IL PASSATO
PER IL NOSTRO
FUTURO
Anno IX n. 4 (105)
Maggio 2007
Foglio informativo per i soci
Associazione Progetto Mistretta - Sede Legale, Via Belverde, 31 - tl 0921 381 232 - Sede sociale Via Libertà, 185 - CF 93001790836
ALLARGHEREMO GLI SPAZI DI PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA
A colloquio con il neo Sindaco Avv. Iano Antoci
Nella prima intervista “a tutto campo” per Il Centro
Storico il neo sindaco, Iano Antoci, oltre a fare un'analisi
del voto, offre alcune anticipazioni sugli indirizzi
programmatici della nuova amministrazione e sulla
composizione della Giunta. Emerge il ruolo dei Giovani,
l'attenzione alle fasce deboli,l'istituzione delle Consulte,
la battaglia per ridare dignità al Consiglio Comunale.
A Mistretta si cambia. Il test delle amministrative del 12 e
13 maggio ha riportato dopo 14 anni un esponente dei
diesse sulla poltrona di sindaco. Un risultato che appare in
controtendenza rispetto al trend siciliano, che ha visto la
casa delle libertà prevalere anche nel capoluogo, dove il
ritorno di Orlando non è stato premiato dall'esito
elettorale. La lista “Uniti per Mistretta” ha convogliato
quasi duemila voti, pari al 56% dei votanti, conquistato la
maggioranza del consiglio comunale. Il candidato leader,
Iano Antoci, ha ottenuto un risultato ancora più
clamoroso: 2044 voti, che in termini percentuali sono pari
al 58%. Dall'altro lato il dott. Vincenzo Sanzarello si è
fermato a quota 1455, non andando oltre il 41%.
Dott. Antoci ammetterà che alla vigilia questo exploit
non era facilmente prevedibile. Quali sono state le
Massimiliano Cannata
ragioni del successo?
Sono d'accordo con Lei non era certamente prevedibile un
risultato così eclatante . Ho avuto, per la prima volta, la
sensazione che le cose stessero volgendo a nostro favore
in occasione della manifestazione elettorale di chiusura
della campagna elettorale, che si è tenuta lo scorso 11
maggio. Quella sera abbiamo organizzato un corteo, che
ha visto la partecipazione di un cordone infinito di
persone. Dalla nostra sede di via Libertà a via Cavour si è
raccolta una gran massa di persone. Quello che speravo, in
verità, era una vittoria inequivocabile, che non lasciasse
adito a dubbi, a veleni, a ricorsi, troppi ne ha avuti il paese
Segue alle pag. 2
Il Punto
Nino Testagrossa
Attenti nuovi amministratori !!!
Mistretta si può ancora salvare
Abbiamo parlato, nei numeri precedenti, di dare
un'anima ai lavori pubblici che si realizzano nel nostro
paese. Cerchiamo di dare un significato più ampio al
termine.
Lo spunto ci è stato dato dalla realizzazione del corso
principale in pietra. Da questo spunto vogliamo trarre
un auspicio ed un suggerimento per la nuova
amministrazione comunale.
Cosa intendiamo dire? Se è vero che la nostra cittadina
è diversa da altri centri per gli aspetti architettonici,
urbanistici, culturali ecc. dobbiamo fare in modo che
questi aspetti siano non solo salvaguardati ma arricchiti
con dei lavori pubblici che si possano riconoscere con
la nostra storia e la nostra cultura. I nostri avi si
attenevano sia nei lavori in legno, sia in pietra, sia in
ferro alla filosofia dell'ornato del bello. Le
testimonianze tramandataci lo dimostrano, ma anche le
scritture, le delibere che si adottavano e le committenze
di lavori tra privati o tra Enti che sancivano l'obbligo di
attenersi a quel dettato imperativo e categorico. Questo
metodo di lavoro era
Segue alle pag.5
Parla Enzo Sanzarello
“LA NOSTRA SARA' UNA PRESENZA QUALIFICATA E VIGILE”
Segue alle pag. 5
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Speciale elezioni
Maggio 2007
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Seguedalla prima
in tempi recenti. Mistretta meritava un esito chiaro, che
creasse le condizioni per un'azione amministrativa forte
ed efficace. Ci tengo a precisare che non abbiamo mai
sottovalutato la forza dell'alleanza antagonista, forse
questo è stato proprio quello un punto a nostro favore.
Alla vigilia del voto abbiamo avuto nella nostra cittadina
la visita del Presidente della Regione, cui si è aggiunta la
politica di “disturbo” attivata dal senatore, Domenico
Nania, che ha cercato di indebolire la componente di
Alleanza Nazionale, nostra alleata. Esisteva dunque, un
filo comprensibile di preoccupazione, non lo nascondo.
Poi la sera dello spoglio tutto si è sciolto in un brindisi
collettivo, che ha sprigionato un'allegria che si è
riversata, come un fiume in piena, per le vie del centro
cittadino.
Lei ha molto enfatizzato l'importanza dei giovani in
questa campagna elettorale. Come intende intercettare le esigenze e i linguaggi di una generazione,
“nipote del '68', e figlia dell'incertezza e della
complessità ?
I giovani sono stati al centro di una riflessione costante,
nel mio lavoro. L'ho detto più volte ai miei collaboratori:
la differenza la faranno loro. Ho lanciato, fin dall'inizio
un messaggio preciso, che è stato straordinariamente
recepito: lavoriamo insieme per un progetto ambizioso,
ma non utopistico. Adesso tocca a noi amministratori non
tradire le attese. Cosa voglio fare in concreto: innanzi
tutto istituire due consulte tematiche: la prima focalizzata
sul Centro Storico, la seconda baricentrata sull'universo
delle problematiche giovanili. L'avventura credo
ricominci adesso: per decenni i post sessantottini hanno
considerato la politica come una “cosa” altra, un corpo
estraneo, accusando una crisi di rigetto. Oggi la “web
generation” vuole invertire la tendenza, noi dobbiamo
captare questo nuovo bisogno di presenza.
Una domanda sul “filo” della memoria. Torna un
Antoci a guidare la città. Sono passati 14 anni
dall'ultima sindacatura dell'avvocato Vincenzo
Antoci, storico leader della sinistra comunista, che
nel 1993 aveva vinto le elezioni, sostenuto dalla lista
civica delle “Due colonne”. A quell'epoca l'alleanza
allargata fece discutere molti, in virtù della presenza
di molti “pezzi” della ex DC. Si trattava della prima
esperienza di elezione diretta del Sindaco.
L'avversario era un docente di storia della filosofia,
Ubaldo Lombardo per ironia della sorte anch'egli
diessino, destinato alla sconfitto per un “pugno” di
voti. Da allora è cambiato tutto. Quella stagione
aperta da tangentopoli si è chiusa, il mondo si è
trasformato, anche se la politica è tornata ad essere
sotto accusa. In questa tornata elettorale anche Lei è
stato, per cosÏ dire, “costretto” ad allargare le
alleanze. Le chiedo, al di là dei corsi e ricorsi
vichiani: la sera del 13 maggio ha ripensato per un
attimo all'esperienza dello zio? Che cosa è rimasto di
quella fase difficile e contrastata della storia locale
ma anche nazionale?
La domanda è complessa, provo a riannodare alcuni
passaggi salienti. Ricordo che Vincenzo Antoci è stato
per la prima volta sindaco in anni molto lontani. Dal 1957
al 1960 e poi, nel periodo che si può dire d'oro per la
sinistra di casa nostra, dal 1980 al 1985. Un filo rosso
lega momenti tanto distanti: mio zio ha speso tutta una
vita per un'unica grande passione, la politica. Credo,
però, che oggi non si possa più ragionare secondo le
categorie della continuità e della discontinuità, almeno in
politica. Intendo dire che non posso definirmi, per ovvie
ragioni storiche, l'erede di un'esperienza ormai trascorsa.
Penso però di poter riaffermare una precisa concezione
della politica, che trova nella parabola umana e
professionale dell'avvocato il suo fondamento: questa
visione ha come fulcro il bene della comunità. Tradotto in
questo momento storico per me vuol dire: mantenere la
rotta ferma, lavorare per la costruzione di riferimenti alti,
coltivare una dinamica di relazioni capace di
contemperare i valori, gli ideali e la prassi politica.
Nel 1993 si erano liquefatti i partiti tradizionali, una parte
della DC, da partito egemone, stava traghettando con
Martinazzoli verso il Partito popolare rassegnandosi ad
un dimagrimento inevitabile. Intanto i socialisti stavano
cominciando a pagare il conto, forse troppo alto, dovuti
agli eccessi del “craxismo”. Nulla sarebbe stato come
prima, anche se molti non avevano questa
consapevolezza. Ritornando all'attualità va detto che la
situazione oggi è molto migliorata, anche se i fattori di
incertezza non sono diminuiti.
Uniti per Mistretta si presenta come un'alleanza
eterogenea. L'azione amministrativa potrebbe
risentirne ?
Non c'è nulla di scontato in politica. Ricordo che nel
corso di una vivace assemblea abbiamo deciso di
allargare il campo delle alleanze, a condizione che si
realizzasse un patto di coalizione che avesse margini di
chiarezza molto definiti. Le alleanze vanno cercate, è in
gioco la possibilità di amministrare una realtà comunale,
non siamo chiamati a fare grandi scelte di politica
economica, né tanto meno di bioetica. Ricordiamoci che
gli abitanti di Mistretta sono ridotti a poco più di 5000 e
che, lo ha ricordato un recente studio dell'Istituto
Tagliarne, il nostro paese ha la popolazione residente
con la più alta percentuale di anziani della provincia di
Messina. Saranno questi i problemi sociali con cui
dovremo fare i conti. Il rischio è quello di sparire
dall'orizzonte non solo politico ma anche geografico
della Sicilia. E' la prima emergenza che dobbiamo
affrontare, altrimenti andremo incontro alla completa
disaggregazione del nostro tessuto sociale e produttivo.
Il rapporto con le associazioni è apparso un altro
fattore determinante di questa competizione. Il
movimento “Insieme per Mistretta”, passata la
scadenza elettorale, può avere una prospettiva ?
L'associazionismo e in particolare “Insieme per
Mistretta” sono stati a mio giudizio gli artefici principali
di un risultato politico, prima che elettorale. Nel febbraio
del 2005 un gruppo qualificato di nostri amici, che poi
avrebbero dato vita al movimento “Insieme per
Mistretta”, ha avuto il merito di suonare la sveglia,
richiamando alcuni leader politici a reagire. Le elezioni si
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Speciale elezioni
Maggio 2007
stavano avvicinando, sembrava che nessuno se ne fosse
accorto, eravamo in uno stato di apatia e di disarmante
scetticismo. Per quanto riguarda la mia idea delle
associazioni, ribadisco che ho rispetto per le attività che
portano avanti e soprattutto rispetto per la loro
autonomia. L'errore che non faremo è di avviare un
meccanismo di strumentalizzazione. Le associazioni,
così come i gruppi giovanili, devono mantenere quella
indipendenza che serve per garantire la democrazia, che
vive del dibattito, che si alimenta degli spunti che
vengono dall'esercizio della critica e dalle sollecitazioni
che provengono dalla società civile, intesa nel suo
complesso. Lo strumento cardine di questo allargamento partecipativo saranno le consulte tematiche. I
Presidenti di questi organi parteciperanno ai lavori del
Consiglio Comunale sugli argomenti pertinenti la loro
sfera di azione. Niente paura: non vogliamo un governo
assembleare, semmai un recupero della presenza dei
cittadini e una nuova centralità del Consiglio Comunale, che ricordo non è una stanza di mera ratifica di
decisioni già prese, ma un luogo di confronto
imprescindibile. In questo senso il ruolo della minoranza, parlo non a caso di minoranza e non di opposizione,
sarà molto importante. Tra i banchi ritroveremo il
Sindaco uscente, il dottore Provenzale, che sono sicuro
non si tirerà indietro quando si tratterà di discutere le
grandi questioni che impattano sul nostro futuro.
