PERCORSO 1
CONOSCERE IL TEMA DELL'ORIENTAMENTO
Questo primo percorso di JobCompass è un'introduzione propedeutica al tema
dell'orientamento, per tracciarne la storia e le caratteristiche. L'obiettivo è di delineare funzioni
e ruolo del moderno orientatore presentando le posizioni e il dibattito intorno a questa figura
professionale.
Breve storia dell'orientamento
Il ruolo dell'orientatore
L'orientamento professionale dei giovani
L'orientamento professionale degli adulti
I profili professionali dell'orientamento
Breve storia dell'orientamento
L'orientamento ha origini molto antiche. Si può parlare di orientamento già nelle società
primitive, anche se il concetto si è trasformato nei secoli grazie al susseguirsi di teorie legate
all'evoluzione delle scienze sociali.
L'origine e il significato
La storia antica
Un concetto moderno di orientamento
Il ruolo dell'individuo
La psicologia nell'orientamento professionale
Lo sviluppo vocazionale
Le teorie contemporanee
L'orientamento oggi
Orientamento: qual è l'origine e il significato di questo termine?
Il termine orientamento deriva dal latino "oriens", che significa oriente, punto cardinale in cui
sorge il sole. Il termine nel tempo ha assunto significati diversi dando vita ai concetti e alle
teorie del moderno orientamento.
Nella letteratura scientifica, ad esempio, l'evoluzione delle teorie e delle pratiche
dell'orientamento è collocabile, semplificando, in una duplice dimensione:
• Nella prima, l'azione di "orientare" è intesa come intervento svolto da un
adulto, un docente, un maestro di bottega, un genitore verso un giovane, un
apprendista, un discente, un garzone di bottega, per trasmettere un sapere
teorico o pratico.
• Nella seconda dimensione, invece, "l'orientarsi" è inteso come capacità
appresa, attraverso dei facilitatori (orientatori), di scegliere e decidere
responsabilmente e autonomamente il proprio futuro scolastico o professionale.
Quindi l'orientamento ha una storia antica?
Si può parlare di orientamento già nelle società primitive quando gli anziani del villaggio
indirizzavano i giovani a un "modello di vita e di comportamento" considerati adeguati al
contesto sociale di riferimento. Questo ruolo viene poi assunto dal padre, soprattutto nel
momento in cui casa e bottega erano tutt'uno e il lavoro veniva tramandato di padre in figlio.
Con il Medioevo e soprattutto nel Rinascimento inizia ad affermarsi la figura del "maestro
artigiano" che insegnava i "segreti del mestiere" e li tramandava a un ristretto numero di
allievi.
Questa tendenza, finalizzata alla sopravvivenza di un mestiere, tende a scomparire con la
rivoluzione industriale. Il mondo del lavoro diventa più complesso e il diversificarsi dei processi
lavorativi sulla base delle specializzazioni professionali rende inadeguata la figura del padreartigiano o del maestro di bottega.
Quando si sviluppa un concetto di orientamento in senso moderno?
Un concetto più moderno di orientamento viene sviluppato da Talcott Parsons alle soglie del
'900 sulla scorta dei processi di sviluppo delle grandi potenze industriali: Stati Uniti, Gran
Bretagna, Francia.
La logica dell'orientamento proposta da Parsons è di matrice esclusivamente professionale e
consiste principalmente nel determinare esattamente le caratteristiche di un profilo di lavoro
cui indirizzare l'individuo con i giusti requisiti per svolgerlo.
È in questa fase che si sviluppa il concetto di "attitudine" intesa come predisposizione naturale
dell'individuo, accertabile tramite strumenti e prove diagnostico-attitudinali.
Ma il ruolo dell'individuo nella scelta del proprio futuro non viene preso in considerazione?
Alcuni decenni dopo, negli anni '30, inizia a farsi strada l'idea di "interesse professionale e
lavorativo", e all'individuo (non più inteso come semplice "entità" da selezionare) viene
attribuito un ruolo attivo nella scelta del proprio futuro professionale.
Accanto alla "legge del mercato" si afferma la convinzione che per svolgere adeguatamente un
lavoro occorre anche motivazione, passione e piacevolezza per quell'attività, ma soprattutto
occorre "l'interesse".
Siamo negli anni '50 quando i cosiddetti "tipi caratterologici" vengono analizzati da John L.
Holland, docente in Psicologia della John Hopkins University.
Quando comincia a emergere l'importanza della psicologia nell'orientamento
professionale?
Sempre in questa fase storica affiora in modo deciso anche il valore della psicologia e della
psicoanalisi: passato, spinte inconsce e vissuti soggettivi divengono i termini su cui ruota il
nuovo concetto di orientamento.
Il colloquio clinico diviene presto lo strumento principale nella pratica dell'orientamento e
attraverso test proiettivi si esplorano le motivazioni profonde: soddisfazione, necessità di
conoscersi, autorealizzazione ecc.
Alla base di questa esplorazione c'è la convinzione che, una volta definiti questi elementi,
l'individuo si adatti emotivamente con più facilità e ritrovi il suo benessere attraverso il lavoro.
Per un ulteriore approfondimento di queste tematiche segnaliamo la rivista Gipo, Giornale
italiano di psicologia dell'orientamento, che pubblica contributi di ricerca di natura teorica,
metodologica o empirica nei diversi campi della psicologia dell'orientamento. La rivista, edita
da Giunti è articolata in tre sezioni: in Studi e ricerche sono pubblicati contributi di ricerca di
natura teorica, metodologica o empirica. In Strumenti e applicazioni vengono presentati
strumenti diagnostici e procedure di intervento utilizzabili nel contesto delle attività di
orientamento, esperienze e case-study.
In Rassegna internazionale trovano spazio traduzioni di articoli particolarmente significativi
dalle principali riviste internazionali del settore, recensioni di periodici scientifici internazionali,
comunicazioni di eventi e convegni. Per maggiori informazioni, vai su
www.giuntios.it/riviste_gipo.
Quando nasce la teoria dello sviluppo vocazionale?
Negli anni '70 la psicologia dell'orientamento professionale, incentrata soprattutto sugli aspetti
inconsci, viene messa in discussione perché tende a trascurare i molteplici fattori esterni che
intervengono nelle scelte di un soggetto: appartenenza sociale, condizione economica, modelli
culturali, pregiudizi, stereotipi ecc.
È in questa fase che l'utilizzo eccessivo dei test viene criticato e nasce la teoria dello sviluppo
vocazionale. Questa teoria recupera alcuni elementi e li colloca nel percorso orientativo: si
tratta di fattori che influenzano la scelta, tratti di personalità condizionati dall'ambiente e dalle
esperienze personali di vita.
Questo processo non riguarderebbe solo alcune fasi critiche del percorso di un individuo, come
ad esempio la scelta della scuola o di un lavoro, ma durerebbe per tutto l'arco della vita.
Quali sono le teorie contemporanee?
L'evoluzione delle scienze sociali che ruotano intorno all'orientamento rappresenta senza
dubbio un fenomeno molto complesso. È importante, per chi si occupa di orientamento,
assumere un atteggiamento molto pragmatico è orientato alla soluzione dei bisogni delle
persone tenendo conto del contesto organizzativo e ambientale di riferimento.
Quanto all'evoluzione delle teorie sull'orientamento, la storia non è finita: arriva in Europa il
modello ADVP (Activation du Dévelopemente Vocational et Personnel), studiato in Italia da
Mario Viglietti, noto esperto di orientamento e direttore del Centro Salesiano di Orientamento,
Cospes di Torino.
Questo modello si concretizza nella convinzione che l'orientamento è un problema la cui
soluzione richiede l'apporto dell'interessato, della famiglia, della scuola, del gruppo sociale
allargato.
Sono gli anni di un ulteriore rovesciamento del paradigma orientativo: l'orientato da oggetto
passivo di un'attività, ne diviene il protagonista che, aiutato attraverso un percorso di
chiarificazione e con il sostegno dall'orientatore, è in grado di "orientarsi" autonomamente:
l'orientamento assume così una valenza formativa.
A che punto è l'orientamento oggi?
Attualmente i modelli dell'orientamento sono numerosi e non sempre denominati e definiti
nello stesso modo dai vari autori e studiosi.
Alcuni approcci hanno complicato il campo d'azione dell'orientamento, ma al tempo stesso lo
hanno arricchito in quanto occasione di incontro di diverse professionalità: formatori,
orientatori psicopedagogisti, counselor ecc.
L'importante è che il confronto continuo produca precise assunzioni di responsabilità e scelte di
campo nel momento in cui il servizio viene erogato: questo aspetto è particolarmente
importante se si considera che il contesto di lavoro deve essere una struttura di servizio e non
un'aula di università. Recentemente proprio per superare le divisioni dottrinali e i diversi punti
di vista si è affermato il cosiddetto "modello globalistico multidisciplinare".
Si tratta di un paradigma che tiene conto del fatto che lo studente, l'operaio in mobilità, il neo
laureato e in generale chi esprime l'esigenza di orientamento è espressione dell'interazione di
una molteplicità di fattori personali, familiari, esperienziali, socioeconomici e culturali dei quali
non si può non tener conto.
