Progetto
RINAMED
RINAMED
Interreg IIIB - Spazio Medocc
Rischi naturali
nell’Arco Mediterraneo
Occidentale
Azione 6:
Strategie di
valutazione della
percezione del rischio
idrogeologico in aree
esposte e linee guida
per la comunicazione
dei rischi naturali
Progetto cofinanziato
dall'Unione Europea
PROGETTO RINAMED (INTERREG IIIB – SPAZIO MEDOCC)
RISCHI NATURALI NELL’ARCO DEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE
AZIONE 6
“STRATEGIE
DI
VALUTAZIONE
DELLA
PERCEZIONE
DEL
RISCHIO
IDROGEOLOGICO IN AREE ESPOSTE E LINEE GUIDA PER LA COMUNICAZIONE
DEI RISCHI NATURALI”
I risultati della ricerca
OTTOBRE 2004
1
REGIONE LOMBARDIA - DIREZIONE GENERALE TERRITORIO E URBANISTICA
RESPONSABILE POLITICO DEL PROGETTO
Assessore Alessandro Moneta – Direzione Territorio e Urbanistica
RESPONSABILE LEGALE DEL PROGETTO
Bruno Mori
RESPONSABILE TECNICO DEL PROGETTO
Dario Fossati
COMPONENTI GRUPPO DI LAVORO
Raffaella Ratti
G. Lodovica Bailo
Giovanna Tortorella
Cinzia Margiocco
Domenico De Vita
Chiara Padova
ISTITUTO DI RICERCA PER L’ECOLOGIA E L’ECONCOMIA APPLICATE ALLE AREE ALPINE
Vittorio Vaccari
Claudio Novembre
Paolo Zaggia
Sofia Zecca
Michela Fioroni
Raffaella Gladio
Maria Grazia Pedrana
Lisa Garbellini
Marco Brigatti
UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO – DIP. SOCIOLOGIA
Marco Lombardi
Alfredo Agustoni
Ilaria Beretta
Roberta Cucca
Chiara Fonio
Nicoletta Pavesi
Enrico M. Tacchi
Un particolare ringraziamento al Sindaco del Comune di Ardenno, al Sindaco e all’Assessore agli Affari
Generali del Comune di Colico per l’organizzazione degli incontri con la popolazione.
Grazie anche ai volontari dei gruppi di protezione civile e alle altre forze operative (VVFF, Soccorso Alpino,
Carabinieri) che hanno partecipato numerosi all’incontro di Morbegno.
Un sentito ringraziamento anche ai colleghi della Struttura Rischi Idrogeologici e Sismici per la
collaborazione offerta nella raccolta dei dati relativi al territorio lombardo e per i preziosi consigli.
Un ricordo e un profondo ringraziamento va infine alla nostra collega scomparsa Daria Mazzoccola che ha
collaborato alla definizione della nostra linea d’azione “Strategie di valutazione” durante la fase preparatoria
del progetto.
2
INDICE
Prefazione .................................................................................................. pag.
Introduzione............................................................................................... pag.
Attività svolte ............................................................................................ pag.
5
7
9
Rapporto di ricerca. Linee guida per la comunicazione dei rischi naturali
Premessa .................................................................................................... pag. 21
Capitolo 1 .................................................................................................. pag. 25
Il campione e la percezione del rischio di Ilaria Beretta
Capitolo 2 .................................................................................................. pag. 47
Le istituzioni e l’informazione sui rischi naturali di Enrico M. Tacchi
Capitolo 3 .................................................................................................. pag. 71
Chiarezza, credibilità e competenza: una valutazione degli attori della comunicazione di
Alfredo Agustoni
Capitolo 4 .................................................................................................. pag. 83
Partecipazione sociale e competenza per la prevenzione del rischio naturale e la gestione
degli eventi di Roberta Cucca
Capitolo 5 .................................................................................................. pag. 97
La valutazione degli interventi formativo-informativi di Nicoletta Pavesi
Capitolo 6 .................................................................................................. pag. 113
I media e la comunicazione di un disastro naturale: i casi del 1987 e del 2002 in Valtellina
di Chiara Fonio
Capitolo 7 .................................................................................................. pag. 133
Strategie di comunicazione nelle situazioni di rischio naturale di Marco Lombardi
Capitolo 8 ................................................................................................. pag. 151
L’analisi comparativa internazionale di Marco Lombardi
Allegati
1. Questionario .................................................................................... pag. 183
2. Descrizione dei siti campione ......................................................... pag. 193
3
PREFAZIONE
Questa ricerca testimonia ancora una volta l’importanza che la Regione Lombardia e la Direzione
Generale Territorio e Urbanistica, attribuiscono alla partecipazione ai progetti del programma
europeo INTERREG III.
Con questo programma la Comunità europea si propone di attivare la cooperazione transnazionale
tra ampi raggruppamenti di regioni europee e paesi terzi al fine di promuovere una maggiore
integrazione territoriale, per realizzare uno sviluppo sostenibile, armonioso ed equilibrato del
territorio e per incentivare una più efficace coesione socio-economica. I programmi trovano
attuazione mediante progetti volti allo scambio di dati ed esperienze e all'individuazione di
metodologie comuni. E’ da sottolineare che i programmi INTERREG non finanziano interventi,
infrastrutture, ma prevalentemente delle attività di studio e di ricerca.
Per quanto riguarda più in particolare il progetto Rinamed, il coinvolgimento della Direzione
Territorio e Urbanistica è legato al fatto che tramite questo progetto ed, in particolare, attraverso la
ricerca che è stata realizzata nell’ambito della azione n. 6, si è avuta la possibilità di migliorare la
conoscenza sulla percezione del rischio di popolazioni residenti in zone esposte a rischio
idrogeologico (frane e alluvioni) e definire delle linee guida per rendere più efficaci le attività di
sensibilizzazione e comunicazione sui rischi naturali.
Fra le attività fondamentali della Direzione Generale Territorio e Urbanistica, vi è quella della
Difesa del Territorio, considerata la vulnerabilità del territorio lombardo oggi enfatizzata
dall’elevato livello di urbanizzazione e dall’aumento della frequenza di eventi atmosferici di forte
intensità. La difesa del territorio inizia dalla conoscenza, si concretizza con l’emanazione di norme
per una corretta pianificazione dell’assetto del territorio e con la programmazione di interventi
strutturali per la mitigazione del rischio. Tuttavia è ormai chiaro come la prevenzione sia fortemente
legata anche alle caratteristiche delle relazioni e dei comportamenti sociali nei contesti di rischio.
Sappiamo bene che in molte situazioni, nonostante le risorse finanziarie ed umane impiegate,
permane comunque un livello di rischio residuo. In questi casi la riduzione del danno atteso è anche
legata ai comportamenti sociali: solo migliorando, attraverso un’efficace comunicazione, la
conoscenza da parte della popolazione dei rischi esistenti nel loro territorio e dei comportamenti da
adottare in caso di calamità, si può rendere ancora più efficace l’attività di prevenzione.
Il responsabile legale
Bruno Mori
5
INTRODUZIONE
Per lo svolgimento delle attività previste nell’ambito dell’azione “Strategie di valutazione” (Azione
6 del progetto RINAMED), finalizzate principalmente all’esecuzione di un programma di ricerca
denominato “Elaborazione di strumenti conoscitivi e operativi per la comunicazione
(informazione/formazione) dei rischi naturali”si è provveduto a:
-
conferire apposito incarico ad IREALP (Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia
Applicate alle Aree Alpine), una fondazione della Regione Lombardia, con lettera a firma
del Direttore Generale del 9 settembre 2003 prot. n. Z1.2003.0038296. La scelta di IREALP
è stata motivata dalle competenze che l’Istituto ha in tema di monitoraggio e salvaguardia
del territorio, dalla conoscenza del territorio scelto per l’indagine, nonché dall’esperienza in
fatto di partecipazione a progetti comunitari;
-
istituire, con decreto del Direttore Generale della Direzione Territorio e Urbanistica n.15540
del 29 settembre 2003, un Gruppo di Lavoro interdirezionale fra la Direzione Generale
Territorio e Urbanistica, la Direzione Generale Presidenza e la Direzione Generale
Sicurezza, Polizia locale e Protezione Civile per garantire la trasversalità della tematica
oggetto della ricerca. Il piano di lavoro e le linee operative della ricerca sono state sempre
discusse e decise in seno al gruppo di lavoro che si è riunito in totale sette volte nel corso di
un anno.
7
ATTIVITA’ SVOLTE
La ricerca che è stata realizzata, si inserisce nell’ambito delle attività finalizzate
all’implementazione delle conoscenze sul rischio idrogeologico, attitudini, resistenze e opportunità
rispetto alle strategie di informazione, formazione e contenimento del rischio, allo scopo di rendere
più efficace l’attività di prevenzione basandosi sulla percezione del rischio presso le popolazioni
residenti. I risultati attesi erano:
-
fornire un quadro conoscitivo della dimensione (soggettiva e oggettiva) del rischio nelle
zone campione;
definire delle linee guida per gli operatori e amministratori, a supporto delle azioni
d’informazione, formazione e comunicazione del rischio alla popolazione.
Il piano di lavoro ha previsto varie fasi:
-
-
-
-
elaborazione dello strumento di rilevazione (questionario), scelta delle aree campione e
realizzazione delle interviste per la valutazione della percezione del rischio da parte della
popolazione (settembre 2003 – marzo 2004),
incontri informativi/formativi rivolti alla popolazione e ad alcune categorie specifiche quali
amministratori, operatori della difesa del suolo e della protezione civile, mass media, ecc.
(maggio 2004 – ottobre 2004),
interviste in profondità dopo gli incontri informativi per verificare l’efficacia di queste
campagne ed elaborazione dei risultati (settembre 2004),
presentazione dei risultati della ricerca in un convegno dal titolo “Progetto RINAMED –
Convivere con i rischi naturali” (9 ottobre 2004).
ELABORAZIONE DELLO STRUMENTO DI RILEVAZIONE (QUESTIONARIO),
SCELTA DELLE AREE CAMPIONE E REALIZZAZIONE DELLE INTERVISTE
(SETTEMBRE 2003 – MARZO 2004).
Per la valutazione della percezione del rischio da parte di popolazioni residenti in aree esposte ai
rischi naturali, è stato elaborato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Gesù di MilanoDipartimento di Sociologia a cui IREALP ha conferito apposito incarico, un questionario (vedi
allegato) strutturato in tre parti: la prima finalizzata alla valutazione della percezione dei rischi
naturali da parte della popolazione, la seconda sulle modalità di comunicazione del rischio e le
campagne informative e la terza sulle competenze della popolazione durante le emergenze. La
versione definitiva, dopo alcune discussioni tra i membri del gruppo di lavoro, ha tenuto conto
anche delle osservazioni fatte dagli altri partner al fine di ottenere un prodotto finale condiviso ed
esportabile (con minime modifiche) alle diverse realtà europee, così come previsto dalla filosofia
del progetto. Il questionario è stato poi tradotto nelle altre lingue del progetto (Castigliano, Catalano
e Francese) e inviato ai partner per la validazione.
Successivamente si è provveduto a selezionare due aree campione dove realizzare le interviste (una
a potenziale rischio frana e una a potenziale rischio esondazione).
Lo scopo dell’analisi era di verificare la percezione del rischio idrogeologico (frane ed esondazioni)
da parte della popolazione che vive in condizioni di forte esposizione. Si è scelto questo tipo di
rischio perché tra quelli che interessano il territorio lombardo è quello che ha una maggior
9
incidenza sia in termini economici che d’impatto sociale. Sono state selezionate due aree in zona
montana, una per ciascun tipo di rischio:
-
il comune di Colico (LC) dove nell’anno 2001 si è riattivata un’ampia frana sul versante a
monte dell’abitato (Loc. Bedolesso) - All.1 -;
- alcuni comuni della Bassa Valtellina (SO) interessati dall’esondazione del fiume Adda
durante l’alluvione dell’anno 1987 (Ardenno, Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine,
Morbegno e Talamona) - All.2 -.
Nella scelta delle due zone si sono adottati i seguenti criteri: 1) presenza, a livello comunale, di un
Piano di Protezione Civile, 2) nel caso della frana, la presenza di un dissesto che pur rappresentando
un pericolo per l’abitato, non avesse ancora provocato danni a persone o cose, 3) nel caso
dell’esondazione che fossero trascorsi almeno dieci anni dall’ultimo evento, per evitare i problemi
legati alla fase del post-emergenza.
Si è poi provveduto ad acquisire i dati anagrafici dei residenti nelle aree selezionate, per la
definizione del campione da intervistare. A tale scopo è stata inviata al Sindaco di ogni Comune
interessato una lettera di presentazione del progetto RINAMED e della ricerca sulla percezione del
rischio, chiedendo la disponibilità all’acquisizione dei dati anagrafici.
Sulla base dei dati raccolti, con metodo probabilistico, è stato selezionato un campione
rappresentativo di tutta la popolazione di età superiore ai 18 anni, stratificato per sesso e età (errore
massimo ammissibile 4%). Ad ogni intervistato è stata anticipatamente trasmessa una lettera di
presentazione del progetto e dell’attività di rilevazione, nonché l’invito a partecipare alle successive
iniziative di informazione/formazione previste sul territorio a partire dal mese di maggio.
Presso la sede comunale di uno dei comuni interessati al progetto è stata organizzata una giornata di
formazione rivolta al personale incaricato delle interviste per guidarli nella compilazione dei
questionari. Sono stati inoltre organizzati altri incontri per verificare l’avanzamento ed eventuali
problematiche emergenti.
In concomitanza con l’inizio delle rilevazioni è stato emanato un comunicato stampa sui media
locali tra cui le principali testate giornalistiche nonché radio e TV. Inizialmente le interviste sono
state fatte a casa degli intervistati, successivamente sono state messe a disposizione le sale consiliari
dei Comuni. Al termine di ogni intervista è stato consegnata una brochure in cui si anticipava
l’allestimento della mostra sui rischi naturali ideata dalla Regione Catalunya.
La fase delle interviste, iniziata nel mese di dicembre, si è conclusa nel mese di marzo.
Nei mesi di aprile e maggio l’Università Cattolica ha provveduto all’elaborazione dei dati.
Delle 825 interviste realizzate, ne sono state ritenute valide per l’analisi 624; tale campione
rappresenta il 5,5% della popolazione dei Comuni analizzati (pari a 11.372 abitanti) con un errore
massimo stimato pari al 3,8%.
-
INCONTRI INFORMATIVI/FORMATIVI (MAGGIO 2004 – OTTOBRE 2004)
I primi risultati ottenuti dall’elaborazione delle interviste sono stati presentati ad Ardenno il 26
maggio, in occasione della visita ai luoghi selezionati per le interviste organizzata per i partner e
inserita nell’ambito della “Settimana del rischio”. L’incontro, aperto al pubblico, è stato
pubblicizzato mediante invito ufficiale tramite lettera informativa spedito alle Province, Comunità
Montane e Comuni interessati, alcune affissioni con locandine nei diversi Comuni e un comunicato
stampa sui principali giornali locali.
10
Figure 1 e 2 – Alcune immagini del Comitato di Pilotaggio di RINAMED – Maggio 2004
Al termine dell’incontro è stato consegnato ai partecipanti un piccolo fascicolo illustrativo del
progetto RINAMED e dei risultati della rilevazione.
Un altro incontro, rivolto agli operatori della Difesa del Suolo e della Protezione Civile, è stato
organizzato nel mese di Giugno a Morbegno (presenti rappresentanti VV.FF, Gruppo Volontari
Protezione Civile, Carabinieri, Soccorso Alpino, Guardia di Finanza, Comuni e Comunità
Montane). Scopo della serata, che si inseriva nell’ambito degli incontri informativi/formativi
previsti dopo la prima rilevazione, era quello di illustrare i risultati delle interviste allo scopo di far
conoscere i pareri, le opinioni e i comportamenti che la popolazione intervistata ha nei confronti sia
dell’emergenza, sia degli operatori dell’emergenza e, soprattutto, dei rischi a cui è esposta nel
territorio in cui risiede.
Al termine della serata è stato definito il calendario dei due incontri con la popolazione previsti per
il mese di Settembre da realizzarsi in collaborazione con le amministrazioni comunali e i volontari
di Protezione Civile. L’incontro è stato pubblicizzato mediante invito ufficiale tramite lettera
informativa spedita alle Province, Comunità Montane, Comuni interessati e ai gruppi associazioni e
di volontariato, alcuni manifesti e contatti telefonici diretti con i responsabili dei gruppi locali di
protezione civile e degli altri gruppi di volontariato. All’incontro hanno partecipato circa 50
persone.
Nel mese di settembre sono state realizzate le altre due serate rivolte alla popolazione, finalizzate a
fornire precise informazioni sulle problematiche esistenti sul territorio e all’illustrazione delle
misure preventive che sia l’amministrazione che ogni singolo individuo deve mettere in atto per
ridurre il danno in caso di emergenza. Entrambi gli incontri sono stati pubblicizzati con manifesti e
un comunicato stampa su radio e TV locali.
Il primo incontro è stato organizzato ad Ardenno (SO) il 3 settembre 2004. La scaletta ha previsto:
-
una breve introduzione sulle finalità della serata e una sintetica descrizione del progetto
RINAMED;
un intervento del geologo redattore dello studio geologico comunale per l’illustrazione delle
problematiche legate ai rischi naturali presenti sul territorio;
l’illustrazione, da parte del Sindaco, di un progetto per la costituzione di un consorzio di
privati con funzioni di continuo monitoraggio del territorio a scopo preventivo.
Come nei precedenti incontri al termine della riunione è stato lasciato a tutti i partecipanti un
opuscolo sintetico sul progetto. I partecipanti sono stati in totale 40.
11
Il secondo incontro si è svolto a Colico (LC) il 10 settembre 2004. La scaletta ha previsto:
-
-
una breve introduzione sulle finalità della serata e una sintetica descrizione del progetto
RINAMED;
illustrazione da parte del Sindaco degli interventi strutturali per la mitigazione del rischio
finora realizzati e di quelli in fase di appalto;
un intervento del geologo redattore dello studio geologico comunale per l’illustrazione delle
problematiche legate ai rischi naturali presenti sul territorio e degli interventi strutturali per
la mitigazione del rischio finora realizzati con il supporto di una ricca documentazione
fotografica;
l’illustrazione, da parte del redattore del piano d’emergenza comunale, delle procedure che
l’amministrazione deve seguire in caso di emergenza e dei contenuti del piano.
Anche in questo caso hanno partecipato all’incontro circa 50 persone.
L’ultimo incontro, destinato ai mass-media e agli amministratori, si è svolto a Sondrio il 9 ottobre
2004. All’incontro sono state invitate, tramite lettera, le amministrazioni pubbliche di riferimento
per il territorio oggetto dell’indagine – Comuni, Comunità Montane, Province, Prefetture – e gli
operatori dei media locali – radio, stampa, televisione. Inoltre, si sono svolti una serie di incontri
con i sindaci dei Comuni coinvolti nell’indagine, presso le loro sedi, per illustrare dettagliatamente
l’iniziativa e stimolarne la partecipazione.
All’incontro hanno partecipato n. 10 rappresentanti delle amministrazioni locali (sindaci, personale
degli uffici tecnici, ecc.), n. 5 rappresentanti dei media locali e n. 1 rappresentante
dell’associazionismo. La scaletta ha previsto:
-
Presentazione dei risultati delle rilevazioni fatte in Italia, in Spagna e in Francia.
Indicazioni e suggerimenti, specifici per amministratori e mass media, per strategie
comunicative efficaci che riescano ad accrescere la sicurezza dei cittadini in materia di
rischio.
-
INTERVISTE IN PROFONDITA’
(SETTEMBRE – OTTOBRE 2004)
ED
ELABORAZIONE
DEI
RISULTATI
Allo scopo di verificare l’efficacia degli incontri informativi/formativi si è provveduto a fare alcune
interviste in profondità ad un campione selezionato dei partecipanti ai vari eventi. In particolare
sono stati intervistati gli amministratori dei Comuni dove si sono organizzati gli incontri
informativi/formativi. Si è inoltre utilizzata la tecnica dell’osservazione partecipante per cogliere in
situ le reazioni agli interventi. In un’ottica di formazione/informazione globale, sono inoltre stati
testati e valutati gli strumenti realizzati dai partner per potere avere una visione d’insieme del
processo. Successivamente l’Università ha provveduto ad analizzare tutti i dati per l’elaborazione
del report finale.
-
PRESENTAZIONE DEI RISULTATI (9 OTTOBRE 2004)
A conclusione dell’attività svolta sul territorio, si è ritenuto opportuno illustrare i risultati della
ricerca nelle stesse aree in cui sono state fatte le interviste e realizzati i momenti
informativi/formativi, organizzando un Convegno dal titolo “Progetto RINAMED – Convivere con
i rischi naturali” che si è tenuto presso il Policampus di Sondrio il 9 ottobre 2004.
12
Per migliorare la conoscenza su questa tematica si è pensato di utilizzare i primi prodotti disponibili
del progetto quali la Mostra sui rischi naturali (ideata e realizzata dalla Regione Catalunya), il Cdrom (ideato e realizzato da ARPA Piemonte) e il Video (ideato e realizzato dalla Regione Liguria)
per creare uno spazio interattivo di informazione/formazione sul tema “Convivere con i rischi
naturali” aperto al pubblico.
L’inaugurazione della mostra è avvenuta il 2 ottobre con una conferenza stampa. L’invito alla
conferenza stampa è stato fatto tramite lettera, due comunicati stampa e recall telefonico.
Lo spazio interattivo è rimasto aperto presso il Policampus di Sondrio fino al 12 ottobre.
A tutti i visitatori della mostra è stato distribuito un pieghevole contenente una descrizione del
progetto RINAMED, della ricerca realizza dalla Regione Lombardia tramite IREALP e l’Università
Cattolica di Milano e un’illustrazione dei prodotti visibili all’interno dello spazio interattivo.
All’interno del pieghevole è stata inoltre inserita una scheda descrittiva delle attività di prevenzione
attuate dalla Regione Lombardia.
Figura 3 - Lo spazio interattivo di informazione/formazione inaugurato a Sondrio il 2 Ottobre 2004
Per acquisire le opinioni dei visitatori su quanto osservato, al termine della visita è stato fatto
compilare un questionario di valutazione predisposto dall’Università Cattolica di Milano.
Nella settimana fra il 4 e l’8 ottobre è stato inoltre organizzato un torneo con il gioco di ruolo
realizzato dal CME fra due classi della quinta elementare (“B. Credaro” di Sondrio e Istituto
comprensivo di Ardenno), due classi della seconda media (“E. Vanoni” Ardenno e “Convitto G.
Piazzi” Sondrio) e due classi della seconda superiore (Istituto Tecnico Agrario di Sondrio), per un
totale di circa 200 studenti. Non potendo ancora disporre della versione definitiva del gioco è stato
utilizzato il prototipo. A tutti i partecipanti è stata distribuita una maglietta con il logo RINAMED,
alle classi una targa di partecipazione al torneo, mentre i migliori giocatori sono stati premiati con
un trofeo.
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Figure 4 e 5 – Alcune fasi del torneo del gioco di ruolo
Figure 5 e 6 – Alcune fasi della premiazione
Per le scuole sono state realizzate delle visite guidate alla mostra, con proiezione del video,
consultazione del cd-rom e distribuzione di materiale inerente il tema dei rischi naturali.
Il piano di comunicazione dell’evento ha previsto:
-
-
14
affissioni con manifesti e locandine in comuni delle province di Sondrio e Lecco;
una serie di articoli sulle riviste ALPES e SLM;
un passaggio televisivo su TUTTOMONTAGNA e uno speciale di 15 minuti su Teleunica;
vari comunicati stampa su radio e TV locali;
invito (in alcuni casi anticipato via e-mail) a tutti i partner, alle amministrazioni coinvolte
(Regione, Province, Comunità Montane e Comuni interessati), a tutte le persone intervistate,
ai gruppi di volontari che hanno partecipato all’incontro informativo a Morbegno, ad altre
istituzioni di riferimento, associazioni di categoria, professionisti, associazionismo locale,
ecc.;
news sul sito web della Regione Lombardia, su sito web del progetto, sul sito web di
IREALP e su diversi altri siti e portali tematici attinenti alle materie trattate.
Il programma del convegno è stato così stabilito:
-
-
apertura dei lavori da parte dell’Ing. Mario Rossetti (Direttore della D.G. Territorio e
Urbanistica) sull’importanza dei progetti europei;
illustrazione da del Progetto RINAMED e dei prodotti che verranno realizzati da parte del
coordinatore del progetto Ing. Guamis (Regione Catalunya);
intervento del Dr. Fossati (Dirigente Struttura Rischi Idrogeologici e Sismici) sul ruolo della
Regione Lombardia nell’ambito del progetto RINAMED;
presentazione da parte del Dr. Adalberto Notarpietro (Vicepresidente IREALP) delle attività
svolte sul territorio;
intervento del Prof. Lombardi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) sui risultati
della campagna sulla percezione del rischio dei cittadini e delle strategie di comunicazione
elaborate;
dibattito.
Figura 7 – L’intervento del Prof. Marco Lombardi nel corso del Convegno del 9 Ottobre 2004
Nel pomeriggio è stata organizzata una visita guidata allo spazio interattivo
d’informazione/formazione.
A tutti i partecipanti è stata distribuita una cartellina contenente il pieghevole, la scheda, la brochure
di presentazione della Direzione Territorio e Urbanistica e una sintesi dell’intervento del professor
Lombardi.
Lo spazio interattivo è stato visitato da un totale di circa 250 persone.
Molte di esse hanno risposto alle domande del questionario di valutazione predisposto
dall’Università Cattolica. Dalle risposte che sono state date risulta che più del 90% dei visitatori ha
espresso un giudizio positivo sullo spazio interattivo, senza particolare differenze per quanto
riguarda il sesso e l’età.
15
ALTRE ATTIVITA’
Nel corso del progetto la Regione Lombardia ha svolto anche altre attività di supporto alle azioni
realizzate dagli altri partner.
In particolare si ricorda:
-
-
-
-
-
la raccolta e invio del materiale richiesto dalla Regione Catalunya per la mostra sui rischi
naturali;
partecipazione di quattro rappresentanti della Regione Lombardia al primo Campus
Internazionale sul rischio inondazione tenutosi ad Avignone nella settimana fra il 3 e il 7
Novembre 2003 ;
raccolta e invio del materiale richiesto dall’ARPA Piemonte per il Cd-rom sui rischi
naturali;
trasmissione di dati per il sito web;
partecipazione alla giornata di formazione sul gioco di ruolo (Genova, 21 Aprile) e
successivo test del prototipo del gioco in alcune scuole di vario ordine e grado. Trasmissione
al CME delle schede di valutazione compilate da alunni e professori e di alcune osservazioni
scaturite dall’utilizzo del gioco;
organizzazione, nell’ambito della “Settimana del rischio” (Maggio 2004), della visita dei
partner del progetto ai luoghi dove sono state fatte le interviste e presentazione dei primi
risultati della ricerca;
traduzione in italiano di tutti i pannelli della mostra sui rischi naturali e suo allestimento;
acquisizione ed elaborazione dei dati relativi alle interviste fatte in Francia e in Spagna,
tramite il questionario elaborato dall’Università Cattolica, per la valutazione della
percezione del rischio;
organizzazione di un torneo del gioco di ruolo (Sondrio 5-7 ottobre 2004);
partecipazione di tre rappresentanti al Forum dei Comunicatori (Barcellona 27-29 Ottobre);
partecipazione di un rappresentante al Campus Internazionale di Comunicazione (Mont
Serrat, 30 Ottobre).
A questo si deve aggiungere la partecipazione a tutte le riunioni del progetto, comprese quelle
preparatorie, alle videoconferenze e l’organizzazione di una riunione del Comitato di Pilotaggio
tenutasi a Milano (27-28 Maggio 2004).
16
RAPPORTO DI RICERCA
LINEE GUIDA PER LA
COMUNICAZIONE DEI RISCHI
NATURALI
14
PREMESSA
Il percorso di ricerca di cui si rende conto in questo rapporto, si inquadra in un complesso progetto
di ricerca supportato dall’Unione Europea (Interreg III B– Medocc), che ha coinvolto partner in
Francia e Spagna.
Specificatamente questa unità di ricerca aveva come obiettivo generale la definizione della
percezione dei rischi naturali e l’elaborazione di strategie di informazione e comunicazione alla
pubblica amministrazione e alle popolazioni esposte ai rischi.
La ragioni del lavoro si ritrovano nella necessità di investigare la problematica dell’accettabilità e
percezione dei rischi in mancanza di studi e dati diffusi nelle diverse realtà europee ed in presenza
di diversi approcci di gestione dei rischi. Pertanto, appariva necessario definire il livello di
percezione ed accettabilità del rischio da parte delle popolazioni residenti e delle amministrazioni
pubbliche locali in diverse aree e regioni europee per conoscere e mettere meglio a fuoco le
strategie di comunicazione ed informazione finalizzate alla gestione dei rischi.
Specificatamente, il gruppo di ricerca aveva il compito di:
•
•
•
•
Definire la percezione e l’accettabilità dei rischi naturali;
Sviluppare strategie di comunicazione ed informazione sul rischio per le aree individuate;
Analizzare le modificazioni indotte nella percezione ed accettabilità del rischio dopo le
campagne di informazione organizzate;
Definire le strategie di comunicazione del rischio alla luce del confronto tra le diverse aree di
indagine.
La metodologia ha previsto l’utilizzo di questionari e interviste dirette e rilevazioni a campione per
acquisire i dati direttamente dalle popolazioni e dalle pubbliche amministrazioni. La fase di
rilevazione sul campo ha, prima, impiegato il questionario per acquisire la base di conoscenza su
cui elaborare gli interventi comunicativi e informativi. In seguito, dopo la somministrazione dei
prodotti comunicativi predisposti in tutte le sedi del progetto, una seconda fase sul campo è stata
condotta con interviste e brevi questionari di valutazione per misurare l’efficacia di queste azioni.
Il questionario utilizzato è stato destinato a popolazioni interessate da specifici rischi naturali
(esondazione e frana) identificate in alcuni comuni della provincia di Sondrio: Ardenno, Morbegno,
Talamona, Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine e Colico in provincia di Lecco. Il tipo di
campionamento realizzato è stato casuale e stratificato, insistendo su una popolazione di 11.372
individui (solo i maggiorenni), di cui ne sono stati intervistati 624, pari al 5,5% con un errore
stimato massimo del 3,8% (Varianza 0,25 – Confidenza 1,96). Si può pertanto affermare che la
ricerca rientra nei parametri ottimali della qualità scientifica che è necessario rispettare.
21
Il campionamento realizzato
Ardenno
Sesso
Anno nascita
1985-1978
1977-1958
1957-1938
1937 e oltre
Totale
Colico
Sesso
Anno nascita
1985-1978
1977-1958
1957-1938
1937 e oltre
Totale
Morbegno Talamona
Sesso
Anno nascita
1985-1978
1977-1958
1957-1938
1937 e oltre
Totale
Berbenno Buglio Colorina Forcola Fusine
Sesso
Anno nascita
1985-1978
1977-1958
1957-1938
1937 e oltre
Totale
22
M
Popolazione
F
Tot.
166
497
417
204
1284
M
89
313
285
207
894
194
632
616
336
1778
Popolazione
F
Tot.
23
112
79
37
251
M
310
955
820
538
2623
Popolazione
F
Tot.
105
319
331
129
884
M
144
458
403
334
1339
32
90
72
59
253
55
202
151
96
504
Popolazione
F
Tot.
323
1227
987
604
3141
323
1186
1006
811
3326
M
646
2413
1993
1415
6467
Campione
F
Tot.
9
27
23
11
70
M
8
25
22
18
73
17
52
45
29
143
Campione
F
Tot.
6
18
18
7
49
5
17
16
11
49
11
35
34
18
98
Campione
M
F
Tot.
2
6
4
2
14
2
5
4
3
14
4
11
8
5
28
Campione
M
F
Tot.
18
67
54
33
172
18
65
55
45
183
36
132
109
78
355
Il questionario impiegato è stato inoltre adattato per essere somministrato in Francia e Spagna. Gli
adattamenti hanno riguardato, in particolare, la specificità dei rischi naturali a cui sono esposte tali
popolazioni.
In Francia la somministrazione ha coinvolto 138 persone su 3.200 abitanti del comune di Aubignan,
di cui sono stati intervistati i capi famiglia corrispondenti a 54 individui.
In Spagna, il questionario è stato somministrato nella municipalità di Carcaixent, intervistando 232
soggetti di almeno 16 anni di età, facenti parte di un campione probabilistico stratificato con un
errore stimato pari al 6,6%. Come si può notare le metodologie di campionamento non sono
omogenee, pertanto la possibile analisi comparativa richiede attenzione e non prevede
un’automatica transitorietà di atteggiamenti e comportamenti rilevati. In ogni caso, la comparazione
ha una sua intrinseca validità perché risulta essere uno dei pochissimi casi in cui è almeno possibile
verificare le linee di tendenze, di fronte al rischio, che caratterizzano popolazioni di paesi differenti.
Il rapporto che segue è focalizzato sui risultati della ricerca condotta in Italia e, tuttavia, fornisce
delle indicazioni strategiche per la comunicazione del rischio che sono estendibili agli altri contesti
mediterranei coinvolti nella ricerca. Ciò non solo sulla base delle rilevazioni empiriche, ma anche
per la realizzazione di azioni informative e formative che hanno utilizzato i prodotti comunicativi
preparati da tutti i partner internazionali e per le considerazioni rese possibili dalla lettura dei
questionari somministrati.
In appendice, infine, è disponibile il questionario impiegato, nella sua versione multilingue e con la
presentazione dei risultati dell’analisi monovariata.
23
Capitolo 1
Il campione e la percezione del rischio
Ilaria Beretta
Il presente capitolo svolge una funzione introduttiva rispetto alle analisi condotte nel proseguo del
lavoro e ha una duplice finalità. Da una parte, descrive le principali caratteristiche del campione
intervistato (genere, età, professione, ma anche luogo di residenza, esperienze vissute, ecc.) che sarà
poi oggetto di diversi approfondimenti nei capitoli successivi. Dall’altra, si sofferma sulla
descrizione di un aspetto particolare (e particolarmente rilevante) della popolazione di riferimento
osservata: la percezione del rischio. Questa, come si vedrà meglio in seguito, risulta l’elemento che
maggiormente condiziona il livello di soddisfazione espresso dagli intervistati in riferimento alla
zona di residenza, il loro desiderio di andarsene, il loro interesse per le attività di informazione e
formazione svolte o da svolgersi in loco: in una parola, la qualità della vita.
Più in particolare, dopo una breve descrizione delle caratteristiche anagrafiche e delle principali
tipologie abitative del campione osservato, se ne è indagata l’esperienza rispetto al verificarsi di
disastri naturali (§1.1). Nel §1.2 l’analisi si è concentrata sul grado di soddisfazione espresso dagli
intervistati rispetto alla zona di residenza, nel §1.3 sulla loro intenzione (o non intenzione) di
andarsene, e nel §1.4, infine, si sono esaminati i dati più propriamente relativi alla loro percezione
del rischio. Di ogni variabile si è guardata non solo la distribuzione di frequenze tra le sue diverse
modalità, ma anche la correlazione con altre variabili di volta in volta individuate come
potenzialmente rilevanti.
Nel §1.5, infine, si è tentato di riassumere ed evidenziare i risultati più rilevanti emersi dall’analisi.
1.1. Il profilo degli intervistati
Il campione intervistato è rappresentato, in percentuali simili, da maschi (51,9%) e da femmine
(48,9%), per lo più residenti nei comuni di Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine (57%).
(Tab.1.1). Ha inoltre un’età compresa per lo più fra i 26 e i 65 anni (Tab.1.2). Tali caratteri sono
attesi, in quanto coerenti con il piano di campionamento utilizzato.
Tab. 1.1 Comune di residenza (V144)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Bebenno, Buglio, Colorina, Forcola. Fusine
Ardenno
Morbegno, Talamona
Colico
Totale
355
56,9
56,9
143
28
98
624
22,9
4,5
15,7
100,0
22,9
4,5
15,7
100,0
Tab. 1.2 Età per classi (V143)
18-25
26-45
46-65
65 e oltre
Totale
Frequenza Percentuale Percentuale valida
68
10,9
10,9
230
36,9
36,9
196
31,4
31,4
130
20,8
20,8
624
100,0
100,0
25
Più del 70% degli intervistati è coniugato o convivente e vive in famiglie composte da 2-4 persone.
La quasi totalità del campione (94,2%) ha un’istruzione pari o inferiore al diploma di scuola media
superiore, ed è rappresentato principalmente da pensionati (29%), casalinghe (14%), impiegati
(13%) e operai specializzati (10%).
Gli intervistati vivono per la grande maggioranza in case situate nell’ambito di centri abitati, benché
per lo più essi non siano alloggiati in appartamenti di palazzine, ma in case “singole”.
Quasi i due terzi del campione vive nel proprio comune di residenza dalla nascita; in effetti, sono
poco numerose (meno del 10%) le persone che vi abitano da meno di 10 anni. Se quindi non
sembrano molte le persone che si trasferiscono nei comuni considerati da altri luoghi, e anche vero,
però, che più del 78% degli intervistati non ha alcuna intenzione di trasferirsi altrove (Tab. 1.3).
Tab. 1.3 Ho pensato di abitare in altro comune (V32)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Sì, già deciso
Sì, se ho occasione
No, non voglio
Totale valide
Mancata risposta
Totale
15
2,4
2,4
121
483
619
5
624
19,4
77,4
99,2
,8
100,0
19,5
78,0
100,0
Tale poca propensione ad andarsene è anche confermata dall’altissimo grado di soddisfazione
espresso rispetto alla zona di residenza: ben il 92,5% della popolazione ha infatti dichiarato di
essere molto (51%) o abbastanza (41,5%) soddisfatto del luogo in cui vive.
Se andiamo a indagare l’esistenza di una qualche forma di correlazione tra la tipologia di abitazione
degli intervistati e l’opinione espressa in relazione allo stato dell’informazione sui rischi naturali,
emergono alcuni risultati interessanti. Innanzi tutto si nota come una campagna di informazione
riguardo i rischi naturali sia reputata “veramente necessaria” in particolare modo da coloro che
vivono al piano terra di una palazzina (Tab. 1.4). Questi ultimi, inoltre, sono anche coloro che
attribuiscono la maggiore importanza all’essere informati sull’identificazione delle zone a rischio
(Tab. 1.5), e che più di tutti desidererebbero ricevere informazioni circa le attività di prevenzione
del rischio di esondazione e/o di frana che si svolgono nel loro comune. (Tab. 1.6)
26
Tab. 1.4 Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Tipologia abitazione specifica
Tipologia abitazione specifica
Appartamento, PT
Conteggio
Necessaria
Abbastanza
importante
Forse
importante,
ma altri
problemi
Non
necessaria
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
% entro Tipologia
abitazione specifica
% entro Tipologia
abitazione specifica
Casa singola,
PT
Casa singola, altri
piani
188
Total
e
13
46
14
261
56,5%
39,7%
34,1%
7
57
20
30,4%
49,1%
48,8%
2
13
7
32
54
8,7%
11,2%
17,1%
7,4%
8,8%
1
8
9
4,3%
1,8%
1,5%
43,3% 42,5%
206
290
47,5% 47,2%
23
116
41
434
614
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0
%
Conteggio
Totale
Appartamento,
altri piani
Tav. 1.5 Importanza informazioni su conseguenze e danni * Tipologia abitazione specifica
Tipologia abitazione specifica
Casa
Appartamento, Appartamento,
singola,
PT
altri piani
PT
Non
impo.
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
Casa
singola,
altri
piani
Totale
1
7
8
,9%
1,6%
1,3%
1
1
13
15
,9%
2,4%
3,0%
2,5%
1
13
4
46
64
4,5%
11,4%
9,8%
10,7%
10,6%
4
19
6
67
96
% entro Tipologia abitazione specifica
18,2%
16,7%
14,6%
15,7%
15,9%
Massima Conteggio
impo.
% entro Tipologia abitazione specifica
17
80
30
295
422
77,3%
70,2%
73,2%
68,9%
69,8%
22
114
41
428
605
2
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
3
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
4
Totale
Conteggio
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
100,0%
100,0% 100,0%
100,0% 100,0%
27
Tav. 1.6 Interesse a ricevere info sul rischio esondazione * Tipologia abitazione specifica
Tipologia abitazione specifica
Appartamento, Appartamento,
Casa
PT
altri piani
singola, PT
Nessuno
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
Abbastanza
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
Molto
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
Totale
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
Totale
5
2
25
32
4,9%
4,9%
6,0%
5,5%
1
10
7
38
56
4,8%
9,7%
17,1%
9,2%
9,7%
10
43
16
207
276
47,6%
41,7%
39,0%
49,9%
47,6%
10
45
16
145
216
47,6%
43,7%
39,0%
34,9%
37,2%
21
103
41
415
580
100,0%
100,0%
100,0%
Conteggio
% entro Tipologia abitazione specifica
Poco
Casa
singola,
altri
piani
100,0% 100,0%
Le informazioni sui piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche sono invece reputate assai
rilevanti, in particolare modo, da coloro che vivono al pian terreno di case singole. (Tab. 1.7).
Questi, tra i pochi a conoscenza dello svolgimento di una campagna di informazione sul rischio di
esondazione e frana nella loro zona di residenza risultano i più soddisfatti della qualità delle
informazioni ricevute (Tab. 1.8).
Tav. 1.7 Importanza informazioni su fonti info in emergenza * Tipologia abitazione specifica
Tipologia abitazione specifica
Appartamento, PT
Non
impo.
10
2,4%
2,2%
1,7%
3
3
9
15
2,7%
7,3%
2,2%
2,5%
7
17
7
56
87
31,8%
15,2%
17,1%
13,4%
14,7%
2
18
5
58
83
9,1%
16,1%
12,2%
13,9%
14,0%
13
74
25
285
397
59,1%
66,1%
61,0%
68,3%
67,1%
22
112
41
417
592
100,0%
100,0%
100,0%
% entro Tipologia
abitazione specifica
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
4
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
Massima
% entro Tipologia
impo.
abitazione specifica
Conteggio
Totale
28
% entro Tipologia
abitazione specifica
Totale
Casa singola,
altri piani
9
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
3
Casa singola,
PT
1
Conteggio
Conteggio
2
Appartamento, altri
piani
100,0% 100,0%
Tab. 1.8 Le informazioni ricevute sono giudicate * Tipologia abitazione specifica
Tipologia abitazione specifica
Appartamento,
PT
Appartamento,
altri piani
Conteggio
Buone
% entro Tipologia
abitazione specifica
Conteggio
Sufficienti
% entro Tipologia
abitazione specifica
% entro Tipologia
abitazione specifica
Totale
6
2
11
19
30,0%
33,3%
20,8%
23,2%
6
4
24
34
30,0%
66,7%
45,3%
41,5%
6
8
17
100,0%
30,0%
15,1%
20,7%
2
10
12
10,0%
18,9%
14,6%
53
82
Conteggio
Insufficienti % entro Tipologia
abitazione specifica
3
20
6
100,0%
100,0%
100,0%
Conteggio
% entro Tipologia
abitazione specifica
Casa singola,
altri piani
3
Conteggio
Scarse
Casa singola,
PT
100,0% 100,0%
Non sembra, invece, di potere rilevare alcuna forma di correlazione tra la tipologia di abitazione e la
disponibilità a partecipare a iniziative varie.
In merito alla sperimentazione diretta di un disastro naturale, tutti gli abitanti dei comuni considerati
(99%) ricordano l’essersi verificato di una frana e/o di un’esondazione nel luogo in cui vivono (Tab.
1.9), coerentemente con la scelta di ricerca di campionare aree soggette a questi rischi.
Tab. 1.9 Ultimo disastro naturale ricordato (V5)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Esondazione
Frana
Altro
Totale valide
Nulla è successo
Mancata risposta
Totale
248
39,7
48,9
257
2
507
92
25
624
41,2
,3
81,3
14,7
4,0
100,0
50,7
,4
100,0
I disastri naturali maggiormente rammentati si sono verificati nel 1987, nel 1998 e, più di recente,
nel 2002. Di tutti gli intervistati, la grande maggioranza ha vissuto personalmente il disastro, con o
senza danni, mentre rappresentano una netta minoranza coloro che ne hanno solo sentito parlare, da
parenti, amici, gente locale o media. (Tab. 1.10).
29
Tab. 1.10 Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato (V7)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Sperimentato con danni
Sperimentato senza danni
Parenti
Amici
La gente locale
I media
Totale valide
Mancata risposta
Totale
147
23,6
27,7
304
26
5
34
15
531
93
624
48,7
4,2
,8
5,4
2,4
85,1
14,9
100,0
57,3
4,9
,9
6,4
2,8
100,0
Quando si è chiesto agli intervistati quanto ritenessero importante che in Lombardia venisse svolta
un campagna di informazione sui rischi naturali, stupisce il fatto per cui coloro che hanno
sperimentato personalmente un disastro naturale, diversamente da coloro che ne hanno solamente
sentito parlare, non abbiano reputato l’iniziativa particolarmente rilevante (Tab. 1.11).
Tab. 1.11 Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Chi ha fornito informazione sul disastro
naturale ricordato
Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato
Sperimentato
senza danni
Parenti
71
129
7
3
9
6
225
48,3%
43,0%
26,9%
60,0%
26,5%
40,0%
42,7%
65
146
13
1
17
8
250
44,2%
48,7%
50,0%
20,0%
50,0%
53,3%
47,4%
10
20
6
1
7
1
45
6,8%
6,7%
23,1%
20,0%
20,6%
6,7%
8,5%
1
5
1
7
% entro Chi ha fornito
informazione sul
disastro naturale
ricordato
,7%
1,7%
2,9%
1,3%
Conteggio
147
300
26
5
34
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Conteggio
Necessaria
% entro Chi ha fornito
informazione sul
disastro naturale
ricordato
Conteggio
Abbastanza % entro Chi ha fornito
importante informazione sul
disastro naturale
ricordato
Conteggio
Forse
importante, % entro Chi ha fornito
informazione sul
ma altri
disastro naturale
problemi
ricordato
Conteggio
Non
necessaria
Totale
Totale
Sperimentato
con danni
% entro Chi ha fornito
informazione sul
disastro naturale
ricordato
Gente
locale
Amici
I media
15
527
100,0% 100,0%
Quando, però, si è chiesto di attribuire un grado di importanza alla ricezione di diverse tipologie di
informazione (Tab. 1.12), coloro che hanno subito un danno personalmente, in maniera piuttosto
30
costante, sono risultati essere gli intervistati che più di tutti reputano apprezzabile ricevere
informazioni, qualunque sia la tipologia di queste ultime considerata. Probabilmente su questi due
risultati apparentemente contrastanti ha inciso la modalità di formulazione delle due domande, di
cui la prima si riferiva genericamente a un’ipotetica iniziativa della Regione Lombardia (forse
sentita troppo “lontana”), mentre la seconda chiamava in causa direttamente l’intervistato e il
rischio cui potrebbe essere esposto.
Tab. 1.12 Tipologie di informazioni riguardo alla cui ricezione è stato chiesto
agli intervistati di esprimere un giudizio di importanza
Identificazione delle zone a rischio
Il grado di rischio cui gli intervistati sono esposti
Le conseguenze e i possibili danni agli uomini, cose e ambiente che potrebbero verificarsi
I piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche
Le procedure di allarme della popolazione in casi emergenza
I comportamenti da adottare in caso di emergenza
Le misure preventive che la popolazione deve adottare per proteggersi
La fonte di informazione in caso di emergenza
Le modalità con cui posso avere informazioni sul rischio a cui sono esposto
Il modo con cui la popolazione è tenuta al corrente dell’evolvere della situazione in caso di disastro
Non sembra, infine, di poter rilevare una qualche correlazione tra il fatto di avere subito un danno
personalmente o meno e l’interesse a ricevere informazioni circa le attività di prevenzione del
rischio di esondazione e/o frana, il grado di conoscenza del Piano di Protezione Civile, e la
disponibilità a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione e/o frana.
1.2. Il grado di soddisfazione espresso rispetto alla zona di residenza
Come accennato in precedenza, il campione di popolazione intervistato ha espresso un livello di
apprezzamento altissimo rispetto alla propria zona di residenza; ben il 92,5% delle persone, infatti,
ha dichiarato di essere abbastanza o molto soddisfatto di vivere nel proprio comune. (Tab. 1.13).
Tab. 1.13 Soddisfazione per la zona di residenza (V4)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
No
Poco
Abbastanza
Molto
Totale valide
Mancata risposta
Totale
15
2,4
2,4
24
259
318
616
8
624
3,8
41,5
51,0
98,7
1,3
100,0
3,9
42,0
51,6
100,0
In particolare il grado di apprezzamento manifestato è leggermente più concentrato tra coloro che
vivono in centri abitati, mentre le valutazioni più severe sono state principalmente espresse da
coloro che vivono ai primi piani di palazzine.
Contro ogni aspettativa, sul livello di soddisfazione espresso non sembra incidere quasi per nulla
l’avere o il non avere sperimentato personalmente un disastro naturale. Sembra invece più intuitivo
il fatto che le persone meno contente della propria zona di residenza siano anche quelle che, da una
31
parte, non sono a conoscenza dello svolgimento di una campagna informativa sui disastri naturali
(Tab. 1.14), e dall’altra sono le più disposte a raggiungere il massimo livello di impegno per la
prevenzione del rischio, ad es. partecipando alle attività di un gruppo / associazione della PC (Tab.
1.15).
Tab. 1.14 Svolgimento campagna info su R esondazione o frana nella sua zona * Soddisfazione per la zona di
residenza
Soddisfazione per la zona di residenza
No
Poco
22
43
66
4,2%
8,6%
13,7%
10,8%
9
14
159
188
370
60,0%
58,3%
62,1%
59,7%
60,7%
6
9
75
84
174
40,0%
37,5%
29,3%
26,7%
28,5%
15
24
256
315
610
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
No
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
Non so
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
Totale
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Totale
Molto
1
Conteggio
Sì
Abbastanza
Tab. 1.15 Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del R * Soddisfazione per la zona di residenza
Soddisfazione per la zona di residenza
No
Conteggio
Non disponibile
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
Sì, per incontri
Sì, per
formazione
Sì, per
esercitazioni
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
8
83
122
219
46,2%
33,3%
34,2%
39,0%
36,9%
4
9
102
102
217
30,8%
37,5%
42,0%
32,6%
36,6%
1
18
29
48
7,7%
7,4%
9,3%
8,1%
3
16
28
47
12,5%
6,6%
8,9%
7,9%
2
4
24
32
62
15,4%
16,7%
9,9%
10,2%
10,5%
13
24
243
313
593
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Totale
Abbastanza Molto
6
Conteggio
Conteggio
Sì, per PC
Poco
100,0% 100,0%
100,0% 100,0% 100,0%
Risulta interessante, inoltre, la correlazione rilavata tra il livello di soddisfazione espresso e la
frequenza con cui gli intervistati partecipano a gruppi di volontariato sociale e protezione civile: in
linea generale, infatti, più regolare è la partecipazione, maggiore è il grado di soddisfazione
espresso (Tab. 1.16).
32
Tab. 1.16 Frequenza partecipazione a gruppi/assoc. protezione civile * Soddisfazione per la zona di residenza
Soddisfazione per la zona di residenza
No
Poco
Molto
23
223
269
529
93,3% 100,0%
91,4%
91,2%
91,7%
1
18
10
29
6,7%
7,4%
3,4%
5,0%
3
16
19
1,2%
5,4%
3,3%
244
295
577
14
Conteggio
Mai
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
Raramente
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
Regolarmente
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
15
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Totale
Abbastanza
23
100,0% 100,0%
100,0% 100,0% 100,0%
1.3. L’intenzione dichiarata di andare via dalla zona di residenza
Così come il fatto di avere vissuto personalmente un disastro naturale non incide sul livello di
soddisfazione espresso dagli intervistati sulla zona di residenza (vd. sopra), allo stesso modo ciò
non ha influito sulla loro intenzione di andarsene. In effetti, sono risultate davvero poco numerose
le persone che hanno dichiarato di volere cambiare zona di residenza: 78% degli intervistati, infatti,
non ha alcuna intenzione di trasferirsi. (Vd. Tab. 1.3)
Ciò è confermato anche dall’alto livello di soddisfazione espresso (cfr. tavola 7bis) e dalla stretta
correlazione esistente fra le due variabili, per cui tanto maggiore è il livello di soddisfazione, tanto
inferiore è l’intenzione di andarsene (Tab. 1.17). Quest’ultima risulta in qualche modo anche
connessa con la tipologia di abitazione degli intervistati, per cui sono nuovamente gli abitanti a pian
terreno di palazzine i più scontenti e quindi quelli che maggiormente hanno manifestato l’intenzione
di andarsene.
Tab. 1.17 Ho pensato di abitare in altro comune * Soddisfazione per la zona di residenza
Soddisfazione per la zona di residenza
No
Poco
Totale
Abbastanza Molto
4
2
8
1
15
% entro Soddisfazione per la zona di residenza
26,7%
8,3%
3,1%
,3%
2,5%
Sì, se ho Conteggio
occasione % entro Soddisfazione per la zona di residenza
7
12
77
24
120
46,7%
50,0%
30,0%
7,6%
19,6%
4
10
172
290
476
26,7%
41,7%
66,9%
92,1%
77,9%
15
24
257
315
611
100,0% 100,0%
100,0%
Sì, già
deciso
No, non
voglio
Totale
Conteggio
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di residenza
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di residenza 100,0% 100,0%
33
Altra interessante correlazione rilevata è quella col giudizio espresso sulla qualità della campagna di
informazione svolta su frana ed esondazione. Il giudizio più severo, infatti, è stato espresso
soprattutto da coloro che hanno già deciso di trasferirsi, risulta leggermente migliore in coloro che
dichiarano di andarsene se ne avranno l’occasione; è infine positivo in coloro che non hanno
intenzione di muoversi. (Tab. 1.18)
Tab. 1.18 Se sì, le informazioni ricevute sono giudicate * Ho pensato di abitare in altro comune
Ho pensato di abitare in altro comune
Sì, già
deciso
Buone
17
20
18,8%
25,8%
24,1%
3
30
33
18,8%
45,5%
39,8%
6
11
17
37,5%
16,7%
20,5%
1
4
8
13
100,0%
25,0%
12,1%
15,7%
1
16
66
83
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Conteggio
% entro Ho pensato di abitare in altro comune
Scarse
Conteggio
% entro Ho pensato di abitare in altro comune
Insufficienti
Conteggio
% entro Ho pensato di abitare in altro comune
Totale
Conteggio
% entro Ho pensato di abitare in altro comune
No, non voglio
3
Conteggio
% entro Ho pensato di abitare in altro comune
Sufficienti
Totale
Sì, se ho
occasione
1.4. La percezione del rischio
Come visto precedentemente, quasi tutti gli intervistati hanno vissuto personalmente l’esperienza di
un disastro naturale, per lo più senza subire danni (57%), talvolta pagandone le conseguenze (vd.
sopra) (27%). Tali disastri sono rappresentati quasi esclusivamente da frane ed esondazioni (vd.
sopra), ed è a loro riguardo che la percezione del rischio risulta maggiormente elevata rispetto a un
incendio boschivo o un terremoto (2%).(Tab. 1.19, Tab. 1.20, Tab. 1.21, Tab. 1.22).
Tab. 1.19 Zona di residenza considerata a rischio esondazione (V8)
Sì
No
Totale
Frequenza
Percentuale
233
391
624
37,3
62,7
100,0
Percentuale
valida
37,3
62,7
100,0
Tab. 1.20 Zona di residenza considerata a rischio frana (V9)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Sì
No
Totale
34
355
56,9
56,9
269
624
43,1
100,0
43,1
100,0
Tab. 1.21 Zona di residenza considerata a rischio incendio boschivo (V10)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Sì
No
Totale
129
20,7
20,7
495
624
79,3
100,0
79,3
100,0
Tab. 1.22 Zona di residenza considerata a rischio terremoto (V11)
Frequenza Percentuale Percentuale valida
Sì
No
Totale
14
2,2
2,2
610
624
97,8
100,0
97,8
100,0
Tali risultati sono ulteriormente confermati dalle risposte alla domanda in cui si è chiesto al
campione di dichiarare qual era il grado di rischio cui si sentiva esposto rispetto a diverse tipologie
di incidenti e calamità naturali. Gli intervistati hanno dichiarato di correre il livello di rischio
maggiore innanzi tutto rispetto agli incidenti stradali, quindi rispetto alle frane, all’inquinamento
elettromagnetico e alle esondazioni (Tab. 1.23).
Tab. 1.23 Percentuale di intervistati che pensa di correre un grado di rischio “massimo”
rispetto a diverse calamità / incidenti (V12-V23)
Tipologia di calamità / incidente
Intervistati (%)
Incidente stradale
13,5
Incidente nucleare
1,9
Incendio
3,5
Frana
8,5
Incidente sul lavoro
2,9
Incidente in casa
1,9
Esondazione
7,7
Terremoto
2,4
Inquinamento del suolo
2,6
Inquinamento atmosferico
5,1
Inquinamento elettromagnetico
8,2
Incidente aereo
1,9
Se si guarda all’esistenza di correlazione tra le variabili che si riferiscono alla percezione del rischio
e altre variabili, non stupisce il fatto che la percezione del rischio di esondazione e frana sia più
elevata in coloro che ne hanno già fatto esperienza personalmente. Ciò è particolarmente vero in
riferimento all’esondazione, un po’ meno riguardo alla frana (Tab. 1.24, Tab. 1.25).