Sulla necessità di ridare dignità alla istituzione del
Consiglio Comunale ha molto insistito
il
commissario dell'UDC di Mistretta, Pippo Mancuso.
Su questo terreno avete costruito l'alleanza,
sostenuta da Giampiero D'Alia e Giovanni
Ardizzone. Si sta aprendo un fronte di
sperimentazione in vista di nuovi possibili equilibri
politici ?
E' difficile dirlo, soprattutto a quanto potrà avvenire a
livello regionale e nazionale. Il quadro è fluido e per
molti aspetti stimolante. Per quanto riguarda i nostri
obiettivi a livello locale ribadisco che abbiamo voluto
sottoscrivere un “patto per la città”. I due candidati
espressione dell'UDC hanno totalizzato duecentosettanta voti, finendo col fare la differenza. Il contributo
è stato importante non solo dal punto di vista numerico,
ma direi politico. Il ruolo di primo piano che avrà Pippo
Mancuso, con la Presidenza del Consiglio Comunale,
dimostra quanto siano alte le nostre aspettative.
Altro dato politico. Il ritorno della sinistra. Le ultime
amministrative vi avevano visto uscire di scena.
Come pensa di recuperare il rapporto con il
territorio e le forze produttive ?
Innanzi tutto una precisazione: in termini di consensi i
voti raccolti dalle forze del centro sinistra sono stati 593
a fronte dei 533 espressi da Alleanza Nazionale. Una
consistenza numerica esiste dunque anche se, a causa di
diversi errori organizzativi legati alla campagna
elettorale, la sinistra ha eletto un solo consigliere.
Alleanza Nazionale, al contrario, ha portato quattro
consiglieri in Aula, conquistando una rappresentanza
forte. Una verifica andrà fatta, perché se è vero che il
peso elettorale del centro sinistra non è apparso
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penalizzato, i partiti dell'ala progressista devono
comunque riorganizzarsi per reggere le sfide future. Per
quello che mi riguarda mi farò promotore, insieme agli
organi federali, per avviare il lavoro che porterà alla
costituzione del Partito Democratico, che come è noto
riguarda in prima battuta DS e Margherita. E' chiaro che i
socialisti, in particolare lo SDI, che ha una presenza forte
a Mistretta, come dimostra il successo di Giovanni
Antoci dovranno avviare una riflessione per rafforzare la
loro capacità di incidenza nella quotidianità della vita
cittadina. Il Partito Democratico è frutto di un disegno
complesso e affascinante, che ha bisogno di motivazione
vera e di una spinta autentica. Il nostro partito dovrà
esserci dentro questo lavorio. Si è aperto un cammino
per la nostra democrazia, sono pronto a sostenerlo, non
confondendo ovviamente i ruoli, di politico e di
amministratore. Credo infatti che le prospettive per il PD
siano più ampie rispetto alla semplice somma algebrica
che i corpi elettorali di Margherita e DS avrebbero
potuto garantire.
Quale sarà la composizione della Giunta e
l'articolazione delle deleghe?
La giunta è definita. Abbiamo sottoscritto prima delle
elezioni un accordo che prevedeva alcune articolazioni,
in grado di premiare e valorizzare tutte le sensibilità
espresse dalla coalizione. Oltre ai quattro assessori già
designati: Enzo Provenzale, Sebastiano Di Salvo, Enzo
Seminara, Felice Testragrossa si aggiungono alla
compagine: Calogero Rotino e Bernardino Di Salvo.
Stiamo definendo le deleghe, che saranno rispetto al
passato, più specifiche e dettagliate allo scopo di
misurare meglio i risultati e di poter intervenire più
agevolmente nel caso in cui occorresse qualche
aggiustamento. L'architetto Felice Testagrossa, che avrà
anche la carica di vice sindaco, si occuperà di opere
pubbliche, mobilità e sicurezza, l'ispettore Bernardino
Di Salvo seguirà l'educazione e la cultura, materie che
rientrano nella sua stretta sfera di competenza, l'ex
preside Sebastiano di Salvo avrà la programmazione
economica e finanziaria, gli affari generali e le risorse
umane. Nel suo ruolo di Preside ha sviluppato
dimestichezza nella gestione del capitale umano. Di
Salvo avrà anche la delega alla comunicazione, un
settore dinamico, che sta diventando di rilevanza
strategica anche per i piccoli comuni. Il geometra Enzo
Provenzale, altro tecnico presente in Giunta, si occuperà
di problematiche legate al territorio, ricordo che i vincoli
del PRG sono scaduti, gli altri ambiti della delega
saranno ambiente, vivibilità e centro storico. Il
professore Calogero Rotino curerà i Servizi alle
Persone, la Solidarietà sociale e l'Osservatorio sul
disagio giovanile, sulla condizione degli anziani e delle
donne. Enzo Seminara avrà la delega allo Sport e al
Turismo, l'attuazione dello Statuto per tutto ciò che è
inerente agli strumenti di partecipazione democratica.
Seminara si preoccuperà inoltre, di un altro aspetto per
noi importante, che è il rapporto con le Associazioni;
vigilerà, infine sulla regolamentazione, cercando di
indirizzare la crescita di Fiere e Mercati.
Il Centro Storico
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Parla Enzo Sanzarello, leader di “Mistretta nel cuore”.
“LA NOSTRA SARA' UNA PRESENZA QUALIFICATA E VIGILE”
Massimiliano Cannata
Sarà certo importante vincere ma, come sostengono i
saggi, non è secondario perdere con onore.
Enzo Sanzarello accetta con serenità di commentare con Il
Centro Storico il verdetto delle urne, che ha determinato
per Mistretta una rottura precisa rispetto ad una
esperienza amministrativa, connotata, per due mandati
consecutivi, nel segno della leadership di Enzo
Provenzale.
Dott. Sanzarello gli osservatori avevano giudicato la
vostra come una lista forte. Cosa è successo?
Nella competizione elettorale è insito il rischio, e quindi
anche la possibilità di perdere. Mi pare, riflettendo con
senno di poi che l'elettorato si sia soffermato sulle piccole
cose sulla quotidianità, piuttosto che su un progetto di
respiro e di sviluppo. Sulla proposta politica fatta dalla lista
nostra antagonista, vedremo alla prova dei fatti. Prendiamo
atto del risultato con serenità.
C'è stato qualche momento critico che ha segnato la
svolta. La spaccatura nell'ambito dell'UDC, che vede a
Mistretta la leadership di Pippo Mancuso ha influito?
La geografia delle alleanze non lasciava aperte altre
alternative?
Non credo perché anche se fossimo riusciti ad allargare il
fronte degli alleati non sarebbe cambiato molto. All'inizio
abbiamo provato a fare un ragionamento allargato, poi, ma
sarebbe lungo ripercorrere le tappe di un processo
tormentato e difficile, gli equilibri si sono assestati.
L'elettorato ha inteso dare una priorità alla politica
quotidiana. Se si fosse soffermato sulle politiche di ampio
respiro, mi sento di affermare che stiamo consegnando alla
nuova maggioranza un paese in rinascita. Posso fare
qualche esempio.
Faccia pure.
Abbiamo avuto il 9 maggio un finanziamento di un milione
e mezzo di euro per la ristrutturazione di trenat strade che
riguardano diversi quartieri dal Carmine a Santa Caterina
in via Verdi. Tre tetti fotovoltaici quindi ad energia
rinnovabili, due scuole la scuola materna in via Verga, la
scuola di Santa Caterina e il depuratore. Abbiamo ottenuto
due consolidamenti in zona palo e alle spalle dell'AGIP,
cose di cui dovrà occuparsi la nuova amministrazione.
Negli ultimi venti giorni prima del voto abbiamo ottenuto
500mila euro per la sicurezza del plesso centrale in piazza
della scuola elementare e del liceo e la progettazione per la
ristrutturazione del palazzo municipale.
Quindi consegnate una macchina efficiente. Eppure i
problemi non mancano, la cittadinanza non si è
probabilmente neanche accorta delle cose che mi sta
elencando. Almeno sul piano della comunicazione
qualche errore sarà stato fatto. Non le pare?
Abbiamo consegnato un pacco progetti che fa onore per la
città. La gratificazione personale è che abbiamo lavorato
per la città. Probabilmente non siamo riusciti a farlo capire
alle persone. Su questo rifletteremo con attenzione.
Enzo Provenzale ha dato un'impronta forte all'azione
amministrativa. Una figura conosciuta,
professionalmente stimata e politicamente visibile. In
questa tornata molti cittadini interpellati hanno
risposto molto semplicemente: “volevamo cambiare”.
Per voi si pone il problema del dopo Provenzale,
bisognerà ricostruire un percorso, una nuova
leadership, state guardando già al domani ?
Intanto ripartiamo da questi sei consiglieri che saranno una
presenza qualificata. Mi riferisco all'ex sindaco Enzo
Provenzale, Franco Scarito, Nino Maniaci, Lirio
Porracciolo, Lirio Andreanò e Sebastiano Ribaudo, che
faranno da portavoce e da cassa di risonanza del gruppo
omogeneo che si riconosce in “Mistretta nel cuore”.
Abbiamo probabilmente perso ma abbiamo, lo vorrei
precisare conquistato un bel gruppo. Tanti giovani
interessati alla politica: da Gianfranco Antoci a Lidia Lo
Prinzi, persone vogliose di continuare una esperienza. In
un periodo di crisi vocazionale della politica, avere una
lista così composta fa ben sperare. Continueremo su questo
terreno. Saremo propositivi in Consiglio Comunale
sostenendo le questioni che riteniamo possano essere utili
per la collettività, finalizzando lo sforzo soprattutto alle
cose che possono avere una ricaduta. Le grandi iniziative
credo possano trascinare le piccole. Ci sono segnali
incoraggianti.
A cosa si riferisce ?
Vicino casa mia già dall'anno scorso è venuta a soggiornare
una coppia di francesi, l'anno prossimo ne verrà un'altra.
Hanno trovato due appartamenti, attraverso il nostro
Ufficio Culturale assieme a questo ci sono altri segnali.
