Anno XX, n. 4, 8 novembre 2013. Poste Italiane S.p.a. sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. n° 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 e 3 DCB PESCARA
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI PESCARA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
PADRE, MAESTRO E PASTORE l TIRATURA
9 NOVEMBRE ????
2013??? COPIE
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XX/4
2013
PERIODICO DI SPIRITUALITÀ, CULTURA, DOCUMENTAZIONE, STORIA E NOTIZIE PER GLI AMICI DEL VENERABILE MASSIMO RINALDI
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
Attività culturali e notizie
Sommario
Sommario
DIOCESI E ISTITUTO STORICO «MASSIMO RINALDI» - RIETI
«MISSIONARI DI S. CARLO» - SCALABRINIANI
NOTIZIE
- Venerdì 31 maggio 2013 - Approvato dall’assemblea dei soci il
bilancio dell’anno 2012.
- Domenica 11 agosto 2013. Monte Terminillo, annuale celebrazione in onore del Venerabile Massimo Rinaldi. Servizi a pag. 6.
- Sabato 21 settembre 2013. Pellegrinaggio: Casal Bordino-Vasto,
serizi a p. 3.
- Da giugno a novembre proiettato, su richiesta, in diversi luoghi, con grade concorso di popolo, il film «Ciabbattone», cioè
Il Venerabile Massimo Rinaldi del regista Fausto Fainelli.
PROGRAMMA ANNO 2013
- Domenica 17 novembre. Chiesa di S. Rufo in Rieti, scelte di vita
del Venerabile Massimo Rinaldi. S. Messa, ore 10,30.
- Domenica 15 dicembre. Chiesa di S. Rufo, ore 10,30, S. Messa in
suffragio dei Soci e Benefattori defunti.
PROGRAMMA ANNO 2014
- Terza domenica di ogni mese. Chiesa di S. Rufo in Rieti, celebrazione della S. Messa, ore 10,30, per ricordare l’azione e le opere del
Venerabile Massimo Rinaldi.
- Venerdì 30 maggio. Agape «Amici Massimo Rinaldi»: Attori e
loro Famglie della Fiction: «Ciabbattone». Ristorante da stabilire
- Sabato 31 maggio - Nei locali della Curia approvazione da parte
dell’assemblea dei soci del bilancio dell’anno 2013. Transito del
Venerabile Massimo Rinaldi nella chiesa di S. Agostino di Rieti.
- Domenica 10 agosto 2014. Monte Terminillo, annuale celebrazione in onore del Venerabile Massimo Rinaldi.
- Domenica 16 novembre. Chiesa di S. Rufo, ore 10,30, annuale
ricorrenza: « Scelte di vita del Venerabile Massimo Rinaldi».
- Domenica 21 dicembre. Chiesa di S. Rufo, ore 10,30, S. Messa in
suffragio dei Soci e Benefattori defunti.
3 Sulle orme del Venerabile Massimo Rinaldi. Casal BordinoVasto, serizi a p. 3.
di Anna Nobili
6 In alta quota nel ricordo del Venerabile Massimo Rinaldi
di Fabrizio Tomassoni
7 La parola del venerabileMassimo Rimaldi.
Devozione a Maria
Trascrizione dal manoscritto di Giovanni Maceroni
10 Dalla Positio: Spirtualità di Massimo Rinaldi. Rapporti con
lo zio vescovo Domenico Rinaldi e con il beato Giovanni
Battista Scalabrini/3.
20 Voci di devoti del Venerabile Massimo Rinaldi
22 Deposizioni giudiziarie dei testi del processo di beatificazione e canonizzazione del Venerabile Massimo Rinaldi.
Maria Gemma Tomassetti: teste n. 6.
26 La spiritualità del misssionario M. Rinaldi dalle lettere scritte dal Brasile ai familiari. Vita esemplare del vescovo
Domenico Rinaldi in una rievocazione del Venerabile
28 Immagine del Venerabile con reliquia ex indumentis.
28 Preghiera per la beatificazione del Venerabile Massimo
Rinaldi e per chiedere grazie per sua intercessione.
di Delio Lucarelli Vescovo.
GITE -PELLEGRINAGGI ANNO 2014
«Padre, Maestro e Pastore»
7 giugno: San Nicola da Tolentino (Macerata)
20 settembre: Maria Santissima Addolorata (Pesaca Colli)
è pubblicato sul sito internet:
www.massimorinaldi.org
Visitate il sito internet
www.massimorinaldi.org
In copertina
l
Massimo Rinaldi (1869-1941), missionario scalabriniano
e vescovo di Rieti (1924-1941) all’inizio del suo episcopato
(Archivio fotografico di Guglielmo De Francesco, Rieti. Copia
conservata in Archivio Vescovile di Rieti (AVR), fondo fotografico, busta n. 5, fasc. n.2).
l
Stemma di Mons. Massimo Rinaldi (da una riproduzione
del 1992 del pittore S ILVANO S ILVANI, Rieti). Spiega il Rinaldi:
«[...] significato del mio stemma vescovile. Nel suo lato
destro un araldo, fregiato [...] di Croce, con [...] una spada
[...]: la spada è simbolo di azione e difesa, la croce di abnegazione, sacrificio e dolore. Nel lato sinistro il coronato
motto “Humilitas” [degli scalabriniani] sotto il quale è una
stella che guida una nave» (M. Rinaldi, Lettera pastorale,
Natale 1924, p. 5).
l
Testata del Periodico Scalabriniano «L’Emigrato Italiano in
America», anno XVIII, n. 3 (luglio, agosto, settembre 1924),
di cui Massimo Rinaldi fu Direttore dal 1910 al 1924. Il
primo articolo del numero sopra citato, dal titolo: Un missionario Scalabriniano Vescovo di Rieti, di Filippo Crispolti,
riguarda la nomina (2 agosto 1924) di Massimo Rinaldi a
vescovo di Rieti (AVR, Archivio Massimo Rinaldi (AMR),
documenti ricevuti, busta n. 4, fasc. n. 5).
l
Testata de «L’Unità Sabina». Settimanale della Provincia di
Rieti, anno XIX, n. 21 (25 maggio 1941). Il Settimanale fu
fondato dal vescovo Massimo Rinaldi nel 1926 (AVR, AMR,
busta: Periodici e stampe, fasc. «L’Unità Sabina». Foto studio Controluce di Enrico Ferri, Rieti 1996.
Capolettera: «Cantate». Codice miniato francese, sec. XIV, f. 182v (ACR,
foto P. D’Alessandro, Rieti)
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
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Sulle orme del Venerabile Massimo Rinaldi
Casalbordino - Vasto
Sabato 21 settembre 2013
di ANNA NOBILI SFOZA
Che dire del pellegrinaggio a Casalbordino fino a Vasto?
Una giornata memorabile; ci si augura di vederne altre simili.
L’Istituto Storico «M. Rinaldi» si propone in special modo
di conseguire la proclamazione della beatificazione del Vescovo M. Rinaldi, già Venerabile e persegue tale fine con
varie metodiche. Da questo nostro periodico «Padre, Mae-
stro e Pastore» edito a cura del Presidente dell’istituto stesso, Mons. Prof. Giovanni Maceroni che ne è il direttore e
fondatore dal 31-01-1994, apprendiamo e confrontiamo tutto
quanto riguarda il nostro Venerabile: biografia, testimonianze, conferenze, foto, notiziarii, liturgie, memorie e documenti, utili all’esaltazione e divulgazione delle virtù eroiche del
nostro Personaggio. Così anche i pellegrini sulle orme di M.
Rinaldi rispondono allo scopo prefisso dall’Istituto in parola.
Casalbordino (Chieti) 21 settembre 2013. Due devote del Venerabile Massimo Rinaldi durante la celebrazione della santa messa celebrata nel Santuario della Madonna dei Miracoli (foto di Giovanni
Maceroni, Rieti)
Il 21 Settembre 2013 è la volta di un viaggio devozionale:
direzione Casalbordino prov. di Chieti e Vasto, città dalle
numerose chiese.
La giornata si presenta in modo stupendo: ci si muove
da Rieti al mattino di buon’ora. Il sole traspare attraverso
una fitta densa coltre nebulosa e offre giochi di luce e omCasalbordino
(Chieti) 21 settembre 2013. Mons.
Maceroni, dall’altare della Madonna dei Miracoli,
tiene l’omelia ai
devoti del venerabile Massimo Rinaldi (foto di Giovanni Maceroni,
Rieti)
Casalbordino (Chieti) 21 settembre 2013. Devoti del Venerabile Massimo Rinaldi davanti alla facciata della Madonna dei Miracoli (foto
di Giovanni Maceroni, Rieti)
bre a seconda del paesaggio su cui ci imbattiamo, ricco di
zone collinari e di gole, dietro le quali la stella luminosa fa
capolino e ferisce gli occhi di noi pellegrini ancora assonnati.
Poi finalmente il velo fumoso si squarcia e appare nitido il
dio della luce e andiamo per luoghi a noi noti, ma sempre
interessanti: sono paesi e paesini della Valle del Salto, terra
equicola, così fiera del suo passato storico. Quando arriviamo a destinazione, a sud dell’Abruzzo, ci sorprende la pre-
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
senza del Santuario nel centro della piazza. È la Chiesa della
Madonna dei Miracoli, di recente ricostruzione (1962) sulla
precedente del 1824, tenuta da monaci benedettini, fra cui
Padre Paolo ci viene incontro. La sua spiegazione sulle mo-
biamo tempo per accostarci alla statua della Madonna dei
miracoli, per impetrare grazie: la Vergine indossa un manto
azzurro su veste rossa, sul capo una ricca corona aurea,
circondata da dodici stelle e guarda con misericordia l’umile
orante inginocchiato sotto di lei.
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. Padre Paolo, monaco benedettino del Santuraio, intrattiene i devoti del Venerabile Massimo
Rinaldi non solo sulle bellezze artistiche del santuario ma soprattutto
parla dell’importanza della Madonna sia per la Chiesa universale
sia per i singoli fedeli (foto di Giovanni Maceroni, Rieti)
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. Devoti del Venerabile Massimo Rinaldi durante la celebrazione della santa messa nel Santuario
della Madonna dei Miracoli (foto di Giovanni Maceroni, Rieti)
tivazioni dell’appellativo dato alla Madonna del Santuario sono
esaustive e provocano la nostra curiosità e commozione. La
Madonna apparve su un luogo fangoso al veggente Alessan-
Compriamo quindi souvenirs per eternare nel tempo il
ricordo di quella Immagine. Nell’ambito del Santuario si possono osservare libri ed oggetti sacri, uno stupendo presepio
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. L’insegnante Elide Fainelli legge i nomi di tutti i defunti che durante la loro esistenza terrena
avevavno partecipato ai pellegrinaggi sulle orme del Venerabile Massimo. La santa messa è stata applicata in loro suffragioi (foto di Giovanni
Maceroni, Rieti)
dro Muzio per esaudire le preghiere rivolteLE dopo una rovinosa grandine nei campi agricoli e per trasmettere un messaggio sul rispetto della sacralità della domenica, giorno del
Signore per la cui mancanza si erano verificati i gravi disastri alla campagna. Da quel momento molti prodigi e miracoli provenivano dal luogo dell’apparizione della Vergine per
cui si decise di elevare una cappella in Suo onore. Proprio in
quello stesso luogo di apparizione dove ora è la cripta del
Santuario celebriamo la messa officiata da Mons. Don Giovanni Maceroni. C’è molta devozione: si fa memoria degli
estinti appartenuti all’istituto storico, si elevano preghiere
specifiche per i malati e i bisognosi. Dopo l’Eucarestia, ab-
permanente complesso e originale per la sua fattura artistica e per i singolari effetti di luce. Notiamo con piacere
nella Chiesa Superiore una cerimonia di cinquant’anni di
nozze (veramente raro ai giorni nostri) testimonianza di
fede e di amore dei due sposi protagonisti. Ci complimentiamo con loro.
Sostiamo nella piazza antistante per le foto a non finire,
come piace al Presidente dell’Istituto.
Partiamo di qui alle ore 13: ci aspetta una visita a Vasto
dove dedichiamo l’attenzione all’agape nel bel ristorante «lo
scudo». Il pranzo ci soddisfa molto: una cucina appetibile e
raffinata che favorisce la cordialità fra tutti noi. Vediamo di
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
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lontano il mare di un intenso colore azzurro, ma non immaginiamo che cosa ci aspetta. La città è ricca di numerose
chiese, speriamo sia possibile visitarle nell’orario pomeridiano. Ci accompagnano Giusy e Tonino, cugini della pellegrina Elosia. In breve raggiungiamo il «balcone» panoramico e qui restiamo incantati per la bellezza del piccolo golfo:
la spiaggia presenta scogli verso il nord e una fina sabbia al
centro e a sud. Lo sguardo raggiunge i confini meridionale
dell’Abruzzo per mostrarci il Molise attraverso la città di
Termoli e… meraviglia più oltre ancora, possiamo osservare il Gargano, le isole Tremiti e più lontano il Salento. Chi
ama le bellezze della natura non può non entusiasmarsi per
tale visione.
Purtroppo il tempo ci costringe a proseguire la visita: il
Palazzo di d’Avalos, la piazza con il Castello Aragonese, la
Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Cattedrale e poi ancora,
dopo un viale alberato con ampia vista sul mare, la chiesa di
San Michele dove osserviamo la meravigliosa Madonna della Speranza (di stoffa, con ricche vesti).
Per raggiungere il pullman la strada è a ritroso: belle veduta di case edificate con gusto signorile nella meta del ‘900;
ci sorprendiamo ancora per la bella città di Vasto.
Una giornata veramente edificante; se c’è qualche turbamento penso che ciò sia dovuto alla nostra defettibile natura umana.
Al ritorno Elide, la segretaria dell’Istituto Storico, intona
la recita del Rosario, poi il coro con il canto alla Madonna e
a Gesù.
Il Presidente Mons. Prof. Giovanni Maceroni, assai
soddisfatto, nell’accomiatarsi, ringrazia gli astanti per la
partecipazione, pronunzia parole buone e commoventi,\
indici della sua indole serena pervasa anche da umiltà:
egli infine apre alla speranza ed esorta tutti a rivolgersi
sempre al Bene che deve prevalere nella nostra esistenza.