35
Tab. 1.24 Rischio esondazione * Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato
Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato
Sperimentato Sperimentato
con danni
senza danni
Conteggio
Minimo
% entro Chi
ha fornito
informazione
sul disastro
naturale
ricordato
Conteggio
Medio
% entro Chi
ha fornito
informazione
sul disastro
naturale
ricordato
Conteggio
% entro Chi
ha fornito
Massimo informazione
sul disastro
naturale
ricordato
Conteggio
Totale
36
% entro Chi
ha fornito
informazione
sul disastro
naturale
ricordato
Parenti
Amici
Gente
I media
locale
Totale
47
143
7
1
19
6
223
32,9%
49,8%
28,0%
20,0%
57,6%
40,0%
43,9%
55
114
13
4
10
7
203
38,5%
39,7%
52,0%
80,0%
30,3%
46,7%
40,0%
41
30
5
4
2
82
28,7%
10,5%
20,0%
12,1%
13,3%
16,1%
143
287
25
33
15
508
100,0%
100,0%
100,0%
100,0% 100,0% 100,0%
100,0%
5
Tab. 1.25 Rischio frana * Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato
Chi ha fornito informazione sul disastro naturale ricordato
Conteggio
Minimo
% entro Chi
ha fornito
informazion
e sul
disastro
naturale
ricordato
Conteggio
Medio
% entro Chi
ha fornito
informazion
e sul
disastro
naturale
ricordato
Conteggio
% entro Chi
ha fornito
Massimo informazion
e sul
disastro
naturale
ricordato
Conteggio
Totale
% entro Chi
ha fornito
informazion
e sul
disastro
naturale
ricordato
Gent
e
I media
local
e
Totale
Sperimentato
con danni
Sperimentato
senza danni
Parenti
53
104
10
2
11
4
184
37,6%
34,7%
41,7%
66,7%
32,4
%
26,7%
35,6%
52
127
12
1
17
6
215
36,9%
42,3%
50,0%
33,3%
50,0
%
40,0%
41,6%
36
69
2
6
5
118
25,5%
23,0%
8,3%
17,6
%
33,3%
22,8%
141
300
24
34
15
517
100,0
100,0%
%
100,0%
100,0%
Amici
3
100,0% 100,0% 100,0%
Allo stesso modo, risulta abbastanza intuitivo il fatto per cui, tanto maggiore è la percezione del
rischio, tanto maggiore è l’intenzione di andarsene (anche in tal caso la correlazione è più evidente
per l’esondazione rispetto alla frana (Tab. 1.26, Tab. 1.27).
37
Tab. 1.26 Ho pensato di abitare in altro comune * Zona di residenza considerata a rischio esondazione
Zona di residenza considerata
a rischio esondazione
Sì
Sì, già
deciso
Conteggio
% entro Zona di residenza considerata a rischio
esondazione
Conteggio
Sì, se ho
occasione % entro Zona di residenza considerata a rischio
esondazione
No, non
voglio
Conteggio
% entro Zona di residenza considerata a rischio
esondazione
Conteggio
Totale
% entro Zona di residenza considerata a rischio
esondazione
Totale
No
10
5
15
4,4%
1,3%
2,4%
59
62
121
25,8%
15,9%
19,5%
160
323
483
69,9%
82,8%
78,0%
229
390
619
100,0%
100,0%
100,0%
Tab. 1.27 Ho pensato di abitare in altro comune * Zona di residenza considerata a rischio frana
Zona di residenza
considerata a rischio
frana
Sì
Sì, già
deciso
Conteggio
Sì, se ho
occasione
Conteggio
No, non
voglio
Conteggio
Totale
% entro Zona di residenza considerata a rischio frana
% entro Zona di residenza considerata a rischio frana
% entro Zona di residenza considerata a rischio frana
Conteggio
% entro Zona di residenza considerata a rischio frana
Totale
No
7
8
15
2,0%
3,0%
2,4%
79
42
121
22,4%
15,8%
19,5%
267
216
483
75,6%
81,2%
78,0%
353
266
619
100,0%
100,0%
100,0%
Da notare è poi il fatto che esista una correlazione inversa tra la percezione rischio di esondazione
(correlazione stretta) e frana (correlazione meno stretta) e il livello di soddisfazione espresso (Tab.
1.28, Tab. 1.29), per cui, al crescere dell’una, diminuisce l’altro.
38
Tab. 1.28 Zona di residenza considerata a rischio esondazione * Soddisfazione per la zona di residenza
Soddisfazione per la zona di residenza
No
Sì
No
Totale
108
103
230
53,3%
45,8%
41,7%
32,4%
37,3%
7
13
151
215
386
46,7%
54,2%
58,3%
67,6%
62,7%
15
24
259
318
616
100,0% 100,0%
100,0%
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di residenza
Totale
Molto
11
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di residenza
Abbastanza
8
Conteggio
% entro Soddisfazione per la zona di residenza
Poco
100,0% 100,0%
Tab. 1.29 Zona di residenza considerata a rischio frana * Soddisfazione per la zona di residenza
Soddisfazione per la zona di residenza
No
Conteggio
Sì
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
No
% entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Conteggio
Totale % entro Soddisfazione per la zona di
residenza
Poco
Abbastanza
Totale
Molto
8
11
154
177
350
53,3%
45,8%
59,5%
55,7%
56,8%
7
13
105
141
266
46,7%
54,2%
40,5%
44,3%
43,2%
15
24
259
318
616
100,0% 100,0%
100,0%
100,0% 100,0%
Il grado di soddisfazione, invece, non sembra correlato al livello di rischio cui gli intervistati
dichiarano di sentirsi esposti in riferimento alla frana/esondazione rispetto ad altri incidenti. Quasi
volessero dire: “indipendentemente da quanto ci sentiamo minacciati, il solo fatto di esserlo basta a
renderci insoddisfatti.”
Infine, il livello di rischio che gli intervistati hanno dichiarato di correre in particolare relativamente
alla frana è risultato strettamente connesso a numerose altre variabili concernenti la qualità delle
informazioni, la disponibilità alla partecipazione e le attività delle istituzioni.
In particolare, si rileva una certa correlazione tra grado di rischio frana cui gli intervistati ritengono
di essere esposti e, da una parte, l’opinione espressa in riferimento alla necessità di una campagna
informativa (Tab. 1.30), dall’altra l’interesse manifestato a ricevere informazioni sul rischio cui
sono esposti (Tab. 1.31), per cui, al crescere della percezione del rischio, crescono sia la necessità
sia l’interesse.
39
Tab. 1.30 Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Rischio frana
Rischio frana
Nessuno
2
3
4
5
6
Massimo Totale
59
25
20
40
47
31
34
256
Conteggio
% entro
Rischio
Necessaria
41,00% 31,30% 27,40% 42,10% 52,80% 43,10% 65,40% 42,30%
frana
67
41
45
49
31
36
18
287
Conteggio
% entro
Abbastanza Rischio
importante
46,50% 51,30% 61,60% 51,60% 34,80% 50,00% 34,60% 47,40%
frana
12
13
8
6
11
3
53
Forse
Conteggio
importante, % entro
ma altri
Rischio
problemi
8,30%
16,30% 11,00%
6,30%
12,40%
4,20%
8,80%
frana
6
1
2
9
Conteggio
% entro
Non
Rischio
necessaria
4,20%
1,30%
2,80%
1,50%
frana
144
80
73
95
89
72
52
605
Conteggio
% entro
Rischio
Totale
100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%
frana
Tab. 1.31 Interesse a ricevere info sul rischio frana * Rischio frana
Nessuno
2
3
17
3
3
Conteggio
% entro
Rischio
Nessuno
12,80%
3,90%
4,20%
frana
9
9
7
Conteggio
% entro
Rischio
Poco
6,80% 11,80%
9,90%
frana
68
36
37
Conteggio
% entro
Rischio
Abbastanza frana
51,10% 47,40% 52,10%
39
28
24
Conteggio
% entro
Rischio
Molto
29,30% 36,80% 33,80%
frana
133
76
71
Conteggio
% entro
Rischio
Totale
100,00% 100,00% 100,00%
frana
Rischio frana
4
3
5
6
1
Massimo
2
Totale
29
4,00%
5,00%
41
3,30%
6
7
1,40%
3
6,70%
47
8,10%
40
4,30%
28
18
7,10%
274
52,20%
34
46,50%
39
40,00%
38
36,00%
30
47,60%
232
37,80%
90
45,30%
86
54,30%
70
60,00%
50
40,30%
576
100,00% 100,00%
100,00%
100,00% 100,00%
Si nota anche una profonda correlazione tra il grado di rischio di frana cui gli intervistati ritengono
di essere esposti e la loro disponibilità a fare personalmente qualcosa per la prevenzione del rischio
di esondazione / frana (Tab. 1.32).
40
Tab. 1.32 Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del R * Rischio frana
Nessuno
51
Conteggio
% entro
Non
Rischio
disponibile frana
36,40%
55
Conteggio
% entro
Sì, per
Rischio
incontri
39,30%
frana
7
Conteggio
% entro
Sì, per
Rischio
formazione frana
5,00%
11
Conteggio
% entro
Sì, per
Rischio
esercitazioni frana
7,90%
16
Conteggio
% entro
Rischio
Sì, per PC
11,40%
frana
140
Conteggio
% entro
Rischio
100,00%
frana
2
48
Rischio frana
3
34
26
Massimo
9
Totale
214
5
60,00%
21
48,60%
21
29,50%
29
19,10%
21
36,50%
218
26,30%
3
30,00%
5
33,00%
14
44,70%
3
37,20%
49
3,80%
4
7,10%
9
15,90%
7
6,40%
6
8,40%
47
5,00%
4
12,90%
1
8,00%
12
12,80%
8
8,00%
58
5,00%
80
1,40%
70
13,60%
88
17,00%
47
9,90%
586
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
La percezione del rischio influenza anche la valutazione delle conseguenze di diverse attività umane
sul territorio per cui, più gli intervistati si ritengono a rischio frana /esondazione, più ritengono che
le diverse attività elencate di seguito possano aumentare il pericolo cui sono esposti:
o
o
o
o
o
o
o
o
il disboscamento,
la costruzione non regolamentata di edifici,
la costruzione non regolamentata di infrastrutture,
la modifica del letto di un fiume,
la costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza,
l’attività turistica,
l’estrazione di materiali,
l’abbandono dei fondi e dei percorsi rurali.
Infine, maggiore è la percezione del rischio di frane ed esondazioni, migliori sono le valutazioni
relative a un’eventuale attività di promozione, da parte della Regione, di leggi per la prevenzione
dei rischi naturali. (Tab. 1.33, Tab. 1.34, Tab. 1.35, Tab. 1.36, Tab. 1.37)
41
Tab. 1.33 E' buono se Regione obbliga informazione su RN * Rischio frana
Nessuno
4
Conteggio
% entro
Rischio
Per nulla
2,80%
frana
7
Conteggio
% entro
Rischio
Poco
4,90%
frana
24
Conteggio
% entro
Rischio
Abbastanza frana
16,70%
109
Conteggio
% entro
Rischio
Molto
75,70%
frana
144
Conteggio
% entro
Rischio
Totale
100,00%
frana
2
Rischio frana
4
1
Massimo
1
Totale
7
6
4
1
1,40%
4
2,00%
2
1,20%
21
5,00%
26
1,10%
25
5,60%
17
3,90%
9
3,50%
150
32,50%
50
26,30%
69
23,90%
49
17,60%
39
25,00%
422
62,50%
80
72,60%
95
69,00%
71
76,50%
51
70,30%
600
100,00%
100,00% 100,00%
100,00% 100,00%
Tab. 1.34 E' buono se Regione promuove leggi per predisporre piani intervento * Rischio frana
Nessuno
Conteggio
% entro
Rischio
Per nulla
frana
Conteggio
% entro
Rischio
Poco
frana
Conteggio
% entro
Rischio
Abbastanza frana
Conteggio
% entro
Rischio
Molto
frana
Conteggio
% entro
Rischio
totale
frana
42
2
1,40%
5
Rischio frana
3
5
1
6
1,40%
Massimo
1
1
1,40%
2,00%
Totale
5
0,80%
6
3,50%
27
23
19
12
7
1,00%
129
19,00%
108
31,90%
48
21,60%
69
16,90%
58
14,00%
42
21,70%
454
76,10%
142
66,70%
72
78,40%
88
81,70%
71
84,00%
50
76,40%
594
100,00%
100,00% 100,00% 100,00%
100,00% 100,00%
Tab. 1.35 E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN * Rischio frana
Nessuno
60
Conteggio
% entro
Rischio
Per nulla
42,60%
frana
37
Conteggio
% entro
Rischio
Poco
26,20%
frana
31
Conteggio
% entro
Rischio
Abbastanza frana
22,00%
13
Conteggio
% entro
Rischio
Molto
9,20%
frana
141
Conteggio
% entro
Rischio
Totale
100,00%
frana
Rischio frana
4
20
24
22
Massimo
20
Totale
204
25,30%
30
27,90%
25
33,80%
21
40,80%
15
35,20%
173
38,00%
17
29,10%
25
32,30%
13
30,60%
7
29,90%
133
21,50%
12
29,10%
12
20,00%
9
14,30%
7
23,00%
69
15,20%
79
14,00%
86
13,80%
65
14,30%
49
11,90%
579
2
100,00%
6
100,00% 100,00%
100,00% 100,00%
Tab. 136 E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio * Rischio frana
Nessuno
1
Conteggio
% entro
Rischio
Per nulla
0,70%
frana
4
Conteggio
% entro
Rischio
Poco
2,80%
frana
20
Conteggio
% entro
Rischio
Abbastanza frana
13,80%
120
Conteggio
% entro
Rischio
Molto
82,80%
frana
145
Conteggio
% entro
Rischio
frana
2
3
Rischio frana
4
5
6
Massimo
1
Totale
2
3
2
2
1,40%
1
1
0,30%
13
3,80%
18
2,70%
20
21
2,30%
19
1,40%
10
1,90%
5
2,20%
113
22,50%
59
27,40%
51
22,60%
72
21,60%
67
14,10%
59
9,60%
46
18,80%
474
73,80%
80
69,90%
73
77,40%
93
76,10%
88
83,10%
71
88,50%
52
78,70%
602
100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%
100,00% 100,00%
43
Tab. 1.37 E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio * Rischio frana
Nessuno
2
Conteggio
2
3
Rischio frana
4
5
6
4
1
Massimo
1
Totale
8
% entro
Rischio
frana
Conteggio
1,40%
13
5,10%
10
8
8
5
1,40%
2
% entro
Rischio
frana
Conteggio
9,30%
21
12,70%
14
11,00%
21
8,50%
22
5,70%
19
2,90%
17
8
7,70%
122
% entro
Rischio
Abbastanza frana
Conteggio
15,00%
104
17,70%
51
28,80%
44
23,40%
64
21,80%
63
24,30%
50
15,70%
42
20,50%
418
% entro
Rischio
frana
Conteggio
74,30%
140
64,60%
79
60,30%
73
68,10%
94
72,40%
87
71,40%
70
82,40%
51
70,40%
594
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
Per nulla
Poco
Molto
% entro
Rischio
frana
2,00%
1,30%
46
1.5. Conclusioni
Alla luce di quanto visto finora, vengono di seguito elencati alcuni dei risultati che ci sembrano più
interessanti al fine del presente lavoro.
Uno degli elementi a nostro avviso maggiormente rilevante e che si riconferma lungo l’analisi di
quasi tutto il questionario è rappresentato dal fatto che non è tanto l’avere o il non avere vissuto
personalmente un disastro naturale che rappresenta un elemento significativo ai fini
dell’interpretazione delle risposte, quanto la minore o maggiore percezione dello stesso. In effetti,
l’esperienza di una frana o di un’esondazione non incide né sull’intenzione degli abitanti di
andarsene, né sul loro livello di soddisfazione. Al contrario, queste ultime sono fortemente
influenzate dalla percezione del rischio: se gli intervistati si sentono maggiormente minacciati,
allora cresce l’insoddisfazione e cresce la voglia di andarsene. Ma non solo: aumenta anche la
necessità di maggiore informazione, l’interesse per la stessa e la disponibilità a partecipare
attivamente a iniziative diverse. In sostanza, è come se la percezione fungesse da trait d’union tra
l’esperienza vissuta e le opinioni espresse: queste ultime non sembrano direttamente correlate al
rischio effettivamente corso, ma alla percezione dello stesso. L’insoddisfazione deriva non tanto
dall’essere minacciati, quanto dal sentirsi tali.
Ciò, a nostro avviso, può rappresentare un’indicazione assai rilevante ai fini della definizione delle
strategie di regolamentazione, formazione e comunicazione future. Infatti, anche se determinati
disastri naturali non possono obiettivamente essere evitati (o possono esserlo solo in parte), tuttavia
le autorità locali e i principali gruppi e associazioni rilevanti sul territorio, attraverso i diversi
strumenti a propria disposizione, possono agire in modo tale che questi impattino il meno possibile
sulla percezione del rischio e, quindi, in definitiva, sulla qualità della vita degli abitanti della zona.
Ulteriori indicazioni sugli orientamenti da adottare derivano anche da altri risultati. Ad esempio,
ricordiamo che livello di soddisfazione espresso è fortemente condizionato non solo dalla
percezione del rischio, ma anche da altre variabili quali l’esistenza e la qualità di campagne
informative, la partecipazione a diverse attività (più si partecipa, più si è soddisfatti!), e in misura
leggermente inferiore, la tipologia di abitazione. Quest’ultima variabile risulta abbastanza rilevante
44
anche rispetto ad altre questioni. In effetti, le persone residenti al piano terra di palazzine sono
risultate in linea generale le più desiderose di cambiare zona di residenza, le meno soddisfatte, le
più interessate a ricevere informazioni sulle attività di prevenzione svolte nel comune e le più
disponibili a partecipare maggiormente alle iniziative.
Si noti infine, altro elemento a nostro avviso fortemente significativo al fine dell’organizzazione
delle prossime iniziative di comunicazione e partecipazione sul territorio, che la qualità delle
informazioni ricevute risulta una delle variabili analizzate che maggiormente influisce
sull’intenzione manifestata dagli intervistati di trasferirsi.
45
Capitolo 2
Le istituzioni e l’informazione sui rischi naturali
Enrico M. Tacchi
In questo capitolo vengono presentati alcuni risultati dell’indagine, che riguardano le valutazioni
degli intervistati sulle funzioni attribuite alle istituzioni e ai processi informativi riguardo ai rischi
naturali.
Si parte da una panoramica sulla situazione in Italia e si focalizza poi l’attenzione sulla Lombardia.
Particolare enfasi è riservata alla prevenzione dei rischi, con vari approfondimenti sulle competenze
istituzionali degli enti interessati e sulle caratteristiche dell’informazione prodotta, esplorando sia
l’apprezzamento dei soggetti per la situazione attuale sia i loro auspici per il futuro.
Tutte le variabili sono descritte a livello univariato, di regola con riferimento alle frequenze
percentuali delle risposte valide. Sono state poi aggiunte le tabelle bivariate più significative rispetto
al genere, al livello di istruzione e alle classi di età degli intervistati. In questo caso, come criterio
generale per ritenere non trascurabile la relazione bivariata, si è assunto un valore del Coefficiente
di contingenza di almeno 0,15 con una significatività inferiore a 0,15.
Emerge in generale una maggiore capacità esplicativa dell’età rispetto alla scolarizzazione e una
sostanziale analogia di risposte tra le donne e gli uomini.
2.1. I rischi naturali in Italia: le istituzioni e il sistema dei media
Le variabili 33-36 riguardano il parere degli intervistati sul grado di preparazione del contesto
istituzionale e massmediatico nazionale nel prevenire e mitigare gli effetti dei disastri naturali.
Quattro sono i fattori esaminati in merito: l’adeguatezza della vigente normativa di prevenzione;
l’efficacia dell’organizzazione di intervento; l’attenzione dedicata dalle istituzioni a questa
problematica; la capacità del sistema di media di fornire informazioni oggettive. Ne emerge un
quadro nel complesso piuttosto critico, dove quasi sempre oltre i tre quinti dei soggetti rispondenti
manifesta insoddisfazione, salvo nel caso dell’organizzazione degli interventi in caso di disastro
naturale, la cui adeguatezza in Italia viene valutata in genere positivamente.
2.1.1. Riguardo alla normativa di prevenzione vigente in Italia, le valutazioni raccolte non sono in
genere molto positive: quasi sette soggetti su dieci, tra coloro che hanno risposto a questa domanda,
dichiarano infatti che tale normativa è “poco” o “per nulla” adeguata, manifestando quindi un
livello elevato di insoddisfazione (v. Tab. 1).
Tab. 1 - V33 - Italia ha normativa di prevenzione adeguata
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
67
347
170
14
598
26
624
Percentuale
10,7
55,6
27,2
2,2
95,8
4,2
100,0
Percentuale valida
11,2
58,0
28,4
2,3
100,0
47
Nelle risposte fornite a questa domanda, qualche differenza di opinione emerge in funzione del
genere degli intervistati (v. Tab. 2). Infatti, i soggetti maschi tendono con maggiore frequenza a
polarizzare i loro giudizi sui valori estremi (quasi il 18% giudica la normativa italiana per la
prevenzione dei rischi naturali “per nulla” o, all’opposto, “molto” adeguata), mentre le donne
scelgono in oltre il 90% dei casi validi le modalità di risposta intermedie (“poco” o “abbastanza”
adeguata).
Il grado di istruzione e l’età manifestano invece, per questa variabile, un valore predittivo più
modesto.
Tab. 2 - Italia ha normativa di prevenzione adeguata * Sesso
Sesso
Italia ha normativa di prevenzione adeguata
Maschio
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
38
13,1%
162
55,7%
78
26,8%
13
4,5%
291
100,0%
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Totale
Femmina
29
9,4%
185
60,3%
92
30,0%
1
,3%
307
100,0%
67
11,2%
347
58,0%
170
28,4%
14
2,3%
598
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,150
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
598
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,003
2.1.2. Quanto al livello di organizzazione attribuito all’Italia nell’intervento in materia di disastri
naturali, le opinioni raccolte sono invece in genere molto più positive, tanto che oltre i tre quinti
degli intervistati dichiarano che tale organizzazione è “abbastanza” o “molto” adeguata; in
corrispondenza il totale degli insoddisfatti (ovvero quelli che giudicano l’organizzazione “poco” o
“per nulla” adeguata) si ferma, anche considerando solo le risposte valide, al 38% del campione (v.
Tab. 3).
In questo caso, non emergono connessioni particolarmente significative con il genere, il grado di
istruzione e l’età degli intervistati.
Tab. 3 - V34 - Italia ha organizzazione di intervento adeguata
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
48
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
23
206
323
48
600
24
624
Percentuale
3,7
33,0
51,8
7,7
96,2
3,8
100,0
Percentuale valida
3,8
34,3
53,8
8,0
100,0
Percentuale cumulata
3,8
38,2
92,0
100,0
2.1.3. Sempre con riferimento alla situazione nazionale italiana, si è domandato poi agli intervistati
se le istituzioni fossero attente ai problemi dei disastri naturali. In questo caso le risposte tornano
ad assumere una connotazione negativa, come dimostra il fatto che la quota di coloro che giudicano
le istituzioni “abbastanza” o “molto” attente all’argomento corrisponde a poco più di un terzo delle
risposte valide (v. Tab. 4).
Tab. 4 - V35 - Italia ha istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali
Frequenza
Percentuale
52
318
199
20
589
35
624
Validi
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancanti Mancante di sistema
Totale
Percentuale valida
8,3
51,0
31,9
3,2
94,4
5,6
100,0
Percentuale cumulata
8,8
54,0
33,8
3,4
100,0
8,8
62,8
96,6
100,0
Il grado di attenzione delle istituzioni risulta valutato in modo significativamente diverso a secondo
dell’età degli intervistati (v. Tab. 5), anche se i dati non consentono di mettere in evidenza una
relazione chiara, perché in vari casi le percentuali dei più giovani sembrano avvicinarsi a quelle dei
più anziani, differenziandosi invece dalle classi di età intermedie (dai 26 ai 65 anni).
Tab. 5 - Italia ha istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali * Età per classi
Età per classi
Italia ha istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
18-25
26-45
Totale
46-65
65 e oltre
6
8,8%
26
12,0%
15
8,4%
5
4,0%
52
8,8%
40
58,8%
113
52,1%
86
48,0%
79
63,2%
318
54,0%
18
26,5%
72
33,2%
72
40,2%
37
29,6%
199
33,8%
4
5,9%
6
2,8%
6
3,4%
4
3,2%
20
3,4%
68
100,0%
217
100,0%
179
100,0%
125
100,0%
589
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,157
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
589
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,096
49
2.1.4. Infine, è stato richiesto un parere riguardo alla capacità del sistema nazionale dei media di
fornire informazioni “oggettive” sui disastri naturali. Anche in questo caso la valutazione è
generalmente critica, con due terzi dei rispondenti che giudicano i giornali e le televisioni nazionali
come agenzie di informazioni “poco” o “per nulla” oggettive (v. Tab. 6).
Le differenze di opinione in funzione del genere, del grado di istruzione e dell’età degli intervistati
non risultano, per questa domanda, particolarmente significative.
Tab. 6 - V36 - Italia ha sistema di media che fornisce informazioni oggettive sul problema
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
89
302
178
21
590
34
624
Percentuale
14,3
48,4
28,5
3,4
94,6
5,4
100,0
Percentuale valida
15,1
51,2
30,2
3,6
100,0
Percentuale cumulata
15,1
66,3
96,4
100,0
2.2. Prevenzione e gestione dei rischi naturali: competenze istituzionali e difficoltà operative
Alle domande finalizzate a tracciare un identikit del contesto nazionale italiano ne seguono altre,
che si propongono l’obiettivo di individuare quale livello di intervento istituzionale sia ritenuto più
congruo, a parere degli intervistati, per prevenire i rischi e gestire le emergenze. Le variabili 4243,
4445 e 4647 raccolgono dunque le indicazioni degli intervistati sia riguardo agli enti pubblici che
dovrebbero essere preferenzialmente preposti alla prevenzione e alla gestione dei disastri naturali
sia riguardo al tipo di difficoltà che si ritengono prevalenti nell’ostacolare tali soggetti nell’attività
di prevenzione.
Il fatto che in questi casi gli intervistati potessero esprimere due scelte comporta qualche cautela
nella lettura dei dati. Le percentuali infatti in questi casi sono state calcolate sul totale massimo
delle risposte attese, anziché sul totale dei soggetti. Pertanto, visto che per queste variabili le
frequenze cumulate non sono significative, si è sostituito a esse (nell’ultima colonna) l’indicazione
delle percentuali raccolte per ogni voce sul totale dei soggetti, che appare più utile ai fini
interpretativi (evidentemente la somma di tali percentuali ha scarso significato pratico e potrebbe
raggiungere un valore teorico di 200).
Nessuna variazione invece è stata introdotta nelle tabelle a doppia entrata.
2.2.1. Tra gli enti che, a parere degli intervistati, dovrebbero farsi carico delle iniziative di
prevenzione dei disastri naturali emergono le amministrazioni locali: in primo luogo il Comune,
segnalato dai due terzi dei soggetti, ma anche la Provincia (v. Tab. 7).
La Regione e la Protezione civile sono state indicate da circa un quinto degli intervistati, mentre per
il Governo nazionale la quota scende all’11% e della Prefettura si ricordano davvero in pochi.
50
Tab. 7 - V4243 - Soggetti che devono fare attività di prevenzione
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Comune
Provincia
Regione
Governo Italiano
Prefetto
Protezione Civile
Totale
Mancante di sistema
Percentuale
416
236
139
71
14
120
996
252
1248
Percentuale valida
33,3
18,9
11,1
5,7
1,1
9,6
79,8
20,2
100,0
41,8
23,7
14,0
7,1
1,4
12,0
100,0
Percentuale sul totale dei
624 soggetti
66,7
37,8
22,3
11,4
2,2
19,2
In questo caso, le differenze di risposta più significative si trovano tra le varie classi di età: in
particolare, rispetto alla media i più giovani indicano di più la Protezione civile e di meno il
Comune, mentre i più anziani indicano di più la Provincia e di meno la Regione (v. Tab. 8).
Tab. 8 - Soggetti che devono fare attività di prevenzione * Età per classi
Età per classi
Soggetti che devono fare attività di prevenzione
Comune
Provincia
Regione
Governo It.
Prefetto
Protezione
Civile
Totale
18-25
26-45
46-65
Totale
65 e oltre
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
38
36,2%
138
39,4%
137
44,2%
103
44,6%
416
41,8%
25
23,8%
76
21,7%
64
20,6%
71
30,7%
236
23,7%
13
12,4%
63
18,0%
47
15,2%
16
6,9%
139
14,0%
10
9,5%
27
7,7%
18
5,8%
16
6,9%
71
7,1%
1
1,0%
3
,9%
5
1,6%
5
2,2%
14
1,4%
18
43
39
20
120
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
17,1%
12,3%
12,6%
8,7%
12,0%
105
100,0%
350
100,0%
310
100,0%
231
100,0%
996
100,0%
Misure simmetriche
Valore E.S. asint.(a)
,171
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
-,069
Ordinale per ordinale
Tau-c di Kendall
996
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,025
T appross.(b)
-2,724
Sig. appross.
,013
,006
51
2.2.2. Le opinioni degli intervistati riguardo ai soggetti che dovrebbero svolgere attività di gestione
dei disastri naturali si distribuiscono in percentuale secondo una classifica leggermente diversa dalla
precedente (v. Tab. 9): infatti crescono notevolmente le indicazioni della Protezione civile, che
risulta seconda in graduatoria, subito dopo il Comune. Aumentano un poco anche le segnalazioni
del Governo, mentre quelle per la Regione sono sostanzialmente stabili. Le indicazioni per il
Comune e la Provincia calano entrambe di quasi 10 punti percentuali.
Tab. 9 - V4445 - Soggetti che devono fare attività di gestione
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Comune
Provincia
Regione
Governo Italiano
Prefetto
Protezione Civile
Totale
Mancante di sistema
355
180
133
89
16
195
968
280
1248
Percentuale
Percentuale valida
28,4
14,4
10,7
7,1
1,3
15,6
77,6
22,4
100,0
36,7
18,6
13,7
9,2
1,7
20,1
100,0
Percentuale sul totale dei
624 soggetti
56,9
28,8
21,3
14,3
2,6
31,3
La variabile indipendente che, tra quelle selezionate, risulta maggiormente esplicativa delle
differenze di opinione riguardo alla gestione dei rischi naturali risulta essere il livello di istruzione
(v. Tab. 10). In certi casi l’andamento è molto chiaro: per esempio, più aumenta la scolarità e meno
si indica il Comune o il Governo nazionale. Per la Protezione civile invece la relazione è
sostanzialmente opposta, anche se meno regolare. Per la Provincia si può dire che le indicazioni
riferite ai vari titoli di studio sono ripartite in quote sostanzialmente analoghe, mentre per la
Regione si nota una robusta crescita della percentuale di scelta tra i laureati.
Tab. 10 - Soggetti che devono fare attività di gestione * Grado di istruzione ric.
Grado di istruzione ric.
Soggetti che devono fare attività di gestione
Comune
Provincia
Regione
Governo It.
Prefetto
Protezione
Civile
Totale
52
Elem
M/Av/Pro MS/Tec
Totale
PD/Lau
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Conteggio
122
42,1%
123
35,9%
91
33,2%
18
30,5%
354
36,6%
52
17,9%
67
19,5%
50
18,2%
11
18,6%
180
18,6%
39
13,4%
51
14,9%
31
11,3%
12
20,3%
133
13,8%
30
10,3%
33
9,6%
23
8,4%
3
5,1%
89
9,2%
1
,3%
4
1,2%
10
3,6%
1
1,7%
16
1,7%
46
65
69
14
194
% entro Grado di
istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
15,9%
19,0%
25,2%
23,7%
20,1%
290
100,0%
343
100,0%
274
100,0%
59
100,0%
966
100,0%
Misure simmetriche
Valore E.S. asint.(a)
,162
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
,079
Ordinale per ordinale
Tau-c di Kendall
966
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
T appross.(b)
,026
Sig. appross.
,037
,003
3,003
2.2.3. Passiamo ora all’analisi delle principali difficoltà che sono state individuate per la
prevenzione dei disastri naturali. Dovendo scegliere non più di due voci tra le difficoltà di natura
economica, organizzativa, politica o tecnologica, le risposte degli intervistati si sono distribuite
anzitutto in misura quasi analoga (poco più della metà dei soggetti) sui fattori politici ed economici,
citando comunque in misura di non molto inferiore anche i fattori organizzativi (v. Tab. 11).
Quindi, l’indicazione emergente più chiara è che ben pochi soggetti (meno del 6% del campione)
ritengono che per prevenire i disastri naturali vi siano difficoltà di tipo tecnologico.
Tab. 11 - V4647 - Tipo di difficoltà per problemi di prevenzione dei disastri naturali
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Economiche
Organizzative
Politiche
Tecnologiche
Totale
Mancante di sistema
318
295
329
36
978
270
1248
Percentuale
Percentuale valida
25,5
23,6
26,4
2,9
78,4
21,6
100,0
32,5
30,2
33,6
3,7
100,0
Percentuale sul totale dei
624 soggetti
51,0
47,3
52,7
5,8
Tab. 12 - Tipo di difficoltà per problemi di prevenzione dei disastri naturali * Età per classi
Età per classi
Tipo di difficoltà per problemi di prevenzione dei disastri naturali 18-25
Economiche
Totale
Conteggio
% entro Età
per classi
Organizzative Conteggio
% entro Età
per classi
Politiche
Conteggio
% entro Età
per classi
Tecnologiche Conteggio
% entro Età
per classi
Conteggio
% entro Età
per classi
Totale
26-45
46-65
65 e
oltre
4
8,0%
27
18,2%
28
21,1%
26
27,7%
85
20,0%
24
48,0%
41
27,7%
43
32,3%
21
22,3%
129
30,4%
20
40,0%
68
45,9%
52
39,1%
42
44,7%
182
42,8%
2
4,0%
12
8,1%
10
7,5%
5
5,3%
29
6,8%
50
148
133
100,0% 100,0% 100,0%
94
425
100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,194
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
425
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,056
53
In questo caso, una variabile esplicativa di un certo interesse è costituita dalle fasce di età degli
intervistati (v. Tab. 12), anche se la lettura di questi dati richiede molta cautela, in parte per la
ricordata indicazione delle percentuali rispetto al totale delle risposte anziché dei soggetti, ma
soprattutto per la distribuzione assai disomogenea delle mancate risposte.
Tutto ciò conduce a una forte alterazione del sostanziale equilibrio, riscontrato a livello univariato,
tra fattori politici, organizzativi ed economici, con un incremento sensibile delle quote dei primi due
a discapito del terzo.
Con tutto ciò risulta comunque evidente, all’avanzare dell’età, la propensione a indicare più spesso
della media le difficoltà economiche e più raramente le difficoltà organizzative.
2.3. La prevenzione dei rischi naturali in Lombardia: iniziative legislative della Regione
Come si è visto, oltre un quinto dei rispondenti segnala la Regione tra i soggetti che dovrebbero
prevenire e gestire le emergenze ambientali: si tratta di una quota non elevatissima, ma nemmeno
trascurabile, tanto più che è più alta tra i soggetti con elevato titolo di studio.
Con l’obiettivo di focalizzare più precisamente gli auspici degli intervistati riguardo alle iniziative
che la Regione Lombardia potrebbe promuovere in materia di prevenzione dei rischi naturali, sono
state formulate le domande 37-41. Tali quesiti riguardano le importanti competenze legislative della
Regione, in una prospettiva vincolistica: sia nei confronti degli enti locali (obblighi di informazione
e di pianificazione) sia nei confronti della cittadinanza (obblighi assicurativi, inasprimento delle
sanzioni per i comportamenti a rischio, restrizioni nel localizzare attività e insediamenti nelle zone a
rischio).
I dati raccolti dimostrano che gli intervistati sono “molto favorevoli” in misura massiccia (superiore
al 70% dei casi validi) a quasi tutti gli interventi legislativi ipotizzati, con l’unica eccezione
dell’assicurazione obbligatoria sui rischi naturali, dove tale quota crolla al 12%.
2.3.1. Quanto alla promozione di leggi regionali che prevedano l’obbligo per le istituzioni di
informare i cittadini riguardo alla possibile esposizione a rischi naturali, i dati raccolti sono in linea
con le aspettative: meno del 5% delle risposte valide infatti considerano “poco” o “per nulla”
opportuni tali provvedimenti, che possono servire ai cittadini senza comportare per loro alcun onere
(v. Tab. 13).
Tab. 13 - V37- E' buono se Regione obbliga informazione su RN
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
9
21
151
428
609
15
624
Percentuale
1,4
3,4
24,2
68,6
97,6
2,4
100,0
Percentuale valida
1,5
3,4
24,8
70,3
100,0
Percentuale cumulata
1,5
4,9
29,7
100,0
L’età degli intervistati sembra connessa in misura non trascurabile alla distribuzione delle varie
risposte, anche se le differenze risultano in sostanza circoscritte all’enfasi con cui si esprimono
valutazioni che restano in ogni caso favorevoli: infatti, oltre i 45 anni circa tre intervistati su quattro
si dichiarano “molto” d’accordo, mentre tra i più giovani circa un terzo si limitano a dichiararsi
“abbastanza” d’accordo (v. Tab. 14).
54
Tab. 14 - E' buono se Regione obbliga informazione su RN * Età per classi
Età per classi
E' buono se Regione obbliga informazione su RN
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
18-25
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
26-45
46-65
Totale
65 e
oltre
1
1,5%
1
,5%
3
1,6%
4
3,1%
9
1,5%
2
3,0%
8
3,6%
8
4,2%
3
2,3%
21
3,4%
24
35,8%
65
29,3%
34
17,8%
28
21,7%
151
24,8%
40
59,7%
148
66,7%
146
76,4%
94
72,9%
428
70,3%
67
222
191
100,0% 100,0% 100,0%
129
609
100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,163
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
609
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,053
2.3.2. Riguardo all’opportunità di leggi regionali che obblighino gli enti locali a predisporre piani
di intervento per le emergenze naturali, la quota dei soggetti almeno parzialmente favorevoli è
addirittura plebiscitaria: infatti, appena il 2% delle risposte valide cade sulle modalità “per nulla” o
“poco” favorevole (v. Tab. 15). Le differenze che si riscontrano disaggregando il campione per
genere, età e scolarità non risultano in questo caso particolarmente significative.
Tab. 15 - V38 - E' buono se Regione promuove leggi per predisporre piani intervento
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
5
7
130
460
602
22
624
Percentuale
,8
1,1
20,8
73,7
96,5
3,5
100,0
Percentuale valida
,8
1,2
21,6
76,4
100,0
Percentuale cumulata
,8
2,0
23,6
100,0
2.3.3. Poiché l’Italia ha un territorio largamente esposto a una notevole varietà di rischi naturali,
anche a livello nazionale sono state formulate proposte di assicurazione obbligatoria, sollevando
comprensibili resistenze da parte di coloro che dovrebbero assumersene l’onere economico. Per
quanto riguarda la Lombardia, un’iniziativa di legge regionale in merito è considerata “abbastanza”
o “molto” favorevolmente solo da un terzo degli intervistati, a differenza di quanto accade per le
altre iniziative prospettate (v. Tab. 16).
55
Tab. 16 - V39 - E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN
Frequenza
Validi
Mancanti
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
Totale
209
174
133
69
585
39
624
Percentuale
33,5
27,9
21,3
11,1
93,8
6,3
100,0
Percentuale valida
35,7
29,7
22,7
11,8
100,0
Percentuale cumulata
35,7
65,5
88,2
100,0
Due variabili indipendenti significativamente connesse alle risposte fornite a questo proposito
risultano il livello di istruzione e le classi di età.
Il rifiuto drastico del provvedimento (“per nulla favorevole”) è molto più diffuso tra chi ha
istruzione elementare, raccogliendo quasi la metà delle risposte valide; invece i laureati scelgono
più della media la risposta “poco favorevole”. Chi ha scolarizzazione intermedia manifesta in
misura un poco più ampia una cauta apertura al provvedimento: circa un quarto si dichiarano
“abbastanza favorevoli” (v. Tab. 17).
Quanto all’età, si osserva con chiarezza che la quota di chi dichiara una contrarietà assoluta
all’assicurazione obbligatoria (“per nulla favorevole”) aumenta progressivamente dal 18 al 44% con
il crescere dell’età. Le altre modalità di risposta si distribuiscono invece in modo meno regolare (v.
Tab. 18).
Tab. 17 - E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN * Grado di istruzione ric.
Grado di istruzione ric.
E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio
RN
Per nulla
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Poco
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Abbastanza Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Molto
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Totale
Conteggio
% entro Grado di
istruzione ric.
Elem
Totale
M/Av/Pro MS/Tec PD/Lau
79
47,6%
66
31,4%
51
29,5%
12
34,3%
208
35,6%
34
20,5%
66
31,4%
60
34,7%
14
40,0%
174
29,8%
32
19,3%
55
26,2%
41
23,7%
5
14,3%
133
22,8%
21
12,7%
23
11,0%
21
12,1%
4
11,4%
69
11,8%
166
100,0%
210
100,0%
173
100,0%
35
584
100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,185
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
584
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
56
,015
Tab. 18 - E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN * Età per classi
Età per classi
E' buono se Regione promuove leggi per assicurazione obbligatorio RN
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
18-25
26-45
Totale
46-65
65 e
oltre
12
74
69
Conteggio
% entro Età per 17,9% 34,4% 38,1%
classi
31
69
39
Conteggio
% entro Età per 46,3% 32,1% 21,5%
classi
15
53
44
Conteggio
% entro Età per 22,4% 24,7% 24,3%
classi
9
19
29
Conteggio
8,8% 16,0%
% entro Età per 13,4%
classi
67
215
181
Conteggio
% entro Età per 100,0% 100,0% 100,0%
classi
54
44,3%
209
35,7%
35
28,7%
174
29,7%
21
17,2%
133
22,7%
12
9,8%
69
11,8%
122
585
100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,209
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
585
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,002
2.3.4. Se consideriamo ora le dichiarazioni degli intervistati riguardo all’opportunità di leggi
regionali che prevedano maggiore severità nel colpire i comportamenti a rischio, notiamo che
anche su questo ipotetico provvedimento le opinioni sono in genere nettamente favorevoli: infatti,
meno del 3% dei rispondenti si dichiara “poco” o “per nulla” d’accordo (v. Tab. 19). Il dato risulta
interessante perché, sebbene si tratti di ipotizzare sanzioni che possono colpire i cittadini, non si
ripete in questo caso quell’atteggiamento difensivo che probabilmente è sottostante al rifiuto delle
assicurazioni obbligatorie contro i rischi naturali.
Tab. 19 - V40- E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancante di sistema
3
13
117
483
616
8
624
Percentuale
,5
2,1
18,8
77,4
98,7
1,3
100,0
Percentuale valida
,5
2,1
19,0
78,4
100,0
Percentuale cumulata
,5
2,6
21,6
100,0
Qualche differenza non trascurabile si osserva disaggregando il campione per classi di età: infatti,
oltre i 45 anni la quota di coloro che si dichiarano “molto d’accordo” con la promozione di leggi più
severe si eleva ulteriormente, superando l’80% dei casi validi, mentre la somma delle risposte “per
nulla” e “poco” d’accordo non raggiunge il 2% (v. Tab. 20).
57
Tab. 20 - E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti a rischio * Età per classi
Età per classi
E' buono se Regione promuove leggi per più severità comportamenti
a rischio
Conteggio
% entro Età
per classi
Poco
Conteggio
% entro Età
per classi
Abbastanza Conteggio
% entro Età
per classi
Molto
Conteggio
% entro Età
per classi
Conteggio
% entro Età
per classi
18-25
26-45
65 e
oltre
1
,4%
1
,5%
3
4,5%
7
3,1%
3
1,6%
13
19,4%
55
24,0%
26
13,7%
23
17,7%
117
19,0%
51
76,1%
166
72,5%
160
84,2%
106
81,5%
483
78,4%
Per nulla
Totale
46-65
Totale
67
229
190
100,0% 100,0% 100,0%
1
,8%
3
,5%
13
2,1%
130
616
100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,151
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
616
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,111
2.3.5. Una propensione positiva quasi altrettanto corale della precedente si manifesta anche in
merito ad iniziative legislative regionali più restrittive nell’ammettere attività o insediamenti in
zone soggette a rischio naturale (v. Tab. 21). In questo caso però le opinioni “poco” o “per nulla”
favorevoli sfiorano il 10% dei casi validi.
Tab. 21 - V41 - E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio
Frequenza
Validi
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
Totale
Mancanti Mancante di sistema
Totale
8
47
123
423
601
23
624
Percentuale
1,3
7,5
19,7
67,8
96,3
3,7
100,0
Percentuale valida
1,3
7,8
20,5
70,4
100,0
Percentuale cumulata
1,3
9,2
29,6
100,0
Coerentemente con quanto osservato a proposito di una maggiore severità contro i comportamenti
rischiosi, anche le misure più restrittive delle attività nelle zone a rischio sono condivise con
maggiore forza (“molto d’accordo”) tra le persone di oltre 45 anni, che scelgono questa modalità in
tre quarti dei casi, a fronte di circa il 65% dei soggetti più giovani (v. Tab. 22).
58
Tab. 22 - E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a rischio * Età per classi
Età per classi
E' buono se Regione promuove leggi per più restrittivi attività in zone a
rischio
Per nulla
Conteggio
% entro Età per
classi
Poco
Conteggio
% entro Età per
classi
Abbastanza Conteggio
% entro Età per
classi
Molto
Conteggio
% entro Età per
classi
Totale
Conteggio
% entro Età per
classi
18-25
26-45
Totale
46-65
65 e oltre
2
2,9%
1
,5%
4
2,2%
1
,8%
8
1,3%
8
11,8%
12
5,4%
14
7,6%
13
10,2%
47
7,8%
19
27,9%
58
26,2%
28
15,2%
18
14,1%
123
20,5%
39
57,4%
150
67,9%
138
75,0%
96
75,0%
423
70,4%
68
100,0%
221
100,0%
184
100,0%
128
100,0%
601
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,184
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
601
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,012
2.4. Ancora sulla prevenzione: sua utilità, enti preposti e campagne di informazione
Come si è visto, la ricerca ha posto molta attenzione nell’analizzare fattori che riguardano tanto la
prevenzione quanto la gestione dei rischi naturali. Si può considerare dunque tra le ipotesi di
partenza che le misure preventive siano più efficaci e anche meno costose rispetto alle attività di
gestione delle emergenze naturali. All’approfondimento di taluni aspetti relativi a questo argomento
sono dedicate le variabili 48-51.
2.4.1. La convinzione che per una comunità costi economicamente di più gestire che prevenire i
disastri naturali sembra saldamente condivisa anche dagli intervistati, che si dichiarano di questo
parere nel 70% dei casi validi (v. Tab. 23).
Tab. 23 - V48 - Secondo lei, cosa costa di più per una comunità
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Prevenire
Egualmente entrambe
Gestire
Totale
Mancante di sistema
103
81
436
620
4
624
Percentuale
16,5
13,0
69,9
99,4
,6
100,0
Percentuale valida
16,6
13,1
70,3
100,0
Percentuale cumulata
16,6
29,7
100,0
59
Se disaggreghiamo i dati per classi di età, possiamo notare che - forse contrariamente alle
aspettative - sono i soggetti più giovani quelli che sembrano in generale un po’ meno convinti
dell’ipotesi che, a conti fatti, gestire i rischi naturali costi di più che prevenirli: infatti, questa
opinione raccoglie una quota di consensi che cresce progressivamente con l’aumentare dell’età,
passando dal 60,3 al 78,5% (v. Tab. 24).
Tab. 24 - Secondo lei, cosa costa di più per una comunità * Età per classi
Tavola di contingenza
Età per classi
Secondo lei, cosa costa di più per una comunità?
18-25
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Prevenire
Egualmente
entrambe
Gestire
Totale
26-45
65 e oltre
46-65
Totale
13
44
26
20
103
19,1%
19,3%
13,4%
15,4%
16,6%
14
39
20
8
81
20,6%
17,1%
10,3%
6,2%
13,1%
41
145
148
102
436
60,3%
63,6%
76,3%
78,5%
70,3%
68
228
194
130
620
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,172
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
620
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,004
2.4.2. Sempre nell’ottica della prevenzione delle emergenze naturali, è stato poi domandato un
parere riguardo alla ventilata prospettiva di istituire una specifica Agenzia che si interessi dei
problemi del territorio montano (come l’“Osservatorio sulla Montagna”). In questo caso,
contrariamente a quanto visto per altre risposte, può forse sorprendere il dato che la percentuale di
quanti ritengono “molto utile” un’iniziativa del genere non arrivi alla metà del campione (v. Tab.
25). Si tratta infatti di un onere che ricade sulle amministrazioni senza colpire - almeno direttamente
- i singoli cittadini e che potrebbe comunque offrire un contributo positivo alla soluzione delle
problematiche territoriali.
Tab. 25 - V49 - Utilità agenzia per il territorio montano
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
60
Sì, molto
Abbastanza
No
Totale
Mancante di sistema
281
238
88
607
17
624
Percentuale
45,0
38,1
14,1
97,3
2,7
100,0
Percentuale valida
46,3
39,2
14,5
100,0
Percentuale cumulata
46,3
85,5
100,0
Anche a proposito dell’agenzia per il territorio montano i dati disaggregati per fasce di età mostrano
qualche elemento di interesse (v. Tab. 26). Infatti, i più disponibili a considerarla “molto utile” sono
i soggetti fino ai 45 anni, con oltre la metà delle rispose valide, a fronte del 40% circa dei più
anziani.
Tab. 26 - Utilità agenzia per il territorio montano * Età per classi
Tavola di contingenza
Età per classi
Utilità agenzia per il territorio montano
18-25
Sì, molto
Abbastanza
No
Totale
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
26-45
65 e oltre
46-65
Totale
34
122
78
47
281
50,0%
53,7%
40,6%
39,2%
46,3%
27
68
88
55
238
39,7%
30,0%
45,8%
45,8%
39,2%
7
37
26
18
88
10,3%
16,3%
13,5%
15,0%
14,5%
68
227
192
120
607
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,158
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
607
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,017
2.4.3. Tra le misure più diffuse per prevenire i disastri naturali, la ricerca ha preso in particolare
considerazione le campagne di informazione. Con riferimento puntuale ed esplicito alla Lombardia,
le risposte si concentrano in nove casi su dieci tra coloro che considerano una campagna
informativa di questo tipo “veramente necessaria” o almeno “abbastanza importante” (v. Tab. 27).
Tab. 27 - V50 - Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Veramente necessaria
Abbastanza importante
Forse importante, ma ci sono
altri problemi
Non necessaria
Totale
Mancante di sistema
Percentuale
Percentuale valida
Percentuale cumulata
264
293
54
42,3
47,0
8,7
42,6
47,3
8,7
42,6
89,8
98,5
9
620
4
624
1,4
99,4
,6
100,0
1,5
100,0
100,0
Anche per questa variabile l’età degli intervistati ha qualche influenza sulla ripartizione delle
risposte, anche se con andamenti irregolari (v. Tab. 28). In ogni caso, i giovani fino a 25 anni sono
inaspettatamente i più restii a considerare una campagna informativa “veramente necessaria”,
61
mentre la fascia dei 46-65 anni è l’unica in cui tale modalità di risposta raggiunge una quota più
elevata (e con uno scarto dell’11,8%) rispetto alla risposta “abbastanza necessaria”.
Tab. 28 - Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia * Età per classi
Tavola di contingenza
Età per classi
Opinione su campagna informativa su RN in Lombardia
18-25
Necessaria
Abbastanza
importante
Forse importante, ma
altri problemi
Non necessaria
Totale
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
26-45
65 e oltre Totale
46-65
18
93
101
52
264
26,5%
40,4%
51,8%
40,9%
42,6%
43
111
78
61
293
63,2%
48,3%
40,0%
48,0%
47,3%
6
24
14
10
54
8,8%
10,4%
7,2%
7,9%
8,7%
1
2
2
4
9
1,5%
,9%
1,0%
3,1%
1,5%
68
230
195
127
620
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,172
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
620
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,025
2.4.4. Le dichiarazioni degli intervistati riguardo alla ricezione di informazioni e alla partecipazione
ad attività finalizzate alla prevenzione del rischio naturale possono essere considerate strategiche,
per comprendere se e in quale misura i processi informativi abbiano funzionato.
La prima impressione è che, su questo punto, ci sia ancora molto da migliorare: sette soggetti su
dieci infatti dichiarano di non essere mai stati informati, e tra i restanti la grande maggioranza
sostiene di avere avuto solo qualche informazione saltuaria (v. Tab. 29).
Tab. 29 - V51 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
No, mai
Sì, saltuariam.
Sì, sistematicamente
Sì, anche partecipato incontri
Totale
Mancante di sistema
443
143
13
22
621
3
624
Percentuale
71,0
22,9
2,1
3,5
99,5
,5
100,0
Percentuale valida
71,3
23,0
2,1
3,5
100,0
Percentuale cumulata
71,3
94,4
96,5
100,0
Interessanti approfondimenti possono derivare dal fatto che questa variabile supera i parametri di
significatività convenzionalmente stabiliti all’inizio per tutte e tre le variabili indipendenti
62
considerate: genere, scolarizzazione ed età. Se ne ricava una conferma della previsione che occorra
soprattutto informare le donne, gli anziani e i soggetti con basso livello di istruzione.
Per quanto concerne il genere, si osserva tra le donne una maggiore deprivazione informativa
riguardo alla prevenzione dei rischi naturali: infatti, sommando le quote di chi ha ricevuto
informazioni sistematiche e di chi ha partecipato anche a talune attività, le donne sono appena il
2,8% a fronte dell’8,6% degli uomini (v. Tab. 30). Dichiarano poi di non avere mai ricevuto alcuna
informazione il 77,7% delle donne e il 64,6% degli uomini.
Tab. 30 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio * Sesso
Tavola di contingenza
Sesso
Femmina
Maschio
E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio
No, mai
Sì, saltuariam.
Sì, sistematicamente
Sì, anche partecipato
incontri
Totale
195
64,6%
81
26,8%
7
2,3%
19
6,3%
302
100,0%
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
Conteggio
% entro Sesso
248
77,7%
62
19,4%
6
1,9%
3
,9%
319
100,0%
Totale
443
71,3%
143
23,0%
13
2,1%
22
3,5%
621
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,177
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
621
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,000
I dati correlati con il livello di istruzione vanno interpretati con maggiore cautela, a causa del
modesto valore assoluto di alcune voci (v. Tab. 31). Tuttavia si conferma con chiarezza quanto
meno l’ipotesi che a un livello di istruzione più elevato si associ una minore disinformazione anche
sulla prevenzione dei rischi ambientali: non hanno mai ricevuto alcuna informazione l’82,8% dei
soggetti con istruzione elementare, a fronte del 58,3% dei laureati (una quota, quest’ultima, che
rimane tuttavia molto elevata).
63
Tab. 31 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio * Grado di istruzione ric.
Tavola di contingenza
E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio
Conteggio
% entro Grado
di istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado
di istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado
di istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado
di istruzione ric.
Conteggio
% entro Grado
di istruzione ric.
No, mai
Sì, saltuariam.
Sì, sistematicamente
Sì, anche partecipato
incontri
Totale
Grado di istruzione ric.
PD/Lau
Elem M/Av/Pro MS/Tec
Totale
149
158
114
21
442
82,8%
69,9%
64,0%
58,3%
71,3%
28
53
52
10
143
15,6%
23,5%
29,2%
27,8%
23,1%
1
4
7
1
13
,6%
1,8%
3,9%
2,8%
2,1%
2
11
5
4
22
1,1%
4,9%
2,8%
11,1%
3,5%
180
226
178
36
620
100,0%
100,0%
100,0%
100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,210
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
620
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,001
Anche la relazione con l’età risulta di chiara e convincente lettura solo a proposito delle
dichiarazioni di assoluta mancanza di informazioni: fino a 25 anni la quota corrispondente è
inferiore al 60%, dopo i 64 anni essa sale a oltre l’80% (v. Tab. 32).
Tab. 32 - E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio * Età per classi
Tavola di contingenza
Età per classi
E' stato destinatario di informazioni su prevenzione rischio
18-25
No, mai
Sì, saltuariam.
Sì, sistematicamente
Sì, anche partecipato
incontri
Totale
64
Conteggio
% entro Età
per classi
Conteggio
% entro Età
per classi
Conteggio
% entro Età
per classi
Conteggio
% entro Età
per classi
Conteggio
% entro Età
per classi
26-45
65 e oltre Totale
46-65
39
152
147
105
443
59,1%
66,1%
75,4%
80,8%
71,3%
25
62
32
24
143
37,9%
27,0%
16,4%
18,5%
23,0%
8
4
1
13
3,5%
2,1%
,8%
2,1%
2
8
12
22
3,0%
3,5%
6,2%
3,5%
66
230
195
130
621
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Misure simmetriche
Valore
Sig. appross.