Una coppia di palermitani ha acquistato una casetta fuori
paese. Significa che qualche cosa si sta muovendo. Il
Museo Cocchiara dal 31 marzo a metà maggio siamo
arrivati a mille visitatori. Adesso è il risvolto pratico
quotidiano, che deve dare risultati. Dobbiamo migliorare
nei comportamenti, nell'offerta, nella cortesia,
nell'accoglienza, altrimenti si perderà l'ennesima
opportunità.
Il sostegno delle forze vicine alla Chiesa in questa
campagna, alla prova dei fatti è sembrato impalpabile.
Anche lì qualcosa non ha funzionato, non crede?
L'apporto di qualità c'è stato. La dott.ssa Angela
Provenzale crede in quello che fa e lo fa con slancio. Ha
dato un contributo anche nella elaborazione del
programma. Va fatto tesoro di un'esperienza che dovrà
maturare meglio nel futuro. Sulla quantità l'analisi sarebbe
più lunga, attiene ai metodi della politica che dovranno
cambiare. Devo dire che qualche piccola svolta c'è stata.
Messaggi televisivi, bunner pubblicitari, video sofisticati.
Sono entrate ufficialmente le nuove tecnologie anche
nella nostra piccola agorà. State riflettendo
sull'opportunità di costruire una strategia di
comunicazione che possa contribuire a svecchiare le
vecchie logiche della propaganda politica?
Se avessimo vinto avevamo in programma di aprire un
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canale privilegiato con TeleMistretta. Le persone che
non frequentano i luoghi pubblici hanno nella
televisione la possibilità di informarsi, per questo
volevamo istituire un rapporto fluido con l'emittente
locale. Dovremmo rivedere questa impostazione, per
arrivare alla gente ed informare quante più persone
possibili.
Un passaggio cruciale è dato dal rapporto tra il
Comune e la Regione. La politica sempre più
globalizzata non può prescindere dai grandi centri
di decisione. In questo un ruolo importante è
certamente rappresentato dal nostro Deputato
Regionale, il dott. Sebastiano Sanzarello. Con suo
fratello si sarà certamente trovato a parlare di
questo test amministrativo. Che vi siete detti e come
intendete rilanciare una proposta politica, che
faccia presa sull'elettorato?
Non abbiamo bisogno di rilanciare nulla. Proseguiremo
sulla strada del sostegno delle grandi opere e delle
iniziative che possono portare economia. Mi auguro
che ci sia una superficie di ascolto adatta e mi riferisco
alla nuova amministrazione. L'analisi di mio fratello
non si discosta dalla mia. Nel complesso lascia un po'
l'amaro in bocca la personalizzazione del confronto,
che si è verificata. La campagna a sindaco comporta
tutto questo, ma in qualche momento si è esagerato.
Capisco dalle sue parole che la campagna elettorale
è stata per Lei molto aspra e difficile. Interpreto
male ?
Ho sempre parlato delle strategie di “Mistretta nel
cuore”, non facendo riferimento agli altri. Qualcuno
dei supporters dall'altra parte si è, invece, lasciato
andare oltre misura, con invettive personali di dubbio
gusto, che non sono testimonianza di grande civiltà.
Comunque è acqua passata.
Per rimanere sugli episodi “caldi” di questo periodo.
La visita del Presidente della Regione ha suscitato
qualche contestazione, che voi avete criticato. Vuole
spiegare meglio come sono andate le cose ?
Una precisazione prima di tutto. Durante il comizio il
Presidente della Regione non ha minimamente
polemizzato con gli avversari. Parlando al mio
indirizzo mi ha invitato ad essere il Sindaco di tutti, ad
amministrare la città per il bene della collettività. Mi è
sembrato un bel gesto per un Presidente che ha
comunque un colore politico. Il messaggio finale della
visita è stato chiaro, di conferma al sostegno nei
confronti della città. Sostegno che ha sempre
dimostrato con i fatti. Quando alla fine stava per tornare
verso il centro è stato oggetto di attenzioni poco
simpatiche da parte di qualcuno. Un Presidente attento
verso di noi non meritava tutto questo. Non mi pare sia
stato elegante, tutto qui.
Vorrebbe dare qualche messaggio in conclusione ?
Il messaggio è di serenità. Le regole del gioco sono
queste, le accettiamo con tranquillità. Saremo in
Consiglio a sostenere iniziative utili per la città, la
nostra non sarà un'opposizione preconcetta. La nostra
sarà una presenza qualificata e vigile. Mistretta nel
cuore la si ha sempre, non solo alla vigilia delle
elezioni.
Pag.5
stato assorbito dalla mentalità delle nostre maestranze.
L'uso continuo e costante di quella filosofia di lavoro
costituisce l'attuale patrimonio storico.- architettonico
della nostra Mistretta. Ne sono testimonianza i nostri
palazzi, le nostre vie i nostri quartieri, ma anche i tanti
particolari che riscontriamo nelle numerose opere
realizzate nel passato. Ed allora, facciamo si che la
progettazione futura di qualsiasi lavoro od opera da
realizzare possa indurre il committente, specie se si tratta di
enti pubblici, a dare delle precise indicazioni al tecnicoprogettista, in modo da prendere in considerazione tutti gli
aspetti storici in cui l'opera troverà collocazione.
Se per il privato potrà costituire un onere finanziario
leggermente superiore per gli enti pubblici dovrebbe
costituire un obbligo. Tutto questo contribuirebbe
all'abbellimento della nostra cittadina. Ed è quello che si
aspettano i forestieri che visitano la nostra Mistretta. Non
dimentichiamo che i turisti ed i visitatori di degrado,
disordine, sporcizia, disservizi ne subiscono e ne
conoscono abbastanza, specie quelli che vivono in una
grande città . Non hanno bisogno di venire a Mistretta per
avvilirsi. Basta leggere le cronache o basta vedere i
documentari televisivi per accorgersi che ad essere esaltati,
dal punto di vista turistico, sono quei luoghi che diventano
ameni perché non contaminati dalle storture del progresso
e del consumismo.
Soprattutto convinciamoci che il turista bada di più alle
piccole cose ordinate, vivibili, pulite, comode. Piccole
cose che si possono realizzare subito. Si può ovviare a tante
piccole disfunzioni con un programma chiaro, ordinato, di
interventi che possono essere realizzati. In primis dalla
pubblica amministrazione ma anche dagli esercenti e dai
ristoratori e, perché no, anche dai singoli cittadini. Voltare
pagina su una serie di comportamenti poco accettabili,
significa creare un'atmosfera di benessere per tutti.
Bisogna creare un “protocollo” che faccia da regolatore dei
comportamenti che ognuno, per la propria parte deve
rispettare e facilitare. Molti paroloni si sentono, che non
hanno nè costrutto, nè logica. Molti parlano in libertà
poggiando le loro asserzioni senza suffragarle con dati
tecnici. Signori amministratori comunali se volete iniziare
bene il vostro lavoro, a favore di Mistretta, pensate di più
alle tante piccole cose da fare che sono prioritarie e
necessarie. Non sognate, piuttosto
cominciate a
camminare per i quartieri, nelle viuzze, tra le case
diroccate, spesso piene di rifiuti. Create percorsi turistici
che vadano oltre il corso o la villa comunale o la Chiesa
Madre. Mstretta è ben altra cosa ed i visitatori uscendo dal
Museo Cocchiera o dal corso principale debbono essere
sollecitati ad addentrarsi nel ventre cittadino, nel vero
“cuore antico”. Che non si ripeta più la storica
constatazione che abbiamo registrato in occasione della
“mostra denuncia” organizzata da Enzo Salanitro alla
“Casazza” grande. Molti amministratori e giovani arrivati
davanti al monumento dei caduti si domandavano: dove si
trova la Casazza? Qual è la strada per arrivarci?
Quante volte abbiamo scritto su questi aspetti nel corso
della nostra attività associativa! Continueremo a dare
suggerimenti, idee, progetti, collaborazione. Mistretta
deve stare nel cuore di tutti, senza distinzione alcuna, con
l'unico obiettivo di creare le premesse per uno sviluppo
condiviso.
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Eventi
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NUOVI DOCUMENTI SULL’ARCH. SILVESTRE MARCIANTE
Si completa l’autobiografia del co-fondatore della Società Operaia
“Da questo momento di riposo professionale fino alla morte
fisica non abbiamo di lui alcuna notizia , tranne quella già
citata del 1913, quando è ancora “ vivo e vegeto “ . Su data e
luogo della sua morte, così come era stato per gli avvenimenti
principali della sua vita , cala il mistero : che abbia trascorso
gli ultimi anni della sua vita fuori ( per esempio nel paese della
moglie, Benedetta Di Giorgio , che dal cognome sembrerebbe
forestiera ) ed i suoi eredi abbiano preferito seppellirlo presso
di loro anziché nella cripta della Società Operaia, da poco
edificata e decorata, che lo avrebbe accolto degnamente ?
Non ci è dato per il momento di saperlo , anche se alcuni tra gli
ultimi eredi in vita avanzano l'ipotesi di una morte avvenuta a
Catania . Speriamo dal canto nostro di aver tolto , con la
presente pubblicazione , la sua personalità , le realizzazioni ed
i meriti professionali, dall'oblio in cui erano caduti e di aver
aggiunto un altro nome alla lunga lista di amastratini, di
nascita o d'adozione, illustri, che spesso incompresi in vita,
trovano almeno dopo la morte il giusto riconoscimento al loro
impegno”. Questo è il brano conclusivo della biografia di
Silvestre Marciante curata dal dott. Giovanni Travagliato,
storico e socio dell'Associazione “Progetto Mistretta” in
occasione della ristampa in copia anastatica dell'opuscolo
“Nozioni sui diversi materiali da usarsi in un fabbricato”
A cura di Lucia Graziano
scritto dal Marciante e pubblicato nel 1862. Per un caso
fortuito, siamo ora in grado di svelare il mistero sulla sua
morte.
Nelle “Memorie” di Luigi Vasi, sacerdote e professore illustre
di San Fratello e contemporaneo del Marciante, il nostro
ingegnere viene citato per una perizia fatta intorno ad una lite
sorta tra il Vasi stesso ed il costruttore della sua casa. Perizia
che il Vasi considera di parte e ne evidenzia le incongruità
attraverso argomentazioni molto articolate. Da qui la
certezza che il nostro si sia trasferito e vissuto a San Fratello
dopo le nozze avvenute il 16 agosto 1874 con Benedetta Di
Giorgio. La cappella gentilizia del generale Antonino Di
Giorgio nel cimitero di San Fratello, porta i nomi di famiglia
Marciante-Di Giorgio. Il custode del cimitero non ha saputo
affermare con certezza che nella cappella vi potesse essere
tumulato anche il Marciante di cui parliamo. Come indicatoci
dallo stesso custode, abbiamo chiesto informazioni più
dettagliate all’ingegnere Giorgio Di Giorgio, nipote di
Emerenziana Marianna Marciante, figlia del nostro
Ingegnere Architetto Silvestre. L’ingegnere Di Giorgio in
seguito a delle ricerche sue personali, ha fatto pervenire
all'Associazione la fotocopia dell'atto di morte e una breve
biografia che pubblichiamo integralmente.