Noi pellegrini ci lasciamo porgendogli i complimenti per
la scelta dell’itinerario e per l’esito dell’ organizzazione
per cui un plauso va anche alla solerte Elide che molto si
è prodigata a tal fine.
Vasto(Chieti) 21 settembre 2013. Devoti del Venerabile Massimo
Rinaldi davanti al portale dell’antica cattedrale (foto di Giovanni
Maceroni, Rieti)
Vasto(Chieti) 21 settembre 2013. Devoti del Venerabile Massimo
Rinaldi davanti alla monumentale chiesa di Santa Maria Maggiore
(foto di Giovanni Maceroni, Rieti)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
In alta quota nel ricordo
del Venerabile Massimo Rinaldi
di FABRIZIO TOMASSONI
Un appuntamento sempre caro nella scansione annuale
del programma dell’Istituto storico «Massimo Rinaldi» è
rappresentato dalla celebrazione della Santa Messa nella seconda domenica di agosto sul Monte Terminillo. Quella stessa
montagna ove, dal 2003 e sulla facciata del Rifugio Cai a lui
intitolato, è presente un busto bronzeo del Venerabile che
tanto amò il Terminillo e quanti vi si portavano a sciare e a
soggiornare negli anni del suo episcopato. Non a caso fu
l’iniziatore di una singolare pastorale del turismo, affidata ai
suoi primordi alle cure del futuro monsignor Benedetto Riposati. La Santa Messa, celebrata a Campoforogna per via
della perdurante chiusura della seggiovia Terminilluccio, è
stata presieduta da monsignor Giovanni Maceroni, infaticabile presidente dell’Istituto, con una buona presenza di devoti del Venerabile e di turisti in gita domenicale sulla exMontagna di Roma. Dopo la liturgia della Parola della XIX
domenica del tempo ordinario, contraddistinta dall’invito
pressante di Gesù «tenetevi pronti perché, nell’ora che non
Terminillo (RI) 11
agosto 2013, devoti del Venerabile Massimo Rinaldi durante la messa a Campoforogna (foto di F.
Tomassoni, Rieti)
immaginate, viene il Figlio dell’uomo», monsignor
Maceroni ha ricordato alcuni momenti salienti del Venerabile Massimo Rinaldi: «Egli incarnò pienamente l’invito odierno di Gesù: infatti, non fu mai seduto tra agi e comodità
ma andò a cercare le sue pecore con l’ansia del Buon Pastore. Da Ornaro e Greccio prima, poi in Brasile, missionario alla sequela del Beato Giovanni Battista Scalabrini, a
Roma successivamente al servizio della sua congregazione,
infine ancora a Rieti come Vescovo e, come gli raccomandò Pio XI, come missionario tra la sua gente. E la gente lo
riamò perché rimaneva colpita dal suo zelo di sacerdote a
tutto tondo, intriso di Vangelo e di amore, soprattutto per i
più poveri, per i più bisognosi. Tutte le sue scelte furono
fatte alla luce della divina parola che visse nel suo cuore
con uno slancio sempre nuovo: ripercorrendo la parabola
di vita del Venerabile Massimo Rinaldi noi ci sentiamo attratti da una adesione al Vangelo radicale quanto letta con
gli occhi veraci del Padre, del Maestro e del Pastore.
Terminillo (RI) 11 agosto 2013, mons. Giovanni Maceroni avverte i
devoti del Venerabile Massimo Rinaldi, sparsi nella piazza e nei dintorni, che sta per iniziare la Santa messa (foto di F. Tomassoni, Rieti)
Voglia il Signore, che tutto vede e tutto può, condurlo
alla gloria degli altari perché anche da Beato possa rivolgere a tutti e a ognuno un rinnovato invito a seguire l’unico vero Bene: Gesù, il risorto!». L’appuntamento estivo in
quota rappresenta ormai un punto forte del percorso dell’Istituto storico «Massimo Rinaldi»: l’atmosfera non è mai
la stessa, le sensazioni sempre nuove, la riscoperta della
personalità di un autentico uomo di Dio quale fu il Venerabile, un dono fatto a noi, chiesa in cammino, specialmente in
quest’Anno della Fede. Ecco perché idealmente, al Signore
piacendo, ci proiettiamo già al 10 agosto 2014 pronti a rileggere la vita di Massimo Rinaldi sempre con animo pronto per il servizio, come lui stesso raccomandava: «Impendam
et superimpendar pro salute animarum».
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
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La parola
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Maggio 1916
Trascrizione dal manoscritto di GIOVANNI MACERONI
La vera devozione a Maria rende efficaci le nostre
orazioni
Nel desiderio di onorare anche in questa terza domenica
di maggio Maria stimo opportuno di far cosa gradevole a
Lei ed utile a noi col trattenervi a considerar, sia pur brevemente, in che cosa consista la vera devozione a Maria. Stimo opportuno di ragionarvene perché è indubitato che molti
e molte tra i cristiani falsamente
giudicano di esser divoti di Maria
solo perché recitano qualche preghiera, accendono qualche candela alle sue immagini. Stimo opportuno di ragionarvene perché
molti e molte stoltamente pensano che Maria faccia il sordo alle
loro preghiere e quindi si stancano di onorarla. Stimo opportuno
di ragionarvene, perché la vera
devozione a Maria rende efficaci
le nostre orazioni e ci assicura la
vittoria, le grazie di cui abbiamo
bisogno. Ascoltatemi. Per ben
comprendere, o fratelli, quale sia
ed in che cosa consista la vera devozione a Maria, noi dobbiamo richiamare alla nostra mente la grandissima dignità di cui fu da Dio arricchita Maria e la relazione che
essa ha con noi, e noi con Lei.
Maria ci ha dato Gesù Cristo e dandoci Gesù Cristo ci ha data la redenzione e la vita
L’altissima dignità di cui è adorna Maria è la sua divina
meternità. Maria è la madre del figliuolo di Dio, è la madre
del verbo incarnato, è la madre di Gesù Cristo. Quest’altissima dignità ha resa Maria anche madre di tutto il genere
umano. Maria ci ha dato Gesù Cristo e dandoci Gesù Cristo
ci ha data la redenzione e la vita. Gesù Cristo stesso sulla
croce chiamandola col dolce nome di madre la costituì madre nostra. Se dunque Maria, è madre di Dio e madre nostra
e noi siamo suoi figli, non vi è il minimo dubbio che noi suoi
figli, dobbiamo amarla, rispettarla, ubbidirla, nel che appunto consiste la vera devozione. Ed innanzi tutto se noi voglia-
mo davvero esser divoti di Maria dobbiamo amarla. Amare
vuol dire unirsi alla persona amata. Cioè conformarsi alla
sua volontà.
Maria vuole il bene di Dio e il bene nostro
Un figlio giammai potrà dirsi che ami davvero la madre
sua se la contraddirà nei suoi buoni desideri. E che Maria
voglia il nostro bene,
non vi è il minimo dubbio e sarebbe un’eresia
il ritenere il contrario.
Noi dunque dobbiamo
volere quello che vuole
Maria. Ella vuole che si
compia la volontà di
Dio e il bene nostro.
L’affermò nell’umile
casetta di Nazaret col
suo Fiat. Fiat mihi
secundum Verbum
tuum. Signore, mio
Dio, quello che essa
vuole si compia in me
quel che tu vuoi, e voleva dire: sia redenta
l’umanità. Maria santissima dunque zelante
della gloria di Dio e del
nostro bene vuole che
noi come Lei facciamo
la volontà di Dio. Sia la
volontà di Dio sopra di
noi ce lo dice S. Paolo:
Haec est voluntas Dei,
sanctificatio vestra. Questa è la volontà di Dio la vostra
santificazione.
La vera devozione a Maria è un dei più sicuri segni
di predestinazione
Noi dobbiamo tener viva nel nostro cuore la fede e conformare ad essa tutta la nostra vita, dobbiamo credere alla
Chiesa di Gesù Cristo e rispettarne tutti i precetti. Dobbiamo far uso dei Sacramenti, perché essi sono la porta, la
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
scala, l’aiuto, l’arma, che ci assicurano le grazie di Dio e il
paradiso. Per la qual cosa noi per far la volontà di Dio e
piacere a Maria, dobbiamo menar una vita veramente cristiana usando quei mezzi che Cristo ci ha lasciato. Così facendo noi cooperiamo
con Maria al nostro bene,
noi vogliamo quello che
essa vuole, in una parola
noi l’amiamo, ed amandola
noi la rispettiamo e l’ubbidiamo. Ora domando io
chi è che invocando Maria, portando una candela, un fiore e magari facendo anche un digiuno
ad onor di Maria, chi è,
ripeto, che pensi a tutte
queste cose? Fratelli miei,
se la vera devozione a
Maria è un dei più sicuri
segni di predestinazione,
se essa è la via sicura per
ottenere quelle grazie di
cui si ha tanto bisogno, a
conseguire la vita eterna,
guardiamoci bene dall’ingannar noi stessi! e perciò professiamo, coltiviamo una vera devozione a
Maria ossia con grande
studio una devozione che
ci faccia compiere la volontà di Dio.
sta vera, soda, efficace devozione a Maria, assai più nutrirla nei tempi che corrono.
Preghiamo per la patria e rifiutiamo per sempre
l’orribile bestemmia
Presentemente è un lamento generale per i tanti sacrifici
che da voi giustamente reclama la patria. Essa è minacciata
e ciascuno di noi, come potrà, è in obbligo di aiutarla. I figli
vostri, i nostri giovani amici e parenti la difendono con la
preghiera e con l’armi: fratelli miei, noi che siamo rimasti tra
le domestiche pareti, difendiamola coll’onorare davvero
Prima di metterti a pregare rientra in te stesso
Ricordiamoci quello che ci dice lo Spirito Santo. Prima
di metterti a pregare prepara l’anima all’orazione ossia rientra in te stesso, allontana da te tutto quello che non ha relazione con Dio, pensa a chi ti presenti, perché a lui ti presenti
e che cosa gli domandi, di che cosa sei degno. Ora se Gesù
Cristo ci comanda di rientrare un po’ in noi stessi prima di
metterci a pregare, ditemi voi, o
fratelli, a quanta più forte ragione
non dobbiamo noi esaminare noi
stessi nell’onorare Maria Santissima? Lo facciamo, o fratelli, questo
esame? Pensiamo mai alla grande
dignità di Maria, alla sua divina maternità e quindi al diritto che essa
ha di essere onorata da noi col trasfondere in noi la sua volontà, e la
sua vita? le sue virtù, pensiamo noi
a domandarci: la mamma mia può
esser contenta di me, del mio amore
per lei? Sono io in pace con Gesù e
con Maria? La mia condotta ha nulla da rimproverarmi, impiego io tutte le mie forze per bene adempiere
tutti i miei dover? E se ci
avvedremo che la nostra condotta
non corrisponde totalmente alla volontà della nostra madre celeste Maria Santissima procuriamo di migliorarla. Così facendo la nostra devozione a Maria sarà vera e fruttuosa.
E se sempre dobbiamo nutrire que-
Maria santissima, col rispettare le leggi di Dio, della Chiesa,
e gli obblighi del nostro stato, col far bene quel poco bene
che possiamo fare e sopratutto col far pace con Dio. Nell’invocar Maria osserviamo se l’abbiamo amata, rispettata,
ubbidita, osserviamo se la coscienza ha nulla da rimproverarci, preghiamo Maria di ottenerci da Dio il ravvedimento e
il perdono. Ripariamo i tanti peccati che tutti i giorni, o fratelli, commettiamo dalla malizia degli uomini specialmente
con la bestemmia. Oh! che orribile peccato è mai la bestemmia, quale spada di dolore è essa al cuore di Maria. Adope-
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riamoci tutti, o fratelli, per bandire la bestemmia dal mondo, specialmente dalla patria nostra, che pur troppo ha il
vergognoso primato della bestemmia. In nessun altro paese
si bestemmia tanto quanto in Italia. L’affermo non solo perché l’ho letto e riletto sui libri, ma perché io stesso che sono
stato molti anni fuori d’Italia e in mezzo a popoli di diverse
nazioni ho potuto costatare che gli Italiani pur troppo sono i
più grandi bestemmiatori del mondo, e disgraziatamente bestemmiavano Dio e la madre sua non solo gli uomini, ma
anche le donne. Se dunque vogliamo davvero esser divoti di
Maria, amiamola col fuggire il peccato, specie quello della
bestemmia. Se vogliamo davvero ottenere pace facciamo
pace col cielo, facciamp pace con Dio e ci assicureremo il
massimo di tutti i beni, la vera devozione a Maria, e per essa
e con essa il suo patrocinio in terra, la sua gloria in cielo, e
così sia.
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. Mons. G. Maceroni presenta padre Paolo nel Santuario della Madonna dei Miracoli ai devoti
del Venerabile Massimo Rinaldi (foto di Giovanni Maceroni, Rieti)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
Positio*
Spiritualità di Massimo Rinaldi. Rapporti
con lo zio vescovo Domenico Rinaldi e con
il beato Giovanni Battista Scalabrini/3
4. La spiritualità di Massimo Rinaldi nell’azione missionaria in Brasile dai rapporti epistolari con lo zio Vescovo Domenico
Massimo Rinaldi, sacerdote aperto alla socialità e alle
esigenze del prossimo, curò i rapporti umani come mezzo
di apostolato sia con l’azione sia con un costante rapporto
epistolare. Molte sue lettere, come anche molti suoi scritti,
si trovano in vari punti della Positio, ma qui riportiamo i
passi salienti delle lettere dello zio Domenico al nipote don
Massimo e di quest’ultimo ai familiari che scandiscono i
suoi stati d’animo e la sua sete di apostolato nelle circostanze specifiche in cui vennero scritte.
Iniziamo con le lettere inviate a Massimo Rinaldi dallo
zio vescovo Domenico Rinaldi che, fino alla sua morte avvenuta il 21 aprile 1905, seguì il [venerabile] Servo di Dio
«Montefiascone (VI), 19.09, 1999. Pellerginaggio. Il gruppo di pellegrini reatini, devoti del Venerabile Massimo Rinaldi, fotografato davanti
l’antica basilica di San Flaviano a Montefiascone. In prima fila, quinto da destra, il Sig. Fernando Rossi, ottava da destra sua figlia Teresa, assidua
partecipante ai pellegrinaggi sulle orme del venerabile Massimo Rinaldi. In ultima fila, quarto da sinistra,, il Presidente dell’Istituto Sotorico
Massimo Rinaldi, Mons. Prof. Giovanni Maceroni» (AVR, fondo Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il testo è di Martini
Pasqualino)
* A. ESZER - G. MACERONI - A. M. TASSI, Congregatio de Causis Sanctorum, Reatina Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Maximi Rinaldi
Episcopi reatini e Congregatione Missionariorum a S. Carolo (Reate 1869-Romae 1941). Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, Editoriale
Eco srl, San Gabriele-Colledara TE 2001, Positio vol. I vol. pp. 72-82.
