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ACTA ORDINIS
FRATRUM MINORUM
VEL AD ORDINEM QUOQUO MODO PERTINENTIA
Fr. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO
IUSSU ET AUCTORITATE
TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS
IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM
IN LUCEM AEDITA
Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15).
Peculiari prorsus laude dignum putavimus,
dilecte Fili, consilium quo horum Actorum
collectio atque editio suscepta est.
(Ex Epist. L EONIS P P. XIII ad Min. Gen.)
ROMA
CURIA GENERALIS ORDINIS
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CUM APPROBATIONE ECCLESIASTICA
FR. JOSÉ R. CARBALLO, ofm, Min. Gen.
Fr. LUIGI PERUGINI
Director
Fr. GINO CONCETTI
Director responsabilis
Autoriz. N. 10240 del Trib. di Roma, 8-3-1965
Impaginazione e grafica
John Abela per l’Ufficio Comunicazioni OFM – Roma
Stampato dalla
TIPOGRAFIA MANCINI S.A.S. – Tivoli (Roma)
nel mese di settembre dell’anno 2008
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1. Istruzione della Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società
di Vita Apostolica
IL SERVIZIO DELL’AUTORITÀ
E L’OBBEDIENZA
Faciem tuam, Domine, requiram
INTRODUZIONE
«Fa’ splendere il tuo volto
e noi saremo salvi» (Sl 79,4)
La vita consacrata testimone
della ricerca di Dio
1. «Faciem tuam, Domine, requiram»: il
tuo volto, Signore, io cerco (Sl 26,8). Pellegrino alla ricerca del senso della vita, avvolto nel grande mistero che lo circonda,
l’uomo cerca di fatto, anche se spesso inconsciamente, il volto del Signore. «Fammi
conoscere Signore le tue vie, insegnami i
tuoi sentieri» (Sl 24,4): nessuno potrà mai
togliere dal cuore della persona umana la ricerca di Colui del quale la Bibbia dice «Egli
è tutto» (Sir 43,27) e delle vie per raggiungerlo.
La vita consacrata, chiamata a rendere
visibili nella Chiesa e nel mondo i tratti caratteristici di Gesù, vergine, povero ed obbediente,1 fiorisce sul terreno di questa ricerca del volto del Signore e della via che
porta a Lui (cf. Gv 14,4-6). Una ricerca che
conduce a sperimentare la pace – «en sua
voluntate è nostra pace»2 – e che costituisce
la fatica d’ogni giorno, perché Dio è Dio, e
non sempre le sue vie e i suoi pensieri sono
le nostre vie e i nostri pensieri (cf. Is 55,8).
La persona consacrata testimonia dunque
l’impegno, gioioso e insieme laborioso,
della ricerca assidua della volontà divina, e
per questo sceglie di utilizzare ogni mezzo
disponibile che la aiuti a conoscerla e la sostenga nel darvi compimento.
Qui trova il suo significato anche la comunità religiosa, comunione di persone
consacrate che professano di cercare e compiere insieme la volontà di Dio: comunità di
fratelli o sorelle con diversità di ruoli, ma
con lo stesso obiettivo e la medesima passione. Per questo, mentre tutti, nella comunità, sono chiamati a cercare ciò che a Dio
piace e ad obbedire a Lui, alcuni sono chiamati ad esercitare, in genere temporaneamente, il compito particolare di essere segno di unità e guida nella ricerca corale e
nel compimento personale e comunitario
della volontà di Dio. È questo il servizio
dell’autorità.
Un cammino di liberazione
2. La cultura delle società occidentali,
fortemente centrata sul soggetto, ha contribuito a diffondere il valore del rispetto per
la dignità della persona umana, favorendone positivamente il libero sviluppo e l’ autonomia.
Tale riconoscimento costituisce uno dei
tratti più significativi della modernità ed è
un dato provvidenziale che richiede modalità nuove di concepire l’autorità e di relazionarsi con essa. Senza dimenticare,
d’altra parte, che quando la libertà tende a
trasformarsi in arbitrio e l’autonomia della
persona in indipendenza dal Creatore e dalla relazione con gli altri, allora ci si trova di
fronte a forme di idolatria che non accrescono la libertà ma rendono schiavi.
In questi casi, le persone credenti nel Dio
di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, nel Dio
di Gesù Cristo, non possono non intraprendere un cammino di liberazione personale
da ogni ombra di culto idolatrico. È un percorso che può trovare una stimolante figura
nell’esperienza dell’Esodo: cammino di liberazione che, dall’omologazione ad un diffuso modo di pensare, conduce alla libertà
dell’adesione al Signore, e che dall’appiattimento su criteri valutativi unilaterali porta
alla ricerca di itinerari che immettono nella
comunione con il Dio vivo e vero.
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Il viaggio dell’Esodo è guidato dalla nube, luminosa e oscura, dello Spirito di Dio, e,
anche se talvolta sembra perdersi per strade
senza senso, ha per destino l’intimità beatificante del cuore di Dio: «Ho sollevato voi su
ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me» (Es
19,4). Un gruppo di schiavi viene liberato
per diventare popolo santo, che conosce la
gioia del libero servizio a Dio. Gli avvenimenti dell’Esodo sono un paradigma che accompagna tutta la vicenda biblica e si pone
come anticipazione profetica della stessa vita terrena di Gesù, il quale a sua volta libera
dalla schiavitù attraverso l’obbedienza alla
volontà provvida del Padre.
Destinatari, intento e limiti del documento
3. La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica,
nel corso della sua ultima Plenaria, che ha
avuto luogo nei giorni 28-30 settembre
2005, ha rivolto la sua attenzione al tema
dell’esercizio dell’autorità e dell’obbedienza nella vita consacrata. È stato riconosciuto
che questo tema esige un particolare impegno di riflessione, soprattutto a motivo dei
cambiamenti che si sono verificati all’interno degli Istituti e delle comunità negli ultimi
anni, e anche alla luce di quanto hanno proposto i più recenti documenti magisteriali sul
rinnovamento della vita consacrata.
La presente Istruzione, frutto di quanto è
emerso nella citata Plenaria e nella successiva riflessione di questo Dicastero, è indirizzata ai membri degli Istituti di vita consacrata che praticano la vita fraterna in comunità, cioè a quanti appartengono, uomini
e donne, agli Istituti religiosi, ai quali si avvicinano i membri delle Società di vita apostolica. Tuttavia anche le altre persone consacrate, in relazione al loro genere di vita,
possono trarne utili indicazioni. A tutti costoro, chiamati a testimoniare il primato di
Dio attraverso la libera obbedienza alla sua
santa volontà, questo documento intende
offrire un aiuto e un incoraggiamento a vivere con gioia il loro sì al Signore.
Nell’affrontare il tema di questa Istruzione, si è ben consapevoli che le sue implicazioni sono molte e che nel vasto mondo della vita consacrata esiste oggi non so-
lo una grande varietà di progetti carismatici
e di impegni missionari, ma anche una certa diversità di modelli di governo e di prassi dell’obbedienza, diversità sovente influenzate dai vari contesti culturali.3 Inoltre, dovrebbero essere tenute presenti le
differenze che caratterizzano, anche sotto il
profilo psicologico, le comunità femminili
e le comunità maschili. E, ancora, andrebbero considerate le nuove problematiche
che le numerose forme di collaborazione
missionaria, in particolare con i laici, pongono all’esercizio dell’autorità. Anche il
differente peso attribuito all’autorità locale
o all’autorità centrale, nei diversi Istituti religiosi, determina modalità non uniformi di
praticare autorità e obbedienza. Non va infine dimenticato che la tradizione della vita
consacrata vede comunemente nella figura
“sinodale” del Capitolo generale (o di riunioni analoghe) la suprema autorità dell’Istituto,4 alla quale tutti i membri, a cominciare dai superiori, devono fare riferimento.
A tutto ciò si deve aggiungere la constatazione che in questi anni il modo di sentire
e di vivere l’autorità e l’obbedienza è mutato sia nella Chiesa che nella società. Ciò è
dovuto, tra l’altro: alla presa di coscienza
del valore della singola persona, con la sua
vocazione e i suoi doni intellettuali, affettivi e spirituali, con la sua libertà e capacità
relazionale; alla centralità della spiritualità
di comunione,5 con la valorizzazione degli
strumenti che aiutano a viverla; a un modo
diverso e meno individualistico di concepire la missione, nella condivisione con tutti i
membri del popolo di Dio, con le conseguenti forme di concreta collaborazione.
Considerando, tuttavia, alcuni elementi
del presente influsso culturale, va ricordato
che il desiderio della realizzazione di sé può
entrare a volte in conflitto con i progetti comunitari; la ricerca del benessere personale, sia spirituale che materiale, può rendere
difficoltosa la dedizione totale a servizio
della missione comune; le visioni troppo
soggettive del carisma e del servizio apostolico possono indebolire la collaborazione e la condivisione fraterna.
Ma non è da escludere che in taluni ambienti prevalgano problemi opposti, deter-
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minati da una visione dei rapporti sbilanciata sul versante della collettività e dell’eccessiva uniformità, con il rischio di mortificare la crescita e la responsabilità dei singoli. È un equilibrio non facile quello tra
soggetto e comunità, e dunque anche tra autorità e obbedienza.
Questa Istruzione non intende entrare nel
merito di tutte le problematiche sollevate dai
vari elementi e dalle diverse sensibilità appena richiamate. Queste rimangono, per così dire, sullo sfondo delle riflessioni e delle indicazioni che vengono qui proposte. L’intento
principale di questa Istruzione è quello di
riaffermare che obbedienza e autorità, seppure praticate in molti modi, hanno sempre una
relazione peculiare con il Signore Gesù, Servo obbediente. Inoltre si propone di aiutare
l’autorità nel suo triplice servizio: alle singole persone chiamate a vivere la propria consacrazione (prima parte); a costruire comunità fraterne (seconda parte); a partecipare alla missione comune (terza parte).
Le considerazioni e le indicazioni che
seguono si pongono in continuità con quelle dei documenti che hanno accompagnato
il cammino delle vita consacrata in questi
anni non facili, soprattutto le Istruzioni Potissimum institutioni 6 del 1990, La vita fraterna in comunità 7 del 1994, l’Esortazione
apostolica postsinodale Vita consecrata 8
del 1996, e l’Istruzione Ripartire da Cristo
9 del 2002.
PRIMA PARTE
CONSACRAZIONE E RICERCA
DELLA VOLONTÀ DI DIO
«Perché, liberati, possiamo servirlo in
santità e giustizia» (cf. Lc 1,74-75)
Chi stiamo cercando?
4. Ai primi discepoli che, forse ancora
incerti e dubbiosi, si mettono al seguito di
un nuovo Rabbì, il Signore chiede: «Che
cercate?» (Gv 1,38). In questa domanda
possiamo leggere altre radicali domande:
che cosa cerca il tuo cuore? Per che cosa ti
affanni? Stai cercando te stesso o stai cercando il Signore tuo Dio? Stai inseguendo i
tuoi desideri o il desiderio di Colui che ha
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fatto il tuo cuore e lo vuole realizzare come
Lui sa e conosce? Stai rincorrendo solo cose che passano o cerchi Colui che non passa? « In questa terra della dissomiglianza, di
che cosa dobbiamo occuparci, Signore Dio?
Dal sorgere del sole al suo tramonto vedo
uomini travolti dai vortici di questo mondo:
alcuni cercano ricchezze, altri privilegi, altri ancora le soddisfazioni della popolarità
», osservava san Bernardo.10
«Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sl 26,8)
è la risposta della persona che ha compreso
l’unicità e l’infinita grandezza del mistero
di Dio e la sovranità della sua santa volontà;
ma è anche la risposta, sia pur implicita e
confusa, di ogni creatura umana in cerca di
verità e felicità. Quaerere Deum è stato da
sempre il programma di ogni esistenza assetata di assoluto e di eterno. Molti tendono
oggi a considerare mortificante qualunque
forma di dipendenza; ma appartiene allo
statuto stesso di creatura l’essere dipendente da un Altro e, in quanto essere in relazione, anche dagli altri.
Il credente cerca il Dio vivo e vero, il
Principio e il Fine di tutte le cose, il Dio non
fatto a propria immagine e somiglianza, ma
il Dio che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, il Dio che manifesta la sua volontà, che indica le vie per raggiungerlo:
«Mi indicherai il sentiero della vita, gioia
piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sl 15,11).
Cercare la volontà di Dio significa cercare una volontà amica, benevola, che vuole la nostra realizzazione, che desidera soprattutto la libera risposta d’amore al suo
amore, per fare di noi strumenti dell’amore
divino. È in questa via amoris che sboccia il
fiore dell’ascolto e dell’obbedienza.
L’obbedienza come ascolto
5. «Ascolta, figlio» (Pr 1,8). L’obbedienza è prima di tutto atteggiamento filiale. È quel particolare tipo d’ascolto che solo il figlio può prestare al padre, perché illuminato dalla certezza che il padre ha solo
cose buone da dire e da dare al figlio; un
ascolto intriso di quella fiducia che rende il
figlio accogliente della volontà del padre,
sicuro che essa sarà per il bene.
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Ciò è immensamente più vero nei riguardi di Dio. Noi, infatti, raggiungiamo la
nostra pienezza solo nella misura in cui ci
inseriamo nel disegno con cui Egli ci ha
concepito con amore di Padre. Dunque
l’obbedienza è l’unica via di cui dispone la
persona umana, essere intelligente e libero,
per realizzarsi pienamente. In effetti, quando dice “no” a Dio la persona umana compromette il progetto divino, sminuisce se
stessa e si destina al fallimento.
L’obbedienza a Dio è cammino di crescita e, perciò, di libertà della persona perché consente di accogliere un progetto o
una volontà diversa dalla propria che non
solo non mortifica o diminuisce, ma fonda
la dignità umana. Al tempo stesso, anche la
libertà è in sé un cammino d’obbedienza,
perché è obbedendo da figlio al piano del
Padre che il credente realizza il suo essere
libero. È chiaro che una tale obbedienza
esige di riconoscersi come figli e di godere
d’esser figli, perché solo un figlio e una figlia possono consegnarsi liberamente nelle
mani del Padre, esattamente come il Figlio
Gesù, che si è abbandonato al Padre. E se
nella sua passione si è pure consegnato a
Giuda, ai sommi sacerdoti, ai suoi flagellatori, alla folla ostile e ai suoi crocifissori, lo
ha fatto solo perché era assolutamente certo che ogni cosa trovava un suo significato
nella fedeltà totale al disegno di salvezza
voluto dal Padre, al quale – come ricorda
san Bernardo – « non fu la morte che piacque, ma la volontà di colui che spontaneamente moriva ».11
«Ascolta, Israele» (Dt 6,4)
6. Figlio, per il Signore Iddio, è Israele,
il popolo che Egli si è scelto, che ha generato, che ha fatto crescere tenendolo per
mano, che ha sollevato alla sua guancia, cui
ha insegnato a camminare (cf. Os 11, 1-4),
cui – come somma espressione di affetto –
ha rivolto in continuazione la sua Parola,
anche se questo popolo non sempre l’ha
ascoltata, o l’ha vissuta come un peso, come una « legge ». Tutto l’Antico Testamento è un invito all’ascolto, e l’ascolto è in
funzione dell’alleanza nuova, quando, come dice il Signore, «porrò le mie leggi nel-
la loro mente e le imprimerò nei loro cuori;
sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo» (Eb 8,10; cf. Ger 31,33).
All’ascolto segue l’obbedienza come risposta libera e liberante del nuovo Israele
alla proposta del nuovo patto; l’obbedienza
è parte della nuova alleanza, anzi il suo distintivo caratteristico. Ne segue che essa
può essere compresa compiutamente solo
all’interno della logica di amore, d’intimità
con Dio, di appartenenza definitiva a Lui
che rende finalmente liberi.
L’obbedienza alla Parola di Dio
7. La prima obbedienza della creatura è
quella di venire all’esistenza, in adempimento al fiat divino che la chiama ad essere. Tale obbedienza raggiunge piena espressione nella creatura libera di riconoscersi ed
accettarsi come dono del Creatore, di dire
“sì” al proprio venire da Dio. Così essa
compie il primo, vero atto di libertà, che è
anche il primo e fondamentale atto di autentica obbedienza.
L’obbedienza propria della persona credente, poi, è l’adesione alla Parola con la
quale Dio rivela e comunica se stesso, e attraverso la quale rinnova ogni giorno la sua
alleanza d’amore. Da quella Parola è scaturita la vita che ogni giorno continua ad essere trasmessa. Perciò la persona credente
cerca ogni mattina il contatto vivo e costante con la Parola che in quel giorno è proclamata, meditandola e custodendola nel cuore come un tesoro, facendone la radice
d’ogni azione e il criterio primo d’ogni scelta. E alla fine della giornata si confronta con
essa, lodando Dio come Simeone per aver
visto il compiersi della Parola eterna dentro
la piccola vicenda della propria quotidianità
(cf. Lc 2,27-32), e affidando alla forza della
Parola quanto è rimasto ancora incompiuto.
La Parola, infatti, non lavora solo di giorno,
ma sempre, come insegna il Signore nella
parabola del seme (cf. Mc 4,26-27).
L’amorosa frequentazione quotidiana
della Parola educa a scoprire le vie della vita e le modalità attraverso le quali Dio vuole liberare i suoi figli; alimenta l’istinto spirituale per le cose che piacciono a Dio; trasmette il senso e il gusto della sua volontà;
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dona la pace e la gioia di rimanergli fedeli,
rendendo sensibili e pronti a tutte le espressioni dell’obbedienza: al Vangelo (Rm
10,16; 2 Tes 1,8), alla fede (Rm 1,5; 16,26),
alla verità (Gal 5,7; 1Pt 1,22).
Non si deve tuttavia dimenticare che
l’esperienza autentica di Dio resta sempre
esperienza di alterità. « Per quanto grande
possa essere la somiglianza tra il Creatore e
la creatura, sempre più grande è tra loro la
dissomiglianza ».12 I mistici, e tutti coloro
che hanno gustato l’intimità con Dio, ci ricordano che il contatto con il Mistero sovrano è sempre contatto con l’Altro, con una volontà che talvolta è drammaticamente dissimile dalla nostra. Obbedire a Dio significa
infatti entrare in un ordine “altro” di valori,
cogliere un senso nuovo e differente della
realtà, sperimentare una libertà impensata,
giungere alle soglie del mistero: «Perché i
miei pensieri non sono i vostri pensieri, le
vostre vie non sono le mie vie, oracolo del
Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre, i miei pensieri sovrastano i vostri» (Is 55,8- 9).
Se può incutere timore questo ingresso
nel mondo di Dio, tale esperienza, sull’esempio dei santi, può mostrare che quanto
per l’uomo è impossibile è reso possibile da
Dio; essa diviene così autentica obbedienza
al Mistero di un Dio che è, nello stesso tempo, «interior intimo meo» 13 e radicalmente
altro.
Alla sequela di Gesù,
il Figlio obbediente al Padre
8. In questo cammino non siamo soli:
siamo guidati dall’esempio di Cristo,
l’amato nel quale il Padre s’è compiaciuto
(cf. Mt 3,17; 17,5), ma anche Colui che ci
ha liberati grazie alla sua obbedienza. È Lui
che ispira la nostra obbedienza, perché si
compia anche attraverso di noi il disegno
divino di salvezza.
In Lui tutto è ascolto e accoglienza del
Padre (cf. Gv 8,28-29), tutta la sua vita terrena è espressione e continuazione di ciò
che il Verbo fa dall’eternità: lasciarsi amare
dal Padre, accogliere in maniera incondizionata il suo amore, al punto di non far nulla da se stesso (cf. Gv 8,28), ma di compie-
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re sempre ciò che piace al Padre. La volontà
del Padre è il cibo che sostiene Gesù nella
sua opera (cf. Gv 4,34) e che frutta a Lui e a
noi la sovrabbondanza della risurrezione, la
gioia luminosa di entrare nel cuore stesso di
Dio, nella schiera beata dei suoi figli (cf. Gv
1,12). È per questa obbedienza di Gesù che
« tutti sono costituiti giusti » (Rm 5,19).
Egli l’ha vissuta anche quando essa gli
ha presentato un calice difficile da bere (cf.
Mt 26,39.42; Lc 22,42), e s’è fatto «obbediente fino alla morte, e alla morte di croce»
(Fil 2,8). È questo l’aspetto drammatico
dell’obbedienza del Figlio, avvolta da un
mistero che non potremo mai penetrare totalmente, ma che è per noi di grande rilevanza perché ci svela ancor più la natura filiale dell’obbedienza cristiana: solo il Figlio, che si sente amato dal Padre e lo riama
con tutto se stesso, può giungere a questo tipo di obbedienza radicale.
Il cristiano, come Cristo, si definisce come essere obbediente. L’indiscutibile primato dell’amore nella vita cristiana non può
far dimenticare che tale amore ha acquistato un volto e un nome in Cristo Gesù ed è
diventato Obbedienza. L’obbedienza, dunque, non è umiliazione ma verità sulla quale si costruisce e si realizza la pienezza dell’uomo. Perciò il credente desidera così ardentemente compiere la volontà del Padre
da farne la sua aspirazione suprema. Come
Gesù, egli vuol vivere di questa volontà. Ad
imitazione di Cristo e imparando da lui, con
gesto di suprema libertà e di fiducia incondizionata, la persona consacrata ha posto la
sua volontà nelle mani del Padre per rendergli un sacrificio perfetto e gradito (cf.
Rm 12,1).
Ma prima ancora di essere il modello di
ogni obbedienza, Cristo è Colui al quale va
ogni vera obbedienza cristiana. Infatti è il
mettere in pratica le sue parole che rende effettivo il discepolato (cf. Mt 7,24) ed è
l’osservanza dei suoi comandamenti che
rende concreto l’amore a Lui e attira
l’amore del Padre (cf. Gv 14,21). Egli è al
centro della comunità religiosa come Colui
che serve (cf. Lc 22,27), ma anche come
Colui al quale si confessa la propria fede
(«Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche
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in me»: Gv 14,1) e si dona la propria obbedienza, perché solo in essa si attua una sequela sicura e perseverante: « In realtà è lo
stesso Signore risorto, nuovamente presente tra i fratelli e le sorelle riuniti nel suo nome, che addita il cammino da percorrere».14
Obbedienti a Dio
attraverso mediazioni umane
9. Dio manifesta la sua volontà attraverso la mozione interiore dello Spirito, che
«guida alla verità tutta intera» (cf. Gv
16,13), e attraverso molteplici mediazioni
esteriori. In effetti, la storia della salvezza è
una storia di mediazioni che rendono in
qualche modo visibile il mistero di grazia
che Dio compie nell’intimo dei cuori. Anche nella vita di Gesù si possono riconoscere non poche mediazioni umane, attraverso
le quali Egli ha avvertito, ha interpretato e
ha accolto la volontà del Padre, come ragione di essere e come cibo permanente
della sua vita e della sua missione.
Le mediazioni che comunicano esteriormente la volontà di Dio vanno riconosciute
nelle vicende della vita e nelle esigenze
proprie della vocazione specifica; ma si
esprimono anche nelle leggi che regolano la
vita associata e nelle disposizioni di coloro
che sono chiamati a guidarla. Nel contesto
ecclesiale, leggi e disposizioni, legittimamente date, consentono di riconoscere la
volontà di Dio, divenendo attuazione concreta e “ordinata” delle esigenze evangeliche, a partire dalle quali vanno formulate e
percepite.
Le persone consacrate, inoltre, sono
chiamate alla sequela di Cristo obbediente
dentro un “progetto evangelico”, o carismatico, suscitato dallo Spirito e autenticato dalla Chiesa. Essa, approvando un progetto carismatico quale è un Istituto religioso, garantisce che le ispirazioni che lo
animano e le norme che lo reggono possono
dar luogo ad un itinerario di ricerca di Dio e
di santità. Anche la Regola e le altre indicazioni di vita diventano quindi mediazione
della volontà del Signore: mediazione umana ma pur sempre autorevole, imperfetta
ma assieme vincolante, punto di avvio da
cui partire ogni giorno, e anche da superare
in uno slancio generoso e creativo verso
quella santità che Dio “vuole” per ogni consacrato. In questo cammino l’autorità è investita del compito pastorale di guidare e di
decidere.
È evidente che tutto ciò sarà vissuto coerentemente e fruttuosamente solo se rimangono vivi il desiderio di conoscere e fare la
volontà di Dio, ma anche la consapevolezza
della propria fragilità, come pure l’accettazione della validità delle mediazioni specifiche, anche quando non si cogliessero appieno le ragioni che esse presentano.
Le intuizioni spirituali dei fondatori e
delle fondatrici, soprattutto di coloro che
hanno maggiormente segnato il cammino
della vita religiosa lungo i secoli, hanno
sempre dato grande risalto all’obbedienza.
San Benedetto già all’inizio della sua Regola si indirizza al monaco dicendogli: «A te
(...) si rivolge ora la mia parola; a te che, rinunciando alle tue proprie volontà per militare per Cristo Signore, vero re, prendi su di
te le fortissime e gloriose armi dell’obbedienza».15
Si deve poi ricordare che il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più
ampio del mistero della Chiesa e costituisce
una particolare attuazione della sua funzione mediatrice. A riguardo il Codice di Diritto Canonico raccomanda ai superiori di
esercitare «in spirito di servizio la potestà
che hanno ricevuto da Dio, mediante il ministero della Chiesa».16
Imparare l’obbedienza nel quotidiano
10. Alla persona consacrata, pertanto,
può avvenire di “imparare l’obbedienza”
anche a partire dalla sofferenza, ovvero da
alcune situazioni particolari e difficili:
quando, ad esempio, viene domandato di lasciare certi progetti e idee personali, di rinunciare alla pretesa di gestire da soli la vita e la missione; o tutte le volte in cui ciò
che viene richiesto (o chi lo richiede) appare umanamente poco convincente. Chi si
trova in tali situazioni non dimentichi, allora, che la mediazione è per natura sua limitata e inferiore a ciò a cui rimanda, tanto più
se si tratta della mediazione umana nei con-
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fronti della volontà divina; ma ricordi pure,
ogniqualvolta si trova di fronte ad un comando legittimamente dato, che il Signore
chiede di obbedire all’autorità che in quel
momento lo rappresenta17 e che anche Cristo «imparò l‘obbedienza dalle cose che
patì» (Eb 5,8).
È opportuno ricordare, a questo proposito, le parole di Paolo VI: «Dovete dunque
sperimentare qualcosa del peso che attirava
il Signore verso la sua croce, questo “battesimo con cui doveva essere battezzato”, ove
si sarebbe acceso quel fuoco che infiamma
anche voi (cf. Lc 12, 49- 50); qualcosa di
quella “follia” che San Paolo desidera per
tutti noi, perché solo essa ci rende sapienti
(cf. 1Cor 3,18-19). La croce sia per voi, come è stata per il Cristo, la prova dell’amore
più grande. Non esiste forse un rapporto misterioso tra la rinuncia e la gioia, tra il sacrificio e la dilatazione del cuore, tra la disciplina e la libertà spirituale?».18
È proprio in questi casi sofferti che la
persona consacrata impara ad obbedire al
Signore (cf. Sl 118,71), ad ascoltarlo e ad
aderire solo a Lui, nell’attesa, paziente e
piena di speranza, della sua Parola rivelatrice (cf. Sl 118,81), nella disponibilità piena
e generosa a compiere la sua volontà e non
la propria (cf. Lc 22,42).
Nella luce e nella forza dello Spirito
11. Si aderisce dunque al Signore quando si scorge la sua presenza nelle mediazioni umane, specie nella Regola, nei superiori, nella comunità,19 nei segni dei tempi,
nelle attese della gente, soprattutto dei poveri; quando si ha il coraggio di gettare le
reti in forza «della sua parola» (cf. Lc 5,5) e
non di motivazioni solo umane; quando si
sceglie di obbedire non solo a Dio bensì anche agli uomini, ma, in ogni caso, per Dio e
non per gli uomini. Scrive Sant’Ignazio di
Loyola nelle sue Costituzioni: «La vera obbedienza non guarda a chi si fa, ma per chi
si fa; e se si fa soltanto per il nostro Creatore e Signore, è proprio a Lui, Signore di tutti, che si obbedisce». 20
Se nei momenti difficili chi è chiamato
ad obbedire chiederà con insistenza al Padre lo Spirito (cf. Lc 11,13), Egli lo donerà
211
e lo Spirito darà luce e forza per essere obbedienti, farà conoscere la verità e la verità
renderà liberi (cf. Gv 8,32).
Gesù stesso, nella sua umanità, è stato
condotto dall’azione dello Spirito Santo:
concepito nel grembo della Vergine Maria
per opera dello Spirito Santo, all’inizio della sua missione, nel battesimo, riceve lo
Spirito che discende su di Lui e lo guida; risorto, effonde lo Spirito sui suoi discepoli
perché entrino nella sua stessa missione, annunciando la salvezza e il perdono da Lui
meritato. Lo Spirito che ha unto Gesù è lo
stesso Spirito che può rendere la nostra libertà simile a quella di Cristo, perfettamente conforme alla volontà di Dio.21
È indispensabile, dunque, che ciascuno
si renda disponibile allo Spirito, a cominciare dai superiori che proprio dallo Spirito
ricevono l’autorità 22 e, «docili alla volontà
di Dio»,23 sotto la sua guida la devono esercitare.
Autorità al servizio dell’obbedienza alla
volontà di Dio
12. Nella vita consacrata ognuno deve
cercare con sincerità la volontà del Padre,
perché diversamente sarebbe la ragione
stessa della sua scelta di vita a venire meno;
ma è ugualmente importante portare avanti
insieme ai fratelli o alle sorelle tale ricerca,
perché è proprio essa che unisce, rende famiglia unita a Cristo.
L’autorità è al servizio di questa ricerca,
perché avvenga nella sincerità e nella verità. Nell’omelia di inizio del ministero petrino, Benedetto XVI ha affermato significativamente: «Il mio vero programma di
governo è quello non di fare la mia volontà,
di perseguire le mie idee, ma di mettermi in
ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi
guidare da Lui, cosicché sia egli stesso a
guidare la Chiesa in questa ora della nostra
storia».24 D’altro lato si deve riconoscere
che il compito di essere guida agli altri non
è facile, specie quando il senso dell’autonomia personale è eccessivo o conflittuale e
competitivo nei confronti degli altri. È necessario perciò, da parte di tutti, acuire lo
sguardo di fede nei confronti di questo
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compito, che deve ispirarsi all’atteggiamento di Gesù servo che lava i piedi dei
suoi apostoli affinché abbiano parte alla sua
vita e al suo amore (cf. Gv 13,1-17).
Si esige una grande coerenza da parte di
chi guida gli Istituti, le province (o altre circoscrizioni dell’Istituto), le comunità. La
persona chiamata ad esercitare l’autorità
deve sapere che potrà farlo solo se essa per
prima intraprende quel pellegrinaggio che
conduce a cercare con intensità e rettitudine
la volontà di Dio. Vale per essa il consiglio
che sant’Ignazio di Antiochia rivolgeva ad
un suo confratello vescovo: «Nulla si faccia
senza il tuo consenso, ma tu non fare nulla
senza il consenso di Dio».25 L’autorità deve agire in modo che i fratelli o le sorelle
possano percepire che essa, quando comanda, lo fa unicamente per obbedire a Dio.
La venerazione per la volontà di Dio
mantiene l’autorità in uno stato di umile ricerca, per far sì che il suo agire sia il più
possibile conforme a quella santa volontà.
Sant’Agostino ricorda che colui che obbedisce compie sempre la volontà di Dio, non
perché il comando dell’autorità sia necessariamente conforme alla volontà divina, ma
perché è volontà di Dio che si obbedisca a
chi presiede.26 Ma l’autorità, per parte sua,
deve ricercare assiduamente, con l’aiuto
della preghiera, della riflessione e del consiglio altrui, ciò che veramente Dio vuole.
In caso contrario il superiore o la superiora,
invece di rappresentare Dio, rischiano di
mettersi temerariamente al suo posto.
Nell’intento di fare la volontà di Dio, autorità e obbedienza non sono dunque due
realtà distinte o addirittura contrapposte, ma
due dimensioni della stessa realtà evangelica, dello stesso mistero cristiano, due modi
complementari di partecipare alla stessa
oblazione di Cristo. Autorità e obbedienza si
trovano personificate in Gesù: per questo devono essere intese in relazione diretta con
Lui e in configurazione reale a Lui. La vita
consacrata intende semplicemente vivere la
Sua Autorità e la Sua Obbedienza.
Alcune priorità nel servizio dell’autorità
13. a) Nella vita consacrata l’autorità è
prima di tutto un’autorità spirituale.27 Essa
sa di essere chiamata a servire un ideale che
la supera immensamente, un ideale al quale
è possibile avvicinarsi soltanto in un clima
di preghiera e di umile ricerca, che permetta di cogliere l’azione dello stesso Spirito
nel cuore d’ogni fratello o sorella. Un’autorità è “spirituale” quando si pone al servizio
di ciò che lo Spirito vuole realizzare attraverso i doni che Egli distribuisce ad ogni
membro della fraternità, dentro il progetto
carismatico dell’Istituto.
Per essere in grado di promuovere la vita spirituale, l’autorità dovrà prima coltivarla in se stessa, attraverso una familiarità
orante e quotidiana con la Parola di Dio,
con la Regola e le altre norme di vita, in atteggiamento di disponibilità all’ascolto degli altri e dei segni dei tempi. « Il servizio
d’autorità esige una presenza costante, capace di animare e di proporre, di ricordare
le ragioni d’essere della vita consacrata, di
aiutare le persone a corrispondere con una
fedeltà sempre rinnovata alla chiamata dello Spirito ».28
b) L’autorità è chiamata a garantire alla sua comunità il tempo e la qualità della
preghiera, vegliando sulla fedeltà quotidiana ad essa, nella consapevolezza che a Dio
si va con i passi, piccoli ma costanti, di ogni
giorno e d’ognuno, e che le persone consacrate possono essere utili agli altri nella misura in cui sono unite a Dio. Inoltre è chiamata a vigilare perché, a partire dalla sua
persona, non venga meno il contatto quotidiano con la Parola che «ha il potere di edificare» (At 20,32) le singole persone e la comunità e di indicare le vie della missione.
Memore del comando del Signore «fate
questo in memoria di me» (Lc 22,19), procurerà che il santo mistero del Corpo e del
sangue di Cristo sia celebrato e venerato come “fonte e culmine” 29 della comunione
con Dio e tra i fratelli e le sorelle. Celebrando e adorando il dono dell’Eucaristia in fedele obbedienza al Signore, la comunità religiosa vi attinge ispirazione e forza per la
sua dedizione totale a Dio, per essere segno
del suo amore gratuito verso l’umanità e rimando efficace ai beni futuri.30
c) L’autorità è chiamata a promuovere
la dignità della persona, prestando atten-
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zione ad ogni membro della comunità e al
suo cammino di crescita, facendo dono ad
ognuno della propria stima e della propria
considerazione positiva, nutrendo verso tutti sincero affetto, custodendo con riservatezza le confidenze ricevute.
È opportuno ricordare che prima di invocare l’obbedienza (necessaria) va praticata la carità (indispensabile). È bene, inoltre, fare un uso appropriato della parola comunione, che non può e non deve essere
intesa come una sorta di delega dell’autorità
alla comunità (con l’invito implicito a che
ciascuno “faccia ciò che vuole”), ma neppure come una più o meno velata imposizione del proprio punto di vista (ciascuno
“faccia ciò che io voglio”).
d) L’autorità è chiamata ad infondere
coraggio e speranza nelle difficoltà. Come
Paolo e Barnaba incoraggiavano i loro discepoli insegnando che «è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel
Regno di Dio» (At 14,22), così l’autorità deve aiutare ad accogliere le difficoltà del momento presente ricordando che esse fanno
parte delle sofferenze di cui è spesso disseminata la strada che conduce al Regno.
Di fronte ad alcune situazioni difficili
della vita consacrata, per esempio dove la
sua presenza sembra indebolirsi e persino
venir meno, chi guida la comunità ricorderà
il perenne valore di questo genere di vita,
perché, oggi come ieri e come sempre, nulla è più importante, bello e vero dello spendere la propria vita per il Signore e per i più
piccoli dei suoi figli.
La guida comunitaria è come il buon pastore che dedica la sua vita per le pecore,
anche perché nei momenti critici non si tira
indietro, ma è presente, partecipa alle
preoccupazioni e alle difficoltà delle persone affidate alle sue cure, lasciandosi coinvolgere in prima persona; e, come il buon
samaritano, sarà pronta a curare le eventuali ferite. Riconosce inoltre umilmente i propri limiti e il bisogno dell’aiuto degli altri,
sapendo far tesoro anche dei propri insuccessi e delle proprie sconfitte.
e) L’autorità è chiamata a tener vivo il
carisma della propria famiglia religiosa.
L’esercizio dell’autorità comporta anche il
213
mettersi al servizio del carisma proprio dell’Istituto di appartenenza, custodendolo con
cura e rendendolo attuale nella comunità locale o nella provincia o nell’intero Istituto,
secondo i progetti e gli orientamenti offerti,
in particolare, dai Capitoli generali (o riunioni analoghe).31 Ciò esige nell’autorità
un’adeguata conoscenza del carisma dell’Istituto, assumendolo anzitutto nella propria
esperienza personale, per poi interpretarlo
in funzione della vita fraterna comunitaria e
del suo inserimento nel contesto ecclesiale
e sociale.
f) L’autorità è chiamata a tener vivo il
“sentire cum Ecclesia”. Compito dell’autorità è anche di aiutare a mantenere vivo il
senso della fede e della comunione ecclesiale, in mezzo ad un popolo che riconosce
e loda le meraviglie di Dio, testimoniando
la gioia di appartenere a Lui nella grande famiglia della Chiesa una, santa, cattolica e
apostolica. La sequela del Signore non può
essere impresa di navigatori solitari, ma è
attuata nella comune barca di Pietro, che resiste nelle tempeste; e alla buona navigazione la persona consacrata darà il contributo
di una fedeltà laboriosa e gioiosa.32 L’autorità dovrà dunque ricordare che «la nostra
obbedienza è un credere con la Chiesa, un
pensare e parlare con la Chiesa, un servire
con essa. Rientra in questo sempre anche
ciò che Gesù ha predetto a Pietro: “Sarai
portato dove non volevi”. Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione
essenziale del nostro servire, ed è proprio
ciò che ci rende liberi».33
Il sentire cum Ecclesia, che brilla nei
fondatori e fondatrici, implica un’autentica
spiritualità di comunione, cioè «un rapporto effettivo ed affettivo con i Pastori, prima
di tutto con il Papa, centro dell’unità della
Chiesa»:34 a lui ogni persona consacrata deve piena e fiduciosa obbedienza, anche in
forza dello stesso voto.35 La comunione ecclesiale domanda, inoltre, un’adesione fedele al magistero del Papa e dei Vescovi,
come testimonianza concreta dell’amore alla Chiesa e della passione per la sua unità.36
g) L’autorità è chiamata ad accompagnare il cammino di formazione permanente. Compito da considerare oggi sempre più
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importante, da parte dell’autorità, è quello
di accompagnare lungo il cammino della
vita le persone ad essa affidate. Questo
compito essa adempie non solo offrendo il
suo aiuto per risolvere eventuali problemi o
superare possibili crisi, ma anche avendo
attenzione alla crescita normale d’ognuno
in ogni fase e stagione dell’esistenza, affinché sia garantita quella «giovinezza dello
spirito che permane nel tempo»37 e che rende la persona consacrata sempre più conforme ai «sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5).
Sarà dunque responsabilità dell’autorità
tener alto in ognuno il livello della disponibilità formativa, della capacità di imparare
dalla vita, della libertà di lasciarsi formare
ciascuno dall’altro e di sentirsi ognuno responsabile del cammino di crescita dell’altro. Tutto ciò sarà favorito dall’utilizzo degli strumenti di crescita comunitaria trasmessi dalla tradizione e oggi sempre più
raccomandati da chi ha sicura esperienza
nel campo della formazione spirituale: condivisione della Parola, progetto personale e
comunitario, discernimento comunitario,
revisione di vita, correzione fraterna.38
Il servizio dell’autorità
alla luce della normativa ecclesiale
14. Nei paragrafi precedenti è stato descritto il servizio dell’autorità nella vita
consacrata in riferimento alla ricerca della
volontà del Padre e ne sono state indicate
alcune priorità.
Affinché tali priorità non siano intese come puramente facoltative, pare opportuno riprendere i caratteri peculiari dell’esercizio
dell’autorità secondo il Codice di Diritto Canonico.39 In esso vengono tradotte in norme
i tratti evangelici della potestà esercitata dai
superiori religiosi ai vari livelli.
a) Obbedienza del superiore. Movendo
dalla caratteristica natura di munus dell’autorità ecclesiale, il Codice ricorda al superiore religioso che egli è innanzitutto chiamato ad essere il primo obbediente. In forza dell’ufficio assunto, egli deve obbedienza alla legge di Dio, dal quale viene la
sua autorità e al quale dovrà rendere conto
in coscienza, alla legge della Chiesa e al
Romano Pontefice, al diritto proprio dell’Istituto.
b) Spirito di servizio. Dopo aver riaffermato l’origine carismatica e la mediazione
ecclesiale dell’autorità religiosa, si ribadisce che, come ogni autorità nella Chiesa,
anche l’autorità del superiore religioso deve caratterizzarsi per lo spirito di servizio,
sull’esempio di Cristo che «non è venuto
per essere servito, ma per servire» (Mc
10,45).
In particolare, di tale spirito di servizio
vengono indicati alcuni aspetti, la cui fedele osservanza farà sì che i superiori, nell’adempimento del proprio incarico, siano riconosciuti come «docili alla volontà di
Dio».40
Ogni superiore pertanto è chiamato a far
rivivere visibilmente, fratello tra fratelli o
sorella tra sorelle, l’amore con cui Dio ama
i suoi figli, evitando, da un lato, ogni atteggiamento di dominio e, dall’altro, ogni forma di paternalismo o maternalismo.
Tutto ciò è reso possibile dalla fiducia
nella responsabilità dei fratelli, «suscitando la loro volontaria obbedienza nel rispetto della persona umana »,41 e attraverso il
dialogo, tenendo presente che l’adesione
deve avvenire « in spirito di fede e di amore, per seguire Cristo obbediente» 42 e non
per altre motivazioni.
c) Sollecitudine pastorale. Il Codice indica quale fine primario dell’esercizio della
potestà religiosa quello di « costruire in Cristo una comunità fraterna nella quale si ricerchi Dio e lo si ami sopra ogni cosa ».43
Pertanto nella comunità religiosa l’autorità
è essenzialmente pastorale, in quanto per
sua natura è tutta in funzione della costruzione della vita fraterna in comunità, secondo l’identità ecclesiale propria della vita
consacrata.44
I mezzi precipui che il superiore deve
utilizzare per conseguire tale fine primario
non possono che essere basati sulla fede: essi sono, in particolare, l’ascolto della Parola di Dio e la celebrazione della Liturgia.
Vengono infine segnalati alcuni ambiti
di particolare sollecitudine da parte dei superiori nei confronti dei fratelli o delle sorelle: «provvedano in modo conveniente a
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quanto loro personalmente occorre; visitino
gli ammalati procurando loro con sollecitudine le cure necessarie, riprendano gli irrequieti, confortino i timidi, siano pazienti
con tutti».45
In missione con la libertà dei figli di Dio
15. La missione si rivolge oggi, non raramente, a persone preoccupate della propria
autonomia, gelose della propria libertà, timorose di perdere la propria indipendenza.
La persona consacrata, con la sua stessa
esistenza, presenta la possibilità di una via
diversa per la realizzazione della propria vita: una via dove Dio è la meta, la sua Parola è luce e la sua volontà è guida, dove si
procede sereni perché certi d’essere sorretti
dalle mani di un Padre accogliente e provvidente, dove si è accompagnati da fratelli e
sorelle, sospinti dallo stesso Spirito, il quale vuole e sa come appagare i desideri seminati dal Padre nel cuore di ciascuno.
È questa la prima missione della persona
consacrata: essa deve testimoniare la libertà
dei figli di Dio, una libertà modellata su
quella di Cristo, uomo libero di servire Dio
e i fratelli; deve inoltre dire con il proprio
essere che quel Dio che ha plasmato la creatura umana dal fango (cf. Gen 2,7.22) e l’ha
intessuta nel seno di sua madre (cf. Sl
138,13), può plasmare la sua vita modellandola su quella di Cristo, uomo nuovo e perfettamente libero.
SECONDA PARTE
AUTORITÀ E OBBEDIENZA
NELLA VITA FRATERNA
«Uno solo è il vostro maestro
e voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8)
Il comandamento nuovo
16. A tutti coloro che cercano Dio, accanto al comandamento «amerai il Signore
Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima
e con tutta la mente», viene dato il secondo
comandamento «simile al primo»: «amerai
il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,3739). Anzi, aggiunge il Signore Gesù: «Amatevi come io vi ho amati », poiché dalla qualità del vostro amore « riconosceranno che
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siete miei discepoli» (Gv 13,34-35). La costruzione di comunità fraterne costituisce
uno degli impegni fondamentali della vita
consacrata, a cui i membri della comunità
sono chiamati a dedicarsi mossi dallo stesso
amore che il Signore ha riversato nei loro
cuori. La vita fraterna in comunità, infatti, è
un elemento costitutivo della vita religiosa,
segno eloquente degli effetti umanizzanti
della presenza del Regno di Dio.
Se è vero che non si danno comunità significative senza amore fraterno, è altrettanto vero che una corretta visione dell’obbedienza e dell’autorità può offrire un valido aiuto per vivere nella quotidianità il
comandamento dell’amore, specie quando
si tratta di affrontare problemi riguardanti il
rapporto tra persona e comunità.
L’autorità a servizio della comunità,
la comunità a servizio del Regno
17. «Tutti coloro che sono guidati dallo
Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio»
(Rm 8,14): noi siamo dunque sorelle e fratelli nella misura in cui Dio è il Padre che
guida con il suo Spirito la comunità di sorelle e fratelli, configurandoli al Figlio
suo.
In questo disegno s’inserisce la funzione
dell’autorità. I superiori e le superiore, in
unione con le persone loro affidate, sono
chiamati a edificare in Cristo una comunità
fraterna, nella quale si ricerchi Dio e lo si
ami sopra ogni cosa, per realizzare il suo
progetto redentivo.46 L’autorità è, dunque,
al servizio della comunità, come il Signore
Gesù che lavò i piedi ai suoi discepoli, perché, a sua volta, la comunità sia a servizio
del Regno (cf. Gv 13,1-17). Esercitare
l’autorità in mezzo ai fratelli significa servirli sull’esempio di Colui che «ha dato la
sua vita in riscatto per molti» (Mc 10,45),
perché anch’essi diano la vita.
Soltanto se il superiore, da parte sua, vive nell’obbedienza a Cristo e in sincera osservanza della Regola, i membri della comunità possono comprendere che la loro
obbedienza al superiore non solo non è contraria alla libertà dei figli di Dio, ma la fa
maturare nella conformità a Cristo, obbediente al Padre.47
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Docili allo Spirito che conduce all’unità
18. Una medesima chiamata di Dio ha
radunato insieme i membri di una comunità o di un Istituto (cf. Col 3,15); un’unica volontà di cercare Dio continua a guidarli. «La vita di comunità è in modo particolare il segno, di fronte alla Chiesa e
alla società, del legame che viene dalla
medesima chiamata e dalla volontà comune di obbedire ad essa, al di là di ogni diversità di razza e di origine, di lingua e di
cultura. Contro lo spirito di discordia e di
divisione, autorità e obbedienza risplendono come un segno di quell’unica paternità
che viene da Dio, della fraternità nata dallo Spirito, della libertà interiore di chi si fida di Dio, nonostante i limiti umani di
quanti lo rappresentano».48
Lo Spirito rende ciascuno disponibile
per il Regno, pur nella differenza di doni e
di ruoli (cf. 1Cor 12,11). L’obbedienza alla sua azione unifica la comunità nella testimonianza della sua presenza, rende
gioiosi i passi di tutti (cf. Sl 36,23) e diviene il fondamento della vita fraterna, nella
quale tutti obbediscono pur con diversi
compiti. La ricerca della volontà di Dio e
la disponibilità a compierla è il cemento
spirituale che salva il gruppo dalla frammentazione che potrebbe derivare dalle
molte soggettività quando sono prive di un
principio di unità.
Per una spiritualità di comunione
e per una santità comunitaria
19. Una rinnovata concezione antropologica, in questi ultimi anni, ha messo molto più in evidenza l’importanza della dimensione relazionale dell’essere umano.
Tale concezione trova ampie conferme nell’immagine di persona umana che emerge
dalle Scritture, e, senza dubbio, ha influito
anche sul modo di concepire la relazione all’interno della comunità religiosa, rendendola più attenta al valore dell’apertura all’altro- da-sé, alla fecondità del rapporto
con la diversità e all’arricchimento che ne
deriva ad ognuno.
Tale antropologia relazionale ha pure
esercitato un influsso almeno indiretto, come abbiamo già ricordato, sulla spiritualità
di comunione, e ha contribuito a rinnovare
il concetto di missione, intesa come impegno condiviso con tutti i membri del popolo di Dio, in uno spirito di collaborazione e
corresponsabilità. La spiritualità di comunione si prospetta come il clima spirituale
della Chiesa all’inizio del terzo millennio e
dunque come compito attivo ed esemplare
della vita consacrata a tutti i livelli. È la
strada maestra di un futuro di vita credente
e di testimonianza cristiana. Essa trova il
suo irrinunciabile riferimento nel mistero
eucaristico, sempre più riconosciuto come
centrale, proprio perché «l’Eucaristia è costitutiva dell’essere e dell’agire della Chiesa » e « si mostra alla radice della Chiesa
come mistero di comunione».49
La santità e la missione passano per la
comunità, poiché il Signore risorto si fa presente in essa e attraverso di essa,50 rendendola santa e santificando le relazioni. Non
ha forse Gesù promesso di esser presente
dove due o tre sono riuniti nel suo nome (cf.
Mt 18,20)? Il fratello e la sorella diventano
in tal modo sacramento di Cristo e dell’incontro con Dio, possibilità concreta di poter
vivere il comandamento dell’amore reciproco. Il cammino di santità diventa così
percorso che tutta la comunità compie insieme; non solo cammino del singolo, ma
sempre più esperienza comunitaria: nell’accoglienza reciproca; nella condivisione dei
doni, soprattutto del dono dell’amore, del
perdono e della correzione fraterna; nella
comune ricerca della volontà del Signore,
ricco di grazia e di misericordia; nella disponibilità a farsi carico ognuno del cammino dell’altro.
Nel clima culturale di oggi la santità comunitaria è testimonianza convincente, forse più ancora di quella del singolo: essa manifesta il perenne valore dell’unità, dono lasciatoci dal Signore Gesù. Ciò si fa
evidente, in particolare, nelle comunità internazionali e interculturali che richiedono
alti livelli di accoglienza e di dialogo.
Il ruolo dell’autorità
per la crescita della fraternità
20. La crescita della fraternità è frutto di
una carità “ordinata”. Perciò «è necessario
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che il diritto proprio sia il più possibile esatto nello stabilire le rispettive competenze
della comunità, dei diversi Consigli, dei responsabili settoriali e del superiore. La poca chiarezza in questo settore è fonte di confusione e di conflittualità. Anche i “progetti comunitari”, che possono aiutare la
partecipazione alla vita comunitaria e alla
sua missione nei diversi contesti, dovrebbero avere la preoccupazione di ben definire il
ruolo e la competenza dell’autorità, sempre
nel rispetto delle Costituzioni».51
Entro questo quadro, l’autorità promuove la crescita della vita fraterna attraverso il
servizio dell’ascolto e del dialogo, la creazione di un clima favorevole alla condivisione e alla corresponsabilità, la partecipazione di tutti alle cose di tutti, il servizio
equilibrato al singolo e alla comunità, il discernimento, la promozione dell’obbedienza fraterna.
a) Il servizio dell’ascolto
L’esercizio dell’autorità comporta che
essa ascolti volentieri le persone che il Signore le ha affidato.52 San Benedetto insiste: «L’abate convochi tutta la comunità»;
«a consiglio siano chiamati tutti», «perché
spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore».53
L’ascolto è uno dei ministeri principali
del superiore, per il quale egli dovrebbe essere sempre disponibile, soprattutto con chi
si sente isolato e bisognoso d’attenzione.
Ascoltare, infatti, significa accogliere incondizionatamente l’altro, dargli spazio nel
proprio cuore. Per questo l’ascolto trasmette affetto e comprensione, dice che l’altro è
apprezzato e la sua presenza e il suo parere
sono tenuti in considerazione.
Chi presiede deve ricordare che chi non
sa ascoltare il fratello o la sorella non sa
ascoltare neppure Dio, che un ascolto attento permette di coordinare meglio le energie
e i doni che lo Spirito ha dato alla comunità,
e anche di tener presenti, nelle decisioni, i
limiti e le difficoltà di qualche membro. Il
tempo impiegato nell’ascolto non è mai
tempo sprecato, e l’ascolto spesso può prevenire crisi e momenti difficili a livello sia
individuale che comunitario.
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b) La creazione di un clima favorevole
al dialogo, alla condivisione
e alla corresponsabilità
L’autorità si dovrà preoccupare di creare
un ambiente di fiducia, promovendo il riconoscimento delle capacità e delle sensibilità
dei singoli. Inoltre alimenterà, con le parole e con i fatti, la convinzione che la fraternità esige partecipazione e quindi informazione.
Accanto all’ascolto, avrà stima del dialogo sincero e libero per condividere i sentimenti, le prospettive e i progetti: in questo
clima ognuno potrà veder riconosciuta la
propria identità e migliorare le proprie capacità relazionali. Non avrà timore di riconoscere e accettare quei problemi che possono facilmente sorgere dal cercare insieme, dal decidere insieme, dal lavorare
insieme, dall’intraprendere insieme le vie
migliori per attuare una feconda collaborazione; al contrario, cercherà le cause degli
eventuali disagi e incomprensioni, sapendo
proporre rimedi, il più possibile condivisi.
Si impegnerà, inoltre, a far superare qualsiasi forma di infantilismo e a scoraggiare
qualunque tentativo di evitare responsabilità o di eludere impegni gravosi, di chiudersi nel proprio mondo e nei propri interessi o di lavorare in maniera solitaria.
c) La sollecitazione
dell’apporto di tutti alle cose di tutti
Chi presiede ha la responsabilità della
decisione finale,54 ma deve giungervi non
da solo o da sola, bensì valorizzando il più
possibile l’apporto libero di tutti i fratelli o
di tutte le sorelle. La comunità è tale quale
la rendono i suoi membri: dunque sarà fondamentale stimolare e motivare il contributo di tutte le persone, perché ognuna senta il
dovere di dare il proprio apporto di carità,
competenza e creatività. Tutte le risorse
umane vanno infatti potenziate e fatte convergere nel progetto comunitario, motivandole e rispettandole.
Non basta metter in comune i beni materiali, ma ancor più significativa è la comunione dei beni e delle capacità personali, di
doti e talenti, di intuizioni e ispirazioni, e
più fondamentale ancora e da promuovere è
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la condivisione dei beni spirituali, dell’ascolto della Parola di Dio, della fede: «il
vincolo di fraternità è tanto più forte quanto più centrale e vitale è ciò che si mette in
comune».55
Non tutti, probabilmente, saranno subito
ben disposti per questo tipo di condivisione: di fronte ad eventuali resistenze, lungi
dal rinunciare al progetto, l’autorità cercherà di bilanciare sapientemente la sollecitazione alla comunione dinamica e intraprendente con l’arte di pazientare, senza
pretendere di vedere frutti immediati dei
propri sforzi. E riconoscerà che Dio è
l’unico Signore che può toccare e cambiare
i cuori delle persone.
d) Al servizio del singolo
e della comunità
Nell’affidare i diversi incarichi, l’autorità dovrà tener conto della personalità
d’ogni fratello o sorella, delle sue difficoltà
e predisposizioni, per dar modo a ciascuno,
nel rispetto della libertà di tutti, d’esprimere
i propri doni; al tempo stesso dovrà necessariamente considerare il bene della comunità e il servizio all’opera ad essa eventualmente affidata.
Non sempre tale composizione di finalità sarà di facile attuazione. Diventerà allora indispensabile l’equilibrio dell’autorità,
che si manifesta sia nella capacità di cogliere la positività di ognuno e di utilizzare al
meglio le forze disponibili, sia in quella rettitudine di intenzione che la renda interiormente libera, non troppo preoccupata di
piacere e compiacere, e chiara nell’indicare
il significato vero della missione per la persona consacrata, che non può ridursi alla
valorizzazione delle doti di ognuno.
Sarà però altrettanto indispensabile che
la persona consacrata accetti con spirito di
fede, e dalle mani del Padre, l’incarico affidato, anche quando non è conforme ai suoi
desideri e alle sue aspettative, o al suo modo d’intendere la volontà di Dio. Pur potendo esprimere le proprie difficoltà (anzi, manifestandole con schiettezza come contributo alla verità), obbedire in tali casi
significa rimettersi alla decisione finale dell’autorità, con la convinzione che tale ob-
bedienza è un apporto prezioso, ancorché
sofferto, all’edificazione del Regno.
e) Il discernimento comunitario
«Nella fraternità, animata dallo Spirito,
ciascuno intrattiene con l’altro un prezioso
dialogo per scoprire la volontà del Padre e
tutti riconoscono in chi presiede l’espressione della paternità di Dio e l’esercizio dell’autorità ricevuta da Dio al servizio del discernimento e della comunione».56
Alcune volte, quando il diritto proprio lo
prevede o quando lo richiede la rilevanza
della decisione da prendere, la ricerca di
una risposta adeguata è affidata al discernimento comunitario, nel quale si tratta di
ascoltare ciò che lo Spirito dice alla comunità (cf. Ap 2,7).
Se il discernimento vero e proprio è riservato alle decisioni più importanti, lo spirito del discernimento dovrebbe caratterizzare ogni processo decisionale che coinvolga la comunità. Non dovrebbe mai
mancare allora, prima d’ogni decisione, un
tempo di preghiera e di riflessione individuale, assieme ad una serie di atteggiamenti importanti per scegliere insieme ciò che è
giusto e a Dio gradito. Ecco alcuni di questi atteggiamenti:
– la determinazione a cercare niente altro
che la volontà divina, lasciandosi ispirare dal modo di agire di Dio manifestato
nella Sante Scritture e nella storia del carisma dell’Istituto, e avendo la consapevolezza che la logica evangelica è spesso “capovolta” di fronte a quella umana
che cerca il successo, l’efficienza, il riconoscimento;
– la disponibilità a riconoscere in ogni fratello o sorella la capacità di cogliere la
verità, anche se parziale, e perciò ad accoglierne il parere come mediazione per
scoprire assieme il volere di Dio, fino al
punto di saper riconoscere le idee altrui
come migliori delle proprie;
– l’attenzione ai segni dei tempi, alle attese della gente, alle esigenze dei poveri,
alle urgenze dell’evangelizzazione, alle
priorità della Chiesa universale e particolare, alle indicazioni dei Capitoli e dei
superiori maggiori;
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– la libertà da pregiudizi, da attaccamenti
eccessivi alle proprie idee, da schemi percettivi rigidi o distorti, da schieramenti
che esasperano la diversità di vedute;
– il coraggio di motivare le proprie idee e
posizioni, ma anche di aprirsi a prospettive nuove e di modificare il proprio
punto di vista;
– il fermo proposito di mantenere l’unità in
ogni caso, qualunque sia la decisione finale.
Il discernimento comunitario non sostituisce la natura e la funzione dell’autorità,
alla quale spetta la decisione finale; tuttavia
l’autorità non può ignorare che la comunità
è il luogo privilegiato per riconoscere e accogliere la volontà di Dio. In ogni caso, il
discernimento è momento tra i più alti della
fraternità consacrata, ove risaltano con particolare chiarezza la centralità di Dio quale
fine ultimo della ricerca di tutti, come pure
la responsabilità e l’apporto di ognuno nel
cammino di tutti verso la verità.
f) Discernimento, autorità e obbedienza
L’autorità sarà paziente nel delicato processo del discernimento, che cercherà di garantire nelle sue fasi e sostenere nei passaggi più critici, e sarà ferma nel richiedere
l’applicazione di quanto deciso. Sarà attenta a non abdicare alle proprie responsabilità,
magari per amore del quieto vivere o per
paura di urtare la suscettibilità di qualcuno.
Sentirà la responsabilità di non essere latitante in situazioni in cui occorre prendere
decisioni chiare e, talvolta, sgradite.57
L’amore vero verso la comunità è proprio
ciò che rende l’autorità capace di conciliare
fermezza e pazienza, ascolto di ognuno e
coraggio di prender decisioni, superando la
tentazione di essere sorda e muta.
Si deve osservare, infine, che una comunità non può essere in stato di discernimento continuo. Dopo il tempo del discernimento c’è il tempo dell’obbedienza, cioè
dell’esecuzione della decisione: entrambi
sono tempi in cui è necessario vivere con
spirito obbediente.
g) L’obbedienza fraterna
San Benedetto, verso la fine della sua
Regola, afferma: «La virtù dell’obbedienza
219
non deve essere solo esercitata nei confronti dell’abate, ma bisogna anche che i fratelli si obbediscano tra di loro, nella piena consapevolezza che è proprio per questa via
dell’obbedienza che andranno a Dio».58
«Essi si prevengano dunque nello stimarsi a
vicenda: sopportino con instancabile pazienza le loro infermità fisiche e morali;
facciano a gara nell’obbedirsi a vicenda;
nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma
quello degli altri».59 E San Basilio Magno
si chiede: «In che modo bisogna obbedire
gli uni agli altri?». E risponde: «Come dei
servi ai loro padroni, secondo quanto ci ha
ordinato il Signore: Chi vuol essere grande
tra di voi, sia ultimo di tutti e servo di tutti
(cf. Mc 10, 44); Egli aggiunge poi queste
parole ancora più impressionanti: “Come il
Figlio dell’uomo non è venuto per essere
servito, ma per servire” (Mc 10, 45); e secondo quanto dice l’Apostolo: “Per mezzo
dell’amore dello Spirito, siate servi gli uni
degli altri” (Gal 5, 13)».60
La vera fraternità si fonda sul riconoscimento della dignità del fratello o della sorella, e si attua nell’attenzione all’altro e alle sue necessità, nella capacità di gioire per
i suoi doni e le sue realizzazioni, nel mettere a sua disposizione il proprio tempo per
ascoltare e lasciarsi illuminare. Ma ciò esige d’essere interiormente liberi.
Non è certamente libero chi è convinto
che le sue idee e le sue soluzioni siano sempre le migliori; chi ritiene di poter decidere
da solo senza alcuna mediazione per conoscere la volontà divina; chi si pensa sempre
nel giusto e non ha dubbi che siano gli altri
a dover cambiare; chi pensa solo alle sue
cose e non volge nessuna attenzione alle necessità degli altri; chi pensa che obbedire
sia cosa d’altri tempi, improponibile in un
mondo più evoluto.
Libera, invece, è quella persona che vive
costantemente protesa e attenta a cogliere in
ogni situazione della vita, e soprattutto in ogni
persona che gli vive accanto, una mediazione
della volontà del Signore, per quanto misteriosa. Per questo «Cristo ci ha liberati, perché restassimo liberi» (Gal 5,1). Ci ha liberati perché
possiamo incontrare Dio lungo le innumerevoli vie dell’esistenza d’ogni giorno.
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«Il primo tra voi,
si farà vostro schiavo» (Mt 20,27)
21. Anche se oggi l’assunzione delle responsabilità proprie dell’autorità può apparire un fardello particolarmente gravoso, e
richiede l’umiltà del farsi servo e serva degli altri, tuttavia è sempre bene ricordare le
severe parole che il Signore Gesù rivolge a
coloro che sono tentati di rivestire di prestigio mondano la loro autorità: «Colui che
vorrà essere il primo tra di voi, si farà vostro schiavo, appunto come il Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito,
ma per servire e dare la sua vita in riscatto
per molti» (Mt 20,27-28).
Chi cerca nel proprio ufficio un mezzo per
emergere o per affermarsi, per farsi servire o
per asservire, si pone palesemente al di fuori
del modello evangelico dell’autorità. Meritano allora attenzione le parole che San Bernardo rivolgeva a un suo discepolo divenuto
successore di Pietro: «Considera se hai fatto
progressi sulla via della virtù, della saggezza,
dell’intelligenza, della bontà. Sei più arrogante o più umile? Più benevolo o più altezzoso? Più indulgente o più intransigente?
Che cosa hai sviluppato in te: il timore di Dio
o una pericolosa sfrontatezza?».61
L’obbedienza, anche nelle migliori condizioni, non è facile; ma è agevolata quando la persona consacrata vede l’autorità
mettersi al servizio umile e operoso della
fraternità e della missione: un’autorità che,
pur con tutti i limiti umani, cerca di ripresentare nel suo agire atteggiamenti e sentimenti del Buon Pastore.
«Prego colei che avrà l’ufficio delle sorelle, – affermava nel suo testamento Santa
Chiara d’Assisi – che si studi di presiedere
alle altre per virtù e santi costumi, più che
per l’ufficio, affinché le sue sorelle, provocate dal suo esempio, le obbediscano, non
tanto per l’ufficio, ma piuttosto per amore».62
La vita fraterna come missione
22. Le persone consacrate, guidate dall’autorità, sono chiamate a confrontarsi
spesso con il comandamento nuovo, il comandamento che rinnova tutte le cose: «
Amatevi come io vi ho amato » (Gv 15,12).
Amarsi come il Signore ha amato significa andare oltre il merito personale dei fratelli e delle sorelle, significa obbedire non
ai propri desideri ma a Dio che parla attraverso la condizione e le necessità dei fratelli e delle sorelle. È necessario ricordare che
il tempo dedicato a migliorare la qualità
della vita fraterna non è tempo sprecato,
poiché, come ha ripetutamente sottolineato
il compianto Papa Giovanni Paolo II, «tutta
la fecondità della vita religiosa dipende dalla qualità della vita fraterna».63
La tensione a realizzare comunità fraterne non è soltanto preparazione alla missione, ma parte integrante di essa, dal momento che «la comunione fraterna, in quanto tale, è già apostolato».64 Essere in missione
come comunità che costruiscono quotidianamente la fraternità, nella continua ricerca
della volontà di Dio, significa affermare
che, seguendo il Signore Gesù, è possibile
realizzare in un modo nuovo e umanizzante
la convivenza umana.
TERZA PARTE
IN MISSIONE
«Come il Padre ha mandato me,
anch’io mando voi» (Gv 20,21)
In missione con tutto il proprio essere,
come Gesù, il Signore
23. Il Signore Gesù ci fa comprendere,
con la sua stessa forma di vita, che missione
e obbedienza si appartengono reciprocamente. Nei Vangeli Gesù si presenta sempre
come “il mandato dal Padre a fare la sua volontà” (cf. Gv 5,36-38; 6,38-40; 7,16-18);
Egli compie sempre le cose che sono gradite al Padre. Si può dire che tutta la vita di
Gesù è missione del Padre. Egli è la missione del Padre.
Come il Verbo è venuto in missione incarnandosi in una umanità che si è lasciata
totalmente assumere, così noi collaboriamo
alla missione di Cristo e gli permettiamo di
portarla a pieno compimento soprattutto accogliendo Lui, rendendoci spazio della sua
presenza e, quindi, continuazione della sua
vita nella storia, per dare agli altri la possibilità di incontrarlo.
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Considerando che Cristo, nella sua vita e
nella sua opera, è stato l’amen (cf. Ap 3,14),
il sì (cf. 2Cor 1,20) perfetto detto al Padre,
e che dire sì significa semplicemente obbedire, è impossibile pensare alla missione se
non in relazione all’obbedienza. Vivere la
missione implica sempre l’essere mandati,
e ciò comporta il riferimento sia a colui che
invia sia al contenuto della missione da
svolgere. Per questo senza riferimento all’obbedienza lo stesso termine missione diventa difficilmente comprensibile e si espone al rischio di essere ridotto a qualcosa che
fa riferimento solo a se stessi. Vi è sempre il
pericolo di ridurre la missione ad una professione da compiere in vista della propria
realizzazione e, dunque, da gestire più o
meno in proprio.
In missione per servire
24. Nei suoi Esercizi spirituali Sant’Ignazio di Loyola scrive che il Signore chiama tutti e dice: «Chi vuol venire con me deve lavorare con me, perché seguendomi
nella fatica e nella sofferenza, mi segua anche nella gloria».65 La missione deve misurarsi, oggi come ieri, con notevoli difficoltà,
che possono essere affrontate solo con la
grazia che viene dal Signore, nella consapevolezza, umile e forte, di essere inviati da
Lui e di poter, proprio per questo, contare
sul suo aiuto.
Grazie all’obbedienza si ha la certezza di
servire il Signore, di essere «servi e serve
del Signore», nel proprio agire e nel proprio
soffrire. Tale certezza è fonte di impegno
incondizionato, di fedeltà tenace, di serenità
interiore, di servizio disinteressato, di dedizione delle migliori energie. «Chi obbedisce ha la garanzia di essere davvero in missione, alla sequela del Signore e non alla
rincorsa dei propri desideri o delle proprie
aspettative. E così è possibile sapersi condotti dallo Spirito del Signore e sostenuti,
anche in mezzo a grandi difficoltà, dalla sua
mano sicura (cf. At 20,22)».66
Si è in missione quando, lungi dall’inseguire la propria affermazione, si è in primo
luogo condotti dal desiderio di compiere
l’adorabile volontà di Dio. Tale desiderio è
l’anima dell’orazione («Venga il tuo Regno,
221
sia fatta la tua volontà») e la forza dell’apostolo. La missione richiede l’impegno di
tutte le doti e di tutti i talenti umani, i quali
concorrono alla salvezza quando sono immessi nel fiume della volontà di Dio, che
porta le cose che passano nell’oceano delle
realtà eterne, dove Dio, sconfinata felicità,
sarà tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28).
Autorità e missione
25. Tutto ciò implica che si riconosca all’autorità un compito importante nei confronti della missione, nella fedeltà al proprio carisma. Compito non semplice, né
esente da difficoltà ed equivoci. In passato
il rischio poteva venire da un’autorità orientata prevalentemente verso la gestione delle opere, con il pericolo di trascurare le persone; oggi, invece, il rischio può venire dal
timore eccessivo, da parte dell’autorità, di
urtare le suscettibilità personali, o da una
frammentazione di competenze e responsabilità che indebolisce la convergenza verso
l’obiettivo comune e vanifica lo stesso ruolo dell’autorità.
Questa, tuttavia non è responsabile soltanto dell’animazione della comunità, ma
ha pure una funzione di coordinamento delle varie competenze in ordine alla missione,
nel rispetto dei ruoli e secondo le norme interne dell’Istituto. Se l’autorità non può (e
non deve) fare tutto, è però responsabile ultima del tutto.67
Molteplici sono le sfide che il momento
presente pone all’autorità di fronte al compito di coordinare le energie in vista della
missione. Anche qui si elencano alcuni
compiti ritenuti importanti nel servizio dell’autorità. Essa:
a) Incoraggia ad assumere
le responsabilità e le rispetta
quando assunte
Ad alcuni le responsabilità possono suscitare un senso di timore. È quindi necessario che l’autorità trasmetta ai propri collaboratori la fortezza cristiana e il coraggio
nell’affrontare le difficoltà, superando paure e atteggiamenti rinunciatari.
Sarà sua premura il condividere non solo le informazioni ma anche le responsabi-
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lità, impegnandosi poi a rispettare ciascuno
nella propria giusta autonomia. Ciò comporta da parte dell’autorità un paziente lavoro di coordinamento e, da parte della persona consacrata, la sincera disponibilità a
collaborare.
L’autorità deve “esserci” quando occorre, per favorire nei membri della comunità
il senso dell’interdipendenza, lontana tanto
dalla dipendenza infantile quanto dall’indipendenza autosufficiente. Tutto ciò è frutto
di quella libertà interiore che consente ad
ognuno di lavorare e collaborare, di sostituire ed essere sostituito, di essere protagonista e di dare il proprio apporto anche stando nelle retrovie.
Chi esercita il servizio dell’autorità si
guarderà dal cedere alla tentazione dell’autosufficienza personale, dal credere cioè
che tutto dipenda da lui o da lei, e che non
sia così importante e utile favorire la partecipazione corale comunitaria, poiché è meglio fare un passo assieme che due (o anche
più) da soli.
b) Invita ad affrontare
le diversità in spirito di comunione
I rapidi cambi culturali in corso non solo
provocano trasformazioni strutturali che
hanno riflessi sulle attività e sulla missione,
ma possono dar luogo a tensioni all’interno
delle comunità, dove diversi tipi di formazione culturale o spirituale orientano a dare
letture diverse dei segni dei tempi e quindi a
proporre progetti differenti, non sempre
conciliabili. Tali situazioni possono essere
più frequenti oggi rispetto al passato, poiché
cresce il numero delle comunità costituite
da persone che provengono da diverse etnie
o culture e si accentuano le differenze generazionali. L’autorità è chiamata a servire con
spirito di comunione anche queste comunità
composite, aiutandole ad offrire, in un mondo segnato da molte divisioni, la testimonianza che è possibile vivere assieme ed
amarsi anche se diversi. Dovrà allora tener
fermi alcuni principi teorico-pratici:
– ricordare che, nello spirito del vangelo,
il conflitto di idee non diviene mai conflitto di persone;
– richiamare che la pluralità di prospettive
favorisce l’approfondimento delle questioni;
– favorire la comunicazione, così che il libero scambio di idee chiarisca le posizioni e faccia emergere il contributo positivo di ciascuno;
– aiutare a liberarsi dall’egocentrismo e
dall’etnocentrismo, che tendono a riversare sugli altri le cause dei mali, per arrivare ad una mutua comprensione;
– rendere consapevoli che l’ideale non è
quello di avere una comunità senza conflitti, ma una comunità che accetta di affrontare le proprie tensioni per risolverle
positivamente, cercando soluzioni che
non ignorino nessuno dei valori a cui è
necessario fare riferimento.
c) Mantiene l’equilibrio tra le varie
dimensioni della vita consacrata
Queste, infatti, possono entrare in tensione tra di loro. L’autorità deve vegliare
perché l’unità di vita sia salva e di fatto venga rispettato il più possibile l’equilibrio tra
tempo dedicato alla preghiera e tempo dedicato al lavoro, tra individuo e comunità, tra
impegno e riposo, tra attenzione alla vita
comune e attenzione al mondo e alla Chiesa, tra formazione personale e formazione
comunitaria.68
Uno degli equilibri più delicati è quello
tra comunità e missione, tra vita ad intra e
vita ad extra.69 Dato che normalmente
l’urgenza delle cose da fare può indurre a
trascurare le cose che riguardano la comunità, e che sempre più spesso si è oggi chiamati a operare come singoli, è opportuno
che siano rispettate alcune regole irrinunciabili, che garantiscano al tempo stesso
uno spirito di fraternità nella comunità apostolica e una sensibilità apostolica nella vita fraterna.
Sarà importante che l’autorità sia garante di queste regole e ricordi a tutti e ad
ognuno che quando una persona della comunità è in missione, o compie un qualsiasi servizio apostolico, anche se opera da sola agisce sempre in nome dell’Istituto o della comunità; anzi, opera grazie alla
comunità. Spesso, infatti, se essa può svolgere quella determinata attività è perché
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qualcuno della comunità ha dato il suo tempo per lei, o l’ha consigliata, o le ha trasmesso un certo spirito; spesso, inoltre, chi
rimane in comunità sostituisce in certi lavori di casa la persona impegnata fuori, o prega per lei, o la sostiene con la propria fedeltà.
E allora è doveroso non solo che l’apostolo ne sia profondamente grato, ma resti
strettamente unito alla propria comunità in
tutto quello che fa; che non se ne appropri e
si sforzi ad ogni costo di camminare insieme, aspettando, se necessario, chi procede
più lentamente, valorizzando l’apporto
d’ognuno, condividendo il più possibile
gioie e fatiche, intuizioni e incertezze, perché tutti sentano come proprio l’apostolato
d’ogni altro, senza invidie e gelosie.
L’apostolo sia certo che, per quanto donerà
di sé alla comunità, non pareggerà mai il
conto con quello che da essa ha ricevuto e
sta ricevendo.
d) Ha un cuore misericordioso
San Francesco d’Assisi, in una commovente lettera ad un ministro/ superiore, dava le seguenti istruzioni circa eventuali debolezze personali dei suoi frati: «E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e
ami me servo suo e tuo, se farai questo, e
cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se
ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse
misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per
questo: che tu possa attirarlo al Signore; e
abbi sempre misericordia di tali fratelli».70
L’autorità è chiamata a sviluppare una
pedagogia del perdono e della misericordia,
ad essere cioè strumento dell’amore di Dio
che accoglie, corregge e rilancia sempre
una nuova possibilità per il fratello o la sorella che sbagliano e cadono in peccato. Soprattutto dovrà ricordare che senza la speranza del perdono la persona stenta a riprendere il suo cammino e tende inevitabilmente ad aggiungere male a male e cadute a
cadute. La prospettiva della misericordia,
223
invece, afferma che Dio è capace di trarre
un percorso di bene anche dalle situazioni
di peccato.71 Si adoperi, dunque, l’autorità
perché tutta la comunità apprenda questo
stile misericordioso.
e) Ha il senso della giustizia
Se l’invito di san Francesco d’Assisi a
perdonare il fratello che pecca può essere
considerato una preziosa regola generale, si
deve riconoscere che ci possono essere dei
comportamenti, nei membri di alcune fraternità di consacrati, che ledono gravemente il prossimo e che implicano una responsabilità nei confronti di persone esterne alla
comunità e nei confronti della stessa istituzione cui appartengono. Se occorre comprensione verso le colpe dei singoli, è anche
necessario avere un rigoroso senso di responsabilità e carità verso coloro che eventualmente sono stati danneggiati dal comportamento scorretto di qualche persona
consacrata.
Colui o colei che sbaglia sappia che deve
rispondere personalmente delle conseguenze dei suoi atti. La comprensione verso il
confratello non può escludere la giustizia,
specie nei confronti di persone indifese e
vittime di abusi. Accettare di riconoscere il
proprio male, e assumersene la responsabilità e le conseguenze, è già parte di un cammino di misericordia: come per Israele che
si allontana dal Signore, l’accettare le conseguenze del male (è il caso dell’esperienza
dell’esilio) è il primo modo di riprendere il
cammino di conversione e di riscoprire più
profondamente il proprio rapporto con Lui.
f) Promuove la collaborazione
con i laici
La crescente collaborazione con i laici
nelle opere e attività condotte da persone
consacrate pone sia alla comunità che all’autorità nuove domande, che esigono
nuove risposte. «La partecipazione dei laici non raramente porta inattesi e fecondi
approfondimenti di alcuni aspetti del carisma», dato che i laici sono invitati ad offrire «alle famiglie religiose il prezioso contributo della loro secolarità e del loro specifico servizio».72
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È stato opportunamente ricordato che,
per raggiungere l’obiettivo di una mutua
collaborazione tra religiosi e laici, «è necessario avere comunità religiose con una
chiara identità carismatica, assimilata e vissuta, in grado cioè di trasmetterla anche agli
altri con disponibilità alla condivisione: comunità religiose con un’intensa spiritualità
e dall’entusiasta missionarietà per comunicare il medesimo spirito e il medesimo
slancio evangelizzatore; comunità religiose
che sappiano animare e incoraggiare i laici
a condividere il carisma del proprio Istituto, secondo la loro indole secolare e secondo il loro diverso stile di vita, invitandoli a
scoprire nuove forme di attualizzare lo stesso carisma e missione. Così la comunità religiosa può diventare un centro di irradiazione, di forza spirituale, di animazione,
dove i diversi apporti contribuiscono alla
costruzione del corpo di Cristo che è la
Chiesa».73
È necessario, inoltre, che sia ben definita la mappa delle competenze e responsabilità, tanto dei laici che dei religiosi, come
pure degli organismi intermedi (Consigli di
amministrazione e simili). In tutto ciò chi
presiede alla comunità dei consacrati ha un
ruolo insostituibile.
Le difficili obbedienze
26. Nello svolgimento concreto della
missione, alcune obbedienze possono presentarsi particolarmente difficili, dal momento che le prospettive o le modalità dell’azione apostolica o diaconale possono essere percepite e pensate in maniere diverse.
Di fronte a certe obbedienze difficili, all’apparenza addirittura “assurde”, può sorgere la tentazione della sfiducia e persino
dell’abbandono: vale la pena continuare?
Non posso realizzare meglio le mie idee in
un altro contesto? Perché logorarsi in contrasti sterili?
Già san Benedetto affrontava la questione di una obbedienza « molto gravosa, o addirittura impossibile ad eseguirsi »; e san
Francesco d’Assisi considerava il caso in
cui «il suddito vede cose migliori e più utili alla sua anima di quelle che gli ordina il
prelato [il superiore]». Il Padre del mona-
chesimo risponde chiedendo un dialogo libero, aperto, umile e fiducioso tra monaco
e abate; alla fine però, se richiesto, il monaco «obbedisca per amore di Dio e confidando nel suo aiuto».74 Il Santo di Assisi invita
ad attuare un’“obbedienza caritativa”, in
cui il frate sacrifica volontariamente le sue
vedute ed esegue il comando richiesto, perché in questo modo «soddisfa a Dio e al
prossimo»;75 e vede un”‘obbedienza perfetta” là dove, pur non potendo obbedire perché gli viene comandato «qualcosa contro
la sua anima», il religioso non rompe l’unità
con il superiore e la comunità, pronto anche
a sopportare persecuzioni a causa di ciò.
«Infatti – osserva san Francesco – chi sostiene la persecuzione piuttosto che volersi
separare dai suoi fratelli, rimane veramente
nella perfetta obbedienza, poiché offre la
sua anima per i suoi fratelli». 76 Ci viene così ricordato che l’amore e la comunione rappresentano valori supremi, ai quali sottostanno anche l’esercizio dell’autorità e dell’obbedienza.
Si deve riconoscere che è comprensibile,
da una parte, un certo attaccamento a idee e
convinzioni personali, frutto di riflessione o
di esperienza e maturate nel tempo, ed è anche cosa buona cercare di difenderle e portarle avanti, sempre nella prospettiva del
Regno, in un dialogo schietto e costruttivo.
D’altra parte, non va dimenticato che il modello è sempre Gesù di Nazareth, il quale
anche nella passione chiese a Dio di compiere la sua volontà di Padre, né si tirò indietro di fronte alla morte di croce (cf. Eb
5,7-9).