Un'altra considerazione molto utile è quella di Leonardo Evangelista: "Fare orientamento
significa aiutare le persone (qualunque sia la loro età) a individuare e costruire percorsi
pienamente soddisfacenti in ambito formativo e professionale".
L'orientatore quindi aiuta le persone a fare scelte e a metterle in atto.
Tra le risorse web più significative in Italia dedicate al mondo dell'orientamento, il sito
www.orientamento.it, realizzato da Leonardo Evangelista, merita una citazione particolare. Si
tratta di un manuale operativo rivolto ai consulenti di orientamento italiani, con ottimi
approfondimenti e rinvii a strumenti di consultazione in rete.
BuoniEsempi.it è un'iniziativa del Dipartimento della Funzione Pubblica e del Formez.
Raccoglie 1.798 esperienze innovative e progetti di successo delle Pa (Amministrazioni centrali,
Regioni, Province, Comuni, Comunità montane ecc.) allo scopo di valorizzarle e consentire la
condivisione e la diffusione. Ogni esperienza è classificata e resa disponibile per la
consultazione grazie a una scheda descrittiva del progetti.
Non mancano inoltre materiali, documentazione di supporto, guide utili, servizi interattivi e
offerte di collaborazione e stage da parte delle amministrazioni che hanno realizzato i progetti.
Attraverso la banca dati è possibile consultare progetti ed esperienze di innovazione anche tra
quelle che hanno ottenuto un riconoscimento ufficiale per inziative e premi di carattere
nazionale. Buoniesempi.it è stato concepito, progettato e realizzato con una particolare
attenzione ai criteri di usabilità e accessibilità.
Europalavoro è la sezione, interamente dedicata al Fondo sociale europeo in Italia,
all'interno del sito del Ministero del Lavoro - Direzione generale per le politiche per
l'orientamento e la formazione, con il coofinanziamento dell'Unione europea.
Il sito mette a disposizione degli operatori del settore e dei cittadini un accesso rapido e
aggiornato all'informazione sulle principali opportunità e iniziative nell'ambito della formazione
professionale e dell'orientamento.
Molti e di facile accesso sugli strumenti per l'inserimento nel mondo del lavoro e sulle attività
della Direzione generale per le politiche per l'orientamento e la formazione. Ma è solo la punta
dell'iceberg. Per accedere a Europalavoro, clicca qui.
Italia Lavoro è l'ente strumentale del Ministero del Lavoro per la promozione e per la
gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale.
Italia Lavoro realizza azioni e programmi in collaborazione con le Regioni, le Province e le
Amministrazioni locali, per migliorare le capacità del sistema paese nel creare opportunità di
occupazione, rivolgendosi, in particolare, alle categorie più deboli del mercato del lavoro. In
particolare, le aree di intervento sono:
-
Incontro domanda e offerta di lavoro.
Welfare to Work, sussidi a misure per l'occupazione.
Occupabilità e adattabilità.
Immigrazione e cooperazione internazionale.
Per accedere al portale di ItaliaLavoro, clicca qui.
Il ruolo dell'orientatore
Possiamo considerare l'operatore di orientamento come un personal trainer, ovvero un
allenatore che aiuta le persone a identificare e raggiungere obiettivi professionali, migliorando
costantemente la propria impiegabilità e superando eventuali difficoltà di percorso.
Come per un allenatore sportivo, i risultati dell'attività dell'operatore di orientamento
dipendono anche dal contesto. Così anche un operatore molto valido otterrà risultati molto
diversi a seconda delle caratteristiche del singolo utente e del contesto in cui opera.
Da un punto di vista operativo, l'operatore di orientamento è il professionista in grado di
attivare e gestire un processo di orientamento che segue quattro fasi:
1. Analisi delle capacità e aspirazioni dell'utente.
2. Analisi delle possibilità esistenti (educative, formative, profili professionali).
3. Scelta di un obiettivo e redazione di un progetto sulla base di quanto emerso
ai punti precedenti.
4. Messa in opera dell'obiettivo.
Ma prima di analizzare il processo di orientamento, dedichiamo ancora un po' di attenzione alla
figura dell'orientatore.
L'operatore di orientamento
Fare orientamento
Le competenze
Operatori di sportello e consulenti di orientamento
Diventare operatori di orientamento
Chi è l'operatore di orientamento?
L'orientatore (o operatore di orientamento) ha il compito di sostenere le persone nei processi
di transizione lavorativa o formativa che accompagnano periodi quali la fine dei percorsi
scolastici, l'avvio della ricerca di lavoro o il rientro sul mercato del lavoro.
Nell'ambito dell'orientamento scolastico, l'orientatore progetta, gestisce e integra, all'interno
della programmazione curriculare, interventi per potenziare le valenze orientative delle
discipline in grado di accompagnare gli studenti verso scelte più adatte alla propria personalità
e al proprio progetto di vita.
Nell'ambito dell'orientamento professionale, invece, coordina e progetta interventi di
orientamento nelle strutture di formazione per favorire i processi di motivazione,
autoimprenditorialità e padronanza delle problematiche del mercato del lavoro e delle
professioni.
In particolare, l'orientatore svolge la sua funzione supportando l'utente:
• Nella ricerca e selezione delle possibili alternative formative e nelle diverse
possibilità di impiego.
• Nell'acquisizione di strumenti per la ricerca attiva del lavoro o di opportunità
formative.
• Nella valutazione delle proprie capacità, dei propri interessi e delle proprie
aspirazioni (bilancio delle competenze).
• Nella presa di coscienza delle proprie rappresentazioni e attese nei confronti
del lavoro e di un ruolo professionale specifico.
• Nel riconoscimento dei cambiamenti intervenuti nel sistema della formazione e
del mercato del lavoro.
• Nello sviluppare competenze metodologiche finalizzate alla presa di decisione e
all'elaborazione di un piano di azione.
A seguito della riforma dei Servizi per l'impiego (avvenuta nel 1999) la maggior parte delle
attività di orientamento viene oggi svolta presso i Centri per l'impiego o le Agenzie per il lavoro
previste dal decreto di attuazione della legge n. 30 del 14 febbraio 2003.
Attività di orientamento vengono svolte anche all'interno di scuole, università, centri di
formazione professionale, sportelli di associazioni di volontariato (come sono, ad esempio,
molti informagiovani).
Infine, possono fare orientamento anche selezionatori del personale (per quanto riguarda
incontri sulle tecniche e gli strumenti per la ricerca di lavoro), insegnanti, docenti universitari e
esperti di comunicazione.
Il decreto ministeriale n. 166/2001, Accreditamento dei soggetti che svolgono attività di
orientamento, regola invece l'accreditamento delle sedi orientative e formative e prevede,
all'art.10, che vengano definiti gli standard minimi di competenze professionali degli operatori
di orientamento e di altre figure impegnate in attività di formazione o di orientamento.
Più di 1.500 strutture di orientamento sono state contattate per la realizzazione
dell'indagine presentata nel volume Percorsi di orientamento. Un'indagine nazionale sulle
buone prassi a cura di Anna Grimaldi e Francesco Avallone (Isfol, TemieStrumenti, 2005).
I risultati della ricerca sono organizzati in due parti: la prima delinea un quadro di sintesi delle
strutture pubbliche e private che operano nel campo dell'orientamento in Italia, descrivendone
le scelte teoriche e metodologiche, le attività e presentando i dati relativi agli utenti di alcuni
specifici progetti di orientamento realizzati negli ultimi anni.
La seconda parte è invece dedicata alla descrizione delle 25 buone pratiche di orientamento
oggetto di un'indagine più approfondita. La scheda descrittiva di ciascuno degli interventi
indica il contesto di riferimento, gli obiettivi generali e specifici, l'approccio metodologico
utilizzato, l'ambito territoriale, la tipologia di utenti, le procedure e gli esiti della valutazione.
Il volume, completato da un cd-rom che contiene la banca dati dei centri che hanno
partecipato all'indagine, è disponibile anche online sul portale dell'Isfol, clicca qui.
Cosa significa fare orientamento?
Fare orientamento significa aiutare le persone a costruire percorsi pienamente soddisfacenti in
ambito formativo e professionale, durante tutto l'arco della vita. Naturalmente, pienamente
soddisfacenti per l'utente, qualunque siano i suoi desideri.
In che modo è possibile costruire percorsi formativi e professionali soddisfacenti? Ecco alcuni
suggerimenti:
• Attivare corsi scolastici e di formazione.
• Svolgere attività di tutoraggio (cioè dare assistenza) a chi è impegnato in
percorsi formativi.
• Promuovere tirocini.
• Promuovere l'incontro fra domanda e offerta di lavoro attraverso apposite
banche dati.
• Dare informazioni sulle alternative scolastiche e professionali.
• Fare informazione su vari ambiti di vita: salute, sessualità, affettività,
invecchiamento, lutto, spiritualità ecc. Queste situazioni possono infatti impedire
il perseguimento di obiettivi professionali soddisfacenti.
• Fare consulenza (cioè dare consiglio e sostegno) su scelte formative e
professionali.
• Fare consulenza (cioè dare consiglio e sostegno) su scelte e problemi di vita (di
nuovo, l'ipotesi è che le difficoltà in diversi ambiti della vita possano impedire il
perseguimento di obiettivi professionali soddisfacenti).
