A. M. PRECOPI
=·
L. NOVARA
La Cassa Rurale e Artigiana
Egusea di Favignana è stata fondata
nel 1928 ad opera di un gruppo dì
ventot1o agricoltori; l'ideatore dell'iniziativa fu il socio Giovanni
Grammatico: egli era stato spinto
dalla direzione del Banco di Sicilia
che nell'Isola non disponeva di un
proprio sportello bancario. la prima
denominazione fu quella di Cassa
Agricola Cooperativa Egusea. solo
successivamente assunse quella
odierna; essa fungeva da Intermediaria con il Banco di Sicilia per Il credito
agrario e per il prestito finalizzato
all'acquisto di materiale e bestiame
per l'agricoltura.
L'attività dllntermedlazìone si protrasse fino al 1943 allorché l'ultimo
periodo bellico bloccò ognì.operatlvità della piccola Cassa.
Il magro dopoguerra trovò prostrate
le Isole Egadi. l'agricoltura fu coinvolta in grave crisi con molti emigranti e
pochi addetti; la rinascita degli anni
cinquanta interessò l centri maggiori
ma non le zone economicamente
periferiche. Il grande risveglio delle
Egadi, si ebbe invece, sulla scia del
nascente movimento turistico; si ride-
~
~
l_~
UNA NOVARA
ANNAMARIA PRECOPI LOMBARDO
EGADI
c®
CASSA RURALE ED ARTIGIANA "EGUSEA"
FAVIGNANA
n copen.na
NOTIZIE STORICHE
n aflo Marenrno. vecMa 5U cenuo abolalo (lo«> di L Schlano)
n basso Isola di Levanzo (roto wea di l Buga. ArchMo fotografico N'T
• Trapani)
n quarta di copen.na Fav.gnana scogliera (foto di A. Confleeli)
Testo di
Annamatta Precopl Lombardo (pane storica ed elllO-antropologica)
Una Novara (parto storK»atllsbca e paosagglsbca)
Referenze fotogtehche
Alberto Catalano: 3. 29. 31. 32, 33, 36. 37. 42, 47, 49, 50. St. 52.
Antonio Noto; 1. 4, 6. 7, 8. 9. t6, 17, 2t, 22. 24, 41, 43. 45, 54. 55. 56.
Leonardo Schllano. t2, 13, 14. 38. 57, 58. 59. 60.
VIto Vaccaro. 40.
Alessandro Conlleetll. l t , 53, 63.
Archivio Fotogralleo APT Trapani; 2. 3. 5, 10, 15, 18. 19. 20. 23. 25. 26.
28. 30. 34. 35, 39. 44. 46. 48, 61, 62. 64. 65.
Copertona; ENRICO RALLO
Grafica. MINO POMA
Segretarta dr produZJone. MARIA STELLA PATTI
Tutto 1 dirotti sul lesto.
llSeiVall ai'Edltore
L'arcipelago delle Egad1. Il cuo antrco nome è Aegades o
Aegates, antistante la costa della Sicilia occidentale Ira Trapani
e Marsala. è composto da tre Isole: Favignana, con una estensione di 19 kmq, Mareltimo di 12 kmq e Levanzo circa 6 kmq.
Le tre isole drstano da Trapani: Levanzo 15 km (8 miglia
marine): Favignana 17 km (9 miglia); Mareltimo 38 km (20 miglia). Fra Trapani e le Egadl lroviamo gli isolotti di Formica, una
volla sede di tonnara, e Maraone, piallo e stretto.
Le Egadi sono ragglungibill da Trapani oon lrequenlì aliscafi
e con navi lraghello.
L'arcipelago. territorìalmente compreso nella Provincia Regionale di Trapani, è amministrato da un unrco Comune, la cui
sede è a Favignana: la popolazione complessiva. di oltre seimila
unità, nsiede prevalentemente nella maggiore delle isole (4.700
di cui è vlelata la nproduzìone anche parziale., sono
Sl8mpa e alast.menro ART1 GRAf1CH': COARAO snc. Trapan
F04ofito UTOSCANNER. Palermo
FOIOCOiilpOSIZoonG 8 ~
c:EFI'EI.ffi, Trapatt
So oograwno la SIQ re U Volsr Gtammat.co, • panoco dela Matrice di F gnana.la Pro Loco di FeV1Q118118. 1'Assooa:oone C~Autale. SpotWa. Ricreawa
o TlllSbca •Matenmoo e rotte la SIIJ.na Leonarda Vaccaro e i sgg. Nino
Ekanco. G.useppe Goatrasa o Voncenzo Mess.na. per la genble collallora2Jone.
©
Copyrght t993 by LA MEOOSA EDITRICE
45, VIa Sclplono l'Africano Tel (0923) 9523651961792
91025 Marsala
1. Favognana: panorama visto da contrada Bosco
3
FAVIGNANA
FaV1Qnana, la grande farfaJia, nell'anlichrtà fu chiamata Ka·
tria, Aegusa o Aetusa. per glt arabi fu Gaziral'ar Rahib, solo nel
Medtoevo venne tndteata col topontmo dr Favignana dal caldo
vento FavoniO.
Al centro dell'Isola domtna la zona montagnosa con te alture
di Punta Grossa (m. 252), Punta Campana (m. 295) e Monte S.
Caterina che raggiunge un 'altezza massima di m. 314; al due
lati, le ali della farfalla, troviamo due zone pianeggianti: il Bosco
ad est e la Piana ad ovest.
Il paese è allogato nella Piana, sulla costa centro-nord. a
corona tra la Pfaia e la zona dell'ex !orte S. Leonardo.
Sparsi per l'Isola i nuovi lnsediamenti alberghieri, quali il Villaggio di Punta Fanfalo e l'Approdo di Ulìsse e le case di villeg·
giatura di quanti, soprattutto nell'ultimo decennio, si sono inna·
morali dell'isola e del suo mare, o degli antichi isolani ormai
insediati nel ·continente" (cosi gh Isolani usano chiamare non
solo la penisola ma la stessa Sicilia). Una gentile leggenda,
come per altre tsole del Medilerraneo, vuole che il nome Aegusa
derivi dalla ninfa che abitava queste lontane contrade.
2. L'Isola di Formlea, la plu piccola delle Egadi, con la tonnara
abitanti); Marethmo e Levanzo hanno un numero limitato di
abitanti durante l'anno. ma nei mesi estivi vedono moltiplicarsi
la popolazooe, a volte coo problemr logtstJci non indifferenti. Le
due 1sole sono maggiOrmente godtb•r nei mesi di maggio, giu·
gno e settembre.
FaV1Qnana è attrezzata di alberghi e camping che si saturano
in estate. soprattutto nel mese di agosto; saretbe augurabile
una m1Qiiore distribuzione dei visitatoo nei mesi di maggio. g1u·
gno. luglio e settembre.
Favignana e Levanzo sono cosllturte da ptatlaforme quater·
natie di calcare del Grura·Lills e in tempi remoti e'ano un~e alla
Sictha. Marettimo si è separata dalla zona continentale all'inizio
dell'Era Quaternaria ed ha goduto della propria insularità prima
di Favignana e Levanzo.
4
3. Favignana: Il centro abitato visto dal mare
5
tropartita 1n natura e l'affare, muto baratto deR'antichità, veniva
concluso.
Successivamente, gli stanz•amenll puniCi a MoZJa e gli stretti
contatti dei Punicl con gh Ehm1 e le popolazJonì locali d1 più antico
1nsed1amento avranno determ•nato l'inclus100e d1 FaVIgnana e
delle Egadi tutte nella sfera d 'Influenza ehmo-cartaginese.
Al periodo della talassocrazia cartaginese si fanno risalire le
due torri di awistamento d1 Trapani (Colombara e Castello dr
Terra) e nello stesso periodo nell 'isola, sicuramente nel s~o
dell'antico Forte di S. Catenna, doveva ttovarsì una torre di
awistamento cartaginese, vista t'importanza che questa zona
della Sicilia occidentale aveva assunto nelle lotte tra Greci e
Cartaginesi per il dominio della Sicilia.
Con la Ballagtia delle Egadi (241 a.C.), durante la prima
guerra punlca, l'arcipelago, Favignana soprattutto, entra a buon
4. Favignana: Punla Ferro
l primi abitanti
La storia dell'isola ha inizio nel lontano passato, nel tempo
senza scrittura: di quell'arcano periodo restano i segni tracciati
da un ignoto artista nella Grotta del Pozzo. Le schegge di
oss1diana e l frammenti di osso lavorati partano non solo dì un
uomo che vive del mare nutrendOSI di pesce e molluschi, ma
anche dì un uomo che per mezzo di una prìmibva attrezziStica
SI radiCB nella terra: lavora te fibre vegetali e anmaJi; si awia
aJI'art19•anato e aN'arte; alleva ~ best181Tle e, pur VIVendo nella
grotta, tende a forme di sedentanetà e uti izza le frecce e le
pnme rudimentali ceramiche; soprattutto scava nella roccia tula·
cea tombe per 1SUOI mort1 ìn local1tà Torretta, stabiisce i suoi
culli, indiVidua il proprio deus ioCI.
Fenici, Cartaginesi e Romani
L'arnvo nel Mediterraneo occidentale dei Fenici, veri carre!·
tien de• man nell 'antichità, avrà fatto giungere alle spiagge di
Fav1gnana la ceramica. avrà consentilo, come narra Diodoro,
quegli scambi silenziosi presso le spiagge sulle quali la merce
veniva esposta: gh abitanti del luogo ponevano accanto la con·
6
diritto nella storia. Polibìo ci ha tramandato la descrizione della
battaglia e, anche se non ci ha descritto le caratteristiche dell'l·
sola, indirettamente ne ha sottolineato la funzione strategica
come contrappunto della stessa Lihbeo (Marsala), roccaforte
punica dopo la distruzione di Mozìa nel IV sec. a.C. È a punta
Marsala, nella zona del Faro e delle case Di Giorgio, che biso·
5. Mare di Favignana: reeupero di anfore romane
6. Favi gnana: Cala Rossa
gnerebbe dirigere l'attenz1one alla ricerca di evenluali segni
della cultura pumco-cartag1nese. La leggenda narra che Cala
Rossa ha preso lale nome dal sangue versato dru contendenb
durante la cruenta battaglia dene Egad1.
ncomandante romano Vlttonoso. LutaziO Cstu!o, firmò a Fa·
vignana i prehm1nan d1 pace con i qual11 Cartagtnes1 SI Impegnavano a lasciare per sempre la SICilia ru coraggios• sconfitti ~
console concesse l'onore delle armi.
A questa battaglia e alla durevole lrequenlaztOne fenicio-punica si devono le numerose ancore puniche rinvenute lungo le
coste di Favignana.
Altri reperti sono stati rilrovall dagli archeologi nella necropoll
di S. Nicola, anche se le tombe erano g•à state prolanate; A.M.
Bisi, in contrada Bosco, presso le case Banci, ha individuato uno
slanziamento di tipo punico.
Tutti questi segni ci fanno intUire che diversi nuclei di abitanti,
ded1b prevalentemente alla pesca, alla pastorizia e a qualche
l1m1tata forma dJ agncoltura. devono avere realizzato stab1~ lnsed181l18nti al di là deDe sole necesSità strategiCO-mirrtan.
Favignana, terra d• conhne, non sfugge alla logica dei sincrebsml, che rendono diffiCile narrare la storia della Sicilia Cosi
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anche in questa Isola, accanto ai resti più dichiaratamente punìci, SI ntrovano ambienti ellenistici e un'oggelllsllca che comunemente v1ene definita greca; ma per quel penodo sarebbe più
log•co parlare di kOinè mediterranea, appunto per la vivacità
degli scambt culturali e la mobttità degli artigiani e del mercanb.
Quando i Roman• si insediarono stabtlmente nella Sicma
creando la poma prov.ncia del nascente mpero romano. a Favi·
gnana si sarà stabilrta una guamJQooe romana d•stnburta nei
punti forti dell'Isola.
La popolazione abitava le grotte e sono propno le grotte che
ci tramandano i segni dei culti pagani prima, d• quelli cristiani
successivamente.
Pare che propno nelle isole dell'arcipelago si lossero •nsed•ali
l primi cristiani, stanchi navigaton o schiavi fugg•tl dai loro padroni. che portavano la Buona Novella di una religione nuova, che
nscatta e riconosce allo schiavo gli stessi dinttl e l'eguale dJQnità
del libero
Nella Grotta del Pozzo. dove ven1va invocata ls1de, v1ene
tracciata sulla nuda parete la croce d• Cnsto, neUe Grotte FJCafB
He H/eroe• a tau e un calice sono raffigurah nelle nK:chte Spesso
per 1sepolcn si riut~izzano quelli pagani, ma con sp~rrto nuovo
7. Favignana: tappelo di fiori; sullo sfondo Mon1e di S. Catenna
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8. Favignana: Cala Auurra
e fede nuova: il più interessante dei complessi sepolcrali è quello
della Grotta degli Archi, risalente al IV.V secolo.