La persona consacrata, quando le viene
richiesto di rinunciare alle proprie idee o ai
propri progetti, può sperimentare smarrimento e senso di rifiuto dell’autorità, o avvertire dentro di sé «forti grida e lacrime»
(Eb 5,7) e l’implorazione che passi l’amaro
calice. Ma quello è anche il momento in cui
affidarsi al Padre perché si compia la sua
volontà e per poter così partecipare attivamente, con tutto se stesso, alla missione di
Cristo «per la vita del mondo» (Gv 6,51).
È nel pronunciare questi difficili “sì” che
si può comprendere fino in fondo il senso
dell’obbedienza come supremo atto di li-
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bertà, espresso in un totale e fiducioso abbandono di sé a Cristo, Figlio liberamente
obbediente al Padre; e si può comprendere
il senso della missione come offerta obbediente di se stessi, che attira la benedizione
dell’Altissimo: «Io ti benedirò con ogni benedizione.... (E) saranno benedette tutte le
nazioni della terra, perché tu hai obbedito
alla mia voce» (Gn 22,17.18). In quella benedizione la persona consacrata obbediente
sa che ritroverà tutto quello che ha lasciato
con il sacrificio del suo distacco; in quella
benedizione è nascosta anche la piena realizzazione della sua stessa umanità (cf. Gv
12,25).
Obbedienza e obiezione di coscienza
27. Può sorgere qui un interrogativo: ci
possono essere situazioni in cui la coscienza personale sembra non permettere di seguire le indicazioni date dall’autorità? Può
avvenire, insomma, che il consacrato debba
dichiarare, in relazione alle norme o ai suoi
superiori: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5,29)? È il caso
della cosiddetta obiezione di coscienza, di
cui parlò già Paolo VI,77 e che va colta nel
suo autentico significato.
Se è vero che la coscienza è il luogo ove
risuona la voce di Dio che ci indica come
comportarci, è anche vero che occorre imparare ad ascoltare questa voce con grande
attenzione per saperla riconoscere e distinguere da altre voci. Non bisogna infatti
confondere questa voce con quelle che
emergono da un soggettivismo che ignora o
trascura le fonti e i criteri irrinunciabili e
vincolanti nella formazione del giudizio di
coscienza: «è il “cuore” convertito al Signore e all’amore del bene la sorgente dei
giudizi veri della coscienza»,78 e «la libertà
della coscienza non è mai libertà “dalla” verità, ma sempre e solo “nella” verità».79
La persona consacrata dovrà dunque riflettere a lungo prima di concludere che non
l’obbedienza ricevuta, ma quanto avverte
dentro di sé rappresenta la volontà di Dio.
Dovrà ricordare, inoltre, che la legge della
mediazione va tenuta presente in tutti i casi,
guardandosi dall’assumere decisioni gravi
senza alcun confronto e verifica. Rimane
225
certo indiscutibile che ciò che conta è arrivare a conoscere e a compiere la volontà di
Dio, ma dovrebbe essere altrettanto indiscutibile che la persona consacrata si è impegnata con voto a cogliere questa santa volontà attraverso determinate mediazioni.
Dire che ciò che conta è la volontà di Dio,
non le mediazioni, e rifiutarle, o accettarle
solo a piacimento, può togliere significato
al proprio voto e svuotare la propria vita di
una sua caratteristica essenziale.
Di conseguenza, «fatta eccezione per un
ordine che fosse manifestamente contrario
alla legge di Dio e alle costituzioni dell’Istituto, o che implicasse un male grave e certo
– nel qual caso l’obbligo dell’obbedienza
non esiste –, le decisioni dei superiori riguardano un campo in cui la valutazione del
bene migliore può variare secondo i punti di
vista. Il voler concludere, dal fatto che un
ordine dato appaia oggettivamente meno
buono, che esso è illegittimo e contrario alla coscienza, significherebbe misconoscere,
in maniera poco realistica, l’oscurità e
l’ambivalenza di non poche realtà umane.
Inoltre il rifiuto di obbedienza porta con sé
un danno spesso grave, per il bene comune.
Un religioso non dovrebbe ammettere facilmente che ci sia contraddizione tra il giudizio della sua coscienza e quello del suo superiore. Questa situazione eccezionale
qualche volta comporterà un’autentica sofferenza interiore sull’esempio di Cristo
stesso che “imparò l’obbedienza dalle cose
che patì” (Eb 5,8)».80
La difficile autorità
28. Ma anche l’autorità può cadere nello
scoraggiamento e nel disincanto: di fronte
alle resistenze di alcune persone o comunità, di fronte a certe questioni che sembrano irrisolvibili, può sorgere la tentazione di
lasciar perdere e di considerare inutile ogni
sforzo per migliorare la situazione. Si profila, allora, il pericolo di diventare gestori
della routine, rassegnati alla mediocrità,
inibiti ad intervenire, privi del coraggio di
additare le mete dell’autentica vita consacrata e correndo il rischio di smarrire
l’amore delle origini e il desiderio di testimoniarlo.
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Quando l’esercizio dell’autorità pesa e si
fa difficile, è bene ricordare che il Signore
Gesù considera tale compito un atto
d’amore verso di Lui («Simone di Giovanni, mi ami tu?»: Gv 21,16); e diviene salutare il riascoltare le parole di Paolo: «Siate
lieti nella speranza, forti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera, solleciti per le
necessità dei fratelli» (Rm 12,12-13).
Il silenzioso travaglio interiore che accompagna la fedeltà al proprio compito, segnato talora dalla solitudine e dall’incomprensione di coloro ai quali ci si dona, diviene via di santificazione personale e
mediazione di salvezza per le persone a
causa delle quali si soffre.
Obbedienti fino alla fine
29. Se la vita del credente è tutta una ricerca di Dio, allora ogni giorno dell’esistenza diviene un continuo apprendimento
dell’arte di ascoltare la sua voce per eseguire la sua volontà. Si tratta, certo, di una
scuola impegnativa, quasi una lotta tra
quell’io che tende ad essere padrone di sé e
della sua storia e quel Dio che è “il Signore”
di ogni storia; scuola in cui si apprende a fidarsi così tanto di Dio e della sua paternità,
da porre fiducia anche negli uomini suoi figli e nostri fratelli. Cresce così la certezza
che il Padre non abbandona mai, nemmeno
nel momento in cui è necessario affidare la
cura della propria vita alle mani di fratelli,
nei quali occorre riconoscere il segno della
sua presenza e la mediazione della sua volontà.
Con un atto d’obbedienza, sia pur inconsapevole, siamo venuti alla vita, accogliendo quella Volontà buona che ci ha preferiti
alla non esistenza. Concluderemo il cammino con un altro atto d’obbedienza, che
vorremmo il più possibile cosciente e libero, ma soprattutto espressione di abbandono verso quel Padre buono che ci chiamerà
definitivamente a sé, nel suo regno di luce
infinita, ove avrà termine la nostra ricerca, e
i nostri occhi lo vedranno, in una domenica
senza fine. Allora saremo pienamente obbedienti e realizzati, poiché diremo per
sempre sì a quell’Amore che ci ha costituiti per essere felici con Lui e in Lui.
Una preghiera dell’autorità
30. «O buon pastore, Gesù, pastore buono, pastore clemente, pastore affabile, un
pastore povero e misero alza il suo grido
verso di te, un pastore debole, e inesperto e
inutile, e tuttavia un pastore, quale che sia,
delle tue pecore.
«Insegna a me tuo servo, o Signore, insegnami ti prego, per il tuo Spirito Santo, come
possa servire i miei fratelli e spendermi per
loro. Dammi, o Signore, per la tua grazia
ineffabile, di saper sopportare con pazienza
le loro debolezze, di saper condividere con
benevolenza le loro sofferenze, e aiutarli con
discrezione. Alla scuola del tuo Spirito possa
imparare a consolare chi è triste, a rafforzare
i pusillanimi, a rialzare chi è caduto, ad essere debole con i deboli, ad indignarmi con chi
patisce scandalo, a farmi tutto a tutti per salvare tutti. Metti sulla mia bocca parole vere e
giuste e gradevoli, così che essi siano edificati nella fede, nella speranza e nella carità,
nella castità e nell’umiltà, nella pazienza e
nell’obbedienza, nel fervore dello spirito e
nello slancio del cuore.
«Li affido alle tue sante mani e alla tua
tenera provvidenza, perché nessuno li rapisca dalla tua mano né dalla mano del tuo
servo al quale li hai affidati, ma possano
perseverare con gioia nel santo proposito e,
perseverando, ottengano la vita eterna, con
il tuo aiuto, o dolcissimo nostro Signore,
che vivi e regni per tutti i secoli dei secoli.
Amen ».81
Preghiera a Maria
31. O dolce e santa Vergine Maria, Tu all’annuncio dell’angelo, con la tua obbedienza credente e interrogante, ci ha dato
Cristo. A Cana Tu hai mostrato, con il tuo
cuore attento, come agire con responsabilità. Tu non hai atteso passivamente
l’intervento del Figlio tuo, ma lo hai prevenuto, rendendolo consapevole delle necessità e prendendo, con discreta autorità,
l’iniziativa di inviare a Lui i servi.
Ai piedi della croce, l’obbedienza ha fatto di Te la Madre della Chiesa e dei credenti, mentre nel Cenacolo ogni discepolo ha
riconosciuto in Te la dolce autorità dell’amore e del servizio.
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EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
Aiutaci a comprendere che ogni vera autorità nella Chiesa e nella vita consacrata ha
il suo fondamento nell’essere docili alla volontà di Dio e che ognuno di noi diviene, di
fatto, autorità per gli altri con la propria vita vissuta in obbedienza a Dio.
O Madre clemente e pia, « Tu che hai fatto la volontà del Padre, pronta nell’obbedienza », 82 rendi la nostra vita attenta alla
Parola, fedele nella sequela di Gesù Signore e Servo nella luce e con la forza dello
Spirito Santo, gioiosa nella comunione fraterna, generosa nella missione, sollecita nel
servizio ai poveri, protesa verso il giorno in
cui l’obbedienza della fede sfocerà nella festa dell’Amore senza fine.
Il 5 maggio 2008, il Santo Padre ha approvato la presente Istruzione della Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata e
le Società di Vita Apostolica e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, 11 maggio 2008, Solennità della Pentecoste.
FRANC CARD. RODÉ, C.M.
Prefetto
+ GIANFRANCO A. GARDIN, OFM CONV.
Segretario
1
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica postsinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), 1.
2 DANTE ALIGHIERI, La Divina Commedia, Paradiso,
III, 85.
3 Cf. Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e
le Società di vita apostolica, Istruzione La vita fraterna in comunità (2 febbraio 1994), 5; Congregazione
per i Religiosi e gli Istituti Secolari, Istruzione Elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa sulla
vita religiosa (31 maggio 1983), 21.
4 Cf. Codice di Diritto Canonico, can. 631, § 1; cf. Vita
consecrata, 42.
5 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 43-45; Vita consecrata, 46; 50.
6 Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le
Società di vita apostolica, Istruzione Potissimum institutioni (2 febbraio 1990), in particolare i nn. 15, 2425, 30-32.
7 In particolare i nn. 47-52.
8 In particolare i nn. 42-43, 91-92.
9 Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le
Società di vita apostolica, Istruzione Ripartire da Cristo (19 maggio 2002), in particolare i nn. 7 e 14.
10 SAN BERNARDO, De diversis, 42,3: PL 183,662B.
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11 S. BERNARDO, De errore Abelardi, 8, 21: PL
182,1070A.
12 BENEDETTO XVI, Lettera Enciclica Spe salvi (30 novembre 2007), 43; cf. Conc. Ecum. Lateranense IV, in
DS 806.
13 «Più interno del mio stesso intimo»: SANT’AGOSTINO,
Confessioni, III, 6, 11.
14 Benedetto XVI, Lettera al Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica in occasione della Plenaria, 27 settembre 2005, in Insegnamenti di Benedetto XVI, 2005, I,
Città del Vaticano, 588.
15 SAN BENEDETTO, Regola, Prologo, 3. Cf. anche
Sant’Agostino, Regola, 7; SAN FRANCESCO D’ASSISI,
Regola non bollata, I, 1; Regola bollata, I, 1; cf. Vita
consecrata, 46.
16 Codice di Diritto Canonico, can. 618.
17 Cf. CONC. ECUM. VATICANO II, Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, 14. Cf.
Codice di Diritto Canonico, can. 601.
18 PAOLO VI, Esortazione Apostolica Evangelica testificatio (29 giugno 1971), 29.
19 Cf. Evangelica testificatio, 25.
20 SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Costituzioni della Compagnia di Gesù, 84.
21 Cf. BENEDETTO XVI, Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007), 12.
22 Cf. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e Congregazione per i Vescovi, Note direttive sulle
relazioni tra i Vescovi e i Religiosi nella Chiesa Mutuae relationes (14 maggio 1978), 13.
23 Perfectae caritatis, 14.
24 BENEDETTO XVI, Omelia nella Santa Messa per
l’inizio del ministero (24 aprile 2005), in AAS 97
(2005), p. 709.
25 SANT’IGNAZIO D’ANTIOCHIA, Lettera a Policarpo 4, 1.
26 Cf. SANT’AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos 70. I. 2:
PL 36,875.
27 Cf. La vita fraterna in comunità, 50.
28 BENEDETTO XVI, Discorso ai superiori generali, 22
maggio 2006, in Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 1,
Città del Vaticano, 659; cf. Ripartire da Cristo, 24-26.
29 Cf. CONC. ECUM. VATICANO II, Costituzione Lumen
gentium, 11; Ripartire da Cristo, 26.
30 Cf. Sacramentum caritatis 8.37.81.
31 Cf. Vita consecrata, 42.
32 Cf. Mutuae Relationes, 34-35.
33 BENEDETTO XVI, Omelia della Messa crismale (20
marzo 2008), in L’Osservatore Romano, 20-21 marzo
2008, p. 8.
34 Ripartire da Cristo, 32.
35 Cf. Codice di Diritto Canonico, can. 590, § 2.
36 Cf. VC 46.
37 Vita consecrata, 70.
38 Cf. La vita fraterna in comunità, 32.
39 Cf. Codice di Diritto Canonico, cann. 617-619.
40 Codice di Diritto Canonico, can. 618.
41 Codice di Diritto Canonico, can. 618.
42 Codice di Diritto Canonico, can. 601.
43 Codice di Diritto Canonico, can. 619.
44 Infatti la comunità religiosa è protesa a conseguire e
manifestare il primato dell’amore di Dio, che è il fine
stesso della vita consacrata, e dunque anche il suo primo dovere e il primo apostolato dei singoli membri
della comunità. Cf. Codice di Diritto Canonico, cann.
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573; 607; 663, § 1; 673.
Codice di Diritto Canonico, can. 619.
Cf. Codice di Diritto Canonico, cann. 619; 602; 618.
Cf. Perfectae caritatis, 14.
Vita consecrata, 92.
Sacramentum caritatis, 15.
Cf. Vita consecrata, 42.
La vita fraterna in comunità, 51.
Cf. Perfectae caritatis, 14.
SAN BENEDETTO, Regola 3, 1.3.
Cf. Vita consecrata, 43; La vita fraterna in comunità,
50c; Ripartire da Cristo, 14.
La vita fraterna in comunità, 32.
Vita consecrata, 92.
Cf. Vita consecrata, 43.
SAN BENEDETTO, Regola 71, 1-2.
SAN BENEDETTO, Regola, 72, 4-7.
SAN BASILIO, Le Regole più brevi, 115: PG 31, 1161.
SAN BERNARDO, De consideratione, II, XI, 20: PL
182,754D.
SANTA CHIARA D’ASSISI, Testamento, 61-62.
Giovanni Paolo II alla Plenaria della Congregazione
per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica
(20 novembre 1992), in AAS 85 (1993), 905; cf. La vita fraterna in comunità, 54; 71.
La vita fraterna in comunità, 54.
SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi spirituali, 95,4-5.
Vita consecrata, 92.
Cf. Vita consecrata, 43.
Cf. La vita fraterna in comunità, 50.
Cf. La vita fraterna in comunità, 59.
SAN FRANCESCO D’ASSISI, Lettera a un Ministro, 7-10.
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Dives in misericordia (30 novembre 1980), 6.
Vita consecrata, 55; cf. Ripartire da Cristo, 31.
La vita fraterna in comunità, 70.
SAN BENEDETTO, Regola 68, 1-5.
SAN FRANCESCO D’ASSISI, Ammonizione III, 5-6.
SAN FRANCESCO D’ASSISI, Ammonizione III, 9.
Cf. PAOLO VI, Evangelica testificatio, 28-29.
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Veritatis splendor (6 agosto 1993), 64.
Veritatis splendor, 64.
Evangelica testificatio, 28.
AELREDO DI RIEVAULX, Oratio pastoralis, 1; 7; 10, in
CC CM I, 757-763..
Vita consecrata, 112.
2. Lettera della Congregazione
sull’OFS d’Italia
CONGREGAZIONE
PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA
E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA
Città del Vaticano, 18 Giugno 2008
Prot. n. 43297/98
Stimato Signor Failla,
diamo riscontro alla Sua cortese lettera
del 23 Luglio 2007, esprimendoLe la grati-
tudine di questo Dicastero per l’impegno da
Lei svolto, unitamente al Suo Consiglio, nella guida e nell’animazione dell’Ordine Francescano Secolare in Italia.
Abbiamo preso atto con soddisfazione dei
notevoli risultati ottenuti nel processo di unificazione dell’OFS italiano a livello di Fraternità regionali, pur dovendoci rammaricare
per le residue resistenze che ancora ne ostacolano l’attuazione piena a livello strutturale
in quattro Fraternità regionali.
Questo Dicastero si compiace per
l’appoggio a voi offerto dai Ministri Generali e dai religiosi del Primo Ordine Francescano e del Terz’Ordine Regolare, anche se purtroppo si deve constatare una perdurante opposizione da parte di alcuni Ministri Provinciali, opposizione che ci auguriamo cessi
al più presto. A tal fine sollecitiamo le autorità preposte ad esortare caldamente al rispetto della volontà della Sede Apostolica,
che chiede a tutti i francescani secolari italiani l’attuazione di quell’unità dell’OFS, ormai raggiunta da tempo negli altri Paesi del
mondo.
Le resistenze all’unificazione completa
da parte dei francescani secolari dissidenti,
da Lei descritte, ci sono ben note, come anche la diffusione delle loro unilaterali interpretazioni delle sentenze del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e le relative
strumentalizzazioni.
Per questi motivi, allo scopo di fare chiarezza, riteniamo necessario affermare alcuni
punti essenziali circa la natura dell’Ordine
Francescano Secolare, la sua unità e le sue
strutture.
Le componenti “obbedienziali” dell’unico Terz’Ordine Francescano Secolare (TOF)
hanno cessato di esistere, in tutto il mondo,
nel momento in cui la nuova Regola di Paolo VI e le conseguenti nuove Costituzioni
Generali hanno abrogato ogni struttura preesistente non conforme alla Regola stessa. In
effetti, le divisioni “obbedienziali”, e le corrispondenti strutture “obbedienziali”, sono
state dichiarate estinte sia dalle competenti
autorità dello stesso Ordine Francescano Secolare sia da questo Dicastero (cfr. Determinazioni della Presidenza CIOFS del 2 maggio 1995 e del 6 febbraio 1996; Decreto del-
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la Presidenza CIOFS del 10 giugno 1998;
Comunicazione ufficiale della Ministra nazionale dell’OFS d’Italia del 29 dicembre
2004; Lettere della CIVCSVA: del 1° febbraio 2001 ad Argia Passoni; del 12 luglio
2001 al Procuratore generale OFM; del 24
aprile 2002 ai Responsabili dell’«OFS Minori d’Italia»).
È opportuno ricordare che le strutture di
coordinamento regionale e nazionale del
TOF, esistenti prima della Regola di Paolo
VI, dipendevano dai religiosi e differivano
sostanzialmente da quelle definite e instaurate dalla citata Regola paolina del 1978. Esse
non furono mai oggetto di erezione canonica; in ogni caso, si ribadisce che sono state
abrogate.
La definizione giuridica e la regolamentazione della costituzione canonica delle Fraternità regionali e delle Fraternità nazionali
sono date dalla Regola di Paolo VI e dalle relative Costituzioni Generali (cfr. Reg. 20;
Cost. Gen. 1.5; 28.2; 29; 61; 65; 69), le quali hanno abrogato la Regola di Leone XIII, le
Costituzioni Generali del 1957 e tutto quanto ad esse si riferiva, introducendo in modo
vincolante l’unità organica, carismatica e
strutturale dell’OFS, come confermato anche dal Romano Pontefice Giovanni Paolo
II, di venerata memoria, e da questa Congregazione. Perciò le Fraternità regionali e le
Fraternità nazionali possono esistere solo in
forma unitaria.
Questo Dicastero ha chiaramente stigmatizzato, a suo tempo, le affermazioni di
“dissociazione” e i propositi di “separazione” più volte enunciati da parte dei dissenzienti dall’unico e solo corpo dell’OFS. A
fronte del persistere di una “separazione” in
seno all’OFS italiano, sia pur in misura ridimensionata rispetto al passato recente,
riaffermiamo nuovamente che tutte le Fraternità locali e i relativi membri che non abbiano ancora aderito all’unico OFS eretto
dalla Sede Apostolica devono confluire in
esso, con spirito di amore fraterno e di vera
comunione, senza più frapporre ostacoli e
resistenze.
Vogliamo ancora credere che sia possibile giungere alla fine di questa dolorosa vicenda in maniera fraterna, e per questo esor-
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tiamo ancora una volta chi avesse scelto la
strada della divisione a perseguire l’obiettivo
evangelico della comunione e della fraternità
strutturale attorno allo stesso carisma francescano. Questo non può ulteriormente essere
segnato da una ferita che fa torto a tanti fratelli e sorelle dell’OFS desiderosi di vivere in
fedeltà allo spirito di san Francesco d’Assisi.
La piena comunione tra tutti i membri
dell’OFS italiano sta a cuore alla Sede Apostolica, al Ministro Generale dell’OFS, ai
quattro i Ministri Generali del Primo Ordine
e del TOR, a tutta la grande Famiglia francescana. La desiderano ardentemente, in particolare, tutti i fratelli e le sorelle dell’OFS
sparsi nel mondo. Possiamo scorgere una
conferma di tutto ciò anche nell’ultima decisione del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, del 9 maggio scorso, che ha
definitivamente rifiutato, senza possibilità di
appello, la celebrazione del Capitolo elettivo, che implicitamente poteva essere intesa
come il riconoscimento di una Fraternità nazionale dell’Ordine Francescano Secolare
Minori d’Italia. Di tale decisione alleghiamo
copia, per opportuna conoscenza.
Facciamo affidamento nelle buone disposizioni che Lei dichiara nella sua lettera circa l’accoglienza dei fratelli e sorelle che finalmente vorranno rientrare nell’unico OFS
italiano. Essi dovranno essere accolti da veri
fratelli e sorelle, quali essi sono in virtù del
medesimo Battesimo e della Professione che
li ha incorporati, come voi, nell’unico «Ordine Francescano Secolare, il quale è la concorde unione di tutti fratelli e le sorelle che
promettono di vivere il Vangelo alla maniera
di san Francesco d’Assisi, rimanendo nella
loro vocazione secolare» (Rituale, Note preliminari 14 c; cfr. Cost.Gen. 42. 2).
Le chiediamo di farci pervenire, entro
sei mesi, una ulteriore precisa relazione sulla condizione dell’OFS in Italia, con
l’auspicio che il trascinarsi di una situazione che si fa sempre più insostenibile non costringa ad esercitare in maniera più ferma la
nostra autorità.
La preghiamo di trasmettere copia di
questa lettera ai legittimi responsabili delle
Fraternità Regionali d’Italia, così che essa
sia fatta conoscere a tutte le Fraternità loca-
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li esistenti in Italia. Analogamente, chiediamo ai Ministri Generali del Primo Ordine
Francescano e del TOR, ai quali questa lettera viene inviata per conoscenza, di farla
giungere ai Ministri Provinciali d’Italia, in
maniera che essa raggiunga anche tutti gli
Assistenti locali, regionali e nazionali.
San Francesco d’Assisi guidi il cammino dell’OFS italiano verso traguardi di una
sempre più appassionata e gioiosa fedeltà al
Vangelo, “regola e vita” di ogni autentico
francescano. Questo auspicio si fa particolarmente vivo nell’occasione del trentesimo
anniversario della nuova Regola dell’OFS
(24 giugno 1978).
Riceva, assieme all’attestazione della
mia profonda stima, il mio più cordiale saluto nel Signore.
FRANC CARD. RODÉ, C.M.
P. SEBASTIANO PACIOLLA, O. CIST
Sottosegretario
Prefetto
__________________________
Ill. Sig. GIUSEPPE FAILLA
Ministro Nazionale
Ordine Francescano Secolare d’Italia
e per conoscenza:
Rev.mi Ministri Generali
Fr. José Rodríguez Carballo, OFM
Fr. Marco Tasca, OFM Conv.
Fr. Mauro Jöhri, OFM Cap.
Fr. Michael Higgins, TOR
Gent. Sig.ra Encarnación del Pozo
Ministro Generale
dell’Ordine Francescano Secolare
LORO SEDI
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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
1. Omelia nella Festa
di santa Maria Mediatrice
Roma, Curia generale, 10.05.2008
MARIA: DISCEPOLA E MISSIONARIA
Ester 8,3-8.16- 17; Atti 1,12- 14; Lc 1,39- 56
Cari Fratelli,
il Signore vi dia pace!
Celebriamo oggi la festa di Santa Maria
Mediatrice, titolare di questa chiesa, della
Fraternità della Curia generale e della nostra via. La celebriamo, come ogni anno, in
famiglia, una famiglia che si allarga a quelli che hanno voluto esserci vicini in questo
giorno. Grazie di essere qui, con noi, membri di questa Fraternità, per vivere momenti di comunione attorno alla Madre, che invochiamo con il titolo di Mediatrice, così
caro alla tradizione francescana.
Della Beata Vergine Maria conosciamo
poco, ma sappiamo tutto ciò che è necessario. Ella è la donna disponibile e aperta alla
volontà del Signore, la credente che dice sì
al progetto di Dio, accogliendolo pienamente nella propria vita: «si faccia di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). A ragione Elisabetta la proclama beata per aver creduto:
«Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Maria è la donna che in ogni momento si trova
dove deve essere: a Betlemme, quando arrivano i pastori per adorare il Bambino (cf Lc
2,16; Mt 2,11), a Cana (cf Gv 2,3) e sul Calvario (cf Gv 19,25). Sarà, poi, anche nel Cenacolo, a fianco della comunità nascente (cf
At 1,14). Colei che un giorno disse sì al Signore, mantiene vivo questo sì in ogni momento, di gioia o di difficoltà. Maria è, in
questo modo, la donna fedele. È la donna del
servizio. La sua cugina è nel bisogno più di
lei e lei non esita a mettersi al suo servizio
(cf Lc 1,39.56). È lei la prima evangelista: si
mette in cammino portando la Buona Notizia, Colui che sarà il frutto benedetto del suo
seno, ad Elisabetta e a Giovanni, che è an-
cora nel ventre di sua madre (cf Lc 1,41).
Maria, la vergine credente, la moglie fedele,
la giovane fanciulla di Nazareth al servizio
di chi ha bisogno, la prima discepola e missionaria. Per questo è per eccellenza il simbolo e l’immagine della Chiesa e di quanti
scelgono di essere discepoli e missionari.
Per questo anche, come riconosce il Documento di Aparecida, è maestra di ogni discepolo e di ogni missionario.
Attraverso Maria, fattasi obbedienza alla Parola, Dio visita il suo popolo e il suo
popolo, nella persona di Elisabetta e di Giovanni, lo riconosce. La Visitazione è l’anticipazione di ciò che succederà alla fine dei
tempi, quando il Signore userà misericordia
con tutti quelli che sono sotto il segno della
disubbidienza (cf Rm 11,32) e si manifesterà come Salvatore. La Visitazione è
l’anticipo della gioia finale dell’incontro,
tanto sospirato ma ostacolato dal peccato,
tra lo sposo e la sposa, di cui ci parla il libro
del Cantico dei Cantici. Elisabetta è incinta
di due millenni di speranza, Maria porta nel
suo seno l’Eterno sperato. Nell’incontro di
Maria con Elisabetta c’è l’abbraccio dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Tutto comincia per iniziativa di Maria, la
«benedetta tra le donne» (Lc 1,42). Maria
“corre” per incontrarsi con Elisabetta per
portarle il frutto del suo seno (cf Lc 1,42).
In Oriente non è normale correre. Quando si
corre è perché qualcosa di importante è successo e si sente il bisogno di comunicarlo:
corrono i pastori, perché troveranno il Bambino (cf Lc 2,16), corrono i discepoli al Sepolcro, perché saranno testimoni della risurrezione del Signore (cf Gv 20,4), corrono i due di Emmaus, perché dovranno
comunicare ai discepoli il loro incontro con
il Risorto (cf Lc 24,33), corre Maria per incontrarsi con Elisabetta (cf Lc 1,39), perché
ha qualcosa di importante da comunicare: la
presenza in mezzo agli uomini dell’atteso
delle nazioni.
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È la dinamica della missione: chi si è incontrato con il Signore non può tenerlo per
sé, ma sente l’urgenza di comunicarlo, di
portarlo, di darlo agli altri, come afferma
Paolo quando dice: «Gaui a me, se non
evangelizzo» (1Cor 9,16). È l’atteggiamento di chi ha trovato la moneta preziosa.
Una volta trovata non esita a far conoscere
la scoperta a tutti quelli che incontra (cf Lc
15,8ss). È la risposta di chi ha estinto definitivamente la sete alla sorgente dell’acqua
della vita, come la Samaritana (cf Gv 4,4ss).
Allora la sete appagata si converte in messaggio (cf Spc 17). E sempre nella gioia e
nella letizia. Il racconto della Visitazione
trasmette gioia, trasmette letizia: Giovanni
esulta nel ventre di sua madre (cf Lc
1,41.44), Elisabetta esulta per la visita di
Maria (cf Lc 1,42), Maria canta le meraviglie del Signore (cf Lc 1,46ss). E il deserto
di Giuda si trasforma nel giardino del Cantico dei Cantici. La gioia fa parte dell’incontro autentico, del ritrovamento di qualcosa di prezioso e, quindi, della missione,
dell’annuncio e della testimonianza.
Il testo evangelico che abbiamo ascoltato ci pone davanti alla nostra responsabilità
di far conoscere agli altri, come fece Andrea, chi è Colui che abbiamo incontrato (cf
Gv 1,41); come fece Paolo, chi è Colui che
ha conquistato il nostro cuore; come fece
Francesco, chi è Colui al quale ci siamo
consegnati e ci siamo proposti di seguire
“più da vicino”, Colui che dà senso alle nostre vite, fino al punto da esclamare con
l’Apostolo: «non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me» (Gal 2,20). È giusto,
quindi, chiedersi qual è il ritmo della mia
vita? Gioioso o stanco? Motivato o demotivato? Chi mi vede si rende conto del tesoro
che porto dentro? Vivo la mia vita da Frate
Minore con la passione tipica di chi si è lasciato incontrare da Cristo? Sono capace di
trasmettere la bellezza della sequela di Cristo? Dicono che il volto è manifestazione
del cuore. Ricordiamolo una volta di più:
una sequela triste è una triste sequela; così
come una sequela gioiosa è la miglior testimonianza di una vita in pienezza.
In questo giorno, vigilia di Pentecoste,
Maria ci invita, in primo luogo, ad accoglie-
re lo Spirito, a riempirci dello Spirito, per
uscire dai nostri “chiostri” chiusi dalle paure, dalle false sicurezze, dagli egoismi… e
andare incontro all’altro, per condividere
con lui ciò che i nostri occhi hanno visto, ciò
che le nostre mani hanno toccato e ciò che fa
ardere il nostro cuore: Cristo, il Figlio dell’Altissimo, il frutto benedetto del ventre di
Maria, Madre e Vergine. Tenendo presente
la prima lettura, anche noi siamo invitati ad
“intercedere” per il nostro popolo, per quelli che soffrono, a dare voce a chi non ha voce, a metterci al servizio degli ultimi e dei
più bisognosi. Anche noi, come Ester e come Maria, davanti alla situazione di Elisabetta o a Cana di Galilea, non possiamo incrociare le braccia di fronte alle situazione
dei chiostri dimenticati, dei «chiostri inumani, dove la bellezza e la dignità della persona sono continuamente offuscate» (Sdp 37).
Cari Fratelli, facciamo festa ed esultiamo di gioia, come il popolo che grazie alla
mediazione di Ester è stato liberato dallo
sterminio. Usciamo da questa celebrazione
con il cuore ricolmo di letizia, perché in
Maria anche per noi è spuntata la luce.
Usciamo, mettiamoci in stato di missione,
come Maria, che oggi invochiamo come
Mediatrice. Sia lei ad accompagnarci nel
nostro cammino.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
2. Omelia nella veglia di preghiera
delle Case dipendenti
dal Ministro generale
Roma, Collegio S. Isidoro, 10.05.2008
UNA FAMIGLIA UNITA IN CRISTO
Cari Fratelli,
celebriamo questa sera con tutta la Chiesa il compimento della Pasqua nel grande
dono del Risorto, lo Spirito Santo, lo Spirito Creatore, che è Signore e dà la vita. È Lui
che ci ha riuniti in questa chiesa e fa di noi
un solo corpo, una sola famiglia, una vera
fraternità, in cui le nostre differenze di lingua, razza, cultura, carattere, talenti e qua-
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lità invece di essere motivo di divisione, si
armonizzano, rendendo più ricca e più bella la nostra vita quotidiana. Sia questa santa
unità il primo frutto di questa Pentecoste
che stiamo celebrando. Rinnoviamo, pertanto, il nostro impegno ad essere «una famiglia unita in Cristo» (ES II,25) nella quale ci si scopre tutti fratelli, figli di un unico
Padre, chiamati a mantenere saldo il vincolo di questa unione con l’obbedirsi e il servirsi a vicenda.
Il nostro stare qui è insieme testimonianza e ringraziamento per questa vita nuova,
che nello Spirito ci è stata donata. Una vita
da figli di Dio, che per noi si realizza nel seguire le orme di Cristo, secondo quel carisma
che lo stesso Spirito ha suscitato a Francesco
otto secoli fa e continua a suscitare oggi nel
cuore di ciascuno di noi. In questo cammino
verso l’ottavo centenario celebriamo, allora,
con stupore e gratitudine il dono della nostra
chiamata alla santità, il dono della nostra vocazione, la gioia di essere Frati Minori e di
avere lo Spirito Santo come ministro generale del nostro Ordine (cf 1Cel 193).
Mettiamoci in ascolto delle Sue parole,
che sono spirito e vita (cf 2Lf 3), perché sia
lui ad insegnarci la «sapienza che viene dall’alto», che è «pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti» (Gc 3,17-18), così che anche noi possiamo diventare sapienti, cioè «miti, pacifici e
modesti, mansueti e umili» (Rb 3,11), come
abbiamo promesso al Signore il giorno della nostra professione. Disponiamoci ad accogliere lo Spirito, per diventare anche noi,
come aveva profetizzato Gioele, uomini
dello Spirito, profeti per i nostri fratelli e le
nostre sorelle, aiutandoli a discernere alla
luce del Vangelo i segni dei tempi. Lasciamoci guidare da Colui che fa «nuove tutte le
cose» (Ap 21,5), perché la nostra fedeltà sia
creativa, perché la nostra vita continui ad
essere una ricchezza per la Chiesa e per il
mondo. Quanto sono ancora valide, anche
per noi oggi, le parole di Paolo VI: «Ci siamo chiesti più volte quale bisogno avvertiamo, primo e ultimo, per questa nostra Chiesa benedetta e diletta... Voi lo sapete: lo Spirito Santo! La Chiesa ha bisogno della sua
perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel
233
cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo. La Chiesa ha bisogno d’essere
tempio di Spirito Santo» (Udienza generale, 29 novembre 1972). Facciamo delle nostre Case dei luoghi dove regna «lo Spirito
della santa orazione e devozione, al quale
devono servire tutte le altre cose temporali»
(Rb 5,2), dei luoghi in cui chi è assetato di
Dio possa incontrarlo, delle autentiche
scuole di preghiera, esperte nella lettura
orante della Parola.
Chiediamo per questo al Signore la grazia
di rinnovare la nostra la nostra alleanza, la
nostra appartenenza a Lui che per noi è «tutto, nostra ricchezza a sufficienza» (LodAl 5).
Faccia scendere di nuovo il suo fuoco su di
noi, come fece con Mosè sul monte Sinai e
con gli apostoli riuniti nel Cenacolo, e sia
“luce all’intelletto” e “fiamma ardente nel
cuore”, perché lo possiamo portare agli uomini e alle donne di oggi, soprattutto a quelli che vivono nella sofferenza, che non riescono a trovare motivi di speranza, che sono
deboli, emarginati e discriminati. Sia la nostra parola per loro quella del Paraclito e del
Consolatore, e lo Spirito, che è il Padre dei
poveri, ci doni di «essere sempre lieti quando ci troviamo tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada» (Rnb
9,2), accogliendo sempre con bontà chiunque si rivolge a noi «amico o avversario, ladro o brigante» (Rnb 7,14).
E mentre viviamo in un mondo così segnato dalle disuguaglianze, dall’odio, dalle
violenze e dalle discordie, che rendono ancora più strazianti il gemito e la sofferenza
della creazione, consapevoli della nostra
impotenza di fronte a tutto ciò, ci abbandoniamo allo Spirito che «viene in aiuto della
nostra debolezza» (Rm 8,26). Fratelli, non
esitiamo ad accostarci a questa sorgente
inesauribile di grazia che Cristo ha fatto
sgorgare per noi (cf Gv 7,38), perché ci santifichi e ci renda suoi testimoni di misericordia e di verità, di giustizia e di pace.
Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi
fedeli e accendi in noi il fuoco del tuo amore!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
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3. Saludo en el Encuentro
de los Presidentes
Roma, Curia General, 12.05.2008
DISCÍPULOS Y MISIONEROS
Queridos hermanos Presidentes: Sed
bienvenidos a este quinto encuentro de Presidentes de las Conferencias de Ministros
Provinciales en este sexenio. El Señor os dé
la paz.
Cada año, durante este sexenio, el Ministro general y su Definitorio hemos querido compartir con vosotros el camino de la
Orden, sus proyectos, sus alegrías y sus preocupaciones. Con los Presidentes hemos
compartido el itinerario del VIII Centenario
de la fundación de nuestra Orden, la renovación de la Curia general, las obras a realizar en San Antonio, San Isidoro, y el antiguo orfanato, así como la economía de la
Curia general y otros temas de interés para
la Fraternidad universal. Vuestra participación activa y propositiva ha sido siempre
una gran ayuda para el Definitorio general
y para mí personalmente. Gracias por ello.
En nombre propio y del Definitorio general:
gracias por haber venido, también este año.
Los temas de este encuentro nos vienen
dados por las circunstancias en las que se
celebra: La tercera etapa de la celebración
del VIII Centenario de la fundación de
nuestra Orden y la preparación al próximo
Capítulo general. Deseo también compartir
con vosotros alguna otra reflexión sobre la
Orden.
1. La tercera etapa del itinerario del
VIII Centenario de la fundación
de la Orden
Esta etapa tiene como tema: Celebrar el
don de la vocación. Como he repetido en
diversas ocasiones, y como bien sabemos,
celebrar significa ser conscientes del don
que recibimos, situarnos ante él en actitud
de estupor y maravilla. Significa también
restituir con las palabras y las obras el don
de nuestra vocación a aquel de quien la hemos recibido, y a los demás, particularmente a los más pobres, a quienes hemos sido
enviados.
Estos aspectos nos sitúan ante el desafío
de dar cada día más calidad evangélica a
nuestra vida y a nuestra misión, siendo
conscientes que la calidad de nuestra misión está unida íntimamente a la calidad de
nuestra vida. No podemos separar vida y
misión, o si queremos: para ser misioneros
hemos de ser discípulos y el ser discípulos
nos lleva, necesariamente, a ser misioneros.
La calidad evangélica de vida a la que
estamos llamados nos pide fundar nuestras
vidas en el Evangelio de nuestro Señor Jesucristo, en obediencia, sin propio y en castidad” (Shc 38). Más concretamente, la calidad evangélica de vida , para nosotros, pasa
por cuanto sigue:
– una vida de fe que sea “fuente absoluta
de nuestra alegría y de nuestra esperanza, de nuestro seguimiento de Jesucristo,
de neustro testimonio al mundo” (Shc
18);
– poner el Evangelio en el centro de nuestras vidas, como “fuerza sanadora y liberadora” (Shc 15), y por asumir como primera responsabilidad personal la de cuidar el propio crecimiento vocacional (cf.
Shc 53);
– unas relaciones interpersonales auténticas y sanas con los miembros de la fraternidad, ya sea local, provincial, o universal, nutridas de diálogo, aceptación
del otro, particularmente del que es distinto (cf. Shc 22), y de la comunicación
auténtica y profunda que parte del corazón y nos lleve a escuchar “a quienes están alrededor de nosotros” y a pronunciar “nosotros mismos lo que llevamos
dentro” (Shc 43);
– una fraternidad donde se testimonie la
igualdad entre hermanos laicos y clérigos (cf. Shc 53), y donde se desarrolle
“una cultura de acompañamiento fraterno, de corrección, de perdón y de reconciliación a través de prácticas específicas
de solidaridad común” (Shc 53);
– por nuestro testimonio de minoridad:
“ser menores entre los menores de la tierra” (Shc 30), y por “abrazar más decididamente la liminalidad de la vida religiosa y habitar la marginalidad como
consecuencia de nuestra identidad fran-
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ciscana”, como nos pidió el Capítulo general extraordinario 2006 (Shc 33);
– por la evangelización y la misión, que
nace de la sed saciada en el encuentro
con Cristo, que se transforma en mensaje (cf. Shc 17), que ha de poner a puebla
“nuestra capacidad de entregar y entregarnos gratuitamente a los otros” (Shc
22). Una misión y evangelización que, a
decir del documento final del Capítulo
general 2003, ha de situarnos en “los
claustros olvidados, los claustros infrahumanos donde la belleza y la dignidad de la persona son continuamente
mancilladas” (Sdp 37); y que en palabras
del documento final del Capítulo 2006
nos debe llevar a “no dejarnos encerrar
en las fronteras creadas por las ideologías de turno” (Shc 37);
– por la formación que recibimos y damos,
sabiendo que en ella nos jugamos el presente y el futuro.
Todo esto será posible si nos mantenemos vigilantes, “mendicantes de sentido”
(Shc 6) de la mano de la Palabra, “luz para
nuestros pasos” (Sal 118, 105), si nos mantenemos en camino, para poder, así, tener
una mejor comprensión de la propia vocación” (Shc 10), si permanecemos en permanente discernimiento (cf. Shc 35, si nos vamos desvistiendo poco a poco del desencanto, así como del pragmatismo
superficial y de los fáciles idealismos”, dejándonos habitar por la tensión esperanzadora del Reino (cf. Shc 9).
Como Presidentes os pido que animéis y
promováis en vuestras Conferencias una
evaluación de los lugares, de los ministerios
y de las situaciones en que trabajan y viven
los hermanos (cf. Shc 51. 58), de tal modo
que las Entidades de vuestras Conferencias,
y los hermanos que las componen, se sitúen
en constante actitud de discernimiento, para distinguir lo que viene del Espíritu y responde a nuestra forma de vida, y lo que le es
contrario (cf. VC 73). Ayudad a los hermanos de vuestras Conferencias a tomar conciencia de la situación en la que se encuentran (Shc 49, 3). No reduzcáis vuestro servicio a aspectos meramente técnicos y
burocráticos. Sed verdaderos animadores
235
de la calidad evangélica de vida de los hermanos.
2. Misioneros en el corazón del mundo
Como bien sabéis es el tema elegido por
el Definitorio general para el próximo Capítulo general del 2009, y sobre el cual se pedirá a las Conferencias una reflexión. Por mi
parte deseo subrayar algunos elementos que
me parecen importantes. Llamados para estar con Jesús y predicar (Mc 1, 13-14), los
Hermanos Menores hemos sido enviados al
“claustro del mundo” para proclamar que no
hay otro omnipotente sino Él (cf. CtaO 9).
La Iglesia nace para la misión, que tiene
su origen en el Padre (que envía), es realizada por el Hijo (el enviado), y tiene la fuerza del Espíritu Santo (que guía y dinamiza
todo el proceso misionero). La Iglesia no
puede desentenderse del mandato de Jesús
a los Doce: “Dadle vosotros de comer” (Mc
6, 37), que tiene un significado mucho más
amplio que el darle pan a las multitudes. La
misión no es una cuestión facultativa para la
Iglesia. Negar la misión sería negar la naturaleza misma del ser cristiano: “¡Ay de mi si
no evangelizo!”.
Quien cree y vive, está llamado a dar. Ésta es la dinámica profunda de la misión. Por
eso hemos de decir que la misión es la prueba de la fe: “Quien ha encontrado a Cristo
no puede retenerlo para sí solo” (NMI 40)
Dentro de la Iglesia, la vida consagrada
tiene como tarea propia el anuncio de Cristo a las gentes. La misión, particularmente
la misión ad gentes, “depende sobre todo de
los consagrados y de las consagradas que se
comprometen a hacer llegar el mensaje del
Evangelio a la multitud creciente de los que
lo ignoran” (CdC 37).
En este contexto hemos de repetir, una
vez más, que la Orden de los Hermanos
Menores somos una Orden no sólo de predicadores del Evangelio (cf. 2R 10), sino
también misionera en el sentido estricto de
la palabra. La misión ad gentes ha caracterizado nuestra Fraternidad desde sus orígenes (cf. 1R 12, 1-2). Ir y anunciar a Jesucristo a todas las gentes, en todo el mundo,
es una parte integrante de nuestra vocación,
una exigencia de nuestro carisma.
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Para un Hermano Menor la misión ad
gentes es la máxima expresión de “restitución”: Frente a un Dios Padre que nos hace
partícipes de la plenitud de la vida en Cristo (cf. Jn 10, 10), nos sentimos urgidos a hacer partícipes a los demás de este mismo
don. “Nada de vosotros retengáis para vosotros mismos a fin de que enteros os reciba el que todo entero se os entrega” (CtaO
29). El Hermano Menor es misionero más
por vocación personal, que por necesidad
pastoral. Aunque no hubiera necesidades
pastorales, el Hermano Menor tendría que
ser misionero. La misionariedad del Padre
que se hace concreta en el Hijo, nos estimula a salir de nosotros mismos, también de
nuestros “claustros” y territorios cristianos,
para ir entre y llevar a todos la Buena Noticia a todos, cristianos o no, superando cualquier tipo de barrera cultural, geográfica o
religiosa.
¿Qué entendemos por misión?
Entre los muchos conceptos de misión
deseo tomar el que nos ofrece Don Helder
Cámara, pues creo que sintetiza bien algunos
aspectos de la misión. Dice Don Helder Cámara:”Misión es partir, dejarlo todo, salir de
uno mismo, romper la costra de egoísmo que
nos encierra en nuestro yo. Es parar de dar
vueltas en torno de nosotros mismos, como
si fuésemos el centro del mundo y de la vida.
Es no dejarnos bloquear por los problemas
de nuestro pequeño mundo: la humanidad es
mayor. Misión es siempre partir, pero no devorar quilómetros. Es, sobre todo, abrirse a
los otros como hermanos, descubrirlos y encontrarlos. Y si para encontrarlos y amarlos
es necesario atravesar los mares y volar en
los cielos, entonces misión es partir hasta los
confines del mundo”.
La misión de la que estamos hablando
tiene unas exigencias bien concretas:
– ser discípulos, pues sólo quien se ha encontrado con él puede comunicarlo a los
otros;
– disponibilidad a salir de nuestro mundo,
siempre pequeño. La humanidad que espera nuestra presencia misionera y sus
necesidades son más grandes que las de
nuestro mundo;
– capacidad de dialogo con el mundo, par-
ticularmente con los territorios de misión dominados por el secularismo y el
relativismo, lo que a su vez exige una
buena preparación intelectual, y un conocimiento adecuado de nuestro patrimonio cultural;
– salir, partir, exige “despojarse”, ir en actitud de minoridad, dispuesto a un verdadero encuentro con el otro, lo que comporta dar, pero también recibir;
– nuestra misionariedad sólo tiene un límite: los confines del mundo. No puede haber barreras que la impidan.
Os pido que promováis una reflexión en
vuestras Conferencias sobre el tema de la misión, evangelización y diálogo con el mundo,
no sólo como preparación al próximo Capítulo general, sino también porque de las respuestas que demos a todo ello depende tanto
nuestro futuro y ya nuestro presente.
3. A vuelta con las cifras
Los periodistas siempre me pregunta:
¿Cuántos son los Hermanos Menores en el
mundo? La Orden, ¿crece o disminuye? No
voy a detenerme ahora en el análisis de los
números, ya que pienso hacerlo en mi Informe al Capítulo general, como han hecho
mis predecesores, pero sí quiero llamar
vuestra atención sobre ellos. Os invito a
analizarlos serenamente, para no engañarnos fácilmente y con “slogans”. Es verdad
que la tendencia a la disminución no es de
ahora. En nuestra Orden comenzó en los
años 50, pero ha llegado el momento de enfrentarnos a los números, pues es curioso
que mientras tenemos un número grande de
novicios, la Orden siga con una marcada
tendencia a la baja. ¿Qué está sucediendo?
Es verdad que lo que salvará nuestra vida y misión es la calidad de vida, por ello
empecé señalando este aspecto como prioritario, pero también es verdad que es difícil
de entender cómo mientras los números disminuyen y la edad aumenta, sigan aumentando considerablemente el número de las
casas y de actividades, sobre todo de parroquias. El Evangelio nos invita a edificar sobre bases sólidas, pues de lo contrario la casa se derrumba, y a fuerzas contamos antes
de dar batalla, pues de lo contrario las sor-
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presas pueden ser grandes. Hemos de asumir el redimensionamiento con todo lo que
de negativo pueda parecer y con todo lo positivo que ciertamente tiene. No se trata sólo de cerrar, sino que a veces tendremos que
cerrar para abrir.
Mi tercera petición a vosotros, queridos
hermanos Presidentes, es la de promover en
vuestras Conferencias un análisis de la situación vocacional y de las actividades
apostólicas que estamos asumiendo. Para
ello se puede partir de la estadística. Puede
ser un dato significativo.
Conclusión
Todo lo que acabo de señalar exige lucidez y audacia. Lucidez para un análisis acertado de la situación, audacia para tomar las
medidas oportunas y, de este modo, pasar de
lo bueno a lo mejor. Sé que vuestro trabajo
no siempre es fácil. Conozco bien la situación de autonomía de cada Entidad. Sé también que el trabajo de los Ministros provinciales, a los que vosotros representáis en este encuentro, tampoco es fácil. Pero hemos
de seguir dando pasos para caminar juntos en
una revitalización de nuestra vocación y misión. Esta es la gran urgencia del momento.
A vosotros y a los Ministros provinciales, así
como a todos los hermanos que se apunten,
sin tregua, a esta “marcha en favor de la revitalización” de nuestra vida y misión, mi
gratitud y mi apoyo incondicional.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
4. Omelia nell’Incontro con i Presidenti
delle Conferenze dei Ministri provinciali
Roma, Curia generale, 14.05.2008
RIMANETE NEL MIO AMORE
Atti 15,17.20-26; Sal 112; Gv 15, 9-17
Cari Fratelli,
il Signore vi dia pace.
Al termine dell’incontro dei Presidenti
delle Conferenze dei Ministri provinciali
con il Ministro generale e il suo Definitorio,
237
la liturgia propone alla nostra attenzione la
figura di san Mattia apostolo. Mattia,
l’uomo che, per un misterioso disegno divino, occuperà il posto lasciato da Giuda e
sarà per sempre associato al numero dei
Dodici.
Le letture che abbiamo appena ascoltato,
proprie di questa celebrazione, ci permettono ci continuare ad approfondire uno dei temi che ci ha occupato in questi giorni e che
ci occuperà, in modo particolare, in questo
anno di preparazione e celebrazione del Capitolo generale 2009, quello della missione
evangelizzatrice.
Partendo dalla prima lettura rileviamo un
criterio ben preciso per eleggere il successore di Giuda: aver fatto esperienza con Gesù
fin dall’inizio della sua vita pubblica ed essere stato testimone della sua risurrezione.
La missione dell’apostolo si unisce, così,
indissolubilmente alla sua esperienza di discepolo, in modo che egli possa annunciare
ciò che ha udito, visto, contemplato, toccato. Nella vita dell’apostolo è fondamentale
questa sequenza indicata da san Giovanni
nella sua prima lettera (cf Gv 1,1-2). Per
questo motivo, come non si può parlare di
vocazione al discepolato senza missione,
così non si può parlare di missione senza
vocazione al discepolato.
Da quando Gesù ha chiamato i Dodici
per stare con lui e inviarli a predicare (cf Mc
3,14), l’identità di quanti seguono il Signore comporta di fare esperienza dello stare
con Lui, di condividere la sua vita, per poter
essere missionari e predicare il Vangelo.
Poiché il Vangelo non è un’ideologia ma
una forma di vita, sarà possibile essere missionari, annunciare il Vangelo, nella misura
in cui si è discepoli. A questo riguardo è significativo come Francesco nella Lettera a
tutto l’Ordine parli del mistero della missione evangelizzatrice in chiave di testimonianza, unendo la parola alla vita: «poiché
per questo vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di
lui con la parola e con le opere» (LOrd 9).
Discepoli e missionari. Questi due elementi, o dimensioni costitutive dei discepoli del Signore, sono inseparabili. Si sta con
il Signore per annunciare la Buona Novel-
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la, che è il Signore stesso, e di conseguenza
si annuncia il Vangelo nella misura in cui si
sta con il Signore.
Così, la missione evangelizzatrice è frutto di un incontro personale con il Cristo, che
si fa permanente sequela nella missione
evangelizzatrice e questa, a sua volta, è un
invito che coinvolge gli altri nella stessa sequela. È il caso di Andrea (cf Gv 1,41-42),
di Filippo (cf Gv 1,45), di Paolo (cf At
9,27), di Francesco e di tanti altri “Francesco” di ieri e di oggi.
Tutto parte da un incontro di amicizia da
parte di Gesù con il futuro discepolo e missionario: «io non vi chiamo più servi… ma
vi ho chiamati amici» (Gv 15,15), «non siete voi che avete scelto me, ma sono io che
ho scelto voi» (Gv 15,16). La missione
evangelizzatrice diventa, così, camminare
all’interno di un rapporto personale, contemplativo e trasformante, di familiarità
con Colui che chiama a condividere la propria vita, gli atteggiamenti e la missione (cf
Mt 4,18- 19). Il missionario è chiamato a dire con Paolo: «non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me» (Gal 2,20). Solo la sete
appagata si trasforma in annuncio, come nel
caso della Samaritana (cf Spc 17).
Se non vogliamo essere semplici maestri
del Vangelo, ma anche suoi testimoni, vocazione e missione sono due dimensioni
chiamate a camminare costantemente per
mano e a crescere unite. Il divorzio tra le
due sarebbe incomprensibile e l’una senza
l’altra sarebbe sterile. La missione, infatti,
non è un’attività della sequela, ma sua parte integrante, ciò che fa che tutto nella vita
del discepolo, nella nostra vita, abbia una
dimensione apostolica: preghiera, vita fraterna, evangelizzazione…
Questo però comporta di rimanere nel
Signore, come si dice diverse volte nel Vangelo che abbiamo ascoltato. Non è solo questione di fare un’esperienza puntuale di incontro con il Signore, ma di rimanere nel
suo amore (cf Gv 15,9), se vogliamo dar
frutto. Come il tralcio deve rimanere unito
alla vite (cf Gv 15,1-8), così il discepolo deve rimanere unito a Cristo, perché la sua vita e la sua fatica non siano sterili (cf Apostolicam actuositatem 4).
È relativamente facile fare un’esperienza puntuale di incontro con il Signore. È facile proclamare in un momento di entusiasmo, come Pietro: «anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò» (Mt 26,35). Il
difficile è rimanere nel Suo amore, osservando la Sua parola, tutti i giorni, quelli di
festa e quelli feriali! Il difficile per la nostra
generazione è coniugare nella vita il verbo
rimanere! Quante volte lo abbiamo sperimentato anche noi!
Il Vangelo di oggi ci invita a rimanere, ci
invita alla fedeltà. Una fedeltà che si manifesta nell’osservare i Suoi comandamenti (cf
Gv 15,9s). Non si tratta di un rapporto puramente sentimentale – «non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei
cieli» (Mt 7,21) – ma di osservare la Parola
ascoltata (cf Lc 11,28). La sequela del Signore non si può basare sulle sabbie mobili
del sentimento, ma sulla fede salda e sull’impegno deciso – «con fede salda e volontà
decisa» (CCGG 5,2) diciamo nella formula
di professione – di vivere la parola del Signore. Questo potrebbe risolvere equivoci
nella vita spirituale, soprattutto nelle notti
oscure e nei periodi di aridità. Il termometro
che misura la temperatura della nostra adesione esistenziale a Cristo non è solo il cuore, ma soprattutto la nostra ferma volontà,
sempre accompagnata dalla fede, di rimanere nel suo amore. osservando la Sua parola.
Cari Fratelli, lasciamo che questa Parola
risuoni ancora e ancora nei nostri cuori: «rimanete nel mio amore», «rimanete nel mio
amore».
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
5. Letter to all Ministers and Custodes
Prot. 099168
Rome, 12th June 2008
Dear Brothers,
may the Lord give you Peace!
On initiating the works of restructuring
the General Curia and on asking all the Entities of the Order for voluntary contribu-
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tions, I promised you that I would inform
you of all monies received and the expenditure made at the end of the said restructuring. During the tempo forte of July, the
General Definitory examined and approved
the definitive balance sheet of the work of
restructuring of the Curia and so I can now
fulfil the promise which I made at the beginning.
As you can see in the attachment, what
we received from the Entities of the Order
came to 4,593,885.41 Euro. In addition to
this amount, another 1,791,476 Euro was
received from other donors. The total income, therefore, was 6,385,363.41 Euro.
The total expenditure came to 5,790,373
Euro. A surplus of 594,990 Euro remained.
This amount was transferred to the fund to
help meet the costs of the new works approved by the General Definitory, and
which are being carried out at the moment.
The expenditure of the work on the garden
of the Curia were not included in the budgets because they were unforeseen. One of
our Provinces is defraying all the costs incurred by the said remodelling.
In the attached account I do not give the
details of the amount contributed by each
Entity. The General Definitory believed it
was better to do it by Conferences, to avoid
any comparisons between on Province and
another. Besides, some contributions
reached the Bursar General as contributions
from the Conferences, without specifying
what each Province gave. However, everything is detailed in the Bursar General’s Office so that if of any one of you wishes to
ask for detailed information it can be given
to him at any moment.
The information on the expenditure is
given in global figures for the 11 main areas. The details of all payments made are also kept at the Bursar General’s Office. Any
of the Ministers can have access to these
records at any time. In addition to the
amounts paid, the percentage of the total,
the amount approved by the General Definitory and the difference, both positive and
negative, are specified in the page on expenditure. We always tried to adhere to the
budget approved by the General Definitory,
239
but it was not always possible. The difference is of 330,295 Euro. Taking into account the volume of work, the difference
seems reasonable to us.
I would like to end this letter of information by thanking you for your fraternal collaboration. Without it, a work of similar restructuring would never have been possible.
102 Entities collaborated, each according to
its possibilities. I personally am very
pleased that the restructuring of the Curia
has be the work of all. Thank you, and may
the Lord reward greatly for your generosity.
I am available to you for any further information, as is the Office of the Bursar
General.
Fraternally,
BR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Minister General
6. Homily on the occasion of the 25th Anniversary of “Africa Project”
Nairobi, Kenya, 24.06.2008
Dear Brothers,
May the Lord give you peace.
A fairly large group of missionary Friars
from various areas of the world, sent by the
then Minister General, Br. John Vaughn,
reached this vast region, which embraces 9
countries, in 1983, with the clear aim of implanting the franciscan charism. Today, the
24th of June 2008, we joyfully celebrate the
25th Anniversary of that providential event.
We do so on the solemnity of the Birth of
John the Baptist, which offers us a further
motive for celebration and reflection. Those
missionaries, like John the Baptist, were
sent to this region to prepare a people well
disposed to accepting the Good News and
to living the Gospel in the way suggested by
the Holy Spirit to the Poverello of Assisi. It
was an event blessed by the Lord and by our
Seraphic Father, St. Francis of Assisi. In
fact, from that announcement and that testimony the “St. Francis of Assisi” Province in
Nairobi arose and, concretely, shows the
African face of Franciscanism.
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Dear Brothers, we, with a heart full of
gratitude, have come from Rome to celebrate with you in communion whith the universal Fraternity of Friars Minor. It is important for us all to recall the past: we find,
in these 25 years of the life and testimony of
the franciscan charism, powerful reasons
for living the present with passion and enthusiasm and for opening up to the future
with audacity.
Our first thoughts go to the Friars whom
the Lord gave us and who constituted our
roots, the first martyrs who irrigated the territory of the Province with their blood,
making it fertile: Br. Georges Gashugi, Br.
Vjeko Curic and Br. Kevin Lawlor; those
who have ended their journey of faith and
now await the crown of justice: Br. Conrad
Schmdke, Br. Gerard Mortyn, Br. Antonio
Biafora, Br. François Simon Perret, Br. Leandre Poirier, Br. Paschal Gallagher, Br.
Augustin Paré, Br. Etiene Jacomy, Br. Roy
Corrigan and Br. Dacian Bluma.
Our memory, then, becomes a rediscovery of the meaning of this franciscan Entity
in East Africa. The Province, in a region so
tortured by tensions and conflicts, very dramatic at times, and in its richness of diversity, internationality and inter-culturality, is
a sign of that gospel fraternity so wished for
by Francis in order to draw all men and
women into one family of brothers and sisters who receive, accept and approach each
other because they are children of the one
Father and are brothers and sisters in Christ.
Such a fraternity not only constitutes the
most significant picture of your Province,
but is a challenge for the present and the future. In the context of your region it can represent a new orientation for human society
based on the dignity of the person and on
the appreciation of the “riches” of all the
Friars; a sign of the goodness of God present in all cultures and a new possibility to
contemplate the face of God in every man
and woman, independently of race or language.
The memory of the past 25 years, finally,
allows us to look with serenity at the present and, in that way, to open up with clarity and audacity to the future, not without
numerous and cogent challenges. Today,
more than half the Province is composed of
young African Friars from all backgrounds,
to whom is entrusted the fate of the
Province and the rooting of the spirituality
and vision of mankind and of the world of
Franciscanism in your region. So, celebrating an event which has given rise to such a
fascinating evangelical-franciscan adventure, as your lives, Fraternities and Province
are, prompts us to identify the best ways to
have such an adventure remain fascinating
for future generations also. It is evident that
such a commitment involves the Provincial
Fraternity, the local fraternities and the individual Friars. I am sure that you will find
the way and the strategies necessary to give
consistency and future to your jubilee celebration. I, on my part, recommend that in
the reflection and planning of the life and
mission of the Franciscans in Africa today,
you should:
– promote the quality of life and of the evangelical-franciscan testimony by living the
Gospel of Our Lord Jesus Christ according to the Rule and our General Constitutions with fidelity and coherence;
– dedicate time and energy to constant ongoing formation, understood as continuous personal and communal conversion,
by taking care of all the aspects of life
and of the mission, especially in a constant confrontation with the Word, so
that the fraternities may become centres
that are radiating a living franciscan spirituality to African men and women and
may be favourable places for receiving
those who desire to share our project of
life;
– offer a serious and specific initial formation to all those who enter to form part of
our Family, with the aim of forming
African Friars Minor, taking into account the gifts and the charisms of each
Friar;
– pay special attention to vocational pastoral care by proposing the entire franciscan charism in all ambiences, of the
city and university, as a proposal of
meaning and process for the building of
the “civilisation of love”;
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– take care of the culture of work, keeping
in mind the exhortation of Francis: “Let
the Friars work with fidelity and devotion”, and as a grace and means of supporting the needs of the fraternity and to
provide for the needs of the poor;
– never forget the commandment to “set
out into the deep” in order to announce
the message of the Gospel to all in the
conviction that it is a question of our
“reason for being”, in accordance with
our charism and the law of inculturation
into African sensitivities;
– aim at an ever broader and convinced inter-provincial and inter-obediential collaboration in order to face up to the evermore demanding challenges of formation, culture, evangelisation and the
promotion of peace and reconciliation.
These seem to me to be the essential
things to do, without neglecting the other
aspects, so that the memory of what has
happened before, through the goodness of
the Father of mercies and through the generosity of many Friars, may become a stimulus for a new beginning in this Entity and
for an ever better and “visible” service to
the Church in Africa and to the men and
women of your great region.
May the Lord, who has already blessed
you in your journey of the past, be a light
and guide to you steps towards the future!
BR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM,
Minister General.
7. Carta a las Hermanas de la Orden de
la Inmaculada Concepción
Roma, 1 de julio de 2008
EN FIDELIDAD CREATIVA
Queridas hermanas de la amada Orden
de la Inmaculada Concepción de Santa Beatriz de Silva, llegue a todas y a cada una de
vosotras mi fraterno y cariñoso saludo con
las palabras reveladas por el Altísimo al Padre San Francisco: El Señor os dé la paz
(Test 24).
241
Todavía está muy vivo en mi corazón el
recuerdo del encuentro que tuvimos en Toledo del 24 de mayo al 4 de junio de este
año. ¡Cuántas veces me sentí en la obligación de agradecer al Señor la gracia de tal
encuentro, durante y después de su celebración! ¡Cuántas veces brotó y todavía sigue
brotando de mi corazón y de mis labios un
canto de alabanza al Altísimo y Buen Señor
por el don de las hermanas concepcionistas
franciscanas!
Recordando aquellos días puedo decir
que para mí el encuentro de Toledo ha sido,
ante todo, una experiencia de gozosa fraternidad y de profunda comunión entre las hermanas, pero también entre las hermanas y los
hermanos, y, en cuanto tal, entre las dos Órdenes hermanas: la Orden de los Hermanos
Menores y la Orden de la Inmaculada Concepción. Realmente hemos experimentado la
gracia de la unidad en la diversidad. Fue también un momento de reflexión y de estudio
sobre temas tan importantes para nuestra vida como son: la formación, inicial y permanente, la contemplación y la misión. Por ello
el encuentro fue, para mí, como seguramente también para vosotras, un tiempo fuerte de
formación permanente. El encuentro fue, finalmente, una celebración de acción de gracias al Padre por el don de María, Inmaculada en su Concepción, por el don de Francisco y de Beatriz, y por el don de nuestra
vocación como Hermanos Menores y Hermanas Concepcionistas. ¡Qué hermoso sentirse hermanos y hermanas, no sólo por motivos históricos, y de recíproco afecto fraterno, sino sobre todo en María Inmaculada, a
quien los Maestros franciscanos defendieron
en las cátedras y propagaron a través de sus
escritos y desde los púlpitos y a quien vosotras, mis queridas hermanas, queréis cantar y
celebrar con vuestra vida, toda ella al servicio de Aquella que Francisco canta como palacio, vestidura y tabernáculo de Dios, que
tuvo y tiene la plenitud de la gracia y todo
bien (cf. SalM 3-4). Por el encuentro y por
todos los que lo hicieron posible, desbordo
de gozo en el Señor (Is 61, 10).
Aprovechando ahora la ocasión que me
brinda la fiesta litúrgica de Santa Beatriz de
Silva, deseo, queridas hermanas, manifesta-
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ros, una vez más, mi cercanía fraterna, y,
puesto que me lo habéis pedido, a través de
esta Carta, quiero hacerme presente en
vuestro camino de fidelidad creativa, recordándoos algunas prioridades a tener presente en vuestra vida de contemplativas franciscanas.
Dad la prioridad absoluta
en vuestras vidas al Señor
El Señor ha entrado en vuestras vidas y
os ha robado el corazón, como el esposo del
Cantar de los Cantares ha robado el corazón
de la esposa. Desde entonces ya no os pertenecéis a vosotras mismas. Mendicantes de
sentido, también vosotras os pusisteis en camino, en búsqueda de plenitud. Entonces el
Señor se hizo el encontradizo con vosotras
y, como a la Samaritana, os ha mostrado
que sólo él puede saciar vuestra sed, y como
a Francisco y luego a Beatriz se os reveló
como el Bien, todo el Bien, el sumo Bien,
vuestra riqueza a saciedad (AlD 3). Vivid,
queridas hermanas, centradas en él, con el
corazón vuelto hacia el Esposo. Amadle
con todo vuestro corazón, con toda el alma,
con todas vuestras fuerzas (cf. Dt 6, 5). Que
nada os separe de él: ni la salud, ni la enfermedad; ni la alegría, ni la tristeza, ni el trabajo, ni cualquier otra preocupación. En todo tiempo, en todo lugar, en cualquier situación, sed del Señor y para el Señor. Para
eso habéis sido llamadas a una forma de vida que tiene como centro la contemplación
del rostro del Señor. Contemplad su rostro
y de este modo quien se acerque a vosotras
podrá verle a él (cf. Jn 12, 21). Sensibles al
impulso del Espíritu y abandonadas filialmente en el corazón del Padre, dejaos poseer totalmente por el divino Amado. Sed
mujeres contemplativas, y el Señor llenará
vuestro corazón de una paz y de una alegría
que nadie os podrá robar.
Vivid, intensamente,
la vida fraterna en comunidad
Sois hermanas. Vivid y manifestaros como hermanas-en-relación. El Señor os llamó a vivir una vida fraterna en comunidad.
Para ello, vivid unas vueltas hacia las otras,
en reciprocidad fraterna. Nutrid diariamen-
te vuestra vida fraterna de la caridad de
unas hacia las otras, de diálogo constante, y
de comunicación profunda, que nace del silencio habitado por él, y de la escucha atenta y respetuosa de la hermana que el Señor
os ha regalado. Aprovechad, queridas hermanas, cualquier ocasión oportuna para encontraros unas con otras y para compartir
entre vosotras los dones que el Señor ha derramado sobre cada una de vosotras. Sólo
así podréis crecer juntas. Y puesto que cada
realidad cristiana se edifica sobre la debilidad humana, y la comunidad ideal perfecta
no existe todavía (cf. Vida Fraterna en Comunidad, 26), especializaros en construir la
fraternidad con gestos y ritos de perdón y de
reconciliación entre vosotras, siempre que
fuera necesario. Sed mujeres de relaciones
sanas, auténticas y profundas.
En fidelidad creativa
Es ésta la invitación que nos dirige a todos nosotros la Iglesia: responder a nuestra
vocación y misión en fidelidad creativa. Fidelidad a cuanto hemos prometido por la
profesión, creatividad para responder a los
signos de los tiempos (cf. Lc 12, 56), ráfagas de luz en la noche oscura de nuestra vida y de nuestro tiempo, faros de luz, a través de los cuales nos habla y se nos revela el
Señor, y convertirnos de este modo en signos legibles para un mundo sediento de un
cielo nuevo y de una tierra nueva (Ap 21,
1). Abrid los ojos de la fe y la esperanza para detectar, en medio de tantas crisis y signos de muerte, la presencia del Señor en
medio de nosotros. Para ello acoged la inspiración del Espíritu, de modo que podáis
examinarlo todo y quedaros con lo bueno (1
Ts 5, 21), distinguiendo siempre lo que viene del Espíritu y lo que le es contrario (VC
73). Sed mujeres en discernimiento constante, y vuestra vida y carisma conservará la
frescura de vuestros orígenes. Sed mujeres
fieles y creativas.
En formación permanente e inicial
En la formación nos jugamos todo: el
presente y el futuro, la significatividad de
nuestra vida y misión, y, por tanto, nuestra
misma razón de ser en la Iglesia y en el
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mundo. Formarse no es un lujo, es cuestión
de fidelidad.
Si formar es transmitir una forma de vida, especial interés hemos de poner en la
formación permanente, pues sin ella es imposible hablar de una verdadera formación
inicial. Nadie puede comunicar aquello que
no vive, aquello que no es. Ahora bien, si
por formación permanente entendemos un
camino de conversión, como señalan los
documentos de la Iglesia, no puede extrañarnos lo que dice Vita Consecrata: “La
formación permanente, tanto para los institutos de vida apostólica como para los de
vida contemplativa, es una exigencia intrínseca de la consagración religiosa […] La
persona consagrada no podrá jamás suponer que ha contemplado la gestación de
aquel hombre nuevo que experimenta dentro de sí, ni de poseer en cada circunstancia
de la vida los mismos sentimientos de Cristo”. Y también: “Ninguno puede estar exento de aplicarse al propio crecimiento humano y religioso…” (VC 69).
La formación es un camino que no acaba
nunca (cf. VC 65), y que encuentra su lugar
privilegiado en la vida de cada día, particularmente en el contexto de la fraternidad.
Todo lo que realicéis, queridas hermanas,
ha de ser visto como mediación para la formación permanente: la oración, la convivencia fraterna, el recreo… Vedlo todo desde la perspectiva formativa y todo encontrará un sentido nuevo. Sed mujeres en
proceso de formación permanente.
De la mano de la Palabra
Hace bien poco hemos iniciado el Año
paulino, querido por Su Santidad Benedicto
XVI para conmemorar el bimilenario del
nacimiento del Apóstol de los gentiles. Por
otra parte muy pronto se celebrará el Sínodo de los Obispos, que tiene como tema “La
Palabra de Dios en la vida y misión de la
Iglesia”.
En este contexto os invito, queridas hermanas, a hacer de la Palabra, junto con la
Eucaristía, vuestro alimento cotidiano. Sirviéndome de las palabras de San Agustín os
invito a escuchar la Palabra, concebir la Palabra y dar a luz a la Palabra con vuestras
243
buenas obras. Y para ello sea la lectura
orante de la Palabra un momento fuerte de
la vida de vuestras fraternidades. No os canséis de frecuentar la escuela de la Palabra y
de beber constantemente de ese manantial.
Sólo así vuestra sed de plenitud quedará saciada definitivamente, convirtiéndose vuestra vida en un mensaje para el hombre y la
mujer de hoy. Sed mujeres de la Palabra, y
seréis mujeres evangélicas, como quería
Francisco y Beatriz.
Queridas hermanas Concepcionistas:
Antes de invocar sobre vosotras la bendición del Altísimo, con las palabras de Francisco, deseo manifestaros mi cercanía y haceros llegar mi sincera y fraterna felicitación con motivo de esta fiesta de la
enamorada de la Inmaculada: Santa Beatriz
de Silva.
“Que el Señor os bendiga y os guarde
siempre”
Vuestro hermano y siervo
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
Prot. 099125
8. Lettera del Ministro generale per la
festa di santa Chiara
IN SANTA UNITÀ
Carissime Sorelle,
il Signore vi dia pace!
Mentre ci accingiamo anche quest’anno
a celebrare la festa della madre santa Chiara, il mio cuore e la mia mente tornano
spontaneamente al Convegno delle Presidenti delle Federazioni delle Sorelle Clarisse, che abbiamo celebrato all’inizio di questo anno ad Assisi e con voi desidero ringraziare ancora il Signore per i giorni ricchi
di grazia che abbiamo trascorso insieme.
Convocati da ogni angolo della terra, come
in una nuova Pentecoste, lo Spirito ci ha disposto all’ascolto perché comprendessimo
lingue ed esperienze diverse; ci ha donato di
sperimentare la gioia di essere una sola
grande e multiforme famiglia; ci ha accesi
con il suo fuoco, facendoci sentire
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l’urgenza del “nascere di nuovo” (cfr. Gv
3,3), per rinnovare la nostra fedeltà al solo
Signore della nostra vita, del quale abbiamo
promesso di seguire le orme. In un clima di
preghiera e di condivisione, come pellegrini sui luoghi di Francesco e Chiara, ci siamo abbeverati alle sorgenti del nostro carisma, alla grazia delle origini, rimanendo
ancora una volta stupiti della sua forza e
freschezza. Sono, così, nati alcuni impegni
concreti per la vita delle Federazioni e avete tracciato un itinerario comune, che vi accompagnerà verso l’VIII Centenario dell’inizio della vita di santa Chiara in San Damiano, che si celebrerà nel 2012.
Anche se è impossibile richiamare qui
tutta la ricchezza di quei giorni, ciò nondimeno desidero soffermarmi sulla comunione di vita che subito si è creata tra voi, segno evidente del vostro essere unite in una
medesima esperienza carismatica, che supera ogni differenza di razza, lingua e cultura. È in questa profonda comunione che è
racchiusa la Buona Notizia che siete chiamate a portare nel mondo, testimoniando
che in Gesù Cristo siamo stati tutti resi figli
e figlie del Padre, fratelli e sorelle tra noi,
capaci di rapporti “nuovi”, in quanto uomini e donne che «non sono nati da sangue, né
da volontà di carne, né da volontà d’uomo,
ma sono nati da Dio» (Gv 1,13). Questa
stessa esperienza di fraternità, vissuta nell’osservanza del Vangelo, in santa unità e
santissima povertà, è alla base della vita di
Chiara e delle sue Sorelle a San Damiano e,
a otto secoli di distanza, ancora genera stupore, interpella e chiede di lasciarsi convertire al Signore.
Donne evangeliche
Dalle testimonianze delle Sorelle di
Chiara al Processo di canonizzazione, ciò
che risulta fin da subito evidente è la semplicità evangelica della vita condotta a San
Damiano e la forte comunione che legava le
Sorelle tra loro. Questi due elementi sono
tra loro strettamente congiunti, perché una
Fraternità è tanto più evangelica, quanto più
i suoi componenti crescono nella condivisione dell’esperienza di fede, da cui scaturisce la vera comunione: «la comunione na-
sce proprio dalla condivisione dei beni dello Spirito, una condivisione della fede e nella fede, ove il vincolo di fraternità è tanto
più forte quanto più centrale e vitale è ciò
che si mette in comune» (Vita fraterna in
comunità [= VFC] 32). Sarà, allora, la condivisione dell’esperienza della fede nel Signore risorto, centrale nella vita di ogni Sorella Povera, a costruire la Fraternità. È la
stessa Chiesa a suggerirci da sempre le vie
per compiere un tale cammino, offrendoci
anche gli strumenti necessari. Primo fra tutti quello dell’ascolto comunitario della Parola: «particolarmente fruttuosa per molte
comunità è stata la condivisione della Lectio divina e delle riflessioni sulla Parola di
Dio […] Là dove è praticata con spontaneità e con il comune consenso, tale condivisione nutre la fede e la speranza, così come la stima e la fiducia reciproca, favorisce
la riconciliazione e alimenta la solidarietà
fraterna nella preghiera» (VFC 16). La preghiera diventa, così, il luogo in cui la Sorella Povera, insieme alle altre Sorelle, accoglie la parola di Dio, assimila i sentimenti
che furono di Gesù Cristo (cf. Fil 2,5) e, attraverso la contemplazione, si trasforma tutta nell’immagine della sua divinità (cf. 3LAg
12-13). È vivendo nell’amore alla Parola,
infatti, che si diventa dimora della Trinità
(cf. Gv 14,23) e si acquisisce quello sguardo
di fede grazie al quale si può scorgere il volto dell’Amato in quello dei fratelli e delle
sorelle, imparando a leggere i segni dei tempi e dei luoghi come abitati dalla speranza.
Così, quando le Fraternità si lasciano guidare dalla parola del Vangelo, sperimentano e
rendono visibile la presenza dello Spirito
nella storia, proclamando con la parola e con
l’esempio (cf. Am 7,4) che solo Dio è «il bene, ogni bene, il sommo bene» (LodAl 3).
L’incontro personale e fraterno intorno alla
mensa della Parola e a quella eucaristica
apre, dunque, a ciò che lo Spirito suggerisce
per l’oggi (cf. Ap 2,29) e permette di non
fuggire dalla realtà, ma di andare incontro
ad essa, per scoprirla sempre abitata da Dio
anche nella sua drammaticità.
La Sorella Povera è, perciò, chiamata ad
essere «donna evangelica», così come Giovanni Paolo II disse di santa Chiara, «nella
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quale risplende in modo speciale il mistero
di Cristo» (Incontro con le clarisse e le
claustrali nel Protomonastero di Assisi, 10
gennaio 1993). Donna innamorata, certa
che la propria realizzazione sta nel seguire
il Signore in un cammino di fede condivisa
con le Sorelle, riconciliata con la propria
storia personale, anche quando è segnata da
profonde ferite, desiderosa di aderire al progetto evangelico, anche quando questo supera la propria comprensione.
In santa unità
La vita fraterna clariana, fondata nell’ascolto del Vangelo che si fa vita, trova
nell’«unità della scambievole carità» (RsC
10,7) la sua prima e più eloquente espressione. Questa unità, vissuta nell’accoglienza e valorizzazione della diversità dell’altro, pone la Sorella Povera all’interno di un
processo dinamico, in uno stato di formazione permanente, in cui è sempre e di nuovo chiamata ad instaurare relazioni autentiche con se stessa, con le Sorelle, con gli altri e con Dio. In questo modo «la persona
consacrata si libera progressivamente dal
bisogno di mettersi al centro di tutto e di
possedere l’altro, e dalla paura di donarsi ai
fratelli; impara piuttosto ad amare come
Cristo l’ha amata, con quell’amore che ora
è effuso nel suo cuore e la rende capace di
dimenticarsi e di donarsi come ha fatto il
suo Signore» (VFC 22). Donna esperta nel
vivere la restituzione dell’amore, che Dio
ha riversato nel suo cuore (cf. Rm 5,5), attraverso le parole, i sentimenti, i comportamenti e le scelte quotidiane, la Sorella Povera non trova nella Fraternità un comodo
rifugio, ma il luogo in cui impegnarsi per
costruire la comunione, sentendosi corresponsabile della fedeltà delle Sorelle, della
fedeltà alle scelte della Fraternità, favorendo un clima sereno, di comprensione e di reciproco aiuto (cf. VFC 57).