• Promuovere la maturazione personale e l'autonoma capacità di scelta
attraverso attività di vario tipo, quali psicoterapia/counseling, meditazione,
assistenza religiosa, insegnamento di materie scolastiche, formazione ecc.
• Promuovere l'autonoma capacità di scelta attraverso attività focalizzate sulle
scelte formative e professionali, come ad esempio l'analisi di casi (formativi e
professionali).
Alcune di queste attività rientrano nell'educazione e formazione, altre nell'inserimento
lavorativo. Del resto negli ultimi anni stiamo assistendo a un allargamento del concetto di
orientamento. Il termine orientamento viene infatti utilizzato per indicare anche:
• Attività scolastiche e formative.
• Attività di "educazione alla vita".
Nella concezione classica le attività di orientamento possono riguardare:
• Le scelte scolastiche o formative al termine o durante i diversi cicli scolastici
(medie inferiori e superiori, università, corsi di formazione).
• Le modalità di ricerca di lavoro al termine di percorsi formativi, a seguito di
licenziamento o quando si desidera reinserirsi sul mercato del lavoro dopo
assenza dovuta a scelta o accadimenti personali (divorzio, figli,
tossicodipendenza, detenzione).
L'attività di orientamento può essere svolta attraverso l'erogazione di informazioni, colloqui
individuali e corsi brevi o incontri dedicati alla ricerca di lavoro, alle scelte professionali, alle
scelte formative, al mettersi in proprio. In genere, l'attività di raccolta e erogazione di
informazioni è svolta da operatori specializzati (gli operatori di sportello) e può costituire anche
una tappa del training necessario alla carriera di consulente di orientamento.
Le restanti attività vengono svolte dai consulenti di orientamento, sulla base delle metodologie
di lavoro preferite e delle necessità dei clienti.
Attività di orientamento possono essere svolte anche da altre figure professionali, quali
insegnanti, educatori, assistenti sociali ecc. nell'ambito della propria professione.
L’esigenza di garantire un servizio di orientamento basato sull’innovazione e sulla qualità
dell’offerta viene affermato dalle norme che consentono l’accreditamento delle sedi formative e
orientative.
All’interno di questo quadro si collocano i manuali che si propongono di rappresentare un
supporto tecnico alle Amministrazioni regionali e provinciali in vista anche della
riorganizzazione dei Centri per L’impiego.
I manuali intendono fornire un contributo alla progettazione esecutiva dei servizi orientativi
rivolti a diverse tipologie di destinatari, prefigurando un modello organizzativo e gestionale,
delle procedure formalizzate e degli strumenti di supporto alle sedi operative le esercitazioni
Il volume dell'Isfol Accreditamento delle strutture orientative intende realizzare una prima
sistematizzazione delle prassi attualmente in atto presso le sedi orientative. Rappresenta uno
strumento funzionale e di supporto agli operatori dei Cpi, delle agenzie formative e dei centri di
orientamento che a vario titolo risultano coinvolti in tali tipi di attività. Infine, più che costituire
un prodotto finale, questo volume rappresenta per le sedi orientative locali un punto di
partenza utile alla redazione del manuale di gestione della qualità dei servizi di orientamento.
Per consultare il volume dell'Isfol, clicca qui.
Quali sono le competenze che deve possedere un buon operatore di orientamento?
Sebbene non siano ancora univocamente definiti i requisiti minimi di un orientatore, si può
affermare che questi debba possedere conoscenze in merito a:
• Mercato del lavoro.
• Sistema formativo italiano ed europeo.
• Legislazione del lavoro (tipi di contratti, modalità di assunzione, incentivi per le
assunzioni ecc.).
• Principali processi psicologici (apprendimento, motivazione, socializzazione,
decisione ecc.).
• Strumenti per la ricerca di lavoro (curriculum, concorsi, impiego pubblico ecc.).
• Profili professionali.
• Situazione socio-economica del territorio in cui si trovano a operare.
L'orientatore deve possedere competenze metodologiche che gli permettono di:
• Creare un buon clima comunicativo con l'utente.
• Analizzare la domanda del cliente.
• Erogare informazioni (direttamente o anche rimandando a fonti informative
specifiche).
• Raccogliere e tenere aggiornato il materiale di documentazione per
l'autoconsultazione dello sportello.
• Condurre colloqui individuali e di gruppo con finalità orientative.
• Gestire le tecniche di ricerca del lavoro (dall'elaborazione dei curriculum vitae
alla preparazione e alle prove di selezione del personale).
• Diagnosticare le competenze e le capacità professionali (ad esempio, i bilanci
di competenze).
• Gestire attività con piccoli gruppi.
• Gestire relazioni di aiuto.
• Utilizzare strumenti specifici (test, bilancio).
• Valutare le potenzialità dei clienti e la fattibilità dei loro progetti professionali.
• Attivare e mantenere relazioni di collaborazione con altri soggetti quali Asl,
scuole, agenzie formative ecc.
L'orientatore deve inoltre essere in grado di utilizzare la strumentazione informatica e
telematica di cui sono dotati i centri di orientamento e possedere elementi di base di
archivistica e documentazione. Deve tenersi aggiornato (con riferimento alle informazioni
orientative) e possedere spiccate capacità di ascolto, mediazione, diagnosi delle situazioni. In
generale, possiede una certa facilità nelle relazioni interpersonali.
Va detto che anche chi opera nelle attività di orientamento più "sofisticate" (bilancio,
conduzione di gruppi, consulenza individuale) deve possedere tutte le conoscenze che
caratterizzano un operatore di sportello ed essere in grado di svolgerne l'attività.
All'interno dell'area Politiche per l'orientamento dell'Isfol è possibile consultare
Passoallapratica. Una pratica Isfol di consulenza orientativa, a cura di Anna Grimaldi e Alessia
Rossi.
L'opera è dedicata all'illustrazione di un percorso orientativo, formativo e professionale per
studenti in uscita dal sistema scolastico. Passoallapratica si propone come strumento di
promozione e valorizzazione delle capacità di auto-orientamento a partire da una migliore
conoscenza di sé e delle risorse più utili a supportare i processi decisionali sul proprio futuro.
Il testo contiene tutti gli strumenti e i materiali messi a punto per la sperimentazione, che ha
coinvolto 112 utenti di 8 regioni rappresentative dell'intero territorio nazionale. Anche questo
volume è disponibile sul portale dell'Isfol, clicca qui.
Il volume dell'Isfol Pensare il futuro. Una pratica di orientamento in gruppo, presenta il
percorso di orientamento rivolto a soggetti adulti in fase di transizione. La progettazione del
percorso si muove nella dimensione del gruppo come ambiente favorevole alla conoscenza,
all'attivazione e alla maturazione delle risorse dei singoli.
Il modello, che è stato sperimentato su quattro gruppi di utenti di quattro Centri di
orientamento al lavoro (lavoratori precari, disoccupati, adulti in transizione tra due situazioni
lavorative e giovani laureati), ha ottenuto una valutazione positiva da parte degli utenti e degli
operatori coinvolti per quanto riguarda l'articolazione interna e l'impianto metodologico
applicato.
Il volume, accompagnato da un cd-rom che contiene il Protocollo dell'intera pratica, incluse le
schede e gli strumenti per le esercitazioni, può essere consultato sul portale dell'Isfol, clicca
qui.
In cosa consiste l'aiuto degli operatori di sportello e dei consulenti di orientamento?
Gli operatori di sportello sono specialisti dell'informazione orientativa. La loro attività consiste
nell'aiutare la persona:
• Reperire informazioni.
• Fornire informazioni (su professioni/formazione/tecniche ricerca di lavoro)
senza nessuna o con limitata discussione delle diverse opzioni disponibili per il
cliente.
• Analizzare il bisogno del cliente e quando necessario rimandarlo agli altri
servizi per il lavoro (fra cui quelli di orientamento specialistico).
I consulenti di orientamento sono specialisti dell'informazione orientativa e della relazione di
aiuto. La loro attività consiste nell'aiutare la persona a:
• Reperire informazioni.
• Collegare le informazioni alle proprie necessità.
• Esaminare le opzioni possibili.
• Prendere decisioni relative alla propria carriera.
• Accompagnare lungo il percorso formativo, lavorativo o nella propria ricerca di
lavoro.
In che modo è possibile diventare operatori di orientamento?
Al momento in Italia la professione di operatore di orientamento non è riconosciuta, vale a dire
che la legge non stabilisce percorsi formativi specifici o requisiti minimi; chiunque la può
svolgere.
Il decreto ministeriale n. 166/2001, Accreditamento dei soggetti che svolgono attività di
orientamento, prevede però che si arrivi in tempi brevi a una regolamentazione del settore.
Poiché le capacità e conoscenze richieste al consulente di orientamento si trovano a cavallo di
aree disciplinari diverse e eterogenee le vie di accesso alla professione possono al momento
essere più di una.
Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali - Direzione generale per le
politiche per l'orientamento e la formazione, con il coofinanziamento del Fondo sociale europeo
ha realizzato una serie di prodotti editoriali, opere multimediali e campagne di informazione
dedicate al tema dell'orientamento al lavoro e alla formazione
Proponiamo qui di seguito questi strumenti, classificati e messi a disposizione degli operatori di
orientamento; si tratta delle migliori opere nell'ambito della formazione professionale e
dell'orientamento, nonché gli strumenti più efficaci per l'inserimento nel mondo del lavoro.
• Pubblicazioni
Collane editoriali
Riviste
FSE 2000 2006
• Vigilanza e controllo
• Alla scoperta delle professioni
• Metodologie per la valutazione
. di programma
• I libri del Fondo sociale europeo
• Il punto su..
• Temi e strumenti
• FOP
• Europadoc
• Risorse news
• Formamente
Newsletter
• Equal Italia News
• FSE news
• Punto FSE
Brochure
• Autoimpiego e Autoimprenditoria
• Fasce deboli e inclusione sociale
• Formalavoro
• Il sistema della formazione
• Modalità dei rapporti di lavoro
• Ricerca attiva del lavoro:
. strumenti
• Ricerca attiva del lavoro
Altre pubblicazioni
• Il lavoro che ci aspetta
• Orientamento al lavoro - Vademecum per genitori
• Dopo il diploma:percorsi di studio e prospettive occupazionali
• Le lauree che valgono un lavoro
• Europa
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L'orientamento professionale dei giovani
Oggi per un giovane sapersi orientare significa essere in possesso di strumenti
cognitivi, emotivi e relazionali idonei per fronteggiare il disorientamento derivato
da quel flusso mutevole di conoscenze… che spinge, l'individuo a mutare le
proprie caratteristiche, a diversificare e ampliare le proprie attività e i campi di
interesse in modo da aggiornare in tempo reale il proprio curriculum di
conoscenze e competenze in maniera dinamica e flessibile per rispondere alle
trasformazioni costanti che caratterizzano la nostra società.
(Grimaldi, Isfol 2003).
Nell'arco evolutivo di un giovane dai 3 ai 18 anni è possibile individuare tre fasi:
• La fase della consapevolezza, in cui i bambini imparano a differenziare tra le
tante attività lavorative, a capire di essere parte di un contesto che comprende
anche queste e a preferire spontaneamente alcune di esse.
• La fase dell'orientamento (scuola media) in cui i ragazzi imparano a eseguire
operazioni formali, a ragionare, a mettere in relazione il discorso con
l'esperienza. Qui si inizia a istituire un rapporto tra l'immagine che hanno di sé e
i requisiti più evidenti richiesti da una certa area professionale.
• La fase dell'esplorazione e della preparazione (scuola superiore) in cui queste
operazioni, già maturate nella fase precedente, diventano più puntuali e
consentono di stabilizzare e rendere via via più concrete e precise le scelte.
La scelta del proprio futuro professionale esige, infatti, un buon livello di conoscenza del
mondo e un pieno controllo emozionale (autoconsapevolezza).
Non solo. A causa della crescita del margine di incertezza dovuto ai continui e veloci
cambiamenti, i giovani sono costretti (come del resto gli adulti) a scegliere più che il proprio
futuro solo un segmento di esso, il più vicino nel tempo. Sono quindi destinati a dover operare
nel corso della loro (lunga) vita, altre scelte, in modo ricorrente, talora per loro volontà e
talaltra contro i loro desideri. Molti, di fronte a tale complessità, sono e rimangono a lungo
indecisi. Diventa quindi indispensabile un intervento mirato di orientamento intesocome parte
integrante dell'intero percorso formativo e anche lavorativo. Non solo. Occorre la presenza sul
territorio di una rete di opportunità diversificate alle quali poter accedere, se e quando serve.
Se sapersi orientare significa possedere adeguate e specifiche competenze, è indispensabile,
prima di tutto, che il sistema scolastico nel suo complesso sostenga i giovani ad
acquisire/costruire competenze che influiscono sul comportamento in termini di conoscenze,
capacità e abilità, doti professionali e personali.
Deve essere coltivata non solo una dimensione di conoscenza (come accumulo di saperi e di
tecniche), ma anche qualcosa che ha a che fare con il soggetto e con le sue caratteristiche,
conseguenza di un suo modo personale di organizzare diverse abilità non in astratto, ma
rispetto a un contesto specifico (Pombeni 2000).
Le competenze orientative
Le azioni orientative
La decisione di qualità
Cosa si intende per competenze orientative?
Per competenze orientative si intende quell'insieme di caratteristiche, abilità, atteggiamenti e
motivazioni personali necessarie per gestire con consapevolezza ed efficacia la propria
esperienza formativa e lavorativa, superando positivamente i momenti di snodo: esse non
sono innate, ma si apprendono (Pombeni 2000). All'interno delle competenze orientative si
possono individuare tre macro-aree corrispondenti alle capacità di:
• Riconoscere, utilizzare, potenziare le proprie risorse.
• Conoscere il mondo circostante e sapersi muovere in esso.
• Scegliere, progettare, realizzare (Viglietti 1989).
È inoltre possibile parlare di competenze orientative generali e specifiche. Le competenze
orientative generali sono finalizzate principalmente ad acquisire una cultura e un metodo
orientativo (orientamento personale). Sono competenze di base nel processo di orientamento
personale, trasferibili da una sfera di vita a un'altra e propedeutiche allo sviluppo di
competenze specifiche.
Le competenze orientative specifiche sono invece finalizzate alla risoluzione di compiti definiti e
circoscritti che caratterizzano le diverse esperienze personali (orientamento
scolastico/professionale). Si riferiscono a una sfera di vita specifica, hanno a che fare con il
superamento di compiti contingenti e progettuali il cui successo è valutabile.
Possono essere riconducibili sia a esperienze di orientamento scolastico che di orientamento
professionale e si sviluppano esclusivamente attraverso interventi intenzionali, gestiti cioè le
cosiddette azioni orientative.
Quali sono le caratteristiche delle azioni orientative in un processo di orientamento
professionale per i giovani?
Le azioni orientative si identificano con le diverse pratiche messe in atto per sostenere il
processo di orientamento. Vanno intese come azioni intenzionali che si inseriscono nel
processo di auto-orientamento, gestito in prima persona dal giovane sulla base delle proprie
risorse e in rapporto alle influenze del contesto in cui è inserito.
Queste azioni orientative sono, quindi, finalizzate a garantire o migliorare la qualità e l'efficacia
del governo autonomo del processo orientativo da parte del giovane coinvolto. Il bisogno di
un'azione orientativa rispetto ai diversi momenti critici del proprio iter personale, scolastico o
lavorativo varia in funzione:
• Della capacità del singolo di governare autonomamente e in maniera efficace il
proprio processo di orientamento. Dipende quindi dal livello di competenze
orientative che il soggetto possiede per affrontare e risolvere positivamente i
diversi momenti di snodo.
• Della complessità del compito orientativo che il soggetto si trova ad affrontare
in un determinato momento della sua vita.
• Della numerosità e tipo di vincoli presenti nell'esperienza soggettiva e nel
contesto di riferimento.
Sul piano operativo la necessità è quella di passare da un'erogazione di macro-azioni
orientative, articolate prevalentemente per tipologie di utenze (diplomati o laureati, lavoratori
in mobilità) a una personalizzazione dei percorsi orientativi costruita sull'analisi di specifici
bisogni e sulla presenza di una maggiore flessibilizzazione delle risposte disponibili.
A titolo esemplificativo è possibile individuare, lungo questo continuum di crescente
complessità, le seguenti azioni:
• Attività con bassa specificità orientativa per lo sviluppo di competenze
orientative trasversali.
• Attività di informazione per l'acquisizione di nozioni più o meno basilari di
carattere culturale, ambientale e socio-economico. Nelle fasi di età più avanzate,
si affiancano attività per lo sviluppo delle capacità inerenti il reperimento di
informazioni (autoconsultazione o consultazione guidata nei servizi di
informazione), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie e laboratori per
il sostegno alla ricerca del lavoro.
• Attività orientative di gruppo e consulenza orientativa breve (di primo livello),
centrata sullo sviluppo di competenze di monitoraggio della storia personale.
In prospettiva, si potrebbe pensare di qualificare in questa direzione anche
alcuni interventi legati all'incontro domanda-offerta nei servizi per l'impiego o
alcuni percorsi svolti dagli operatori del sistema scolastico e di formazione
professionale nel quadro del percorso di istruzione.
• Attività di consulenza di secondo livello, centrata sul progetto di sviluppo della
storia personale e formativo-professionale, che comporta processi di
riorganizzazione del sé.
Le modalità di intervento si distinguono in relazione al bisogno orientativo. Il ruolo del
mediatore di orientamento è forte nei percorsi che rispondono a un bisogno orientativo di tipo
generale, nei quali la funzione di accompagnamento è prevalente, mentre lascia luogo al
protagonismo del richiedente nel caso di interventi rivolti a bisogni a più alta specificità, nei
quali la responsabilità è principalmente della persona.
Sul polo iniziale dell'ipotetico continuum, corrispondente al soddisfacimento dei bisogni
generali, troviamo modalità di intervento che assumono caratteristiche di maggiore
eterodirettività del percorso orientativo.
La responsabilità dell'operatore diventa più centrale in merito:
• Alla valutazione delle azioni da intraprendere.