,215
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
621
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,000
2.5. I contenuti dell’informazione sui rischi naturali e il loro grado dichiarato di importanza
Sempre con riferimento ai rischi naturali, è stata proposta agli intervistati una batteria di 10
domande (variabili 52-61), chiedendo di indicare quanto fosse considerato importante avere
informazioni su vari aspetti di prevenzione dei rischi stessi e di mitigazione dei loro danni (v. Tabb.
33 - 42).
I risultati della ricerca pongono qualche problema di interpretazione, a cominciare dal fatto che in
tutte le domande si osserva una quota assai elevata di scelte per un giudizio di “massima
importanza”, da un minimo del 61,5% (per le informazioni sui modi in cui si possa venire a sapere
dei rischi a cui si è esposti) a un massimo del 77,6% (per le informazioni circa l’identificazione
delle zone a rischio).
Questi risultati singolarmente omogenei possono essere dovuti in parte alla difficoltà per gli
intervistati di discriminare nettamente tra tutti e dieci i fattori in esame, in parte per l’assenza di
validi motivi per negare a qualunque informazione sul tema il rango della massima rilevanza.
L’analisi bivariata (di cui non riportiamo le tabelle) indica che in genere le opinioni degli uomini
non si discostano significativamente da quelle espresse dalle donne. Spesso la percentuale delle
valutazioni di “massima importanza” cresce in rapporto diretto con l’aumento dell’età, mentre per il
titolo di studio in molti casi si osserva una relazione inversa: con l’aumento della scolarizzazione
diminuisce la quota delle valutazioni di massima importanza, eccezion fatta per il sottocampione dei
laureati, dove si osservano quasi sempre percentuali elevate.
Tab. 33 - V52 - Importanza informazioni su identificazione zone R
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
7
13
41
77
479
617
7
624
Percentuale
1,1
2,1
6,6
12,3
76,8
98,9
1,1
100,0
Percentuale valida
1,1
2,1
6,6
12,5
77,6
100,0
Percentuale cumulata
1,1
3,2
9,9
22,4
100,0
Tab. 34 - V53 - Importanza informazioni su grado R cui esposto
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
9
6
42
84
467
608
16
624
Percentuale
1,4
1,0
6,7
13,5
74,8
97,4
2,6
100,0
Percentuale valida
1,5
1,0
6,9
13,8
76,8
100,0
Percentuale cumulata
1,5
2,5
9,4
23,2
100,0
65
Tab. 35 - V54 - Importanza informazioni su conseguenze e danni a persone e cose
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
8
15
64
97
427
611
13
624
Percentuale
1,3
2,4
10,3
15,5
68,4
97,9
2,1
100,0
Percentuale valida
Percentuale cumulata
1,3
2,5
10,5
15,9
69,9
100,0
1,3
3,8
14,2
30,1
100,0
Tab. 36 - V55 - Importanza informazioni su piani emergenza
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
15
15
77
88
404
599
25
624
Percentuale
2,4
2,4
12,3
14,1
64,7
96,0
4,0
100,0
Percentuale valida
Percentuale cumulata
2,5
2,5
12,9
14,7
67,4
100,0
2,5
5,0
17,9
32,6
100,0
Tab. 37 - V56 - Importanza informazioni su procedure allarme
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
4
7
50
107
443
611
13
624
Percentuale
,6
1,1
8,0
17,1
71,0
97,9
2,1
100,0
Percentuale valida
Percentuale cumulata
,7
1,1
8,2
17,5
72,5
100,0
,7
1,8
10,0
27,5
100,0
Tab. 38 - V57 - Importanza informazioni su comportamenti emergenza
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
9
7
29
97
454
596
28
624
Percentuale
1,4
1,1
4,6
15,5
72,8
95,5
4,5
100,0
Percentuale valida
1,5
1,2
4,9
16,3
76,2
100,0
Percentuale cumulata
1,5
2,7
7,6
23,8
100,0
Tab. 39 - V58 - Importanza informazioni su misure preventive
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
66
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
12
11
52
98
430
603
21
624
Percentuale
1,9
1,8
8,3
15,7
68,9
96,6
3,4
100,0
Percentuale valida
2,0
1,8
8,6
16,3
71,3
100,0
Percentuale cumulata
2,0
3,8
12,4
28,7
100,0
Tab. 40 - V59 - Importanza informazioni su fonti info in emergenza
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
10
15
87
84
402
598
26
624
Percentuale
Percentuale valida
1,6
2,4
13,9
13,5
64,4
95,8
4,2
100,0
Percentuale cumulata
1,7
2,5
14,5
14,0
67,2
100,0
1,7
4,2
18,7
32,8
100,0
Tab. 41 - V60 - Importanza informazioni su modalità info su R
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
13
21
97
103
374
608
16
624
Percentuale
Percentuale valida
2,1
3,4
15,5
16,5
59,9
97,4
2,6
100,0
Percentuale cumulata
2,1
3,5
16,0
16,9
61,5
100,0
2,1
5,6
21,5
38,5
100,0
Tab. 42 - V61 - Importanza informazioni su come si è tenuti al corrente evoluzione
Frequenza
Validi
Mancanti
Totale
Non importante
2
3
4
Massima importanza
Totale
Mancante di sistema
11
16
70
107
407
611
13
624
Percentuale
Percentuale valida
1,8
2,6
11,2
17,1
65,2
97,9
2,1
100,0
1,8
2,6
11,5
17,5
66,6
100,0
Percentuale cumulata
1,8
4,4
15,9
33,4
100,0
2.6. Strumenti ritenuti più utili per informare sui rischi naturali
Dopo avere messo in evidenza le funzioni importanti che gli intervistati riconoscono alle attività di
prevenzione dei disastri naturali, la ricerca approfondisce il grado di utilità attribuito ad alcuni
strumenti operativi per l’informazione sui rischi.
Le variabili 110-112 consentono agli intervistati di scegliere fino a tre modalità informative o
formative considerate più utili da un elenco di sette; pertanto, ai fini di una più soddisfacente lettura
dei dati, si è proceduto in analogia con quanto già visto nel § 2. Accanto alle percentuali calcolate,
come di consueto, sul totale delle risposte sono state aggiunte anche le percentuali sul totale dei
soggetti. L’uso più appropriato di queste ultime percentuali consiste nel valutarle individualmente,
in quanto la loro somma potrebbe raggiungere un valore teorico di 300, qualora tutti i soggetti
esprimessero tutte e tre le scelte. Infine, trattandosi di variabili nominali, le percentuali cumulate
non sono utili per l’interpretazione, quindi sono state omesse.
67
Tab. 43 - VV110+111+112 - Strumenti o attività informative reputate utili per i RN
Frequenza
Validi
Incontri informazione
Incontri formazione
Esercitazioni
Materiali stampati
Audiovisivi
Mostre
Dimostrazioni esperti
Totale
Mancanti Mancante di sistema
Totale
282
167
210
203
74
27
326
1289
583
1872
Percentuale
15,1
8,9
11,2
10,8
4,0
1,4
17,4
68,9
31,1
100,0
Percentuale valida
21,9
13,0
16,3
15,7
5,7
2,1
25,3
100,0
Percentuale sul totale
dei 624 soggetti
45,2
26,8
33,7
32,5
11.9
4,3
52,2
A prima vista, si osserva che nessuna modalità di informazione tra quelle indicate raccoglie
consensi prossimi all’unanimità (v. Tab. 43). Tuttavia, circa un soggetto su due sceglie gli incontri o
dibattiti di informazione e, soprattutto, le dimostrazioni pubbliche degli esperti: probabilmente
questo indica un’esigenza reale di conoscere meglio e da fonte sicura i rischi naturali e i modi per
limitare i loro danni, limitando peraltro l’impegno personale. È altrettanto vero però che un soggetto
su tre sceglie anche modalità un poco più impegnative, come le esercitazioni e gli stampati, che
comportano comunque l’attenzione della lettura.
Gli incontri di formazione sono indicati da circa un quarto del campione, mentre le scarse scelte
manifestate per gli audiovisivi e per le mostre sono forse dovute a un’abitudine non ancora radicata
a queste modalità di informazione.
Anche in questo caso, tra le variabili indipendenti considerate, l’età appare quella più discriminante
rispetto alla scelta delle modalità informative, anche se non per la più segnalata (le dimostrazioni
degli esperti, che appaiono apprezzate in misura quasi analoga a tutte le età).
Se utilizziamo come linea convenzionale di separazione i 45 anni, si osserva (come forse era
prevedibile) che le scelte per gli incontri di informazione sono più diffuse tra gli anziani, mentre
quelle per gl incontri di formazione e per le esercitazioni sono un poco più frequenti tra i più
giovani (v. Tab. 44).
Nonostante la cautela necessaria a motivo dei modesti valori assoluti, sembra tuttavia confermata
l’ipotesi di una maggiore propensione degli anziani a ritenere utili i materiali stampati, mentre una
più elevata quota di giovani segnala gli audiovisivi e le mostre.
68
Tab. 44 - Strumenti o attività informative reputate utili per i RN * Età per classi
Età per classi
Strumenti o attività informative reputate utili per i RN
26-45
46-65
65 e oltre
27
90
108
57
282
% entro Età per
classi
Conteggio
16,7%
18,2%
26,5%
25,2%
21,9%
23
76
48
20
167
% entro Età per
classi
Esercitazioni
Conteggio
% entro Età per
classi
Materiali stampati Conteggio
% entro Età per
classi
Audiovisivi
Conteggio
% entro Età per
classi
Mostre
Conteggio
% entro Età per
classi
Dimostrazioni
Conteggio
esperti
% entro Età per
classi
Conteggio
% entro Età per
classi
14,2%
15,4%
11,8%
8,8%
13,0%
27
16,7%
100
20,2%
59
14,5%
24
10,6%
210
16,3%
23
14,2%
68
13,8%
60
14,7%
52
23,0%
203
15,7%
15
9,3%
34
6,9%
17
4,2%
8
3,5%
74
5,7%
5
3,1%
10
2,0%
8
2,0%
4
1,8%
27
2,1%
42
116
107
61
326
25,9%
23,5%
26,3%
27,0%
25,3%
Incontri
informazione
Incontri
formazione
Totale
18-25
Totale
Conteggio
162
494
407
100,0% 100,0% 100,0%
Misure simmetriche
Valore E.S. asint.(a)
,185
Nominale per nominale
Coefficiente di contingenza
-,019
Ordinale per ordinale
Tau-c di Kendall
1289
N. di casi validi
a Senza assumere l'ipotesi nulla.
b Viene usato l'errore standard asintotico in base all'assunzione dell'ipotesi nulla.
,023
226
1289
100,0% 100,0%
T appross.(b)
-,837
Sig. appross.
,000
,403
69
Capitolo 3
Chiarezza, credibilità e competenza:
una valutazione degli attori della comunicazione
Alfredo Agustoni
“Le idee, una volta diffuse tra le masse, agiscono alla stregua di forze materiali” – scriveva, nel
1843, il giovanissimo Marx. “Le definizioni del mondo, per il semplice fatto di produrre effetti
reali, possono essere considerate reali”1, gli faceva eco, una sessantina d’anni dopo, il sociologo
William Thomas2, sensibile alle coeve suggestioni dei suoi connazionali pragmatisti (a loro volta
centrate sui rapporti tra verità ed efficacia, con una spiccata tendenza a schiacciare la prima su
quest’ultima).
Non manca tuttavia, ancora ai nostri giorni, chi sostiene che i “fatti” contino più delle “parole”. Si
tratta di un’argomentazione indiscutibilmente persuasiva. Nell’ambito di un comizio politico, per
esempio, essa suscita facilmente l’entusiasmo dei presenti, al punto da smentire se stessa: anche le
“parole” sono “fatti” e, come tutti gli altri fatti, producono tangibili ripercussioni sul cosiddetto
“mondo reale”.
Detto questo, è giunto il momento di porci qualche interrogativo circa la possibilità di prevedere
l’impatto dei nostri atti comunicativi sulle coscienze individuali e sui contesti sociali. Quando, negli
anni trenta del secolo passato, Orson Wells annunciava alla radio l’invasione dei marziani, voleva
davvero scatenare una rovinosa crisi di panico attraverso gli Stati Uniti? E, se non era questo il suo
obiettivo, come mai ci è così mirabilmente riuscito?
Ci rendiamo immediatamente conto dell’estrema complessità del problema, in ragione della grande
quantità di variabili coinvolte. Negli anni quaranta, proponendo un modello forse un po’ troppo
schematico, Harold Lasswell3 sperava di sintetizzare tali variabili attraverso le celebri quattro “W”
(Who, What, Whom, Where: “chi dice che cosa, a chi e con quale mezzo?”), con cui spiegare la
quinta (What effect: “con quale effetto?”).
Una delle variabili più significative, quella che analizzeremo nel presente capitolo, concerne
l’immagine socialmente costruita e diffusa di chi trasmette il messaggio, con tutto il complesso dei
corollari connessi (Di chi ci si può fidare e di chi no? Quali sono le intenzioni retrostanti ai
messaggi dei diversi attori sociali? Da chi si preferisce essere informati e perché?).
Abbiamo in particolare preso in considerazione, attraverso il nostro questionario, tre aspetti
dell’immagine dei comunicatori. La loro chiarezza, in primo luogo, cioè la loro capacità di
comunicare, ma anche la misura in cui l’interlocutore li percepisce vicini ai propri codici e ai propri
schemi cognitivi (“quelli lì della politica fanno sempre discorsi astrusi, che io non riesco proprio a
capire …”). La scarsa chiarezza, peraltro, può essere voluta e può nascondere, dietro di sé,
l’intenzione di dire e non dire, di trascinare il proprio interlocutore nel farraginoso regno
dell’indefinito. E’ nota, a questo proposito, la predilezione che Napoleone nutriva per le costituzioni
“brevi ed oscure”, tali da accrescere gli spazi d’arbitrio per i detentori del potere.
Entra, in questo modo, in gioco il secondo aspetto, relativo alla credibilità dei diversi attori della
comunicazione. La credibilità chiama in causa, anzitutto, la sfera delle intenzioni attribuite al
comunicatore – quindi i suoi interessi, il suo coinvolgimento complessivo all’interno della realtà
comunicata. Chiama in causa, d’altro canto, anche il terzo aspetto, cioè la competenza che i nostri
intervistati attribuiscono agli attori della comunicazione.
Prenderemo quindi in esame, nei paragrafi seguenti, chiarezza, credibilità e competenza di questi
ultimi, servendoci in particolare della media ponderata delle valutazioni espresse dagli intervistati, a
partire da una scala che va da uno a sette. Occasionali ulteriori considerazioni riguarderanno i
1
K. Marx, La questione ebraica, in Opere filosofiche giovanili, Roma, Editori Riuniti, 1969.
W. J. Thomas, The Source Book for Social Origins, Chicago, Chicago U. P., 1909.
3
H. Lasswell et Al., Propaganda, communication and public opinion, Princeton, Princeton U. P., 1946.
2
71
legami tra i tre aspetti qui presi in esame e alcune delle più consuete variabili personali (genere, età
e titolo di studio).
3.1 Esposizione dei risultati
Per consentire un sintetico confronto tra i diversi attori, abbiamo provveduto a costruire un indice
generale di valutazione degli stessi, tale da riassumere comprensibilità, credibilità e competenza
attribuita loro dai nostri intervistati4.
Protezione civile
Vigili del fuoco
Esperti
Sindaco
Comunità montana
Associazioni volontariato
Forze dell'ordine
Polizia locale
Associazioni ambientaliste
Amici
Regione
Insegnanti di scuola
Parroco
Politici locali
Giornalisti
Politici nazionali
Valori medi
Chiarezza
Credibilità
Competenza
Indice generale di
valutazione
4,7
4,8
4,1
4,3
3,9
3,9
3,9
3,8
3,6
3,7
3,3
3,6
3,2
2,7
3,2
2,4
3,7
5,1
5,1
4,7
4,5
4,2
4,1
4,3
4,2
3,7
3,9
3,5
3,7
3,6
2,7
2,6
2,5
3,9
5,3
5,1
5,3
4,2
4,4
3,9
3,8
3,8
3,9
3,4
3,7
3,2
2,8
2,7
2,4
2,4
3,8
5,0
5,0
4,7
4,3
4,2
4,0
4,0
3,9
3,7
3,7
3,5
3,5
3,2
2,7
2,7
2,4
3,8
La stretta correlazione sussistente tra le tre variabili (gli attori più chiari, in linea di massima, sono
anche i più credibili e i più competenti) lascia spazio al sospetto che, in molti casi, la differenza tra
le tre variabili non sia stata pienamente recepita dai nostri intervistati. Ciò nondimeno, possiamo
facilmente osservare come i nostri intervistati apprezzino maggiormente, sia pur in lieve misura, la
credibilità che non la competenza e la chiarezza degli attori proposti. Le figure indicate, in poche
parole, appaiono più credibili (ma anche più competenti) di quanto non risultino capaci di
comunicare.
La comprensibilità, in breve, sembra costituire la principale pecca di quelli che, pure, abbiamo
qualificato come “attori della comunicazione”. Maggiormente chiari che credibili risultano esserlo
solo i giornalisti (poco credibili, a dire il vero, piuttosto che molto chiari). Oltre agli stessi
giornalisti, invece, anche il sindaco, le forze dell’ordine, gli amici, gli insegnanti e il parroco
risultano più chiari che competenti: si tratta di figure del tutto estranee alla gestione delle
problematiche di nostro interesse, che tuttavia, per lo più, parlano lo stesso linguaggio dei nostri
intervistati – e che per questo, come vedremo più avanti, tendono ad essere maggiormente
apprezzati da parte delle persone più anziane e meno istruite. Solo due degli attori considerati, con
riferimento all’indice generale, raggiungono un punteggio pienamente positivo, pari a 5. Si tratta,
per l’esattezza, dei vigili del fuoco e della protezione civile.Essi distaccano tutti gli altri, soprattutto
con riferimento alla chiarezza (con riferimento a credibilità e competenza, invece, sono avvicinati e
raggiunti dagli esperti). Li caratterizza un’azione comunicativa intimamente legata alle situazioni
d’emergenza, con tutte le conseguenze che questo comporta in termini di crucialità di una
4
L’indice è stato, molto semplicemente, ricavato dalle medie aritmetiche del punteggio conseguito da ciascuno degli
attori con riferimento alle tre variabili in questione.
72
tempestiva efficacia comunicativa (“scusi il disturbo, signor Rossi, ma le sta franando la montagna
sulla testa!”). In linea di massima, pertanto, gli operatori dell’emergenza (con l’eccezione delle
forze dell’ordine) sembrano prevalere nell’apprezzamento dei soggetti del nostro campione.
M
F
Chiar.
4,6
4,8
Credib.
5
5,2
5,2
5,4
Compet.
Protezione civile per genere
Elem.
Medie
4,5
4,8
Chiar.
5
5,1
Credib.
5,1
5,4
Compet.
Protezione civile per titolo di studio
Super.
4,7
5,1
5,3
Laurea
4,8
5,1
5,3
18-25
4,4
5
26-45
4,8
5
46-65
4,8
5,2
66+
5,3
5,3
5,3
Elem.
Medie
4,7
4,9
Chiar.
5,2
5,2
Credib.
5,2
5,2
Compet.
Vigili del fuoco per titolo di studio
Super.
4,7
5,1
5,1
Laurea
4,8
5,1
5
18-25
4,5
Chiar.
4,9
Credib.
4,9
Compet.
Vigili del fuoco per età
46-65
4,9
5,2
5,3
66+
4,9
5,3
5,3
Chiar.
Credib.
5,2
Compet.
Protezione civile per età
Chiar.
M
F
4,6
4,9
4,5
5,2
5
5,2
Credib.
5,1
5,2
Compet.
Vigili del fuoco per genere
26-45
4,7
5,1
5,1
La protezione civile appare più credibile, chiara e competente ai soggetti di genere femminile che
non ai maschi, più che altro come riflesso della maggior benevolenza che le donne del nostro
campione rivelano nei confronti di tutti gli attori considerati. Il titolo di studio non sembra, nel caso
della protezione civile, spiegare granché, così come l’età. Molto simile sembra il caso dei vigili del
fuoco i quali, tuttavia, riscuotono un maggior livello di fiducia, con riferimento alle tre variabili
considerate, prevalentemente nei soggetti d’età più anziana.
Con riferimento alla comprensibilità, dicevamo, gli esperti seguono vigili del fuoco e protezione
civile con un certo distacco, che si riduce però quando si passa a trattare della credibilità e si
annulla, a tutti gli effetti, quando si chiama in causa la competenza. Rispetto all’immagine dei vigili
73
del fuoco e della protezione civile, evidentemente, quella dello scienziato e del tecnico sembrano
caratterizzarsi per un linguaggio difficile, al di fuori della portata dei più, soprattutto dei soggetti
meno istruiti. Questo non toglie loro, nel complesso, un elevato livello di considerazione da parte
degli intervistati, soprattutto con riferimento alla competenza, ma anche alla credibilità.
Conformemente alle attese, la variabile indipendente che maggiormente incide sulla fiducia
tributata agli esperti è il titolo di studio. I più istruiti ritengono più comprensibile il parere degli
esperti, anche perché, meglio di tutti gli altri, padroneggiano i codici per decifrarne i messaggi.
Ancora di più, li ritengono credibili e, soprattutto, competenti. Tra i soggetti provvisti di
un’istruzione di livello universitario, la competenza attribuita agli esperti sopravanza di un punto
quella attribuita a protezione civile e vigili del fuoco, mentre per le fasce provviste di un livello
d’istruzione più basso il rapporto appare invertito. Anche l’età non sembra irrilevante, soprattutto
con riferimento alla competenza (rimangono, tuttavia, da verificare i suoi legami con il titolo di
studio).
M
F
Chiar.
4,1
4,1
Credib.
4,6
4,8
5,2
Compet.
Esperti per genere
5,4
Elem.
3,8
Chiar.
4,4
Credib.
4,9
Compet.
Esperti per titolo di studio
Chiar.
Credib.
Compet.
Esperti per età
18-25
4,3
5
5,8
Medie
4
4,7
5,2
Super.
4,3
4,9
5,6
Laurea
4,8
5,2
6
26-45
4,2
4,8
5,4
46-65
4,1
4,7
5,3
66+
3,9
4,5
4,9
Anche il sindaco risulta assimilabile a questo primo gruppo di soggetti dotati di un’immagine
complessivamente positiva, anche se, rispetto agli altri, si vede attribuire una minore competenza.
Può quindi stupire il baratro che separa la figura del sindaco dalla più generica categoria dei politici
locali – al cui interno, pure, lo stesso sindaco dovrebbe rientrare a pieno titolo. Si ha come
l’impressione che il sindaco, rappresentante della piccola comunità locale, complice anche
l’elezione diretta, venga in qualche modo avvertito come un in-group, come “uno dei nostri”, che
parla la stessa lingua degli intervistati e che riveste, ai loro occhi, una relativa credibilità. Al
contrario, i politici locali sembrano assimilati alla più generale categoria dei “politici”, con i loro
codici ambigui piuttosto che con la loro incomprensibilità almeno parzialmente voluta.
M
F
Chiar.
4,3
4,3
Credib.
4,4
4,5
4,2
Compet.
Sindaco per genere
4,3
Questa figura di politico un po’ meno “politico” degli altri, rispetto ai quali si caratterizza per una
maggiore tangibilità e vicinanza quotidiana, sembra riscuotere soprattutto la fiducia dei soggetti
caratterizzati da un livello d’istruzione medio-basso e di età medio-alta.
74
Elem.
4,3
Chiar.
4,4
Credib.
4,2
Compet.
Sindaco per titolo di studio
Chiar.
Credib.
Compet.
Sindaco per età
18-25
3,4
3,9
3,5
Medie
4,5
4,6
4,3
Super.
4,2
4,5
4,2
Laurea
3,7
3,8
3,7
26-45
4,3
4,5
4,3
46-65
4,6
4,7
4,4
66+
4,4
4,5
4,3
La comunità montana, considerata depositaria di un discreto livello di competenze, segue gli attori
appena considerati, ma non appare altrettanto capace di farsi promotrice di un’adeguata azione
comunicativa. Le variabili indipendenti considerate non sembrano incidere in maniera chiara e
significativa sulla sua immagine, fatta salva una maggior fiducia che, come in molti altri casi,
caratterizza gli intervistati di genere femminile.
Chiar.
M
F
3,9
3,95
4,1
4,3
Credib.
4,2
4,5
Compet.
Comunità montana per genere
Elem.
Medie
3,9
4
Chiar.
4,2
4,2
Credib.
4,3
4,5
Compet.
Comunità montana per titolo di studio
Super.
3,8
4,4
4,3
Laurea
3,8
4,2
4,2
18-25
26-45
3,7
4
Chiar.
4,4
4,3
Credib.
4,5
4,5
Compet.
Comunità montana per età
46-65
3,9
4,2
4,3
66+
4
4,2
4,3
Più credibili che chiare e competenti sembrano esserlo, invece, le associazioni di volontariato, le
forze dell’ordine e la polizia locale. Le prime, in particolare, sembrano godere di una maggiore
considerazione da parte dei più giovani, ma non per forza dei più istruiti.
M
F
Chiar.
3,8
4
Credib.
4,2
4,1
3,9
3,9
Compet.
Ass. volontariato per genere
Elem.
Medie
3,5
4,1
Chiar.
4
4,2
Credib.
3,7
3,8
Compet.
Ass. volontariato per titolo di studio
Super.
4
4,2
4,1
Laurea
3,9
3,8
3,9
75
18-25
4
Chiar.
4,2
Credib.
4,2
Compet.
Ass. volontariato per età
26-45
4
4,2
3,9
46-65
4
4,1
3,9
66+
3,4
4
3,6
Le forze dell’ordine, come d’altro canto la polizia locale, godono invece di un maggior prestigio
presso le persone meno istruite ma, soprattutto, tra gli intervistati più anziani, forse più propensi a
riconoscere in loro un punto di riferimento e una figura rassicurante. I soggetti di genere femminile
si mostrano più fiduciosi verso entrambe.
M
F
Chiar.
3,75
4
Credib.
4,2
4,4
3,6
4
Compet.
Forze ordine per genere
Elem.
Medie
4
4
Chiar.
4,5
4,3
Credib.
4
3,9
Compet.
Forze ordine per titolo di studio
18-25
3,2
Chiar.
3,9
Credib.
3,4
Compet.
Forze ordine per età
Chiar.
M
F
3,7
4
Super.
3,7
4,2
3,6
Laurea
3,6
3,7
3,5
26-45
3,8
4,2
3,8
46-65
4,1
4,4
3,7
66+
4,1
4,6
4,4
Medie
4
4,2
Super.
3,6
4,1
Laurea
3,3
3,7
3,7
3,4
46-65
4,1
4,2
3,8
66+
4
4,6
4,2
4
4,3
Credib.
3,7
3,9
Compet.
Polizia locale per genere
Chiar.
Credib.
Elem.
4
4,4
3,9
3,9
Compet.
Polizia locale per titolo di studio
18-25
3,1
Chiar.
3,8
Credib.
3,2
Compet.
Polizia locale per età
26-45
3,7
4,1
3,9
Come la comunità montana, anche le associazioni ambientaliste sono maggiormente apprezzate per
la loro competenza che per le loro qualità comunicative, mentre, al contrario, nel caso degli amici la
chiarezza e la credibilità sopravanzano di una certa misura le competenze. Relativamente carente su
di un piano comunicativo sembra esserlo la Regione, mentre gli insegnanti di scuola mostrano
particolari deficienze sul piano delle competenze. I soggetti di genere maschile ritengono le
associazioni ambientaliste più chiare di quanto non facciano le nostre intervistate. Per quanto
76
concerne, invece, la credibilità e la competenza, la situazione si rovescia e, di nuovo, sono le donne
ad attribuire agli ambientalisti un punteggio più elevato. Conformemente alle attese, sono le
categorie maggiormente esposti ad influenze culturali di carattere “post-materialistico”, cioè i più
giovani e i laureati, i più propensi ad esprimere un elevato livello di fiducia nei confronti delle
associazioni ambientaliste.
Chiar.
M
F
4
3,7
3,6
3,9
Credib.
3,7
4,1
Compet.
Associazioni ambientaliste per genere
Elem.
Medie
Super.
3,2
3,6
3,8
Chiar.
3,5
3,7
3,9
Credib.
3,6
3,8
4,2
Compet.
Associazioni ambientaliste per titolo di studio
18-25
26-45
3,8
3,7
Chiar.
4,3
3,8
Credib.
4,4
3,8
Compet.
Associazioni ambientaliste per età
46-65
3,5
3,7
3,9
Laurea
4
4,2
4,4
66+
3,2
3,4
3,5
Gli amici sono esattamente equivalenti, sotto tutti gli aspetti considerati, agli occhi di maschi e
femmine. Maggior fiducia viene riposta in loro da parte dei soggetti meno istruiti e dei più anziani.
Gli uni e gli altri sono, probabilmente, più propensi a valorizzare la dimensione relazionale
quotidiana di quanto non lo siano i più giovani e i più istruiti – anche per le minori opportunità
d’accesso ad altri canali informativi caratterizzati da una minore prossimità esistenziale.
M
F
Chiar.
3,7
3,7
Credib.
3,9
3,9
3,4
Compet.
Amici per genere
3,4
Elem.
3,9
Chiar.
4,2
Credib.
3,9
Compet.
Amici per titolo di studio
Chiar.
Credib.
Compet.
Amici per età
18-25
3
3,5
2,6
Medie
3,9
4
3,5
Super.
3,4
3,7
3
Laurea
3,1
3,7
3
26-45
3,7
3,8
3,3
46-65
3,9
4
3,6
66+
3,8
4,3
3,9
Le variabili indipendenti non sembrano incidere più di tanto sull’immagine della regione, salvo una
credibilità lievemente maggiore attribuitale da parte delle donne e dei soggetti più istruiti (in
77
particolare dei diplomati, più ancora che dei laureati) ed un minor livello di competenza
riconosciutole dagli anziani.
M
F
3,2
3,4
3,4
Credib.
3,6
Compet.
Regione per genere
3,6
3,8
Chiar.
Elem.
3,1
Chiar.
3,3
Credib.
3,3
Compet.
Regione per titolo di studio
Chiar.
Credib.
Compet.
Regione per età
18-25
3,2
3,7
3,7
Medie
3,3
3,5
3,7
Super.
3,4
3,7
3,9
Laurea
3,4
3,6
3,5
26-45
3,3
3,5
3,6
46-65
3,3
3,5
3,8
66+
3,1
3,5
3,4
Gli insegnanti riscuotono maggiormente la fiducia dei soggetti di genere femminile, per ragioni che
potrebbero rispondere alla maggiore dimestichezza con le strutture scolastiche che, nella divisione
del lavoro familiare, caratterizza generalmente la madre rispetto al padre – ma anche alla
preponderanza numerica di insegnanti femmine all’interno del corpo docente. La maggiore
considerazione tributatagli da parte delle persone più anziane, probabilmente, riflette la memoria del
più elevato prestigio goduto dagli insegnanti nella scuola da loro frequentata.
M
F
Chiar.
3,4
3,8
Credib.
3,5
3,9
2,9
Compet.
Insegnanti per genere
Chiar.
Credib.
3,4
Elem.
3,6
3,7
3,3
Compet.
Insegnanti per titolo di studio
18-25
3,3
Chiar.
3,8
Credib.
3
Compet.
Insegnanti per età
Medie
3,6
3,6
Super.
3,5
3,8
Laurea
3,4
3,8
3,2
3,2
3
26-45
3,5
3,8
3,3
46-65
3,6
3,6
3,1
66+
4
3,9
3,5
Il parroco, relativamente credibile ma non altrettanto chiaro e competente, è seguito solo da tre
categorie di attori più marcatamente “politici”, che si collocano a tutti gli effetti in fondo alla nostra
classifica. Conformemente alle attese, come tutti gli altri soggetti che popolano la quotidianità
immediata e “locale”, il parroco risulta più chiaro, credibile e competente agli occhi dei soggetti più
anziani e di quelli meno istruiti.
78
M
F
3,1
3,4
3,4
Credib.
2,7
Compet.
Parroco per genere
3,7
3
Chiar.
Elem.
3,6
Chiar.
3,8
Credib.
3,2
Compet.
Parroco per titolo di studio
Chiar.
Credib.
Compet.
Parroco per età
18-25
2,6
3,4
2,5
Medie
3,3
3,6
2,9
Super.
2,9
3,4
2,6
Laurea
2,9
3,4
2,5
26-45
3,1
3,5
2,8
46-65
3,5
3,6
2,9
66+
3,5
3,9
3,2
Nell’ultimo girone, quello dei soggetti “politici”, incontriamo anzitutto i giornalisti. Per questi
ultimi, la rilevata mancanza di competenze scientifiche non costituisce, probabilmente, una nota di
demerito di particolare gravità. Al contrario, la scarsa credibilità che viene loro attribuita richiede
una riflessione sul rapporto fiduciario che esiste tra questa categoria di comunicatori e il suo
pubblico. I giornalisti, in ogni caso, appaiono leggermente più chiari agli occhi dei soggetti di sesso
femminile e, soprattutto, di quelli che, probabilmente, hanno maggiore dimestichezza con la carta
stampata (le persone più istruite e i più giovani). Tale gap, in ogni caso, si riduce sensibilmente
allorché si prende in considerazione la credibilità, per annullarsi a tutti gli effetti a proposito della
competenza.
Chiar.
M
F
3,1
3,4
2,6
Credib.
2,3
Compet.
Giornalisti per genere
2,5
2,5
Elem.
Medie
3
3,2
Chiar.
2,6
2,5
Credib.
2,4
2,3
Compet.
Giornalisti per titolo di studio
Super.
3,4
2,7
2,5
Laurea
3,6
2,9
2,4
18-25
3,4
Chiar.
3,4
Credib.
2,6
Compet.
Giornalisti per età
46-65
3,2
3,2
2,3
66+
3
3
2,5
26-45
3,4
3,4
2,4
La scarsa fiducia nei confronti dei politici locali e nazionali caratterizza in modo relativamente
omogeneo il nostro campione, non rilevandosi differenze di particolare rilievo tra le varie categorie
di soggetti. Solo il sottocampione femminile si mostra lievemente meglio disposto verso gli uni e
gli altri, mentre i soggetti più anziani (la cui “socializzazione politica” ha avuto luogo in una fase
storica caratterizzata dalla centralità della forma partito come veicolo della partecipazione
79
collettiva) esprimono una valutazione leggermente più generosa a proposito dei politici nazionali,
per lo meno a proposito della competenza.
Chiar.
M
F
2,6
2,7
2,6
2,8
Credib.
2,5
2,9
Compet.
Politici locali per genere
Elem.
Medie
2,5
2,8
Chiar.
2,7
2,8
Credib.
2,7
2,8
Compet.
Politici locali per titolo di studio
Super.
2,6
2,7
2,7
Laurea
2,4
2,5
2,7
18-25
2,4
Chiar.
2,7
Credib.
2,6
Compet.
Politici locali per età
26-45
2,6
2,7
2,7
46-65
2,7
2,8
2,8
66+
2,7
2,7
2,8
Elem.
Medie
2,5
2,4
Chiar.
2,5
2,5
Credib.
2,6
2,4
Compet.
Politici nazionali per titolo di studio
Super.
2,4
2,5
2,4
Laurea
2,2
2,2
2,5
18-25
2,4
Chiar.
2,4
Credib.
2,2
Compet.
Politici nazionali per età
46-65
2,5
2,5
2,4
66+
2,6
2,6
2,6
M
F
Chiar.
2,3
2,6
Credib.
2,3
2,6
2,2
2,6
Compet.
Politici nazionali per genere
26-45
2,4
2,4
2,4
3.2 Un breve confronto, a modo di conclusione
Abbiamo provato a confrontare i dati utilizzati in questo capitolo con alcune analoghe risultanze,
provenienti da un questionario utilizzato una decina di anni or sono in una ricerca svolta per
l’Unione europea che aveva, però, come oggetto la percezione del rischio industriale5. Anche per le
specificità di tale categoria di rischio, gli attori considerati non si trovano sempre a coincidere. Il
campione, costituito da 400 soggetti, era considerato rappresentativo della popolazione del comune
di Rho. Al tempo intercorso e alla diversa natura del rischio considerato si uniscono, pertanto, le
5
Vedi in M. Lombardi, Rischio ambientale e comunicazione, Angeli, Milano, 1997.
80
differenti peculiarità del contesto ecologico: si tratta di piccoli comuni di area alpina e prealpina nel
caso della ricerca Rinamed, di un grosso comune della cintura milanese nel secondo caso.
Passando in ogni caso a confrontare la valutazione degli attori della comunicazione, osserviamo che
le associazioni ambientaliste erano ritenute molto più credibili, chiare e competenti dagli intervistati
della ricerca dell’Unione europea di quanto non lo siano da parte dei nostri. La ricerca dell’Unione
europea, tra l’altro, prendeva anche in considerazione i movimenti ecologisti, la cui affidabilità
risultava solo leggermente inferiore rispetto a quella delle associazioni (molto superiore, in ogni
caso, rispetto alla valutazione che gli intervistati Rinamed attribuiscono a queste ultime).
Le associazioni di volontariato, al contrario, si discostano minimamente nelle valutazioni fornite
dagli intervistati delle due ricerche. Nella valutazione degli esperti, anche in relazione alle diverse
caratteristiche dei rischi considerati (ma, forse, anche alle differenze socio-culturali dei due
contesti), gli intervistati della vecchia ricerca si mostrano assai meglio disposti.
Se nella valutazione della protezione civile non ci sono differenze di rilievo, gli intervistati
Rinamed sembrano, invece, maggiormente propensi ad esprimere valutazioni positive di forze
dell’ordine e vigili del fuoco: la spiegazione può, di nuovo, risiedere nella diversa natura del rischio
in questione e delle esperienze accumulate da questo specifico campione con questa tipologia di
soccorritori. I giornalisti, nel caso della ricerca su Rho, anche se complessivamente con punteggi
più elevati, tuttavia già ponevano evidente la questione della credibilità, cioè del rapporto fiduciario
con il loro pubblico. I politici nazionali e locali, che ottenevano una valutazione grossomodo
analoga nella precedente ricerca da parte degli intervistati, già evidenziavano la frattura esistente tra
loro e i cittadini.
Amici
Associazioni ambientaliste
Associazioni volontariato
Associazioni consumatori
Comunità montana
Esercito
Esperti
Funzionari comunali
Forze dell'ordine
Giornalisti
Insegnanti di scuola
Medico famiglia
Movimenti ecologisti
Operai aziende a rischio
Chiarezza
Rinamed
Un. Eur.
3,7
3,6
4,85
3,9
3,9
3,2
3,9
2,8
4,1
5,2
3
3,9
3,25
3,2
4,2
3,6
3,2
4,4
4,4
Credibilità
Rinamed
Un. Eur
3,9
3,7
4,9
4,1
3,5
3,2
4,2
2,9
4,7
5,7
3
4,3
3,1
2,6
3,5
3,7
3,2
4,5
4,4
3,2
3,6
Parroco
2,7
2,7
2,7
2,8
Politici locali
2,4
2,4
2,5
2,6
Politici nazionali
3,8
4,2
Polizia locale
4,7
4,75
5,1
5,0
Protezione civile
3,7
4,8
Rappres. aziende a rischio
3,3
3,5
Regione
3,8
4,2
Servizio sanitario
3,1
3,1
Sindacato
4,3
4,5
Sindaco
4,8
4,15
5,1
4,2
Vigili del fuoco
Chiarezza, credibilità e competenza: confronto tra la ricerca Unione europea e la ricerca Rinamed
Competenza
Rinamed
Un. Eur
3,4
3,9
4,8
3,9
3,9
3,25
4,4
3,0
5,3
5,25
2,9
3,8
3,4
2,4
3,5
3,2
3,2
4,2
4,5
2,8
2,7
2,4
3,8
5,3
3,7
4,2
5,1
2,5
2,3
4,8
3,4
3,8
3,0
4,2
81
Capitolo 4
Partecipazione sociale e competenze per la prevenzione e del rischio naturale e
la gestione degli eventi
Roberta Cucca
Numerose esperienze passate hanno dimostrato che, di fronte ad un disastro naturale, le possibilità
di sopravvivenza dei soggetti coinvolti dipendono più dalla capacità di reazione agli imprevisti
sviluppate dalla comunità e dalle organizzazioni, piuttosto che dalle abilità e dalle competenze
caratterizzanti i singoli individui6. Se, in presenza di disastri industriali, il problema
dell’organizzazione e della competenza è indiscutibilmente cruciale, vista la necessità di utilizzare
apparecchiature tecnologicamente sofisticate per intervenire sugli impianti, non meno centrale è il
ruolo che gioca la partecipazione e la preparazione delle comunità ad affrontare circostanze
impreviste in presenza di eventi naturali, come nel caso di frane ed esondazioni. Per questo motivo,
nelle nostre società contemporanee, sono stati istituiti dei “sistemi sociali d’emergenza”, che
comprendono risorse fondamentali (aiuti medici, tecnici, sociali e finanziari) per ricostruire il
tessuto sociale danneggiato e che, per funzionare al meglio, necessitano della preparazione e del
coinvolgimento della comunità esposta al rischio. Uno strumento per favorire la partecipazione è la
promozione di campagne informative e formative, che spesso sollecitano i cittadini a elaborare
forme di autoprotezione corrette in presenza di un evento in corso e, allo stesso tempo, permettono
di elaborare forme preventive del rischio maggiormente efficaci. Il coinvolgimento della comunità
locale nell’elaborazione di politiche d’intervento può consentire ai cittadini di mettere in campo una
particolare expertise, distinta da quella ufficiale e costituita da competenze e informazioni che
generalmente non vengono considerate dal modello scientifico-razionale per l’individuazione dei
rischi, come aneddoti e percezioni soggettive7. L’impiego di queste competenze può, inoltre, portare
a un miglioramento delle decisioni, in quanto basate sulle conoscenze proprie di chi su un
determinato territorio ci vive da sempre8 ed è in grado di sollecitare una partecipazione più sentita e
meglio orchestrata degli interventi in caso di necessità.
L’obiettivo di questo capitolo è, in prima battuta, quello di analizzare il grado di coinvolgimento e il
livello di partecipazione alle problematiche riguardanti il rischio naturale che è stato dichiarato
dagli abitanti delle zone interessate e, in un secondo momento, di valutare alcune competenze
dichiarate dagli intervistati rispetto alla prevenzione del rischio e alla gestione degli eventi in caso
di necessità.
4.1. La partecipazione
In questo paragrafo analizziamo la disponibilità dichiarata dagli intervistati a partecipare alle attività
di formazione e informazione proposte e, in particolare, quali sono le tipologie di iniziative nelle
quali preferirebbero essere coinvolti.
Un dato che ci aiuta a capire il livello di partecipazione sociale generale, ovvero alla vita relazionale
e di comunità dei soggetti interpellati, sono le frequenze relative all’associazionismo (Graf.1). Dai
6
Battisti F.M., Villa F. (1994), voce “Protezione Civile” in “Nuovo dizionario di sociologia”, a cura di Franco
Demarchi, Aldo Ellena e Bernardo Cattarinussi, Milano, Edizioni paoline, 1994.
7
Irwin A. (1995), Citizen Science. A study of people, expertise and sustainable development, Routledge, London &
New York
8
Pellizzoni L., (1998) Conoscenza, deliberazione e cooperazione, in “Rassegna italiana di sociologia”, a XXXIX, n. 4,
ottobre-dicembre 1998.
83
dati emerge che più del 28% degli intervistati fa parte di associazioni ecclesiastiche, altrettanti
frequentano società sportive, quasi 1 persona su 4 presta la sua opera in attività di volontariato
presso un ente non-profit, mentre il 21% partecipa alla vita di un’associazione culturale. Quanto
all’associazionismo che in questo contesto più ci interessa, si può notare che più dell’8% e’
coinvolto nelle attività promosse dalla Protezione Civile e quasi il 5% partecipa alle iniziative
organizzate dalle associazioni ambientaliste.
Graf. 1.- Partecipazione rara o frequente ad attività associazioni (%V.121-129)
Associazione
Frequenza%
Ecclesiastica
Sportiva
Volontariato sociale
Culturale
Altro
Sindacato
Partito Politico
Protezione Civile
Associazione ambientalista
28,4
28,3
24,2
21,2
17,3
10,8
8,8
8,2
4,8
Passando ad analizzare il più diretto coinvolgimento dei soggetti nelle attività di prevenzione dei
rischi naturali (Graf. 2), è innanzitutto importante segnalare che quasi 4 intervistati su 10 si sono
dichiarati non interessati a partecipare a tali iniziative.
La maggiorparte (37%) dei soggetti che, al contrario, hanno dimostrato una certa disponibilità a
partecipare a tali attività è interessata a incontri specifici di informazione (come dibattiti), 1
intervistato su 10 prenderebbe parte ad attività di gruppo come gli incontri della protezione civile,
l’8% parteciperebbe a corsi od altre iniziative di formazioni e altrettanti ad esercitazioni non meglio
specificate.
Graf. 2. - Disponibilità a fare qualcosa per prevenzione del rischio (% V. 120)
10%
Non disponibile
8%
37%
8%
Sì, per incontri
Sì, per formazione
Sì, per esercitazioni
Sì, per P .Civile
37%
Se analizziamo più nel dettaglio quest’informazione (Tab. 3) notiamo come siano soprattutto le
donne a non mostrare interesse nei riguardi di queste iniziative, se non per incontri informativi che,
probabilmente, vengono percepiti come meno impegnativi. La tabella infatti mostra che ben il
45,6% delle intervistate non è disponibile a prendere parte alle iniziative rispetto al 27,1% degli
uomini. Inoltre solo il 4,9% delle donne parteciperebbe alle attività della Protezione Civile rispetto
al 16,1% degli intervistati di sesso maschile che dichiarano la loro disponibilità.
84
Tab. 3 - Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del Rischio per Sesso (%)
Non disponibile
Sì, per incontri
Sì, per formazione
Sì, per esercitazioni
Sì, per PC
Totale
Maschio
27,1
37,3
9,9
9,6
16,1
100
Femmina
45,6
36,6
6,5
6,5
4,9
100
Tot
36,6
36,9
8,2
8,0
10,3
100
Un altro elemento che determina l’interesse a prendere parte a queste attività è il livello di
istruzione degli intervistati (Tab.4). Chi non ha un titolo di studio elevato si rivela meno
disponibile: se quasi 1 intervistato su 2 (48,3%) in possesso di licenza elementare non è interessato
a partecipare, la percentuale si dimezza se si prendono in considerazione le risposte dei laureati
(20,6%).
Tab. 4. - Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del Rischio per Grado di istruzione (%)
Elem
M/Av/Pro
MS/Tec
PD/Lau
Tot
Non disponibile
48,3
38,2
25,9
20,6
36,7
Sì, per incontri
37,5
31,4
42,4
44,1
37,0
Sì, per formazione
5,1
8,6
9,4
14,7
8,2
Sì, per esercitazioni
5,1
8,6
9,4
14,7
8,2
Sì, per PC
7,4
11,8
11,8
8,8
10,3
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Se consideriamo le risposte sulla base dell’età degli intervistati (Tab. 5), scopriamo che i più
disponibili sono i soggetti d’età compresa fra i 26 e i 65 anni, mentre fra i più giovani (40,3%) e i
più anziani (58,3%) si denota un certo disinteresse. Inoltre si sottolinea come gli intervistati che
partecipano raramente o spesso alle attività di un’associazione ambientalista dichiarano una
disponibilità indubbiamente maggiore: il 40% parteciperebbe a incontri formativi, il 18,5% alle
attività della Protezione Civile, altrettanti a incontri formativi, il 7% ad esercitazioni e solo il 15%
non è interessato a nessuna iniziativa.
Tab. 5 - Personalmente disponibile a fare per la prevenzione del Rischio per classi d’età (%)
18-25
26-45
46-65
65 e oltre
Non disponibile
40,3
28,3
30,3
58,3
Sì, per incontri
34,3
36,1
42,6
31,5
Sì, per formazione
6,0
11,9
8,0
3,1
Sì, per esercitazioni
10,4
12,8
5,9
1,6
Sì, per PC
9,0
11,0
13,3
5,5
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
Tot
36,6
36,9
8,2
8,0
10,3
100,0
Quanto al desiderio di essere comunque informati sulle iniziative di prevenzione del rischio
promosse (Tab.6), se viene prestato specifico riferimento alla condizione della zona di residenza e
se si focalizza l’intervento su un particolare rischio (esondazione o frana), l’interesse suscitato dagli
interventi sembra essere di gran lunga superiore. Infatti solo il 5-6% dichiara di non voler neppure
essere informato riguardo alle attività che si svolgono sul territorio e il 7-10% è poco interessato,
mentre quasi la metà degli intervistati (47%) si dice abbastanza interessata e quasi il 40% (37% per
esondazione -41% per frana) lo è addirittura molto.
Si tratta quindi di persone che, almeno a nostro avviso, se opportunamente stimolate potrebbero
partecipare più attivamente alla prevenzione dei rischi naturali della zona.
85
Tab.6 - Interesse ad essere informato sulle attività di prevenzione esondazione e/o frana che si svolgono nel Comune (% V.113114)
Esondazione
Frana
Non sono interessato
6
5
Sono poco interessato
10
7
Sono abbastanza interessato
47
47
Sono molto interessato
37
41
Totale
100
100
In particolare sono molto interessati a essere informati sulle attività di prevenzione gli intervistati in
possesso di un titolo di studio superiore, soprattutto se laureati: fra quest’ultimi almeno 6 soggetti
su 10 (64,5% per attività su esondazione e 60% su frana) vorrebbero essere sempre a conoscenza
delle iniziative promosse sul territorio e nessuno si dichiara disinteressato. Un’altra variabile che
incide su quest’aspetto è l’età degli intervistati: anche in questo caso sono i soggetti d’età compresa
fra i 26 e i 64 anni a essere più disponibili.
Se in generale il grado d’interesse a ricevere informazioni è piuttosto elevato, è necessario
specificare che non tutte le metodologie proposte sembrano riscuotere lo stesso successo.
Graf. 7 – Iniziative di informazione in ordine di utilità (V. 110-112)
50
45
40
35
30
prima
25
seconda
20
15
terza
10
5
0
Incontri di
informazione
Incontri di
formazione
Eercitazioni
Materiali
stampati
Audiovisivi
Mostre
Dimostrazioni
di esperti
Quando agli intervistati è stato chiesto di indicare in ordine di importanza le iniziative che ritengono
maggiormente utili (Graf.7), l’attività che più frequentemente è stata indicata per prima è risultata
l’organizzazione di incontri di informazione (35,7%), seguita dalla distribuzione di materiali
stampati (18,4%), dimostrazioni di esperti (17,9%), esercitazioni (12%), incontri di formazione
(11,5), audiovisivi (3,1%) e mostre (1,5%).
Se invece si analizzano le risposte in base alla frequenza di risposta (Tab.8) (Nota: il valore delle
percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali. Lo stesso
metodo è usato nel ricalcalo delle percentuali relative alle domande multiple che seguono), senza
tenere in considerazione l’ordine d’importanza dato alle stesse, l’iniziativa che più di tutte sembra
destare la curiosità degli abitanti della zona è assistere ad una dimostrazione pubblica degli esperti,
per esempio dei volontari della protezione civile, in quanto il 25% degli interpellati ritiene efficace
tale strumento informativo. Come anticipato, seguono i dibattiti, le tavole rotonde e altri incontri
86
d’informazione (22%), la partecipazione a esercitazioni (16%), il 13% pensa che i corsi di
formazione possano rappresentare una metodologia adatta.
Quanto ai supporti all’attività informativa, il 16% distribuirebbe volantini o documenti cartacei, il
6% proietterebbe pubblicamente filmati, il 2% ritiene utile allestire una mostra sulle inondazioni o
frane.
Tab.8 - Strumenti o attività informative sui rischi naturali più utili.
Tipologia
Dimostrazioni pubbliche degli esperti (es.: protezione civile)
Incontri di informazione (es.: dibattiti)
Esercitazioni pratiche
Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire
Incontri di formazione (es.: corsi)
Materiali audiovisivi
Mostre
% frequenza
25
22
16
16
13
6
2
Quasi 1 intervistato su 3 (29%) dichiara di non sapere se viene svolta o meno una campagna
d’informazione sul rischio di esondazione o frana nella zona, il 60% ritiene non sia stata effettuata,
solo l’11% ne conosce l’esistenza. In generale la campagna d’informazione sembra aver
maggiormente raggiunto il pubblico maschile (il 14,2% di quest’ultimo ne conosce l’esistenza
rispetto al 7,9% delle intervistate) e le persone in possesso di un diploma di laurea (19,4%). Quanto
alla variabile età, i meno informati e più disinteressati sono senz’altro i giovani, in quanto più di 1
intervistato su 2 (54,4%) d’età inferiore ai 26 anni non esprime giudizio.
Graf.9 - Informazioni ricevute durante la campagna di informazione (%)
16%
24%
Buone
Sufficienti
Scarse
20%
Insufficienti
40%
Gli intervistati che hanno avuto modo di partecipare a questa campagna esprimono pareri positivi
riguardo ai suoi esiti e alla sua utilità (Graf. 9): quasi 1 su 4 si ritiene molto soddisfatto delle
informazioni ricevute, il 40% le giudica comunque sufficienti, più di 1 intervistato su 3 le valuta
invece scarse o insufficienti.
Passiamo invece ad analizzare la domanda di informazione rilevata, in primo luogo scoprendo da
chi vorrebbero essere informati i cittadini riguardo alle attività di prevenzione dei rischi naturali
(Tab. 10).
87
Tab.10 - Soggetti da cui vorrebbero essere informati sulle attività di prevenzione dal rischio frana e/o esondazione che si svolgono
nel Comune (%)
Soggetto
% frequenza
Il suo Sindaco
38
I rappresentanti della Protezione Civile
23
Gli esperti (scienziati e tecnici)
14
I rappresentanti della Comunità Montana
5
I Vigili del Fuoco
5
I giornalisti (radio, tv, giornali)
3
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste
3
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
3
L’Amministrazione regionale (STER)
2
La polizia locale (ex vigili urbani)
2
I politici locali
1
I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
0
Gli insegnanti di scuola
0
Il suo parroco
0
I politici nazionali
0
I suoi amici
0
Quasi 4 cittadini su 10 (38%) desiderano essere informati dalla prima figura istituzionale della
comunità, ovvero il sindaco del comune; seguono i volontari della protezione civile (23%), mentre
il 24% degli intervistati è interessato a conoscere il parere del “sapere esperto”, ovvero tecnici e
scienziati (benché questi interlocutori si collochino al terzo posto). Seguono i rappresentanti della
comunità montana (5%) e i vigili del fuoco (5%), molto più ridotta la richiesta d’informazione nei
riguardi degli altri soggetti (polizia, mass media, mondo dell’associazionismo, altri) (Nota: il valore
delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali).
Cerchiamo di verificare un po’ più nel dettaglio queste informazioni, analizzando i soggetti su cui
sono ricadute le prime preferenze, alla luce del titolo di studio (Tab. 11) e dell’età degli intervistati
(Tab. 12). Il desiderio di essere informati dal Sindaco è più alto fra le persone con un grado
d’istruzione basso, in quanto riguarda più di 7 cittadini su 10 in possesso al massimo della licenza
elementare. I volontari della Protezione Civile, invece, raggiungono il massimo livello di popolarità
fra gli intervistati con licenza media o diploma, mentre, il parere del “sapere esperto” è
maggiormente richiesto dai laureati.
Gionalisti
Assoc. ambiente
Assoc. volontariato
Esperti
Protezione civile
Forze ordine
Vigili fuoco
Polizia locale
Sindaco
Comunità Mon.
Regione
Politici loc.
Insegnanti
Amici
Tot
Tab. 11 - Da chi vuole essere informato per Grado di istruzione (%)
Elem
M/Av/Pro
MS/Tec
PD/Lau
,6
5,3
1,9
1,3
2,6
5,2
5,9
,5
,6
4,5
16,3
24,5
38,2
8,4
20,5
25,8
11,8
1,3
1,6
2,6
4,5
2,6
1,9
2,9
1,9
1,6
1,3
71,6
42,1
32,9
38,2
5,2
2,6
1,9
2,9
,6
3,2
1,3
,5
,5
100
100
100
100
Tot
2,6
3,2
,4
16,7
18,0
1,7
3,0
1,5
47,8
3,2
1,3
,4
,2
,2
100
Se consideriamo le risposte in base all’età degli intervistati scopriamo invece che la figura del
Sindaco è più popolare fra le persone d’età superiore ai 46 anni, il parere della Protezione Civile è
meno interessante per gli ultra-sessantacinquenni, le spiegazioni degli esperti sono più seguite dagli
intervistati giovani e comunque d’età inferiore ai 45 anni, che sono anche i soggetti che, più degli
88
altri, desidererebbero essere informati dai giornalisti e dai rappresentanti delle associazioni
ambientaliste.
Tab. 12 – (Se almeno un po' interessato) da chi vuole essere informato per classe d’età (%)
18-25
26-45
46-65
65 e oltre
Gionalisti
4,9
4,8
1,2
Assoc. ambiente
4,9
4,2
2,9
,9
Assoc. volontariato
1,6
,6
Esperti
29,5
24,3
11,6
4,5
Protezione civile
26,2
18,5
21,5
7,1
Forze ordine
1,6
1,6
2,3
,9
Vigili fuoco
1,6
4,2
1,2
4,5
Polizia locale
,5
1,7
3,6
Sindaco
23,0
38,1
51,2
72,3
Comunità Mon.
