. P. P. ET
AE ? VIX ? ANNIS
XXX ? MENSIBUS
V ? ESTIA ? PON
TICE ? FILIO ? DVL
CISSIMO ? FEC.
Nel 1832 era presso il mio
grande amico, già da più anni
rapito a’ buoni ed alle lettere, signor Antonio Francesco
Pellicano di Gioiosa, ritrovatasi nel 1827 in contrada
detta il Russo nella marina di
Gerace, vicino le mura dell’antica Locri. Io l’ho pubblicata la prima volta nella Fata
Morgana anno 2.º num. 1.º
pag. 2, e poscia nel primo
volume dei miei Opuscoli.
Napoli 1840”.
Tutto ciò avvalora quanto
riferitoci
da
Rocco
Oppedisano che la stele anticamente si trovava abbandonata in qualche angolo del
castello e portata alla Chiusa
dalla nonna che, a quel
tempo, accudiva alla faccen-
I momenti di questa poesia non restano chiusi nell'alone di mistero e di eros che la poetessa ha creato.
Nulla resta in quel nascondiglio se non quanto la
poetessa non dice ma lascia intendere. Quando poi
riusciamo a conoscere la poetessa ci accorgiamo che
si tratta di una donna indubbiamente intelligente,
ma certamente pudica, tenera e incapace di parlare
a voce aperta di tali argomenti, che evidentemente
ha dentro la sua anima.
Ecco una poesia ricca di pathos, fervida di ammiccamenti e di intrigo tessuta con la maestria di una
grandissima regista: “Abbasso gli occhi, la porta si
chiude,/ si trema di paura./ Nessuno deve entrare e
guardare./ Mordo diamanti così non avrò denti per
ferire:/ Mentre il cuore è gonfio di -Chissà--./
Questo anfratto buio sarà / un buon nascondiglio dei
-Ti amo”Una poesia che ha nelle sue cadenze le
impronte.
Sarà pubblicato quanto prima il volume di poesie
della poetessa Cristina Bargna che si annuncia come
de domestiche per essere utilizzata a mo’ di panca.
Nel 1976, il Costabile, ripubblicando l’epigrafe all’interno del suo fondamentale
lavoro
Municipium
Locrensium. Isituzioni ed
organizzazione sociale di
Locri romana (attraverso il
corpus delle iscrizione latine di
Locri), scriveva: «si trattava
probabilmente di un cippo,
che non sono riuscito a trovare».
La riscoperta (a quasi due
secoli dal primo rinvenimento) ed il suo esame autoptico
aiutano a chiarire alcuni
aspetti rimasti oscuri: essa
era posta sulla fronte di un’ara dedicatoria funebre marmorea, a corpo parallelepipedo mutilo della sua sommità (probabilmente decorata con fastigio centinato e
quattro acroteri agli angoli),
con modanature sulla fronte
e sui due lati brevi (su quello
rimasto libero è scolpita una
patera e, probabilmente, su
quello murato l’urceus).
Mentre non è possibile capire, allo stato, se la faccia
posteriore (anch’essa murata) sia grezza.
Probabilmente non fu notata
dal Costabile, poiché, seppur
rinvenuta a Locri, essa venne
trasportata (forse non molto
tempo dopo la sua scoperta)
a Gioiosa e riutilizzata come
materiale edilizio, rimanendo ignota persino ad Emilio
Barillaro, illustre studioso
delle antichità gioiosane e
del suo comprensorio, nonché per lungo tempo
Ispettore
Archeologo
Onorario, al quale si devono
i principali studi storicoarcheologici del centro jonico e della Valle del Torbido,
suo comprensorio di riferimento.
un mondo poetico maturo ed originale, ma anche o
forse, soprattutto, pieno di passione e di sensualità
spontanea e schietta. Quello della poetessa di Suello
(Lecco) sarà un libro destinato a far parlare di sé per
la schiettezza e il coraggio del dettato poetico. Si
tratta di una poesia nuova e diversa, tirata fuori da
dentro il cuore e sollecitata da un impianto gonfio
di aspetti sensuali e ingenui nel contempo. Il nodo
più difficile da sciogliere è la difficoltà di sciogliere il
dilemma tra poesia immaginaria o poesia calata su
fatti veri.