• All'efficacia che le azioni decise possono avere.
Pesano infatti in maniera considerevole alcune variabili di tipo oggettivo (contesto socioculturale, scolarizzazione, professionalità ecc.).
Sull'altro polo si collocano modalità di intervento basate prevalentemente sulla capacità del
soggetto di autodirigere le proprie scelte e, quindi, di autogoverno del proprio processo
orientativo.
La relazione di aiuto è caratterizzata dalla centralità della persona sui cui ricade maggiormente
la responsabilità del progetto.
Lo sviluppo della storia è infatti fortemente influenzato da variabili soggettive (vissuto
personale, autoefficacia ecc.).
Il volume A scuola mi oriento, la sperimentazione di un percorso di orientamento a cura
degli insegnanti, descrive il percorso di orientamento A scuola mi oriento messo a punto
dall’Area Politiche per L’Orientamento dell’Isfol. Il lavoro riporta i risultati della
sperimentazione che si è svolta con alcune scuole di Roma Rappresenta un’esperienza di
applicazione operativa del relativo modello di intervento Isfol. Più in dettaglio, l'opera sviluppa
i seguenti punti:
• la messa a punto di un percorso di orientamento da potersi effettuare nei reali contesti
scolastici ad opera degli stessi insegnanti;
• la formazione degli insegnanti verso le tematiche e le dimensioni oggetto del percorso;
• la realizzazione dell’intervento nelle scuole con il coinvolgimento dell’intero consiglio di
classe.
Per consultare il volume dell'Isfol, clicca qui (.pdf zippato, 960Kb).
Cosa si intende per decisione di qualità?
Il primo requisito di una decisione di qualità riferita a un progetto di vita professionale è il
rispetto del profilo personale e professionale del giovane: in altre parole, la decisione è tanto
più di qualità, quanto più rispetta il mondo interno ed esterno della persona.
Ma per raggiungere questo traguardo occorre esplorare quattro dimensioni, tra di loro
interattive, ciascuna delle quali richiede metodologie appropriate.
• Il mondo dei desideri e delle aspirazioni
Solo apparentemente si rivela una dimensione consapevole. In realtà, desideri e
aspirazioni sono raramente soggetti a processi di razionalizzazione e rivelano
tutta la loro opacità.
Il giovane deve capire ciò che desidera ma anche quanto desidera: l'intensità
delle motivazioni rappresenta infatti un elemento di cruciale importanza.
Il primo compito dell'operatore è dunque quello di favorire, con tecniche
appropriate, la scoperta o la riscoperta del mondo dei desideri e delle
motivazioni individuali, facilitando il superamento di quei meccanismi difensivi
che costituiscono una negazione del proprio benessere.
• Le risorse, le potenzialità
Rappresentano un livello più "profondo" del soggetto. Si tratta di esplorare con
l'utente la disponibilità di alcune attitudini generali, la consistenza di alcune
capacità.
L'obiettivo è di favorire la riflessione circa le proprie competenze e potenzialità,
intese come assieme di elementi di carattere e di personalità.
La procedura dovrà risultare il meno possibile invasiva, privilegiando strumenti
che in definitiva riducono l'opacità soggettiva attorno al mondo interno e
lasciano al soggetto la responsabilità del livello di approfondimento cui intende
giungere.
• Il sistema di riferimento individuale
Il giovane deve esplorare quegli elementi obiettivi che sono parte imprescindibile
della propria realtà: a partire dalla propria biografia e dal proprio curriculum, per
includere i vincoli e le opportunità che derivano dal proprio sistema familiare e
dalle proprie risorse economiche e sociali.
Senza un'analisi dei vincoli, si può essere indotti a ritenere che il mondo dei
desideri e quello delle potenzialità possano prevalere su tutto: ciò è auspicabile,
ma non è sempre vero e dunque occorre che il giovane ricostruisca
pazientemente la mappa della propria realtà, individuando opportunità e vincoli
e, fra questi, quelli modificabili e quelli no.
• Il contesto di riferimento
Si tratta di considerare vincoli e opportunità del territorio in cui il giovane abita:
livelli di sviluppo economico del suo ambiente, andamento del mercato del lavoro
a livello locale e nazionale, politiche occupazionali, livelli di innovazione
tecnologica, trasformazioni in atto nel sistema produttivo ecc.
L'operatore di orientamento deve pertanto allargare la visibilità delle aree sopra indicate e
soprattutto aiutare il soggetto a comprendere l'interferenza reciproca delle stesse che, nel loro
insieme, definiscono la sua identità psicosociale.
Successivamente, l'assessment si allargherà alle competenze professionali possedute (o
auspicate) dai soggetti.
Il concetto di vita lavorativa introduce un ulteriore elemento e cioè la progettabilità di queste
dimensioni che non vanno assunte come dati di fatto immodificabili, bensì come suscettibili di
cambiamento, in funzione di ciò di cui stiamo concretamente parlando: così come non è
semplice cambiare personalità, così non è semplice cambiare famiglia; è però possibile
cambiare territorio, sviluppare nuove capacità, adattare i propri desideri alla realtà.
Inoltre, se neppure alla nascita ciascuno di noi è una pagina bianca, ciò risulta a maggior
ragione vero procedendo nell'arco di vita, laddove le decisioni assunte nelle varie "cerniere" e
"fasi di transizione" risultano predittive delle opportunità che avremo successivamente.
Vi è poi da aggiungere un'ulteriore riflessione sulla natura sistemica del processo di career
counseling.
Se infatti i soggetti non possono mai essere considerati individui isolati, bensì comunque
inseriti in un sistema di relazioni che ne condiziona le scelte, va da sé che l'attività di career
counseling dovrà costantemente tendere a rappresentarsi con il sistema stesso: in altre parole
non possiamo orientare il soggetto senza la consapevolezza che con lui "orientiamo" il suo
sistema di riferimento.
La ricerca Condizione occupazionale dei laureati. Pre e post riforma è stata realizzata
nell'autunno del 2007 sui laureati delle Università aderenti al Consorzio Almalaurea (in totale
45 atenei).
L'indagine ha coinvolto i soggetti che hanno concluso il percorso di studi nelle sessioni estive
del 2006, 2004 e 2002, intervistati rispettivamente a uno, tre e cinque anni dal conseguimento
del titolo. La popolazione esaminata si articola nelle due componenti pre e post riforma,
evidenziando come i laureati del nuovo ordinamento (chiamati puri) mostrino caratteristiche
strutturali e performance di studio spesso profondamente diverse rispetto ai coloro provenienti
dal vecchio ordinamento.
La ricerca esamina infine gli sbocchi occupazionali e formativi dei laureati, successivamente e
precedentemente la riforma.
Per consultare la ricerca, clicca qui.
La relazione biennale del Ministero del Lavoro sulla condizione dell'infanzia e
dell'adolescenza in Italia è stata redatta in base alle indicazioni programmatiche predisposte
dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza nel gennaio del 2004.
Corredata da un'ampia documentazione statistica proveniente dalla banca dati del Centro
nazionale, la relazione permette a decisori politici e a operatori della formazione e
dell'orientamento di conoscere un mondo spesso invisibile e individuare criticità e possibili
interventi. Il volume è articolato in due parti.
La prima propone l'analisi puntuale della condizione dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia: le
identità e i bisogni dei bambini; i vari aspetti della loro vita primo fra tutti la famiglia e le
trasformazioni che l'hanno attraversata; gli ambiti problematici, come le violenze e i
maltrattamenti sui minori e i comportamenti a rischio tra gli adolescenti. Un'attenzione
particolare è dedicata al tema dei minori stranieri non accompagnati e del lavoro minorile.
La seconda parte analizza le normative europee che hanno una ricaduta sui diritti dell'infanzia
e dell'adolescenza e il loro recepimento nell'ordinamento italiano, con particolare attenzione
alle riforme del titolo V della Costituzione.
Infine, si esaminano le strategie e le buone pratiche per la promozione dei diritti dell'infanzia e
dell'adolescenza messe in atto dalle amministrazioni centrali, dalle Regioni, dagli enti locali e
dalla società civile.
Per consultare il volume, clicca qui.
L'orientamento professionale degli adulti
In una società caratterizzata da mutamenti tanto rapidi, che si ripropongono in modo ripetuto
nel corso della vita di un individuo, l'orientamento diventa strumento trasversale e strategico
per lo sviluppo personale, dai percorsi di apprendimento, formazione e qualificazione alla
carriera professionale.
Oggi le capacità acquisite inizialmente non sono più sufficienti per tutta la durata della vita
lavorativa di una persona. Questo è senza dubbio il cambiamento più significativo che investe i
lavoratori adulti e che impone l'alternanza tra lavoro e formazione.
La formazione permanente assicura quindi quel continuum rappresentato dal percorso
formativo-lavorativo che si snoderà lungo tutto il corso della vita. Ne discende che
l'orientamento educativo e professionale diventa oggi un processo permanente, che consente
quindi a ciascun individuo adulto di muoversi all'interno di un percorso professionale che, con
ogni probabilità, comprenderà, a più riprese, periodi di istruzione, di formazione, di lavoro,
dipendente o autonomo, e di disoccupazione.