6,6
1,1
2,9
5,4
Regione
1,6
1,7
,9
Politici loc.
1,2
Insegnanti
,5
Amici
,5
Tot
100
100
100
100
Tot
2,6
3,2
,4
16,7
18,0
1,7
3,0
1,5
47,8
3,2
1,3
,4
,2
,2
100
4.2. Competenze
Veniamo alle competenze dichiarate dagli intervistati riguardo alla prevenzione del rischio naturale
e ai comportamenti pratici da tenere in caso di evento in corso.
Solo il 5% dei cittadini dichiara una conoscenza piuttosto approfondita del Piano di Protezione
civile (Graf. 13), mentre la grande maggioranza delle persone (65%) afferma di ignorarne
l’esistenza e i contenuti. Quasi 1 cittadino su 3 afferma di conoscerlo poco, perché non gliene hanno
mai parlato (16%) o perché non si ricorda (14%).
Graf. 13 -Conoscenza del Piano di Protezione Civile predisposto dal Comune
(V 117)
No
14%
5%
Sì, poco (non me ne hanno
parlato)
Sì, poco (non ricordo)
16%
65%
Si, lo conosco
Quanto alla prevenzione dei rischi, ovvero quali sono le azioni da evitare per non aggravare la
situazione e creare pericolo (Tab. 14), notiamo alcune affermazioni piuttosto discutibili.
Quanto al disboscamento, la maggioranza assoluta degli intervistati ritiene gli effetti dell’opera
negativi soprattutto per quanto concerne il rischio di frana, mentre conosciamo i risvolti negativi
anche per il rischio di esondazione, come fra l’altro convalidato dall’opinione di più di 1 intervistato
su 5.
89
Quasi la metà degli intervistati (46,1%) ritiene che l’abusivismo edilizio non contribuisca ad
aumentare il pericolo, tanto in caso di esondazione che in caso di frana, mentre sono ben noti gli
effetti devastanti che tali condotte possono avere sull’ambiente naturale e le condizioni di
insicurezza, soprattutto in caso di esondazione, a cui sono sottoposti i residenti in aree urbanizzate
senza regolari permessi e studi di fattibilità. L’analisi dei dati ci rivela che 1 intervistato su 3 ritiene
l’abusivismo pericoloso solo in caso di frana, il 6% in caso di esondazione, mentre solo il 15% degli
intervistati ritiene pericolosa la costruzione non regolamentata di edifici in entrambi i casi.
La costruzione “selvaggia” di infrastrutture viene valutata con una cautela leggermente maggiore, in
quanto quasi 1 intervistato su 5 ritiene l’opera pericolosa per entrambe le problematiche, l’11% in
caso di esondazione e il 28% in caso di frana. Rimane comunque molto alta la percentuale degli
intervistati che non reputa pericolosa quest’attività per le condizioni di sicurezza dell’ambiente.
La modifica del letto del fiume viene giustamente ritenuta un aggravante del pericolo esondazione
da quasi 1 persona su 2, anche se un terzo degli intervistati non si dichiara preoccupato per nessun
fenomeno connesso.
Più del 60% della popolazione non è spaventata dalla costruzione di bacini per centrali elettriche e
ancora meno (81% ) dagli effetti dell’attività turistica sull’ambiente.
Quanto all’estrazione di materiali, il 36% e’ dell’opinione che possa causare un aumento del rischio
frane, anche se la maggioranza assoluta degli intervistati non ritiene l’attività particolarmente
dannosa, mentre è più consapevole dei problemi legati all’abbandono dei fondi e dei percorsi rurali,
soprattutto per il rischio frane (41%) ma anche riguardo ad entrambe le problematiche (35%).
In sostanza si può affermare che la consapevolezza degli effetti negativi che alcune attività umane
rivelano sulle condizioni di sicurezza dell’ambiente naturale si può giudicare piuttosto diffusa e
corretta, escludendo però le valutazioni sul fenomeno dell’abusivismo edilizio, che, a parere di chi
scrive, è ampiamente sottovalutato.
Tab. 14 - Valutazione effetti delle attività umane sul rischio naturale. (% risposte, V 24-31)
Esondazione
Frana
Entrambi
2,7
61,4
22,3
Disboscamento
Costruzione non regolamentata di edifici
5,9
33,4
14,5
Costruzione non regolamentata di infrastrutture )
11,1
28,1
19,0
Modifica del letto del fiume
47,7
5,9
13,5
Costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza
23,5
10,1
9,2
Attività turistica
1,1
14,5
3,1
Estrazione di materiali (cave)
1,3
36,8
5,0
Abbandono dei fondi e dei percorsi rurali
5,0
41,2
35,2
Nessuna
13,3
46,1
41,8
32,8
57,2
81,4
56,9
18,6
Analizzando i dati alla luce di alcune variabili strutturali, si possono notare correlazioni interessanti.
In primo luogo, ad essere generalmente meno preoccupati per gli effetti che le attività dell’uomo
possono avere sull’ambiente sono gli intervistati più anziani e con un livello scolastico poco
elevato, mentre non si riscontrano particolari divergenze d’opinione fra i generi.
Solo a titolo d’esempio mostriamo le risposte relative all’edilizia non regolamentata, disaggregando
i dati per il titolo di studio dichiarato dagli intervistati (Tab. 15).
Tab. 15 -Edilizia non regolamentata edifici aumenta il rischio per Grado di istruzione (%)
M/Av/Pro
MS/Te
PD/Lau
Elem
Sì, esondazione
2,2
6,7
10,0
Sì, frana
32,6
24,6
42,8
47,2
Sì, entrambi
17,7
12,9
12,2
19,4
No
47,5
55,8
35,0
33,3
Tot
100
100
100
100
90
Tot
6,0
33,5
14,5
46,1
100
Dalla lettura della tabella emerge una chiara spaccatura fra le opinioni dei soggetti in possesso
almeno di un titolo di scuola superiore rispetto agli altri intervistati: il 47,5% delle persone con
licenza elementare e il 55,8% degli intervistati con licenza di scuola media (o similare) non
ritengono che l’abusivismo aumenti il rischio di alluvione o di frana, mentre la percentuale si
abbassa se si prendono in considerazione i soggetti diplomati (35%) o laureati (33,3%).
Quanto al rapporto fra l’età e l’opinione dell’intervistato (Tab. 16) possiamo considerare il
fenomeno dell’edificazione non regolamentata di infrastrutture, riscontrando un risultato del tutto
simile. Infatti mentre nemmeno 1 intervistato su 4 (23,5%) di età compresa fra i 18 e i 25 anni
ritiene che l’abusivismo non incida sul rischio naturale, più di 1 intervistato su 2 (53,8%) che rientra
nell’ultima classe d’età è convinto che non si tratti di un problema rilevante.
Tab. 16 - Edilizia non regolamentata infrastrutture aumenta il rischio per classe d’età (%)
Sì, esondazione
Sì, frana
Sì, entrambi
No
Tot
18-25
17,6
35,3
23,5
23,5
100
26-45
11,4
27,1
21,0
40,6
100
46-65
11,3
25,6
21,5
41,5
100
65 e oltre
6,9
30,0
9,2
53,8
100
Tot
11,1
28,1
19,0
41,8
100
Per terminare questa parte del lavoro dedicata alle competenze dichiarate dai soggetti intervistati
analizziamo inoltre i comportamenti che, in caso di disastro naturale, gli abitanti dei due paesi
metterebbero in pratica.
Agli intervistati è stato chiesto in particolare di indicare, in ordine di importanza, 3 azioni fra le 12
da noi segnalate da evitare o da mettere in pratica in caso di frana o di esondazione.
Il grafico n.17 ci aiuta a leggere le risposte relative all’evento frana.
Se concentriamo la nostra attenzione sul comportamento che, secondo il parere dei nostri
intervistati, è il più importante da mettere in pratica fra quelli segnalati, scopriamo che più di 1
persona su 3 (34%) ritiene fondamentale scappare fuori dall’edificio in cui si trova per mettersi in
condizione di sicurezza. Una percentuale rilevante (23,3%) ritiene invece più importante staccare la
corrente elettrica in casa, quasi il 19% cercherebbe di seguire le indicazioni delle autorità preposte
alla gestione dell’emergenza, quasi il 12% invece chiuderebbe il rubinetto del gas in casa.
All’incirca il 5% degli intervistati metterebbe in pratica invece un comportamento un po’ pericoloso
in caso di frana, ovvero salirebbe ai piani alti per riporre oggetti di valore, mentre il 2% ritiene
corretto scappare sul tetto per mettersi in condizioni di sicurezza. Poche persone invece si
affretterebbero a riporre le cose più importanti in cantina (1,3%), ancor meno scapperebbero nei
sotterranei (0,4%) o in montagna (0,6%).
91
Graf.17 – Comportamenti corretti in caso di frana (in ordine di importanza)
40
35
30
25
prima
20
seconda
15
terza
10
5
0
Cose
importanti
piani alti
Staccare
corrente
Staccare gas
Scappare
fuori
Usare
telefonino
Scappare
montagna
Seguire
indicazioni
Aspettare in
casa
Procediamo quindi a comentare le indicazioni riguardo all’azione che gli intervistati considerano
invece altamente sconsigliabile in caso di frana (Graf. 18).
Graf. 18 – Comportamenti da evitare in caso di frana (in ordine di importanza)
35
30
25
prima
20
seconda
15
terza
10
5
0
Scappare
cantina
Cose
importanti
in cantina
Riparo
ponte
Aspettare
in casa
Scappare
montagna
Scappare
su tetto
Cose
importanti
piani alti
Scappare
fuori
Usare
telefonino
In generale i soggetti ritengono piuttosto pericoloso recarsi in cantina per rifugiarsi (30,4%) o per
mettere al sicuro oggetti preziosi (22,2%), segue cercare riparo sotto un ponte (13,3%), aspettare in
casa (9,4%) o scappare in montagna (7,4%). Anche recarsi ai piani alti della casa (4,1%) o sul tetto
(7,2%) è considerato decisamente sconsigliabile dai soggetti che abbiamo intervistato. Un numero
non elevato di persone (4,2%) ritiene poco sicuro scappare fuori di casa, mentre il 2,5% del nostro
campione considera sconsigliabile l’utilizzo del cellulare per contattare parenti e amici. L’1,8%
pensa stare in casa ad aspettare sia un comportamento assai rischioso, altri non si dirigerebbero mai
in cantina o ai piani alti per riporre cose preziose (0,7%) o tanto meno cercherebbero rifugio nei
sotterranei o sotto un ponte (0,2%).
La tabella n.19 ci aiuta a mettere a confronto, senza riferimento all’ordine di importanza, le risposte
relative ai comportamenti da tenere o evitare in caso di frana segnalate dai nostri intervistati (Nota:
92
il valore delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali).
Su alcuni comportamenti vige una pressoché sostanziale unanimità di opinione. Si considera
corretto e consigliabile seguire le indicazioni provviste dall’autorità, staccare il gas e la corrente,
mentre ripararsi sotto un ponte, mentre scappare in cantina o riporvi oggetti preziosi è ritenuto
pericoloso. Su altre condotte però i pareri non sono così concordi. Scappare fuori di casa è
considerato corretto ma il 3% lo considera sconsigliabile; allo stesso modo, aspettare aiuto in casa è
considerato da evitare da quasi 10 intervistati su 100, mentre ancora il 3% lo considera un
comportamento corretto. Non vi è per nulla accordo invece sull’uso del telefonino per contattare
parenti e amici, che è consigliabile e da evitare per lo stesso numero di soggetti.
Tab 19 – Comportamento in caso di frana (% di risposta)
Comportamento
Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità
Scappare subito fuori di casa
In casa, staccare il gas
In casa, staccare la corrente
Chiamare con il telefonino amici e parenti
Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi
Scappare sul tetto di casa
In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori
Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati
In casa, mettere le cose più importanti in cantina
Scappare in cantina
Ripararsi sotto un ponte
Da fare
23
23
20
18
4
3
2
2
2
1
0
0
Da NON fare
0
3
0
0
4
9
10
6
11
16
24
16
Veniamo a commentare le risposte relative ai comportamenti da seguire in caso di esondazione
(Graf. 20), che si concentrano fondamentalmente su poche azioni, come dimostra il grafico.
Graf. 20 – Comportamenti corretti in caso di esondazione (in ordine di importanza, V 130-135)
35
30
25
prima
20
seconda
15
terza
10
5
0
Cose
importanti
piani alti
Staccare
corrente
Staccare gas
Scappare
fuori
Scappare su
Usare
tetto
telefonino
Scappare
montagna
Seguire
indicazioni
Aspettare
in casa
La prima reazione di quasi un intervistato su 3 (29,4%) sarebbe quella di staccare l’energia elettrica,
il 15,3% scapperebbe fuori di casa, il 14,5% aspetterebbe indicazioni, altri si recherebbero ai piani
alti dell’edificio per mettere al riparo gli oggetti più importanti (13,2%) o per salire sul tetto
(13,4%). Quasi 9 intervistati su 10 (8,7%) scapperebbero invece verso la montagna.Quanto invece
93
ai comportamenti da non seguire in caso di esondazione (Graf. 21), si può ancora di più notare
come esse si concentrino su un numero assai limitato di azioni, in particolare tre.
Graf.21 – Comportamenti da evitare in caso di esondazione (in ordine di importanza, V 130-135)
40
35
30
25
prima
20
seconda
15
terza
10
5
0
Cose
Cose
importanti importanti
in cantina piani alti
Scappare
fuori
Scappare
cantina
Scappare su
Usare
tetto
telefonino
Scappare
montagna
Riparo
ponte
Aspettare
in casa
In primo luogo, non si dirigerebbero in cantina, né per cercarvi riparo (36,6%), né per mettervi al
sicuro oggetti preziosi (29,1%). Allo stesso modo quasi 1 intervistato su 5 (19,1%) dichiara che
ripararsi sotto un ponte è in assoluto l’azione meno indicata da intraprendere. Anche aspettare in
casa è considerato dal 5,9% degli intervistati altamente sconsigliabile.
Anche nel caso di esondazione, la sintesi delle risposte rileva alcuni elementi di criticità (Nota: il
valore delle percentuali è ricalcolato sull’effettivo numero di rispondenti alla tre domande uguali).
Pressoché assoluto accordo nell’evitare l’accesso a locali sotterranei per qualsiasi motivo o cercare
riparo sotto un ponte; positivo invece il giudizio sull’interruzione della corrente elettrica e il gas in
casa, e l’ascolto delle indicazioni provenienti dall’autorità. Infine, anche in questo caso, la
popolazione da noi interpellata sembra quasi dividersi in due fazioni sull’uso del telefonino,
consigliato o considerato pericoloso dallo stesso numero di intervistati.
Tab. 22 – Comportamento in caso di esondazione (% di risposta)
Comportamento
In casa, staccare la corrente
Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità
Scappare sul tetto di casa
In casa, staccare il gas
Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati
Scappare subito fuori di casa
In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori
Chiamare con il telefonino amici e parenti
Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi
Scappare in cantina
In casa, mettere le cose più importanti in cantina
Ripararsi sotto un ponte
94
Da fare
21
18
15
13
12
11
7
3
3
0
7
0
Da NON fare
0
0
1
0
1
5
2
3
8
32
2
25
4.3. La partecipazione e le competenze in sintesi
L’analisi delle risposte degli intervistati permette di avanzare alcune riflessioni che sinteticamente
esponiamo in questo paragrafo conclusivo.
Come abbiamo avuto modo di valutare inizialmente, quasi la metà degli abitanti intervistati non
esprime una particolare disponibilità a partecipare alle attività di prevenzione del rischio naturale,
mentre sembrerebbe decisamente più interessata a essere sempre informata sulle iniziative
promosse nella zona di residenza, con particolare attenzione agli incontri di informazione,
esercitazioni pubbliche e dimostrazioni della protezione civile, che poi risultano essere anche le
attività considerate più utili ed efficaci.
Mentre il grado di partecipazione non sembrerebbe dipendere dalla sperimentazione diretta di un
disastro naturale, in quanto non sono state segnalate correlazioni significative fra i due fenomeni, è
invece da segnalare come siano altre caratteristiche personali, come il genere, il titolo di studio e
l’età ad incidere sull’interesse e la disponibilità dichiarata. Abbiamo visto che le donne si
dimostrano meno interessate alle iniziative di prevenzione del rischio, ma soprattutto è stato
appurato che sono gli intervistati più anziani (oltre i 65 anni) e più giovani (meno di 25 anni) a
dichiararsi poco disponibili. Anche il grado d’istruzione sembra incidere profondamente sulla
partecipazione, considerato che chi ha un titolo di studio medio (diploma) o alto (laurea) è
generalmente più interessato.
Risulta pertanto importante riuscire a raggiungere quella fascia di popolazione poco sensibile alla
problematica attraverso una campagna informativa mirata alle diverse esigenze manifestate dai
cittadini intervistati, in parte determinate dall’età, in parte dal diverso grado d’istruzione.
Quanto invece alle competenze dichiarate, sia riguardo alla prevenzione del rischio che ai
comportamenti da seguire in caso di evento in corso, si denota una discreta e diffusa conoscenza
delle pratiche corrette, nonostante alcune leggerezze e indecisioni.
Riguardo ai comportamenti da tenere in caso di evento in corso si nota una discreta indecisione
nella valutazione di due particolari azioni, ovvero il dirigersi verso l’esterno dell’edificio in cui ci si
trova ad essere o, al contrario, rimanervi dentro per attendere soccorsi. Inoltre, all’incirca 10
intervistati su 100 cercherebbero di rintracciare subito parenti o amici sul telefono cellulare, mentre
sappiamo che questa pratica risulta generalmente sconsigliata per evitare il mal funzionamento delle
linee in caso di reale urgenza.
Quanto invece alla consapevolezza riguardo agli effetti che le attività umane possono avere
sull’ambiente naturale, si segnala che un numero consistente di intervistati considera il fenomeno
dell’abusivismo edilizio non particolarmente rilevante per quanto concerne l’aggravamento del
rischio frana o esondazione, mentre, è noto che la costruzione non regolamentata di edifici ed
infrastrutture rappresenta un fattore aggravante, come fra l’altro dimostrato dai disastri
idrogeologici che, in tempi non molto lontani, hanno segnato duramente il nostro Paese.
95
Capitolo 5
La valutazione degli interventi formativo-informativi
Nicoletta Pavesi
5.1. Premessa: un modello per l’educazione ambientale
Misurare in termini valutativi l’educazione ambientale richiede prima di tutto di definire con
chiarezza cosa sia educazione ambientale, proprio per evitare di utilizzare un termine che, potendo
configurarsi concettualmente in molteplici modi, rischia di perdere di significatività concreta
diventando un contenitore vuoto.
In questo contesto accettiamo la definizione fornita da Cerovsky, secondo il quale l’educazione
ambientale, per essere tale, deve comprendere tre componenti chiave: “partire dall’ambiente,
studiare l’ambiente, agire in favore dell’ambiente”9. In tempi più recenti questa definizione di
Cerovsky ha trovato un’ ulteriore formulazione, secondo la quale l’educazione ambientale è un
processo che si articola in, about e for l’ambiente10. Ciò significa che un percorso di educazione
ambientale deve articolarsi in un sistema complesso che tenga conto dell’oggetto (l’ambiente,
appunto) sul quale verte la formazione, del contesto esperienziale che accompagna la formazione
(educazione situata che prevede un contatto diretto con l’oggetto), dell’obiettivo formativo che si
intende raggiungere (in senso generale, potremmo definirlo l’acquisizione della consapevolezza
della necessità di attivare pratiche di prevenzione e di conservazione).
FORMAZIONE Æ
IN = contesto di vita (dove)
ABOUT = oggetto dell’educazione (cosa)
FOR = obiettivo formativo (perché)
Appare indispensabile sottolineare che le tre componenti dell’azione formativa non vanno intese in
termini alternativi, ma rappresentano tre condizioni indispensabili per una formazione veramente
olistica. A ben vedere, del resto, esse rappresentano tre momenti di qualsiasi percorso di formazione
efficace, indipendentemente dalla disciplina. Fare formazione efficace, infatti, richiede prima di
tutto partire dal soggetto, dal suo contesto, dal suo mondo: educare all’ambiente deve tradursi prima
di tutto nella consapevolezza di dove vivo, delle problematiche che il mio territorio (più o meno
vasto) deve affrontare, della ricaduta delle mie scelte, del legame tra locale e globale,…. Non solo;
fare formazione in un contesto definito significa renderla concreta, tangibile, emotivamente vicina:
un’esperienza che altrimenti, se vissuta in termini esclusivamente cognitivi, potrebbe vedere ridotta
la sua efficacia. La riflessione sulle tecniche di formazione, infatti, evidenzia sempre di più la
necessità di sperimentare in situazione i contenuti della formazione stessa. In particolare va dunque
sottolineata la centralità dell’esperienza: “è oggi importante legittimare l’importanza di una
sensibilizzazione culturale e pedagogica alla conoscenza diretta, tramite l’esperienza vissuta, dello
spazio territoriale e dell’ambiente urbano in cui ciascun soggetto vive…perché lo spazio vissuto
continui ad alimentare esperienze, tali da mantenere mobile e ricco il mondo delle rappresentazioni,
delle immagini e dei simboli, che animano la conoscenza e sviluppano le azioni ed i
comportamenti”11. Per quanto riguarda il “for”, è pleonastico affermare che la formazione senza
obiettivi non è formazione: qualsiasi progetto deve avere ben chiaro dove si voglia arrivare. Tale
9
CEROVSKY J., Les ressources didactiques de l’éducation relative à l’environnemnt, in:AA. VV., Tendences de
lìéducation relative à l’environnement, Unesco, Paris, 1977, pag. 80
10
Vedi: MORTARI L., Per una pedagogia ecologica. Prospettive teoriche e ricerche empiriche sull’educazione
ambientale, La Nuova Italia, Milano, 2001
11
COGLIATI DEZZA V., Alcuni problemi dell’educazione ambientale,
http://labter.unimi.it/proget/documenti/92meneco.htm (13.09.04), pag. 5
97
obiettivo, peraltro, non può essere genericamente identificato come “l’acquisizione di una coscienza
ecologica”, ad esempio: la genericità non aiuta la formazione. Gli obiettivi vanno chiariti,
specificati, articolati, concretizzati. Infine, l’”about”: anche in questo caso occorre chiarezza.
L’ambiente di per sé è un concetto che si presta a molteplici interpretazioni: nel fare formazione
esso va articolato, reso concreto.
Fig. 1. Il modello di educazione ambientale
dove
cosa
perché
Come appare evidente nella figura sopra, le tre componenti vanno considerate in modo relazionale,
sistemico: le scelte in un settore coinvolgono necessariamente quelle negli altri due. Alle tre
componenti sopra evidenziate, va aggiunto un quarto elemento, centrale nella formazione: il “who”,
declinato sia in termini di soggetto della formazione (chi forma), che di oggetto della formazione (a
chi è diretta).
Dunque, possiamo proporre il seguente modello:
Fig 2. Il modello olistico di formazione ambientale
dove
chi
cosa
perché
5.2. La formazione in Valtellina: il modello
Sulla scorta dei dati emersi dalla ricerca di cui si rende conto nelle pagine precedenti, è stato
predisposto un ricco progetto di formazione ambientale, articolato in interventi di vario genere,
rivolti a target diversi. Del resto, già la dichiarazione di Tbilisi del 1977 sottolineava come non sia
possibile identificare un destinatario privilegiato per l’educazione ambientale, ma anzi:
“l’educazione all’ambiente deve essere impartita a tutte le età e ad ogni livello di educazione,
formale ed informale”12. Nel 1997 Michela Mayer affermava che “in futuro, forse, la formazione in
educazione ambientale dovrà (…) pensare a come coinvolgere un pubblico sempre più ampio, a
proporsi come formazione per tutti i cittadini, che all’interno della loro professione, qualunque essa
12
Unesco – Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, Dichiarazione di Tbilisi, 1977,
http://labter.unimi.it.proget/documenti/tbli.htm (10.09.04)
98
sia, vogliano soffermarsi a ripensare ai rapporti tra uomo e ambiente, e vogliano mettere in comune
con altri le proprie esperienze”13. Sembra di poter affermare che queste indicazione abbiano trovato
applicazione nel caso oggetto di questo studio: il progetto di formazione sperimentato in Valtellina,
infatti, ha tenuto conto del bisogno di considerare l’educazione ambientale come una necessità di
formazione permanente, dunque non limitata alla formazione scolastica, ma aperta alle diverse fasi
del corso di vita.
Per quanto riguarda la dimensione del “contesto” la scelta è ovviamente caduta sulla dimensione
locale, proprio per mantenere il radicamento esperienziale quale elemento formativo strategico.
L’oggetto della formazione sono stati i rischi naturali (in particolare i rischi idrogeologici), mentre
l’obiettivo può essere identificato come l’acquisizione di conoscenze/competenze sulla prevenzione
e gestione del rischio naturale in uno specifico ambiente territoriale.
I soggetti erogatori della formazione sono stati in prima istanza gli specialisti, che hanno assunto
come destinatari gli amministratori, i gruppi e le associazioni di volontariato, le forze operative di
soccorso e gli operatori della comunicazione. In seconda istanza i destinatari si sono trasformati in
erogatori della formazione, secondo un modello mediato di comunicazione che approfondiremo nel
prossimo paragrafo. In senso generale, comunque, identifichiamo come soggetti/destinatari della
formazione tutti gli attori sociali presenti sul territorio.
Fig. 3. Il modello di formazione applicato in Lombardia
Aree di: Colico,
Morbegno,
Berbenno/Fusine
Attori sociali
Rischi
naturali
Acquisizione di
conoscenze/competenze
sulla prevenzione/gestione
dei rischi naturali
5.3. La strategia comunicativa nel processo di formazione
Quando si fa formazione è opportuno tenere sempre presenti due dimensioni fondamentali: quella
dei contenuti e quella della relazione comunicativa che si instaura fra gli attori del processo. “Nella
formazione (…) esiste sempre anche un contesto ‘implicito’, formato dal tessuto di relazioni,
emozioni ed esperienze che si costruisce (…) durante la formazione. Questo secondo contesto è il
più difficile da ‘controllare’ e ‘prevedere’, ma è anche quello che costituisce l’indicatore di qualità
della formazione, che ne definisce l’atmosfera”14. Sulla scorta di queste riflessioni, è stato scelto un
modello comunicativo per la formazione basato sulla teoria della comunicazione a due livelli (twostep flow of communication). Secondo questo paradigma (nato nell’ambito degli studi sui mass
media, ma trasferito nella comunicazione interpersonale) l’efficacia della comunicazione può essere
13
MAYER M., Quale formazione per una società sostenibile, Atti del seminario di aggiornamento “A scuola
d’ambiente. Educazione e formazione per lo sviluppo sostenibile”, Fiuggi 21-24 aprile 1997
14
MAYER M., cit., pag. 6.
99
incrementata dall’intervento di un mediatore, la cui leadership (di contenuto o di relazione) è
riconosciuta dai destinatari.
Il modello di formazione proposto nell’ambito del progetto ha messo in atto questo modello
comunicativo “a valanga” nel momento in cui si è scelto di operare un primo step formativo
rivolgendosi ad amministratori locali, membri di gruppi o associazioni di volontariato radicati sul
territorio, forze operative del soccorso e operatori della comunicazione, con particolare attenzione ai
media locali. Si tratta in tutti i casi di soggetti che sono “vicini” alla popolazione (ovviamente con
diverse declinazioni di questa prossimità) e che dunque possono utilizzare la loro influenza in
termini formativi15. A loro volta, poi, essi sono stati investiti del compito di formare la popolazione,
attraverso le modalità più consone rispetto al ruolo ed alle competenze.
Poiché la formazione è un processo complesso, si è anche scelto di utilizzare strumentazioni di
supporto di varia natura: dalla comunicazione interpersonale in un contesto frontale, all’utilizzo di
supporti multimediali, alla simulazione.
In particolare gli interventi di formazione/informazione sono stati i seguenti:
•
•
•
•
•
•
seminari di formazione per i “mediatori”;
incontri assembleari con la popolazione;
mostra con pannelli;
cd-rom;
video;
gioco di ruolo.
E’ importante sottolineare come il modello di formazione scelto abbia implicitamente accolto
l’indicazione dell’Isfol a considerare i tre livelli dell’educazione ambientale: studio dell’ambiente;
attività nell’ambiente; attività per l’ambiente. “Un primo livello è lo studio dell’ambiente. Il suo
obiettivo è la conoscenza degli elementi, delle relazioni e dei meccanismi che lo caratterizzano”16.
In questo senso il progetto ha avuto come obiettivo di base la conoscenza del proprio territorio, dei
rischi idrogeologici che esso presenta, le attività messe in atto dalle amministrazioni per la
prevenzione e la gestione degli stessi. L’attività nell’ambiente è invece basata sull’esperienza:
“l’aspetto cognitivo è importante, ma non esaurisce l’insieme delle opportunità formative”17. Sotto
questo aspetto il progetto ha interpretato il radicamento esperienaziale a due livelli: un primo livello
riguarda la forte connotazione locale data agli interventi, che si è declinata nella valorizzazione dei
vissuti della popolazione relativamente al rischio/emergenza; il secondo livello, invece, riguarda
l’esperienza vicaria realizzata attraverso il gioco di ruolo. Esso infatti, come avremo modo di
spiegare meglio più avanti, permette ai giocatori di “mettersi nei panni di”, di sperimentare delle
situazioni attraverso la dinamica della simulazione. Infine, abbiamo l’attività per l’ambiente: “al
centro dell’interesse sono i comportamenti e, conseguentemente, i valori da cambiare e i
cambiamenti da proporre. (…) Qui le attività di conoscenza e di contatto diretto con l’ambiente
sono finalizzate a una sua trasformazione, la cui direzione è inevitabilmente segnata da valori,
mentre i comportamenti ai quali si riferisce possono essere sia quelli individuali sia quelli
collettivi”18. In questo senso il progetto ha previsto degli obiettivi articolati: l’acquisizione della
consapevolezza della necessità di convivere con il rischio, la conoscenza dei comportamenti
individuali, sociali ed organizzativi che minimizzano il danno atteso, le modalità di gestione delle
emergenze.
Come appare evidente dalla descrizione, il progetto di formazione proposto è molto articolato sia
nei contenuti che nelle metodologie; soprattutto queste ultime devono tenere conto del sistema
15
Vedi a questo proposito il saggio di Agustoni in questo lavoro.
Isfol, Il sistema di qualità nei processo agroalimentari ecocompatibili, Angeli, Milano, 1997, pag. 80.
17
Ibidem.
18
Ibidem.
16
100
complesso dei processi da attivare, processi che vivono della doppia dimensione cognitivo-emotiva.
“Conoscere l’ambiente ha una sua specificità, molto lontana dal nozionismo delle discipline, che si
realizza attraverso al costruzione di alcune strutture concettuali che organizzano e strutturano le
informazioni provenienti dall’esperienza e attraverso cui interpretiamo il mondo e orientiamo i
nostri comportamenti. Queste strutture non sono elementi isolati ma vengono pensate come reti di
elementi diversi: concetti, immagini, esperienza, ricordi, emozioni e lungo questa strada
incontriamo strutture come sistema di relazioni, locale-globale, diversità unicità incertezza, limite,
imprevedibilità-aleatorietà, ecc.”19.
A fronte della complessità contenutistica, metodologica e di strumentazione del progetto, appare
indispensabile articolare anche il processo di valutazione, che assumerà come oggetto tanto le
azioni quanto gli strumenti e si avvarrà di metodologie eterogenee, quanti-qualitative.
5.4. La valutazione delle azioni formative
5.4.1 Gli incontri con i mediatori e con la popolazione
Il progetto formativo-informativo ha previsto anzitutto la formazione di quelli che più sopra
abbiamo definito i “mediatori” della comunicazione: ossia gli operatori della difesa del suolo e della
Protezione civile. A tale scopo è stato realizzato un incontro cui hanno partecipato rappresentanti
dei VVFF, del Gruppo volontari della PC, dei Carabinieri, del Soccorso Alpino, della Guardia di
Finanza, dei Comuni e delle Comunità Montane. Obiettivo della serata è stata la presentazione ai
partecipanti degli esiti della ricerca soprattutto riguardo alla percezione del rischio e ai
comportamenti da tenere in caso di emergenza. In seconda istanza si sono definite le modalità di
incontro con la popolazione.
La valutazione dell’incontro è di tipo qualitativo, basata sulle osservazioni dei partecipanti.
Anzitutto va sottolineata la vivace partecipazione, indicatore di un coinvolgimento personale
riguardo alla tematica ed agli obiettivi. E’ diffusa, tra gli operatori, la percezione dell’importanza di
educare la popolazione sulle tematiche in oggetto, così come sembra di poter affermare che gli
operatori coinvolti sono consapevoli di essere interlocutori privilegiati per il grande pubblico.
L’efficacia di questo incontro sembra essere determinata in primo luogo dal senso di responsabilità,
dall’assunzione in prima persona dell’onere dell’intervento (anche in termini di prevenzione) che si
è dimostrato molto marcato nei partecipanti.
Il secondo step del processo di informazione-formazione, che prevedeva la ricaduta dei contenuti
sugli abitanti del territorio, attraverso incontro programmati nelle località coinvolte nel progetto, ha
visto una buona partecipazione, forse perché, come ha sottolineato un assessore alla Protezione
Civile, “quando hai già avuto esperienze di disastri naturali sulla tua pelle, e magari hai una frana
che sta per caderti in testa, sei molto sensibile a questi temi”. La consuetudine a partecipare a
incontri di questo tipo ha rappresentato un altro fattore di successo dell’iniziativa: “il nostro è un
territorio a rischio – spiega un amministratore locale – e dunque periodicamente noi già facciamo
incontri per aggiornare la popolazione sullo stato delle cose, sulle iniziative che abbiamo già fatto o
che abbiamo in cantiere”. Se la competenza legata all’avere vissuto un’emergenza o all’essere in
situazione di rischio rappresenta dunque un fattore motivante alla partecipazione, questo stesso
elemento può essere interpretato anche come causa di un alto livello di attenzione critica rispetto
all’ iniziativa. “Sono soddisfatto della partecipazione in termini quantitativi – commenta un
amministratore locale – capita infatti di rado di vedere la sala piena di gente. Devo però dire che
tutta la parte introduttiva sui rischi, la gente già la conosce. Infatti le persone si sono dimostrate più
attente ed hanno anche fatto molte domande quando abbiamo parlato del progetto di intervento del
19
COGLIATI DEZZA V., cit. pag. 3.
101
Comune. La gente sa di essere in una situazione a rischio: quello che le interessa è sapere cosa
stiamo facendo per proteggerla”.
L’essere fisicamente sul posto rappresenta un fattore strategico nella formazione: un incontro sui
rischi naturali svolto a Sondrio e rivolto alla popolazione in generale, ha avuto una scarsissima
risposta. Gli amministratori presenti hanno suggerito come sia opportuno ”andare a casa della gente,
perché così la gente si sente importante. Sei tu che ti scomodi ad andare da loro, quindi ti danno
retta”. Il radicamento sul luogo, che dovrebbe essere garanzia di concretezza della comunicazione, è
dunque un altro elemento per un processo informativo-formativo potenzialmente efficace,
soprattutto nel caso di un rischio naturale con il quale il cittadino sta già facendo i conti. Il
radicamento sul locale, inoltre, permette di indurre un certo protagonismo nei partecipanti,
favorendo l’assunzione di conseguenti comportamenti consoni: “In parte gli incontri hanno
rafforzato conoscenze già possedute – afferma un amministratore – ma soprattutto hanno aiutato le
persone a capire che sono loro i primi responsabili e che quindi devono collaborare con le istituzioni
nella prevenzione e nel controllo”.
Per quanto riguarda la metodologia dell’incontro con la popolazione, è stato messo in atto un
modello comunicativo integrato, nel quale si sono unite le competenze degli esperti (tecnici) alla
vicinanza relazionale propria del sindaco del Comune. Tale modalità è stata suggerita dai risultati
della ricerca presentata nelle pagine precedenti. Uno dei partecipanti agli incontri ha sottolineato
infatti che: “il tecnico sa tante cose, ma è il sindaco che vive qui”. La mediazione di chi percepisco
come relazionalmente “vicino”, perché vicino a me fisicamente (vive dove vivo io), ma anche
simbolicamente (vive le mie stesse problematiche legate al rischio naturale) si presenta dunque
come una strategia comunicativa utile relativamente alla trasmissione di contenuti riguardanti la
prevenzione e la gestione del rischio. La comunicazione tecnica è “scientifica”, dunque percepita
come oggettiva e “vera”, tuttavia porta con sé anche i caratteri della freddezza e della distanza, della
mancanza di empatia: se questa freddezza viene mitigata dal calore della vicinanza, le indicazioni
offerte hanno buona probabilità di essere valutate positivamente ed accolte.
L’elemento di criticità in questo ambito è stato rappresentato dal seminario di informazioneformazione per i giornalisti, al quale hanno partecipato soltanto tre operatori. Non è dunque
possibile valutare l’iniziativa, se non in termini problematici per la mancata risposta.
Un ulteriore dato di cui tenere conto è relativo all’età del pubblico, formato esclusivamente da
adulti. Evidentemente l’assemblea pubblica, basata su di una comunicazione prevalentemente
monodirezionale, non è adatta al pubblico giovanile.
In conclusione, è possibile affermare che la modalità comunicativa tipicamente frontale
dell’assemblea pubblica si può rivelare efficace se tiene conto di alcune avvertenze:
•
•
•
•
essere “portata” a casa dei destinatari: il dove non è solo un riferimento di contenuto, è un
luogo fisico nel quale ritrovarsi;
essere destinata ad un pubblico adulto;
fornire ai partecipanti un plus rispetto alle conoscenze pregresse;
essere articolata in un processo comunicativo capace di integrare due piani: la competenza
dell’esperto (quindi la comunicazione “scientifica”) e la vicinanza relazionale
dell’amministratore locale.
5.4.2 Lo spazio interattivo
Dal 2 al 12 ottobre presso una struttura di Sondrio è stato realizzato una spazio interattivo di
informazione e formazione, che ha attivato modalità comunicative di varia natura. Lo spazio ha
infatti previsto un percorso di visita della mostra “Convivere con i rischi naturali” realizzata dalla
Generalitat de Catalunya (Spagna), la possibilità di visionare il cd-rom (in versione demo)
realizzato da Arpa Piemonte (Italia) e il video, realizzato dalla Regione Liguria (Italia). In
102
concomitanza con l’esposizione è stato realizzato un torneo fra le scuole elementari, medie inferiori
e superiori che ha avuto come oggetto il gioco di ruolo realizzato dal Centre Mediterranéen de
Environnement, del quale rendiamo conto più avanti.
La valutazione dello spazio espositivo e degli strumenti formativo-informativi proposti è stato
realizzato attraverso l’uso di un questionario strutturato autocompilato dai visitatori.
I questionari restituiti compilati sono stati 61; 42 appartengono a uomini, 19 a donne. L’età media è
abbastanza bassa, anche perché lo spazio interattivo è stato visitato da alcuni alunni di scuole
superiori. Quasi i tre quarti dei rispondenti ha infatti meno di 19 anni, mentre sono più presenti gli
uomini (68,9 %) delle donne. Nella maggior parte dei casi (ovviamente, vista la distribuzione di età)
si tratta di persone dotate di titolo di scuola media inferiore (74,6%). Se analizziamo il titolo di
studio incrociato con l’età, possiamo vedere che entro il gruppo degli “adulti” (persone con 20 o più
anni) c’è una maggioranza di soggetti in possesso della laurea (53,3%), ed un 40% di soggetti in
possesso del diploma di scuola superiore. Sembra quindi di poter dire che l’iniziativa ha incuriosito
maggiormente quegli adulti in possesso di un titolo di studio medio-alto.
Fig. 4. Titolo di studio degli adulti
licenza
media
7%
laurea
53%
licenza media
diploma
superiore
40%
diploma
superiore
laurea
I visitatori della mostra sono concordi nell’affermare che è importante essere informati circa i rischi
naturali: il 23% lo ritiene abbastanza importante, mentre il 77% molto importante. I maschi ed i
giovani sono maggiormente proponesi ad indicarlo come “abbastanza importante” (rispettivamente
26,2% e 25,6%), mentre le donne e gli adulti lo indicano come “molto importante” (84,2% e
82,4%).
In generale lo spazio interattivo è stato giudicato positivamente dai visitatori: la variabile sintetica
riguardante il giudizio complessivo della mostra indica infatti che nessuno la giudica per nulla
interessante, il 4,9% la giudica poco interessante, il 45,9% la giudica abbastanza interessante, ed il
49,2 la giudica molto interessante. Possiamo dunque affermare che più del 90% dei visitatori
esprime un giudizio positivo sulla manifestazione. Se analizziamo i dati suddivisi per classi di età,
vediamo come da parte degli adulti ci sia una corale valutazione positiva, mentre il 7% del gruppo
dei giovani dà una valutazione negativa. In questa analisi va tenuto presente che i ragazzi hanno
visitato la mostra in gruppo con l’insegnante: dunque, non sempre può essere stata una scelta
personale ed autonoma.
103
Fig. 5. Valutazione complessiva della mostra per
gruppi di età
53%
46,50%
molto
47,00%
46,50%
abbastanza
giovani
poco
per nulla
adulti
7%
0
La differenza di genere non appare particolarmente significativa: il 47,6% degli uomini ed il 52,6%
delle donne esprime un giudizio pienamente positivo, mentre il 47,6% degli uomini ed il 42,1%
delle donne esprime un giudizio abbastanza positivo.
Il titolo di studio appare una discriminante significativa per quanto riguarda la distribuzione dei
giudizi positivi: è infatti dominante una valutazione di media positività nei diplomati e invece di
piena positività nei laureati. Gli unici giudizi negativi sono presenti nei possessori di diploma di
scuola media inferiore. E’ tuttavia opportuno ricordare che la maggior parte dei diplomati di scuola
media inferiore sono studenti, che, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, sono stati
condotti alla mostra.
Fig. 6. Giudizio complessivo per titolo di studio
75%
71,40%
nessun dip.
47,80%
45,40%
25%
0 0 0 0 0
poco
6,80%
0 0
0 0
per nulla
0 0
abbastanza
28,60%
lic.el.
lic. Media
dip. Sc. Sup.
0 0
molto
laurea
In media, lo spazio interattivo ha ottenuto un punteggio di 12,27 su un massimo di 16: se
consideriamo che la valutazione “molto positivo” può assumere un valore compreso fra 13 e 16,
vediamo che siamo molto vicino alla piena positività.
La variabile sintetica “giudizio complessivo sulla mostra” consta al suo interno di quattro variabili:
l’interesse, la facilità di comprensione, la novità rispetto ai contenuti e l’utilità delle informazioni.
Vediamole analiticamente, tenendo conto del fatto che il giudizio poteva espresso su una
graduazione in 4 possibilità: per nulla (1), poco (2), abbastanza (3) e molto (4). Ora, il giudizio
maggiormente positivo (media di 3,34) è stato attribuito alla semplicità di comprensione, seguito
dall’utilità dei contenuti rispetto ai comportamenti di tenere in caso di emergenza (3,13)
dall’interesse destato (3,00) e dalla novità dei contenuti (2,80).
La validità dell’iniziativa è confermata dal fatto che più dell’80% degli intervistati consiglierebbe
ad un amico di visitare lo spazio interattivo, con una distribuzione per classi di età e per genere che
non rivela particolari differenze.
Vediamo ora di analizzare i diversi prodotti presenti nello spazio interattivo, prendendo le mosse
dai pannelli. In generale il giudizio è positivo, con un’accentuazione sull’”abbastanza positivo”
(58,9%).
104
Fig. 7. Giudizio complessivo sui pannelli
58,90%
39,50%
1,60%
0
per nulla
poco
abbastanza
molto
La variabile “classe di età” ci dà qualche indicazione interessante: mentre nessuno degli adulti
esprime un giudizio negativo, esso è presente, anche se in percentuale minima (2,3%) nei under 20.
Il giudizio “abbastanza positivo” è più presente negli adulti (64,7%) che nei giovani (58,2%),
mentre la situazione si ribalta nel giudizio di piena positività (39,5% nei giovani e 35,3% negli
adulti).
Fig. 8. Giudizio sui pannelli per gruppi di età
64,70%
58,20%
39,50%
35,30%
giovani
adulti
0
2,30% 0
0
per nulla
poco
abbastanza
molto
Anche l’analisi dei giudizi per genere ci rivela alcune differenze: le donne, anzitutto, non hanno
espresso giudizi negativi e si sono suddivise abbastanza equamente fra il giudizio di “abbastanza” e
quello di “completamente” positivo, mentre gli uomini si sono concentrati maggiormente sul
giudizio”abbastanza positivo”. Non è invece significativo il titolo di studio.
Fig. 9. Giudizio sui pannelli per genere
61,90%
52,60%
47,40%
35,70%
uomini
molto
donne
abbastanza
2,40%
0
poco
per nulla
0 0
105
Il giudizio complessivo sui pannelli è comunque abbastanza positivo, avendo raggiunto una media
di 11,95.
Possiamo ora analizzare le singole variabili che hanno portato alla costruzione della variabile
sintetica di giudizio complessivo: la facilità di comprensione, la capacità di catturare l’attenzione,
l’utilità per imparare cose nuove, la completezza nello spiegare i fenomeni. Anche in questo caso il
giudizio poteva essere espresso con valori compresi fra 1 e 4 (dove 1 è il giudizio di negatività
completa e 4 quello di completa positività). Ora, il punteggio medio maggiore (3,23) è stato
raggiunto dalla variabile “completezza”: i pannelli sono infatti molto articolati, ricchi di immagini e
di testo. La variabile “facilità di comprensione” ha ottenuto un punteggio medio di 3,18, quindi
molto positivo. Valori più bassi, ma sempre nell’ambito della positività, sono stati attribuiti alla
capacità di catturare l’attenzione (2,74) e all’utilità per imparare cose nuove (2,80).
Il video dedicato ai rischi naturali ha ottenuto una valutazione nel complesso positiva, superiore a
tutti gli altri strumenti proposti nello spazio interattivo: la media della variabile sintetica è infatti di
12,95. La maggior parte dei visitatori (59,6%) esprime un giudizio di piena positività, mentre il
36,9% giudica il video abbastanza positivamente. Appare significativo, tuttavia, analizzare il
giudizio per gruppi di età. Se infatti i giovani si dividono abbastanza equamente fra le due
gradazioni di positività, gli adulti si concentrano maggiormente nel giudizio pienamente positivo.
Fig. 10. Giudizio sul video per gruppi di età
85,80%
45,20%
50%
giovani
adulti
0
0
poco
4,80% 0
per nulla
14,20%
abbastanza
molto
Anche la distribuzione per genere presenta alcune interessanti peculiarità: mentre c’è un 5,3% di
maschi che dà un giudizio abbastanza negativo del video, ciò non avviene per le donne; inoltre,
mentre gli uomini si distribuiscono in modo abbastanza uniforme nelle due modalità di giudizio
positivo, le donne si concentrano in maniera massiccia nel giudizio pienamente positivo.
Fig. 11. Giudizio complessivo sul video per genere
79%
44,80%
50%
uomini
donne
21%
0
0
per nulla
5,30%
0
poco
abbastanza
molto
Anche in questo caso scomponiamo la variabile sintetica nelle sue componenti: la chiarezza dei
contenuti, la dimensione accattivante delle immagini, l’utilità nel comprendere i fenomeni e la
facilità di comprensione. In tre casi la media riportata dalle variabili è superiore al 3: 3,65 la facilità
di comprensione, 3,46 la chiarezza, 3,23 l’utilità. Inferiore al 3, invece, la valutazione media che
riguarda le immagini: 2,61. Questo giudizio appare quantomeno strano: le tre caratteristiche che
hanno ottenuto il punteggio più alto, infatti, poggiano sulle immagini, sulla loro qualità, sulla loro
106
capacità di comunicare. Invece, in questo caso, sembra che il pubblico dica: “Il video è molto
chiaro, utile e di facile comprensione, anche se le immagini non sono quel granchè”.
Infine, analizziamo la valutazione del cd-rom, tenendo conto di due aspetti che rendono
problematica l’interpretazione dei dati:
‰
‰
nello spazio espositivo erano presenti due cd-rom di diverso contenuto finalità e
provenienza, quindi non è possibile sapere a quale dei due sia riferita la valutazione fornita;
il cd-rom del quale si intendeva raccogliere la valutazione era presente solo in versione
demo, con la quale dunque non era possibile interagire.
Forse le due osservazioni sopra riportate rendono ragione di una valutazione mediamente più bassa
di questo supporto formativo rispetto agli altri, con un valore medio di giudizio di 9,65. Infatti un
17,4% di persone esprime un giudizio assolutamente negativo, ed un 8,7% lo esprime abbastanza
negativo. Il 52% si attesta invece su una valutazione di media positività, mentre il 21,8% giudica il
cd rom molto valido.
La differenza di genere non si rivela sotto questo aspetto significativa, mentre appare molto
significativa la discriminante anagrafica. Tutti gli adulti valutano lo strumento negativamente,
mentre i giovani valutano lo strumento nel complesso in modo positivo. Seppure è rischioso
operare delle generalizzazioni, ci sembra di poter affermare che in questo caso la contiguità
generazionale con lo strumento tecnologico possa avere influenzato la valutazione.
Fig. 12. Giudizio sul cd-rom per gruppi di età
66,70%
60%
giovani
33,30%
25%
10%
per nulla
anziani
5%
poco
abbastanza
molto
Il giudizio mediamente più basso riservato a questo supporto è testimoniato ovviamente anche dai
valori medi attribuiti alle quattro variabili che compongono la variabile sintetica dello strumento,
comprese fra un minimo di 2,17 attribuito alla dimensione “accattivante nelle immagini” ad un
massimo di 2,65 attribuito all’utilità per comprendere i fenomeni.
In conclusione è possibile affermare che in generale lo strumento dello spazio interattivo si è
dimostrato gradito ai destinatari, senza particolari differenze per quanto riguarda il genere e l’età.
L’unica differenza significativa si segnala nel momento in cui si analizza la funzionalità di un
supporto abbastanza “nuovo” nella formazione, il cd-rom. Esso infatti appare sgradito al pubblico
adulto, mentre riscontra il favore del pubblico più giovane, abituato all’utilizzo delle nuove
tecnologie sia nel tempo libero che nella formazione.
5.4.3 Il gioco di ruolo
Il gioco di ruolo è stato sperimentato in tre ordini di scuole: scuola primaria, scuola media inferiore,
scuola media superiore (Istituto tecnico), per un totale di circa 200 studenti.
La metodologia di gestione dei gruppi, pur con alcune differenze legate all’età, è stata
indicativamente la stessa. Ogni incontro di sperimentazione è stato suddiviso in 4 fasi:
107
•
Spiegazione del progetto Rinamed nel suo complesso, per permettere agli alunni di
contestualizzare lo strumento in un processo più ampio e al tempo stesso per far comprendere
l’importanza del loro ruolo di tester.
Presentazione del gioco: spiegazione delle regole generali, illustrazione delle dotazioni,
attribuzione dei ruoli. In questa fase si è rivelato strategico, per una migliore immedesimazione
dei giocatori nei ruoli prescritti, il richiamo ad esperienze direttamente vissute dai ragazzi, al
loro contesto ambientale (sia naturale che sociale), alle attività ed ai contenuti previsti dal
percorso formativo. Ovviamente è stata indispensabile per il buon esito dell’incontro la
collaborazione degli insegnanti.
Sperimentazione del gioco.
Conclusione del gioco, che ha rappresentato un primo momento di valutazione e verifica non
strutturata. In questa fase, inoltre, è stato possibile fare una sintesi di ciò che i ragazzi hanno
potuto apprendere durante il gioco stesso e ricondurre la concretezza dell’esperienza a dei
saperi generali.
•
•
•
La sperimentazione del gioco ha condotto ad alcune osservazioni valutative, nate
dall’integrazione fra:
•
•
•
le osservazioni espresse “a caldo” da insegnanti e studenti;
le osservazioni svolte dai valutatori;
le osservazioni redatte su questionario a domande aperte.
In senso generale è possibile affermare che emerge una valutazione positiva dello strumento, in
linea con quanto sostenuto da Cerovsky: “in particolare viene sottolineato il potenziale formativo
di quelle strategie didattiche che fanno ricorso alla simulazione e al gioco, poiché questi
consentirebbero ai soggetti educativi di confrontarsi, in un contesto ludico, con le varie difficoltà
che si presentano nelle situazioni conflittuali, in cui occorre operare scelte rilevanti sul piano delle
politiche ambientali. Inoltre, approcci di tipo ludico consentirebbero di coinvolgere anche gli
allievi più giovani nel compito, difficilmente proponibile al di là di un contesto di gioco, di
discutere sul senso e sull’opportunità di praticare certi stili di vita (…) o sulle difficoltà connesse
alla necessità di modificare certi comportamenti acquisiti”20.
Effettivamente il gioco di ruolo sperimentato ha dimostrato una serie di punti di forza collocati su
più livelli:
•
•
•
contenuti:
metodologia:
possibilità di elaborazione.
Vediamo analiticamente questi ambiti.
Per quanto riguarda il contenuto il gioco è stato giudicato istruttivo tanto dagli insegnanti quanto
dagli allievi. “Ha stimolato a pensare e riflettere sulla tipologia del proprio territorio, sugli
interventi effettuati o che si possono effettuare, sul corretto utilizzo dello stesso”, afferma
un’insegnante di scuola media; mentre un’insegnante di scuola superiore sottolinea che lo
strumento è molto istruttivo “perché non solo favorisce la conoscenza dei rischi del territorio, ma
insegna a riflettere sempre prima di agire e che ogni gesto ha delle conseguenze”. Anche gli
studenti sottolineano la dimensione istruttiva del gioco: “Unisce il divertimento al lato istruttivo”
(18 anni); “E’ un modo divertente per imparare cose nuove, o per ricordare cose che abbiamo già
studiato” (16 anni).
Articolando meglio quanto sopra affermato, possiamo dire che il gioco fornisce:
20
Vedi: MORTARI L., 2001, cit., pag. 270
108
•
•
•
•
•
•
Conoscenze generali sui rischi ambientali (cosa è un rischio ambientale, quali tipologie
esistono, ecc). “Favorisce la conoscenza dei fenomeni di dissesto e dei potenziali effetti sul
territorio”, osserva un docente di scuola superiore. In maniera più semplice, anche gli studenti
affermano: “Informa sui possibili problemi del territorio” (15 anni); “Ti insegna le varie
catastrofi” (16 anni); “Ho preso coscienza dei rischi del territorio” (9 anni).
Conoscenza sulla correlazione fra rischio ambientale ed attività umana: “Ho imparato che
prima di costruire dovrò guardare i pericoli che ci sono” (12 anni); “Ho imparato che non
posso costruire dove voglio gli edifici, ma bisogna scegliere il posto giusto. Ho imparato
anche che bisogna stare attenti ai rischi ambientali” (12 anni); “Il gioco insegna dove posso
costruire case, alberghi, ecc.” (9 anni).
Consapevolezza della impossibilità di un controllo completo dei fenomeni: “Ho capito che,
anche se il territorio si può tutelare, non si è mai sicuri di nulla” (12 anni), “Anche se si
possono cercare di prevenire, certi rischi non sono del tutto prevedibili” (12 anni).
Consapevolezza della necessità di rispettare le regole per tutelare l’ambiente: “Il territorio
deve essere rispettato, perché se si pensa al solo interesse, prima o poi l’ambiente si ribella”
(12 anni), “Il gioco favorisce la nascita di una coscienza ambientale, con tutto ciò che questo
significa” (insegnante di scuola elementare); “Bisogna rispettare la natura, proteggersi dagli
eventi naturali e artificiali, controllare gli ambienti, conoscere e rispettare le regole” (10 anni).
Consapevolezza della complessità implicita nella gestione amministrativa del territorio e della
necessità di una sinergia fra pubblico e privato. “Ho capito che non è facile fare il sindaco…”
(10 anni), “Ho capito cosa significa amministrare un comune” (12 anni), “Ho capito quali sono
le fatiche del sindaco e degli altri personaggi” (9 anni). Un’insegnante della scuola media
sottolinea che il gioco “stimola a comprendere le interazioni tra pubblico e privato”.
Infine, attraverso il gioco i ragazzi (soprattutto nella scuola elementare) hanno avuto modo di
imparare nuovi termini, arricchendo così il vocabolario.
Per quanto riguarda la metodologia il gioco si rivela efficace proprio per la sua struttura che
richiede immedesimazione nel ruolo assegnato, competitività e collaborazione, riflessione ed
utilizzo di conoscenze e competenze pregresse. La dimensione del coinvolgimento, sottolineata da
molti studenti, è quella che permette di entrare nel gioco attraverso l’assunzione di un ruolo: “Mi
sono molto divertita a giocare, perché mi sono calata nei panni del sindaco e ho dovuto gestire un
comune” (12 anni), “Ti immedesimi in personaggi diversi dal tuo, è come diventare adulto” (16
anni). La possibilità di rivestire un ruolo permette un migliore apprendimento dei contenuti,
perché sfrutta la nota tecnica formativa del “come se”, ossia permette di concretizzare la
dimensione teorica, favorendone l’interiorizzazione: “Giocando si conoscono e si capiscono più
cose” (14 anni), “E’ un gioco realistico, con eventi che ti possono capitare veramente, ed è per
questo che è interessante e divertente” (16 anni). La dimensione cooperativa è un’altra cifra
significativa di questo strumento, sia in termini di risorsa positiva, che in termini di difficoltà che i
giocatori si trovano a dover affrontare: “Ho dovuto dare retta anche al vicesindaco: non potevo
decidere io da solo” (10 anni); “Abbiamo giocato tutti insieme e non divisi” (11 anni). La stessa
competitività stimolata dalla possibilità di vincere è un elemento positivo, in quanto favorisce la
elaborazione delle conoscenze già possedute finalizzandole ad interventi efficaci, come sottolinea
un insegnante di scuola superiore: “La competizione favorisce la ricerca di interventi idonei”.