Guardandosi «da ogni superbia, vanagloria, invidia, avarizia, cura e sollecitudine di questo mondo, dalla detrazione e dalla mormorazione, dalla discordia e divisione» (RsC 10,6), la Sorella Povera si affida
ogni giorno di più alla propria Fraternità e,
allo stesso tempo, la sostiene contemplan-
245
dola nel mistero di Dio. In questa contemplazione esprime, poi, il proprio rendimento di grazie per ciò che dalla Fraternità continuamente riceve. Una vera Fraternità, infatti, si forma nella contemplazione di
quell’amore trinitario, nel quale si impara a
scoprire la bellezza e positività altrui e propria, ad orientare i propri bisogni tenendo
conto degli altri, a rimanere sempre aperti
alla relazione, come Dio fa con noi, anche
quando non gli siamo fedeli (cf. 2Tim 2,
13). Solo se illuminata e sostenuta da questo amore sarà possibile che la santa unità
superi gli inevitabili conflitti e permanga
integra al di là di questi: «sempre è possibile migliorare e camminare assieme verso la
comunità che sa vivere il perdono e l’amore. Le comunità infatti non possono evitare
tutti i conflitti. L’unità che devono costruire
è un’unità che si stabilisce al prezzo della
riconciliazione» (VFC 24). Quando una
Fraternità di Sorelle Povere intraprende
questo cammino, come chiede la Chiesa, diventa una vera e propria scuola in cui si apprende la spiritualità della comunione (cf.
Novo Millennio Ineunte 43).
È importante per questo formare e formarsi ad una parità di relazione all’interno
della Fraternità, nel rispetto della naturale
differenza dei ruoli. In particolare, chi nella
Fraternità ha ricevuto il ministero dell’autorità è chiamato a vivere questa particolare
“obbedienza” alla sequela di Cristo, che è
venuto per servire e non per essere servito
(cf. Mt 20,28). A servizio delle Sorelle, come Chiara, l’Abbadessa sarà, perciò, la prima a coltivare la vita nello Spirito, per esercitare il necessario discernimento sulle Sorelle e sulla Fraternità, lasciandosi guidare
dalla parola di Dio, dalla Regola e dalle Costituzioni; sarà sollecita animatrice della vita liturgica, perché questa costituisca il cuore della vita della Fraternità; curerà e promuoverà i doni che ciascuna Sorella ha
ricevuto dal Signore; infonderà coraggio e
speranza a quante vivono nella difficoltà e
nella sofferenza; avrà cura di tener vivo il
carisma e il senso ecclesiale della Fraternità; accompagnerà il cammino di formazione permanente delle Sorelle (cf. Il servizio dell’autorità e l’obbedienza 13). Ma la
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santa unità sarà responsabilmente custodita
da ciascuna Sorella nella misura in cui questa abbandona la propria volontà per compiere, nell’obbedienza e sull’esempio di
Cristo, quella del Padre (cf 2Lf 11). «Alla
persona consacrata, pertanto, può avvenire
di “imparare l’obbedienza” anche a partire
dalla sofferenza, ovvero da alcune situazioni particolari e difficili: quando, ad esempio, viene domandato di lasciare certi progetti e idee personali, di rinunciare alla pretesa di gestire da soli la vita e la missione; o
tutte le volte in cui ciò che viene richiesto (o
chi lo richiede) appare umanamente poco
convincente. Chi si trova in tali situazioni
non dimentichi, allora, che la mediazione è
per natura sua limitata e inferiore a ciò a cui
rimanda, tanto più se si tratta della mediazione umana nei confronti della volontà divina; ma ricordi pure, ogniqualvolta si trova
di fronte ad un comando legittimamente dato, che il Signore chiede di obbedire all’autorità che in quel momento lo rappresenta e
che anche Cristo “imparò l’obbedienza dalle cose che patì”» (Il servizio dell’autorità
e l’obbedienza 10).
Senza nulla di proprio
Questo cammino di libertà per seguire in
Fraternità il Signore dei signori, implica,
per essere credibili e fedeli alla propria vocazione, anche una povertà di sostanze che,
ponendo le Sorelle Povere sullo stesso piano dei poveri, le rende fedeli imitatrici di
Gesù Cristo, il quale si fece per noi povero
in questo mondo (cf. RsC 8,3). Così, mentre testimoniano di aver trovato la perla preziosa, le Sorelle Povere scelgono di condividere la sorte dei poveri, anzitutto perché
«la povertà evangelica è un valore in se
stessa, in quanto richiama la prima delle
Beatitudini nell’imitazione di Cristo povero. Il suo primo senso, infatti, è testimoniare Dio come vera ricchezza del cuore umano. Ma proprio per questo essa contesta con
forza l’idolatria di mammona, proponendosi come appello profetico nei confronti di
una società che, in tante parti del mondo benestante, rischia di perdere il senso della
misura e il significato stesso delle cose»
(Vita Consecrata 90).
Nella lettera Chiara d’Assisi e di oggi
del 2004 vi avevo invitate a fare una verifica sulla povertà, rivolgendovi delle domande che considero importanti ancora oggi:
«Come esprimiamo concretamente il “vivere senza nulla di proprio”? Che forme di povertà e minorità siamo chiamati a “inventare” o “recuperare”, perché il nostro impegno a “vivere senza nulla di proprio” sia
davvero una testimonianza visibile e credibile, significativa e significante? Qual è il
vero fondamento della nostra povertà? Siamo convinti che 1’“itineranza”, intesa soprattutto come espropriazione e libertà di
spirito, sia una caratteristica della vocazione francescana e clariana e un’esigenza del
nostro “vivere senza nulla di proprio”?
Qual è la nostra attitudine e disponibilità di
fronte ai cambiamenti che per necessità
dobbiamo realizzare?». È un invito, care
Sorelle, a vivere fedelmente la vostra forma
di vita, per essere segno profetico, presenza
storica di Dio nel mondo.
Il grido dei poveri, che sale a Dio, non
può lasciarvi indifferenti. Nelle vostre Costituzioni, a proposito delle testimonianza
della povertà, così è scritto: «in tutto il modo di vivere, tanto individualmente che collettivamente, le Sorelle diano testimonianza di povertà, e in spirito di solidarietà si
conformino al tenore di vita di tanta parte di
umanità, che vive nel mondo in condizione
disagiata» (CCGG 153,3). I poveri ci spingono a scelte concrete, anche assumendo
nei segni esteriori una vita coerentemente
semplice.
Chiamate a seguire, nella forma, Cristo
povero, se è necessario, andranno perciò ricercate nuove forme per esprimere il Vangelo, attraverso una più chiara testimonianza di povertà tanto personale, quanto fraterna. Penso anche all’importanza del lavoro
nella vostra vita, come strumento privilegiato per condividere la precarietà delle
persone che normalmente lavorano e vivono di un proprio salario.
Il mondo ha sempre più bisogno di testimoni, di persone che per grazia di Dio si donano totalmente, di «donne capaci di accettare l’incognita della povertà, di essere attratte dalla semplicità e dall’umiltà, amanti
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della pace, immuni da compromessi, decise
all’abnegazione totale, libere e insieme obbedienti, spontanee e tenaci, dolci e forti
nella certezza della fede» (Evangelica Testificatio 31).
Per questo, mentre ci prepariamo a celebrare la solennità di santa Chiara, prego
perché, per la sua materna intercessione, il
Signore vi conceda di rendere grazie ogni
giorno per il grande dono della vocazione
che avete ricevuto, di custodirla gelosamente e di rinnovarla continuamente, così
che ciascuna di voi possa essere sempre di
più esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le proprie Sorelle
(cf. TestsC 19).
Care, Sorelle, «siate sempre amanti di Dio,
delle vostre anime e di tutte le vostre sorelle, e
siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore» (BensC 14).
Il Signore sempre vi benedica!
Roma, 3 luglio 2008
Festa di S. Tommaso Apostolo.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
Prot. 099122
9. Omelia al Capitolo generale delle
Francescane Missionarie del Cuore
Immacolato di Maria
Roma, 06.07.2008
Carissime sorelle: Il Signore vi dia pace.
Con gioia, mentre vi ringrazio per l’invito
che mi avete rivolto per essere oggi con voi,
vi saluto anche a nome dell’intero Ordine
dei Frati Minori.
Care sorelle, ieri avete iniziato i lavori
del XXIII Capitolo generale del vostro Istituto. Un Capitolo, oltre alle elezioni e altre
adempimenti propri di questo tipo di Assemblea, è il momento propizio per domandarci con Francesco: Signore, che vuoi che
io faccia? E facendo vostra la domanda dei
primi cristiani, come affermato negli Atti
degli Apostoli: Sorelle, che dobbiamo fare?
Un Capitolo è il momento propizio per discernimento: capire cosa viene dallo Spiri-
247
to e cosa gli è contrario (cf. VC 73). È il
momento per aprire gli occhi della fede e
della speranza, e di leggere, sotto questa
prospettiva, la vita personale e la vita dell’Istituto. La Chiesa ci chiede di cercare,
senza sosta, segni della presenza di Dio nella nostra vita e nella vita del nostro mondo.
Una presenza, tante volte, nascosta ma non
per questo meno operante e salvifica. Ma
per questo dobbiamo avere occhi grandi,
come quelli del gufo, capaci di vedere nella
profonda oscurità della notte, orecchi esperti, come quelli del profeta, per ascoltare il
sussurro del passo di Dio, cuori di credenti,
come quello di Pietro, che in mezzo del mare agitato dalle onde, ci permetta di camminare verso Gesù.
Mendicanti di senso, anche voi, siete
chiamate a prendere coscienza di quanto
nella vita personale e dell’Istituto si oppone
alla forma di vita o carisma proprio della
vostra condizione di Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, per
assumere, con lucidità e audacia, la chiamata del Vangelo a “nascere di nuovo” (Gv
3,3), sia a livello personale che istituzionale, e ripartire, cosi, con un nuovo slancio,
passando dal buono al meglio. È il momento, care sorelle, di tornare all’esenziale, se
vogliamo che la nostra vita rimanga significativa, e se vogliamo nutrire il nostro mondo con l’offerta liberatrice del Vangelo, come fecero nel suo tempo Francesco, Chiara,
Maria Caterina Troiani, vostra santa Fondatrice.
E un aspetto fondamentale del vostro carisma è la missione. Lo dice il nome del vostro Istituto, Francescane Missionarie del
Cuore Immacolato di Maria. Ve lo chiede la
Chiesa: Siate Missionarie in clausura e
contemplative in missione (Giovanni Paolo
II). Ve lo chiede la vostra Fondatrice che si
distinse per l’animazione missionaria delle
consorelle.
La vostra è una missione che va oltre i
confini della vostra terra e della vostra cultura, per arrivare ai “popoli d’oltremare”,
senza tener conto della cultura, della razza,
e della religione. Una missione che vi porta
a lavorare, particolarmente, nell’istruzione
e nell’educazione di fanciulle, specialmen-
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te povere, e nell’assistenza sanitaria. Siete
nate in terra di missione. Rimanete missionarie, e interpretando i segni dei tempi, andate care sorelle ai chiostri dimenticati e tante
volte inumani, per manifestare li, in mezzo
alle nuove e vecchie povertà, in mezzo a tanta violenza e ingiustizia, l’amore del Padre
delle misericordie verso tutti.
Mettetevi in cammino, anche oggi, come
fecero sei delle vostre prime consorelle nel
1859, quando partirono per il Cairo. La
missione è proprio questo: partire per andare all’incontro dell’altro, usciere da se stessi, rompere la crosta dell’egoismo che ci
chiude nel proprio. Missione è lasciare di
girare a torno a noi stessi, come se fossimo
il centro del mondo e della vita. Missione è
non lasciarci bloccare dai problemi del nostro piccolo mondo: l’umanità è sempre più
grande di noi. Missione è partire, ma non
per divorare chilometri. È soprattutto aprirsi agli altri, scoprirli, trovarli, amarli. E se
per incontrarli è necessario attraversare i
mari e volare i celi, allora missione è andare fino ai confini del mondo.
Oggi facciamo nostre le parole di Gesù
nel Vangelo proclamato e rendiamo grazie
al Padre, al Signore del cielo e della terra,
per aver dato a Francesco, a Chiara e a Maria Caterina Troiani, un’anima di poveri, innamorati di Cristo, povero e crocifisso, e
per aver dato loro un cuore limpido, capace
di vedere Cristo, amarlo e abbracciarlo, in
tutti i poveri.
Oggi, guidati dal Vangelo appena ascoltato, rendiamo grazie a Dio per Frate Francesco, Chiara e Maria Caterina Troiani,
contemplando le meraviglie operate dall’Altissimo in loro e per mezzo di loro; leviamo al cielo gli occhi e le mani supplicanti, con cuore umile e grato, guardando la
nostra vita di credenti in Cristo Gesù, perché anche noi cerchiamo, desideriamo e vogliamo, anche se non lo meritiamo, di entrare con Francesco, Chiara e Maria Caterina Troiani, nei segreti del Regno di Dio.
Grati ricordiamo, per tenerla fissa nella
memoria e nel cuore, la beatitudine dei poveri; dobbiamo però umilmente confessare
che non abbiamo ancora imparato ad essere
veramente poveri, così da essere veramente
beati. Padre Francesco, sorella Chiara, Beata Maria Caterina Troiani, insegnateci ad
essere poveri!
Umili e grati, desideriamo e chiediamo
per noi peccatori, che contempliamo ammirati il serafico padre Francesco di Assisi,
Chiara e la Beata Maria Caterina Troiani, di
farci piccoli e servi di tutti; di non pretendere nulla se non di essere piccoli e di servire; di dare la vita per il Regno di Dio; di
non esigere altro che di espropriarci della
vita, di spenderla, di perderla, perché riconosciamo che soltanto è possibile guadagnarla offrendola.
Umili e grati, desideriamo e chiediamo
di non incontrare nella nostra esistenza altro motivo di gloria che la croce di nostro
Signore Gesù Cristo, perché da essa viene
per noi la riconciliazione e la grazia, la redenzione e la vita, e in essa si rivela l’amore
assoluto e incondizionato di Dio per noi.
Umili e grati leviamo al cielo i nostri
cuori per trovare misericordia, per ricevere
da Dio Padre la conoscenza del Figlio e dal
Figlio la rivelazione del Padre, perché tutto
il nostro essere è inquieto e non troverà pace, finché non riposerà nell’intimità di Dio.
Desideriamo amarlo, abbracciarlo e seguirlo in Gesù di Nazareth. Vogliamo ascoltarlo
e contemplarlo nelle sante e profumate parole della Sacra Scrittura, particolarmente
in questo anno della Parola. Desideriamo
amarlo, abbracciarlo e seguirlo, ascoltarlo e
contemplarlo nella divina Eucaristia, dove
gli occhi limpidi della fede semplice vedono il Corpo e il Sangue del Signore. Desideriamo amarlo, abbracciarlo e seguirlo,
ascoltarlo e contemplarlo in tutti i sacramenti della sua presenza e della sua grazia.
Umili e grati, chiediamo di incontrare
Cristo e di riconoscerlo in tutti i lebbrosi, in
coloro che la nostra ripugnanza desidera
isolare; chiediamo di baciarlo in essi e di
rompere con la forza della carità le barriere
di solitudine che abbiamo innalzato tra noi e
i loro corpi feriti, tra noi e quelli che non
contano niente, tra noi e il corpo di Cristo.
Insegnateci, Frate Francesco, sorella
Chiara, sorella Maria Caterina, ad ascoltare
Cristo nella santa Chiesa, ad obbedirle nel
signor papa e in tutti i vescovi e i sacerdoti
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che sono in comunione con il signor papa.
Insegnateci a vivere nella fede della Chiesa
il santo Vangelo, totalmente dedicati a Dio
Padre, sommamente amato, seguendo più
da vicino Gesù Cristo, docili all’azione dello Spirito di Cristo nelle nostre vite.
Oggi, in questa Eucaristia che stiamo celebrando, nella pasqua di Cristo, di cui facciamo memoria, nella comunione sacramentale che stiamo per ricevere, conosciamo, facendone esperienza, la totale consegna dell’Altissimo Figlio di Dio alla comunità ecclesiale e a ciascuno di noi. E ci
rallegriamo, come le figlie di Sion e di Gerusalemme, perché il nostro re viene a noi.
Oggi manifestiamo, con l’umiltà dei nostri
passi verso l’altare di Dio, la volontà di essere totalmente di Colui che in tutto volle
essere nostro. Che il Signore ci conceda
questa grazia, per intercessione della Vergine Immacolata, del nostro padre san Francesco e della Beata Maria Caterina.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale OFM
10. Lettera sulla presenza di Frati sul territorio di altre Province
Prot. N. 099145
Roma 15 Luglio 2008
Carissimi Ministri e Custodi.
Con la presente vi trasmetto le pagine allegate dal titolo Presenza di Frati sul territorio di altre Province. Come dice il sottotitolo sono solo alcuni spunti per incominciare a riflettere.
Vorremo così avviare una riflessione, la
più ampia possibile, su questi temi. Vi chiediamo di leggere con attenzione il testo e
soprattutto di integrarlo con vostre riflessioni e dati. Aspettiamo i vostri suggerimenti da inviare entro la fine del 2008 alla
Segreteria generale.
Dopo aver sintetizzato i contributi che
arriveranno, troveremo un modo per continuare la riflessione su questi temi, e giungere ad alcune indicazioni condivise per il
cammino futuro.
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Ringraziandovi di cuore per quanto potrete fare per favorire la comune riflessione
Vi saluto fraternamente augurandoVi ogni
bene nel Signore.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OF
Ministro Generale
____________________________
A TUTTI I MINISTRI E CUSTODI OFM
LORO SEDI
ALLEGATO
Presenza di Frati
sul territorio di altre Province
Alcuni spunti
per incominciare a riflettere
1. Premesse
1.1. Motivo dello studio
Con questo breve testo vogliamo iniziare una riflessione nell’Ordine a vari livelli
sul fenomeno della presenza di frati nel territorio di altre Province. Abbiamo avuto diversi casi problematici o non chiari e ci siamo accorti che manca un orientamento comune e generale per tutto l’Ordine. Lo
scopo di queste riflessioni non è di arrivare
subito a soluzioni concrete, bensì quello di
offrire materiale per riflettere e raccogliere
pareri per creare un sentire comune che ci
permetta poi di arrivare a delle indicazioni
chiare e condivise.
Riflettendo su questo tema ci siamo accorti anche di grandi cambiamenti sociali,
tendenze demografiche e migratorie, spostamenti nella “geografia dell’Ordine”. Vediamo la necessità che anche in questo specifico aspetto si evidenzi la dimensione importante dell’internazionalità del nostro
Ordine, impegnandoci a vivere l’unità dell’Ordine in concreto dentro le diverse esperienze, anche quelle di presenza sul territorio di altre Province.
Verificando alcune delle esperienze in
atto risulta necessario mantenere un buon
equilibrio tra due aspetti importanti: la vita
e l’attività dell’Ordine; l’influenza sulle
strutture e sull’organizzazione territoriale
da un lato, impegni di evangelizzazione
dall’altro.
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Mentre ci rendiamo conto delle esperienze del passato, vogliamo guardare verso il
futuro e iniziare una comune riflessione.
1.2. Chiarimenti
In questo testo non trattiamo situazioni
pastorali del tipo “missione ad gentes” perché la cura pastorale degli emigranti non la
consideriamo missione ad gentes.
Non trattiamo casi di presenza provvisoria o legata a motivi di studio o per viaggi.
Gli esempi che vengono citati nello scritto
servono solo per indicare alcune esperienze
tra le tante e non comportano giudizi di merito.
2. La cura pastorale degli emigranti
2.1. Sviluppo storico
La cura pastorale dell’emigrante ha sempre avuto una duplice attenzione: una rivolta al mantenimento della identità culturale e
nazionale; l’altra nel favorire ed accompagnare il processo di integrazione. Queste
due tendenze si sono manifestate chiaramente nel modo con cui le diverse entità
hanno impostato il loro servizio pastorale
per queste persone.
Le Province hanno spesso reagito con
disponibilità al fenomeno dell’emigrazione
e hanno mandato frati per accompagnare ed
assistere spiritualmente gli emigranti che
partivano dalle loro terre verso nuovi paesi.
Questo impegno sta alla base della nascita di alcune Province nell’Ordine: frati
polacchi, italiani, irlandesi, lituani negli
USA, ed anche in altri paesi (Australia, Argentina, Brasile).
Alcuni gruppi di questi frati sono con il
tempo diventati Province, altri sono ancora
“Custodie”: quella dei frati sloveni e quella
dei frati dell’Erzegovina negli USA.
Altri gruppi di frati negli Usa, non continuarono la presenza per mancanza di nuovi
frati che potessero continuare il lavoro pastorale di assistenza: frati della Provincia Ceca, della Provincia di S. Giovanni da Capestrano di Ungheria, della Provincia di Transilvania, della Provincia della Slovacchia.
Nella accoglienza degli immigrati e nella loro integrazione non sempre le entità locali hanno favorito anche l’altro aspetto e
cioè quello del mantenimento della propria
identità culturale.
La tensione si è evidenziata anche nel
rapporto tra frati locali e frati che accompagnavano gli emigranti. Probabilmente non
c’è stata molta preparazione per svolgere
questo ministero specifico sia di accompagnamento che di accoglienza. Gli errori che
vengono più evidenziati sembrano essere
due: i frati locali non hanno accolto bene i
frati stranieri o con sfiducia; i frati stranieri
non hanno sempre cercato il contatto ma
piuttosto l’autonomia e l’indipendenza. Per
il passato c’è bisogno di una certa “riconciliazione”che comporta diverse cose: ammettere sbagli, abbattere muri, riprendere
contatti.
2.2. Tipologie di emigrazione
Ripercorrendo la storia di queste presenze si vede come diverse sono state le tipologie di emigrazione.
Verso gli USA si notano questi aspetti:
grandi numeri, andati per rimanere lì, arrivi
continui. Verso l’Australia: dopo la popolazione “anglo-sassone”, ci sono nuovi arrivi
come maltesi, ungheresi, spagnoli etc. Verso la Germania: periodo dei “Gastarbeiter“,
non sono andati per rimanere lì e gli arrivi
non continuano.
2.3. Diversità di reazione
I diversi gruppi di emigranti hanno poi
reagito in modalità molto differenti a seconda delle caratteristiche nazionali, culturali e delle diverse situazioni politiche.
Semplificando potremmo dire che in linea di massima i Croati hanno vissuto un
forte impegno nel mantenere l’identità nazionale e religiosa. Gli emigrati latino americani hanno vissuto la tendenza a mantenere l’identità. La tendenza ad assimilarsi facilmente ha connotato invece l’emigrazione
degli ungheresi.
2.4. Nuove esperienze
Nuove esperienze sono in atto: una fraternità internazionali a Seoul e una in progettazione a Tokyo, per la pastorale degli
emigranti, integrata con la Provincia del territorio.
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2.5. Atteggiamento ufficiale dell’Ordine
Il governo dell’Ordine ha approvato fino
ad ora ogni tipo di soluzione, non ha mai dichiarato nessuna preferenza per ogni tipo di
soluzione realizzata.
Bisogna riconoscere che la cura pastorale
degli emigranti era ed è una grande sfida sia
per quanto riguarda la salvaguardia della loro
identità che per un accompagnamento verso
una reale integrazione. Occorre apprezzare il
lavoro svolto da tanti frati con sacrifico e dedizione, nello spirito di un impegno per “la
giustizia e la pace” e, nello stesso tempo, incoraggiare le nostre entità ad una nuova attenzione a questi temi come concreta espressione della nostra vicinanza al popolo.
3. La “solidarietà personale”
In alcuni paesi occidentali si è notato il
fenomeno di presenze di frati che provengono dal territorio delle missioni che una
entità aveva in passato. I frati Capuccini
hanno sviluppato un tentativo di soluzione
che loro definiscono Frati cappuccini di India in Germania dove la presenza è regolata, l’integrazione curata e i soldi percepiti
non vanno in India ma restano in Germania
per il sostentamento delle fraternità.
La linea dell’Ordine seguita fino a questo momento sembra favorevole a una soluzione del problema con le forze che ci sono
in una regione. Tuttavia vi sono altre esperienze. Come valutare la presenza di frati
che provengono dal territorio delle missioni che una entità aveva in passato ed ora sono diventate entità autonome? Può essere
questa una soluzione anche per noi?
4. Le richieste dei Vescovi
Alcune Province aprendo delle presenze
nel territorio di altre entità, fanno riferimento a delle richieste da parte dei Vescovi.
I Ministri sono abituati a trattare liberamente con Vescovi nel loro territorio e il Ministro generale con il Definitorio normalmente non interviene in nessun modo quando
una Provincia assume un impegno pastorale nel proprio territorio.
Come comportarsi nel caso in cui i Ministri provinciali assumono impegni pastorali stabili fuori del loro territorio?
251
5. Il ruolo dei motivi finanziari
Alcune volte la motivazione per accettare impegni pastorali in regioni diverse dalla
propria non sono solo pastorali ma economiche, specialmente se gli impegni che si
assumono si trovano in paesi con un livello
di benessere più alto del proprio.
Nasce una forte esigenza di trasparenza
sia nei confronti della Provincia del territorio che della Provincia di provenienza.
6. La legislazione dell’Ordine
L’attuale legislazione dell’Ordine prevede le seguenti indicazioni:
– SSGG Art. 123:
§1 Per erigere una Custodia o una Fondazione dipendente da una Provincia, nel
territorio di un’altra Entità dell’Ordine, sia
richiesto anche il voto del Consiglio di questa Entità, prima che venga emanato il decreto di erezione; e se si tratta di erezione
nel territorio di più Entità, lo stesso sia richiesto dai Consigli di tutte le Entità.
§2 Per l’erezione di una Casa nel territorio di un’altra Entità, udita la rispettiva Conferenza dei Ministri provinciali, si richiede il
consenso sia del Definitorio generale, sia del
Definitorio della Provincia o delle Province
interessate, e una convenzione previa circa la
collaborazione tra le parti.
– SS.GG Art. 239:
Se, per convenzione stipulata dai rispettivi Ministri con il consenso del Definitorio
delle Province e confermata dal Ministro
generale, un distretto o una Casa di qualche
Provincia viene affidato ad un’altra, i frati
dell’altra Provincia che dimorano in questo
distretto o Casa, rimangono sotto l’autorità
del proprio Ministro provinciale per il tempo in cui vige la convenzione.
Non sono previste tutte le tipologie possibili di presenza ma sono indicazioni concrete da cui partire.
7. Per pensare al futuro
Tenendo presente tutte le indicazioni offerte, l’attuale nostra legislazione, cercate
di riflettere sui diversi punti presentati e in
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particolare sulle seguenti domande:
• Qual è la vostra esperienza in merito a
queste situazioni. Da parte di una entità
che ha aperto una casa in altro territorio:
Come avete progettato e realizzato
l’apertura di una casa nel territorio di
un’altra entità? Come è il rapporto con la
entità presente sul territorio di questa
nuova realtà? Ci sono convenzioni che
regolano la presenza?
• Da parte di una entità che ha sul proprio
territorio una nuova casa dipendente da
un’altra entità: come avete accolto questa presenza? Ci sono convenzioni che
chiariscono i diversi aspetti della vita
fraterna e di evangelizzazione?
• Quale preparazione viene offerta ai frati
che vanno a vivere in altre Province e in
contesti culturali e religiosi diversi dal
proprio?
• Quali indicazioni possiamo offrire per
approfondire il tema e cercare soluzioni
condivise?
11. Omelia per l’apertura del perdono di
Assisi
S. Maria degli Angeli, 01.08.2008
TUTTI IN PARADISO
Carissimi fratelli e sorelle,
la Liturgia che oggi celebriamo con animo esultante, dando inizio solenne all’annuale festa del Perdono, rende presente al
nostro spirito l’evento straordinario compiutosi, in questo luogo santo il 2 agosto del
1216.
In quel giorno memorando i sette vescovi dell’Umbria, consacrarono con rito solenne la mistica cappella della Porziuncola,
e Francesco annunziò commosso al popolo
festante il dono dell’Indulgenza straordinaria ottenuta dal Signore, grazie all’intercessione della Regina degli Angeli, e che Papa
Onorio III aveva confermato con la sua autorità apostolica.
L’evento di grazia compiutosi agli inizi
dell’esperienza evangelica di Francesco e
dei suoi primi Frati, si rinnova oggi per noi,
convenuti a S. Maria degli Angeli come ad
una sorgente di vita e di santità per attingere dal cuore del Redentore “il perdono e la
pace”.
Ci accoglie, con materna sollecitudine,
Colei che è “Regina di clemenza” e “Madre
di misericordia”.
Ci viene incontro “l’uomo nuovo” Francesco, inviato da Dio per preparare «la via
della luce e della pace nel cuore dei fedeli»
(FF: 1212 e 1020).
Vi saluto anch’io con affetto, augurando
a quanti siete qui convenuti da varie regioni
d’Italia e del mondo, la pace e l’abbondanza
di ogni consolazione.
La Porziuncola
nell’esperienza di Francesco
Dalle Fonti Francescane sappiamo che
Francesco «amò questo luogo più di tutti gli
altri luoghi del mondo. Qui, infatti, – attesta
San Bonaventura – conobbe l’umiltà degli
inizi; qui progredì nelle virtù; qui raggiunse
felicemente la mèta. Questo luogo, al momento della morte, raccomandò ai frati come
il luogo più caro alla Vergine» (FF: 1048).
Qui, come ci attesta ancora San Bonaventura, Francesco condusse i suoi primi dodici
Frati, «perché voleva che l’Ordine dei Minori crescesse e si sviluppasse, con l’aiuto della Madre di Dio, là dove, per i meriti di lei,
aveva avuto inizio» (FF: 1072).
Da qui è partita la missione apostolica
dell’Ordine dei Frati Minori per l’annunzio
del Vangelo nel mondo intero.
È qui ritornerà l’Ordine nel 2009 che segna gli ottocento anni della sua fondazione,
facendo memoria della “Grazia delle origini” e celebrando un nuovo Capitolo generale che avrà come tema ispiratore la parola
stessa di Francesco: Verbum Domini nuntiantes in universo mundo (FF: 216).
Da S. Maria degli Angeli, noi lo speriamo, l’Ordine riprenderà il suo cammino
nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa, nella
gioia di sapersi al servizio del Vangelo per
la edificazione della nuova civiltà dell’amore.
La Porziuncola: luogo
dell’incontro con Dio
Se la Porziuncola è la “culla dell’Ordine
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dei Frati Minori”, è soprattutto il luogo privilegiato dell’incontro di Dio con l’uomo
peccatore.
Qui, infatti, si aprirono i cieli e si dischiuse per l’umanità sofferente a causa del
peccato, una fonte perenne di grazia, scaturita dal Cuore di Cristo, grazie alla mediazione di Colei che è l’espressione più convincente della misericordia del Padre.
Maria, Madre di misericordia, “diventata sorgente della bontà che sgorga da Dio“
(BENEDETTO XVI, Deus Caritas est, 47) canta con noi «la bontà di Colui che è Onnipotente e la cui misericordia si estende di generazione in generazione» (Lc 1,50).
Il Vangelo dell’Annunciazione che è stato appena proclamato, ci ricorda con insistenza che Maria, la povera, la Serva del Signore, con la sua fiducia in Dio e con il suo
Sì totale, ha fatto entrare nella storia dell’uomo peccatore l’Uomo nuovo, Cristo
Gesù, che ha distrutto la morte ed ha rinnovato la vita, riconducendoci così all’amore
del Padre.
L’Indulgenza della Porziuncola o “Perdono di Assisi” ci attesta, quindi, l’ansia di
Francesco di voler mandare tutti in Paradiso,
ma celebra sopratutto la maternità di Colei
che è per il popolo dei credenti «segno di
consolazione e di sicura speranza» (LG 58).
Mandare tutti in Paradiso
Il Perdono di Assisi ci consente anche di
scoprire le profondità dell’animo di Francesco che, come afferma S. Bonaventura,
«cercava la salvezza delle anime con pietà
appassionata, con zelo e fervida gelosia»
(FF:1l38).
Convinto di non poter vivere solo per se
stesso, ma di dover essere utile anche agli altri (cf. FF: 184-5), Francesco strappa dal
cuore di Cristo la promessa di un grande e
totale perdono, perché l’esperienza da lui
vissuta alla Porziuncola, dove ha incontrato
il Signore che gli ha usato misericordia, possano viverla tutti gli uomini suoi fratelli.
A Papa Onorio III che gli chiede per
quanti anni vuole che gli sia accordata la
straordinaria indulgenza, Francesco risponde ardito che non chiede anni ma anime (cf.
FF: 3392).
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Egli vuole, cioè, che il fiume della misericordia, scaturito dal Cuore trafitto del Redentore, e reso disponibile per l’intercessione della Regina degli Angeli, possa scorrere lento e fresco per quanti varcheranno
nel tempo la soglia di questo “luogo santo“.
È questo “lo spirito di Assisi“ di cui ha
parlato tante volte il Servo di Dio Giovanni
Paolo II: spirito di riconciliazione e di solidarietà, che apre all’uomo la via del ritorno
alla casa del Padre e rende ognuno di noi,
come Francesco, profeta e artefice di pace.
Un impegno di riconciliazione
Cari fratelli e sorelle,
la grazia del perdono ci interpella e ci
obbliga ad assumere atteggiamenti conformi al dono ricevuto.
Come Maria che non tiene per sé la propria gioia, ma sente il bisogno di comunicarla agli altri, mettendosi in viaggio in fretta verso la montagna di Giuda (cf. Lc 1,39);
come Francesco che sollecita dal Papa la
conferma per il dono dell’Indulgenza, anche
a noi è chiesto oggi di farci portatori della
gioia del perdono per una società afflitta dalla violenza e da una cultura di morte.
È la gioia dell’amore che deve farsi servizio. Siamo pertanto invitati a darci senza
misura, a dare il nostro tempo, le nostre
energie, i nostri talenti, a dare soprattutto
Dio che vive in noi.
Con Maria vogliamo percorrere le strade
del mondo cantando il suo “Magnificat”,
portando ai fratelli la sua gioia, il suo cuore
sensibile alle necessità di tutti.
Con Francesco vogliamo costruire la
“civiltà dell’amore” che si alimenta con la
riconciliazione e la fraternità, che annunzia
a tutti la misericordia e la pace scaturiti dalla Croce di Cristo.
È questa e non altra, la vera festa del Perdono! La festa della vita che vince la morte,
dell’amore che annienta la violenza, della
misericordia che genera la nuova speranza,
per essere anche noi una sorgente di acqua
viva in mezzo ad un mondo assetato!
Amen!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
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12. Accoglienza in Porziuncola
della Marcia Francescana 2008
S. Maria degli Angeli, 02.08.2008
CHI VOGLIAMO SERVIRE?
Carissimi giovani
della Marcia Francescana,
benvenuti a Santa Maria degli Angeli.
Benvenuti alla casa della Regina degli Angeli, Madre e Avvocata di tutti noi suoi figli.
Benvenuti alla Porziuncola: luogo in cui
Francesco incontrò la Parola liberante del
Vangelo, luogo di perdono e di misericordia
per tutti coloro che accolgono con cuore
aperto il progetto di Dio sulla propria vita.
Benvenuti!
Che il fratello e padre San Francesco ci
ottenga dal Signore la grazia del perdono e
ci sia compagno di viaggio nella ricerca del
senso pieno della nostra vita! Nel suo nome
vi abbraccio e vi accolgo tutti e, con le sue
parole, vi saluto fraternamente: Il Signore vi
dia pace.
Sono già diversi giorni che vi siete messi in cammino, da diverse parti d’Italia e da
altri paesi d’Europa, per raggiungere Assisi, altare privilegiato della memoria del Poverello, luogo che conserva vivo il ricordo
del cammino interiore che Francesco ha
percorso 800 anni fa. Rileggendo alcuni
momenti della vita di Francesco, narrata dai
suoi biografi e descritta da lui stesso nel Testamento, possiamo ben affermare che questo cammino passò per diverse tappe attraverso le quali il Signore stava trasformando
la sua vita fino a rendere lui: “vero amante
e suo imitatore”, come lo definisce Chiara
nel suo Testamento (TestsC5).
Un cammino, quello di Francesco, che
portò il Poverello a un incontro profondo
con se stesso, incontro che gli permise di
conoscersi a fondo e smascherare i falsi idoli che stava servendo prima della sua conversione (cf 1Cel 6). Un cammino che, attraverso l’ascolto della Parola (cf 1Cel 22) e
i consigli di frate Silvestro e di sorella Chiara ( LegM XII,2), lo condusse a scoprire la
volontà del Signore sulla sua vita, come risposta alla sua supplica orante davanti al
Cristo di S. Damiano (cf PCr). Un cammino che lo portò a fare penitenza (Test 1),
cioè a un profondo cambio di vita per ciò
che comporta criteri e comportamenti, come ricorda Celano (cf 1Cel 22). Un cammino che gli permise di scoprire Cristo nei
lebbrosi e negli esclusi del suo tempo, assaporando in questo modo, come egli stesso
confessa nel Testamento, la dolcezza del
corpo e dello spirito in ciò che prima gli si
presentava come amaro (cf Test 3). Un cammino che lo portò ad assumere la Chiesa come mediazione nel discernimento della sua
vita, quella Chiesa nella quale, ieri come
oggi, si abbracciano la grazia e il peccato
(cf Test 6-10; 1Cel 22). Cammino che lo
portò, come pure afferma nel suo Testamento, a scoprire gli altri come dono del Signore (cf Test 14).
Un cammino, quello di Francesco, fatto
di fatica e di rinuncia, poiché non c’è il minimo dubbio che per Francesco non fu facile lasciare le sicurezze, che la sua situazione sociale gli offriva, per andare come
Abramo verso una terra sconosciuta, che
poteva scoprire solo nella misura in cui
l’avrebbe percorsa camminando. Un cammino fatto di fede; quella fede che poco a
poco lo portò a scoprire il Signore come il
tutto nella sua vita: la sua ricchezza, la sua
bellezza, la sua sicurezza, la sua consolazione; così infatti egli chiama il Signore
nella preghiera da lui composta come un
canto, sul monte della Verna, dopo l’esperienza delle Stimmate di Cristo nel suo corpo (cf LodAl). Un cammino fatto in compagnia, assieme ai fratelli che il Signore gli
stava donando e nei quali scopriva la mano
provvidente del Grande Elemosiniere, come lui stesso chiamava il Signore.
Venendo ad Assisi, anche voi – o meglio:
tutti noi – desideriamo rivivere questo cammino interiore di Francesco, un cammino
che diventa incontro: con se stessi, con gli
altri e con il Signore Gesù. Perciò, miei cari giovani, abbiamo bisogno di entrare nella
“grotta”, come faceva Francesco nei primi
anni della sua ricerca (1Cel 6). Sì, bisogna
“nascere di nuovo” (Gv 3,3), trasformarci in
creature nuove, come ci domanda l’Apostolo, uomini e donne che corrono al soffio
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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
dello Spirito. E per questo è necessario fare
una sosta nel cammino intrapreso, per vedere dove stiamo andando e capire cosa vogliamo fare con la nostra vita. Abbiamo bisogno di ascoltare nel silenzio della nostra
“grotta”, come faceva Francesco, quella domanda essenziale nella vita di ogni uomo e
donna, di ogni battezzato: “Chi desideri servire: il padrone o il servo?” Si, cari amici e
fratelli, chi vogliamo servire? Questa è la
domanda prima e fondamentale che dobbiamo fissare nel nostro cammino interiore, se
desideriamo trovare una risposta alla nostra
giusta aspirazione di pienezza, e se desideriamo che il Signore, come avvenne per
Francesco, ci visiti e ci immerga nelle dolcezze della grazia (1Cel 3,5).
Un’altra domanda fondamentale nella
nostra vita deve essere: chi è Gesù per me?
Gesù non può essere una semplice idea, un
buon pensiero o una dottrina. Gesù è una
persona. È una presenza reale e concreta,
che viene tra noi e comunica attraverso i
“segni” del pane e del vino, e con le “odorifere” parole che sono spirito e vita. Gesù
inoltre si rende presente particolarmente nei
poveri, come fece con Francesco, e poi negli uomini e nelle donne che stanno al mio
fianco e che, imparando da Francesco, devo
cominciare a vederli come fratelli e sorelle.
Quest’anno nella vostra marcia verso
Assisi avete riflettuto sulla figura di Pietro,
il primo tra gli Apostoli ad essere “visto”,
cioè: amato, da Gesù mentre camminava
lungo il mare di Galilea (Mc 1,16). Pietro: il
primo che all’invito di Gesù, subito lo seguì, assieme a suo fratello Andrea (Mc 1,8).
Pietro, il discepolo pieno di contraddizioni
che, prima dice a Gesù: “Ti seguirò ovunque tu vada”, poi non esita a rinnegarlo davanti alla donna che lo riconosce come uno
dei discepoli del Nazareno (Gv 18,17). Pietro, l’uomo di poca fede (Mt 14,31) e al
tempo stesso della confessione della divinità del Maestro: “Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivo” (Mc 8,29). Pietro, l’uomo che
riconosce il suo peccato e per questo si converte in roccia sopra la quale il Signore edificherà la sua Chiesa (Mt 16,18).
Cari giovani, cari fratelli e sorelle, amici
tutti: Pietro per primo, quindi Francesco, e
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con lui tanti altri uomini e donne che nel
corso di 800 anni si sono ispirati alla forma
di vita che l’Altissimo gli rivelò (cf Test 14),
hanno conosciuto la fragilità che è propria
dell’essere umano, però hanno sentito anche la forza di Colui per il quale “nulla è
impossibile”. Ciò che era fragile e debole,
confessa l’Apostolo Paolo, Dio lo ha scelto
per confondere coloro che si credono forti
(1Cor 1,28). Qual è il segreto? Fidarsi di
Dio, abbandonarsi a lui, aprirsi al suo progetto salvifico.
Per ognuno di noi c’è, ci sarà, un momento determinante in cui dopo l’amarezza
di non aver corrisposto come volevamo all’amore del Signore, incontreremo nuovamente il suo sguardo e la sua voce. Come
avvenne con Pietro quel giorno, dopo la pesca, egli si avvicina a ciascuno di noi e fissando nuovamente il suo sguardo riformula
la domanda, questa volta più decisa, più diretta, più disarmante: mi ami tu?
A questo momento, a questa domanda
non si può sfuggire, tergiversare, prendere
tempo, cercare parole adatte, formulare discorsi… O è: Sì, Signore, lo sai che ti amo!
Oppure è: No, non ancora, Signore, mi
manca il coraggio!
Cari giovani, è da quando vi siete messi
in cammino con questa Marcia Francescana
che il Signore Gesù vi sta seguendo, passo
dopo passo, per trovare il momento più opportuno di guardarvi negli occhi e rivolgervi la domanda che più gli sta a cuore: Mi
ami tu? Vi sta ponendo questa domanda attraverso il suo Vangelo, particolarmente
raccontandovi il cammino del discepolo e
apostolo Pietro. Lo sta facendo attraverso la
persona e l’esperienza di Francesco che
avete incontrato fin dall’inizio. Vi ha cercato in questi giorni e vi ha accompagnato attraverso fratelli e sorelle che, seguendo il
fascino di Francesco, si sono consacrati al
Signore per servire meglio tutti coloro che
Egli vorrà. Gesù vi sta guardando e preparando all’incontro, attraverso la Parola e i
sacramenti che avete celebrato in luoghi
particolari e in momenti di forte intensità.
Gesù vi sta incontrando proprio qui, in Porziuncola, luogo di grazia e di misericordia,
trasformando – se volete – qualcosa di
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estremamente semplice in qualcosa di
straordinariamente grande, come avvenne
con Pietro Apostolo, sulla riva del mare, come avvenne con Francesco in questo luogo:
Mi ami tu? Posso contare su di te?
Il nostro passaggio in Porziuncola è un
invito a incontrarci con il Padre delle misericordie, con il Dio amore, con il Signore
che perdona sempre. Solo così la Marcia
verso Assisi raggiungerà il suo obiettivo finale: lasciarci toccare dall’amore del Padre.
In altre parole: ora dipende solo da noi, se
accogliere la grazia di questo luogo, se lasciarci incontrare e guardare dentro dal Signore che viene in cerca di noi.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro generale
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1. Electio extra Capitulum Prov.
Annuntiationis BMV in Albania
Il Congresso Definitoriale della Provincia dell’Annunciazione della Beata Vergine
Maria, in Albania, regolarmente celebrato
secondo le disposizioni del Diritto, presso
la Casa della Curia Provinciale, in Scutari,
presieduto dal Ministro Provinciale, TINAJ
FR. GAZMEND, il 7 febbraio 2008 ha eletto,
“extra Capitulum”,
per l’ufficio di Definitore della Provincia:
PEPUSHAJ FR. SOKOL.
Questa elezione è stata ratificata dal Definitorio generale il 5 maggio 2008.
no statti eletti i Definitori provinciali:
BEDENEČIĆ FR DRAGO
KOZINA VRDOLJAK FR. ILIJA
PERIŠIĆ FR. ROBERT
RADIŠIĆ FR. RATKO
TEPERT FR. DARKO
VUKOJA FR. NIKOLA.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 5 maggio 2008.
Prot. 098842 / S 140-08
4. Capitulum Prov. Trium Sociorum
in Gallia/Belgio
El Congreso definitorial de la Provincia
de la Santa Cruz, en Brasil, legítimamente
celebrado el día 7 de abril de 2008, en la Casa de Ubá, presidido por el Ministro Provincial, CARVALHO NETO FR. FRANCISCO,
extracapitularmente eligió,
para el oficio de Definidor de la Provincia:
DA SILVA FR. VICENTE RONALDO.
El Definitorio General, en su sesión del
día 5 de mayo de 2008, después de revisar
el Acta, aprobó esta elección.
Nel Capitolo della Provincia Franco-Belga dei Tre Compagni, regolarmente celebrato
secondo le disposizioni del Diritto, nella Casa di Strasburgo, sotto la presidenza del Visitatore generale, DUBIGEON FR. BENOÎT, il
giorno 29 marzo 2008 sono statti eletti
per l’Ufficio di Ministro provinciale:
MARCHAL FR. ROGER
per l’Ufficio di Vicario provinciale:
JOLY FR. DOMINIQUE
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
COMPARAT FR. FRANÇOIS
KERVYN FR. PATRICE
KOHLER FR. JOSÉ
VAN HECKE FR. DIDIER.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 5 maggio 2008.
3. Capitulum Intermedium Prov.
Ss. Cyrilli et Methodii in Croatia
5. Capitulum Prov. Seraphicæ
S. Francisci Assisisiensis in Italia
Prot. 098872/S152-07
2. Electio extra Capitulum
Prov. S. Crucis in Brasilia
Prot. 098871/S151-07
Nel Capitolo 2008 della Provincia dei
Santi Cirillo e Metodio, in Croazia, regolarmente celebrato secondo le disposizioni del
Diritto, nella Casa «Tabor», a Samobor, sotto la presidenza del Ministro provinciale,
ŽELEZNJAK FR. ŽELJKO, il giorno 9 aprile so-
Prot. 098803/S130-08
Nel Capitolo della Provincia Serafica di
San Francesco d’Assisi, in Italia, regolarmente celebrato secondo le disposizioni del
Diritto, nel Convento di San Francesco, dei
Frati Minori Cappuccini, in Frascati, sotto
la presidenza del Visitatore generale, LA
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NEVE FR. ALDO, nei giorni 10 e 12 aprile
2008 sono statti eletti
per l’ Ufficio di Ministro provinciale:
OTTAVI FR. BRUNO
per l’Ufficio di Vicario provinciale:
MIGLIASSO FR. FABRIZIO
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
DE LAZZARI FR. FRANCESCO
DE TONI FR. ANSELMO
GASPARRI FR. PIETRO PAOLO
MASOTTI FR. GIANPAOLO
PILONI FR. FRANCESCO
VIANELLI FR. MARCO.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 5 maggio 2008.
Prot. 098840/S-07
6. Capitulum Prov. Lyciensis
Assumptionis BMV in Italia
Nel Capitolo della Provincia di Lecce
dell’Assunzione della Beata Vergine Maria,
in Italia, regolarmente celebrato secondo le
disposizioni del Diritto, nella Casa
Sant’Antonio, in Manduria (Ta), sotto la
presidenza del Visitatore Generale, DI STEFANO FR. DAMIANO, nei giorni 22 e 23 aprile 2008 sono statti eletti,
per l’Ufficio di Ministro provinciale:
LEOPIZZI FR. TOMMASO
per l’Ufficio di Vicario provinciale:
MARANGI FR. ETTORE ELIA
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
CARRIERO FR. MICHELE
DE PAOLIS FR. ROSARIO
DI LAURO FR. GREGORIO
GUIDA FR. MARCO
TUNNO FR. MASSIMO.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 9 maggio 2008.
Prot. 098909/S169-08
7. Capitulum Cust. Aut. S. Benedicti
de Amazonia in Brasilia
El Capítulo de nuestra Custodia de San
Benito del Amazonas, en Brasil, celebrado
regularmente según las disposiciones del
Derecho en el Centro Emaús, de Santarém,
Pará, y presidido por el Visitador General,
MAZZUCO FR. VITÓRIO, el día 7 de enero de
2008 eligió
para el oficio de Custodio:
SCHWIETERS FR. JOÃO
para el oficio de Vicario:
DOS SANTOS MASCARENHAS FR. AMARILDO
para el oficio de los Consejeros de la Custodia:
ESTÊVAM DE SOUSA FR. JURACI
JOERIGHT FR. GREGÓRIO
MOURÃO DE SENA FR. RAIMUNDO REGINALDO
ROCHA DA SILVA FR.
EDILSON.
El Definitorio General, en la Sesión del
día 5 de mayo de 2008, examinó las Actas
auténticas de estas elecciones.
Prot. 098851 / S 143-08
8. Capitulum Intermedium Prov.
S. Mariæ Angelorum in Polonia
Nel Capitolo 2007 della Provincia di
Santa Maria degli Angeli, in Polonia, regolarmente celebrato secondo le disposizioni
del Diritto, nella Casa di San Francesco
d’Assisi, a Cracovia, sotto la presidenza del
Ministro provinciale, GDYK FR. NIKODEM,
il giorno 17 aprile 2008 sono statti eletti i
Definitori della Provincia:
BIEŃKOWSKI FR. DAMIAN
GÓRSKI FR. ELIZEUSZ
IWASZKO FR. PACYFIK
JANAS FR. LUCJAN
KOMAN FR. JACEK.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 15 maggio 2008.
Prot. 098932/S180-08
9. Capitulum Prov. Picenæ
S. Iacobi de Marchia in Italia
Nel Capitolo della Provincia di San Giacomo della Marca, in Italia, regolarmente
celebrato secondo le disposizioni del Diritto, nella Casa San Giuseppe, Repubblica di
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San Marino, sotto la presidenza del Visitatore generale, D’ANGELO FR. GIACINTO, dal
14 al 16 maggio 2008 sono statti eletti:
per l’ Ufficio di Ministro Provinciale:
BROCANELLI FR. VINCENZO
per l’ufficio di Vicario Provinciale:
ANGELISANTI FR. ALESSANDRO
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
ALBERONI FR. ALDO
BUCCOLINI FR. MARCO
CESARONI FR. GIANLUCA
MARINELLI FR. ALDO
SALVATORI FR. SAMUELE
SILVESTRINI FR. MARIO.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 1 luglio 2008.
Prot. 098951/S187-08
10. Capitulum Prov. Romanæ
Ss. Petri et Pauli in Italia
Nel Capitolo della Provincia Romana
dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in Italia,
regolarmente celebrato secondo le disposizioni del Diritto, nell’Oasi di Greccio (Rieti), sotto la presidenza del Ministro Provinciale, PORCELLI FR. MARINO, il giorno 22
maggio 2008 sono statti eletti:
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
BERTI FR. FABIO
COCCI FR. MASSIMO
FILA FR. SIDIVAL
MAIELLO FR. PAOLO
RECCHIA FR. LUIGI
ROSSI FR. GIOVANNI.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 1 luglio 2008.
Prot. 098998/S207-08
11. Capitulum Prov. Tridentinæ
S. Vigilii in Italia
Nel Capitolo della Provincia Tridentina
di San Vigilio, in Italia, regolarmente celebrato secondo le disposizioni del Diritto,
nella casa di spiritualità Mericianum, in Desenzano, sotto la presidenza del Visitatore
generale, PAZZINI FR. GLORIANO, dal 13 al
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15 maggio 2008 sono statti eletti:
per l’ Ufficio di Ministro Provinciale:
PATTON FR. FRANCESCO
per l’ufficio di Vicario Provinciale:
BIASI FR. SAVERIO
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
DALPIAZ FR. IVAN
PATTON FR. GIOVANNI
RIGHI FR. CLAUDIO
STABLUM FR. PIETRO.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 1 luglio 2008.
Prot. 098958/S191-08
12. Capitulum Prov.
S. Ioseph Sponsi BMV in Canada
Nel Capitolo della Provincia San Giuseppe, in Canada, regolarmente celebrato
secondo le disposizioni del Diritto, nel romitorio di Sante-Croix, in Pierrefonds
(Montreal), sotto la presidenza del Visitatore generale, JOLY FR. DOMINIQUE, dal 22 al
24 maggio 2008, sono statti eletti:
per l’ Ufficio di Ministro provinciale:
LE GOANVEC FR. MARC
per l’ufficio di Vicario provinciale:
BOURDEAU FR. GILLES
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
BONENFANT FR. ROLAND
CHARLAND FR. PIERRE
PRINCE FR. GUYLAIN
RACINE FR. ANDRÉ.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio Generale il 1 luglio 2008.
Prot. 098996/S205-08
13. Capitulum Intermedium Prov.
Ss. Francisci et Iacobi in Mexico
El Capítulo intermedio de la Provincia de
los Santos Francisco y Santiago de Jalisco, en
México, celebrado conforme a Derecho en la
Casa del Señor de la Misericordia, en la ciudad de Tlaquepaque, Jal., y presidido por el
Ministro Provincial, GONZÁLEZ PORRES FR.
ANTONIO, el día 6 de junio eligió a los seis
Definidores Provinciales:
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GONZÁLEZ ARGÜELLES FR. RUBÉN
GONZÁLEZ GALARZA FR. SERGIO ANTO-
NIO
LANCASTER-JONES CAMPERO FR. GUILLERMO
LUNA VILLALOBOS FR. JORGE ARTURO
RODRÍGUEZ VÁZQUEZ FR. JORGE
VENTURA GONZÁLEZ FR. HÉCTOR.
El Definitorio General, en la Sesión del 1
de julio de 2008, examinó las Actas auténticas y aprobó estas elecciones.
Prot. 099027/S220-08
14. Capitulum Prov.
S. Ioannis Baptistæ in USA
In the Provincial Chapter of our Province of Saint John the Baptist, regularly celebrated according to the norms of Canon
Law, in the Newman Hall of the Benedictine Archabbey of Saint Meinrad, under the
presidency of the Visitator General,
BROPHY BR. ANDREW, the following were
elected on the 22nd of May 2008:
for the office of Minister Provincial:
SCHEELER BR. JEFFREY
for the office of Vicar Provincial:
JASPER BR. FRANK
for the office of Provincial Definitors:
DUBEC BR. MICHAEL
FARRIS BR. WILLIAM
JUNG BR. DENNET
SOEHNER BR. MARK.
The General Definitory, during its session of the 1st of July 2008, carefully examined and approved the election.
Prot. 098967/S197-08
15. Capitulum Cust. Aut.
S. Claræ in Mozambico
El Capítulo de nuestra Custodia Autónoma de Santa Clara de Asís, en Mozambique,
celebrado regularmente según las disposiciones del Derecho, en el Centro de Promoción Humana de Guiua, en Inhambane
(Mozambique), presidido por el Visitador
General y Presidente del Capítulo, MOREI-
RA PEREIRA DE FARIA FR. JOSÉ MARÍA, el día
18 de junio del 2008, eligió:
para el Oficio de Custodio:
JOÃO FR. EVÓDIO
para el Oficio de Vicario:
GOLOLOMBE FR. LUCAS FRANCISCO
para el Oficio de Consejeros de la Custodia:
ANTÓNIO FR. ORLANDO
BENDER FR. JORGE
GONZALEZ HERNÁNDEZ FR. JOSÉ DE JESÚS
INÁCIO FR. ILLÍO JACINTO.
El Definitorio General, en la Sesión del 1
Julio de 2008, examinó cuidadosamente las
Actas y aprobó estas Elecciones.
Prot. 099054/049-08
16. Provinciarum in Germania unio
DEKRET
Kraft der mir gegebenen Autorität gemäss CIC can. 581 und 585 und gemäß der
Generalkonstitutionen des Minderbrüderordens Artikel 170 sowie nach eingehender
Prüfung im Generaldefinitorium und nach
Erhalt der Zustimmung des Generaldefinitoriums beim Kongress vom 8. Juli 2008
verfüge ich
die Zusammenlegung
der vier Provinzen des Ordens
der Minderen Brüder
in Deutschland,
• der Bayerischen Provinz vom heiligen
Antonius von Padua mit Sitz in München,
• der Kölnischen Provinz von den heiligen
Drei Königen mit Sitz in Düsseldorf,
• der Sächsischen Provinz vom heiligen
Kreuz mit Sitz in Hannover,
• der Thüringischen Provinz von der heiligen Elisabeth mit Sitz in Fulda.
Die Zusammenlegung wird geschehen
unter der Maßgabe, dass die drei Provinzen:
• die Kölnische Provinz von den heiligen
Drei Königen,
• die Sächsische Provinz vom heiligen
Kreuz,
• die Thüringische Provinz von der heiligen Elisabeth,
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aufgelöst werden. Alle Rechte und Pflichten dieser drei Provinzen werden auf die Bayerische Provinz vom heiligen Antonius von
Padua übertragen. Die Brüder der drei erstgenannten Provinzen werden der Bayerischen
Provinz eingegliedert (vgl. Art. 168 und 169,1
der Generalkonstitutionen).
Die Zusammenlegung geschieht aufgrund
der Petition der Provinzialminister dieser
Provinzen vom 15. Mai 2008, die gestützt ist
durch das Ergebnis der Befragung aller Brüder in diesen Provinzen aus dem Jahr 2006
und durch die Empfehlung der Provinzkapitel dieser Provinzen aus dem Jahr 2007.
Entsprechend der Ausweitung der Bayerischen Franziskanerprovinz vom heiligen
Antonius von Padua wird der Name dieser
Provinz „Deutsche Franziskanerprovinz“
lauten mit dem Kurztitel „Germania“. Diese Provinz wird das Patronat der heiligen
Elisabeth von Thüringen führen. Der Ort
des Provinzialates bleibt das Franziskanerkloster St. Anna in 80538 München, St.Anna-Str. 19.
Alle notwendigen Rechtsakte kirchenrechtlicher und zivilrechtlicher Art sind entsprechend vorzubereiten, damit die Zusammenlegung am 1. Juli 2010 in Kraft treten und offiziell verkündet werden kann.
Der Bitte der vier Minister entsprechend
soll das erste Provinzkapitel der Deutschen
Franziskanerprovinz von der hl. Elisabeth
(Germania) in der Zeit vom 5. bis 8. Juli
2010 gefeiert werden.
Ungeachtet aller entgegenstehenden Bestimmungen und Verordnungen.
Gegeben in Rom, am Sitz der Generalkurie des Ordens, am 8. Juli 2008.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Generalminister
FR. ERNEST K. SIEKIERKA, OFM
Generalsekretär
Prot. 098963/196-S08
17. Capitulum Prov. S. Fidei in Columbia
El Capítulo de nuestra Provincia de la
Santa Fe, en Colombia, celebrado regular-
261
mente según las disposiciones del Derecho
en la Casa de San Bernardino de Siena, en
Bogotá; presidido por el Visitador General,
COSTA FR. MARCIO LUIS, el día eligió
para el Oficio de Ministro Provincial:
GARZÓN RAMÍREZ FR. FERNANDO
para el Oficio de Vicario Provincial:
RAMOS NOVOA FR. MARIO WILSON
para el Oficio de Definidores Provinciales:
CEPEDA VAN HAUTEN FR. ÁLVARO DE JESÚS
CONTRERAS NARVÁEZ FR. HERNANDO
GUTIÉRREZ RAMÍREZ FR. GABRIEL
SOTO FORERO FR. BENJAMÍN
URBINA RODRÍGUEZ FR. JOSÉ ALIRIO.
El Definitorio General, en la Sesión del
día 9 de julio de 2008, examinó las Actas
auténticas de estas elecciones.
Prot. 099120/S258-08
18. Capitulum Prov. B. Pacifici in Gallia
Nel Capitolo della Provincia del Beato
Pacifico, in Francia, regolarmente celebrato
secondo le disposizioni del Diritto, nella
Casa Clarté-Dieu, in Orsay, sotto la presidenza del Visitatore generale, WILLIAMS FR.
PETER, il giorno 2 aprile 2008 sono statti
eletti
per l’ Ufficio di Ministro provinciale
DUBIGEON FR. BENOÎT
per l’ufficio di Vicario provinciale:
GOURNAY FR. THIERRY
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
BARUN FR. BORIS
CAVELLEC FR. GILLES
LE MAOU FR. YANNICK
MERCATBIDE FR. BATITTE.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 9 luglio 2008.
Prot. 099108/S250-08
19. Capitulum Prov. Sardiniæ
S. Mariæ Gratiarum in Italia
Nel Capitolo della Provincia di Sardegna
di Santa Maria delle Grazie, in Italia, rego-
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larmente celebrato secondo le disposizioni
del Diritto, nella Casa di Santa Maria dei
Martiri di Fonni, sotto la presidenza del Visitatore generale, PRADELLA FR. FEDELE, il
giorno 25 giugno 2008 sono statti eletti
per l’ Ufficio di Ministro provinciale:
SOLINAS FR. ANGELO MARIA
per l’ufficio di Vicario provinciale:
SECHI FR. FRANCESCO
per l’Ufficio di Definitori della Provincia:
CARTA FR. GIUSEPPE
COGONI FR. STEFANO M.
FARCI FR. SIMONE
PISANU FR. LEONARDO.
Queste elezioni sono state ratificate dal
Definitorio generale il 9 luglio 2008.
Prot. 099102/S248-08
20. Capitulum Intermedium
Prov. Assumptionis BMV in USA
In the Provincial Chapter of our
Province of the Assumption of the Blessed
Mary Virgin, in the United States of North
America, regularly celebrated according to
the norms of Canon Law and held on the
19th of January 2008, in the Resurrection
Retreat Center, presided over by the Minister Provincial, HOPPE BR. LESLIE, the following were elected,
for the office of Provincial Definitors,
BERNA BR. FRANCIS
BROPHY BR. ANDREW
KENNEDY BR. BERNARD
TLUCEK BR. EDWARD
WILKING BR. GRAIG.
The General Definitory, during its session of the 9th of July 2008, carefully examined and approved the election.
Prot. 099105/S249-08
21. Capitulum Prov.
S. Pauli Apostoli in Melita
The General Definitory, during its session of the 9th of July 2008, carefully examined the authentic Acts of the elections of
the Provincial Chapter of our Province of
St. Paul the Apostle in Malta, regularly celebrated according to the dispositions of
Canon Law, at the Porziuncola Retreat
House, in Baħar iċ-Ċaghaq, and presided by
the Visitator General, MCCORMACK BR.
AUSTIN, on the 13rd of May 2008.
OVEREND RIGILLO FR. SANDRO was
elected to the Office of Minister Provincial
in accordance with Art. 127, §§ 1-3 of the
GGSS and Art. 63 § 1 of the Particular
Statutes of the Province.
Taking into account the prescriptions of
Arts. 127, § 1-3 and 206, § 3 of the General
Statutes of the Order, the following were
considered elected, but with an irregularity
in the election process due a discrepancy in
the superseded Particular Statutes:
to the Offices of Vicar Provincial:
GRECH BR. RICHARD S.
to the Office of Provincial Definitor:
COLIERO BR. MARTIN
FARRUGGIA BR. ANTON
MICALLEF BR. MARCELINO
PACE BR. EDDIE.
Following careful consideration, the
General Definitory granted a “sanatio” of
the elective process and approved the Capitular Elections.
Therefore, in virtue of the present, I decree that the sanatio of the elections of the
Vicar and of the Definitors of the Province
has been granted. I also declare all the elections of the 2008 Provincial Chapter of the
Province of St. Paul the Apostle in Malta to
be valid and I ratifyy them in conformity
with the Law and in accordance with that
prescribed in Art. 165 § 1 of the General
Statutes of the Order.
Notwithstanding anything to the contrary.
Given at the General Curia of the Order
of Friars Minor
Rome, the 11th of July 2008.
BR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Minister General
BR. ERNEST K. SIEKIERKA,OFM
Secretary General
Prot. 099121/S259-08
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22. Visitatores generales
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E SECRETARIA GENERALI
– BIASI FR. SAVERIO, Prov. Tridentinæ S.
Vigilii, in Italia, pro Prov. Pedemontana
S. Bonaventuræ, in Italia: 08.05.2008;
prot. 098640/S35-08.
– BRÁZDA FR. CYRIL JAROSLAV, Prov. Ss.
Salvatoris, in Slovachia, pro Prov. Bohemiæ et Moraviæ S. Venceslai, in Resp.
Ceca: 08.05.2008; prot. 098812/S13308.
– KOREN FR. MATIJA, Prov. Ss. Cyrilli et
Methodii, in Croatia, pro Prov. Ss. Redemptoris, in Croatia: 08.05.2008; prot.
098725/S88-08.
– HESS FR. AZARIASZ JACEK, Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, in Polonia,
pro Prov. S. Hedvigis, in Polonia:
08.05.2008; prot. 098687/S65-08.
– MIOČ FR. GABRIJEL, Prov. Assumptionis
BMV, in Bosnia/Herzegovina, pro Prov.
S. Crucis, in Bosnia/Herzegovina:
08.05.2008; prot. 098735/S103-08.
– STYŚ FR. ZENON, Prov. S. Mariæ Angelorum, in Polonia, pro Prov. S. Francisci
Assisiensis, in Polonia: 08.05.2008;
prot. 098644/S39-08.
– MARYJKA FR. RUFIN, Prov. S. Mariæ Angelorum, in Polonia, Visit. Absistens pro
Prov. S. Francisci Assisiensis, in Polonia: 08.05.2008; prot. 098644/S39-08.
– AMANZI FR. CRISTOFORO, Prov. Romanæ
Ss. Petri et Pauki, in Italia, pro Prov. Liguria Ss. Cordis Mariæ, in Italia:
10.05.2008; prot. 098810/S131-08.
– COLOMBOTTI FR. TARCISIO, Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromæi, in Italia,
pro. Prov. Tusciæ S. Francisci Stigmatizati, in Italia: 10.05.2008; prot.
08902/S167-08.
– BLANCO RODRÍGUEZ FR. MANUEL, Prov.
Castellanæ S Gregorii Magni, Visit. Ex-
263
traord. pro Dominibus in Libano, Syria
et Iordania extantibus, dep. a Cust. Terræ
Sanctæ, et pro Fratibus in Libano, Syia
er Iordania natis et in Israel degentibus:
15.05.2008; prot. 098541/M-130.
– OLIVER ALCÓN FR. FRANCISCO, Prov.
Carthaginensis, in Hispania, pro Prov.
Granatensis Dominæ Nostræ a Regula,
in
Hiapsnia:
03.07.2008;
prot.
099099/S245-08.
– TAMÁS FR. GÁBOR, Prov. Magnæ Dominæ Hungarorum, in Hungaria, pro
Prov. Transilvaniæ S. Stephani Regis, in
Romania:
03.07.2008;
prot.
098827/S136.08.
– CERRATO CHAMIZO FR. GUILLERMO,
Prov. Bæticæ, in Hispania, pro Prov. Castellana S. Gregorii Magni, in Hispania:
03.07.2008; prot. 098881/S156-08.
– BÖJTE FR. MIHÁLY, Prov. . Transilvaniæ S.
Stephani Regis, in Romania, pro Prov. Magnæ Dominæ Hungarorum, in Hungaria:
03.07.2008; prot. 098890/S161-08.
– COLOMER BARBER FR. RAFAEL, Prov. Valentiæ et Aragoniæ S. Ioseph, in Hispania, pro Prov. Franciscana de Arantzazu,
in
Hispania:
03.07.2008;
prot.
098721/S84.08.
– BRUCK FR. ANTON, Prov. S. Leopoldi, in
Austria, pro Cust. Aut. Christi Regis, in
Helvetia:
03.07.2008;
prot.
099016/S215-08.
– ESPELAGE FR. ARTHUR, Prov. S. Ioannis
Baptistæ, in USA, pro Prov. Nostræ Dominæ de Guadalupe, in USA:
11.07.2008; prot. 098999/S208-08.
– AGULAR FLORES FR. JOSÉ VÍCTOR, Prov.
Dominæ Nostræ de Guadalupe, in America Centrale et Panama, Visit. Absistens
pro Cust. dei Caraibi et Paraguiæ, dep. a
Prov. Franciscina de Arantzazu, in Hispania: 11.07.2008; prot. n. 098721/S8408.
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23. Domus suppressæ
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– “Santi Quirico e Giulitta”, Campo Lomaso (Trento), Italia: 07.05.2008; prot.
098858/S146-08.
– “Crito Rey” de Ilo, Moquegua, Perù:
07.05.2008; prot. 098780/S112-08.
– San Francesco, Cori (LT), Italia:
03.07.2008; prot. 099073/233-08.
– S. Antonio, Vitorchiano (VT), Italia:
03.07.2008; prot. 099073/233-08.
– S. Pietro Apostolo, Pofi (FR), Italia:
03.07.2008; prot. 099073/233-08.
– S. Francesco d’Assisi, Novi Ligure
(AL),
Italia:
11.07.2008;
prot.
099126/S264-08.
24. Notitiæ particulares
– Il Ministro generale, con il consenso del
Definitorio, il 1° luglio 2008, prot.
099107/S08, ha eretto la Custudia Autonoma “S. Francesco di Assisi, Araldo di
Pace” in West-Papua (Indonesia). Il Decreto entra in vigore il 21 settembre 2008.
– Il Ministro generale, con il consenso del
Definitorio, il 3 luglio 2008, ha eretto la
Custodia “Immacolata Madre di Dio“ in
Angola, dipendente dalla Prov. dell’Immacolata Concezione in Brasile.
– Melicias Lopes Fr. Vitor José, Ministro
provinciale
del
Portogallo,
il
10.07.2008, prot. 098712/80-S08, è stato nominato Delegato generale per accompagnare lo sviluppo della Fondazione “S. Antonio di Lisbona” in Timor Est,
dipendente dalla Prov. S. Michel Arcangelo in Indonesia.
– Il Ministro generale con Decreto del 2
luglio 2008, prot. 098919/S173-08, ha
stabilito che il Monastero delle Sorelle
Povere di S. Chiara La Pintada in Coclí,
Panama, sia sotto la giurisdizione dell’Ordine dei Frati Minori.
– Il Ministro generale con Decreto dell’11
luglio 2008, prot. 098471/S466-08, ha
stabilito che il Monastero delle Sorelle
Povere “S. Maria degli Angeli” in Attimis (UD), Italia, sia sotto la giurisdizione dell’Ordine dei Frati Minori.
– Il Ministro generale con Decreto del 2
luglio 2008, prot. 098919/S173-08, ha
stabilito che il Monastero delle Sorelle
Povere di S. Chiara in Potenza, Italia, sia
sotto la giurisdizione dell’Ordine dei
Frati Minori.
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E SECRETARIATU
PRO FORMATIONE ET STUDIIS
1. Primer Encuentro de Frailes Profesores e Investigadores de la Conferencia
Santa María de Guadalupe de la
OFM
Del 17 al 19 de junio de 2008, en San
Juan del Río, Qro., se tuvo el Primer Encuentro de Frailes Profesores e Investigadores de la Conferencia Santa María de Guadalupe, en México, Centroamérica y El Caribe. El Encuentro trató el tema: “El
patrimonio intelectual de la Orden”.
La mañana del día 17, un filósofo laico y
Fr. Massimo Fusarelli, Secretario General
para la Formación y los Estudios, presentaron el libro Los Hermanos Menores ante el
cambio de época. Esta obra es el Instrumento para la Formación Permanente de la
Conferencia.
La génesis de este Primer Encuentro estuvo en la Asamblea Anual de la Conferencia, celebrada el mes de febrero de 2006, en
la Casa de Retiros del Valle de la Misericordia, en Tlaquepaque, Jal., cuando los Hermanos reunidos consideraron las celebraciones del VIII Centenario de la aprobación
de nuestra forma vitae como un momento
de Kairós para todos los hijos de San Francisco. En el contexto de esta motivación
empezó a germinar la idea de promover la
fuerza que tiene el patrimonio intelectual de
la Orden en la zona geográfica de la Conferencia Santa María de Guadalupe.
Los Ministro Provinciales de la Conferencia, sintiéndose responsables de impulsar esta iniciativa que les fue presentada como propuesta al final de la Asamblea, la
aprobaron y encomendaron concretizarla a
dos Organismos de la Conferencia: a la Secretaría para la Formación y los Estudios y
a la Comisión para la Formación Permanente.
Este Primer Encuentro reunió un grupo
significativo de frailes de la Conferencia:
30 en total; que, entre otros aspectos, tienen
en común el enfrentar con gran profesionalidad las tareas de la docencia y/o de la investigación.
Ante todo, en la reunión se buscó un lugar de encuentro en donde se estudie, se
dialogue, se valore y se proyecte nuestro caminar en la dimensión intelectual; cuya
consecuencia sea la capacidad de ir entrelazando diversos aspectos que nos ayuden a
fortalecer “el sentido de pertenencia a una
fraternidad interdependiente, intercultural
e internacional” (cf. El Señor nos habla en
el camino, 57).
El mundo contemporáneo y la Iglesia esperan mucho del franciscanismo (cf. RFF
30.35). Por esta razón, y hoy más que nunca, debemos dar razón de nuestra esperanza; por eso buscamos que, de la riqueza de
la interdisciplinariedad manifestada en los
asistentes y en la temática del Encuentro,
podamos continuar con el aggiornamento
tan deseado por la Orden.
Se buscó que este Encuentro desencadenara una serie de pistas que enriquezcan las
diferentes Entidades de la Conferencia y un
Banco de Datos con la información de los
Hermanos, de sus estudios académicos y
especializaciones; que también fuera un impulso para continuar con la investigación y
con la publicación científica y, además, que
sea el primero de muchos otros.
El Objetivo General fue: Propiciar un
primer Encuentro de frailes franciscano de
la Conferencia, que ejercen la docencia y/o
la investigación para que, mediante el estudio, la discusión y el diálogo fraternos, den
razón de nuestro carisma, de los desafíos
que plantean el mundo contemporáneo y la
Iglesia.
Los temas y los conferencistas, todos
OFM, fueron: Análisis histórico del caminar intelectual en la Orden (Fr. Francisco
Morales); Presente y futuro de los Estudios
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en la Orden y en nuestra Conferencia (Fr.
Massimo Fusarelli); Retos que el Mundo
contemporáneo y la Iglesia presentan al Patrimonio intelectual de la Orden (Fr. Darío
Carrero).
El resultado del Encuentro fue positivo.
Animó a los participantes a que pidieran a
los Ministros Provinciales la continuación
de este tipo de encuentros en la misma dirección, para poder crecer en el área de los
estudios, en la investigación y en la enseñanza a nivel de la Conferencia; pero sobre
todo en vista a alcanzar una mayor inculturación de nuestro carisma franciscano en
esa parte del mundo.
2. Congresso della Formazione nella
Provincia S. Antonio del Brasile
Nei giorni 14-19 luglio a Lagoa Seca si è
tenuto il Congresso della Formazione della
Provincia S. Antonio in Brasile (Recife).
L’incontro si tiene ogni due anni e raccoglie
i formatori e i candidati delle diverse tappe,
oltre ai frati dei primi dieci anni di professione solenne, per delle giornate di incontro
e fraternità, di celebrazione e di riflessione,
di verifica e di progettazione per il futuro.
La grande casa che ha accolto l’incontro
è l’antico Collegio Serafico e oggi funge da
luogo di accoglienza aperto a tutti. È anche
Casa di Noviziato della Provincia.
Il Ministro provinciale e il Segretario
della formazione e studi della Provincia
hanno accompagnato l’incontro. Il Ministro
ha aperto il congresso con una memoria del
cammino della Provincia nella formazione,
quasi per passare il testimone alle nuove generazioni.
Seguendo la scelta del metodo induttivo,
ciascun frate ha poi presentato in pochi minuti i punti più importanti, sial al positivo
che al negativo, della sua formazione iniziale e permanente. La sintesi di questa comunicazione è stata fatta in assemblea e ha
offerto un quadro molto interessante.
I partecipanti hanno quindi analizzato in
piccoli gruppi e poi in Assemblea il Piano di
Formazione, arricchendolo della loro valutazione e di proposte nuove.
Dal giorno 16 è stato presente Fr. Massimo Fusarelli, Segretario generale per la
Formazione e gli Studi, che ha presentato
nei giorni 16 e 17 i seguenti temi: il nesso
tra formazione ed evangelizzazione; la situazione attuale e la formazione dei fratelli
laici nei Documenti dell’Ordine; la situazione degli studi nell’Ordine oggi. La relazione profonda tra formazione ed evangelizzazione è quella che ha toccato più da vicino i lavori del Congresso, che ha approfondito la dimensione propria di una formazione per e attraverso l’evangelizza-zione.
In questo senso è stato molto ricco il dibattito sul fatto che la medesima missione è affidata a tutti i frati, qualunque sia l’opzione,
e richiede la base solida degli studi, attenti
ai diversi contesti culturali nei quali viviamo e operiamo.
La celebrazione e la festa hanno reso ancora più ricchi questi giorni di incontro e di
verifica, ai quali hanno partecipato anche
dei rappresentanti della Famiglia Francescana del territorio della Provincia.
3. Visita del Secretario general para la
Formación y los Estudios a la Provincia de San Pablo Apóstol en Colombia
Durante los días 22-30 de Julio de 2008
Fray Massimo Fusarelli visitó algunas de las
casas de formación de la Provincia. Los objetivos de dicha visita eran conocer de cerca
el proceso formativo de la Provincia, animar
a los hermanos en sus búsquedas y seguir
socializando el pensamiento de la Curia General sobre este servicio formativo.
Se visitaron las fraternidades de Cali
(postulantado), Ibagué (Noviciado), Neiva,
Cali y Santa Rosa de Cabal.
En Neiva se encontró con un grupo de
hermanos de profesión temporal y sus
acompañantes.
Al llegar, fue acogido por un numeroso
grupo de comunidades, con quienes celebró
la Eucaristía, y a quienes acompañó después a una velada cultural, con danzas y
cantos propios de la región.
El lugar donde viven los hermanos en un
sector habitado por desplazados del conflic-
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to interno colombiano. Allí trabajan los hermanos, allí conviven con los habitantes del
sector, ocupando una sencilla casa como las
del entorno.
Conversando con todos los hermanos y
de manera especial con los profesos temporales, se pudo apreciar la manera como se
está realizando esta etapa de la profesión
temporal. Viven en grupos de a dos o tres,
acompañados por hermanos de profesión
solemne. Distribuyen su tiempo entre trabajo material –para el sustento-, trabajo pastoral –en la parroquia con grupos y comunidades-, y estudio –con el sistema de “semipresencial” –tiempos fuertes de clases y
luego acompañamiento a distancia.
Antes de salir de Neiva, se realizó la visita a una obra para niños de la calle, llamada “sembrando futuro”, donde se atienden
unos 250 niños con ayuda escolar, suplemento alimenticio y recuperación de la autoestima, tan golpeada por los avatares de la
pobreza. Esta obra, fundada por los hermanos, es gestionada ahora por laicos, pero los
hermanos siguen ahí prestando sus servicios de acompañamiento espiritual.
En la ciudad de Cali, al sur occidente del
país, se pudo apreciar, por un lado, la manera como vive otro grupo de hermanos de
profesión temporal, acompañados a su vez
por hermanos de profesión solemne. Aquí
también el sector donde habitan es muy pobre y la casa donde viven aún más.
En esta fraternidad, los hermanos distribuyen su tiempo lo mismo que en las otras
fraternidades: oración, trabajo, estudio.
En la misma ciudad de Cali- una ciudad de
unos tres millones de habitantes, capital de
una región muy hermosa, con su agroindustria de la caña, está situado el Postulantado.
Estos cinco jóvenes son acompañados
por un equipo de hermanos profesos, uno de
los cuales es estudiante de teología con opción presbiteral.
También ellos distribuyen su tiempo entre trabajo pastoral, manual, intelectual y
formativo.
Para el Postulantado y Noviciado existen
dos casas: Cali e Ibagué. Esto con el fin de
que estas dos etapas de la formación inicial
las puedan hacer en el mismo lugar y con el
267
mismo equipo. Y los jóvenes permanezcan
juntos un tiempo más prolongado.
En Ibagué fue la oportunidad para conocer el Noviciado.
Residen en una de las casas del sector.
Llevan una normal vida de oración, unida a
la del trabajo, formación y estudio. Es un
noviciado inserto en un sector popular, como las demás casas de formación. Se trata,
según explican, de formar en la vida y para
la vida.
También en Ibagué fue la oportunidad
para celebrar la Eucaristía con los habitantes del sector donde viven los hermanos y
luego un poco de tiempo para visitar la ciudad, conocida por su cultura musical y sus
eventos culturales.
En la ciudad de Santa Rosa de Cabal,
centro de una fértil comarca, toda sembrada
de café y rodeada de altas montañas con
nieves perpetuas, hubo la oportunidad de
conocer la sede provincial, la biblioteca
provincial “Juan Duns Escoto” y la Parroquia de la Santísima Trinidad.
En el sistema de estudios que tiene la Provincia de San Pablo, Santa Rosa es el lugar
donde se realiza la parte presencial de los estudios. Allí se reúnen dos veces al año: enero-febrero y julio. En este tiempo se exponen
los contenidos, se da el método de estudio, se
proponen las tareas, se evalúan los trabajos
realizados. Se trata de integrar la vida en fraternidad, con sus proyectos y trabajos y vida
de estudio, según explican ellos, con la metodología acción-reflexión-acción.
Este sistema constituye un gran reto para la Provincia, pues no siempre en las fraternidades se dispone de un ambiente propicio para el estudio. Pero, por el contrario, la
vida misma en las fraternidades, sus trabajos y compromisos, va dando elementos para el estudio. Este sistema de estudio parece
estar bien avalado por otras instituciones
universitarias con quienes la Provincia ha
hecho convenios para la profesionalización
teológica.
De regreso a Bogotá, se tuvo la oportunidad de hacer una reunión con el Secretariado de Formación Permanente. Se intercambiaron ideas y propuestas y se hicieron
algunas sugerencias. Es interesante notar
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cómo en la Provincia van articulando formación inicial, estudios, evangelización,
justicia y paz en un proyecto integrado de
formación permanente.
Estando en Bogotá no se podía dejar de
atender la invitación de la Provincia de la
Santa fe, para hacer una visita a su estudiantado, su curia provincial y a algunos de
sus conventos.