Chi conosce l'autrice sa bene che questo modo di
fare poesia in un terreno che scorre tra realtà
camuffata e la spontaneità consacrata alla schiettezza dell'animo della poetessa, creano nel lettore
un'ansia, un’inquietudine che rodono la nostra
ragione e creano come motivo d'interesse il sentiero
scottante di una poesia rivelazione o di una poesia
confessione che allude a fatti e azioni di natura sottilmente erotici e e passionali.
LUNEDI 6 OTTOBRE
19
PRIMO PIANO
Anthony Reale
I vitigni di Sant’Ilario
A Casale Li monaci , il mar Jonio fa
da sfondo ai vitigni di Magliocco,
Gaglioppo, Nero D’Avola e Cabarnet
La mia vendemm
D
ELEONORA ARAGONA
alla veranda si vede un vigneto
che si spande a perdita d'occhio
su un terrazzamento che domina
Sant'Ilario e un tratto di costa Jonica. I
vitigni di Magliocco, Gaglioppo, Nero
D'Avola e Cabernet Sauvignon, ecco cosa
vede Anthony Reale ogni mattina sul suo
terrazzo mentre prende il caffè rimirando tutto questo. I suoi genitori erano dei
coloni a Locri, ma quando Anthony era
ancora piccolo si sono trasferiti in
Canada ed è lì che lui è divenuto un
imprenditore di livello. Nel suo cuore
restava quella terra, quella dei suoi genitori, quella dei suoi antenati, della sua
infanzia. E lui ha unito la sua terra al suo
hobby, il vino.
C'è una pace e una tranquillità nella sua
tenuta, Casale Li Monaci, che non sembra neanche di essere a cinque minuti
dalla ss. 106 e dal suo traffico.
In questi giorni a dire la verità anche in
questo angolo c'è stato un certo movimento, d'altronde è tempo di vendemmia. San Martino si avvicina e Anthony
ha in serbo per i suoi clienti la Terza edizione della Festa del Vino Novello, il 18
Novembre. Anche se quest'anno il tempo
non è stato dei migliori lui non se ne
preoccupa, il lavoro anche se duro non lo
spaventa. D'altra parte è arrivato a
Sant'Ilario per riposarsi e fare il pensionato dopo una vita di lavoro in Canada,
solo che il suo hobby lo ha preso sempre
più fino a diventare una vera è propria
carriera. «Questo è il nostro patrimonio,
noi lo dobbiamo far conoscere proteggere, far crescere. Il vino dell'Italia è il
migliore del mondo, noi dobbiamo essere
orgogliosi e dobbiamo avere più rispetto
di noi stessi e delle nostre eccellenze. Il
vino è nel nostro Dna, Noi siamo i vinifi-
catori del mondo e ce ne stiamo dimenticando».
E lui ci crede, sta chiudendo contratti per
esportare il suo vino in Inghilterra e deve
spedire nei prossimi anni 120.000 bottiglie in Canada. Quest'anno ha prodotto
25.000 litri di vino e il prossimo anno vorrebbe arrivare a 60.000. Porterà i suoi
vini al Wine and Food in Inghilterra e sta
sognando di restituire il posto di assoluto
primato che secondo lui il vino italiano
dovrebbe avere. Vorrebbe valorizzare le
eccellenze che la sua terra ha sempre
avuto e che in passato ha reso il mondo
invidioso del suo paese.
Anthony Realeporterà i suoi vini alWine and Food
in Inghilterra e sta sognando di restituire il posto di
assoluto primato che secondo lui il vino italiano
dovrebbe avere.Vorrebbe valorizzare le eccellenze
che la sua terra ha sempre avuto e che in passato ha
reso il mondo invidioso del suo paese.