Poco pnma deUa caduta dell'Impero romano, la devastante
avanzata dei Vandali di Genserico giunse nel440 in queste terre
e molti degli abitanti lavignanesl furono deportati come rematori
e schiavi, forse per la loro fede, ma soprattutto per le loro
capac1tà di esperti marinai.
Nella successiva spart•zione tra Odoacre e Genserico, Lilibeo e le Egadi rimasero unico possedimento di quest'ultimo in
Sicilia: alla caduta poi dell'impero vandalico ad opera dei Bizantini, nel 535. Ulibeo e le Egadi entrarono, insieme con tutta la
Sicilia, nella sfera d'influenza dell'Impero romano d'Oriente.
fl periodo musulmano e normanno
Fav1gnana durante il periodo musulmano prese il nome di
Gwrat'ar Rahib (isola del rom~to o del monaco): lbn Gubayr
narra. infatti. di un eremita che dmorava forse sulla sommità del
Monte S. Caterina, 1r1 una •specie d1 castello che v'fla), e afferma
che nell'isola viveva solo l'erem1ta
10
Non è pensabile. naturalmente, che Favignana fosse del
tutto deserta. sia per la presenza della torre di awistamento. sia
perché 11 porto era frequentato dalle navi in transito, che si
riformvano d'acqua potabile daJ numerosi pozzt presenti. Un
altro cron1sta arabo narra che a FaVIQnana vigeva l'uso dJ castrare gli schiaVI bianchi.
oan·analisi dei cronisti, sia per ~nome arabo dell'isola che per
l'ultima notizìa riferita. possiamo ipotizzare che l'Isola fosse poco
ab1tata, tranne che nella zona portuale, ma nelle zone più remote
doveva esistere una comunità d1 anacoreb che v1vevano 1n solitudine, forse secondo te consuetudini del monachesimo orientale.
L'Isola venne senz'aJtro fortificata In età normanno·sveva; in
late periodo sono stati ristrutturati il Forte di S. Caterina, la torre.
che successivamente fece parte del Forte di San Giacomo, e,
a guardia del porto, il Forte di S. Leonardo.
Pare che tutti e tre i forti avessero annesse delle cappellette.
La presenza stabile di guarnigioni deve avere sviluppato il
primo vero nucleo urbano.
Un complesso ipogeico, che gli studiosi fanno risalire a questo periodo, è neUa Grotta della Stele e allo stesso periodo si
attnbuJSCono i graffiti della Grotta 18 della F1C8ra.
In età normanno-sveva si muppò orgarncarnente • complesso ntuale della pesca del tonno, favorita dai sovran• che cons~
deravano le tonnare zone demaniali e avamposti per la custodia
delle coste. La pesca del tonno, nota ne• mari trapanesi fin
dall'antichità, ha trovato a Favignana una delle sedi stabili più
antiche ed è ancora oggi praticata. Poco deve essere cambiato
nell'isola durante il periodo angioino. La rivolta del Vespro vide
t.ra i congiurati Palmerio Abate, governatore del Castello di Favi·
gnana, cosicché il presidio angioino di stanza nell'Isola fu tra i
primi ad essere travolto e sterminato in Sicilia.
Periodo aragonese e spagnolo
La grabtud1ne di re Pietro d'Aragona. venuto a raccogliere la
preZIOSa eredJtà sveva della moglie Costanza. fu 1r1 un pnmo
momento dmostrata alla famJQiia Abate con la concesslOI'Ie a
Palmeno e a1 suoi discendenll della SIQnona d1 FaVJQnana.
11
Durante Il regno di Maria (1392). però, il prowedimento fu
revocato perché la famiglia Abate venne accusata di fellonia.
L'isola successivamente passò allrapanesi De Carissima e,
per t'esllnz•one dt questa famtgl1a, arRICCIO (1474).
L'imperversare della guerra da corsa nel XV secolo costrinse, su ordine regio, 1signori e le Città demaniali ad un'ampia
opera d1 ristrutturazione e potenz1amento delle fortezze e delle
Iom costiere. A Fa111Qnana furono cosi potenztatl gfi antichi 10111
d1 S. Leonardo, S. Caterina e S. Gl8como; modifiche non fondamentali furono apportate ne1 secoli XVl e XVll ai tre forti, anche
se questi venivano curati con particolare attenzione, data la loro
importanza strategica per la sicurezza della costa sicula.
Nel 1637 le Egadi, con la p1ena proprietà delle tonnare, furono cedute da Filippo IV al marchese Camillo Pallavicini di Genova, a copertura di un prestito.
l Pallaviclni razionalizzarono e svilupparono nelle isole il sistema agricolo e, soprattutto a Favignana, awiarono una prima
urbanizzazione organiCa in zona S. Anna.
Si deve a loro anche la costruz1one della Matrice, decentrata
riSj)etto alla mole del Forte S G1scomo, per non impedire la
sorvegltanza sul mare ed essere fuon dal ltro dei cannoni.
Per la popolazione locale i forti S. Giacomo e S. Caterina
erano stati fonte di SICurezza. ma nel periodo borboniCO divennero luogh1 di reclusione per prigiomeri politici. Dopo l'Unità
d'Italia, chiuso il carcere del Forte S. Cateflna, è nmasla e nmane
ancora ogg1 presso il forte S. Giacomo la casa orcondariale per
ergastolani
La popolaZtOne ha imparato a convivere con loro e molti ne
hanno tratto anche benefici econormci. Numerosi ergastolani in
sem1-hbertà lavorano, soprattutto nel periOdo esltvo, per gli ISOlani e i lunsli alcuni si sono falli ragg1ungere dalle fam1glie, altri
ne hanno fomnate di nuove.
Favignana oggi
Oggi pesca. turismo e una modesta attività agricola sono le
voci economiche più importanti dell'isola. Ma i favignanesi , nella
maggioranza. sognano soprattutto la terraferma, che imparano
ad amare negli anm della scuola supenore; awertono come
png10n1a il periodo invernale e aspettano l'estate. In verità non
sanno viVSre senza t'alito caldo dello sorocco, 11 soffiare moderato della tramontana, l'incombenza del Monte S. Caterina e del
Forte S. G.accmo. Quando i turist11ncom1nctano a lasoare l'ISOla, se ne napproprtano soddiSfatti e, un po' abuliCI un po' sognaton, aspettano la prossima stagione.
9. Favignana: Punta Soltìte, ìl faro
12
13
l
LEVANZO
Levanzo è la Ptù piCcola delle Egad1, con una lunghezza
mass1ma. da nord a sud, d1 5 km e una larghezza di 2. L'isola
è montagnosa e con coste prevalentemente alte: con Pizzo del
Monaco ragg1unge l'allltud1ne mass1ma d1 m 278.
Il nucleo abitato SI è SVIluppato attorno al porticciolo. posto
presso la Cala Dogana: poche e modeste case, una vecchia
villa, una piazzuola. un bar, una chiesina. qualche ristorante
improw1sato nel periodo d1 lugllo·agosto. quando un turismo
prevalentemente d1 passaggio, spesso devastante, nversa sulle
sue nve folle d1 gitanh. soprattutto giovani. Le difficoltà dì attrae·
co. l'assenza di un vero sistema v1ario. la sìtuazione abitativa
modesta. hanno conservato all'Isola il prm1tivo habitat. Nelle
11. Levanzo: il Faraglione
10. Levan%o: poche cose e alcune barche a Cala Dogana
14
zone nmboschlte dagli arbusti spontanei corrono 1conigli che
attJtano i cacaaton. soprattutto 10 settembre. La ncerca dei
saponhs&mi lunghi, la pesca. una modesta attM!à ortofrutbcola
e le attMlà ternane legate al turismo stagtOnale sono le occupa·
zoo de1 pochi ab•tanh
l rag8ZZJ sludl8no nell'Isola f1no alla terza medl8 (10 una seZIOne staccata della Scuola Media d1 FaVIQnana); per conbnuare
dovranno. come 1loro coetanet faVIQnanest, fare la spola da e
per Trapant
Il più antiCO nome conoscruto d1 Levanzo é Phorbantia, che.
secondo alcunt storiCt sarebbe la Bucmne citata da P1in1o. Nel
periodo arabo assunse ti nome d1 'Al Yab1sah (l'arida), perché
priva dt sorgenh d'acqua dolce. Levanzo deriva il suo nome
attuale dai liguri dt Levanto.
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Gh studiosi della preistoria siciliana attestano che nel paleolitico superiore e nel mesofitico l'isola fu abitata da gruppi ded1tl
alla pesca, alla raccolta de1 fruth e alla cacc1a.
Essi vivevano nella grotta di Gala del Genovese. in quella dei
Porct, d• Punta Cappero. d1 Cala Tramontana. delle Pecore e di
Punta Sarei.
Nel periodo denomnato ePI{}fBvattiano evoluto pare che d•
tutte le isole che Circondavano la Sicilia solo Levanzo e Favignana fossero abitate.
Nella grotta di Gala del Genovese sono sfati individuati, intorno agli anni
l piu inleressant• graffiti e pitture di epoca
preistorica: le raffigurazionl natural1stiche di ominidi e animali
Jracciate sulle pareti e il bovide Inciso su un blocco di rocc1a
hanno consenmo la datazione al carbonio 14 del 9230.
Nella stessa grolla un altro gruppo di figure, non graffite ma
dipinte, dimostra che fa grotta non fu abbandonata nei periodi
successivi. Queste sono tra le plu antiche rappresentazioni dipinte della Sicilia e si collocano nel penodo di passaggio dalla
fine del neolibco alla pnma età de1 metallt
L'•sola, nel corso de1 millenm, deve aver avuto una presenza
umana modestissima ma costante. per l'estrema vicinanza alla
1errafem1a e a Favignana, per la poss•btlrtà di cacciate, per la
pescoSIIà del mare che la Circonda. per la presenza d1 un modesto punto di guardia, probab•lmente 1n località La Torre.
Politicamente e amm•nistra\JVarnente. ha segUJto le sorti dell'isola maggiore, e ancora oggi gli abitanti dipendono. per quasi
tutte le toro necessità, da essa e dal capoluogo Trapani.
Il piccolo cimitero fu costruito al primi del Novecento per una
donazione dì Gaspare Burgarella: per volontà del donatore lutti
glì abitanti di Levanzo hanno diritto ad essere sepolti gratis.
Una curiosa usanza degli Isolani è tenere ferme tutte le barche Il 17 agosto dì ogni anno· trad•zlone e superstizione rammentano che chi esce 1n mare 1n quel giorno subirà una grave
dìsgrBZJa.
·so.
MAAETIIMO
La montuosa Marettimo, la più lontana delle Egadi, ha una
superficie di 12 kmq; la maggiore attitudine è segnata da Monte
FaJcone (686 m). Il nucleo abitato è raccolto nel promontoriO S.
Smone tra lo Scalo Vecch.IO e lo Scalo Nuovo Nella piazzetta,
Clfcondata da btanche caselle, sono la chìesa e 1pochi negoZI.
Grande ncchezza dell'isola sono le sue sorgJVe, graZJe alle
quali ha potuto vincere la proplia insulantà ed essere abrtata fin
dBI tempi più remoti, di cui tuttavia non abb1amo nohz1e s1cure
perché non sono mai state condolle campagne d1 scavo organiche.
Gli abitanti, ancora nel XIX secolo, vivevano in grotte e que·
sta lunga permanenza ha determinato la scomparsa di tracce
significative.
Oggi, come nel passato, i residenti vivono prevalentemente
d1 pesca. L'esplosione del turismo estivo è lrenata dall'assenza
d1 alberghi e le uniche pos51bdità d1 sogg•orno sono le l1nde case
dei pescatori, che affittano alcune loro stanze per s1ngole noth
o per periodi più prolungati. Poche le case inJeramente libere
che possono essere prese a pigooe per l'Intera stagione; que-
12. Mareltimo: il paese visto dallo Scalo Veeehoo
16
17
13. Marelllmo: pescatori allo Scalo Nuovo
ste ulttme per lo più sono dt propnetà di marettimani emigrali
all'estero o trasferitisl sulla terraferma.
L'antico nome dell'isola è Hteronesus o Hìera (isola sacra).
Sicuramente i Romani devono avere stabilito nell'tsola una
piccola guarnigtone tn località Case Romane, dove sono pre·
senti l resti dt un vasto edrliCIO e tracce forse di un piccolo
santuarro e do un antico pozzo.
Una ben condotta campagna di scavi darebbe senz'altro inte·
ressanbsstmi nsuttab, al dtlà deA'accertata presenza romana.
Al periOdo bizantino potrebbe nsatire d riublizzo della zona e
forse la stessa chiesetta, segno dt una presenza di anacoreti
nell'Isola. Attualmente la locahtà è meta dt ptacevolt passeggiate: lo splendido panorama ripaga della fatica sostenuta per
raggtUngerta
Gli Arabi ch•amarono l'ISola Gazirat Mfil.mah, da cui il topontmo attuale Marethmo. Ednst afferma che nell'isola erano nu·
merose le capre e le gazzelle e che vt prosperava una ricca
vegetaztone.