Il Centro Storico
Eventi
Maggio 2007
Il Centro Storico
Pag. 9
La lettera
Maggio 2007
Pag. 10
Egregio Direttore de
“Il Centro Storico”
Mistretta
___________________
Nel difficile tentativo di ridare fiducia alla politica e far riacquistare il senso
dell'orientamento ai Cittadini, in un paese in cui anche le rappresentanze istituzionali fanno
fatica a trasmettere il senso democratico delle stesse, si è assistito ad un esercizio retorico di
delegittimazione del nuovo modo di amministrare che si è voluto proporre ai Cittadini mistrettesi.
Le facili conclusioni cui si è pervenuti sono state che “ …… tanto, sono tutti gli stessi!
Lottano solo per garantirsi il potere ed amministrarlo secondo i propri interessi e le lobby che
rappresentano”.
Salvo, poi, continuare a stare a guardare. A criticare, ma a guardarsi bene
dall'avvicinarsi (per paura di essere schierati) e contribuire al cambiamento, costruendo insieme
ai pochi (che tali sono rimasti) quel “sogno” che qualcuno ha provato ad irridere con aria di
sufficienza e di chi era convinto di poter perpetrare il solito modo di amministrare la città.
Il “j'accuse” della lettera di Miriam Di Salvo, pubblicata a pag. 9 del numero di
aprile scorso, penso abbia potuto contribuire a risvegliare le coscienze dei mistrettesi. Quando
afferma che “il cittadino-elettore è corresponsabile del non operato dei politici” (o se si
preferisce, del cattivo operato) non v'è dubbio che dica il vero. Così come, ancor prima, il
Movimento “Insieme per Mistretta”, seppur numericamente modesto ma che ha potuto contare
sulla “vivace componente dei bergamaschi (primi ispiratori dello stesso) che ha trovato una
leaderschip naturale nel Preside Nello Di Salvo” i cui meriti sono stati richiamati anche dal
Direttore Responsabile di questa pubblicazione.
Ebbene, il cittadino ha reagito, smettendo di essere spettatore passivo ed è diventato
soggetto attivo nel momento di scegliere, nel segreto dell'urna, chi dovrà amministrare Mistretta
per i prossimi cinque anni. Ha dato fiducia all'Avv. Iano Antoci, espressione diretta del
Movimento e di quella nuova proposta presentata agli elettori, con immensa partecipazione
emotiva, onestà e spirito di servizio. E ciò nonostante siano stati disturbati pure i santi….!
Leggendo i risultati elettorali si evince chiaramente come la scelta di Iano Antoci a
candidato Sindaco sia stata una scelta apprezzata. E' riuscito ad ottenere più voti della stessa
lista che guidava, con un vantaggio, rispetto al candidato dell'altra lista, di quasi il 17%!
Determinante è stato anche il contributo apportato dal Dott. Giovanni Antoci, anch'egli
espressione del Movimento. Così come i risultati delle preferenze dell'altra lista hanno
dimostrato quanto chiara sia stata la risposta dei mistrettesi al precedente governo della città!
Certo, l'eterogeneità dell'alleanza che ha consentito questo risultato renderà meno facili
le scelte di governo della città, ma se vi sarà un'organica collaborazione da parte di tutti i
soggetti che costituiscono la nuova maggioranza amministrativa, non sarà difficile portare
avanti gli indirizzi ( e prima ancora il metodo) elencati nel programma sottoscritto da tutti i
gruppi della coalizione.
E' indiscusso che gli ispiratori del Movimento Insieme per Mistretta vigileranno perché vi
sia coerenza tra quanto proposto e quanto verrà attuato e non si asterranno dal denunciare
eventuali decisioni che non vadano in questa direzione.
Al momento non si ha motivo di pensare che ciò possa accadere.
Concludo augurando all'Avv. Antoci ed alla Sua squadra un sereno e proficuo buon
lavoro, tale che possa non far ricredere i Cittadini che li hanno eletti, amministrando
nell'interesse di tutta la città.
Bergamo,15.05.07
Franco Luccisano
Eventi
Maggio 2007
Pag.11
A San Giovanni il Primo Maggio
Foto cronaca Davide Ciccia
Il Concerto del Primo Maggio a San Giovanni è
ormai uno degli eventi musicali più importanti
dell’anno. A seguirlo quest’anno un fotografo del
Centro Storico che ci ha inviato questo breve
reportage che dà esattamente l’idea che si respirava
nella antica piazza di Roma in quella “magica
serata
La Foto Cronaca
Maggio 2007
Mistretta - si s-vota!
Fotocronaca di Giuseppe Ciccia
La Foto Cronaca
Maggio 2007
Maggio 2007
Un artista, … Conosciuto?
P
iù che l'artista si conosce il personaggio. Un
riferimento quasi mito della classe anni '50, in un
ambito sociale disorientato e muto. Manipolatore
innocente di emozioni, col suo gruppo musicale degli anni
'70, stimolo di pruriti adolescenziali alimentati da mielate
canzonette e toccanti melodie, gli si “addebita” la
responsabilità morale di storie sentimentali riuscite o fallite,
di speranze sottese e per sempre svanite.
Protagonista senza essere mattatore e pronto ad avvicinare
appassionatemente il bicchiere colmo di pastoso rosso rubino.
Amico a cui affidare il proprio cuore.
Al timbro di voce potente e ferroso di qualche anno fa,
corrisponde un'energica passione per l'arte.
Prediligendo la pittura, che pittura non è, Enzo Salanitro,
“pittore”, nasce a Catania lasciando nella sua città natale, oltre
la traccia anagrafica, piccoli segni di manifesti interessi
emersi pian piano e con lento metabolismo, nel corso della sua
esperienza musicale. La sua indole è un contrappunto di tanta
estrosità nell'impegno politico e sociale quanto di tormento
per la forte introspezione nell'espressione artistica. Due
essenze sovrapposte ed in continua interrelazione che
distorcono la sublimazione dell'attenzione al fare pittorico.
La titanica massa corporea del personaggio non trascende le
idee dell'artista, consistenti e contrastanti, usate più per
raccontare che per emozionare, tendenti ad esprimere
l'astratto e l'effimero, ma incapaci a collocarsi nell'etereo
mondo dell'Arte.
Per lui l'arte è una vicenda affascinante che consiste nel
paradosso di saperla, assolutamente, inutile. La usa e la
possiede come mezzo di comunicazione, la maltratta e la
disonora come fonte di esternazione di vissute emozioni.
All'interno la sua
anima è fucina in
continua attività
nella quale regna
una forte tensione
rivolta al genere
umano. La natura
lo interessa poco
in quanto concetto scontato.
L'artista è un
fermento che non
Pag. 14
Mario Lorenzo Marchese
è tendenza veristica e letteraria regionalistica, di estrazione
positivista, ma un maturato dialogo con la realtà in un
linguaggio giornaliero e senza formule accademiche. E' un
dialogo che assorbe molto della tendenza alla spiritualità dei
post-moderni, condividendo gli impeti reazionari e la
ribellione a formule “sessantottine” ritenute obsolete ed
usurate. Le stesse prerogative che in un clima di
esasperazione nazionale operano in maniera riduttiva nella
pittura privandola di molti contenuti e dell'apporto della più
nobile tradizione umanistica. La sua arte recupera momenti,
tende alla rivendicazione del sentimento non escludendo la
valenza romantica e si apre alle consuete e canoniche
tendenze della cultura letteraria ed artistica: la storia e la
poesia. Non è un acrobata della pittura anche se si nutre delle
tendenze avanguardistiche che rimugina dentro di se ed
amalgama. La sua “pittura” nasce da uno stato d'animo, un
moto spontaneo e si distingue perché è un curioso osservatore
delle novità e capace di una sintesi originale della propria
concezione stilistica.. Appare ingenua anche se non lo è. Per
lui il mondo che è invisibile agli occhi và ulteriormente
sottolineato, spiegato alla bestia umana, poiché non è
sufficiente renderlo ben visibile col cuore. Concede alle
metamorfosi dell'arte di invadere la sua produzione cogliendo
ciò che ritiene compatibile con il suo stile, il suo linguaggio, i
suoi oggetti.
I toni dei colori, quasi sempre, sono dominanti, forti, opposti,
simbolo del carattere delle figure fantastiche e mostruose che
rappresenta. Non c'è plasticità nella pennellata, la
composizione è piatta, la luce è inesistente, il lessico è crudo,
nudo e retorico. Un motivo dell'essere così controverso nasce
dalla compresenza di significati opposti tra loro, che
convivono nella completezza delle figure sovrannaturali
riprodotte. Visioni oniriche, surreali e soggettive portate
all'estremo delle ragioni dell'individualismo. Impegnato nella
visione di un mondo fondamentalmente irrazionale la sua arte
prelude ad una tendenza simbolista che generalizza,
attraverso le immagini, un'esperienza individuale ed
inconscia del mondo.
Però nella sua arte di soggettivismo assoluto non riconosco
alcuna carica propulsiva d'invito e d'incitamento tutto
terrestre, alla vita, alla giovinezza, oltre qualsiasi fatua
adulazione o ipocrita esaltazione, che nell'inesauribile vena
ritmica e nella foga, sa compiere il miracolo di non travalicare
mai, col suo entusiasmo,
la verità e il dolore che
spesso c'è nel sottofondo
della sua arte.
Il Centro Storico
Eventi
Maggio 2007
Pag. 15
Premiata a Licata Nella Seminara
A Licata è già giunto alla terza
edizione il concorso letterario, a tema
libero, denominato “Raccontiamo a
Licata” e simile al concorso “Maria
Messina”. I racconti, raccolti in
un'antologia, sono stati trenta e tutti di
grande valenza umana e culturale.
Anche Nella Seminara, partecipe al
concorso, è stata autrice di due racconti:
Un'amicizia vera e l'indifferenza si può
vincere.
Durante la cerimonia per la
presentazione del libro, avvenuta il 28
gennaio u.s. nella rilevante sede del
Teatro Comunale “Re”di Licata, Nella
Seminara ha ricevuto il premio della
menzione speciale per il racconto “L'
indifferenza si può vincere”. Il Sindaco
della città, rag. Angelo Biondi, le ha
stretto calorosamente la mano e
l'assessore alle politiche giovanili
avv.Giuseppe Fragapani, alla sua
sinistra nella foto, le ha offerto la targa
ricordo.
La motivazione: l'indifferenza è uno dei
tanti mali che affliggono l'umanità. I
valori della solidarietà, dell'altruismo,
dell'aiuto reciproco sono stati descritti
da Nella Seminara con semplicità e con
chiarezza mettendo in risalto
soprattutto la determinazione, la forza,
il coraggio fattori necessari e stimolanti
per affrontare le difficoltà quotidiane.