In questo quadro, l'orientamento dovrà aiutare e supportare ogni persona a trovare un proprio
percorso tra i tanti a disposizione e a farlo più volte nel corso della vita (long life guidance).
Long life guidance
Fasi di vita e competenze orientative
Le caratteristiche degli adulti
L'intervento orientativo
L'obiettivo dell'azione orientativa
Come si caratterizza un approccio long life guidance?
Un'azione di orientamento che si estende lungo l'intero arco della vita di una persona (long life
guidance) aumenta l'ampiezza e l'eterogeneità del proprio pubblico e delle conseguenti
situazioni da affrontare.
Il processo orientativo a contatto con l'eterogeneità di bisogni individuali a cui deve rispondere,
richiede di conseguenza una maggior specializzazione per target di utenza.
Nell'orientamento professionale degli adulti si abbandonano dunque le pratiche standardizzate
di orientamento in favore di modalità di intervento che richiedono agli operatori una serie di
azioni effettivamente rispondenti alle caratteristiche e alle necessità di coloro che si rivolgono
al servizio.
Ma l'approccio long life deve anche educare le persone al governo autonomo della propria vita
sviluppando delle competenze auto-orientative in grado di:
• Sostenere la persona nelle scelte professionali.
• Facilitare l'individuazione di nuovi percorsi formativi o professionali.
• Facilitare il superamento di disagi e difficoltà psico-sociali legate al percorso
formativo/professionale.
L'orientamento professionale degli adulti diventa così fondante del concetto di responsabilità
personale che prevede:
•
•
•
•
•
•
•
Valutazione di sé.
Cultura personale di base.
Informazione.
Motivazione personale.
Competenze relazionali e professionali.
Comprensione del funzionamento sociale.
Capacità di servirsi del proprio bagaglio di capacità.
La trasformazione del tradizionale operatore di orientamento in mediatore per l'orientamento
ben rende il senso del cambiamento generale del processo orientativo; per mediazione si
intende una pratica strategica che interviene nei momenti e nei luoghi problematici
valorizzando le capacità decisionali del singolo individuo ai fini della risoluzione del problema.
La pubblicazione del Cedefop, Migliorare le politiche e i sistemi di orientamento lungo
tutto l'arco della vita. Uso di strumenti di riferimento europei comuni si rivolge a responsabili e
decisori che in Europa si occupano, a livello nazionale, regionale o locale, di politiche, sistemi e
pratiche per l'orientamento.
Tre gli strumenti di riferimento comuni per l'orientamento presentati: obiettivi e principi
fondamentali dei servizi di orientamento; criteri per la valutazione della qualità dei servizi di
orientamento; aspetti chiave dei sistemi di orientamento lungo tutto l'arco della vita.
Gli Stati membri possono tenere presenti questi benchmark (punti di riferimento) per
migliorare e modernizzare le proprie politiche e i propri sistemi di orientamento.
Per consultare la pubblicazione, clicca qui.
Esiste una corrispondenza tra fasi di vita e competenze orientative?
Come abbiamo visto, l'orientamento professionale degli adulti lungo il corso della vita
comporta una specializzazione delle azioni di orientamento per target di riferimento. L'obiettivo
è quello di rispondere ai bisogni in modo quanto più specifico. Ora, la variabile più evidente che
differenzia le varie tipologie di target è quella della fase di vita all'interno del percorso
evolutivo di formazione e lavoro. Possiamo identificare quattro fasi di vita, ognuna
caratterizzata da differenti fabbisogni orientativi:
•
•
•
•
La
La
La
La
fase
fase
fase
fase
di
di
di
di
vita
vita
vita
vita
della formazione.
dell'ingresso nel mondo del lavoro.
dell'esperienza lavorativa.
centrata della conclusione dell'esperienza lavorativa.
Queste quattro macro-fasi sono scandite da:
• Momenti "cerniere", ovvero passaggi da una condizione oggettiva a un'altra,
ad esempio dalla scuola media a quella superiore o il primo inserimento nel
mondo del lavoro, ma anche il passaggio dalla condizione di occupato a quella di
disoccupato o viceversa.
• Fasi di transizione, ovvero processi di cambiamento più legati al mondo
interiore del soggetto, ad esempio, alla ricerca dell'occupazione, alla riflessione
sulle possibilità di miglioramento della propria carriera e al sentire soggettivo
che precede o segue le fasi "cerniera".
È proprio alla luce di questo quadro che si inseriscono le azioni orientative, intese come azioni
intenzionali gestite da persone competenti (gli orientatori qualificati) finalizzate a garantire o
migliorare la qualità e l'efficacia del governo autonomo del processo orientativo da parte della
persona direttamente coinvolta. Tali azioni debbono essere calibrate in maniera tale da
generare risposte realmente efficaci.
Affinché questo si verifichi non devono essere né insufficienti né sovradimensionate rispetto ai
bisogni della persona a cui si riferiscono.
La natura dei bisogni varia, infatti, in maniera significativa rispetto al compito formativo o
lavorativo, alle risorse e ai vincoli personali, agli scenari socio-economici (globali o locali) di
riferimento" e, non in ultimo, alla fase di vita.
In un'azione orientativa, quali sono le caratteristiche degli adulti che devono essere prese
in considerazione?
Nell'orientamento professionale per gli adulti non è possibile mutuare i metodi orientativi
adottati per gli adolescenti, trasportandoli meccanicamente agli adulti. Innanzitutto l'adulto ha
determinate caratteristiche e quelle che più ci interessano sotto il profilo dell'apprendimento e
dell'orientamento sono l'esperienza, la motivazione e la progettualità.
L'esperienza è una risorsa estremamente preziosa che condiziona la qualità delle scelte e
l'assunzione di responsabilità. Può determinare di volta in volta un freno e l'assuefazione a
determinati comportamenti e rigidità di fronte al cambiamento e all'innovazione. Per questo
ogni attività di orientamento rivolta ad adulti dovrà tenere in debito conto la natura bifronte di
questo elemento.
La motivazione si misura in rapporto ai bisogni, al grado di consapevolezza che la persona ne
ha e alle azioni che la persona mette in campo per soddisfarli.
La motivazione è di due tipi:
• Estrinseca: si fa una certa cosa per avere un premio o per evitare una
punizione.
• Intrinseca: si fa una determinata cosa per il piacere di farla, per intimo
convincimento, per autorealizzazione.
La prima tipologia caratterizza la fanciullezza, la seconda, l'età adulta. Per questo la
motivazione intrinseca può essere la molla fondamentale nell'orientamento degli adulti, a
condizione che si tenga presente che molto spesso, anche nell'adulto, i bisogni impliciti o i
bisogni non avvertiti come tali prevalgono su quelli espliciti.
Neppure la maturità garantisce infatti di agire in modo lineare per raggiungere i propri scopi.
Dentro queste pieghe prende corpo una delle funzioni più importanti e delicate
dell'orientamento: aiutare il soggetto a prendere coscienza dei propri bisogni professionali e
dei modi per soddisfarli.
La capacità progettuale, al pari dell'esperienza, è tipica dell'adulto. Fino all'adolescenza
prevalgono il desiderio, il sogno, l'incapacità di scegliere, l'indeterminatezza, la mancanza nel
centrare l'obiettivo.
Con il raggiungimento della maturità, l'adulto si dà degli obiettivi, individua i mezzi e i tempi
per raggiungerli, si assegna tappe intermedie: in pratica, sviluppa una certa attività
progettuale. Certo, anche questa è diversamente graduata a seconda delle persone.
L'opuscolo Orientarsi tra tempi di Lavoro e tempi di vita - Diritti e possibilità è pensato
come uno strumento informativo che sintetizza i risultati di una ricerca curata dall’Area
Politiche per l’Orientamento dell’Isfol nell’ambito del progetto In.la.v. (Insieme Lavoro-Vita).
L'obiettivo è di fornire un insieme di stimoli e informazioni che possono rappresentare
un’occasione per riflettere e, soprattutto, per sapere come e in quali direzioni indirizzare le
proprie energie.
Nell’opuscolo sono presenti anche una serie di informazioni sulla normativa relativa alla
“conciliazione” tra vita privata e lavoro.
Per consultare il volume dell'Isfol, clicca qui.
Quando l'intervento orientativo rivolto a un target adulto può risultare opportuno?
Emanuela Saita, sulle orme di Maria Luisa Pombeni e Maria Grazia D'Angelo individuano
quattro tipi di situazioni nelle quali l'intervento di orientamento rivolto a un target adulto
potrebbe risultare opportuno.
1. L'individuo deve scegliere una collocazione professionale.
2. L'individuo si trova in un momento in cui è costretto a inserirsi in nuovi
contesti professionali.
3. L'individuo non si trova più a suo agio nel contesto lavorativo in cui è inserito
e desidera cambiare.
4. L'individuo è stato privato del lavoro pur essendo ancora in condizione di
lavorare.
L'orientamento che si colloca nella fase di vita centrata sull'esperienza lavorativa, si definisce
in modo molto diverso a seconda che alla base ci sia una motivazione soggettiva (sviluppo di
carriera, interesse a cambiare lavoro ecc.) o un'influenza di condizioni oggettive (perdita del
lavoro, mobilità professionale ecc.).