Probabtlmenle dovevano esistere delle torri di avvistamento;
si ritiene che una di queste fosse nella zona del Castello di Punta
Trota, successtvamente trasformato dat Normanni e dagli Svevt,
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poi dagli Aragonesi e dai 8orl:x>ni che. neU'ultlmo periodo del
loro domtmo, lo adtbtrono a carcere
Marettimo, sentinella avanzata, soprattutto durante il periodo
della guerra da corsa (XIV-XVIII secolo), come Levanzo e Favi·
gnana, fu scalo per i popoli che solcarono ti Medtterraneo per
guerreggtare, conquistare e commerctare: dat ptu anhcht navt·
gatori, dt cui poco o niente sapptamo. at corsart che nelle sue
insenature si rifugtavano o St nascondevano e nelle grotte avevano i loro covi, da dove part1vano per predare barche e vascelli
o per effettuare scornbande lungo la costa della Sicilia nordoccidentale. t Genovesi avevano nell'tsola stabili deposilt e scafi.
soprattutto durante la signoria di Giacomo Brignone, a cui anche
le altre isole appartennero per un breve periodo.
Durante le guerre d'indipendenza. la cisterna del Castello di
Punta TrOia fu utilizzata come carcere per i deportati politici.
come già era avvenuto nel XVII secolo. Di tante sofferenze ha
lasciato memoria Guglielmo Pepe, attivo rappresentante della
Repubblica Partenopea. Tale carcere lu soppresso ne11844 e
questi luoghi di dolore, della storia e della fede, sono rimasti
abbandonati all'Imperversare delle ontemperie per l'incuria degli
uomtni.
14. Maretti mo: 'Punta Troia
19
PER UNAVISITAA FAVIGNANA, LEVANZO, MARETTIMO
FAVIGNANA
Descrivere le bellezze che Favignana oHre a chi la v1sita non
è cosa facile. Solo percorrendola realmente, sia per mare che
15. Merottlmo: Grotte del Cammello
La bellissima Marettìmo é oggi un luogo Incantato in cui la
natura ha npreso il soprawento, con le sue piante selvatiche. tra
cui corrono hberi l conigli e i mufloni, le sue grotte millenarie e it
suo limpidissimo mare. Fino a qualche tempo fa c· era una colonia d1 foche monache
In quest '1sola l'uomo, ieri come oggi, nella sacralità del s~o
tra l'asprezza delle rocce e l'lnhntto del Cielo e del mare, ha
ntagliato poco spaziO per sé perché non SI senUsse padrone ma
osp1te.
per terra, alla ricerca di angoli suggestivi e località amene, ci si
può rendere conto del fascino delle rocce, del mare, delle grotte
e dello splendore di certi scenari naturali.
Ci limiHamo. quindi, ad indicare solo alcune localilà interessanti, sia dal punto di vista paesaggistico che archeologico,
lasciando al visitatore l'incanto della visione e le emozioni del
momento.
Il centro di Favignana sorge nell'antico rione di S. Anna,
sviluppa tosi nel secolo XVIII nella zona centro·settentrionale dell'ISola la maggior par1e delle strade è lastricata con •batate• 1n
16. Favignana: Piozzo Mal rfc,e
20
21
17.
Favignana: Villa Florlo
«pietra argenteria•, cosi chramata per la provenienza dalla !oca·
lità posta alle falde del Monte Erice.
Tre sono le piazze principali: piazza Camparia, ora Marina,
con il palazzo del Parodi e
l'attigua chiesetta di S. Anto·
nio. centro della vita lavorati·
va dell'Isola connessa con le
attività legate al mare e alla
presenza del magazzini del
porto; piazza Europa, in cui
si trovano l'edificio del Co·
mune (sec. XIX) e la statua di
Ignazio Florio, ex proprietario
e benefattore di Favignana;
piazza Matrice, dove sorge
la Chiesa parrocchiale (sec.
XVIII).
Nel piano dove un tempo era
il Forte di S. Leonardo, fatto
18. Favignana: Villa Fiorio, partico· erigere intorno al 1100 dal re
lari decorativi all'interno
normanno Ruggero li e ab·
22
19. Favignana: lo stabilimento Florio per la lavorazione del tonno
battuto nel secolo scorso, e ubicata Villa Florio. un edificio di
gusto eclettico, costruito dalla famosa famiglia per propria resi·
denza durante il soggiorno nell'isola.
L'architetto Giuseppe Damiani Almeyda la ideò nel 1876
come una robusta massa quadrata alleggerita dalla presenza di
archi ogivali in tafune aperture e di merli di coronamento, ma vi
inserì alcuni dettagli decorativi tratti dal repertorio «liberty•.
Caduta la fortuna dei Aorio. la Villa passò al Comune di
Favignana che, dopo avere temporaneamente trasferito nelle
sue ampie stanze gli uffici, l'ha ora destinata a scopi culturali, e
vi ha già allogato I'Antiquarium, che raccoglìe diversi reperti
archeologici dell'isola, tra cui: un'ancora litica di tipo egizio
(2000·1 000 a.C.), vasi punici e greci, una statua romana del IV
secolo a.C., ancore romane. anfore puniche e romane.
Lo stabilimento Florio fu costruito nel 1859 dal genovese
Giulio Drago che aveva avuto in appalto le tonnare di Favignana
e Formica dai Pallavicini; morto l'ultimo erede di questa famiglia.
l'edificio fu acquistato. con le Egadi, da Ignazio Florio nel1874
e nel 1937 passò ai Parodi di Genova.
Una società per azione che tuttora conserva la denominazione Florio, l'acquistò nel 1945 e ne è ancora proprietaria l Parodi
23
20. Favignana: stabilimenti Florio, la conservazione delle reti
hanno oggi ceduto i beni e l diritti di mattanza alla ditta castiglione di Trapani. Nello stabilimento si svolgeva tutta la fase di
lavoraztone del tonno lino all'inscatolamento.
Esso è fornito dt vasti padiglioni con copertura a doppio
spiovente sostenuta da grandi arcate, secondo ta tipologia dell'ediliZia 1ndustt1ale del sec. XIX net trapanese.
Anness1 allo stabthmento sono del magazzini per la conservaziOCle delle reti della tonnara, un molo di attracco e una
palazztna per glt ufftcl amministrativi.
La Chiesa Madre, dedicata a Marta SS. Immacolata, è ubicata tn una PQSIZJOOe decentrata rispetto all'antistante piazza,
suua Sinistra
All'epoca deUa COSifUZiOne, tniziata per volere det marchese
Metchtorre Pallavbnt nel1704, SI dovette tnfatti tenere conto di
una ord'tnanza regia che tmponeva di lasetare libero lo spaziO
ant•stante il Forte di S. G1acomo (odierno carcere).
Nei lavori di completamento intervenne l'a~chitetto trapanese Luctano Gambina e fu aperta al culto nel 1764; ha pianta a
croce latina con navata unica, transetto e alta cupola.
Sulla semplice facctata Sì aprono, tn corrispondenza coassiale, un portale tardo-barocco e una finestra arch1travata In alto un
24
21. Favignana: Matrrce, Interno
25
PUN U FAJtAGUONf
OEUE UCC(AtE
SUONAROO
~AlEOr rA
OAOJJA Pf:ttQA~
isola di
FAVIGNANA
A <TRA DELL'AMMINISTRAZIONI! C'O)II' SALI! 1>1 1',\\'lf;;'ò.\S,\
l
campanile a vela con tre campane fa da coronamento all'intera
facciata.
All'interno si conservano: un crocifisso !igneo del XVIII secolo, di scuola trapanese (braccio sinistro del transetto); una statua
marmorea dell'Immacolata (sec. XVIII) sull 'altare maggiore; un
pulpito barocchetto.
Tutto Intorno alla chiesa e lungo le strette vie si elevano le
case di abitazione, case basse, In conci di lufo squadrati, a uno
o due, solo raramente a più piani, caratterizzate dalla presenza
del cortile interno, spazio comunitario derivante dal perisWum
romano e dalla corte araba, dove si trova in genere una caratteristica scala che dà accesso al piano superiore.
Nella piazzetta S. Anna, nel quartiere omonimo, ha sede la
chiesa dedicata alla Santa, le cui origini si fanno risalire al XV
secolo. L'edificio ha comunque subito modifiche e restauri nel
corso del secoli.
La via Nicotera porta all'ex Forte S. Giacomo, oggi casa di
pena. Ha lontane origini normanne, essendo stato edificato da
Ruggero Il verso Il 1120 su di una torre di awlstamento situata
in un lembo di terra, allora staccato dal resto dell'isola.
Completamente ristrutturato e allargato nel 1498 per volere
di Andrea Rizzo, signore dì Favignana, assunse una planimetria
quasi stellare.
Prowisto di alloggi per ufficiali e truppe, di depositi, feritoie
e spiragli, era collegato all'isola tramite due ponti levatoi. Utilizzato come maniere fino all'epoca borbonica. assunse nel 1837,
per volere di Ferdinando Il, funzione di penitenziario e vi furono
ricavati nuovi ambienti sotterranei.
Nell'area del forte Ruggero Il aveva fatto costruire anche una
chiesa dedicata a S. Giacomo, utilizzata per secoli slà dai militari
che dalla popolazione Isolana lino al 1860 quando si decise di
destinarla a carcere. Nel forte furono rinchiusi numerosi patrioti
del Risorgimento Italiano.
22. Favignana: stradina e case tipiche
26
27
La costa
Ma l'elemento carauenzzante l'ISOla è la costa che, con le
ptetre e gh scogli, fa spesso da cong1unZJone tra il paesagg1o
agreste e Il mare la si può amm~rare facendo d giro dell'isola in
barca, partendo dal porti<:c1ol0 d1 S Leonardo. Volgendo verso
Punta Faraglrone (nord) è un sussegu1rs1 di punte. capi e grotte
fra cu1la Grotta der Sosprn e la Grotta deglrlnnamorat1. Superato
il Faraglione, procedendo verso sud-ovest, la costa si fa più
bassa e articolata e a Cala del Pozzo forma una bella Insenatura
con un mare molto pescoso e ricco d1 resti archeologici (anfore).
Superata Punta di Ferro, si costeggia Cala Sicchitella, zona
arg1llosa, e si va verso Punta Sottile; da qui si prosegue per Cala
Grande, dove si trova il Villaggio d1 Ulisse, e per Cala Rotonda,
altra zona molto pescosa. Di fronte l'Insenatura dello Stornello
si incontrano glllsolottl Galera. Galeotta e Previto, poi gli scogli
24. Favignana: Calo Cavallo
23. Favignana: tratto di costa lungo Cala Rossa
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25. Favignana: Lido Burrone
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Palumbo che guardano Cala del Passo e Cala Monaci. Quindi
un promontorio si protende sul mare: è PtJnta Longa, superata
la quale ci si awia verso le spiagge sabbiose del Burrone e verso
la suggestiva Grotta Perciata.
Dopo Punta Fanfa/o, dove si trova un villaggio turistico, e
prima dì Punta Marsala SI incontra una delle più belle cale: Cala
Azzurra, cosi detta per lo stupendo colore del mare. Oltrepassa·
la la bella zona del Bue Manno, si arrrva a Punta S. Vituzzo e
sub~o dopo a Cala Rossa, ncca di enormi grotte scavate nella
pietra tutacea.
Prima di ritornare al porto S. Leonardo si giunge a PtJnta S.
Nicola, zona archeologica di rilevante Interesse per i cospiCui
resti di un insediamento, avvenuto in epoca preistorica e proseguito per molli secolì.
Grotta del Pozzo
Cosi detta per la presenza d1 un pozzo di epoca recente, è
ubicata nelle vicinanze del Clm~ero. p.-esso Cala S. N'ICOia, e vi
SI accede attraverso un dromos a grad101 Scavata nella roccia
p.-obabilmente in epoca p.-eistorica. fu uhltzzata al tempo de1
FeniCI e po1 forse fino al sec. XVII.
Sulle ruvide pareti dell'ipogeo sono state nnvenute iscrizioni
fenicie. Vicino l'ingresso. sul lato sinistro si legge l'iscrizione
corrispondente alla frase dr senso compiuto: «Ouesta roccia fu
srstemata con accesso e podio, da SHT, tiglio di 'EL'• che,
secondo padre Benedello Rocco, SI riferisce alla sistemazione
della grotta a santuario.
Sempre sul lato sinistro sono ripetuti per circa dieci volte l
segni BRK. forse indicanti «Benedici Benedici» (V·IV sec. a.C.).
Sulla parete di fronte l'ingresso si legge HNN, •Abbi misericor·
di811 o •Sii Ben/gna/811 (111·11 secolo a.C.).
