Barbagallo Andrea,
De Luca Andrea,
Giuffrida Samuele
Polizzi Rebecca,
Rapisarda Antonella,
Russo Maria
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Temi particolari dovuti alla lontananza di
Laura nello spazio e nel tempo: tema della
lontananza e della memoria.
Prima parte del Canzoniere: opere in vita di
Laura.
Seconda parte del Canzoniere: opere in
morte di Laura.
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Rapporto con Laura impossibile nella realtà;
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Si costruisce nell’assenza, nel ricordo;
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Pochissime definizioni al presente di Laura;
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Poesie: “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi” e
“Chiare, fresche e dolci acque”.
Chiare, fresche et dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fiancho colonna;
herba et fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udienza insieme
a le dolenti miei parole extreme.
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L’incipit è costituito da tre aggettivi: chiare,
fresche e dolci;
dalla descrizione del paesaggio consegue il
ricordo e il desiderio di Laura;
in questa strofa viene utilizzato il tempo
passato remoto, per far riemergere momenti
dolci e tristi;
Qui il poeta descrive ogni azione come un
evento già compiuto, Laura aveva infatti
“impregnato” di sé il luogo.
S’egli è pur mio destino,
E ‘l cielo in ciò s’ adropa,
Ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda,
Qualche gratia il meschino
Corpo fra voi ricopra,
E torni l’alma al proprio albergo ignuda.
La morte fia men cruda
Se questa spene porto
A quel dubbioso passo:
Chè lo spirito lasso
Non poria mai in più riposato porto
Né in più tranquilla fossa
Fuggir la carne travagliata et l’ossa.
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I tempi utilizzati in questa seconda stanza
sono congiuntivi futuri e condizionali;
Questa stanza vuole esprimere il concetto
“vorrei essere sepolto qui”.
Tempo verrà anchor forse
ch’a l’usato soggiorno
torni la fera bella et mansueta,
et là v’ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa et lieta,
cercandomi: et, o pieta!,
già terra in fra le pietre
vedendo, Amor l’inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercè m’ impetre,
et faccia forza al cielo,
asciugandosi gli occhi col bel velo.
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La terza stanza a livello temporale è un
continuo della seconda;
esprime il concetto “vorrei che Laura venisse
qui sulla mia tomba”.
Da’ be’ rami scendea
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior’ sovra ‘l suo grembo;
et ella si sedea
humile in tanta gloria,
coverta già de l’amoroso nembo.
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch’oro forbito et perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra, et qual su l’onde;
qual con un vago errore
girando parea dir: Qui regna Amore.
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Con questa stanza si torna alla scena
primaria della prima stanza, al ricordo di
Laura;
i tempi sono tutti imperfetti;
Qui presenta di nuovo l’azione nel suo
svolgersi.
Quante volte diss’io
Allor pien di spavento:
Costei per fermo nacque in paradiso.
Così carco d’oblio
Il divin portamento
E ‘l volto e le parole e ‘l dolce riso
M’ aveano, et sì diviso
Da l’immagine vera,
Ch’i dicea sospirando:
Qui come venn’io, o quando?;
Credendo esser in ciel, non là dov’era.
Da indi in qua mi piace
Questa herba sì, ch’altrove non ò pace.
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I tempi sono come i precedenti, cioè
imperfetti, anche se ci sono passati remoti,
trapassati prossimi ed infine due presenti.
Se tu avessi ornamenti quant’ai voglia,
Potresti arditamente
Uscir del boscho, et gir in fra la gente.
Successione ben definita dei tempi verbali.
Prima stanza:passati remoti; enunciano azioni
accadute in un determinato giorno del passato.
 Seconda e terza stanza:proiettano due sogni
nel futuro: essere sepolto in quel luogo e
ricevere una visita da parte di Laura.
Quarta e quinta stanza ritornano sulla scena
primaria e la rivivono.
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L’incipit è costituito da tre aggettivi: chiare,
fresche e dolci;
dalla descrizione del paesaggio ne consegue
il ricordo e il desiderio di Laura;
Questa canzone è caratterizzata da
sostanze (oggetti del paesaggio).