Nel primo caso, si deve pensare al lavoratore occupato principalmente in termini di bisogni
orientativi connessi a esigenze di:
• Promozione della qualità di vita professionale.
• Evoluzione di un progetto lavorativo personale.
• Cambiamento di contesto organizzativo.
• Qualificazione sul lavoro.
Nel secondo caso, il riferimento va al lavoratore disoccupato i cui bisogni orientativi prioritari
sono:
• Fronteggiare l'esperienza di deprivazione professionale.
• Pianificare strategie di re-inserimento nel mercato del lavoro.
• Aumentare la propria condizione di occupabilità (ad esempio, attraverso la
formazione).
La complessità aumenta se la condizione occupato/disoccupato, viene incrociata con altre
variabili: il genere, la condizione di svantaggio fisico o mentale, la marginalità sociale ecc.
Italia Lavoro è l'ente strumentale del Ministero del Lavoro per la promozione e per la
gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale.
Italia Lavoro realizza azioni e programmi in collaborazione con le Regioni, le Province e le
Amministrazioni locali, per migliorare le capacità del sistema paese nel creare opportunità di
occupazione, rivolgendosi, in particolare, alle categorie più deboli del mercato del lavoro. In
particolare, le aree di intervento sono:
-
Incontro domanda e offerta di lavoro.
Welfare to Work, sussidi a misure per l'occupazione.
Occupabilità e adattabilità.
Immigrazione e cooperazione internazionale.
Per accedere al portale di ItaliaLavoro, clicca qui.
Qual è l'obiettivo dell'azione orientativa rivolta a un adulto?
L'azione orientativa rivolta a persone adulte non ha l'obiettivo di individuare talenti nascosti,
quanto piuttosto quella di fare il punto della situazione, centrando l'attenzione sul problema,
aiutando l'individuo a rimuovere gli ostacoli che ne possono impedire la risoluzione.
In sintesi si può affermare che le azioni orientative rivolte a un adulto devono:
• Sviluppare competenze specifiche, collegate in particolare ai concreti processi
della realizzazione professionale.
• Essere personalizzate per adeguarsi a un'esperienza soggettiva estremamente
complessa e composita, propria del target adulto.
• Rispettare il "protagonismo" dell'utente rispetto al ruolo dell'operatore, nella
metodologia e nel contenuto del processo.
L'operatore di orientamento deve quindi considerare i seguenti elementi:
• Il modo in cui il soggetto individua comportamenti specifici considerati adatti a
risolvere un particolare problema.
• L'attitudine o la competenza tecnico/funzionale: ad esempio, un individuo
molto bravo nel disegno che desidera fare l'architetto, un individuo bilingue che
vuole fare l'interprete.
• La competenza manageriale, intesa come attitudine al comando e capacità
decisionali necessarie a occupare livelli organizzativi in cui non si eseguono
mansioni, ma si decide la politica di gestione.
• Il bisogno di indipendenza, cioè il desiderio di lavorare in modo autonomo.
• Il bisogno di stabilità e di sicurezza, cioè l'esigenza di poter prevedere con un
certo grado di certezza il proprio futuro.
• L'intraprendenza e la creatività, ovvero la capacità di inventare nuovi prodotti
o proporre nuovi servizi, la capacità di intraprendere nuove imprese.
• La dedizione a una causa risulta tipicizzare soprattutto le professioni di aiuto
(medico, insegnante, assistente sociale).
• Il desiderio di conquistare qualcosa o qualcuno, il desiderio di superare gli
ostacoli.
• Lo stile di vita collegato a una determinata professione.
Ritornando al concetto di "responsabilità" dell'adulto, l'operatore, nella figura di mediatore di
orientamento deve lasciare maggior spazio al protagonismo del richiedente, contrariamente a
quanto succede per un target più giovane.
L'orientamento ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più centrale nella definizione
di interventi in grado di aumentare l'occupabilità dei soggetti. L'orientamento diviene, quindi,
un processo permanente, sempre meno legato a un'età anagrafica del soggetto, ma sempre
più inteso quale strumento di accompagnamento al lavoro e alla riqualificazione delle proprie
competenze "per tutta la vita": l'orientamento, quindi, allarga il suo campo di azione e si
rivolge a un pubblico adulto.
Formez e Formautonomie hanno fatto il punto sulle azioni di orientamento a favore dei soggetti
over 40, individui a maggiore rischio esclusione sociale perché più facilmente privi di quelle
competenze oggi richieste, ancorati a saperi e professionalità che non li rendono appetibili sul
mercato.
Dopo aver passato in rassegna le esperienze in aiuto degli over 40 attuate in Unione europea,
la ricerca esamina il quadro delle politiche in Italia attraverso la presentazione di tre casi di
buone prassi: il progetto "Oltre i 40 anni" delle Province di Genova, La Spezia, Savona,
Imperia; il progetto "Lavoro anch'io - Una rete di servizi per l'inserimento lavorativo delle
donne" della Provincia di Pordenone; e il progetto "Raio - Rete di azioni integrate di
orientamento per adulti disoccupati/inoccupati e a rischio di esclusione sociale" del Comune di
Verona. Per consultare la ricerca, clicca qui.
I profili professionali dell'orientamento
Il decreto ministeriale n. 166/2001, Accreditamento dei soggetti che svolgono attività di
orientamento, regola l'accreditamento delle sedi orientative e formative e prevede, all'art.10,
che vengano definiti gli standard minimi di competenze professionali degli operatori di
orientamento e di altre figure impegnate in attività di formazione o di orientamento.
In realtà, con l'accordo Stato-Regioni del 2 agosto 2002 si è deciso di procedere con la
definizione e rilevazione delle credenziali degli operatori innanzitutto a livello regionale e solo
successivamente di arrivare alla costruzione di un sistema di descrizione e certificazione delle
competenze armonizzato a livello nazionale.
Nel 2007 solo 8 Regioni e Province autonome su 20 avevano stabilito i criteri relativi alle figure
per l'orientamento: i tempi per un sistema armonizzato a livello nazionale sembrano ancora
lunghi.
In mancanza di profili "certi", può essere comunque utile esaminare le varie proposte finora
presentate perché possono darci un'idea della possibile "sistemazione" del settore o perlomeno
delle alternative possibili.
Il decreto ministeriale n. 166/2001
La proposta dell'Isfol
La proposta dell'Associazione Italiana Operatori e Consulenti di Orientamento
Altre proposte
I profili professionali dell'orientamento. Cosa dice il decreto ministeriale n. 166/2001?
Il decreto ministeriale n. 166/2001 individua due figure che si occupano di orientamento:
• Orientatore
Il suo ambito d'azione comprende:
- Diagnosi dei fabbisogni e della domanda individuale di orientamento.
- Progettazione di interventi di orientamento individuali e di gruppo.
- Gestione dell'accoglienza e dello screening dell'utenza.
- Informazione orientativa, consulenza orientativa e gestione delle relazioni con
soggetti locali, escluso l'accompagnamento.
• Tutor dell'inserimento
Il suo ambito d'azione comprende:
- Analisi del mercato locale.
- Progettazione di interventi di assistenza all'inserimento lavorativo, di
consulenza e/o tutoring all'inserimento lavorativo.
- Gestione delle relazioni con soggetti locali.
- Assistenza e supervisione allo sviluppo manageriale.
L'orientatore viene delineato come una figura a tutto tondo, attiva sui versanti progettuali,
informativi e della consulenza.
Il tutor dell'inserimento può svolgere anche alcuni compiti di carattere informativo e
consulenziale, come ad esempio:
• Il supporto nelle fasi di reperimento delle informazioni e la selezione delle
aziende.
• L'elaborazione di curriculum, lettere di autocandidatura, colloqui, pianificazione
dell'assistenza e supervisione allo sviluppo professionale e/o manageriale
(consulenza, coaching).
Nel volume Enaip Storia e analisi dell'accreditamento in Italia, l'autore Massimo De Minicis
sottolinea come allo stato attuale vi sia un processo in corso di definizione di un nuovo sistema
di accreditamento nazionale, che tra numerose difficoltà tenta di rispondere alle numerose
esigenze e criticità emerse nel corso degli anni, mediante una proposta formulata dal gruppo
tecnico espressamente costituito in seno all'Isfol.
Per consultare il volume, clicca qui.
L’esigenza di garantire un servizio di orientamento basato sull’innovazione e sulla qualità
dell’offerta viene affermato dalle norme che consentono l’accreditamento delle sedi formative e
orientative.
All’interno di questo quadro si collocano i manuali che si propongono di rappresentare un
supporto tecnico alle Amministrazioni regionali e provinciali in vista anche della
riorganizzazione dei Centri per L’impiego.
I manuali intendono fornire un contributo alla progettazione esecutiva dei servizi orientativi
rivolti a diverse tipologie di destinatari, prefigurando un modello organizzativo e gestionale,
delle procedure formalizzate e degli strumenti di supporto alle sedi operative le esercitazioni
Il volume dell'Isfol Accreditamento delle strutture orientative intende realizzare una prima
sistematizzazione delle prassi attualmente in atto presso le sedi orientative. Rappresenta uno
strumento funzionale e di supporto agli operatori dei Cpi, delle agenzie formative e dei centri di
orientamento che a vario titolo risultano coinvolti in tali tipi di attività. Infine, più che costituire
un prodotto finale, questo volume rappresenta per le sedi orientative locali un punto di
partenza utile alla redazione del manuale di gestione della qualità dei servizi di orientamento.