A destra della precedente ISCOZJone è rncisa una invocazione
di grazia: cO /side, di gr8ZJ811 (l secolo a.C.·I secolo d.C.).
Ancora un'iscrizione dedlCata ad lside è posta nel tondo
della grotta, nei p.-essi di un ingresso secondario: •Rimani (con
noi), o lskJe» oppure cFa(CCI vivere), o /Sidet.
30
A destra del precedente ingresso sono incisi due nomi •l figli
di Hanun Bomilquart (e) Boshafoh, Indicanti o la firma di due
illustri visitatori o una preghiera di bened1z1one (Vl secolo a.C.).
Sulla parete a destra dell'ingresso principale si vedono due
ISCnzroni: una su due righe, databile tra il ID e il Il secolo a.C .•
IndiCherebbe lo scioglimento di un •voto che fece Abdisid (servo di Dio), il commissario (o scnba, ispettore, p.-efetto)»,
l'altra. di piÙ tarda datazione (XVI-XVII secolo). su una sola riga
e sovrapposta ana precedente, è traduc1blle •Erasmo• o •S.
Erasmo•.
Nella stessa grotta sono state rinvenute delle raffigurazioni
Incise: un'ascia, una treccia. tre pesci capovolli, un pesce in
posizione verticale e uno in posizione orizzontale. una figura
antropomorfa eretta, ancora due pesci e due frecce in verticale,
ma capovolti l'uno rispetto all'altro. una ruota attraversala da
quattro raggi che si Incontrano ad angolo retto, ed ancora qua t·
tro pesci e due uccelli. uno ad ali aperte (aquila?) e uno ad ali
chruse
La presenza dei pesci va più veroSlmUmente legata con il
culto di lside, dMn1là venerata nei port1 medrterranef p.-aticati
dalle genti feniCie, che con la Sltllbolog~a cnshana. anche perché
la grotta sembra sia stata usata dai Cnst1a01, ma 1n epoche più
recenti.
Dalla documentazione epigraflCII si eVInce che l'ìpogeo, dal
IV secolo a.C. al Il d.C., ebbe solo funzione cultuale e non
funerana. dato che nessun reperto conferma quest'ultima ipote·
si, talvolta pure avanzata.
Grotta delle Navi
A sud·est della GroNa del Pozzo. in una grotticella a livello del
terreno. sono 1ncise le immagini di due imbarcazioni· quella a
destra. di modeste dimensioni, è pnva d1 bmone ed ha due vele
ed un remo; quella dì sinistra, tre volte piÙ grande deaa p.-ecedente. è p.-OWista di più remi e di un limone
~ p.-obabile che si trath del cnaVIfJIUf'fl ISidJSI, p.-olettnce de~
navtganb, o dell'umanità nel trag1tto della VIta
31
Grotta degli Archi e Grotta della Stele
termale di epoca romana: il cosiddetto •Bagno delle donne•.
formato da un ambiente con volta parzialmente crollata, forse un
nlnteo: un condotto di 8-1Ometri con sbocco a mare. Nel fondo
Pall1 (nuovo cìm1tero) si trovano 1nottre i resti d1 una necropoli
tardo-ellenistica. mentre tra Cala S NICOla e Torretta vi é un'altra
necropol1 con tombe a grotticeUa.
Inoltre SI ntrovano resti di un imp!anto, preSLm•btlmente termale. 1n contrada Badia. dove è stata pure nnvenuta una statua
femminile acefala, copia romana di un 01tg1nale ellen1shco. 01a
nel locale Anttquarium. Ambienti di epoca pumco-ellen•stica sono in contrada Bosco. presso le case Banc1. Tracce d1 culto
crishano SI hanno nelle grotte della Ficara ILe Ili.
Nelle vicinanze della Grolla del Pozzo si trovano altre due
grotte scavate nel tufo. dette l'una deglt Archt, l'altra della Stele.
La denormn8ZJO(le della pnma denva dalla presenza dì una
mensa sormontata da un arcosolio, forse un altare. e dalla presunta esistenza. nei primi secoli del Cnsbanesmo (N-V secolo
d.C.}. di una tomba •a bakiacchlfiOt o ca tegunurn. fonnata da
otto archi. Alcuni loculi si aprono nelle pareti dell'lpogeo.
La Grotta della Stele. vic1na alla precedente. è preceduta da
una antìcamera dove si vedono chiaramente i segni che la mano
del cavatori di pietra vi ha lasciato 10 tempi più recenti. Vi si
trovano un sedile e delle incisioni: li monogramma IHS, abbrevia·
zione di IHESUS. in caratteri gotici. ripetuto due volte, e una
croce. La grotta vera e propria è sostenuta da un pilastro su cui
è Incisa una 1scrizione 1n volgare su quattro righe (XII-Xut secolo).
secondo Padre Rocco cosi traducibile: •Casa, tomba. sede
dell'anima (o delle anime)•.
Altri reperti archeologiCI SI trovano nella zona: tracce di ambienti quadrangolari scavati nella scogl~era e ncopertJ da intonaco ros501Jiailo o cocCJOpesto. !()(se appartenenti ad un 1mp!anto
Gli amanti della montagna possono inerpicarsi sul Monte S.
Calenna (m. 310) hnoal forte. sOlto, come quello di S. Giacomo,
per volere di Ruggero Il su una tooe saracena Ampl~ato nel 1498
da Andrea R1zzo. venne consolidato 1n epoca aragonese. verso
~ 1655 FU<ono Borboni ad usarlo com" luogo d1 pena per i
26. Favignana: Grotta della Stele
27. Favignana: Caslello di s. Caterina
32
Forte S. Caterina
33
deportati politici, tra cui il barone Giovanni Nicotera che subì la
condanna a morte nel 1858 (poi trasformata In ergastolo, scontato In parte a FaVIgnana, dove soffrì una disumana segregazio·
ne hno al1860, anno in cui fu liberato dai ganbaldini), e Gregorio
Ugdulena che VI trascorse tre mesi.
•Labirinto di segrete, di stamberghe e dt /ocaJJ privi d'aria e
di luce, Uf71ld/ e nent, come lo de fini nel 1924 aCatalotti, direttore
det carcere di S. Giacomo, fu trasformato 1n faro dopo a1860 e
pot abbandonato. È ora zona mlf1tare.
Vi eta annessa una chiesetta ded•cata a Santa Caterina,
trasfonnata in cella da1 Borboni e dtstrutta In epoca garibaldina.
Altre escursioni si possono effettuare alfa Grolla delle Sta/attilli e alla Grotta dell'acqua, all'Interno della quale è una sorgente
e una ricca vegetazione di capelvenere, ubicate nelle vicinanze
di Punta Faraglione.
È da visitare, inoltre, il Parco del Cavernicolo a Cala Rossa.
realizzato all'interno di ex cave di tufo: vt si trovano un piccolo
zoo, piscine. aree attrezzate per g•uoch• e un villaggio turistico.
A chi SI trova a Favignana, infine, non mancherà sicuramente
di ammirare opere scultoree di •u zù Sarino Santamaria», artista
locale da poco scomparso, ab1le nel real•zzare, con il tufo e con
d legno, surreali sculture d1 uomtnl e anJmali.
LEVANZO
È una montagna che sorge dal ma.re e raggiunge l 278 metri
nella punta p1ù alta, Pizzo del Monaco.
Qpiccolo VIllaggio è a Cala Dogana, dove si trovano 11 porticciOlo. la banchina di attracco per i tragheth e per glt aliscafi, le
case de• pescatori e fa via principale che attraversa~ paese.
Levanzo, dagli anni '50 ad ogg1, ha legato 11 suo nome e la
sua lama alla Grolla del Genovese, ossia a una delle più •nteres·
sanh grotte preistoriche d'Italia, per la presenza d• graffiti del
paleoht•co e pitture del neo-eneolitico. La grotta sì raggiunge a
piedi, percorrendo una mulattiera che attraversa l'isola In senso
nord-sud e scendendo poi a sinistra verso il versante nord-ccci·
dentale, oppure in barca. Partendo dal porto, verso ovest, supe·
rata Punta Pesce, si incontra il Faraglione, uno scoglio piramide·
le, distanziato da riva circa 50 metri; proseguendo si giunge a
Cala del Genovese. dove a circa 30 metri sul livello del mare si
apre la grotta.
Continuando per mare, si incontrano Punta det SorCI e poi
Cala Tramontana. •anfiteatro naturale• dove si aprono caverne
e grotte
28. Fa v1gnana: u zu Sarino Santamana con alcune sue sculture
29. Levanzo: il villaggio di Cala Dogana •• piedi della montagna
34
35
31 . Lovnnzo: Grotta del Gen ovese. Ingresso
30. lcvanzo: una delle numeroso cale lungo la cos·ta
Ragg1unto Capo Grosso. estrema punta settentrionale dell'i·
sola, si cambia rotta verso sud e s1 percorre la costa orientale.
dalla Cala Calcara al Vlllaggio è qulnd1un alternarsi di cale e
punte: Punta Altare/lo, Gala Mlnnola, Punta S. Leonardo, Cala
Fredda.
La Grotta del Genovese
La coSiddetta Grotta del Genovese è preceduta da una avangrotta naturale. che ha resbtuito materiali del paleol1bco supeno.
re e del neo-eneolitico; SI accede al grande antro naturale aUra·
verso uoo stretto cumcolo. L'ìntemo fu esplorato nel 1949 da
Francesca Mmnellono, che vi nnvenne le pdture del neo-eneoli·
36
IICO; un anno dopo la stessa, con Paolo GraziOSI e Alda Vtghardi,
scopri 1graffiti del paleolitico (circa 10.000 a.C.). raff19Uranti 29
animali (10 boVldi, 6 cervi, 12 equidi, un fetaoo) e tre figure
umane.
Gli anmali, quasi MtJ realizZati d1 profio, sooo res11n maniera
essenzaale ma naturalis!lca, talvolta'" mDVlmento; le dmensioni
variano da un m1nimo di cm 15 ad un mass1mo di cm 30. Le
figure degli equidi corrispondono all' equus asmus hydruntinus,
del quale sono stati ritrovati resti nel deposito dell'avangrotta.
Meno realisliche risultano le tre figure umane che si presen·
tano raggruppate e in posa dinamica, forse nell'atto di celebrare
un rito o una propiziazione: la centrale con testa a cuneo. tratti
del volto trascurati e barba, ha dimens1oni maggiori nspetto alle
altre e appare piu rigida e più austera.
Quella di sinistra ha le braccia alzate e reca sul volto una
maschera a becco di uccello; quella d1 destra. con le braccia
111flesse ad arco verso abasso. mostra una strana posa ondeggiante delle gambe.
Alla cronologia delle incisioni sembra ncoOegarSI una fiQura
umana d1pinta 1n rosso. assai vicina st~•sllcamente alla ftgura dal
profilo ondeggiante e con capo a cuneo.
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isola di
MARETTIMO
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\ZII) Xl; COMl.'I:,U.i; lH FA\' Hì.'I:.\X.\
33. Levanzo: Grotta del Genovese, pitture
32. Levanzo: Grotte del Genovese, pitture
38
Ma quello che più salta agli occhi nella parete nord·est della
grotta è il ciclo di p1tture 1n nero raffiguranti figure antropomorfe,
fortemente schematlzzate. soggetti an1mall, quadrupedi (un cin·
ghiaie e un cane) e peso, idoli a forma di VIolino (en vìolon) di
tipo egeo.
L'es1stenza de1 grafhh s1 ncollega alle pnm1tJVe manifestaziOni
artistiche del paleolitiCO superiore, soprattutto della zona lrancocantabnca. quando gli uomtnt·caooaton che vivevano neg5 antri
natura!J affidavano a1nmmag1ne e alla figuraziOne SIQmficab ma·
giCI O prop!ZiéltOO.
Nella grotta scelta come luogo sacro il caccléltore rnmagina
la caooa e se la propiZta raffigurando sule pareti l'anrnale 10
posa dtnarmca, con quello stesso dtnamtsmo con CUJ St svolge
l'aztooe attraverso le vane faSt: agguato, awistamento, balzo
del cacciatore, •nsegutmento. cattura, uccisione dell'arnmale.
La rappresentazooe aJI'1ntemo della grotta, sottraendo al
caso 11 nsultato dell'azione, assteurava la buona nusctta della
caccta e anttetpava l'effetto desiderato.
Non tntentt estetici o puro gusto d1 rappresentazione, quindi,
nelle manifestaztoni arttsttehe del paleolitlco. ma fini propiziatori:
arte e nto, magta e aztone si combinano e l'arte serve come
3g
metodo pratico per trasformare 10 certezza la speranza del cacciatore pnmltiVO, che vive in uno stato di pass•vità nei confronti
della natura, non producendo alcunché, e cattura o raccoglie ciò
che gli seNe per la sussistenza.