Después de una rápida gira turística al
sector antiguo de la ciudad de Bogotá, se
terminó esta visita fraterna con la celebración de la Eucaristía para dar gracias a Dios
por lo visto, lo realizado, las esperanzas que
suscita para la Orden y también, forzoso es
decirlo, para festejar las bodas de plata de
profesión del hermano Secretario general,
fray Massimo Fusarelli. Muchas gracias
hermano Massimo.
4. Notitiæ particulares
1. Pontificia Università Antonianum
– Prot. 098966: con Decreto del 31 maggio 2008 il Ministro generale e Gran
Cancelliere della PUA ha nominato KOPIEC FR. MASSIMO, della Provincia dell’Assunzione della BVM, in Polonia,
Professore aggiunto della Cattedra della
Teologia Fondamentale della PUA.
– Prot. 098965: con Decreto del 31 maggio 2008 il Ministro generale e Gran
Cancelliere della PUA ha nominato SCHMUCKI FR. ALBERT, della Custodia di Cristo Re in Svizzera, Professore aggiunto
della Cattedra della Psicopedagogia della Vita Spirituale della PUA.
– Prot. 098986: con Decreto del 9 giugno
2008 il Ministro generale e Gran Cancelliere della PUA ha dichiarato STAMM
FR. HEINZ-MEINOLF, della Provincia della Santa Croce in Germania, Professore
emerito della Facoltà del Diritto Canonico della PUA.
– Prot. 099171: con Decreto del 3 luglio
20008 la Congregazione dell’Educazione Cattolica ha nominato FREYER FR.
JOHANNES B. Rettore Magnifico della
PUA per altri tre anni.
2. Formazione e Studi
– Prot. 098947 (09.062008): il Ministro
generale ha confermato la “Ratio Formationis” della Provincia Betica in Spagna.
– Prot. 098949: con lettera del 16.05.08 il
Segretario Generale per la Formazione e
gli Studi ha convocato il XII Consiglio
Internazionale per la Formazione e gli
Studi nei giorni 24.11-3.12.08, a “Villa
Pilar” in Murcia, Spagna.
3. Case di Noviziato
– Prot. 099131 (09.07.2008): il Ministro
generale, ascoltato il parere del suo Definitorio, ha concesso la dispensa dall’art. 93 §1 degli SSGG perché si possa
cominciare il noviziato nella Fondazione
Bizantina di Tutti i Santi dell’Ordine Serafico in Ucraina con solo due candidati
9.07.08
– Prot. 099134 (09.07.2008): il Ministro
generale, ascoltato il parere del suo Definitorio, ha concesso la dispensa dall’art. 93 §1 degli SSGG, perché si possa
cominciare il noviziato nella Custodia di
Santa Maria della Speranza in Caraibi
con solo due candidati.
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E SECRETARIATU PRO
EVANGELIZATIONE ET MISSIONE
1. III Congreso Internacional de Educadores Franciscanos
Cusco, Perú, 18-22.05.2008
1. Crónica
Del 18 al 22 de mayo, del año en curso,
en la ciudad del Cusco, Perú, se realizó el
III Congreso Internacional de Educadores
Franciscanos, de América Latina. Este
magno acontecimiento fue convocado por
la UCLAF (Unión de Conferencias Latinoamericanas Franciscanas) y organizado por
la Provincia de los XII Apóstoles, con el
apoyo de la Secretaría general para la Evangelización de la Orden de Hermanos Menores, a través del Animador general para la
Pastoral educativa. En él participaron 777
Delegados, entre religiosas, religiosos, laicas y laicos, de los diversos centros educativos (Escuelas, Colegios y Universidades)
de varias Entidades de la OFM, de la TOR y
de los Institutos Religiosos Franciscanos.
De la Orden de los Hermanos Menores se
dieron cita alrededor de 118 miembros.
Este III Congreso Internacional estuvo
presidido por Fr. José Rodríguez Carballo,
Ministro general, acompañado de Fr. Juan
Ignacio Muro y del suscrito, Definidores
generales, de Fr. Néstor Schwerz, Secretario general para la Evangelización, de Fr.
Joaquín Echeverry, Animador general de la
Pastoral Educativa, de Fr. Robert Bahcic,
Guardián de la Curia general, y de Fr. Joe
Rozansky, Director de JPIC, entre otros. El
Congreso se inició, de acuerdo con lo programado, el domingo 18 con el desfile desde la plazoleta Espinar, frente a la Iglesia de
la Merced, hasta el templo de San Francisco, en donde se llevó a cabo la celebración
Eucarística Inaugural. Este desfile estuvo
precedido y animado por la Banda Musical
del Colegio San Francisco de Asís, del Cusco, y por varias coreografías y danzas de los
distintos países de donde procedían los congresistas. Cabe destacar, en esta parte del
camino, el desplazamiento de todas las delegaciones internacionales y nacionales de
los colegios participantes; pues, con sus Estandartes, Banderolas y Lemas propios de
cada Entidad educativa, contagiaron con su
entusiasmo a las autoridades cívicas y religiosas y al público en general que concurrió
a la Plaza de Armas de la reconocida Ciudad Inca del Cusco.
Terminado el desfile, los participantes se
congregaron para la Celebración Eucarística, que estuvo presidida por Fr. José Rodríguez Carballo. En su homilía, al coincidir
con la fiesta de la Santísima Trinidad, resaltó el valor de la familia, cuyo fundamento
último lo encuentra en Dios Trino y Uno. Es
meritorio reconocer también la presencia
activa de los alumnos, profesores y padres
de familia del colegio San Francisco de
Asís. De una manera particular, se destacó
el Coro de la misma Institución, que había
preparado unos cantos en quechua y castellano haciendo uso de los ritmos propios de
la región andina.
A las 20:00, se abrieron las puertas del
Auditorio “Paz y Bien“ del colegio anfitrión para dar paso a la Ceremonia de Inauguración del Congreso. Estuvo presidida
por las principales autoridades del Gobierno general y local de la Orden. El solemne
acto inaugural se inició con el Himno Nacional del Perú, el saludo y las palabras de
bienvenida de Fr. Emilio Carpio, Ministro
provincial de la Provincia de los XII Apóstoles, y la presentación y apertura del Congreso a cargo de Fr. Mauro Vallejo, Presidente de la UCLAF. Luego de estas intervenciones, tuvo lugar la ponencia del
Ministro general, en la que, entre otros aspectos, puso de relieve la necesidad de brindar una formación seria y profunda que tenga presente tanto la espiritualidad francis-
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cana como la realidad social y cultural que
rodea a cada centro educativo en el lugar en
donde se encuentre, poniendo un especial
énfasis en la dimensión humana del educando. El acto concluyó con las indicaciones generales para el mejor desarrollo del
Congreso.
El día 19, a las 08:00, se inició con la Celebración Eucarística presidida por Fr.
Mauro Vallejo. Después de un breve receso,
se reanudó el Congreso con la primera ponencia del programa, cuyo tema fue el siguiente: Hacia una educación humanista
franciscana, y que fue sustentada por Fr.
Héctor Lugo, de la Provincia de la Santa Fe,
Colombia, en dos momentos de la mañana.
Su disertación tuvo como eje central: “llevar a los participantes a la comprensión de
una educación humanista en clave humanafranciscana, en una dinámica basada en relaciones inter-personales, dialógicas, estrechas, de acogida y escucha, entre otros lineamientos”. Terminada la pausa, el
conferencista respondió a las preguntas e
inquietudes de un modo ágil y convincente.
Por la tarde, en concordancia con lo programado, se realizaron los talleres-ponencias sobre distintas temáticas, a los cuales
fueron distribuidos los congresistas previamente por grupos. Se trataron temas de sumo interés e importancia, como: Justicia,
Paz y Ecología; Retos de la educación franciscana en América; La fuerza de la escucha
en la labor educativa; Experiencia de la
educación en la diversidad; Misión del educador humanista-franciscano; Aportes de
las Neurociencias en la educación; Valores
franciscanos en la educación de nuestras
instituciones; ¿Cómo evangelizar desde la
educación? Cada taller desarrolló su propia
metodología y dinámica.
Después del receso, se compartieron algunas experiencias que las Instituciones
educativas las promueven; entre ellas, se
destacaron: Programa Integral de Educación Ambiental; Instituto Margil, Aguascalientes, México; Educación y Ciudadanía
de Afro-descendientes y Necesitados, Universidad San Francisco, Brasil; Escuela de
Padres, escuela para la vida, Perú; Experiencia educativa: Escuelas de Cristo, Boli-
via; Movimiento de JPIC, Colegio San
Francisco, Arequipa, Perú; Programa de Articulación Colegio-Universidad, de la Universidad de San Buenaventura, Medellín en
Colombia.
Ese mismo día, ya avanzada la tarde,
desde las 19:30 hasta las 20:30, el Ministro
general se reunió con los hermanos OFM
presentes en el Congreso. Su objetivo fue
intercambiar impresiones y opiniones sobre
los Congresos de Educadores Franciscanos
anteriores y señalar algunas pistas para los
futuros. La valoración de los mismos fue
muy positiva y se sugirió que se realice una
evaluación más serena y objetiva con el fin
de continuar con esta forma de evangelización de una manera más coordinada, teniendo en cuenta la presencia significativa
de la familia franciscana en estos Congresos, y de un modo muy especial de los laicos y laicas. El Ministro concluyó el encuentro invitando a los hermanos a poner
los mejores medios y esfuerzos de tal manera que la educación siga siendo el lugar
privilegiado para evangelizar a los niños, a
los jóvenes y a todos los estamentos de la
sociedad que concurren a nuestras Instituciones educativas.
La mañana del día martes 20 de mayo, se
reinició el Congreso con la Celebración de
la Eucaristía, siempre acompañada por el
Coro del Colegio anfitrión y de agrupaciones musicales conformadas por maestros de
otras instituciones educativas de la Provincia. A continuación, se disertó la segunda
ponencia intitulada: Desafíos humanos de
América Latina en la educación católica, a
cargo del P. Juan Bautista Libanio SJ. Un
tema que puso de manifiesto el contexto social y cultural actual en el que se desarrolla
la educación franciscana y desde donde se
generan muchos desafíos. El método fue el
mismo del día anterior: exposición, preguntas y respuestas. El ambiente que se creó fue
de mucho interés y apertura a las nuevas
exigencias de “formar en los alumnos la
conciencia de la libertad y crítica en el seno
de la sociedad post-industrial del conocimiento, para construir una sociedad justa y
solidaria”. En este momento, el Ministro
general agradeció a todos los participantes
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por su presencia y sus valiosos aportes a la
educación y emprendió su regreso a Roma
para continuar con sus compromisos previamente adquiridos.
Por la tarde, Fr. Joaquín Echeverry presentó a la Asamblea algunas Directrices para un Proyecto educativo franciscano; pautas que las Entidades deben tener en cuenta
en sus respectivas Instituciones educativas,
cuya impronta evangelizadora es vista e interpretada desde la espiritualidad franciscana. La jornada del día concluyó con la noche cultural, en la que las diversas instituciones educativas de la Provincia de los XII
Apóstoles deleitaron al público con el canto, la danza y la representación teatral de algunas tradiciones culturales y folklóricas de
cada lugar de procedencia. En todas ellas se
destacaron las alegorías artísticas que estuvieron a cargo de los maestros participantes.
El miércoles 21 de mayo, una vez celebrada la Eucaristía, se desarrolló la tercera
y última ponencia. Esta disertación estuvo a
cargo de la Dra. María Antonia Villanueva,
de Argentina, con el título: Educador franciscano: evangelizador y humanista. En su
exposición, propuso un método de lectura
de los textos del evangelio desde la perspectiva de la educación; evangelio que debe
estar presente en todos los momentos educativos dentro y fuera del aula. Su interés
principal giró en torno a: cómo educar desde el anuncio del Evangelio como discípulos y misioneros en la cotidianeidad. Concluida la ponencia, igualmente, respondió y
comentó las diversas inquietudes que suscitaron sus palabras e ilustraciones.
Por la tarde, se continuó con los talleres
y las experiencias educativas. Los temas de
los talleres fueron los mismos del día lunes
19. En cambio, en la presentación de las experiencias se dieron algunas innovaciones,
como: Fe y Pastoral: Currículo de Franciscanismo, Perú; Escuela para Padres, Argentina; Una educación humanista y su impacto social en Huaycán, Perú; Centro de Educación Ocupacional, CEO San José Obrero,
Perú; Proyecto educativo de desarrollo humano, Perú; JPIC, Colegio La Recoleta,
Arequipa. Perú.
271
El jueves 22 de mayo, último día del
Congreso, fue dedicado a la evaluación del
mismo y a la Ceremonia de Clausura. En la
evaluación, se pidió a cada persona que tomara conciencia sus sentimientos actuales,
de lo más significativo del Congreso que se
llevaba y el compromiso que había hecho
en estos días. Asimismo, en el momento
apropiado, hicieron uso de la palabra Fr.
Juan Apumayta, Presidente de la Comisión
Organizadora; Fr. Joaquín Echeverri y Animador general de la Pastoral Educativa; Fr.
Emilio Carpio, Ministro provincial de los
XII Apóstoles; Fr. Néstor Schwerz, Secretario general de Evangelización, y Fr. Mauro
Vallejo Lagos, Presidente de la UCLAF.
En todos los discursos, se dieron felices
coincidencias. En todos ellos se destacaron,
principalmente, el reconocimiento y agradecimiento al colegio San Francisco de Asís
del Cusco, por la organización, dedicación
y entrega en todo momento del Congreso.
Igualmente, se puso de manifiesto la presencia de las autoridades del Gobierno general, como un signo muy importante para
el impulso de la tarea evangelizadora, a través del proceso formativo de las instituciones educativas de la Orden. De una manera
especial, se valoró el apoyo de la Secretaría
general para la Evangelización en la animación de los encuentros de esta naturaleza.
El presente Congreso fue clausurado solemne y oficialmente por el Presidente de la
UCLAF no sin antes recordar que, Dios mediante, el IV Congreso Internacional de
Educadores Franciscanos se realizará en
México, Puebla, en el 2010.
LUIS CABRERA, OFM
2. Ponencia del Ministro general
Cuzco, Perú, 18-22.05.2008
EDUCAR:
UNA GRAN EMERGENCIA
“Llega a ser quien eres”, era la frase que
el filósofo griego Píndaro utilizaba para
motivar a los atletas. Esta misma frase nos
recuerda a todos nosotros, y mucho más a
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vosotros educadores, que no hay nada más
importante y urgente para cada ser humano
que llegar a ser lo que es.
Esta es la finalidad primordial de la educación: formar al hombre, o ayudar para
que el hombre pueda formarse/educarse a sí
mismo y llegar a ser un hombre.
Soy plenamente consciente de la importancia y a la vez de la dificultad de la labor
educativa, particularmente en un colegio
franciscano. Importancia, pues la educación
se presenta, todavía hoy, como una plataforma privilegiada y fundamental de evangelización. Un colegio franciscano se integra en el amplio marco de la educación cristiana, de la que se trata específicamente en
la declaración conciliar Gravissimum Educationis. Dificultad, pues sé muy bien que
no es nada fácil educar/formar en esta sociedad en cambio y cada vez más pluralista,
y en la que los comportamientos de las familias no siempre están en sintonía con la
educación que se imparte en nuestros centros educativos, en coherencia con un proyecto católico y franciscano, que debe definir, animar y guiar nuestra labor educativa.
Por eso, como reconocía el mismo Benedicto XVI no hace mucho, se habla de una
gran emergencia educativa (BENEDICTO
XVI, Mensaje a la Diócesis de Roma sobre
la tarea urgente de la educación, 21 de enero de 2008). En efecto hoy, tal vez más que
ayer, es difícil transmitir de una generación
a otra algo válido y cierto, reglas de comportamiento, objetivos creíbles en torno a
los cuales construir la propia vida (Idem).
Frente a esta dificultad es fácil caer en la
tentación de renunciar (Idem).
Haciendo mía la expresión del Santo Padre os digo yo también a vosotros: Queridos hermanos y hermanas: ¡No tengáis
miedo![…] Cuando vacilan los cimientos y
fallan las certezas esenciales, la necesidad
de esos valores vuelve a sentirse de modo
urgente; así, en concreto, hoy aumenta la
exigencia de una educación que sea verdaderamente tal. La solicitan los padres, preocupados y con frecuencia angustiados por
el futuro de sus hijos; la solicita la sociedad
en su conjunto, que ve cómo se ponen en
duda las bases mismas de la convivencia;
la solicitan en lo más íntimo los mismos
muchachos y jóvenes, que no quieren verse
abandonados ante los desafíos de la vida.
Además, quien cree en Jesucristo posee un
motivo ulterior y más fuerte para no tener
miedo, pues sabe que Dios no nos abandona, que su amor nos alcanza donde estamos
y como somos, con nuestras miserias y debilidades, para ofrecernos una nueva posibilidad del bien (Idem).
Las condiciones actuales del mundo piden un compromiso serio en el campo educativo. En el contexto latinoamericano lo
pide tanto el documento de Aparecida, como el reciente Congreso misionero celebrado en Córdoba, Argentina. Éste último nos
pide: Invertir prioritariamente en la dimensión evangelizadora de la educación (Carisma y misión: ¡urgencia y audacia!, 5,f.).
Son muchos los centros educativos franciscanos en America Latina. Por cuanto hacéis
en esta labor, bella y difícil a la vez, en
nombre de la Orden os agradezco vuestra
labor sacrificada y tantas veces incomprendida, no sólo fuera, sino también dentro de
nuestras fraternidades y comunidades, y os
invito a seguir dando lo mejor de vosotros
mismos a vuestros alumnos, pues, como recuerda siempre Benedicto XVI, como todo
verdadero educador sabe, para educar hay
que dar algo de sí mismo (cf BENEDICTO
XVI, Mensaje...).
En mi exposición trataré los siguientes
puntos: Principales retos a la acción educativa de nuestros colegios, la centralidad de
la persona: Consecuencias pedagógicas, y
urgencias a la educación católica y franciscana hoy.
1. Algunos retos a la acción
educativa de nuestros colegios
Nuestros colegios se ven afectados por situaciones y problemas de la misma sociedad
a la que sirven. A Dios gracias no son “lugares protegidos”, sino que forman parte de esta sociedad en cambio y plural. Ellos son, por
tanto, una de las cajas de resonancia de los
problemas culturales y sociales de la sociedad, que encuentran en nuestros alumnos un
reflejo particular. Por otra parte, los continuos cambios del sistema educativo, muchas
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veces condicionados por las ideologías en
moda, hacen que estos problemas se agudicen dentro de nuestras aulas.
Teniendo en cuenta todo lo dicho, es lógico que nos preguntemos: ¿Cuáles son los
principales retos que se presentan hoy a
nuestros colegios? Sin pretender ser exhaustivo, deseo hacer referencia a algunos.
a. Definir con claridad
el ideario de nuestros colegios
Nuestros colegios han de tener un claro
proyecto educativo que contemple su identidad de institución católica y franciscana.
Sé muy bien que ciertos medios, dentro y
fuera de la Iglesia, inspirados por un sentido de laicidad mal entendida, impugnan la
enseñanza confesional. No aceptan que la
Iglesia, y por tanto órdenes o congregaciones religiosas, puedan ofrecer, además de
un testimonio individual de sus miembros,
el testimonio específico de las propias instituciones. Se objeta que un colegio católico,
y por ello franciscano, pretende instrumentalizar una institución humana para fines religiosos y confesionales.
Sin justificar ningún tipo de proselitismo
y visiones parciales de la cultura entendida
y actuada erróneamente, que también se
pueden dar entre nosotros, los franciscanos
no podemos olvidar que la educación integral de la persona comprende, imprescindiblemente, la dimensión religiosa, la cual
contribuye eficazmente al desarrollo de
otros aspectos de la personalidad, en la medida en que se la integre en la educación general. En este sentido, la enseñanza católica
no es sólo cuestión de suplencia, es cuestión
de asegurar un sano y necesario pluralismo,
particularmente en el campo de la libertad
de enseñanza (de la que tanto presumen
ciertas sociedades que luego no dudan en
atacarla por todos los medios), y, por consiguiente, sostener y garantizar la libertad de
conciencia y el derecho de los padres de familia a escoger la escuela/colegio que mejor
responda a su propia concepción educativa.
Esto conlleva una determinada visión de
la vida. Toda visión de la vida se funda, de
hecho, sobre una determinada escala de valores en la que se cree, y que confiere, a pro-
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fesores y adultos, autoridad para educar. No
se puede olvidar que en las escuelas y colegios se enseña para educar, es decir, para
formar a la persona desde dentro, para liberarla de los condicionamientos que pudieran tener para vivir plenamente como hombre. Por ello el proyecto educativo de los
colegios franciscanos ha de estar intencionalmente dirigido a la promoción total de la
persona, poniendo de relieve la dimensión
ética y religiosa de la cultura, precisamente
con el fin de activar el dinamismo espiritual
del sujeto y ayudarle a alcanzar la libertad
ética que presupone y perfecciona a la psicológica. Pero no se da libertad ética sino en
la confrontación con los valores absolutos
de los cuales depende el sentido y el valor
de la vida del hombre. En este sentido hemos de afirmar con fuerza que no basta responder a aspiraciones transitorias y superficiales y perder de vista las exigencias más
profundas del hombre y de la cultura actual.
No podéis limitaros a dar nociones e informaciones dejando a un lado la gran pregunta acerca de la verdad, sobre todo acerca de la verdad que puede guiar la vida
(BENEDICTO XVI, Mensaje...). Y para nosotros esa verdad tiene un nombre: Jesús, Salvador y Redentor del género humano.
Nuestros centros educativos han de ser centros de evangelización, como lo reconoce el
Congreso misionero recientemente celebrado en Argentina. Si renunciamos a esta dimensión no tendrían sentido alguno nuestras instituciones educativas.
Así configurados, nuestros colegios suponen no solamente una elección de valores
culturales, sino también una elección de valores de vida que deben estar presentes de
manera operantes.
El proyecto educativo de nuestros centros ha de ser claro, y la labor educativa que
en ellos desarrollamos ha de ser coherente
con dicho proyecto. Lo contrario sería engañarnos y engañar a quienes confían en
nosotros.
b. Colaboración entre dirección,
profesores, padres y alumnos
La labor educativa, particularmente en
clave católica y franciscana, es hoy muy di-
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fícil. Por otra parte es muy compleja ya que
en ella influyen factores muy diversos. Se
hace necesaria, por tanto, la unión de fuerzas: dirección, profesores, alumnos, padres
de familia. Cada una de estas “fuerzas” ha
de asumir su responsabilidad en la educación/formación de nuestros niños y jóvenes.
Nadie puede quedarse al margen, ni nadie
puede sentirse marginado. La unión hace la
fuerza, en este caso, la fuerza de la educación según el proyecto educativo católico y
franciscano.
Esto comporta asumir como reto, también, la formación de todos los responsables de la educación/formación. Veo muy
urgente involucrar a profesores (incluidos
los religiosos) y a los padres de familia en
la elaboración y puesta en práctica del proyecto educativo de nuestros colegios, pero
para ello es imprescindible una verdadera
educación/formación y, por qué no, una
evangelización y “franciscanización”. Sólo
la referencia explícita y compartida por todos los miembros de la comunidad educativa a la visión cristiana y franciscana del
hombre –aunque sea en grado diverso-, es
por lo que una escuela o colegio podrá definirse católico y franciscano. En este trabajo
con los agentes formativos, no se puede
ahorrar ni tiempo, ni medios, ni energías.
De ello dependerá el éxito del proyecto educativo.
Una particular atención ha de ponerse en
la implicación de los alumnos en su propio
proceso formativo. Nuestros colegios están
llamados a ser “escuelas” de formación integral mediante la asimilación sistemática y
crítica de la cultura; lugares privilegiados
de promoción integral mediante un encuentro vivo y vital con el patrimonio cultural de
un pueblo y de la humanidad misma.
Esto supone que tal encuentro se realice
en forma de elaboración, es decir, confrontando e insertando los valores perennes en
el contexto actual. No hay cultura que pueda definirse educativa y formativa, incluida
la evangélica y franciscana, si no se inserta
en los problemas del tiempo en que se desarrolla la vida del niño y del joven.
De lo dicho se desprende la necesidad de
que nuestros colegios confronten sus pro-
pios programas formativos, sus contenidos
y sus métodos, con la visión de la realidad
en la que se inspiran y de la que depende su
ejercicio. Esto quiere decir, también, que
nuestros colegios han de estimular a los
alumnos a que ejerciten la inteligencia, promoviendo el dinamismo de la clarificación
y explicitando el sentido de experiencias y
de certezas vividas. Una escuela o colegio
que no cumpliera esta función, sino que,
por el contrario, ofreciera elaboraciones
prefabricadas, por el mismo hecho, se convertiría en obstáculo para el desarrollo de la
personalidad de los alumnos.
c. Síntesis entre fe y cultura
Hemos afirmado que Jesús, el Evangelio
y los valores franciscanos deben definir con
claridad y estar en el centro de un proyecto
educativo católico y franciscano. Cristo es
el fundamento de toda educación en clave
cristiana y franciscana. Él posibilita la
transformación de la persona y la capacita
para pensar, querer y vivir según el Evangelio. En Cristo todos los valores humanos encuentran su plena realización y, de ahí, su
unidad. Jesucristo eleva y ennoblece al
hombre, da valor a su existencia y constituye el perfecto ejemplo de vida propuesto
por nuestros colegios a los niños y jóvenes.
Y junto con la persona de Jesús ha de aparecer la de Francisco, como su fiel imitador
y seguidor. Francisco tiene mucho que decir al hombre de hoy, toca a nosotros proponerlo, como hombre plenamente actual,
aunque no siempre se presente como moderno.
Estas tareas nos permiten indicar como
tarea principal de una escuela/colegio católico y franciscano la de hacer síntesis entre
cultura y fe, entre fe y vida. Tal síntesis se
realiza mediante la integración de los diversos contenidos del saber humano, especificado en las varias disciplinas, a la luz del
mensaje evangélico y de los valores franciscanos.
En nuestras escuelas y colegios hemos de
cultivar todas las disciplinas con el debido
respeto al método particular de cada una. No
se pueden considerar las disciplinas como
simples auxiliares de la fe o como medios
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utilizables para fines apologéticos. Pero
ciertamente los valores evangélicos y franciscanos han de ser valores transversales.
2. La centralidad de la persona:
Consecuencias pedagógicas
El sujeto primero de la educación es la
persona. Una pedagogía que se quiera llamar franciscana no puede menos de poner
en el centro de su atención a la persona. Pero, ¿qué es la persona? Intentemos responder a esta pregunta desde la antropología
franciscana.
a. La persona: un ser único
Ésta, desde el punto de vista antropológico, se revela como un misterio único, tanto
en su ser como en su existencia particular.
Una realidad original e irrepetible que exige
un profundo respeto de parte de los otros.
Desde una perspectiva teológica, la persona
es comprendida como una realidad inédita
que sobrepasa toda imaginación y pensamiento; una nueva criatura que, por lo mismo, no depende de un molde, como ocurre
con las cosas habitualmente fabricadas en serie por el hombre. Ni antropológicamente, ni
teológicamente hablando, existen dos seres
completamente iguales. Esta es la razón que
hizo posible que en la escuela franciscana, en
el campo de la ontología, se desarrollara no
solamente la analogía del ser (posición clásica), sino su univocidad, tesis que la sostiene de una manera muy especial Duns Escoto,
quien entendió muy bien este principio y por
ello define la persona como “un ser singular
e irrepetible”.
Esta concepción de la persona tiene implicaciones pedagógicas importantes: todo
proceso educativo debe estar atento a la unicidad de la persona y al misterio de Dios...,
para favorecer su crecimiento mediante el
conocimiento de sí y la búsqueda de la voluntad de Dios.
Este principio pedagógico, por una parte, se opone radicalmente a todo tipo de formación directiva y unilateral o también masificada y uniforme; y, por otra, sostiene e
impulsa el respeto tanto de la autonomía e
iniciativa de cada persona, como del propio
ritmo de crecimiento de cada persona; as-
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pectos que deben llevar a revisar con más
seriedad los sistemas educativos y formativos que, muchas veces, presionados por la
prisa y la eficiencia, tienden fácilmente a
descuidarlos.
El ser humano, igualmente, debe ser formado para que vaya descubriendo y asumiendo los niveles de soledad que implica
la existencia humana. Se necesita de una
pedagogía que sea capaz de poner al ser humano frente a sí mismo, a sus posibilidades
y limitaciones; y que también le ayude a
abrirse hacia los demás seres que se encuentran en una situación parecida de soledad radical.
b. La persona:
un ser libre y un ser en relación
La escuela franciscana y la antropología
actual justamente insisten en que la persona
es un ser libre, y, al mismo tiempo, un ser en
relación.
Tanto Escoto como Ockham, Alejando
de Hales y Pedro de Olivi son franciscanos
apasionados defensores de la libertad humana, rechazando todo determinismo, de
cualquier tipo que sea. A san Buenaventura,
por ejemplo, la defensa de la libertad humana le llevará a condenar algunas doctrinas
de la época, tales como: el determinismo astrológico, en el campo moral, la única inteligencia, en el campo del conocimiento, y el
naturalismo, en el campo ontológico.
La persona es libre, aunque con una libertad limitada, restringida y amenazada.
Es un ser autónomo, con una determinada
capacidad de autodeterminación, aun cuando no se pueda callar los muchos condicionamientos a los que se ve sometido: condicionamientos sociales y condicionamientos
personales.
En cuanto a la libertad, se suele distinguir entre libertad de y libertad para. La libertad de consiste en no estar o dejarse determinar por elementos externos a uno mismo que bloquearían o determinarían los
movimientos de nuestra libertad. La libertad de consistiría en despejar el camino a
fin que cada uno pueda escoger lo que desea ser, lo que desea hacer. La libertad para
significa que la propia vida está orientada
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por ciertos valores y que uno es capaz de escoger aquellos que dan sentido a una vida:
la verdad, la justicia, la paz... La libertad de
estaría al servicio de la libertad para.
¿Qué está a la base de esta libertad? No
se puede hablar de libertad de ni de libertad
para si uno no se autoposee. A la base de la
libertad de y de la libertad para está la libertad como autoposesión, lo que nos lleva a
decir que antes de la libertad para escoger
esto o aquello (libertad de), antes de la libertad para comprometernos ante ciertos
valores (libertad para), somos libertad, somos soberanos, somos absolutos (sueltosde) con capacidad para determinarme por
mi mismo. Somos libertad, nos pertenecemos, y por ello nuestra gran responsabilidad está en escoger aquello a través de lo
cual me puedo realizar a mi mismo.
Por otra parte, la persona es un ser en relación, un yo inconcebible sin un tú. La persona no es una isla, un ser absoluto (suelto
de) radical, sino un ser social y relacional.
La persona no es una realidad abierta sólo a
sí misma, sino a los otros y, en definitiva, a
Dios. Por eso su libertad de, su libertad para y su autoposeerse no pueden separarse
de este concepto fundamental en la antropología, y no sólo religiosa. El hombre vive
en sociedad y su libertad está positivamente condicionada por el “otro”, que a su vez
forma parte del “yo”. El “yo” encuentra su
verdad al mirarse y reconocerse en el “tú”,
y entre ellos nace el “nosotros”, base de solidaridad entre los hombres y de éstos para
con lo creado. Somos seres en relación. La
realidad del hombre es una realidad recibida, nadie nos hemos dado la vida a nosotros
mismos. Y por ello la libertad está positivamente condicionada por el “Otro”, por
quien me dio la existencia.
Todo esto nos lleva a pensar que si la libertad de y la libertad para están al servicio de la libertad en autoposesión, ésta no
puede separarse del respeto de la libertad
del otro. Es cierto que la omnipotencia de
Dios termina allí donde para usarla debería
eliminar la libertad del hombre, pues él mismo nos ha querido y creado como seres libres. Pero también es cierto que la libertad
del yo termina allí donde para usarla tendría
que quebrantar la libertad del otro. Si no
hay un yo sin un tú, no puede haber libertad
de autoposesión sin libertad que respete la
vocación de toda persona: un ser en relación.
La pedagogía franciscana debe tener
bien presente lo anteriormente dicho para
no crear monstruos que sólo busquen la autorrealización, al margen de los demás y,
para nosotros creyentes, al margen de Dios
y del designio que él tiene sobre cada persona. El creyente no puede sino reconocerse como un ser vocacionado, un ser llamado
a, un “ser-vocación”. Por eso ya no se trata
simplemente de elegir lo que uno mismo
quiera hacer de sí, lo que uno quiera llegar a
ser (vocación antropológica), sino que desde una antropología creyente, se han de tener presentes otros aspectos que deberán integrar y potenciar lo que uno quiere llegar a
ser, lo que uno quiere hacer de sí, la vocación teológica. Por otra parte no puede renunciar a su libertad. Nuestros colegios deben preparar a las personas a que asuman su
libertad, y con ella la responsabilidad de ser
él mismo y de asegurar su propio crecimiento.
c. La persona:
un ser en constante devenir
Acabamos de decir que la persona es una
realidad abierta. Precisamente por ello, es
una realidad incompleta, un proyecto inacabado, siempre en un proceso dinámico de
llegar a ser. En este sentido la persona no es,
sino que está siendo. El concepto de homo
viator, como lo definían los filósofos y teólogos del medioevo, sigue siendo válido. La
persona se va formando (dando forma) ininterrumpidamente, durante toda la vida. La
persona es siempre ella misma, pero nunca
la misma. La vida es proceso, proyecto nunca acabado, un continuo fieri. Ser persona
consiste entonces en estar optando siempre
por dar en cada instante una nueva forma a
la propia realidad personal; ser persona
consiste, entonces, en sentirse siempre en
camino, en formación.
Teniendo en cuenta esta realidad profundamente dinámica de la persona, la pedagogía franciscana tiene que ayudarla, en pri-
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mer lugar, a sacar fuera lo que lleva dentro.
Educar (e-ducere) significa precisamente
eso: sacar fuera. La persona es un ser con
muchas posibilidades y, en gran parte, es
creación de sí mismo. En expresión de Alexis Carrel, “el hombre es mármol y escultor
a la vez” de su propia realidad, por ello él es
el primer responsable de su propio crecimiento, de su propia educación.
La pedagogía franciscana ha de posibilitar a la persona el ser consciente de sus posibilidades más recónditas para hacerlas realidad, y, al mismo tiempo, ha de hacer ayudarle a tomar conciencia de su propia
responsabilidad en todo este “devenir”. La
pedagogía franciscana ha de poner a la persona en situación que se sienta agente de su
propia historia y destino, de su realidad personal. Llegar a ser lo que uno quiere ser y lo
que uno está llamado por vocación a ser, no
se puede delegar. Por ello una gran labor del
educador franciscano es la de ayudar al educando a apropiarse, es decir, a entregarse a
esta tarea, a dar cabida libremente en su vida a los valores o personas que configuran
la persona como tal y, en nuestro caso, como creyente, a los valores y a las personas
que nos configuran en cuanto tales.
Pero, al mismo tiempo, la pedagogía
franciscana ha de posibilitar que la persona
se abra al proyecto de Dios: respuesta a la
llamada en libertad responsable. El hombre
es un ser abierto a la trascendencia. En este
sentido la pedagogía franciscana ha de ser
necesariamente “vocacional”, en cuanto
que intenta formar a la persona como ser
abierto a la trascendencia, a un proyecto
que Dios tiene sobre ella y que le permitirá
ser realmente ella misma en plenitud. Desde esta perspectiva, la persona, a la vez que
asume su responsabilidad en la propia educación, se ha de abrir al Otro, que con su
gracia va dando forma, va formando, a la
persona.
Por otra parte, la pedagogía franciscana
ha de ser progresiva y gradual, teniendo en
cuenta el ritmo de crecimiento de cada persona. Esto implica que, al mismo tiempo
que tiene en cuenta todo el proceso de crecimiento de la persona y, por tanto, todo lo
que ha de trasmitirse, la pedagogía francis-
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cana ha de evidenciar algunos en cada etapa, a fin que el crecimiento de la persona no
sufra interrupciones, frenazos o saltos bruscos, y asegurar una continuidad entre una
etapa y otra. Cada etapa debe ser continuación de la anterior y preparación para la siguiente. De ahí la importancia de una buena
programación a corto, a medio y a largo plazo, así como la evaluación parcial y global
del proceso educativo.
d. La persona: un ser integral
La persona no puede ser vista sólo desde
una perspectiva, parcial o fragmentariamente. La persona es un ser con distintas dimensiones, todas ellas parte integral de la
persona: la humana (antropológica, psicológica, moral), la intelectual, la social (relaciones), la creyente (espiritualidad) y la
profesional (misión).
La pedagogía franciscana no puede considerarse tal si no tiene en cuenta todas estas
dimensiones. Si no queremos educar personalidades fragmentadas, la pedagogía franciscana ha de tener en cuenta a la persona en
su totalidad, a fin que pueda desarrollar armónicamente sus dotes físicas, espirituales,
morales, humanas e intelectuales.
El desarrollo armónico del que estamos
hablando exige también que la pedagogía
franciscana logre que la educación impartida toque los cuatro centros vitales de la persona corazón, en cuanto centro de la persona (trasformación), mente (contenidos actualizados), manos (práctica), y pies (una
formación encarnada en la realidad en la
que la persona está llamada a vivir). Este es
un aspecto que me parece muy importante a
tener presente en nuestros colegios, si no
queremos formar sólo cerebros sin corazón
y sin herramientas que le posibiliten el caminar por la vida.
e. La persona:
un ser que crece acompañado
Hemos dicho que educar, según el significado etimológico, significa sacar fuera todas las posibilidades que la persona lleva
dentro de sí misma. Educar, dentro de un
proyecto educativo creyente, comporta
también poner a la persona en condiciones
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de poder responder a la vocación a la que ha
sido llamada. Todo esto exige acompañamiento personalizado, testigos, y no sólo maestros, personas que autentifiquen los valores de los que hablan con su propia vida.
El “maestro franciscano” ha de caracterizarse por mantener una relación peculiar
con los discentes. El profesor no se relaciona con el alumno a partir de la función exclusiva de enseñar y aprender, sino de convivir con un estilo concreto de relación que
la colorea el ser franciscano.
En un tiempo en el que la educación deriva hacia la reducción técnica, que la convierte en un instrumento de reproducción
social al servicio de intereses estructurales
y que la entiende como una empresa que
gestiona un producto –educación- para un
tipo de consumidores, el modelo de educación franciscano refleja más bien el ideal
humanista de transmisión del saber, de
acompañamiento pedagógico, siempre dentro del respeto a la persona, y en el marco de
los valores cristianos.
Este nuevo elemento pedagógico y metodológico está hablando de un nuevo desafío a nuestros colegios: una cuidada selección de los profesores y una adecuada formación continua de los mismos, así como el
buscar todos los caminos posibles para involucrar al máximo a los padres en la educación de los hijos.
El problema de la educación en colegios como los nuestros, y las crisis por la
que tantas veces atraviesa, no está sólo en
los contenidos, por los cuales ciertamente
hemos de luchar para que preparen al hombre y al creyente del futuro (cf. Educación
para la ciudadanía). La crisis muchas veces está en quienes trasmiten los contenidos, como en la falta de coherencia de los
padres, primeros responsables de la educación de sus hijos. La solución a tantos problemas que hoy tiene la educación (no
ciertamente a todos), pasa por una formación al acompañamiento tanto de los padres como de los profesores. Aquí no se
pueden ahorrar energías ni dinero. El compromiso por tener un profesorado al proyecto educativo de nuestros colegios ha de
considerarse prioritario.
3. Urgencias a la educación
católica y franciscana hoy
La educación es un arte complejo y con
muchos desafíos por delante. Quisiera señalar aquí algunos puntos que me parecen
prioritarios.
a. Educar para ser amante de la vida
Si la educación de la persona ha de ser
integral, como ya se dijo, el elemento humano ha de tenerse muy en cuenta. Esto
comporta, entre otras cosas, una visión positiva del cuerpo y una visión que subraye
lo bello de la vida. El cuerpo no es sólo, ni
fundamentalmente causa del pecado, sino
que es “imagen” y “semejanza” del Creador. La vida no es sólo sufrimiento y dolor,
hemos sido creados para ser felices ya aquí.
Como cristianos y franciscanos, estamos
llamados a trasmitir una visión del cuerpo
que, sin idolatrarlo, lleve a descubrirlo como “sacramento”, y sin formar parte del reino del marketing y del culto al físico, lleve
a contemplarlo como obra de Dios, “templo
del Espíritu Santo” y por ello bello y hermoso. Aquí entra también todo lo relacionado con la educación a la libertad afectiva
que lejos de una actitud adolescente o narcisista, rigorista o laxista, lleve a nuestros
jóvenes a vivirla desde una perspectiva cristiana.
b. Educar para ser buenos profesionales
Vivimos en una sociedad altamente
competitiva, con todo lo que de bueno o
malo pueda tener esto. Al mismo tiempo
nuestra sociedad es una sociedad especializada. Esto está pidiendo una educación seria y exigente en nuestros colegios para que
nuestros niños y jóvenes puedan mañana
optar por una determinada especialización
y contar en este mundo de especialistas sin
complejo alguno.
c. Educar evangelizando
La educación/formación es considerada,
por la Iglesia y por la Orden, como una plataforma fundamental de evangelización,
como medio imprescindible para garantizar, dentro del pluralismo cultural que caracteriza a la sociedad de hoy, la presencia
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del pensamiento cristiano. Es por ello que las
distintas Entidades con instituciones educativas están llamadas a continuar e incrementar sus esfuerzos en el campo educativo, para que no venga a menos esta encomiable labor de la educación/formación integral de los
niños y jóvenes, tal y como la concibe el humanismo cristiano y franciscano.
Teniendo en cuenta los condicionamientos culturales de hoy –relativismo, materialismo, pragmatismo y tecnicismo-, un colegio franciscano no puede renunciar a una
referencia explícita al Evangelio de Jesucristo, con el intento de arraigarlo en la conciencia y en la vida de los niños y jóvenes
(cf La Escuela Católica, Congregación para la Educación Católica, 9, Roma 1997).
La referencia al Evangelio y, particularmente a la persona de Jesús, es clave para
un discernimiento de los valores que hacen
al hombre y los contravalores que lo degradan (cf PABLO VI, Alocución al IX Congreso
de la O.I.E.C., en L’Osservatore Romano, 9
de junio de 1974). Si Jesucristo eleva y ennoblece al hombre, da valor a su existencia,
la referencia al Evangelio, y dentro de él a
los valores franciscanos, ayudarán a formar
personalidades fuertes, capaces de resistir
al relativismo debilitante y de vivir coherentemente con la vocación cristiana. La referencia al Evangelio y a los valores franciscanos ayudarán a formar personalidades
que, en espíritu de diálogo, den una contribución original y positiva a la edificación
de la ciudad terrena. De este modo, los franciscanos y franciscanas de hoy, estaremos
participando activamente en el diálogo cultural con nuestra aportación original y específica, a favor del verdadero progreso y de
la formación integral del hombre.
No podemos renunciar a esta labor, insustituible y urgente, ni podemos defraudar las
muchas esperanzas que la Iglesia y la misma
sociedad deposita en nuestras instituciones
educativas. No ser fieles a esta misión de un
colegio franciscano significaría una pérdida
no insignificante para la civilización, para el
hombre y para la construcción de la sociedad. Para ello, no podemos dejar de examinarnos a nosotros mismos, en actitud de profunda autocrítica, para mejor responder a los
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nuevos retos planteados a la acción educativa cristiana y franciscana.
Conclusión
Al evidenciar los presupuestos antropológicos de la unicidad, la unidad, la relación
y el ser histórico, que están a la base de una
pedagogía franciscana que promueve el
acompañamiento personalizado, la formación integral y relacional y que se cristaliza
en un proyecto de vida, tan sólo he pretendido señalar algunas pistas para la reflexión.
A vosotros que trabajáis en la educación
os pido: Sed testimonios de la verdad y del
bien, y aunque sintáis en vosotros mismos el
peso de la fragilidad, tratad de poneros de
nuevo en sintonía con vuestra misión; buscad sin desanimaros un equilibrio entre la
disciplina y la libertad, sabiendo que sin reglas de comportamiento y de vida, no se forma el carácter y no se prepara para afrontar
las pueblas que no faltarán en el futuro; formad para el correcto uso de la libertad, aceptando el riesgo que comporta ella comporta;
mostraos siempre cercanos y confiad en
vuestros alumnos; y, por encima de todo,
amadlos siempre. Lo dicho anteriormente
espero os ayude en vuestra labor educativa y
despierte el interés por seguir desarrollando
una pedagogía franciscana en nuestros colegios. Que el Señor bendiga vuestro trabajo.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
3. Conclusiones
Cusco, 22.05.2008
“Grandes tendencias que encontramos en
la realidad de Latinoamérica y del Caribe”
• Actualmente existen demasiadas propuestas educativas con marcadas tendencias en las ideologías donde se priorizan los argumentos racionales y donde
las sociedades actuales se plasman en
culturas e inteligencias, manipuladoras y
frías bajo la etiqueta de la calidad académica exacerbada, negándonos la esperanza y el derecho a pensar ya que nos
hemos dejado instrumentalizar por la ra-
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zón para la cual tan sólo dichos argumentos son válidos.
• La sociedad actual en sus diversas definiciones y comprensión de la libertad, el
relativismo, los múltiples mitos neoliberales, la fuerza de la información aplastante, la propaganda consumista, el materialismo grosero y hedonista son factores que ensalzan lo superfluo, el
egolatrismo y el individualismo que hacen al hombre un ser separado de la sociedad.
• Las sociedades latinoamericanas están
amenazadas por los signos de muerte,
violencia, exclusión, mentira, frustración, dolor, la estructura del pecado se
quiere apoderar de todo aquello donde el
hombre actúa, inclusive de la familia que
absorbe los factores negativos de la sociedad resquebrajando sus cimientos y
su función evangelizadora.
• La realidad latinoamericana dentro de su
estructura social, política y económica
está impregnada de corrupción, favoritismo, lavado de activos, violencia, discriminación, exclusión masiva, pobreza
y la injusticia global social produciendo
la pérdida de credibilidad en los estamentos e incluso en la misma sociedad
dando al hombre un aspecto conformista
y desolado.
“Desafíos que estas tendencias nos ponen a
los maestros y maestras franciscanos en
nuestro continente”
En relación a estas tendencias existentes
en nuestro continente, se hace prioritario
evangelizar en este cambio de época educando en clave franciscana:
• Frente a las ideologías argumentativas,
abstractas, racionales y frías debemos
estar muy atentos e insistir en la educación de la inteligencia del corazón más
que de la razón, cultivar nuevas formas
de vivir esas culturas e inteligencias propiciando la pedagogía del acercamiento,
del humanismo misericordioso en lo cotidiano, lo existencial, lo concreto y lo
vital como una forma de relacionarse
con el hermano y enfrentar la vida.
• Promover una educación humanista
franciscana de puertas abiertas, cuya bisagra sea capaz de girar y encontrar
aperturas incalculables donde se promueva al hermano, practicando un humanismo en movimiento donde la persona es el centro de nuestra atención, como
también el excluido, el desplazado o el
inexistente. Inexistente no porque no
existe, sino porque solo piensa distinto.
• La nueva sociedad exige mentes creativas lo cual implica imaginación, sensibilidad, humanidad, capacidad de universalización, lenguaje de comunicación en
sus diferentes aspectos y profundidad
para tocar las raíces del pensar con criticidad y discernimiento, en tal sentido la
escuela franciscana ha de cimentar la
personalidad no sólo en su aspecto creativo sino espiritual que irradie alegría,
fraternidad, amistad, esperanza para hacer salir la belleza que poseemos en
nuestra interioridad.
• El trabajo del educador franciscano es
muy parecido al de los pastores de Belén, quienes se turnaban en el cuidado de
su rebaño en la noche larga y desolada.
Debemos poner en práctica el trabajo comunitario, participativo, generar la esperanza ante la desolación que nos toca vivir para poder salir al encuentro del Hijo
del Hombre quien se presenta y vive para la consolación humana. Debemos dejar crecer a Jesús dentro de cada uno de
nosotros y para que ello suceda debemos
cuidar la vida, porque siempre la Buena
Nueva tiene que ver con la vida.
“Retos con los cuales nos comprometemos
para sacar adelante nuestra misión y visión
franciscana de la educación”
• Debemos educar desde un nuevo sentido
franciscano de la presencia, de la relación, del encuentro, de la acogida, del
diálogo y de la mirada, de la escucha del
corazón, de la virtud y cultura de la esperanza, no debemos seguir entre los temores de la pereza mental, no debemos
permitir que nos roben el derecho de la
esperanza, tenemos el deber de soñar
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una educación humanista franciscana
distinta en América Latina.
• Las escuelas franciscanas deben reorientar su trabajo pedagógico renovando su
misión del servicio educativo desde el
carisma franciscano y convirtiéndose en
centros de evangelización, en tal sentido
se hace necesario que cada institución
educativa plasme en su Proyecto Educativo Franciscano el testimonio y vivencia cristiano-franciscano inclusivo.
• Utilizar los grandes valores de la modernidad, la conciencia de la historia, la disciplina en la producción y el mito del
progreso de solucionar los problemas
humanos por los caminos de la ciencia y
la tecnología insertando y poniendo en
práctica los valores franciscanos para alcanzar un humanismo global acorde a
nuestras realidades concretas.
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• Desarrollar la mística del trabajo franciscano para fortalecer la unidad en la diversidad.
• Conocer de mejor manera el proceso
cognitivo y humano tomando a las neurociencias como herramienta para crear
una moderna neurodidáctica y con ellos
involucrar en la educación a los padres
de familia.
• Buscar espacios de encuentro y reflexión
para el trabajo cooperativo con los padres de familia, motivándolos en su preparación y formación, y devolviéndoles
el rol de principales educadores.
• Proyectarnos a la comunidad a través de
acciones concretas a favor de los oprimidos y excluidos tomando como principio
básico la opción preferencial por los pobres en una educación liberadora y evangelizadora.
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1. LITTERAE DECRETALES quibus beato
Antonio a Sancta Anna Galvão de
França Sanctorum honores decernuntur
BENEDICTUS EPISCOPUS
SERVUS SERVORUM DEI
AD PERPETUAM REI MEMORIAM
«Vir pacis est et caritatis».
Hoc iudicium de beato Antonio a Sancta
Anna (in saeculo: Antonio Galvão de França), in quadam epistula scriptum, quam
Collegium Senatus Sancti Pauli in Brasilia
misit Ministro Provinciali Franciscalium
Alcantarinorum, aestimationem ostendit
qua ipse fruebatur apud auctoritates et populum illius urbis. Hoc autem congruit veritati, quoniam Beatus vir Dei exstitit consiliarius prudens, pacificans animas et familias, benefícus christianae caritatis
divinorumque mysteriorum administrator.
Fidelis hic sancti Francisci Assisiensis
discipulus natus est in Brasilia anno
MDCCXXXIX,in oppido vulgo dicto Guaratinguetá, quod tunc ad dioecesim Sancti Sebastiani Fluminis Ianuarii pertinebat, nunc
vero ad archidioecesim Sancti Pauli in Brasilia. In familia christiana educatione eruditus est atque studia perfecit apud collegiumseminarium Belemense, curae Societatis Iesu creditum. Cum religiosam maturavit
vocationem, anno MDCCLX novitiatum ingressus est Ordinis Fratrum Minorum Alcantarinorum in oppido vulgo Macacu, intra fines status civilis Fluminis lanuarii. Inde a primis annis vitae consecratae eminuit
haud mediocri desiderio sanctitatis. Anno
MDCCLXI vota rehgiosa nuncupavit atque insequenti anno presbyter est ordinatus. Deinde nnssus est in Conventum Sancti Francisci in urbe Sancti Pauli in Brasilia ut suam
expleret formationem. Eodem tempore
confratres adiuvabat in opere apostolico.
Postea praedicator nominatus est, confessa-
rius et ianitor conventus. Sedulo exercuit
suum ministerium. excellens diligentia, qua
Sacramento Reconciliatioms administrando incumbebat.
Cooperante sua paenitente Sorore Helena Maria a Spiritu Sancto, anno MDCCLXXIV
instituit domum vulgo appellatam «Recolhimento de Nossa Senhora da Conceicão da
Luz da Divina Providencia» (hodie Monasterium Lucis), videlicet communitatem mulierum quae, cum propter leges civiles tunc
vigentes vota religiosa nuncupare non possent, Deo serviebant in spiritu oratioms,
paenitentiae et paupertatis, ac si essent
consecratae. Beatus pro viribus sese dicavit
huic Operae moderandae pro qua novam sedem et ecclesiam exstruere valuit.
Anno MDCCLXXXI nominatus est Novitiorum Magister in oppido Macacu sed Episcopus Sancti Pauli in Brasilia suos fideles
destitui noluit servitiis quae is assidue et
magnanimiter explebat, qua de causa Beatus mansit suo in loco. A Superioribus magni aestimabatur qui gravia munera ei commiserunt intra Ordinem: Guardiani nempe
Conventus, Commissarii Tertii Ordinis
Franciscalis, Definitoris, Visitatoris Generalis. Anno MDCCCXI Sorocabae (in statu civili Sancti Pauli in Brasilia) Recessum
Sanctae Clarae condidit.
Confratres et fílias spirituales aedificabat suis moribus revera exemplaribus, insignitis alacri observantia Domini mandatorum suique Ordinis Regulae atque constantí
hilarique omnium virtutum exercitio. Fides,
qua cunctae eius temperabantur actiones,
iugiter sustinuit eum in Divini Redemptoris
sequela. Deum prae omnibus diligens, cupiebat ut omnes homines eum cognoscerent
eique servirent, ideoque vitam impendebat
intensa opera evangelizationis totasque vires pro peccatorum conversione. Singularem manifestavit cantatem pauperibus et infirmis, suaque intercessione pacem plurimas restituit inter familias. Firmiter confidit
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Divinae Providentiae, in primis caelestia
bona appetens. Propriam spiritualem vitam
aluit oratíone, devotione erga Eucharistiam,
quam ardenter adorabat, quam maxima cum
devotione celebrabat, erga Virginem Mariam, cui se devovit tamquam «filius et servus perpetuus». In iuventute insuper iuravit
se semper defensurum, usque ad vitae sacrifícium, veritatem de Immaculata Conceptione B.V.M., quam veluti dogma multos post annos Beatus Pius IX declaravit.
Fama fruebatur prudentis et aestimati
consiliarii ita ut multi adirent eum, etiam
longinquis e regionibus, eius cupientes spiritualem moderationem et consolationem
quaerentes. Sollicitudinem ostendit ac sensum iustitiae multis in officiis ipsi commissis suo in Ordine atque in regenda communitate quam fundaverat. Alacri et audaci
animo incubuit in iura infírmorum tuenda.
Tamquam verus assecla Sancti Francisci
Assisiensis sobrius et simplex exstitit in vitae ratione, eminens exercitio consiliorum
evangelicorum.
Postremis vitae annis, quoniam ob valetudinis condiciones itus reditus inter Conventum et Recessum suscipere non poterat,
Superioribus assentientibus vitam degit
apud Operam, quarti ipse condiderat. Ibi
animam exhalavit die XXIII mensis Decembris anno MDCCCXXII.
Ob divulgatam sanctitatis famam anno
MCMXXXVIII incohata est Causa beatificationis et canonizationis. Rite expletis rebus iure praescriptis, Veneratus Noster Decessor
Servus Dei Ioannes Paulus II die XXV mensis Octobris anno MCMXCVIII sollemniter
eum Beatum declaravit. Deinde XVI mensis
Decembris anno MMVI promulgatum est coram Nobis Decretum de miraculo eidem ascripto. Faventibus Patribus Cardinalibus et
Episcopis, in Consistorio die XXIII mensis
Februarii huius anni MMVII congregatis, statuimus ut canonizationis ritus die XI insequentis mensis Maii in urbe Sancti Pauli in
Brasilia celebraretur, Nostri apostolici itineris tempore.
Hodie igitur inter sacra hanc sollemniter
pronuntíavimus formulam:
Em honra da Santíssima Trindade, para
a exaltação da fé católica e o crescimento
da vida cristá, pela autoridade de nosso Senhor Jesus Cristo, dos Santos Apóstolos Pedro e Paulo e Nossa, depois de ter refletido
longamente, invocado o auxílio divino por
muitas vezes e ouvido o parecer de muitos
de Nossos Irmãos no Episcopado, declaramos e definimos, como Santo, o Beato Antônio de Sant’Anna Galvão e o inscrevemos
na Lista dos Santos e estabe-lecemos que
em toda a Igreja ele seja devotamente honrado entre os Santos. Em nome do Pai e do
Filho e do Espírito Santo.
Deinde Ipsi Nos ferventer laudavimus
novum Sanctum, extollentes virtutes et merita eius, praesertim peculiarem eius devotionem in Immaculatam Conceptionem
Beatissimae Virginis Mariae nec non prudentem ac sedulam spiritualem animarum
moderationem. Magnopere etiam laetati sumus de refulgente gloria eius sanctitatis,
una cum tota Franciscali Familia universaque catholica Natione Brasiliensi, simulque
spem vivam habemus ut valida eius intercessio lucidumque exemplum novae faveat
evangelizationi unde multa Ecclesiae superna obveniant auxilia.
Quod autem decrevimus, volumus et
nunc et in posterum tempus vim habere,
contrariis rebus minime quibuslibet officientibus.
Datum in urbe Sancti Pauli in Brasilia, die
undecimo mensis Maii, anno Domini bismillesimo septimo, Pontifícatus Nostri tertio.
EGO BENEDICTUS
Catholicae Ecclesiae Episcopus
MARCELLUS ROSSETTI
Protonot. Apost.
In Secret. Status tab., n. 39.769
(AAS, XCIX,2007, n. 9, pp. 769-772)
2. Venerabili Dei Servae Mariae Rosae
Flesch (in saeculo Margaritae) caelitum Beatorum tribuitur dignitas
BENEDICTUS PP. XVI
AD PERPETUAM REI MEMORIAM.
«Multum pro Christo pati despicique
sunt haec verae Christi sponsae miracula».
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Hanc vitae regulam prorsus est testata
vivens Venerabilis Dei Serva Maria Rosa
Flesch quemadmodum ipsa suis in litteris
scripserat. In parvo pago, claustro Sconestadii proximo, haud longe ab urbe Confluentina, die xxiv mensis Februarii anno
MDCCCXXVI orta est. Mox tum matrem tum
patrem amisit, quod totam eius vitam notavit quodque effecit ut Christum ipsa amaret
eique inserviret in pauperioribus praesentem: scilicet in pupillis. Luctus, morbi atque
dolores eam erga proximum dolentiorem
promptam effecerunt, cui totam vitam dicare statuit. Post multas contumelias atque
summam paupertatem anno MDCCCLXIII pupillorum suscipiendomm causa domum aedificare coepit. Initium fuit fundationis Sororum Franciscalium a Beata Virgine Angelorum. Ex Sancti Francisci Assisiensis
charismate Regula est formata, ad aegrotos
curandos parvulosque instituendos. Iam anno MDCCCLXIII primae fuerunt postulantes
ita ut in orientem operam Domini benedictio clarius usque per dilatantem Congregationem manifestabatur.
Paucis mensibus post primam domum
conditam, alia in oppido Oberzissen Eifliensis regionis est excitata, ubi infirmi in
suis domiciliis curabantur, pro iuvenibus
erat schola atque ludus pueritiae agebatur.
Veluti granum sinapis evangelicum, quod
magna arbor factum est, sic parvum institutum mox uberes fructus edere coepit. Anno
iam MDCCCLXVII sodales LXXIX et plus IV
domus numerabantur. Haec amplificatio
perquam peculiaribus dotis humanis moralibusque Matris Conditricis adscribebatur.
Cum pro spiritalibus filiabus cohortationes
statis temporibus haberet, ipsa vi virtuteque
repleta de spiritali vita, de perfectione optata, de exercendis virtutibus eas instituere
solebat. Cum res, vel necessariae, deficerent, Dei Serva in sacellum sorores congregabat, ubi moventibus precationibus suas
miserias Deo manifestabat, panem cotidianum pro illis parvulisque custoditis postulans, Divina Providentia omnino fisa. Die
XIX mensis Iunii anno MDCCCLXVIII Venerabilis Dei Serva una suis cum sociis exoptata vota religiosa in Episcopi Trevirensis manibus nuncupavít atque postea Regularum
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et Constitutionum textus est comprobatus.
Prussiano bello anni MDCCCLXX ingruente,
ipsa prae se firmitudinem et actuositatem
tulit, cum ad complures sauciatos curandos
vocarentur sorores, quae periculum posthabentes vel ipsi aciei proximae fuerunt. Antistitae Generalis absoluto munere, humilis in
occulto se continuit atque XXVIII annos persecutiones aerumnasque per suas filias illatas passa est. Post vitam Dei gloriae proximique commoditati dicatam, inter aegritudines offensionesque exactam, quas
communis homo non toleravisset, Mater
Maria Rosa Flesch suum terrestrem cursum
in principali domo oppidi Waldbreítbach
die XXV mensis Martii anno MCMVI absolvit.
Dei populus sanctam eam putavit atque
fama haec perstans effecit ut Episcopus
Trevirensis beatificationis Causam per Processus Ordinarii celebrationem incoharet,
qui anno MCMLVII Treviris initium cepit et
anno MCMLXXXII ad finem est adductus.
Postquam decreto diei XIX mensis Febmarii
anno MCMXCIX iuridica validitas est comprobata, faventibus Consultoribus Theologis et Patribus Cardinalibus Episcopisque,
Nos Ipsi facultetem fecimus ut Congregatio
de Causis Sanctorum decretum de virtutibus heroum in modum exercitis die XXVIII
mensis Aprilis anno MMVI et de miraculo
die VI mensis lulii anno MMVII evulgaret.
Statuimus igitur ut beatificationis ritus Treviris die IV mensis Maii anno MMVIII celebraretur.
Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Ioachim S.R.E. Cardinalis
Meisner, Archiepiscopus Coloniensis, tesxtum Litterarum Apostolicarum legit, quibus
Nos in Beatomm Album Venerabilem Dei
Servam Mariam Rosam Flesch adscribimus: Nos, vota Fratris Nostri Rainardi
Marx, Episcopi olim Trevirensis, et Administratoris dioecesani Roberti Brahm, Episcopi titulo Mimianensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de
Congregationis de Causis Sanctorum
consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei
Maria Rosa (in saeculo: Margarita) Flesch,
virgo, Fundatrix Instituti Sororum Francis-
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calium a Beata Maria Virgine Angelorum,
quae, Christi passioni coniuncta, suam exegit vitam in caritate erga pauperiores, dolentes et derelictos, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die undevicesima Iunii in locis et modis iure statutis
quotannis celebrari possit. In nomine Patris
et Filii et Spiritus Sancti.
Haec vero quae hodie statuimus firma
usquequaque esse volumus ac valida fore
iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum,
sub anulo Piscatoris, die IV mensis Maii, anno MMVIII, Pontificatus Nostri quarto.
TARSICIUS CARD. BERTONE
Secretarius Status
3. Decretum super virtutibus SD Michaëlis Angeli Longo
CONGREGATIO
DE CAUSIS SANCTORUM
NEAPOLITANA. Beatificationis et Canonizationis Servi Dei MICHAËLIS ANGELI
LONGO a Mariliano (in saec.: Michaëlis
Longo) sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum (1811-1886).
«Absorbeat, quaeso, Domine Iesu Christe, mentem meam ignita et melliflua vis
amoris tui, ut amore amoris tui moriar, qui
amore amoris mei dignatus es mori» (Fontes franciscani, 277).
Celebris haec prex ad sanctum Franciscum dubitanter relata admodum autem vitae operibusque Servi Dei Michaëlangeli
Longo a Mariliano fideliter personat, qui,
sagaci cum inventione et constantia habitus et mentem illius Pauperculi Assisiensis
conversatione sua in hoc mundo regeneravit.
Venerabilis hic Servus Dei in parvo vico
Sancti Nicolai apud Marilianum, in Neapolitana provincia, quintus ex septem flliis,
die 22 mensis Septembris anno 1811 e nobili familia natus est. Biduo post parentes
eum ad baptismalem fontem duxerunt, ubi
nomina sumpsit Michaëlis Mauritii Ianuarii. Infantiam adulescentiamque intra familiam degit, validam accipiens humanam et
christianam institutionem, cui ipse indole
sua sobria, docili et benigna obsecutus est.
Ex fratribus eius unus tantum in mundo restitit, cum alii iter ad sacerdotium seu ad vitam religiosam transissent, quod aerem fervidae spiritualitatis, quae illi inerat domo,
ulterius testatur. Adhuc puer, Michaël longa tempora in oratione peragebat et assiduum se ostendebat in sacramento Reconciliationis recipiendo atque in devotione erga Sanctissimam Eucharistiam.
Vocatione ad vitam religiosam percepta,
ac praesertim ob peculiares eius paenitentis, humilis et pauperis mores ad conversationem sancti Francisci regulae spiritu inflatam, dum undevigesimum aetatis annum
agebat, in Conventum Fratrum Minorum
Sancti Angeli vulgo “del Palco” in civitate
Nola prope Neapolim accessit, nomini suo
illum Angeli adiciens. Iam inde ab ipso ingressu, tamquam exemplum suipsius regiminis et strictae observantiae regulae adeo
emicuit, ut, sueto institutionis cursu expleto, sollemnem professionem religiosam
emitteret die 23 mensis Septembris anno
1832 et iam anno 1834 presbyteratu augeretur.
Servus Dei, qui ceterum paternae domi
optima edoctus erat eruditione, culturali
pervestigatione ac studiis non destitit et
doctrinam immo suam inusitatam quoad
theologiam, humanas litteras et scientiam
in opus pastorale fundit.
Ministerium suum imprimis in praedicatione explevit, mirum exhibens erga Verbum Dei et magisterium Ecclesiae amorem
et maximam reverentiam. Iamiam vero navitate confessarii ac moderatoris spiritualis
praesertim enituit, quam ad instar verae caritatis pastoralis indefessa cum sollicitudine et iugitate mirabili exercuit: cum enim
homo et sacerdos consiliarius maxime esset, plurimi, presbyteri potissime et religiosi, ad eum confugebant, ut ab eius lumine
et exemplo super viam sanctitatis suscitarentur.
Exinde, varia ei intra Ordinem officia
commissa sunt: lector, enim, philosophiae
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et theologiae moralis fuit, Moderator Conventuum quorundam, Definitor, Vicarius et
Minister Provincialis. In omni munere Pater Michaëlangelus diutinam navavit operam, ut confratres suos, perfectae irrogans
observantiae votorum virtutem ac praebens
testimonium, in vitae religiosae communitariae rationes adhortaretur, et haud raro ad
ecclesiarum et conventuum fabricarum instaurationem contendit.
Increscens aegrotorum egenorumque
numerus adeo constans in imo corde eius
studium ac sedulitatem accendit, ut alicubi
sese omnibus necessariis expoliaret, alicubi vero divites, quorum ipse notus erat, eliceret et proinde familias indigentes adiuvaret, puellas pauperes seu parentibus orbatas
apud instituta Sororum reponeret et omni
paupertati subveniret. In controversiis et
discordiis inter familias Pater Michaëlangelus operi reconciliationis omnimodo vacavit.
Omnibus in tempestatibus vitae Servus
Dei assiduo eximioque exercitio virtutis
eluxit, fervidum spiritum orationis peculiariter patefaciens, rectam mentem in universis adiunctis, ineptorum negotiorum mundi
incuriam, caritatem benignam, severitatem
vitae cum miti et sereno animo compositam, sollicitudinem gloriae Dei, puritatem
angelicam, prudentiam sapientem inter aerumnas societatis illius temporis, quorum
apices fuerunt proscriptio bonorum ecclesiasticorum a re publica patrata et disiectus
fratrum. Iter spirituale Patris Michaëlangeli impetu quodam hostis, quod sensibus
percepit, non caruit.
Crebrescente sanctitatis fama comitatus,
quae imago vivida sancti Francisci Assisiensis in eo agnoscebat, Pater Michaëlangelus, iam multiplicibus apostolicis negotiis corporaliter laboratus, necnon apoplexia correptus, Neapoli die 10 mensis
Iulii anno 1886 in Domino quievit. Ingens
multitudo omnium socialium ordinum ad
eius exsequias concurrit.
Quam ob famam, ab anno 1908 usque
ad annum 1913 apud Curiam Neapolitanam Beatificationis et Canonizationis Causa inita est per Processus Ordinarii celebrationem, quem inter annos 1928 et 1933
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Processus Apostolicus secutus est, quorum
auctoritas et vis iuridica a Congregatione
de Causis Sanctorum decreto diei 20 mensis Novembris anno 1940 probatae sunt.
Positione confecta, die 22 mensis Martii
anno 1979, in Congressu Peculiari Consultorum Theologorum disceptatum est, iuxta
consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes christianas exercuisset, de
quo, maioribus perscrutationibus quibusdam rogatis, die 14 mensis Iulii anno
2006, prospero cum exitu sententia relata
est. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 5 mensis Februarii anno 2008, audita relatione Excellentissimi
Domini Lini Fumagalli, Episcopi Sabinensis - Mandelensis, Causae Ponentis, professi sunt Servum Dei Patrem Michaëlangelum Longo a Mariliano, presbyterum professum ex Ordine Fratrum Minorum
virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum coluisse.
Facta postmodum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI per
infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Beatissimus Pater, vota
Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, subsignata die pronuntiavit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum
tum in proximum, necnon de cardinalibus
Prudentia, Iustitia, Temperantia, Fortitudine eisque adnexis, in gradu heroico, Servi
Dei Michaëlis Angeli Longo a Mariliano
(in sae.: Michaëlis Longo), sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum, in casu et
ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et
in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 15 mensis Martii
A.D. 2008
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Praefectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
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4. Decretum super virtutibus SD Armidæ Barelli
CONGREGATIO
DE CAUSIS SANCTORUM
MEDIOLANENSIS. Beatificationis et canonizationis Servae Dei Armidae Barelli,
III Ordinis Saecularis S. Francisci, Confundatricis Instituti Saecularis Missionariarum Regalitatis D.N.I.C., Vicepraesidis
Generalis Actionis Catholicae Italiae
(1882-1952).
«Missio tua est in Italia. Deus te iuvabit!». Hisce usus verbis Summus Pontifex
Benedictus XV respondit Servae Dei Armidae Barelli, quae propositum significaverat
illi vitam sororis missionariae ducendi. Etenim Italia ager exstitit quem ipsa indefatigabili et multiplici apostolatu coluit, suis
tribulationibus et precationibus fecundavit,
atque suo fervido amore erga Christum et
Ecclesiam suisque venustis evangelicis virtutibus collustravit.
Haec Christi testis die 1 mensis Decembris anno 1882 Mediolani nascitur ex prospera familia mediae societatis. Ibidem litterarum rudimenta domi peragit, ubi religiosis moribus instituitur, ac deinde apud
Sorores Ursulinas; inter annos 1895 et 1900
formationem continuat in oppido Metzingen, in Germanica regione Helvetiae, apud
Collegium Sororum Magistrarum a Sancta
Cruce, ubi sive Scholarum Normalium sive
Germanicae linguae diplomatis honestatur;
Dominum insuper diligere discit. Mediolanum regredienti variae non desunt occasiones propriam instituendi familiam; attamen
aliam viam quaerit, incumbens in caritatis
opera inter orphanos et filios captivorum.
Anno 1909 privato virginitatis voto Domino se devovet.
Anno 1910 novit Patrem Augustinum
Gemelli, O. F. M., qui iter ostendit illi ad
Tertium Ordinem Franciscalem, et cum
ipso fecundam init apostolicam cooperatíonem. Multiplicem inter actuositatem
curant ut milites Itali primo saeviente bello mundiali Sacro Cordi lesu sese consecrent.
Anno 1917 Beatus Cardinalis Andreas
Carolus Ferrari, Archiepiscopus Mediolanensis, hortatur Servam Dei ad curam adhibendam de iuvenibus mulieribus intra nascentem motum femininum catholicum
Ambrosianum. Inde oriuntur primi coetus
futurae luventutis Femininae Actionis
Catholicae. Sequenti anno Summus Pontifex Benedictus XV nominat Armidam Barelli Vicepraesidem Societatis Mulierum
Catholicarum Italiae, speciali addito munere luventuti Femininae Actíonis Catholicae
prospiciendi. Ita initium datur luventuti Femininae Actionis Catholicae in cunctis Italiae dioecesibus. Serva Dei saepe Italiam
percurrít ad associationem diffundendam,
promovendo conventus nec non congressus
natíonales et internationales, Hebdomadas
Sociales, peregrinationes, innumeros cursus culturae et formationis. Magnopere actuositatem catholicam femininam promovet
inter Consociationes Internationales. Inter
omnes iuvenes illa erit dilectissima «Soror
Maior».
Die 19 mensis Novembris anno 1919
Assisii, apud parvum sacellum coenobii
Sancti Damiani, simul cum Patre Gemelli et
primo laicarum coetu, Serva Dei inchoat
novam consecrationis laicalis in Ecclesia
formam, deinde approbatam a Pio XII anno
1948 vigore Apostolicae Constitutionis
«Provida Mater»: agitur de Instituto Saeculari Missionariarum Regalitatis D.N.I.C., in
praesens multis in nationibus exsistente.
Ulterius, novas exaudiens missionales
hortationes, quae in Epistula Apostolica
«Maximum illud» continentur, missionale
incepit opus luventutis Femininae in Sinis,
episcopis franciscalibus missionariis cooperantibus. Anno 1923 «Institutum Benedictus
XV», destinatum excipiendis iuvenibus mulieribus orphanis vel pauperibus, inauguratur
in Sinensi oppido vulgo Xi’an. Ex quo Instituto ortum habet Congregatio religiosa Sinensis Sororum Tertiariarum Franciscalium,
quae hactenus in vigore permanet.
Una cum D.no Aloisio Olgiati sacerdote
et Venerabili Servo Dei Ludovico Necchi
aliisque sociam praestat operam Patri Gemelli ad condendam Mediolani anno 1921
Catholicam Studiorum Universitatem Sacri
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Cordis. Serva Dei instituit Associationem
Amicorum eiusdem Universitatis et anno
1924, rei favente Summo Pontifice Pio XI,
excogitat «Diem Universitarium» celebrandum ad subsidia inter dioeceses colligenda.
Catholicae Studiorum Universitati adnectitur Societas Editoria «Vita e Pensiero»,
cuius Dei Serva una exstat administratrix.
Anno 1929 provehit constitutionem
Operis Regalitatis Domini Nostri Iesu Christí, ad vitam liturgicam et spiritualitatem
christocentricam in paroeciis propagandas.
Usque ad extremos vitae dies pro viribus
confert ad incrementum Regni Dei, eodemque tempore absque interruptione per sanctitatis viam progreditur, liberaliter, constanter ac laetanter christianas excolendo virtutes. Heroicitatem, quam iuvenibus Actionis
Catholicae proponebat, ipsa attigit, Dei voluntatem adimplens et dotes sibi caelitus
collatas insumens.
Firmiter credit in Deum, actuosam habet
partes vitae et missionis Ecclesiae, sunpsius
christianam formationem diligenter curat,
actionem suam apostolicam nutrit verbo Dei,
liturgia, ferventi cultu erga Sacrum Cor lesu,
Eucharistiam, Immaculatam Virginem et
Sanctos. In eius spiritu resonare pergit vocatio Dei ad Christum maiore deditione sequendum et ad servitium animabus perfectius ferendum. Ipsa huic ulteriori vocationi
respondet prompto animo, firma voluntate,
sapienti deditione, cotidie adimplens omnia
sua munera per absolutam oboedientiam sacris Ecclesiae Pastoribus praestitam. Ita se
gerit, quoniam Christum diligit plusquam
seipsam. luvenili aetate scripserat: «Dilectio
Domini cantat in anima mea». Quod canticum numquam in se intermittitur, immo annorum decursu et ob ampliora in dies munera numerosius, contentius perfectiusque redditur. Ex caritate erga Deum veluti ex fonte
scaturit amor proximi. Diligit Ecclesiam et
universos homines, hac de causa operatur ad
Societatem Italicam christiane animandam
et ad fidem in terrarum orbe propagandam,
sustínens opus missionariorum inter populos
non christianos.
Diligentissime offícia exsequitur erga
parentes et familiares, collaboratores et collaboratrices in apostolatu, officiales et om-
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nes ipsam adeuntes consilia vel subsidia
materialia petituros. Appellatur «Soror
Maior» et talis manere cupit non tantum nomine sed etiam opere, omnes fidei et caritatis testimonio praecellens. Pauperibus subvenit et diligere studet ipsam cuiusque
proximi personam, cum eius dotibus et defectibus, cum eius necessitatibus spiritualibus et materialibus. Deo se dedere scit aliisque humilitate, simplicitate, comitate, gaudio et prudentia, labores oppetens et
incommoda. Ex spirituali vita vim attingens, constantem se praebet in propositis,
iustam erga Deum et proximum, seiunctam
a mundi illecebris, modestam, castam, fortem in difficultatibus, pauperem iuxta franciscalem spiritum. Ingentem nutrit fiduciam in Deo eiusque Providentia. Anno
1912 scribit: «Contra omnem spem confido
ut Deus sanctam me reddere velit. Dominum ferens in corde cunctis hominibus obviam venio et certa sum me cum Ipso semper victoriam esse laturam. Nullam ob causam perturbor, Ipse enim quamlibet solvet
difficultatem». Hanc enim spem et serenitatem usque ad extremum vitae servat.
Anno 1946 a Pio XII nominatur Vicepraeses Generalis Actionis Catholicae Italiae. Autumno autem tempore anni 1949
gravis detegitur morbus quo Dei Serva ad
totale constringitur silentium, quod summa
fide patitur, in spiritu paenitentiae, in diuturna oratione ac praesertim in suiipsius
oblatione pro bono Facultatis Medicinae
Romani Policlinici, Patri Augustino Gemelli dicati.
Animam Domino tradidit ipsa in sollemnitate Assumptionis Beatae Mariae Virginis, die nempe 15 mensis Augusti anno
1952 in oppido vulgo Marzio, Provinciae
Varetianae. Corpus eius Mediolani iacet in
crypta Catholicae Studiorum Universitatis
Sacri Cordis.
Die 8 mensis Martii anno 1960 Cardinalis Ioannes Baptista Montini, Archiepiscopus Mediolanensis, qui postea ad Supremum Pontificatum evectus est sub nomine
Pauli VI, inchoavit Causam beatifícationis
et canonizatíonis, celebrans Processum Ordinarium Informativum, cui accesserunt varii Processus rogatoriales. Iuridicam harum
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Inquisitionum dioecesanarum validitatem
approbavit Congregatio de Causis Sanctorum, decretum edens die 3 mensis Aprilis
anno 1992. Exarata Positione, disceptatum
est de virtutibus a Serva Dei heroico gradu
exercitis. Die 23 mensis Septembris anno
2005 positivo quidem cum exitu actus est
Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum. Sessio Ordinaria Cardinalium et
Episcoporum, quae habita est die 16 mensis
Ianuarii anno 2007, Ponente Causae
Exc.mo D.no Ottorino Petro Alberti, Archiepiscopo emerito Calaritano, agnovit
Servam Dei theologales, cardinales eisque
adnexas virtutes heroico gradu excoluisse.
De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinali Praefecto, certior factus,
Summus Pontifex Benedictus XVI, vota
Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus
Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in
proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, lustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei
Armidae Barelli, III Ordinis Saecularis S.
Francisci, Confundatricis Instituti Saecularis Missionariarum Regalitatis Domini
Nostri Iesu Christi, in casu et ad effectum
de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et
in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 1 mensis Iunii A. D.
2007.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Praefectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
5. Beatificazione della Ven. Maria Rosa
Flesch
Treviri, Germania, 04.05.2008
1. Note di cronaca
Nel pomeriggio di domenica 4 maggio
2008, nello splendido duomo di Treviri in
Germania, con la partecipazione di molti fedeli convenuti da varie località della Repubblica Federale di Germania, con a capo
numerosi Vescovi e Presbiteri, nonché con
la gioiosa presenza di molte religiose francescane, si è svolta la solenne Liturgia per
la beatificazione della Venerabile Serva di
Dio Maria Rosa Flesch, Fondatrice delle
Suore Francescane di S. Maria degli Angeli, nata nel 1826 e morta il 25 marzo 1906.
Ha presieduto il solenne rito il Cardinale
Joachim Meisner, Arcivescovo Metropolita
di Colonia, in qualità di Rappresentante del
Santo Padre Benedetto XVI.
La richiesta di procedere alla beatificazione della Venerabile è stata presentata da
Sua Eccellenza Mons. Roberto Brahm, Vescovo titolare di Mimiana e Amministratore Apostolico di Treviri. Era presente anche
S. E. Mons. Rainardo Marx, Arcivescovo di
Monaco-Frisinga, che è stato Vescovo di
Treviri fino al 30 novembre 2007.
La Postulazione della Causa era rappresentata da Sr. Maria Engeltraud Bergmann,
attiva Vice-Postulatrice, che ha anche letto
brevi cenni biografici della novella Beata.
Dopo che il Cardinale Meisner ha letto il
Breve Apostolico che attribuisce alla Flesch
il titolo e gli onori dei Beati e ne stabilisce
l’annuale memoria liturgica al 19 maggio, è
stata scoperta l’immagine della Beata e la
Madre Generale delle Suore Francescane di
S. Maria degli Angeli, Sr. M. Basina Kloos,
accompagnata da due Religiose recanti un
cero e dei fiori, ha portato su un piccolo trono le Reliquie di Madre Rosa Flesch, mentre l’Assemblea esprimeva il suo giubilo
con un prolungato applauso. Le campane
del duomo e della diocesi hanno sottolineato l’esultanza della Chiesa di Treviri che ha
donato alla Chiesa una singolare testimone
delle Beatitudini evangeliche, vissute in
umiltà e nascondimento dalla eroica Fondatrice di Waldbreitbach.
2. Omelia del Card. Joachim Meisner
Nella sua ben nota Lettera apostolica
Novo Millennio ineunte, Papa Giovanni
Paolo II scrive che i cristiani del nuovo secolo dovranno essere caratterizzati dalla
santità della loro esistenza e del loro essere.
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Per questo abbiamo bisogno di una nuova
pedagogia della santità (cfr n. 31). A questo
talvolta si sente rispondere: «Sono già contento di essere un cristiano normale e non è
certo il mio obiettivo diventare un santo».