Per consultare il volume dell'Isfol, clicca qui.
Qual è la proposta presentata dall'Isfol?
In base al decreto ministeriale n. 166/2001, l'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione
professionale dei lavoratori, ha presentato nel 2003 con il documento intitolato Verso una
ipotesi di profili professionali per un sistema territoriale di orientamento, un'ipotesi di 4 profili
professionali per le attività di orientamento:
• Operatore dell'informazione orientativa
Le sue funzioni sono:
- Accoglienza e filtro.
- Erogazione di informazioni.
- Attività per favorire l'apprendimento di abilità sociali quali, ad esempio, le
tecniche di ricerca del lavoro.
Le sue principali competenze sono quelle relative alle aree relazione interpersonale,
promozione e marketing (dei servizi), informazione, informatica e nuove tecnologie.
• Tecnico dell'orientamento
Le sue funzioni sono di accompagnamento in itinere (tutorato/monitoraggio orientativo) nei
percorsi di scolarizzazione, di formazione, di ricerca di lavoro, di inserimento lavorativo ecc.).
Le sue principali competenze sono quelle relative alle aree presa in carico e tutorato
individuale, gestione di gruppi intra e interorganizzativi, lavoro di rete.
• Consulente di orientamento
Ha una funzione di supporto dei processi decisionali in corrispondenza delle scelte scolasticoformative e della maturazione di progetti professionali verso il lavoro o sul lavoro.
Le sue principali competenze sono quelle relative alle aree analisi dei bisogni e delle risorse
individuali, gestione della relazione di aiuto, strumentazione diagnostica, intervento nelle
organizzazioni.
• Analista di politiche e servizi di orientamento
Ha funzioni di:
- Assistenza tecnica alle istituzioni e ai sistemi nella fase di definizione delle
politiche di orientamento, promozione e sviluppo delle reti territoriali.
- Costruzione di piani di intervento.
- Coordinamento di servizi dedicati.
- Progettazione di interventi e analisi dei fabbisogni di
formazione/aggiornamento degli operatori.
- Consulenza alla gestione/pianificazione delle risorse economiche per interventi
di orientamento.
- Verifica, valutazione e monitoraggio degli interventi.
Le principali competenze proprie di questa figura sono quelle relative alle aree progettazione di
interventi complessi, promozione delle risorse locali, coordinamento di strutture/servizi.
Il volume Funzioni, competenze, profili e percorsi formativi nell’orientamento. Un
quaderno ad uso degli operatori, raccoglie le riflessioni emerse nell’ambito di un lavoro di
gruppo, all’interno dell’Area Politiche per l’orientamento dell’Isfol.
Lo studio vuole essere un approfondimento sulla tematica dei profili professionali dedicati
all’orientamento che, partendo dalla proposta Isfol precedentemente pubblicata, delinea e
declina, per ogni funzione identificata, pratiche professionali, competenze e percorsi formativi.
Per consultare il volume dell'Isfol, clicca qui (.pdf zippato, 980Kb).
Qual è la proposta dell'Associazione italiana operatori e consulenti di orientamento
(Aico)?
Nel 2001 un gruppo di operatori di varie Regioni d'Italia ha costituito l'Aico, (Associazione
italiana operatori e consulenti di orientamento). Essa arriva a raccogliere 250 iscritti e nel 2004
cambia il proprio nome in Assipro, Associazione Italiana Professionisti dell'Orientamento
(www.assipro.it).
L'Assipro individua due figure professionali:
• Operatore di sportello
Svolge in maniera predominante o esclusiva attività di orientamento e in particolare attività di
primo livello quali:
- Raccolta di informazioni su percorsi formativi e professionali, opportunità di
lavoro dipendente e autonomo e normative di legge collegate.
- Erogazione delle stesse informazioni in colloqui brevi di prima accoglienza, in
vari contesti quali, ad esempio, Centri per l'impiego e altri sportelli pubblici,
scuole, centri di formazione professionale.
• Consulente di orientamento
Svolge in maniera predominante o esclusiva attività di orientamento sulla base di una
conoscenza approfondita e continuamente aggiornata dei percorsi formativi e professionali,
delle tecniche di ricerca di lavoro, delle normative di legge rilevanti per i propri clienti.
Svolge abitualmente e in misura predominante una o più attività di secondo livello che
comprendono:
- Colloqui individuali (fra cui il cosiddetto counseling orientativo).
- Bilanci orientativi.
- Animazione di gruppi, corsi brevi o incontri dedicati alla ricerca di lavoro, alle
scelte professionali, alle scelte formative, all'autoimprenditoria.
Vengono inoltre considerati altri soggetti: persone per le quali lo svolgimento di attività di
orientamento non è l'attività professionale principale (ad esempio, insegnanti delle varie
discipline, economisti, selezionatori del personale ecc.).
Nel caso di attività indirizzata a tipologie di clienti particolari quali immigrati, disabili, ex
carcerati, ex tossicodipendenti, aspiranti imprenditori, gli operatori di orientamento devono
acquisire ulteriori conoscenze specifiche necessarie.
I requisiti minimi di professionalità vengono individuati in:
- Almeno 500 ore retribuite documentabili di attività di consulenza (per i
consulenti di orientamento), di attività di primo livello (per gli operatori di
sportello), di attività di orientamento in generale (per gli altri soggetti).
- Rispetto del codice deontologico messo a punto dall'Associazione italiana
operatori e consulenti di orientamento.
Fra le ore di attività retribuita vengono considerate fino a un massimo di 100 ore di attività di
formazione all'orientamento.
Esistono altre proposte che animano il dibattito?
Nel febbraio 2004 un gruppo di docenti universitari di varie università italiane (erano presenti
fra gli altri Castelli (Cattolica, Milano), Di Fabio (Firenze), Polacek (Salesiana, Roma), Sangiorgi
(Cagliari), Sirigatti (Firenze), Soresi (Padova), Sprini (Palermo), Tanucci (Bari)) si è riunito a
Firenze e alcuni di loro hanno deciso di costituire la Società italiana per l'orientamento (Sio).
Lo statuto non descrive le possibili figure professionali dell'orientamento, tuttavia ammette
come soci ordinari (art.7) e considera come professionisti dell'orientamento solo quanti sono in
possesso di un titolo specifico post laurea in materia di orientamento scolastico professionale
rilasciato da una Università italiana e docenti universitari che abbiano svolto la loro attività
istituzionale nel settore dell'orientamento scolastico professionale.
Infine, il Gruppo Tecnico sull'orientamento presso il Ministero del Lavoro durante i convegni
Siplo (Bologna, 4 dicembre 2004) e Isfol (Benevento, 7 dicembre 2004) ha presentato una
proposta che distingue fra:
- Profili professionali che hanno una mission specifica e diversa dall'orientamento
ma che pure possono svolgere attività di orientamento quali, ad esempio,
insegnanti, formatori, operatori dell'inserimento lavorativo ecc.
- Consulente di orientamento, in grado di operare in autonomia professionale in
virtù della complessità di conoscenze/competenze specialistiche possedute e
della distintività del suo operato rispetto alle altre professionalità.
Entrambe le proposte prevedono l'esistenza di una sola figura professionale che svolge
esclusivamente attività di orientamento.
Secondo il Gruppo Tecnico è necessario però "distinguere fra certificazione/riconoscimento
delle professionalità già attive (maturate con l'esperienza sul campo e con percorsi molto
variegati di formazione sul lavoro) e percorsi di formazione in ingresso di nuovi operatori".
È prevista dunque la possibilità di un riconoscimento delle competenze maturate sul campo. Lo
statuto della Sio è reperibile in www.sio-online.it.
L'associazione italiana per l'orientamento nasce a Padova l' 8 aprile 2004 e si propone di:
- Promuovere e far riconoscere il ruolo e la specificità dell'orientamento
scolastico-professionale.
- Promuovere la regolamentazione della professione di orientatore.
- Promuovere e svolgere l'attività scientifica e la diffusione di prassi di qualità.
- Sviluppare, anche a livello internazionale, l'organizzazione, il coordinamento e
la gestione e la valutazione nello specifico ambito dell'orientamento.
- Promuovere e stabilire rapporti con il Parlamento, i ministeri, le università, gli
enti, gli istituti, le associazioni, i sindacati e con organizzazioni sociali e culturali,
anche internazionali.
L'associazione italiana per l'orientamento ha sede a Padova, in via Belzoni 80, presso il Larios,
Laboratorio di ricerca e intervento per l'orientamento alle Scelte dell'Università di Padova: tel.
049 8278464, e-mail: [email protected], sito web: www.sio-online.it
Orientamento.it è il più completo e autorevole manuale italiano per l'orientamento in
rete. Realizzato da Leonardo Evangelista, è rivolto ai consulenti di orientamento italiani, con
ottimi approfondimenti e rinvii a strumenti di consultazione in Rete, penalizzato da una grafica
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