La terza dimensione stimolata dal gioco è legata alla elaborazione. Infatti, per la sua struttura, il
gioco stimola la rielaborazione ed utilizzazione di conoscenze già possedute dall’alunno, consente
di richiamare esperienze vissute che vanno poi ricondotte da un sapere prescientifico ad una
dimensione scientifica e multidisciplinare. “Stimola ad utilizzare le conoscenze già patrimonio
dell’alunno” (insegnante di scuola media); “Consente di passare dal gioco alla realtà territoriale di
appartenenza” (insegnante di scuola superiore); “Favorisce spunti di riflessione multidisciplinari”
(insegnante di scuola superiore). Le criticità rilevate riguardano la dimensione formale del gioco
109
(ed in particolare il supporto fisico), ma non quella sostanziale. La stessa complessità che appare
nella fase di spiegazione delle regole, si dissolve nel momento in cui i ragazzi iniziano a giocare.
In conclusione, è possibile sottolineare il valore formativo dello strumento, che, come hanno
sottolineato coralmente gli insegnanti, esprimerebbe il massimo della sua efficacia se inserito in
un percorso di formazione all’ambiente articolato e basato su metodologie varie. Riconducendo
questo strumento all’interno del nostro modello di formazione ambientale, possiamo vedere che
esso con chiarezza risponde ai tre requisiti: dove, perché, cosa. Il “dove” è chiaramente
rappresentato dall’ambiente fisico disegnato sulla carta del gioco, ma è anche rappresentato
dall’ambiente reale nel quale vivono i ragazzi: spesso, durante il gioco, gli alunni hanno fatto
riferimento ad elementi presenti sul loro territorio (es. i paravalanghe, le strade tagliafuoco, ecc.) o
ad eventi cui hanno assistito o di cui hanno sentito raccontare in famiglia (una frana,
un’esondazione, ecc.). Il “cosa” è stato ampiamente sviluppato più sopra, laddove abbiamo
discusso della dimensione contenutistica del gioco, che ci sembra rispondere alla necessità di
chiarezza e precisione. Infine, il perché: l’obiettivo del gioco è ovviamente quello di far acquisire
consapevolezza dello stretto legame fra rischio ed attività umana, pur con un margine di
imponderabilità che i ragazzi hanno chiaramente compreso.
5.5. In conclusione
Uno sguardo d’insieme all’intero e complesso progetto di formazione-informazione testato in
Valtellina ci permette di ricondurlo all’interno dello schema di processo formativo che abbiamo
proposto poco sopra e di evidenziarne alcune specificità.
Anzitutto il radicamento territoriale che, in maniera esplicita o implicita, diretta o vicaria, ha
comunque caratterizzato tutti gli strumenti della formazione: il video ha utilizzato la
verosimiglianza dell’immagine in movimento per indurre ad una rappresentazione realistica dei
fenomeni, il gioco di ruolo ha fatto vivere – seppure in una situazione simulata – dei dati di realtà,
gli incontri sono stati realizzati “a casa” dei destinatari, ….
Un altro elemento di eccellenza del progetto ci sembra l’articolazione in varie metodologie di
intervento, che rispondono all’esigenza di adattare gli strumenti della formazione al target.
L’assemblea pubblica può essere efficace se rivolta ad un pubblico adulto, in parte già
competente, al quale si forniscono informazioni di approfondimento rispetto a quanto già
posseduto. Numerosi studi di matrice psicologica, già alla fine degli anni Quaranta avevano infatti
evidenziato come di fatto sia disponibile ad apprendere chi già possiede competenze su di un certo
argomento: “C’è dunque qualcosa nei non informati che li rende difficili da raggiungere,
qualunque sia il livello o la natura dell’informazione”21. Rimane dunque aperto il problema di
studiare e sperimentare una strategia comunicativa che sia in grado di coinvolgere anche il
pubblico non previamente informato sull’argomento, perché non ha ancora sperimentato
direttamente un’emergenza.
Lo spazio espositivo si è dimostrato gradito alle diverse fasce d’età , così come il video: entrambi
sono strumenti informativo-formativo ormai “classici”, che dunque non richiedono particolari
competenze per approcciarsi ad essi. La semplicità d’uso e la competenza diffusa riguardo al
codice utilizzato (sia linguistico che iconico in entrambi i casi) rendono lo strumento adatto ad un
vasto pubblico, che può tuttavia fruire dello strumento a più livelli di lettura. Per questo entrambi i
supporti informativo-formativi possono considerarsi potenzialmente efficaci per larghe fasce di
popolazione. Più di nicchia è invece lo strumento del cd-rom, ovviamente privilegiato dai giovani:
esso infatti richiede non solo competenze riguardo all’utilizzo, ma anche l’abitudine al ricorso alla
21
HYMAN H., SHEATSLEY P., Some reasons why information compaoigns fail, IN “Oublic Opinion Quarterly”, vol.
11, 1947, pag. 450.
110
logica non lineare che è tipica dei media informatici, ma che raramente è patrimonio delle
generazioni più adulte.
Infine, il gioco, che possiamo considerare come lo strumento principe per i più giovani:
divertendo, aiuta a riflettere, ad apprendere nuove informazioni, a dare una struttura cognitiva più
precisa all’esperienza.
Un ulteriore elemento che merita di essere evidenziato è il particolare processo di comunicazione
a “valanga” che il progetto ha attivato: appare questo un modello particolarmente utile per
consentire da una parte un ulteriore radicamento territoriale (la formazione dei futuri formatori in
loco, consente di utilizzare persone vissute come “vicine”), e dall’altro consente di diffondere una
cultura per cui l’educazione ambientale non è riservata ai tradizionali luoghi e contesti
dell’educazione formale, ma pervade l’intera società civile. Questo secondo aspetto si connette
con l’obiettivo generale dell’intervento in Valtellina: l’educazione alla prevenzione ed alla
gestione del rischio vissuta come responsabilità individuale e sociale.
Al termine di questo processo di valutazione, possiamo così articolare meglio il nostro modello di
informazione-formazione, secondo lo schema seguente:
Fig. 13. Il modello di formazione/informazione sperimentato in Valtellina
DOVE =OBIETTIVI
FORMATORE
M
E
T
O
D
O
L
O
G
I
E
DESTINATARIO
Lo schema sopra proposto ipotizza anzitutto una coincidenza fra la localizzazione (il dove) e gli
obiettivi: il contesto fisico e relazionale in cui avviene la informazione-formazione è di fatto anche
l’oggetto della stessa, proprio perché l’obiettivo è l’acquisizione di competenze riguardo allo
specifico territoriale in materia di rischi naturali. Il destinatario non è inoltre un soggetto passivo,
ma ne viene attivata la responsabilità civica nel momento in cui viene chiamato ad assumere lui
stesso il ruolo di formatore, a diversi livelli. Infine, le metodologie rappresentano una dimensione
strategica di questo tipo di informazione-formazione così articolato e con un target molto vario, in
quanto devono essere flessibili e soprattutto adeguate al pubblico.
111
Capitolo 6
I media e la comunicazione di un disastro naturale:
i casi del 1987 e del 2002 in Valtellina
Chiara Fonio
Il ruolo dei media durante una situazione di emergenza è stato sottolineato da diversi autori22, tutti
concordi nel sottolineare l’importanza della comunicazione veicolata da giornali, radio, televisione
e reti informatiche.
L’analisi del “che cosa è successo”, della percezione che i cittadini di una determinata comunità
hanno nei confronti di una situazione di crisi, sia essa derivante da una catastrofe ambientale o da
un atto terroristico, non può non passare da una seria riflessione sui principali attori della
comunicazione i quali, ogni giorno di più, plasmano il nostro universo cognitivo traducendo la
realtà in immagini e parole: è attraverso questa “lente di ingrandimento” offertarci dai media che
decidiamo su che cosa ci dobbiamo soffermare, o su cosa possiamo escludere dal nostro ambito di
interessi.
In questo senso i media hanno il potere di amplificare un’informazione attraverso l’uso di vocaboli
o immagini che, più o meno consapevolmente, diventano parte del nostro vocabolario cognitivo: la
nostra “mappa interpretativa” della realtà, lungi dall’essere esclusivamente il frutto della
soggettività, è basata anche sugli input esterni che contribuiscono ad orientare (o disorientare) i
nostri sensi nel labirinto semantico nel quale ci troviamo immersi fin dalla nascita.
Per questo abbiamo ritenuto di fondamentale importanza comprendere, nell’ambito di due situazioni
di crisi avvenute nel 1987 e nel 2002 in Valtellina, in che modo i principali giornali locali e
nazionali abbiano informato i cittadini utilizzando parole e immagini che crediamo possano aver
svolto una duplice funzione: la prima è quella del “bisogno di sapere” da parte della comunità locale
colpita da un disastro ambientale, la seconda è quella di una potenziale influenza sulla percezione
del rischio da parte della stessa.
Per condurre tale analisi abbiamo deciso di concentrarci principalmente sulla “fase calda”
dell’emergenza, ovvero sui giorni di crisi, escludendo quella che, solitamente, corrisponde a un
secondo momento, ovvero tutte quelle riflessioni a posteriori che non sono un’immediata risposta
comunicativa a un pericolo, ma che intervengono nella fase del rientro alla normalità e che spesso si
manifestano sotto forma di valutazioni e, in alcuni casi, di polemiche.
La prima fase, soprattutto per quanto riguarda l’evento del 2002 sul quale ci soffermeremo più a
lungo, è chiaramente distinguibile all’interno dei giornali.
Nel momento in cui, infatti, nei titoli incomincia a comparire la parola “normalità” e i numeri degli
sfollati decrescono mettendo in risalto quante sono le persone che possono rientrare finalmente a
casa, si possono considerare chiusi i giorni nei quali era concentrato il massimo sforzo
comunicativo della crisi da parte dei media. Ci è sembrato più interessante comprendere come i
media comunichino un’emergenza proprio nei giorni in cui, il normale corso della cose, cambia
improvvisamente direzione imponendo scenari di pericolo.
L’analisi che segue, pur proponendo un confronto tra come sono stati comunicati gli eventi nel 1987
e nel 2002, sarà principalmente focalizzata su quest’ultimo anno ragion per cui la riflessione
incomincerà dall’accadimento più recente.
L’obiettivo di questo paper è anche quello di offrire un piccolo “vocabolario dell’emergenza”
attraverso l’individuazione di termini chiave ricorrenti nella maggior parte dei titoli esaminati.
Il vocabolario individuato non ha la pretesa di essere valido in tutti i contesti: non pensiamo, infatti,
che i giornali utilizzino sempre il medesimo schema semantico in ogni occasione. Tuttavia, il fatto
22
Wenger et al., 1980; Turner et al., 1980; Scanlon e Alldred 1982; Lombardi 1993; 1996.
113
che possa essere applicato a due o più eventi, non ne sminuisce l’importanza: esso rappresenta un
tentativo di creare una base comune di significato, una ricerca di senso all’interno del caos
informativo che, soprattutto in contesti precari, necessita di venire alla luce.
Come ultima considerazione, rendiamo noto fin da ora che si è voluta proporre un’analisi
comparativa tra testate nazionali per quanto riguarda l’emergenza del 1987, e locali per il disastro
naturale del 2002.
6.1 La ricostruzione del caso
Prima di iniziare l’analisi di come le testate locali abbiano comunicato il disastro naturale accaduto
nel 2002, abbiamo ricostruito, principalmente attraverso le pagine del quotidiano “La Provincia di
Sondrio” dal quale è stato tratto il maggior numero di articoli, la cronologia degli eventi occorsi
durante la fase più critica.
• 15/11/02
Piove da 3 giorni in tutta la provincia di Sondrio.
Si verificano frane e smottamenti in Valle Spluga; Madesimo e S.Caterina sono isolate. Viene
chiusa la Strada Statale 300 del Gavia. Ci sono allagamenti a Piantedo e Dubino mentre a Mesa,
Prato, Samolaco, Campodolcino, Novate Mezzola, Verceia e Chiavenna ci sono interventi della
Protezione Civile. Si verificano frane sulla strada provinciale che conduce in Valgerola. A causa di
uno smottamento sopra l’abitato Piantedo viene chiusa la Strada Provinciale ad Albaredo. Viene
chiusa anche la strada che costeggia il canale Borgo Francone.
Allagamenti anche a Morbegno e in altri centri della Bassa Valle. Frane in Valdisotto.
Si decide la chiusura della provinciale che porta al passo S.Marco.
• 16/11
Tragedia a Ponte in Valtellina: madre e figlia sono travolte da una colata detritica e sono trascinate
con la loro auto nell’alveo dell’Adda.
A Talamona il torrente Ranciga trasporta a valle fango, detriti e pietre fino a raggiungere la strada
che da Talamona scende verso la zona industriale; Albaredo e Bema sono isolate.
La mensa sociale di Morbegno viene allagata.
Si verifica una tromba d’aria in Valgrosina mentre due grossi scivolamenti avvengono in località
Foppa e Ticc. Alle ore 16:00 una frana di modesta entità si verifica sopra Selvetta, restano chiuse la
SS 36 e la 300 del Gavia.
Tra il 16/11 e il 17/11 nei comuni di: Albaredo, Bema, Castello dell’Acqua, Colorina, Cosio
Valtellino, Livigno, Pedesina, Piateda, Rasura e Villa di Tirano gli sfollati ammontano
complessivamente 300.
•17/11
Madesimo rimane isolata per 20 ore, la SS 36 è chiusa da 3 giorni consecutivi.
Si decide anche la chiusura temporanea delle strade provinciali 41 e 66. Una caduta di massi
avviene in prossimità della galleria situata all’uscita dell’abitato di Campodolcino.
Tre smottamenti lungo la statale 39 del Passo di Aprica causano la chiusura della strada che viene,
comunque, riaperta in serata.
S. Caterina è ancora isolata; l’accesso alla Valgrosina è proibito.
Si verificano frane anche nella zona di Valgella.
Viene chiusa la strada della Belandina che conduce da Teglio alla frazione S. Giacomo.
Il rischio isolamento incombe sulla Valmanenco: la strada di S. Giuseppe viene chiusa.
Ad Albaredo 4 case sono investite da una grossa colata di fango, massi, terra e detriti.
114
A Morbegno: la strada per il passo S. Marco resta chiusa al traffico mentre Bema rimane ancora
isolata.
In Valgerola una frana interrompe la strada. A Delebio si registrano piccoli smottamenti in quota e
continue frane in diversi rami del Lesina. Si decide la chiusura della strada delle Strecce. Un piccolo
smottamento avviene sopra Piantedo.
Resta chiusa la 300 del Gavia.
•18/11
La statale 36 per Madesimo, la strada per passo S. Marco, la provinciale 23 di Tartano, 14 da Valle
Colorina a Selvetta, 47 del Circuito dell’Inferno, dalla SS 38 a Poggi, 300 del Gavia, 31 da Castello
dell’Acqua fino a Baghetto e la comunale da Mazzo al Mortirolo restano chiuse.
S. Caterina è ancora isolata.
Una piccola frana avviene verso il monte Dalico.
Si verificano dissesti di minima entità a Fusine.
Viene predisposto un piano di evacuazione immediata di 200 persone in caso di esondazione del
Rio Cosio per gli abitanti di Cosio. Continua l’allarme per la frana del Ruinon dove da giorni si
registrano spostamenti. Frane anche sulle strade che portano a Piateda Alta.
In Valfurva la pioggia si è trasformata in neve.
A Morbegno continua lo stato di allerta e viene sfollata la frazione di Campoerbolo. Ad Albaredo
piove ininterrottamente da tutto il giorno: viene collocata ai limiti degli smottamenti una barriera
artificiale di 1000 metri quadri.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri chiede lo stato di emergenza.
Ad Ardenno viene chiusa la strada che porta ad Erbola per acqua e fango.
•19/11
Il tempo concede una tregua sulla Bassa Valle. Rientra l’allarme a Cosio Valtellino. Tartano è di
nuovo collegata con il resto della Valle.
•20/11
Tregua maltempo ad Albaredo, la strada di collegamento viene riaperta solo per poche ore. La
situazione è in lieve miglioramento anche in Valmanenco.
In Valchiavenna rimane ancora bloccata la SS 36 e viene deciso uno sbarramento temporaneo della
provinciale che porta a Isola di Campodolcino. Il nucleo di Stabisotto viene colpito da smottamenti.
La protezione civile revoca lo stato di allarme mantenendo attivo quello di preallarme. Si
aggiungono altre 87 persone evacuate. La statale per Aprica resta chiusa per verifiche. Valfurva: a
Clus e in Val Zerbù, si verificano dei movimenti franosi abbastanza consistenti a causa dei quali si
decide la chiusura della strada all’altezza di Niblogo.
•21/11
A Buglio in Monte viene emessa un’ordinanza di evacuazione per 7 persone residenti a Villapinta.
In Valfurva la strada per S. Caterina resta ancora chiusa.
•22/11
Ad Aprica la strada statale è chiusa. La Prefettura annuncia rientrati gli scenari A e B di allarme e
preallarme. In località S Caterina viene riaperta la provinciale del Gavia.
•25/11
Vengono evacuate 65 persone, 51 a Bema e 14 a Dubino a causa delle abbondanti precipitazioni. La
situazione più critica è a Bema in particolare nella zona dei prati a monte e della località di Foppa.
Situazione precaria anche lungo le strade per la Valgerola di Tartano, della Val Masino e per
115
Albaredo. A Dubino nel tardo pomeriggio, nella località di Mezzomanico, si stacca del materiale.
Segue un ordine di evacuazione per 5 famiglie. Ad Albaredo pochi metri cubi di materiale si
staccano dalla montagna e si incanalano nel torrente che arriva nel cuore del paese senza creare
danni. Passo S. Marco: piccoli smottamenti che allagano in più punti l’arteria. Lungo la Strada
Provinciale della Valgerola una caduta di massi, fango e alberi blocca il traffico per 2 ore.
•26/11
Le condizioni si aggravano, la situazione diventa disastrosa, gli sfollati arrivano a 1450, si
verificano decine di frane. Nel solo mese di novembre in Valtellina sono caduti 440 mm di
acqua:100 mm negli ultimi 2 giorni. A Tresenda il fango si è fatto strada tra le case invadendo la
Strada Statale 38. Ad Ardenno la frana è arrivata la cuore del paese. Sulla statale 38 tra Ardenno e
Berbenno il torrente Finale è esondato lasciando sull’asfalto 40 centimetri di acqua. Diversi e
continui franamenti avvengono anche in serata. A Colorina una frana si stacca da quota 500 metri e
si riversa nell’Adda travolgendo alcune baite tra Valle e Selvetta. La Strada Statale 38 si spezza in 3
parti: da Tresenda all’Alta Valle, da Tresenda ad Ardenno, da Ardenno verso la Bassa Valle.
A Dubino una colata di fango scarica a valle sassi, terra e piante. Crolla una parte della strada
Panoramica tra Tresivio e Ponte in Valtellina a causa di un’infiltrazione di acqua piovana: la strada
viene chiusa al traffico.
A Sondrio in via Giandi:2 colate di fango segnano profondamente il versante retico. A Berbenno,
frazione Valdorta, cede il versante e una massa di terra intrisa d’acqua scende fino ad investire la
strada Valeriana. In località Teglio avviene una frana causata dallo straripamento di un ruscello
situato poco sopra l’imbocco della strada che da Tresenda porta a Teglio. Ad Aprica i torrenti si
sono gonfiati in modo impressionante. A Bema non rientra il pericolo crolli, il paese è ancora
isolato e nel tardo pomeriggio avvengono 2 frane sulla provinciale che conduce al paese. A Sacco:
una frana distrugge il museo dell’antico Mulino di Sacco. Anche Traona viene colpita per la prima
volta a causa di movimenti su un versante all’altezza della località Valletta.
•27/11
Gli sfollati sono oltre 2000 e la Regione dichiara lo stato di emergenza. Nonostante la tregua della
pioggia, poco dopo le 13:00 un tappeto di fango scivola lungo il canale che scende fino a Berbenno;
le colate di fango minacciano le frazioni di Pedemonte e di Era: lo smottamento più vistoso ha
avuto origine da una fenditura di 20 metri di larghezza e 4 di profondità. Una frana di stacca dalla
Valle dei Salici.
Il collegamento tra Bassa e Alta Valle viene comunque ripristinato.
A Mazzo: pericolo frana in località Piazzola. Ad Ardenno diversi metri cubi di materiale sono colati
dall’alto andando ad incanalarsi nel torrente Magiasca: si rompono gli argini del canale. Morbegno:
40 persone vengono evacuate a Desco per pericolo incombente di frana. A Cercino si stacca una
frana che raggiunge la strada principale. A Dubino un lieve smottamento si verifica nella frazione di
Nuova Olonio. Riapre la statale 38 dello Stelvio mentre è ancora chiusa quella per Aprica.
Numerose sono le interruzioni anche su altre provinciali.
In Val Chiavenna è stabile la situazione sul fronte delle frane mentre in Valmanenco si verificano
piccoli smottamenti e una frana nei pressi di Primolo. A Mazzo sul Mortirolo, località Campas
avviene un piccolo movimento franoso.
•28/11
Scende altro materiale a Tresenda, viene chiusa la statale 39 ma l’emergenza è, in parte, rientrata.
Colate di sassi e fango scendono a Dazio e in Valdidentro. Numerose strade sono ancora chiuse. In
Valmanenco: grazie alla breve tregua del tempo la situazione è ritornata alla normalità. Ad Ardenno
c’è una giornata di tregua dal maltempo. A Morbegno la città torna lentamente alla normalità. A
Dubino rimane lo stato di allerta per le frane di Mezzomanico, Monastero e Spinida. In Val
116
Chiavenna si verifica una frana lungo il torrente che separa la frazione di Campedelvio da quella di
Prosto, l’allarme scatta intorno alle 24:00. Esondazione del Pozzo di Riva.
•29/11
Sono1400 sfollati ancora fuori casa. La situazione in Bassa Valle è preoccupante: in località Taida
Panigai è stato rilevato un costone instabile dal quale potrebbe staccarsi una frana con un fronte di
40m. A Sondrio viene decisa la chiusura temporanea al traffico della strada comunale PonchieraArquino per il pericolo caduta massi. Ad Aprica continua il maltempo. In località Castello
dell’Acqua preoccupa il Torrente Val Grande che è esondato andando ad interessare la strada
provinciale che porta al Baghetto di Chiuro. Piccole frane anche in zona Bruga e 4 frane al Dosso di
Ca’ Verina. Un cedimento avviene sulla strada comunale di Castello S. Giacomo.
•31/11
Tregua piogge in tutta la Provincia, gli sfollati scendono a 931. Caduta massi a Sondrio.
•1/12
La situazione incomincia a ritornare alla normalità.
•2/12
Entro un giorno potrebbe esserci la fine dell’emergenza. In Bassa Valle gli sfollati scendono a 250.
6.2 I giornali locali e il disastro naturale del 2002: per un “vocabolario dell’emergenza”
I giornali locali presi in considerazione per la nostra analisi sono quelli maggiormente diffusi nella
zona in questione: il quotidiano “La Provincia di Sondrio”, l’inserto locale de “Il Giorno” e il
settimanale “Il Centro Valle”.
Il periodo esaminato comprende i giorni, come già accennato nella premessa, della fase “calda”
dell’emergenza, ovvero dal 16/11/2002 al 03/12/2002.
Il numero di articoli analizzati è il seguente:
-
“La Provincia di Sondrio”: 145
“Il Giorno Sondrio & Valtellina”: 50
“Il Centro Valle”: 29
Tutti gli articoli occupano una posizione all’interno delle testate che oscilla tra la prima e la
sedicesima pagina per “La Provincia di Sondrio”, tra la prima e la ventunesima pagina per l’inserto
locale de “Il Giorno”, tra la prima e l’undicesima per “Il Centro Valle”.
Dall’esame dei titoli, occhielli e sottotitoli, è stato possibile individuare un gruppo di sedici parole
chiave ricorrenti all’interno del periodo in questione:
-
pioggia,
frana,
fango,
alluvione/esondazione (nelle tabelle alluv/Eson),
evacuati / sfollati (evac/sfoll),
morti,
paura,
tragedia (trag.),
117
-
disastro (dis.),
emergenza (e.),
allarme (all.),
rischio (r.),
esperti / geologi (esp/geo).
A loro volta esse si riferiscono a tre universi semantici:
1) il “fatto in sé”: pioggia, frana, fango, alluvione / esondazione, evacuati / sfollati, morti
2) l’allarme e la paura: paura, tragedia, disastro, emergenza, allarme, rischio
3) gli “esperti”: geologi / esperti
Mentre nella prima area i vocaboli rispondono a un’esigenza descrittiva di ciò che sta avvenendo,
nella seconda essi assumono una sfumatura interpretativa dei fatti.
La terza è stata inserita perché, nonostante compaiano articoli con interviste a esperti, tecnici, o
geologi, queste figure professionali vengono nominate poco all’interno dei titoli: ci sembrava perciò
interessante non tralasciare questo aspetto, in quanto essi sono attori significativi della
comunicazione di emergenza.
Consapevoli del fatto che le parole alluvione ed esondazione non corrispondono affatto al
medesimo fenomeno, abbiamo voluto considerarli all’interno di un unico conteggio perché siamo
più interessati all’area semantica alla quale fanno riferimento che alla scientificità dei termini stessi.
E’ doveroso ricordare che, per un gruppo di parole, “alluvione / esondazione”, è stata inclusa nel
conteggio anche la variante “alluvionati / esondati”. Incominciamo con l’analisi della prima testata.
(tab. 6.1)
118
23
3
1
2
3
4
5
6
7
1
2
3
4
5
2
4
2
2
3
1
2
16
13
1
3
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
6
9
4
5
6
7
1
2
3
1
2
3
1
2
3
1
si
si
espgeo
r.
all.
e.
dis.
si
si
Si2
Si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
Si
si
trag.
paura
morti
si
si
si
Si2
si
si
Si
si
si
evacsfoll
alluveson
si
fango
2
frana/e
pioggia
16.11
.
16.11
18.11
18.11
18.11
18.11
18.11
18.11
18.11
19.11
19.11
19.11
19.11
19.11
20.11
20.11
21.11
22.11
22.11
23.11
23.11
24.11
25.11
26.11
26.11
27.11
27.11
27.11
27.11
27.11
28.11
28.11
28.11
28.11
28.11
28.11
28.11
29.11
29.11
29.11
29.11
29.11
29.11
29.11
1.12
1.12
1.12
2.12
2.12
2.12
3.12
pag.
Data
Tab. 6.123. Vocabolario dell’emergenza nei titoli de “La Provincia di Sondrio” dal 16/02/02 allo 03/12/02
si
si
si
si
si
Si
si
Si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
Si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
Si2
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
Si2
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si3
si
si
si
si
Si2
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
Si2
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si3
si
Un numero accanto all’affermazione è indice della presenza del vocabolo in più articoli
119
La tabella 6.1 dimostra che, nel caso de “La Provincia di Sondrio”, il lessico maggiormente
utilizzato nei titoli è, non solo di tipo descrittivo, ma anche il più semplice possibile.
Mentre la parola “frana”, infatti, compare per ben 32 volte di cui 5 in prima pagina, i termini più
specifici quali “alluvione /esondazione” compaiono soltanto 8 volte di cui 3 volte in prima pagina.
Pur facendo riferimento a eventi assai diversi, colpisce il fatto che “frana” e “fango” (ripetuto per
13 volte) vengano comunque preferiti, optando, per un tipo di comunicazione di più facile
comprensione.
Anche “pioggia”, reiterata per 16 volte, è più utilizzato rispetto ad “alluvione” , confermando la
scelta di utilizzare un linguaggio diretto e informale.
Il vocabolo maggiormente ricorrente è quello inerente alle persone (o ai paesi) sfollate ed evacuate:
ripetuto per 42 volte, di cui 8 in prima pagina; questo significa che i dati riguardanti la popolazione
(nella quasi totalità dei casi i vocaboli “evacuati / sfollati” sono, infatti, preceduti dal numero degli
stessi) hanno prevalso sul “fatto in sé”, soprattutto nei momenti in cui la situazione è
drammaticamente precipitata, ovvero tra il 25 e il 27 novembre, giorni in cui le persone sfollate
hanno superato le 2000 unità.
Nei titoli l’emergenza sembra essere comunicata, non tramite l’uso di vocaboli specifici inerenti
l’evento in corso, ma attraverso le dirette conseguenze sulla popolazione locale.
Questo significa che i lettori del quotidiano in questione, se si fossero fermati esclusivamente ai
titoli, avrebbero avuto immediatamente la percezione del disastro naturale più attraverso i danni
causati alla comunità che attraverso l’utilizzo di termini specialistici, descrittivi del fenomeno.
Un altro dato interessante riguarda la parola “morti”: nonostante ci siano state nei primi giorni
dell’emergenza due vittime alle quali sono stati dedicati molti articoli, il termine compare soltanto
una volta nei titoli.
La scelta di non inserire questo vocabolo, può essere letta in relazione con altri due: “tragedia” e
“disastro” che sono utilizzati rispettivamente soltanto 4 e 2 volte. Sono stati evitati, perciò,
nonostante il grave fatto avvenuto, toni allarmistici (anche il vocabolo direttamente riferito
all’allarme è usato solo 4 volte) o particolarmente “forti” che avrebbero sicuramente avuto un altro
impatto sui lettori.
Quest’ultima volontà sembra venire alla luce anche nell’ambito della “semantica della paura”: area
che rimane confinata, appunto, al generale termine “paura” ripetuto per ben 16 volte di cui, però,
soltanto 3 in prima pagina.
L’emergenza e il “rischio” occupano delle posizioni marginali all’interno del nostro vocabolario:
soltanto una volta l’emergenza compare in apertura del giornale.
In conclusione, è sicuramente indicativo il fatto che in prima pagina, vengano reiterati più spesso
termini di uso descrittivo con accezioni di tipo generale e non allarmistico, ovvero “frana” ed
“evacuati” o “sfollati”.
Per quanto riguarda gli “esperti” e i “geologi” essi compaiono per 11 volte di cui 2 in prima pagina:
in questo caso, a differenza di come vedremo più avanti nel corso dell’analisi di altre testate, i
vocaboli vengono utilizzati con una frequenza piuttosto alta se si pensa che compaiono una sola
volta in meno rispetto ad “alluvione” ed “esondazione”.
La scelta potrebbe corrispondere alla volontà di dare maggior peso all’articolo inserendo un
vocabolo che ne sottolinei l’attendibilità.
Passiamo ora all’analisi quantitativa del lessico utilizzato da “Il Giorno”(tab. 6.2).
120
si
si
si
si
si
espgeo
r.
all.
e.
dis.
trag.
paura
morti
evacsfoll
alluveson
fango
1
3
8
2
5
22
1
1
21
1
2
1
10
11
13
19
11
14
1
8
9
1
10
11
1
3
1
frana/e
Pag.
16.11
16.11
18.11
19.11
21.11
22.11
22.11
25.11
25.11
26.11
26.11
27.11
27.11
27.11
27.11
27.11
28.11
28.11
29.11
29.11
29.11
30.11
30.11
30.11
1.12
1.12
3.12
pioggia
Data
Tab.6.2 Vocabolario dell’emergenza nei titoli de “Il Giorno Sondrio & Valtellina” dal 16-11-2002 al 3-12-2002
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Anche in questo caso le scelte dei vocaboli sembrano rispondere a due esigenze: la chiarezza e la
generalità.
Ancora una volta, infatti, vengono privilegiate parole di facile comprensione, confermando la linea
adottata anche da “La Provincia di Sondrio”.
Se “alluvione” ed “esondazione” hanno un posto ancor più marginale rispetto alla testata
precedente, comparendo soltanto 2 volte nessuna delle quali in prima pagina, “frana” ritorna ad
essere il vocabolo più usato nei titoli per comunicare il disastro naturale: viene ripetuto per 10 volte,
superando in numero sia la “pioggia” che il “fango”.
La frequenza di termini quali “evacuati” e “sfollati” non solo è la più alta, ma le parole compaiono
per 7 volte su 13 in prima pagina.
Il vocabolario dell’emergenza risulta, fino a questo momento, simile a quello individuato ne “La
Provincia di Sondrio”.
L’unica differenza si riscontra all’interno dell’universo semantico che si riferisce all’allarme e alla
paura: quest’ultima, infatti, è stata inserita nei titoli ben 7 volte su 50 articoli esaminati rispetto alle
16 su 145 del giornale precedentemente analizzato.
Colpisce anche che la “tragedia” compaia lo stesso numero di volte mettendo in rilievo una
notevole diversità di approccio nei confronti della scelta dei termini: non si può affermare che
prevalgano i toni allarmistici (“emergenza” e “allarme” hanno, infatti, un utilizzo del tutto
trascurabile) ma è interessante notare come lo stesso evento sia presentato nei titoli con una
sfumatura interpretativa più netta.
Anche il vocabolo che si riferisce alle vittime è utilizzato più spesso ma mai in apertura di giornale.
121
Il “rischio”, invece, entra poco nei titoli, così come gli “esperti” e i “geologi”, i quali sono nominati
soltanto due volte, la prima delle quali a pagina 11.
E’ singolare che, durante un’emergenza causata da un evento naturale, si decida di non inserire un
termine che, come accennato precedentemente, potrebbe spingere i lettori ad approfondire la lettura
dell’articolo garantendone la scientificità.
In sintesi si può affermare che “Il Giorno Sondrio & Valtellina” abbia optato per titoli che
comunicassero la crisi sia attraverso i danni subiti dai cittadini (in questo caso è esattamente
speculare a “La Provincia di Sondrio”) sia attraverso una maggiore insistenza sulla “paura”
offrendo già nei titoli un’interpretazione dell’evento in corso.
Vediamo ora come, un altro giornale locale, il settimanale “Il Centro Valle” ha comunicato il
medesimo evento. (tab. 6.3)
pag
Data
17.11
24.11
24.11
24.11
1.12
1.12
1.12
1.12
1.12
1
1
10
11
1
2
3
4
5
Tab.6.3 Vocabolario dell’emergenza nel settimanale “Il Centro Valle” dal 17/11/02 all’1/12/2002
piog
fra
fan
alluv evac
morti
pau trag. dis.
e.
all.
r.
gia
na/e
go
eson
sfoll
ra
esp
geo
si
si
si
Si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
Si2
Nonostante le diverse fasce di pubblico alle quali è diretto un settimanale, e, per ovvi motivi, la
minore quantità di articoli esaminati, il vocabolario dell’emergenza sembra presentare nuovamente
la sua caratteristica di base: l’informazione, o meglio, il primo “assaggio informativo” che i lettori
hanno, passa attraverso una comunicazione semplice, basata sulla sui danni ai cittadini confermando
le linee precedenti.
La situazione di crisi, cioè, viene comunicata nei titoli attraverso le dirette conseguenze subite dalla
comunità (“evacuati e “sfollati” compaiono per 6 volte): sembra che il danno percepito sia l’unità di
misura del vocabolario.
I disastri naturali sono presenti in quest’ultimo oltre che con l’uso, confermato in tutte le analisi, di
parole direttamente riferite a ciò che sta accadendo, soprattutto con vocaboli che denotano
un’insistenza nei confronti persone colpite dall’avvenimento.
Nel caso in questione il “fatto in sé” non viene descritto nemmeno una volta con il termine più
generico e semplice possibile, ovvero l’eccessiva “pioggia”, ma si preferisce, ancora una volta, la
“frana” (ripetuta per 5 volte) ad “alluvione” ed “esondazione”.
Tutti i termini concernenti la paura occupano uno spazio di poco conto, mentre è riscontrabile una
totale assenza di riferimento agli “esperti”.
Dopo questa prima riflessione eminentemente semantica che ha contribuito a rendere più espliciti i
significati veicolati da un uso più o meno frequente di determinati termini, riteniamo sia altrettanto
opportuno soffermarsi sull’analisi del contenuto degli articoli stessi in modo da offrire una visione
più completa di come funzionano i meccanismi informativi durante un’emergenza.
122
6.3 Analisi del contenuto
Il procedimento seguito per la ricerca di parole ricorrenti nei titoli, è stato adottato anche per quanto
riguarda l’analisi del contenuto.
In questo caso, però, sono state individuate delle “unità di contenuto”, ovvero delle categorie
ricorrenti all’interno degli articoli esaminati.Abbiamo isolato 4 unità :
1) il “fatto in sé”, ovvero la descrizione dell’evento catastrofico in corso;
2) le informazioni pratiche e le definizioni operative. In questa categoria rientrano le informazioni
riguardanti la viabilità, l’aggiornamento sul numero degli sfollati o sui luoghi nel quale erano
stati trasferiti e le indicazioni direttamente rivolte ai cittadini ( es. la non potabilità dell’acqua);
3) le testimonianze. Questa unità non comprende né le interviste né le dichiarazioni dei sindaci dei
paesi, ma si concentra esclusivamente sui racconti di ha vissuto in prima persona l’emergenza;
4) i commenti, ovvero editoriali contenenti riflessioni su cosa stava accadendo.
Iniziamo con l’analisi del contenuto degli articoli comparsi su “La Provincia di Sondrio”
Tab.6.4 Analisi del contenuto de “La Provincia di Sondrio” dal 16/11/02 all 3/12/0224
CONTENUTI
Fatto in sé
Informazioni pratiche/
Definizioni operative
24
PRIMA PAGINA
16/11 *
19/11 *
21/11 *
23/11 *
24/11 *
27/11 ***
28/11 ***
30/11 *
1/12 *
16/11 *
18/11 *
19/11 *
28/11 *
30/11 *
1/12 *
2/12 *
3/12 *
Testimonianze
28/11 *
Commenti
26/11 *
27/11 *
PAGINE INTERNE
16/11 *
18/11 **********
19/11 *******
20/11 *
21/11 *****
22/11 **
23/11 **
24/11 *
25/11 *
26/11 **
27/11 *************
28/11 *******
29/11 ********
30/11 *******
1/12 ****
2/12 ****
3/12 *
16/11 ***
18/11 *********
19/ 11 *************
20/11 *
21/11 ******
22/11 ***
23/11 ****
24/11 **
25/11 *
26/11 *
28/11 ********
29/11 ********
30/11 *******
1/12 *****
2/12 **
3/12 **
18/11 ***
21/11 *
22/11 *
27/11**
28/11 ***
29/11 *
19/11 *
20/11 *
Ad ogni asterisco corrisponde un articolo
123
La strutturazione dei contenuti sembra seguire un andamento equilibrato e omogeneo con alcune
caratteristiche ben precise sulle quali sarà bene soffermarsi.
Innanzitutto ci sono due unità quasi perfettamente speculari: mi riferisco alle pagine interne
dedicate alla descrizione dell’evento in corso e quelle inerenti alle informazioni pratiche o alle
definizioni operative.
Gli articoli contenenti il “fatto in sé” sono completati anche da precise indicazioni che, nella
maggior parte dei casi, riguardano la viabilità e il numero degli sfollati.
L’unica differenza riscontrabile risiede in un momento particolare dell’evento: dal 20/11 al 27/11,
infatti, le informazioni pratiche non compaiono mai in prima pagina, lasciando spazio alla
descrizione vera e propria dell’emergenza.
Ritornano ad essere poste in primo piano dal 28/11, il giorno dopo che la Regione Lombardia
dichiara lo stato di emergenza e il numero degli sfollati supera le 2000 persone.
Al “fatto in sé” vengono prevedibilmente dedicati numerosi articoli nei giorni più critici, ovvero il
18/11, dopo 5 giorni di pioggia ininterrotta, e, soprattutto, i giorni 27/11 (ben 13 articoli) e seguenti.
Per quanto concerne le testimonianze, colpisce il limitato numero delle stesse: da un quotidiano
locale, infatti, ci si aspetterebbe l’esatto contrario; esse compaiono in 12 articoli e solamente una
guadagna la prima pagina del giornale significativamente in uno dei momenti più precari
dell’emergenza.
Da questo si evince che la testata ha seguito una linea comunicativa simile a ciò che, solitamente,
viene fatto nei giornali nazionali: poco spazio alle “voci dei singoli” e, al contrario, molto alla
spiegazione dettagliata sia del disastro naturale sia delle conseguenze sul territorio.
Anche gli editoriali compaiono in numero piuttosto limitato: 4 articoli su 150 sono interamente
dedicati a riflessioni sull’emergenza.
La fase calda, dunque, è stata caratterizzata da un elevato regime informativo di tipo pratico e da
una conseguente riduzione di tutto ciò che, evidentemente, è stato considerato in secondo piano
rispetto alle esigenze del momento.
Non si riflette quasi mai sul “perché” ma si descrive “che cosa” è successo e “come” è stata
affrontata la crisi da parte delle istituzioni locali, confermando i caratteri della comunicazione che si
attua “durante la crisi”, differente da quella del “ritorno alla normalità”.
Anche l’apparato fotografico, che esamineremo nel prossimo paragrafo, si colloca sulla stessa linea.
Passiamo ora all’analisi dei contenuti riguardanti “Il Giorno Sondrio & Valtellina”.
124
Tab. 6.5 Analisi dei contenuti de “Il Giorno Sondrio & Valtellina” dal 16/11 /02 al 3/12/02
CONTENUTI
Fatto in sè
Informazioni pratiche/
Definizioni operative
Testimonianze
PRIMA PAGINA
16/11 *
24/11 *
25/11 *
26/11 *
28/11 *
29/11 *
30/11 *
1/12 *
3/12 *
16/11 *
26/11 *
28/11 *
29/11 *
30/11 *
1/12 *
PAGINE INTERNE
16/11 **
18/11 ***
19/11 **
21/11 *
22/11 ***
23/11 **
25/11 *
26/11 **
27/11 ******
28/11 ****
29/11 **
30/11 *****
1/12 ***
3/ 12 *
16/11 **
18/11 **
19/ 11 **
22/11 **
25/11 *
26/11 **
27/11 ***
28/11 **
29/11 **
30/11 *
1/12 *
3/12 *
19/11 *
22/11 *
28/11 **
29/11 *
30/11 *
Commenti
I contenuti dell’inserto locale de “Il Giorno” sono simili a quelli della testata precedentemente
esaminata.
Anche in questo caso, infatti, l’evento e le conseguenti informazioni pratiche, prevalgono sia sulle
testimonianze che sui commenti i quali, come si può notare, sono addirittura assenti.
Al “fatto in sé” sono comunque dedicati più articoli rispetto alle definizioni operative, elemento che
potrebbe dipendere dal fatto che si tratta di un inserto locale di un quotidiano nazionale,
maggiormente interessato, dunque, ad offrire una copertura generale dell’evento più che a fornire
indicazioni dirette ai cittadini delle zone colpite.
Le testimonianze risultano proporzionalmente maggiori rispetto a quelle de “La Provincia di
Sondrio”:esse sono, infatti, contenute in 6 articoli su 50 mentre nel quotidiano locale sono
riscontrabili in 12 articoli su 145.
Questo elemento, se confrontato con la riflessione precedente riguardante le definizioni operative,
risulta abbastanza singolare.
La linea adottata da “Il Giorno Sondrio & Valtellina” sembra abbia conciliato due esigenze: il
bisogno di informazione da parte dei cittadini e l’attenzione nei confronti di singoli episodi, mentre
non viene lasciato alcun spazio per eventuali commenti di riflessione.
Procediamo con l’analisi di come sono strutturati contenuti all’interno del settimanale “Il Centro
Valle” (Tab.6.6)
125
Tab. 6.6 Analisi dei contenuti de “ Il Centro Valle” dal 17/11/02 all’8/12/02
CONTENUTI
PRIMA PAGINA
PAGINE INTERNE
17/11 *
24/11 ***
24/11 *
1/ 12 ***************
1/12 *
Fatto in sè
Informazioni pratiche/
Definizioni operative
17/11 *
8/12 *
Testimonianze
1/12 *******
8/12 *
1/12 *****
1/12 *
Commenti
L’uscita settimanale de “Il Centro Valle” si rispecchia nella distribuzione dei contenuti i quali
risultano tutti concentrati nel numero del 1/12, ovvero dopo giorni di pioggia battente e di decine di
frane in tutta la Valtellina.
Gli eventi più gravi si concentrano dal 26/11 in poi: per questo il numero degli articoli dedicati
principalmente alla descrizione dell’evento aumenta notevolmente; da notare che essi sono presenti
più nelle pagine interne che in apertura di giornale.
Considerato il limitato numero di pezzi presi in esame, le testimonianze, a confronto con le altre due
testate, risultano essere piuttosto “numerose”, mentre i commenti occupano sempre uno spazio del
tutto ininfluente.
In conclusione la stampa locale ha saputo comunicare l’emergenza in modo preciso, diretto e
dettagliato sia per quanto riguarda la descrizione della crisi in corso, che per le numerose
informazioni pratiche in essa contenute.
Il fatto che compaiano pochi editoriali è segno di una precisa volontà da parte di tutti i giornali presi
in considerazione: informare la comunità in modo essenziale senza soffermarsi su riflessioni che
poco hanno a che fare con il bisogno di informazione che i cittadini richiedono in momenti di crisi,
ovvero “che cosa succede”, e “cosa fare” o “cosa viene fatto” per sanare la situazione.
6.4 Breve nota sull’apparato fotografico
La scelta di apporre una fotografia accanto ad un articolo, di qualsiasi argomento si tratti, denota
una precisa volontà: quella di colpire immediatamente l’occhio dell’osservatore, prima ancora che
diventi un potenziale lettore.
L’immagine ha la stessa capacità di sintesi dei titoli veri e propri, con una caratteristica in più: non
passa per il filtro del linguaggio, ma è di per sé un “linguaggio”, contiene, cioè, una valenza
semantica intrinseca e potente della quale non bisogna mai sottovalutare l’importanza.
Nel caso della stampa locale, ogni articolo è accompagnato da una o più fotografie.
Queste ultime sono state suddivise in 3 categorie:
1) fotografie di luoghi (non necessariamente paesaggi ma anche case, strade ecc…) colpiti dal
disastro;
2) immagini di persone al lavoro: vigili del fuoco, addetti alla sicurezza, persone del luogo che
partecipano ai soccorsi;
3) fotografie delle vittime, degli sfollati, dei sindaci dei paesi o dei testimoni dell’emergenza.
126
Delle 199 immagini esaminate de “La Provincia di Sondrio” ben 83 appartengono alla prima
categoria, 60 alla seconda e 46 alla terza. Esse risultano in linea con l’analisi dei contenuti dei testi
precedentemente analizzati.
Anche in questo caso, infatti, l’emergenza è raccontata visivamente mostrando i luoghi colpiti e le
persone al lavoro: il “fatto in sé” ha la prevalenza su qualsiasi altro elemento.
I lettori hanno davanti ai loro occhi la percezione immediata dei danni e delle risposte istituzionali
ai problemi che stanno vivendo.
Piuttosto numerose sono anche le foto appartenenti alla terza categoria, dato che sembra
compensare la minore attenzione alle testimonianze dei singoli all’interno degli articoli veri e
propri.
“Il Giorno Sondrio & Valtellina”, invece, presenta una particolarità: su 84 fotografie, infatti,
soltanto 13 sono interamente dedicate ai luoghi, 29 alle persone al lavoro e 32 alle vittime, agli
sfollati, ai sindaci o ai testimoni.
Rispetto all’analisi dei contenuti, dunque, si è deciso di comunicare l’evento in corso attraverso
l’opera di chi lavora per migliorare la situazione e l’attenzione nei confronti delle persone del luogo.
La crisi, in questo caso, è percepita direttamente attraverso le conseguenze sulla comunità:i volti
riconoscibili di chi è morto o ha perso la casa hanno un impatto più forte rispetto all’immagine di un
paesaggio.
Anche per quanto riguarda il settimanale “Il Centro Valle” le fotografie utilizzate rispecchiano la
volontà di comunicare l’emergenza attraverso l’opera dei soccorsi considerato che, su 26 immagini,
11 sono dedicate proprio a quest’ultimo aspetto, 8 ai luoghi colpiti e 7 alle persone coinvolte.
E’ come se ci fosse l’intenzione di dare un “volto” ai luoghi personalizzando i territori colpiti
attraverso la testimonianza dell’operato di chi lavora per sgomberare le strade e di chi ha vissuto in
prima persona gli avvenimenti.
6.5 I giornali nazionali e il disastro naturale del 1987
L’emergenza occorsa nel 1987 in Valtellina è stata di ben più ampia portata rispetto a quella
analizzata precedentemente: al disastro, avvenuto tra il 18 e il 30 luglio, i giornali nazionali hanno
infatti dato notevole rilievo.
L’evento appare immediatamente nella sua tragicità: a causa di 3 giorni di pioggia senza
interruzione il 18 luglio in una sessantina di paesi della Valtellina si verificano frane ed
esondazioni. A Tartano un albergo, l’hotel Gran Baita viene travolto da una frana causando 12
morti e 11 dispersi. A Sant’Antonio Morignone e a Lenne ci sono altri 2 due morti. L’equilibrio
idrogeologico è stato sconvolto in una sola giornata e gli sfollati sono migliaia.
Dopo pochi giorni si traggono i primi bilanci: 14 morti, 17 dispersi e 6.200 persone evacuate;
quest’ultimo sarà, comunque, un numero provvisorio, destinato ben presto ad aumentare.
Il 24 luglio, a causa di una frana sul fiume Serio, due tecnici perdono la vita. Il giorno successivo,
sulla destra orografica del torrente Morignone, viene rilevato un movimento franoso con un fronte
di 800 metri e uno sviluppo di un chilometro.
Il pericolo frana si manifesta anche sulla sponda destra dell’Adda, mentre il numero delle persone
evacuate continua a crescere.
Una delle giornate più drammatiche è sicuramente il 28 luglio quando frana il Pizzo Coppetto
cancellando i paesi di Morignone, Sant’Antonio Morignone, la frazione di Aquilone, Poz, Tirindrè,
San Martino.Poco dopo piombano dalla Val Pola nell’Adda, bloccando il corso del fiume, 40
milioni di metri cubi di terra causando un morto, 24 dispersi e 6 feriti; si forma un lago che aumenta
di 10 centimetri ogni 30 minuti.
Il livello del lago di Pola continuerà a crescere anche nei giorni successivi.
Il bilancio definitivo delle vittime è di 56 persone.
127
Abbiamo deciso di prendere in esame tre testate: “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica” e “Il
Giorno”.
Il numero di articoli sui quali si basano le nostre riflessioni è il seguente:
-
“Il Corriere della Sera”: 62
“La Repubblica”: 49
“Il Giorno”: 89
I termini chiave individuati per il 2002 sono rimasti inalterati, con l’aggiunta, però di tre vocaboli:
1) “vittime” spesso utilizzato insieme alla parola già identificata per il 2002 “morti”,
2) “dispersi”, introdotto a causa dell’ampio numero degli stessi nei giorni della tragedia,
3) “tecnici”, parola che compare spesso insieme a “esperti” e “geologi”.
Vediamo, più da vicino, come si struttura il vocabolario dell’emergenza durante gli avvenimenti del
1987.
19.7
20.7
21.07
22.07
23.07
24.07
25.07
26.07
27.07
28.07
29.07
30.07
31.07
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
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r.
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dis.
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paura
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mortivitt
Evac sfoll
Alluv eson
fango
frana/e
pioggia
Data
Tab. 6.7 Vocabolario dell’emergenza nel quotidiano “Il Corriere della Sera” dal 19/07/1987 al 31/07/1987
Si2
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
Si
si
Si2
si
si
si
Si
si
Si2
La descrizione dell’evento è avvenuta tramite l’utilizzo di una terminologia più specifica rispetto
alle testate precedentemente analizzate.
Sebbene la frequenza di alcuni vocaboli si differenzi di poco, termini quali “alluvione” ed
“esondazione” (e le loro varianti “alluvionati” “esondati”) compaiono in numero maggiore rispetto
ad altri più generali, come “frana”, “fango” e “pioggia”.
Quest’ultima, protagonista indiscussa di quelle terribili giornate, è presente nei titoli solo una volta,
confermando la volontà di adottare un taglio comunicativo meno generico e più tecnico.
A causa delle notevoli proporzioni del disastro, i “morti”, le “vittime” e i “dispersi” sono reiterati
più volte: nella giornata del 20 i primi due termini compaiono nei titoli per ben 4 volte diventando
le parole più utilizzate all’interno del vocabolario.
Il “fatto in sé” non è tuttavia comunicato attraverso toni particolarmente allarmistici: ancora una
volta la paura resta limitata all’utilizzo del termine più generico e di meno impatto rispetto a
“disastro” o a “tragedia” entrambi presenti, al contrario di quello che ci aspetterebbe, solo 2 volte.
Il “rischio”, l’emergenza e l’allarme sono anch’essi utilizzati poche volte confermando la riflessione
precedente.
I tecnici vengono nominati pochissimo nei titoli, soltanto 3 volte, segno che il modo con il quale si
decide di comunicare la crisi non passa quasi mai, per lo meno nei titoli, dal cercare di colpire il
potenziale lettore attraverso una garanzia di scientificità.
128
“Il Corriere della Sera”, in conclusione, pur presentando un vocabolario dell’emergenza più
specifico rispetto ai giornali locali, si pone sulla stessa linea per quanto riguarda la sfera semantica
della paura, evitando di descrivere il disastro attraverso termini che avrebbero un forte impatto
emotivo.
Passiamo all’analisi dei titoli de il quotidiano “La Repubblica”.
18.07
19.07
21.07
22.07
23.07
24.07
25.07
26.07
28.07
29.07
30.07
31.07
si
si
si
si
Si2
Si2
si
Si3
Si
si
Si
si
si
si
si
si
si
si
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si
si
si
si
si
esp
geo
r.
all.
emer
dis.
trag.
paura
disp
Morti vitt
Evac sfoll
alluveson
fango
frana/e
pioggia
Data
Tab 6.8 Vocabolario dell’emergenza nei quotidiano “La Repubblica” dal 19/07/1987 al 31/07/1987
si
si
si
si
si
si
si
si
si
si
Si2
si
si
si
si
si
Si3
si
si2
si
La tabella 6.8 presenta delle caratteristiche differenti rispetto a quella tracciata per “Il Corriere della
Sera”.
Innanzitutto il vocabolario è più generico: “frana” e “fango” ritornano ad essere ripetuti più volte
rispetto ad “alluvione ed “esondazione”; in questo caso si può affermare che la scelta dei termini
inseriti nei titoli si avvicina maggiormente a quelli utilizzati all’interno della stampa locale.
Come si può notare, infatti, mentre “pioggia”, “frana” e “fango” compaiono con una frequenza
complessiva di 12 volte, gli altri due sono presenti nei titoli solo 3 volte.
Anche la paura viene espressa attraverso una terminologia differente: “tragedia” e “disastro”
compaiono rispettivamente 4 e 5 volte confermando uno stile con sfumature più interpretative che
descrittive.
Il termine più utilizzato resta, tuttavia, quello inerente alle vittime: è inserendo la conseguenza più
drammatica dell’evento all’interno dei titoli che l’emergenza viene comunicata sia nel “Corriere
della Sera” che ne “La Repubblica”.
I “tecnici” sono più nominati sia in confronto al giornale precedentemente analizzato, sia in
confronto a quello sul quale ci soffermeremo tra breve, elemento che sembra orientare i lettori verso
una maggiore specificità rispetto alla genericità con la quale è stato espresso il “fatto in sé”
Il terzo ed ultimo quotidiano preso in considerazione, ci darà modo di affrontare altri aspetti
interessanti riguardanti la presenza di alcune parole nella stampa nazionale. (tab.6.9)
129
Data
19.07
20.07
21.07
22.07
23.07
24.07
25.07
26.07
28.07
29.07
30.07
31.07
Tab. 6.9 Vocabolario dell’emergenza nei titoli del quotidiani “Il Giorno” dal 19/07/1987 al 31/07/2002
piog
fra
fan
alluv evac
morti disp.
pau
trag.
dis.
e.
all.
r.
gia
na/e
go
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sfoll
vitt.
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si
Si2
esp
geo
tec
Si3
si
Si2
si
Si2
Si3
Si
si
si
si
Si
si
si
si
si
Come si può notare la descrizione dell’evento ritorna ad essere comunicata attraverso titoli che
utilizzano una terminologia non specialistica:se “frana” e “fango” ritornano rispettivamente per 10 e
7 volte, “alluvione” ed “esondazione” hanno una frequenza più bassa, 6 volte di cui, per altro, 3 in
una sola giornata. Quest’ultimo elemento è indice del fatto che il termine non è distribuito
uniformemente durante tutti i giorni della fase critica dell’emergenza.
I “dispersi”, parola utilizzata pochissimo ne “Il Giorno”, compaiono qui molto spesso, così come il
“rischio” viene per la prima volta ripetuto per ben 6 volte.
Questo dato, insieme con la reiterazione di vocaboli quali “emergenza” e “disastro”, può essere letto
all’interno di quello che è l’universo di significato dell’allarme nonostante non compaia mai
direttamente il riferimento a quest’ultima parola.