Nel paleolìtìco, l'immagine riprodotta dell'animale seNe all'uomo per acqwstare potere sull'oggetto. mentre nel neolitico,
cambiato Il sistema di vita, essa assume significatì simbolici: la
visione naturahshca s• schematìUa e assume forme convenziOnali che alludono a•·oggetto. Cosi quella che stj•sticamente
potrebbe conslderars• una nvoluZJOOe dell'arte. va invece nterpretata come una evoluziOne della SOCietà.
L'uomo ora v1ve organizzato •n una comun1tà e •n un luogo
fisso. coltiva i campi, alleva gli animali; da cacciatore parassita
della natura, ora diventa attivo pastore e contadino, lavora ed
amministra.
Le prahche magiche vengono sost1tu1te da nll e culti; sp1rìfi
benevoli e maligni regolano l'es•stenza, l'uomo sa di avere un
corpo mortale e un'aruma 1m111orta1e.
Il cacoatore del paleolitico doveva essere un buon osseNa·
tore e avere sensi acuti per notare differenze e somiglianze. per
ascoltare suon1, per cogliere •nd1zì. Il pastore o d contadino del
neolitico deve, Invece, adoperarsi per produrre 1mezzi dì suss~
stenza: la sua vis•one del mondo è statica, egli non ha bisogno
di osseNare attentamente, di rappresentare naturallsticamente
la realtà, basta indicarla per segni schematici o modelli conven·
zional1.
Cosi le pitture d• Levanzo non danno 1mmag1ni natural•st•che
d1 ammali ma forme schemaliche e sunbohche, fiQure che poco
o nu1ta hanno d• umano.
L'idolo en VIOion, presente nella Grotta del Genovese, testi·
monia una forma d• relig•osità comune a tutto 11 Mediterraneo:
rappresenta la Dea Materln forme tipologicamente sm•h a quelle
ntrovate nelle Cicladì, a Creta, In Tessaglla, a Tro1a e nella penisola iberica, con l cui esemplari mostra evidenti riferimenti che
ci suggeriscono una datazione tra Il neo-eneolitico e la prima età
del bronzo.
MARETTIMO
•L 'incanto d1 un'Isola: Marett1mo•. così don Girolamo Campo
ha intitolato un opuscolo ded•cato all'isola: un 'isola che incanta
per le bellezze naturali, per gli spettacoli inconsueti e suggestivi
che offre.
Un'isola d1 pesca ton e nav1ganti, abituati a cmariQiare pane e
rem11, come ancora dicono l vecchi: un mare stupendo, limpldo
e popolato di pero. solcato dalle barche dei pescator• vemiCiélte
d• bjanco e di azzurro e prowrste a poppa d• un caratteristiCO
fregiO che fa tornare alla mente le navi dei V1ch•ngh1.
Ancorate allo Scalo VecchiO, creano col mare, con le case
bianche e lo sfondo della montagna, magnifici effetti pohcromi.
Allo Scalo Nuovo si vedono. invece, i motopescherecci con
cui gli esperti e 1mpavidi marinai di Marettimo praticano la pesca
d'alto mare.
La montagna 1mmane, romboidale, verdeggiante, protagomsta con il mare d1 1ncred•bjh effett•. con i SUOI tre promontori ·
Punta TrOia, Punta Mugnone. Punta Bassana - con i piZZI e le
punte - Pizzo Scaturro (m 406). Punta Campana {m 630).
34. Maretllmo: il cenlro abolalo con uno sfondo della mon1agna
40
41
•
Pizzo Craparo (m 627). Monte Falcone (m. 686), Pizzo delle
Fragole (m. 542) - offre splendidi panorami e tnusuafi S1lenz1.
Ma il modo migliore di conoscere l'Isole è quello di osservarla
dal mare, facendo il giro in barca alla scoperta delle cale e
calette, delle rocce Imponenti. delle scogliere frastagliate e soprattutto delle numerosissime grotte naturali, di cui alcune som·
merse
Andando dal paese verso nord. SI incontra subrto lo ScogliO
del Cammello, con la grotta omonma. e pot Cala Manione,
Punta Tr01a con dm1naccioso castello arroccato e, proseguendo
verso occidente, la Grotta del Tuono. cosi detta per i fort1 boati
procurati dal mare 10 tempesta, lo Scalo Maestro, Punta Due
Frati. Punta Mugnone con Cala Bianca, all 'Interno della quale si
trova la Grotta delle Sirene raggiungibile a nuoto.
Sul versante occidentale dell'isola l'incanto è di fiaba; nelle
rocce che scendono a picco sul mare si aprono le grotte più
suggeshve Grotta Perciata, Grotta ciel Presepe. ricca di stalatllti
e stalagmiti, da cut spira qu8SI un senso di reiiQIOSIIà.
Outndi. scendendo verso sud, s1ncontra Punta Bombarda,
con la grotta on fondo aua quale SI trova un grosso stalagmite
35. Marettimo: Scoglio e Grotta in loc:ahtà Barranche
42
36. Mareuimo: Grotta delle Sirene
avente la f01ma dt cmotra papale>. Cala Spalma/ore. con la pie·
cola spoaggoa. e Cala Nera vengono utilizzate come nfugìo di
barche quando spii'a 11 grecale.
Proseguendo, si tncon ·
treno Punta Cretazzo. Punta
Galera, la Conca, Punta Cartiglio, Punta e Cala Martino,
Punta Bassana.
Tornando sul versante
onentale. dopo Cala Manna
e un lungo tratto docosta più
o meno frastagliata, SI goun
ge al piccolo paese coshtUI·
lo dalle case in tufo del pe.
scaton, dalle bianche faccia·
le che si affacciano sulla
prinCipale v1a Umberto (dove
prospetta anche l'unica
chiesa. del 1887) e sugli
stretb VICOli.
37. Marell•mo: Grotta del Tuono
43
Il Castello
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l
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Arroccato sulla cima più alta di Punta Troia. si efeva Il Castel·
lo, le cui origini risalgono al re normanno Ruggero Il che lo fece
erigere su di una prees1stente torre. Il maniera attuale è del XVII
secolo e fu realizzato daglì Spagnoli che vi crearono anche una
grande cisterna ad archi per l'acqua e una chiesetta dedicata a
S. Maria delle Grazie, che assolse la funzione di •Rea/ Chiesa
Parrocchiale• fino al 1844.
Verso la metà del XVIII secolo la CISterna, scavata nella rocc1a
sulla piattaforma del Castello, nel lato settentrionale, fu trasfor·
mata in prigione.
Questa •fossa maledetta» ospitò. quindi, nefandi malfattori e
dal1799 ergastolani condannati per reali politici. Nel1844, per
volere del re borbonico Ferd1nando Il. che si rese personalmente
conto delle disumane condizioni cui erano sottoposti l condan·
nati, non fu più usata come carcere e Il Castello fu utnizzato
come faro militare, funzione che mantenne fino all'ultima guerra,
dopo la quale fu definitivamente abbandonato.
39. Marettimo: spiaggia e porticciolo con aliscafo
38. Marettimo: Cortile Umberto l
44
Case Romane e chiesetta medievale
Su d1 un p!Bnoro posto a CITCB 200 metn sul fiVeUo del mare
e sovrastante verso nord 11 nucleo abitativo d1 Marettlmo. si
trovano 1resti d1 un edificiO romano. meglio conosciuto come
Case romane, realizzato tra 11t sec. a.C. e ~ Il d.C., presum1bil·
mente come opera dlfens1va.
Il paramento del muro esterno, ad opus reticutatum. è reafiZ·
zato con tasselli di pietra quadrangolari disposti a formare un
reticolo, secondo l'uso romano.
Contigua alle case romane è una piccola chiesa anonima del
Xli-Xlii secolo, che mostra nello schema denvaz1om onental1; ha
navata unica divisa trasversalmente In Ire sezioni.
La centrale ha copertura a cupola a sesto rialzato, sostenuta
da due archi parietall e due trasversali, mentre il raccordo con
il vano di base è realizzato tramite nicchie a •scuffla» angolari;
esternamente la cupola è Inserita In un tamburo cilindrico.
Le altre due sezioni hanno invece copertura con volta a botte
estracfossala
40. Marettlmo: Caso Romane
46
IL TUFO
Ch1 va per l'Isola di Fav1gnana 1ncontra qua e là cave che
danno la sensaz1one di antiche strulture, più o meno plasmate
dai lenomeni atmosferici, o di grolle realizzate dalla mano del·
l'uomo.
Sono le anhche cave di tufo che per secoli hanno fornilo
materiale da coslruz1one non solo alle Egad1, ma un po' a tutta
la Sicilia occidentale.
Basta guardare le facciate scrostate o tirate a vivo dei palazzi, delle chiese o delle case, per riconoscere che l'elemento
base dell'edilizia non è stato tanto il mattone quanto il concio di
tufo.
Questo materiale, tenero allo strumento sapiente (maranzana) tanto da poter essere modellato e sagomato secondo la
necess1tà e 11 gusto, è duro e compatto e ha consentito di
41 . Favignana: Cala S. Nicola, cave a mare
47
realizzare edifici che ancora ci narrano la loro storia. come la
Basilica dell'Annunziata a Trapani.
Le cave potevano essere a cielo aperto, quando il materiale
veniva es!ratto dall'alto verso il basso. dopo avere eliminato il
«cappellaccio», cioè la parte superficiale, o a caverna, quando
i blocchi venivano estratti da sotto In su. avendo cura di lasciare
In sito grosse sezioni (pi/eo) che sostenevano le volte.
l conci di tufo (cantuna) erano estratti g1à squadrati in Ire
rnisure standard, crn 20x40. 25x25o 25x50; i blocchi potevano
essere successivamente segati per realizzare rivestimenti o pareti più sottili.
Nel caso del rivestimenti, una delle facce veniva rifinita col
maranzana per assumere un aspetto più omogeneo ed essere
di grana più fine.
Per l'estrazione, la conoscenza per esperienza delle qualità
statiche dei materiali guidava il cavatore che, servendosi della
picona, dello zappone e del piccone nelle varie fasi dell'estrazione e della lavorazione. riusciva ad individuare l punti idonei
per evitare l crolli e la frantumazione del materiale.
La pietra, compagna dell'uomo dalle sue origini, con le sue
diverse strutture ha consentito la creazione di strumenti e monu·
~
~
.... . . '
-
~ -"!-.-
·--....:...-
42. Favignana; preparazione delle umazzare» In tufo per la mattanza
48
43. Favignana: Cala Rossa, cava a mare
49
~
menti, ma soprattutto ha permesso l'elaborazione di tecniche
eddìz~e che anc<l(a sfidano il tempo.
Oggi purtroppo l'attiVItà estrattiva del tufo é ridotta al minimo,
s.a per i costi della lavoraziOne che per quelll dei lrasporti. Si
preferisce utilizzare 11 tufo della costa marsalese. meno puro e
compatto ma dec1samente più competrt1vo sul mercato; tra l'al·
lro, 1 nuovi materiali utiliZZati nell'ediliZia consentono tempi di
lavorazione più rapidi. Tuili questi fattori hanno segnato il tra·
monto di una delle attività tradizionali dell'isola. Restano solo l
segni di una terra violata ma non travolta, le bianche case dell'i·
sola che respirano allraverso le pareh di tufo, e l'aspra bellezza
di Cala Rossa. mentre le antiche cave di tulo sono state trastor·
male in giardini di agrumi e le pareti delle cave proteggono gli
alberi dall'azione devastante dei venti.
BONACCIA
d1 Salvatore Novara
Il mare striato é d'azzurro:
odore di alghe iodale,
d1 umidi ossi di seppia.
Gusci, lrammenli,
conchiglie smerlate
su arenile deserto.
Specchio d'acqua,
Ira Egadi e cielo,
che abbraccio
e bevo
con occhi assonnati.
44. Favignana: rigogliosa vegetazione nelle cave coltivale a g~ardin•
45. Fav•gnana: paesaggio ma rino
50
51
LA MATIANZA
Un antico rito si perpetua nella slagtone primaverile nella
lonnara di Favignana, un rito del quale sono protagonisti l'uomo
e la natura: gli uomini sulle barche Invocano le divinità per scon·
llggere l'elegante tonno rosso (tunnus thinnus), dalla cui cattura
dipende il benessere di molle famtglie.
La mattanza è un rito di sangue e dt morte che consente
all'uomo di affermare il propno d11itto sulla natura. con una valenza economica rispettosa delle regole che la natura stessa impone e che l'uomo è tenuto a osservare.
La migraz.ione dei tonni, nella tarda pnmavera. offre l'occa·
sione di un ricco bottino che consentirà, ieri come oggi, di vivere
senza inquinare e distruggere, di usare la natura per il bene della
collettiVItà.
La tradiz100e della pesca del tonno nella proVIncia di Trapant
nsale ai pri1110C'di degli insecftarnentt umant lungo le coste della
Stoilta nord-occidentale e nene Egadt: nella Grotta del Genovese
compaiono le rappresentazioni di due tonnt e net depositi di
matenah si sono trovate intere vertebre di tonnt.