Così Nella scrive riferendosi al
protagonista della storia: Leonardo, con
quell'atteggiamento dimesso, seduto
per terra, insensibile alla pioggia,
sicuramente voleva inviare un
messaggio alla società, manifestare il
suo disagio interiore, raccontare a
qualcuno la sua sofferenza, chiedere
aiuto agli altri. Le persone sconosciute
gli passavano accanto, correvano, non
si trattenevano un attimo, distratte,
disinteressate, indifferenti. Lui era solo
in mezzo a tantissima gente, d'ogni
condizione sociale, indaffarata ad
ultimare commissioni, acquisiti,
incontri, relazioni. Ognuno pensava a
se stesso: i problemi degli altri non
interessano; basterebbe invece proprio
poco, una parola di conforto, un gesto
d'amore per sollevare il morale ad un
essere in difficoltà. “Uno sguardo, un
sorriso, una carezza, e dall'animo fugge
ogni tristezza”, così recita il poeta
Renzo Montagnoli.
Solo un gatto vagabondo si era
accostato a Leonardo. Anche lui, fra
tanta confusione, era solo, alla ricerca di
un padrone.
Era un animale randagio di colore
bianco, il contorno degli occhi fino al
muso, le zampe posteriori e l'interno
della coda di colore nero. Con quella
sua faccia allegra, con quel musetto
birichino, con il nasino rosa reso un po'
tumido e con quei baffetti bonariamente
ritti, che muoveva un po' in sù e un po' in
giù, si guardava intorno sospettoso,
roteando i suoi occhietti scuri. Chissà
da quanto tempo non mangiava!
Con la sua presenza, con gli occhi
languidi e con il suo respiro umido, che
si condensava in fumo per il freddo,
strofinando il suo corpo contro le
gambe di Leonardo, gli voleva
trasmettere calore, amore, forza e,
soprattutto, voleva fargli compagnia.
E' vero, l'indifferenza dovrebbe essere
sostituita dal bene e dall'amore verso il
prossimo attraverso il dono dell'amicizia sincera, fraterna, disinteressata e
gratuita.
I giovani licatesi del laboratorio teatrale
“Dentro la città”, magistralmente
guidati dalla regista Luisa Biondi,
hanno animato la serata intrattenendo
piacevolmente le tante persone
intervenute.
Sezione “A” riservato agli alunni delle scuole superiori
Sezione “B” aperto a tutti
SEZIONE LIBRI EDITI
Volumi di narrativa (racconti o romanzi)
pubblicati nel periodo Gennaio 2004 - Maggio 2007
PREMI SPECIALI
“Premio Maria Messina alla carriera”
“Premio Maria Messina Lingua Dialettale Siciliana”
Presidente della Giuria
Prof. Giovanni Ruffino
Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo
Scadenza 30 giugno 2007
Premiazione
Mistretta, 27 ottobre 2007
Visita anche: www.centrostorico.altervista.org e www.literary.it
Segreteria del Premio:
Associazione Progetto Mistretta - Via Libertà 185 - 98073 Mistretta
La nostra Storia
Maggio 2007
Pag. 16
La Villa Comunale nella Storia
Un escursus sulla genesi dell’Orto dei Cappuccini oggi Giardino Pubblico di Mistretta
Massimo Cannata
“Luogo di svago e ritrovo per le generazioni presenti, luogo
di memorie ed affetti per le generazioni passate”; questa è
l'unica riflessione che intendo fare nell'esposizione di questo
articolo, il cui scopo è quello di rendere al lettore
informazioni di carattere storico, lasciando le riflessioni
libere da ogni coinvolgimento emotivo che ognuno di noi ha
nel rapporto diretto con la villa “Comunale”. La storia
dell'Imperiale città di Mistretta è molto ampia quindi mi
limiterò a citare gli avvenimenti, dal 1568 ad oggi, che
interessano direttamente l'ex convento dei Padri Cappuccini.
Sulla fondazione del convento è stato conservato un
documento del 1569 scritto da Gen.P.Mario da Mercato
Saraceno e Prov. P.Paolo da Naso:
“Il venerabile convento de' PP. Cappuccini dell'imperiale
città di Mistretta, il quale prima era monastero di donne,
quali per decreto del Concilio Sagro Tridentino si erano
ritirate dentro la città. Secondo la relazione de' frati antichi
et anche come appare per un consiglio tenuto dalla città per
questo effetto a 3 d'aprile 13 indizione 1569, fu fondato nel
medemo anno dal R. P. F. Paolo da Naso Ministro
provinciale di tutta la Isola e Regno della Sicilia nel Capitolo
celebrato nella città di Polizi nell'anno secondo del primo
governo generalizio del M. R. P. Mario dal Mercato
Saracino. Al tempo del sopracitato P. F. Paulo da Catania
1604 si cominciò a fabricare la chiesa nuova avendo per
l'adietro officiato li frati in quella delle monache, nella quale
al presente vi è un quadro della Madonna de gl'Angioli delli
più belli vi sono nella Provincia nostra e forse nell'altre del
nostro Regno.”
Nello stesso anno di fondazione del convento, il giardino fu
annesso come “silva” al monastero dei frati Cappuccini.
Sicuramente le essenze vegetali presenti in quegli anni sono
soprattutto erbe medicinali, erbe aromatiche, piante da frutto
e fiori per la decorazione degli altari, così come vuole lo stile
del Medioevo. Certamente in seguito alle Crociate ci sarà
stato un notevole arricchimento di nuove specie.
Accanto alla chiesa di S. Francesco, la Casa Circondariale,
un tempo convento delle Benedettine, che vi dimorarono
fino al 1569, quando lo cedettero ai PP. Cappuccini
trasferendosi nel nuovo convento di S. Maria del Soccorso.
Fu solo nel 1604 che i Cappuccini edificarono l'attuale
chiesa, costituita da un'unica navata ricca di sculture e
dipinti. Le opere più interessanti conservate in questa chiesa
sono: la Pala della Madonna degli Angeli di Scipione
Pulzone del 1588, l'Altare Maggiore ligneo del Sac.
Biffarella del 1742, la Sacra Famiglia con Sant'Anna ed
Angeli di Antonio Catalano del 1599, la Deposizione,
attribuita ad Antonello de Saliba, del XVI sec.; in ultimo, un
Crocifisso ligneo con 68 formelle ognuna delle quali è un
reliquario. Le tele sono inserite in cornici lignee che
sovrastano tutti gli altari, anch'essi di legno.
Dalla relazione del luogo dei Frati Minori Cappuccini del
1650 si evince che: ...“ Il Convento de' Frati Minori
Capuccini della Città di Mistretta, della Provincia di
Messina, situato fuori le mura di detta Città, Diocese di
Cefalù, distante un quarto di Miglio da detta Città, fù
fondato l'anno 1569, col consenso dell'Ordinario Diocesano,
ad instanza di 'quei Popoli, e con le loro Elemosine fabricato,
et eretto secondo la povera forma Capuccina, con Celle
numero 27. Ha la Chiesa sotto il titulo ed invocatione della
Madonna del Succorso. Il detto Convento, oltre l'horto
contiguo, ch'è della Sedia Apostolica, come è pure il
medesimo Convento, non possiede entrate.
Vi habitano di fameglia Frati 19: sette Professi, e dodici
Novitii: Sacerdoti: Il P.re fra Gioseppe dell'Alcara; -Il P.re
frat'Illuminato da Mistretta; -Il P.re frat'Angelo da San
Marco; -Il P.re fra Filippo d'Alì. -Laici: Fra Ruffino da
Nicosia; -Fra Gregorio della Rocca; -Fra Daniele di
Mistretta. Novitii numero dodici: Chierici sei e Laici sei; -li
quali si sostentano con l'Elernosine somministrate dalla
pietà de'Popoli, e gl'Infermi si curano nel medesimo
Convento, quale hoggi è luogo di Novitiato, ed altre volte v'è
stato il novitiato, e vi possono stare frati più dì quelli che vi
stanno.
Non ha il detto Convento alcun peso ( ... ). Noi infrascritti
(... f. 28v) Mistretta, a di 3 di Marzo 1650
Io frat'Angelo di S. Marco, Vicario, Co..fermo ut sup.a.
Io Frat,Illuminato da Mistretta, sacerd.e,Cap.no, deputato,
confirmo ut supra,
Sigillum: Imago B.M.V. de Succunsu; inscriptio ex parte legi
potest: ...”
N e l l ' a n n o 1 6 5 6 F. A n t o n i n o r i a c c o m o d a i l
convento…”L'anno 1656 di nostra salute, essendo li
corridori e celle fatti parte con tavole e parte con canne e
gesso, si fece il primo, cioé quello all'entrata di porta di
battere, voltato a damusetto di gesso et anche le celle. L'altri
dui F. Antonino paesano e maestro di muro l'accommodò
anche alcune celle col suo tempo, quando un pezo e quando
un altro, per essere impiegato alle volte dal'ubbidienza al
lavoro d'altri conventi, basta che prima della sua morte, che
fu l'anno 71, erano acommodati.”
Nel 1656, anno in cui il convento fu ampliato e modificato,
l'allora silva viene trasformata in orto e si ha la coltivazione di
specie di interesse agronomico.
“L'anno 1675 si principiò la sagristia pigliandosi la prima
cella et il corridoretto che s'andava alla portaria allora per
non fare il giro si fa al presente, ritrovandosi il portinaro in
coro. La porta di detta sagristia era prima armaro dove si
conservavano le cosoline attinenti ad essa, perché il coro
serviva per uno e per l'altra come in alcuni altri conventi si fa.
In particolare al mio paese nel quale per la strettezza del
luogo non vi è speranza di potersi fare sagristia separata.
Nel 1684 si è svolto in detto convento il Capitolo Provinciale
che: “Celebrossi Capitolo provinciale in questo convento,
essendo il settimo quest'ultimo e novantesimo della
Provincia, convocato dal R. P. fra Bernardo da laci a 30 di
giugno 1684 e riuscì di molto gusto de PP. Vocali e applauso
de secolari quali con larga mano somministrarono ogni
necessario e con splendídezza a tal funzione per il che ne
restarono molto edificati e satisfatti i PP. capitulari
solamente con un puoco di scomodità di celle e perché questa
città, oltre la divozione ordinaria porta alla nostra Religione,
Il Centro Storico
La nostra Storia
Maggio 2007
nell'occorrenze di celebrarvici Capitolo maggiormente lo
riceveva a favore et avanzavasi in essa in somministrarvi il
bisogno, si determinò in qu'esto di farsi un'altra puoco di
celle. E così nell'anno 1687 si determinò d'assegnare il
luogo di fabricare un nuovo corridore, avendosi ultimato e
fatto il decreto di farlo nel sopracennato Capitolo dell'84, si
designò farsi a porta di battere sopra il corridore e la scala si
faceva fuori a lato la cappella del Crocifisso. Alcuni paesani
pretendevano col tempo fare il coro sopra la porta della
chiesa, ma il modello ora tale che escludeva questo, mentre
per dove si doveva passare per andare veniva stanza di
libraria-, vedendosi exclusi del preteso intento fecero istanza
di nuovo alla Diffinizione non piacerli farlo sopra il
corridore ma in altro luogo, per la qual petizione si mandaro
li dui mastri fabriceri di nuovo per fare nuovo modello in
altra parte, quali giudicarono fare le celle e tirare il
corridore sopra il lavatoio verso la chiesa di S. Caterina,
come si fecero in breve tempo per l'inclinazione de' paesani
et industriose maniere del padre Illuminato Guardiano e
paesano di casa Titi e di tratto coi secolari.”