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
come guida spirituale ed umana. I rapporti epistolari tra i
due sono continui. Il vescovo Domenico, prodigo di consigli spirituali e pastorali, oltre a manifestare stima e affetto,
informa il nipote sia sulla situazione nuova, creatasi con la
sua partenza nella conduzione della casa episcopale, sia sulla risoluzione dei problemi della curia vescovile e della diocesi di cui era uso discutere e consigliarsi con il nipote. Lo
tiene anche informato sulla situazione della famiglia di Massimo, di cui Domenico era stato e continuava ad essere il
punto di riferimento. Non rinuncia a seguire, anche da lon-
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Massimo rivive anche per le due immagini della Madonna
lasciate allo zio prima di partire di nascosto per Piacenza.
Scrive il vescovo Domenico il 24 novembre 1900, preoccupato più di tranquillizzare il nipote che del suo dolore
per il distacco:
«Mio Caro Don Massimo, giacché il Signore ha voluto
da me il sacrifizio di rimanere privo di te e della preziosa
opera tua, non mi privare almeno tu di tue spesse notizie
(spesse per quanto l’enorme distanza lo consente), memore
«Montefiascone (VI), 19.09, 1999. Pellerginaggio. Una fase del rito eucaristico, presieduto dal Vescovo di Viterbo, S. E. Mons. Loremzo
Chiarinelli, originario di Rieti. la celebrazione a cui assistono anche i pellegrini devoti del Venerabile Massimo Rinaldi, è effettuata mediante un
solenne pontificale in onore di Santa Lucia Filippini. Alla sinistra di Mons. Chiarinelli il Presidente dell’I.S.M.R. di Rieti, Prof. Mons. Giovanni
Maceroni» (AVR, fondo Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il testo è di Martini Pasqualino)
tano, la vita spirituale e missionaria del nipote, che, a sua
volta, tiene informato lo zio dei suoi problemi e dei continui
suoi spostamenti e attività. Esiste tra i due una perfetta
sintonia di vita spesa al servizio di Dio e delle anime per
l’acquisto del paradiso con la preghiera, con le pratiche di
pietà esercitate già insieme. Conosciamo, dalle loro lettere,
l’amore dei due per i poveri, per la giustizia e il senso di
umanità nel comprendere le miserie altrui. Zio e nipote sanno anteporre la volontà di Dio ai loro interessi umani e materiali; si sforzano di giudicare persone e fatti con oggettività e sano ottimismo. Tale impostazione si rileva nell’accettazione del vescovo per la scelta coraggiosa operata da
Massimo nel seguire la vocazione missionaria. Riportiamo
quasi per intero due lettere di Domenico, mentre il nipote è
in viaggio per raggiungere la sede di Encantado in Brasile,
perché rivelano sia la situazione personale di Domenico sia
i tentativi del vescovo di supplire alla mancanza del nipote
sia l’interessamento dei familiari per lui sia infine la stima
generale ed estesa per don Massimo. La presenza di don
del bisogno che ho almeno di questo conforto, l’unico che
rimangami al mondo. Ti rinnovo dunque innanzi tutto questa raccomandazione: scrivimi spesso e dovunque ti trovi.
Se però non puoi farlo sempre, non ti angustiare per me. Le
care Immagini della Madonna, che mi hai lasciate in Cappella e fuori, mi daranno Esse le tue notizie con quel conforto che mi recherebbero le tue lettere. Di salute grazie a
Dio seguito a passarmela bene come seguito a passarmela
bene con tutti qui e in Diocesi. Sotto questo doppio rapporto puoi seguitare ad essere contento e tranquillo anche tu.
Dio benedetto seguiti ad ajutarmi per mandare sempre meglio avanti le opere del mio pastorale ministero e salvare
l’anima con salvare quelle che mi ha affidate. Non mi dimenticare mai nelle tue orazioni e specialmente nella S.
Messa. Ebbi il 19 da Genova l’ultima tua del 10-12 corrente. Non è a dire quanto essa mi consolasse. Sospiro il momento del tuo arrivo a Santos perché possi impostare altra
tua, che mi faccia passare meno tetre e melanconiche le
feste natalizie. Don Virginio e Don Sisto mi lessero subito la
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
cartolina e la lettera per S. Cecilia. Il giorno appresso da
Torino e da Rieti mi si annunziò l’arrivo colà delle tue ai
fratelli. Credo che da Tenerife abbi mandata una tua anche
a Don Giuseppe perché mi scrive che ha ricevuta tua lettera. Sono le 7 e mezzo di sera. Ricevo la posta e con essa il
tua partenza ha fatto nascere in Edoardo la smania di venirsene qui con me ed è la seconda volta che insiste di voler
lasciare Borgogno, che del resto seguita a non fruttargli
altro (come assicura) che il vitto con una fatica improba di
tutto il giorno. Sarei contento anch’io che venisse; ma non
Montefiascone (VI), 19.09, 1999. Pellerginaggio. Il gruppo di pellegrini reatini, devoti del Venerabile Massimo Rinaldi, fotografato di Santa Lucia
Filippini, dal reatino S. E. Mons. Loremzo Chiarinelli nella cripta del Duomo, dedicato a Santa Margherita. Assistono al rito eucaristico anche i
i. Alla sinistra di Mons. Chiarinelli, che sta pronunciando la sua omelia, seduto e seminascosto, Mons. Prof. Giovanni Maceroni, Presidente
dell’I.S.M.R. di Rieti» (AVR, fondo Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il testo è di Martini Pasqualino)
diploma di missionario Apostolico pel nostro Don Vittorio
Bartolini. Glie l’ho procurato per fargli cosa grata e ne sarà
contento. Ripartì di qui il 7 e andò in Ancona per andare a
giorni a predicare la Novena della Concezione a Fermo.
Lasciò per te tanti saluti. Ho detto già che seguito a passarmela grazie a Dio bene e in pace con tutti; ma tutti seguitano a rimpiangere la tua presenza per cento ragioni come
essi dicono, e pare che sentono sempre più il bisogno di
stringersi a me. Da tanta disgrazia per me il Signore ha
saputo ricavarci anche questo bene. Mi vado sempre più
convincendo che proprio era volontà di Dio che tu facessi
quello che hai fatto. Ti salutano tutti, Preti, Religiosi, Suore
e secolari che a preferenza me ne domandano e deplorano
che la Città sia rimasta (come dicono) senza il migliore esemplare …. Ricambiamoli con raccomandarli al Signore. La
mi ci so indurre e forse non mi ci indurrò mai, perché o
stando qui non lavora per altri del paese ed allora dovrà
oziare per Casa la più parte della giornata, o lavora anche
per altri facendosi un po’ di Clientela ed allora ire e rancori
per parte di coloro ai quali toglie il pane. Tu che ne pensi? È
cosa possibile che se ne venga qui senza procurarmi noja?
Del resto di salute seguita a stare benissimo. Alessandro e
tua zia vennero qui il giorno in che tu lasciavi l’Italia. Alessandro ne ripartì dopo tre o quattro giorni. Rimase e rimane
ancora con me tua zia che fin qui si porta benissimo. Vive
una vita ritirata e laboriosa e quando vi è qualche persona di
riguardo non si cura di stare a tavola con noi, mangia (in
queste ultime circostanze) nella Camera dove lavora, appresso a quella di Umberto, e a dormire si è messa nella
nicchia che hai preparata vicino alla Camera mia. Ripeto
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
che fin qui sono contento di essa. Tuo Padre, Alessandro,
Amalia, Don Angelo stanno tutti bene. Anatolia si è sgravata
da parecchi giorni di una bambina. Ebbe un parto un po’
combattuto con seguito di qualche febbre. Adesso però sta
bene e bene sta anche la figlia […]. Il Cuoco tutte le sere
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che esso il conforto che ricevo dalle preghiere che faccio e
faccio fare per te da sempre sempre sempre. Ma intanto
eccoci alle Sante Feste natalizie. Come, dove, con chi le
passerai tu? Che pensiero per me! Gesù Bambino ci penserà, ma spero che penserà anche a me, e me le farà passare
«Montefiascone (VI), 19.09, 1999. Pellerginaggio. Un momento del solenne pontificale celebrato, in onore di Santa Lucia Filippini, dal reatino S.
E. Mons. Loremzo Chiarinelli nella cripta del Duomo, dedicato a Santa Margherita. Assistono al rito eucaristico anche i pellegrini reatini, devoti
del Venerabile Massimo Rinaldi. Alla sinistra di Mons. Chiarinelli, che sta pronunciando la sua omelia, seduto e seminascosto, Mons. Prof.
Giovanni Maceroni, Presidente dell’I.S.M.R. di Rieti» (AVR, fondo Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il testo è di Martini
Pasqualino)
viene da me e mi fa segnare le spese della giornata nei varj
libretti da te lasciatimi. La cantina è affidata a Pietro Paolo.
Le elemosine (meno il pane e qualche soldo alla porta entro
la settimana) le faccio esclusivamente io. Tutto insomma le
spese voglio saperle io stesso ed [io] stesso ordinarle.
Annunziata tiene la dispensa e il pane. Ho dovuto prendere
queste categoriche misure, perché casa […] era diventata
una vera babilonia. Tutti volevano spendere e spandere […]».
Il vescovo Domenico, nella seconda lettera, datata
Montefiascone 16 dicembre 1900, continua a ragguagliare
il nipote sull’andamento dell’amministrazione della casa
vescovile, sul suo impegno di pastore, intento a mantenere
la pace, e a dare notizie dei fratelli e del padre di Massimo,
«Peppe», come lo chiamavano familiarmente:
«Mio Caro Don Massimo, mi scrivesti dalle Isole Canarie
il 12 novembre che appena giunto a Santos avresti impostata altra tua per me (26 detto). L’avrai impostata, ma non mi
è giunta ancora, e quello che è peggio nessuno ha saputo
più tue notizie né Casa, né Torino, né qui. Nessuna nuova,
buona nuova! Ecco il principio che mi tiene tranquillo e più
come tu desideri certo e me lo auguri. Intanto lo prego mi
faccia aver presto una tua lunga, ma lunga e dettagliata. Se
non hai tempo, scrivimi poche cose ma spesso. Qui e in
Diocesi le cose mie seguitano grazie a Dio ad andare bene e
vado coll’ajuto di Dio facendo quanto più posso per mandarle sempre meglio e in pace con tutti senza però discapito
del dovere. Nessun cambiamento in peggio si è fatto e si
farà quanto alle elargizioni con tutti, in specie con i poveri,
i quali sembra mi siano divenuti anche più cari perché confido molto sulle loro benedizioni per te ricordandoti tutti
con rimpianto. In Episcopio ciascuno a suo posto […].
Entra in questo momento Don Amilcare, che sta bene, saluta e promette scriverti presto. I primi del mese corrente
venne Don Giuseppe. Si raffreddò subito, si mise a letto e
al terzo giorno si rialzò per tornarsene a Roma. Scrive che
la tosse seguita a tormentarlo. Lasciò e scrive per te a nome
anche dei Santini tanti saluti. Tua zia Annunziata è ancora
qui e ci si trova contenta e ne sono contento anch’io, perché vive ritirata, parla poco, non ama relazioni e lavora per
Casa dove e quando non la vede nessuno. Va però spesso in
Cucina e fa bene […]. Edoardo sta bene. Solo lamenta che
a Borgogno gli affari non vanno bene. Non ha più insistito
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
per venirsene qui. Anatolia e la sua bambina stanno bene
[…]. Scrive Don Angelo (a cui ho risposto oggi) che in
casa in pace coi nostri e che Peppe si porta bene. Mi ha
mandato il conto di questo e gliel’ho saldato, autorizzandolo a seguitare. Entro le feste forse farà qui una scappata
Amalia e Alessandro. Gli Amici ti seguitano a rimpiangere e
ti salutano. Addio, Don Massimo mio, cura la tua salute e
prega pel tuo Aff.mo + Domenico Vescovo».
sottolineano la condotta esemplare tenuta da don Massimo
nel tempo in cui visse a Montefiascone, dove aveva lasciato
impronte durature sia nei rapporti pastorali con persone di
tutte le categorie sia soprattutto nei riguardi dei poveri. Il
vescovo Domenico è un pastore sempre impegnato fino a
non avere, spesso, neppure il tempo di iniziare e portare a
termine una lettera nell’arco della stessa giornata tanto da
doverla riprendere anche dopo alcuni giorni. Lo stesso ca-
«Montefiascone (VI), 19.09, 1999. Pellerginaggio. Un momento della celebrazione eucaristica, in onore di Santa Lucia Filippini, presieduta dal
Vescovo di Viterbo,il reatino S. E. Mons. Loremzo Chiarinelli. Assistono alla celebrazione anche i pellegrini devoti del Venerabile Massimo
Rinaldi. Alla sinistra di Mons. Chiarinelli il Presidente dell’I.S.M.R. di Rieti, Prof. Mons. Giovanni Maceroni» (AVR, fondo Fotografico. fasc.
Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il testo è di Martini Pasqualino)
Le lettere dello zio vescovo Domenico al nipote don Massimo, pervase di spiritualità incarnata di fede vissuta nel
quotidiano, costituiscono un mezzo per poter guidare il nipote non solo teoricamente ma soprattutto con i fatti di vita
fino a sublimare in virtù, per rispetto della vocazione e della
autodeterminazione del nipote, anche il forzato distacco.