Il “rischio” e l’emergenza, d’altronde, evocano un allarme in corso, mentre il “disastro” ne specifica
le proporzioni.
Anche in questo caso, comunque, l’unità di misura dell’evento restano i “morti” e le “vittime”
ripetuti per 11 volte nei titoli presi in esame.
6.6 Conclusioni
Gli attori della comunicazione, come abbiamo indicato nella premessa, hanno svolto la duplice
funzione di veicolare l’informazione e di orientare la percezione dell’emergenza dei lettori.
Per quanto riguarda il ruolo prettamente informativo, esso si è manifestato in modo piuttosto
uniforme, sia per quanto riguarda la stampa locale e l’evento del 2002, sia per la stampa nazionale e
il disastro del 1987.
Dall’analisi della stampa locale non sono emerse significative discordanze nell’esporre l’evento in
corso: la comunicazione è avvenuta in modo chiaro e diretto, toccando, giorno dopo giorno, i punti
nodali dell’emergenza con dovizia di particolari e, soprattutto, attraverso le indicazioni che
potevano maggiormente interessare i cittadini.
Le strade percorribili, i numeri aggiornati delle persone evacuate, il lavoro dei soccorritori, le zone
ancora a rischio, il monitoraggio delle frane più pericolose: tutto ciò che stava accadendo in quei
giorni, dal “fatto in sé” alle informazioni pratiche, ha trovato grande spazio in tutte le testate locali
prese in esame.
Tutto il resto è passato in secondo piano e le definizioni operative hanno prevalso sulle storie dei
singoli e sui pochissimi editoriali presenti.Il “vocabolario dell’emergenza”, composto da una griglia
piuttosto ampia di vocaboli, è stato un filtro per comprendere la linea comunicativa del quotidiano o
130
del settimanale in questione. Sicuramente i titoli hanno influito sulla percezione dei lettori ancor
prima del contenuto stesso degli articoli: non è tanto la descrizione più o meno specifica di ciò che
stava avvenendo, ma è, per esempio, la frequenza di termini quali “tragedia”, “allarme”, “disastro”,
che può provocare un’immediata reazione da parte di chi si appresta a leggere un pezzo
giornalistico.
Ovviamente ciò che abbiamo indicato come “semantica della paura” è commisurato alla gravità
dell’evento, tuttavia l’analisi ha dimostrato che, anche di fronte alla stessa situazione di emergenza,
alcune testate hanno usato toni più allarmistici di altre.
L’analisi dei termini ha anche messo in luce una particolare reticenza da parte di tutti i giornali
locali nell’utilizzo della parola “morte”, o meglio, dell’inserimento della stessa all’interno dei titoli.
Non leggere in apertura di un articolo il vocabolo in questione, non è solamente un elemento che
interessa agli studiosi della comunicazione: anche l’assenza di una parola, infatti, ha un peso e
mette il lettore in uno stato d'animo completamente diverso rispetto alla scelta opposta.
Non si riflette mai abbastanza, appunto, sul “peso” delle parole, sulla funzione che assumono,
soprattutto in contesti precari e delicati. Per questo crediamo sia importante dare un ruolo di primo
piano agli attori della comunicazione, affinché siano considerati come dei protagonisti attivi in
momenti di crisi che necessitano di un filtro interpretativo il quale, innanzitutto, passa attraverso la
costruzione di significati offertaci dai media.
131
Capitolo 7
Strategie di comunicazione nelle situazioni di rischio naturale
Marco Lombardi
7.1. Il rischio: evoluzione di un concetto.
Il concetto di rischio ha cominciato ad acquistare esplicita rilevanza nelle scienze sociali in
coincidenza con la perdita di fiducia nella razionalità, nella ragione e nel razionalismo, in
connessione con una progressiva preoccupazione per l’ambiente (luogo dei rapporti tra sistema
sociale, ambiente naturale e fisico), manifestazione di una crisi della modernità e della fiducia nel
progresso scientifico e tecnologico. Già lo stesso Max Weber proponeva “una distinzione
qualitativa tra agire guidato dall’assunzione del rischio, che trascende la banalità quotidiana, e agire
guidato dall’eliminazione del rischio, che appartiene alla banalità quotidiana” (Vaccarini, 1998, p.
385) per significare la presa di posizione nei confronti del mondo che ciascun individuo assume nel
suo corso di azione (Weber, 1981). D’altra parte, il concetto di rischio non è di per sé una nuova
condizione nella storia dell’uomo, ma la comunicazione e la discussione recente intorno a esso
hanno favorito l’elaborazione di scenari in cui, la rassicurante determinatezza delle relazioni causaeffetto, è stata sostituita dall’incertezza di un universo probabilistico, dagli effetti perversi e non
controllabili (Boudon, 1981), dalle caratteristiche di vulnerabilità sistemica (Cattarinussi e Pelanda,
1981). L’incremento delle probabilità associate all’accadimento di eventi dannosi (pericoli) o
piuttosto di delusione delle aspettative (Luhman, 1975) definiscono i nuovi orizzonti della
Risikogesellschaft (Beck, 1986), che la politica culturale del dopoguerra europeo avrebbe voluto
accuratamente rimuovere. Di fatto, la diffusione di un falso senso di sicurezza ha favorito un
processo di rimozione percettiva del rischio che, oggi, rende più difficile rielaborare nuove forme di
razionalità limitata (Simon, 1981) che permettano di affrontarlo e di formulare i modi per convivere
con esso (Colombo, 1995). L’insicurezza, la scarsità e il rischio diventano allora il limite oggettivo
e soggettivo ai processi di sviluppo e ai corsi di azione in quanto, da una parte, i sistemi sociali
avanzati non sono più in grado di sostenere un trend di sviluppo necessariamente ottimista esteso a
livello globale né, dall’altra, l’individuo trova più alcun supporto nelle ideologie correnti per
affrontare i rischi fondamentali dell’esistenza (Habermas, 1975). Una tale situazione di
inadeguatezza e di sfiducia, di “rottura” rispetto alle routine è infatti proposta sia nella accezione di
“imbarazzo” di Erving Goffman (1969) che di “insicurezza ontologica” di Anthony Giddens (1990).
I discorsi fin qui fatti, problematizzano ampiamente il concetto di rischio, il cui calcolo razionale
fondato sulla probabilità di subire danni rispetto a un corso di azione frutto di decisione viene messo
in dubbio per la mancanza di nuovi standard di razionalità condivisibili, per l’imprevedibilità dei
prodotti dell’agire dei soggetti sociali, per la catena di rischio che si genera quando, per evitare un
determinato rischio si accetta l’eventualità di correrne un altro. Inoltre, la relazione tra rischio e
concetto di sviluppo, propone una accezione diacronica che colloca il prodotto del rischio quale
accidente futuro della decisione presente: in tale prospettiva, infatti, l’ipotesi di Ulrich Beck (1986),
per cui più la società eleva gli standard di benessere più essa incrementa l’esposizione ai rischi,
trova numerosi sostenitori.
Un quadro sistematico delle moderne teorie sociologiche sul rischio può essere ricondotto ai primi
dibattiti degli anni Settanta, quando l’efficacia della sola analisi statistica del rischio è stata messa in
discussione dalle considerazioni sulle implicazioni culturali, etiche e sociali che comporta
l’assunzione del rischio da parte di un gruppo sociale. Tali implicazioni hanno permesso di
distinguere tra una componente oggettiva, “reale” e statisticamente misurabile, e una soggettiva,
culturale, percettiva e comunicativa, del rischio (Starr, 1985). Sulla base di ciò la riflessione nelle
scienze umane, dagli anni Ottanta a oggi, è culminata nella affermazione per cui non solo esistono
attività umane rischiose ma esistono intere società a rischio. A partire da questa posizione, il
133
dibattito verte attorno alla questione se il rischio sia un carattere qualificante un dato sistema
sociale, dunque presente al suo interno, o un tratto trasversale a sistemi sociali, culturali ed
economici differenti, proprio della fase di transizione e cambiamento delle società. Per
l’antropologia inglese che affronta il problema (Douglas e Wildavsky, 1982) la valutazione del
rischio si è ormai affrancata dalla valutazione di tipo probabilistico, per approdare a un
orientamento fortemente culturale: sono infatti la cultura e la struttura sociale del gruppo di
appartenenza che forniscono i codici di decodifica della realtà, pertanto il rischio è socialmente
costruito sulla base di un processo interpretativo soggettivo. Non solo, in quanto prodotto sociale, il
rischio ha connotati etici e politici perché la sua assunzione mette in discussione le convenzioni che
regolano i livelli di ordine e di potere. Tale prospettiva è stata accusata di un eccessivo grado di
sistemicità o di strutturalismo, perché pur introducendo l’aspetto soggettivo della percezione
rimanda l’assunzione di rischio a un fattore funzionale di sopravvivenza del sistema sociale,
quando, al contrario, la scelta individuale dell’esposizione al rischio precede la valutazione della
sua accettabilità sociale. Inoltre, al processo di valutazione e assunzione del rischio si cominciano
ad attribuire valenze non necessariamente negative (distruzione dell’ordine), ma positive perché
esso è strategia e risorsa per la riduzione del grado di incertezza presente nella società. Da ciò
emergerebbero i caratteri di una specifica razionalità sociale propria di ogni cultura nell’affrontare
situazioni di rischio le quali sono trasversali a più culture e, nel contesto delle attuali tendenze di
sviluppo, pervasive nel sistema globale. In questa prospettiva il fenomeno della globalizzazione,
condizione inevitabile dello sviluppo, si impone quale fattore di distribuzione del rischio
promuovendo strategie trans-sistemiche di razionalità difensiva (O’Riordan 1983), insieme ad altri
fattori che tendono a spostare l’attenzione al rischio nelle scienze sociali dal versante psicologico e
antropologico a quello sociologico. Tali fattori, ricondotti ai tratti tipici della modernità e postmodernità, sono la sfiducia e il disincantamento nella scienza e nella tecnologia, l’emergere della
conflittualità sociale, la dispersione e frammentazione degli interessi collettivi sempre più declinati
a livello locale nel complicato rapporto tra globalismo e localismo. Il rischio, dunque, comincia a
essere compreso dagli studiosi delle scienze umane come parte della quotidianità e, pertanto,
vengono declinati operativamente i primi specifici ambiti di ricerca per la sociologia: i contesti
sociali in cui si definisce il rischio, le sue ricadute sulla società, le modalità con cui viene percepito
e, soprattutto, come esso viene comunicato. Secondo un principio di continuità e integrazione, il
dibattito è ormai centrato intorno al tema della risk society per cui la società postmoderna sta
cedendo il posto alla società del rischio (Beck, 1986). In tal senso, i medesimi fattori sopra indicati
introducono la nuova logica della distribuzione dei rischi al posto della precedente logica di
distribuzione delle ricchezze. Il contributo di Ulrich Beck alle scienze sociali del rischio si pone
come fondamentale per comprendere la riflessione in corso. In particolare, egli sottolinea come la
rottura del rapporto tra sistema sociale e natura sia l’evento critico che segna il passaggio tra i due
modelli societari, sostenendo innanzitutto le responsabilità che le tradizionali forme di razionalità
sociale hanno avuto nel promuovere un percorso di sviluppo e progresso a spese della natura. Nella
società del rischio, dunque, il rischio è sempre ecologico per la cesura ormai compiuta tra i due
mondi (sociale e naturale); il processo di sviluppo è sfuggito al controllo e si contrabbanda la
capacità di controllare gli stessi rischi attraverso l’acquisizione del consenso; le medesime
istituzioni sono in situazione di rischio. La pessimistica analisi di Beck ha avuto il pregio, e tuttora
ha rilevanza, di avere collocato nella prospettiva ecologica lo studio del rischio, tuttavia
approfondito tenendo conto della complessità e della molteplicità di aspetti che il concetto sottende.
Inoltre, ha stimolato un dibattito sempre più caratterizzato dalla consapevolezza dell’esistenza di
rischi e dalla necessità di fare a essi fronte. Su tale strada, nel corso degli anni Novanta, si è
affermato in maniera sempre più consistente il concetto di vulnerabilità, intesa quale carattere
(sociale e culturale) proprio di un sistema organizzato rispetto a uno specifico rischio, che funge da
amplificatore del danno evidenziando, così, la non linearità della relazione tra lo stesso danno e
l’intensità dell’evento stressante. Ciò ha portato al superamento definitivo della classica valutazione
probabilistica del rischio - in cui esso (R) è definito come il prodotto del danno (D) associato a un
134
evento che ha una certa probabilità di verificarsi in un intervallo di tempo (Pi/T): da cui la formula
R = D * Pi/T - inserendo un complesso fattore di indeterminatezza sociale: la vulnerabilità (Dynes,
De Marchi, Pelanda, 1987) Al contempo, questa prospettiva poneva l’accento sulla necessità di
elaborare strumenti per prevenire, controllare e gestire i rischi. In conclusione, la teoria attuale,
evidenziando la scarsità sia delle risorse disponibili sia dei modelli cognitivi tradizionali, promuove
una forma di consapevolezza sociale del rischio, e non di una sua rimozione, che domanda strategie
di azione per farne fronte.
Se tali sono le considerazioni che ci propone la letteratura sociologica, esse si fondano su alcune
osservazioni empiriche che sono evidenza di quanto, rispetto al passato, il modello di sviluppo sia
messo in discussione, senza che una alternativa sia stata accettata, e come le stesse politiche di
innovazione suscitino spesso resistenza e conflitti, sostenuti da segmenti sempre più ampi
dell’opinione pubblica. Questi processi di resistenza sono caratterizzati dall’ampiezza della critica
sociale che trova motivazione in una coscienza ecologica diffusa, attenta ai processi decisionali
focalizzati attorno alle politiche di sviluppo tecnologico associate alla percezione del rischio. È,
infatti, la stessa opinione pubblica che tende a porre le questioni ambientali a confronto e talvolta in
alternativa alle questioni dello sviluppo: economia ed occupazione da un lato e tutela delle risorse
naturali dall’altro. Oggi, pertanto, ogni scelta tecnologica è, inevitabilmente, una scelta sociale e
politica che deve essere valutata in riferimento al suo impatto con l’ecosistema, affinché sia utile al
miglioramento della qualità della vita, e alle problematiche ambientali. In particolare queste ultime
appaiono sempre più connesse proprio alle scelte tecnologiche (si tratti di un impianto di
produzione, di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti o di un aereoporto). In questo contesto, la
comunicazione intorno a tali scelte è una variabile dominante: da una parte, la captazione del
consenso diventa una strategia di fondamentale importanza; dall’altra, la partecipazione informata
diventa uno stile di comportamento collettivo. Spesso vediamo come, per fare fronte alle
preoccupazioni diffuse, si risponde alle obiezioni e alle perplessità con argomentazioni di carattere
tecnico, cercando di rassicurare l’opinione pubblica sull’affidabilità delle scelte. Tale strategia,
tuttavia, da sola non sortisce gli effetti desiderati. Sembra infatti che le resistenze d’ordine sociale
siano solo parzialmente giustificate dal timore verso il rischio oggettivamente definibile e
quantificabile da parte del sistema scientifico. Una serie di altre motivazioni più squisitamente
soggettive, alcune di carattere sociologico ed altre psicologico, è alla base di questi atteggiamenti di
“sospetto” rispetto a ogni intervento che impatti sull’ambiente. La percezione sociale del rischio e
l’avversione verso certe scelte, soprattutto di carattere tecnologico, non è però imputabile al solo
cambiamento qualitativo del rischio stesso. Bisogna innanzi tutto considerare il fatto che si è verificata una aumentata sensibilità per i problemi riguardanti il degrado dell’ambiente, a fronte del
quale l’opinione pubblica non riesce a fare la distinzione tra inquinamento e rischi di incidente e
quindi confusamente tende ad associare i due problemi. La ricerca sociologica (Martinelli, 1989) ha
cercato di mettere a fuoco il problema nel tentativo di far luce su un fenomeno comunque
complesso, e ha verificato la ricorrenza di cinque aspetti: tre domande e due considerazioni, la cui
non chiara risposta motiva, spesso, l’ostilità della gente (Lombardi, 1993).
La prima è una domanda di informazione sulle ricadute ambientali di ogni attività umana, ricadute
che possono essere sia dirette che indirette. In particolare, ciò è in riferimento alle attività
tecnologiche: la fede nel progresso tecnologico, sulla scorta di scottature più o meno recenti (da
Seveso a Chernobyl, per esempio), non è più motivo di aggregazione del consenso. Il cittadino ha
fondamentalmente paura perché sente di non dominare, di persona, lo sviluppo tecnologico e di
essere esposto a un rischio temibile. Il cittadino ha paura, inoltre, perché non ha fiducia in chi, a
livello politico e amministrativo, è preposto al controllo delle tecnologie.
La seconda è una domanda di partecipazione dei cittadini alle scelte. La necessità che
l’amministrazione locale coinvolga la comunità nei processi decisionali è prepotente. Altrimenti, il
tentativo di estromettere di fatto dal processo decisionale coloro che devono convivere con gli
effetti di tale decisione produce un irrigidimento della popolazione dal quale non si può prescindere.
Se tale volontà di coinvolgimento può essere positiva, tuttavia, essa spesso si sposa con una sfiducia
135
dilagante del cittadino verso i suoi rappresentanti, acuita da una esasperata sensibilità ecologica.
Questa sfiducia produce una nuova forma di mobilitazione che qualche volta si manifesta avendo
estromesso la legittima e seria volontà responsabile di essere protagonisti del proprio futuro, in
favore di una più particolare volontà di tutela dei propri interessi di “qui ed ora”.
La terza è una domanda per una più equa ripartizione dei rischi e dei benefici (Beck, 1986).
L’analisi empirica, infatti, ha messo in evidenza come la ripartizione rischi/benefici venga
generalmente percepita come sbilanciata a scapito della popolazione residente nel luogo dove - per
esempio - sarà localizzato un impianto. È stato evidenziato come nella prospettiva dell’opinione
pubblica sembrerebbe affermarsi una tendenza a un progressivo spostamento di considerazione dai
vantaggi agli svantaggi, sovrastimando i costi, sopportati dalla piccola comunità locale, e
sottostimando i benefici, ripartiti, invece, su una comunità più vasta. La sindrome Nimby (Not In My
BackYard) è evidenziata da questo bisogno e introduce il tema del localismo. Infatti, Nimby è
l’etichetta attribuita all’atteggiamento per cui la soluzione di un problema percepito “a rischio” per
l’ambiente è sempre da ricercarsi al di fuori dell’orto di casa (Featherstone, 1990). Dunque, la
tutela del proprio interesse locale sembra avere la prevalenza rispetto all’interesse collettivo.
Esaurite le tre domande poste dalla popolazione, emergono due considerazioni ulteriori. La prima
considerazione evidente è connessa alla dilagante sfiducia per le istituzioni, e ciò si ricollega al
problema che la accettazione sociale delle scelte di politica ambientale e tecnologica (tutte percepite
come potenzialmente generatrici di rischio) è inevitabilmente mediata, cioè è in relazione alla
credibilità delle istituzioni che sono chiamate a garantire l’affidabilità delle soluzioni tecnologiche e
gestionali. La seconda considerazione è in relazione al contesto comunicativo in cui oggi avviene
l’informazione che concerne il rischio, dove emerge chiaramente la propensione dei mezzi di
comunicazione a enfatizzare le notizie relative allo stato ambientale, sviluppando una
comunicazione crescente per intensità ma caratterizzata da un sensazionalismo con una spiccata
propensione allarmistica, a discapito del contenuto informativo.
Le questioni sopra indicate sono tra i fattori significativi che determinano l’accettabilità di
convivere con un rischio. Nella vita quotidiana, infatti, gli individui non accettano né rifiutano il
rischio di per sé o considerato isolatamente, ma ne valutano il grado di accettabilità nel contesto di
un corso di azioni che prevede una serie di nodi decisionali da risolvere e di valutazioni da prendere
in termini di costi e di benefici. In sostanza, l’attribuzione di “rischioso” non è assoluta ma
contestualizzata, dunque risente di fattori culturali, formativi e informativi che provocano modifiche
nella definizione del rischio medesimo quanto l’eventuale rimozione di cause oggettive che hanno
concorso a quella definizione. Per intendersi, l’aumento della velocità nella guida degli automezzi è
dovuto sia all’incremento della sicurezza oggettiva a bordo della automobili (dall’ABS agli air bag)
ma anche allo stabilirsi di una cultura della velocità che ha permesso di superarne la paura.
Certamente, ogni individuo attribuisce propri livelli di rischio alle attività a cui partecipa secondo
una prospettiva di attenzione ai benefici, per esempio valutando il rischio associato a una certa
tecnologia socialmente accettabile, o ai rischi, per esempio valutando i benefici associati a una certa
tecnologia come socialmente convenienti. Ciò porta a dire che, di fatto, una tecnologia - per
esempio - dispone di un livello di rischio socialmente accettabile se i suoi benefici sono considerati
maggiori dei suoi rischi dalla maggior parte dei membri della società.
7.2. La percezione del rischio.
Una prima semplice tipologia del rischio lo distingue in base alla origine, per cui esso può essere
naturale o sociale. I rischi naturali, a loro volta, si distinguono in passivi e attivi: i primi sono
caratterizzati da uno stressore che non risulta essere intelligente e non possiede obiettivi mirati
(un’inondazione o un terremoto); i secondi possiedono uno stressore che ha una seppure
rudimentale regola di comportamento e colpisce in modo mirato (un’epidemia). I rischi di carattere
136
sociale sono anch’essi distinguibili in due tipi, volontari e involontari, dove la volontarietà è data
dalla libera scelta del soggetto di esporsi o meno al rischio. Queste sono due caratteristiche
concettuali profondamente differenti, in quanto il singolo individuo, sulla base di un’istintiva e
personale analisi costi/benefici, considera nel primo caso il rischio compensato dai vantaggi a esso
collegati, mentre ciò non avviene nel secondo caso. Una così semplice organizzazione tassonomica
del rischio, tuttavia, ha una valenza limitata in quanto non tiene ancora conto del fatto che
l’individuo basa le sue valutazioni di rischiosità non tanto sulle previsioni statistiche (per esempio,
il possibile numero di morti), ma sulle caratteristiche qualitative, cioè sulle proprietà percepite della
fonte del rischio e della situazione (Tav.1).
Tav. 1 - Le variabili di percezione del rischio
Controllato
Familiare
Temibile
Immediato
Latente
Specifico
Recuperabile
Non controllato
Sconosciuto
Poco temibile
Differito nel tempo
Presente
A -specifico
Irreversibile
In sostanza, ogni individuo elabora uno specifico grado di disponibilità all’esposizione al rischio
che è frutto dell’ informazione e formazione ricevuta, della propria esperienza e di quella condivisa
con la sua rete relazionale significativa, di caratteristiche sociali e psicologiche che lo
contraddistinguono. In questo contesto, la percezione del rischio gioca l’importante ruolo di
orientamento del significato attribuito a una situazione rischiosa, secondo un insieme di parametri
che organizzano il rischio medesimo. Così, una immagine percettiva sottostimata del rischio si basa
sul carattere di controllabilità del rischio stesso, oltre alla sua associazione a situazioni di
familiarità, altamente specifiche e confinate, e a danni non permanenti ma recuperabili. Certamente,
si potrebbe discutere a lungo sulla classificazione oggettiva del rischio ma, per quanto ci interessa, è
sufficiente evidenziare come ogni attore sociale assuma propri e autonomi livelli di giudizio
nell’attribuire il grado di rischio all’attività oggetto di valutazione (Drottz-Sjoberg, 1991). Egli
elabora un proprio grado di esposizione al rischio, che appare come la manifestazione degli stati
d’ansia e di paura che rientrano nell’immaginario sociale, tanto che determinate tecnologie
giungono ad assumere il valore di capro espiatorio destinato a concretizzare gli stati generali di
ansia, di paura per la sopravvivenza, generati nella collettività dalle modalità di vita della società
industriale e da ciò che sarà il suo futuro. E’ sulla base di questo giudizio di valore autonomo che
ciascun gruppo elabora le proprie strategie di reazione di fronte all’eventuale manifestarsi dei rischi
sia naturali sia “prodotti dall’uomo”.
Un ormai classico studio americano ha cercato di evidenziare lo scostamento esistente tra rischio
percepito e rischio reale, stimando quest’ultimo sulla base di valutazioni degli esperti assicurativi in
funzione del costo biologico (numero di morti) ed economico (per cure sanitarie, per perdita di
competenze, ecc.) che una attività rischiosa procura annualmente negli Stati Uniti. Si è così
generata una prima classifica che ha permesso di misurare il rischio e definire i costi specifici (per
esempio i premi assicurativi) associati a ogni attività. Contemporaneamente, intervistando un
campione di cittadini si è registrata la valutazione del rischio percepito per ciascuna di quelle
medesime attività. In pratica, si è chiesto a ciascun intervistato di ordinare le attività proposte a
partire da quella considerata più rischiosa a quella considerata meno rischiosa, in base alla sue
conoscenze, esperienze e impressioni. Si è così generata una seconda classifica che esprime il
valore soggettivo attribuito a ogni attività rischiosa (Tav.2). Il risultato è che il fumo, al primo posto
come rischio “reale”, è al quarto come rischio percepito; l’energia nucleare si trova al primo posto
nelle paure di donne e uomini, ma solo al ventesimo come rischio “reale”, dopo le ferrovie. Quanto
137
è più interessante, nelle predisposizione delle strategie di comunicazione, è che il comportamento
individuale è mosso in ragione della percezione soggettiva del rischio e non della sua stima “reale”
e, in particolare, che il processo comunicativo e informativo riguardante il rischio è profondamente
caratterizzato dai livelli percettivi di esso.
Tav. 2 - La percezione del rischio e il rischio stimato dagli esperti rispetto ad alcune attività
secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti nel 1990.
Donne
Uomini
Donne e Uomini
Il rischio secondo gli esperti in
in carriera
ordine di stima da max. a min.
T
C
D
A
F
B
K
Q
b
H
P
L
N
d
U
M
S
E
G
R
X
I
W
J
a
Z
V
c
O
Y
138
T
D
A
B
C
F
B
Q
R
P
H
A
D
L
K
S
I
N
E
Z
C
U
J
M
X
W
O
V
Y
G
D
F
C
A
B
P
Q
T
H
N
K
U
L
M
b
X
G
S
E
J
W
R
d
I
V
c
O
a
Y
Z
Fumo
Bevande alcoliche
Veicoli a motore
Armi da fuoco
Energia elettrica
Motociclette
Nuoto
Chirurgia
Raggi X
Ferrovie
Aviazione in generale
Grandi lavori
Biciclette
Caccia
Elettrodomestici
Incendi
Attività di polizia
Contraccettivi
Aviazione commerciale
Energia nucleare
Scalate in montagna
Impianti di potenza
Calcio a scuola
Sci
Vaccinazioni
Coloranti alimentari
a. Conservanti alimentari
b. Pesticidi
c. Antibiotici
d. Spray
7.3. La comunicazione del rischio
Quanto sottolineato nei paragrafi precedenti sostiene la nostra tesi per cui la dimensione soggettiva
del rischio e la sua percezione orientano i processi di comunicazione in situazione di emergenza, nei
quali il rischio è messo a tema o comuqnue percepito come carattere qualificante la situazione della
comunicazione.
Ulteriori approfondimenti mostrano che, a livello individuale, il processo di attribuzione di senso e
decodifica del messaggio è certamente razionale, se si analizzano i passi che lo caratterizzano.
L’individuo, infatti, segue un percorso che lo porta a valutare la probabilità e l’intensità del rischio,
le possibili opportunità a sua disposizione e le conseguenze relative alle differenti scelte, per
arrivare a preferire l’azione considerata più vantaggiosa. Dunque il processo è in sè razionale. Ma in
situazione di crisi gli individui tendono a manipolare le informazioni, relative alla realtà nuova in
cui sono immersi e utilizzate nel processo di decodifica, con l’obiettivo di ridurre la “dissonanza
cognitiva”, cioè per cercare di condurre a modelli interpretativi consolidati una situazione non
dominata cognitivamente. In questo caso la razionalità del processo di attribuzione di senso non
garantisce un risultato interpretativo aderente alla realtà, in quanto costruito su una base di dati
manipolata. Così l’indivudo fa opera di sovra-semplificazione e di normalizzazione, cercando di
condurre, forzosamente, a schemi di senso già acquisiti realtà che sono qualitativamente differenti.
Oppure, si sovra-stimano alcuni eventi per loro caratteristiche specifiche e non per il danno “reale”
che possono causare. L’emergenza, dunque, come luogo deputato di manifestazione del rischio e
della complessità, evidenzia la necessità di impiegare processi comunicativi efficaci e finalizzati a
sviluppare comportamenti adattivi che, tuttavia, possono essere inficiati dalle pratiche manipolative
dei fruitori e delle stesse fonti. Il crisis management della comunicazione diventa, cioè, un
momento strategico e originale per le competenze che richiede.
Un’ulteriore considerazione rispetto a questa particolare situazione rimanda alle due immediate
domande che sorgono nel momento in cui un individuo si trova in una situazione nuova, come è
ogni situazione di rischio associata a un certo grado di indeterminatezza. Esse sono: “che cosa è
successo?” e “che cosa devo fare?”. In particolare, la prima domanda esprime bene tutto il bisogno
di contestualizzazione e di attribuazione di senso (cioè di interpretazione) necessario per poter
avviare un percorso di azione, coerente con la specifica situazione. Questa domanda di
informazione che sorge spontanea può essere descritta da una “curva della domanda” e da una
“curva della risposta”, rappresentate su un piano in cui si può leggere il passare del tempo
dall’impatto dell’evento critico e l’intensità della domanda (Tav. 3). In tal modo la distanza tra le
due curve mostra il “vuoto informativo”, la non risposta alle domande, il perdurare dell’incertezza
generatrice di stress, la quota di vulnerabilità. Tuttavia, quest’area sottesa alle curve ha significati
diversi: quando maggiore è la curva delle domanda (area grigia nella tavola, il caso di “troppe
domande senza risposta”) le domande senza risposta rendono fallace ogni interpretazione per
mancanza di dati; quando maggiore è la curva delle risposte (area bianca nella tavola, il caso di
“troppe risposte a poche domande”) il surplus di informazioni rende insufficienti i modelli
interpretativi dei recettori. In entrambi i casi, dunque, la gestione comunicativa non è efficace e non
risolve lo stato stressante, di esposizione al rischio perdurante, che affligge l’individuo. Dunque, si
può trarre una prima conclusione: il processo comunicativo e informativo in situazioni di
esposizione al rischio ha caratteristiche proprie e specifiche; le risposte alle domande devono essere
puntuali e non creare situazioni di ridondanza né di selezione problematica dei contenuti; la
strategia è sempre orientata a ottenere l’attivazione di comportamenti adattivi alla situazione.
139
Sul piano della comunicazione mass mediale, l’osservazione dei percorsi comunicativi ci permette
di affermare che la comunicazione del rischio tende a una progressiva generalizzazione delle issues
a partire dal tema specifico che l’ha generata, mano a mano che ci si allontana dal tempo
dell’impatto, della manifestazione dell’evento. Per esempio, dallo specifico rischio connesso
all’incidente nucleare di Chernobil (nel 1986), la comunicazione si è poi spostata al tema più
generale dei rischi sottesi all’impiego dell’energia nucleare; dall’incidente di Seveso con rilascio di
diossina (1976) al dibattito sulla legittimità, comunque, dell’aborto, indipendentemente dalle
ragioni che lo hanno reso possibile durante la specifica emergenza (casi di gravidanze a elevato
rischio a causa dell’inquinamento). Ciò definisce una specifica strategia della comunicazione per il
fatto che, sia la soggettività su cui si fonda la percezione del rischio, sia l’elevato grado di
incertezza di cui esso e l’evento correlato sono connotati, permettono di avviare processi di
mutamento significativi in cui, la ridefinizione dei modelli cognitivi di una realtà differente si fonda
soprattutto sul processo comunicativo in un contesto di ampia segmentazione del target e di sua
permeabilità (Lombardi 1993). In sostanza, ritornando alla Tavola 3 precedente: nella prima fase di
vulnerabilità (area grigia) l’informazione mediatica è interessata a divulgare informazioni per
rispondere alla due domande che promuovono il processo comunicativo (“Cosa è successo?” “Cosa
devo fare?”) e i media tendono a rapportarsi funzionalmente alle fonti istituzionali; nella seconda
fase di vulnerabilità (area bianca), i media sono autonomi rispetto alla fonti ufficiali e rispondo ai
nuovi bisogni complessi di informazione fornendo i modelli interpretativi della realtà (“Ti spiego
cosa è successo”), via via allontanandosi dall’evento che ha generato la crisi.
Di massima, si può affermare che gli attori interessati al processo di comunicazione (fonti, media e
pubblico) rielaborano il messaggio veicolato rispetto a una logica che è loro propria e utilizzano un
vocabolario auto-referenziale (codice) rispetto al sistema complesso che tutti e tre costituiscono. Per
esempio, un’emittente istituzionale tende a produrre comunicazione problematizzando gli aspetti di
consenso e di opportunità, in riferimento alla adesione latente che richiede al suo pubblico. Un
pubblico che, comunque, interpreta i contenuti e attribuisce senso alla comunicazione tenendo conto
del proprio assetto simbolico, del quadro di relazioni sociali in cui è inserito e della specificità della
situazione in cui si trova. Ma tale messaggio è, sempre, veicolato dai media che, a loro volta, lo
rielaborano alla luce dei vincoli, delle regole e degli obiettivi che li organizzano. In questo generale
quadro di riferimento, si colloca il processo comunicativo della crisi e della situazione “a rischio”,
cioè in riferimento a oggetti che possono essere percepiti come portatori di “danno”
(destabilizzazione, incertezza, indeterminatezza ...). In generale, appare evidente come la politica
comunicativa in funzione della risposta adattiva alla crisi debba tenere conto della situazione in cui
140
si attua, cioè del momento preventivo oppure del momento gestionale, e degli obiettivi che si pone,
siano essi operativi oppure cognitivi (Tav.4.).
Tav. 4. Le modalità della politica comunicativa
politica comunicativa di tipo
emergenza
situazione
di
prevenzione
operativo
cognitivo
orientare i comportamenti di una popolazione a
rischio
fornire i codici di cultura operativa ai diversi
livelli del sistema sociale
definire la situazione per una popolazione a
rischio
massimizzare la funzionalità civica generale
(“sub-cultura dell’ emergenza”)
Le quattro modalità che così si generano definiscono quattro diversi ambiti della comunicazione del
rischio che orientano gli obiettivi della comunicazione e, conseguentemente, le strategie da mettere
in atto. In ogni caso, la gestione della comunicazione in situazione di crisi mostra una struttura
stabile della comunicazione che conferma l’esistenza di un triangolo relazionale costituito da
•
•
•
le autorità e le istituzioni preposte alla comunicazione o alla gestione del rischio, cui spetta
anche anche normativamente l’informazione del pubblico;
i media che sono i mezzi del processo comunicativo con la funzione di “amplificatori” dei
messaggi;
il pubblico, dunque i cittadini che sono i destinatari ultimi dell’intero processo.
L’analisi empirica svolta ci permette di evidenziare alcuni nodi problematici che complicano le
relazioni tra questi attori.
Il rapporto tra istituzioni e media, infatti, sembra essere affetto dai seguenti problemi:
•
•
•
•
•
•
il tempo: le autorità tendono a raccogliere tutte le informazioni rilevanti, elaborare il
messaggio secondo una propria prospettiva e, quindi, fornire l’informazione. I media, al
contrario, vogliono essere informati “ora”, senza accettare dilazioni temporali, secondo la
presupposizione di “oggettività” della descrizione dell’evento;
la fonte: le autorità preferirebbero essere l’unica fonte di riferimento. I media preferiscono
riferirsi a più fonti, possibilmente in contrasto tra loro;
la responsabilità: le autorità devono prendere decisioni che hanno conseguenze giuridiche,
economiche e politiche. I media preferiscono indurre il pubblico a valutare la responsabilità
rispetto alla sua specifica situazione di “vittima” dell’evento e target della comunicazione;
la conoscenza: le autorità desiderano poter considerare ogni aspetto della situazione per
elaborare una visione complessiva e complessa della situazione. I media cercano di
“volgarizzare” la prospettiva iper-semplificando le informazioni secondo una prospettiva di
“mercato”;
le priorità: in genere i media e le autorità non condividono il medesimo punto di vista circa
“le cose importanti” che sono da dire al pubblico;
la credibilità: a causa delle caratteristiche della crisi (turbolenza, incertezza ...) le autorità
possono sbagliare nel fornire le informazioni. Tale errore, in genere, è valutato dai media
come un atto disonesto voluto e non causato da una oggettiva situazione difficile.
141
La specificità della relazione tra le istituzioni e il pubblico evidenzia, a sua volta, altri nodi
problematici:
•
•
•
la credibilità: i fattori che determinano la credibilità del messaggio fanno riferimento alla
percezione, da parte del pubblico, di accuratezza, di precisione e alla legittimità riconosciuta
agli attori che partecipano al processo comunicativo;
la fiducia: è una risorsa spesa dalle fonti dell’informazione durante il processo della
comunicazione, ma è accumulata dalle medesime fonti nel tempo precedente la crisi;
la mancanza di dati e di tempo: la comunicazione in situazione di rischio spesso chiede di
elaborare messaggi quando non si hanno dati sufficienti per descrivere la situazione stessa,
né il tempo per reperirne di ulteriori.
Infine, anche il rapporto tra lo strumento della comunicazione, cioè i media, e il pubblico risente di
altri problemi:
•
•
•
•
la comprensione: il comunicatore deve predisporre il messaggio usando i codici e i modelli
cognitivi già impiegati dal pubblico, prestando attenzione alla situazione di possibile
dissonanza cognitiva in cui esso si trova;
l’attenzione del pubblico: il pubblico domanda informazioni circa la crisi e molteplici sono
gli aspetti che lo interessano. Il comunicatore deve trovare le modalità per focalizzare
l’attenzione del pubblico sull’aspetto che il comunicatore stesso reputa “rilevante”;
lo statuto di verità: i media godono di un proprio statuto di autorità e di legittimità a
comunicare indipendente rispetto al contesto della comunicazione stessa, con la conseguente
accettazione “acritica” del messaggio, favorita dalla situazione di incertezza e dal bisogno di
informazione che caratterizza ogni crisi;
le funzioni proprie dei media: in situazione di crisi, le cosiddette funzioni di gatekeeper
(selezione dell’informazione) e di agenda setting (gerarchizzazione dell’informazione)
proprie dei media non sempre rispondono al bisogno di gestione della crisi stessa, ma
piuttosto sono funzionali al mantenimento della stessa struttura mediale.
In generale, dunque, può essere utile evidenziare alcuni percorsi che, nella nostra prospettiva,
potrebbero essere adottati dalle istituzioni, in particolare dalla Pubblica Amministrazione, per
favorire l’importante processo della comunicazione. Tali percorsi specifici rimandano a variabili
individuali e soggettive oltre che a variabili strutturali e organizzative:
•
•
•
•
142
acquisizione di un linguaggio comprensibile: ciò significa diffondere l’uso di un codice
comunicativo che non sia più, come ora, di ostacolo alla relazione;
acquisizione di nuove capacità di relazione con il pubblico: il processo comunicativo mette
a nudo l’operatore e l’operato della pubblica amministrazione richiede una specifica
formazione focalizzata alla acquisizione delle competenze per comunicare. domanda una
chiara razionalizzazione del ruolo cerniera che gli operatori svolgeranno quali
rappresentanti concreti di un fantasma organizzativo;
stabilità dell’organizzazione e acquisizione delle professionalità: il livello organizzativo e le
professionalità presenti nelle istituzioni non sembrano essere ancora all’altezza del mercato
dell’informazione. Entrambi gli aspetti, tuttavia, sono centrali per lo sviluppo di una efficace
comunicazione istituzionale che richiede, per esempio, capacità nell’orientare il lavoro delle
agenzie, nel dialogare con esse e con i media per elaborare i messaggi adeguati ai bisogni
della realtà;
routinizzazione del processo comunicativo: spesso le dinamiche sociali diventano oggetto
della comunicazione solo in situazioni critiche per la collettività. Al contrario, è raro
l’intervento comunicativo orientato alla prevenzione e collocato nella quotidianità. Tuttavia,
è solo all’interno di una comunicazione costante e puntuale che le istituzioni possono
rinegoziare il rapporto con i cittadini, ricostituendo il bagaglio di fiducia necessario per
definirsi come fonte autorevole e credibile.
Le considerazioni finali evidenziano chiaramente come non si possa gestire la comunicazione
durante una situazione di rischio se non si è preparati a farlo: le istituzioni, le organizzazioni e i
media hanno bisogno di elaborare le politiche comunicative della crisi durante la normalità. Infatti,
è in questo periodo che esse hanno la necessità di sviluppare politiche formative e informative
costanti, per perseguire l’obiettivo di diffondere tra la popolazione una cosiddetta “sub-cultura della
crisi”, che comprende quella quota di conoscenze comuni, fatte di codice, di linguaggio e di
informazioni, che favoriscono il comportamento adattivo durante l’emergenza. Ma, soprattutto, è
nella quotidianità del rapporto con i cittadini che le istituzioni possono capitalizzare la quota di
fiducia necessaria per raggiungere un sufficiente grado di credibilità che permetta al messaggio di
penetrare. Probabilmente, questo obiettivo è prioritario rispetto ad altri, in quanto il carattere di
credibilità attribuito a una fonte favorisce nel pubblico l’esercizio di una funzione paragonabile a
quella di gatekeeper propria dei media: infatti, se il pubblico non “crede” nell’emittente, il
messaggio che essa comunica ha pochissime probabilità di successo, anche durante un allarme o
una crisi, anzi la stessa emittente è selezionata, negativamente o positivamente, proprio in funzione
del grado di fiducia <> credibilità attribuito. D’altra parte, le crisi tendono a rendere palesi i conflitti
latenti e, dunque, le relazioni tra istituzioni, media e pubblico risentono del livello di conflittualità
latente nel sistema sociale. In particolare, ciò avviene quando la causa della crisi è attribuibile a un
attore del medesimo sistema sociale, favorendo con ciò la nascita di opposti schieramenti. Oppure,
quando i danni della crisi non sono significativamente misurabili con perdite di vite umane; o
quando, la distanza temporale dall’impatto scatenante la crisi è tale per cui l’attenzione sociale è
ormai concentrata sulle attività di ripristino della normalità, dove la componente economica e
politica è rilevante.
Sulla base di tali presupposti si può dire che non è efficace elaborare la gestione comunicativa della
crisi durante il manifestarsi della crisi, perché la sua efficacia dipende dalle specifiche attività di
prevenzione che sono state attuate. In un qualche modo, una situazione di forte difficoltà per il
sistema si supera utilizzando le risorse - conoscitive, organizzative ed economiche - che sono state
preventivamente accumulate. E’ certamente importante ricordare che, durante la crisi, le istituzioni,
i media e il pubblico devono essere pronti a gestire un flusso informativo inusuale: operativamente
significa elaborare canali comunicativi “robusti”, cioè non influenzabili dalla situazione specifica, e
utilizzare strumenti tecnologici adeguati.
Sul piano della relazione con il pubblico, le istituzioni hanno la necessità di imparare ad attrarre
l’attenzione: la competizione tra i differenti attori della comunicazione è sempre elevata, ma per
questo le istituzioni devono essere attive, non reattive, imparando a utilizzare le nuove tecnologie
della comunicazione e conoscendo le condizioni di lavoro dei media in caso di crisi. Inoltre, esse
devono farsi capire: ciò significa non dovere ricorrere a ulteriori “traduzioni” del messaggio, ma
elaborarlo utilizzando i codici propri del pubblico e non della fonte della comunicazione.
7.4. Strumenti e strategie per comunicare: l’organizzazione del processo della comunicazione
In forma didascalica e schematica, si vogliono fornire, a conclusione del percorso di riflessione
teorica e di ricerca empirica condotto, alcune linee guida per la comunicazione dei rischi naturali
che possono essere sintetizzate nei seguenti criteri che informano la comunicazione del rischio:
•
le fonti devono dimostrarsi sempre corrette ed oneste;
143
•
•
•
•
•
•
le informazioni sono focalizzate su argomenti specifici e non generalizzare;
si deve prestare attenzione a quanto il pubblico già conosce per elaborare il messaggio;
cioè è necessario attenersi ai bisogni del pubblico (cognitivi, linguistici e operativi) e
contestualizzare il rischio (cioè comunicarlo rispetto a quanto è successo e in relazione
all’ambiente specifico);
le informazioni sono fornite solo per quanto necessarie a risolvere il nodo decisionale e
cognitivo del pubblico secondo uno schema che proponga un’organizzazione gerarchica
dell’informazione, in modo che chi cerca una risposta la trovi immediatamente e chi desideri
i dettagli sia in grado egualmente di trovarli;
nel processo comunicativo riconoscere e rispettare i sentimenti e i modi di pensare del
pubblico e riconoscere i limiti della conoscenza scientifica, che uno strimento privilegiato
della comunicazione del rischio ma non per questo nè l’unico né infallibile;
infine riconoscere l’ampia influenza e gli effetti che il rischio ha sulle dinamiche sociali per
essere coscienti delle ricadute ampie che la comunicazione del rischio ha nel sistema sociale.
I principi di cui sopra trovano ragione in una lettura del processo comunicativo che riprende e
rielabora gli ormai superati schemi della comunicazione lineare e trasmissiva, e presuppone la
risposta alle sei domande che seguono intese come quadro di riferimento per la comunicazione del
rischio:
1.
2.
3.
4.
Why (perché): quali sono le ragioni della comunicazione?
Who (chi): chi è il soggetto, la fonte della comunicazione?
When (quando): quando avviene il processo comunicativo, quali sono i suoi tempi?
Where (dove): in quale contesto si comunica sia in relazione all’evento (origine) sia in
relazione al sistema della comunicazione (strumenti)?
5. What (che cosa): quale messaggio viene comunicato?
6. Whom (a chi): chi sono i destinatari, a chi si rivolge la comunicazione?
Why (perché): l’obiettivo della comunicazione può essere distinto in due momenti con
caratteristcihe differenti:
1. Prima dell’emergenza
a.
b.
c.
d.
Rassicurare circa il rischio locale.
Informare sulle modalità/qualità di intervento istituzionale/dell’organizzzazione.
Formare e addestrare la popolazione e i responsabili dei media.
Informazioni “in pillole” per mantenere continuità dell’informazione: sistematicità e
periodicità.
2. Durante emergenza
a. Informare con accuratezza e completezza su quanto è successo o sul rischio a cui si è
esposti;
b. Fornire indicazioni su comportamenti operativi da tenere;
c. Comunicare sugli sviluppi della situazione e le azioni intraprese per affrontare la
situazione.
144
Una efficace comunicazione del rischio è in grado di:
•
•
•
•
•
Ridurre il livello percettivo della crisi.
Mantenere al minimo il risultato dell’impatto sul sistema colpito.
Promuovere il controllo, anche mediatico, della situazione.
Garantire una rapida trasmissione e una efficace e credibile comprensione dei messaggi
relativi alla crisi.
Far sì che i messaggi diano adito ad azioni adattive appropriate e significative.
Al contrario una inefficace comunicazione di crisi ha il risultato di:
•
•
•
•
•
•
•
Incrementare il livello di ansia, preoccupazione e paura del pubblico.
Promuovere le voci e i “rumori”.
Favorire una non corretta percezione del rischio.
Favorire un allarme esagerato.
Rendere più probabili i danni.
Promuovere un immagine negative dei gestori della crisi.
Fare perdere credibilità e fiducia nei gestori della crisi.
Who (chi): la fonte della comunicazione del rischio o in situazione di emergenza è opportuno che:
•
•
sia conosciuta dal pubblico e goda di un rapporto di fiducia e credibilità attestato nella
quotidianità;
non sia percepita nei suoi possibili ruoli “politici” ma piuttosto per i suoi ruoli “tecnici”.
Come si evince dalla ricerca empirica presentata in questo rapporto, che d’altra parte conferma studi
precedenti, ad eccezione della figura del proprio sindaco, solo ruoli tecnici (protezione civile,
esperto, ecc.) hanno un livello di penetrazione nel pubblico efficace.
La fonte che comunica deve evitare alcuni errori ricorrenti e pericolosi quali:
•
•
•
•
•
•
•
Impreparazione: “questo non può capitare a me!”
Assenza: non essere immediatamente sul posto.
Ignoranza: non conoscere i bisogni del pubblico.
Silenzio: non comunicare.
Distanza: “la mentalità della sala crisi come bunker”.
Costruzione: raccontare di tutto eccetto che la verità.
Improvvisazione: non conoscere gli standard e le regole.
Per essere preparati a comunicare in queste situazioni, è opportuno che la fonte conosca le domande
più frequenti che vengono proposte dai media nelle situazioni di rischio o crisi:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Quale è il suo nome e il suo ruolo? (al portavoce)
Cosa è successo?
Quando è successo?
Dove è successo?
Cosa state facendo?
Chi è coinvolto?
Quali sono le cause?
Cosa contate di fare rispetto alle cause?
Qualcuno è ferito o morto? Chi sono?
145
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Quali sono stati i danni?
Quali sono le conseguenze su (…ambiente, popolazione, ….)
Quali sono le misure di sicurezza da adottare adesso?
Chi è il colpevole? Di chi è la colpa?
Di chi sono le responsabilità?
E’ mai successo prima qualcosa di simile?
Che cosa potete dire alle vittime?
C’è pericolo ora?
Quali sono i problemi per la popolazione?
Quanto costano i soccorsi?
Quando possiamo avere un aggiornamento?
When (quando): l’attivazione del processo di comunicazione del rischio si avvia in un istante
quanto più prossimo alla manifestazione del rischio medesimo o alla diffusione di un allarme di
rischio tra il pubblico. La necessità di immediatezza si spiega quale risposta al primo bisogno
cognitivo emergente. In tal caso, il primo attore/fonte della comunicazione definisce nel suo
pubblico il quadro cognitivo di riferimento che non solo fornisce senso alla situazione ma diventa
quadro di confronto rispetto a quanto verrà successivamente comunicato. Questo tipo di
comunicazione immediata può anche limitarsi a dichiarare la conoscenza della presenza di un
rischio da parte delle istituzioni competenti alla gestione, l’avvio delle azioni necessarie al
contenimento, il rimando temporale alla prossima comunicazione (esempio: “siamo sulla palla, le
autorità sono informate e stanno provvedendo. Informazioni dettagliate saranno fornite entro X
minuti”). In particolare, si sottolinea l’importanza di “chiudere l’orizzonte temporale” della
comunicazione, informando sempre sul successivo appuntamento. Ciò ha il vantaggio sia di ridurre
la dimensione dell’incertezza associata alla percezione del rischio sia di evitare una comunicazione
“on demand” promuovendo, al contrario, un processo sistematico di relazioni.
Where (dove): la comunicazione del rischio si attua in un contesto specifico di rischio e utilizza
strumenti mediatici. Questi ultimi perseguono strategie proprie dovute al carattere di elevata
notiziabilità specifico dell’oggetto associato al rischio e/o della crisi manifesta, che spesso si
concretizzano in:
•
•
•
•
ricerca dello scoop;
informazione distorta, sia a causa della scarsa robustezza del canale sia per una “distorsione
strategica” del medium;
ricerca del colpevole;
dinamicità elevata: i media sono rapidi, arrivano prima delle istituzioni e vogliono
comunicare subito.
Il sistema della comunicazione è, dunque, un luogo complesso a rete in cui è necessario:
•
•
•
•
•
146
definire relazioni funzionali tra i nodi della rete: i media sono partner con cui definire la
collaborazione prima che si manifesti la necessità;
riconoscere la specificità dei ruoli di ogni attore: pianificare la comunicazione come ogni
altra attività orientata ad affrontare/ridurre il rischio;
promuovere attività di formazione e sensibilizzazione reciproche tra operatori dei media e
operatori dell’emergenza;
favorire il coordinamento dell’informazione;
predisporre un “team” per la gestione comunicativa della crisi (inserire il portavoce nel
gruppo di gestione della crisi);
•
comunicare per mezzo di un solo credibile portavoce (esempio: la responsabilità è del
sindaco il quale si avvale di uno o più esperti/tecnici).
What (Che cosa): il messaggio, in situazione di rischio, è decodificato dal pubblico in funzione
delle conoscenze pregresse e delle caratteristiche culturali proprie degli attori interessati al processo
comunicativo. Pertanto, l’efficacia del messaggio è anche risultato delle azioni informative e
formative promosse “nella normalità”, prima che emerga una consapevolezza di essere esposti a
rischi.
Il messaggio elaborato deve essere in grado di:
•
•
•
•
Avere potere definitorio (spiegare le cose);
Anticipare le domande del pubblico, conformente ai suoi bisogni (proattivo non reattivo);
Essere flessibile, cioè transitabile senza mutare significato su più canali della
comunicazione;
Sviluppare una strategia coesiva (promuovere la coesione del sistema sociale).
Whom (A chi): la popolazione è il target della comunicazione e dunque è necessario conoscerne le
caratteristiche e il bisogno informativo specifico per dare una risposta al bisogno cognitivo con un
linguaggio adeguato al pubblico (misurato sulle competenze del pubblico e non della fonte), in un
processo che non dia nulla per scontato e si dimostri sempre trasparente, garantendo la massima
fruibilità dell’informazione.
7.5. Conclusioni
Nel corso della ricerca si è avuta occasione di approfondire il rapporto, spesso problematico, con gli
operatori della comunicazione perseguendo l’ipotesi di elaborare e condividere un Decalogo di
comportamento per la comunicazione dei rischi naturali nell’area Mediterranea. In particolare,
durante il Forum dei Comunicatori del 28 e 29 ottobre 2004, a Barcellona, è stata discussa e
presentata una prima bozza che tiene conto delle riflessioni e delle ricerche effettuate.
Decalogo della comunicazione sui rischi naturali nelle area del Mediterraneo Occidentale:
1) L’obiettivo della comunicazione sui rischi naturali è di prevenzione nei confronti del rischio
medesimo e promozione della sicurezza delle popolazioni.
2) Le Pubbliche Amministrazioni hanno il dovere di facilitare l’accesso all’informazione sui
rischi naturali da parte dei cittadini
3) L’informazione sui rischi naturali diffusa dai comunicatori ha come obiettivo prioritario la
tutela delle vittime.
4) I comunicatori, le pubbliche amministrazioni e la comunità di scienziati ed esperti
collaborano tra loro per favorire una comunicazione sui rischi naturali orientata alle strategie
di prevenzione.
5) I comunicatori sui rischi naturali collaborano sistematicamente, anche al di fuori dei
momenti di allarme e di gestione della crisi.
6) In una situazione manifesta di rischio naturale, i criteri della comunicazione devono essere
uniformi e coerenti, i contenuti devono essere chiari e comprensibili, al fine di permettere
l’attuazione di misure di prevenzione e auto-protezione da parte dei cittadini.
7) La comunicazione dei rischi naturali favorisce la riflessione e l’elaborazione, contribuisce
all’educazione dei cittadini, evita allarmismi ingiustificati.
147
8) Le Pubbliche Amministrazioni favoriscono una comunicazione sistematica, anche attraverso
i media, sui rischi naturali per promuovere la formazione continua dei cittadini.
9) Chi comunica con il pubblico in situazione di crisi deve sia disporre di dell’informazione
necessaria sia avere le competenze specifiche delle modalità di comunicazione nella
situazione di crisi. La Pubblica Amministrazione e le Aziende dovrebbero provvedere alla
formazione necessaria a questi comunicatori.
10) I cittadini opportunamente informati e formati sono meno vulnerabili di fronte ai rischi
naturali. La disinformazione o l’assenza di informazione rendono un società più vulnerabile
di fronte ai rischi.
La bozza presentata è una prima forma di sistematizzazione del cosiddetto “triangolo della
comunicazione”, di cui si è precedentemente parlato, con l’obiettivo di definire un sistema di regole
valido per i tre attori principali della comunicazione del rischio (Istituzioni, comunicatori e
cittadini) nel quadro delle relazioni che intercorrono prima e durante la manifestazione
dell’emergenza. In tal senso, essa è un primo risultato operativo che prevede ulteriori sforzi per la
negoziazione e diffusione del documento.
148
Bibliografia
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Weber M. (1981), Il metodo delle scienze storico sociali, Einaudi, Torino.
149
Capitolo 8
L’analisi comparativa internazionale
Marco Lombardi
Come indicato in premessa, la ricerca ha utilizzato un questionario somministrato a un campione
rappresentativo di residenti in bassa Valtellina ed è stato riproposto a due gruppi di controllo in
Francia, nel comune di Aubignan, e in Spagna, nel comune di Carcaixent. Le pagine che seguono
propongono una linea di lettura comparativa ed evidenziano differenze e similarità significative tra
le tre popolazioni. Infine, risultati statistici complessivi sono esposti nella analisi monovariata
comparativa che chiude questo capitolo.
Dal punto di vista strutturale, facciamo riferimento a tre campioni che rispecchiano i caratteri dei
comuni di residenza e le modalità con cui ciascun campione è stato costruito. Per esempio, la
popolazione di Italia e Spagna dimostra caratteri molto simili ed è rappresentativa dell’intera
popolazione comunale. Al contrario, la popolazione del comune francese, in cui sono molto più
presenti i maschi con titolo di studio elevato e professioni di prestigio, esprime i caratteri dei capi
famiglia destinatari dell’intervista. L’unico carattere comparabile riguarda la numerosità del nucleo
familiare: rispetto a ciò si distingue la Francia per famiglie mediamente meno ampie che gli altri
due paesi, tanto da risultare maggioritaria la famiglia composta al massimo da due persone (43%
solo 2 persone, 15% solo una persona).