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LUNEDI 6 OTTOBRE
21
Il racconto: Elisa, scappata da Milano e dal fidanzato, non
ricordava più da quanto tempo non partecipava a una
vendemmia. Forse l’ultima volta aveva avuto 20 anni.
Una festa
per le famiglie
calabresi
mia the original
Quelbicchiere
sullatovagliaaquadri
E
lisa era indaffarata ai
fornelli. Il sugo bolliva
in una grande pentola,
messa a cuocere su quel cucinino bianco, tipico della case di
campagna. La tavola era già
apparecchiata benché mancasse quasi un'ora per il pranzo.
Era sola in cucina. Gli uomini
erano giù alla vigna a raccogliere l'uva, armati di cesoia,
cassette e cestini. Cestini che
ad Elisa ricordavano i personaggi di vecchi libri che aveva a
casa: spesso in copertina c'era
una bambina con le gote rosee,
un fazzoletto in testa e il cestino ricco di vivande. Sul retro la
scritta 900 Lire.
Era sola in cucina, o forse no.
Sapeva che dietro gli stipetti e
la legna accatastata giacevano
nere salamandre, ma il pensiero non la disturbava. Elisa non
ricordava più da quanto tempo
non partecipava ad una vendemmia. Forse l'ultima volta
aveva avuto 20 anni. La sua
famiglia aveva vendemmiato
un sabato, e il venerdì prima
aveva dato un esame nella
benedetta facoltà di economia.
Benedetta, sì. Dopo nove anni
si stava ancora chiedendo perché mai avesse scelto una
facoltà così fredda e lontana
dal suo modo di essere. Ed era
per questo motivo che si trova-
va in Calabria. Era scappata da
quella cappa di Milano e da un
fidanzato convivente troppo
ossessionato dall'ordine e dalla
pulizia. Aveva reagito d'impulso come spesso faceva: nel giro
di quindici minuti, aveva deciso di prendersi il venerdì di
ferie e prenotare il primo volo
per Lamezia Terme. Per tre
giorni non voleva sapere niente. I suoi pensieri erano
accompagnati dal ribollire del
sugo e dall'acqua versata ogni
tanto per non farlo asciugare
troppo. L'aria era fresca,
durante la notte aveva piovuto.
Si sentiva coccolata nella sua
tuta da ginnastica. Uscì fuori a
fumare una sigaretta. Una
distesa di cielo azzurro faceva
da papà all'intera collina che si
estendeva. Silenzio assoluto.
Pace. In lontananza si sentivano le voci degli uomini che in
dialetto urlavano frasi brevi.
“'Cca finivi. 'Nchjana chisti.
Guarda sta pendula”. Erano
suo padre, suo zio, un aiutante
compaesano e un ragazzo
indiano pagato a giornata.
Amar, 27 anni, portava sulle
spalle le cassette con l'uva raccolta, ammortizzando il peso
con un asciugamano. Era di
una discrezione imbarazzante.
Guardava sempre in basso.
Elisa lo stava fissando, certa
che lui non l'avrebbe mai guardata, quando all'improvviso gli
occhi marroncino chiaro di lei
si imbatterono nello sguardo
nero di lui. Il contrasto degli
occhi di Amar era come il cioccolato fondente accanto ad un
ciuffo di panna. Come una striscia di pennarello nero indelebile su un foglio bianco e vergine. Fu scossa da un brivido.
Quello non era uno sguardo
comune, era una storia partita
da lontano, era la sofferenza,
la speranza e la malinconia
messe insieme. Si sentì intrusiva e per niente delicata.
Avrebbe voluto chiedergli
scusa.
Le cassette dell'uva erano state
messe di lato, sul retro della
casa. Nera, bianca, rosea: nessun grappolo era uguale all'altro. Le api corteggiavano i
chicchi con movimenti circolari.