Un sistemattco sfruttamento della pesca, e dì quella del ton·
no In particolare. si deve alle popolaziOni indigene e lenìcio-pu·
niche; l romani perfezionarono le tecniche di pesca e realizzaro·
no lungo le coste della Sicìlìa nord·occidentale delle primitive
industrie per la conseNazione e ta trasformazione del pescato.
La dominazione araba ha lasciato la sua ricca eredità soprat·
tutto nelle voci e nell'onomastica. Ma fu la riorganizzazione della
Sicilìa secondo i principi del nuovo Stato centralizzato ad opera
dei Normanni a porre le tonnare nel sistema demaniale. Tale
sistema soprawisse anche nei secoli succesSivi perchè le strutture stabili delle tonnare venivano utilizzate come punti di osservaztOOe per la difesa delle coste.
46. Mare dette Egadt: preparaOvt per la mattanza
47. Mare delle Egadi: aspettando l tonni
Molta e stupenda C8CCJ8 è apparecchiata l ai
pescatori, quando se ne viene l dei tonni alla
stagion di pnmavera l'eserctto.
(Oppiano, Halìeutica, 1.111)
52
53
48. Mare delle Egadi: branco di lonni
La chiesa di Mazara godeva delle decime dì molte tonnare
del trapanese e fu proprio il Vescovo di Mazara. alla cui diocesi
appartenevano le Egadi, a concedere w tonnaroti di poter lavorare anche nei g10m1 festM.
La pol1bca di vendita e di nuove 111feudaz1001 segutta nel XV1I
secolo coinvolse anche la tonnara d1 FaVJQnana. che fu ceduta
ai Pallavicinì di Genova (1637).
Gli ultimi proprietari della lonnara d1 Favignana sono stati i
Florio e i Parodi. Oggi la tonnara v1ene gestita dalla Soc1etil
Castiglione, che cura anche quella di San Cusumano presso
Trapani.
Il complesso edilizio (marfarsggiu) che si vede sulla destra
entrando nel porto di Favignana, comprende glì impianti per la
lavorazione del pesce e i magazzini1n cui vengono conservati
gli attrezzi, le barche e le reti che servono per la pesca, cioè
quella complessa struttura che VIene calata nella zona di mare
da dove generalmente passano i branchi
Essa è composta da uno o due sb81Tamenh di reti (coda e
pedale). capaci di incanalare 1tonn1 vetSO una sene di camere
d1 reb (normalmente tre), d1 cui solo l'utt1ma è la camera della
morte. Il paralleleprpedo d1 reti sostenuto da galleggianti e anco-
54
rato al fondo dai mazzafi, è inframezzato da reti mobili che
costituiscono le porte e delimitano le camere. La camera della
morte è dotata di una rete anche nel fondo.
Questo complesso sistema è stato real1zzato. e usato nel
tempo, graZJe alle attente osservazJOnl d1 uom1m esperti (Raìs)
che hanno saputo ascoltare amare e i vent1 e studiare~ compor·
lamento mansueto e gregario de1 tonru.
Le tonnare vengono sudcfMse 1n due categooe: di andata.
funzìonant1 1n primavera, quando 1tonm IOIZI8Jl0 1iloro viaggiO
(corsa) per riprodursi, e di ritorno. funz1onant1 nei mes1 luglicr
agosto, quando i tonni hanno ullimato 11 periodo della riproduzio·
ne.
Tutte le operazioni della pesca sono scandite dalle ·cialome·.
canti e preghiere che non solo infondono forza e coraggio, ma
danno anche il ritmo ai movimenti e alle diverse operazionì. Le
invocazioni a Dio, alla Madonna e al Santi sollecitano l'aiuto del
d1vino per una pesca abbondante e per la salvezza degli uomini
che vi partecipano. Esse, secondo te anhche trad1zionl paganegg~anll, nstabd1scono l'armonia con Dio e rendono sacra (sa·
crum) un'attiVItà che potrebbe essere considerata nefas (iDecita). perché turba l'armonia del creato.
,g, More delle Egadi: la mattanza
55
La mattanza é un rito di gruppo (l tonnarott), guidato da un
capo (i/ Rais), depositario dell'antico sapere. Ancora oggi é
vissuta dai tonnaroti favignanesi con lo stesso spirito, anche se
nuovi strumenti si sono agg1unti a faCilitare il lavoro.
Quando un branco di tonni, nella sua migrazione, entra nel
Sistema di reti predisposto, fa VIbrare dette lenze verticali disposte per segnalare a passaggio del branco.
l tonnaroti, allora. cornptendo con le barche movimenti lenti
e ben srooniZZati, che sanno di una ntuahtà secolare, aprono
le porte delle tre camere, mettendole 1n comuntcazione, in modo
che l tonni, continuando il loro spostamento, vadano a finire
nella •camera della morte». Inizia. a questo punto. la fase deci·
siva e più spettacolare della pesca. Il Rais dà ordine di tirare le
reti della camera della morte. «Assumma• (tira), ripetono in coro
i tonnaroti, e si danno anima e corpo all'immane fatica di portare
a galla le reti cariche di tonni. Quando Il fondo (coppo) della
camera della morte sta per alfiorare, i tonni, sentendo ridursi il
loro spazio di movimento. lniztano a balzare e a dimenarsi con
colpi d1 coda, in un disperato tentativo d1 sfuggtre alla loro prigìO·
ne. URais e i tonnarob ass1stono cornptaciuti a questa cdanza
della morte>. e quando SI rendono conto che i tonni sono ormai
sfiniti. imziano la cattura. Con arptOOI d1 vana msura feriscono a
morte gli enormi pesci, che guiZZano ancora nell'ultimo tentativo
d1 res1stenza. e li tirano sulle barche con tutte le loro forze,
mentre fiOtti di sangue imporporano 11 mare e una pioggia d1
schizzi si leva tutt'intorno.
PREGHIERE E CIALOME
InvocaziOne prima della mattanza
Un Credo o Squi
Una Salve Regina aMaroma n Traparn
Una Salve Regina a Maronna du
Suffragiu
Un Credo o Palnalca San Joseppl
Un Patro Nosuo a San Poou chi pna u
Slgnuri Jll 'na bunnanti psca
Un Recamaterna aii'AtmiOeddi SanU
l'natlJn n nos1n tnOr1l.
U! Credo MSrpxe
l.k!a Salve Reg.na sA8 Madama aTrapa!IJ
l.k!8 Salve Regina lilla Madoma ciel
SIJIIragKJ
l.k! Crede al Pattil!ica San Giuseppe
l.k! Padre Nostro aSan Pietro che preghi
i Stgnore per tll8 abbondante pesca
l.kl Requrem Aetomwnper te anme sante
del nostn matJ Cile SOilO n FirgatOftl.
50. Mare delle Egadi: il Raìs controlla la mattanza
56
57
Augurio-scongiuro del Rais
Bedda Maln o la Scala
QUallnrnia u.n s1anot11 'nla 1tmn
OJ.l.adctr0 dela Scala (fate che)
41XXJ torn en1tro fPISia no/18
nela lrmata.
Giaculatoria (ripetuta in varie fasi)
RaJS
E sempn Slaloralu kJ nnomu di Jesu
Tc:m.vot1 Jesu
ES8frV118SIIllodatoinomedìGesiJ
Gesti
Aja mOta, Aja mOlai (ripetuto ad ogni verso)
Oalomatae A)a mOla, ajamlia
Ceto
A;a m61a, ajarn6/a
Oalomatore Aja mOla, ajamèia
Jèsu Cnslu eu i Sanh
E lu Satltu SaNat111
Cnasli kJna e StJit
Cnastilanla gent1
Cnasll l pescoLo 1111n e ~ bl1lnan
U pnmetlon e 111\ rn;n:an
E SIU Dou n'evi~
Em;m!m 'n 9vamenlu
Albunll*le ·~uveMJ
~ ~ pof1U SUIIaWni1J
EpwnSiu Dou n·.,. 3U<r1
No SCW1 d'og'l mai
A g<W' Sat1la pal1ln!niJ
Vtgn Santa parllJIU
Fo 111 fWlu ccmJ Dou
l'l nomu Jè$U uchamaJ
Tomarr. Jè$U na bona fortuna
Una o l'aUira pocu rura
Una o l'eutra pocu rurata
58
FOilll ffi(J{O (opplife: ARah,
che !TIUOIIl), awramcd
Aja méla, 8J8 mOla
Gesti Cristo e tu/111 SaniJ
Ei Santo Salvatae
Cleasb la Alla e i sole
Cleasb tanta gente
Cleasb' pese nel mare
1tom e re tomate
L'hat
e ncn I08I1ClNe!
CÀJeSIO Do li!o.'e aill.ata
Rggona 'natlnata
Rlggona O SIU I1Unl
Por1a chaiJ Slu ben JOfllJ
Slu JOmU ccmJ a~
Cctnu ~ IICMAO
Comu Pasqua e Nalal
(sunnu tesb pmcopelo)
Sat1 Jusepp fUSIMJ spusa
Fusti Sposo di Mana
E Mana wta a nut
CIV semu flgghi soi
San JuseJJP< u vteeh181eddu
Porta l'ascia e fu scatpeddu
'Nta na manu Jèsu beddu
P\11ava Jésu boalu
Di hvem bonu surdalu
0111 vern cunmnaturi
Omono bedd1 va.a c'am111
SoJnnu rOSI eu ucoun
Somu pam di cuiiJn
Somu panno do suna
E st'amata sarva soa
Regna lltXIIOOa/a
Regna d~ mondo
F• che l'alla porb 111 bel gono
(.t) 901'10 lnlle abbiamo aMo
Come abbiamo nce.'!Jio
Come Pasqua e Nalare, che
sono leste nportlJno
A San Guse(:pe siete stata sposa
Tu Slln Giuseppe set stJ/o sposo d Malia
E Maria 84118 r.oi
Petr:hé SlilmQ figli SUOI.
San Giuseppe i vecchierello
Porta l'ascia elo scape.t'o
Ein una /l1iJfJO Gesù bello
Portava Gesù beato
Dele guerre buon soldato
Dlfl6 !)Ut!lm cmkJtt!efO.
Uomini belli forza con amote1
Seno rose e lìoo
Seno vesb~ ccloraò
Seno vesi1/J ptega~
E(/IJI!SJ'IIMB/a Sia saNa
rxrmesso
E ~CIII sa/11Nil801/o
Catm d mate e l9llo n poppe
T10\'iW l porto sicw so/to\'enlo
l'et poletCI fetm.re tiiJml
Q.eslo Do li!o.e llllRr:l
O~ogrmale
La gande ~a Pat!onente
La Vl!lglle $Mila pwloti
Ha faffo 111 (;;io a sorrrg/àlza d Do
Che d nome chamò Gesti
Gesti porf3trr boona lorttna
!Ala o l'alita dln poco
U'l8 o1'//llta è di poca dirli/a.
51 . Mare delle Egadi: mattanza. camora dolla morte
59
J
Nianz6 (ripetuto ad ogni verso)
Cialomatore Oh, cazzamu
Coro
Niallzò
Oalcmstore SanGitiaroscunlunnici di paani.
Diu Il scaflll di ctJ'sati
d1 chlddl turchi cani
ttJ'chl e mon
saracini
lvanlinl
chi nun crinnu ala fri cristiana.
Corpu santu Sarvalun
a ivanb nesci u siA!
a punenti la lu sb<anntJ'l
la stidda di 1'arbun
la stidda maHuti1a.
Omia bedda Catarina
dì tu 'nlemu lusb ngg;na
di lu 'nlernu aulri mari
Palermu e Murviali
Palermu la IO cala
varda recu e tramuntana
a Pugha tena eliana
Santa Wgu di la Scala
di LevanztJ a c!Uana
a FtlrrTliCula baggiana
slidau a Faugnana
Faugnana te<ra chiana
N~anzò a Furrrocula
ci Trapani a Culummara
n'autru pocu.
Nianzò la ciuri
omini bedci vai c'atntJ'i
est stanca 'sta aurma
tut1a quanta
O canta can!a
San Petru varvabianca
por1a i chlavì da splranza
60
Oh. tinamo con lotza!
Nìanzò!
San GiuliaM lìbetaci dai pag811i
Dio cì scansi dai crxsan
da quei turchi C8I1i
/uJchJ e mon
saraceni
/evantiri
che non etedono neHa leda Clisliana.
Cotpo Santo Salvatore
quandc a levante nasce l sde
si diffonde la luce a ponente
la stella deil'aiba
la stella matfll!ina.
omia Dellil Catema
regina fosti deH'infemo
deHinlemo e di a1tn man
Pafefmo e Mcnrea!e
Palefmo la llJa cala
guarda a !)Ieee e /tamontana
la PIJglla /}ianeg9ianle
Santa Vetg,v1e della scala
di Levanzo alla Dogana
la Fomlica vanitosa
slk:IO Favignana
Favignana pianeggiante
forza, tifiamo la Foonica
da Trapat71 ella Cdcmbaia
ll/lCOta un poco.