Domenico è un padre, un maestro, un pastore, una guida
spirituale, sempre pronto e vigile perché il nipote si realizzi
come uomo, come sacerdote, come missionario, per santificarsi e per santificare. Domenico gli aveva insegnato l’impegno allo studio e all’aggiornamento culturale non solo con
libri di vario genere ma anche con periodici e giornali, a cui
Massimo aveva sempre corrisposto. L’esigenza dell’informazione costante e scandita con regolarità è avvertita da
zio e nipote, disposti a sacrificarsi, lo zio nel rifornire il
nipote oltreoceano, e il nipote nel sottoporsi a ogni sana
industria per trovare il tempo per lo studio. Riportiamo passi di quattro lettere, ricche di saggezza umana e soprannaturale, inviate dal vescovo Domenico al nipote nel 1901 che
pitava a don Massimo sia nella corrispondenza con lo zio
che con gli altri familiari sia in quella con i suoi numerosi
amici. Scriveva il vescovo Domenico nella lettera datata 22
e 24 febbraio 1901:
«Mio sempre Carissimo don Massimo, ricevo anche la
tua del 18 Gennaio u. s. da Encantado e ne riceve insieme
una anche questa buona Superiora delle Maestre Pie […].
Ti assicuro che lo scriverti è stato per me, come per tutti di
casa, un vero bisogno del cuore. Ho detto tutto […]. Quanto ti scrisse di me la buona Superiora Barletta, ti scrisse il
vero. Sono stato sempre rassegnato e bene in salute […].
Ti ripeto che oltre i soliti ho anche dalla fine di novembre
tua zia Annunziata qui. Si porta benissimo, ritirata, di poche
parole con tutti, riservatissima. Non può farmi quello che
mi facevi tu, ma ci vuol pazienza! Sono contento di essa.
Ha letto due o tre volte la tua ultima e mi riempie di domande, e specialmente del come possa avvenire che tu non ricevi fin qui lettere, mentre hai ricevuta quella della Superio-
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
ra […]. Da casa e da Torino buone notizie e stanno tutti
bene. Ho già mandato a Don Angelo, ad Edoardo e ad
Anatolia l’ultima tua a loro in data mi pare del 18 Gennaio
[…]. Tutti mi scrivono ottime notizie di tuo Padre […]. Qui
nulla di nuovo, così in Diocesi. In buoni rapporti con tutti
benché con tutti io faccia il mio dovere, usi cioè al bisogno
qualche durezza per quanto in forme miti. Che vogliamo di
più da Dio benedetto? Con i poveri non si è cambiato niente
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suffragare gli amici defunti e si dichiara di trovare consolazioni nella recita del rosario e dinanzi al Santissimo. Raccomanda al nipote di non trascurare troppo la salute, lo informa della partenza per il Brasile di molti emigranti dalla Sabina,
da Rieti e da Montefiascone. Domenico può constatare che
gli amici di don Massimo erano amici veri ed erano desiderosi di sapere tutto di lui fino a chiedergli le lettere che il
nipote scriveva allo zio e che, a volte, non restituivano. Così
«Montefiascone (VI), 19.09, 1999. Pellerginaggio. Cripta del Duomo, dedicato a S. Margherita. Il reatino S. E. Mons. Loremzo Chiarinelli,
vescovo di Viterbo, scambia il gesto della pace, nel corso del solenne pontificale celebrato in onore di Santa Lucia Filippini, con la Dott.ssa Suor
Aaana Maria Tassi, delle Maestre Oie Venerini, grande studiosa di storia locale e nazionale». (AVR, fondo Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone,
19-9-1999. Il testo è di Martini Pasqualino)
dal tempo tuo e a chi più a chi meno nessuno si rimanda
senza niente, nessun’istanza si respinge. Sei contento così?
Dicevi bene che ci ritroviamo questo poco di bene, la preghiera e la benedizione del povero […]. Per tua tranquillità e
norma ogni 8 giorni ti manderò un giornale, ogni 10 o 15
giorni tutt’al più ti manderò una mia, magari di una sola
pagina. Seguita a scrivermi spesso, ma sii sempre veritiero
sullo stato tuo e di tua salute. Ricevi i saluti degli Amici di
qui […]. Se ti manca danaro, scrivine, ché Dio benedetto
provvederà. Hai capito? Non fare privazioni eccessive e dopo
la salute dell’anima, cura almeno un poco anche quella del
corpo […]. È la terza o quarta volta che provo di finire la
presente e finisco […]».
Il vescovo Domenico, nelle altre tre lettere menzionate,
datate 8 maggio, 8 ottobre e 20 novembre 1901, si dimostra sempre contento del lavoro missionario del nipote, gli
assicura la sua e la preghiera dei tanti amici, lo esorta a
il vescovo Domenico scriveva a don Massimo l’8 maggio
1901:
«[…] Confido nella misericordia di Dio a favor tuo e sto
tranquillo. Non posso però negare che di quando in quando
mi sento il cuore acciaccato e temo pericoli per te. Le Anime sante del Purgatorio e gli Angeli nostri Custodi ti assistano nei tuoi viaggi. Del resto mi compiaccio del bene che
fai e vai facendo ai poveri nostri Emigrati, dei quali in queste ultime settimane ha dato un buon contingente anche la
nostra Sabina […]. Tu seguita a raccomandarmi a Dio benedetto per gli opportuni lumi ed ajuti. Io nella S. messa
[…] non ti dimentico mai, mai, mai. Lettere e Giornali non
te li ho fatti mancare mai specialmente da Natale in poi […].
Tutti ti salutano […]. Non ti nomino le Maestre Pie e le
Suore dell’Ospedale che vorrebbero tutti i giorni notizie di
te. Non faccio che raccomandarmi loro perché preghino
per la salute tua spirituale e corporale […]. Seguita pure a
farti molti meriti pel Paradiso con faticare per le Anime, ma
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
bada a curare un po’ anche la tua salute. Perduta, che ne
sarebbe del tuo avvenire? […]».
Così comunicava a don Massimo nella lettera dell’8
ottobre:
«[…] Mi interessa solo che stia bene in salute anche
tu, che seguiti a fare del bene a tante povere anime redente anche esse dal Sangue di Gesù Cristo ma da tutti abbandonate, e che mi seguiti a tenere presente nelle tue
orazioni e specialmente nella Santa messa. Questo mi basta, e questo è quanto ormai desidero […]. Molti contadini di Rieti e di qui hanno voluto il tuo indirizzo. I poveretti
partono per S. Paolo entro la corrente settimana e sperano
trovarti col tempo per essere consigliati e ajutati nello spirito […]. La povera Suor Maria, Suora dell’ospedale, dopo
lunga malattia (ed una agonia di quasi due giorni) di cuore
l’altra sera se ne andò in Paradiso. […] La poveretta spesso mi diceva belle parole di te e l’ultima volta che la trovai
in istato da potersi ancora esprimere (3 corrente) mi raccomandò che l’avessi ricordata a te dopo la sua morte per
qualche tuo suffragio, non glielo negare, che essa poi pregherà per noi in Paradiso […]».
Il vescovo Domenico così manifestava i suoi sentimenti
al nipote nella lettera del 20 novembre:
«[…] La presente ti possa giungere prima delle feste
del S. Natale e ti possa arrecare tutte quelle consolazioni
e prosperità di spirito e di corpo che ti sa augurare e
desiderare un cuore che ti ama, uno spirito che spesso ti
rivolge un pensiero affettuoso e fra sé e sé ripete: che
farà adesso? dove starà e con chi? Ma questo pensiero
frequente più che mai sorge in mia mente nella S. Messa,
nella Visita al Santissimo, nel S. Rosario la sera, e vedo
che la bontà e misericordia di Dio mi ascolta contro mio
merito perché mi ti custodisce ugualmente sano e buono
e spesso mi fa ricevere tue lettere […]. Del resto non ti
sto più a numerare le lettere tue che mi giungono o direttamente o indirettamente […]. Non le posso conservare
tutte perché me le prendono gli Amici comuni per leggerle e per farle leggere e non sempre le posso riavere
come desidero per conservarle. Quando a Dio piacendo
rivieni te le riprendi tutte. Lo posso sperare? Deus faxit!
Degli Amici nessuno ti ha dimenticato e tutti quasi i momenti me ne domandano. Mi assicurano o di averti scritto di nuovo o di volerti scrivere […]. Non puoi aver male
perché tutti e tutte pregano per te e con assicurarmene
mi fanno piacere […]. Tua zia Annunziata ti manda dicendo tante belle cose e con affettuosi saluti ti raccomanda ad averti riguardo. Sta bene, contenta e spesso fa
la S. Comunione.
Domenico Rinaldi informa, nelle sue lettere, il nipote Massimo su tutte le persone di famiglia specialmente su Giuseppe, suo fratello e padre di Massimo, sulle persone di
curia, sugli avvenimenti e cambiamenti negli uffici e nelle
parrocchie della diocesi, sulle cose lieti e tristi personali, sui
suoi impegni di vescovo, sulla salute e sulle morti di parenti
e amici. Nutre sempre la speranza del ritorno di Massimo
presso di lui come era negli accordi tra Massimo e Scalabrini,
raccomanda vivamente la vita di pietà e il ricordo dei morti
nella santa messa. Riportiamo di seguito alcuni brani di tre
lettere del 1902. Domenico, nella lettera del 10 gennaio 1902,
comunicava al nipote:
«Caro Don Massimo, scriverò di nuovo al solito molto a
lungo appena avrò finito … che cosa? … la Pastorale Quaresimale, alla quale sto attendendo da 15 o 20 giorni e ancora non ne posso cavare i piedi. Tratterò un tema di attualità.
Lo leggerai […]. Ho avuto tutte le lettere tue con l’ordine
con cui le ricordi sempre […]» .
Il vescovo nella lettera del 14 marzo manifestava apprensione per i disagi dei luoghi difficili, in mezzo a foreste, e completamente sconosciuti frequentati dal nipote
missionario:
«[…]. Intanto al continuo pensiero di te e nelle continue apprensioni mie per te mi vado confortando al riflesso
che Dio benedetto non può farti mancare delle sue grazie
e che l’Angelo Custode non può non tenerti sempre sotto
la sua santa protezione e custodia. Confesso però che il
saperti sempre o quasi sempre in giro e a cavallo per lunghe ore e per luoghi sconosciuti e deserti di quando in
quando mi fa piombare nel cuore una certa tristezza benché passeggera e direi quasi momentanea […]. Peppe seguita a stare meglio di tutti sotto tutti i rapporti […]. Addio, Don Massimo mio, Dio benedetto ti conservi buono
sano e ti riconduca tale quando crederà al Tuo, Aff.mo
Zio, + Domenico Vescovo».
La lettera del 19 dicembre 1902 richiama la sana educazione di pietà e di spiritualità che il nipote aveva assorbito
alla scuola dello zio fin dai più giovani anni:
«[…] Dio solo sa quanto mi consoli il seguitare a saperti in buona salute, sempre cogli stessi buoni sentimenti
e impegnato sempre alla salute delle Anime. Il Signore ti
assista sempre più, la Madonna Santissima del Popolo ti
custodisca sempre sotto il suo santo manto e l’Angelo tuo
Custode ti illumini, guidi e protegga. È questa la preghiera
ormai abituale mia per te. Gradiscila tu e il cielo me la
esaudisca […]».
I rapporti epistolari tra il vescovo Domenico Rinaldi e
il nipote don Massimo furono intensi, costanti e la comunicazione abbracciava tutti gli aspetti dei loro due stati di
vita e della loro famiglia perché lo zio continuò ad essere
guida discreta e saggia anche degli altri fratelli di Massimo
e sostegno premuroso del loro padre Giuseppe. Riportiamo i brani di maggiore interesse spirituale di alcune lettere
del 1903. Scrive lo zio Domenico al nipote Massimo il 3
marzo 1903:
«[…] Giorni fa ti mandai due pacchetti sotto fascia
con numero 3 periodici, “Mater Amabilis”, in uno, con
una copia della Pastorale e con un foglio “La Vera Roma”
nell’altro […]. La Pastorale [porta il titolo], Il Papa e la
Civiltà moderna […]».
Un nuovo invio di periodici viene comunicato anche
nelle lettere del 15 aprile e del 7 settembre 1903; da quest’ultima si apprende che padre Massimo riceve «L’Osservatore Romano».
La grandezza spirituale di Domenico viene riconfermata
nella seguente lettera datata 7 settembre 1903, in cui lo zio
oltre a dare saggi consigli nel richiamare il nipote circa la
vera virtù, che non si trova negli eccessi, si dichiara sempre disposto, riguardo ad un eventuale ritorno di Massimo
in Italia, ad aderire pienamente alla volontà di Dio cercata
nella meditazione e nella preghiera:
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
«[…] Dico solo che di fronte al tuo insolito prolungato
silenzio dei mesi precedenti al maggio il cuore non mi tradiva. Tu eri malato di malattia non leggera; e se sei guarito, è
stato per l’intercessione della Madonna Santissima. Non è
vero? Ebbene, abbiti un po’ più di riguardo e fatica meno se
a profitto delle Anime vuoi lavorare di più e con maggior
frutto ed efficacia. Neppure Dio benedetto vuole che tu ti
ammazzi da te. In una tua poi mi dici che se io desidero che
tu torni qui, verresti subito e per sempre. Don Massimo
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rio su tutti i fronti e gode di poter raccogliere i frutti della
formazione alla santità data al nipote fin dalla fanciullezza.
Egli, nella lettera del 16 novembre 1903, si manifesta competente recensore dell’opuscolo scritto da Massimo Rinaldi,
da noi già citato sopra, riguardante l’elogio funebre su Leone XIII:
«[…] Mi rallegro dell’Elogio funebre del compianto Pontefice. Giunto qui la settimana scorsa fu subito distribuito a
«Viterbo, 19.09, 1999. Pellerginaggio. Il gruppo di pellegrini reatini, devoti del venerabile Massimo Rinaldi, fotografato davanti le splendide
architetture del Palazzo Papale. Al centro dell’ultima fila, Mons. Prof. Giovanni Maceroni, Presidente dell’I.S.M.R. di Rieti» (AVR, fondo
Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il testo è di Martini Pasqualino)
mio, se io dovessi secondare il comodo mio e gli impulsi del
cuore dovrei risponderti: Lascia tutto e vieni subito. Ma
non è il cuore e molto meno il comodo proprio che ci deve
regolare e dare norma alle nostre risoluzioni, bensì la volontà di Dio, che ho riconosciuta sempre nella tua partenza per
costà. Quindi mi contento risponderti che esamini ben bene
tutto dinanzi al Crocifisso e se risolverai quando che sia di
rivenirtene ricordati che qui troverai sempre l’amico, il fratello, il padre […]. Abbiti cura e ricordati che la virtù non
consiste negli eccessi sia pure del bene. Prega per me e
anche per tua zia Annunziata perché il Signore me la conservi sana almeno finché non torni tu […]».