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
e ‘l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’ or ne son sì scarsi;
e ‘l viso di pietosi color’ farsi,
non so se e vero o falso, mi parea:
i’che l’ ésca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; et le parole
sonavan altro, che pur voce humana.
Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’vidi: et se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
ANALISI DEL TESTO
Temi fondamentali: la figura di Laura e l'innamoramento,
rappresentati da versi stilnovistici.
Egli vive in un presente eterno: tempo e luogo
dell'innamoramento si rinnovano attimo per attimo.
Importante è il tema della memoria: Petrarca rivisita gli
stereotipi della poesia d'amore, arricchendoli con i propri
problemi esistenziali.
In questa lirica Laura appare nella sua umanità: è una
creatura viva.
 Il sonetto presenta un percorso dal sensibile al
terreno, dall'incorporeo al divino.
Il poeta, dopo la descrizione dei particolari fisici
della donna, si sofferma sulle movenze divine,
angelicate, che gli rubano il cuore.
Il discorso poetico è sostenuto da una figura
retorica, l'iperbato, funzionale prima alla riflessione,
poi alla lacerante tensione che tormenta il poeta.
Il discorso poetico è condotto all'imperfetto.
STILE
Stile è nominale;
sostantivali.
prevalenza
delle
forme
Sonetto composto da rime incrociate nelle quartine
(ABBA/ABBA).
 “L'aura”, (vv 1) è riconducibile al nome Laura e
costituisce un senhal, una voce cifrata comprensibile
solo al poeta e alla donna cui la poesia era destinata.
La lirica è distribuita in tre periodi; tempi verbali
opportunamente studiati:passato remoto, imperfetto
e presente.
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Tema dell’assenza dovuta a una lontananza
nello spazio e nel tempo
Prima parte del Canzoniere quella in vita di
Laura, la lontananza della donna è una
lontananza geografica
Seconda parte del Canzoniere quella in morte
di Laura, la lontananza di Laura è temporale
Appartengono a questa tematica la ballata
XIV, sonetti XV- XVI-XVII-XVIII
Poesie: Movesi il vecchierel canuto et
biancho.
Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov’à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;
indi trahendo poi l’antiquo fianco
per l’extreme giornate di sua vita,
quanto più po’, col buon voler s’aita,
rotto dagli anni, et dal camino stanco
et viene a Roma, seguendo ‘l desio
per mirar la sembianza di colui
ch’ancor lassù nel ciel vedere spera
così, lasso, talor vo cercand’io,
donna, quanto è possibile, in altrui
la disiata vostra forma vera.
Questo sonetto è l'ennesima dichiarazione di
scontentezza per la propria incapacità di agire
con correttezza seguendo solo i valori più alti.
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Uso di latinismi et (vv 1, 3, 8, 9),
trahendo (v5), estreme (v6)
Struttura sintattica in ipotassi.
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Rime incrociate nelle quartine; rime
ripetute nelle terzine
Similitudine (tra il vecchio e l’autore)
Iperbato (v2 “ov’à sua età fornita”)
Sineddoche (v5 “fianco”)
Chiasmo (v8 rotto dagli anni; dal cammino
stanco)
Enjambement
Stile nominale (17 sostantivi, 13aggettivi).
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Il vecchio affronta il pellegrinaggio per vedere
l'immagine di Cristo sperando di rivederla nel
aldilà, e Petrarca è attirato da altre donne dove
spera di vedere l'immagine di Laura
Laura è divinizzata, paragonata a Cristo; Petrarca
al vecchietto.
“Lasso“:indica che Petrarca sa di sbagliare e
comincia a pentirsi.
Immagine del vecchio positiva;nonostante la
vecchiaia compie un pellegrinaggio “pericoloso” .
L’ultima terzina sottolinea un giudizio morale
negativo sul comportamento di Petrarca.
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Petrarca. Il Canzoniere - gruppo 2