Ora, agli occhi di Dio il santo è un cristiano
normale. Per questo a tutti noi è rivolto
l’invito del Signore a diventare un po’ più
simili a Lui. Questo, in termini semplici,
vuol dire «santità». E certamente fa parte di
questa pedagogia della santità ciò che oggi
la Chiesa fa, attraverso questa beatificazione, ponendo al nostro fianco l’indimenticabile fondatrice delle francescane di Waldbreitbach, madre Maria Rosa Flesch. È una
di noi. (...) Madre Maria Rosa Flesch è di
Schönstatt presso Coblenza. È una nostra
conterranea. Nella cantina vinicola di Niederbreitbach nel Wiedtal, Margareta, come
si chiamava al secolo, dopo la morte dei genitori in quanto figlia maggiore, si preoccupò del sostentamento dei suoi sei fratelli
minori. In realtà iniziò proprio qui il suo noviziato come fondatrice di un Ordine e sorella della gente. (...) Nell’autunno del 1851
Margareta Flesch, insieme con sua sorella
Marianne, affetta da epilessia, si trasferì in
una delle celle vuote nella Kreuzkapelle
presso Waldbreitbach, da dove assistette
con dedizione i poveri e i malati del luogo,
e molto presto anche gli orfani. (...) Come si
vede chiaramente con la beata madre Maria
Rosa Flesch, esiste una particolare vocazione nella Chiesa a non essere soltanto spettatori ma anche partecipanti alla passione del
Signore. Tutti i misteri della vita di Gesù sono distribuiti nella Chiesa. La situazione in
cui si trova Pietro, la futura guida della
Chiesa, quando viene arrestato il Signore ed
egli lo rinnega dinanzi a una serva: «Non lo
conosco» (Luca 22, 57) era stata consegnata a madre Maria Rosa. Anche di lei i suoi
hanno detto: «non la conosco». È qui che
madre Maria Rosa trova la sua collocazione. Nel 1878, a 52 anni, dopo quindici anni
di guida dell’Istituto non é stata rieletta. Altre si sono appropriate della guida. La fondatrice è stata emarginata e il suo ricordo di
conseguenza è stato cancellato dalla memoria della comunità. (...) Attraverso manipolazioni e perfino brogli alle elezioni, nel
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1881 alcuni gruppi intorno a lei impedirono di nuovo la rielezione. Tale situazione
durò 28 anni, quasi una vita. Queste circostanze tragiche spinsero la religiosa benedettina Maura Böckler a intitolare la sua
biografia di madre Maria Rosa «Die Macht
der Ohnmacht» (La potenza dell’impotenza). Come in un processo chimico in laboratorio, nel suo cuore il rifiuto, lo svilimento, l’odio, la mancanza di amore e
l’ingiustizia attraverso la sofferenza, la pazienza, il silenzio e la preghiera furono trasformati in amore, grazia e fecondità spirituale per la sua opera. (...) Bisogna ascoltare questa nuova beata, perché, come dice
Hans Urs von Balthasar, nessuno «può fare
a meno di guardare verso quegli esegeti che
lo Spirito Santo stesso presenta alla Chiesa
come interpretazione autentica di ciò che le
Scritture intendono».
Abbiamo bisogno di una pedagogia della santità. Qui ci viene donata in madre Maria Rosa Flesch. Oggi la Chiesa a Trier,
mentre venera madre Maria Rosa come
nuova beata e chiede la sua intercessione,
loda lo stesso redentore Gesú Cristo. Nella
solennità di Tutti i Santi tutta la Chiesa prega: «Dio, tu solo sei santo. Onoriamo te
quando ricordiamo i santi». (...) La santità
non è mai una nostra proprietà privata.
Niente è più grande e permeabile della santità. Per questo i santi sono i veri maestri
della Chiesa. Infatti non sono loro che vivono, ma Cristo che vive in loro. Amen.
(L’Osservatore Romano, 5-6 maggio 2008)
3. Profilo biografico della Beata Maria
Rosa Flesch
“Se il chicco di grano caduto in terra
non muore resta solo, se invece muore porta molto frutto”.
Questa immagine evangelica esprime a
pieno la vicenda umana e spirituale di Madre Maria Rosa Flesh, Fondatrice della
Congregazione delle Suore Francescane di
Santa Maria degli Angeli, beatificata a Treviri domenica 4 maggio 2008. La sua vita di
umiltà, di nascondimento, di servizio, sul
modello di Gesù-Servo, è per i credenti del
nostro tempo, un’ulteriore parabola del mistero pasquale di morte e di vita del Cristo.
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Margherita, questo il suo nome di battesimo, era nata il 24 febbraio 1826 a Schönstat, località situata presso Vallander sul fiume Reno, dove i genitori, Giorgio Flesh ed
Agnese Breitbach vivevano della modesta
produzione di un mulino. La nascita di altre
due sorelline, Marianna e Cristina, impose
a papà Giorgio la ricerca di un lavoro di mugnaio più redditizio che trovò a Urbach
presso Unkel. Fu il primo di una serie di trasferimenti che avrebbero condotto la famiglia Flesch a stabilirsi definitivamente nella bella valle del torrente Focken a Niederbraitbach per la conduzione di un frantoio.
Nel 1832 un grave lutto si abbatteva sulla
povera famiglia per la morte prematura della buona e generosa mamma Agnese.
Non potendo da solo accudire alle tre
piccole figlie, Giorgio Flesh sposò in seconde nozze Elena Richarz, una vedova con
un figlio nato dal suo precedente matrimonio. Il carattere duro e difficile di Elena divenne ben presto motivo di sofferenza per
le tre piccole orfanelle. Dalla nuova unione
nacquero altri due figli. Margherita, che era
la primogenita, mise le sue giovani forze a
disposizione della famiglia, con un senso di
responsabilità superiore all’età, trovando
solo nel padre un po’ di sostegno e di
conforto.
Il dono della fede, andava intanto radicandosi sempre più nel suo animo, così da
poter sostenere con gioia le primi difficili
prove della vita. Frequentava volentieri la
parrocchia e si intratteneva a lungo in preghiera. Un giorno, quando ancora aveva
sette anni, notò per la prima volta in chiesa
un quadro rappresentante le stimmate di
San Francesco. Chi era quel personaggio
alato che scendeva dal cielo e perché trafiggeva con raggi di fuoco il piccolo frate in
ginocchio? Le spiegazioni di papà Giorgio
fissarono così vivamente l’episodio della
Verna nell’animo di Margherita che da allora iniziò a nutrire una sincera e confidente
devozione al Poverello di Assisi.
All’età di 14 anni Margherita fu ammessa alla Prima Comunione. Fu un giorno di
grazia particolare. Si recò in chiesa senza
alcun familiare, perché il padre doveva assistere la matrigna ammalata. Approfittan-
do di quella forzata solitudine, la fanciulla
con l’abito nuovo che la carità del parroco
le aveva provveduto, trascorse l’intero pomeriggio presso il tabernacolo, gustando
l’intimità col Signore. Da allora partecipò
ogni giorno alla Santa Messa, e si accostò
alla S. Comunione.
Il 2 aprile 1845 moriva anche Giorgio
Flesh, lasciando i sei figli e la vedova nella
miseria. Margherita, che aveva 16 anni, non
si perse di coraggio e per offrire un pane alla
famiglia, si impegnò nel cucito, nel ricamo e
nella raccolta di erbe medicinali, mentre la
matrigna si dava ad una vita poco decorosa.
Nel frattempo ebbe buone proposte di matrimonio, ma le rifiutò tutte, perché aveva compreso che Gesù, apparsole col modello di un
conventino estratto dal suo Cuore, aveva accolto il suo proposito, espresso fin da bambina, di rimanere vergine.
Con i risparmi del duro lavoro Margherita riuscì ad acquistare, nel 1851, il frantoio
presso il quale la sua famiglia già da tempo
viveva nella valle di Niederbraitbach. I suoi
fratelli, ormai grandi, potevano badare a se
stessi, e lei era finalmente libera di consacrarsi ai poveri, ai vecchi e agli orfanelli,
oggetto da tempo delle sue amorevoli cure.
Nella festa di Ognissanti di quell’anno si
trasferiva dunque presso le cellette annesse
alla Cappella della Santa Croce. Era questo
un piccolo santuario locale, ad un chilometro da Waldbreitbach, frequentato solo nei
giorni festivi, un ambiente propizio al raccoglimento e alla preghiera, dal quale Margherita si allontanava solo per svolgere la
sua opera caritativa.
Nel 1856 il Signore le inviò la prima compagna, Margherita Bonner e, poco dopo la
seconda, Gertrud Beisel. Intanto le necessità
della piccola comunità aumentavano: occorreva trovare una casa per gli orfanelli ed un
ospedale per gli ammalati. Nel 1861, tra molte difficoltà e incomprensioni, fu avviata una
nuova costruzione, sulla cima del monte retrostante la Cappella della Santa Croce. Il sito scelto, accessibile solo per l’erto sentiero
di un’antica via Crucis, era tanto suggestivo
quanto impervio, e ciò rendeva ancor più
evidente il fatto che, nella povertà dei mezzi,
si trattava di un’opera di Dio.
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Il 13 marzo 1863 il vescovo di Treviri
approvò la nuova fondazione e ammise la
Serva di Dio e le sue compagne alla vestizione dell’abito religioso. In quella circostanza Margherita assunse il nuovo nome di
Suor Maria Rosa. Sotto la sua illuminata
guida, la nuova famiglia religiosa ebbe fin
dal primo momento un grande impulso con
l’apertura di nuove case filiali sul Reno,
nell’Eifel, in Westfalia. Nel 1869 il vescovo
di Treviri approvò la regola e le Costituzioni del nuovo Istituto delle Suore Francescane di Santa Maria degli Angeli, così chiamate in onore della Porziuncola di Assisi.
La generosità e l’abnegazione delle suore si rivelarono soprattutto nella dolorosa
circostanza della guerra franco prussiana
del 1870. Oltre cinquanta religiose, cioè
una buona metà dei membri dell’Istituto,
con la Fondatrice a capo, si prodigarono
nell’assistenza dei feriti e dei moribondi,
mettendo a repentaglio la loro stessa vita.
Dodici di esse, infatti, morirono nell’adempimento di questa opera caritativa. Al termine della guerra molte suore furono decorate al valore civile. Madre Maria Rosa, che
si era spinta fin sulle prime linee, rimanendo ferita da una pallottola alla spalla, ricevette una delle onorificenze più alte: la
“Verdienstkeuz”.
Il Signore, però, volle provare Madre
Maria Rosa con la croce e l’umiliazione:
nel Capitolo generale del 1878 la Serva di
Dio deponeva il suo mandato di Superiora
Generale e veniva eletta al suo posto Sr.
Agata Simons, Segretaria Generale. Influenzata dall’inesperto e invadente Rettore, il Rev. Corrado Probst, che aspirava a
spadroneggiare sul Consiglio Generale dell’Istituto, questa senza un plausibile motivo, si accanì contro la Serva di Dio. Non tenendo in alcun conto i meriti della Fondatrice della Congregazione, la nuova
Superiora Generale ne dispose il trasferimento nella casa più lontana, a Niederwenigern. Qui le fu assegnata una celletta senza finestra e si iniziò a trattarla come
l’ultima delle converse. Si verificava per
Madre Rosa quanto Gesù aveva confidato
ai suoi amici: “Anche voi, quando avrete
fatto tutto quello che vi è stato ordinato, di-
te: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10).
Ella accettò l’umiliazione in piena obbedienza e perfetta sottomissione, perdonando ripetutamente ed esplicitamente chi le
procurava questa indicibile pena. Quando
poi il dispotico Rettore si accorse che nel
Capitolo del 1881 la Fondatrice stava per
essere eletta nuovamente Superiora Generale, impose che il suo nome si depennasse
dalla lista delle candidate.
Suor Maria Rosa soffrì questo stato di
cose per ben 28 anni, rimanendo con il suo
comportamento umile ed eroico la luce dell’Istituto.
Morì, come aveva predetto, il 25 Marzo
1906, dopo aver ricevuto con perfetta conoscenza e grande devozione i Santi Sacramenti.
6. Relator in Causa SD Melchioræ Saravia nominatur
CONGREGAZIONE
PER LE CAUSE DEI SANTI
Prot. N. 1279-10/08
Vaticano, 31 marzo 2008
Il Congresso Ordinario di questo Dicastero, in data 7 marzo 2008, ha affidato al
Rev.mo Relatore Mons. José Luis Gutierrez
Gomez la causa ICEN. della S. di D. Melchiora Saravia Tasayco.
Pertanto il Postulatore è invitato a presentare allo stesso Relatore il Collaboratore
esterno per lo studio della Causa.
MARCELLO BERTOLUCCI
Sottosegretario
________________
Reverendissimo
P. Luca De Rosa
Postulatore Generale dell’Ordine dei Frati Minori
7. Ponens in Causa SD Bernardini a
Portu Romatino nominatur
CONGREGAZIONE
DELLE CUASE DEI SANTI
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Prot. N. 538-22/07
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AN. CXXVII – MAII-AUGUSTI 2008 – N. 2
ROMANA SEU FLORENTINA. Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Bernardini a Portu Romatino Dal Vago (In saeculo: Iosephi) Archiepiscopi titularis Serdicensis ex Ordine Fratrum Minorum.
Cum Causa Beatifícationis et Canonizationis Servi Dei Bemardini a Portu Romatino Dal Vago (in saeculo: Iosephi), Archiepiscopi titularis Serdicensis, ex Ordine Fratrum Minorum, suo indigeat Ponente,
Rev.mus P. Lucas De Rosa, Postulator Generalis eiusdem Ordinis, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem praefati Servi Dei Causae eligere ac
deputare benigne dignetur.
Haec Congregatio, attentis expositis,
precibus annuit, et Exc.mum ac Rev.mum
Dominum D. Petrum Iacobum De Nicolò,
Archiepiscopum titularem Martanaënsem,
Ponentem Causae Beatificationis et Canonizationis praefati Servi Dei Bemardini a
Portu Romatino Dal Vago (in saeculo: Iosephi), omnibus cum iuribus et facultatibus
necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 15 mensis Aprilis A.D. 2008.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Praefectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
8. Validitas iuridica Inquisition.is dioec.
in Causa SD M. Franciscæ a I. declaratur
CONGREGAZIONE
DELLE CAUSE DEI SANTI
Prot. N. 2466-3/05
SALMANTINA. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariæ Franciscæ a
Iesu Infante Sanchez Vilona (In saeculo:
Mariæ a Nativitate) Monialis professæ Ex
Ordine Sanctæ Claræ.
In Ordinario Congressu, die 24 mensis
Maii huius anni 2008 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctomm sequens dubium disceptavit, nimirum: «An constet de
validitate Inquisitionis Dioecesanae Principalis, apud Cunam ecclesiasticam Salmantinam, et Rogatorialium variis in Curiis, peractarum, super vita et virtutibus
necnonfama sanctitatis et signorum Servae
Dei Mariæ Franciscæ a Iesu Infante Sanchez Viloria (in saeculo: Mariæ a Nativitate), Monialis professæ ex Ordine Sanctæ
Claræ: testes sint rite recteque examinati et
iura producta legitime compulsata in casu
et ad effectum de quo agitur».
Haec porro Congregatio, attento voto ex
officio redacto reque diligenter perpensa rescripsit: AFFIRMATIVE, seu constare de validitate earundem Inquisitionum Dioecesanarum in casu et ad effectum de quo agitur, sanatis de iure sanandis. Contrariis non
obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 24 mensis Maii A.D.2008.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Praefectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
9. Validitas iuridica Inquisitionis dioec.
super miro in Causa SD M. Iosephæ
Micarelli declaratur
CONGREGAZIONE
DELLE CAUSE DEI SANTI
Prot. N. 741-35/08
ASSISIEN. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariae Iosephae a Iesu
Infante Micarelli (In saeculo: Barbarae)
Fundatricis Instituti Sororum Franciscalium Missionariarum a Iesu Infante.
In Ordinario Congressu, die 30 mensis
Maii huius anni 2008 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctomm super sequenti dubio disceptavit, nimirum: «An
constet de validitate Inquisitionis Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Teati-
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E POSTULATIONE GENERALI
nam-Vastensem peractae, super asserta mira sanatione pueri Raímundi Sabellini, per
intercessionem Servae Dei Mariae Iosephae a Iesu Infante Micarelli (in saeculo.
Barbarae), Fundatricis Instituti Sororum
Franciscalium Missionariarum a Iesu Infante, obtenta: testes sint rite recteque examinati et iura producta legitime compulsata in casu et ad effectum de quo agitur».
Haec porro Congregatio, attento voto ex
offício redacto reque diligenter perpensa,
rescripsit: AFFIRMATIVE, seu constare de validitate eiusdem Inquisitionis Dioecesanae,
in casu et ad effectum de quo agitur, sanatis
de iure sanandis.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 30 mensis Maii A.D. 2008.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Praefectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
10. Validitas iuridica Inquisitionis dioec.
super vitutibus SD Antoniæ Lesino
declaratur
CONGREGAZIONE
DELLE CAUSE DEI SANTI
Prot. N. 1230-7/08
BRIXIEN. Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Antoniae Lesino ex Instituto Saeculari V.d. “Piccola Famiglia
Francescana”.
In Ordinario Congressu, die 30 mensis
Maii huius anni 2008 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctomm sequens dubium disceptavit, nimirum: «An constet de
validitate Processus Informativi et Inquisitionis Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Brixiensem peractorum, super vita
et virtutibus necnon fama sanctitatis et signorum Servae Deí Antoniae Lesino, ex Instituto Saeculari v.d. “Piccola Famiglia
Francescana”: testes sint rite recteque examinati et iura producta legitime compulsata
in casu et ad effectum de quo agitur».
Haec porro Congregatio, attento voto ex
295
officio redacto reque diligenter perpensa,
rescripsit: AFFIRMATIVE, seu constare de validitate praefatorum Processuum in casu et
ad effectum de quo agitur, sanatis de iure
sanandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 30 mensis Maii A.D.2008.
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Praefectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
11. Ponens in Causa SD M. Claræ Seraphinæ Farolfi nominatur
CONGREGAZIONE
DELLE CAUSE DEI SANTI
Prot. N. 1168-20/07
BRITTINORIEN. Beatificationis et Canonizationis Servæ Dei MARIÆ CLARÆ SERAPHINÆ FAROLFI Fundatricis Sororum
Clarissarum Franciscalium Missionariarum a Ss.mo Sacramento.
Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servæ Dei Mariæ Claræ Seraphinæ
Farolfi, Fundatricis Sororum Clarissarum
Franciscalium Missionariarum a Ss.mo Sacramento, suo indigeat Ponente, Rev.mus P.
Lucas De Rosa, Postulator Generalis eiusdem Ordinis, ab hac Congregatione de
Causis Sanctomm petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem
præfatæ Servae Dei Causæ eligere ac deputare benigne dignetur.
Haec Congregatio, attentis expositis,
precibus annuit, et Exc.mum ac Rev.mum
Dominum D. Petrum Iacobum De Nicolò,
Archiepiscopum titularem Martanaënsem,
Ponentem Causæ Beatificationis et Canonizationis præfatæ Servæ Dei Mariæ Claræ
Seraphinæ Farolfí, omnibus cum iuribus et
facultatibus necessariis et opportunis, elegit
et nominavit. Contraríis non obstantibus
quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 30 mensis Iunii A.D.2008.
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AN. CXXVII – MAII-AUGUSTI 2008 – N. 2
IOSEPHUS CARD. SARAIVA MARTINS
Præfectus
† MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis
12. Notitiae particulares
1. Congregatio Ordinaria super virtutibus
Il 20 maggio 2008, festa di S. Bernardino da Siena, i Padri Cardinali e Vescovi
membri della Congregazione delle Cause
dei Santi, radunati in Congregazione Ordinaria nel Palazzo Apostolico Vaticano,
ascoltata la Relazione dell’Ecc.mo Ponente della Causa, Mons. Pier Giacomo De Nicolò, Arcivescovo titolare di Martana, dopo di aver dichiarata la loro ammirazione
per la figura del Servo di Dio, vero Frate
Minore e artefice della rinascita dell’Ordine nel secolo XIX, votarono con consenso
unanime a favore dell’eroicità delle singole virtù praticate dal P. Bernardino dal Vago
da Portogruaro, nato a Portogruaro (Venezia) nel 1822 e morto a Quaracchi (Firenze) il 7 maggio 1895, Ministro generale
OFM dal 1869 al 1889. È stato questo
l’ultimo passo prima della promulgazione
del Decreto “super virtutibus” da parte del
Santo Padre Benedetto XVI.
2. Congregatio Ordinaria super matyrio
Il 3 giugno 2008, riuniti in Congregazione Ordinaria nel Palazzo Apostolico
Vaticano, i Padri Cardinali e Vescovi
membri della Congregazione delle Cause
dei Santi, ascoltata la Relazione predisposta dall’Ecc.mo Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo di Viterbo, Ponente della Causa, sul presunto martirio del Servo di Dio
Odoardo Focherini, padre di famiglia, nato a Carpi (Modena) in Italia nel 1907 e
morto nel campo di concentramento di
Flossenburg in Germania il 27 dicembre
l944, ucciso, come si crede, “in odium Fidei”, hanno sospeso il loro giudizio, chiedendo alla Postulazione della Causa più
dettagliate informazioni sulle circostanze
che determinarono la morte violenta del
Servo di Dio.
3. Reassumptio Causæ Ven. M. Margaritæ
Diomiræ
Il 23 maggio 2008, accogliendo l’istanza
del Postulatore OFM, il Cardinale Arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, ha insediato il Tribunale diocesano per la riassunzione della Causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Maria
Margherita Diomira del Verbo Incarnato
Allegri, nata a Firenzuola (FI) nel 1631 e
morta a Firenze il 17 dicembre 1677, religiosa professa delle Suore stabilite nella carità, ferma praticamente al 1936.
4. Novissima Decreta super martyrio et
virtutibus
Il 3 luglio 2008 il Santo Padre Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione
delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti il martirio del Servo di Dio
Francesco Giovanni Bonifacio, Sacerdote
diocesano di Trieste in Italia, nato a Pirano
d’Istria (Italia) il 7 settembre 1912 e ucciso,
“in odio alla Fede”, a Villa Gardossi (Italia)
l’11 settembre 1946, nonché le virtù eroiche
del Servo di Dio Bernardino Dal Vago da
Portogruaro (al secolo: Giuseppe), Arcivescovo tit. di Sardica, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori dal 1869 al 1889,
nato a Portogruaro (Italia) il 15 gennaio
1822 e morto a Quaracchi (Firenze) il 7
maggio 1895.
5. Nuntium de Decreta beatificatione Ven.
SD Francisci I. Bonifacio
Con lettera del 28 luglio 2008 (Prot. N.
96.116) l’Assessore della Segreteria di Stato comunicava che il Santo Padre, accogliendo la richiesta avanzata dal Vescovo di
Trieste, ha concesso che il Rito di beatificazione del Venerabile Servo di Dio Francesco Giovanni Bonifacio si svolga a Trieste,
nella cattedrale di S. Giusto, nel pomeriggio
di sabato 4 ottobre 2008, con la presenza del
neo-Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi, S. E. Mons. Angelo Amato,
Arcivescovo tit. di Sila, in rappresentanza
dello stesso Sommo Pontefice.
FR. LUCA M. DE ROSA
Postulatore generale
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EX OFFICIO PRO MONIALIBUS
Encuentro de las Presidentas de las
Federaciones OIC
Toledo, España, 24.05-04.06.2008
1. Participantes
1. Brasil, Federación Inmaculada Concepción: Hna. María Auxiliadora do Preciosíssimo Sangue Lopes Leite, Presidenta;
Hna. María Teresa de Jesús, Delegada.
2. Colombia, Federación de Concepcionistas Franciscanas: Hna. Ligia Inés Gómez
Gómez, Presidenta; Hna. María Olga Quiceno Restrepo, Delegada.
3. España:
– Federación Santa María de Guadalupe,
Provincia Bética OFM: Hna. María de la
Cruz Alonso Paniagua, Presidenta; Hna.
María Brígida Cerrillo Puerto, Delegada.
– Federación Nuestra Señora de Arantzazu, Provincia Franciscana de Arantzazu:
Hna. Celina Arranz Hernán, Presidenta;
Hna. Isabel Gil García, Delegada.
– Federación Inmaculada Concepción,
Provincias de Cartagena y Murcia OFM:
Hna. María del Mar Carballo Fernández,
Presidenta; Hna. Concepción Gómez
Fernández, Delegada.
– Federación Santa Beatriz de Silva, Provincia de Castilla OFM: Hna. María del
Carmen de los Ríos Pérez, Presidenta;
Hna. María Asunción Gutiérrez Gutiérrez, Delegada.
– Federación Purísima Concepción, Provincia de Galicia OFM: Hna. María del
Carmen Mariñas García, Presidenta;
Hna. María Teresa Val Rouco, Delegada.
4. Mexico:
– Federación Santa María de Guadalupe:
Hna. María Del Carmen Lozano Juárez,
Presidenta; Hna. Dulce María Aguilar,
Delegada.
– Federación Santa María de Los Ángeles:
Hna. María Loreto Hernández Hernán-
dez, Presidenta; Hna. María Concepción
Lozano Rosas, Delegada.
5. Perú: Federación de la Inmaculada
Concepción: Hna. Margarita Aurelia Parodi Carranza, Presidenta; Hna. Renatta Mercedes Rentería Rosas, Delegada.
6. De la Orden de la Inmaculada Concepción
Hna. Ma. Julia Barrios Luengos, Abadesa de la Casa Madre; Hna. Inmaculada Fernández de la Cruz, Asistente de Secretaría;
Hna. María José Hidalgo López, Asistente
de Secretaría; Hna. María Nieves Ariza,
Conferencista.
7. De la Orden de Hermanos Menores
Fr. José Rodríguez Carballo, Ministro
General; Fr. Miguel J. Vallecillo Martín,
Definidor General; Fr. Juan Ignacio Muro
Aréchiga, Definidor General; Fr. Luis Gerardo Cabrera Herrera, Definidor General;
Fr. Amaral Bernardo Amaral, Definidor General; Fr. Rafael Blanco Pérez, Delegado
General pro Monialibus; Fr. Joy Prakash
Kuzhiparambil, Vice-Delegado General pro
Monialibus; Fr. Joaquín Domínguez Serna,
Comisión Preparatoria; Fr. Javier Unanue
Urreztarazu, Comisión Preparatoria; Fr. Enrique González Arango, Comisión Preparatoria; Fr. Herbert Schneider, Comisión Preparatoria; Fr. Juan Manuel Díaz Buiza, Comisión de Liturgia; Fr. Valerio Díez de
Cima, Comisión de Logística; Fr. Francisco
Manuel Romero García, Asistente de Secretaría.
8. Invitados
Emmo. Sr. Cardenal Antonio Cañizares
Llovera, Arzobispo de Toledo; Fr. Pedro
Ruano Santateresa, OFM, Ministro de la
Provincia de Castilla de San Gregorio Magno; Fr. José María Arregui Guridi, OFM,
Ministro de la Provincia Franciscana de
Aránzazu y Presidente de la CONFRES; Fr.
Antonio de la Presilla Sastre, OFM, Guardián de la Casa de San Juan de los Reyes, en
Toledo; Sr. Pbro. Don Juan Díaz-Bernardo
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AN. CXXVII – MAII-AUGUSTI 2008 – N. 2
Navarro, Director de Comunicación, Secretariado Diocesano de Medios de Comunicación Social. Arquidiócesis de Toledo; Sr.
Prof. Félix Duque Duque, Conferencista.
2. Homilía del Ministro general en la Solemnidad del “Corpus Christi”
25.05.2008
Queridas hermanas y hermanos:
¡El Señor os dé la paz!
Celebramos hoy la solemnidad del Santísimo Cuerpo y Sangre del Señor, una fiesta instituida para adorar, alabar y agradecer
públicamente al Señor que en el sacramento eucarístico, como nos recuerda Benedicto XVI, continúa amándonos hasta el final,
hasta el don de su cuerpo y de su sangre.
Como en más de una ocasión nos recordó el mismo Santo Padre, la celebración de
hoy nos coloca en comunión espiritual con
el Jueves Santo, el día en que Cristo instituyó, en el cenáculo, la Eucaristía como comida y bebida que nos sostiene a través del
desierto de este mundo, como antaño el maná nutrió al pueblo de Israel peregrino por
el desierto como se nos decía en la primera
lectura.
Frente a un mundo dominado por la lógica del poder y del tener, Jesús se nos presenta, como aquel que se hace don hasta el
final, el don por excelencia, pues «nadie tiene amor más grande que el que da la vida
por sus amigos».
Y de este modo nos presenta la vida del
creyente, y mucho más, nuestra vida de
consagrados, como una vida que sólo tiene
sentido, como también nos recordó el último Capítulo General Extraordinario de los
Hermanos Menores, desde la lógica del
don. Si Jesús se hace Pan de Vida para los
demás, particularmente para los pobres, para los que sienten la necesidad de ser salvados, quien comulga con Él en la Eucaristía
no puede sino ser, él mismo o ella misma,
pan para los demás. La Eucaristía, queridos
hermanos y hermanas es una invitación a la
donación de uno mismo en gratuidad total a
los hermanos y a las hermanas. De ahí, como nos recordó el Concilio, nuestra voca-
ción es la de ser pan partido para la vida del
mundo junto a Jesús. Una donación total,
gratuita y sin límites, sin condiciones. Solo
así, vuestra vida como la nuestra, tendrá
sentido.
La participación en la Eucaristía, si es
auténtica, nos impide el desentendernos de
los demás. Ante la insinuación, por parte de
los doce, de que Jesús despidiera a la multitud, el Señor les responde: “dadles vosotros
de comer”. El proyecto de los discípulos,
como el nuestro, es muchas veces un proyecto restrictivo, dictado por el sentido común y por la renuncia. En una palabra, dimisionario. Nuestro proyecto, como el de
los discípulos muchas veces comporta el
alejamiento, el abandono de la multitud
hambrienta; y se pretende comulgar con el
cuerpo de Cristo, beber su sangre, sin comulgar con Cristo presente en los demás.
Por el contrario, el Proyecto de Jesús,
que debería ser el nuestro, es un proyecto
audaz hasta la locura, un proyecto de compromiso y de corresponsabilidad. Es un no
profundo a nuestros proyectos cerrados, limitados, privados, que excluyen las necesidades de los otros. Jesús en la Eucaristía nos
propone, si queremos realmente participar
de ella, su proyecto de fraternidad y de solidaridad. La Eucaristía no es compatible,
hermanos y hermanas, con una mesa cerrada, egoísta, selectiva, reducida, sino que
implica necesariamente la preparación de
una mesa que se alarga en proporción a las
dimensiones del hambre de pan, de amistad,
de justicia, de vida de Cristo Jesús. La Eucaristía no significa nunca alejarse, sino
compartir, participar comulgar, solidarizarse. No se puede recibir el Cuerpo de Cristo
y despedir a los intrusos. No es posible comulgar con Dios y distanciarnos de los hermanos y hermanas, de los hombres y mujeres, nuestros hermanos y hermanas.
Desgraciadamente, para muchos cristianos, pero también para muchos de nosotros,
la Eucaristía se reduce a una práctica piadosa. No, hermanas y hermanos, la Eucaristía
no es una práctica piadosa, sino el Sacramento del Amor que nos vincula al amor de
Cristo y al amor y al servicio a los demás.
El gran imperativo de la participación en la
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Eucaristía es hacer comunión dentro y fuera. Esto es válido para todo creyente, pero
particularmente para aquellos que, como
nosotros, como vosotras, hemos sido llamados a ser signo de comunión a través de una
vida fraterna en comunidad.
Celebrando el primer Congreso internacional de Presidentas y Delegadas de la Orden de la Inmaculada Concepción de Santa
Beatriz de Silva, el Señor, queridos hermanos y hermanas, nos pide un renovado compromiso en favor de la vida fraterna, un renovado compromiso en favor de la verdadera comunión y de la auténtica fraternidad;
no sólo con los hermanos y las hermanas
que pertenecen a nuestras fraternidades, sino también con los hermanos y hermanas
de toda la Orden y con todos los hombres y
mujeres de nuestro tiempo. Nosotros, como
vosotras, somos distintos y muchos, como
los granos que han hecho el pan eucarístico,
pero llamados, como nos recordaba el
Apóstol, a formar un solo cuerpo.
Por otra parte, en la Eucaristía es esencial el vino, y el vino expresa la alegría y al
mismo tiempo nos habla de pasión. La vid
debe podarse muchas veces. La uva tiene
que madurar con el sol y la lluvia y tiene
que ser pisada. Sólo a través de esta pasión
se produce un vino de calidad.
Vamos a celebrar queridos hermanas y
hermanos, esta celebración eucarística y cada celebración eucarística, con gozo y alegría. Una Eucaristía triste nunca será Eucaristía. Vivamos la Eucaristía con gozo y alegría. Hagamos fiesta, para que nuestras
vidas, pasada por el crisol del sufrimiento y
de la purificación, puedan ser vividas con el
mismo gozo y con la misma alegría. En el
Apocalipsis leemos: «he aquí que estoy a la
puerta y llamo, si alguno escucha mi voz y
me abre, entraré y cenaré con él y él conmigo».
Queridas hermanas y queridos hermanos: gustemos la Eucaristía, celebremos la
Eucaristía, vivamos la Eucaristía, seamos
eucaristía. La fiesta del Corpus Domini
quiere hacer perceptible, no obstante la dureza de nuestro corazón, la llamada del Señor en ese texto del Apocalipsis que os he
leído.
Que el mismo Señor nos conceda la gracia de acogerlo en nuestras vidas y, acogiéndole, acojamos también a nuestros hermanos y hermanas por distintos que sean; y
a todos los hombres y mujeres, particularmente a los más necesitados de este modo la
Eucaristía será verdadera comunión con el
Señor que se nos presenta bajo la forma del
hambriento, del sediento y del pobre, bajo
la forma del otro distinto.
¡Feliz fiesta de Corpus!, inicio de este
Primer Congreso de Presidentas y Delegadas de la Orden de la Inmaculada Concepción.
Saludándoos con vuestro saludo, que es
el nuestro, termino: ¡Paz y Bien!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
3. Saludo inicial del Ministro general
25.05.2008
Saludo
Hermanas Presidentas y Delegadas de
Federación, “amadas hijas en Cristo... de la
Concepción de la Bienaventurada Virgen
María” (Bula ad Statum Prosperum, 3)
.
¡El Señor os dé la paz!
Con cuánta alegría y gozo profundo he
venido a este lugar santo donde voló al cielo y reposa el cuerpo de la Virgen Beatriz de
Silva, Madre y Fundadora vuestra; espacio
en el que se pudo contemplar la virtud de su
vida en la estrella de su frente, signo de santidad que aún continúa en vuestra forma de
vida; lugar que vio nacer la Orden de la Inmaculada Concepción. Vengo como peregrino y hermano vuestro, como hijo de San
Francisco a acompañaros en el camino de
retorno a las fuentes de la vocación, como
ya lo hicieran Fr. Juan de Tolosa y otros hermanos míos antes que yo (cf. Positio: Testimonio de Juana de Leiva, pp. 198-199).
Con cuánto deseo he querido encontrarme con la amada Orden de la Inmaculada
Concepción en la cuna de vuestra forma de
vida, y con ello estrechar los lazos que a
ambas familias nos unen (cf. CCGG OIC
119,1). También con este encuentro se res-
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ponde al deseo y las esperanzas de muchas
hermanas vuestras a las que he encontrado
por los caminos del mundo, en mis visitas
fraternas, y que me han manifestado la feliz
idea de un encuentro como éste para secundar la animación del camino de vuestra Orden. No ha nacido de mí, pero en mí y en el
Definitorio General OFM tenéis unos sostenedores de vuestros gozos y esperanzas, de
vuestro camino y andadura, de vuestros dolores y sufrimientos. Los hermanos de
nuestro Gobierno General han acogido muy
favorablemente esta oportunidad del encuentro con todas vosotras y con prontitud
hemos querido hacérsela llegar a la Congregación de Vida Consagrada y Sociedades de
Vida Apostólica, quien también la acogió
favorablemente. Es de agradecer mucho,
pues es bien sabido que decir «gracias es
decir poco y decir a la vez todo».
Os doy además las gracias a cuantas habéis respondido, con diligencia y solicitud
fraterna, a esta invitación. Aún mayor agradecimiento a las que venís desde lejos y habéis hecho un camino más largo y de más
sacrificio para poder gozar y estar aquí presentes, pues «qué bueno y qué dulce sentarse en comunión los hermanos unidos» (cf.
Sal 133,1).
Es esta una ocasión para renovar el espíritu evangélico de seguimiento que os une
para honra de la Concepción Inmaculada de
María (cf. CCGG OIC 2), para intensificar
la vida interior con la oración y el encuentro
fraterno, para un mayor conocimiento mutuo al interior de vuestra Orden en el que se
puedan compartir experiencias de todo
cuanto sois y hacéis, para la formación, para un mayor intercambio y colaboración
con los Hermanos Menores. «Os ruego y
suplico como hermano vuestro y menor
siervo, por la caridad que es Dios y con la
voluntad de besar vuestros pies» (cf. 2CtaF
87) como diría el santo Francisco, que aprovechéis esta oportunidad primera y novedosa para la Orden, como un momento de gracia particular en el camino de recuperar la
gracia de los orígenes.
También vosotras os encamináis al quinto centenario de la aprobación de vuestra
Regla de vida (1511 – 17 de septiembre –
2011). Sin duda, este camino que queda por
recorrer, se trata de un tiempo fuerte, un
tiempo donde Dios quiere comunicarse, donarse, expresarse, para que podamos seguir
cantando con él sus maravillas. Este primer
encuentro de madres presidentas de la Orden de la Inmaculada Concepción, es una
ocasión que no se debe perder, pues pasa a
nuestro lado velozmente y se ha de aferrar.
Será, y así lo auguro, un momento justo y
oportuno, pues es tiempo de Dios, en el que
se otea un salto cualitativo en vuestra forma
de vida. Aprovechar este momento os ayudará a comprender mejor vuestras circunstancias y entender vuestro estilo de vida religiosa en la Iglesia en relación a otros tantos factores que la favorecen o la dificultan.
Se os da ahora el tiempo, con este encuentro
que inauguramos, para acoger la oportunidad que en él se nos ofrece.
«Inspiradas y llamadas por Dios...para
desposarse con Jesucristo» (Regla 1a-c)
«¿Qué buscáis?» Ellos le respondieron:
«Rabbí - que quiere decir, “Maestro” ¿dónde vives?» Les respondió: «Venid y lo
veréis». Fueron, pues, vieron dónde vivía y
se quedaron con él...» (Jn 1,38-39). Este
texto no nos cuenta lo que ocurrió hace más
o menos dos mil años, sino lo que ocurre
permanentemente, lo que os ha ocurrido a
vosotras un día, lo que nos ha ocurrido a todos los llamados. Así ha comenzado vuestra forma de vida, por la llamada del Padre
de las Misericordias, que ha querido mostraros el camino de consagración con la forma de vida de Santa Beatriz de Silva. Jesús
ha tenido y tiene en vosotras una soberanía
tal, que con una respuesta de amor (cf.
CCGG OIC 55) y desapropiadas de vosotras mismas queréis experimentarle como
Señor, bien sumo, eterno, fundamento y origen de todo bien (cf. CCGG OIC 48).
Con la primera llamada que un día recibisteis, estáis siempre invitadas a vivir vocacionalmente. Esto además significa que
os encontráis vinculadas para siempre al
Señor Jesús, que él es vuestro centro, que
ninguna otra cosa, más que el amor, es
vuestra fuerza transformadora, pues en él
habéis conocido a Dios como absoluto. Co-
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nocer a Dios, seguir buscándole sin cansancio es la vocación y misión de una hermana
concepcionista, pues “en la oración junto a
María encuentra la contemplativa un conocimiento más íntimo y verdadero del Señor” (cf. CCGG OIC 80). Es esto lo esencial, buscar al Señor que os llama, responderle con paso ligero, sin estorbos, pues
sentís el eco de su voz como un eco que rebota una y otra vez. Esta búsqueda sostiene
vuestra vida, la alimenta y la justifica. Esa
búsqueda es respuesta a una llamada que resuena siempre en el corazón, es vocación.
En un contexto como este me gustaría que
se desenvolviera este encuentro. Un contexto de búsqueda para saber qué es lo bueno, lo
perfecto, lo que agrada a Dios (cf. Rm 12,2).
¿Qué buscáis? os dice también a vosotras el
Señor como a los jóvenes discípulos. El joven Francisco se preguntó lo mismo hace
ochocientos años ¿Señor qué quieres que haga? Y después junto a los hermanos se repitió las mismas preguntas ¿Hermanos qué hemos de hacer? En estos días hermanas os pido que estéis atentas a cuanto el Señor os
pueda decir. Como María, la Virgen Inmaculada, la oyente de la Palabra, la Madre y Sierva de la Palabra, estad atentas a su voz, acogedla en vuestras entrañas, llevadla en el corazón y en vuestro cuerpo por el amor divino,
y dadla a luz en el mundo (cf. 1CtaF 10).
«¡Discernid para distinguir entre lo que viene del Espíritu y lo que es contrario!» (VC
73) ¡Escuchad al Señor para cambiar la vida!
¡Escuchadlo para entrar en un proceso de
búsqueda de su querer y voluntad! ¡Escuchadlo para tomar de nuevo el camino evangélico iniciado por santa Beatriz y sus primeras hermanas y así refundar vuestra vida
y misión sobre los elementos esenciales de
vuestra forma vitae!
En un contexto como éste os deseo que
viváis todo con una profunda interioridad.
Tened entre vosotras, en este encuentro, una
rica vida interior de amor. Por eso os pido
que sepáis cuidar las mediaciones concretas
de vuestra vida para llevar a acabo este
principio de vida cristiana: los momentos
de oración como cuidado de la presencia de
Dios y mediación para no dejar de relacionarse con él; la vida litúrgica y la celebra-
301
ción de la fe de la Iglesia en la Eucaristía
diaria que nos hace acoger y participar en el
don de Dios; el silencio y la soledad como
sabiduría de una vida escondida en Dios.
Desde aquí se han de vivir también los momentos de peregrinación a los santuarios, o
a otros lugares que encierran la presencia de
la Virgen Inmaculada.
Vivir vocacionalmente es encontrarse
siempre invitadas a su seguimiento. Y esto
supone entrar en un talante de vida dinámico, a encontrarse siempre en camino, a la
itinerancia, como mendicantes y peregrinas. El vuestro ha de ser un seguimiento
apasionado del Señor Jesús en el que testimoniar, como Fraternidad, y con serenidad,
la belleza de vuestro estilo de vida. Estos días han de ser unos días en los que compartir
la experiencia del camino, la andadura de
cada Federación y la hondura sapiencial de
vuestro pasado, para poder vivir con sentido el presente y abrirse con esperanza al futuro. Os invito a acoger el don de la hermana y su riqueza, pues cada una de vosotras
es lugar privilegiado de comunión con Dios
(cf. CCGG OIC 95,1). Estar abiertas las
unas a las otras es inicio del Reino, es saber
percibir la presencia escondida de Cristo en
la vida de cada Federación a la que cada
hermana representa. Os pido que os sepáis
recibir con el corazón abierto, que sepáis
acoger la diversidad, con respeto, sin enjuiciar, sino gustando interiormente lo que el
Espíritu os dice.
«A honra de la Inmaculada Concepción»
(Regla 1b)
«Su madre conservaba cuidadosamente
todas las cosas en su corazón» (Lc 2,51).
Así narra el evangelista todo el proceso que
la Madre del Señor ha tenido que seguir para entender e integrar, hacer suyas, las palabras del ángel y la voluntad del Padre. María ha sido la Madre que también aprendió a
seguir a Jesús; y sin dejar de ser Madre biológica del Redentor tuvo ella también que
ponerse en camino, detrás de aquel que, sin
dejar de ser Hijo, se convertía para ella en
su Señor y Dios. No se vio privada de hacer
ella también la «peregrinación de la fe» (cf.
LG 58). María es Madre y Discípula.
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Ahora Inmaculada en el cielo y elevada
al trono por el Señor (cf. LG 59), se convierte para nosotros en nuestro modelo. Por
eso a ella se la puede considerar también
nuestra maestra (cf. LG 65). Así lo decís
vosotras: «María sigue a Cristo por la escucha fiel de su palabra, por el servicio y por
la entrega de los derechos maternos junto a
la Cruz y se convierte en camino de seguimiento» (CCGG OIC 12). En la escuela de
María, en este encuentro, poneos a la escucha de cuanto ella os quiera decir. En este
sentido, este tiempo de gracia se convierte
también así en momento de formación permanente. Un momento oportuno para el enriquecimiento mutuo, para apreciar cómo
cada hermana y Federación vive el ideal de
la formación concepcionista, que no es otro
que la imitación de la disponibilidad de la
Virgen Inmaculada “que, en su vaciamiento, acogió el mensaje del Altísimo, diciendo: «He aquí la esclava del Señor, hágase
en mí según tu Palabra» (CCGG OIC
127,1).
Volver a los orígenes de vuestra forma
de vida y regla, no es volver al pasado, sino
poner las bases para un proyecto de futuro.
Desde aquí, se ha de vivir este encuentro
como lugar formativo, como momento de
formación permanente para vosotras y para
que posteriormente podáis comunicar esta
experiencia a todas las hermanas. ¡Sabed
apreciar el sentido de vuestro carisma, dad
razón de vuestras opciones vocacionales,
promoved la vida fraterna, estad atentas a
las necesidades de la Iglesia y al grito de
nuestros contemporáneos que hambrean
sentido y mirada contemplativa de la existencia y de la fe! Estos y otros gritos deben
hacernos entender el valor de la formación,
pues la fidelidad a la vocación nos exige la
fidelidad a la formación.
La concepcionista, como mujer de fe,
como mujer fiel a la vocación contemplativa, es una buscadora de fidelidad a la vocación, buscadora de la santidad y pureza de
María Inmaculada a ejemplo de Santa Beatriz (cf. CCGG OIC 16,2). Sólo así vuestra
vida tendrá la frescura de los orígenes y
vuestra vida hablará a los hombres y mujeres de hoy, convirtiéndoos vosotras mismas
en ejemplo de la gozosa experiencia de
Dios en la limpia transparencia del espíritu,
a imitación de María Santísima (cf. CCGG
OIC 51).
En la escuela de María, la Virgen Inmaculada, la formación os ha de llevar a la santidad, pues el camino de seguimiento, antes
y mucho más después de la profesión, nos
ha de llevar a la conformación con el Hijo
de la Bienaventurada Virgen María. Hemos
profesado para ser lo que Dios nos llama a
ser en la Iglesia y para el beneficio del mundo. La santidad es el ideal de nuestra forma
de vida como consagrados. Pues bien, la
formación nos ha de encaminar a esta meta,
porque estamos llamados a dar frutos de
santidad; a experimentar, al contacto con el
misterio de Dios, nuestra pequeñez, nuestra
indigencia; a sentir una llamada urgente a
escuchar a Cristo, una exigencia profunda
de conversión, de renuncia a nosotros mismos, para vivir totalmente en el Señor (cf.
VC 35).
Pido a Dios que este encuentro sea un
tiempo de formación permanente. Todo se
puede vivir desde aquí, en la escuela de
María Inmaculada, según sus actitudes: las
ponencias, los temas elegidos, los encuentros fraternos, las peregrinaciones, la misma oración, el silencio,... Os deseo que «en
todo imitéis la disponibilidad de la Virgen
Inmaculada que, en su vaciamiento, acogió
el mensaje del Altísimo» (CCGG OIC
127,1).
Sed todas bienvenidas hermanas Concepcionistas, Presidentas y Delegadas de
cada Federación de la Orden de la Inmaculada Concepción. Que Dios os acompañe en
este encuentro para que renovéis con lucidez y audacia cuanto a Él le habéis prometido. Que María a quien tenéis «entronizada
en vuestros corazones» (Regla 7), como
ejemplar de vida, os ayude en renovar vuestros compromisos. Francisco de Asís y Beatriz de Silva os sirvan como buenos compañeros de camino.
Fraternamente.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro General
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4. Homilía en la Celebración votiva de la
Inmaculada Concepción
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«Desbordo de gozo con el señor y me
alegro con mi Dios, porque me ha vestido
un traje de gala y me ha envuelto en un
manto de triunfo… como novia que se adorna con sus joyas» (Is 61,10).
Con este texto del profeta Isaías la Iglesia inicia la Liturgia, la Eucaristía, en honor
de la Inmaculada Concepción de María. De
hecho, es el texto que leemos en la antífona
de entrada de esa solemnidad. Y nos hemos
de preguntar: ¿De quién se habla en este
texto de Isaías? ¿A quién ha vestido Dios
con traje de gala? ¿A quién ha envuelto en
un manto de triunfo? ¿Quién es la novia de
esta fiesta con Dios?
El texto se refiere inmediatamente a Jerusalén, pero difícilmente nosotros, cuando
leemos este texto dentro de este contexto,
pensamos a la Jerusalén reconstruida por la
misericordia de Dios y por la fidelidad del
Señor a su alianza. Nuestro pensamiento,
nuestro corazón, al escuchar estas palabras,
piensan en la Virgen Inmaculada; piensan
en su belleza purísima; piensan en el sol de
su vestido.
Desbordo de gozo con el Señor. Es como
si su espíritu estuviese animando a nuestras
voces, es como si su amor estuviese encendiendo nuestras palabras es como si Ella
misma continuase derramando delante de
Dios el perfume de su alegría y de su agradecimiento.
Luego, vienen a nuestras mentes otras
palabras de María, palabras que hablan de
humildad, de pequeñez, de disponibilidad,
porque ha hecho maravillas, porque se
acordó de su misericordia y de su fidelidad
en favor de la casa de Israel: Aquí estoy hágase en mí según tu palabra. Y la primera
lectura nos ha hecho recordar el primer capítulo de la historia de nuestra pobreza, de
nuestra debilidad, de nuestra condición humillada
Algo seguimos cantando porque en la
Virgen María, en una mujer que es sólo pequeña y pobre humanidad, contemplamos
la victoria de nuestro Dios, las maravillas
303
de Dios, la misericordia y la fidelidad de
Dios. El canto, sí, el canto empieza a ser
también nuestro, expresión de nuestro gozo, de nuestra alabanza y de nuestra fiesta,
pues si en la Virgen María ha vencido al
enemigo de la humanidad, con Ella todos
nosotros empezamos a vencer; y si en Ella
se ha manifestando la plenitud de la redención, con Ella todos nosotros empezamos
ser redimidos. Y ya podemos decir con verdad: cantad al Señor un cántico nuevo porque ha hecho maravillas en su sierva la Virgen María y en nosotros sus siervos y siervas. Ahora nuestra comunidad ya puede
entonar su canto no sólo por lo que ha visto
contemplado, admirado en la Virgen María,
sino también por lo que, a la luz de la palabra de Dios, podemos decir de nosotros
mismos. Por eso, queridas hermanas y hermanos, admiremos lo que hemos recibido
pues el Señor nos ha bendecido con toda
clase de bienes espirituales y celestiales;
porque Dios nos ha elegido en la persona de
Cristo para ser santos, santas, e irreprochables ante Él por el amor. Admiremos y cantemos, admiremos y catemos, pues en la
Virgen María y en nosotros mismos Dios ha
revelado su justicia; Dios ha revelado su
gracia, su santidad, su salvación. Elegidos
es nuestro nombre, heredar con Cristo es
nuestro destino, ser irreprochables por el
amor es nuestra vocación. Y, si tanto podemos decir de nosotros mismos, si tanta luz
ha puesto el Señor en nuestro seno, si tanta
gracia ha derramado sobre nosotros sus hijos e hijas pecadores, admiremos de nuevo
y cantemos la gracia y la luz que iluminan y
embellecen a la Madre Dios.
Escuchemos las palabras del Ángel Gabriel: Alégrate, llena gracia, el Señor está
contigo. La Iglesia agraciada admira y canta la plenitud de la gracia manifestada en la
Inmaculada Concepción de María. La Iglesia creyente admira y canta la perfección de
la fe en la Virgen María, que acoge en su corazón y en su seno la Palabra de Dios.
¡Qué pregón tan glorioso para ti, Virgen
María, porque de ti ha nacido el Sol de Justicia, Cristo, nuestro Dios! ¡Qué pregón tan
glorioso para ti, hermana y hermano, que
por la fe, llevas, como diría Francisco, a
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Cristo, y lo haces presente en el mundo para que todos puedan conocerlo y amarlo. No
olvidemos queridos hermanos y hermanas
de cantar las maravillas obradas por Dios en
la Inmaculada Concepción de María; pero
no olvidemos nunca las obras de Dios realizadas en nosotros.
Sed santos, sed santas, para el Señor.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
5. Informe del Ministro general con ocasión del Encuentro de las Presidentas
OIC
26.05.2008
CELEBRAMOS Y VIVIMOS JUNTOS
EL MISTERIO DE LA CONCEPCIÓN
INMACULADA DE MARÍA
Saludo y motivos del encuentro
¡Gracia y paz de parte de Dios, Padre
nuestro, y del Señor Jesucristo! (2Cor 1,2),
el Hijo de la Bienaventurada Virgen María
Inmaculada. A todas vosotras, hermanas, os
saludo con afecto y os deseo un feliz encuentro en este Primer Congreso de Madres
Presidentas de las Federaciones de la Orden
de la Inmaculada Concepción.
Os doy las gracias por haber acudido a
este Encuentro. Os invité con la carta del 1
de octubre de 2007 por entender que la solicitud en el amor fraterno, que me encomiendan vuestras Constituciones Generales, me obliga a tomar parte, en lo que a mí
toca, en apoyo de vuestro proceso de crecimiento y desarrollo. La vinculación y comunicación de bienes espirituales y fraterna colaboración de vuestra Orden y la nuestra, unidos como estamos en la
participación de un carisma que desde antiguo ha sido aprobada por la Iglesia (cf. Regla, 10; CCGG OIC 36 y 119).
Y en ese contexto de mutuo amor y deseo de prosperidad, hemos considerado en
nuestros encuentros y diálogos informales
la oportunidad de emprender esta iniciativa,
hasta poder decir que estoy secundando
vuestro propio deseo y dinamismo. Todos
reconocemos, efectivamente, que conviene
mucho que crezca el mutuo conocimiento y
colaboración de las hermanas a nivel de
monasterios como a nivel de Federaciones,
incluso a nivel de toda la Orden según un
proceso que ya está en marcha. Conviene
que reflexionemos con continuidad y en foros diversos, atendiendo a lo que nos enseña e indica la Iglesia, sobre las dificultades
y problemas de esta hora para discernir qué
es lo que el Señor quiere de nosotros. Conviene que preparemos, como se merece, una
celebración provechosa del quinto centenario de la aprobación pública eclesial de
vuestra Regla, máxima expresión de vuestro carisma y misión en el Cuerpo místico
de Cristo, garantía espiritual y soporte jurídico de toda vuestra vida y organización.
Y conviene que expresemos nuestro ser
de familia, nuestro mutuo amor y voluntad
de colaboración en estas fechas, felizmente
concurrentes, con el centenario del nacimiento del carisma franciscano en el corazón de Francisco en una ermita de María
hace ochocientos años.
La Congregación de la Vida religiosa ha
aprobado el proyecto, y ya estamos aquí,
junto al cuerpo venerable de Santa Beatriz,
primera receptora y transmisora de este carisma y vocación; aquí en la Casa Madre
que nos acoge cordialmente; unidas como
Orden y en representación de toda la Orden,
animadas por el Espíritu que nos lleva a Jesucristo nuestro Señor y por medio de Él al
Padre y levanta nuestros ojos a la gloria de
María en su Concepción Inmaculada.
Mi actitud
Vengo a vosotras como hermano. Y
quiero subrayarlo: como hermano que os
quiere desde antiguo y desde cerca. Y quiero subrayarlo también: como hermano de
todas las Concepcionistas en voluntad de
servirlas, cualquiera que sea la actitud por
su parte. ¿El hecho común de apasionarnos
por la Inmaculada no es ya compartir el
mismo aliento y la misma linfa vital?
Vengo también como representante de
toda la Orden franciscana queriendo dar expresión a la amistad, mutua comunión y
participación de un carisma, en providen-
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EX OFFICIO PRO MONIALIBUS
cial relación que tenemos establecida desde
antiguo.
Muchas cosas, de las que brotan de mi
afecto hacia vosotras y de mi profundo
aprecio de vuestra vocación, os las he ido
diciendo en mis cartas anuales, particularmente en aquella que os escribí el año 2004
en el 150ª aniversario de la definición dogmática. No os escribo hoy una carta más ni
vengo a repetir aquellas cosas.
Hoy, y me siento muy feliz, vengo a cantar con vosotras a la Santa Trinidad que
operó la maravilla de la Concepción Inmaculada de María. Y vengo a animar vuestro
canto dando posibilidad a que habléis vosotras mismas, que os conozcáis, que os améis
y que os ayudéis para que vuestro himno
sea robusto y bello, permanente y cada día
más hermoso y pleno.
El centro: la Concepción Inmaculada
Y en este acto inaugural yo quiero afirmar con gozo y admiración la riqueza de
vuestra identidad y vocación como Orden
de la Inmaculada Concepción, pues es, sin
duda, punto de partida para toda la reflexión
de estos días. Retomo una intuición ya
apuntada brevemente en otras cartas y comunicaciones, que ahora me es posible desarrollar.
Vuestra identidad tiene manantiales de
arranque y expresiones de total garantía:
La persona de Santa Beatriz, su experiencia vivida con su grupo inicial.
La Bula “Inter Universa”, acompañada
de otras Bulas del primer momento.
La Regla aprobada por la Iglesia.
Luego, la tradición de la misma Orden
con sus potentes personalidades y la autorizada expresión de las nuevas Constituciones Generales.
Yo quisiera subrayar que todas esas
fuentes de vuestra identidad se polarizan
más allá de sí mismas, encuentran más allá
de sí mismas su propio contenido y luz. El
centro es el misterio de la Concepción Inmaculada de María, este misterio en sí mismo y este misterio en cuanto es participado
por nosotros.
Yo quisiera hoy afirmar y sobresaltar este rasgo y contenido.
305
Porque Santa Beatriz no fundó esta Orden para que se le siguiera a ella como modelo en alabanza, admiración y seguimiento a su persona. Más bien quiso, y se le concedió, dejar en la penumbra los perfiles de
su personalidad, vida y criterios para dar
paso y relieve a la Concepción Inmaculada
de María.
La genialidad de la “Inter Universa” está en que pide fundar un monasterio no sólo bajo el título protector de la Concepción
Inmaculada de María, sino para honor y
perpetua alabanza de la misma Concepción
Inmaculada.
Y la Regla centra vuestra existencia entera en un maravilloso equilibrio de tres elementos: Vida monástica contemplativa, lectura franciscana del Evangelio ocupando
siempre el centro el desposorio con Cristo
en honor de la Concepción Inmaculada y a
su semejanza.
Y las Constituciones Generales lo resumen (art. 9): Santa Beatriz de Silva fundó la
Orden de la Inmaculada Concepción para el
servicio, la contemplación y la celebración
de María en su Concepción Inmaculada.
Este centro es lo que constituye el eje y
perspectiva general de todo el resto en vuestra forma de vida.
Y digo: Concepción Inmaculada. No digo solamente: María Inmaculada, sino algo
más preciso. A veces se nos expone la vida
de María Inmaculada en su gloria, santidad
y función de modelo. Y está bien, muy bien.
Pero yo creo que la intención de Beatriz se
concentró más. Se concentró en el acontecimiento de misericordia, en el gesto providente, en el misterio de salvación que fue la
Concepción Inmaculada de María, cuando
el Señor, al suscitar a María a la existencia,
la hizo toda bella, toda pura, llena de gracia,
sin mancha alguna de pecado, sin sometimiento alguno al mal.
Beatriz quiso no solamente imitar a la
Virgen Inmaculada en el conjunto de su vida, siempre limpia de pecado y santa; quiso
celebrar, revivir el acontecimiento salvador
de la Concepción Inmaculada. A Beatriz se
le concedió carismáticamente percibir, adorar, amar y cantar y querer reproducir concretamente ese misterio de salvación. Y qui-
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so que un gran coro la acompañara a lo largo de los siglos en esta adoración, amor,
canto y reproducción. Ese coro es la Orden
de la Inmaculada Concepción. Durante siglos ha mantenido el himno en la tierra y
luego en el cielo, sobresaliendo algunas voces de altísima calidad como M. Inés de San
Pablo, M. María de San Pablo, M. María de
Jesús de Ágreda, M. Patrocinio de las Llagas, M. María Teresa de Jesús Romero, M.
María Ángeles Sorazu, M. Ana Alberdi, las
hermanas mártires e innumerables otras,
pues este himno se canta no tanto con las letras y las notas musicales sino con la vida
fiel y entregada.
Y yo hoy vengo a colocarme junto a vosotras, al frente de vosotras, en la adoración,
alabanza amorosa, canto y voluntad de reproducción de lo que significa y se regala
como gracia en este acontecimiento. Quinientos años después de la fundación de esta Orden, en el primer encuentro oficial de
las representantes de la Orden a lo largo de
los siglos, desde el acto inaugural, seguimos
estando yo con toda mi Orden, igual que el
primer día, junto a vosotras en la misma canción y en la misma trayectoria de vida.
Himno
De hecho quisiera que todo este encuentro fuera una estrofa en este himno y yo
quiero entonarla con devoción y emoción.
Adoramos y cantamos al Padre que predestinó a María como inmaculada desde la
eternidad y actuó su Poder y su Amor al suscitarla así. Ahí mostró su amor a María, Madre de su Hijo, a la vez que mostraba su fidelidad al proyecto primero de amor a la
humanidad cuando la pensó para establecer
comunión con ella en el Verbo Encarnado.
La Encarnación, así lo confesamos siempre
los franciscanos, no tuvo como motivo al
pecado. La Encarnación tuvo su motivo en
el Proyecto Jesucristo, divinidad y humanidad en plena comunión, y en ese Proyecto
toma parte María.
Así Mostró su libertad generosa, pues
ese gesto no fue inducido por nada más que
por el amor. Y mostró su misericordia venciendo al pecado con el amor.
Y mostró su gratuidad al volcarse en una
criatura, no existente, antes de su respuesta,
dando a conocer que todo es gracia, la justificación no se merece, es un don.
Y mostró su amor universal, pues, iniciando su salvación en María, miraba de hecho a la salvación de todos. Iniciando su
obra redentora y dando nueva oportunidad
a la humanidad.
Y mostró con qué belleza, dignidad,
grandeza y santidad piensa al hombre. Y
con qué estilo de respeto lo trata pues dejó a
María oportunidad y libertad para colaborar
o no.
¡Bendito sea!
Adoramos y cantamos al Hijo.
La Concepción Inmaculada expresa la
profundidad, radicalidad y universalidad de
la redención de Cristo como victoria por encima de cualquier límite, incluso sobre el
proceso temporal, como lo intuyó Escoto.
La redención de Cristo es capaz de dar
nacimiento a una nueva criatura, a una nueva humanidad. El es la esperanza y el vigor
de la humanidad.
¡Bendito sea!
Adoramos y cantamos al Espíritu Santo.
Ha hecho casa en María, la ha tomado
como templo en el primer instante de su
existencia. Le ha comunicado la vida de hija del Padre en Cristo. Y la ha colmado de
luz, de vitalidad, de dinamismo espiritual
en la filiación adoptiva, en la comunión con
Dios. La ha capacitado para ser toda santa,
siempre santa.
¡Bendito sea!
Veneramos y nos postramos y cantamos
a esa criatura, María, que brotó directamente del amor y la obra de la Trinidad
No solamente es la liberada del pecado
original, es la plenitud de vida humana, en
comunión definitiva con su Creador, enriquecida de toda potencialidad de amor y entrega preparada para su destino de Madre de
Dios en la tierra, transmisora de todo bien.
No era nada, era absolutamente pobre.
Pero ser pobre no es ningún obstáculo para
Dios.
Y así es el prototipo de la Iglesia, de sus
bienes recibidos, de su destino de santidad
y misión de portadora de la salvación. Es
prototipo también de lo que Dios piensa co-
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EX OFFICIO PRO MONIALIBUS
mo proyecto para cada uno de los bautizados.
¡Bendita sea!
Acudimos a las palabras de Francisco:
Omnipotente, santísimo, altísimo y sumo
Dios, Padre santo y justo, Señor rey del cielo y de la tierra, te damos gracias por ti mismo, te damos gracias porque nos creaste por
tu Hijo y quisiste que naciera de la gloriosa
siempre virgen beatísima Santa María, ¡Oh
padre nuestro, creador, redentor, consolador
y salvador nuestro! Tú eres el Bien, el todo
bien, el sumo Bien!
La Concepción Inmaculada, misterio
abierto a nuestra participación.
Y la intuición de Beatriz y de la Regla es
programar una existencia cristiana en torno
a este misterio de salvación. Se dice en la
Regla: nn.1, 5, 6, 7, 9, 33.
Beatriz intuye que este gesto del Poder y
misericordia de Dios de suscitar inmaculada y rica de toda gracia a María es un proyecto abierto, un punto de partida para mucho más, es un estilo del Señor. Que eso
mismo es lo proyectado para la comunidad
cristiana y para cada uno de sus miembros y
puede ser de alguna forma compartido por
nosotros, los amados del Señor. No por una
acción singular del primer momento sino
por el bautismo, y luego por el camino del
perdón, la purificación, la educación del Señor y de la vida.
Pero qué sentido puede tener concentrar
la vida cristiana en un misterio, siendo tantos los elementos constitutivos de la vida de
salvación en Cristo? ¿No se tratará de una
reducción peligrosa?
El Misterio, para Pablo, es el proyecto y
actualización de la salvación del hombre
que brota del corazón del Padre y que se realiza en la historia por momentos, por acciones diversas, por etapas, por grados sucesivos, que pertenecen al secreto de su
providencia hasta que aparecen ante los
hombres como acontecimientos reales de
bendición y, unidos, muestran complementariamente el misterio integral de la salvación de Dios en Cristo.
Todo misterio parcial es parte de esa salvación global, lo muestra en alguno de sus
ricos aspectos, lo actúa en una determinada
307
dimensión. Tiene contenido específico y
validez perenne, y, con ello puede ser fuente de iluminación y de vida espiritual para
una persona o un grupo. Es recordado, es
meditado, es contemplado, es celebrado, es
reproducido e imitado con atención y amor
particular, con preferencia legítima constituyendo una fisonomía espiritual propia. Si
quedase desconectado del conjunto del proceso salvador, esa centralización de la atención sería pobreza, estrechez, reducción en
una palabra.
Pero hay misterios parciales que alumbran, resumen, dicen y actúan el conjunto
de la salvación de manera privilegiada. Y se
convierten por eso mismo en un don concreto y vocación carismática para algunos
cristianos. Uno de ellos es el misterio de la
Concepción Inmaculada de María.
Relaciones interpersonales entre la Santa Trinidad y María
Ser llamados a reinterpretar la propia vida y realizarla a la luz luminosa de la Inmaculada Concepción es un don inmenso. Pero es necesario que la reflexión y la piedad
examinen bien los contenidos espirituales y
los rasgos morales que se encierran ahí.
¿Cómo se muestra Dios Trinidad en esa
actuación? ¿El Señor inagotable, e irreducible a síntesis, qué cualidades muestra?
¿Cómo se comporta María ante esta gracia?
¿Qué programa de vida resulta de ello?
En el diálogo del corazón de Dios y el
corazón de María en la Concepción Inmaculada adquieren relieve:
La Concepción Inmaculada es Dios viniendo y Dios amando. Viene a María para
dar vida, su vida, a dar, a darse, acompañar,
salvar, hacer felicidad.
En libertad generosa, no limitada por nadie ni por nada, en misericordia curando del
pecado y del mal, en gratuidad al volcarse
en una criatura sin esperar la respuesta.
Dios no necesita nada para amar, ama porque quiere. Con su amor suscita a la criatura. Todo es gracia, la iniciativa y la obra es
de Dios; la justificación no ha sido merecida, es un don.
Amor victorioso, amor bello, amor jo-
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ven, amor de esperanza, amor dinámico,
amor de fiesta.
¿Cómo vive María esta acción amorosa
del Señor?
Vive en actitudes filiales con el Padre:
gratitud, alabanza y adoración, aceptación,
obediencia, confianza, abandono, gratuidad, consagración y pertenencia total.
Vive en actitudes de comunión con el
Hijo, Jesucristo. Se siente esposa elegida,
amada, redimida, salvada. Y se entrega a El
con ansias de participar de su vida y de sus
sentimientos. Comunión esponsal por siempre. “Haciéndose un solo espíritu con El
mediante el amor”. Imitándolo en sus virtudes y santidad. La experiencia de la Concepción Inmaculada, en su misterio de humildad y pobreza, la inclinará a reproducir
la vida del Jesús humilde, pobre y manso.
Vive en actitudes de acogida, atención,
obediencia al Espíritu, reflexión a las iniciativas divinas, colaboración cuidadosa y
agradecida a quien le mueve por dentro y la
llena de Cristo y de la salvación. Nada desea más que la operación del Espíritu.
Vive en misión a favor de los hombres,
prestándoles su oración, su amor, su santidad ejemplar, su testimonio, su cuerpo, todo
lo que tiene como transmisión de Dios que
llega. Recoge su dolor y su súplica portándolos al corazón del Padre. Madre de la humanidad, Madre de la Iglesia, Madre de cada uno.
Ha hecho realidad el sueño del hombre:
es posible que un ser humano responda adecuadamente a Dios y entre en comunión
permanente con El, es posible que una persona humana llegue a maduración y a unidad interior y que sea instrumento válido en
manos de Dios. Es posible que la Iglesia,
sea santa y portadora de la salvación.
Al verla así, pobre y amada, perdida en
el amor y gloriosa, la familia franciscana ha
visto en ella su Patrona y su modelo.
Nuestra vida como memoria de la Concepción Inmaculada
Esa es la riqueza y tesoro de la intuición
de Beatriz y de vuestra tradición, que es
también la nuestra. Es una doctrina, es una
espiritualidad, es un estilo de sentir y de vi-
vir y de organizar la convivencia y de presentarse ante el mundo de hoy. Es inagotable la esperanza, es paciente la espera a los
ritmos de Dios, valora cada hora y cada persona y cada cosa de las obras de Dios. ¡Dichosa la familia que lo ve todo desde esta
perspectiva!
Esta intuición ha sido el camino de santificación para muchas generaciones de hermanas y de hermanos. Para algunas de vosotras ha sido un itinerario magnífico y portentoso de experiencia mística mariana,
pensemos en la M. Agreda y M. Sorazu, por
el que han sido elevadas a la misma intimidad de Dios, iluminando como estrellas a la
Iglesia.
Incluso, es fuente del encanto que refleja vuestra vida, que reflejan vuestras vidas
concretas, y que todos observamos, debido
probablemente a que está inundada de la
presencia de este misterio de consuelo y de
esperanza en vuestras plegarias, en vuestro
vestido, en las imágenes y cuadros que llenan vuestras iglesias y conventos. De tanto
mirar su imagen va grabándose en el corazón.
Vivir en nuestra existencia el misterio de
la Concepción Inmaculada comprende:
• Aceptación afectiva y activa a la acción
salvadora de Dios en cada uno y en la comunidad. “Sí”, “fiat” con María. Fidelidad a los proyectos de Dios.
• Particularmente es escucha de la Palabra, apertura al Espíritu Santo, reproducción de la Persona de Jesús en nuestra
existencia. Hacia la contemplación, hacia la ofrenda eucarística. Hacia el amor
total.
• Una confianza absoluta en el poder redentor de Jesucristo hasta el punto de no
asustarse de la oscuridad de la fe y de los
momentos no fácilmente comprensibles
de la Providencia. Esperanza permanente.
• La santidad como horizonte de nuestra
existencia. María como Maestra y criterio… También la madurez de la persona
humana como horizonte en su verdadera
vocación, belleza y equilibrio.
• Pureza, humildad, sencillez, pobreza,
alegría, comunión con Jesús en la cruz.
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• Visión maternal sobre la situación del
otro en la fraternidad y en la humanidad.
• Gratitud, gratuidad.
Hay un resumen precioso en la Regla de
la Orden de la Inmaculada Concepción, que
viene a decir lo que es vivir en nuestra existencia el misterio de la Concepción Inmaculada. Está en el n.1 como pórtico y entrada: «Aquellas que, inspiradas y llamadas
por Dios, desean abandonar la vanidad del
siglo y, vistiendo el hábito de esta Regla,
desposarse con Jesucristo nuestro Redentor
a honra de la Inmaculada Concepción de su
Madre, prometerán vivir siempre en obediencia, sin propio y en castidad, con perpetua clausura». Ese es el resumen: “desposarse con Jesucristo nuestro Redentor a
honra de la Inmaculada Concepción». Y según una traducción más correcta: «desposarse con Jesucristo nuestro Redentor venerando (venerantes) a la Concepción Inmaculada de su Madre» (traducción tradicional).
Compartimos este camino
Esta intuición y esta vivencia nos unen a
unos con los otros y, sin detenernos a demostraciones históricas, podemos afirmar
la feliz expresión de vuestra Ratio formationis en el n. 47: «Lo primero que une a la
Orden OIC con la OFM es, como dice la
Regla, la centralidad de la Inmaculada».
Es la intuición de Francisco y de sus hijos,
para quienes Dios es todo bien, María fue elevada a las relaciones interpersonales absolutamente privilegiadas, la pobreza no es obstáculo para El, no tiene otro proyecto que la comunión de amor con la criatura por Cristo.
Precisamente parece demostrado que
Beatriz tomó estas intuiciones teológicas y
este programa de vida de su vecindad espiritual y material con los hijos de Francisco.
Y así, cuando también tomó las características de una vida monástica, tan apropiadas y
correspondientes con este santo misterio,
constituyó un riquísimo carisma y camino
de vida cristiana: en torno a la Concepción
Inmaculada de María, con las riquezas de la
venerable tradición monástica y con la lectura evangélica de Francisco.
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Era natural que los franciscanos, al ver a
Beatriz y sus hijas entregadas a la Inmaculada, se volcasen en apoyar a la incipiente
familia, como aliados naturales, ofreciéndoles el ambiente, el conjunto orgánico de
visión mística, ascética, oracional, organizativo, el seno donde precisamente había
brotado aquella intuición, ayudándolas a
formular su Regla, sus Constituciones, su
expansión numérica y su profundización
espiritual. Dando nacimiento a una historia
de de profunda colaboración a todos los niveles.
Es natural que diga la Regla de la OIC en
el n.10: «Queremos, asimismo, ya que los
Frailes Menores se han constituido, con incansable afán y dedicación, en los defensores de la Pura y Limpia Concepción de la
Madre de Dios, que los Vicarios Generales
en sus Vicarías, y los Provinciales y los
Custodios en sus Provincias y Custodias,
sean los Visitadores de esta santa Religión,
a los cuales [las monjas] estén firmemente
obligadas a obedecer en todo lo que al Señor prometieron guardar y no sea contrario
al alma y a esta Regla».
Es natural que la Orden de la Inmaculada Concepción, haya encontrado en esta espiritualidad franciscana un conjunto de valores coherentes evangélicos, espirituales,
ascéticos, hasta organizativos que le haya
dado una consistencia como programa de
vida y como Orden reconocida en la Iglesia.
Y que en insignes personalidades de esta
Orden se haya logrado una síntesis y fusión
y reforzamiento maravillosa de ambos elementos.
Es natural que eso haya sido proclamado
en documentos tan expresivos e importantes como las Constituciones Generales o la
Ratio formationis de las Federaciones ibéricas o en declaraciones de los ministros generales. Lo franciscano no es algo periférico, jurídico u organizativo. Es algo muy
dentro.
Y es natural también que los hermanos
os amemos hoy como en la primera hora.
Para eso he venido. Para compartir vuestro
himno, nuestro himno. Y para deciros cuánto nos complace vuestra vida y carisma, y
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que nos sentimos muy felices de que el Señor nos haya acercado y unido.
Queremos mantener vínculos de fraternidad y colaboración.
La Concepción Inmaculada de María
nos une en torno a ella y, a la vez, nos acerca a los unos con los otros. Como lo ha hecho siempre.
Debemos, pues, trabajar juntos
Estos contenidos espirituales deben ser
vividos en el futuro. Y queremos reflexionar juntos sobre los interrogantes que se
ciernen sobre vosotras y sobre nosotros en
este momento. En la larga tarea de los años,
sin duda, pero hoy y aquí de forma intensa.
Este encuentro, que sobre todo es eso, un
encuentro de hermanas, debe ser un diálogo
de búsqueda y de comunicación.
Hemos preparado un programa para estos días con temas a nivel reflexivo y temas
a nivel de discernimiento operativo. Hemos
elegido este programa porque creíamos que
era el más adecuado para este momento.
Vamos a trabajarlo.
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro General
6. Homilía en la Eucaristía de Clausura
04.06.2008
Queridas hermanas
Concepcionistas franciscanas,
queridos hermanos:
El Señor os dé la paz.
Desbordo de gozo con el Señor, y me
alegro con mi Dios (cf. Is 61,10). Con esta
celebración eucarística clausuramos hoy el
I Congreso Internacional de Presidentas y
Delegadas de la OIC. Lo hacemos aquí, en
Toledo, en el Protomonasterio de la Orden,
junto a los venerados restos de Santa Beatriz de Silva. Con ello queremos manifestar
visiblemente nuestra profunda comunión
con Beatriz y las hermanas que desde la
fundación de la Orden han formado parte de
esta amada familia concepcionista. En este
contexto, junto a Beatriz, queremos recordar a las venerables Madre María Ágreda,
Madre Ángeles Sorazu, y a la Madre María
Patrocinio, así como a las hermanas Teresa
de Jesús Romero, María de Jesús de Puebla
(México), Juana Angélica de Jesús (Brasil),
María de Calderón, Mariana Francisca de
Torres (Ecuador), Filomena Bustamante, y
las mártires concepcionistas de El Pardo y
de Madrid, todas ellas figuras estelares de la
hermosa constelación del cielo concepcionista, que brilla con luz propia en la Iglesia.
Por todas ellas, y por todas las hermanas de
la OIC, de ayer y de hoy: Desbordo de gozo
en el Señor y me alegro con mi Dios.
¡Loado seas, también, mi Señor, por los
Hermanos Menores que, siguiendo al Doctor Sutil, Juan Duns Escoto, han contribuido a la definición dogmática de la Inmaculada Concepción de la B.V.M. en 1854, y
que con su doctrina hicieron posible el nacimiento y el desarrollo de una Orden, la
Orden la de la Inmaculada Concepción, para honrar y celebrar misterio tan grande,
que no sólo honra a María, sino que, particularmente para vosotras, se convierte en
camino de seguimiento (cf. CCGG 12), y
ejemplo de vida (cf. R 7). Entre todos ellos
recordamos a quienes, al mismo tiempo que
se consolidaba la OIC, difundían por España la doctrina escotista: Fr. Andrés de Vega,
Fr. Alfonso de Castro, Luis de Carvajal, y,
sobretodo recordamos a Fr. Juan de Tolosa
a quien Santa Beatriz entrega el tesoro más
precioso de su vida: la Orden de la Inmaculada Concepción. Por todos los Hermanos
Menores que a lo largo de los siglos han
ayudado y siguen ayudando a las Hermanas
Concepcionistas ¡loado seas mi Señor!
Pero en esta liturgia de alabanza queremos cantar y celebrar especialmente la
grandeza del Señor, manifestada en su sierva María, a quien cantamos como la «Tota
pulcra», la «encantadora», porque llena de
gracia, la Purísima e Inmaculada, que no
conoció pecado, pues, como afirma el Seráfico Padre Francisco, tuvo y tiene toda la
plenitud de la gracia y todo bien. Eres, oh
María, la princesa bellísima, vestida de perlas y brocado, cantada por el salmista. Te sigue un gran séquito de vírgenes, prendado
está el rey de tu belleza, Virgen María (cf.
Sal 44). Bendita tú, palacio y tabernáculo
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del Altísimo, no sólo por haber llevado en tu
seno al autor de la vida, sino, sobre todo,
por haber guardado siempre su palabra (cf.
Jn 14,21), y por haber cumplido en todo
momento la voluntad de Dios (cf. Mc 3,35).
Salve casa de Dios, salve vestidura suya. El
Padre te ha amado y ha hecho morada en ti
(cf. Jn 14,21). Por María, Inmaculada en su
concepción, Madre purísima del Redentor.
Desbordo de gozo con el Señor, y me alegro
con mi Dios (cf. Is 61,10).
Y lo que cantamos llenos de estupor en
María, llevados de la mano de la liturgia, lo
podemos decir, al menos en parte, de Beatriz. Ella, mujer bellísima, no sólo en su aspecto físico, como nos dicen las fuentes, sino bellísima por ser agraciada con los favores del Señor y haber sido adornada con los
dones del Espíritu: amor, alegría, paz, comprensión, amabilidad, y dominio de sí (cf.
Gal 5,25). El Señor la vistió con un traje de
gala, y hoy son numerosas las vírgenes y
compañeras que la siguen. Ella guardó las
palabras del Señor y el Altísimo la eligió
como morada suya. ¡Cuán grande es tu
nombre Señor! ¡Qué grande es tu amor y tu
misericordia! Y lo que decimos de Beatriz,
lo podemos decir de nosotros: hombres y
mujeres en los que resplandece la belleza
del Señor, pues con su gracia nos ha vestido
«de perlas y brocado», envolviéndonos en
«un manto de triunfo». Por eso, mirando lo
que el Señor ha hecho en nosotros y por nosotros, no podemos menos de desbordar de
gozo en el Señor y alegrarnos con nuestro
Dios, y siguiendo la invitación del salmista,
hoy y siempre queremos gustar y experimentar la bondad del Señor.
El que me ama guardará mi palabra. Somos llamados a ser habitación y morada del
Espíritu del Señor, esposos/as, hermanos/as
y madres de nuestro Señor Jesucristo, acogiendo la Palabra del Señor, y custodiándola en nuestros corazones, para luego engendrarla y darla a luz en nuestras vidas. Sin la
Palabra, guardada en nuestros corazones y
dada a luz en la cotidianidad de nuestra vida, habrán muerto el encanto y la canción
de nuestra existencia, se habrán petrificado
los sentimientos, se habrá secado el manantial de la esperanza. En cambio, la Palabra
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todavía sigue hoy llevándonos de la muerte
a la vida. El milagro obrado en la vida de
San Antonio Abad, de San Agustín, de San
Francisco mismo, sigue realizándose en
tantos hombres y mujeres de nuestros días.