Un secondo dato strutturale riguarda la tipologia abitativa e le caratteristiche del luogo di
abitazione. A Carcaixent troviamo soprattutto persone che abitano dentro al centro urbano (97%),
equamente distribuite tra appartamento e casa indipendente. I comuni italiani e Aubignan, appaiono
molto simili, con circa una quarto di individui che vive in case isolate e la grande maggioranza in
una casa indipendente. Infine, ciascuno dei comuni è caratterizzato da specifiche situazioni di
rischio riconosciute dagli abitanti in base alla loro esperienza: l’esondazione (49%) o la frana (51%)
in Valtellina, l’esondazione (100%) ad Aubignan, l’esondazione (40%) o l’evento atmosferico
grave (grandine) (60%), quest’ultimo comunque quale fattore di esondazione, a Carcaixent. I
residenti in questo comuei, hanno direttamente sperimentato il disastro segnalato subendo danni
(65%), dunque in misura quasi doppia degli altri comuni, rispetto a una quota del 57% di
Valtellinesi che lo ha sperimentato ma senza danni. Invece, la popolazione francese intervistata, ha
conoscenza non diretta del rischio a cui è esposta, molto probabilmente ciò è spiegabile perché
proprio Aubignan dimostra una popolazione residente con elevata mobilità e comunque non
residente da lunga data nella zona, a differenza degli intervistati spagnoli e italiani.
8.1 Il rischio reale e percepito
Il primo aspetto da considerare riguarda il tipo di rischio attribuito alla zona di residenza e, più, in
generale il grado di personale esposizione ai rischi, per così dire, connessi alla quotidianità. Come si
può notare dai dati precedenti, l’esperienza fonda la percezione del rischio e, dunque, il dato
rilevato evidenzia come i rischi considerati maggiori siano connessi alla storia trascorsa. Solo in
Francia si inserisce il rischio sismico con una valenza maggiormente comunicativa piuttosto che
esperienziale.
151
Il rischio che maggiormente caratterizza la propria zona di residenza (possibili più risposte)
Italia
Francia
Spagna
Esondazione
37%
59%
97%
Frana
57%
4%
1%
Incendio boschivo
21%
0%
9%
Terremoto
2%
24%
3%
Rispetto a una più ampia classifica dei rischi, si collocano al primo posto per l’Italia l’incidente
stradale (22%), la frana (20%) e l’inquinamento elettromagnetico (16%) ; per la Francia
l’esondazione (31%), l’incidente stradale (22%) e l’incidente domestico (16%) ; per la Spagtna
l’esondazione (58%), l’incidente stradale (15%) e l’inquinamento atmosferico (10%). Ciò conferma
una valutazione del rischio ancorata alla dimensione di realtà: ai primi posti compaiono i rischi
naturali caratterizzanti la zona, insieme a quelli connessi alle attività quotidiane. Dunque, tutte le
persone intervistate si dimostrano consapevoli del rischio a cui sono esposte e fondano tale
consapevolezza sulla base dell’esperienza propria o della comunità di appartenenza. Ma questa
medesima variabile sottolinea anche il peso della counicazione del rischio come decisivo fattore di
orientamernto per la popolazione. In tutti i casi studiati, infatti, al terzo posto della classifica si
colloca un rischio attorno al quale si sono svolte specifiche campagne di comunicazione mediatica
e, in due casi, dei rischi che sono quasi esclusivamente percepibili attraverso la comunicazione
stessa:nel primo caso si fa riferimento agli incidenti domestici (Aubignan), nel secondo e nel terzo
all’inquinamento elettromagnetico (Valtellina) o atmosferico (Carcaixent). In conclusione, i tre
differenti campioni di riferimento, confermano la comune struttura di percezione e interpretazione
del rischio, che sottolinea come il fattore esperienziale sia determinante, seguito da quello
comunicativo mediatico.
In particolare, quale grado di rischio lei pensa personalmente di correre relativamente a…
(Su una scala da 1 a7, qui è considerata la distribuzione del rischio massimo per i valori 6 e 7)
Italia
Francia
Spagna
Rischio incidente stradale
22,1%
22,4%
14,7%
Rischio incidente nucleare
2,9%
7,8%
2,7%
Rischio incendio
8,4%
6,1%
7,8%
Rischio frana
20,4%
2,0%
0,5%
Rischio incidente sul lavoro
7,2%
2,0%
8,7%
Rischio incidente domestico
4,6%
16,0%
5,7%
Rischio esondazione
14,6%
31,4%
58,9%
Rischio terremoto
4,3%
0%
1,4%
Rischio inquinamento suolo
8,5%
5,8%
8,3%
Rischio inquinamento atmosferico
12,8%
12,2%
9,5%
Rischio inquinamento elettromagnetico
16,3%
4,0%
7,4%
Rischio incidente aereo
2,4%
4,0%
1,4%
8.2 Le istituzioni e l’emergenza
La dimensione della fiducia, che in particolare fonda la relazione tra cittadini e istituzioni, influisce
in modo determinante sulla comunicazione tra questi attori. Rispetto a questa tema gli intervistati si
differenziano maggiormente, ciò anche in ragione dei differenti caratteri normativi, organizzativi e
istituzionali che le tre regioni mostrano. In generale, la Spagna si mostra più omogenea nel
152
attribuire giudizi alti, con dunque minime variazioni, ma sempre con un consenso inferiore al 50%
delle risposte. L’Italia nel complesso è più critica promuovendo solo la dimensione organizzativa e
bocciando sia quella normativa, sia quelle fondata sulla stima (attenzione) sia quella mediatica. La
Francia puntualizza maggiormente: promuove l’organizzazione e le istituzioni boccia il resto.
Provando a sintetizzare, si può attribuire una fiducia minore da parte del campione italiano verso le
istituzioni e maggiore per quello francese. Ma ciò che è rilevante, si ritrova nella convergenza che il
valore modale (quello più elevato), per tutti, corrisponde alla dimensione organizzativa e operativa
dell’intervento in situazione di emergenza. Dunque, tutti gli intervistati stimano le proprie
organizzazioni di intervento e legano la propria valutazione al fattore esperienziale considerato che
stiamo facendo riferimento a realtà territoriali che hanno visto all’opera le organizzazioni sulle quali
esprimono un giudizio.
Per quanto riguarda il suo Paese (nazione), lei pensa che il nostro paese abbia, in materia di
disastri naturali…
Italia
Francia
Spagna
V33 - Una normativa adeguata in materia di prevenzione 31%
39%
48%
V34 - Un’organizzazione di intervento adeguata
62%
74%
49%
V35 - Istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali 37%
52%
44%
V36 - Un sistema dei media (TV e giornali) che fornisce
informazioni oggettive sul problema
33%
42%
46%
In merito alla comunicazione emerge una sconfortante omogeneità di indirizzo: per la stragrande
maggioranza degli intervistati una campagna informativa sui rischi naturali è necessaria perché non
sono mai stati informati. Tanto è vero che non conoscono neppure l’esistenza di un piano di
protezione civile comunale. Solo i Valtellinesi mostrano una conoscenza maggiore del piano
comunale ma comunque sempre insufficiente se da questa dovesse dipendere l’attivazione di
comportamenti adattivi di fronte all’emergenza.
Per quanto riguarda la sua regione, lei pensa che una campagna di informazione
sui rischi naturali sia:
Italia
Francia
Spagna
Veramente necessaria
42,6%
45,3%
39,2%
Abbastanza importante
47,3%
49,1%
48,7%
E' stato destinatario di informazioni sulla prevenzione rischio
Italia
Francia
Spagna
No, mai
72%
72%
84%
Sì, saltuariamente
23%
22%
10%
Sì, sistematicamente
2%
0%
1%
Sì, anche partecipato incontri
3%
6%
5%
Lei conosce il Piano di Protezione Civile predisposto dal suo Comune?
Italia
Francia
Spagna
No, non so cosa sia
64,8%
88,9%
75,9%
Sì, ma so solo che esiste perché
non me ne hanno mai parlato
16,5%
5,6%
11,2%
Sì, me ne hanno parlato ma ne so poco
14,2%
3,7%
7,3%
Sì, lo conosco
4,5%
1,9%
5,6%
153
8.3 La comunicazione del rischio
La comunicazione del rischio, come argomentato nei precedenti capitoli di questo rapporto, assume
una valenza strategica che ne orienta sia i processi costituitivi sia ne determina gli obiettivi.
Attraverso la lettura dei dati rilevati in contesti nazionali differenti, è utile cercare di capire se i
fattori caratterizzanti questa comunicazione cambiano o assumono caratteri costanti.
Per esempio, l’efficacia della comunicazione è determinata dalla qualità della fonte informativa e
dalla sua capacità di penetrazione nel pubblico che si rende disponibile a questa comunicazione
sulla base dei propri orientamenti. Questi ultimi sono stati misurati con riguardo ai caratteri di
chiarezza, credibilità e competenza per un set determinato di attori. I dati risultanti sono
sufficientemente chiari: in ogni caso i vigili del fuoco e la protezione civile (nei due paesi in cui è
presente) sono gli attori più chiari, credibili e competenti a comunicare sul rischio naturale. Ad essi
tendono ad associarsi gli esperti e i tecnici. Sul fronte opposto, cioè qualificati per caratteri negativi
rispetto alle tre dimensioni misurate, si ritrovano sempre i politici, nazionali o locali. Inoltre, i tre
campioni si diversificano perché ciascuno identifica un attore “negativo” per la comunicazione del
rischio, che lo distingue dagli altri. La comunità valtellinese indica i giornalisti come soggetti con
bassa credibilità e competenza, quella di Aubignan le associazioni di volontariato, a Carcaixent il
proprio parroco. Tuttavia, è interessante notare come, di fronte alla domanda diretta – cioè non
argomentata rispetto ai tre caratteri della comunicazione proposti – con cui si chiede di esprimere
una preferenza sulla fonte della comunicazione del rischio, italiani e spagnoli si indirizzano verso
gli attori istituzionali più prossimi, espressione della comunità: il sindaco per i primi, la regione per
i secondi. Solo i francesi confermano la netta preferenza per attori tecnico-.scientifici. In ultima
analisi, dunque, anche la lettura comparativa del dato conferma un sostanziale mantenimento dei
caratteri tipici della comunicazione del rischio, per cui le figure che dovrebbero essere deputate a
comunicare si qualificano per essere credibili e competenti in quanto appartenenti al mondo
“oggettivo” della scienza e degli operatori dell’emergenza. Oppure per appartenere al mondo
istituzionale localmente direttamente responsabile e, probabilmente, interno alla dimensione
relazionale della comunità.
Secondo lei quanto i soggetti che forniscono un’informazione sul rischio naturale sono chiari
(Valore medio su scala da 1 a 7, con 7 massimo positivo)
Italia
Francia
Spagna
I giornalisti (radio, tv, giornali)
3,2
4,0
4,3
Gli esponenti delle assoc. ambientaliste
3,6
4,2
4,6
I rappresentanti altre assoc. di volontariato
3,9
2,9
4,6
Gli esperti (scienziati e tecnici)
4,1
4,0
4,8
I rappresentanti della Protezione Civile
4,7
--4,9
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
3,9
3,9
4,7
I Vigili del Fuoco
4,8
5,0
4,8
La polizia locale (ex vigili urbani)
3,8
--4,6
Il suo Sindaco
4,3
4,5
3,5
I rappresentanti della Comunità Montana
3,9
3,3
3,4
L’Amministrazione regionale
3,3
3,0
3,4
I politici locali
2,7
3,2
3,2
I politici nazionali
2,4
2,5
2,8
Gli insegnanti di scuola
3,6
3,1
4,1
Il suo parroco
3,2
--2,5
I suoi amici
3,7
3,0
4,1
154
Secondo lei quanto i soggetti che forniscono un’informazione sul rischio naturale sono
credibili.
(Valore medio su scala da 1 a 7, con 7 massimo positivo)
Italia
Francia
Spagna
I giornalisti (radio, tv, giornali)
2,6
3,2
4,3
Gli esponenti delle assoc. ambientaliste
3,7
4,2
4,9
I rappresentanti altre assoc. di volontariato
4,1
2,9
4,7
Gli esperti (scienziati e tecnici)
4,7
4,7
5,3
I rappresentanti della Protezione Civile
5,1
--5,2
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
4,3
4,2
5,0
I Vigili del Fuoco
5,1
5,1
5,0
La polizia locale (ex vigili urbani)
4,2
--4,8
Il suo Sindaco
4,5
4,5
3,6
I rappresentanti della Comunità Montana
4,2
3,3
3,4
L’Amministrazione regionale
3,5
3,1
3,4
I politici locali
2,7
3,2
3,1
I politici nazionali
2,5
2,7
2,8
Gli insegnanti di scuola
3,7
3,1
4,3
Il suo parroco
3,6
--2,6
I suoi amici
3,9
3,3
4,2
Secondo lei quanto i soggetti che forniscono un’informazione sul rischio naturale sono
competenti
(Valore medio su scala da 1 a 7, con 7 massimo positivo)
Italia
Spagna
I giornalisti (radio, tv, giornali)
2,4
4,5
Gli esponenti delle assoc. ambientaliste
3,9
4,9
I rappresentanti altre assoc. di volontariato
3,9
4,7
Gli esperti (scienziati e tecnici)
5,3
5,7
I rappresentanti della Protezione Civile
5,3
5,5
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
3,8
5,2
I Vigili del Fuoco
5,1
5,3
La polizia locale (ex vigili urbani)
3,8
5,0
Il suo Sindaco
4,2
4,0
I rappresentanti della Comunità Montana
4,4
3,7
L’Amministrazione regionale
3,7
3,7
I politici locali
2,7
3,4
I politici nazionali
2,4
3,1
Gli insegnanti di scuola
3,2
4,1
Il suo parroco
2,8
2,6
I suoi amici
3,4
4,0
155
Da chi vorrebbe essere informato circa le attività di prevenzione dal rischio frana e/o
esondazione che si svolgono nel suo Comune
Italia
Francia
Spagna
I giornalisti (radio, tv, giornali)
3%
3%
9%
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste
3%
15%
6%
I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
0%
0%
3%
Gli esperti (scienziati e tecnici)
14%
26%
10%
I rappresentanti della Protezione Civile
23%
--11%
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
3%
1%
6%
I Vigili del Fuoco
5%
29%
3%
La polizia locale (ex vigili urbani)
2%
--13%
Il suo Sindaco
38%
21%
13%
I rappresentanti della Comunità Montana
5%
4%
2%
L’Amministrazione regionale
2%
0%
20%
I politici locali
1%
1%
1%
I politici nazionali
0%
0%
2%
Gli insegnanti di scuola
0%
0%
1%
Il suo parroco
0%
0%
0%
I suoi amici
0%
0%
0%
8.4 L’impegno personale di fronte al rischio
Le ricerche e gli studi sul rischio hanno spesso confermato una sorta di sindrome Nimby diffusa,
per cui si manifesta una significativa distanza tra comportamenti che si è concretamente disponibili
ad attuare e dichiarazioni di principio. Questa stessa ricerca, come mostrato in altri capitoli, ha
messo in luce quanto si desiderino sistemi repressivi e di controllo rispetto a comportamenti che
favoriscano il rischio, che “altri da me” possono attuare, ma come non si accettino indirizzi che
coinvolgano direttamente e siano considerati costosi per l’intervistato in prima persona. Qualcosa di
più, in tale direzione, può essere detto cercando di capire quali strumenti di informazione sul rischio
il pubblico preferisce e cosa sarebbe disposto a fare concretamente.
In generale, le dimostrazione pubbliche degli esperti sono preferite dal nostro pubblico. A cui si
associano incontri materiali in distribuzione (Spagna), incontri di formazione (Italia), esercitazioni
pratiche (Francia). La dimensione dimostrativa corrisponde all’identificazione di tecnici ed esperti
come attori preferiti della comunicazione: il miglior risultato comunicativo lo si ottiene vedendoli
all’opera. Poi l’impegno disponibile offerto da ciascuno diminuisce: le tra attività sopra indicate
come caratterizzanti ciascuna comunità possono essere lette in termini di differenze culturali e di
atteggiamenti, che rinviano a modalità di fruizione che vanno da un minimo a un massimo di
partecipazione (materiali da consultare, dibattiti, esercitazioni). Tale letura trova perfetta conferma
nella domanda diretta rivolta agli intervistati, sul tipo di impegno personale che sono disponibile a
dedicare per ridurre il rischio naturale. La maggioranza dei cittadini spagnoli di Caircaxent (53%)
non si dichiara favorevole a un impegno diretto, contro il 37% dei valtellinesi e il 29% di Aubignan.
Questi ultimi due mostrano molta più disponibilità a impegnarsi in attività pratiche per la riduzione
del rischio.
In conclusione, questa breve lettura comparativa dei dati mostra che, almeno a livello europeo, le
strategie della comunicazione dei rischi naturali sono orientate dalle caratteristiche proprie del
rischio, piuttosto che dalle caratteristiche culturali del bersaglio della comunicazione; che le
maggiori differenze si rilevano sul piano istituzionale e organizzativo della risposta all’emergenza,
156
caratterizzanti ogni paese; che la comunicazione e l’informazione sui rischi naturali è una necessità
per tutti e, forse, la migliore possibilità a disposizione delle istituzioni per ridurre la vulnerabilità
del sistema, considerata la scarsa disponibilità delle persone a impegnarsi su piani operativi
piuttosto che puramente informativi.
Quali strumenti o attività informative sui rischi naturali crede possano essere per lei più utili?
Italia
Francia
Spagna
Incontri di informazione (es.: dibattiti)
22%
19%
11%
Incontri di formazione (es.: corsi)
13%
11%
16%
Esercitazioni pratiche
16%
23%
10%
Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire
16%
23%
21%
Materiali audiovisivi
6%
18%
14%
Mostre
2%
6%
7%
Dimostrazioni pubbliche degli esperti (protezione civile) 25%
--22%
Lei è personalmente disponibile a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione
e/o di frana? Le risposte sono indicate in ordine di impegno
Italia
Francia
Spagna
No, non sono disponibile per nessuna attività
37%
29%
53%
Incontri specifici di informazione (es.: dibattiti)
37%
17%
18%
Attività specifiche di formazione (es.: corsi)
8%
6%
15%
Esercitazioni
8%
37%
10%
Attività di un gruppo/associazione di PC
10%
11%
4%
157
Università Cattolica
del Sacro Cuore
GfK Emer Ad Hoc Research
C/Pau Claris, 108, 4º -2ª 08009 Barcelona
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PROGETTO RINAMED
INTERREG IIIB - SPAZIO MEDOCC
Sono indicati i valori in percentuale relativi alle distribuzioni di frequenza.
La percentuale relativa ai diversi campioni è indicata in corrispondenza della lingua.
V1 -
A riguardo della sua abitazione, lei vive:
Votre habitation est :
Referente a su lugar de residencia, usted vive:
All’interno di un centro abitato
Dans l’agglomération
En un núcleo urbano
79,0
75,9
97,0
In una casa isolata
Isole
En una residencia aislada
21,0
24,1
3,0
V2 –
Ancora a riguardo alla sua abitazione, per favore mi può dire se lei abita:
Habitez-vous:
Referente a su alojamiento, usted vive:
In un appartamento al piano terra in una palazzina
Dans un appartement au rez-de-chaussée d’un immeuble
En un piso, en la planta baja de un edificio
3,7
0,0
22,5
In un appartamento al 1° piano o superiore in una palazzina
Dans un appartement au 1er étage ou supérieur d’un immeuble
En un piso, en la 1º planta o superior del edificio
18,8
3,7
28,6
In una casa/cascina singola al piano terra
Dans une maison / ferme individuelle de plain-pied
En una casa/chalet individual de una planta
6,6
53,7
6,5
In una casa/cascina singola, con più piani
Dans une maison / ferme, avec au moins un étage
En una casa/chalet individual, con más de una planta
70.9
42,6
42,4
159
V3 -
Da quanto tempo vive nel suo Comune di residenza?
Depuis combien de temps habitez-vous dans la commune ?
¿Cuánto tiempo hace que vive en su lugar de residencia?
Dalla nascita
Depuis votre naissance
Desde que nací
63,8
24,1
67,7
max 5
5,0
18,5
8,2
Altrimenti indicare il numero di anni
Depuis (indiquer l’année)
En caso contrario, indicar el número de años
V4 -
anni/année/años
6 - 10
10 -....
4,9
26,4
22,2
35,2
1,7
22,4
Di massima si considera soddisfatto di vivere nella sua zona di residenza?
Etes-vous satisfait de vivre dans cette commune?
En general, ¿Se considera satisfecho de vivir en su lugar de residencia?
No
Non
No
2,4
0,0
0,9
Poco
Un peu
Poco
3,9
9,3
2,2
Abbastanza
Assez
Bastante
42,0
25,9
42,7
Sì, molto
Oui
Sí, mucho
51,6
64,8
54,3
Quale è l’ultimo disastro naturale che si ricorda sia capitato nella sua zona di abitazione?
Avez-vous connaissance de la dernière catastrophe naturelle qui soit arrivée sur votre lieu de
résidence?
¿Cuál es el último desastre natural que recuerda que haya ocurrido en el lugar en el que
vive?
V5 -
E’ successo (scrivere il tipo di disastro)
Il est arrivé (genre de catastrophe):
Especificar:
Esondazione
Inondations
Inundación
48,9
100,0
39,4
Frana
Mouvements de terrains
Desprendimiento
50,7
0,0
0,5
Eventi atmosferici/Grandine
Risques climatiques
Pedegrada/Granizada
0,4
0,0
60,2
V6 -
160
Nell’anno
Année de la catastrophe:
¿En que año sucedió?
29,8 = 1987
76,9 = 1992
55,6 = 1982
26,8 = 2002
13,5 = 2002
15,5 = 1987
V6 -
Non è mai capitato nulla
Rien n’est jamais arrivé
Nunca ha sucedido nada
15,0
3,8
4,7
V7 -
In particolare, chi soprattutto le ha fornito l’informazione di cui ha memoria?
D’où vous provient cette connaissance?
En relación a ese último desastre natural, ¿Quién le ha proporcionado la información?
Ho sperimentato il disastro è ho subito direttamente i danni
J’ai subi moi-même l’événement et il a occasionné des dégâts chez moi
Experimenté el desastre y sufrí directamente los daños
27,7
36,5
65,6
Ho sperimentato il disastro, ma senza subire danni
J’ai subi moi-même l’événement sans qu’il ait occasionné des dégâts chez moi
Experimenté el desastre pero no sufrí los daños
57,3
28,8
18,8
I miei parenti
Par ma famille
Mis padres
4,9
5,8
11,0
Da amici e conoscenti
Par des connaissances (voisins, amis, collègues…)
Mis amigos/ La gente del lugar
7,3
15,4
3,2
I mezzi di comunicazione
Par la presse écrite ou audio-visuelle
Los medios de comunicación
2,8
13,5
1,4
Lei considera la sua zona di residenza come una zona:
Selon vous, votre lieu de résidence est exposé:
Considera su zona de residencia como una zona:
V8 -
A rischio di esondazione
Aux risques d’inondation
De riesgo de inundación
37,3
59,3
96.6
V9 -
A rischio di frana
Aux risques de mouvements de terrains
De riesgo de desprendimiento
56,9
3,7
0,9
V10 -
A rischio di incendio boschivo
Aux risques d’incendie de forêts
De riesgo de incendio forestal
20,7
0,0
9,5
V11 -
A rischio di terremoto
Aux risques de tremblement de terre
De riesgo de terremoto
2,2
24,1
3,0
161
In particolare, quale grado di rischio lei pensa personalmente di correre relativamente a…
Pouvez-vous donner une valeur de 1 à 7 qui exprime votre sentiment de degré d’exposition
aux risques qui suivent:
¿Qué grado de riesgo piensa personalmente que corre con respecto a…?.
Nessuno rischio=1
Aucun risque=1
1=que no existe ningún tipo de riesgo
Massimo rischio=7
Risque maximum=7
7=el riesgo máximo
1
2
3
4
5
6
7
V12 -
Un incidente stradale
Accident routier
Un accidente de carretera
19,1
32,7
26,3
10,1
6,1
10,3
10,3
10,2
12,5
20,6
16,3
19,0
17,6
12,2
17,2
8,7
4,1
7,8
13,5
18,4
6,9
V13 -
Un incidente nucleare
Accident nucléaire
Un accidente nuclear
73,5
37,3
89,5
14,5
15,7
3,2
4,4
15,7
2,7
3,1
13,7
0,5
1,5
9,8
1,4
1,0
5,9
0,9
1,9
2,0
1,8
V14 -
Un incendio anche boschivo
Incendie de forêt
Un incendio forestal
31,1
55,1
35,5
18,2
14,3
17,3
16,3
10,2
16,9
16,6
10,2
10,8
9,4
4,1
11,7
4,9
2,0
5,6
3,5
4,1
2,2
V15 -
Una frana
Mouvement de terrain
Un desprendimiento
24,1
61,2
82,7
13,1
10,2
8,6
12,0
12,2
5,5
15,6
6,1
1,8
14,8
8,2
0,9
11,8
0,0
0,5
8,5
2,0
0,0
V16 -
Un incidente sul lavoro
Accident du travail
Un accidente laboral
44,8
53,1
48,3
17,7
14,3
7,4
11,1
12,2
8,7
10,6
16,3
19,1
8,6
2,0
7,8
4,3
2,0
5,7
2,9
0,0
3,0
V17 -
Un incidente in casa
Accident domestique
Un accidente doméstico
32,8
16,0
32,6
23,3
12,0
15,2
15,3
26,0
19,6
14,6
26,0
20,0
9,5
4,0
7,0
2,7
14,0
3,5
1,9
2,0
2,2
V18 -
Una esondazione
Inondation
Una riada/ desbordamiento de río
32,4
9,8
3,9
14,9
15,7
1,3
12,6
17,6
6,1
14,6
19,6
11,3
10,9
5,9
18,6
6,9
7,8
26,8
7,7
23,5
32,0
V19 -
Un terremoto
Tremblement de terre
Un terremoto
55,4
36,0
75,9
24,0
22,0
14,4
8,6
10,0
4,2
5,8
26,0
1,9
1,9
6,0
2,3
1,9
0,0
0,9
2,4
0,0
0,5
V20 -
L’inquinamento del suolo
Pollution du sol
Contaminación del suelo
38,3
34,6
36,2
22,1
19,2
19,7
14,7
9,6
11,4
10,6
21,2
17,0
5,8
9,6
7,4
6,0
5,8
4,8
2,6
0,0
3,5
V21 -
L’inquinamento atmosferico
Pollution atmosphérique
Contaminación atmosférica
25,3
22,4
35,1
20,3
12,2
22,5
16,0
18,4
10,8
16,2
16,3
13,9
9,3
18,4
8,2
7,8
10,2
6,1
5,1
2,0
3,5
V22 -
L’inquinamento elettromagnetico
Pollution électromagnétique
Contaminación electromagnética
29,3
46,0
42,4
16,5
18,0
16,5
14,0
8,0
12,6
13,6
18,0
12,1
10,3
6,0
9,1
8,1
0,0
4,8
8,2
4,0
2,6
V23 -
Un incidente aereo
Accident d’avion
Un accidente aéreo
73,4
58,0
93,2
12,8
24,0
4,1
5,3
6,0
1,4
4,8
4,0
0,0
1,4
4,0
0,0
0,5
2,0
0,5
1,9
2,0
0,9
162
Lei pensa che le seguenti attività dell’uomo sul territorio possano aumentare il rischio di
esondazione e/o di frana che è presente in questa zona?
Pensez-vous que les activités humaines suivantes puissent augmenter le risque
d’inondation?
De las siguientes acciones que el hombre realiza sobre el medio, ¿Cuáles de ellas cree que
pueden aumentar el riesgo de riada/desbordamiento de río en esta zona?
(Sólo si en V8 constata que sí a desprendimiento ¿y desprendimiento en esta zona?)
Esondazione Frana
Entr.
Inondation
Desbord.
Desprend.
V24 – Disboscamento
Déboisement
Desertización
2,7
79,6
37,5
61,6
---0,4
22,3
---0,4
V25 -
Costruzione non regolamentata di edifici (es.: case, ecc.)
Urbanisme (extension des zones d’habitation)
Construcciones ilegales de edificios (ejm.: casas, etc.)
5,9
79,6
22,4
33,4
---0,0
14,5
---0,0
V26 -
Costruzione non regolamentata di infrastrutture
Constructions d’infrastructures de transport
Construcciones ilegales de infraestructuras
11,1
50,0
46,1
28,1
---0,0
19,0
---0,4
V27 -
Modifica del letto del fiume
Modification des cours d’eau
Modificación del curso del río
47,7
77,8
39,7
5,9
---0,0
13,5
---0,0
V28 -
Costruzione di nuovi bacini per impianti di potenza
Construction d’usine, de centres de production électrique
Construcción de nuevos embalses para energía eléctrica
23,5
9,3
10,8
10,1
---0,0
9,2
---0,0
V29 -
Attività turistica
Equipements touristiques
Actividad turística
1,1
13,0
3,4
14,5
---0,0
3,1
---0,0
V30 -
Estrazione di materiali (cave)
Extraction de matériaux (carrières)
Extracción de materiales (canteras/minas)
1,3
14,8
3,4
36,8
---0,0
5,0
---0,0
V31 -
Abbandono dei fondi e dei percorsi rurali
Activités agricoles
Abandono de sendas y caminos rurales
5,0
51,9
25,0
41,2
---0,0
35,2
---0,0
V32 -
Ha mai pensato di andare ad abitare in un altro Comune?
Aimeriez-vous habiter dans une autre commune?
¿Ha pensado usted alguna vez ir a vivir a otro lugar?
Sì, ho già deciso di andare via
Oui, j’ai déjà décidé de partir
Sí, ya he decidido marcharme
2,4
1,9
3,4
Se capitasse l’occasione, me ne andrei
Si j’en avais l’occasion, je partirais
Si se diese la ocasión, me iría
19,5
22,2
13,8
No, non voglio muovermi da questo Comune
Non, je ne veux pas quitter la commune
No, no quiero moverme de este lugar
78,0
75,9
82,8
163
Per quanto riguarda l’Italia, lei pensa che il nostro paese abbia, in materia di disastri
naturali…
En ce qui concerne la France, pensez-vous que notre pays dispose en matière de
catastrophes naturelles:
Dígame su grado de acuerdo con las siguientes afirmaciones. Por lo que se refiere a España,
¿Piensa que nuestro país tiene, en materia de desastres naturales?
Per nulla Poco Abbastanza Molto
Non Peu
Assez Oui
Nada Poco Bastante Mucho
V33 -
Una normativa adeguata in materia di prevenzione
D’une réglementation appropriée pour la prévention
Una normativa adecuada en materia de prevención
11,2
13,2
17,0
58,0
47,2
34,4
28,4
24,5
35,8
2,3
15,1
12,7
V34 -
Un’organizzazione di intervento adeguata
D’une organisation appropriée des moyens de secours
Una organización de intervención adecuada
3,8
4,0
14,4
34,3
22,0
36,1
53,8
50,0
37,0
8,0
24,0
12,5
V35 -
Delle Istituzioni attente ai problemi dei disastri naturali
8,8
D’une manière générale, d’une implication des pouvoirs publics 7,7
Instituciones atentas a los problemas de desastres naturales 16,3
54,0
40,4
39,9
33,8
40,4
30,8
3,4
11,5
13,0
V36 -
Un sistema dei media (TV e giornali)
che fornisce informazioni oggettive sul problema
D’un système de médias (TV et journaux)
qui fournit des informations objectives
Medios de comunicación (TV y prensa)
que proporcionan información objetiva sobre el problema
15,1
51,2
30,2
3,6
28,8
28,8
32,7
9,6
13,4
40,6
27,2
18,8
Lei pensa che sia una buona cosa che la nostra Regione promuova delle leggi per la
prevenzione dei rischi naturali? Per esempio quanto sarebbe d’accordo sul fatto che la legge
dovrebbe…
En qué medida está de acuerdo en que la ley debería….
Per nulla Poco Abbastanza Molto
Nada Poco Bastante Mucho
V37 -
V38 -
Obbligare le istituzioni a informare i cittadini sui rischi
naturali a cui sono esposti
Obligar a las Instituciones a informar a los ciudadanos
de los riesgos naturales a los que están expuestos
Obbligare le istituzioni locali a predisporre piani di intervento
in caso di emergenza
Obligar a las Instituciones locales a disponer de un plan de
intervención en caso de emergencia
V39 – Obbligare i cittadini esposti a rischio di disastro naturale
a stipulare un’assicurazione
Obligar a los ciudadanos expuestos a riesgo de desastre
natural a contratar una póliza de seguro
V40 – Essere più severa nei confronti di chi mette in atto
comportamenti che aumentano il rischio naturale
(es.: impianti sui fiumi, disboscamento, non cura boschi)
Ser más severo con quien realiza acciones que aumenten el
riesgo natural (ej, desertización, no cuidar los bosques)
V41 -
164
Essere più restrittiva rispetto ad attività da svolgersi in zone
soggette al rischio naturale (es.: costruire in zone di rischio)
Ser más restrictivo con respecto a las actividades que se
desarrollan en zonas de riesgo natural
(ej.: construcción en zonas de riesgo, etc.)
1,5
3,4
24,8
70,3
1,3
3,0
37,7
58,0
0,8
1,2
21,6
76,4
0,9
3,5
38,3
57,4
35,7
29,7
22,7
11,8
32,6
25,2
25,7
16,5
0,5
2,1
19,0
78,4
1,3
7,8
38,7
52,2
1,3
7,8
20,5
70,4
2,6
6,6
44,9
45,8
Per quanto riguarda i disastri naturali, quali sono, secondo lei, i soggetti istituzionali che dovrebbero
dedicarsi particolarmente a…..(Sceglierne al massimo due per ciascuna attività)
Quel est, selon vous, l’organisme qui devrait être responsable de la prévention et l’organisme qui
devrait être responsable de la gestion des crises? (Choisir au maximum deux réponses)
Por lo que se refiere a los desastres naturales, ¿Cuáles son, según usted, las instituciones que
deberían dedicarse en particular a…..?( Elegir como máximo dos por cada actividad)
Fare attività di prevenzione
Fare attività di gestione
Faire de la prévention
Faire de la gestion
Desarrollar a activ.prevención Des. a actividad de gestión
V42
V43
V44
V45
Il Comune
La mairie
El Ayuntamiento
65,8
64,2
74,6
12,3
0,0
15,3
53,7
18,9
56,5
15,9
4,0
16,8
La Provincia
Le département
La Provincia
11,7
22,6
2,6
38,5
42,9
17,4
12,4
30,2
3,0
26,2
12,0
17,4
8,6
7,5
2,6
20.6
35,7
13,2
11,1
32,1
7,3
17,0
32,0
12,5
5,6
5,7
12,9
8,9
21,4
21,1
7,3
18,9
17,2
11,5
52,0
19,6
Il Prefetto
La Delegación Provincial del Gobierno
0,7
2,2
2,2
11,6
1,5
4,3
1,8
9,2
La Protezione Civile
Protección Civil
7,7
5,2
17,4
21,6
14,1
11,6
27,6
24,5
La Regione
La Région
El Municipio
Il Governo italiano
L’Etat
El Gobierno Español
Secondo lei, le difficoltà per affrontare i problemi legati alla prevenzione dei disastri naturali
sono principalmente di natura economica, organizzativa, politica o tecnologica? (Scegliere al
massimo due risposte)
Selon vous, les raisons qui représentent un obstacle à la prévention des catastrophes
naturelles sont principalement d’ordre économique, d’organisation, d’ordre politique ou
technologique? (Choisir au maximum deux réponses)
Según usted, la dificultad para afrontar los problemas ligados a la prevención de desastres
naturales son principalmente de naturaleza económica, organizativa, política o tecnológica.
(Elegir como máximo dos respuestas)
V46
V47
Difficoltà economiche
Difficultés d’ordre économique
Dificultad económica
42,1
77,4
28,1
20,0
0,0
20,2
Difficoltà organizzative
Difficultés d’organisation
Dificultad organizativa
30,0
20,8
33,0
30,4
26,2
31,5
Difficoltà politiche
Difficultés d’ordre politique
Dificultad política
26,6
1,9
34,4
42,8
69,0
46,8
1,3
0,0
4,5
6,8
4,8
1,6
Difficoltà tecnologiche
Difficultés d’ordre technologique
Dificultad tecnológica
165
V48 -
A conti fatti, secondo la sua opinione, per una comunità costa economicamente di più
promuovere una attività di prevenzione (fare qualcosa prima, per esempio costruendo ponti e
case più resistenti) o di gestione dell’emergenza naturale (intervenire con i soccorsi
durante)?
Selon vous, est-il plus onéreux d’organiser des dispositifs de prévention (par exemple en
réduisant la vulnérabilité des biens face aux aléas naturels) que de suivre une logique de
d’intervention et de reconstruction?
Atendiendo a los resultados y en su opinión, para un municipio, ¿Es más económico
promover actividades de prevención (por ejemplo, construcción de colectores, alcantarillado,
canales, puentes, etc) o la gestión de la emergencia (intervenir durante la catástrofe)?
Costa di più prevenire
C’est plus onéreux de prévenir
Cuesta más prevenir
16,6
5,7
13,4
Costano entrambe allo stesso modo
C’est le même coût
Cuestan ambas del mismo modo
13,1
1,9
7,3
Costa di più gestire
C’est plus onéreux de gérer les crises et de reconstruire
Cuesta más gestionar
70,3
92,5
79,3
V49 -
Lei pensa che possa essere utile creare una agenzia che si occupi in modo specifico dei
problemi del territorio montano? (es.: Osservatorio sulla Montagna)
Sì, molto
Abbastanza
No
V49 -
Pensez-vous qu’il soit utile de créer une agence régionale qui s’occupe spécifiquement des
risques naturels ?
Oui
Assez
Peu
Non
V50 -
46,3
39,2
14,5
69,2
19,2
3,8
7,7
Per quanto riguarda la Lombardia, lei pensa che una campagna di informazione sui rischi
naturali sia:
En ce qui concerne la Région PACA, pensez-vous qu’une campagne d’informations sur les
risques naturels soit?
Por lo que se refiere a Carcaixent, ¿piensa usted que una campaña de información sobre
riesgos naturales sería ?
Veramente necessaria
Vraiment nécessaire
Realmente necesaria
42,6
45,3
39,2
Abbastanza importante
Plutôt nécessaire
Bastante importante
47,3
49,1
48,7
Forse importante, ma ci sono altri problemi più importanti
Importante, mais il y a des problèmes plus graves
Quizá importante, pero hay otros problemas más importantes
8,7
5,7
6,5
Non necessaria
Pas nécessaire
No es necesaria
1,5
0,0
5,6
166
V51 -
Concentrando l’attenzione sulla prevenzione del rischio. Lei ha mai ricevuto informazioni e/o
ha mai partecipato ad attività finalizzate alla prevenzione del rischio naturale?
Avez-vous reçu des informations et/ou avez-vous participé à des activités pour la prévention
des risques naturels?
Centrando la atención en la prevención del riesgo. ¿Ha recibido usted alguna vez información
y/o ha participado en actividades cuyo fin fuera la prevención de riesgos naturales?
No mai
Non, jamais
No nunca
71,3
72,2
83,6
Sì, ho ricevuto qualche informazione saltuaria
Oui, j’ai reçu des informations de temps en temps
Sí, he recibido alguna información puntual
23,0
22,2
10,3
Sì, ho ricevuto informazioni sistematiche sulla questione
Oui, j’ai reçu des informations régulièrement à ce suje
Sí, he recibido información sistemática sobre la cuestión
2,1
0,0
1,3
Sì, ho partecipato anche ad attività di prevenzione
Oui, j’ai aussi participé aux activités de prévention
Sí, he participado incluso en actividades de prevención
3,5
5,6
4,7
V52 -
A proposito del rischi naturali, quanto reputa importante avere informazioni circa… (Grado di
importanza da 1 a 5)
À propos des risques naturels, pouvez-vous donner une valeur de 1 à 5 qui exprime, selon
vos propres critères, l’importance d’avoir des informations pour:
Respecto a los riesgos naturales, ¿En qué grado considera importante tener información a
cerca de….? (Por favor utilice una escala del 1 al 5)
1 = non importante
5 = molto importante
1 = pas important
5 = très important
1 = nada importante
5 = muy importante
1
2
3
4
5
L’identificazione delle zone a rischio
1,1
2,1
6,6
12,5
77,6
L’identification des zones exposées au risque
5,6
1,9
9,3
5,6
77,8
La identificación de zonas de riesgo
0,4
0,4 12,5
47,0
39,7
V53 -
Il grado di rischio a cui sono esposto
Le degré de risque auquel je suis exposé
El grado de riesgo al que esta expuesto
V54 -
Le conseguenze e i possibili danni a uomini, cose
e ambiente che potrebbero verificarsi
Les conséquences et les possibles dommages aux
hommes, à leurs biens et à l’environnement
Las consecuencias y los posibles daños causados
a hombres, cosas y ambiente que puedan verificarse
V55 -
V56 -
I piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche
Les plans d’urgence prévus par les autorités publiques
Los planes de emergencia previstos por las
Autoridades Públicas
Le procedure di allarme della popolazione
in caso di emergenza
Les procédures d’alerte de la population en
cas de crise
Los procedimientos de alarma a la población en
caso de emergencia
1,5
5,7
0,0
1,0
3,8
0,9
6,9
13,2
17,4
13,8
5,7
40,9
76,8
71,7
40,9
1,3
2,5
10,5
15,9
69,9
5,8
7,7
19,2
15,4
51,9
0,0
1,3
13,0
47,6
38,1
2,5
3,7
2,5
5,6
12,9
16,7
14,7
13,0
67,4
61,1
0,9
2,2
18,3
39,6
39,1
0,7
1,1
8,2
17,5
72,5
3,8
3,8
3,8
9,6
78,8
0,4
2,2
12,2
41,7
43,5
167
V57 -
I comportamenti da adottare in caso di emergenza
1,5
Les mesures exceptionnelles à adopter
7,5
Los comportamientos a adoptar en caso de emergencia 1,7
V58 -
Le misure preventive che la popolazione
deve adottare per proteggersi
Les mesures préventives que la population
doit adopter pour se protéger
Las medidas preventivas que debe adoptar
la población para protegerse
V59 -
La fonte di informazione in caso di emergenza
L’accès aux informat.concernant la gestion des crises
La fuente de información en caso de emergencia
V60 -
La modalità con cui posso avere informazioni
sul rischio a cui sono esposto
L’accès aux informations concernant les risques
auxquels je suis exposé
El modo en el que puede tener información a cerca
del riesgo al que esta expuesto
V61 -
Il modo con cui la popolazione è tenuta al corrente
dell’evolvere della situazione in caso di disastro
Les méthodes d’information en direction de la
population en cas de crise.
La forma mediante la que la población es mantenida
al corriente del desarrollo de la situación
en caso de desastre
1,2
3,8
2,2
4,9
20,8
8,7
16,3
9,4
38,5
76,2
58,5
48,9
2,0
1,8
8,6
16,3
71,3
1,9
1,9
11,1
14,8
70,4
0,9
0,0
13,1
39,3
46,7
1,7
5,8
3,1
2,5
7,7
3,1
14,5
25,0
25,3
14,0
15,4
39,7
67,2
46,2
28,8
2,1
3,5
16,0
16,9
61,5
5,8
7,7
15,4
15,4
55,8
3,5
5,7
25,2
39,6
26,1
1,8
2,6
11,5
17,5
66,6
3,8
5,8
5,8
19,2
65,4
3,5
2,6
17,7
45,0
31,2
Quanto i soggetti che seguono forniscono un’informazione chiara sul rischio naturale?
(Quanto si fanno capire?) (Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato
(Messaggio per nulla chiaro=1 - Messaggio perfettamente chiaro=7)
Estimez-vous que les informations qui vous sont livrées soient claires? (Répondez à chaque
question en utilisant l’échelle de 1 à 7) (Message pas du tout clair=1 - Message tout à fait clair=7)
¿En qué grado los diferentes agentes que le voy a citar proporcionan una información clara
acerca de los riesgos naturales?(¿en qué medida se hacen entender?) (Utilice para ello una
escala de 1 al 7)(Mensaje nada claro=1 - mensaje perfectamente claro=7)
MEDIA
V62 -
I giornalisti (radio, tv, giornali)
Les journalistes (radio, TV, journaux)
Periodistas (radio, tv, prensa)
3,24
3,98
4,35
V63 -
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
Les représentants des associations spécialisées en environnement
Responsables de asociaciones ambientales
3,59
4,17
4,64
V64 – I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
Les représentants d’autres associations
Representantes de asociaciones de voluntariado
3,92
2,93
V65 -
Gli esperti (scienziati e tecnici)
Les spécialistes (scientifiques et techniciens)
Expertos (científicos y técnicos)
4,11
3,96
4,80
V66 -
I rappresentanti della Protezione Civile
(France)
Representantes de Protección Civil
4,71
-----4,94
V67 -
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
3,88
168
Les forces de l’ordre (gendarmes, police)
Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía)
3,92
4,73
V68 -
I Vigili del Fuoco
Les pompiers
Bomberos
4,77
4,98
4,84
V69 -
La polizia locale (ex vigili urbani)
(France)
Policía Municipal
3,83
-----4,56
V70 -
Il suo Sindaco
Le Maire
El Alcalde
4,30
4,48
3,50
V71 -
I rappresentanti della Comunità Montana
Les représentants des communautés de communes
El representante de la Comunidad Autónoma
3,92
3,34
3,38
V72 -
L’Amministrazione regionale (Sede territoriale Regionale)
Les représentants de la Région
La Administración municipal
3,27
3,04
3,46
V73 -
I politici locali
Les représentants du conseil général (département)
Los políticos locales
2,66
3,19
3,19
V74 -
I politici nazionali
Les représentants de l’Etat
Los políticos nacionales
2,43
2,53
2,84
V75 -
Gli insegnanti di scuola
Les enseignants (primaire, secondaire)
Maestros y profesores
3,57
3,09
4,11
V76 -
Il suo parroco
(France)
El Párroco, la Iglesia
3,22
-----2,47
V77 -
I suoi amici
Les amis, la famille, les voisins…
Sus amigos
3,68
2,98
4,09
Quanto i soggetti che seguono sono credibili quando forniscono un’informazione sul rischio
naturale? (Quanto credo a quello che dicono?) (Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala
da 1 a 7 come indicato) (Nessuna credibilità/fiducia=1 - Massima credibilità/fiducia=7)
Selon vous, quels sont ceux qui fournissent des informations objectives sur les risques
naturels? (contenu fiable) (Répondez à chaque question en utilisant l’échelle de 1 à 7) Aucune
confiance=1 - -Pleine confiance=7)
Según usted ¿En qué medida de los siguientes agentes que le cito tienen credibilidad cuando
proporcionan información sobre riesgos naturales? (En qué medida cree aquello que dicen?)
(Utilice para ello una escala de 1 al 7) (Mensaje nada creíble=1 - Mensaje perfectamente creíble=7)
MEDIA
V78 -
I giornalisti (radio, tv, giornali)
Les journalistes (radio, TV, journaux)
Periodistas (radio, tv, prensa)
2,62
3,21
4,32
V79 -
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
Les représentants des associations spécialisées en environnement
Responsables de asociaciones ambientales
3,74
4,17
4,86
169
V80 – I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
Les représentants d’autres associations
Representantes de asociaciones de voluntariado
4,13
2,91
4,71
V81 -
Gli esperti (scienziati e tecnici)
Les spécialistes (scientifiques et techniciens)
Expertos (científicos y técnicos)
4,73
4,75
5,31
V82 -
I rappresentanti della Protezione Civile
(France)
Representantes de Protección Civil
5,10
----5,16
V83 -
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
Les forces de l’ordre (gendarmes, police)
Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía)
4,30
4,18
4,96
V84 -
I Vigili del Fuoco
Les pompiers
Bomberos
5,13
5,12
5,02
V85 -
La polizia locale (ex vigili urbani)
(France)
Policía Municipal
4,18
-----4,79
V86 -
Il suo Sindaco
Le Maire
El Alcalde
4,48
4,49
3,61
V87 -
I rappresentanti della Comunità Montana
Les représentants des communautés de communes
El representante de la Comunidad Autónoma
4,23
3,34
3,42
V88 -
L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
Les représentants de la Région
La Administración municipal
3,52
3,09
3,45
V89 -
I politici locali
Les représentants du conseil général (département)
Los políticos locales
2,72
3,21
3,15
V90 -
I politici nazionali
Les représentants de l’Etat
Los políticos nacionales
2,47
2,68
2,80
V91 -
Gli insegnanti di scuola
Les enseignants (primaire, secondaire)
Maestros y profesores
3,72
3,13
4,28
V92 -
Il suo parroco
(France)
El Párroco, la Iglesia
3,59
-----2,57
V93 -
I suoi amici
Les amis, la famille, les voisins…
Sus amigos
3,91
3,31
4,22
170
Quanto i soggetti che seguono sono competenti quando forniscono un’informazione sul
rischio naturale? (Quanto ne sanno?) (Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7
come indicato) (Nessuna competenza=1 - Massima competenza=7)
Según usted: ¿En qué medida cada uno de los siguientes agentes que le cito es competente
para proporcionar información acerca de riesgos naturales ?(¿Cuánto saben?) (Utilice para
ello una escala de 1 al 7 (No es competente o no sabe del este tema=1- Es muy competente o sabe
mucho sobre el tema=7)
MEDIA
V94 -
I giornalisti (radio, tv, giornali)
Periodistas (radio, tv, prensa)
2,41
4,51
V95 -
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
Responsables de asociaciones ambientales
3,88
4,95
V96 – I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
Representantes de asociaciones de voluntariado
3,87
4,66
V97 -
Gli esperti (scienziati e tecnici)
Expertos (científicos y técnicos)
5,32
5,68
V98 -
I rappresentanti della Protezione Civile
Representantes de Protección Civil
5,32
5,46
V99 -
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía)
3,80
5,21
V100 - I Vigili del Fuoco
Bomberos
5,15
5,27
V101 - La polizia locale (ex vigili urbani)
Policía Municipal
3,80
4,96
V102 - Il suo Sindaco
El Alcalde
4,23
3,94
V103 - I rappresentanti della Comunità Montana
El representante de la Comunidad Autónoma
4,38
3,74
V104 - L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
La Administración municipal
3,67
3,74
V105 - I politici locali
Los políticos locales
2,74
3,42
V106 - I politici nazionali
Los políticos nacionales
2,44
3,06
V107 - Gli insegnanti di scuola
Maestros y profesores
3,20
4,07
V108 - Il suo parroco
El Párroco, la Iglesia
2,85
2,56
V109 - I suoi amici
Sus amigos
3,39
4,00
171
Quali strumenti o attività informative sui rischi naturali crede possano essere per lei più utili?
(Al massimo tre scelte)
Selon vous, quelles actions et outils d’information sur les risques naturels pourraient être les
plus utiles? (Choisir au maximum trois réponses)
¿Qué instrumentos o qué actividades informativas sobre riesgos naturales cree que pueden
ser más útiles para usted? (Como máximo tres elecciones)
V110
V111
V112
Incontri di informazione (es.: dibattiti)
35,7
11,2
12,2
Rencontres informatives (conférences, débats)
44,2
0,0
0,0
Encuentros informativos (ej.: debates)
14,3
6,8
10,2
Incontri di formazione (es.: corsi)
Séances de formations (ex. cours)
Encuentros de Formación (ej.: cursos)
11,5
9,6
21,3
15,5
18,6
13,5
11,9
0,0
9,4
Esercitazioni pratiche
Exercices pratiques
Ejercicios prácticos
12,0
26,9
7,8
23,6
23,3
15,1
13,2
16,0
7,9
Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire
Documents imprimés distribués
Material informativo para distribuir (trípticos, etc.)
18,4
13,5
24,3
16,4
34,9
16,7
9,8
20,0
19,7
Materiali audiovisivi
Documents audio-visuels
Material audiovisual
3,1
5,8
11,7
8,8
18,6
17,7
6,1
44,0
13,4
1,5
0,0
2,6
2,2
4,7
8,9
3,1
20,0
10,2
17,9
17,8
22,2
21,4
43,7
29,1
Mostre
Expositions
Exposiciones
Dimostrazioni pubbliche degli esperti (es.: protezione civile)
Demostraciones públicas de los expertos (ej.: protección civil)
In riferimento alla specifica situazione della sua zona, in che misura lei è interessato a essere
informato circa le attività di prevenzione del rischio di esondazione e/o di frana che si
svolgono nel suo Comune?
Seriez-vous intéressé par des actions d’information sur la prévention des risques
d’inondation et/ou mouvements de terrains dans votre commune?
Refiriéndonos a la situación específica de su zona; ¿En qué medida está usted interesado en
que le informen acerca de las actividades de prevención de riesgo de riada o desbordamiento
del río que se desarrollan en su municipio? (Sólo si en V8 constata que sí a desprendimiento
¿y de desprendimiento?)
Esondazione
Frana
Inondation
Mouvem. de terrains
Riada/Desbordamiento Desprendimiento
V113
V114
Non sono interessato
5,5
5,1
Pas intéressé
5,6
20,4
No estoy interesado
25,0
99,1
Sono poco interessato
Peu intéressé
Estoy poco interesado
9,6
14,8
21,1
7,3
20,4
0,0
Sono abbastanza interessato
Assez intéressé
Estoy bastante interesado
47,4
38,9
38,4
47,1
34,7
0,9
Sono molto interessato
Très intéressé
Estoy muy interesado
37,5
40,7
15,5
40,5
24,5
0,0
172
Se ha risposto che è almeno un poco interessato, da chi vorrebbe essere informato di queste
attività? (Al massimo due risposte)
Si vous avez répondu au moins “Peu intéressé”, par qui voudriez-vous être informé sur ces
activités? (Donnez deux réponses)
Si ha contestado que está, al menos un poco interesado en V113/114, ¿por parte de quién
desearía ser informado de esta actividad? (Como máximo dos respuestas)
V115
V116
I giornalisti (radio, tv, giornali)
2,6
3,1
Les journalistes (radio, TV, journaux)
4,8
0,0
Periodistas (radio, tv, prensa)
7,9
9,3
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
Les représentants des associations spécialisées en environnement
Responsables de asociaciones ambientales
3,2
28,6
5,1
3,1
0,0
6,0
0,4
0,0
3,4
0,6
0,0
2,7
Gli esperti (scienziati e tecnici)
Les spécialistes (scientifiques et techniciens)
Expertos (científicos y técnicos)
16,7
33,3
15,3
9,9
16,7
4,0
I rappresentanti della Protezione Civile
(France)
Representantes de Protección Civil
18,0
-----6,8
30,4
-----16,7
1,7
2,4
4,0
4,7
0,0
7,3
I Vigili del Fuoco
Les pompiers
Bomberos
3,0
26,2
2,3
8,4
33,3
3,3
La polizia locale (ex vigili urbani)
(France)
Policía Municipal
1,5
-----13,6
1,9
-----12,7
Il suo Sindaco
Le Maire
El Alcalde
47,8
4,8
10,2
20,8
38,9
17,3
3,2
0,0
0,0
9,3
8,3
4,7
1,3
0,0
27,7
3,4
0,0
10,7
I politici locali
Les représentants du conseil général (département)
Los políticos locales
0,4
0,0
1,7
2,5
2,8
0,7
I politici nazionali
Les représentants de l’Etat
Los políticos nacionales
0,0
0,0
1,7
0,0
0,0
2,0
Gli insegnanti di scuola
Les enseignants (primaire, secondaire)
Maestros y profesores
0,2
0,0
0,6
0,6
0,0
2,0
I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
Les représentants d’autres associations
Representantes de asociaciones de voluntariado
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
Les forces de l’ordre (gendarmes, police)
Fuerzas de orden público (Guardia Civil, Policía)
I rappresentanti della Comunità Montana
Les représentants des communautés de communes
El representante de la Comunidad Autónoma
L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
Les représentants de la Région
La Administración municipal
173
Il suo parroco
(France)
El Párroco, la Iglesia
I suoi amici
Les amis, la famille, les voisins…
Sus amigos
0,0
-----0,0
0,9
-----0,0
0,2
0,0
0,0
0,3
0,0
0,7
V117 - Lei conosce il Piano di Protezione Civile predisposto dal suo Comune?
Connaissez-vous le plan de protection civile de votre commune?
¿Conoce usted el Plan de actuación de Protección Civil de su municipio?
No, non so cosa sia
Non, je ne le connais pas
No, no sé lo que es
64,8
88,9
75,9
Sì, ma so solo che esiste perché non me ne hanno mai parlato
Oui, mais je sais seulement qu’il existe
Sí, pero sólo sé que existe, porque nunca me han hablado de él
16,5
5,6
11,2
Sì, me ne hanno parlato ma ne so poco
Oui, mais je ne le connais que vaguement
Sí, me han hablado algo pero sé poco
14,2
3,7
7,3
Sì, lo conosco
Oui, je le connais
Sí, lo conozco
4,5
1,9
5,6
V118 - Viene svolta una campagna di informazione sul rischio di esondazione e/o frana nella sua
zona di residenza?