Lo zio vescovo Domenico, pur nel dispiacere umano
della separazione dal nipote, incoraggia il giovane missiona-
molti. A tutti è piaciuto, tutti hanno promesso un ajuto per la
Vostra povera Chiesa di Bassano […]. Quanto a me vi confesso che avete sorpassata la mia aspettazione e vedo che
l’America e la vita del randagio missionario invece di attutirvi e inselvatichirvi ha prodotto in voi un effetto opposto.
Bravo! Dio benedetto vi ajuti sempre più a tirare anime alla
Croce con la parola e coll’esempio e ricompensi le Vostre
fatiche con tanta salute da potervi un giorno rivedere almeno prima che io chiuda gli occhi. Non pare però che il Signore me li voglia chiudere così presto, perché mi conserva tanta salute appena sperabile con tante fatiche ed
impiccetti che mi tengono occupato dalla mattina alla sera e
da qualche tempo anche di notte […]. A Monsignor
Scalabrini manderò io stesso con la mia le offerte degli altri,
e spero in sufficiente sommetta […]».
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
Il vescovo Domenico informa continuamente il nipote lontano sulla sua salute e sulle premure che hanno
per lui tutti i familiari. Vede la volontà di Dio per don
Massimo nelle determinazioni del suo superiore generale, mons. Scalabrini, benché nutra sempre nel cuore la
speranza di riabbracciare il nipote, come appare da tutta la corrispondenza. Egli, nella lettera del 19 giugno
1904, scriveva:
«[…]. Di salute sto benissimo e sono tranquillo […].
Dalle Vostre, che ho fedelmente ricevute ma qualche volta
con maggiore ritardo, rilevo le vostre continue fatiche ma
anche il vostro continuo bene stare. Ne sia ringraziato il
Signore. Badate a non prendere altri impegni se questi non
vi sono imposti dall’obbedienza […]».
Il vescovo Domenico, venuto a sapere della visita in
Brasile che il Fondatore Scalabrini aveva programmato, si
affretta a chiedere al nipote informazioni nella lettera del 3
settembre 1904:
«[…]. Spero abbiate a quest’ora veduto Monsignor
Scalabrini. Che vi ha detto? Che avete combinato? Seguiterete a stare a Novo Bassano o sarete destinato altrove in
luogo più vicino con la posta? Comunque, rimettetevi anche in questo alla volontà del Superiore, se volete seguitare
a fare quella di Dio. Sarei più contento foste mandato in
luogo più accessibile, ma non lo pretendo. La mia salute
presentemente è ottima […]».
L’iniziativa da parte di padre Massimo della stampa dell’elogio funebre per il papa Leone XIII, anche al fine avere
i contributi necessari per completare la costruzione della
chiesa di Nova Bassano, spinse il vescovo Domenico, secondo le istruzioni di suo nipote, a spedire allo Scalabrini la
generosa offerta raccolta, con l’accompagnamento della
seguente lettera:
«Montefiascone 12 [ ] del 1904. Eccellenza R.ma, Monsignore mio Amatissimo, saprà che il nostro Don Massimo
ha stampato un suo preteso elogio funebre sul compianto
Pontefice Leone XIII allo scopo di avere dagli Amici qualche soldo per la sua Chiesa di Novo Bassano. Compreso il
mio povero obolo si sono qui potute raggranellare £ 70, che
oggi stesso con apposita Cartolina Vaglia mi faccio un dovere spedire all’Eccellenza Vostra secondo le istruzioni avute
dal ridetto Don Massimo tante fatiche ed impiccetti che mi
tengono occupato dalla mattina alla sera e da qualche tempo anche di notte […]. A Monsignor Scalabrini manderò io
stesso con la mia le offerte degli altri, e spero in sufficiente
sommetta […]» .
Il vescovo Domenico informa continuamente il nipote lontano sulla sua salute e sulle premure che hanno
per lui tutti i familiari. Vede la volontà di Dio per don
Massimo nelle determinazioni del suo superiore generale, mons. Scalabrini, benché nutra sempre nel cuore la
speranza di riabbracciare il nipote, come appare da tutta la corrispondenza. Egli, nella lettera del 19 giugno
1904, scriveva:
«[…]. Di salute sto benissimo e sono tranquillo […].
Dalle Vostre, che ho fedelmente ricevute ma qualche volta
con maggiore ritardo, rilevo le vostre continue fatiche ma
anche il vostro continuo bene stare. Ne sia ringraziato il
Signore. Badate a non prendere altri impegni se questi non
vi sono imposti dall’obbedienza […]».
Il vescovo Domenico, venuto a sapere della visita in
Brasile che il Fondatore Scalabrini aveva programmato, si
affretta a chiedere al nipote informazioni nella lettera del 3
settembre 1904:
«[…]. Spero abbiate a quest’ora veduto Monsignor
Scalabrini. Che vi ha detto? Che avete combinato? Seguiterete a stare a Novo Bassano o sarete destinato altrove in
luogo più vicino con la posta? Comunque, rimettetevi anche in questo alla volontà del Superiore, se volete seguitare
a fare quella di Dio. Sarei più contento foste mandato in
luogo più accessibile, ma non lo pretendo. La mia salute
presentemente è ottima […]».
L’iniziativa da parte di padre Massimo della stampa dell’elogio funebre per il papa Leone XIII, anche al fine avere
i contributi necessari per completare la costruzione della
chiesa di Nova Bassano, spinse il vescovo Domenico, secondo le istruzioni di suo nipote, a spedire allo Scalabrini la
generosa offerta raccolta, con l’accompagnamento della
seguente lettera:
«Montefiascone 12 [ ] del 1904. Eccellenza R.ma, Monsignore mio Amatissimo, saprà che il nostro Don Massimo
ha stampato un suo preteso elogio funebre sul compianto
Pontefice Leone XIII allo scopo di avere dagli Amici qualche soldo per la sua Chiesa di Novo Bassano. Compreso il
mio povero obolo si sono qui potute raggranellare £ 70, che
oggi stesso con apposita Cartolina Vaglia mi faccio un dovere spedire all’Eccellenza Vostra secondo le istruzioni avute
dal ridetto Don Massimo. È un po’ poco; ma ci sappia l’Eccellenza Vostra compatire. Se sapesse quante miserie e guai!
Mi raccomando alle Sue Orazioni. A proposito di Don Massimo il comune Amico, R.mo Canonico Santori, circa un
mese fa mi diede la consolante notizia che l’Eccellenza Vostra pensava di richiamarlo in Italia per valersi in Piacenza
dell’opera sua nel Seminario per le missioni. Che ci è di
vero in questa notizia? Ne sarei contento oltre modo; ma
neppure in questo intendo levarmi dalla volontà di Dio, dell’Eccellenza Vostra e di Don Massimo. Mi permetta il bacio
delle sacre mani e che con sincera venerazione mi raffermi,
dell’Eccellenza Vostra, Dev.mo Obb.mo Confratello +
Domenico Rinaldi Vescovo».
I rapporti epistolari tra il vescovo Domenico e il nipote
Massimo continuano sempre affettuosi e intensi negli anni
1905, 1906, con gli aggiornamenti reciproci, con accenni,
da parte del vescovo, a ricorrenti suoi problemi di salute,
ma con il prevalere di toni ispirati a ottimismo e ad alta
spiritualità. Scrive lo zio Domenico al nipote Massimo in
data 12 febbraio 1906:
«In Diocesi nulla di sinistro e tutti col proprio Vescovo
armonia perfetta. Qui lo stesso e questa è la mia consolazione. Saranno le tue privazioni per Iddio e le tue preghiere
per me. Seguita a pregare. Mi si domanda, da molti almeno,
quando sarà che te ne ritorni qui … Rispondo a tutti: “Se e
quando Dio benedetto lo vorrà. Uniamoci nel pregare anche
per lui …”. Don Massimo mio, va bene così come rispondo? Certo che se dovessi secondare il comodo mio e i sentimenti del cuore, dovrei nelle mie povere preghiere tenere
altro linguaggio e tenerlo specialmente nelle lettere mie. Ma
se insistessi per farti rivenire e poi sbagliassi con non fare
la volontà di Dio, che ne verrebbe? Preghiamo sempre e la
preghiera guidi le tue risoluzioni […]».
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
L’ultima lettera del vescovo Domenico al nipote missionario, dettata, per motivi di salute, a terza persona, costituisce, per il suo contenuto, il testamento spirituale di
Domenico e sintetizza gli insegnamenti dati dallo zio al
nipote durante tutta la vita come padre, come maestro,
come pastore. La riportiamo per intero, per il suo valore
esemplare:
«Montefiascone, 8 aprile 1907. Mio caro don Massimo,
vi suppongo con qualche pensiere tanto più che è un bel po’
che non vi ho scritto neppure per mezzo d’altri, contento
che vi scrivessero di me e della mia salute i fratelli vostri,
che a turno sono venuti qui con Amalia a tenere compagnia
a vostra Zia e a me. La mia salute, grazie a Dio, va meglio e
quel che rimane di malattia è un eccessivo indebolimento di
forze che ancora mi tribola e non mi permette ancora una
passeggiata, come vorrei, né in casa né fuori di casa. Non
manca chi vorrebbe che io me ne ritornassi per qualche
tempo all’aria nativa e i vostri fratelli insistono perché io lo
faccia tanto più che io potrei stare colla massima decenza
19
in casa di Alessandro. Ma non mi so decidere perché alla
buona stagione imminente spero di rimettermi presto seguitando anche a star qui, non abbandonando la Diocesi. Voi
seguitate a pregare e se volete rivenirvene o a tempo o per
sempre, ricordate che troverete in me sempre un cuore affezionato, ma che non so e non posso pretenderlo perché
temo di violare la volontà di Dio rapporto a Voi. Vi desidero,
ma non azzardo di dirlo per questa ragione. Mi conoscete a
fondo e tanto basta. In casa tutti bene e caramente tutti vi
salutano di cuore. A giorni torneranno a Rieti Amalia ed Alessandro e vorrebbero che io promettessi loro di andarmene
là per qualche tempo. Ma ripeto non so decidermi e preferisco la presenza in Diocesi e l’ajuto della Madonna delle
Grazie, all’aria nativa. Lo scritto è del buon amico vostro e
mio don Alfonso Orfei, oggi Parroco della chiesa e parrocchia delle Grazie. Vi saluta caramente con tutti gli amici
comuni e Dio glielo perdoni vorrebbe anch’esso il vostro
ritorno (pel bene del nostro Carissimo e amatissimo Vescovo). Vi benedico di cuore e mi ripeto. Vostro aff.mo Zio +
domenico Vescovo».
«Viterbo, 19.09, 1999. Pellerginaggio. Alcune reatine, del gruppo di pellegrini reatini, devoti del venerabile Massimo Rinaldi, in una pausa,
sostano davanti la scuola materna tenuta dalle Maestre Pie Venerini» (AVR, fondo Fotografico. fasc. Viterbo-Montefiascone, 19-9-1999. Il
testo è di Martini Pasqualino)
20
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
Voci di devoti
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Gentiliss. Mons. don Giovanni Maceroni
ritengo doveroso ringraziarla sentitamente per avermi dato l’opportunità di conoscere ed apprezzare la sua rivista
«Padre, pastore e Maestro», nonchè l’operosità e l'impegno da lei dimostrato in qualità di Giudice Delegato al processo di
Beatificazione del venerabile Massimo Rinaldi scalabriniano.
Rinnovo sentite congratulazioni, unite alla speranza, da parte mia personale, di contribuire alla diffusione del culto
di una Persona così singolare e luminosa, ma così altrettanto schiva e umile, che lei mi ha consentito di conoscere meglio
ed amare.
Sinceramente commossa e desiderosa di poter vedere un giorno il film di Fainelli «Il ciabattone», nella speranza di
poter meglio seguire le vostre iniziative e di poter ammirare una reliquia del Venerabile apostolo, cercherò di incontrarla
nuovamente quanto prima.
Ringrazio e porgo distinti saluti, ins. Maria Tomassetti.
Recapito: Via Mario Gatti 30, Monteleone Sabino 02033, tel: 0765 884129 cell: 3393219767.
Da Naga City - Filippine
Dear Brethren in Christ,
Ave Maria!
I am writing to ask from your group several pieces of first class or second class relics of our beloved MASSIMO
RINALDI. Rest assured that if this request is granted, the relics will be properly venerated and taken care of. You may
send the sacred items to below address. NELSON ANCIANO JR.- 99 Calauag St.,- Naga City 4400- Philippines - Thank
you very much! Yours in Christ, Nelson Anciano, Jr.
Illustrissimo Signor NELSON Anciano
Invio, in data odierna, tre immaginette contenenti la relquia del Venerabile Massimo Rinaldi. La reliquia è costituita da
un pezzetto del lenzuolo del letto del medesimo Venerabile. Che la benedizione di Dio, per intercessione del Venerabile
Massimo Rinaldi, scenda abbondante su di lei e sui suoi cari.
Rieti, lì 22 ottobre 2013. Mons. Prof. Giovanni Maceroni
Da Papar,Sabah, East Malaysia
Dear Mother/Sister, Please send me some materials on Servant of God Venerable Massimo Rinaldi for an EXHIBITION
on the lives of saints and holy people this coming November 23,2013 for the closing of Year of Faith in my parish. Please
send me;
1.Books; 2.Prayer Cards; 3.Images/pictures; 4.Some relics../2nd class relics; 5.Relic Medals... Please send them to;
Evaristus Calvin Vess,ocds - SMK St Joseph, - P.O.Box 185, - 89608, Papar,Sabah, - East Malaysia. Thank You.God
Bless.Deo Gratias! Yours In Christ, Evaristus Calvin Vess,ocds
Illustrissimo Signor Evaristus Calvin Vess,
Sono onorato di poter inviare una piccola presenza dell’amabile Venerabile Massimo Rinaldi per la Sua importante
mostra in occasione della chiusura dell’anno della fede. Invio per la mostra tre volumi: 1) G. MACERONI - G. ROSSI - A. M.