La storia della Chiesa, che in principio era conosciuta con la
denominazione di Santa Maria degli Angeli, vede un vuoto di
quasi duecento anni, nei quali l'attività religiosa degli
amastratini non viene meno, infatti nelle statistiche e nei
necrologi dei PP.Cappuccini, vengono citati un centinaio tra
sacerdoti, chierici e fratelli;
”questa gente di Mistretta fra l'altre del Regno ha avuto
sempre nome di divota et affezzionata alle cose spirituali
come si vede coll' esperienza nel frequentare le chiese e nella
settimana santa vanno a visitare li sepolcri le confraternita
battendosi in sangue a tre e quattro centinaia per una…
…e viddi battere pure in sangue un piccolino d'anni 4 che lo
portava in braccio il propio patre con tal devozione che
eccitò li riguardanti a compunzione e pianto”
Nel 1806 si registra una “questione di questua fra i
Cappuccini di Pettineo e i PP Riformati di Mistretta per i
diritti di questua nel territorio di Motta d'Affermo”
Tra il 1844 e il 1854 si sono avuti dei malcontenti nella
popolazione contro i PP.Cappuccini dovuti alla “Lettera del
Diffinitorio al Rev.mo P.Procuratore Gen.le per non
accordarsi la fabbrica delle botteghe in Mistretta” ed alla
“Lettera del Rev.mo P.Generale per la permuta di un
pezzetto di terreno attiguo alla clausura dell'orto nel nostro
Convento di Mistretta” che a seguito dell' ART. 20 legge 7-71866 N° 3036 “Sulla soppressione degli Enti Ecclesiastici”,
hanno fatto si che il Comune, applicando questa legge, in
seguito a delle sollevazioni popolari (il 29-01-1866 fu
incendiato il convento e la richiesta di indennizzo fu
rifiutata), una delibera del consiglio, presieduto dall'allora
Sindaco Salvatore Marchese, destinò, il 17 Novembre 1866,
Pag.17
l'orto dei Cappuccini a zona di pubblica utilità trasformando
l'orto in Giardino Pubblico ed il Monastero in “Pubblici
uffici”. "...Che trovasi nel più bei centro ami nel coro della
città, contigua alla strada principale basolata e carrozzabile
che metterebbe in comunicazione tre quartieri della città,
insomma trasformerebbe la fisionomia materiale della città,
alquanto muta in una bella e risolente forma, la città in pochi
mesi diverrebbe il desiderio e l'ammirazione dei paesi
circonvicini..”
Il 26-04-1868 l'ing. Ignazio D'Onofrio Aversa consegnò il
progetto della Villa la cui conformazione, tutt'oggi, è rimasta
in linea di massima uguale al progetto originale ispirandosi
allo stile italiano che deriva dal modello del giardino
medievale, circondato da alte siepi di disegno geometrico.
Tra il 1873 ed il 1879 furono acquistate 546 piante dall'orto
botanico di Palermo e da diversi vivai per un prezzo di
1.193,50 £. Le piante erano contrassegnate da una targhetta in
rame, caratteristica delle piante dell'orto botanico di Palermo.
Nel 1875 la Villa fu delimitata da muri di pietra costruiti da
mastro Sebastiano Cannata e gli stessi sormontati da
un'inferriata costruita dal mastro ferraio Andrea Marinaro.
Nel 1876 furono acquistati 40 sedili dalla ditta Di Maggio di
Palermo per 1560 £.
Nel 1879 furono acquistati dei fanali dalla ditta Savattiere di
Palermo per 462 £. e 42 candelabri dalla ditta Di Maggio
Nel 1883 vi fu un altro appalto per la fornitura di 36 fanali
(40,80£ cad) e 20 candelabri (71,40 £ cad.) per la Villa.
Nel 1878 si è avuta l' Approvazione del primo regolamento
della Villa Pubblica 07 - 09 1878; Il consiglio fu convocato
alle sette pomeridiane dall'allora sindaco Cav. Di Salvo
Giuseppe e fu discusso ed approvato in terza seduta e prima
convocazione alla presenza di quindici consiglieri, il
regolamento del nuovo spazio naturale urbano per i cittadini.
Nel 1879 si è costruita la vasca e per l'inaugurazione della
stessa furono ritirate cinque anatre da Palermo e vi furono
collocate rare piante acquatiche. Nel corso della sua storia la
vasca ha anche ospitato, ed ospita tutt'ora, parecchi pesci. Nel
1887 venne modificato il regolamento della villa comunale "
I giardinieri devono essere gentili, manierosi e compiacenti
con coloro che visitano la villa, siano paesani o forestieri, e
soddisfare alle domande che venissero loro dirette circa il
nome e specialità delle piante, erbe e fiori che sono obbligati
di conoscere. "
A sette anni dalla sua morte, il 2 Giugno 1889, la villa prende
il nome dell'eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi ed al
centro viene collocato il mezzobusto in marmo “ ad eterna
ricordanza” realizzato, a Roma, dall'artista amastratino
Marullo nel 1884 e commissionatogli dal Comune di
Mistretta che lo manteneva agli studi, prima di Roma poi di
Palermo, con un sussidio.
Il 2 Giugno 1901 in occasione della nascita della Principessa
Jolanda Margherita di Savoia, primogenita del re d'Italia
Vittorio Emanuele III, il Sottoprefetto Vittorio Angius inviò
un documento in cui invitava tutti i Comuni del regno a
piantare una Quercia ”..simbolo di forza, di vetustà, di
gloria..” ……”l'albero che meglio possa ricordare ai tardi
nepoti la concordia di fede e di amore che lega Popolo e Re
d'Italia”… ”cresca vigoroso e, sfidando le ingiurie del tempo
edace, dica al suo Re che all'ombra di questa Quercia si
riuniranno i figli d'Italia per procedere con lui alla conquista
della civiltà”… Non si hanno più notizie della Quercia
piantata in presenza dell'allora Sindaco, avv. Sebastiano
Paparello.
Il 02/02/1905, con la delibera Consiliare n° 5, il Consiglio
“ad unanimità di voti palesi, approva il regolamento per il
servizio della Villa e dei pubblici passeggi”.
Il Centro Storico
La nostra Storia
Maggio 2007
Nel 1954 si chiede la riapertura del convento la cui votazione
del 1961 per il contenzioso tra comune e vescovo si risolverà
con la non riapertura dello stesso e con la ricognizione, dopo
l'incendio di Mistretta, delle reliquie del Beato Felice, nel
1962.
Il 25 novembre 1956 fu collocato nell'attuale posizione il
busto di bronzo del Cav. Vincenzo Salamone, opera dello
scultore Benedetto Balisteri; promotrice di questa iniziativa
fu la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Mistretta, la quale,
con l'aiuto degli altri sodalizi e dei cittadini, aprì una
sottoscrizione per raccogliere i fondi da destinare alla
realizzazione dell'opera.
Nel 1993, pochi mesi dopo la morte del magistrato Giovanni
Falcone, venne piantato un carrubo; l' ALBERO FALCONE COLTIVARE LA GIUSTIZIA PER FAR CRESCERE LA
CIVILTA'- MISTRETTA AI CADUTI DI MAFIACosì come il carrubo, piantato in ricordo di Giovanni Falcone,
potrà crescere e maturare, anche le idee di un uomo che si è
battuto per la giustizia potranno maturare e rendere giustizia
al suo, e di tanti altri, sacrificio!
Nel 1994-95 viene rifatto l'impianto di illuminazione e
l'impianto idrico della villa. I candelabri ”spariscono”,
depauperando quello che ognuno di noi considera un
patrimonio: quello che noi ed i nostri predecessori hanno
vissuto in quel, a volte sottovalutato, giardino pubblico.
Anche il paese perde questi beni; l'ultimo candelabro
originale rimasto lo si può trovare di fronte l'ingresso
principale della villa “Chalet”.
Il Comune di Mistretta in data 01-06-2004, in collaborazione
col Parco dei Nebrodi ha collocato all'interno della villa due
pannelli che ne descrivono gli aspetti botanici e planimetrici,
rendendo al visitatore una visione chiara e significativa del
bene di cui può fruire.
Attualmente all'interno della villa sono presenti 117 specie
botaniche differenti; la caratteristica che rende unico il
giardino “Garibaldi” è l'imponente presenza di specie che
vivono in climi temperati freschi; infatti la presenza di alcuni
cedri, picea, abies non è riscontrabile in nessun altro giardino
dell'isola. Anche la presenza di diverse piante di Platani
impollinatori rende questo luogo ricco di fascino.
Negli ultimi anni la causa principale della morte di alcune
specie arboree (ricordiamo nel 1998 il taglio del magnifico
Pag. 18
esemplare di Sequoiadendron giganteum), è stata il marciume
radicale spesso dovuto al fatto che, dovendo curare i fiori
piantati nell'areale di occupazione delle radici, un eccesso di
umidità ne ha causato la marcescenza, oppure la presenza della
pavimentazione all'interno della villa ne ha limitato
l'aerazione. Un importante problema fitosanitario è stato
causato dalla grafiosi dell'olmo (dovuta al fungo "Graphium
ulmi" ). La relazione fitosanitaria sulla villa comunale
"Giuseppe Garibaldi" è stata curata dalla dottoressa Giuseppa
Scarito (Facoltà di Agraria-Palermo-1993) e si trova nella
Biblioteca comunale di Mistretta.
Nel 2006 sono stati finanziati dei lavori per circa 500 mila
euro; allora è auspicabile che gli interventi che saranno
adottati riescano a conservare un monumento storicopaesaggistico che è patrimonio del visitatore.
La soppressione della Deputazione e la mancanza di personale
negli ultimi anni è stata causa di un certo degrado sotto
l'aspetto quali-quantitativo; si spera che la sorte di questo
monumento verde non sia lasciata ad un destino dovuto a
scelte a volte non troppo razionali.
Il Centro Storico Anno IX
Difesa del Centro Storico di Mistretta - Cultura - Cronaca- Dialogo
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Il Centro Storico
Il racconto
Maggio 2007
Un sogno di sale
Seduta sulla battigia, guardava il sole sprofondare a vista d'occhio
tra le onde color dell'oro rosso mentre bioccoli di nuvole bianche,
che si facevano rosso-arancio attorno al cerchio arroventato del sole,
tappezzavano il cielo, accesso nei colori forti del tramonto. Uno
stormo di gabbiani planava lieve contro il sole, altri volavano a pelo
d'acqua, per tornare a volteggiare in alto con battiti d'ali ampi e
leggeri. Al largo, come un punto lontano, una nave solcava le onde
scintillanti, mentre piccoli pescherecci venivano spinti in mare dai
pescatori coi pantaloni arrotolati alle ginocchia e il torso nudo, arso
dal sole. Lei guardava e la sua mente si perdeva come un bimbo tra
le pieghe del mare e del tramonto.