Il vapore dell'acqua bollente le
appannò gli occhiali. Le venne
da ridere. Gli uomini risalirono i terrazzamenti della vigna,
sudati e affamati. Elisa era
fiera di far da mamma e sfamarli. Suo padre, il più anziano, si mise a capotavola e iniziò a versare il vino nel bicchiere di ognuno. Qualche goccia
saltava dal bicchiere per finire
sulla tovaglia a quadri, allar-
gandosi nella stoffa bianca,
come una casella occupata da
una nuova pedina. Elisa era
l'unica donna a tavola, ma si
sentiva molto a suo agio. Il
compaesano, amico del padre,
iniziò a rivolgerle domande
scontate e di circostanza: a
Milano fa freddo, come ti
trovi, la cotoletta lì è più
buona. La pausa pranzo non
durò molto. Elisa sparecchiò e
lavò le stoviglie godendo di
ogni piccolo gesto. Ebbe voglia
di scavare con una zappa una
piccola buca nel terreno e di
gettare lì l'umido rimasto: un
regalo per i cani e i gatti che
vagavano in zona. Uscì dalla
cucina e si sedette sullo spiazzo di cemento che dava sull'intera vigna. Un lombrico con
molta lentezza attraversava il
vialetto. Guardava il panorama, di un verde diverso dai
parchi di Milano. Questo era
un verde più aspro, più secco.
Forse più genuino. Il cielo si
stava annuvolando e forse
stava per venire giù a piovere,
cosa che avrebbe recato parecchio fastidio ai raccoglitori.
Lei, invece, ne sarebbe stata
davvero contenta. La pioggia
avrebbe reso perfetto il benessere che in quel momento sentiva dentro.
Sara Jacopetta
Nella regione Calabria complessivamente ci sono 11.100 ettari di superficie destinata alla coltivazione della
vite, circa 80 cantine sociali e circa 400
etichette di vino. Un settore, quello
vitivinicolo, che è uno dei più positivi
dell’economia calabrese che cresce
costantemente e che di fatto riesce a
garantire buone entrate economiche
per le case vinicole. Negli ultimi anni
molti giovani imprenditori si sono
accostati al comparto senza paura di
misurarsi con altre realtà territoriali
che vantavano migliori tradizioni e
produttività quantitativa. Gli esperti
dicono che è stata una buona annata
per il vino calabrese grazie anche alle
favorevoli condizioni meteorologiche
ma con una leggera flessione produttiva pari a circa il 5% con una produzione di circa 350mila ettolitri, che conferma la Calabria come la sedicesima
regione per produzione di vino in
Italia. La raccolta delle uve è iniziata
da quelle bianche dei vitigni internazionali, poi è proceduta con i vitigni
autoctoni e si sta per completare in
questi giorni con lo stacco delle uve
rosse tra cui la pregiata qualità del
Gaglioppo che si trova principalmente
nella zona del cirotano. Nelle strade e
nelle vie dei paesi della locride, in questi giorni, abbiamo notato le botti,
lavate ed imbonate, cioè riempite d'acqua per chiudere qualche fessura
dovuta all'asciugatura del legno, se
vuote da troppo tempo. Alcune sono
state epurate dei rimasugli di “fezza” e
non a caso si avvicinandosi alle botti
abbiamo sentito nell’aria in tradizionale odore acidulo. Con la botte pronta
in cantina, si è proceduto alla vendemmia nel proprio vigneto oppure tanti
altri hanno preferito comprare l'uva
dai commercianti che hanno trasportato in loco l’uva con l’ausilio dei
camion che hanno battuto la zona di
Cirò in questo periodo. La vendemmia per noi calabresi ha sempre rappresentato una specie di festa. Mette
allegria perchè è anche un modo per
ritrovarsi tutti insieme.