TASSI (a cura di), Il Vescovo scalabriniano Massimo Rinaldi. Un interprete della Chiesa del Novecento, SEI, Torino
1996; 2) P. JACOB JACOBONI, S. E. Mons. Massimo Rinaldi «Come io l’ho conosciuto». Coop. Massimo Rinaldi s.r.l. Editrice-Rieti, Editoriale ECO srl - S. Gabriele, Teramo 1993; 3) M. FRANCESCONI, Rio Grande, Tipo-Lito Erreggi - Torre
Boldone (BG), senza data.
Invio, inoltre, tre immaginette del Venerabile Massimo Rinaldi contenenti una reliquia - pezzettino del lenzuolo del
letto del medesimo Venerabile. La benedizione di Dio, per intercessione di Massimo Rinaldi, scenda abbondantemente sulla
sua persona, sui suoi familiari e sulle sue belle e importanti iniziative. Rieti 23 ottobre 2013.
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
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Da City of San Jose del Monte, Bulacan - Filippine
Saluti in Gesù e Maria!
I ’m signor Lance Silva, Religione Maestro e un accolito. Scrivo questa lettera con la richiesta di un biglietto di
preghiera portando una reliquia del Venerabile Massimo Rinaldi, e alcuni pochi oggetti devozionali. E per questa richiesta
vi chiedo di pregare per Benjamin Bagasala che soffre di diabete, e Ricardo Bagasala per la dialisi renale, per la coppia
senza figli il signor Dante e Debbie Silva; Mr. Aldwin e sua moglie Ria Domingo che la loro preghiera per hanno concesso
un bambino, perché le nostre collaboratore nella parrocchia, Sr. Luz Marzan dalla sofferenza per la sua guarigione dal
gozzo con tumore e per le anime dei Brianna Garrota e mio ex direttore spirituale, p. Hilarion Walters, CP.
Voglio continuare la mia devozione a lei e continuare a essere ispirata alla sua vita e con l’esempio. E io, in coscienza
e l’intenzione con sincerità a fare fedelmente tutti i miei doveri e gli obblighi che manifestano la mia obbedienza alla Chiesa
con tutto il cuore. Venerabile Massimo Rinaldi, prega per noi! In Gesù e Maria, Lance Eli Silva. Indirizzo postale: Block 9
Lot 26 Germany St. Harmony Hills I, Muzon, City of San Jose del Monte, Bulacan, 3023, Philippines
Illustrissimo Signor Lance Eli Silva,
.
Ho accolto, nel mio cuore e nella mia anima, ben volentieri, l’invito rivoltomi da lei di pregare il Venerabile Massimo
Rinaldi per tutte le persone indicatemi che soffrono o di diabete o sono obbligate a sottoporsi a dialisi o per le coppie che
non hanno figli o per la guarigione dal gozzo tumorale. Il Venerabile Massimo Rinaldi, durante la sua vita terrena, fu sempre
vicino alle persone sofferenti fisicamente, e, spesso, si recava nel loro capezzale o in ospedale o nelle proprie abitazioni
recando a tutti sollievo e spesso ottenendo dal Signore Gesù grazie e perfino guarigioni. Che Dio, per intercessione del
venerabile Massimo Rinaldi, carisssimo Lance Silva, le dia forza e coraggio di perseverare nelle azioni di misericordia
verso tutti ma soprattutto verso i malati. La sua preghiera è veramente evangelica perché sa spingersi fino alle persone
scomparse. Le invio, per sua devozione e per il conforto delle persone da lei visitate o che visiterà tre immaginette del
Venerabile contenenti la reliquia, consistente in un pezzetto di lenzuolo del letto di mons. Massimo Rinaldi. Rieti 25 ottobre
2013. Mons. Giovanni Maceroni
Da City of San Jose del Monte, Bulacan - Filippine
July 09, 2013.
Peace and Goodness! I am Bro Nasser D. Manuel a former
seminarian of the Franciscan Conventual communicates to your
office for the request of second class relic card of Massimo Rinaldi.
Being a relic custodian I help propagate devotion for the beatification
and canonization processes of the candidates here in the
Philippines.Kindly include pictures, holy cards and books about
his life. Thank you very much. Hoping for you immediate
response.Please send it to my mailing address: Bro. Nasser De
Mesa Manuel - St. Peter The Apostle -Parish - Diocese of Malogos
- City of Sant Jose del Monte - Bulacan -3023 - Philippines Fraternally yours in Christ, Brother Nasser
Illustrissimo Signor Brother Nasser
Mi compiaccio con lei per la benemerita e meritoria attività di far
conoscere, amare e pregare i nuovi santi durante il processo di
canonizzazione. Le invio numero tre immaginette, contenenti un
pezzetto di lenzuolo del letto del Venerabile Massimo Rinaldi. Lei è
un ex seminarista francescano conventuale e il Venerabile Massimo
Rinaldi fu un innamorato del Santo di Assisi per tutta la vita tanto da
essere chiamato dal celebre latinista Benedetto Riposati un Francesco ridivivo. Rieti 25 ottobre 2013. Mons. Giovanni Maceroni.
Dal Cile
Agradecimiento.Estimado Monseñor Giovanni Maceroni:
Con gran alegria he recibido hoy las reliquias de nuestro querido
Venerable Massimo Rinaldi. Espero que pronto sea elevado a la
gloria de los santos, para que el mundo pueda conocer su vida y
su legado, tan edificante para todos nosotros. Muchisimas gracias
por todo.
Me encomiendo a su oracion, para que por intercesion de
nuestro querido Don Massimo pueda conocer la voluntad de Dios
para mi. En Cristo, su hijo. Manuel Ibarra G.
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. Mons. Giovanni
Maceroni nel Santuario della Madonna dei Miracoli legge il
Vangelo ai devoti del Venerabile Massimo Rinaldi (foto di
Giovanni Maceroni, Rieti)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
Voci di devoti
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Deposioni giudiziarie dei testi nel processo di beatificazione
e canonizzazione del Venerabile Massilo Rinaldi
TESTE N. 6 - MARIA GEMMA TOMASSETTI
(CP, voll. I, pp. 122-127, 137-141, 166-171, 175-179; III, p. 822)
Caratteri della testimonianza:
La teste riferisce una serie di episodi sul [Venerabile] servo di Dio di cui è stata diretta testimone o ha appreso da
monache sue consorelle nel monastero di S. Filippa Mareri di Borgo S. Pietro. Dalla sua deposizione emergono aspetti
caritativi e del carisma profetico del vescovo Rinaldi. L’ardore con cui egli amministrava il sacramento della riconciliazione, la sua pietà francescana, l’importanza che attribuiva alla stampa cattolica («L’Unità Sabina»), l’aiuto materiale che
dava ai monasteri poveri e l’istituzione nell’episcopio di un pensionato con mensa gratuita per i sacerdoti di passaggio per
Rieti mostrano l’intimo nesso che intercorre tra la vita di comunione del vescovo con Dio e il suo comportamento
pastorale. La teste ritiene che il [Venerabile] servo di Dio sia sempre vissuto da santo ed auspica che presto la Chiesa ne
riconosca la santità.
Scheda del teste
Cognome: Tomassetti — Nome: Caterina (sr. M. Gemma) — Paternità: fu Antonio — Maternità: fu De Sanctis
Angelarosa — Data di nascita: 25. XI. 1915 — Luogo di nascita: Tonnicoda di Pescorocchiano — Residenza: Borgo S.
Pietro di Petrella Salto — Stato civile: religiosa — Religione: cattolica — Professione: Suora professa Istituto S. Filippa
Mareri — Studio: insegnante elementare in riposo — Parente con il S. d. D. : no — Tipo di conoscenza: de visu e de auditu
a vid. — Indirizzo: Istituto S. Filippa Mareri, Borgo S. Pietro. Cariche significative ricoperte: 1. Badessa dal 1952-1961;
1964-1971; 2. Maestra delle novizie per un triennio; 3. Vicaria dal 1971-1988.
Ad interrogatorium testis respondit:
Non mi lega nessun vincolo di parentela con il [Venerabile] servo di Dio, ma l’ho conosciuto nel monastero di S.
Filippa da probanda, da novizia e da professa. Vengo a deporre in questo processo senza alcuna prevenzione o pregiudizio
verso il [Venerabile] servo di Dio, ma unicamente perché lo ritengo veramente un uomo di Dio e non per interesse né
spirituale, né materiale. Non ho ricevuto nessuna istruzione sulla deposizione da fare, ma riferirò solo quello che è di mia
diretta conoscenza o ciò che ho appreso da persone degne di fede che hanno conosciuto il [Venerabile] servo di Dio. Non
ho letto la biografia del [Venerabile] servo di Dio scritta da P. Sofia, ma alcune notizie le ho apprese dal dépliant preparato
in occasione dell’apertura del processo informativo sulla vita e virtù di mons. Massimo Rinaldi.
Vita del [Venerabile] servo di Dio
Il teste risponde
[...] A proposito della delicata questione relativa al monastero di S. Fabiano so che, dopo sciolta la clausura, alcune
suore di S. Fabiano ed altre del monastero di S. Lucia di Rieti, furono mandate da vescovo Rinaldi nella fabbrica della
Supertessile, dove dovevano prestare il loro servizio (non so quale fosse il loro compito, ma penso che erano addette alla
cucina e alla distribuzione del vitto agli operai). Penso che il desiderio del vescovo era quello di una buona testimonianza
di Cristo ed anche di una attività pastorale da parte delle religiose, le quali, nello stesso tempo, avrebbero potuto avere un
vantaggio economico per i rispettivi monasteri. Ma purtroppo le cose non andarono come si sperava, poiché in seguito
incominciarono delle dicerie e calunnie diffamanti l’onore di una suora di S. Fabiano: sr. Colomba Laureti. Le suore
vennero ritirate. Il vescovo pensò di allontanare la religiosa dalla città e venne a bussare alla porta del nostro monastero. In
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
23
seguito (non so di preciso) la questione di S. Fabiano fu affidata al visitatore apostolico, padre Anacleto Milani, il quale
mandò nel detto monastero alcune suore di un’altra congregazione religiosa: queste presero le redini del monastero e ne
assunsero il comando. Poiché le suore di S. Fabiano non erano affatto contente del loro modo di fare e del trattamento,
riuscirono a mandarle via, perché il monastero, che dopo la soppressione da parte del demanio, non era stato riconosciuto
giuridicamente, risultava proprietà di alcune religiose intestatarie. In seguito a questo fatto le suore di S. Fabiano furono
interdette. La maggior parte restarono al monastero, ma suor Candida Stucchi e suor Caterina Marinelli, che non si
sentivano in coscienza di restare a lungo senza la messa e la comunione, chiesero al padre Milani di provvedere loro una
casa religiosa dove poter andare. Anche il padre Milani si rivolse al nostro monastero, il quale diede ospitalità anche alle
altre due religiose, le quali dichiararono che qualora nel monastero di S. Fabiano, in seguito, si risolvesse il penoso
problema, sarebbero ivi tornate. Nel 1945, le tre religiose tornarono a S. Fabiano.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, ricorda alla teste che è sempre sotto giuramento e le chiede di descrivere in poche parole l’indole e il carattere del padre Milani, così come ha avuto occasione
di conoscerlo.
Il teste risponde:
Il padre Milani si prese cura della pratica del nostro monastero ed ebbe vari contatti con i rappresentanti della
Società Terni. Visto che non poteva ottenere quello che desiderava, cioè il giusto pagamento per i terreni del monastero
che dovevano essere sommersi dall’invaso del lago e anche della ricostruzione del monastero, ruppe i rapporti con la
Società Terni e diede ordine a noi di non interessarci, di non parlare, né di andare a vedere dove il monastero veniva
ricostruito e dove erano già poste le fondamenta. Alle rimostranze dell’abbadessa, suor M. Assunta Ballotta e del consiglio,
il padre rispondeva: «Se il monastero non è ricostruito secondo i vostri desideri, io non lo accetto». Questa dichiarazione,
a mio giudizio, era dettata da imprudenza. Mi sembra che avesse poco tatto; purtroppo, a lavori ultimati, le monache
dovettero accettare il monastero così come era stato ricostruito. Il monastero risultò piccolo e non adeguato, sotto certi
aspetti, alle esigenze di una comunità religiosa [...].
Nel mese di marzo del 1941 mons. Rinaldi venne per l’ultima volta a Borgo S. Pietro. Arrivò nel pomeriggio e col
parroco e con altri sacerdoti decise di non celebrare i vesperi, come di consueto, ma di fare l’ora di adorazione. Dopo la
esposizione del sacramento, fece una bella predica, poi seguirono preghiere e canti; seguì una seconda predica che
all’inizio andava bene, ma alla fine diceva qualche parola incoerente; dopo alcune preghiere e un canto, cominciò la terza
predica; dopo alcune frasi che avevano senso, tutti ci accorgemmo che non si capiva più nulla; ripeteva spesso la parola
«assiderati» (forse si riferiva ad alcuni pellegrini che erano venuti da Sante Marie di Tagliacozzo a piedi per la festa di S.
Filippa e dovevano passare tutta la notte in veglia). I sacerdoti che erano presenti si avvicinarono e lo persuasero a
chiudere perché era tardi; obbedì subito, ma volle dare egli stesso la benedizione con l’ostensorio, però due sacerdoti, a
destra e a sinistra, gli sorreggevano le braccia. Rientrato nel monastero fu chiamato il medico che finse di volerlo salutare,
ma si accorse che aveva avuto un disturbo. La mattina presto, quando le suore andarono a vedere come stava, non lo
trovarono, perché era andato in chiesa a confessare, come se non avesse avuto nulla. Si seppe poi che un primo disturbo
lo aveva avuto già ad Antrodoco. Dopo il suo trasferimento nella casa generalizia in via Calandrelli a Roma, la mia madre
abbadessa, suor Maria Assunta Ballotta, si recò a Roma nel mese di maggio per accompagnare me che dovevo sostenere
gli esami. In un pomeriggio andammo a trovarlo ed egli fu tanto, tanto contento. Quando la madre abbadessa gli domandò
come stava, rispose: «Prima celebravo la messa, ma ora mi fanno fare la Comunione come un chierichetto». Disse inoltre
che desiderava che il Signore gli concedesse ancora una ventina di giorni per sistemare le sue cose e poi era pronto. Parlò
a lungo con la madre abbadessa, poi arrivò l’ora di cena ed il superiore lo chiamò, anche per non farlo affaticare troppo.