Si los siete sacramentos son signos que se
ven, la Palabra es un sacramento que se oye,
un signo que, a través de las palabras humanas, nos permite entrar misteriosamente en
contacto con la viva verdad y voluntad de
Dios y oír la voz misma de Cristo que, como al paralítico, nos cura de nuestra parálisis y nos posibilita caminar, o, como al ciego de nacimiento, abre nuestros ojos para
que podamos ver. Las aguas del Jordán que
curaron a Nahamán el sirio son para los
Santos Padres las divinas Escrituras. Ellas
continúan a sanarnos de nuestras enfermedades, como atestiguan las mismas Escrituras: No los curó la hierba ni emoliente alguno, se dice de Israel en el desierto, sino tu
palabra, Señor, que todo lo sana (cf. Sb
16,12).
Queridas hermanas y hermanos: El
Amén, el testigo fiel, que está fuera y llama,
nos invita a abrirle la puerta que le separa de
los que estamos dentro: Mira que estoy a la
puerta llamando: si uno oye y me abre, entraré en su casa y cenaremos juntos (cf. Ap
3,20) con él y él conmigo. Tenemos secretas resistencias a creer que somos deseados
por el Señor, y que es él quien busca nuestra
presencia. Abramos la puerta a la Palabra,
dejémonos abitar por ella, y con ella entrará y habitará nuestra casa tanta gente herida
por experiencias de fracaso, fragilidad, soledad y desamor. Y entonces serán ellos
mismos los que nos ayudarán, cuales expertos escribas, a traducir, entender, discernir y
descodificar la Palabra que llega a nosotros
cifrada detrás de gritos silenciosos de la humanidad sufriente. Demos, queridos hermanos y hermanas, primacía a la Palabra de
Dios en nuestras vidas, de tal modo que sea
Él el Señor, el único Señor, de nuestras vidas, como lo fue para Francisco y Beatriz.
Veneremos y acojamos cuidadosamente las
Escrituras como lo que son: Palabra de
Dios, tal y como nos enseña Francisco, siguiendo a los Santos Padres. Uno de ellos,
Orígenes, nos dice: Vosotros estáis acos-
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tumbrados a tomar parte en los divinos misterios, cuando recibís el cuerpo del Señor lo
conserváis con todo cuidado y toda veneración para que ni una partícula caiga en al
suelo. Estáis convencidos, justamente, de
que es una culpa dejar caer los fragmentos
por descuido. Si por conservar su cuerpo
sois tan cautos –y es justo que lo seáis-, sabed que descuidar la Palabra no es culpa
menor que descuidar su cuerpo.
¿Qué importancia tiene la Palabra
de Dios en mi vida? ¿Qué lugar ocupa en mi
jornada? Que el Señor despierte nuestros
oídos cada mañana para escuchar como discípulos y así poder decir una palabra de
aliento al que está cansando (cf. Is 50,4).
Que Francisco y Beatriz nos alcancen
del Señor este favor.
¡Ave María Purísima!
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
7. Palabras de gratitud
del Ministro general
¡Queridas Hermanas,
queridos hermanos!
Al final del I Congreso Internacional de
Presidentas y Delegadas de la OIC siento la
necesidad de agradecer al Señor, de quien
procede todo: el bien, sumo bien, todo el
bien, el don de las Hermanas Concepcionistas Franciscanas. Por todas ellas, desbordo
de gozo en el Señor.
Mi gratitud particular a todas vosotras,
queridas Hnas. Presidentas y Delegadas por
vuestra participación activa a este Congreso. Sin vosotras no hubiera sido posible.
Gracias también por vuestro cariño, manifestado en repetidas ocasiones, hacia mi
persona y hacia la Orden de los Hermanos
Menores, vuestros hermanos. Por vosotras,
desbordo de gozo en el Señor.
Gracias también a cuantos y cuantas han
hecho posible este congreso: la Oficina
“Pro monialibus”: Fr. Rafael y Fr. Joe; Fr.
Francisco Romero, de la Secretaria general
de nuestra Orden, los hermanos de la Comisión preparatoria: Herbert, Unanue, Agrelo,
Enrique, Joaquín, y la M. María de Cruz
Alonso; la comisión litúrgica: Fr. Manuel
D. Buiza, Hna. M. José Hidalgo y Hna. Inmaculada Fernández (ambas también ayudantes de la Secretaria); los Asistentes que
se han hecho presentes, Fr. Joaquín, Fr.
Francisco Oliver y Fr. Valerio Diez, encargado también de la logística, junto con la
M. Abadesa del Protomonasterio, Sor María Julia, así como el Presidente de Confres
y a los Provinciales de la Bética y de Castilla; y a las Hermanas del Protomonasterio
por su acogida fraterna y calurosa. Desbordo de gozo en el Señor.
Ahora, mis queridas y amadas Hermanas, deseo haceros algunas peticiones:
• Sed mujeres evangélicas: Poned el
Evangelio en el centro de vuestras vidas.
Escuchad la Palabra, asimilad la Palabra
y “dadla a luz” con vuestra palabra y
vuestra vida. Tened los mismos sentimientos de Cristo.
• Sed mujeres de relación: Relación con
Dios (dimensión contemplativa), con las
hermanas de vuestra fraternidad, de
vuestra Federación y de vuestra Orden,
así como con los Hermanos de la Orden
Franciscana, vuestros hermanos (dimensión fraterna).
• Sé que sois franciscanas, no solo por el
cordón que lleváis, sino sobre todo de
corazón. No perdáis esta característica
de vuestro carisma y de vuestra historia,
que es un tesoro. Todos saldremos ganando.
• Orad por vuestra Orden, orad por la
OFM, orad por mí.
• Saludad a todas las hermanas, las de cerca y las de lejos. De todas me siento hermano.
Por mi parte os prometo seguir caminando con vosotros, particularmente a través de
los Asistentes, a los que agradezco su trabajo y el cariño fraterno que os tienen.
Que el Señor os bendiga y os guarde.
Que San Francisco y Santa Beatriz intercedan por nosotros.
Vuestro hermano y siervo
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, OFM
Ministro general
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8. Carta de las Presidentas y Delegadas
de las Federaciones de la OIC a todas
las Hermanas
04.06.2008
Queridas Hermanas:
“En gratuidad, docilidad y santidad”
En el hogar materno, desde la entraña
misma de nuestro ser concepcionista, a los
pies de la que inició y acompaña nuestro caminar vocacional, os hemos hecho presentes a cada una de las hermanas «llamadas a
un mismo camino de seguimiento» (CCGG
99), que habéis acompañado el encuentro
fraterno de las Presidentas y Delegadas de
las Federaciones de nuestra Orden en este
Congreso.
Como todas sabéis, nuestro encuentro ha
sido el resultado del amor del Padre Ministro General Fr. José Rodríguez Carballo y la
Orden de Frailes Menores a nuestra querida
Orden de la Inmaculada Concepción. Repetidas veces y desde diversos lugares hemos
confiado a él la necesidad y deseo de encontrarnos las hermanas Presidentas de las
Federaciones para conocer y compartir las
inquietudes carismáticas que nos urgen en
el interior de nosotras mismas y de nuestras
respectivas Federaciones.
El Padre General encontró la ocasión
con motivo del 800 aniversario de la fundación de la OFM. Con inmensa gratitud acogimos la providencial iniciativa y hemos estado reunidas en la querida Casa Madre,
orando y reflexionando juntas, con inmenso gozo y no menos responsabilidad.
Lo que hemos visto y oído,
os lo anunciamos...
Queremos transmitiros la profunda vivencia carismática de cada día, contagiar
vuestra mente y corazón de tanta gracia y
favor de Dios y de los Hermanos y Hermanas, esto lo tendréis cuando se editen las
Actas del Congreso, pero os hacemos un
anticipo mediante esta comunicación.
Desde la Curia de la OFM. Se estuvieron
combinando los distintos quehaceres de
preparación y desarrollo del Encuentro, y la
verdad es que todo estuvo perfectamente
coordinado.
313
Agradeced con nosotras el beneplácito
de la Santa Sede para este Encuentro; la
atención y destreza del Padre Ministro General, de los hermanos del Oficio “Pro Moniálibus”, de los hermanos Asistentes Federales, la presencia de los hermanos Definidores, y la Confres y de cada uno de los
Ponentes. A la Comisión de Liturgia, que
nos ha mantenido en un clima celebrativo.
A las hermanas de la Casa Madre, que con
inmenso cariño y sacrificio han dado todo;
nos hemos sentido realmente en el hogar de
la Madre, gracias a ellas. La presencia de
cada una de las hermanas participantes ha
sido don de Dios para todas.
En torno a la mesa de la Palabra y de la
Eucaristía hemos renovado y alimentado
nuestro compromiso «a ejemplo y honra de
María Inmaculada,... de seguir a Cristo según la forma del santo Evangelio y a vivir
en fraternidad» (CCGG 29). En las Celebraciones Eucarísticas hemos contado con
la presencia del Padre Ministro General en
la apertura y clausura del encuentro, de
nuestros hermanos franciscanos, de la visita especial del Emmo. Sr. Cardenal Antonio
Cañizares Llovera, Arzobispo de Toledo.
Homilías preciosas que encendían desde la
primera hora del día nuestro espíritu y caldeaban nuestro corazón. Hemos disfrutado
y vivido profundamente el itinerario espiritual de nuestra Madre Beatriz en celebraciones específicas en los lugares significativos de la Orden: Santo Domingo: «El Señor le habló en el camino», los inicios de la
vocación de Santa Beatriz. San Juan de los
Reyes: «Testigos del amor», celebración de
los mártires franciscanos de España recientemente beatificados, con particular atención a las mártires concepcionistas. Nuestra
Señora de Guadalupe: «María causa de
nuestra alegría» Santa Fe: «Inspiradas y llamadas del Señor», el don de la vocación
concepcionista. Capilla del sepulcro: «Dejando el cuerpo a la tierra tan limpio y entero», celebración del tránsito. Eucaristía de
clausura: «Volviendo a Santa Beatriz la mirada para que el resplandor de su frente nos
ilumine».
El programa del encuentro ha sido muy
rico en contenidos, y las Ponencias una ma-
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ravilla de exposición y de aplicación, que
han llenado nuestra mente y corazón de carisma; destacamos las intervenciones del P.
Ministro General, todas conocéis su amor a
la Inmaculada y a la Orden. Todo el material
está recogido gracias a la secretaría del encuentro que tiene, tanto gráfica como literalmente, todo recopilado y presentado en Internet (www.ofm.org). Nuestras reflexiones
han versado sobre los siguientes temas: información sobre el estado de las Federaciones de Europa y América; relación entre la
Orden de Frailes Menores y la Orden de la
Inmaculada Concepción; la formación permanente y la formación inicial; la eclesialidad de la Orden de la Inmaculada Concepción; solidaridad mutua en la Orden entre
Monasterios y Federaciones; la misión de la
Orden de la Inmaculada Concepción hoy; la
contemplación de la concepcionista; nuevas
noticias acerca de Santa Beatriz de Silva.
Alimentando el futuro de la lámpara de
Santa Beatriz
Al término de estas jornadas, reconocemos y reafirmamos en sus valores propios
nuestro carisma mariano-inmaculista que
vemos configurado y expresado por estos
cuatro pilares:
• La persona de Santa Beatriz de Silva, depositaria del carisma mariano-inmaculista, inspirado por el Espíritu Santo para la Iglesia, y la experiencia vivida con
su comunidad primigenia.
• La Bula Fundacional “Inter Universa”,
aprobada por Inocencio VIII, acompañada de otras Bulas de la primera hora.
• La Regla de las Orden de la Concepción
de la Bienaventurada Virgen María,
aprobada por Julio II en la Bula “Ad Statum Prosperum”. Expresión definitiva
del proceso fundacional.
• La tradición de santidad vivida por la
Orden, que vemos expresada en las
Constituciones Generales de la Orden de
la Inmaculada Concepción del 22 de Febrero de 1993.
Al confrontarnos con nuestro proyecto de
vida, han merecido particular relieve en
nuestras reflexiones y diálogos, cuatro puntos, que hemos asumido como orientación
para nuestro camino y servicio y que ahora
os los ofrecemos en discernimiento fraterno:
1. Nuestra primera preocupación y deseo
es que todas nosotras respondamos con
fidelidad a la vocación y al don del Señor de cuanto nos ha llamado a participar, perpetuar y manifestar la santidad de
María Inmaculada. Proclamamos la primacía absoluta del Señor, Padre Misericordioso y queremos dedicarle nuestra
permanente contemplación, alabanza y
servicio. Retomamos en nuestras comunidades su Palabra como nuestro alimento y luz respondiendo como María:
“he aquí la esclava del Señor, hágase en
mí tu Palabra”.
2. Sentimos vivo deseo de que se fortalezca la solidaridad y comunión de todas las
federaciones y monasterios a fin de que
la Orden se manifieste en su riqueza espiritual y en su eficaz misión en la Iglesia.
Creemos necesario para ello que aumente nuestra comunicación mutua con los
diversos medios a nuestro alcance.
En particular creemos conveniente que
el mismo Ministro General nos facilite
un órgano de comunicación e información mutua. Podía ser una revista propia
de la OIC, empleando medios modernos
para su elaboración y difusión.
3. Hemos percibido un fuerte reclamo que
nos ha permitido tomar conciencia de la
necesidad de mejorar la formación a todos los niveles: permanente, inicial, preparación de formadoras, etc. solamente
así podremos mantener la fidelidad creativa pedida por la Iglesia para superar las
dificultades del presente y del futuro.
Queremos seguir reflexionando hasta
llegar a contar con criterios y textos que
orienten en común nuestro trabajo formativo.
4. En el año 2011 se cumplirán los 500
años de la aprobación de nuestra Regla
por el Papa Julio II. Deseamos, con este
motivo animar y fomentar una doble tarea:
a. la aproximación espiritual a nuestra
Regla, texto tan rico y venerable, fundamento de nuestra Orden;
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b. que se preparen estudios cualificados
sobre esa Regla y sobre otros documentos fundamentales de nuestra historia y espiritualidad de manera que
se presenten adecuadamente nuestro
carisma y misión.
Pedimos a la coordinación de la Confederación y a las hermanas Delegadas de las
Federaciones de América que promuevan y
cuiden esta labor.
Queridas hermanas, contemplando el
rostro glorificado de nuestra Madre Santa
Beatriz nos alienta la esperanza de la permanente presencia y acción del Espíritu del
Señor, configurando nuestro ser y quehacer
concepcionista en la Iglesia. A la vez que
agradecemos vuestra oración y cariño,
acompañando las jornadas de nuestro Encuentro, os pedimos que sigáis abiertas al
Espíritu para acoger, alimentar y dar a luz
con obras de santidad, la voluntad de Dios
sobre nuestra Orden y sobre cada una de nosotras en el hoy de nuestra historia.
Un fuerte abrazo fraterno para todas y
cada una de vosotras.
Representantes vuestras
en este hermoso Encuentro.
Toledo del 24 de Mayo al 4 de Junio de 2008.
9. Crónica
24 de Mayo
¡Hermanas, hemos llegado! Llegamos a
nuestro deseado encuentro como Orden
Concepcionista franciscana extendida por
el mundo al poco de nacer y celosamente
conservada por la gracia del Espíritu Santo.
En el claustro de nuestra Casa Madre de
Toledo, se han abrazado el día 24 de mayo
del año 2008 España, México, Brasil, Perú
y Colombia en las hermanas llegadas de estos países. Hemos extrañado a las hermanas
de Bolivia, Ecuador, Argentina, Bélgica,
pero están presentes en nuestros corazones.
Y ¿sabéis una cosa? Nos parecemos mucho,
muchísimo. ¡Hasta en la forma de vestir!
Los Hermanos Menores hacen honor a
su nombre y están al servicio de las que llegaron en avión para recogerlas en el aero-
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puerto. Gracias Hno. Valerio. Has sido testigo de muchas emociones y de algunos trabajos sin fruto visible. ¡Hay tantos en la vida concepcionista!
Madre Julia, abadesa de la Casa Madre,
nos da la bienvenida y nos ofrece la disponibilidad de la comunidad para cualquier
necesidad. Hay que decir lo reluciente que
tienen esta gran casa donde se une la historia, el arte, la vida sencilla de muchas generaciones de hermanas concepcionistas que
han conservado con celo y dedicación el
amor a María Inmaculada al estilo de Santa
Beatriz. Estamos viendo orar a las hermanas en la capilla-sepulcro de la Santa Madre
con algo más que emoción. Y no va a quedar un rincón de la casa sin fotografiar.
Los hermanos Rafael Blanco, Joy Prakash y Francisco Manuel Romero, nos hacen el saludo de llegada en nombre de Ministro General y nos entregan las carpetas
con los primeros materiales para nuestros
trabajos al mismo tiempo que nos animan a
llevar a feliz término todos los trabajos preparatorios de estos días. Ahora nos toca entrar a nosotras en acción y lo vamos a hacer
con muchas ganas. Os comunicamos también hermanas que las tarjetas de identificación que llevamos prendidas nos invitan a
recibir al espíritu en gratuidad, docilidad y
santidad. Las pegatinas que ilustran nuestras carpetas nos ofrecen una hermosa expresión del amor a la Virgen en gracia concebida concepcionista- franciscana.
Nuestro primer encuentro ha comenzado
con una sencilla y penetrante celebración de
entronización de la Palabra, que nos va a
examinar en estos días sobre la intensidad
de nuestro disfrute y gozo. Sí, es nuestra
primera obligación: disfrutar.
25 de Mayo
Vivir la solemnidad del santísimo Cuerpo y Sangre del Señor en la ciudad en Toledo y en la Casa Madre de las Concepcionistas, es acercarse aún más al corazón de Beatriz y amar con él a Cristo Redentor. Por
eso este día nos ha llevado a descubrir un
poco más la vida de cada una de las hermanas presentes en el encuentro y de cada Federación en particular.
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¡Qué riqueza de las hermanas y qué pobreza encerrarse en sí mismas!
Hemos percibido:
• Conciencia de la propia historia de cada
monasterio.
• Deseos de extender la Orden y dar a conocer a nuestra M. Beatriz.
• Disponibilidad para la solidaridad fraternal con los monasterios de cualquier país.
• Testimonios del buen funcionamiento de
la casa federal con sede permanente y de
los bienes de la federación.
• Taquicardias en el corazón de M. Olga
que nos anunció que antes de marchar de
España, necesitará un marcapasos (son
los efectos del tinto).
• La presencia de la Orden en regiones
marginadas.
Tomamos nota de problemas comunes:
• Falta de vocaciones.
• Problemas económicos.
• Formación más completa.
• Escasez de comunicación con países de
América.
• Falta de conciencia de Orden.
Y naturalmente nos estamos contando y
no sólo en una cifra final. Nos han contado
agrupadas por décadas de vida. ¡Qué horror! ¿A quién se le puede ocurrir esto? Pero mirad hemos descubierto con estos datos
que ya la vida se hace eterna.
La llegada esta tarde del Ministro General nos introdujo en la celebración solemne
y profunda de solemnidad. Liturgia del Corpus Christi en la eucaristía de apertura. “Solemnidad para adorar y agradecer públicamente al Señor su presencia hasta el final”,
“la participación en la Eucaristía es una invitación a la donación, es sacramento de
amor vinculante al amor de Dios, dentro de
nosotros y fuera”. La eucaristía será verdadera comunión con el Señor que se nos presenta en la humilde forma de pan, también
en los pobres, enfermos, ancianos hermanos y hermanas de comunidad. La Eucaristía nos impone un proyecto de solidaridad y
fraternidad universal y próxima”.
Nos acompañaron en la celebración Fr.
Miguel Vallecillo, Rafael Blanco, Joy Prakash, Joaquín Domínguez, Javier Unanue,
Enrique González, Manuel Buiza, Valerio
Díez, Francisco Oliver y D. Juan Díaz-Bernardo, capellán de la Comunidad.
En el saludo a los asistentes al encuentro
y en posterior diálogo se ha destacado lo siguiente:
• La alegría por la realidad de este encuentro esperado por muchas hermanas.
• Actitud de escucha permanente. Señor,
¿qué hemos de hacer?:
• escuchar al Señor. Escuchar a María.
• Volver a las fuentes es poner las bases
del futuro.
• Vivir este encuentro como lugar formativo.
• Objetivo primero: encontrarse, dialogar, discernir para revitalizar el propio carisma.
Después de tanto afecto y amor fraterno
solo cabe decir: gracias hermanos y gracias
hermanas.
26 de Mayo
La biblioteca de la Casa Madre que sirve
de sala de reuniones para este encuentro, tenía al atardecer del día de hoy un intenso
perfume inmaculista-franciscano. Temiendo que su intensidad fuera fundamentalista,
alguien sugirió abrir las ventanas para que
entrase el perfume y el frescor del manso
río Tajo que ha purificado a visigodos, árabes, judíos y cristianos, todo un signo de tolerancia, solidaridad y mansedumbre.
La celebración litúrgica de la Eucaristía
con las Laudes abrió nuestra jornada y las
palabras del Ministro General, apoyadas en
la liturgia de la Inmaculada Concepción,
nos invitaban a dejar a Dios hacer sus maravillas en nosotras, llamadas a ser santas e
irreprochables en el amor.
En las sesiones de trabajo hemos profundizado y reflexionado sobre la ponencia
preparada por el Ministro General de la
OFM: «Celebramos y vivimos juntos el
Misterio de la Concepción Inmaculada de
María». En ella ha apuntado certeramente
el centro de nuestras identidades, la persona de Santa Beatriz, su experiencia vivida
con las primeras compañeras; la bula «Inter
Universa» acompañada de los otras bulas
del primer momento; la Regla aprobada por
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la Iglesia, la tradición misma de la Orden
apoyada con los Constituciones generales y
todo esto, apuntando a María en el Misterio
de su Inmaculada Concepción.
Enriquecidas por las aportaciones de los
trabajos realizados en los grupos y expuestos en la sesión plenaria, avanzamos hacia
un camino de mayor comunión fraterna y
conciencia de Orden, sabiendo que ahora
como en los comienzos, la Orden de Frailes
Menores sigue apoyando nuestro deseo de
servir a Jesucristo y a su Iglesia mediante el
amor y la “encarnación” del Misterio de
María Inmaculada.
27 de mayo
¿Qué es la formación permanente? Responde, querido hermano o querida hermana. También a ti se te hace la pregunta que a
lo largo de esta jornada ha tenido en tensión
a esta asamblea. La formación permanente
es pasar al corazón todo lo aprendido, oído
y trabajado, para hacerlo experiencia, para
crear hábitos de conducta, para unificar a la
persona. La formación permanente no turba, da paz; estimula y comprende; arrastra
con el ejemplo y “cierra los ojos para no ver
la maldad”, porque busca ante todo la docilidad al que llama e inspira a seguir, a desposarse con Jesucristo Nuestro Redentor a
honra de la Inmaculada Concepción de su
Madre. La Formación concepcionista es un
itinerario, es un proceso de conversión, es
necesaria para permanecer en la fe evangélica y descubrir la novedad de Dios en el
rostro de cada hermana, porque es el Hijo el
que se va “engendrando” en cada una, cuando yo voy dejando el Espíritu que haga su
formación permanente inmaculista en mi
pobreza y disponibilidad. La formación
concepcionista es un fíat en labios de una
hija de santa Beatriz, que desde la experiencia de la oscuridad, descubrió la llamada de
Dios a ser luz. Nadie puede decir ese fíat
por mí pero ¡qué bueno! Sí, me encuentro a
un Gabriel que me anuncia: si dices fíat vas
a ser portadora de Dios, portadora del amor
para el mundo, no solo para los hombres,
para toda la creación y además revivirás en
la vida del siglo XXI a la primera mujer que
dijo fíat en plenitud. Para reafirmar esto y
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mucho más nos fuimos a Santo Domingo el
Real, monasterio dominico toledano, testigo de los años de gestación del carisma y de
la Orden en el corazón de nuestra querida
Madre Beatriz y allí, en una hermosa celebración de acción de gracias, oramos contemplando su vocación, reafirmado la nuestra y la de todas las Concepcionistas, a quienes representamos en estos días. Por ellas
hemos orado y dado gracias. Gracias a los
“Juan de Tolosa” que acompañan la vocación en cada una de nosotras sin ver tan hermoso rostro.
28 de mayo
Amanece el día 28 con cielo cubierto y
lluvia fecunda. Para quienes estamos celebrando estos días de gracia es un signo del
camino de amor al que estamos llamadas.
Desde la paz de la Liturgia Eucarística nos
recordaban en la homilía que el camino de
Jesús es un camino de amor y el amor lleva
a darse y a morir. Asimismo, aquélla que
desea ser desposada con Cristo Redentor a
honra de la Concepción acepta que el Espíritu Santo vaya haciendo de su corazón de
mujer una esposa del Redentor por el mismo camino de Maria Inmaculada: belleza
por el reflejo de la contemplación de Dios,
victoria por la lucha constante contra el
mal. Las reflexiones de este día han girado
en torno a la formación inicial en la Orden
de la Inmaculada Concepción. Partimos del
concepto de formación expresado en la Ratio Formationis de la OIC en España, siguiendo con una amplia explicación sobre
su puesta en marcha en sus tres etapas: postulantado, noviciado y juniorado. Los grupos de trabajo abundaron en comunicación
de experiencias de formación. En sus intervenciones las hermanas apuntaban que no
deberíamos hablar tanto de exigencias
cuanto de motivación en las formandas dado que la estancia y permanencia en un monasterio es una decisión libre. La importancia de la Comunidad como agente de formación y el discernimiento de su capacidad
de serlo, así como de los medios adecuados
para lograrlo fueron otros de los aspectos
más destacados. Poco tiempo para un tema
que daba para más y que puso al descubier-
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to las mismas dificultades y esperanzas en
la formación en las hermanas de América y
en las de España. A primera hora de la tarde,
la comunicación sobre las vocaciones extranjeras nos ponía ante los ojos dos realidades: la afirmación de que un monasterio
no tiene porqué identificarse con una nacionalidad y el documento instrucción «Jóvenes de otros países en monasterios españoles» de la CIVSVA; 26 de junio 1995. Al
acercarse la hora de vísperas, nos trasladamos al convento de San Juan de los Reyes
donde nos encontramos con hermanas Clarisas, Terciarias regulares y algunos miembros de la OFS de la Provincia para celebrar
juntos la oración en recuerdo de los mártires franciscanos y concepcionistas de la
guerra civil española. Como es habitual, el
guardián y los hermanos nos acogieron fraternalmente y después de la celebración nos
ofrecieron un pequeño refrigerio en la huerta del convento. De regreso a nuestra Casa
Madre, el silencio inundó las estancias y los
corazones preparándose para la siguiente
jornada.
29 de mayo
Hoy hemos amanecido en Toledo, pero
aún despertaban los más perezosos pajarillos cuando nuestro autobús nos llevaba camino del Real Monasterio de Santa María
de Guadalupe. Cantamos Laudes, contemplamos la naturaleza llena de verdor y esperamos que aparecieran ante nuestros ojos la
ingente mole del Monasterio que alberga la
perla más preciosa de Extremadura y el ama
de sus gentes: la imagen de Santa María de
Guadalupe, Patrona de Extremadura. Para
quienes no conocían ni el lugar ni sus gentes todo era admiración. Unos kilómetros
antes de llegar, el Ministro Provincial de la
Provincia Bética, Fr. Joaquín Domínguez
Serna, OFM, nos explicó claramente la historia del Santuario y una vez allí nos dispensaron, los hermanos franciscanos del
Monasterio, la mejor acogida y nos mostraron los museos de bordados, de libros corales miniados, de obras de arte. A las doce,
después del habitual rezo del Ángelus desde
el Santuario, celebramos la Eucaristía con
la solemnidad y pausas que se acostumbra
en esta santa casa, haciendo de la santa Misa un verdadero encuentro con el Señor y
con los hermanos allí presentes. El Guardián de la Fraternidad nos dio la bienvenida
y nos recordó la elección gratuita de María
de parte de Dios y la concentración en Ella
del amor de Dios que la hace derramar gracias sobre toda necesidad humana. Hemos
tenido presente a nuestra Madre Beatriz,
que encontró en María la causa de su vida,
siendo todo en ella un homenaje a María.
Beatriz hizo de María su forma de vivir y en
Ella puso su casa. Y este Santuario de Santa María de Guadalupe ha sido hoy la casa
sus hijas venidas de muy distintos lugares
para reflexionar juntas y orar unidas entre sí
y con los hermanos sobre el modo y la manera de mejor seguir amándola y haciéndola amar. Al finalizar la Eucaristía subimos
procesionalmente al camarín de Nuestra
Señora, cantando las letanías lauretanas y,
finalizando éstas, la Salve, venerando a
continuación la Sagrada Imagen y recibiendo una estampa de la misma con el tradicional himno de su Patronato. Finalizado este
encuentro con nuestra Madre, seguimos visitando la capilla Relicario donde pudimos
constatar el gran amor que mucha gentes le
tiene al culto de la Santísima Virgen, al ver
sus ricas donaciones. Pasamos después, por
invitación del Guardián y la Fraternidad, a
la hospedería del Monasterio, donde fuimos
servidas como hijas de una noble dama portuguesa, pero nos comportamos con la sencillez de las hijas de Santa Beatriz. Nuestra
gratitud a los Hermanos Menores por su
hospitalidad y su cariño. A las cuatro de la
tarde nos reunimos en el coro alto para escuchar el maravilloso órgano tubular del
Santuario en el concierto que nos ofreció Fr.
David Ortiz. Un descanso más para el espíritu y para el cuerpo ágil de subir y bajar por
esas centenarias escaleras. De regreso a Toledo, la acción de gracias se concretó en el
rezo de las Vísperas, que recogía todo un
día dedicado al encuentro con nuestra Bendita Madre.
30 de mayo
La solemnidad del Sagrado Corazón de
Jesús ha dado cuerpo a todos nuestros tra-
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bajos de este día en el cual hemos revisado
la “vivencia de la eclesialidad en santa Beatriz y la Orden de la Inmaculada Concepción”. Ciertamente ha sido la misericordia
de Dios manifestada en Cristo Jesús, la que
ha guiado los pasos, primero de Beatriz y
después de todas sus hijas, para vivir alabando y glorificando con sus vidas a la Inmaculada Concepción de la Virgen María.
Y esto acompañadas por la Iglesia que fue
apoyando con sus documentos las vivencias
concretas de las primeras concepcionistas y
de las actuales. Nuestra Regla es clara y
sencilla para quien la acoge como regalo de
Dios con la docilidad de María y por eso no
pasa su capacidad de dar vida, porque se vive en continuo dinamismo de acuerdo con
los signos de los tiempos y como respuesta
a las cambiantes necesidades de la Iglesia,
según el estilo de Beatriz, como indican las
Constituciones generales. El tema ha suscitado gran interés entre las hermanas y hermanos y ha servido de base para dar respuesta a los desafíos de la vida contemplativa y concepcionista en la Iglesia actual.
Por la tarde se nos ha presentado el “Iter
Mariae”, material vocacional concepcionista, que tiene como base los textos sagrados que hablan de la Virgen y que a través
de distintos temas y actividades nos pueden
ayudar a acompañar a las jóvenes en su proceso de fe para clarificar su vocación. A la
hora indicada, el rezo de vísperas nos ha
unido a la acción de gracias a Dios Padre
por su amor manifestado en Jesús y a todas
las hermanas que desde nuestros monasterios elevan esa misma oración. Una hora de
adoración ante Jesús sacramentado nos ha
dado pie para recibir una vez más todo el
amor que brota de su presencia en la “humilde forma de pan” que quisiéramos imitar para servir a los hermanos y hermanas
como María en silencio, gratuidad, docilidad y santidad.
31 de mayo
Todo el equipo de Hermanos y Hermanas que han preparado este encuentro nos
saludaban a nuestra llegada el día 24 invitándonos a considerar el carisma y la identidad de la concepcionista, cuya “Regla de-
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be ser objeto de memoria, celebración y
fuerza de futuro”; para darnos cuenta de que
la Orden y sus Federaciones son un vínculo
de amor y de ayuda mutua; para encontrar,
contemplar y emprender prácticamente caminos de revitalización y novedad evangélica para todas las Hermanas que llevan en
sí la semilla carismática de santa Beatriz de
Silva. Pues bien, en este día hemos tenido
en cuenta todo ello al repensar y revisar la
“solidaridad mutua” que nuestro ponente
fundamentó en la autonomía de los Monasterios, ya que es ésta la que da paso o no a
una cadena de acciones, comunicaciones o
servicios entre las hermanas. El tema suscitó un gran interés y se clarificó lo qué es el
Monasterio, lo qué es la Orden, lo qué es la
Federación. La Liturgia de la Visitación de
la Santísima Virgen a santa Isabel nos impulsa a recibir todo esto como una visita del
Dios de Israel que nos llama una vez más a
ser inmaculadas: acoger la gracia y llevarla
en servicio gratuito y dócil para la santidad
de quien es pobre, desheredado, humillado,
olvidado. También nos visitó el Definidor
General por América Latina, Fr. Juan Ignacio Muro Aréchiga, a quien agradecimos su
esfuerzo por estar con nosotras unas horas y
comunicarnos las impresiones de sus últimos viajes entre los hermanos y gentes a los
que sirve. Para terminar la jornada escuchamos, con respeto y emoción, el himno a la
Virgen Reina de Colombia, porque algunas
de nuestras Hermanas colombianas están
presentes en el Santuario de Tunja, de la
Virgen de la Salud, en Colombia A continuación escuchamos el relato histórico de
dicha advocación. La aparición de la santísima Virgen a dos jóvenes concepcionistas
en 1628 hizo del lugar un centro de amor a
María que no solo se mantiene, sino que
crece cada día. Nuestras hermanas, desde
su monasterio, cuidan y sostienen esa piedad popular y viven intensamente su fe en
Cristo y su amor a la Inmaculada, siendo
testigos de su misericordia y bondad por
los pobres y sencillos. Las hermanas además nos obsequiaron con una medalla y
una estampa de la Virgen del Milagro, también conocida como Nuestra Señora de la
Salud.
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1 de junio
A medida que pasan los días el encuentro va teniendo más sabor concepcionista,
más fluidez y comunicación entre las participantes. Lástima que terminen estos días
de gracia, como los están denominando ya
hermanos y hermanas. Hoy en la eucaristía
contamos con la presencia del Fr. Luis Cabrera Herrera, Definidor General por América Latina y la presidió el Sr. Cardenal D.
Antonio Cañizares en cuya diócesis nos encontramos. En su homilía enlazó con lo que
está resonando constantemente en el corazón de las hermanas: el deseo de hacer la
voluntad de Dios. Y la voluntad de Dios es
Cristo mismo que quiso hasta la muerte
agradar al Padre y al igual que El, la Santísima Virgen solo busca que la Palabra se
cumpla en ella. Así edificamos sobre roca y
nuestra vida es plena, confiada en Dios que
es nuestro origen y meta. Terminó con una
llamada a la esperanza en todo momento y
especialmente en la realidad social de nuestro tiempo. Ya en el saludo tras la eucaristía,
en el claustro bajo, nos decía con un lenguaje cercano y coloquial, que no perdamos
tiempo en lamentos, que crezcamos en esperanza, y ese tiempo y esas palabras se
constituyan en una oración, lo cual es mas
positivo. El tema de estudio de este domingo en el que la Palabra nos invita a edificar
sobre roca firme ha sido: “La misión de la
OIC hoy”. Mirando a Jesús, que es el maestro del cual hemos de aprender se nos propone:
• Romper esquemas humanos y rígidos y
proponer formas flexibles de ser y servir.
• Ser responsables de nuestro hoy, viviendo el Evangelio y posibilitando el futuro,
tal como se expresa en la fórmula de la
profesión.
• Responsabilidad en la misión evangelizadora como lo exige el bautismo: la
contemplación es nuestro apostolado.
Y para que esto pueda darse, es preciso
que cada hermana llegue a ser persona humana y evangélica mediante un proceso de
formación personal, el cual debe de ir
acompañado por una sana capacidad de relación interpersonal; viviendo la consagración como una creciente inquietud por en-
contrar a Dios y ser testigos; siendo María
Inmaculada, sus actitudes, el libro abierto
en el que aprendamos la lección práctica de
cómo ser hija del Padre; obediente, como lo
que la Madre de su Hijo; dóciles en la escucha y práctica de su palabra, llena de gracia
y pronta a participarla a los demás, como
Esposas del Espíritu Santo, Hermanas para
qué seguir. Ya llegará a todas el mensaje de
este encuentro fraterno entre nosotras y con
los hermanos menores, que solo busca servir al Altísimo y que se incremente la devoción a la Purísima Concepción de la Virgen
Gloriosa en los corazones piadosos. A todo
esto estamos ayudando con la adoración cada tarde, al Santísimo Sacramento tras el rezo de vísperas. Y gracias a todas las que cada día acompañáis nuestro trabajo con la
oración y el sacrificio de vuestro diario quehacer.
2 de junio
Para este día estaba prevista en el horario una celebración especial en santa Fe, lugar que con sólo nombrarse despierta nuestra atención por el recuerdo de la presencia
de nuestra Madre Beatriz. En él comenzó
con las primeras discípulas este divino camino de amor a la Inmaculada. El edificio
está en plena restauración pero nuestra comisión de liturgia se las ha ingeniado para
que nos permitieran, no sólo de visitarlo, sino tener una celebración en una de las capillas más antiguas que se conservan de la primitiva edificación. Allí acomodaron el lugar con una mesa altar para la exposición
del Santísimo dignamente adornada y con
tantas velas rojas como hermanas presentes.
De fondo, en una hornacina de la pared,
aparecía un pergamino con la Bula Inter
Universa, unas espigas y una azucena como
presencia de Beatriz. Una vez expuesto el
Santísimo Sacramento, fuimos celebrando
nuestra vocación como don de Dios para
honra de la Inmaculada Concepción, viviendo los votos en clausura y con otras
hermanas, en fraternidad. Entre alabanzas,
cánticos y súplicas oramos especialmente
por todas nuestras Hermanas Concepcionistas en cualquier lugar del mundo y aquí en
santa Fe ante Jesús Eucaristía, gran amor de
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nuestra Madre Beatriz. Renovamos nuestra
profesión con una vela encendida en la mano como expresión de que la mejor luz para
alumbrar no es otra que nuestra propia vida
entregada cada día a la contemplación. La
contemplación concepcionista ha sido el tema expuesto hoy por nuestro hermano Herbert Schneider, conocido por todas por su
gran amor a la inmaculada y a nuestra Orden. Dada la densidad y profundidad de su
reflexión es casi imposible destacar unas
ideas sobre otras. Si observando atentamente, dice él, la medalla de las Concepcionistas, notaremos que en ella está representada
la mujer del Apocalipsis. El Hijo salvado y
al mujer salvada es María. Contemplar significa tener delante de los ojos a María y a
su Hijo y con ellos encontrar en la vida el
camino de la salvación para sí mismos y para la Iglesia. A continuación enumeró y explicó distintos modos de contemplar: como
visión y como cooperación. Solo la experiencia de las hermanas concepcionistas
puede rubricar como auténtica su exposición de este día sobre la contemplación concepcionista. ¡Respondamos Hermanas!
3 de junio
Ayer, el Hermano Herbert nos hablaba
del significado simbólico de nuestra medalla. Y hoy en la ponencia enviada por el Dr.
José Félix Duque he encontrado algo que
andaba buscando. Dice así: “La túnica y el
escapulario blanco… eran un hábito caracterizado por la ruptura con la belleza estética que desde siempre asistió a la creación
de vestiduras monacales. Decididamente no
era un hábito penitencial, pero sí una vestidura de anuncio y celebración festiva. Al
contrario de la generalidad de los hábitos
femeninos, este no había sido inventado para ser ocultado, sino para ser mostrado”.
Bueno, habría que preguntarle al profesor cómo lo iban a enseñar estando encerradas en la más estricta clausura. Es cierto, sin
embargo, que anuncia la victoria de la Madre y del Hijo que veíamos ayer en la medalla, y como en toda fiesta femenina hay
elegancia y detalles que no son de pobreza
sino de mayor expresión de aquello que desean mostrar.
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La contemplación de María Inmaculada
la puede hacer la hermana concepcionista
con sólo mirar a sus hermanas en lo exterior
–su hábito- y en lo interior por su pronta
disponibilidad a encarnar las actitudes de
María. Ella amaba como ama Dios: ama
porque ama –gratuitamente-, ama libremente, y ama con alegría. Esta es una experiencia irrenunciable en la hermana concepcionista. Nos puede faltar todo menos esto,
hasta el hábito. Nuestra Madre Beatriz lo
sella así con su disponibilidad para la muerte, la recibió como un don más en su vida,
amaba libremente a su Señor.
Así, la mañana pasó para todas en la meditación lectura del tema expuesto por el
Hermano Herbert y en la lectura, el estudio
y el diálogo acerca del tema entregado por
el Dr. Félix, con lo que pudimos conocer
más y comprender mejor la vida y la figura
de nuestra santa Madre Beatriz, mujer de
trascendencia y gran contemplativa de los
tiempos históricos de la Inmaculada, que
también es un modelo y una inspiración para la vida de todas las Hermanas que hoy
profesamos la Regla de la Orden que ella
fundó
Por la tarde, fue presentado a la Asamblea el texto de la Carta Mensaje de las Hermanas preparado por una comisión nombrada para esto. Una vez leído fue estudiado, comentado y aprobado en otro
momento del mismo plenario.
Al atardecer, con el ocaso del sol, en la
capilla dedicada como sepulcro, donde veneramos los restos de Santa Beatriz, hemos
celebrado su tránsito. Y también en él había
frailes de la Orden del san Francisco. Dos
de ellos muy adelantados en el tiempo – son
del siglo XXI – han grabado para vosotras
imágenes imborrables. Echaréis de menos
el manto azul de nuestra Religión en las
Hermanas, pero recordad… ¡aún no habían
profesado las compañeras! Veréis, por el
contrario, muchas velillas encendidas formando una estrella: somos todas. Seguimos
alumbrando en la Iglesia mientras se consume nuestra cera. Y así sucedió… de modo
que no podemos llevarlas de recuerdo.
Después de la cena, hemos tenido fiesta,
porque la alegría es la mejor expresión de la
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contemplación y es muy posible que la sala
de labores de la Casa Madre tenga durante
mucho tiempo el eco de las risas internacionales de las Hermanas y de los Hermanos,
todos dirigidos por el gran maestro Fr. Manolo Díaz Buiza.
HNA. MA. BRÍGIDA CERRILLO PUERTO, OIC
4 de junio
El Encuentro, iniciado en nombre de
Dios, ha llegado hoy a su última jornada, la
de la Clausura. “Cuanto bien empieza, bien
acaba”, dice un refrán muy popular. Mas en
esta ocasión tan singular, con tanta gracia y
bendición de Dios, con muchos testimonios
de la vida concepcionista y de la vida franciscana al unísono, como pudieron recibirse
y saborearse; testimonios de todas las Hermanas participantes, del Ministro y los Definidores Generales que llegaron hasta el lugar de la celebración, de los Responsables
de la Oficina Pro Monialibus, de los conferencistas, de los moderadores y auxiliares
de la Secretaría y, de modo especial, de todas las Hermanas del Protomonasterio de la
Orden de la Inmaculada, de Toledo; podemos afirmarlo, tal refrán poco dice de cuanto ha acontecido y ha sido vivenciado profundamente en estos días. Todo ha sido muy
bueno y ha llegado, en muchos momentos,
a ser considerado como óptimo.
Llegar al final del Encuentro, con los objetivos alcanzados, con las esperanzas colmadas y con la manifestación de muchos
valores y dimensiones de la vida personal y
comunitaria, es motivo más que elocuente
para extender los horizontes del mundo
donde se encuentras presentes las hermanas
de la Orden de las Concepcionistas y los
Hermanos Menores.
En este grandioso marco espiritual se vivió intensamente esta última jornada del
Congreso, desde los albores, cuando todas
las Hermanas se reunieron para la alabanza
matutina, en el Coro alto del Monasterio y
posteriormente durante todo la jornada, ya
que la intensidad festiva y jubilosa fue creciendo durante los eventos programados para este día, iniciando por la Asamblea plenaria que tuvo varios tópicos. En primer lugar,
la oración a Dios; luego, la participación del
Ministro General, Fr. José Rodríguez Carballo, OFM, para dirigir a todos los presentes y los participantes, según su oficio, nombramiento o responsabilidad, palabras de reconocimiento y agradecimiento por su
colaboración; continuó esta reunión con la
presentación del origen, las competencias y
los diversos trabajos que corresponden a Fr.
Rafael Blanco Pérez, OFM, y a Fr. Joy Prakash, OFM, Delegado y Vicedelegado a la
oficina Pro Monialibus, tanto para las Clarisas y las Concepcionistas como para otros
Institutos monacales de contemplativas afiliadas a la Orden de los Hermanos Menores,
por razones de espiritualidad, fraternidad e
identidad en el seno de la Familia Franciscana. Y terminó con la evaluación de todo el
Congreso, bajo la moderación de Fr. Luis
Gerardo Cabrera Herrera, OFM, Definidor
General para América Latina.
Al mediodía, reunidos todos en torno al
Altar, tuvimos la celebración de la Eucaristía, para clausurar, dando inmensas gracias a
Dios por sus bondades y dones recibidos durante todos estos días, este histórico y singular primer encuentro de Hermanas Presidentas y Delegadas de Federación de la Orden
de la Inmaculada. El Ministro General presidió la Eucaristía; concelebraron con él todos los frailes menores presentes en el Encuentro, los que llegaron en este día y todos
los Hermanos de la Fraternidad de la Casa y
Monasterio de San Juan de los Reyes; también participó el Capellán del Protomonasterio, Don Juan Díaz-Bernardo Navarro
quien, siendo a la vez Director del Secretariado Diocesano de Medios de Comunicación Social de la Arquidiócesis de Toledo,
también apoyó y colaboró en la difusión e
información del Encuentro. Todas las celebraciones litúrgicas, tanto las especiales como las ordinarias, y los momentos de oración de cada día, todo estuvo esmeradamente preparado por la Comisión de Liturgia.
Terminada la celebración litúrgica, todos
los presentes se dirigieron hacia la Capilla
lateral del Templo, donde se conservan los
restos de Santa Beatriz de Silva en un hermoso y significativo sepulcro colocado a
los pies de la Imagen gloriosa de María Inmaculada, para venerar especialmente a la
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Fundadora de la Orden y para recibir, del
Ministro General, un recuerdo de esta celebración significativa cuyas semillas han sido esparcidas en la tierra de los diversos países donde están las Hermanas Concepcionistas. Con el calor de la caridad de Dios,
con el don del agua viva y la fecundidad del
Espíritu, germinarán y darán fruto para la
vida, la misión y el testimonio de las Concepcionistas en la Iglesia y en el mundo.
El último acto común del Encuentro fue
el ágape fraterno, festivo y hondamente ju-
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biloso que las Hermanas del Protomonasterio ofrecieron a todos los presentes, en el
Refectorio.
Terminado todo esto, comenzó el éxodo
de cuantos habían llegado de lejos, de ultramar y de distintos lugares de Europa. En todos se reflejaba el gozo por las maravillas
de Dios manifestadas durante todos los días
de este Encuentro que ha llegado a su fin.
FR. MANUEL ROMERO GARCÍA, OFM
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EX OFFICIO OFS
1. Bosnia ed Erzegovina - Costituita la
Fraternità nazionale dell’OFS
Il giorno 10 maggio 2008, la vigilia di
Pentecoste, sarà una data importante nella
ricca storia dell’OFS e della GiFra di Bosnia ed Erzegovina. Quel giorno, infatti, è
stata costituita ufficialmente, dopo un grande cammino di preparazione, la Fraternità
nazionale dell’OFS di Bosnia ed Erzegovina ed è stata riconosciuta la Fraternità nazionale della GiFra. Questo atto solenne è
stato celebrato in presenza di circa 30 rappresentanti dell’OFS e della GiFra, delle
due Fraternità regionali, riuniti con i loro
Assistenti spirituali, per celebrare questo
importante momento per tutta la Famiglia
francescana di Bosnia ed Erzegovina. A nome della Fraternità Internazionale dell’OFS
erano presenti Encarnación del Pozo, Ministra generale dell’OFS, Xavi Ramos, Consigliere della Presidenza per la GiFra e Fr.
Ivan Matić, OFM, Assistente generale dell’OFS. Dopo la costituzione della Fraternità
si è proseguito con la prima elezione del
nuovo Consiglio nazionale che guiderà la
Fraternità nel triennio seguente. Come Ministra nazionale è stata eletta Nives Kanevčev, di Sarajevo e come Consigliera internazionale Iva Penavić di Široki Brijeg. Il
riconoscimento ufficiale della Fraternità
nazionale della GiFra è avvenuto nell’Eucaristia solenne, presieduta da Fr. Ivan Matić. Questo primo Capitolo nazionale dell’OFS di Bosnia ed Erzegovina si è svolto
nei giorni 9-11 maggio 2008, presso la “Casa della Pace” a Rama.
2. Croazia - Pellegrinaggio nazionale in
onore di S. Elisabetta
Sabato 17 maggio 2008 si è celebrato il
pellegrinaggio nazionale dell’OFS e della
GiFra di Croazia in onore di Santa Elisabet-
ta. Circa 900 membri dell’OFS e della GiFra si sono radunati nella chiesa parrocchiale di S. Elisabetta a Jalžabet, l’unica
chiesa in Croazia dedicata alla Santa Patrona dell’OFS. La messa solenne è stata celebrata da Mons. Josip Mrzljak, Vescovo di
Varazdin, dove si trova questa parrocchia,
anche lui membro dell’OFS. Tra i tanti Assistenti spirituali che hanno partecipato a
questo pellegrinaggio, c’era anche Fr. Ivan
Matić, OFM, Assistente generale dell’OFS.
3. Cile - Capitolo Nazionale Elettivo e
Visita Fraterno-Pastorale all’OFS
In un clima fraterno e con il tema “Chiamati a servire in Perfetta Letizia”, si è celebrato il Capitolo Nazionale elettivo e la Visita fraterno-pastorale dell’Ordine Francescano Secolare del Cile, nella Casa di Ritiro
Alvernia, a San Francisco de Mostazal. Il
Capitolo, che si è svolto dal 30 maggio al 1
giugno 2008, è stato presieduto dal Viceministro generale, Rosalvo G. Mota, OFS
con la presenza di Fr. Ivan Matić, OFM, Assistente generale OFS, segno della comunione tra l’OFS, il Primo Ordine, il TOR e
la Chiesa. L’apertura solenne del Capitolo
Ordinario e della Visita ha avuto luogo in
serata, con un saluto da parte di Catalina
Valenzuela Cares, Ministra Nazionale, Rosalvo Mota e Fr. Ivan Matić. Dopo la presentazione di tutti i Capitolari, si sono tenute le Relazioni delle Regioni e del Consiglio
Nazionale. Il sabato, dopo la riunione dei
gruppi regionali, è stato aperto un dibattito
con i Capitolari per stabilire le priorità dei
lavori da portare avanti durante il prossimo
triennio. In seguito, sono stati dati orientamenti e motivazioni “guida” per il Capitolo
elettivo. Nel pomeriggio, si è svolta la sessione elettiva, presieduta da Rosalvo Mota,
il quale ha proceduto alla formazione del
Tavolo di presidenza: Fr. Ivan Matić e gli
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Assistenti nazionali: Fr. Juan Rovegno Suárez, OFM, Fr. Pedro Beltrame, OFM Conv,
e Fr. Sergio Hernández Carrión, OFMCap;
Manuel Silva, OFS, Segretario; Isabel Fuentealba, OFS, e Guilllermo Calderón, OFS,
scrutatori e Midalett Catalán, Presidente
della GiFra, verbalista. Su 70 convocati erano presenti 56 capitolari, che hanno costituito ufficialmente l’Assemblea Capitolare.
Rosalvo Mota ha ringraziato i membri del
Consiglio uscente, per il servizio reso all’OFS del Cile. Seguendo le norme, lo scrutinio si è svolto in un clima cordiale e fraterno. Sono stati eletti: la sorella Ingrid Palacios Moreno come Ministra Nazionale e
Consigliera Internazionale e il fratello
Eduardo Cortes Mirando come Vice-ministro e Consigliere Internazionale sostituto.
In seguito sono stati eletti anche tutti gli altri membri del Consiglio Nazionale. Subito
dopo la sessione elettiva, è stata celebrata
l’Eucaristia presieduta da Fr. Ivan Matić,
nella quale Rosalvo Mota ha confermato i
fratelli eletti secondo il Rituale. La serata si
è conclusa con un momento di gioiosa fraternità, animato da canti e danze tipici del
posto. La Domenica Rosalvo Mota e Fr.
Ivan, in qualità di Visitatori, hanno incontrato gli Assistenti spirituali nazionali e regionali, alla presenza di Fr. Rogelio Wouters
Duchateau, OFM, e Fr. Miguel Ángel Ariz,
OFMCap, Ministri provinciali. Tutti hanno
partecipato all’assemblea plenaria di chiusura del Capitolo e della Visita fraterno-pastorale. Lunedì mattina, inoltre, i Visitatori
hanno incontrato gli studenti di filosofia e
teologia della Casa di formazione della Provincia OFM, ed anche altri fratelli e sorelle
della Famiglia francescana che lavorano come Assistenti spirituali dell’OFS.
4. Portogallo - Visita Fraterna
e Pastorale all’OFS
Encarnación del Pozo, Ministra generale
dell’OFS, e Fr. Ivan Matić, OFM, Assistente generale dell’OFS, hanno fatto, dal 19 al
22 giugno 2008, una Vista fraterna e pastorale alla Fraternità nazionale dell’OFS di
Portogallo.
La Fraternità nazionale dell’OFS ha la
sua sede a Fatima, dove si è svolta la prima
parte della Visita, dopo una breve sosta nel
santuario di Nostra Signora di Fatima. La
Visita è iniziata dopo la celebrazione eucaristica presso la chiesa delle Clarisse di Fatima. I giorni 20-21 giugno sono stati dedicati ai vari incontri con il Ministro nazionale, José Carlos Gorgulho Santos, con altri
membri del Consiglio nazionale dell’OFS e
con il Consiglio nazionale della GiFra. I Visitatori hanno incontrato anche gli Assistenti nazionali dell’OFS: Fr. Ceverino Centomo, OFMConv, Fr. Cesar Pedrosa Pereira
Pinto, OFMCap, e Fr. Paulo Jorge Monteiro Ferreira, OFM.
La serata del 21 giugno è stata dedicata
alle Fraternità locali: quella di Leiria, dove
è stata visitata anche la Casa per gli anziani,
gestita dalla Fraternità locale dell’OFS; e la
Fraternità di Varatolo, dove erano presenti
anche altre Fraternità locali vicine e i membri della Fraternità locale della GiFra.
Il giorno 22 giugno i Visitatori hanno
partecipato all’incontro nazionale dell’OFS-GiFra presso il Collegio dei Marianisti nella città di Lisbona. Erano presenti
circa 700 membri dell’OFS-GiFra delle varie Fraternità locali del Portogallo, i Superiori maggiori del Primo Ordine: Fr. Vitor
José Melicías Lopes, OFM, e Fr. Fabrizio
Bordin OFMConv. L’incontro si è concluso
con la solenne celebrazione eucaristica,
presieduta da Fr. Ivan Matić, con la partecipazione di tanti altri membri della Famiglia
francescana del Portogallo.
5. Indonesia - Capitolo nazionale elettivo
Dal 2 al 7 luglio si è svolto, nella città di
Sukabumi, il Capitolo nazionale elettivo dell’OFS dell’Indonesia. Al Capitolo hanno
partecipato circa cento persone in rappresentanza delle Fraternità regionali e locali dell’Indonesia. A nome della Presidenza CIOFS
erano presenti Xavi Ramos, Consigliere della Presidenza per la GiFra, e Fr. Ivan Matić,
OFM, Assistente generale dell’OFS.
Il Capitolo è stato organizzato molto bene con il coinvolgimento attivo dei parteci-
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EX OFFICIO OFS
panti. Va sottolineata la presenza del responsabile del governo indonesiano per i
rapporti con la Chiesa Cattolica, di un rappresentante dell’Islam e del Vescovo della
diocesi di Bogor, Mons. Cosmas Michael
Angkur, OFM.
Hanno partecipato al Capitolo anche diversi Assistenti spirituali, che hanno seguito i lavori capitolari con un grande interesse. Nella sessione elettiva sono stati eletti i
membri del nuovo Consiglio nazionale. Come Ministro nazionale è stato eletto Jacobus Dominicus Fernandes, mentre come
Consigliera internazionale è stata eletta
Ivonna Bernadette Sri Endah. Il Capitolo si
è concluso con una celebrazione eucaristica
solenne, presieduta da Fr. Yan Laju, OFM,
Assistente nazionale dell’OFS d’Indonesia.
6. Australia - Incontro Internazionale
della GiFra e Giornata Mondiale della Gioventù 2008
L’incontro internazionale della Gioventù
Francescana, in occasione della Giornata
Mondiale della Gioventù (GMG), si è svolto a Sydney presso la chiesa S. Francesco
d’Assisi in Paddington dal 12 al 15 luglio
2008. All’incontro erano presenti circa 70
giovani francescani con i loro Assistenti
spirituali in rappresentanza di 12 paesi. Tutti i partecipanti erano sistemati nella scuola
di S. Francesco d’Assisi in Paddington. Il
tema dell’incontro era: “Giovani francescani - illuminati ed accesi dal fuoco dello
Spirito Santo”.
A nome della Presidenza CIOFS erano
presenti i membri della Commissione per la
GiFra: Xavi Ramos, Lucy Almirañes e Fr.
Ivan Matić, OFM, Assistente generale. La
Commissione per la GiFra ha avuto un
grande aiuto nella organizzazione, e anche
durante lo svolgimento dell’incontro, da Fr.
Carl Schafer, OFM, Assistente nazionale
dell’OFS di Oceania, da Michele Canone,
OFS, d’Italia e da alcuni membri dell’OFS
dell’Australia. Va sottolineata anche la collaborazione offerta dai i Frati della comunità di Paddington, dai responsabili della
scuola e del centro sociale, e da tanti volon-
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tari della parrocchia francescana, che hanno
prestato un servizio veramente fraterno e
un’ospitalità straordinaria ed esemplare durante tutto il tempo dello svolgimento dell’incontro.
Sono stati giorni di gioia, di festa e di una
grazia particolare per tutti i partecipanti, soprattutto perché si è potuto celebrare, in questa circostanza unica, il 60° anniversario
della nascita della Gioventù Francescana.
Durante questi giorni, in un ambiente particolare di preghiera e di profonda comunione fraterna, i partecipanti hanno fatto una
vera esperienza della Fraternità universale e
questo sia nella liturgia e negli incontri di riflessioni, sia nei momenti di lavoro. Un momento forte di fraternità è stato anche il pellegrinaggio e la visita alla comunità delle
Clarisse di Campbelltown. Questa comunità
ha aiutato anche economicamente lo svolgimento dell’incontro della GiFra.
L’incontro internazionale della GiFra è
stato una felice occasione per una preparazione immediata alla XXIII Giornata Mondiale dei Giovani, che si è celebrata a Sydney dal 15 al 20 luglio 2008, con il tema
centrale: “Avrete forza dallo Spirito Santo
che scenderà su di voi e mi sarete testimoni“ (At 1, 8).
I giorni della GMG sono stati una bellissima opportunità di approfondimento della
propria fede per tutti i giovani attraverso la
partecipazione alle celebrazioni liturgiche,
alle catechesi e ad altri incontri e manifestazioni che si sono svolti in varie parti della
città di Sydney e dintorni. In modo particolare i momenti che rimarranno nel cuore dei
giovani sicuramente sono stati: la Messa di
apertura, l’accoglienza del Santo Padre, la
Via Crucis, l’adorazione eucaristica, la celebrazione del sacramento della penitenza e
soprattutto la Veglia e la Messa conclusiva
con il Papa Benedetto XVI.
Inoltre per i giovani francescani ci sono
stati altri due giorni importanti durante la
GMG: il 16 luglio 2008, con la celebrazione, alla quale hanno partecipato anche tantissimi altri giovani, della Festa francescana “Come to the Water”, presso la famosa
spiaggia di Bondi Beach a Sydney; il 17 luglio, quando i giovani francescani hanno
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celebrato la “Festa della Gioventù Francescana”, organizzata dalla Commissione GiFra e svoltasi nella chiesa di S. Francesco
d’Assisi in Paddington. Ad entrambe le celebrazioni erano presenti Fr. José Rodríguez
Carballo, Ministro generale OFM, Fr. Ambrogio Nguyên Vân Sî, OFM, Definitore
generale e Fr. Paul Smith, OFM, Ministro
Provinciale della Provincia di Santo Spirito
dell’Australia e tanti altri membri della Famiglia Francescana.
7. Hong Kong - Capitolo elettivo
Il giorno 27 luglio 2008, presso la casa
dei Frati Minori in Kowloon a Hong Kong,
è stato celebrato il Capitolo regionale del-
l’OFS di Hong Kong-Macau. Il Capitolo è
stato presieduto da Lucy Almirañes, Consigliera della Presidenza CIOFS, accompagnata da Fr. Ivan Matić, OFM, Assistente
generale dell’OFS.
Al Capitolo, con i loro Assistenti spirituali, erano presenti circa 70 membri dell’OFS delle quattro Fraternità locali di
Hong Kong e Macau. Hanno partecipato
anche alcuni membri della Fraternità locale
della GiFra di Hong Kong. Nella sessione
elettiva come Ministra regionale dell’OFS è
stata eletta Teresa Wong con altri quattro
membri del Consiglio regionale. Il Capitolo
si è concluso con la celebrazione eucaristica, presieduta da Fr. Ivan Matić, durante la
quale sono stati confermati i neoeletti membri del Consiglio regionale.
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AD CHRONICAM ORDINIS
1. De itineribus Ministri Generalis
1. Visita alla Provincia di Cristo Re
Bologna, Italia, 22-24.05.2008
Nei giorni 22-24 maggio 2008 il Ministro
generale ha visitato la Provincia di Cristo Re
dei Frati Minori in Italia. La Provincia comprende 116 Frati, distribuiti nel territorio
della regione Emilia e Romagna, di cui 8
fuori del territorio. La Visita del Ministro generale, per praticità e per ragioni di tempo, si
è concentrata nella città di Bologna dove ha
sede la Curia provinciale, e dove si trovano
lo Studio Teologico, la Casa di formazione,
il prestigioso “Antoniano” con le molteplici
attività, l’Infermeria provinciale e altre importanti Case della Provincia.
Il Ministro generale, accompagnato dal
Definitore generale italiano, è arrivato a
Bologna nel mattino di giovedì 22, accolto
da Fr. Bruno Bartolini, Ministro provinciale, dai Definitori e dai vari Frati, convenuti
per la Visita. Nella Sala Mostre dell’Antoniano ha avuto luogo l’incontro con tutta la
Fraternità provinciale. L’accoglienza è stata calorosa e la partecipazione dei Frati provenienti da tutta la Provincia è stata quasi al
completo. All’inizio il Ministro provinciale
ha presentato la Provincia nei suoi vari
aspetti, dai dati numerici alla distribuzione
sul territorio e le varie opere e attività che la
contraddistinguono. L’età media dei Frati è
elevata, mancano nuove vocazioni, si sta attuando un ridimensionamento di presenze
che nel triennio porterà la chiusura di 7 Case e l’apertura di una nuova. La Provincia,
entro breve tempo, avrà 12 Case. Il Ministro
provinciale ha comunicato a Fr. José il bisogno dei Frati di sentirsi confermati e sostenuti, a motivo delle difficoltà del momento
e di qualche sofferenza per le chiusure. Non
manca tuttavia la speranza che sospinge
verso qualcosa di nuovo circa la vita fraterna e le prospettive che si stanno aprendo
proprio ora nel cammino delle sei Province
del nord Italia verso una unica nuova Entità.
La Provincia dell’Emilia e Romagna è
conosciuta per le molteplici attività: pensionati per anziani, studentati, laboratorio analisi, case per ferie, e altre varie attività caritative e di assistenza, tra cui alcune in collaborazione con le amministrazioni pubbliche. Ma l’attività principale della Provincia
è l’Antoniano, una grande e complessa
realtà creata 54 anni fa dal noto e intraprendente Fr. Ernesto Caroli. L’Antoniano è una
istituzione apprezzata a livello nazionale ed
anche internazionale, conosciuto soprattutto
per le sue trasmissioni attraverso la Rai e per
il Piccolo Coro, ma che comprende varie iniziative: la grande Mensa del povero,
l’Accademia Antoniana, il Cinema Teatro, il
centro di produzione Video e produzioni
musicali, sala mostre, editoria e altre iniziative di solidarietà.
Il Ministro provinciale ha concluso la
presentazione della Provincia offrendo al
Ministro generale un particolare dono, che
gli ricordi questa Fraternità. Si tratta di una
croce artistica, opera di una scultrice del territorio, Patrizia Garavini, e Fr. Bruno ha motivato la consegna di questo dono come
espressione di affetto e riconoscenza al Ministro generale per la passione che trasmette
nell’animazione della nostra vita fraterna.
Ha preso, quindi, la parola il Ministro generale ringraziando per l’invito e per
l’opportunità di questa visita alla Provincia.
Ha ringraziato pure per i Frati che la Provincia ha messo a disposizione per un servizio all’Ordine e ha ricordato la recente
scomparsa di Fr. Adriano Garuti, che per
lungo tempo è stato a servizio della nostra
Università e di importanti dicasteri della S.
Sede.
L’intervento del Ministro è proseguito a
tutto campo, toccando gli aspetti principali
e vitali dell’Ordine in questo tempo. Ha richiamato il cammino dell’Ordine che in
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questi anni è stato scandito dal programma
La Grazia delle Origini. Ha sottolineato e
spiegato l’importanza dell’ultima tappa del
Centenario: restituire tutto al Signore, restituirgli con la vita il dono della nostra vocazione. Fr. José ha insistito sulla celebrazione
di questo dono, da intendere soprattutto come riconoscenza e come desiderio di vivere
con creatività la fedeltà a tale dono. Tra le sfide che il Ministro generale vede irrinunciabili ora per questa Provincia, ha segnalato con
forza la necessità di un progetto: un Progetto
di vita e missione, elaborato in chiave francescana; un progetto che ci riconduca all’essenziale, un progetto che dovrà essere di tutti. Nell’esortare a concentrarci sull’essenziale, il Ministro ha rimarcato alcuni punti essenziali: la vita di orazione, la dimensione
fraterna e la qualità di vita nelle fraternità, la
formazione iniziale e permanente.
Altro momento forte dell’incontro con la
Fraternità Provinciale è stata la solenne Eucaristia celebrata nella Basilica di S. Antonio. All’omelia Fr. José ha esortato i Frati ad
essere costruttori di relazioni fraterne significative e ad aprire il cuore alla lode e alla
gratitudine.
Due segni sono stati posti all’interno della celebrazione: la raccolta di un’offerta da
parte di tutte le Fraternità della Provincia
per sostenere un progetto in Cina e la consegna della Regola ad ogni frate, da parte
del Ministro generale, con una immagine di
san Francesco che ricorderà ad ognuno questo momento singolare.
Il pranzo per tutti i convenuti è stato servito nella Mensa dell’Antoniano ed è stato un ulteriore momento di fraternità e di festa. Nel
pomeriggio: ancora un incontro con tutti i Frati per un dialogo fraterno col Ministro generale, poi l’incontro con i Guardiani. Tra un incontro e l’altro il Ministro ha visitato il complesso dell’Antoniano, trovando così i vari
operatori al lavoro: chi stava preparando un
DVD, chi stava registrando musica, c’erano
pure i bambini del Piccolo Coro che si stavano esercitando nel canto. Insomma si è potuto
fare un’idea della mole di lavoro che ogni
giorno si svolge in questa ammirevole opera.
Il giorno seguente è stato dedicato, anzitutto, all’incontro con i Frati in formazione
e con i Formatori. Il Ministro ha premesso al
dialogo delle riflessioni su alcuni aspetti della formazione, come il discernimento e
l’accompagnamento. Ricordato che egli
stesso è stato formatore, Fr. José ha insistito
sulla necessità di dare una formazione più incisiva ed esperienziale.Alle 11.30 il Ministro
generale si è recato al Monastero del Corpus
Domini, per incontrare le Clarisse della Federazione che si erano riunite a Bologna per
l’occasione. Anzitutto vi è stata la celebrazione dell’Eucaristia, animata dalle stesse
Sorelle e servita dai giovani Frati. Dopo il
pranzo, l’incontro nel grande coro del monastero. L’accoglienza delle Sorelle è stata calorosa. La Madre Presidente ha salutato Fr.
José e lo ha ringraziato per l’affetto e la cura
paterna con cui segue le Sorelle Povere. Il
Ministro ha rivolto alle Sorelle una esortazione sullo specifico del carisma e della loro
vita, insistendo sulla dimensione fraterna e
sulla centralità della Parola. È seguito un vivace dialogo tra Sorelle e Ministro generale.
Prima di congedarsi dalle Clarisse, il Ministro generale è stato accompagnato nella cappella che custodisce il corpo incorrotto di
Santa Caterina da Bologna. La Santa è seduta e dalla sua sede continua ad essere per le
Clarisse e per i devoti Madre e Protettrice.
Dopo una sosta di devozione e preghiera, il
Ministro ha lasciato il monastero per un altro
appuntamento insolito e piacevole: la visita
al Collegio di Spagna, antica istituzione e
prestigioso edificio che ha sede nel centro
storico di Bologna.
Sabato 24 la giornata è iniziata con la visita e la celebrazione dell’Eucaristia nell’Infermeria provinciale. Il Ministro generale si
è rivolto ai Frati anziani e ammalati con particolare calore e affetto, sottolineando
l’importanza della loro presenza nella Fraternità provinciale. Ha affermato con vigore
che ognuno di loro trasmette alla Fraternità il
messaggio credibile della fedeltà di un’intera vita. Ha esortato a considerare quanto sia
importante per la Provincia l’offerta della
preghiera, della anzianità e della sofferenza,
come preziosa intercessione. Durante la celebrazione qualche Frate è intervenuto dopo
le parole del Ministro generale e apertamente lo ha ringraziato per l’amore che nutre per
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i Frati anziani o malati e per la Lettera pasquale dedicata agli anziani.
Dopo l’Infermeria il Ministro generale si
è recato presso lo Studio teologico per incontrare il Consiglio Regionale dell’OFS. Dopo
i saluti e le presentazioni si è passati alla condivisione sul cammino delle Fraternità e del
Consiglio regionale. Si è parlato degli effetti
positivi emersi dopo il passaggio all’OFS
unitario. Sono state segnalate anche delle
difficoltà e resistenze, che, però, non costituiscono impedimento a proseguire.
Il programma di questa ultima giornata di
visita è stato intenso e così, subito dopo
l’OFS, il Ministro si è incontrato i Frati “under ten”. Nell’intervento il Ministro generale
ha insistito sui temi dell’accompagnamento
personalizzato, sulla necessità del progetto
di vita e sul valore dello studio. È seguito un
dialogo fraterno con i giovani Frati, fino a
che il tempo lo ha permesso. Ancora un appuntamento importante attendeva, infatti, il
Ministro generale: l’incontro con il Definitorio provinciale. L’incontro è avvenuto presso
la Curia provinciale e si è entrati subito nel
merito con una valutazione della vita della
Provincia e delle prospettive future. Dopo
una condivisione sui momenti vissuti durante la Visita e sui problemi emersi, il Ministro
ha esortato il Definitorio a fare ogni sforzo
per una efficace animazione dei Frati; ha raccomandato di curare l’animazione vocazionale ed ha incoraggiato a proseguire fiduciosi il cammino avviato di forte collaborazione
con le altre Province del Nord Italia.
Con il Definitorio provinciale riunito si è
conclusa la Visita del Ministro generale. Una
visita intensa nel ritmo e negli incontri, ma
alquanto piacevole, poiché non sono mancati il tempo e le occasioni per la condivisione
e per contatti fraterni, anche al di là di quanto era stato efficacemente programmato.
FR. MARIO FAVRETTO
2. Visita a diversas Entidades
de CONFRES (España)
El Ministro general ha realizado la visita
fraterna a algunas entidades de la Conferencia hispano-portuguesa, entre la última se-
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mana de mayo y la primera de junio de 2008.
En esta ocasión ha servido de marco a la visita, tanto al principio como al final, el Congreso de Presidentas de Federaciones y Delegadas de las Concepcionistas Franciscanas,
celebrado en Toledo del 25 de mayo al 4 de
junio de 2008, en el contexto de las celebraciones del VIII Centenario de la fundación de
la Orden de los Hermanos Menores.
El Ministro general, acompañado del
Definidor de zona, Fr. Miguel Vallecillo,
partía desde Roma con destino a Madrid a
últimas horas del día 24 de mayo. En el aeropuerto nos esperaban el Guardián de San
Juan de los Reyes, de Toledo, Fr. Antonio de
la Presilla, y Fr. Pedro Botía, que nos trasladaron a Toledo, a donde llegamos entrada la
noche. Después de descansar un poco y saludar a los hermanos se concluyó la jornada.
Congreso
de las Concepcionistas en Toledo
El día siguiente, 25, era domingo y, además, solemnidad del Corpus Christi en Toledo. El tradicional esplendor de la solemnidad y la belleza de la histórica ciudad, engalanada singularmente para “su” fiesta
principal, aconsejaban participar en ella.
Por la mañana, con los hermanos de la fraternidad, nos trasladamos a la catedral para
participar en la celebración. El Sr. Cardenal,
D. Antonio Cañizares, invitó al Ministro general a ocupar un puesto de honor, tanto en
la concelebración de la Eucaristía como en
la posterior procesión.
Por la tarde, se trasladó al protomonasterio de la Concepción, que conserva los restos de Santa Beatriz de Silva, fundadora de
la Orden de la Inmaculada Concepción, y
sede del Congreso. A las 18’00 comenzó la
solemne celebración de la Eucaristía, con la
posterior procesión del Santísimo Sacramento por los claustros del monasterio, ambientado con motivos eucarísticos.
A continuación tuvo lugar la apertura del
Congreso, con palabras de saludo y discurso inaugural, seguido de la cena con las hermanas.
El día 26 fue dedicado por entero a participar en las tareas del Congreso. Se inició
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con la celebración de la oración de laudes y la
eucaristía. Las sesiones congresuales se
abrieron con la ponencia del Ministro general
que llevaba por título Celebramos y vivimos
juntos el misterio de la Concepción Inmaculada de María. El resto de la mañana se utilizó en trabajar en grupos los aspectos carismáticos y experienciales de la ponencia. Por la
tarde la asamblea comenzó a poner en común
la reflexión y a apuntar algunos aspectos que
serían objeto de las propuestas finales. En la
última parte de la tarde el Ministro hizo una
introducción al tema de la formación.
El día 27, por la mañana, acompañados
por el P. Guardián, visitamos los dos monasterios de clarisas, santa Clara y santa Isabel, y el de san Antonio, de las hermanas de
la TOR, así como el museo de las religiosas
dominicas. A primeras horas de la tarde, se
despidió de la comunidad de San Juan de los
Reyes y viajamos a Madrid, para visitar la
Custodia de San Francisco Solano, a cuya
sede, la parroquia del Cristo de la Paz, llegamos a media tarde, donde fuimos recibidos por el P. Custodio, Fr. Dionisio Fernández y la fraternidad.
Visita a la Custodia
de San Francisco Solano
Todo el día 28 de mayo fue dedicado a visitar a los hermanos de la Custodia así como
a acompañar sus actividades pastorales. La
jornada comenzó con el rezo de laudes comunitarios. A las 10 de la mañana el Ministro general, acompañado del Definidor y del
Custodio, visitó la comunidad de clarisas de
Carabanchel. Fue un encuentro sencillo,
fraterno y gozoso, con una breve oración en
el coro conventual, unas palabras de saludo
y aliento y la foto conclusiva.
Mientras, fueron llegando los hermanos
que venían de las fraternidades de Zaragoza
y Logroño. A las 12’00 fue el encuentro. El
P. Dionisio dio la bienvenida y presentó a
los hermanos de la Custodia así como las
actividades pastorales que llevan adelante
en las tres fraternidades que la componen,
subrayando la actividad parroquial, la pastoral de la salud y su integración en la marcha de la Conferencia.
El Ministro quiso acentuar el carácter
fraterno y sencillo del encuentro. Habló del
VIII Centenario que estamos celebrando y
recordó las exigencias prácticas que para
nuestra vida comporta en sus tres momentos
programáticos. El Ministro presentó un movimiento de renovación en forma de antítesis binaria: profundidad – horizontalidad, el
símbolo – la insignificancia, lo individual –
lo fraterno, la radicalidad – la mediocridad,
y recordó la necesidad de resituar el carisma
en estructuras adecuadas. A continuación se
produjo un diálogo abierto y muy directo
entre los hermanos y el Ministro general.
Por la tarde, después de la sesión fotográfica y del descanso, se encontró con los
hermanos de la OFS y los grupos parroquiales. Tanto el Custodio como el párroco, presentaron a los seglares que habían venido y
las actividades de la parroquia.
El Ministro comenzó hablando del tema
de la colaboración con los laicos y después
les exhortó a vivir de la Palabra en su compromiso cristiano. Sin solución de continuidad, los laicos entraron en un vivo diálogo
preguntando sobre la OFS en España, la crisis social actual, la juventud, etc.
A las 20’00 se celebró la Eucaristía con
los grupos parroquiales, religiosas y fieles,
acompañándonos algunos sacerdotes de parroquias vecinas. Con la cena fraterna se puso fin a un día intenso.
El día 29 se abrió con el rezo matutino
comunitario y las despedidas. Nos trasladamos, a continuación, a la casa interprovincial Cardenal Cisneros donde saludamos y
compartimos la mesa con la fraternidad, sirviendo de descanso y separación entre las
dos visitas. Por la tarde, ya empezaba una
nueva visita, esta vez a la Provincia de San
Gregorio Magno de Castilla.
Visita a la Provincia
de San Gregorio Magno de Castilla
Al atardecer del día 29 de mayo llegábamos a la sede madrileña de la Curia provincial, donde el Ministro general y el Definidor de zona fueron recibidos por el Ministro
provincial, Fr. Pedro Ruano, el Guardián,
Fr. José María Sainz y el resto de la fraterni-
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AD CHRONICAM ORDINIS
dad. Después de compartir la cena y la recreación, se retiraron a descansar, en previsión de la intensa jornada que les esperaba
el día siguiente.
El día 30 era el central de la visita. Salimos con presteza hacia Arenas de San Pedro, centro espiritual de la Provincia, que
custodia los retos de San Pedro de Alcántara, a donde llegamos sobre las 10’30. Como
es normal, tras los saludos, se tuvo a las
11’00 el encuentro con los hermanos de la
Provincia que vinieron en una amplia y generosa representación. En su capilla, ante el
santo reformador de la vida franciscana, el
encuentro se abrió con una oración de resonancias seráficas bien preparada al efecto.
El Ministro provincial abrió el acto con palabras de saludo y acogida, compartiendo y
exponiendo la vida de la Provincia. En su
aspecto histórico, desde sus orígenes en Filipinas con Colegios misioneros en España,
la Provincia presenta y ofrece a la Orden un
hermoso ramillete de misioneros, mártires,
beatos y santos. En lo referente al presente,
comentó las estadísticas y la amplia gama
de trabajos y actividades pastorales que desarrollan los hermanos.
El Ministro general comenzó agradeciendo los servicios que prestan a la Orden
algunos hermanos de la Provincia. El marco
del VIII Centenario nos ayuda a poner el
Evangelio en el corazón de nuestro proyecto de vida. Una serie de actitudes, como la
búsqueda, la escucha, el discernimiento y la
conversión constituyen elementos necesarios para refundar nuestra vida y misión. Estamos llamados a releer el carisma, a revisar
nuestras estructuras, tanto materiales como
mentales, terminando con una exhortación:
poner en el centro de la vida la Palabra. Estas provocaciones animaron a los hermanos
a participar en un diálogo animado e incisivo en el que el Ministro pudo continuar iluminando a los hermanos con su magisterio.
A las 13’00 se celebró la Eucaristía, precedida de una procesión litánica, con la que
los santos de la Iglesia, sobre todo los franciscanos, nos acompañaron hasta el altar de
la capilla real donde reposan los restos de
San Pedro de Alcántara. En ese marco se hizo la renovación de la profesión religiosa y
333
el Ministro entregó la Regla a cada uno de
los presentes.
A la comida, fraterna y festiva, asistieron
los dos sacerdotes del pueblo. Después, y
guiados por el Guardián, Fr. Julio Herranz,
visitamos la iglesia y el museo franciscano
de la Provincia.
Ya por la tarde, a las 4’30, visitamos, en
el pueblo, la Residencia de Ancianos que la
Provincia tiene como obra social y que dirigen las Hermanas Alcantarinas. Continuando con el programa, nos trasladamos a la
Puebla de Montalbán, llegando a las 7’30 de
la tarde. Recibidos por el Guardián, Fr. Victorino Terradillos, pasamos al Colegio, donde el claustro de profesores esperaba al Ministro general. Tanto el director como un representante del profesorado tomaron la palabra para saludarlo y exponer la situación
del colegio. El Ministro, en su intervención,
se centró en la finalidad de un colegio religioso y en las características que debe tener
la educación franciscana. Tras el encuentro,
se hizo la foto para el recuerdo y se compartió una cena, volviendo a Madrid al final del
día.
El día 31 se dedicó a los miembros de la
Familia Franciscana. A las 10’30 se tuvo en
el encuentro con las hermanas contemplativas. Con la bienvenida del Guardián y el saludo del Ministro provincial, las Presidentas de las Clarisas, Concepcionistas y de la
Tercera Orden Regular fueron presentando
sus respectivas federaciones con la problemática que tienen y los medios para afrontar
los desafíos.
El Ministro general disertó sobre los elementos comunes de nuestra espiritualidad.
Las hermanas, en el turno del diálogo, formularon diversas preguntas sobre la formación, la importancia de la Palabra, las relaciones mutuas y sobre el VIII Centenario.
La mañana se concluyó con la celebración
de la Eucaristía y la comida fraterna.
Tras el necesario descanso, a las 17’30 se
tuvo el encuentro con los hermanos de la
OFS, que asistieron en gran número de las
dos zonas, la de Madrid y la de Castilla. En
el mismo, se encontraba la Ministra general
de la OFS, Hna. Encarnita del Pozo, que dirigió unas palabras de bienvenida al Minis-
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tro general y quiso asistir como un miembro
más de la fraternidad madrileña. Los Ministros de zona saludaron y expusieron el estado de sus fraternidades. La respuesta del
Ministro se centró en valorar lo positivo,
que el carisma franciscano lo poseemos todos juntos, y que debemos ser sacramento
de fraternidad. Subrayó el hecho de caminar
juntos, la unidad en la diversidad, la secularidad y el sentido de pertenencia, como elementos propios del franciscano seglar. Después del diálogo, se terminó con una oración y un ágape fraterno.