Era così che Maria colmava la sua solitudine da quando sua madre
era fuggita con un marinaio, portato lì dalla tempesta e strappato ai
flutti da suo padre che ci aveva rimesso anche la rotula di un
ginocchio: aveva il cuore tenero, mastru Turi, ma chiuso e
silenzioso come un forziere abbandonato negli abissi.
La madre si vestì per giorni degli sguardi del marinaio, poi raccolse i
suoi quarant'anni e le sue cose e prese il largo con lui senza
rimpianti, cullando il suo sogno bambino tra le onde inquiete della
notte.
Suo padre tacque come fosse una statua di alite e la sua pelle,
avvizzita dal sole e dalla salsedine, gli scolpì sul viso un ghigno
amaro che parve intrappolarlo in sé per sempre.
In paese, quattro anime e un mare avaro, Maria diventò “a figghia ra
buttana” e Mastro Turi “ddu piezzu ri curnutu pacinziusu”. Lui
continuò a salpare con la barca e la lampara, ad ogni far di luna, e lei
si rifugiò nei suoi silenzi che spartì con le onde del mare che
andavano e venivano, incessanti, si empivano dei suoi pensieri e li
portavano lontano, dove nessuno avrebbe mai potuto udirli. E il
mare, coi suoi flutti, le sussurrava parole sapide e sicure.
Lei le chiudeva in cuore e tornava a casa tranquilla, con la pelle
umida e salmastra. Lo sciabordio del mare ne cullava il sonno e il
primo grido dei gabbiani, all'alba, la strappava ai sogni.Una sera
d'agosto, accoccolata sulla spiaggia, si lasciava carezzare dalla
brezza che le onde le alitavano sul viso, giocando tra i suoi riccioli
castani, quando una voce sussurrò inattesa alle sue spalle. Lei
trasalì. Un ragazzo dalla pelle come l'ebano lucente, brillante di
minuti cristalli di sale, le sedette accanto e fissò lo sguardo sulla
nave che spariva lentamente all'orizzonte.
Gli occhi verde smeraldo e i denti bianchissimi parevano gemme
preziose, incastonate nell'ovale del viso dai lineamenti morbidi,
perfetti. Le spalle larghe, i fianchi stretti, gli davano un aspetto
statuario. Era una bellezza fuori dal comune che le piovve addosso
all'improvviso, come manna dal cielo. Le parve un'allucinazione
dovuta al sole che le aveva picchiato in testa per tutto il pomeriggio.
- Come ti chiami? Riuscì a chiedergli, impacciata. Said…e tu sei
Maria il suo sguardo le disse, in un momento, che sapeva tutto di lei.
Come un ladro l'aveva osservata nel silenzio e ne aveva già rubato
gli occhi color delle castagne d'autunno, la bocca come polpa di
fragole mature, il corpo sinuoso da cerbiatta e i suoi silenzi spartiti
con le onde.
Anche Said veniva dal mare, forse i marosi, che avevano raccolto i
suoi silenzi e vi avevano letto i suoi pensieri e i sogni, lo avevano
cercato all'altro capo della terra per condurlo a lei. Più dolce e tenero
di un sogno c'è solo un sogno che, per uno arcano miracolo del mare,
assume carne ed ossa e si fa reale. - Sto qui da due settimane, sono
dell'equipaggio di quella nave ormeggiata in porto - disse Said - Ti
ho vista ad ogni tramonto, pensavo aspettassi qualcuno.
Lei guardò verso il porto e vide la nave di Said, poi disse: - No,
vengo qui per ascoltare il respiro del mare. Lo amo anche quando ha
il fiato grosso, minaccia e sputa in faccia i suoi schizzi salati Parlarono per ore, mentre il sole sprofondava dolcemente tra le
onde, cedendo il posto alla luna che si levava a colorar d'argento le
spume cristalline e inquiete. Parole, sorrisi, sguardi, sussulti del
cuore… Il silenzio era sparito…
Quella notte lo sciabordio del mare tornò a cullarla ma il suo sonno
s'illuminò d'immenso e vestì i colori accesi dell'amore tenero e
giocoso dei vent'anni. E lei sognò quegli occhi di smeraldo, i denti
come perle, e la pelle d'ebano, rilucente di minuti cristalli come
punte di diamanti… Il suo cuore straripava di una tale gioia che la
faceva parlare e ridere nel sonno. Mastro Turi, col suo ghigno
amaro, la guardava frastornato. I tramonti che seguirono furono i più
Pag.19
- Mariangela Biffarella
dolci che potesse mai sognare. Le giovani, belle come lei,
mietevano le messi di sorrisi e sguardi che i ragazzi coltivano nel
cuore. Lei no. Per lei,“a figghia ra buttana”, Said era la prima messe
ed era il mare amico che glielo aveva dato e nulla li avrebbe potuti
separare. Questo si diceva ogni notte Maria quando chiudeva gli
occhi e la sua mente proiettava nel buio il viso di Said e ne empiva le
pareti nude.
Ma fu proprio in quei giorni che Mastro Turi , stanco di salpare tutte
le notti con la sua lampara per tornare all'alba con le reti vuote,
decise di emigrare. Si era diffusa, come febbre contagiosa, la
smania di partire per l'America. Alcuni marinai raccontavano
prodigi di quel mondo dove, a detta loro, anche a mendicare si
facevano i dollari a palate e lui era stanco di vedersi compatire dagli
altri pescatori. Le loro mogli li attendevano per sistemare insieme il
magro bottino di sarde sotto sale, lui invece era rimasto solo come
un albero maestro senza vela. E poi, aveva quella figlia da maritare.
Con quali soldi le avrebbe fatto un po' di dote?
Certo, era bella la sua Maria! Ma con quella storia della madre…
Lui lo sapeva come andavano le cose al suo paese…“mala fimmina
a mà, mala fimmina a figghia!” Come cambiare la testa di quella
gente, dura come la roccia di salgemma? Gli sembrava un salto nel
vuoto, ma doveva chiudere gli occhi e buttarsi. Maria vide sbucare
dal nulla una valigia di cartone grande come un baule e si sentì
morire. Quello che solo un mese prima l'avrebbe fatta impazzire di
gioia, giungeva ora, come un fulmine d'agosto, a sconvolgerle la
vita. Mastro Turi non era buono a spiegare le sue ragioni: - queste
sono cose da femmina! - diceva - figurarsi poi se era buono a
confortarla!
Maria non disse nulla a Said, quella sera, ma lo strinse forte a sé e ne
aspirò il profumo della pelle per empirsene il cuore. Un tramonto
speciale li vide l'uno tra le braccia dell'altra, mentre il sole si tuffava,
come un'immensa arancia rossa, tra le onde placide del mare e le
cicale concertavano ruffiane tra le canne. In capo a un mese,
Mastro Turi aveva completato i preparativi, proprio quando Maria
capì di avere dentro sé un piccolo Said. Spettri della partenza erano i
mobili coperti da lenzuola… Maria li guardava e piangeva. Mastro
Turi non capiva. Proprio a lui doveva capitare?
Lui non era buono a capire le femmine! Se lo fosse stato, sua moglie
non l'avrebbe lasciato a fluttuare tra i marosi come un inutile relitto.
Ed era in quei momenti che la malediva: pazienza per lui - pensava
disperato alzando gli occhi al cielo - ma quella figlia…- Santo
diavolone! Fosse stata un maschio!.. Ma una femmina… Che ci
capiva lui di femmine??! - Non ci voglio venire in America, papà! - Ma perché, santa figghia mia! Che… ti piace stare qui a morir di
fame? - No. Ma non voglio! - Ma proprio tu dici questo, che qui ti guardano male e non trovi
nessuno che ti piglia? Oh, Santo e Santissimo, Maria, non mi fare
uscire pazzo! Lo vedi che sono solo e mi confondo? Dimmillo, santa
figghia: chi vui?!
Maria non sapeva come dirglielo: fosse stata solo la pelle di Said…
Ma sapeva di essere andata al di là di quanto Mastro Turi potesse mai
accettare.
Così non disse nulla. Raccolse le sue cose e se ne partì con Said tra
le brume inquiete della notte.
Mastro Turi la cercò disperato. Non era buono ad esprimere i suoi
sentimenti - santo diavolone - ma le voleva bene a quella figlia
bella: l'unica cosa buona della sua vita, si diceva sempre.
- L'avete vista la mia Maria, Mastro Peppe?E quello, col viso chino a rammendar le reti - Si che la vitti, mastru
Turi, u saccu ri soccu è chinu spanni! Voi gli occhi li dovevate
tenere aperti!
Si trascinò a casa come un pesce arpionato. Valige, biglietti per
l'America… che ne doveva fare ormai?
Duro come una statua di sale, con il suo ghigno amaro ancora più
profondo, mastro Turi riprese la sua barca e la lampara e tornò a
solcar le onde ad ogni far di luna, come un inutile albero maestro
senza vele.
Maria lo cercò nei suoi tramonti, lo vide triste e solo tra le brume del
mare e nei suoi sogni.
Le pianse il cuore, ma non trovò il coraggio di cercarlo.
Il Centro Storico
Il Concorso
Maggio 2007
Pag. 20
LE RECENSIONI INEDITE SULL’OPERA DI
MARIA MESSINA
A cura di Lucia Graziano
Se Sciascia ha riscoperto Maria Messina rendendole
giustizia per essere stata dimenticata dal pubblico e anche
dalla storia letteraria, l'Associazione Progetto Mistretta ,
ha contribuito attraverso la istituzione del premio a lei
intitolato, alla divulgazione del suo nome e della sua
opera sconosciuta ai più. La pubblicazione di un articolo
di Melo Freni sulla Gazzetta del Sud su Maria Messina
con particolare riferimento all'opera svolta dalla nostra
Associazione, non può che renderci orgogliosi.
Maria Messina appartiene a quella schiera di donne
scrittrici che nella prima metà del novecento si cimentano
nello scrivere. Sappiamo che la mentalità è ostile alle
donne, come dimostrano i giudizi di scrittori illustri quali
Luigi Capuana e Zuccoli preoccupati che la letteratura
stia per cadere in mano delle donne che “non potranno
apportarvi nulla di nuovo.”
Le donne hanno un ruolo importante nella trasformazione
economica della nazione, soprattutto come telegrafiste,
maestre, contabili, operaie, ma l'immagine dominante
rimane quella di angelo del focolare.
Di fronte a questo difficilissimo contesto culturale, le
donne scrittrici, per essere prese in considerazione,
cercano in tutti i modi di inserirsi nelle varie correnti
letterarie imitando modelli maschili. Ma la loro
espressione letteraria è sempre considerata marginale.
Come se non bastasse, la scienza positiva, dopo aver
indicato le differenze fisiche e psichiche della donna
rispetto all'uomo, conclude che la donna non è adatta alle
fatiche della mente.
Nelle lettere scritte a Verga, Maria Messina esterna al
maestro le difficoltà ad inserirsi nella cerchia letteraria
del tempo senza avere la minima percezione che questo
dipenda dal suo essere donna. Situazione che non
migliora con il fascismo dove viene esaltata la donna
fattrice, continuando ad avanzare riserve sulle facoltà
intellettive delle donne.