Forza, tifiamo al meglìo
uomini be( forza con amore
è stanca questa ciurma
lufla quanta.
Canliamo. cantiamo
San Pietro balt>8biilnal
porta te chiavi della spetanza
52. Mare delle Egadi: mattanza 1 tonno uncinato
porta i chla'li ru pararisu
comu Diu ci l'Ila pnxnlsu
San Petru poscatun
piscava ca so varca
'sta varca mallilana
come è bedda la so varca
porta le chiavi del paradiso
cosi come Dio ce l'ha rxomesso
San Pietro pescatore
pescava ccn fa SUi! balca
questa barca amalfitana
com 'è beJ/a fa sua barca
61
~·aJbcRama
AmsjXm aJ è dvnaW
C<xpu Santu kt13W
e la cuma M so stanca
e aswnma ocoppu
sa bJm<Wa I\JsSI rrua
~ rrwCMII mltn
u palMI est gran ~rl
lu 1815 cumannatun
Cero
capo vardla gran sbirunl
vardlanl gran 'nlarnl.lla
muciara ri!ISI manga 'ngl11um1
rrooiara suarì arrobba lattlll1ì
vinturerl gran 'mbnacunl
rìmorchenstola bocchìcn.
Asslll1ma, asstJnvna!
Asslll1ma. asSlll1mal
nsponà aeh b IMlC8.
R1spcnde eh dranla1a
Capo SatJio kx1aJo
e
e la cuma non sr Slanca
e porta a gala l coppo
se ta tomara fosse mia
fTande tnpresiV1j riventeret
l propne/11110 dgran sifpYe
l riiiS able nel comando
t~ guardia gan delalon
1 guarlil1fll grand tragedaton
l capo rnuciara mangia intetiofa di tonno
l muciarolo llJba lattume
V8fltrxietlgand/ ubriaconi
rimorchlflfet $(;()/8 bice/lieti
rra. lira'
Tira, lira!
53. Favignana: alla fino della stagione della mananza, le reti vengono
messe ad asciugare
62
OETII E FORME PROVERBIALI DEl MARINAI
Accatta 1u pose~ a mali
Acql.rsta l pesce s mare (nelle barche}
AnvnatiAa so plsca
SI al'arnt Ol.ll C'è I$Ca
rotrmente SI peSGS
Boou pilolu a la !Impesta pan
Nbuon nccchlero SI vede nella le~Tf)eSia
Bunazza nun c'è mal senza t1mpesta
8cllocci8 non c'6 mai senza tempesta
Burrasca lunusa prestu passa
Burrasca hrosa passa rxesto
Cootta 1u celu nun val1 otesa
Ccn~o l oelo non c'è difesa
Qn vdl manoan patldclJZZJ
s·hav1 a vagnan 1 podUZZl
Or I1JO/e mangrare patele
deve bagnatslt pted
se nel'smo non c'è (bwla} esca
54. Favignana: Punta Lunga, pesc.a torl
63
IL-
~ nason pa:edda 'ru ll nai
ca scecx:u acane.~
tlil'I!Caonat\1
Mentle 1'181111 bcm l1!rl/o
n.Mga CtYsatO
Negghla vasoa boo t~ tassa
Nebbia bassa 1asoa bcm tempo
Ngn.ua lvii secumu lu venlu
Ornglle \'M secondo li WllltO
Nlra lu ooml senza pisci
nun S1 jetta nzzagt-.1
llOII SI getta la rete
Menln 1131 bon YeniiJ
55. Favignana: Calomonl, scogliera
Di lu voscu 'na bedda tagrana
di tu man 'na bedda rr.Jrina
dlll Cl~i 'na anodda di tana
dita gagg<a 'na bedda gaddna
Dal bosco 1m bela lsg1ana
dd/ mare ooa bella maena
dd/ fune un 'angulla d lana
dalla gabbtaw bella gah
Essere )!tatu c:oroo un tunnu
Stare saarato come un tomo {malo)
F•e t1n1na di ...,
TII!Jae apeor QWklm
Fd s.va, no l9ll di ..ca
Èla fede che s;M. llOIIl/e!p1 dela tm:a
FMJ blmsca pocu ella
Fate btlrasca poco M
Jornu Mu, psc:o lcngu
poo lcngu. psc:o Mu
La s.da do pnniW
la vopa dl mat20
lu S.gnun roca gravusu
ma é sen'98 pa~i m1se!ICUdiUSU
64
Mtglo IIISC81I pa:t!la nel,_
che asro di c;n:;n
Nellitme Wll8 pesce
Mldda eo5a pò aw' t1nllortuna1a
SI d1iu celu 'un é guidata
Nessuna!faropurJ essete ccndo/loabuon fine
Nuddu pò " senza tu Celu
Nessuno ptXi andale S8flZd l'aiUto del Oelo
Nun o n'tllavema a mare
A mare non ci sono niii!JI
()gli bene da DIO vene
CIP bene 1100e da o.o
SII llOII () gtlldato dal Oelo
Gamo cmo. pesce b'lgo
gromo Ulgo. pesce corto
La salda di gema10
la bega d matZO
l Sq1ae gtOCB 111 modo dcl«oso
ma é sempre paae misencotdioso
56. Favignana: Grolla Perclata, pantano
65
~asb lu tunoo
Pescas/J l tomo {hai tatto t.r1 /J(JI;y) aliate)
(Mmj la Ula è palda, chovl
quarro è russa. fa ven111
Qm(klla Ùla è pslda, {»-"e
quannu è chiara là sm«à
quando è /DSSa, In 19110
quando è trnmsa. I1!Wle 1seteno
AIZZI, paled<i egranchi
speml assai e nenti manci
Ricci. patelle e grsndli
Sc:icx:cu d1aru e lra1ru1lana scua
rne!tll a man senza p;ua
Sc:icx:cu d'.wemu
acqua a lu mumenl\J
Scrocro U7lnoso e 11amon1ana ap~
spend mo/IQ e niente fTIIIIIgl
me/JJil" mate SMZa paua
Sciocco d'twt!mo
acqua da r11 momento al'all!o
S. si melb a tra~renlana
Se {il tell'flO) 51 mette s tmmont/lll8
ClflPIZZll a chowl rt1 'na seUroana
lfKXJfTIIIICla a {JIOWife per ma settmana
Snu wi raasa a ~ ILml
certu res11 ·nM\Zlltu a M1! blml
Se hl aSSlSII ai'UCCISlOtiB dei tan
b ntrrM t'llaiXhlltato dappetlutto
SI Vllrtr VIVirl gustusu,
ovu drtumu e cardt.r1i spnusu
Se vclete IX!fe con gusto
(llCCCITVJagnale i vino)
con """' di lalliO e cardo spinoso
Sut1a kl celi e la Ula
Setto i ae/o B fa Ura
oon c alr:wa Clltteas
M
c'6 rmma alcuna
e
Tu1b Ucurno e hc.uman
TutiJ t film e le humllre
currunu a kl mari.
CC/TOllO el tna!B
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MOMENTI DI FEDE
Ogni festa narra •la vita sicilrana, privata e pubblica, materiale
e morale, profana e sacra. con le sue infinite manifestazionìo.
Attraverso • culto al Santo~ popolo esprime i suoi bisogm, narra
le proprie ans.a: rende grato omaggiO per quanto ottenuto:
stabifisce quel rapporto col soprannaturale che lo gratifica e glì
Infonde speranza.
Gli stessi slrumenti di lavoro vengono consacrati con la be·
nedizione perché siano apportatori di benessere materiale. Sono forme di pietà e riti che esprimono una sacralrtà carismatica
in cui convivono superstizione, tradiZIOne e un'autentica retigiO·
sità popolare.
È la komé relìgrosa mediterranea. che fonde e trasfomna
antiche leggende ereditate dal paganesimo, fomne mediate dal
credo musulmano ed ebraico, e il ricco patrimonio della tradizio·
ne cristiana, cattolica ed orientale.
li tunsta che visita la Sicilia spesso è affascinato soltanto dal
colore focale, dalla fastosità dE!l riti, dalla soprawivenza dr una
tradizione. Dimentica o ignora la mdlenaria stratifiCaZiOne dr cui·
ture e i bisognr che nel rito vengono consacrati ed espres51.
Non è questa la sede per un'analisi etno·antropologica della
Sicma e delle Egadi In particolare, ma lo è per una semplice
raccomandazione, quella di leggere, leggere oltre le immagini,
di cercare di capire la comunità che nel rito festivo esprime
Interamente se stessa.
È necessano osservare con occhio benevolo quanto dr esibì·
zionistico e dr profano è conflurto nel culto: si evtterà così di
cadere nell'errore di un illustre v~aggìatore dell'Ottocento. rl baro·
ne dì RenoOard, che ebbe a scrivere: •In Sicilia la religione é tutta
nel culto; di essa il siciliano non conosce se non te pratiche
esteriori».
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La festa di San Giuseppe a Marettimo e Levanzo
San Giuseppe è il patrono di Levanzo e Marettimo. La festività del Santo chiude il greve periodo invernale, ed inaugura il
ciclo delle feste religiose primaverm ed estive della Sicilia. In
58. Marettimo: pranzo di S. Giuseppe
questa festa si esprimono e si riassumono: la gioia per la fine
dell'inverno. che per 1 pescatori ha rappresentato pencoli e a
volle fame; la speranza di una buona pesca o di un ricco raccolto: la carità ai bisognosi; il tradizionale rispetto per l'ospite:
l'omaggio non solo al padre putativo di Gesù, ma al padre
misericordioso e al lavoratore onesto. Nel substrato di essa
permane l'eco dei culli pagani della primavera.
57. Mare t1imo: processione di S. Giuseppe
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MARETTIMO ·La festa dura tre giorni. Nell'isola sbarca una
folla multicolore di attori. cantanti, saltimbanchi, musici; questi
prendono possesso della piazzetta e delle vie circostanti e allie·
tano le giornate con spettacoli popolari e buffoneschi, oggi
motto ridimensionai! rispetto al passato.
1118 marzo, in serata, si svolge la •Duminaria•. cioè vengono
accesi tre falò, l'uno vicino all'altro, in onore di Gesù, Giuseppe
e Maria. La mattina del19 viene bandito il tradizionale pranzo di
San Giuseppe. Su un palco al posto d'onore due giovani e un
anziano, possibilmente scelti tra i più poveri dell'isola, imperso·
nano la Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria. Il pranzo. ricco
di molte e svariate vivande, è offerto da coloro che hanno ratto
il voto al Santo. Tutti i presenti nell'isola possono e devono
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parteclj)are al ncco banchetto e non vengono dimenticati i vecchi e t malab che non hanno potuto laSCiéiTe le lofo abitazioni: si
ha cura dt portar loro quanto offre la ricca mensa imbandita suna
•Sacra Tavola.. l più poven quel giorno sono assistiti con parti·
colare sollecitudtne. La banda musicale, gli inni e le laudi al
Santo accompagnano 11rito.
Il pomeriggio del 19 i devob del Santo si dividono in due
gruppi: uno si pone all'interno della chiesa, t'altro all'esterno. Il
portale viene chiuso. Quelli che sono fuori bussano per tre volte,
ad ogni colpo il gruppo all'interno chiede chi cercano e gli altri
rispondono che cercano San Giuseppe. Soltanto dopo la terza
bussata e alla risposta rituale, il portale viene aperto e la statua
del Santo compare sulla soglia. Ha inizio una rituale pantomima:
i fedeli all'interno fintano di voler trattenere la sacra effige e quelli
all'esterno tirano per portarla fuori. Finalmente ha Inizio la pro·
cessione per le vie del paese, che si concluderà in piazza Fino
a tarda notte, quindi, manifestazioni canore e musicali allietano
l'isola.
Il giorno 20, tradtzionalmente, é dedicato a San Francesco di
Paola, eU Santu Patri•: In suo onore vengono distribuite alle
famiglie, casa per casa, le cpanuzze•. piccoli pani senza sale.
che sono stalt benedetti ti giorno precedente durante il pranzo
della Sacra Famiglia. Inoltre, prtma della processione, in piazza
si svolgono i tradtztOnali gtOCht a cut tultt possono partecipare.
La sera continueranno i festeggiamentr con spettacoli buffonescht e muSIChe bandiStiChe e popolari. La quadriglia chiude i
festeggtamenlì.
Rtsalendo Il lato destro
della scalinata, d stmulacro
rientra tn chtesa e tutto SI
conclude con una messa solenne e la benedtzione det
fedeli. Fino a qualche anno
fa, anche a Levanzo amvavano i saltimbanchi e gli attori per un breve spettacolo,
ma erano soprattutto gtuochi
e gare: la pentola dell 'ab·
bondanza, le corse con t
sacchi e la gara del mangta·
re con le mani legate. Anche
qui veniva organizzata una
~ena per la Sacra Famiglia e 59. Mareulmo: altare votivo per la
1 tre personaggi erano im· tosta di san Giuseppe
boccali come bamblnt.