L'uva, scaricata nella grande vasca,
viene macinata e già subito si vede
uscire il mosto fresco e dolce, con un
pullulare di api e vespe golose tutt'intorno. La prima cosa che si fa, all'apparire del mosto, è prenderne un pò
in un bicchiere e misurarne la gradazione di zucchero con un apposito termometro. Quando non esce più
mosto significa che è arrivato il
momento del torchio. Strette nel torchio, le vinacce spremute a fondo vengono (sgrappate) con le mani per non
perdere nemmeno una goccia del prezioso nettare. Dopo aver riempito le
botti, dopo la fermentazione naturale
, bisognerà attendere la festa di San
Martino che si celebra l’undici
novembre per degustare il vino nuovo
pronto per l’uso. E buona salute.
A.T.
RIVIERA
BLOB
Tonino Castoro e la
macchina del tempo
l rewind per la vita? Non serve, in tutta onestà non
ho mai capito quelli che vorrebbero avere il potere
di riavvolgere la loro vita e viverla con l'esperienza
acquisita. Io in ogni istante della mia vita passata
sono stato esattamente quello che volevo essere e
ho affrontato quello che mi si presentava innanzi con
l'arma migliore che possedessi... me stesso.
Cielo di Ottobre
Stendere un merletto di nuvole tra il mare ed il sole, ricamandoci sopra la nostalgia.
Il mare abbandonato dagli uomini ritrova la solitudine imperiosa del dio silente, e la
regina dei vulcani, sua maestà L’Etna, sorveglia lo svolgersi dei giorni d’Autunno,
malinconici come spiagge deserte. Presto pioverà.
Salviamo capre & cavoli
Due capre affamate vagano nel bosco, ad un tratto scorgono la bobina del film "Anime nere" in
mezzo all'erba.
La prima capra urla «Guarda! Qualche cosa da
mangiare!» e si divora tutta la pellicola in pochi
secondi. L'altra capra guarda stupita la compagna
ed esclama: «Allora, com'è?».
E la prima «Mah, ti dirò... era meglio il libro»
“Lettera a Gesù Bambino”
di Calabrese, Sainato, Maio:
Partire senza fare valigie
Basta giornate grigie
Il sole già mi scalda la pelle
Voglio volare via!
Dolce far niente
Con la mano nella mano
Dolce far niente
Come un film americano
Mandare cartoline agli amici
E non tornare più
Non tornare più
Dolce far niente
Quasi appassionatamente
Dolce far niente
Approssimativamente...
Finchè la “barca va”
Il maestro Giuseppe Cavallo con la cantante Orietta Berti:
Fin che la barca va, lasciala andare, fin che
la barca va, tu non remare, fin che la barca
va, stai a guardare, quando l'amore viene
il campanello suonerà...
Consiglio di gabinetto
Chi parla di voti inutili è totalitario e in malafede, i voti inutili
possono essere utili se servono
ad eleggere qualcuno e questo
qualcuno di cui sopra sono io.
Io, concittadini di Roccasecca, io
umile servo di questa nobile
Rocca, Secca per modo di dire,
Antonio La Trippa. Vota Antonio
La Trippa, Vota Antonio, Vota
Antonio, Vota Antonio...
Da Locri con Furore un giovane Marco Leonardi
Una delle formazioni giovanili allenate dal prof.Pino Filastro.
Da sininistra in alto: Serafino, Muscatello, Caruso, Mister
Filastro, Ocello, Galasso, Cecere; accosciati: Esposito, ?,
Sabatino, il grande attore Marco Leonardi e Floccari.
Evviva gli Sposi!!!
Tanti auguri ai neo sposi Enzo e Antonella per aver coronato il loro sogno d’amore. Serenità, felicità e complicità
vi siano compagni per tutta la vita. Auguri di cuore. Dalla
tua famiglia.
Ciao “Ci”,
è tanto che volevo scriverti, ma l’emozione non mi permetteva di mettere insieme le parole giuste per dirti quello che
provo per te. E’ 25 anni che stiamo insieme, anni fantastici
vissuti all’insegna dell’amore, sublimato dall’arrivo dei
nostri splendidi figli. Quello che ti ho fatto è imperdonabile. Sono io stesso il primo che non me lo perdonerò mai.
Come tu ben sai, di errori ne ho fatti tanti, ma quello commesso un anno fa, è stato l’errore più grande della mia vita.