A las 8’30 nos trasladamos a la cercana
ciudad de Alcorcón, para visitar aquella fraternidad, donde los hermanos llevan la parroquia de S. Pedro Bautista. Vimos las instalaciones parroquiales y cenamos con la fraternidad, volviendo a Madrid al final del día.
El día 1 de junio, último día de visita, se
aprovechó para tener la reunión con el Definitorio provincial y conocer más de cerca la
marcha de la Provincia, sus proyectos y realidad. Al ser domingo, se concluyó la visita con la celebración de la Eucaristía a las
12’00 con los fieles de la parroquia.
El día 3 por la tarde el Ministro, acompañado del Definidor, regresó a Toledo para
asistir al día siguiente a la clausura del Congreso de las Hermanas Concepcionistas. El
día 4 por la mañana presidió, en el protomonasterio de la Concepción, el acto de clausura y la Eucaristía final. En ella entregó a cada
una de las hermanas participantes un precioso icono de Santa Beatriz de Silva, pintado en
Asís, como signo de comunión y recuerdo de
este primer Congreso. A la comida fraterna
conclusiva asistió también la fraternidad del
convento de San Juan de los Reyes.
Visita a la Provincia de Arantzazu
A primeras horas de la tarde del día 4 de
junio, el Ministro general y el Definidor, se
trasladaron a Madrid, llegando sobre las
17’00 al convento de San Fermín de los Navarros. Recibidos por el Ministro provincial, Fr. José María Arregui, saludó a la comunidad y, tras una breve pausa de reposo,
continuó el viaje hacia Valladolid, pasando
previamente por la histórica ciudad de Tor-
desillas, donde se detuvo para saludar a la
comunidad de Clarisas y conocer el magnífico convento de Santa Clara, de principios
del siglo XV, pudiendo decir que todo el
conjunto monumental es un museo habitado por almas contemplativas.
Sobre las 21’00 llegamos al convento de
Valladolid, donde, recibidos por el Guardián
y comunidad, departió con los hermanos y,
tras la cena, vino el merecido descanso.
El primer acto del día 5 fue ir a hacer una
visita de cortesía a las 9’00 de la mañana al
Sr. Arzobispo, D. Braulio Rodríguez. Después, a las 10’30, se celebró el encuentro
con los hermanos, hermanas contemplativas, OFS y grupos de laicos de esta zona
castellana de la Provincia. La gran cripta,
completamente llena, fue el marco que acogió el encuentro del Ministro con la Familia
Franciscana en su múltiple expresividad y
riqueza de un mismo carisma. Se entronizó
la Palabra de Dios y el Ministro provincial
dio a todos la bienvenida. Después las Presidentas de las Clarisas y Concepcionistas
presentaron el estado de sus Federaciones,
así como el Ministro de la OFS. El Ministro
general habló de la centralidad de la Palabra
en nuestra vida y la relación que tuvo San
Francisco con ella. La Eucaristía, fraterna,
compartida y muy sentida, en la que el Ministro entregó a cada hermano un ejemplar
de la Regla, cerró esta primera parte.
Después de compartir todos los asistentes
la comida, a las 4’30 se reanudó el encuentro.
En esta sesión el Ministro presentó el VIII
Centenario e invitó a celebrarlo en familia. El
diálogo posterior, rico y variado, tocó muchas cuestiones que afectaban a la vida de las
diversas Órdenes allí representadas.
A las 18’30 se emprendía viaje hacia el
santuario mariano de Arantzazu, corazón
espiritual y centro funcional y de referencia
de la Provincia. A pesar de la hora avanzada, nos esperaba el Guardián, Fr. Telesforo
Zuriarrain, y algunos hermanos, que nos
dieron la bienvenida y nos acompañaron
hasta la hora del descanso.
El 6 de junio estaba programado para el
encuentro con los hermanos de la Provincia
de la zona vasco-cantábrica. Acompañado
del Ministro provincial y el Guardián,
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mientras iban llegando los hermanos, el Ministro general visitó algunas dependencias
del gran convento, su estructura colgada sobre la roca, la cripta y la Casa de Espiritualidad, sencilla y bellamente restaurada, que
acogería el encuentro. Éste comenzó a las
10’30, con una gran asistencia de hermanos.
Después de entronizar la Regla y la presentación del Ministro provincial, tomó la palabra el Ministro general para hablar de la
misión como la razón de nuestro existir como franciscanos, qué es evangelizar, actitudes ante este ministerio, cómo dialogar con
la cultura del fragmento, qué características
debe tener la evangelización franciscana
hoy. Un tema tan actual e importante abrió
el camino para un incisivo como interesante diálogo con los hermanos.
A continuación, en el gran coro conventual de la basílica, compartimos la presencia
del Señor en su Palabra y en la Eucaristía,
realzada por la música litúrgica y las buenas
voces de los hermanos, aspecto por el que el
santuario tiene fama en la región, y en la que
el Ministro general entregó a cada hermano
un ejemplar de nuestra Regla, concluyendo
con el himno a Ntra. Sra. de Arantzazu.
Después de la comida y el breve descanso, se celebró la reunión con el Definitorio
provincial. Se presentó el estado de la Provincia y sus peculiaridades así como las circunstancias actuales que caracterizan su
diario devenir y los retos que tiene por delante.
A las 4’30 se tuvo la segunda sesión con
los hermanos. Este fue un encuentro menos
formal con un carácter más abierto y directo en el diálogo con el Ministro general. El
Definidor general dirigió también unas palabras de saludo y resaltó las actividades y
servicios, muy apreciados, que la Provincia
presta al franciscanismo en la Conferencia y
en la Orden.
Al término de esta sesión, vinieron las
despedidas y saludos últimos. Acto seguido
el Ministro general, con sus colaboradores,
se trasladaron al Centro por la Paz, “Baketi”, que los franciscanos inauguraron hace
dos años, situado en el entorno del santuario. Allí saludó al director y a los colaboradores que le explicaron su funcionamiento y
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proyección en la sociedad vasca, con cursos, producción de materiales y formación
en la resolución de conflictos.
El día iba ya declinando y, después de la
intensa y apretada jornada, sirvió de relax la
visita al santuario de Loyola. Allí esperaba
un padre jesuita que, con competencia y
amabilidad, nos acompañó en la visita a la
Santa Casa, donde nació san Ignacio de Loyola, y a la espléndida basílica barroca, con
sus exactas y acertadas explicaciones.
De Azpeitia a Zarauz no hay mucho trayecto, y estaba previsto ir a visitar a los hermanos en aquel bonito e histórico convento
junto al mar Cantábrico. Visitamos sus dependencias, coro e iglesia, así como su hermosa biblioteca. Después de cenar, el Ministro general compartió un buen tiempo de
esparcimiento con los hermanos, tras de lo
cual regresamos al santuario de Arantzazu,
bien entrada la noche.
El día 7 de junio, el Ministro general concedió algunas entrevistas para la prensa a
primeras horas de la mañana, de modo que,
para las 10’30, pudiera presidir la Eucaristía, en la basílica, con las hermanas contemplativas, Clarisas y Concepcionistas. Otro
encuentro gozoso que las hermanas propiciaron con su gran asistencia en número así
como con su actitud alegre, fraterna y cercana. Terminada la celebración, el Ministro
general visitó a los hermanos de la enfermería del convento, a los que saludó y con los
que conversó durante algún tiempo. Con la
foto de grupo con todas las religiosas en la
explanada del santuario, comenzó la subida
al nuevo y espacioso edificio cercano al
mismo, el Gandiaga Topagunea, pensado
para congresos, reuniones y encuentros,
donde a las 12’30 tuvo lugar el encuentro.
La presidenta de las Clarisas presentó a
esta zona de la Federación, haciendo hincapié en el camino de comunión que van haciendo, mientras que la presidenta de las
Concepcionistas hizo lo propio con la suya,
agradeciendo a los hermanos su ayuda y
asistencia y constatando la perfecta sintonía
de todos los monasterios con la Orden Franciscana.
El Ministro general, manifestó su satisfacción por compartir juntos el carisma, y se
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centró luego en el Año de la Palabra, afirmando que ésta es el libro de nuestra formación, explicitando el método para hacer una
lectura orante de la misma. Como es usual,
las hermanas se interesaron vivamente por
este tema que les es tan cercano y propio de
su vocación peculiar contemplativa, dando
lugar a un estimulante diálogo que manifestó el interés por la vivencia de su vocación
específica franciscana, tanto en la oración,
la contemplación, la lectura orante de la palabra, la fraternidad y la clausura.
En uno de los salones del moderno edificio se sirvió el almuerzo, para reanudar el
encuentro a las 16’00 que consistió en un
turno libre de intervenciones en el que se
trataron diversos temas y se dieron informaciones sobre la vida de la Orden y sus proyectos, que las hermanas siguen con interés.
A su término, hubo unos momentos en que
la representación de la OFS de la zona compartió la reunión con las hermanas contemplativas; después el Ministro general se encontró con el grupo de franciscanos seglares
que vinieron para saludarlo, entre los que se
encontraba el Ministro nacional y, naturalmente, el local. La complementariedad del
carisma, el contexto secular, la necesidad de
la formación para estar presentes en los foros sociales, el sentido de pertenencia, el papel del asistente espiritual … fueron puntos
que se tocaron en el encuentro.
Sobre las 6’30 de la tarde terminaba el
encuentro y, prácticamente, la visita a la
Provincia, y se hacía el equipaje para marchar al convento de Bermeo, sede de la Enfermeria provincial. Este convento, recientemente recuperado, se ha dedicado para
atender con especial atención a los hermanos mayores y enfermos, con los que se
compartió la cena y la conversación. Después de visitar sus dependencias, el Ministro compartió un buen tiempo con la fraternidad antes de ir a descansar.
El día 8, con las primeras luces del día, el
Ministro general se despidió de los hermanos
y, acompañado del Ministro provincial que
nos acompañó al aeropuerto de Bilbao, emprendió el viaje de regreso a Roma. Laus Deo.
FR. MIGUEL VALLECILLO, OFM
3. Visite à la Province de saint Benoît
l’Africain du Congo
Lubumbashi , RDC, 16-22.06.2008
Du 17 au 23 Juin 2008, le Ministre général, Frère José Rodriguez Carballo accompagné par le Définiteur général pour
l’Afrique et le Moyen Orient, Frère Amaral
Bernardo Amaral, a effectué une visite fraternelle aux Frères de la Province saint Benoît l’Africain de la République démocratique du Congo. Il s’agit de la plus grande
Province franciscaine sur le continent africain, elle s’étend sur un vaste territoire dans
4 régions de cet immense pays africain:
Kinshasa, Kasai (Mbuji-Mayi), Katanga
(Lubumbashi) et Kivu. La Province est favorisée par la grâce de nombreuses vocations, comptant, actuellement plus de 220
Frères en y incluant aussi 63 profès simples
et 11 novices. Cette année, il y a 15 postulants. La moyenne d’âge de la Province est
de 40 ans. La Province investit le meilleur
d’elle-même en personnel et en finances
dans la formation initiale.
Les grandes distances, l’absence
presque totale de routes, et les coûts très élevés des voyages aériens rendent la communication difficile et paralysent le service
d’animation des différentes régions de la
Province.
Pour encourager au maximum la possibilité de rencontrer la plus grande partie des
Frères, la visite du Ministre général fut organisée en quatre endroits : Kinshasa, Mbuji-Mayi, Lubumbashi et Kolwezi.
À cause de la brièveté du temps, il ne fut
pas possible de rendre visite aux Frères de la
région du Kivu, à l’Est du pays.
Visite à Kinshasa
Le 16 juin 2008 nous sommes arrivés à
l’Aéroport de Kinshasa, à 19hs.15m, heure
locale par le Vol de la Brussels airlines. Le
voyage s’est déroulé sans problèmes ni retards. De l’Aéroport nous avons poursuivi
vers la Fraternité St Maximilien Kolbe, sur
l’avenue Av. By Pass 10484/Lemba- Kinshasa 1, la Maison de nos étudiants.
La visite a commencé dans la Chapelle
de la Fraternité par la prière et la bénédic-
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tion du Ministre aux Frères, suivi par la cérémonie traditionnelle d’accueil et de saluts. Après le repas du soir, ils nous ont
conduits à la Maison d’accueil des Pères du
Sacré Cœur où nous avons passé la nuit.
Le 17 juin à 6h.30 du matin nous avons
eu la célébration communautaire des
Laudes dans la chapelle de la fraternité, suivie par le petit –déjeuner et la réunion du
Ministre général avec la Fraternité locale. Il
y a eu beaucoup de participation sur les
thèmes abordés : la situation générale de
l’Ordre aujourd’hui ; le chemin de la célébration de la Grâces des Origines, la restructuration de la Province du Congo
(RDC), etc. Malheureusement, la rencontre
dut s’interrompre car nous devions poursuivre vers le lieu de la rencontre avec la Famille franciscaine et la Célébration eucharistique dans la belle et accueillante Chapelle de la Maison d’Études des Frères Mineurs Capucins.
On notait la présence à la célébration
d’un évêque capucin, Ex-Provincial du
Congo et de nombreux membres de différentes Congrégations et Instituts religieux
franciscains masculins et féminins qui travaillent à Kinshasa et d’un groupe important de l’Ordre franciscain séculier et de la
Jeunesse franciscaine.
Un groupe choral animait la célébration
eucharistique en liturgie zaïroise, avec de
très beaux chants très bien exécutés.
Après la messe, on a servi un repas que
nous avons dû consommer à toute vitesse
car il était déjà l’heure de partir vers
l’Aéroport, où nous prendrions le vol pour
Mbuji-Mayi.
Visite à Mbuji-Mayi
Le 17 juin 2008: Le vol de Kinshasa à
Mbuji-Mayi prévu pour 13.40, est parti
avec un retard d’environ 1 heure et dura
plus ou moins deux heures. Nous sommes
arrivés au crépuscule et il n’y avait pas de
lumière électrique à l’Aéroport de la ville
des diamants. Un nombreux groupe de
Frères, de Sœurs de différentes congrégations franciscaines et de nombreux laïcs de
l’OFS nous attendaient à l’Aéroport avec
leurs vêtements colorés, des fleurs, des
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chants, des danses pour accueillir le successeur du Père saint François qui leur rendait
visite. Grâce aux membres de l’OFS qui travaillent à l’Aéroport, les formalités policières de contrôle des passeports furent facilitées.
De l’Aéroport jusqu’à la « Colline sacrée » nous avons dû traverser toute la ville
plongée dans la pénombre. Il y avait une
foule immense dans les rues. La « Colline
sacrée » est un vaste terrain qui fut acquis
par Père François Lufuluabo dans un quartier périphérique de la ville pour la
construction des maisons de Formation de
la famille franciscaine, des Frères et de différentes Congrégations franciscaines. Sur
la colline se trouve la Maison de Postulat
des Frères à Lukelenge, le Monastère des
Clarisses, le Noviciat et le Postulat des
Sœurs franciscaines Stigmatines, le Noviciat des Sœurs Franciscaines Missionnaires
du Règne du Christ, le Noviciat des Sœurs
franciscaines Missionnaires du Royaume
de l’Évangile ; le Noviciat des Franciscains
Trinitaires ; le Séminaire diocésain, etc.
Les Clarisses, une communauté de trente Sœurs très jeunes, se présentèrent à
l’entrée du Monastère pour accueillir avec
joie le Ministre général, ensuite ce sont les
Sœurs Stigmatines qui nous ouvrirent les
portes du Couvent pour une brève prière
dans la Chapelle du Noviciat. Nous sommes
ensuite arrivés au Postulat de Lukelenge où
on avait préparé le repas du soir avec l’aide
des Sœurs Stigmatines. Après le salut animé
par les 11 postulants au son de chants accompagnés par l’accordéon, suivit le repas.
Vers 20hrs30, il y eut la rencontre du Ministre avec 22 Frères venus de toutes les fraternités de la région du Kasai. Il y eut une
bonne participation dans les discussions des
thèmes sur la restructuration de la Province,
les difficultés économiques que les Frères
affrontent, la situation de l’Ordre dans le
monde d’aujourd’hui, la célébration du
8ème Centenaire de la fondation de l’Ordre
et du charisme franciscain, l’itinéraire de la
Grâce des Origines, l’internationalité et la
dimension multiculturelle de l’Ordre, etc.
Étant déjà tard, et parce que le matin suivant
le programme commençait très tôt nous
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avons dû interrompre la réunion pour le repos. Le Ministre général, le Définiteur général et le Ministre provincial ont passé la
nuit dans l’hôtellerie du Monastère des
Sœurs Clarisses.
Le 18 juin 2008: Le jour commença très
tôt par la Célébration eucharistique avec la
Famille franciscaine dans l’Église du Monastère des Clarisses. La messe a commencé à 6hrs30 et déjà l’Église était pleine de
nombreux religieux et religieuses de la Famille franciscaine. La liturgie fut animée
par les Sœurs Clarisses, qui exécutèrent des
chants et des danses religieuses très bien encadrés selon la culture et le tempérament
africain. Le Ministre a aussi parlé du besoin
de rendre plus étroits l’unité, la complémentarité et la collaboration de toute la Famille franciscaine sur base du charisme et
de la spiritualité commune hérités de saint
François et de sainte Claire, en respectant
cependant l’immense richesse de la diversité. Seulement unis nous pourrons présenter
avec beaucoup de sens le message de Fraternité, de paix et de réconciliation si nécessaire dans notre monde déchiré par les
guerres et les divisions qui causent toutes
sortes de souffrance. Il présenta brièvement
l’itinéraire de célébration des 800 ans
d’approbation officielle par le Pape en 2009
du projet évangélique de vie de saint François et de ses compagnons. Après la messe
et le petit-déjeuner, le Ministre est allé rencontrer les jeunes postulants qui ont démontré un grand intérêt et participation. À
8,30hs, nous partions vers l’Aéroport en
passant par la maison de l’Archevêque de
Mbuji-May qui a accueilli le Ministre avec
beaucoup de joie et d’amabilité, en lui démontrant sa satisfaction pour le travail des
Frères dans sonArchevêché. De là nous partions vers l’Aéroport où nous prendrions le
vol pour Lumumbashi à 11 heures. La famille franciscaine était aussi présente pour
les adieux au Ministre général.
Le vol se déroula selon l’horaire prévu.
Visite à Lubumbashi
Le 18 juin 2008: Il était déjà près de 13.
heures quand l’avion de la CAA venant de
Mbuji-Mayi a atterri sur l’Aéroport de Lu-
bumbashi au Katanga. Les Frères accompagnés par un grand groupe de religieux et de
laïcs de la Famille franciscaine ont accueilli le
Ministre général avec grand enthousiasme.
On organisa un cortège de voitures depuis
l’Aéroport jusqu’à l’Économat provincial
dans la ville de Lubumbashi et là on fit une
brève cérémonie de salutation avant le repas.
Après la sieste, il y eut la visite à Mgr
l’Archevêque Songa-Songa de l’Archevêché
de Lubumbashi. La réception fut très cordiale. Ensuite ce fut la visite au Noviciat. Le Ministre a rencontré les Novices qui ont montré
un grand intérêt à connaître la situation de
l’Ordre et des Frères à travers le monde. Ce
fut une rencontre bien participée. Ensuite le
Ministre général a rencontré la nouvelle
Équipe de formation du Noviciat à laquelle il
adressé des mots d’encouragement et a insisté sur l’importance d’initier les jeunes novices aux valeurs de la vie consacrée et franciscaine, sur le besoin d’accompagnement et
de discernement vocationnel bien fait, en
donnant une plus grande attention à la qualité
de vie plutôt qu’à la quantité.
Après le repas du soir nous sommes rentrés à l’Économat pour le repos de la nuit.
Visite à Kolwezi, Maison d’Étude
de Philosophie et Théologie
Le 19 juin 2008: après la prière du matin
et le petit-déjeuner, nous sommes partis
vers l’Aéroport pour prendre le vol qui nous
conduirait à Kolwezi, la ville minière. C’est
là que se trouve le Scolasticat João XIII, où
séjournent les jeunes Frères de profession
simple pour les études de Philosophie et
Théologie. À Kolwezi, il ya actuellement
63 étudiants et 10 formateurs.
Après une heure 45 de vol dans un petit
avion de 15 places, nous atterrissons sur
l’Aéroport de Kolwezi vers 11 heures. À
l’Aéroport, il y avait le Gardien, Frère
Georges Mbeya avec le groupe des Formateurs, des religieuses et des familles de
l’Ordre franciscain séculier, qui s’approchèrent de l’avion pour offrir un bouquet de
fleurs au Ministre Général. Terminées les
formalités du contrôle des passeports nous
suivons en caravane vers la ville, à environ
20 km de l’Aéroport.
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De nombreux Frères, des Sœurs de différentes Congrégations franciscaines et des
familles de l’OFS accueillirent le Ministre
général avec beaucoup de joie et le conduisirent immédiatement à la grande Chapelle
de la Fraternité où eurent lieu le salut et la
bénédiction.
Le 20 juin 2008: Après la célébration de
l’Eucharistie, le Ministre se réunit avec les
étudiants, 63 jeunes Frères profès simples.
La rencontre fit bien participée. Les jeunes
Frères se montrèrent curieux de connaître la
situation actuelle de l’Ordre dans le monde,
les vocations, les projets missionnaires, la
préparation du Chapitre, la célébration du
8ème Centenaire de la Fondation de
l’Ordre, l’Année franciscaine, etc. Le Ministre a développé avec eux les grands
thèmes d’actualité dans l’Ordre : la refondation de l’Ordre, l’itinéraire de la grâce des
Origines, le retour à l’essentiel de notre charisme et la spiritualité franciscaine,
l’importance d’une solide formation intégrale qui embrasse toutes les dimensions de
la personne, humaine et intellectuelle et spirituelle pour être à la hauteur de répondre
aux défis actuels de la société et de l’Église.
Ensuite ce fut la rencontre avec les formateurs où on insista sur le besoin d’un accompagnement sérieux et d’un discernement exigeant selon les critères des valeurs
de la vie consacrée et du charisme et de la
spiritualité franciscaine.
L’après-midi, le Pape rencontra la Famille franciscaine, un groupe assez important de religieux et de diverses Fraternités
de l’Ordre Franciscain Séculier et de la Jeunesse franciscaine existant dans différents
quartiers de la ville.
À la fin de l’après-midi eut lieu la concélébration solennelle de l’Eucharistie avec
toute la Famille franciscaine dans la Chapelle du Scolasticat. La liturgie fut animée
par les étudiants. Après le repas festif fut offert à tous les présents dans le réfectoire des
étudiants.
Ce fut à ce moment-là que le Ministre général communiqua aux Frères la nouvelle
de l’aggravation de l’état de santé de son père interné aux soins intensifs (UTI) d’un hôpital en Espagne. Les jeunes Frères mani-
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festèrent avec des gestes simples mais significatifs leur communion et solidarité fraternelle avec le Ministre dans sa douleur. Ils
essayèrent tous de l’entourer de leur présence, pour qu’il ne se sente pas seul en ces moments difficiles.
Le 21 juin 2008: Après la messe célébrée
le matin, nous avons suivi vers l’Aéroport
de Kolwezi pour prendre le vol de retour à
Lubumbashi.
L’après-midi, le Ministre s’est réuni avec
le Définitoire provincial auquel il a donné des
instructions claires sur l’importance de
l’animation de la vie et de la mission des
Frères de la Province, la formation permanente comme priorité des priorités parce que
d’elle dépend toute la vie et la rénovation de
la vie des Frères, par ce qu’elle est l’humus de
la formation initiale ; la nécessité
d’approfondir la réflexion déjà commencée
sur la restructuration de la Province, en explicitant des critères valables basés sur des valeurs évangéliques et franciscaines. Cette réflexion faite à partir de la base, sera recueillie
dan une synthèse élaborée par la Commission
provinciale et présentée à l’Assemblée provinciale (qui pourrait être le Chapitre provincial intermédiaire), qui mûrira la réflexion et
présentera des propositions concrètes au Ministre général et à son Définitoire. Ceux-ci,
pour leur part, étudieront les pas à donner par
la suite, pouvant, si nécessaire, nommer un
délégué spécial du Ministre général pour
suivre de près le processus.
Le 22 juin 2008: le matin, le Ministre général a présidé la célébration de l’Eucharistie
avec la Famille franciscaine réunie en grand
nombre au Noviciat. La liturgie fut bien préparée et vécue par les différents groupes de la
Famille franciscaine. Terminée la Messe la
rencontre se poursuivit par des questions et
réponses. La participation fut intense. La visite du Ministre général à la Province de saint
Benoît l’Africain du Congo RDC se termina
officiellement par un grand repas de confraternisation.
Le 23 juin 2008: voyage de Lubumbashi
à Nairobi et début de la visite à la Province
de saint François.
FR. AMARAL BERNARDO AMARAL, OFM
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4. Visite à la Province de saint François
d’Afrique orientale, Madagascar et
Maurice
Nairobi, Kenya, 23 -26.06.2008
À l’occasion des célébrations du Jubilé
des 25 ans du Projet Afrique commencé en
1983 par le Ministre général John Vaugh,
Frère José Rodriguez Carballo, Ministre Général de l’Ordre, a effectué aune visite fraternelle aux Frères de la Province de saint François en Afrique orientale, Madagascar et
Maurice, réunis en Chapitre des Nattes dans
la ville de Nairobi, capitale du Kenya.
En à peine 25 ans d’histoire, le rêve du
Projet Afrique a connu un rapide développement, étant à l’origine de ce qui est aujourd’hui la dynamique et florissante Province de saint François, qui couvre une vaste aire géographique, comprenant 9 pays
d’Afrique orientale et des Iles: Kenya, Tanzanie, Uganda, Rwanda, Burundi, Malawi,
Zambie, Madagascar et Maurice.
De grands efforts et un solide engagement
dans la promotion vocationnelle et la formation initiale ont été faits au long de ces 25 ans
avec des fruits visibles pour l’implantation
de l’Ordre dans toute la région. La province
compte déjà près de 113 Frères dont 60 sont
Africains, des vocations locales. Il y a encore 30 missionnaires venus des Provinces
sœurs d’Europe, Amérique et Asie, et parmi
eux quelques-uns des pionniers. La Province
jouit d’une bonne santé spirituelle et son avenir est prometteur.
Le 23 juin 2008 vers dix heures du matin,
les Frères accompagnèrent le Ministre général à l’Aéroport de Lubumbashi pour
l’avion qui nous conduirait à Nairobi, Kenya. Nous avons attendu environ deux
heures à l’Aéroport, à cause du retard de
l’avion qui devait arriver de Hararé.
Vers 17,30hs nous avons atterri sur
l’Aéroport Jomo Kenyata de Nairobi, où le
Ministre provincial et quelques Frères nous
attendaient. Terminées les formalités de
contrôle des passeports et d’application des
visas, nous avons entamé la longue route de
l’Aéroport à la maison des Demesse Sisters,
où les Frères nos attendaient pour la Messe
d’ouverture du Chapitre provincial des
Nattes. L’embouteillage des routes était tel
que le parcours dura quasi 2 heures 40 nous
obligeant à modifier le programme et à remettre la messe d’ouverture au jour suivant
le matin.
Le 24 juin 2008, le matin, nous avons célébré la messe d’ouverture du Chapitre des
Nattes par lequel la Province a commémoré
le jubilé des 25 ans du début du projet
Afrique. Il y avait 65 Frères venus de Fraternités dispersées dans 9 pays de la région
d’Afrique orientale, Madagascar et Maurice. L’organisation du chapitre fut excellente. Tout avait été pensé et préparé dans tous
les détails: l’horaire, la liturgie, les conférences, la dynamique des travaux et des sessions plénières. Cette bonne organisation a
facilité le bon déroulement et le succès de
tous les travaux capitulaires.
Le Chapitre auquel participèrent également divers Frères pionniers même de ceux
qui étaient rentrés dans leurs Provinces
d’origine, se déroula en trois temps importants : la mémoire historique du passé, la
réalité du présent et le rêve et les défis de
l’avenir. La dynamique utilisée par chacune
des parties fut très créative et utile. Pour la
première partie, on invita les pionniers à
partager les expériences vécues par les premiers Frères au début du Projet. Chacun
présenta à partir de son point de vue et du
lieu où il se trouvait les souvenirs des premiers temps du rêve, les difficultés et les
joies du premier moment. Intéressant de
percevoir comment les différents « flashes »
se complétaient pour donner un cadre approximatif de ce que fut cette période très
particulière de la fondation du Vicariat de
saint François.
Le 25 juin 2008: Reprenant le titre « Le
rêve est devenu réalité : la Province de saint
François » plusieurs Frères furent appelés à
parler de la réalité actuelle de la Province en
chacun des pays, ce qui permit d’avoir une
idée concrète du dynamisme et de la vitalité
de la présence de l’Ordre dans toute la région couverte par la Province.
Le 26 juin 2008: Sous le titre « Le rêve à
rêver ensemble : chemins pour l‘avenir » on
a réfléchi avec l’aide du Père Kakuba Kapia, professeur de l’Université de Kampala
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et de la conférence du Ministre provincial,
Frère Sébastien Unsern, sur les principaux
défis que présente l’avenir de la Province.
Le thème de l’autonomie économique, de la
collaboration interprovinciale et inter-franciscaine, de la formation et de l’animation
de la Province avec ses distances et difficultés de communication. Ce fut un regard vers
l’avenir plein d’espérance.
Le Ministre général rencontra ensuite la
Famille franciscaine à la « Portioncule », un
Centre construit dans le quartier de Langata
pour les rencontres de la Famille franciscaine. C’est là que fonctionne un Bureau de
Justice et Paix et Intégrité de la Création. On
notait la présence de religieux, de religieuses de différentes congrégations franciscaines et de laïcs de l’OFS.
Au long des jours de visite, les Frères de
la province manifestèrent leur joie et gratitude pour la présence et la participation du
Ministre général lors de la célébration du
Jubilé du Projet Afrique.
En fin d’après-midi, à 18.00hs il y eut
une Célébration eucharistique présidée par
l ‘Archevêque émérite de Nairobi, Mgr. Raphael Ndingi. C’est lui qui avait accueilli
les premiers Frères arrivés en 1983.
Après le repas du soir, le Ministre général fut accompagné à l’Aéroport de Nairobi
où il allait prendre le vol de retour à Rome.
FR. AMARAL BERNARDO AMARAL, OFM
5. Minister General’s visit to Australia
Monday 14 July to Friday 18 July 2008
The Minister General’s visit to Australia
coincided with World Youth Day 2008 celebrations being held in Sydney in July 2008
in the presence of His Holiness Pope Benedict XVI. Due to the vastness of our
Province of the Holy Spirit, the Minister
General’s schedule allowed visits only to
Melbourne and Sydney, two cities with the
largest number of friars.
Visit to Melbourne
The Minister General Br Jose Rodriguez
Carballo OFM, accompanied by Definitor
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General Br Ambrosio Nguyen Van Si OFM,
arrived in Melbourne in the early hours of
Monday 14 July. They were met at the airport by Provincial Minister Br Paul Smith
OFM and acting Guardian of St Paschal Friary Br James Fitzgerald OFM.
Later in the day the Minister General met
a gathering of eighteen friars from the Franciscan houses in Victoria. Br Jose spoke of
the present situation of the Order and some
of the challenges being faced by the Order
in general and by our Holy Spirit Province
in particular. After a presentation also by Br
Ambrosio about the Order in the
Asia/Oceania region, there was a dialogue
between Br Jose, Br Ambrosio and the friars
which covered a wide range of topics.
Following this the Minister General
presided at the Eucharist during which he
preached on the readings of the Mass of the
Holy Spirit, patron of our Province. All friars then gathered in a truly fraternal atmosphere for recreation, dinner and informal
conversations with our special guests.
On the next morning, Tuesday 15 July,
the fraternal concern of the Minister General and Definitor General continued with a
visit to two friars residing in nearby nursing
homes. They also visited the Parish of St
Francis Xavier, Box Hill, which is under the
pastoral care of the Franciscans.
It was then time to say their farewells and
leave for the flight to Sydney and World
Youth Day 2008 (WYD08) celebrations. In
the evening the Minister General and Definitor General were received at St Joseph Friary, Edgecliff by Provincial Vicar Br Peter
Clifford OFM and Guardian Br Phillip Miscamble OFM. We were also happy to be
joined for dinner by visiting Franciscan
Wilfred Cardinal Napier, Archbishop of
Durban in South Africa, who was also in
Sydney for WYD08.
“Come to the Water”
WYD08 Youth Festival
A highlight of the WYD08 festivities
was the “Come to the Water” ecumenical
youth festival held at Sydney’s iconic Bondi Beach on Wednesday 16 July, sponsored
and conducted by the OFM friars. In his
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welcoming address the Minister General
urged the estimated crowd of 10,000 young
pilgrims to look to the example of Francis
and Clare and how they heard the call of the
Lord to repair the Church 800 years ago.
“Today we need to allow Jesus to enter our
lives. If we do, our lives will be changed totally. Open the doors of your hearts to him
and you will have peace of heart and authentic fullness of love”, he said.
The many friars present were invited to
walk into the crowd and sprinkle them with
water blessed by the Minster General.
Leaders of other Christian denominations
and other faiths released doves into the
beautiful clear blue sky as a sign of our challenge to bring peace to our world. As Brother Sun took his leave, music took over the
arena. The evening concert included entertainment by the “rapping Franciscan” Fr
Stan Fortuna, a US Christian Rhythm and
Blues vocalist named Passion and Mr Matt
Maher and his Rock and Roll band.
Visit to Poor Clare Sisters
The Australian media referred to Thursday 17 July as “Super Thursday” due to the
full schedule and many engagements of
Pope Benedict XVI for WYD08. The Minister General also had a hectic schedule with
a variety of activities. Along with Br Ambrosio, Br Paul Smith and Br Peter Clifford,
the Minister General made a visit to Bethlehem Monastery outside Sydney where they
met with the cloistered Poor Clare Sisters
for a couple of hours. They then returned to
Star of the Sea Friary, Waverley, where almost fifty local and visiting friars in Sydney
for WYD08 had gathered. The Minister
General gave his overview of the present
situation of the Order, once again highlighting the blessings and the challenges we are
now facing in the Order and the Province.
After this informative input there was ample opportunity for questions and dialogue
with the assembled friars.
Franciscan Family
Immediately at the conclusion of this
session, the friars proceeded to the mother
church of our Province, the Church of Mary
Immaculate, to be joined by members of the
wider Franciscan family for a celebration of
the Eucharist with Br Jose, honouring the
Holy Spirit.
Following this liturgical celebration the
Provincial Minister invited all present to
join in a social gathering and light supper so
that the Minister General and General
Definitor Ambrosio would have the opportunity of meeting many of our brothers and
sisters of the other branches of the Franciscan Family and people associated with our
ministries.
The very long day was not over yet. Following the social gathering and supper, the
Minister General joined the YouFra
WYD08 closing event at St Francis parish,
Paddington. Sixty YouFra members attended from different parts of the world over the
previous week. General Assistant of
YouFra, Br Ivan Matic OFM, was present
along with local YouFra minister, Br Carl
Schafer OFM. The liturgy and concert, attended by parishioners and friends of the
Franciscans, highlighted the youthfulness
and energy of YouFra and the international
dimension of the Franciscan charism and
way of life.
On Friday 18 July, the Minister General
was accompanied by Br Ambrosio and Br
Phillip for a short cruise on Sydney Harbour, past the Opera House and famous
Harbour Bridge to visit Taronga Zoo and
see some of the unique fauna of Australia –
koalas, kangaroos, platypus, wombats etc.
Although his travel plans made it impossible to join in the Stations of the Cross for
World Youth Day, he was able to view them
on television. Played out in the city streets
against the background of the city skyline
this was a very powerful depiction of the
suffering and death of the Lord.
All too soon the Minister General had to
leave the Province and return to Rome. The
friars are most grateful to our brother Jose
for rearranging his schedule to be available
and for travelling the long distance to be
with us.
In the 1606, it was the explorer, Fernandez de Quiros, with the Spanish exploration
of the South Pacific who named Australia
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from a distance as “Terra Australis del Espiritu Santo”, the Great South Land of the
Holy Spirit. Four centuries later, we friars
were delighted to welcome our Spanish
born Minister General to share in the fraternity of the Province of the Holy Spirit
and to participate in World Youth Day 2008
whose theme was “You will receive power
when the Holy Spirit has come upon you
and you will be my witnesses” (Acts 1:8).
BR PHILLIP MISCAMBLE OFM
6. XXVIII Marcia Francescana a piedi
verso Assisi
Ci possono essere varie immagini e metafore per descrivere la nostra vita: mi pare
che la più efficace sia quella del cammino,
del pellegrinaggio. Il pellegrino viaggia a
piedi, lentamente, e passo dopo passo si
apre alla meta verso cui è orientato e alla verità degli incontri che la strada gli offre. Incontro con la verità di sé stesso, con le proprie forze e debolezze; incontro con chi
condivide la fatica e la gioia della strada; incontro con il Signore che vuole accompagnare e guidare i passi di ogni uomo.
Questa, in sintesi, è l’opportunità che
hanno vissuto i giovani che hanno partecipato alla XXVIII Marcia Francescana in occasione della Festa del Perdon d’Assisi. Nel
passaggio in Porziuncola è stato possibile
incontrare l’abbraccio d’amore e di misericordia del Padre, che sempre accoglie e perdona i suoi figli e che nel Suo perdono dona
gioia e pienezza di vita.
Questo è il desiderio profondo che ha
guidato gli animatori per la cura pastorale
delle vocazioni della COMPI, nel proporre
anche quest’anno l’esperienza della Marcia
Francescana. Un’esperienza di cammino
fraterno e di conversione, che ha visto giungere a S. Maria degli Angeli oltre 1.100 giovani provenienti dalle varie parti d’Italia e
dell’Europa (Croazia, Slovenia, Austria,
Francia…). Una Marcia che aveva lo slogan
“Il cammino si fa incontro”, proprio per sottolineare come la vita di ogni persona diventa ricca e piena, nella misura in cui si
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apre alla verità dell’incontro con sé stessi e
con il Signore Gesù.
Cammino, infine, che è stato accompagnato dalla figura dell’apostolo Pietro. Nella sua esperienza di fede e di incontro con il
Signore, ogni marciatore ha potuto rileggere i propri incontri personali e cercare di dare una risposta alla domanda “Voi chi dite
che io sia?”. Questo è stato anche l’invito
che il Ministro Generale ha fatto ai giovani
giunti alla Porziuncola il 2 agosto: “La domanda fondamentale della vostra vita deve
essere: chi è Gesù per me? Gesù non può essere una semplice idea, un buon pensiero o
una dottrina. Gesù è una persona reale e
concreta, da incontrare”.
Il passaggio in Porziuncola ha segnato
questo incontro con l’amore del Signore ed
ha aperto il cuore alla gioia che i marciatori
hanno testimoniato cantando e danzando
nella piazza antistante la Basilica.
Un altro momento di incontro significativo per tutti i marciatori, è stata la veglia di
preghiera la sera del 3 agosto sempre nella
Basilica di S. Maria degli Angeli. Veglia
animata dai giovani della provincia di Salerno e presieduta da Mons. Arturo Aiello,
vescovo di Teano-Calvi che con grande affetto e calore ha aiutato i marciatori a fermarsi sul capitolo 21 del Vangelo di Giovanni, ripercorrendo i passi di Pietro nell’incontro con il Risorto. Le parole del vescovo hanno davvero riscaldato i cuori di
molti, invitandoli a rispondere con amore e
generosità all’amore del Signore Gesù.
Infine la Celebrazione Eucaristica la
mattina del 4 agosto ha segnato la conclusione della Marcia di quest’anno, con il
mandato rivolto ai marciatori di diventare
testimoni dell’incontro con il Signore Gesù
dentro le strade della vita di ogni giorno.
Prima del congedo un ultimo momento
significativo e commovente: la benedizione
della copia in grandezza naturale del Crocifisso di S. Damiano che da Assisi partirà alla volta di Santiago di Compostela, per accogliere i giovani che nell’agosto del prossimo anno parteciperanno al II Meeting Europeo Francescano dei giovani.
Al termine di queste brevi note di cronaca, un grazie di cuore a quanti in vari modi
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si sono prodigati per la buona realizzazione
di questa esperienza, che rimane uno degli
appuntamenti più importanti della nostra
pastorale vocazionale in Italia.
FR. FABIO PIASENTIN
2. Giornata di studio per i cento anni della
Rivista Archivum Franciscanum Historicum (Quaracchi 1908-Grottaferrata 2008)
Giovedì 8 maggio, dalle ore 15.30 alle
19.00, nell’aula S. Antonio della PUA di
Roma si è tenuto l’incontro di studio per la
commemorazione dei cento anni della fondazione della rivista Archivum Franciscanum Historicum (1908-2008). All’appuntamento sono intervenuti gli studiosi Prof.
Barbara Faes de Mottoni del CNR di Milano, l’Emerito Prof. Attilio Bartoli Langeli
dell’Università di Perugia e Fr. Francisco
Víctor Sánchez Gil dello Studio Teologico
OFM di Murcia, Direttore dell’AFH dal
1990 al 2004. La giornata è stata presieduta
dall’uscente Direttore di AFH, Fr. Pacifico
Sella, che ha introdotto gli interventi dei relatori illustrando gli inizi, non del tutto sereni, di questo prestigioso periodico storicoscientifico. Come ha inteso precisare Fr. Pacifico, la nascita della rivista vede la sua
causa primaria nella risposta che l’Ordine
diede agli stimoli storiografici del famoso
francescanologo Paul Sabatier nei confronti della storia francescana e in maniera particolare di san Francesco. Praticamente, oltre a rappresentare l’inaugurazione di un
nuovo periodo degli studi nell’Ordine dei
Frati Minori, la nascita dell’AFH è anche da
collegare con la risposta, in ambito scientifico, che l’OFM elaborò riguardo alle valutazioni storiche sabateriane. Essa consiste
nell’edizione delle fonti documentarie della
storia francescana sia delle origini che dei
secoli successivi: sui fatti (i documenti) si
possono esprimere delle valutazioni oggettive, non sugli argomenti.
La Prof. Faes de Mottoni nel suo intervento, Il contributo dell’AFH agli studi di
teologia e filosofia medievali, ha tracciato il
bilancio storiografico, risultato della lettura
di tutti i contributi teologici e filosofici medievali pubblicati nella rivista dal primo anno della sua fondazione (1908) fino ad oggi
e che assommano a ben 207 articoli. La Professoressa ha analiticamente riassunto il
suo bilancio, rilevando quattro linee di tendenza: 1° i fruitori e gli autori; 2° i contenuti; 3° alcune peculiarità dei contributi stessi;
4° il metodo di ricerca “scientifico” in essi
adottato.
A conclusione della sua relazione la
Prof. Faes, ha posto alcuni interrogativi: 1.
che cosa ha insegnato e insegna l’AFH, ovvero se dallo spoglio di questi 207 articoli
sia possibile trarre indicazioni di metodo,
per esempio come impostare preliminarmente la ricerca intorno a un testo inedito o
da ripubblicare, quali errori evitare in determinati settori d’indagine, quali criteri seguire in un’edizione critica; 2. quale visione
storiografica denuncia l’AFH, su che cosa
essa è fondata e soprattutto se sia stata costante nel tempo.
Il Prof. Attilio Bartoli Langeli ha presentato L’apporto dell’AFH alla pubblicazione
delle fonti della storia francescana, focalizzando particolarmente la sua attenzione sulla tipologia della documentazione storica
che il periodico ha pubblicato. Egli ha fornito anzitutto alcuni dati statistici sul personale che diede vita alle cento annate della rivista: Frati Minori facenti parte della Sezione storica del Collegio S. Bonaventura, Frati Minori esterni ad esso, Religiosi ed Ecclesiastici, Laici ricercatori e studiosi. Ha,
inoltre, focalizzato sul piano quantitativo la
dimensione numerica dei contributi attinenti al periodo medievale e ai secoli successivi. Rimanendo sempre sul piano descrittivo, è entrato poi nel merito, indicando gli
ambiti entro cui si collocano i maggiori contributi di fonti storiche comparsi nella rivista: vita, scritti e legendae di e su Francesco
d’Assisi, storia istituzionale dell’Ordine,
personaggi e autori francescani, storie locali. Infine, ha delineato la pubblicazione delle fonti, in cui ha considerato la convivenza
dell’Archivum (e il coinvolgimento degli
stessi curatori della rivista) con le grandi
imprese editoriali degli Analecta franciscana, dello Spicilegium bonaventurianum,
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degli Opera omnia di autori francescani
edite dal Collegio San Bonaventura.
La rassegna delle fonti edite dall’AFH,
condotta dal Prof. Bartoli Langeli, necessariamente per sommi capi, assume come riferimento principale la distinzione tra fonti che
possono esser definite testuali (ma di testualità assai diversa) e fonti documentarie, comprese quelle istituzionali. Egli conclude con
la formulazione di qualche valutazione e di
qualche domanda: sulla vocazione erudita e
filologica della storiografia francescana, sui
modi e i canali di formazione di essa, sulla
“laicità” e “ufficialità” dell’Archivum.
Il terzo ed ultimo relatore intervenuto è
stato Fr. Francisco Víctor Sánchez Gil che,
sviluppando il suo intervento su
L’importanza dell’AFH per la storiografia
francescana, ha affrontato i molteplici e innovativi aspetti introdotti sulla scena editoriale dalla pubblicazione dell’AFH e promossi in particolar modo dal Collegio S. Bonaventura di Quaracchi. Egli ha descritto la
struttura propria del periodico, elaborata dal
primo direttore della Rivista, Fr. Gerolamo
Golubovich e dai suoi collaboratori, nella sostanza mantenuta fino ad oggi. Il Relatore ha
offerto una panoramica sull’entità storiografica pubblicata dall’AFH: 955 articoli di fonti storiche, una mole poderosa di studi che ha
contribuito alla conoscenza scientifica della
storia dell’Ordine francescano.
La celebrazione si è conclusa con la lettura del fioretto della Perfetta letizia eseguita
dal dott. Stefano Tamburello, per onorare Fr.
Pacifico Sella della sua opera prestata alla direzione dell’AFH e della conclusione dei
dieci anni della sua permanenza al Collegio
S. Bonaventura di Grottaferrata.
FR. PACIFICO SELLA
3. VI Convegno di Greccio
Greccio, 9-10.05.2008
FRANCESCO A ROMA
DAL SIGNOR PAPA
Si è svolto nell’Oasi “Gesù bambino” il
VI convegno di Greccio dal titolo France-
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sco a Roma dal signor Papa. Il convegno è
stato organizzato dal Centro Culturale Aracoeli, in collaborazione con la Provincia
Romana dei SS. Apostoli Pietro e Paolo dei
Frati Minori, la Provincia S. Bernardino da
Siena dei Frati Minori di Abruzzo e la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum.
P. Virgilio Di Virgilio, ministro provinciale dei Frati Minori di Abruzzo, nei suoi
saluti, ha subito introdotto la frase centrale
del convegno tratta dal Testamentum: «Et
postquam Dominus dedit mihi de fratribus,
nemo ostendebat mihi quid deberem facere,
sed ipse Altissimus revelavit mihi, quod deberem vivere secundum formam sancti
Evangelii. Et ego paucis verbis et simpliciter feci scribi et dominus papa confirmavit
mihi». Dopo i saluti di p. Alvaro Cacciotti,
direttore del Centro Culturale Aracoeli e di
p. Marino Porcelli, ministro provinciale dei
Frati Minori di Roma, ha avuto inizio la seduta pomeridiana del convegno, presieduta
da Attilio Bartoli Langeli, che ha introdotto
le relazioni di Stefano Brufani, Nicolangelo
D’Acunto, Maria Pia Alberzoni e Werner
Maleczek. Bartoli Langeli ha inaugurato i
lavori richiamando un articolo di Paschal
Robinson, comparso in Archivum Franciscanum Historicum 2 (1909) dal titolo: Quo
anno Ordo Fratrum Minorum inceperi,
181-196, scritto in prossimità del VII centenario dell’approvazione dell’Ordine; articolo che si concludeva con parole scettiche,
poiché Robinson propendeva per identificare la data dell’approvazione dell’Ordine
nella primavera del 1210, contrariamente a
chi era propenso a far iniziare l’Ordine nel
1209.
Ponendo subito in evidenza la complessità dell’argomento del convegno Bartoli
Langeli ha ricordato che il centenario della
fondazione dell’Ordine francescano merita
ancora ampie ed approfondite discussioni,
tanto più che tutti i centenari sono occasione di approfondimento.
Il prof. Stefano Brufani ha aperto le relazioni con un intervento ricco ed articolato
che illustrando la storia assai dinamica e
mutevole della metamorfosi dell’Ordine, ha
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avuto il titolo Roma, 1209: l’incontro di Innocenzo III con Francesco secondo Tommaso da Celano. Brufani, pur ricordando
che non si può conoscere né il testo né la natura giuridica dello scritto presentato da
Francesco ad Innocenzo III, ha comunque
sottolineato che, nonostante la fraternitas
francescana si sia trasformata in religio sotto il pontificato di Onorio III, il ruolo di Innocenzo III come papa che diede inizio all’Ordine è del tutto evidente nel racconto
della Vita beati Francisci. La stessa scena
dell’incontro tra Francesco e il papa si conclude con una sorta di profezia da parte di
Innocenzo, il quale invita i frati a tornare
quando saranno cresciuti nel numero. È
dunque chiaro che le basi per uno sviluppo
della fraternitas si dovettero creare sotto il
pontificato di Innocenzo III, da ciò Brufani
ha tratto spunto per affermare che la sede
apostolica non si occupava solo di disciplinare i nuovi ordini, ma additava loro dei
modelli che sarebbero serviti per la moltiplicatio fratrum.
Il secondo intervento del prof. Nicolangelo D’Acunto è stato incentrato su Il vescovo di Assisi Guido I presso la curia romana. Seguendo la cronotassi dei vescovi
di Assisi, di cui lo studioso si è a lungo occupato, D’Acunto ha contestato le affermazioni che nel Settecento collocavano la fine
dell’episcopato di Guido I di Assisi nel
1204, a cui successe un Guido II. Si è posto
così il problema di chi fosse in realtà il vescovo mediatore presso la curia romana nel
momento in cui Francesco compì il suo
viaggio. D’Acunto, confutando la suddetta
datazione settecentesca, afferma che, nonostante gli anni 1208-1212 creino una zona
d’ombra nella cronotassi dei vescovi di Assisi, una cesura tra gli episcopati dei due
Guido è collocabile proprio nel 1212. Il che
determina perciò dei risultati importanti: il
poverello ebbe a che fare sia con Guido I
che con Guido II, ed inoltre, per il suo viaggio a Roma ebbe a che fare con Guido I e
non con Guido II, tesi quest’ultima avvalorata dal racconto delle fonti francescane,
che risultano concordi nel delineare Guido I
come fautore della fraternitas mentre Guido II è descritto nelle fonti con accenti di av-
versione.
La relazione di Maria Pia Alberzoni incentrata su Francesco d’Assisi, il cardinale
Giovanni di San Paolo e il collegio cardinalizio, ha messo in luce che la figura del
cardinale protettore è nata come figura di
controllo, per garantire un ponte tra i nuovi
gruppi religiosi e la Santa Sede, allo scopo,
soprattutto, di evitare che i nuovi gruppi,
dopo essere stati in curia non ricadessero
nell’eresia. Ricostruendo poi il racconto
dell’incontro tra il papa e Francesco, così
come narrato dalle fonti francescane, e attraverso la proiezione di una suggestiva miniatura presente nel Registro Vaticano del V
anno di pontificato di Innocenzo III, la Alberzoni ha sottolineato quali siano le caratteristiche notevoli di questa immagine che
consentono di migliorare ed approfondire il
quadro sulle relazioni tra Francesco e il cardinale Giovanni di San Paolo.
La sessione pomeridiana si è chiusa con
la relazione di Werner Maleczek su Innocenzo III e la curia romana nel 1209. Sulla
scorta del suo articolo del 1998 [Franziskus, Innocenz III., Honorius III. und die
Anfänge des Minoritenordens. Ein neuer
Versuch zu einem alten Problem in Il Papato duecentesco e gli ordini mendicanti. Atti
del XXV Convegno internazionale (Assisi,
13-14 febbraio 1998), Spoleto 1998, 23-80.
trad. in ital.: Francesco, Innocenzo III,
Onorio III e gli inizi dell’ordine minoritico.
Nuova riflessione su una questione antica,
in Frate Francesco 69/1 (2003) 167-206],
nel quale, con l’aiuto di fonti curiali, si era
già cercato di ricostruire la data ed il motivo
del viaggio a Roma, e la consistenza della
nuova comunità religiosa, Maleczek ha ribadito quali siano i punti su cui si debbono
concentrare le ricerche. Benché il riconoscimento del gruppo francescano abbia seguito le tappe consuete, non è possibile comunque seguirne con chiarezza il procedimento, poiché mai si era verificato uno
svolgimento come quello di Francesco e del
suo gruppo. Nelle 390 lettere rintracciate da
Maleczek per il periodo che va dal novembre 1208 all’ottobre 1209 non c’è traccia alcuna di Francesco. Lo storico viennese ha
però sottolineato che queste lettere riguar-
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dano soprattutto questioni politiche e vertenze giuridiche che vedono in causa vescovi e capitoli. Ricordando infine che, se si eccettuano i problemi nelle relazioni tra papato e imperatore, e la lotta contro l’eresia degli Albigesi, il periodo del viaggio a Roma
di Francesco si svolse in un momento di
tranquillità, si capisce il perché la curia e il
papa stesso risultassero sensibili verso le
questioni poste dai nuovi gruppi religiosi.
La relazione di p. Carlo Paolazzi, letta da
p. Fortunato Iozzelli, ha aperto i lavori della
mattinata del 10 maggio. In una lucida ed articolata relazione, Paolazzi ricostruisce le linee di interconnessione tra gli scritti di Francesco e le sue biografie, mettendo l’accento
sui tre punti fondamentali: la rivelazione del
Vangelo come forma di vita, il testo della forma vitae e la conferma di Innocenzo III. I dati raccolti sono poi stati vagliati alla luce dei
cenni riportati nei documenti pontifici. In seguito la relazione di p. Pietro Maranesi ha
messo in luce, tramite le testimonianze della
Vita beati Francisci e del testo dell’Anonimo
Perugino due aspetti fondamentali: chi erano
i frati? E come vivevano?
Nella successiva relazione, affidata al
prof. Grado Giovanni Merlo, si è ricostruito
quali fossero gli itinera romana di gruppi
religiosi, di recente formazione, che desideravano l’approvazione pontificia. Partendo
da testi di ambito non francescano la relazione arriva a far comprendere ciò che riguarda l’esperienza del poverello nel suo
viaggio romano. Sulla base di questi testi
Merlo ha voluto evidenziare le esperienze
di vari gruppi religiosi che, come Francesco
e i suoi frati, si erano presentati a Roma. Dai
testi di Burcardo di Ursperg, Walter Mapp e
dell’Anonimus Laudunensis sono stati sottolineati particolari passi riguardanti i Poveri di Lione e il loro magister Bernardo, gli
Umiliati e i Valdesi.
Chiara Frugoni in un intervento dedicato
a Francesco dal papa. La tradizione iconografica ha preso in analisi, e confrontato tra
loro, alcuni episodi narrati nella tavola Bardi, nella cosiddetta tavola di Pistoia, e nella
chiesa inferiore e superiore di Assisi, ponendo l’attenzione a particolari scenografici di queste rappresentazioni che aiutano a
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meglio comprendere l’episodio dell’incontro con Innocenzo III. Di grande rilevanza,
come rilevato dalla Frugoni, il fatto che nella scena dell’approvazione della regola,
presente nella basilica superiore di Assisi, il
papa consegni a Francesco un cartiglio nel
quale sono ben leggibili le parole del testo
della Solet annuere. Concludendo la relazione la Frugoni ha mostrato un ciclo pittorico, del tutto inedito, nella chiesa di San
Francesco a San Genesio nelle Marche, nel
quale si possono notare caratteristiche molto originali.
Con una ricca relazione su L’evento del
tempo: i percorsi della memoria, nella quale
p. Luciano Bertazzo ha evidenziato in che
modo la memoria delle origini sia presente
nella storia francescana, si sono concluse le
relazioni del convegno. P. Bertazzo, analizzando testimonianze che vanno dal XIV secolo fino al secolo scorso, ha concentrato la
sua attenzione sulla questione se esista o meno una memoria francescana del 1209. Essa
esiste certamente come memoria dell’initium, nel quale si possono leggere i processi
di un progetto non certamente improvvisato.
Nelle conclusioni Bartoli Langeli ha voluto riassumere i risultati del convegno in termini di alcune domande: quando avvenne
l’incontro? Quale ne fu il motivo? Francesco
andò a Roma di sua spontanea volontà o perché ordinato dal vescovo ordinario? Che cosa
ottenne Francesco dopo il viaggio?
L’episodio della visita dal papa rafforza
sicuramente la centralità di Innocenzo III e
della curia pontificia per quel che riguarda
l’approvazione delle nuove forme di vita religiosa. Notando così non solo l’iniziativa
dal basso, ma anche l’affermarsi del polo
romano come punto di riferimento per i
nuovi ordini.
Ad ogni modo i fecondi risultati delle relazioni del convegno non fanno altro che
confermare, secondo Bartoli Langeli, la necessità di riandare continuamente alle fonti,
non seguendo una modalità sincretista, ma
tenendo presente che è necessario analizzare ciascuna di queste in base alla propria
specificità e sui propri contesti.
ANNARITA DE PROSPERIS
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4. Veglia di preghiera delle Case dipendenti dal Ministro generale
Roma, Collegio S. Isidoro, 10.05.2008
Convocati dal Ministro generale Fr. José
Rodríguez Carballo, eravamo più di un centinaio di Frati «osservanti di ogni nazione
che è sotto il cielo: Parti, Medi, Elamiti,…
dell’Egitto, stranieri di Roma, Arabi,… e li
udiamo annunziare nelle loro lingue le
grandi opere di Dio» (At 2,9-11).
Per rendere conto, qui, di questa Veglia
di Pentecoste e riviverla, a differenza degli
Atti degli Apostoli, si nominano solo i cinque continenti di provenienza dei Frati, perché le nazioni contate sono ventisei e, facendone l’elenco, si corre il rischio sgradevole di tralasciarne qualcuna. C’erano, dunque, Frati degli Stati d’Europa (dalla Lituania a Malta), dell’Africa (dall’Egitto al Madagascar), delle Americhe (dal Canada al
Cile), dell’Asia (dall’Iraq e Pakistan alla
Corea e Viet Nam) e dell’Australia-Oceania.
I Frati, convocati, come già detto, dal
Ministro generale, pervennero dalle “Case
dipendenti” e cioè: Grottaferrata-S. Isidoro,
S. Giovanni in Laterano, Collegio S. Antonio (Fraternità S. Antonio e Fraternità “P.
Allegra”), Curia generale, Palestrina.
Fin dall’inizio della Veglia, nella chiesa
gremita di S. Isidoro, l’atmosfera… Beh, a
chi si può richiedere la capacità di descriverla? Intenso clima pentecostale, dei singoli e della Comunità (della Ecclesia): continua emanazione della prima Pentecoste?
Fummo accompagnati passo passo dal Libretto-Guida compilato dai Frati della Fraternità “P. Gabriele Allegra”. Tale Guida meritò l’apprezzamento di tutti. Inoltre, questi
stessi Frati eseguirono la musica e sostennero i nostri canti. Elogi e ringraziamenti anche
in questa sede degli Acta Ordinis.
Come appare dalla Guida, le magnalia
Dei furono proclamate nelle seguenti lingue: latino, inglese, italiano, spagnolo, vietnamita, francese, arabo, polacco, swahili,
croato, coreano.
Presieduta dal Ministro generale, la Veglia “intorno al fuoco dello Spirito” ci ha fatto celebrare «il dono della nostra vocazio-
ne… in comunione con tutto l’Ordine e con
tutta la Chiesa… come mendicanti di senso,
guidati dalla Parola, in questa terza tappa dell’itinerario “la grazia delle origini”».
Cinque tempi scandirono l’intensa esperienza di Grazia. Ciascun tempo era composto delle seguenti parti: proclamazione della Parola di Dio; meditazione accompagnata da canti; simbolo: il Guardiano di ciascuna Casa (uno per ogni momento) porta la
lampada accesa al Ministro generale che la
colloca sull’altare; proclamazione delle
cinque Priorità (una per ogni momento);
orazione del Ministro generale.
Dopo queste cinque vivenze, il Ministro
generale tenne l’Omelia. E siamo alla pagina 11 del Libretto-Guida. Non è indiscrezione scrivere qui che Fr. José dovette fare
degli sforzi per dominare l’onda di emozione. Parlava ai Frati sparsi per il mondo e lì,
nel giorno di Pentecoste, radunati da tutte le
latitudini e longitudini. Lì, appunto, non si
trattenne dal ricordarci che è «lo Spirito
Santo Ministro generale dell’Ordine», che
«si posa egualmente sul dotto e sul semplice» (cf 2Cel 191).
Senza abdicare, anzi accanto a san Francesco, Fr. José avrà vissuto con tutti noi ciò
che si legge nel Celano: «“Ho visto una gran
quantità di uomini venire a noi… Risuona
nelle mie orecchie il rumore del loro andare
e venire… provenienti da quasi tutte le nazioni: accorrono francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi; sopraggiunge la folla di altre
varie lingue”. Ascoltando queste parole, un
santo gaudio si impadronì dei Frati, sia per
la grazia che Iddio concedeva al suo santo,
sia perché, assettati come erano del bene del
prossimo, desideravano che aumentassero
per trovarvi insieme salvezza» (1Cel 27).
Dopo l’Omelia, «tutti i Confratelli, in
piedi, rinnovano la Professione» e «in silenzio ciascun Frate pone le proprie mani e venera il Vangelo».
“Bless the Lord!”: si canta ancora. Il Ministro generale ci benedice e: «Ci scambiamo un segno di comunione fraterna».
Maria: sempre! Sempre Nuestra Señora
de los Ángeles! Perciò si canta ancora:
«Hoy quiero cantarle… Yo soy una alondra… soy tu trovador».
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I buoni Frati del Convento di S. Isidoro,
nei loro locali, ci fecero condividere una
fantasiosa agape fraterna.
Ce ne tornammo alle nostre Case, mendicanti di senso, allietati dalla Pentecoste
che profuma e feconda, come fin dalla grazia delle origini, questo nostro VIII Centenario.
FR. ANTONIO GIACOMELLO, OFM
5. Incontro dei Presidenti delle Conferenze dei Ministri provinciali
Roma, Curia generale, 12-14.05.2008
Dal 12 al 14 maggio 2008 si è tenuto,
presso la Curia generale, l’incontro annuale
dei Presidenti dei Ministri provinciali con il
Definitorio generale. Anche questo incontro aveva come scopo la condivisione del
cammino, dei progetti, delle gioie e delle
preoccupazioni dell’Ordine.
Partecipanti
Definitorio generale
Fr. José Rodríguez Carballo, Min. Gen.;
Fr. Francesco Bravi, Vic. Gen. et Proc.
Gen.; Fr. Šime Samac, Def. Gen.; Fr. Miguel J. Vallecillo Martín, Def. Gen.; Fr. Ambrogio Nguyen Van Si, Def. Gen.; Fr. Amaral Bemardo Amaral, Def. Gen.; Fr. Mario
Favretto, Def. Gen.; Fr. Luis Gerardo Cabrera Herrera, Def. Gen.; Fr. Juan Ignacio
Muro Aréchiga, Def. Gen.; Fr. Jakab Várnai, Def. Gen.; Fr. Ernest Siekierka, Sec.
Gen.
Presidenti
Fr. Joseph Amin, Prov. S. Familiae, Egitto: Africanae; Fr. John O’Connor, Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA: Anglophonae (ESC);
Fr. Paskalis Bruno Syukur (Vice-Presidente), Prov. S. Michaëlis Archangeli, Indonesia: Asiae Meridionalis, Australiae/Oceaniae (SAAOC); Fr. Paolo Oh Sang-Seon,
Prov. Ss. Martyrum Coreanorum, Corea:
Asiae Orientalis (EAC); Fr. Josip Sopta,
Prov. Dalmatiae S. Hieronymi, Croazia:
Sud-Slavicae; Fr. Mauro Vallejo Lagos,
Prov. S. Francisci Solano, Perú: Bolivaria-
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nae; Fr. Francisco Carvalho Neto, Prov. S.
Crucis, Brasile: Brasilianae (CFMB); Fr.
Luis Antonio Scozzina, Provincia S. Michaëlis, Argentina: Cono Sur; Fr. Pierbattista Pizzaballa, Cust. TS, Israele: Custodiae
Terrae Sanctæ; Fr. José Maria Arregui Guridi, Prov. Franciscana de Arantzazu, Spagna:
Hispano-Lusitanae (CONFRES); Fr. Marino Porcelli, Prov. Ss. Petri et Pauli, Italia:
Italicae (COMPI); Fr. Eulalio Gómez
Martínez, Prov. Ss. Petri et Pauli de Michoacán, Messico: Mexici et Americae
Centralis (C.A. CARAIBE); Fr. Nikodem
Gdyk, Prov. S. Mariae Angelorum, Polonia:
Nord-Slavicae; Fr. Jan van den Eijnden,
Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda: Transalpinae Franciscanae (COTAF).
Agenda
Preceduto dalla Celebrazione delle Lodi
e dell’Eucaristia, presieduta da Fr. Francesco Bravi, l’incontro ha avuto inizio il 12
maggio, alle ore 9, nell’Aula “Duns Scoto”.
Dopo aver salutato brevemente i partecipanti all’incontro, il Ministro generale ha
tenuto la sua relazione, centrata sui seguenti punti: la terza tappa dell’itinerario di preparazione all’VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine, l’anno della Parola, il tema del prossimo Capitolo generale, alcune
problematiche della vita dell’Ordine oggi.
È seguita la presentazione della vita delle
Conferenza (sfide, forme di collaborazione,
proposte per il futuro) da parte dei Presidenti. Il primo pomeriggio é stato dedicato
ai lavori nei gruppi linguistici sulla Relazione del Ministro e si è concluso con la presentazione in assemblea di quanto emerso
nei lavori di gruppo.
Il 13 maggio è iniziato con la celebrazione delle Lodi e dell’Eucaristia ed é proseguito in Aula per ascoltare alcune comunicazioni della Segreteria del Capitolo generale 2009: schema per la riflessione nelle
Entità, criteri per la presentazione dei candidati a Ministro e Vicario generale, modalità per la presentazione dei candidati a Definitore generale, lingua ufficiale dei verbali nel Capitolo generale, pareri su alcuni articoli dell’Ordo Capituli. La giornata è pro-
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seguita con lo studio dei vari argomenti illustrati nei gruppi linguistici (tre unità di lavoro) e si è conclusa inAssemblea per esprimere convergenze, consensi o fare delle votazioni sui vari argomenti discussi.
La mattinata del 14 maggio é stata dedicata alla visita dei Presidenti ai cantieri di
lavoro in atto nel Collegio Internazionale S.
Antonio e nel Collegio S. Isidoro. Nel pomeriggio, dopo la presentazione del Capitolo internazionale delle Stuoie, che si terrá ad
Assisi nei giorni 15-18 aprile 2009,
l’Economo generale, Fr. Giancarlo Lati, ha
tenuto la sua relazione sul lavoro dell’economato generale e sulla situazione economica delle varie Case dipendenti dal Ministro generale. Sono seguiti vari interventi
per chiarimenti, suggerimenti e proposte.
Prima delle celebrazione conclusiva dell’Eucaristia, presieduta dal Ministro generale, i Presidenti hanno espresso la loro valutazione sull’incontro del 2008, sottolineando lo spirito fraterno con il quale sono
stati accolti e l’importanza emersa della
condivisione del comune cammino e della
collaborazione fra le varie Entità in settori
fondamentali della vita e della missione dei
Frati Minori.
FR. LUIGI PERUGINI
6. Assemblea Nazionale Parroci e Vicari
parrocchiali della COMPI
Assisi, 16-18.06.2008
Si è svolta ad Assisi, presso la Casa Aristide Leonori, sede della Compi, l’annuale
Assemblea dei Parroci e Vicari parrocchiali
dei Frati Minori d’Italia e Albania. Tema del
convegno di quest’anno era: La Parola di
Dio fatta Carne e Voce, con esplicito riferimento all’Anno della Parola indetto da Papa Benedetto per commemorare S. Paolo
nello straordinario Anno Paolino.
L’Assemblea di quest’anno, preparata e
condotta dal coordinatore nazionale, Fr. Vito Bracone, ha visto una partecipazione numericamente straordinaria, ben sopra le
aspettative, raggiungendo la quota di oltre
130 partecipanti. Assieme ai Parroci,
l’invito era rivolto anche a collaboratori laici, interessati a questo momento formativo
dei Frati Minori. La risposta c’è stata: infatti, l’adesione al convegno dei laici impegnati nella pastorale parrocchiale è stata
soddisfacente.
La mattinata del primo giorno è stata dedicata alla Parola di Dio, collegata alla nostra esperienza e spiritualità. Fr. Cesare
Vaiani ha tenuto una relazione su: “La Parola di Dio nell’esperienza di Francesco
d’Assisi”. Con la capacità e la perizia che
gli sono proprie, Fr. Cesare ha tratteggiato i
vari aspetti caratterizzanti l’uso della Parola, della Bibbia e del Vangelo, in Francesco
d’Assisi. Con chiarezza ha esposto il metodo di Francesco nel rapportarsi alla Parola e
le modalità con cui egli la comprendeva,
cioè attuandola immediatamente.
Nella seconda parte della giornata c’è
stata una comunicazione di Fr. Antonio
Danese sulla “Legislazione civile e prassi
parrocchiale”, un rapporto che spesso crea
noie oppure ansia ai parroci, che non si
sentono adeguatamente preparati in questo
campo.
Nel giorno seguente si sono affrontati
due temi particolarmente sentiti e attuali per
la pastorale parrocchiale. Una prima relazione è stata offerta dal Segretario generale
per l’Evangelizzazione, Fr. Nestor Schwerz,
per raccogliere e approfondire “Gli elementi fondamentali della Pastorale parrocchiale
in chiave francescana”. Una seconda relazione, proposta dal Definitore generale Fr.
Mario Favretto, ha illustrato le linee “Per un
progetto francescano di pastorale parrocchiale”. Il tutto poi è stato oggetto di riflessione e di condivisione nei gruppi di lavoro.
Altri momenti significativi di questa Assemblea sono state le solenni Eucaristie celebrate alla Tomba di S. Francesco, presieduta dal Definire generale, e a S. Maria degli Angeli, presieduta dal Vescovo di Assisi,
mons. Domenico Sorrentino.
L’Assemblea è stata valutata positivamente per l’attualità dei temi proposti e per
la partecipazione. Particolarmente la presenza dei nostri collaboratori parrocchiali
laici ha incoraggiato tutti a contare maggiormente sul loro contributo e sulla loro
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collaborazione, proseguendo e migliorando la loro formazione, che si rivela ovunque la chiave di volta per un’efficace azione pastorale. Ancora una volta la pastorale
parrocchiale si è rivelata una forza importante della nostra presenza come Ordine e
continua ad interpellare per trovare modalità adeguate a trasmettere il nostro carisma.
FR. MARIO FAVRETTO
7. Presentación del libro “Los hermanos
menores ante el cambio de época”
Querétaro (México), 17 de junio de 2008
«Una palabra inesperada sube desde
nuestro silencio, impensada,
emisaria de un mundo perdido»
(Rubén Alves).
Espero poder decir –entorno al precioso
texto que hoy presentamos- una palabra que
no sea presupuesta ni evidente, pero que sí
ponga en escucha cuanto en él se trata de
balbucir. Antes de continuar, deseo expresar
mi agradecimiento a quien tuvo la amabilidad de invitarme a esta presentación: Fr. Eulalio Gómez, Ministro provincial de la Provincia de los SS.Apóstoles Pedro y Pablo de
Michoacán y actual Presidente de la Conferencia Franciscana Santa María de Guadalupe; también un saludo de corazón a los
otros Ministros provinciales, al Custodio
del Caribe y a todos los hermanos presentes,
que de alguna manera representan a otros
muchos hermanos de esta rica y dinámica
porción de nuestra Orden. Es para mí un
verdadero honor presentar este libro.
Lo que trato de comunicarles esta mañana, procede desde la perspectiva particular
de mi servicio actual en la Orden: aquello
que tenemos entre las manos, sin duda alguna, constituye una ayuda para la formación
permanente tanto personal, como comunitaria. Es un subsidio original porque propone un itinerario completo que se articula a
través de palabras, de expresiones artísticas
y poéticas, de etapas para la investigación y
la profundización personal.
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Un itinerario
En primer lugar nos ofrece un itinerario:
en el Documento final del Capítulo General
Extraordinario del año 2006 se encuentran
siete palabras, reconocidas como señales luminosas para seguir el “hilo rojo” de un camino más amplio que el texto propone. Este
me parece un primer punto muy interesante:
no tenemos entre las manos una obra meramente didáctica, sino inspiradora de un recorrido del que cada hermano menor está
llamado a convertirse en protagonista y no
en un ejecutor pasivo. Por ello en nuestro
subsidio se ofrece un viaje rico de etapas, de
referencias internas, de pasos que, si se recorren, prometen la apertura de un camino
ulterior. «Caminando se hace camino» (Arturo Paoli): si se está dispuesto a hacer este
viaje, encontramos un itinerario abierto, que
devela horizontes inéditos. Creo que un empleo sabio de este instrumento puede ayudar
a cada fraile y a la Fraternidad a ir más allá,
a no sentirse satisfechos con las palabras y
con las soluciones de siempre, sino a saber
mirar más lejos. Es esta una tarea urgente para una comunidad religiosa que constantemente está tentada a sentirse bien, a sentirse
satisfecha de que sus estructuras, humanas y
materiales, sean fuertes y seguras. De hecho,
en tiempo de crisis esta actitud se puede
transformar incluso en idolatría. Por ello, el
texto propuesto puede ayudar a cultivar un
contacto con otras percepciones, que nos
abran más allá de nosotros mismo, sin saber
si de esto nacerá algo nuevo.
En escucha simpática de nuestro tiempo
Me ha impresionado de manera particular la lectura positiva de nuestro texto, encuentro que es una lectura curiosa y simpática, del mundo y de las culturas que hoy lo
habitan. Emerge así una clara elección del
método: leer la Palabra de Dios, nuestro carisma y nuestra vida evangélica en el contexto vivo de nuestro tiempo a través de la
escucha de la persona, del otro (altro), liberados de la tentación de una actitud de prejuicios y juicios negativos. Un sano sentido
crítico ayudará a reconocer y, si es necesario, a denunciar aquellas estructuras de pecado que ofenden y frecuentemente anulan
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la dignidad del hombre. Recientemente leí
en un autor italiano, lo siguiente:
«Me gustaría que cada uno tratase de
amar su propio tiempo. Este tiempo en el
que vivimos, esta espera en la que estamos
inmersos… Hundir las manos en la inquietud, para sacar de ello inesperado conocimiento» (Marco Mancassola).
Debemos reconocer que la relación que
se da entre “Iglesia- mundo” permanece difícil, incluso a 40 años del Vaticano II. Parece que no sabemos resignarnos al desajuste
de una forma de cristianismo, me refiero al
autoritarismo cristiano, en el cual la Iglesia
se representaba como la única mediadora de
la realización del reino de Dios en la ciudad
terrena, una agencia de valores eternos y
universales. De aquí la dificultad de aprender un nuevo modo de estar en el mundo como cristianos, como minoría y como ciudadanos dignos del Evangelio. A esto se le
acompaña frecuentemente de una lectura
tendenciosamente pesimista y enjuiciadoras de las realidades terrestres, que son
siempre vistas como incompletas si no llegan a la fe y a una plena y visible pertenencia eclesial.
De nuestra parte, como frailes menores,
debemos admitir el riesgo que corremos si
permanecemos auto-referenciales, es decir,
cerrados y replegados en nuestro pequeño
mundo. La misma celebración del VIII centenario de la fundación de la Orden peligra
de no sustraerse a este peligro, si no ejercitamos una vigilancia atenta a no reducir este aniversario a una estéril auto-celebración. En mi experiencia a nivel internacional he notado esta tendencia en todo el mundo. Tal vez la vida religiosa aún permanece
demasiado un “sistema” autorregulado y
paralelo a «los gozos y esperanzas, las tristezas y las ansias» (Gaudium et spes, 1) del
hombre de hoy y del camino mismo del pueblo de Dios. Las inquietudes nos dan miedo
y con frecuencia preferimos exorcizarlas
con certezas sólo aparentemente absolutas.
Sin embargo, muchos hermanos que viven
entre nosotros tienen el valor de “meter las
manos en las inquietudes” y les gustaría vivir en una Fraternidad en la que se hagan
preguntas antes de encontrar respuestas y en
donde se sepa vivir en este tiempo de incertidumbres, buscando junto con otros hombres y mujeres de buena voluntad aquellas
pequeñas luces encendidas en la noche que
nos ayudan a encontrar orientación y a continuar en la búsqueda. En el espíritu más genuino de nuestra tradición espiritual e intelectual franciscana, podemos alimentar una
mirada positiva sobre el hombre y sobre todas las criaturas. También podemos revivir
algunas de estas luces en quienes están lejanos de nosotros.
Sin embargo, esto solamente será posible si nos despojamos de nuestras vestiduras, de nuestros escalafones, oficios y poderes, para poder así reconocer al otro, a cualquier otro, y promover el crecimiento.
Mientras que en el cristianismo se ha privilegiado una mirada hegemónica y prescriptiva desde lo alto y desde afuera, me parece
que nuestro tiempo nos interpela a otra encarnación, es necesario desnudar la mirada
de lo alto y sagrado, por una inmersión laical y diaconal en lo de abajo, entre la gente,
en la cotidianidad de las calles y de las relaciones humanas. ¿De qué nos habla el abrazo que le dio san Francisco al leproso? Su
perfecta alegría y el gozo de vivir entre personas despreciadas y marginadas de una sociedad calificada de cristiana ¿De qué nos
da testimonio? Quisiera citar las palabras
extraordinarias de Pablo VI de su primera
Encíclica: «¿Cómo debe la Iglesia precaverse del peligro de un relativismo que llegue a afectar su fidelidad dogmática y moral? Pero ¿cómo hacerse al mismo tiempo
capaz de acercarse a todos para salvarlos a
todos? Desde fuera no se salva al mundo.
Como el Verbo de Dios que se ha hecho
hombre, hace falta hasta cierto punto hacerse una misma cosa con las formas de vida de
aquellos a quienes se quiere llevar el mensaje de Cristo; hace falta compartir […] si
queremos ser escuchados y comprendidos.
Hace falta, aun antes de hablar, escuchar la
voz, más aún, el corazón del hombre, comprenderlo y respetarlo en la medida de lo
posible y, donde lo merezca, secundarlo.
Hace falta hacerse hermanos de los hombres en el mismo hecho con el que queremos ser sus pastores, padres y maestros. El
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clima del diálogo es la amistad. Más todavía, el servicio» (Ecclesiam Suam, 90).
Para un pasaje inédito,
un cambio de época
El libro propone un camino exigente, en
un tiempo señalado, para un pasaje inédito.
Ninguno de nosotros dispone de palabras últimas, capaces de iluminar y resolverlo todo:
quien cree tenerlas, hace resonar sólo palabras vacías, que cansan y se pierden en el aire, no transforman nada ni a nadie. Vivimos,
de hecho, inmersos en un cambio de época
que nos resulta difícil interceptar e interpretar; estamos asistiendo a una disgregación de
certezas antiguas y consolidadas y tal parece
que solamente podemos hace preguntas. No
como quien sabe la solución final: ¡No! Podemos “habitar las preguntas”, como una
forma de minoridad, lo cual nos hace mendicantes de sentido. No juguemos con palabras
sugestivas; dejémonos ayudar sobre todo a
saber estar en la duda, permanecer en la incertidumbre - de este mundo, de las relaciones, del futuro - que es característico de la
madurez humana. Pero esta madurez de
adultos es requerida no sólo a los individuos,
sino también a los grupos sociales, a nuestras
fraternidades, a la Iglesia, capaces de permanecer en las inquietudes del encuentro con lo
nuevo y lo diverso para recoger valores y
promesas, al grado de detenerse en el descentramiento surgido de la crisis de los propios fundamentos para volver a decir en el
hoy lo esencial. Este camino alarga el corazón y la conciencia de quien sostiene la mirada del otro, de quien está dentro de las contradicciones del diario vivir y morir de las
gentes y de sus sueños, de quien escucha, ve
y sirve la tenacidad con la que con cuyos destellos de vida aquí y allá se hacen camino, es
decir, ofrecen y encuentran respiro vital en
esta humanidad jadeante y endeudada, en estos países maravillosos.
El libro puede ser la ocasión para un detenerse a saludar, a nutrir la mente y el corazón y que nos haga responsables del futuro.
Dietrich Bonhoeffer nos invita a reflexionar
con las siguientes palabras:
“Por quien es responsable de la pregunta
última no es como yo logro salir heroicamen-
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te de esta situación, sino: ¿Cuál será la vida de
la generación que viene? Sólo de esta pregunta, históricamente responsable, pueden nacer
soluciones profundas” (Resistencia y capitulación, Ed. Paulinas 1988, p. 64).
De todo esto tiene necesidad nuestra vida de frailes menores, que muestra innegables signos de vitalidad y de futuro, junto a
otros signos de cansancio existencial y espiritual. Un modelo de vida franciscana que
hasta ahora ha estado en grado de motivarnos, porque por ahora está agotado, mientras que otro verdaderamente nuevo le cuesta delinearse, esbozarse. A nuestra generación le toca esperar en este bache doloroso
y al miso tiempo excitante, para no perder la
cita con la gestación que yo creo que el Espíritu acompañará, aunque con medios y
frutos muy pobres. Para este trabajo, preparemos una casa acogedora para los hermanos más jóvenes que el Señor nos quiera donar en este tiempo.
Deseo de corazón que este instrumento
ayude a muchos en esta búsqueda, en una
parte del mundo en el que la Iglesia camina
como un laboratorio de esperanza.
Gracias por la cortesía de su atención y
buen camino a todos.
FR. MASSIMO FUSARELLI, OFM
8. Il Centro francescano di studi orientali cristiani al Cairo
CINQUE FRATI E
CENTOMILA VOLUMI
Nel quartiere di Muski al Cairo, attraversata la confusione di un enorme mercato
rionale, immerso dalla polvere che in quest’aria della città sembra superiore che in
ogni altro luogo della metropoli egiziana, si
trova il Centro francescano di studi orientali cristiani. Qui ci si occupa di studi, ricerche e documentazioni riguardanti le chiese
orientali e c’è uno degli archivi più ricchi
della plurisecolare presenza dei francescani
in medio oriente.