In questo stato di cose, le donne scrittrici, come sostiene
Watson nel 1975 “come gruppo minoritario, adottano
forme di strategia per inserirsi, il verismo può delinearsi
come uno strumento attraverso il quale le scrittrici di
fatto iscrivono la loro esperienza di donne nel lavoro,
parlando della condizione femminile, della donna per lo
più vittima, ma lo fanno indirettamente, attraverso
strategie che consentono loro di proteggere se stesse,
simultaneamente disvelando e celando la loro posizione '
sovversiva ' nei confronti della tradizione letteraria ai cui
margini sono collocate. E proprio il tono dimesso,
sommesso, quasi appiattito che fa paragonare Messina
ad un Verga «impoverito e dimidiato», come nascosta
dietro la voce narrante del descrittore imparziale,
consente alla scrittrice di far risaltare la tragedia
femminile, in quanto finisce per evidenziare - attraverso
la sua partecipazione,
i meccanismi sociali che
favoriscono l'oppressione della donna”. (da I Colori del
Silenzio, C. Barbarulli e L. Brandi, Tufani Editrice,
Ferrara , 1986)
A questo proposito pubblicheremo delle recensioni fatte
alle sue opere nelle varie riviste letterarie del tempo da
autori come Valentino Piccoli, Giuseppe Antonio
Borgese ecc. dove la fama di scrittrice di un certo spessore è
evidente anche se non sono mancati i pareri discordi da parte di altri
critici letterari. La ricerca è stata effettuata presso la Biblioteca
Braidense di MILANO.
Il Centro Storico
L’intervento
Maggio 2007
Il Centro Storico
Pag. 21
I Libri
Maggio 2007
Il nuovo libro di Alfonso Marchese
Pag. 22
Pagina a cura Giuseppe Ciccia
SBARCO IN SICILIA
Nella vita di ognuno, succede questa stessa cosa: che
l'infanzia a un tratto sparisce, se ne va.
Sono ormai perduti quegli anni in cui fu bello imparare a
leggere, a scrivere, scoprire l'acqua del mare, vedere le nuvole
del cielo, raccogliere fiori, toccare con le mani il tronco di un
albero, appoggiarvi sopra la guancia, trovarlo liscio.»* (da La
ragazza di nome Giulio di Milena Milani ).
… allora, questo tempo odioso che scorre e corrode, pervade e
travolge, che lascia indietro un sentimento e l'immagine di noi
e di un mondo che era insieme il nostro bene e il nostro male, è
già, dunque, la rappresentazione della vita col suo sapore di
sogno, di incanto, di illusione? La vita, già col suo carico di
dolore, di malessere, che subito ti affronta impietosa per
piegare il giovane virgulto? … Intanto, però, cresce la forza
dell'animo e insieme l'intelligenza delle cose che aiutano il
sentimento a farsi amore; il risentimento a farsi pietà. E la vita
è un bene grande, un dono. Lo si capisce proprio ricordando.
Col beneficio della memoria che nel rivedere i fatti rimescola
la storia di noi e del nostro mondo e ci restituisce un insieme di
verità e realtà, a volte, un resoconto che lega persino nostalgia
e ironia. Si può anche ridere di sé, raggirare la malasorte,
infrangere il muro della malvagità. Superarsi con la forza
della bontà.
Ecco, quindi, la cascata di sentimenti, emozioni, pensieri che
mi ha suscitato la lettura di “Sbarco in Sicilia” (ed. Il filo,
prefazione di Sergio Zavoli) di Alfonso Marchese, secondo
romanzo di una trilogia iniziata con “Uno stradivari in Sicilia”
(ed. Stampa Alternativa) e che si completerà con un terzo,
prossimo ad uscire.
L'impalcatura e la trama dello “Sbarco” si incastrano
perfettamente in una solida concezione classica dell'unità
aristotelica di spazio, tempo e luogo che mette subito di buona
lena chi ama gustare il piacere della lettura. La preparazione
della trama è accuratamente pensata in un limbo di preesistenza, che riesuma figure scomparse, l'amaro dell'amore
struggente, a sua volta simbolo della perdita per la violenza
incontrollabile (“indecente” dice l'autore) della morte, del
destino. Tali riesumazioni aleggiano nell'animo del fanciullo
straziato da un dolore così feroce quanto precoce e
indescrivibile se non con gli strumenti taumaturgici della
letteratura, che sa della vita quanto basta a medicare l'algòs, il
dolore del ritorno, la nostalgia appunto. Questi strumenti sono
il racconto e l'ironia. Il poter parlare di sé, della propria storia,
è operazione socratica di sapienza, preludio all'ironia, stadio
avanzato di maturità. Entrambi sono assieme legati dalle due
presenze vitali e salvifiche: la Madre, avvolta nel suo manto
(anzi, nel suo sciallùni) di carità, veramente regale, e Mario,
l'amico-filosofo, o più semplicemente l'amico dal cuore
grande, che tutti vorrebbero avere e ritrovare (alla Uhlman,
piuttosto che il Nuto pavesiano de “La luna e i falò”) dopo
tanti anni, magari di traversie, così intatto, incolume nella
purezza dei sentimenti (a fàvula) e della ragione.
Insieme a questi, che, in merito alla vicenda, spontaneamente
mi è occorso di chiamare personaggi della pre-esistenza, il
romanzo agilmente si snoda in un susseguirsi di racconti legati
tra di loro dalla trama del luogo e della lingua, quel “parlato”
mistrettese a cui Alfonso non ha voluto giustamente
rinunciare, consegnando alla letteratura, in pagine
indimenticabili, figure
come Ciullùni,
Vi c i n z i n u P i t a t t a ,
Menzù. Creazioni, sì,
ma solo in parte; perché
questi personaggi sono
realmente esistiti e, ora,
per la penna di Alfonso
Marchese, continueranno a vivere nel ricordo di quella miseria che
paradossalmente ha
fatto la loro grandezza.
Altre storie fanno parte
di questo “Sbarco” in
una Sicilia che non
appartiene né al realismo europeo, né allo
stesso verismo siciliano
e che conserva, invece,
un certo alone magico di sapore arabo e orientale, inscritto
nella cornice di un originale piccolo mondo antico con una
speciale attenzione per quegl'ultimi che mai, senza questo
libro, avrebbero avuto espressione letteraria. Tuttavia non
mancano nel romanzo di Alfonso richiami alla vecchia
questione meridionale, ad una certa condizione sociale che,
ancora meno di un secolo fa, distingueva “galantuomini”
ricchi e “cafoni” poverissimi con la nascente presenza di un
ceto medio, da cui si svilupperà anche una nuova classe di
intellettuali, ma soprattutto una coscienza critica e politica.
Sono elementi, questi, che pur essendo appena tracciati nel
testo, sostanziano la portata filosofica del dialogo tra Mario e
Alfonso.
La consistenza letteraria dei fatti narrati, raggiunge a mio
avviso- livelli alti (e altissimi fino a commuovere) in “La pasta
con le sarde”, “La Racchièlina”, “Menzù”. Fino al coup de
théâtre del finale. Ma sarebbe sbagliato recintare il racconto
che, come si diceva prima, ha una sua struttura unitaria.
Infine, la violenza del tempo che passa, unita alla violenza
dell'incomprensione tra gli uomini, stanno dietro alle spie
simboliche dell'inconscio che dai suoi recessi si rivela
attraverso la ricorrente attenzione alle bocche, alle labbra, ai
denti, al loro disfacimento impietoso in più punti descritto o
solo accennato e nella figura di Lucia, presente, come una
dolente ferita di Anfortas che non coagula.
Eppure, nella sua lezione di bontà, mi è sembrato che Alfonso
ci volesse quasi dire che le ferite d'amore, forse, sono un
dolore che non fa male. Riemergendo col pensiero immagini
di felicità interrotte; una fanciullezza, la prima giovinezza
immerse in una Arcadia disturbata dall'invidia degli dèi e dalla
malvagità degli uomini.
«Riuordati ca ccà c'è u suli e no a rugna … E na favula, nun iri
appriessu a autri favuli …». Grida Mario, al momento della
partenza. «È 'na parola». Gli risponde Alfonso sottovoce.
Francesco Maria Di Bernardo Amato
Alfonso Marchese Sbarco in Sicilia, 2007, Ed. Il Filo, Roma marzo 2007. Il volume è in vendita presso la Rivendita
Tabacchi di Umberto. Seminara
Il Centro Storico
La Poesia
Maggio 2007
Amici di/versi
Pag. 23
Pagina a cura di Filippo Giordano
Cari "Amici di versi", vogliate gradire la breve silloge (a mio avviso in certa misura pertinente alla temperie
stagionale di Mistretta) che vi allego per significare ancora una volta il mio amore per la poesia, che voi così
bene interpretate, e il profondo convincimento che essa sia una via non secondaria di conoscenza della
realtà.Spero di non avervi tediato coi miei versi e augurandovi ogni bene cordialmente vi saluto.-. Giuseppe
Terregino
Identità
All'infinito silenzio
Penso
d'un paesaggio alpestre.
Rari e dispersi
gridi di colombi
nell'aria che sa di azzurro
senza macchia
alcuna di nuvole.
Mistica dell'eterno
e mera specie,
la chiarità d'immenso,
quella dell'oggi consueto
affanno,
l'ansia del sentire, discolora.
Dolce il pensiero
navigante nel nulla
della vita senza morsi
di dolore s'acquieta
e l'anima già stanca si riposa.
Ne occidat lux
Ritratto a volte
col pensiero
l'alto del mio sentire
e s'ingarbuglia il tempo che mi
resta.
Strano seguitare
di passi all'insaputa
tra anfratti e sabbioni
affini coi deserti arsi di sete.
Né se ritorno
indietro il calpestio
ricalco e della vita
il fine riconquisto andato.
Cieco nel pesto
buio ricerco
il bandolo della matassa sfusa;
e l'ora che più scorre
a raccattare meco
il filo che mi sfugge non
s'arresta.
a fole di pensieri
che l'incantata scena
invadono a stormi.
Riposo dell'anima
più tenue
non riconobbi andando
oltre di là dal tempo
che di futura speranza
gioire faceva
la virtù degli elci
e dei frassini rorati di manna.
Un'altra primavera
Piano di fate
Ed è lontano il giorno
che mi sfuggì e a ripensarci
trascorro ore insensate,
mentre dolci levigate
sembianze scorrono
nel trasogno d'andata
luce e nella blanda
eco d'un richiamo antico.
Così fu, e non saprei
se fu per caso,
che l'incorniciata area dai boschi
colse per me l'odore
e il sibilare allegro
e lieta li ripose
sul desco mio d'incanto.
Arringare di greggi,
forse soltanto un'eco,
e scampanare vago
tra le fratte
prendono il campo
Il Centro Storico
Il rifiorito mandorlo
sotto la mia finestra,
un di più o di meno
al sorgere del sole
che m'avanza?
Un'altra primavera
su le spalle
già mi s'appressa grave,
al camminare stanco
estranea foriera di nuova luce.
Prof Giuseppe Terregino
Amarcord
Anno 1969
1969
Anni 1ntorno al 1960 - Archivio Portera
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