Per me, la terribile scoperta che tu hai fatto, è stata una
grande liberazione da una relazione insoddisfacente che
MAI, MAI avrei dovuto iniziare. Allontanarmi dal tuo amore
è stato un maledettissimo errore, mia unica ragione di vita.
Ma tu, hai dimostrato ancora una volta la grandezza e la
profondità dei tuoi sentimenti, permettendomi di riprende-
SETTIMANALE
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LUNEDI 6 OTTOBRE
23
Dottor Jakyll & Mister Calvi
Ecco a voi il dottore Calvi in compagnia dell’amico Bomar.
L’aspetto serioso di quest’ultimo ci
preoccupa: sooorbole !!!
Auguri al dottor Rinaldo Nicita
Il dottor Raschellà e Maria
Elena Filippone a Lourdes
Sono migliaia i volontari di Lourdes
chiamati “Hospitalier”. Essere hospitalier vuol dire semplicemente essere
ospitali nel Santuario, dell'Hospitalité di
Nostra Signora di Lourdes. 100 000
volontari, uomini e donne di ogni età e
da tutto il mondo arrivano ogni anno
per servire.
Tanti auguri di buon compleanno al
neo responsabile dell’Unità funzionale di Medicina Generale del nocomio
di Locri, dottor Rinaldo Nicita.
Da notare nella foto l’immagine di
Homer Simpson sulla torta.
Evvai dottò....
Dopo una stagione estiva all’insegna di granite e brioche con
panna, l’amico Vincenzo del bar
Riviera di Locri è stato “paparazzato” all’ombra der cupolone
assieme al forte centrocampista
della Roma e della nazionale italiana, Daniele De Rossi.
Massimo Diano e la tarantella calabrese.
Partiu lu jimbusedu e jiu a la fera... pemmu s'accatta na chitarra nova... e la mujjera tutta preju preju guardati u jimbu
meu comu la sona! Titinghi e tichititì, titinghi e tichitità......
Svolazzando
Il grande Condor continua a svolazzare alto assieme alla triade Spuntì,
Gerace e Mory.
Il canadese-sidernese
Direttamente dalla lontana città di
Toronto, ecco a voi l’amico Pino
Correale, nostro grande lettore ed
ottimo maratoneta.
La Cavalletta
Chi si ricorda della
cavalletta appoggiati
al muro della ruga:
quattro e quattr’otto
ciciri è bottu, ciciri e
favi Che ricordi !!!
Poesia di Domenico Massara
re insieme il cammino intrapreso 25 anni fa. Sei una donna
eccezionale, una moglie fantastica, un’amante ineguagliabile, un’amica speciale, una mamma unica, “Mamma Orsa”,
come ti definiscono i nostri gioielli, perchè difendi i tuoi
cuccioli con denti e artigli a costo della vita. Non basterebbero mille vite per gridarti tutto il mio amore e ringraziarti
per quello che fai per la nostra famiglia. Ho ancora molto da
dirti, ma lo farò guardandoti negli occhi. Chiudo dicendoti
che, finchè Iddio mi lascerà su questa terra, non farò mai più
niente che possa scalfire la nostra unione, la nostra felicità,
il nostro amore, ma farò di tutto perchè tu e i nostri gioioelli possiate vivere felici e circondati dall’amore che meritate.
Tantissimi auguri “gioiuzza mia”, mille di questi giorni.
Fontanina aspetta aspetta,
Qui nessuno ti da retta
Ogni giorno cerchi aiuto
Ogni ora, ogni minuto
E peró nessun ti sente
Ne il Comune e ne la gente
Tu sei una povera innocente.
Troppo avanti!!!
Un esempio di rara lungimiranza programmatica.
Gli alberi piantumati
fuori dalle aiuole del
marciapiedi. Un mix di
cultura botanica tipicamente scandinava rinvenibile solo alle nostre
latitudini e longitudini. In
Calabria succede anche
questo.
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