L’enorme edificio, appartenuto un tempo all’ambasciata veneta, fu ceduto ai frati
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di Alessandria nel 1633 e diventò la più
grande parrocchia latina del Cairo da quando Mohammad Ali, salito al potere in Egitto nel 1820, con il desiderio di occidentalizzare la cultura del suo Paese, favorì lo stabilirsi degli europei. Fino alla fine della seconda guerra mondiale e alla rivoluzione
egiziana del 1952, la cattedrale del Muski
aveva circa ventimila fedeli, per la maggioranza italiani, ma anche maltesi, austriaci,
slavi, francesi e orientali. Il declino iniziò
dopo la rivoluzione egiziana del 1952 e la
fuga dall’Egitto degli occidentali, così nel
1954 il custode di Terra Santa, Giacinto
Faccio, riconvertì il convento in un centro
di studi.
Oggi immediata è la sensazione che questo luogo abbia avuto tempi migliori, ma i
cinque frati presenti, alcuni anziani, malati
e senza nessun aiuto, riescono ancora a gestire il grande patrimonio culturale che queste stanze custodiscono. Circa centomila
volumi, oltre ad una collezione di almeno
mille tra riviste, manoscritti arabo-cristiani
e occidentali. Infine c’è una grande collezione di manoscritti islamici, che purtroppo
non si è riusciti ancora a catalogare completamente. La biblioteca possiede libri di teologia, storia, geografia, arte e nella sua area
più specializzata ha volumi riguardanti la
storia di comunità cristiane orientali come
la copta, l’armena, la siriana e altre, semmai
piccolissime, in cui si riconoscono o si sono
riconosciuti i cristiani di oriente. Un dipartimento è dedicato, esclusivamente, ai testi
provenienti da singole comunità religiose,
utili a ricostruire la storia di mondi anche
del tutto scomparsi.
Al primo piano molte stanze sono adibite a conservare i volumi ordinati in lunghe
scaffalature allineate mentre antiche vetrinette custodiscono i libri più antichi. Sullo
stesso corridoio si trovano anche le stanze
dove si rilegano i testi e si restaurano le copertine di pelle dei volumi malandati. Al
centro si trova la sala di catalogazione, qualche computer e grandi tavoli per la consultazione dei testi.
Padre Vincenzo Mistrih di origini siriane, dopo solo un anno a Roma e tre a Gerusalemme, è da ben quarantacinque anni al-
l’istituto di cui oggi è direttore. Riceve nel
suo grande ufficio che ricorda fasti di tempi
più prosperi, con la bella scrivania fine ottocento al centro e le raffinate librerie che rivestono tutte le pareti dello studio, ma che
necessiterebbero di qualche restauro.
«Quando si inaugurò il centro del Muski,
gli obiettivi non erano molto chiari. Si parlò
di creare un’università cattolica, si pubblicarono soggetti di islamologia e di letteratura araba, ma ben presto si delinearono le due
attività principali: incrementare gli studi riguardanti le comunità cristiane in medio
oriente e continuare le ricerche sulla storia
della Terra Santa sulla scia del grande trattato su la storia della Custodia francescana
di padre Girolamo Golubovich, pubblicato
nel 1929».
La ricerca è oggi l’attività principale del
centro. I lavori degli addetti e dei collaboratori esterni vengono pubblicati o nel periodico «Orientalia Christiana Collectanea»
(SOC) o più brevemente nella Collectanea,
infine c’è la serie delle monografie. «Le
pubblicazioni di Gabriele Giamberardini
costituiscono un nucleo di prim’ordine –
prosegue padre Mistrih –; il suo desiderio
sarebbe stato quello di avere uno specialista
per ogni comunità. I settori più sviluppati
della biblioteca sono quelli che hanno avuto la fortuna di avere questo specialista, come la sezione copta, quella arabo-cristiana,
armena e quella di Terra Santa».
Padre Giamberardini è ritenuto uno dei
pionieri degli studi copto-cristiani. Fu il direttore dell’istituto fino alla fine degli anni
Sessanta. La sua partenza, lo scoppio della
guerra egiziana del 1967 e la mancanza di
personale, per un periodo di circa dieci anni, provocarono un forte crisi alle pubblicazioni del centro.
«Padre Gabriele si è occupato anche della storia dei francescani in Egitto: la “Cronaca della missione francescana” del 1962.
Dopo di lui le pubblicazioni sono riprese
con grande vigore solo negli anni Novanta
con padre Cruciani e la computerizzazione
del lavoro editoriale».
Il nucleo iniziale della biblioteca fu costituito dai libri raccolti dai vari conventi
della Custodia. A questi si aggiunsero altri
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volumi e pubblicazioni per acquisto diretto
o attraverso donazioni o abbonamenti. La
fiera del libro al Cairo, a fine gennaio, è il
momento più importante per i nuovi acquisti. Una sezione degna di esser ricordata per
la sua particolarità è quella dedicata alla
Chiesa armena, ci sono studi e testi di Eliseo
Armeno, biografie di George Scevra e alcuni documenti rarissimi sul massacro di Mardin del 1915. Del l995 è l’edizione bilingue,
arabo e latino, del diritto canonico delle
Chiese orientali cattoliche, del 1999 la monumentale Summa teologica di Ibn al-Assal. Alle recenti pubblicazioni partecipano
professori e ricercatori universitari di vari
Paesi, particolarmente attive sono
l’università di Venezia e quella di Napoli.
Oltre a questo il centro rende un grande
servizio culturale al mondo musulmano.
«Recentemente mi sono messo a insegnare
il latino a un gruppo di ragazzi dell’Università del Cairo – racconta il direttore – con gli
studenti anche i professori universitari egiziani vengono qui a cercare testi di storia
dell’occidente geografico, di patrologia
greca, dell’occidente medioevale, del mondo bizantino, ma non possono leggerli, perché non conoscono il latino. Io faccio per loro molte traduzioni dal latino all’arabo e ho
pensato che era giusto organizzare un corso
per istruirli». I giovani studenti arabi sono
interessati, quasi unicamente a conoscere la
storia delle crociate e come si è addivenuti
alla spartizione delle proprietà di terre e edifici in Terra Santa. Padre Mistrih ha addirittura tradotto, per aiutare tutti loro nelle ricerche, i Registri dei lasciti al Regno latino.
«Sono interessati anche alla storia del nostro monachesimo e alla filosofia cristiana,
sant’Agostino e san Bonaventura, noi continuiamo a offrirgli il nostro aiuto», dice padre Mistrih.
L’istituto francescano di studi orientali,
il più antico e ancora il primo per la quantità
e rarità di volumi, ha dato il via al Cairo alla creazione di centri analoghi da parte di altre congregazioni religiose cristiane, i gesuiti e i domenicani francesi. La biblioteca
dei padri domenicani francesi, strettamente
collegata all’Ecole Biblique di Gerusalemme, è un centro modernissimo nel distretto
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cariota di Abbassiah. Giovani studiosi domenicani come padre Jean-Francois Bour,
sono arrivati in Egitto proprio per proseguire all’interno della cultura locale gli studi di
Foucault, Massignon, Anawati, de Beaurecueil, Jomier su filosofia islamica, mistica
islamica e la moderna interpretazione del
Corano. «L’interpretazione del Corano non
è monolitica. Ci sono molte differenze tra
gli scritti degli studiosi musulmani mediorientali e quelli indiani, dello Skri Lanka o
turchi – spiega padre Bour – certo non è
sempre facile vivere qui, ma il lavoro che
facciamo è molto interessante».
ELISABETTA GALEFFI
(L’Osservatore Romano, 23-24 giugno 2008, p. 5)
9. Incontro del Definitorio generale con i
Frati che lavorano presso la Santa Sede
Roma, Curia generale, 11.07.2008
«Dio Onnipotente ed eterno, sapienza
che reggi l’universo, ascolta la tua famiglia
in preghiera, e custodisci con la tua bontà il
papa che tu hai scelto per noi». Con queste
parole, tratte dalla liturgia del Venerdì Santo, è iniziato venerdì 11 luglio 2008
l’incontro del Definitorio generale con i
Frati che prestano il loro servizio a diverso
titolo presso la Santa Sede.
La felice coincidenza della festa onomastica del Santo Padre ha fatto ritrovare presso la Curia generale i Fratelli che lavorano
presso la Santa Sede, convocati dal Ministro
generale per una presentazione del servizio
che stanno svolgendo e per offrire suggerimenti per come continuare la presenza significativa ed efficace presso i diversi Dicasteri
e Uffici della Sede Apostolica.
Il Ministro generale, introducendo
l’incontro, ha affermato: «Sono consapevole che il vostro lavoro presso la Santa Sede
costituisce un modo privilegiato per vivere
quanto la Regola chiede ad ogni Frate Minore: essere sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, stabili nella fede cattolica, per osservare la povertà,
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l’umiltà e il santo Vangelo del Signore Nostro Gesù Cristo che abbiamo fermamente
promesso».
Dopo il prezioso scambio di informazioni e di suggerimenti e la foto ricordo, i frati
si sono uniti alla comunità della Curia per la
celebrazione dei vespri nella festa di san
Benedetto dove si è di nuovo pregato per il
Papa e si è ascoltato il primo capitolo della
nostra Regola con la benedizione di san
Francesco.
L’incontro si è concluso con una cena
fraterna nel giardino della Curia generale,
recentemente restaurato, e contemplando la
città di Roma e la cupola di S. Pietro in una
suggestiva cornice di suggestivi colori.
FR. FRANCESCO BRAVI
10. “Fontes Franciscani” (XIII-XIV sæc.)
in latino-polacco
È uscito il terzo volume delle “Fonti
Francescane” in latino-polacco. Si tratta
della Vita prima e Vita seconda di san Francesco di Tommaso da Celano. La traduzione dal latino in polacco e le introduzioni storico-teologiche sono state curate, sotto la
direzione di Rafał Witkowsi, da: Krzysztof
Kaczmarek, Jakub Kujawiński, Stanisłwa
Mazgaj OFM, Wacław Michalczyk OFM,
Maciej Michalski, Anna Pawlaczyk, Juliusz
Pyrek OFMCapp, Edward Skibiński, Miłosz Sosnowski, Anna Strzelecka, Alicja
Szulc, Mateusz Wierzbicki OFM, Rafał
Witkowski.
L’iniziativa di pubblicare le “Fonti fancescane“ dei secoli XIII e XIV è frutto della collaborazione dell’Istituto Storico dell’Università di Adam Mickiewicz di Poznań con il Centro Francescano dell’Europa
dell’Est ed Asia del Nord di Varsavia.
È già uscito il I volume, Gli scritti di san
Francesco e di santa Chiara; è in preparazione il IV vol., la Leggenda maggiore e la
Leggenda minore di san Bonaventura da
Bagnoregio.
La collana si basa sull’edizione dei testi
originali in lingua latina dell’edizione critica Fontes Francescani, Edizioni Porziun-
cola 1995, e di altre edizioni pubblicate di
recente.
Il progetto della pubblicazione delle
“Fonti francescane”, in latino e polacco,
vuole offrire, secondo le intenzioni degli
Editori polacchi, un valido strumento, per
lo studio serio della spiritualità francescana, alla Famiglia francescana e a tutti coloro che sono interessati al francescanesimo;
in modo particolare agli alunni francescani
e agli studenti universitari, che desiderano
approfondire i testi originali del Medioevo,
aiutati alla comprensione dei testi in latino
dalla traduzione parallela in lingua polacca.
Nel tradurre i testi latini, infatti, si è fatta
molta attenzione al loro senso spirituale e
teologico.
L’iniziativa, infine, nata alla vigilia dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori, vuole essere anche un
omaggio, da parte degli Editori e dei Collaboratori, al santo di Assisi come espresso
dalle parole nel frontespizio del III volume:
«Sancto Francisco Assisiensis in octavo
centenario fundationis eius Ordinis MCCIX-MMIX. Editores».
11. Notitiæ particulares
– FR. IRINEU GASSEN, OFM, è stato nominato da Benedetto XVI Vescovo di Vacaria (Brasile), finora Parroco della Parrocchia “São João Batista” nella diocesi di
Caxias do Sul.
(L’Osservatore Romano, 29 maggio 2008)
Breve nota biografica
Fr. Irineu è nato il 24 novembre 1942 a
Santa Cruz do Sul. Entrato in Noviziato il 1°
febbraio 1962, ha emesso la professione
temporanea il 2 febbraio 1963 e quella solenne il 2 febbraio 1966 nella Provincia
OFM “São Francisco deAssis” di Rio Grande do Sul.
Ha compiuto gli studi di filosofia presso
l’Istituto “São Boaventura” a Daltro Filho
nella diocesi di Caxias do Sul e quelli di teologia presso l’Istituto “Santo Antônio” di
Divinópolis e poi presso il Seminario “Nos-
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sa Senhora da Conceição” di Viamão nell’arcidiocesi di Porto Alegre. Ha conseguito anche la licenza in Teologia Spirituale,
con specializzazione in Spiritualità Francescana, presso la Pontificia Università Antonianum di Roma.
Ordinato sacerdote il 27 luglio 1968, ha
esercitato i seguenti incarichi: Professore
presso il Seminario Serafico di Taquaril;
Formatore della comunità per gli studenti di
Filosofia e Teologia a Porto Alegre; Direttore del Seminario minore e Vice-Maestro del
Noviziato a Daltro Filho; Rettore e Guardiano del Seminario “Nossa Senhora Medianeira” ad Agudo; Parroco della Parrocchia “São Francisco” a Porto Alegre; Parroco della Parrocchia di Daltro Filho e poi della Parrocchia di Passo Fundo; Ministro Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori della
Provincia di Rio Grande do Sul, con sede a
Porto Alegre. Attualmente è Parroco della
Parrocchia “São João Batista” nella diocesi
di Caxias do Sul.
– La Prefettura Apostolica di Galápagos
(Ecuador) è stata elevata da Benedetto
XVI al rango di Vicariato Apostolico,
con la medesima denominazione e configurazione territoriale.
(L’Osservatore Romano, 16 luglio 2008)
– MONS. MANUEL VALAREZO LUZURIAGA,
OFM, Vescovo titolare di Questoriana e
attuale Prefetto Apostolico della medesima circoscrizione ecclesiastica, è stato
nominato da Benedetto XVI primo Vicario Apostolico di Galápagos (Ecuador).
(L’Osservatore Romano, 16 luglio 2008)
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Breve nota biografica
Nato a Malvas-Zaruma, diocesi di Loja,
in Ecuador, il 7 giugno 1937, Mons. Manuel
Valarezo ha vestito l’abito francescano il 19
settembre 1954, emesso la professione temporanea il il 7 ottobre 1955 e quella solenne
il 9 ottobre 1958. È stato ordinato sacerdote
l’11 agosto 1962. Ha conseguito la specializzazione in mezzi di comunicazione sociale e
si è arricchito anche di una vasta esperienza
pastorale e di governo, ricoprendo vari incarichi. È stato Ministro provinciale (19791985) della Prov. S. Francisci de Quito
(Ecuador), Visitatore generale in Venezuela e
Perú. Il 22 giugno 1990 è stato nominato Prefetto Apostolico di Galápagos, mentre il 23
giugno 1996 è stato ordinato Vescovo.
La Prefettura Apostolica di Galápagos è
stata eretta il 6 maggio 1950 e occupa
l’omonima regione civile, costituita da 13
isole grandi, 17 piccole e 47 isolotti, in pieno Oceano Pacifico (lontano 927 miglia
marittime dal Continente). Nel 1978 è stata
dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La popolazione di 21.000 abitanti è
distribuita su cinque delle isole, mentre si
stima che i turisti che visitano il Parco naturale siano 150.000 l’anno. Essi rappresentano la risorsa economica di cui vive la popolazione. La sede amministrativa ed ecclesiale è situata nell’isola di San Cristobal,
che è l’isola più abitata, dove risiede il Prefetto Apostolico. I cattolici sono 16.000. La
cura pastorale delle 10 parrocchie è affidata
a 9 sacerdoti diocesani; i seminaristi maggiori sono 6. Un religioso soltanto opera nel
territorio; le religiose invece sono 15.
(L’Osservatore Romano, 16 luglio 2008)
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Libri
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1. Fr. Pedro Musmeci
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NECROLOGIA
Acireale, Italia, 03.11.1921
Catania, Italia, 08.05.2008
Fr. Pedro nació el 3 de noviembre de
1921 en Acireale, Italia. Llegó al Perú, junto con el resto de los misioneros que fundaron la Custodia del Nombre de Jesús, el 29
de octubre de 1948, a bordo de la motonave
“Marco Polo”. Llegaron a Piura, en dos
grupos los días 14 y 20 de noviembre del
mismo año. A Huancabamba, que es el centro de la Misión, a las 4:00 p.m. del 24 de
noviembre, dando inicio a una hermosa tarea que no sólo llenaría a esta Provincia de
los SS. XII Apóstoles, y más tarde Cartavio
(Trujillo), Piura, Lima, Trujillo, con el
Evangelio de Cristo, sino llevando de la
mano el progreso de nuestros pueblos. Estos crecieron, literalmente, por la acción de
los misioneros.
Desde noviembre de 1948 hasta diciembre de 1950 realizó su ministerio en el ámbito de la provincia de Huancabamba. A
partir de esa fecha, junto con Fr. Ignacio Ferraro y Fr. Francisco Pulvirenti, se hicieron
cargo de la parroquia “Santiago de Cao”, de
Cartavio, en Trujillo.
En 1951, al fundarse la parroquia “San
Juan Bautista” de Canchaque, fue nombrado Párroco y se integró a esa nueva fraternidad, acompañado por Fr. Ignacio Ferraro,
Fr. Gabriel Saia y Fr. Buenaventura Vella.
Bajo el cuidado de esta comunidad quedaba, además, la lejana y extensa parroquia de
Huarmaca. En 1953, por efectos del fenómeno El Niño llovió en el departamento de
Piura un sorprendente 1,134% sobre lo normal. En Canchaque, caída la vieja Capilla,
los hermanos despertaron el entusiasmo del
pueblo al trabajar, codo a codo, con los lugareños en la tarea de transportar piedra y
arena desde el lecho de una quebrada de un
valle vecino para reconstruirla. En julio de
1955, viaja a Italia por motivo de la enfer-
medad de su padre, retornando a la Misión
en enero de 1959.
A partir de ese año, fue encargado de la
construcción del convento de Piura, que es
“bautizado” con el nombre de “San Antonio
de Padua”, aunque, por distintas razones, lo
vamos a encontrar como superior y vicario
parroquial de Cartavio (septiembre de 1960);
en junio de 1961, reponiéndose de una dolencia al oído, en Canchaque. En noviembre
de 1962 fue designado superior de la Misión,
cargo que desempeñará hasta 1966. Lo
acompañan como consejeros los hermanos:
Querubín La Rocca, Bernardo Castagna, Gabriel Saia y Juan Bautista Li Puma.
El 1º de abril de 1963 se abre el Orfanato “San Antonio”, con 15 huerfanitos; en la
misma fecha, inicia sus labores el Colegio
“San Antonio”, con 30 alumnos (La Escuela es reconocida oficialmente por el Ministerio de Educación con Resolución Directoral Nº 1267, del 28 de mayo de 1963). El 31
de mayo de 1970 un fortísimo terremoto
azotó Huaraz, causando 70,000 muertos;
pueblos enteros, como Yungay, desaparecieron de la faz de la tierra. Fr. Pedro reaccionó de inmediato para atender a los niños
y niñas que quedaron huérfanos. Los Orfanatos San Antonio y Santa Rosa se colmaron de huérfanos. En 1972 lo encontramos
otra vez como Consejero.
El 24 de agosto de 1973 se erige canónicamente la Casa de Lima. Son asignados a
ella Fr. Bernardo Castagna, como superior
y párroco, y Fr. Pedro Musmeci, vicario y
ecónomo. En 1975 retorna a Piura como
Superior, Maestro de los Seráficos y Ecónomo de la Custodia (cargo, éste, que ha
ejercido ya por varios años consecutivos).
El 30 de enero de 1976 es designado nuevamente Custodio, para afrontar un período
crítico en la vida de la Entidad. Las Tablas
de Familia de ese año lo asignan a la fraternidad de Piura, como Director del Colegio
San Antonio.
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El 20 de febrero de 1977, al inaugurarse
el convento y la Casa de Formación “Santa
María de Jesús”, lo encontramos nuevamente en Lima, leyendo el discurso memorial de la obra, ya que Fr. Bernardo Castagna, el constructor y párroco, tal vez por la
emoción, había perdido la voz.
En mayo de 1978, Fr. Pedro se encuentra
muy delicado de salud; experimenta fuertes
molestias en la columna vertebral y un fastidio permanente en una de las piernas; se
hace indispensable un largo período de descanso y un exhaustivo chequeo y tratamiento médico. Casi como una premonición, lo
encontramos haciendo un recorrido por
Huancabamba, Sóndor, Sondorillo, Canchaque y Piura. En la segunda quincena de
junio viaja a Italia para participar en el Congreso Capitular.
Jugó un papel fundamental en el desarrollo de las vocaciones nacionales. Sin desmerecer el trabajo de cada uno de los hermanos, era él quien más marchaba a las
campañas vocacionales y regresaba con la
camioneta llena de “vocaciones”. Así, desde el inicio del Serafico en Huancabamba,
en 1963, y que fue un poco itinerante, pues
en 1966 pasó a Piura, estudiando los seráficos en el Seminario “Santo Domingo Savio”, bajo la dirección de los Salesianos; regresó a Huancabamba en 1969, y, así, vía.
Era él quien más visitaba a los postulantes,
novicios, profesos, interesándose por cada
uno de ellos, solucionando los problemas y
animándolos a seguir adelante. Generaciones enteras de religiosos y sacerdotes peruanos nacieron de esas canteras y lo consideraban como modelo y como padre.
Su figura, como sacerdote y religioso
franciscano, inspiraba. Muchos sentimos el
llamado de Dios al acolitar sus Misas, oírlo
cantar, jugar con los niños a las rondas,
multiplicar las horas del día para poder
atender a todos.
En Italia, jamás se olvidó de nosotros. Sus
propinitas han llegado, desde ese tiempo hasta hace muy poco al Colegio San Antonio, el
amor de sus amores, al Hogar Santa Rosa, en
el que fue la figura paterna de centenares de
niñas. Siempre llevaba manzanas, caramelos
y todo bien que cupiera en los abundantes
bolsillos de la túnica y las mangas y siempre
sabía encontrar al niño o niña más triste o necesitado de cariño para confortarlos.
No sólo los niños. Desde su llegada a
Piura, los misioneros establecieron sólidas
y tiernas relaciones con el Asilo de Ancianos, donde prodigaba su tiempo, su amor,
su compasión con los ancianos y las ancianas, al tiempo que animaba a las hermanas
en tan amorosa tarea.
Fue el hombre fuerte de la Custodia, el
titán que se erguía junto con sus hermanos
para hacer frente a los múltiples problemas
que surgían.
Volvió al Perú en 1985 para la celebración del I Capítulo de la Custodia. También
lo tuvimos con nosotros en enero de 1991,
con ocasión de la celebración del III Capítulo de la Custodia. Quiso seguirnos acompañando y fue asignado a la Casa de Formación Fr. Gabriel M. Allegra, de Trujillo,
desempeñándose la mayor parte de ese año
como vicario, ecónomo y vicemaestro de
estudiantes.
En 1998 estuvo con nosotros por última
vez, junto con varios de los fundadores y
misioneros, al celebrarse las Bodas de Oro
de la Custodia, siempre paternal, siempre
cercano, siempre interesado en la marcha
de la Custodia.
Recuerdo que lo fui a visitar a Catania en
el 2001 y compartir un poco lo que pasaba en
casa. Se me quedó mirando largamente, finalmente me dijo: yo quiero ir; yo quiero
ayudarles; pero tengo ya casi 80 años y me
han diagnosticado un aneurisma en la aorta.
Me acompañó hasta la calle y me abrazó largamente; no sé si a mí, o a toda la Custodia.
Ahora, en la Casa del Padre, seguirá pensando, cuidando y orando por su amada Custodia, por su colegio, por el hogar, por los ancianos, por las cumbres y valles recorridos
hasta el cansancio, por el esfuerzo desplegado por todos sus hermanos, por las comunidades que nacieron en ese esfuerzo descomunal, por los retoños que ahora tienen la
obligación de emular esa hermosa saga comenzada en un mes de octubre en 1948.
Descansa en paz, querido Fr. Pedro.
FR. MANUEL J. ROSAS C.
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2. Anno 2005 mortui sunt
NECROLOGIA
* 30 aprile 2005: ŠIMIĆ FR. ANĐELKO, nato
a Tučepi, della Prov. Ss. Redemptoris,
Croazia. È morto all’età di anni 85, di vita francescana 70 e di sacerdozio 65.
* 31 agosto 2005: SOLDO FR. JOSIP, ANTE,
nato a Split, della della Prov. Ss. Redemptoris, Croazia. È morto all’età di
anni 83, di vita francescana 65 e di sacerdozio 59.
* 16 dicembre 2005: RAMLJAK FR. JULIJAN, PETAR, nato a Siverić, della Prov.
Ss. Redemptoris, Croazia. È morto all’età di anni 87, di vita francescana 67 e
di sacerdozio 62.
* 17 dicembre 2005: JANKOVIĆ FR. ŠIMUN,
KREŠIMIR, nato a Hrvace, della Prov. Ss.
Redemptoris, Croazia. È morto all’età di
anni 76, di vita francescana 58 e di sacerdozio 55.
3. Anno 2008 mortui sunt
* 9 febbraio 2008: VERONESI FR. DAVID,
PIO, nato a Camposanto, della Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia. Studia
lingue e letteratura straniera a Napoli
presso l’Istituto Sup. di Scienze e Lettere dell’Ordine. Si dedica all’insegnamento della lingua francese e all’animazione liturgica prestando il suo servizio
come Organista presso il Santuario delle
Grazie di Rimini. Presta servizio come
economo delle Fraternità delle Grazie di
Rimini e di Predappio. Dal 1982 al 1997
è parroco di alcune Parrocchie dell’Appennino forlivese. È morto nel Santuario
delle Grazie in Rimini all’età di anni 81,
di vita francescana 65 e di sacerdozio 56.
* 11 aprile 2008: GALIPPI FR. ADIUTO, MARIO, nato a Valmozzola, della Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia. È vissuto
presso i conventi dell’Osservanza di
Imola, di Faenza, di Rocca S. Casciano
(FC), della B. V. della Verucchia e di
363
Modena S. Cataldo. Ha svolto il servizio
di questuante e si è dedicato alla cura del
convento. Terziario oblato, è morto a
Bologna all’età di anni 88.
* 1 maggio 2008: TURBAŃSKI FR. PIUS ANTONI, nato a Babkowice, della Prov. S.
Francisci Assisiensis, Polonia. È entrato
nell’Ordine nel 1995, dopo essere stato
sacerdote diocesano per 17 anni nella
Diocesi di Częstochowa. Ha svolto vari
servizi, tra i quali quello di predicatore e
di confessore. Ha tradotto, dal latino o
dal francese, circa 60 opere. È morto a
Jarocin all’età di anni 97, di vita francescana 53 e di sacerdozio 70.
* 2 maggio 2008: ARIAS GONZÁLEZ FR.
SATURNINO, nato a Rodanillo, della Prov.
S. Iacobi a Compostela, Spagna. Nel
1960 fu destinato alla missione del Marocco, dove svolge vari compiti: Guardiano e Parroco della “Purísima” di Tánger, Guardiano e Parroco del Sacro Cuore di Tánger e Guardiano e Parroco di Nª
Sra Del Pilar de Larache. Fu Consigliere
del Commissariato e poi della Custodia.
Consigliere dell’Azione Cattolica Femminile e della Caritas. È morto a Santiago all’età di anni 74, di vita francescana
55 e di sacerdozio 49.
* 3 maggio 2008: FALSINI FR. RINALDO,
PASQUALE, nato a Banzena-Bibbiena,
della Prov. Tusciæ S. Francisci Stigmatizati, Italia. Dopo l’ordinazione sacerdotale continuò i suoi studi a Roma, presso
il Pontificio Ateneo Antoniano, dove si
laureò, in teologia dogmatica, nel 1952.
Completò il curriculum degli studi a Parigi, presso l’Institut Supèrieur de Liturgie, dove conseguì il magistero in Liturgia nel 1962. Nel 1958, intanto, fu chiamato a Milano da Fr. Agostino Gemelli,
OFM, per assumere l’incarico di Assistente dell’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, Opera che curò
per circa quaranta anni. All’intenso lavoro a Milano per l’Opera della Regalità,
nel frattempo, si sono affiancati i vari incarichi di Docente di Teologia presso
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l’università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano, di Liturgia presso l’Istituto Regionale Lombardo di Pastorale e di Teologia ecumenica presso l’Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino” di Venezia. Ciò che lo ha onorato di più, però, è
stato certamente il lavoro a servizio del
Concilio Vaticano secondo. Fr. Ferdinando Antonelli OFM, poi cardinale, lo
volle, infatti, membro della segreteria
della Commissione Conciliare per la Liturgia, con l’incarico di stendere i verbali e di ordinarli negli archivi delle sedute
plenarie. Da questa posizione ha seguito
dal di dentro l’elaborazione della costituzione Sacrosantum Concilium sulla
Liturgia. Creato il Consilium per attuare
la riforma liturgica, fu chiamato a essere
membro di differenti gruppi di studio e
del gruppo dei traduttori dei testi liturgici latini in lingua italiana. Il risultato del
suo fecondo impegno è posto in evidenza dai numerosi articoli pubblicati in varie riviste, tra cui: “Studi Francescani”,
“Rivista Liturgica”, “La Maison-Dieu”,
“Ephemerides Liturgicae”, “Concilium”, “Vita e Pensiero”, “Rivista del
Clero italiano”, “Settimana”, “Vita Pastorale”; di “Testimoni nel mondo” e di
“Rivista di Pastorale Liturgica” fu per
lunghi anni Direttore. È morto nell’Infermeria provinciale di Fiesole all’età di
anni 84, di vita francescana 68 e di sacerdozio 60.
– Lettera del Ministro generale
Prot. MG 161/08
Carissimo Frate Paolo,
Ministro provinciale,
il Signore ti dia pace.
Oggi ho appreso la notizia che il nostro
fratello, Fr. Rinaldo Falsini, è passato alla
casa del Padre per prendere parte alla Liturgia del cielo e per cantare in eterno le sue lodi.
Essendo il nome di questo amato frate
minore, da molti anni legato allo studio, all’approfondimento, all’insegnamento della
Liturgia, la prima sensazione che coglie improvvisamente la mia persona, la Curia generale e tutto l’Ordine, è di una grande perdita. Infatti scorrono davanti a me i titoli dei
suoi testi, gli studi, gli articoli, le innumerevoli pubblicazioni che nei decenni passati
hanno contribuito al progresso della riflessione teologica e liturgica. Oltre alle numerose e sempre ricercate pubblicazioni, non
va taciuto il servizio instancabile che egli
offrì per lungo tempo, attraverso la sua
competenza, nella direzione delle edizioni
dell’Opera della Regalità; e attraverso
l’insegnamento: nella sua Provincia Toscana, a Milano per un prolungato periodo nell’Università Cattolica, a Venezia nell’Istituto di Studi Ecumenici. Proprio in quest’ultimo ambito ecumenico, tra l’altro, negli
ultimi decenni gli fu riconosciuto un ruolo
e un contributo singolare, grazie alla sua
formazione, alla sua specializzazione riguardante l’Eucaristia e all’apertura del suo
pensiero e della sua ricerca in ambito teologico-liturgico. Poi il suo nome comunemente suscita l’immediato riferimento al
Concilio Vaticano II, dove Padre Falsini ha
lavorato alacremente come perito e assistente di un Padre conciliare e dove ha collaborato direttamente in commissioni determinanti, soprattutto per la Liturgia. Per questi e tanti altri servizi meritori, la scomparsa
di Fr. Rinaldo ci fa sentire più poveri, privati cioè di una grande personalità, di una
bella mente, di un instancabile studioso e
docente.
Tuttavia l’abbraccio di Sorella morte ci
induce a meglio capire che, quanto egli approfondiva, insegnava e celebrava, ora lo
sta vivendo in pienezza, consentendo in
questo modo che tutto il Mistero di Cristo si
compia in lui che lo ha celebrato e annunciato. E allora questo aspetto della nostra
fede e della nostra spiritualità francescana,
ci apre alla restituzione: alla consapevole riconoscenza che in questo fratello molto abbiamo ricevuto dal Signore e perciò come
frati, come fraternità, come Ordine, tutto
dobbiamo restituire al Signore e a lui sempre rendere grazie.
Ecco, fratello Ministro Provinciale, con
questi sentimenti desidero trasmettere a te e
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a tutti i frati della Provincia Toscana di S.
Francesco Stigmatizzato, la mia partecipazione al dolore per la scomparsa di Fr. Rinaldo, la mia vicinanza in questa mesta circostanza, ma anche il mio ricordo orante e
riconoscente come suffragio per l’anima
dell’amato fratello.
Voglio sperare che l’intenso operato di
Padre Falsini e la sua passione per i divini
misteri, sia conservata come preziosa eredità per suscitare ancora, nei frati e nella
gente, la ricerca e il gusto delle cose di Dio.
A tutti il mio fraterno, affettuoso saluto.
Nel Signore!
Roma, Curia generale, 03 maggio 2008
FR. JOSÉ RODRIGUEZ CARBALLO
Ministro Generale ofm
____________________
Fr. Paolo Fantaccini
Ministro provinciale
Convento S. Francesco
Via Giacomini, 3
50132 FIRENZE
* 5 maggio 2008: ROULEAU FR. ROGER,
nato a Île d’Orléans, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada. Per 30 anni
esercitò il ministero sacerdotale nella
parrocchia francofona del Sacro Cuore a
Welland (Ontario), prima come Vice
Parroco (1970-1990, poi con Parroco
(1990-2000). Il 29 giugno 1999 ricevette dal Santo Padre l’onorificenza “Pro
Ecclesia et Pontifice” per i servizi resi
alla Chiesa. È morto nell’Infermeria provinciale di Montréal all’età di anni 73, di
vita francescana 52 e di sacerdozio 45.
* 6 maggio 2008: SERAFINI FR. BERNARDINO, LIDO, nato a Regnano Càsola, della
Prov. Tusciæ S. Francisci Stigmatizati,
Italia. Dopo l’ordinazione sacerdotale si
recò a Napoli per intraprendere gli studi
universitari, che interruppe, era il tempo
della grande guerra, per fare il cappellano militare. Terminata la guerra riprese
gli studi universitari laureandosi brillantemente in Lettere. Dal 1947 al 1961 fece parte della Fraternità di Soliera Apuana, dove assunse gli incarichi di diretto-
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re del Collegio, insegnate, discreto, definitore provinciale. Per il suo equilibrio e
la sua sapienza fu chiamato al servizio
all’Ordine e alla Provincia, prima come
visitatore generale della Provincia di San
Vigilio di Trento (1960), quindi come
Ministro Provinciale (1961-1967), Vicario e Procuratore (1967-1973). Nel 1971
partecipò anche al Capitolo Generale come verbalista. Dal 1973 in poi si è reso
disponibile per molti uffici: guardiano a
Soliera fino al 1977; parroco a Ognissanti fino al 1980; e poi vicario a Carrara, presidente a Marina di Pietrasanta
(1980-1987), vicario alla Verna e incaricato del Botteghino (1987-1989); ancora a Pietrasanta economo. Infine, dal
1991, fu a Fiesole, dove ha servito la
Provincia con la sua sapiente prudenza
di Padre Spirituale dei Professi di voti
temporanei e membro del “Coetus formatorum”. Il ruolo formativo di testimone privilegiato della vita francescana lo
ha vissuto con entusiasmo, dedizione e
gioia. Con moltissimi, e non solo giovani, strinse sinceri legami di affetto e di
stima, facendosi amare per la sua freschezza interiore, le sue larghe vedute, la
sua tolleranza e, soprattutto, la sua limpida, chiara, sincera fede. Una fede che
alimentava nella preghiera. Amava veramente la sua vocazione, era contento di
essere frate. Amava la Provincia, i frati,
specialmente i più giovani, per i quali
dava il meglio di sé. In modo particolare
in questi ultimi anni, a Fiesole, è stato
punto di riferimento e di appoggio per
molti confratelli. È morto presso
l’Ospedale di Careggi di Firenze all’età
di anni 93, di vita francescana 77 e di sacerdozio 70.
* 6 maggio 2008: O’ROURKE FR. COLIN,
FRANCIS, nato a Saratoga Spring, NY,
della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Per
45 anni visse e svolse il suo ministero
presso il St. Anthony Shrine in Boston,
Mass. Il 6 novembre 2006 fu trasferito
nell’Infermeria provinciale. È morto a
Ringwood all’età di anni 85, di vita francescana 51 e di sacerdozio 47.
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* 6 maggio 2008: LEHR FR. THEODORE, GERARD, nato a Elmhurst, NY, della Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA. Fu a servizio per un
anno dello staff del St. Anthony Shrine in
Boston, Mass.; in seguito per un anno fu
Vicario parrocchiale presso l’Assumption
Parish in Wood-Ridge, N.J. Dal 1959 al
1963 fu Vicario parrocchiale presso la St.
Francis of Assisi Church in West 31st
Street di New York City. Dal 1963 al 1968
fu Cappellano militare dell’U.S. Navy.
Dal 1968 al 1973 fu Vice Cancelliere dell’Ordinariato militare in New York City.
Dal 1973 al 1976 fu Parroco della St.
Catherine Parish in Ringwood, N.J., e dal
1976 al 1979 fu copromotore provinciale
delle missioni, mentre risiedeva presso la
St. Francis Friary in New York City. Tornato alla Assumption Parish in WoodRidge, dal 1979 al 1982, fu Vicario parrocchiale e dal 1982 al 1987 fu Vicario
parrocchiale della Sacred Heart Parish in
Rochelle Park, N.J. Dopo aver trascorso
alcuni mesi presso la St. Joseph’s Parish
in West Milford, N.J., dal 1987 al 2005 fu
Vicario parrocchiale presso la St. Leo’s
Parish in Elmwood Park, N.J. Il 1 agosto
2005 si è ritirato presso la St. Anthony
Friary in Butler, N.J., finché per motivi di
salute fu trasferito presso la Holy Name
Friary in Ringwood. È morto a Ringwood
all’età di anni 77, di vita francescana 56 e
di sacerdozio 51.
* 9 maggio 2008: COGHILL FR. ELSTAN,
JAMES, nato a Jordan, MN, della Prov.
Ss. Cordis Iesu, USA. È morto a Springfield, Illinois, all’età di anni 86, di vita
francescana 65 e di sacerdozio 59.
* 10 maggio 2008: PAULUS FR. DONARD,
EDWIN, nato a Petoskey, MI, della Prov.
Ss. Cordis Iesu, USA. È morto a Springfield, Illinois, all’età di anni 87, di vita
francescana 65 e di sacerdozio 60.
* 12 maggio 2008: VARALDA FR. FILIPPO,
FRANCESCO, nato a Vercelli, della Prov.
Pedemontanæ S, Bonaventuræ, Italia. La
sua presenza è legata al Convento di san
Bernardino in Torino ove fu per anni col-
laboratore parrocchiale e diretto collaboratore del Cappellano delle Carceri
“Nuove”, Fr. Ruggero Cipolla. Dal 1999
era al Santuario di Belmonte, presso Valperga Canavese, dedito particolarmente
al ministero della riconciliazione. È morto a presso la Casa di Cura G. B. Cottolengo, Torino, all’età di anni 86, di vita
francescana 67 e di sacerdozio 60.
* 10 maggio 2008: GONZÁLEZ ROJAS FR.
EFRAÍN, nato a Tuluá, della Prov. S. Fidei, Colombia. È morto a Itagüí all’età di
anni 82, di vita francescana 66 e di sacerdozio 58.
* 14 maggio 2008: ANDRINGA FR. HILDUARD, EDUARD, nato a Blosward, della
Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. Dal 1962 al 1975 è stato missionario in Indonesia (Papua). Dopo il ritorno in Olanda ha lavorato nella pastorale.
È morto a Warmond all’età di anni 74, di
vita francescana 53 e di sacerdozio 47.
* 18 maggio 2008: EDMISTON FR. JAMES,
nato a Key West, FL, della Prov. Ss. Cordis Iesu, USA. È morto nella Mount
Saint Sepulcre Friary in Washington all’età di anni 54, di vita francescana 27 e
di sacerdozio 10.
* 18 maggio 2008: FERRANTE FR. LORENZO, GIUSEPPE, nato a Collepardo (FR),
della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli,
Italia. Dopo l’ordinazione ha svolto
principalmente il servizio di parroco oltre ad altri uffici. Dal 1957 al 1981 è stato Parroco nella Parrocchia del Sacro
Cuore di Nettuno (RM). È qui che ha impegnato le sue energie migliori come
francescano e pastore in cura d’anime.
Negli ultimi anni ha svolto il prezioso
servizio di confessore straordinario nella
Basilica di San Giovanni in Laterano, ufficio che ha portato avanti con zelo fino
al giorno in cui le forze lo hanno sostenuto. È morto nell’Infermeria provinciale “Regina Apostolorum” in Roma all’età di anni 88, di vita francescana 72 e
di sacerdozio 66.
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* 20 maggio 2008: GRIESE FR. CELSUS,
DONALD, nato a Cincinnati, Ohio, della
Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Dedicò
i 53 anni del suo ministero interamente
all’educazione e al lavoro con i giovani
in difficoltà: 13 anni presso la nostra
Scuola Superiore, aumentandone la fama, il prestigio; 40 anni ai giovani in
difficoltà in un Centro chiamato “Bob
Hope House”. È morto presso il Mercy
Hospital, Western Hills, all’età di anni
80, di vita francescana 60 e di sacerdozio 53.
* 21 maggio 2008: MEGUINESS FR. DOMINIC, DONALD FRANCIS, nato a Carlton,
Victoria, della Prov. Sancti Spiritus,
Australia. È morto a Box Hill, Victoria,
all’età di anni 83 e di vita francescana
53.
* 21 maggio 2008: DARBY FR. MATTHEW,
THOMAS, nato a Auckland, New Zealand, della Prov. Sancti Spiritus, Australia. È morto a Sydney all’età di anni 94,
di vita francescana 72 e di sacerdozio 68.
* 22 maggio 2008: CORDANO FR. VIRGIL,
GEORGE, nato a Sacramento, California,
della Prov. S. Barbaræ, USA. È morto a
Santa Barbara, California, all’età di anni
89, di vita francescana 68 e di sacerdozio
62.
* 22 maggio 2008: VALIDŽIĆ FR.
ANĐELKO, SLAVKO, nato a Čitluk, della
Prov. Dalmatiæ Ss. Redemptoris, Croazia. È morto a Bietigheim-Bissingen,
Germania, all’età di anni 68, di vita francescana 50 e di sacerdozio 42.
* 24 maggio 2008: KITOWSKI FR. IRENEUSZ HENRYK, nato a Wejherowo, della
Prov. S. Francisci Assisiensi, Polonia. Si
è dedicato per tutta la vita alla pastorale
parrocchiale, come Parroco e Vice Parroco: in Polonia, per 21 anni; per 21 anni nelle Parrocchie di lingua tedesca, soprattutto in Austria. È morto a Gdańsk
all’età di anni 67, di vita francescana 48
e di sacerdozio 39.
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* 25 maggio 2008: NEDIĆ FR. ANTO, MARIJAN, nato a Tolisa, della Prov. S. Crucis, Bosnia/Erzegovina. È morto nell’Ospedale di Orašje all’età di anni 75, di vita francescana 57 e di sacerdozio 51.
* 26 maggio 2008: CLOONAN FR. ANDREW,
KEVIN, nato a Forest Gate London, della
Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV,
Inghilterra. È morto all’età di anni 91, di
vita francescana 72 e di sacerdozio 66.
* 26 maggio 2008: MACKEN FR. SULPITIUS, RAYMOND, nato a Diest, della Prov.
S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Dedicò
la sua vita al lavoro scientifico.
l’Università di Louvain gli affidò la
coordinazione dell’edizione dell’«opera
omnia» di Henricus Gandavensis, grande filosofo e teologo del XIII secolo.
Svolse il suo lavoro con entusiasmo e
tencia. Fu molto stimato per la sua conoscenza e per la sua dedizione. È morto a
Leuven all’età di anni 84, di vita francescana 60 e di sacerdozio 60.
* 27 maggio 2008: MARIĆ FR. ANĐELKO,
ANTE, nato a Košute, della Prov. Dalmatiæ Ss. Redemptoris, Croazia. È morto
ad Omiš all’età di anni 83, di vita francescana 63 e di sacerdozio 59.
* 27 maggio 2008: RECKZIEGEL FR. ARNO,
nato a Santa Emília-Venâncio Aires, RS,
della Prov. S. Francisci Assisiensis, Brasile. Dopo aver frequentato la Facoltà
del Servizio Sociale nella PUCRS, è stato Assistente sociale nelle periferie, si è
dedicato alla pastorale dei Migranti, è
stato missionario nel MT. Ha svolto vari
servizi per la Provincia e l’Ordine: Segretario del Capitolo, Definitore provinciale, Ministro provinciale per 9 anni,
Visitatore generale all’Entità francescana in Paraguay e alla Prov. di S. Paolo in
Colombia. È morto a Porto Alegre all’età
di anni 64, di vita francescana 44 e di sacerdozio 37.
* 28 maggio 2008: BLOM FR. GODFRIED,
HENDRICUS, nato a Hekendorp, della
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Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. Dal 1957 al 2000 è stato missionario in Indonesia (Papua). Ha progettato e costruito molte chiese. È morto a
Weert all’età di anni 79 e di vita francescana 59.
* 28 maggio 2008: SAMPOLI FR. QUIRINO,
PIETRO, nato a San Giovanni a CerretoCastelnuovo Berardenga, della Prov. Tusciæ S. Francisci Stigmatizati, Italia. Nel
1952 partì per la Bolivia, raggiungendo i
missionari toscani nella missione di Potosì. È stato un uomo di Dio, è vissuto
nella semplicità e in povertà; è stato un
uomo di grande prudenza, laborioso e
sempre disponibile ad aiutare i confratelli ed i poveri. Per la fede che aveva e
le virtù di saggezza, prudenza e consiglio ha disimpegnato l’ufficio di visitatore generale del Vicariato Apostolico di
El Beni in Bolivia e del Comm. Di Olimpia Jaboyicobal in Minas Gerais in Brasile. Inoltre, è stato guardiano di Potosí,
parroco di S.Antonio del Parapetí, Gutierrez, Lagunillas, Cuevo, Boyuibe,
Consigliere della Missione, Delegato
provinciale. Per vari anni è stato direttore della tipografia e libreria delle Opere
Antoniane di Tarija. Gli ultimi 5 anni e
mezzo li ha trascorsi a Tarija dove ha offerto la testimonianza di una vera fedeltà
allo spirito di san Francesco d’Assisi. È
morto nell’Ospedale San Giovanni di
Dio di Tarija, Bolivia, all’età di anni 88,
di vita francescana 70 e di sacerdozio 62.
* 28 maggio 2008: PARSONS FR. RAYMOND
DANIEL, nato in Hamilton, New Zealand,
della Prov. Sancti Spiritus, Australia. È
morto ad Auckland, New Zealand, all’età di anni 76 e di vita francescana 46.
* 29 maggio 2008: MATTHEWS FR. FRANCIS, nato a Syracuse, NY, della Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA. Dal 1988 al 1992 fu
a Santa Cruz, Bolivia, dove insegnò teologia e filosofia ai seminaristi. Fu per 6
mesi Vicario parrocchiale presso la St.
Anthony Parish in Camden, N.J.; poi Vicario parrocchiale e Direttore del St.
Francis AIDS Ministry presso la St.
Francis of Assisi Church in New York
City. Nel 1999 ricevette la Laurea in
Legge dalla Fordham University, New
York City, e un Master in “International
Humanitarian Law“. Nel 2006, dopo un
periodo il suo ministero, fornendo consulenze legali nella Diocesi di Syracuse
e aiutando nelle parrocchie. È morto a
Liverpool, NY, all’età di anni 48, di vita
francescana 25 e di sacerdozio 19.
* 30 maggio 2008: IBARRA MARÍN FR. GABRIEL, nato a Andes, Antioquia, della
Prov.. S. Fidei, Colombia. È morto a Bogotá all’età di anni 86 e di vita francescana 64.
* 4 giugno 2008: ZUCCA FR. VINCENZO,
nato ad Arcevia, della Prov. Picenæ S.
Iacobi de Marchia, Italia. È morto nell’Infermeria provinciale di Grottammare, AP, all’età di anni 95, di vita francescana 79 e di sacerdozio 72.
* 5 giugno 2008: WEIGEL FR. JOVIAN,
CARL MATTHIAS, nato a Batesville, Indiana, della Prov. S. Ioannis Baptistæ,
USA. Dedicò 30 dei 60 anni del suo ministero all’OFS, contribuendo alla stesura delle nuove Costituzioni e consolidando la loro autonomia e uguaglianza
all’interno della Famiglia Francescana.
Fu per 30 anni Assistente provinciale e
Assistente nazionale per almeno 6 anni.
È morto presso la Casa per anziani Archbishop Leibold, Cincinnati, all’età di anni 87, di vita francescana 67 e di sacerdozio 60.
* 6 giugno 2008: COMOTTO FR. GIULIO
MARIA, EUSEBIO, nato a Settimo Rottaro,
della Prov. Pedemontanæ S. Bonaventuræ, Italia. Ha svolto con premurosa delicatezza il ministero sacerdotale in diversi Conventi della Provincia: Benevagienna, Vercelli, Ivrea, Torino, Casale,
Cuneo, Biella, ricoprendo di volta in
volta gli uffici di Guardiano od Economo e manifestando particolare sensibilità pastorale e paterna vicinanza alle
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persone in situazioni di sofferenza fisica
o spirituale. È morto presso l’Hospice
“L’Orsa Maggiore”, Biella, all’età di anni 85, di vita francescana 66 e di sacerdozio 60.
* 9 giugno 2008: ZELLA FR. GALDINO,
LEONARDO, nato a Tamandaré, PR, della
Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV,
Brasile. Ha dedicato tutta la sua vita al
ministero parrocchiale. Ha trascorso gli
ultimi 20 anni di vita in un letto, conservando, però, una memoria straordinaria
riguardo ai nomi e ai luoghi dove è vissuto. È morto a Curitiba, PR, all’età di
anni 81, di vita francescana 60 e di sacerdozio 52.
* 10 giugno 2008: KIS FR. CSONGOR
LEHEL, nato a Jászberény, della Prov.
Magnæ Dominæ Hungarorum, Ungheria. Dal 1950 al 1989, a causa della a
soppressione della Provincia, ha svolto
lavori civili. Dopo il 1989 si è impegnato in attività pastorale a Budapest. È stato il primo Frate defunto della nuova
Provincia di Ungheria. È morto a Budapest all’età di anni 85, di vita francescana 68 e di sacerdozio 61.
* 14 giugno 2008: DARMANCIER FR. JERÔME, FRANÇOIS, nato a Izieux, della Prov.
Trium Sociorum, Francia/Belgio. Religioso entusiasta, attento agli altri e devoto. Una grave malattia agli occhi ha limitato la sua attività. Per molti anni è stato
professore e, soprattutto, confessore. Si
rendeva utile in tutte le maniere, comprese i lavori materiali. Ebbe un animo
giovanile e francescano. È morto all’età
di anni 89, di vita francescana 70 e di sacerdozio 67.
* 15 giugno 2008: MELE FR. BERNARDO,
ANGELO, nato ad Artena, Roma, della
Prov. Romanæ Ss. Ptri et Pauli, Italia.
Dopo l’ordinazione presbiterale espleta
il suo servizio soprattutto come parroco
nel Santuario Santa Maria delle Grazie
in Ponticelli (RI), ricoprendo tale ufficio
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dal 1948 al 1993. Di carattere mite ed affabile, è riuscito con la sua umiltà ad entrare in contatto con tutti, condividendo
all’inizio della sua missione di pastore,
la fatica di ricostruire un paese stremato
dalla Seconda guerra mondiale. Ha saputo infondere nel popolo di Dio le virtù
teologali; ha testimoniato sempre e a
tutti la grazia del lavoro. Dall’Agosto
del 1999, a seguito della salute malferma, è posto nell’Infermeria provinciale.
Quelli che lo hanno avvicinato in questi
ultimi anni della sua esistenza terrena,
hanno potuto scorgere in lui la fede e la
serenità di un consacrato fedele al dono
della vocazione ricevuta e vissuta fino
all’ultimo istante. È morto nell’Infermeria provinciale “Regina Apostolorum” in
Roma all’età di anni 95, di vita francescana 78 e di sacerdozio 71.
* 15 giugno 2008: DE SCHAMPHELEER FR.
JEAN, nato a Dampremy, della Prov.
Trium Socioru, Francia/Belgio. Appassionato di Storia, assiduo studioso delle
fonti francescane, fu in modo particolare
appassionato di Gesù Cristo e della sua
Chiesa. Fu un Religioso fedele alla sua
identità di Frate Minore. È morto a
Bruxelles all’età di anni 89, di vita francescana 71 e di sacerdozio 65.
* 16 giugno 2008: VAN MUNSTER FR. DONOLUS, HENDRICKUS, nato a Gouda, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. Ha insegnato Filosofia ed è stato Rettore per molto tempo nelle nostre
Case di formazione. Dal 1970 al 1981 è
stato Vicario generale dell’Arcidiocesi
di Utrecht. Dal 1981 al 1991 è stato Segretario generale della Conferenza Episcopale Olandese. Ha continuato, poi, a
lavorare nella pastorale ed ha pubblicato
molti libri ed articoli, specialmente su
Kierkegaard. È morto a Wilnis all’età di
anni 82, di vita francescana 63 e di sacerdozio 57.
* 17 giugno 2008: SCHOLAND FR. MEINRAD, nato a Dortmund-Schüren, della
Prov. Saxoniæ S. Crucis, Germania. Ha
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maturato la sua vocazione durante la prigionia nella Seconda Guerra Mondiale.
Per oltre 30 anni è stato portinaio in diverse Case, dove era particolarmente accogliente per i senza fissa dimora e per i
poveri. Ha sopportato serenamente la sua
lunga malattia. È morto a Dortmund all’età di anni 92 e di vita francescana 57.
* 21 giugno 2008: SCHNEIDER FR. CHRIS,
BERTRAND JOSEPH, nato a Louisville,
Kentucky, della Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Dedicò 59 anni del suo ministero alla pastorale parrocchiale, all’insegnamento, al Fund Raising, alla predicazione di Corsi di esercizi spirituali e
dedicò del tempo anche alla Casa di preghiera. Negli anni ‘60 si impegnò molto
per l’equiparazione delle Scuole parrocchiali. È morto presso nella Casa per Anziani Archbishop Leibold, Cincinnati,
all’età di anni 86, di vita francescana 66
e di sacerdozio 59.
* 22 giugno 2008: WILD FR. PAUL, nato a
Rajec, Slovacchia, della Prov. S. Ioannis
Baptistæ, USA. Entrato in noviziato,
mentre in Slovacchia c’era il regime comunista, fece i voti temporanei segretamente e così li visse per 18 anni, quando
riuscì a fuggire dalla Cecoslovacchia. Intorno al 1972 arrivò negli USA, dove si
unì alla Vice Provincia slovacca. È morto presso Mercy Hospital, Western Hill,
all’età di anni 82, di vita francescana 57
e di sacerdozio 36.
* 23 giugno 2008: KÁMÁN FR. CELERIN
EMIL, nato a Zalabesnyő, della Prov. Magnæ Dominæ Hungarorum, Ungheria.
Dal 1950 al 1989, durante le restrizioni
imposte dal regime comunista alla Provincia, ha lavorato nella Diocesi di Pécs.
Dopo il 1989 ha svolto attività pastorale
ed è stato membro amato della comunità
degli studenti a Szeged. È morto a Esztergom all’età di anni 94, di vita francescana 72 e di sacerdozio 68.
* 2 luglio 2008: MARINI FR. GABRIELE,
ANTONIO, nato a San Pio delle Camere
(AQ), della Prov. Aprutiorum S. Bernardini Senensis, Italia. È stato un uomo di
Dio, di grande cultura, laureato in Scienze Naturali con specializzazione in geologia e paleontologia; ha insegnato al nostro liceo classico per diversi anni; ha
fondato, presso il Convento di San Giuliano, L’Aquila, un importante Museo di
scienze Naturali; ha dato alle stampe anche pregevoli pubblicazioni in campo
scientifico ed agiografico; è stato membro del Comitato tecnico-scientifico della Regione Abruzzo. Ha ricoperto vari
incarichi: Guardiano, Definitore provinciale, Vicario provinciale, 10 volte Visitatore generale, Assistente ecclesiastico
dell’Istituto Missionarie della Dottrina
Cristiana, delle Suore Zelatrici del Sacro
Cuore, della Federazione Clarisse Marche-Abruzzzo. È morto presso l’Ospedale dell’Aquila all’età di anni 90, di vita francescana 74 e di sacerdozio 66.
* 2 luglio 2008: REY FR. CASIMIRO, CARLO,
nato a Bologna, della Prov. Bononiensis
Christi Regis, Italia. Dopo aver trascorso
molti anni di vita militare, di cui buona
parte in Africa, nel 1950 emetteva la professione come terziario a Mellea. Per 25
anni ha servito i Fratelli, con dedizione e
garbo, nel Convento S. Antonio in Torino,
svolgendo con scrupolo le mansioni di refettoriere e cantiniere, servizi che svolse
anche nel Convento di Bardonecchia dal
1994 al 1997 e, infine, nell’Infermeria povinciale. È morto a Torino all’età di anni
86 e di vita francscana 58.
* 4 luglio 2008: GARCÍA PÉREZ FR. ELEUTERIO, nato a Prádanos de Ojeda, della
Prov. Granatensis Nostræ Dominæ a Regula, Spagna. È stato un Frate molto ricercato dalla gente; anche se non ritornava mai nei luoghi dove era stato, molti continuavano ad avere contatti con lui.
La liturgia è stata la fonte della sua spiritualità, particolarmente la Liturgia delle
Ore e l’Eucaristia. È morto nell’Infermeria provinciale Santuario de Regla, in
Chipiona, all’età di anni 88 e di vita francescana 46.
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NECROLOGIA
* 6 luglio 2008: BOŽIĆ-STANIĆ FR. JOSIP,
nato a Cvrljevo, della Prov. Ss. Redemptoris, Croazia. È morto all’età di anni 53,
di vita francescana 31 e di sacerdozio 28.
* 12 luglio 2008: KINROSS FR. KNUTE,
NORBERT, nato a Cincinnati, Ohio, della
Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Spese i
57 anni del suo ministero nella pastorale
parrocchiale in Missouri, New Mexico,
Texas, Illinois, Louisiana e Ohio. Inoltre
per 12 anni fu Cappellano nella New
Mexico State University. Era apprezzato
per la sua gentilezza, lo spirito compassionevole, la genorosità e l’umiltà È
morto presso la Mercy Community in
Winton Woods, Cincinnati, all’età di anni 86, di vita francescana 64 e di sacerdozio 57.
* 12 luglio 2008: BIANCHI FR. PACIFICO,
FRANCESCO, nato a Pallanza, della Prov.
Pedemontanæ S. Bonventuræ, Italia. Ha
svolto i primi anni di ministero a Varallo
e a Novara. Fu quindi a Cuneo, a Torino
e in altri Conventi della Provincia, ricoprendo di volta in volta gli Uffici di Economo, Guardiano, Vicario, Assistente
OFS. Fu anche Cappellano delle craceri
a Cuneo. È morto a Torino all’età di anni 82, di vita francescana 65 e di sacerdozio 58.
* 12 luglio 2008: HARTOG FR. HUBERT,
HENDRIK, nato a Hulsberg, della Prov. S.
Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Ha servito i
Confratelli come cuoco in molte Fraternità. Era un Frate pio e sensibile con una
devozione speciale per la Vergine Maria.
È morto a Antwerpen all’età di anni 82 e
di vita francescana 61.
* 12 luglio 2008: BIASI FR. FABIO, AGOSTINO, nato a Castagnè S. Vito, della Prov.
Tridentinæ S. Vigilii, Italia. Dopo la luarea in Teologia pastorale ha servito con
partcolare zelo e dedizione dapprima
l’OFS in Trentino e poi, dal 1971, gli
emigrati italiani in Germania a Stuttgart,
Rastatt, Wolfsburg e Hagen. Nel suo testamento spirituale loda Dio per la sua
371
famiglia povera e per il dono della vocazione francescana e per il servizio ai piccoli. È morto ad Hagen, Germania, all’età di anni 74, di vita francescana 55 e
di sacerdozio 47.
* 16 luglio 2008: DELECLOS FR. FABIEN,
PIERRE, nato a Orp-ie-Grand, Belgio,
della Prov. Trium Sociorum, Francia,
Belgio. Dotato di personalità avvincente, fu un uomo di grande intelligenza ed
apertura. Ha lavorato nelle miniere per
poter conoscere il mondo operaio. Per
lungo tempo è stato cappellano dei giovani, Parroco nelle nostra parrocchia
francescana di Bruxelles, corrispondente
per il mondo religioso del giornale “La
libre Belgique”. È morto a Bruxelles all’età di anni 83, di vita francescana 63 e
di sacerdozio 57.
* 19 luglio 2008: SCHELBAUER FR. MAURÍLIO, LEOPOLDO, nato a Rio Negro, PR,
della Prov. Immaculatæ Conceptionis
BMV, Brasile. Dedicò gran parte della
vita alla fomazione, come Maestro dei
Novizi, dei Professi temporanei e nei Seminari minori. Per 12 anni è vissuto ed
ha lavorato nella Custodia Aut. “Nostræ
Dominæ Septem Gaudiorum”, di cui è
stato anche Ministro provinciale negli
anni 1988-1993. È morto a Rio de Janeiro, RJ. all’età di anni 79, di vita francescana 57 e di sacerdozio 51.
* 20 luglio 2008: MISELLI FR. DANIELE,
ELIA, nato a Campogalliano (MO), della
Prov. Bononiensis Christi Regis, Italia.
Si dedica alla formazione come assistente nei Collegi serafici di Faenza e dell’Osservanza di Bologna. È nominato
rettore del Collegio serafico di Faenza.
Ricopre l’incarico di Vice Maestro dei
Novizi a Villa Verucchio. Nel 1946 è nominato Guardiano a Imola, per un solo
anno. Nel 1963 è Cappellano delle Clarisse di Fanano. Nel 1974 è nominato
Assistente dell’OFS a Carpi fino al
1979. Fr. Daniele risiede, inoltre, nei seguenti conventi: S. Bernardino di Rimini, Modena S. Cataldo, Busseto, Borgo-
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novo, S. Pietro d’Alcantara in Parma. È
morto a Bologna all’età di anni 96, di vita francescana 80 e di sacerdozio 72.
* 26 luglio 2008: ROBERT FR. GORGES-ALBERT, nato a Acton Vale, Québec, della
Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada.
Per 18 anni ha lavorato nel mondo della
formazione, come Insegnante , Vice Rettore, Rettore degli studenti. Fu Segretario provinciale dal 1968 al 1994. Fu un
uomo di servizio, di notevole disponibilità e di grande competenza. È morto
nell’Infermeria provinciale di Montréal
all’età di anni 93, di vita francescana 73
e di sacerdozio 66.
* 26 luglio 2008: STANLEY FR. MELVIN, RICHARD, nato a Washington, della Prov. S.
Barbaræ, USA. È morto ad Oakland, California, all’età di anni 84, di vita francescana 61 e di sacerdozio 56.
* 27 luglio 2008: PRODOMI FR. LUIGI, nato
a Parona di Valpolicella (VR), della
Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia.
Dopo gli studi fu impegnato nell’insegnamento presso il Seminario di Lonigo
e nelle case di formazione di Monselice
e Motta di Livenza. All’attività di insegnamento affiancò il gusto per la cultura
e la pubblicazione di alcuni volumi. Non
sono mancati gli incarichi in seno alla
Fraternità Provinciale: Definitore provinciale, Guardiano a Motta di Livenza e
a Mantova, Maestro e vice Maestro dei
frati studenti. Per molti anni fu animatore premuroso ed entusiasta delle fraternità dell’Ordine Francescano Secolare,
soprattutto nelle Diocesi di Verona e
Mantova. Ha trascorso gli ultimi 30 anni
nella casa di formazione di S. Bernardino in Verona. È morto nel Convento Sacro Cuore di Saccolongo, all’età di anni
89 , di vita francescana 74 e di sacerdozio 65.
* 29 luglio 2008: WALSH FR. PETER M.,
nato a Newark, New Jersey, della Prov.
Immacultaæ Conceptionis BMV, USA.
È morto presso l’Honduras Medical
Center in Tegucigalpa, Honduras, America Centrale, all’età di anni 57 e di vita
francescana 33.
* 29 luglio 2008: GONZÁLEZ DE LA CRUZ
FR. SALVADOR, SATRUNINO MATÍAS, nato
a La Matanza de Acentejo, della Prov.
Bæticæ, Spagna. Religioso lavoratore e
fraterno, delicato nel tratto e fedele nello
svolgere gli incarichi affidatigli. È morto nel Convento di S. Antonio de Las
Palmas all’età di anni 85 e di vita francescana 57.
* 3 agosto 2008: COENS FR. MARCULF, GERARD, nato ad Antwerpen, della Prov. S.
Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Specialista
in canto gregoriano, fu per molti anni responsabile del programma settimanale
“Ad te levavi” della Radio belga. Dal
1979 al 1984 fu Presidente del Collegio
S. Antonio in Roma, poi Direttore del
Centro Ecumenico Nordico di Assisi. Un
frate amabile e sensibile, che non ebbe
una vita facile. È morto ad Assisi, Italia,
all’età di anni 88, di vita francescana 70
e di sacerdozio 64.
* 7 agosto 2008: BRAVO DURÁN FR. JESÚS
ANTONIO, nato a Fuente de San Esteban,
della Prov. Catalauniæ S. Gregorii Magni, Spagna. Nel 1990 passò al TOR dove fece la professione, fu ordinato sacerdote ed esercitò l’insegnamento e il ministero parrocchiale. Reincardinato nella
Provincia nel 1997 svolse le stesse attività ad Ávila, Alcorcón e Alcalá. È morto ad Ávila all’età di anni 54, di vita francescana 17 e di sacerdozio 14.
* 19 agosto 2008: MASTAGLIA FR. ILARINO,
VALENTINO, nato a Paisco Loveno (BS),
della Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromæi, Italia. Per diversi anni Definitore
provinciale (1970-76; 1980-91; 19942000). Dal 1980 al 2000 è Economo provinciale e dal 1980 al 2003 Rappresentante legale dell’Ente Provincia, incarichi che adempirà con indefessa costanza
e diuturna pazienza e competenza. Nel
1982 è Visitatore generale alla Casa “Ce-
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NECROLOGIA
nacolo” di Assisi. In tarda età ottiene
l’obbedienza per recarsi in missione a
Gibuti, come da suo desiderio. In aiuto al
nostro confratello Mons. Giorgio Bertin,
Vescovo di Gibuti e Amministratore
apostolico di Mogadiscio, dal 2004 al
2006 viene incaricato come Vicario generale per la Diocesi di Mogadiscio.
Rientrato in Provincia a causa di problemi di salute, affronta negli ultimi sei mesi un lungo calvario di sofferenza fino all’incontro con sorella morte. È morto a
Milano all’età di anni 79, di vita francescana 60 e di sacerdozio 53.
* 25 agosto 2008: SPARASCI FR. GIOVANNI
ANDREA, nato a Tricase (Lecce), della
Prov. Seraphicæ S. Francisci Assisiensis,
Italia. Frate molto laborioso, appena
uscito dalla formazione, svolse l’ufficio
di economo, presso vari conventi della
Provincia e, in particolare, portò avanti
tale incarico con grande dedizione e capacità, presso il Convento di Farneto, fino a pochi giorni prima della sua morte.
Negli ultimi giorni della sua vita, provato dalla fulminea malattia, presso
l’Ospedale di Perugia ha reso testimonianza di grande affidamento e di fedeltà
al Signore, accogliendo pazientemente e
con serenità la volontà di Dio. È morto a
Perugia all’età di anni 51, di vita francescana 23 e di sacerdozio 15.
* 26 agosto 2008: CONCORDI FR. GIUSTINO, nato a Cingoli della Prov. Picenæ S.
Iacobi de Marchia, Italia. È morto nel
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Convento di S. Severino Marche all’età
di anni 88, di vita francescana 70 e di sacerdozio 64.
* 26 agosto 2008: MARTÍNEZ IGIDOS FR.
PACIFICO, nato a Laguna de Negrillos,
della Prov. Bæticæ, Spagna. È morto
nell’Infermeria provinciale del Convento di Nuestra Señora de Loreto all’età di
anni 75 e di vita francescana 56.
* 27 agosto 2008: TELLIER FR. SIMONCHARLES, FRANCIS, nato a Lille, della
Prov. Trium Sociorum, Francia/Belgio.
Trascorse tutta la sua vita in Marocco. È
morto a Metz all’età di anni 88, di vita
francescana 64 e di sacerdozio 56.
* 28 agosto 2008: VAN AVERMAET FR. ULRIEK, AUGUST, nato a Lokeren, della
Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Belgio. Per
oltre 50 anni svolse pastorale parrocchiale in diverse Parrocchie della Corsica. Molto amato dai suoi parrocchiani,
fu un uomo fedele e pio che li nutrì con
la parola e l’esempio. Amante della natura e delle montagne, è morto ad
Antwerpen all’età di anni 91, di vita
francescana 71 e di sacerdozio 66.
* 30 agosto 2008: SANT FR. BENNARDIN,
nato a Mosta, della Prov. S. Pauli Apostoli. Malta. Svolse per molti anni, con spirito gioioso ed umile, il servizio di giardiniere in varie Fraternità. È morto nel Convento S. Maria di Gesù a Rabat all’età di
anni 78 e di vita francescana 55.
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SUMMARIUM FASCICULI
(An. CXXVII, MAII - AUGUSTI 2008 – N. 2)
EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS
1. Istruzione della Congregazione per gli Istituti
di Vita Consacrata e le Società
di Vita Apostolica..................................................205
2. Lettera della Congregazione ................................228
sull’OFS d’Italia ...................................................228
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
1. Omelia nella Festa ................................................231
di santa Maria Mediatrice .....................................231
2. Omelia nella veglia di preghiera ...........................232
delle Case dipendenti dal Ministro generale .........232
3. Saludo en el Encuentro de los Presidentes............234
4. Omelia nell’Incontro con i Presidenti delle Conferenze dei Ministri provinciali .....................................237
5. Letter to all Ministers and Custodes.....................238
6. Homily on the occasion of the
25th Anniversary of “Africa Project”.....................239
7. Carta a las Hermanas de la Orden
de la Inmaculada Concepción ...............................241
8. Lettera del Ministro generale
per la festa di santa Chiara ....................................243
9. Omelia al Capitolo generale delle Francescane
Missionarie del Cuore Immacolato di Maria ........247
10. Lettera sulla presenza di Frati
sul territorio di altre Province ...............................249
11. Omelia per l’apertura del perdono di Assisi..........252
12. Accoglienza in Porziuncola
della Marcia Francescana 2008.............................254
E SECRETARIA GENERALI
1. Electio extra Capitulum
Prov. Annuntiationis BMV in Albania ..................257
2. Electio extra Capitulum
Prov. S. Crucis in Brasilia .....................................257
3. Capitulum Intermedium
Prov. Ss. Cyrilli et Methodii in Croatia................257
4. Capitulum
Prov. Trium Sociorum in Gallia/Belgio ...............257
5. Capitulum Prov. Seraphicæ
S. Francisci Assisisiensis in Italia .........................257
6. Capitulum Prov. Lyciensis
Assumptionis BMV in Italia .................................258
7. Capitulum Cust. Aut. S. Benedicti
de Amazonia in Brasilia ........................................258
8. Capitulum Intermedium
Prov. S. Mariæ Angelorum in Polonia ..................258
9. Capitulum Prov. Picenæ
S. Iacobi de Marchia in Italia ................................258
10. Capitulum Prov. Romanæ
Ss. Petri et Pauli in Italia.......................................259
11. Capitulum Prov. Tridentinæ S. Vigilii in Italia......259
12. Capitulum Prov.
S. Ioseph Sponsi BMV in Canada.........................259
13. Capitulum Intermedium Prov.
Ss. Francisci et Iacobi in Mexico ..........................259
14. Capitulum Prov. S. Ioannis Baptistæ in USA .......260
15. Capitulum Cust. Aut. S. Claræ in Mozambico .....260
16. Provinciarum in Germania unio............................260
17. Capitulum Prov. S. Fidei in Columbia ..................261
18. Capitulum Prov. B. Pacifici in Gallia....................261
19. Capitulum Prov. Sardiniæ
S. Mariæ Gratiarum in Italia .................................261
20. Capitulum Intermedium
Prov. Assumptionis BMV in USA ........................262
21. Capitulum Prov. S. Pauli Apostoli in Melita .........262
22. Visitatores generales .............................................263
23. Domus suppressæ .................................................264
24. Notitiæ particulares ...............................................264
E SECRETARIATU
PRO FORMATIONE ET STUDIIS
1. Primer Encuentro de Frailes Profesores
y Investigadores de la Conferencia
Santa María de Guadalupe de la OFM..................265
2. Congresso della Formazione nella
Provincia S. Antonio del Brasile ...........................266
3. Visita del Secretario general para la Formación y
los Estudios a la Prov. de San Pablo
Apóstol en Colombia ............................................266
4. Notitiæ particulares...............................................268
Copertina: L’anno della Parola (Foto: L. Perugini, ofm)
CCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCCC
Directio Commentarii
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B08Indice:Indice 2° e 3° copertina
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E SECRETARIATU PRO
EVANGELIZATIONE ET MISSIONE
1. III Congreso Internacional de Educadores
Franciscanos..........................................................269
1. Crónica ...........................................................269
2. Ponencia del Ministro general ......................271
3. Conclusiones...................................................279
E POSTULATIONE GENERALI
1. Litterae Decretales quibus beato Antonio a Sancta
Anna Galvão de França Sanctorum honores
decernuntur ...........................................................283
2. Venerabili Dei Servae Mariae Rosae Flesch
(in saeculo Margaritae) caelitum Beatorum
tribuitur dignitas....................................................284
3. Decretum super virtutibus
SD Michaëlis Angeli Longo ...............................286
4. Decretum super virtutibus
SD Armidæ Barelli................................................288
5. Beatificazione della Ven. Maria Rosa Flesch........290
6. Relator in Causa SD Melchioræ Saravia
nominatur ..............................................................293
7. Ponens in Causa SD Bernardini a
Portu Romatino nominatur....................................293
8. Validitas iuridica Inquisition.is dioec.
in Causa SD M. Franciscæ a I. declaratur.............294
9. Validitas iuridica Inquisitionis dioec. super
miro in Causa SD M. Iosephæ Micarelli
declaratur ..............................................................294
10. Validitas iuridica Inquisitionis dioec.
super vitutibus SD Antoniæ Lesino declaratur .....295
11. Ponens in Causa SD M. Claræ Seraphinæ
Farolfi nominatur ..................................................295
12. Notitiae particulares ..............................................296
1. Congregatio Ordinaria super virtutibus.........296
2. Congregatio Ordinaria super matyrio............296
3. Reassumptio Causæ Ven. M. Margaritæ
Diomiræ..........................................................296
4. Novissima Decreta super martyrio
et virtutibus .....................................................296
5. Nuntium de Decreta beatificatione
Ven. SD Francisci I. Bonifacio .......................296
I
EX OFFICIO PRO MONIALIBUS
Encuentro de las Presidentas
de las Federaciones OIC .......................................297
1. Participantes...................................................297
2. Homilía del Ministro general ........................298
3. Saludo inicial del Ministro general ................299
4. Homilía en la Celebración votiva
de la Inmaculada Concepción ........................303
5. Informe del Ministro general con ocasión
del Encuentro de las Presidentas OIC............304
6. Homilía en la Eucaristía de Clausura ............310
7. Palabras de gratitud del Ministro general .....312
8. Carta de las Presidentas y Delegadas de las Federaciones de la OIC a todas las Hermanas ..313
9. Crónica ...........................................................315
EX OFFICIO OFS
1. Bosnia ed Erzegovina –
Costituita la Fraternità nazionale dell’OFS...........325
2. Croazia - Pellegrinaggio nazionale
in onore di S. Elisabetta .......................................325
3. Cile - Capitolo Nazionale Elettivo
e Visita Fraterno-Pastorale all’OFS ......................325
4. Portogallo Visita Fraterna e Pastorale all’OFS.......................326
5. Indonesia - Capitolo nazionale elettivo.................326
6. Australia - Incontro Internazionale della
GiFra e Giornata Mondiale della Gioventù 2008..327
7. Hong Kong - Capitolo elettivo..............................328
AD CHRONICAM ORDINIS
1. De itineribus Ministri Generalis............................329
1. Visita alla Provincia di Cristo Re ...................329
2. Visita a diversas Entidades ............................331
de CONFRES (España) ..................................331
• Congreso de las Concepcionistas.................331
• Visita a la Custodia de
San Francisco Solano ..................................332
• Visita a la Provincia de
San Gregorio Magno de Castilla .................332
• Visita a la Provincia de Arantzazu .............334
3. Visite à la Province de
saint Benoît l’Africain du Congo....................336
• Visite à Kinshasa ........................................336
• Visite à Mbuji-Mayi ....................................337
• Visite à Lubumbashi ...................................338
• Visite à Kolwezi, Maison d’Étude
de Philosophie et Théologie........................338
4. Visite à la Province de saint François
d’Afrique orientale, Madagascar et Maurice.340
5. Minister General’s visit to Australia...............341
6. XXVIII Marcia Francescana
a piedi verso Assisi .........................................343
2. Giornata di studio per i cento anni della Rivista
Archivum Franciscanum Historicum
(Quaracchi 1908-Grottaferrata 2008) ...................344
3. VI Convegno di Greccio .......................................345
4. Veglia di preghiera delle Case dipendenti
dal Ministro generale ............................................348
5. Incontro dei Presidenti delle Conferenze
dei Ministri provinciali .........................................349
6. Assemblea Nazionale Parroci
e Vicari parrocchiali della COMPI........................350
7. Presentación del libro “Los hermanos menores ante el
cambio de época”..................................................351
8. Il Centro francescano di
studi orientali cristiani al Cairo.............................353
9. Incontro del Definitorio generale con
i Frati che lavorano presso la Santa Sede..............355
10. “Fontes Franciscani” (XIII-XIV sæc.)
in latino-polacco ...................................................356
11. Notitiæ particulares ...............................................356
BIBLIOGRAPHIA
1. Libri ......................................................................359
NECROLOGIA
1. Fr. Pedro Musmeci ................................................361
2. Anno 2005 mortui sunt .........................................363
3. Anno 2008 mortui sunt .........................................363
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15-09-2008
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CELESTINO SOLAGUREN, OFM
Los Franciscanos Vasco-cántabros en el siglo XIX.
Vicisitudes y Nomenclador bio-bibliográfico.
3 volúmenes. I. Vicisitudes: 742 pp; II/1.
Nomenclador bio-bibliográfico. 1808-1840: 1-671 pp; II/2. 1841-1900: 672-1351 pp.
Ediciones Arantzazu, Oñati 2007
El P. Celestino Solaguren dedicó sus últimos 20 largos años de su vida a la investigación histórica, cuyo fruto ha sido esta magna obra sobre la historia de los Franciscanos de la Provincia vasco-cántabra en el siglo XIX. Al poco de culminar su obra, falleció, sin que pudiera ver
su publicación, en Donostia, el 15 de diciembre del 2006. “El trabajo que presento –nos dice
en la Introducción del primer volumen- está constituido cabe decirlo, por dos estudios autónomos y superpuestos, pero complementarios entre sí. Por una parte los capítulos que narran
lo que he dado en llamar Vicisitudes, que afectan a todo el grupo como tal a lo largo del siglo.
Por otra, las biografías individuales que he denominado Nomenclador bio-bibliográfico, y
distribuidas por sucesivas fases o períodos de tiempo, en concordancia con las Vicisitudes.
Una turbamulta de franciscanos vasco-cántabros que vivieron la aventura de su vocación en
estos territorios durante este agitado siglo, o que emigraron de aquí a lejanas tierras como
mensajeros evangelizadores y civilizadores. Es una historia de personas más que de instituciones. Una historia escrita con amor”.
GATTUCCI ADRIANO, OFM (a cura di)
B. Battista da Varano. Il Felice Transito del Beato Pietro da Mogliano.
SISMEL, Edizioni del Galluzzo e Fondazione Ezio Franceschini,
Firenze 2007, pp. 170+Tav. XVI.
Viene qui presentata l'edizione critica dell'opuscolo in gran parte autografo che la mistica di
Camerino, la beata Battista da Varano (1458-1524) scrisse per Elisabetta Gonzaga. Con
l'assoluta fedeltà alla scrittura dell'autrice, nello studio dello scritto s'è avuto modo di ricostruire le figure dei tre protagonisti: Battista, primogenita del signore di Camerino Giulio Cesare da Varano, dal suo dorato mondo principesco alla drammatica scelta vocazionale tra le
recluse di santa Chiara; Pietro da Mogliano, «el frate sancto», apostolo, operatore culturale e
sociale tra i più incisivi del suo tempo; la destinataria, Elisabetta Gonzaga consorte di Guidubaldo di Montefeltro, la musa ispiratrice del Cortegiano di Baldassarre Castiglione. Una finestra aperta sul complesso mondo signorile della seconda metà del XV e i primi decenni del
XVI secolo, e sull'esplosione del francescanesimo quattrocentesco che ha sullo sfondo
l'esaltante oratoria di san Bernardino da Siena.
JEUSSET GWENOLÉ
Francesco e il Sultano
Edizioni Jaca Book, Milano 2008, pp. 219.
L'Autore analizza le diverse tradizioni letterarie e pittoriche che ricordano l'incontro di Francesco d'Assisi con il Sultano d'Egitto a Damietta, nel 1219, mentre si svolga la quinta crociata;
le ambiguità loro sottese a proposito della «missione» cristiana e le loro conseguenze per
l'identità francescana. Giunge a mostrare come questo «faccia a faccia» molto originale tra il
Poverello e il nipote del Saladino debba oggi essere considerato un evento-fondatore, che può
permetterci di riconoscere la «cortesia di Dio» e reinventare una convivenza tra le religioni.
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