Appena sentì la voce del superiore si alzò di scatto e disse: «Devo andare, perché il superiore mi chiama». Quando seppe
lo scopo del nostro viaggio a Roma disse di fargli sapere quando io avevo gli esami, perché voleva aiutarmi. Io sostenni gli
esami il 2 giugno, mentre egli morì il 31 maggio; penso che mi abbia aiutata dal cielo, perché i miei esami andarono bene.
Virtù in genere
[...] La fede
1. Dalla conoscenza diretta che ho avuto del [Venerabile] servo di Dio, posso testimoniare che ebbe in tutta la sua
vita il desiderio di praticare le virtù cristiane per la sua santificazione.
2. Il [Venerabile] servo di Dio mostrava a coloro che si avvicinavano a lui che viveva sempre in intima comunione
con Dio Padre, con Dio Figlio, con Dio Spirito Santo, ma in modo particolare durante le celebrazioni liturgiche da lui
presiedute. Riporto la sua presenza a Borgo S. Pietro per il 7° centenario della morte di S. Filippa. Durante le celebrazioni
prese viva parte alle solenni funzioni, per due volte celebrò nel santuario un solenne pontificale e per due volte prese parte
al pellegrinaggio che il popolo di Borgo S. Pietro e molti devoti del Cicolano (circa 3.000) fecero alla grotta di S. Filippa,
nell’alta montagna. In quello che ebbe luogo l’8 ottobre 1935, partendo da Borgo S. Pietro (paese sommerso) insieme al
gruppo dei fedeli, camminò per circa 9 Km, tutti in erta salita, portando per quasi tutto il viaggio il cuore di S. Filippa in
mano. Verso le ore 10 celebrò la santa messa e tutta la mattina trascorse tra preghiere, canti e prediche. Il vescovo era
fuori di sé dalla gioia, anche perché molte persone si erano confessate ed avevano ricevuto la comunione. Dopo la messa,
le suore gli offrirono un po’ di latte o caffè con qualche dolcetto che egli distribuì subito ai bambini che erano vicini. Nel
momento che la gente si sedette per consumare il pranzo al sacco disse: «Gesù moltiplicò il pane e i pesci per sfamare
coloro che lo avevano seguito per ascoltare la sua predica; a me non è possibile fare la stessa cosa». Nel pomeriggio fece
la Via Crucis presso la grotta e tutti i presenti, felici e beati, ascoltavano la sua parola che aveva sapore di santità. Fu una
giornata meravigliosa e indimenticabile.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 9 NOVEMBRE 2013
Virtù eroiche
Fede
[...] 4) Penso che durante il periodo natalizio avrà visitato più volte il Santuario di Greccio per partecipare alle
funzioni in onore di Gesù Bambino. So che da seminarista, da Sacerdote e anche da Vescovo, i molteplici impegni non gli
impedivano di fare il presepio. Da alcuni Padri Francescani ho sentito dire che spesso si recava nei santuari della Valle
Santa per partecipare alle funzioni liturgiche, per pregare e meditare; 5) Per ciò che mi risulta posso dire che amava fare
l’Adorazione Eucaristica durante la quale esprimeva, con l’accento della voce, il suo fervore e la sua devozione; 5/2) Una
volta nella nostra chiesa di Borgo S. Pietro vi era un gruppo di bambini della prima Comunione; tra di essi ce n’era uno di
5 anni, ammesso eccezionalmente per la sua spiccata intelligenza e bontà. Il Vescovo, Mons. Massimo Rinaldi, che dava
la Santa Comunione, si commosse davanti a quell’Angioletto e gli diede, in ginocchio, la Sacra Particola; 6) Soprattutto
con la recita del Rosario. La corona del Rosario che spesso baciava, la portava sempre in mano, anche durante i faticosi
viaggi a piedi. Nel suo testamento chiama la Vergine «La nostra cara Madonna del Popolo»; 7) Mons. Rinaldi amava e
onorava i Santi: lo dimostra la sua partecipazione alle loro feste, però istruiva e richiamava coloro che dimostravano più
devozione per i Santi che per il Signore. Infatti in una festa di S. Filippa, mentre celebrava la Messa solenne, avendo notato
che alcuni fedeli, entrando in chiesa, andavano diretti verso l’altare di S. Filippa, fece un richiamo per far notare che
bisognava salutare prima il Padrone (Gesù Sacramentato) e poi Santa Filippa. I suoi Patroni preferiti erano S. Francesco,
S. Antonio e Santa Barbara; 8) Avendo tanto a cuore la salvezza delle anime, spesso, anche da Vescovo, andava al
confessionale ove restava a lungo, affinché nessuno restasse senza confessarsi. Durante le visite pastorali non voleva
accoglienze festose, niente onori, niente discorsi, che riteneva cose inutili, ma senza perdere tempo andava subito in
chiesa e iniziava la funzione religiosa. Non perdeva mai un minuto di tempo, aveva sempre fretta, camminava quasi
sempre a piedi ed a passo svelto, affinché la sua opera apostolica riempisse tutto lo spazio della sua giornata, per guadagnare anime a Cristo. Nelle case ove veniva ospitato non creava difficoltà per dormire, perché non faceva uso del letto, ma
per poco tempo riposava appoggiato ad una sedia, oppure su un tavolo. Quando pernottava nel nostro Monastero la
mattina si trovava il letto come era stato preparato; 8/2) A Montefiascone, presso lo zio Vescovo, Mons. Rinaldi certamente si trovò a disagio a fare il segretario e l’amministratore, lui che aveva innato lo spirito missionario, però si sa che spesso
tagliava la corda per andare a predicare, a confessare, a far del bene; 9) Aveva molta cura per la pulizia e il decoro della
casa di Dio. Si sa che spesso si dedicava alla pulizia delle chiese. Alcune volte, visitando le chiese del Cicolano trovava, in
qualche sacrestia, dei paramenti sacri e della biancheria da pulire e da aggiustare, ne faceva un fagotto, se lo metteva sotto
al braccio e lo portava da noi pregandoci di restituire tutto, dopo eseguito il lavoro, alla parrocchia da cui proveniva. Dopo
la morte di Don Vincenzo Mazzilli, parroco di Petrella Salto, (non ricordo se per l’ottavario o per il trigesimo della morte)
il Vescovo si recò a Petrella, per celebrare la Messa di suffragio. Anche un gruppetto di Suore del nostro Monastero vi
prese parte e quando entrammo in chiesa trovammo il Vescovo che, con gusto, metteva dei bellissimi fiori di ginestra
(raccolti forse lungo la strada) dentro una conca di rame, che aveva posto davanti al finto tumulo; 10) Lo spirito missionario che era innato nel cuore di Mons. Rinaldi si manifesta in tutta la sua vita e lo dimostra in particolare il fatto che,
trovandosi a Montefiascone a servizio dello zio Vescovo, per non essere ostacolato, fuggì in segreto per dedicarsi completamente al bene dei poveri italiani emigrati in America; 11) Mons. Rinaldi non si lasciava mai sfuggire l’occasione per
annunciare il Vangelo e per istruire. Durante le prediche non faceva sfoggio di eloquenza, ma usava un linguaggio pieno di
fede, facile e accessibile, che toccava il cuore degli ascoltatori. Non so il numero delle missioni che furono tenute a Rieti;
12) Dalla lettura di un opuscolo ho appreso che quando Mons. Rinaldi prese servizio nella sua Diocesi l’Azione Cattolica
era in embrione; Egli però si adoperò in tanti modi per potenziarla e guidarla perché raggiungesse il suo pieno sviluppo; [...]
17) Nella Casa generalizia di Via Calandrelli a Roma, pochi giorni prima della morte, alla mia Madre Superiora, che gli chiese
come andava la sua salute rispose: «Prima potevo celebrare la Messa, ora mi fanno fare la Comunione come un chierichetto».
Speranza
1) Da un episodio letto nella biografia scritta da Giovanni Battista Sofia (pp. 157-158) ho capito che Mons.
Rinaldi aveva una illimitata fiducia nella Divina Provvidenza (le 6.000 lire) e la sua speranza non restava mai delusa; 2)
L’arrivo inaspettato delle 6.000 lire con le quali poté pagare l’impresario Ceci, che stava facendo i lavori di restauro del
Seminario. [...].
Carità verso Dio
1) Attraverso le varie opere di Mons. Rinaldi si può rilevare l’amore che aveva per il Signore e questo amore non
venne meno col crescere degli anni, anzi era in continuo aumento [...]; 3) Durante la vita non gli mancarono mai fatiche,
pene, dolori, sacrifici, prove spirituali, che Egli affrontò con coraggio per la gloria di Dio 4) Per salvare le anime dal
peccato e rimetterle in grazia di Dio, anche da Vescovo se ne stava al confessionale per molte ore.
Carità verso il prossimo
1) L’amore del prossimo, come quello di Dio, era innato nel cuore sensibile di Massimo Rinaldi. Egli dimenticava se
stesso per gli altri, aiutava i bisognosi, ai quali offriva anche ospitalità in casa degli zii, e donava perfino il suo letto; 2) Lo
spirito di carità in Massimo Rinaldi non si spense mai; tutto ciò che negava al suo corpo lo donava ai poveri e bisognosi,
con tanta gioia; 3) L’esercizio della carità, in Massimo Rinaldi, andò sempre congiunto con la penitenza e la mortificazione.
Fin dall’età di 14 anni si abituò a dormire sulle tavole o appoggiato su una sedia; 4) Massimo Rinaldi durante il suo
episcopato ospitava i Sacerdoti della sua Diocesi a colazione, gratuitamente, anche per molti anni [...]; 7) È verissimo che
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Mons. Rinaldi tanto spesso affrontava dei lunghi e faticosi viaggi a piedi, in montagna, per il bene delle anime; 8) Mons.
Rinaldi esercitava, ben volentieri, le opere di misericordia corporali e spirituali [...].
Il delegato episcopale legge al teste le domande relative alla prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, umiltà, al grado
nell’esercizio delle virtù e alla fama di santità.
Prudenza
1) Non conosco nei particolari la vita spirituale di Mons. Rinaldi però da quello che mi risulta posso affermare che
abbia agito sempre con accortezza e con saggezza [...]; 3) Durante il periodo del suo episcopato emerse maggiormente la
sua prudenza ed altre virtù, che Egli cercava sempre di nascondere. Dimesso nel vestito, schivo di ogni lode e di ogni
apprezzamento, studiava il modo per apparire rozzo, semplice e di scarsa cultura, mentre involontariamente rivelava
accortezza, capacità e lungimiranza per risolvere da solo e nel miglior modo i suoi problemi [...]; 9) M. Rinaldi non amava
le ricchezze ed i beni materiali ma aspirava solo alle ricchezze spirituali e alla gloria di Dio [...].
Giustizia
1) Penso che Mons. Rinaldi, in tutto il suo operare, abbia esercitato la giustizia, che abbia molto curato l’osservanza
dei diritti del prossimo e che abbia sempre dimenticato i diritti della propria persona [...]; 5) Non mi risulta che durante la
sua vita, Mons. Rinaldi abbia trascurato i suoi doveri di giustizia, anzi, in una lettera inviata alla Superiora dell’Asilo di
Picciame esorta le Suore a pregare per il trionfo della giustizia.
Fortezza
1) So che fu sempre fermo nei propositi e nelle sue iniziative, che non fallirono mai. Sopportava pazientemente le
avversità delle persone che non approvavano il suo operato [...]; 3) So che per realizzare la Colonia Agricola dovette
sostenere una dura lotta e sopportare le continue avversità del Clero e di alcuni cittadini di Rieti che non volevano che
saperne. Ma confidando nell’aiuto di Dio riuscì ad effettuare il suo desiderio; 4) Nonostante la malattia che minava la sua
salute, nella casa generalizia di Roma, desiderava essere lasciato libero per potersi ancora dedicare all’apostolato missionario, ma per ragioni di salute dovette fare molte rinunzie [...].
Temperanza
1) M. Rinaldi, avendo imparato da S. Francesco a mortificare il corpo e a vivere in penitenza, a 14 anni, come
risulta dalla biografia di P. Sofia, si abituò a dormire sulle tavole. Durante i suoi viaggi in Diocesi non dormiva a letto, ma
si adattava anche a trascorrere la notte su di una sedia [...]; 7) Quando Massimo Rinaldi arrivava nel nostro Monastero non
chiedeva mai il cibo, ma se passando vicino al refettorio trovava qualche residuo di cibo lo mangiava in piedi e in fretta [...]
Grado dell’esercizio delle virtù
1) Affermo che Mons. Rinaldi abbia esercitato molte volte le virtù in grado eroico. Nel 1931, quando i gerarchi
fascisti scatenarono la persecuzione contro l’Azione Cattolica Egli, a viso aperto, professò la sua fede e il suo attaccamento agli ordini della Santa Sede [...]; 4) Sono propensa di affermare, per quanto riguarda la mia conoscenza, che Mons.
Rinaldi abbia praticato tutte e singole le virtù cristiane con costanza e con crescente fervore e a gloria di Dio.
Fama di santità
1) Mons. Rinaldi, fin da quando era in vita era ritenuto Santo da molte persone che lo avvicinavano.
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. L’insegnante Elide
Fainelli serve alla Messa nel Santuario della Madonna dei Miracoli ai devoti del Venerabile Massimo Rinaldi (foto di Giovanni
Maceroni, Rieti)
Casalbordino(Chieti) 21 settembre 2013. Mons. G. Maceroni durante
la Messa dà la santa comunione a una devota del Venerabile Massimo Rinaldi nel Santuario della Madonna dei Miracoli (foto di Giovanni Maceroni, Rieti)
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La spiritualità del misssionario M. Rinaldi dalle lettere
scritte dal Brasile ai familiari. Vita esemplare del vescovo
Domenico Rinaldi in una rievocazione del Venerabile
È indubitabile che Massimo Rinaldi restò convinto per tutta la vita che il suo essere missionario gli derivava
direttamente da una chiamata di Dio. Furono dello stesso avviso mons. Giovanni Battista Scalabrini, suo zio mons.