Y a-t-il eu une campagne d’information sur le risque d’inondation et/ou mouvements de
terrains dans votre zone de résidence?
¿Se está desarrollando una campaña de información sobre el riesgo de desbordamiento o
riada y/o desprendimiento en su municipio?
Sì
11,0
No
60,2
Non so 28,8
Oui
9,3
Non
37,0
Je ne sais pas 53,7
Sí
3,9
No
34,5
No sé 61,6
V119 - Se sì, lei pensa che le informazioni ricevute siano:
Si oui, pensez-vous que les informations transmises sont :
La información recibida es:
Buone
Valables
Buena
32,8
33,3
66,7
Sufficienti
Suffisantes
Suficiente
46,6
66,7
22,2
Scarse
Rare
Escasa
15,5
0,0
11,1
Insufficienti
Insuffisantes
Insuficient
174
5,2
0,0
0,0
V120 - Lei è personalmente disponibile a fare qualcosa per la prevenzione del rischio di esondazione
e/o di frana?
Etes-vous personnellement disposé à faire quelque chose pour la prévention des risques
d’inondation?
¿Está usted personalmente dispuesta a participar en alguna de las actividades que le cito
sobre prevención del riesgo de riada y/o desprendimiento?
No, non sono disponibile per nessuna attività
Non, je ne suis disposé à aucune de ces activités
No, no estoy disponible para ninguna actividad
36,6
29,6
53,1
Sono disposto a partecipare a incontri specifici di informazione (es.: dibattiti)
Je suis disposé à participer à des conférences d’information (ex.: débats)
Estoy dispuesto a participar en encuentros especifico de información (ej. debates)
36,9
16,7
18,0
Sono disposto a partecipare ad attività specifiche di formazione (es.: corsi)
Je suis disposé à participer à des séances de formation spécifiques (ex.: cours)
Estoy dispuesto a participar en actividades específicas de formación (ej: cursos)
8,2
5,6
15,4
Sono disposto a partecipare alle eventuali esercitazioni
Je suis disposé à participer à d’éventuels exercices
Estoy dispuesto a participar en eventuales prácticas
8,0
37,0
9,6
Sono disposto a partecipare alle attività di un gruppo/associazione di protezione civile 10,3
Je suis disposé à participer aux activités d’une association d’information préventive 11,1
Estoy dispuesto a participar en actividades de un grupo/asociación de protección civil 3,9
Con quale frequenza lei partecipa a qualcuna delle attività delle associazioni o dei gruppi
sotto indicati?
Etes vous impliqué dans des activités associatives et avec quelle fréquence?
¿Con qué frecuencia participa usted en actividades llevadas a cabo por asociaciones o
grupos?
Mai
Raramente
Regolarmente
Jamais
Rarement
Régulièrement
Nunca
Raramente
Regularmente
V121 - Ambientalisti
Environnementales
Ambientales
V122 - Culturali
Culturelles
Culturales
V123 - Di volontariato sociale
Volontariat social
De voluntariado social
V124 - Di protezione civile
Protection civile
De protección civil
V125 - Ecclesiali
Ecclésiastiques
Eclesiales
V126 - Politici
Politiques
Políticos
V127 - Sindacati
Syndicales
Sindicales
V128 - Sportivi
Sportives
Deportivos
V129 – Altro – Autre Otros
95,1
92,5
91,8
78,8
73,5
84,5
75,8
86,5
89,7
91,8
98,1
96,6
71,5
96,2
90,1
91,1
92,3
95,7
89,2
96,2
94,8
71,7
75,0
84,9
------
4,0
0,0
3,4
16,0
12,2
7,3
15,5
7,7
5,6
5,0
1,9
1,3
17,8
0,0
3,0
6,8
3,8
1,3
7,6
1,9
3,0
15,6
11,5
7,8
------
0,8
7,5
4,7
5,2
14,3
8,2
8,7
5,8
4,7
3,2
0,0
2,2
10,6
3,8
6,9
2,0
3,8
3,0
3,2
1,9
2,2
12,7
13,5
7,3
-------
175
Lei sa come comportarsi in caso di frana? Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati
le tre cose (al massimo) più importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in
caso di frana.
Le cose da fare
Le cosa da non fare
V130 V131 v132 V133 V134 V135
In casa, mettere le cose più importanti in cantina
1,3
0,7
1,1
22,2
10,1
12,6
In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori 4,4
0,7
1,9
4,1
9,4
3,8
In casa, staccare la corrente
23,3
18,3
10,4
0,2
0,7
0,6
In casa, staccare il gas
11,6
31,1
18,0
0,0
0,2
0,6
Scappare subito fuori di casa
34,0
13,9
22,4
3,1
4,7
0,6
Scappare in cantina
0,4
0,2
0,8
30,4
22,5
17,1
Scappare sul tetto di casa
2,1
1,5
3,0
7,2
12,9
10,6
Chiamare con il telefonino amici e parenti
1,5
5,7
4,9
2,5
5,9
5,6
Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati
0,6
2,6
3,0
7,4
15,1
11,2
Ripararsi sotto un ponte
0,0
0,2
0,8
13,3
11,1
24,4
18,7
23,3
29,2
0,2
0,2
0,3
2,1
1,8
4,4
9,4
6,9
12,6
Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità
Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi
Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più importanti che
si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di esondazione.
Por favor, indique entre los comportamientos de la siguiente lista, las tres cosas (como
máximo) más importantes que se deben hacer y aquellas que no se deben hacer en caso de
desbordamiento.
Le cose da fare
Le cosa da non fare
Hay que hacer
No hay que hacer
V136 V137 v138 V139 V140 V141
In casa, mettere le cose più importanti in cantina
0,0
En casa, colocar las cosas más important.en el sótano 0,9
0,0
0,0
0,5
0,5
29,1
58,9
12,9
6,3
21,2
19,2
In casa, mettere le cose più importanti ai piani superiori13,2
En casa, colocar las cosas más importantes
en el piso superior
53,4
2,8
3,8
1,0
3,5
2,4
10,8
6,6
0,4
0,4
0,0
In casa, staccare la corrente
En casa, apagar la corriente eléctrica
29,4
19,0
21,8
36,4
8,1
9,4
0,6
0,6
0,2
0,0
0,3
0,0
2,5
2,2
23,1
14,3
12,6
10,4
0,2
0,4
0,5
0,9
0,3
0,0
15,3
4,3
6,4
4,8
8,8
6,1
3,9
2,6
7,7
7,6
4,6
4,1
0,2
0,0
0,0
0,9
1,0
0,0
36,6
21,2
33,9
52,5
20,7
8,8
13,4
5,6
13,1
10,8
16,7
17,9
1,0
1,3
2,2
1,8
0,9
3,1
In casa, staccare il gas
En casa, apagar el gas
Scappare subito fuori di casa
Salir enseguida fuera de casa
Scappare in cantina
Refugiarse en el sótano
Scappare sul tetto di casa
Subir al techo de la casa
176
Chiamare con il telefonino amici e parenti
Llamar con el móvil a familiares y amigos
0,9
1,7
3,0
1,7
5,6
9,9
1,8
0,9
4,5
1,8
2,7
2,1
Scappare verso la montagna o altri luoghi elevati
Escapar hacia la montaña u otros lugares elevados
8,7
5,6
14,0
12,6
12,1
11,8
0,4
0,4
2,5
1,8
1,2
1,0
Ripararsi sotto un ponte
Refugiarse debajo de un puente
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,5
19,1
12,6
26,5
25,1
31,7
53,4
14,5
7,3
13,8
6,9
26,5
25,5
0,4
0,0
0,5
0,4
0,3
0,0
1,9
0,0
2,1
0,9
4,3
1,4
5,9
0,9
5,2
1,3
13,7
8,3
Seguire sempre le indicazioni provviste dalle autorità
Seguir siempre las indicaciones de la autoridad
Aspettare a casa che qualcuno venga ad aiutarmi
Esperar en casa a que venga alguien a ayudarme
Variabili anagrafiche
V142 – Sesso
Sexe
Sexo
Maschio
Masculin
Hombre
48,9
61,1
48,7
Femmina
Féminin
Mujer
51,1
38,9
51,3
V143 - Anno di nascita
Année de naissance
Año de nacimiento
18-25 Italia
Francia
Spagna
26-45 Italia
Francia
Spagna
46-65 Italia
Francia
Spagna
66-Italia
Francia
Spagna
V144 - Comune di residenza
Commune de résidence
Lugar de residencia
10,9
11,1
15,1
36,9
24,1
33,6
31,4
38,9
27,6
20,8
25,9
23,7
Berbenno, Buglio, Colorina, Forcola, Fusine
Ardenno
Morbegno, Talamona
Aubignan
Carcaixent
%
56,9
22,9
4,5
100,0
100,0
V.A.
355
143
28
54
232
177
V145 - Stato civile
Etat civil
Estado civil
Celibe/nubile
Célibataire
Soltero/soltera
22,0
16,7
24,6
Coniugato/a – convivente
Marié – concubinage
Casado/a – Pareja de hecho
67,9
66,7
65,5
Separato/divorziato
Séparé – divorcé
Separado/a – Divorciado/a
2,2
9,3
2,2
Vedovo/a
Veuf
Viudo/a
7,9
7,4
7,8
V146 - Da quante persone conviventi è composta la sua famiglia (In totale in quanti siete in casa
compreso l’intervistato)?
De combien de personnes votre foyer est-il composé ?
¿De cuántas personas está compuesto su núcleo familiar? (en total ¿cuántos son en casa
incluido el entrevistado?).
Italia
France
Spagna
1
7,1
14,8
8,2
2
22,1
42,6
23,7
3
28,2
20,4
23,7
4
31,7
16,7
25,9
5
8,7
5,6
9,9
V147 - Grado di istruzione
Scuola elementare non terminata
Licenza elementare
Licenza media o avviamento
Qualifica professionale
Diploma scuola media superiore o scuola tecnica equiparata
Specializzazione post diploma
Laurea
V147-
Niveau d’instruction
Certificat d’études secondaires
Qualification professionnelle
Baccalauréat
Diplôme universitaire
V147
9,6
42,3
19,2
28,8
Tipo de estudios
Sin estudios
Educaciòn Primaria
ESO
Formaciòn Professional
Bachillerato o Escuela Técnica
Otra especializaciòn
Diplomado
Licenciado
178
1,3
27,8
23,6
12,7
28,9
2,1
3,7
18,1
44,8
3,4
11,2
12,1
1,3
4,7
4,3
6 e oltre
2,3
0,0
8,6
V148 – Professione – Profession - Profesión
Studente
Etudiant
Estudiante
4,6
5,6
7,3
Disoccupato/in cerca prima occupazione
Sans travail / à la recherche d’un emploi
Desocupado/en busca de primera empleo
0,3
1,9
3,9
Pensionato
Retraité
Jubilado
29,2
37,0
15,1
Casalinga
Femme au foyer
Ama de casa
14,8
0,0
29,7
Altra condizione non professionale
(Francia)
Otra condición no profesional
0,8
----0,9
Operaio semplice
Ouvrier non qualifié
Obrero
Operaio specializzato
Ouvrier spécialisé
Obrero especializado
6,5
0,0
3,0
10,6
3,7
3,4
Agricoltore
Agriculteur
Agricultor
1,0
1,9
3,0
Commerciante
Commerçant
Comerciante
4,7
1,9
3,0
Artigiano – autonomo
Artisan – Travailleur indépendant
Artesano – autónomo
5,7
7,4
2,6
Impiegato
Employé
Empleado
13,2
18,5
22,0
Insegnate
Professeur
Maestro
3,4
3,7
3,0
Libero professionista (avvocato, architetto, ecc.)
Profession libérale
Profesional liberal (abogado, arquitecto, etc)
2,4
1,9
0,9
Dirigente funzionario
Fonctionnaire
Dirigente funcionario
Imprenditore
Entrepreneur
Empresario
1,1
14,8
0,4
1,6
1,9
1,3
179
ALLEGATI
PROGETTO RINAMED
INTERREG IIIB - SPAZIO MEDOCC
Università Cattolica
del Sacro Cuore
Nota: il questionario è anonimo, non apporre nessuna sigla che lo renda identificabile
ID - Questionario numero (non compilare)
V1 - A riguardo della sua abitazione, lei vive:
All’interno di un centro abitato
In una casa isolata
/__/__/__/
/1/
/2/
V2 – Ancora a riguardo alla sua abitazione, per favore mi può dire se lei abita:
In un appartamento al piano terra in una palazzina
/ 1/
In un appartamento al 1° piano o superiore in una palazzina
/2 /
In una casa/cascina singola al piano terra
/3/
In una casa/cascina singola, con più piani
/4/
V3 - Da quanto tempo vive nel suo Comune di residenza?
Dalla nascita
Altrimenti indicare il numero di anni
/9/9/
/__/__/
V4 - Di massima si considera soddisfatto di vivere nella sua zona di residenza?
No
/1 /
Poco
/2 /
Abbastanza
/ 3/
Sì, molto
/4/
Quale è l’ultimo disastro naturale che si ricorda sia capitato nella sua zona di
abitazione?
V5 - E’ successo (scrivere il tipo di disastro): ……………
codice /__/
V6 - Nell’anno:
/__/__/
V6 - Non è mai capitato nulla
/0/5/
V7 - In particolare, chi soprattutto le ha fornito l’informazione di cui ha memoria?
Ho sperimentato il disastro è ho subito direttamente i danni
/ 1/
Ho sperimentato il disastro, ma senza subire danni
/ 2/
I miei parenti
/ 3/
I miei amici
/ 4/
La gente del posto
/5/
I mezzi di comunicazione
/6/
Lei considera la sua zona di residenza come una zona
V8 - A rischio di esondazione
V9 - A rischio di frana
V10 - A rischio di incendio boschivo
V11 - A rischio di terremoto
/1/
/1/
/1/
/1/
183
In particolare, quale grado di rischio lei pensa personalmente di correre
relativamente a…
Nessuno rischio=1 massimo rischio=7
V12 - un incidente stradale
/1/2/3/4/5/6/7/
V13 - un incidente nucleare
/1/2/3/4/5/6/7/
V14 - un incendio
/1/2/3/4/5/6/7/
V15 - una frana
/1/2/3/4/5/6/7/
V16 - un incidente sul lavoro
/1/2/3/4/5/6/7/
V17 - un incidente in casa
/1/2/3/4/5/6/7/
V18 - una esondazione
/1/2/3/4/5/6/7/
V19 - un terremoto
/1/2/3/4/5/6/7/
V20 - l’inquinamento del suolo
/1/2/3/4/5/6/7/
V21 - l’inquinamento atmosferico
/1/2/3/4/5/6/7/
V22 - l’inquinamento elettromagnetico (alta tensione, telefonia)
/1/2/3/4/5/6/7/
V23 - un incidente aereo
/1/2/3/4/5/6/7/
Lei pensa che le seguenti attività dell’uomo sul territorio possano aumentare il
rischio di esondazione e/o di frana che è presente in questa zona?
Esondazione
Frana
1
V24 - Disboscamento
//
/ 1/
V25 - Costruzione non regolamentata
di edifici (es.: case, ecc.)
/ 1/
/ 1/
V26 - Costruzione non regolamentata
di infrastrutture (es.: strade, ponti, ecc.)
/1/
/ 1/
V27 - Modifica del letto del fiume
/1/
/ 1/
V28 - Costruzione di nuovi bacini per impianti
di potenza (centrali elettriche)
/ 1/
/ 1/
1
V29 - Attività turistica
//
/ 1/
V30 - Estrazione di materiali (cave)
/ 1/
/ 1/
1
V31 - Abbandono dei fondi e dei percorsi rurali
//
/ 1/
V32 - Ha mai pensato di andare ad abitare in un altro Comune?
Sì, ho già deciso di andare via
Se capitasse l’occasione, me ne andrei
No, non voglio muovermi da questo Comune
/ 1/
/ 2/
/ 3/
Per quanto riguarda l’Italia, lei pensa che il nostro paese abbia, in materia di disastri
naturali
Per nulla Poco Abbastanza Molto
V33 - Una normativa adeguata in
materia di prevenzione
/ 1/
/ 2/
/3/
/ 4/
1
2
3
V34 - Un’organizzazione di intervento adeguata
//
//
//
/ 4/
V35 - Delle Istituzioni attente ai problemi
dei disastri naturali
/1/
/ 2/
/3/
/ 4/
V36 - Un sistema dei media (TV e giornali) che
fornisce informazioni oggettive sul problema /1/
/ 2/
/3/
/ 4/
184
Lei pensa che sia una buona cosa che la nostra Regione promuova delle leggi per la
prevenzione dei rischi naturali?
Per esempio quanto sarebbe d’accordo sul fatto che la legge dovrebbe…
Per nulla Poco Abbastanza Molto
d’accordo
V37 - ….obbligare le istituzioni a informare i cittadini
sui rischi naturali a cui sono esposti
/ 1/
/ 2/
/3/
/ 4/
V38 - ….obbligare le istituzioni locali a predisporre
piani di intervento in caso di emergenza
/ 1/
/ 2/
/3/
/ 4/
V39 - ….obbligare i cittadini esposti a rischio di
disastro naturale a stipulare un’assicurazione
/ 1/
/ 2/
/3/
/ 4/
V40 - ….essere più severa nei confronti di chi mette in
atto comportamenti che aumentano il rischio
naturale (es.: impianti sui fiumi, disboscamento,
non cura dei boschi, ecc.)
/1 /
/ 2/
/3/
/ 4/
V41 - ….essere più restrittiva rispetto ad attività da
svolgersi in zone soggette al rischio naturale
(es.: costruire in zone di rischio, ecc.)
/1/
/ 2/
/3/
/ 4/
Per quanto riguarda i disastri naturali, quali sono, secondo lei, i soggetti
istituzionali che dovrebbero dedicarsi particolarmente a…..
Sceglierne al massimo due per ciascuna attività
Fare attività di prevenzione Fare attività di gestione
V42 – V43
V44 – V45
1
1
Il Comune
//
//
/1/
/ 1/
La Provincia
/ 2/
/ 2/
/2/
/ 2/
3
3
3
La Regione
//
//
//
/ 3/
Il Governo italiano
/ 4/
/ 4/
/4/
/ 4/
5
5
5
Il Prefetto
//
//
//
/ 5/
La Protezione Civile
/ 6/
/ 6/
/6/
/ 6/
Secondo lei, le difficoltà per affrontare i problemi legati alla prevenzione dei disastri
naturali sono principalmente di natura economica, organizzativa, politica o
tecnologica?
Scegliere al massimo due risposte
V46 – V47
Difficoltà economiche
/ 1/
/ 1/
2
Difficoltà organizzative
//
/ 2/
Difficoltà politiche
/ 3/
/ 3/
4
Difficoltà tecnologiche
//
/ 4/
V48 - A conti fatti, secondo la sua opinione, per una comunità costa
economicamente di più promuovere una attività di prevenzione (fare qualcosa
prima, per esempio costruendo ponti e case più resistenti) o di gestione
dell’emergenza naturale (intervenire con i soccorsi durante)?
Costa di più prevenire
/ 1/
Costano entrambe allo stesso modo
/ 2/
Costa di più gestire
/ 3/
185
V49 - Lei pensa che possa essere utile creare una agenzia che si occupi in modo
specifico dei problemi del territorio montano? (es.: Osservatorio sulla Montagna)
Sì, molto
/1 /
Abbastanza
/ 2/
No
/ 3/
V50 - Per quanto riguarda la Lombardia, lei pensa che una campagna di
informazione sui rischi naturali sia:
Veramente necessaria
/1/
Abbastanza importante
/ 2/
Forse importante, ma ci sono altri problemi più importanti
/ 3/
Non necessaria
/ 4/
V51 - Concentrando l’attenzione sulla prevenzione del rischio. Lei ha mai ricevuto
informazioni e/o ha mai partecipato ad attività finalizzate alla prevenzione del rischio
naturale?
No mai
/ 1/
Sì, ho ricevuto qualche informazione saltuaria
/ 2/
Sì, ho ricevuto informazioni sistematiche sulla questione
/ 3/
Sì, ho partecipato anche ad attività di prevenzione
(incontri specifici, esercitazioni, ecc.)
/4/
A proposito del rischi naturali, quanto reputa importante avere informazioni circa…
Grado di importanza da 1 a 5, con 1 = non importante, 5 = molto importante
V52 - ….l’identificazione delle zone a rischio
/1/2/3/4/5/
V53 - ….il grado di rischio a cui sono esposto
/1/2/3/4/5/
V54 - ….le conseguenze e i possibili danni a uomini,
cose e ambiente che potrebbero verificarsi
/1/2/3/4/5/
V55 - ….i piani di emergenza previsti dalle autorità pubbliche
/1/2/3/4/5/
V56 - ….le procedure di allarme della popolazione
in caso di emergenza
/1/2/3/4/5/
V57 - ….i comportamenti da adottare in caso di emergenza
/1/2/3/4/5/
V58 - ….le misure preventive che la popolazione deve
adottare per proteggersi
/1/2/3/4/5/
V59 - ….la fonte di informazione in caso di emergenza
/1/2/3/4/5/
V60 - ….la modalità con cui posso avere informazioni
sul rischio a cui sono esposto
/1/2/3/4/5/
V61 - ….il modo con cui la popolazione è tenuta al corrente
dell’evolvere della situazione in caso di disastro
/1/2/3/4/5/
A proposito di chi può fornire l’informazione sul rischio naturale, vorremmo sapere
per i soggetti che seguono:
a – quanto ciascuno di essi fornisce, oggi di fatto, un messaggio chiaro (Si fa
capire?)
b – quanto ciascuno di essi è un informatore credibile e degno di fiducia (Credo a
quello che mi dicono?)
c – quanto ciascuno di essi è competente a fornire il messaggio (Quanto ne sa?)
186
Cominciamo dalla prima domanda: secondo lei quanto i soggetti forniscono
un’informazione chiara sul rischio naturale? (Quanto si fanno capire?)
Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato)
Messaggio per nulla chiaro=1 Messaggio perfettamente chiaro=7
V62 - I giornalisti (radio, tv, giornali)
/1/2/3/4/5/6/7/
V63 - Gli esponenti delle associazioni
ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
/1/2/3/4/5/6/7/
V64 - I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /1/2/3/4/5/6/7/
V65 - Gli esperti (scienziati e tecnici)
/1/2/3/4/5/6/7/
V66 - I rappresentanti della Protezione Civile
/1/2/3/4/5/6/7/
V67 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
/1/2/3/4/5/6/7/
V68 - I Vigili del Fuoco
/1/2/3/4/5/6/7/
V69 - La polizia locale (ex vigili urbani)
/1/2/3/4/5/6/7/
V70 - Il suo Sindaco
/1/2/3/4/5/6/7/
V71 - I rappresentanti della Comunità Montana
/1/2/3/4/5/6/7/
V72 - L’Amministrazione regionale
(Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
/1/2/3/4/5/6/7/
V73 - I politici locali
/1/2/3/4/5/6/7/
V74 - I politici nazionali
/1/2/3/4/5/6/7/
V75 - Gli insegnanti di scuola
/1/2/3/4/5/6/7/
V76 - Il suo parroco
/1/2/3/4/5/6/7/
V77 - I suoi amici
/1/2/3/4/5/6/7/
Continuiamo con la seconda domanda: secondo lei quanto i soggetti che seguono
sono credibili quando forniscono un’informazione sul rischio naturale? (Quanto
credo a quello che dicono?).
Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato)
Nessuna credibilità/fiducia=1
Massima credibilità/fiducia=7
V78 - I giornalisti (radio, tv, giornali)
/1/2/3/4/5/6/7/
V79 - Gli esponenti delle associazioni
ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
/1/2/3/4/5/6/7/
V80 - I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /1/2/3/4/5/6/7/
V81 - Gli esperti (scienziati e tecnici)
/1/2/3/4/5/6/7/
V82 - I rappresentanti della Protezione Civile
/1/2/3/4/5/6/7/
V83 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
/1/2/3/4/5/6/7/
V84 - I Vigili del Fuoco
/1/2/3/4/5/6/7/
V85 - La polizia locale (ex vigili urbani)
/1/2/3/4/5/6/7/
V86 - Il suo Sindaco
/1/2/3/4/5/6/7/
V87 - I rappresentanti della Comunità Montana
/1/2/3/4/5/6/7/
V88 - L’Amministrazione regionale
(Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
/1/2/3/4/5/6/7/
V89 - I politici locali
/1/2/3/4/5/6/7/
V90 - I politici nazionali
/1/2/3/4/5/6/7/
V91 - Gli insegnanti di scuola
/1/2/3/4/5/6/7/
V92 - Il suo parroco
/1/2/3/4/5/6/7/
V93 - I suoi amici
/1/2/3/4/5/6/7/
187
Terminiamo con l’ultima domanda: secondo lei quanto i soggetti che seguono sono
competenti quando forniscono un’informazione sul rischio naturale? (Quanto ne
sanno?).
Rispondere a ogni modalità utilizzando la scala da 1 a 7 come indicato)
Nessuna competenza=1 Massima competenza=7
V94 - I giornalisti (radio, tv, giornali)
/1/2/3/4/5/6/7/
V95 - Gli esponenti delle associazioni
ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
/1/2/3/4/5/6/7/
V96 - I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato /1/2/3/4/5/6/7/
V97 - Gli esperti (scienziati e tecnici)
/1/2/3/4/5/6/7/
V98 - I rappresentanti della Protezione Civile
/1/2/3/4/5/6/7/
V99 - Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
/1/2/3/4/5/6/7/
V100 - I Vigili del Fuoco
/1/2/3/4/5/6/7/
V101 - La polizia locale (ex vigili urbani)
/1/2/3/4/5/6/7/
V102 - Il suo Sindaco
/1/2/3/4/5/6/7/
V103 - I rappresentanti della Comunità Montana
/1/2/3/4/5/6/7/
V104 - L’Amministrazione regionale
(Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
/1/2/3/4/5/6/7/
V105 - I politici locali
/1/2/3/4/5/6/7/
V106 - I politici nazionali
/1/2/3/4/5/6/7/
V107 - Gli insegnanti di scuola
/1/2/3/4/5/6/7/
V108 - Il suo parroco
/1/2/3/4/5/6/7/
V109 - I suoi amici
/1/2/3/4/5/6/7/
Quali strumenti o attività informative sui rischi naturali crede possano essere per lei
più utili?
Al massimo tre scelte
V110 – V111 – V112
Incontri di informazione (es.: dibattiti)
/ 1/
/ 1/
/ 1/
Incontri di formazione (es.: corsi)
/2/
/ 2/
/ 2/
3
3
Esercitazioni pratiche
//
//
/ 3/
Materiali stampati (volantini, ecc.) da distribuire
/ 4/
/ 4/
/ 4/
5
5
Materiali audiovisivi
//
//
/ 5/
6
6
Mostre
//
//
/ 6/
Dimostrazioni pubbliche degli esperti (es.: protezione civile) /7/
/ 7/
/ 7/
In riferimento alla specifica situazione della sua zona, in che misura lei è interessato
a essere informato circa le attività di prevenzione del rischio di esondazione e/o di
frana che si svolgono nel suo Comune?
Esondazione
Frana
V113 – V114
Non sono interessato
/ 1/
/ 1/
2
Sono poco interessato
//
/ 2/
Sono abbastanza interessato
/ 3/
/ 3/
4
Sono molto interessato
//
/ 4/
188
Se ha risposto che è almeno un poco interessato, da chi vorrebbe essere informato
di queste attività? (Al massimo due risposte)
V115 – V116
I giornalisti (radio, tv, giornali)
/01/
/01/
02
Gli esponenti delle associazioni ambientaliste (es.: Lega Ambiente)
/ /
/02/
I rappresentanti delle altre associazioni di volontariato
/03/
/03/
04
Gli esperti (scienziati e tecnici)
/ /
/04/
I rappresentanti della Protezione Civile
/05/
/05/
06
Le forze dell’ordine (carabinieri, polizia)
/ /
/06/
I Vigili del Fuoco
/07/
/07/
08
La polizia locale (ex vigili urbani)
/ /
/08/
Il suo Sindaco
/09/
/09/
10
I rappresentanti della Comunità Montana
/ /
/10/
11
L’Amministrazione regionale (Es.:Sede territoriale Regionale – STER)
/ /
/11/
I politici locali
/12/
/12/
13
I politici nazionali
/ /
/13/
Gli insegnanti di scuola
/14/
/14/
15
Il suo parroco
/ /
/15/
I suoi amici
/16/
/16/
V117 - Lei conosce il Piano di Protezione Civile predisposto dal suo Comune?
No, non so cosa sia
/1/
Sì, ma so solo che esiste perché non me ne hanno mai parlato
/2/
Sì, me ne hanno parlato ma ne so poco
/3/
Sì, lo conosco
/ 4/
V118 - Viene svolta una campagna di informazione sul rischio di esondazione e/o
frana nella sua zona di residenza?
Sì
/1/
No
/2/
Non so
/ 3/
V119 - Se sì, lei pensa che le informazioni ricevute siano:
Buone
Sufficienti
Scarse
Insufficienti
/ 1/
/ 2/
/ 3/
/ 4/
V120 - Lei è personalmente disponibile a fare qualcosa per la prevenzione del
rischio di esondazione e/o di frana? Le risposte sono indicate in ordine di impegno
No, non sono disponibile per nessuna attività
/1/
Sono disposto a partecipare a incontri
specifici di informazione (es.: dibattiti)
/ 2/
Sono disposto a partecipare ad attività
specifiche di formazione (es.: corsi)
/3/
Sono disposto a partecipare alle eventuali esercitazioni
/ 4/
Sono disposto a partecipare alle attività di un
gruppo/associazione di protezione civile
/ 5/
189
Con quale frequenza lei partecipa a qualcuna delle attività delle associazioni o dei
gruppi sotto indicati?
Mai Raramente Regolarmente
Associazioni o gruppi…..
V121 - ….ambientalisti
/1 /
/ 2/
/ 3/
V122 - ….culturali
/1/
/ 2/
/ 3/
1
2
V123 - ….di volontariato sociale
//
//
/ 3/
V124 - ….di protezione civile
/1/
/ 2/
/ 3/
1
2
V125 - ….ecclesiali
//
//
/ 3/
V126 - ….politici
/1 /
/ 2/
/ 3/
1
2
V127 - ….sindacati
//
//
/ 3/
V128 - ….sportivi
/1/
/ 2/
/ 3/
1
2
V129 – Altro
//
//
/ 3/
Lei sa come comportarsi in caso di frana?
Lei sa come comportarsi in caso di esondazione?
Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più
importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di frana.
Le cose da fare
Le cosa da non fare
V130 V131 v132
V133 V134 V135
1. In casa, mettere le cose più importanti
in cantina
/01/
/01/
/01/
/01/
/01/
/01/
2. In casa, mettere le cose più importanti
ai piani superiori
/02/
/02/
/02/
/02/
/02/
/02/
3. In casa, staccare la corrente
/03/
/03/
/03/
/03/
/03/
/03/
04
04
04
04
04
4. In casa, staccare il gas
/ /
/ /
/ /
/ /
/ /
/04/
5. Scappare subito fuori di casa
/05/
/05/
/05/
/05/
/05/
/05/
06
06
06
06
06
6. Scappare in cantina
/ /
/ /
/ /
/ /
/ /
/06/
7. Scappare sul tetto di casa
/07/
/07/
/07/
/07/
/07/
/07/
8. Chiamare con il telefonino
amici e parenti
/08/
/08/
/08/
/08/
/08/
/08/
9. Scappare verso la montagna o
altri luoghi elevati
/09/
/09/
/09/
/09/
/09/
/09/
10. Ripararsi sotto un ponte
/10/
/10/
/10/
/10/
/10/
/10/
11. Seguire sempre le indicazioni provviste
dalle autorità (Es.: Protezione Civile)
/11/
/11/
/11/
/11/
/11/
/11/
12. Aspettare a casa che qualcuno
venga ad aiutarmi
/12/
/12/
/12/
/12/
/12/
/12/
190
Per favore, mi indichi tra i comportamenti elencati le tre cose (al massimo) più
importanti che si devono fare e quelle che non si devono fare in caso di
esondazione.
Le cose da fare
Le cosa da non fare
V136 V137 v138 v139 v140 v141
13. In casa, mettere le cose più importanti
in cantina
/01/
/01/
/01/
/01/
/01/
/01/
14. In casa, mettere le cose più importanti
ai piani superiori
/02/
/02/
/02/
/02/
/02/
/02/
15. In casa, staccare la corrente
/03/
/03/
/03/
/03/
/03/
/03/
04
04
04
04
04
16. In casa, staccare il gas
/ /
/ /
/ /
/ /
/ /
/04/
17. Scappare subito fuori di casa
/05/
/05/
/05/
/05/
/05/
/05/
06
06
06
06
06
18. Scappare in cantina
/ /
/ /
/ /
/ /
/ /
/06/
07
07
07
07
07
19. Scappare sul tetto di casa
/ /
/ /
/ /
/ /
/ /
/07/
20. Chiamare con il telefonino
amici e parenti
/08/
/08/
/08/
/08/
/08/
/08/
21. Scappare verso la montagna o
altri luoghi elevati
/09/
/09/
/09/
/09/
/09/
/09/
22. Ripararsi sotto un ponte
/10/
/10/
/10/
/10/
/10/
/10/
23. Seguire sempre le indicazioni provviste
dalle autorità (Es.: Protezione Civile)
/11/
/11/
/11/
/11/
/11/
/11/
24. Aspettare a casa che qualcuno
venga ad aiutarmi
/12/
/12/
/12/
/12/
/12/
/12/
Variabili anagrafiche
V142 - Sesso
1. Maschio
2. Femmina
/ 1/
/ 2/
V143 - Anno di nascita
19/__/__/
V144 - Comune di residenza specificare codice cap
/__/__//__/__//__/
V145 - Stato civile
Celibe/nubile
Coniugato/a – convivente
Separato/divorziato
Vedovo/a
/1/
/ 2/
/ 3/
/4/
V146 - Da quante persone conviventi è composta la sua famiglia (In totale in quanti
siete in casa compreso l’intervistato)?
Indicare il numero di persone compreso l’intervistato
/__/__/
191
V147 - Grado di istruzione
1. Scuola elementare non terminata
2. Licenza elementare
3. Licenza media o avviamento
4. Qualifica professionale
5. Diploma scuola media superiore o scuola tecnica equiparata
6. Specializzazione post diploma
7. Laurea
/ 1/
/ 2/
/ 3/
/ 4/
/ 5/
/ 6/
/ 7/
V148 - Professione
1. Studente
2. Disoccupato/in cerca prima occupazione
3. Pensionato
4. Casalinga
5. Altra condizione non professionale
6. Operaio semplice
7. Operaio specializzato
8. Agricoltore
9. Commerciante
10. Artigiano – autonomo
11. Impiegato
12. Insegnate
13. Libero professionista (avvocato, architetto, ecc.)
14. Dirigente funzionario
15. Imprenditore
/01/
/02/
/03/
/04/
/05/
/06/
/07/
/08/
/09/
/10/
/11/
/12/
/13/
/14/
/15/
192
Progetto Rinamed
Programma Interreg IIIB – Spazio MedOcc
VISITA AI LUOGHI INTERESSATI DALLE RILEVAZIONI
1° STOP - COLICO (LC)
Area a rischio frana
26 maggio 2004
MOVIMENTO FRANOSO IN LOCALITA’ BEDOLESSO
(COMUNI COLICO-DORIO)
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Figura 1: modello 3D del versante a monte dell'abitato di Colico
Figura 2: ortofoto del versante e dell'abitato di Colico
195
Il dissesto del “Monte Bedolesso” è localizzato sul versante sinistro idrografico del torrente Perlino
nel comune di Colico in corrispondenza degli alpeggi della località Monte Bedolesso.
Figura 3: Stralcio da "Inventario dei fenomeni franosi della Regione Lombardia"
Il primo evento documentato inerente il dissesto risale al 27-28 giugno1997, durante il quale si sono
avuti fenomeni di alluvionamento lungo l’alveo del T. Perlino a causa di una colata detriticofangosa alimentata da una frana innescatasi nella parte alta del bacino.
A seguito di questo evento la Regione Lombardia ha provveduto a conferire apposito incarico, in
adempimento della legge 3 Agosto 1998 n.267, per la valutazione e zonazione della pericolosità e
del rischio da frana del conoide dei Torrente Perlino (Geol.Volpatti, 1999). Lo studio ha evidenziato
la possibilità di esondazioni ed alluvionamenti in corrispondenza di alcuni punti critici come alcuni
ponti (es. sottopasso S.S. n. 36).Tale zonazione è stata successivamente modificata a seguito degli
eventi accorsi nel 2000 e 2002 con ampliamento dell’area a rischio.
196
Figura 3: attraversamento S.S.36 1
Foto 1- 2: attraversamento S.S.36 e ultimo ponte prima della foce
DESCRIZIONE DEL DISSESTO
La prima segnalazione di attivazione del fenomeno in oggetto è del maggio 2001 , dopo le copiose
precipitazioni del Novembre 2000; successive riattivazioni si sono avute durante i mesi di
Novembre e Dicembre 2002 sempre in conseguenza di periodi di piogge intense e prolungate.
Il dissesto, classificabile come una frana di scivolamento in depositi morenici, rappresenta la
parziale riattivazione di una grande paleofrana che interessa l’intero versante a monte dell’abitato.
L’area in frana nel complesso si sviluppa per una lunghezza di circa 1500 m, da quota 1100 m
(s.l.m.) a quota 550 m (s.l.m), ed una larghezza di circa 850 m per una superficie di quasi 1 km2 (0.9
km2 ). La scarpata principale, a quote tra 1000 e 1050 presenta rigetti dell’ordine dei 10 m. Il
volume stimato del dissesto risulta pari a circa 20 milioni di m3.
Gli elementi morfologici che caratterizzano il movimento sono essenzialmente scarpate e fratture,
che permettono di delimitarne in maniera sufficientemente chiara l’attuale perimetro.
In base alle strutture rilevate e all’analisi dei dati di spostamento raccolti su tutta l’area, il corpo di
frana è stato suddiviso in 5 settori.
197
Figura 4: frana del monte Bedolesso con indicazione dei diversi settori individuati
198
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
Foto 3 - 4 - 5: Scarpata principale
199
CONSEGUENZE DEL MOVIMENTO F RANOSO
Foto 6: Scarpata di arretramento
della scarpata principale
Foto 7 e 8: scarpate secondarie e segni di movimento nel settore 4
200
Foto 9 - 10: alveo del T. Perlino ai piedi della frana
A partire dal febbraio 2002 è attivo un sistema di monitoraggio del dissesto composto da:
-
-
Monitoraggio topografico dei piloni della linea elettrica ad alto voltaggio
15 basi distometriche,
2 postazioni GPS,
10 fessurimetri a vetrino posizionati sulle stalle di Monte Bedolesso,
1 stazione meteorologica nelle vicinanze dell’alpeggio,
1 stazione idrometrica sul T. Perlino.
Inoltre sono stati realizzati 4 sondaggi.
201
Figura 5: spostamenti registrati dai vari strumenti
Dall’analisi dei dati di monitoraggio è stato possibile correlare gli spostamenti dell’area in dissesto
con gli eventi pluviometrici e definire il valore cumulato di precipitazione innescante il movimento.
EVOLUZIONE E POSSIBILI EFFETTI DEL DISSESTO SULL’ABITATO
Un franamento in massa dell’intero dissesto non è ritenuto probabile. E’ più probabile un collasso
parziale del corpo franoso con conseguente ostruzione del corso del torrente Perlino, che delimita il
fianco destro e il piede del corpo franoso (settore 2). Già durante il novembre 2002 è stata registrata
la parziale occlusione dell’alveo del torrente in occasione di eventi meteorici prolungati che hanno
determinato, oltre all’accelerazione del movimento principale, anche la riattivazione di alcune frane
al piede con superficie di scivolamento poco profonda. Un eventuale movimento franoso
renderebbe disponibile materiale solido che potrebbe essere preso in carico dal torrente
determinando un aumento del trasporto solido ed eventualmente l’innesco di una colata detritica.
In base ai volumi mobilizzati dal movimento franoso si potrebbe determinare la formazione di un
temporaneo bacino di sbarramento provocata dell’occlusione della valle.
La pressione indotta dall’invaso a monte potrebbe determinare il collasso dello sbarramento e la
successiva formazione di un’onda di piena a seguito della rottura. L’onda di piena provocata dalla
rottura di uno sbarramento naturale è in genere decisamente più rilevante rispetto a quella di un
evento di piena in alveo, per la contemporanea presenza di ingenti volumi di materiale liquido e
solido. Le conseguenze del processo sarebbero risentite direttamente sulla conoide, interessata dalla
propagazione e deposizione di una colata detritica.
E’ stata fatta una simulazione della rottura dello sbarramento e della propagazione della colata
detritica sulla conoide utilizzando il DTM del terreno con maglia 4X4.
L’area di esondazione del flusso che si è ottenuta ipotizzando un volume solido trasportato pari a
50.000 m3 e 95.000 m3 .
202
Figura 6: area di esondazione della colata ottenuto dalla simulazione (50.000 m3)
Figura 7: area di esondazione della colata - particolare zona distale
203
Dall’analisi della simulazione si osserva che l’esondazione avviene lungo i punti critici già
individuati in precedenza nello studio redatto ai sensi della L.267/98 (es.attraversamento S.S.36).
L’area rimane la stessa anche nel caso di volumi più cospicui della colata, in questo caso aumentano
solo gli spessori di materiale che si deposita.
Il tempo di sviluppo dei processi che possono essere innescati a seguito dell’occlusione della valle
sono importanti nella definizione dello stato di allerta.
Dai risultati della simulazione risulta che:
- il tempo di riempimento del bacino a monte dello sbarramento: per un invaso di circa 90000 m3,
avendo supposto una portata in entrata di 45.2 m3 (portata con tempo di ritorno centennale) il
completo riempimento avverrebbe dopo 30 minuti;
- il tempo di rottura dello stesso sbarramento; in base ai risultati della simulazione la portata di
picco si registra dopo 9-10 ore dal completo riempimento del bacino;
- il tempo di propagazione dell’onda di piena dal punto di rottura alla porzione distale della conoide
è valutabile in circa 20 minuti.
Sempre sulla base della simulazione perimetrazione di pericolosità dovrebbe essere modificata con
un ampliamento della zona a rischio in alcuni punti nella zona distale.
Figura 8: nuova proposta di zonazione della pericolosità
204
Figura 9: particolare della zona distale
205
Progetto Rinamed
Programma Interreg IIIB – Spazio MedOcc
VISITA AI LUOGHI INTERESSATI DALLE RILEVAZIONI
2° STOP – PIANA DELLA SELVETTA
(VALTELLINA -SO)
Area a rischio inondazione
26 maggio 2004
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
La Valtellina è un’ampia vallata longitudinale che si apre fra le Alpi Retiche a nord e le Prealpi
Orobiche a sud con un estensione di quasi 3300 km2 lungo il corso superiore del fiume Adda.
Figura 1: Ortofoto della Bassa Valtellina
Capoluogo di provincia è la città di Sondrio. A causa degli elevati dislivelli presenti, per cui si passa
dai 200 m s.l.m. del Trivio di Fuentes (alla sommità del lago di Como) ai 4021 m s.l.m. del monte
Bernina, il clima non è molto uniforme; buona parte della Valtellina mostra un clima di tipo
continentale, con piovosità crescente dalla parte alta a quella bassa della valle. Differenze
climatiche si notano anche tra i vari versanti: ad esempio il versante retico è più mite e meno
piovoso di quello orobico, che presenta anche una costante esposizione a nord. Le condizioni
climatiche e le grandi differenze di quota tra fondovalle e cime più elevate, hanno chiaramente
influito sullo sviluppo della vegetazione; il paesaggio valtellinese è dominato fino a quote di 600700 m s.l.m. da boschi di latifoglie, cui si associa, e spesso prevale, il castagno fino a circa 1000 m.
A quote più elevate incominciano a comparire le conifere che diventano predominanti a partire dai
1400 m s.l.m. e si spingono, con singole piante, fino ai 2300 m s.l.m. Sui fondovalle e sui versanti
meno acclivi, l'antropizzazione ha influito notevolmente sulla vegetazione, con ampi disboscamenti
per ottenere prati e colture, nonché con terrazzamenti per la coltivazione della vite o di piante da
frutta. Anche il netto incremento di popolazione a partire dal secolo scorso ha influito sull'equilibrio
dell'ambiente: in passato i centri abitati erano situati prevalentemente sui terrazzi naturali dei
versanti, più salubri dei fondovalle e al sicuro da alluvioni; le bonifiche e soprattutto lo sviluppo
delle attività industriali hanno portato alla rapida colonizzazione dei fondovalle e soprattutto dei
conoidi alluvionali, su cui oggi sorgono gran parte dei paesi e delle città della provincia.
209
Attualmente il turismo è la maggior attività economica della provincia, che non ha però del tutto
cancellato l'antica vocazione agricola e il recente sviluppo industriale.
GEOMORFOLOGIA
Il territorio tipicamente alpino della Valtellina, presenta una morfologia giovanile, legata
essenzialmente all'azione morfogenetica delle acque e dei ghiacciai, che hanno agito con tempi e
modalità diverse. Tuttavia le principali incisioni vallive sono probabilmente di età relativamente
antica, pre-Messiniana (inferiore a 6 Ma), e fortemente incise dalle acque superficiali durante il
Messiniano; in quel periodo, a causa dell'abbassamento del mare Mediterraneo, dovuto alla
"chiusura" dello stretto di Gibilterra, i fiumi hanno profondamente inciso le valli alpine, il cui
fondovalle venne a trovarsi ben al di sotto del livello del mare, che a quei tempi ricopriva l'attuale
pianura Padana. Ciò è testimoniato dai laghi pedemontani, come il Lario, il cui fondo, ricoperto da
sedimenti, si trova a 211 m sotto il livello del mare. La successiva ingressione marina pliocenica (5
Ma) ha "allagato" le valli principali, trasformandole in fiordi, che andavano man mano colmandosi
per apporto di detriti generati dalla progressiva erosione della catena montuosa. Durante le
glaciazioni oloceniche (da 600.000 fino a 10.000 anni fa) la regione alpina fu ricoperta da una
spessa coltre di ghiacci e ampie lingue glaciali hanno modellato i versanti delle valli; il ghiacciaio
dell' Adda è ridisceso più volte fino alla pianura (in Brianza), erodendo e levigando le valli e
trascinando con se una gran quantità di detriti. Inoltre la decompressione sviluppatasi sui versanti in
seguito al ritiro dei ghiacci dell'ultima glaciazione (quella wurmiana), ha provocato fenomeni di
rilascio nei pendii, con franamenti e formazione di deformazioni gravitative profonde.
Il modellamento glaciale è ben evidente in tutto il territorio; circhi e terrazzi glaciali, rocce
montonate, conche e soglie glaciali, valli sospese, superfici di esarazione valli dalla caratteristica
forma ad U, testimoniano l'importante azione erosiva del ghiacciai. Attualmente l'erosione
torrentizia è preponderante in quasi tutta la valle; essa ha interessato e spesso reinciso le precedenti
morfostrutture glaciali. Per molte valli minori, che scendono fino alle quota del fondovalle, la
morfologia è quindi oramai mutata da una forma a U, tipica dell'erosione glaciale, ad un profilo a V,
dovuto all'incisione dei torrenti; al loro sbocco sul fondovalle si sono formati ampi conoidi
alluvionali. I fondovalle sono occupati da imponenti quantità di materiale alluvionale, con ampi
terrazzi e piane alluvionali ben sviluppate; fino ad alcuni decenni fa, l'Adda e la Mera, disegnavano
ampi meandri entro questi depositi e presentavano ancora intatte le loro aree di esondazione, poi in
gran parte cancellate dai lavori di regimazione fluviale.
Lo sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica, con la costruzione di numerosi
bacini artificiali, ha spesso causato importanti variazioni nella portata di numerosi torrenti e fiumi;
assieme alla regimazione dei fiumi, gli interventi dell'uomo sulle acque hanno portato talora a
brusche variazioni degli acquiferi e a problemi di stabilità dei terreni sovrastanti.
GEOLOGIA
La struttura geologica della Valtellina è strettamente legata agli eventi che hanno portato alla
formazione della catena alpina. Le Alpi sono la più importante è la più alta catena montuosa
d’Europa originatasi a partire da 150 milioni di anni fa. Si tratta di una catena di tipo collisionale in
quanto formata dalla collisione di due zolle litosferiche: quella europea, a Nord, e quella africana a
sud. La collisione provocò imponenti fenomeni traslativi entro le masse rocciose; si formarono così
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delle falde di ricoprimento. La sovrapposizione delle falde di ricoprimento è l’elemento principale
della struttura della catena alpina. Le Alpi Lombarde fanno parte del segmento centrale della catena
alpina che interessa solo il versante meridionale delle Alpi per una larghezza di circa 100 Km. Tale
settore è costituito da due principali domini strutturali separati da un sistema di faglie ad andamento
E-O noto come lineamento insubrico. Il dominio settentrionale è ubicato a nord della Valtellina ed è
caratterizzato da molteplici unità strutturali che costituiscono le falde tettoniche delle Alpi s.s.
(unità del Pennidico e Austroalpino); sul versante meridionale della Valtellina affiorano invece le
unità delle Alpi Meridionali o Sudalpino. Mentre la struttura della Api s.s. è caratterizzata da
numerose e grandi falde di ricoprimento, le Alpi Meridionali sono caratterizzate da una serie di
rilievi interessati da pieghe e sovrascorrimenti con direzione grosso modo E-O. Le rocce, spesso
altamente fratturate per la presenza di molte linee tettoniche, sono principalmente di natura
metamorfica con locali intrusioni granitiche. Lungo i versanti, terreni di origine eluvio-colluviale
ricoprono, in genere con spessori di pochi metri, le rocce del substrato, mentre depositi morenici
anche di maggiore potenza sono presenti sui terrazzi glaciali e saltuariamente lungo i fianchi della
valle.
LA PIANA DELLA SELVETTA
La piana della Selvetta, nostra zona d’indagine per il rischio inondazione, si estende su una
superficie di circa 9 Km2 tra il fiume Adda a Sud e le pendici delle Alpi Retiche a Nord.
L’ampiezza massima, è di circa 2 Km.
L’originaria conca glaciale del piano della Selvetta è stata riempita attraverso i secoli dalle portate
solide del fiume Adda e dei torrenti Maroggia, Gaggio, Primaverta e Ardenno con formazione di un
importante accumulo di alluvioni di varia granulometria.
La situazione morfologica attuale è il risultato della variazione del corso del fiume Adda fra
Talamona e Fusine, operata alla metà del 1800 sotto il regno di Maria Teresa D’Austria quando
venne rettificato un tratto del fiume di lunghezza di circa 8 Km tagliando una serie di meandri.
In corrispondenza della porzione iniziale del tratto rettificato (in prossimità della confluenza con il
torrente Masino) venne poi realizzato un invaso artificiale, regolato da paratoie, attualmente gestito
dell’ENEL (sbarramento di Monastero).
EVENTO ALLUVIONALE DEL LUGLIO 1987
Il 18 –19 luglio 1987, dopo alcuni giorni di precipitazioni eccezionali, l’intera Valtellina è stata
interessata da una serie di dissesti di rilevante entità.
Dal punto di vista meteorologico il luglio del 1987 è stato caratterizzato da elevate precipitazioni
associate ad elevate temperature ad alta quota che hanno determinato il convogliamento di
imponenti quantità d’acqua nei torrenti, con sviluppo di ingenti portate e picchi di piena. Le
precipitazioni del 1987 hanno rappresentato l’evento più importante dall’inizio degli anni ’70 in
termini di intensità di pioggia. Nei trenta giorni prima dell’alluvione (dal 20 giugno al 19 luglio) si
sono registrati valori di precipitazioni cumulate generalmente superiori a 300 mm con punte
superiori a 450 mm e piovosità di picco variabili tra circa 100 e 140 mm in 24 ore e compresi tra
circa 150 e 290 mm nell’arco di tre giorni consecutivi; i giorni di massima piovosità sono stati il
18 ed il 19 luglio (Smiraglia ‘87). In alcune zone, nella sola giornata del 19 luglio sono caduti 305
millimetri di pioggia, un quarto di tutta l’acqua che di solito precipita nella valle lungo il corso di
un intero anno.
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Tabella 1 – Dati idro-metereologici dal 16 al 20 luglio 1987
Precipitazione media sul bacino :205 mm circa
Massima altezza di pioggia in 24 h.:305 mm,.stazione di Scais
Superficie del bacino sottesa alla sezione di Fuentes *2.598 km2 circa
Portata massima del fiume Adda alla sezione di Fuentes *1.400 m3/sec circa
Portata media del fiume Adda alla sezione di Fuentes *700 m3/sec circa
Zero termico tra 3.600 e 4.200 m s.l.m.
* Tale sezione si trova in prossimità dello sbocco del fiume Adda nel Lago di Como
L’evento alluvionale è iniziato il 17 luglio con alluvionamenti di ampie zone del fondovalle della
Valtellina e numerose frane, fra cui una che investì un condominio provocando la morte di 10
persone, ed è terminato il 28 luglio dopo l’avvento di una frana di circa 40 milioni di m3 (la
cosiddetta “frana della Val Pola”) con distruzione dei centri abitati di Morignone, S. Antonio
Morignone, Poz e Tirindrè.
A seguito dell’evento vi furono 53 vittime, di cui 29 a causa della frana della Val Pola, 1500 i
senzatetto e danni pari a 2.000 milioni di euro.
Foto 1: frana della Val Pola
Fra le zone più gravemente colpite vi è anche quella della piana della Selvetta. A seguito della
rottura dell’argine destro del fiume Adda, in località Tagliata del Comune di Berbenno, la piana è
stata quasi completamente allagata. Le acque hanno proseguito a valle fino ad Ardenno dove il
flusso si è arrestato a causa dell’ostacolo creato dal conoide di deiezione del T. Masino, dall’argine
del fiume Adda sopraelevato per la presenza della traversa Enel e dal terrapieno di sostegno del
canale di derivazione Enel a monte dello sbarramento. Nella piana le acque sono arrivate a lambire
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il piede dei versanti, sia in destra che in sinistra idrografica dell’Adda con altezze, che in alcuni
punti, superavano i 3 metri dal piano campagna. La situazione è stata inoltre aggravata dai corsi
d’acqua presenti sul versante Retico che non riuscendo più a smaltire le acque nell’Adda, hanno
aumentato notevolmente l’apporto idrico e il conseguente allagamento della aree pianeggianti di
fondovalle. Al fine di consentire il deflusso in alveo delle acque ristagnanti è stato necessario
demolire un tratto di argine dell’invaso immediatamente a monte dello sbarramento, per una
lunghezza complessiva di circa 35 metri. L’esondazione, con accumulo di circa 20 milioni di m3 di
acqua in 13-14 ore (portata media pari a 400 m3/s), ha interessato complessivamente una superficie
di più di 8 Km2, 600 abitazioni, 200 aziende agricole e più di 200 complessi produttivi del settore
terziario.
Foto 2 - 3 - 4: zone della piana
della Selvetta durante l’evento.
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Foto 5: la piana dopo il ritiro
delle acque.
Dopo l’evento sono stati realizzati diversi interventi grazie ai finanziamenti messi a disposizione
dalla legge 102/90 .
Proprio in questo periodo sono in corso dei lavori, a cura della Comunità Montana Valtellina di
Morbegno, per la realizzazione di un canale per la reimmissione in Adda delle acque eventualmente
tracimanti gli argini o a seguito di una rotta arginale (cosiddetta “via di fuga” del Canale
Pedemontano), nonché la regimazione di alcune vallecole laterali, garantendo lo scolo ed il recapito
finale nella piana.
Per quanto riguarda il canale verrà creato un nuovo tratto terminale del canale esistente, noto come
Canale della Selvetta, realizzato nel 1900 per convogliare nel fiume Adda, poco a monte della
confluenza con il torrente Masino, le acque dei torrenti laterali e di quelle drenate dalla piana. Il
nuovo canale verrà dimensionato in modo da essere in grado di contenere e smaltire una portata di
400 m3/s. Tale valore è stato assunto pari a quello medio dell’evento del 1987 in questo punto. La
sede del nuovo canale risulta spostata più internamente di circa venti metri, verso il centro della
piana.
Per la salvaguardia della pubblica incolumità in queste aree si è provveduto oltre che con la
realizzazione di interventi strutturali anche con la delimitazione, essenzialmente di tipo
morfologico, di fasce fluviali a cui sono associate precise norme d’uso che hanno lo scopo di
assicurare un livello di sicurezza adeguata. Tale norme di salvaguardia sono in vigore fino dal 1998
quando fu approvato il primo Piano Stralcio Fasce Fluviali ora confluito all’interno del Piano di
Assetto Idrogeologico del fiume Po (approvato nell’agosto 2001). In particolare si distinguono tre
tipi di fasce:
-
FASCIA A che rappresenta l’alveo di deflusso ordinario della piena,
FASCIA B che rappresenta la fascia di esondazione per una portata di riferimento pari a
un tempo di ritorno di 200 anni,
FASCIA C che rappresenta l’area di inondazione per piena catastrofica assumendo come
portata di riferimento quella pari a un tempo di ritorno di 500 anni.
E’ interessante notare come i limiti dell’area inondata durante l’evento del luglio 1987 nella piana
della Selvetta siano quasi coincidenti con quelli della fascia C ovvero di piena catastrofica.
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