Domenico Rinaldi, il padre passionista suo direttore spirituale e tanti altri suoi amici. L’esperienza missionaria in Brasile
segnò tutta la vita successiva del nostro [Venerabile]Servo di Dio, determinando un approfondimento notevole di tutta la
precedente formazione umana e religiosa, che si concretizzò attraverso una continua ascesi, ma sempre a contatto con i
problemi reali delle persone oggetto dell’evangelizzazione. Riteniamo fondamentale, al fine di capire la vita eroicamente
virtuosa del [Venerabile] Servo di Dio, come risulta dal
processo diocesano, far conoscere l’apostolato che Massimo Rinaldi esercitò tra gli emigrati in Brasile e, contemporaneamente, tra le persone della sua famiglia in Italia
come emerge dalle sue lettere ai familiari, altamente spirituali, il cui contenuto di immediata comprensione riflette la
vita vissuta del nostro missionario scalabriniano e il fuoco
dell’amore di Dio che lo divorava. Pensiamo, per dare maggiore risalto ai caratteri della spiritualità e al pensiero genuino e spontaneo del [Venerabile] Servo di Dio, di riportare
tali lettere, in ordine cronologico, in appendice al presente
capitolo.
Il familiare con il quale il [Venerabile] Servo di Dio
si sentì in sintonia completa, come abbiamo visto nei paragrafi precendenti, e di cui si sforzò di imitare le virtù, fu lo
zio vescovo Domenico Rinaldi. Don Massimo si trovava
nella consapevolezza di essere chiamato da Dio alla vita
missionaria; solo tale consapevolezza gli permise di vivere
la virtù dell’eroica fortezza fino ad essere capace, con l’aiuto di Dio, di separarsi da tanto modello di vita cristiana,
sacerdotale ed episcopale, quale era lo zio Domenico. L’ubbidienza alla chiamata di Dio gli costò sacrifici, croci, sofferenze ma, contemporaneamente, gli diede la certezza di
trovarsi nella via giusta per conquistare il paradiso e per
portare la salvezza al maggior numero possibile di persone.
Massimo Rinaldi ha saputo mettere Dio al primo
posto senza disconoscere i doveri di sangue e di gratitudine che lo legavano allo zio. Egli, dal Brasile, si informava
costantemente della salute e delle necessità dello zio, non
solo dal medesimo zio ma anche dai familiari e dagli amici
comuni, tanto da essere disposto, in caso di necessità o di
malattia grave del vescovo Domenico, a tornare in Italia,
come era negli accordi presi con lo Scalabrini, riconfermati
con gli altri superiori, e come aveva fatto sapere per lettera
allo zio, il quale non ebbe il coraggio di chiederlo per timore di allontanare il nipote dalla chiamata di Dio.
Don Massimo era in forte apprensione per la salute
Mons. Domenico Rinaldi con i nipoti Massimo Rinaldi, alla sua destra,
dello
zio
perché non riceveva sue lettere dagli auguri di
e Alessandro Rinaldi, alla sua sinistra (AVR, fondo Fotografico, b. n. 1,
Natale del 1906 e si era nel mese di marzo 1907. Aveva
Prelati, fasc. n. 2, Massimo Rinaldi)
saputo notizie, niente affatto buone, dai giornali. Confidò
le sue apprensioni per la salute dello zio, le sue amarezze, i suoi propositi di voler servire la Congregazione e le anime, le sue
precarie condizioni di salute nella seguente lettera che scrisse da Encantado il 16 marzo 1907 a padre Faustino Consoni:
«Rev.mo Padre Provinciale, ho certo che la bontà della paternità Vostra non attribuirà a disamore il mio silenzio e mi
dispensa di giustificarglielo. L’ultima Vostra a me fu del 7. 12. 1906 e temo che altre vostre siano andate perdute, ovvero
che stazionino a Porto Allegre per causa di mancanza d’acqua sul rio che da un buon mese non è più navigabile, e ci priva
della corrispondenza postale. La qual cosa se mi è di rammarico per la mancanza di vostre buone nuove, mi è di agonia per
quelle del povero zio che i primi febbraio seppi infermo anche dai giornali e niente lievemente. Ed a tutto oggi sono ancora
in assoluta privazione delle di lui notizie. Per soprapiù anche un mio telegramma da 20 giorni pare andato a vuoto. Quanti
guai! Sia fatta la volontà del Signore e mi risparmi maggiori pene e responsabilità, perché della malattia del povero zio
persona distintissima fra l’episcopato (ne sia prova la sede cardinalizia che occupa) se ne fa, e se ne fece sempre un
addebito alla mia persona, alla mia fuga alla mia lontananza da lui. Né crediate che siano parenti o persone di poco ingegno
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che così ragionano e scrivono, ma trattasi di persone distinte nel sapere e nel ceto familiare. Se foste venuto a visitarmi ve
ne sareste potuto persuadere rovistando le mie carte. Malgrado la guerra mossami da 7 anni e che oggi infierisce più forte
di prima, causa l’infermità dello zio che mi fu padre e maestro e mi pose un amore immeritevole, malgrado la dichiarazione
del padre superiore generale Vicentini ai miei, che ove io voglia tornare in Italia egli non può impedirmelo, malgrado la mia
salute rovinata da esser costretto a portare da varii mesi il cinto, sono qui, al mio posto per il bene della congregazione e
dell’anime. Mi aiuti Dio, e il mio buon volere di beneficare gli altri, supplisca alla debolezza delle forze mie […]».
Abbiamo riportato, nel paragrafo precedente, la lettera che lo zio Domenico scrisse al nipote Massimo Rinaldi, da
Montefiascone, in data 8 aprile 1907, dalla quale non sembrava che la sua morte fosse imminente. Lo zio sperava di
rimettersi in salute con l’arrivo della primavera; contemporaneamente, oltre oceano, il nipote Massimo pensava seriamente
ad un suo temporaneo ritorno in Italia, non appena fossero giunti a sostituirlo nuovi missionari, per dare conforto e
assistenza allo zio e, al contempo, curare la sua salute. In realtà il vescovo Domenico Rinaldi morì il 21 aprile 1907;
Massimo apprese la notizia dal superiore provinciale di S. Paolo, padre Faustino Consoni.
La lettera che egli scrive in risposta al provinciale, da Encantado, il 14 maggio 1907, costituisce una pagina mirabile
di umanità, di spiritualità, di impegno incondizionato a perseguire la santità e a prodigarsi per la salvezza delle anime.
Massimo Rinaldi, nel grande dolore per la morte dello zio, di cui non poté raccogliere neppure l’ultimo respiro, apre senza
veli il suo animo al Consoni e si abbandona alle confidenze più intime. Egli vorrebbe avere i sentimenti di Gesù nell’orto
degli ulivi: infatti si è compiuto anche per lui e per lo zio, sull’altare della volontà di Dio, l’estremo sacrificio. Ricorda le
lettere dello zio, che egli conserva «come preziose reliquie», lettere ricche di saggi ammaestramenti, dalle quali traspare la
lotta interiore che il vescovo Domenico sostenne, in modo silenzioso ed eroico, dal settembre 1900 fino al termine della
sua vita per non contrastare, anzi favorire, nel nipote, la vocazione missionaria scalabriniana che fu corroborata anche dal
suo personale sacrificio. Ricorda i 31 anni passati presso lo zio, l’educazione umana e cristiana da lui ricevuta, la formazione al sacerdozio. Rievoca i suoi luminosi esempi di carità, di abnegazione, di dedizione all’apostolato, che sono stati,
sono e dovranno essere per sempre per lui la guida per una condotta virtuosa e santa. Massimo ormai non pensa più al
ritorno in patria perché gli è venuto a mancare lo scopo principale; si propone unicamente di santificarsi, di lavorare e
consumarsi per la salvezza degli emigrati. Egli sente l’impegno pressante a portare avanti l’opera della propria e dell’altrui
santificazione, nella fedeltà alla consegna ricevuta dallo zio e dalle altre persone a lui care decedute negli ultimi tre anni, tra
cui certamente è presente, nella mente di padre Massimo, il Fondatore Giovanni Battista Scalabrini, morto a Piacenza il
primo giugno 1905.
Così scrive Massimo Rinaldi al provinciale di S. Paolo: «Rev.mo mio padre Superiore, Meh! felice se a somiglianza
del mio divin maestro Gesù Cristo, saprò esclamare in tanta amarezza che oggi m’assale: Consumatum est: il sacrificio è
compiuto! Da canto mio per quanto il cuor si ribelli alla riflessione ed alla rassegnazione, i rimbrotti, le accuse, e forse le
maledizioni altrui son quelle che maggiormente mi gittano nell’avvilimento: molto più che in fondo in fondo umanamente
parlando forse son da me ben meritate, perché umanamente parlando fui io in buona parte l’uccisore del povero mio zio.
Dalla prima notizia della mia inaspettata separazione da Lui, ho certo sino all’ultimo anelito, qual duro doloroso contrasto
nel suo cuore, qual lotta nell’anima sua, qual violenza al suo affetto per me più che di madre. Per chi ne volesse una piccola
prova, una larvatissima idea non avrebbe che a leggere le di lui lettere che io conservo come preziose reliquie. La sua vita
per me fu un’estrinsecazione di affetto tale, che il mondano l’avrebbe detto un innamorato in tutta l’estensione della
parola; ed al contrario nelle sue lettere quali suggerimenti in mezzo al dolore della separazione non mi diede? E nei 30 e più
anni di vita che io passai al suo fianco quali esempi di virtù, di sacrificio, di carità per l’indigente, per tutti, non mi porse?
Con quale cura non mi avviò per i sentieri del santuario. Guai a me se mi scostai e mi allontanerò sol di un dito dalle sue
orme! Chi egli fosse, di quali virtù morali, sociali, sacerdotali, episcopali, scientifiche fosse egli adorno sol io potrei ridirlo
ai posteri, perché nessuno al par di me godette della sua intimità, delle sue confidenze, nessuno fu testimonio dei suoi
sacrifici al par di me sino al 1900.
E sarebbe mio dovere, il più sacro di consacrare a lui qualche memoria, ma come se le mie occupazioni mi
assorbono cotanto di tempo da non lasciarmene più neppur da scrivere ai miei? Ma come se la mia salute va peggiorando
di giorno in giorno? Ormai avevo deciso (nella speranza del consenso dei miei Superiori) di tornare, all’arrivo qui di nuovi
missionari, in patria e compensare un po’ il povero zio dell’amarezze procurategli da me, e la salute mia delle perdute forze.
Oggi al contrario aborro dal tornare in Italia e preferisco morir sul campo delle mie fatiche, fiducioso che queste, più che
il sospirato invano passato ritorno in patria, giovino alla santificazione mia, ed all’eterno riposo dell’adorato mio zio.
Ahimè, quante persone care perdute in questi ultimi 3 anni! L’amarezza della lor perdita spero mi valga presso Dio a
procurarmi la sua Santa misericordia ed a guadagnarmi la grazia di Loro riunirmi in paradiso. Addoloratissimo di tante
sventure toccatemi ed a colmo di esse l’ultima da Lei gentilmente comunicatami, depongo la penna perché l’animo non mi
regge di scrivere più a lungo, ma non senza aver prima presentato a Lei i ringraziamenti del mio cuore, i più filiali e sinceri
per tanta sua sollecitudine e bontà e partecipazione ai miei mali.
Anche io vorrei partecipare ai suoi dolori, alle sue fatiche, ai suoi disinganni, ma la distanza troppo grande che ci
separa non mel permette. Ma coll’anima, collo spirito, col cuore io soffro con Lei e presso al suo fianco prendo conforto
ai miei mali, e desidero coraggio alle sue pene. Fra non molto le spedirò le desiderate fotografie. La prego di presentare i
ringraziamenti miei per i pietosi suffragi a pro del mio compianto adorato zio, ai confratelli, agli orfanelli, alle suore, alle
orfanelle, a tutti e a tutte dica, dica, dica di pregare ancora per quell’anima benedetta che tanto bene meritò da guadagnarsi
non solo le sedi arcivescovili di Aquila e Perugia che ancor giovane sentitamente e sveltamente rifiutò, ma la sede che
dovette in questi ultimi anni forzatamente accettare, quella cardinalizia di Montefiascone.
Il pensiero che tra quanti dei miei confratelli ed amici in questo nuovo mondo sapranno del suo passaggio all’eternità ne suffragheranno l’anima cara è l’unico pensiero che lenisce in qualche maniera il mio dolore. Sempre a Lei riconoscentissimo qui solo soletto mentre deploro tanta perdita e piango in tanta sciagura invio a Lei i miei ripetuti ringraziamenti,
professo a Lei i miei più sinceri umili ossequi e la prego ad avermi sempre suo, Dev.mo Servo, P. Massimo Rinaldi».
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Preghiera
Per la beatificazione del Venerabile Massimo Rinaldi
e per chiedere grazie per sua intercessione
Signore Gesù Cristo,
che hai dato alla Chiesa di Rieti come Vescovo
il Venerabile Massimo Rinaldi,
convinto annunciatore del Vangelo
e pastore ricco di sollecitudine apostolica e missionaria,
ascolta le nostre preghiere:
fa’ che la Chiesa reatina
abbia sempre sacerdoti
pieni di amore per il tuo popolo,
semplici e distaccati dalle cose del mondo,
credibili e gioiosi araldi del tuo Vangelo.
Donaci la gioia di vederlo
tra coloro che la Chiesa addita
come testimoni esemplari
da imitare e venerare.
La sua presenza spirituale
continui a sostenere il cammino della nostra Chiesa
e di quanti si rivolgono a lui
fiduciosi nella sua intercessione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
Rieti, 19 dicembre 2005
+ DELIO LUCARELLI
Vescovo
RINGRAZIAMENTI E COMUNICAZIONI
Immagine del Venerabile con reliquia ex indumentis
Il Venerabile
Massimo
Rinaldi in visita
alle missioni del
Rio Grande del
Sud (Brasile).
(Fotografia,
dalla
pubblicazione
della diocesi di
Rieti, in La
memoria di
Mons. Massimo
Rinaldi. Nel X
anniversario del
suo transito,
Rieti, 31 maggio
1951, s.n.e.
AUVR, AMR,
busta n. 1,
Documenti
ricevuti, fasc. n.
5, Mons.
Massimo
Rinaldi)
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Venerabile Massimo Rinaldi.
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intestato a: Istituto Storico «Massimo Rinaldi», Settore di Causa di Canonizzazione, Curia Vescovile, Via Cintia, 83-02100
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Padre Maestro e Pastore 2013 N.4