La festività di San Giuseppe é molto sentita in lutta la Sicilia;
nella provincia di Trapani sono particolarmente note le •Cene• di
Salemi. La particolarità di Levanzo, e soprattutto di Marettimo,
é la coralità che coinvolge l'isola per i festeggiamenti di quei
giorni. Oggi, per un maggior rigore liturgico, molle tradiZioni
vanno scomparendo: ma per gli emtgrati é una gran gioèa torna·
re nell'Isola in quei gtOmi Gli anziani. che si lamentano che le
tradizioni vanno SlCOmparendo. sono felici perché anche per
quell'anno si sono ctattt• ti San Giuseppe.
LEVANZO · La festa é partiColarmente sentita, ma ~ numero
modesto degtt abitanlt e la viCinanza alla terraferma l'hanno resa
meno ricca dt colon e dt signtftcato. Tutto si svolge nel pomerig·
gio del 19. Il simulacro del Santo parte dalla chiesa e scende la
scalinata e la strada sul lato sinistro e giunge al mare. presso il
porto peschereceto dove, tra lo scampante e il fischio delle
sirene, viene benedetto il mare. Il corteo riprende ti cammino e
va verso l'tnterno: ad una nuova sosta viene benedetta la campagna.
Marettimo - Una processione di barche per l'Assunta
70
Alcuni g101ni pnma del 15 agosto. la statum della Madonna
del Rotolo viene condotta proceSSlonalmente dalla cappeBetta
isolata in Cui é allogala tutto l'anno e 111ene esposta nella chiesa
del paestno alla venerazione det ledeli.
Ouesb net lunght mest autunnali, tnvemalt e pnmavenli non
l'hanno dtmenlicata, ma in tanti sono andati a portare fiori o ad
accendere candele, per sciogliere un voto o impetrare una grazia.
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La sera del 14 agosto, In onore della Madonna, sullo Scalo
d1 Mezzo v1ene cotta una gran quantità di pesce che viene
offerto a tutb gli ospiti dell'Isola, Insieme con dell'ottimo vino
spllato da una grande botte.
La voce pcpolare aHerma che qualche anno si è arrivati a
cuocere fino a settecento chili dl pesce
Nena mal1ina del 15 s1 svolgono i gl0ch1 a mare presso lo
Scalo Nuovo, con l'albero della cuccagna, la staHetta e altre
gare.
Nel primo pomerigg1o la p1ccola effìgìe della Madonna del
Rotolo 1/Ìene portata a mano sulla barca più grande dell'Isola,
addobbata di fiori e del gran pavese.
Nella barca prendono posto Il sacerdote con i sacri paramen·
ti, ìl finanziere, iii!Ìgile e le altre autorità civili presenti nell'Isola.
Attorno alla grande barca si pongono le altre più piccole, l
battelli, l motoscafi e persino l canotti; su tutte hanno preso
posto i marettimanì. di cui molb in costume locale: pantaloni neri
d1 velluto e camicia bianca per gh uom1ni, gonna di panno nero
e cam1cia banca ricamata per le donne.
Tra lo scampanoo e i fiSChi dette s~rene delle mbarcazioni ha
11ìzìo la processione· per pnma esce la barca della Madonna,
seguono 1n ordìne sparso tutle le allre, Circa sessanta-settanta
1mbarcazooni.
Il corteo costeggia fino alla Cappelletta della Madonna del
Rotolo, gira allargo e rientra verso lo Scalo Vecchio per attrae·
care là da dove è parbto, lo Scalo Nuovo.
A conclusione. viene celebrata una Messa solenne allo Scalo
di Mezzo.
In Sicilia, come altrove, la festa della Assunta ha perduto in
gran parte il significato e l caratleri originari, per la coincidenza
con Il Ferragosto.
In altre local~à. forse p1ù per offnre al tunsta occasioni d1
svago che per una vera celebrazoone della festa religiosa, SI
fanno luminarie e spettacoli prolecnici.
A Levanzo, da alcum ann1, è 111valso l'uso della prOCBSSIIOne
della statua della Madonna, ma ch1aramente non ha la roennrtà
di quella di Marettimo.
Favignana - La festa del Crocifisso e della Madonna
del Rosario
Narrano gh storici local1 che nel Xli secolo un cavatore o un
cacaalore sordomuto scopri 1n una grotta una croce inc1sa sulla
rOCCia; tngll1occh18tosi a pregare, riacquistò l'udito e la parola
Nasce cosi la devozione al Crocifisso che diVerrà • patrono
di Favignana. ncu~o dura nei secoli e, se anche è stata snaturata
l'ong1narìa strutlura grottacea e altri s1mulacn SI sono sovrapposli alla croce 1nc1sa, per i faV1gnanes1la fede al Crocifisso ltgneo,
che ha sostiluito quello inciso, è rimasla e 11 14 setlembre si
celebra la festa con una processione che fa il giro del paese.
Probabilmente. la croce incisa nella roccia non era diversa
dagli altri esemplari che ancora oggi sono visibili nelle grolle
lavignanesl. A questo culto originario si sarà sovrapposto quello
dei Crocifissi dolorosi, attestato in tutta la Sicilia e proveniente
dalla Spagna, soprattutto ad opera dei domenicani; da qui la
lradizìone e 11 consolidarsi della devozione che ancora oggi è
VIVa
La prima domenica di ottobre, festa della Madonna del Rosa·
no, 111ene condotta 111 process100e la cvara.o della Sacra FamiQiia,
che è collocata nela chiesa parrocchiale. Questa manlfestSZJOne è molto sentija, perché la Madonna del Rosario a FaVIQnana
è coos1derata la prolettrice dei marinai.
La <~Vara. viene condotta fino all'attracco degl1 aliscafi, e qui
IIÌene benedetto 11 mare, amico-nemico di l utili popoh rivierasch1.
~ una lesla in cui la componente religiosa é preponderante
su quella spettacolare e, dato Il periodo, é una festa più intima
e senlila soprattutto dagli isolani.
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l
l..
ADDUMINARIA: MILLE FALÒ PER FERRAGOSTO
La notte del fuochi a Favignana è quella del 14 agosto. vigilia
dell'Assunta. lesla solenne della Chiesa cattolica, particolar·
mente senhla dai popoli mediterranei.
Nel pomengg.o del14, dopo la csacra. SteSia, quando i sole
volge al tramonto, è un correre •ncessante per l'Isola, un ridere
allegro, un fruscio di fronde e frasche. C'è chi porta i legni sulla
bicicletta, chi a braccia, chi nei portabagagli aperti delle macchi·
ne.
Collaborano alla ricerca ed alla raccolta anche i vecch• e 1
bambini. l pnml scelgono 1 posti più adatti per i falò o 111dicano
quelli tradiz1onal1, studiando Il vento e il cielo; 1second• si accon·
tentano d1 segUire l geniton o i fratelli maggiori, raccattando
ramoscelli o quello che cade agli adulti.
Tutti hanno fretta. bisogna far presto. la notte cade veloce in
agosto e Si deve far presto per realrzzare la pira. Questa deve
essere grande, aneggiata, con una buona quanlltà d• rami sec·
ch1, per ottenere una f~amma alta e luminosa. qualche ramo
verde. per farla scoppiettare in allegria, e qualche ceppo più
grande perchè il fuoco duri a lungo.
A sera la cena è veloce: qualcuno si accontenta anche di un
pan1no per non laSCiare il propno falò. P01. dopo le di9Ci. si sente
per l'isola lo sfngotio del legno che brucia scoppettando, le risa
soffocate, i richiami che percorrono i silenzi violab del cielo. Da
un punto all'altro della costa e nelle zone più deserte le fiamme
vincono la notte e allegre gareggiano tra loro: canti di gioia e
grida di esultanza, quando c1 si accorge che npropno falò lancia
verso a cielo le hamme più alte.
A mezzanotte tutti i fuochi sono OrTnaJ accesi allora, lascian·
do a guardia i più anziani, si corre con ogn1 mezzo per l'isola per
andare a vedere l falò più lontani o quelli tradizionalmente più
celebrati.
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60. Maret1lmo: Ialo
Sono quaSI dlum•nah a giorno aBurrone e Cala Rossa; fiam·
me sul mare brillano a Punta Longa; il Bosco sembra infiammarsi
dall'Approdo di Ulfsse a Capo Faro; segnano la costa i fuochi di
Punta Fanfalo: si tingono di rosso Gala Azzurra e Punta Sottile.
Anche l guardiani accendono accanto 81 lari i loro falò e
partecipano all'allegria generale. Per una volta la notte e la soli·
tud1ne sono vinti, anche l fansb sono con l'Isola vacanzìera e
spensierata.
Poi, piano piano, l falò si vanno spegnendo e le tenebre
riprendono il soprawento: qualche ultima lìamrTIB ancora. po·
che 5ClnlJUe, sempre meno alte. sempre p1ù debolì.
Gli allegn cantori scelgono melodie più dolc1, le rTIBdn richla·
mano i piccoli, i più anz1ant SI accorgono che la notte è più umida
e fresca che nelle passate settimane.
Solo l giovani si attarderanno, in coppie, In gruppi: tuili sono
consapevoli che l falò hanno bruciato l'estate. le vacanze. un
po' della loro spensieratezza Teneri amon o sentimenb più forti
sono nati nell'estate; Ol'a h attende la prova dell'inverno. delta
separaziOne, del quotidiano.
L 'adduminaria ha chiuso t'estate: giorno dopo g1orno le
spiagge e gli scogli sono meno affollati, è più facile trovare
75
tavolini liberi nei bar, i negozianti vanno esaurendo le scorte,
nelle boutiques si leggono l cartellini degli sconti.
""
L'estate è finila, un'altra estate della nostra vita se n'è anda·
ta. fieta o triste. per poco o per mollo ci ha consentito di godere,
.
sognare o soltanto d'oziate.
Le finestre che si chjudonQ, i Qlardtm che si spogliano ~
arredJ, 1 sempre meno numerosi ombrelloni dicono agli isolani
che la loro nsularità si ripropone, ed un misto dJ gioia e di
mahnconia li assale.
Notte dt fuocht magica e ridente, segni li tempo che passa,
prometti il futuro.
LA CUCINA DELLE EGADI
La cuc1na 1solana è soprattutto arte della manrpolaziOOe d1
elementi semplici. come il pesce e la farina Per questo il piatto
stmbolo è Il cuscus, realizzato con farina dr semola condita con
brodo ricco e grasso ricavato dalla cottura d1 pesci dtversr, la
•ghiotta• saporosa e profumata di aglio, pepe, pomodoro e
prezzemolo.
Il tonno, grande protagonista del mare delle Egadi, viene
collo In modi diversi: stufato per condire la pasta, in polpette
tnsaporite di aglio e prezzemolo, marinato con l cappen di Favi·
gnana o Levanzo, ma anche più semplicemente bollito per
essere conservato in olio di oliva o consumalo con un po' d'olio.
origano e sale.
Lo stesso procedtmento vaene usato anche per lo sgombro
L'aragosta, reg1na dJ quesb
man, VIene servrta tn diverSI
plath ~ ptÙ sempltce, ma an·
che 11 più apprezzato, è la pa-
sta con /"aragosta.
61. Favigana: un invito a tenere Il mnro pulito
76
Non mancano le allegre
lrillure dt pesce azzurro, tra
cui la sarda, che viene utiliz·
zata per un ricco sugo per la
pasta o marinata nell 'aceto e
infarinata e trilla in olio ab·
bondante, o le meravigliose
grigliate dt pesce appena
pescato.
Le verdure bollite. condi·
le con olto. sono un otbmo
contorno. ma possono anche essere tuffate tn ur18 pa·
62. In cucina: la regina del mare,
l'aragosta
77
stella di lama, acqua, bevilo; lrrtte in olio bollente. cfJVentano
gonl1e e sapente per la mensa festiva.
l cai/OIIiori col h con wetta e pinoh si utiliZzano sia per condire
la pasta che come contorno. Raffinatissima e delicata è la pasta
con l'uovo di tonno, p1ù saponto dello stesso caviale; il pesce
spada attumicato può ben competere con K rosa salmone.
A Levanzo, nel periodo autunnale, i lunghi carnosi e profumati fanno 1mpazzire glì intenditori, cosi come te aragoste di
Marett•mo, che hanno un sapore incredibile arrostite o semplicemente bollile e condite con olìo e limone.
Alcuni dolci hanno il sapore deifichi e della ricotta e, trilli o
al forno, forse danno qualche caloria di troppo, ma sono un
piacere da non perdere.
Un'antica varietà di biscotti, gli squarali, che tradizionalmen·
te venivano preparati da una lamiglìa, è ormai scomparsa nella
sua forma artigianale e viene prodotta dai fornai, ma, assicurano
gli abitanti di Favignana, non sono più gli squarali di una volta.
La stanza In cui venivano preparati doveva essere priva di
correnti d'aria. La sera prima si approntavano il panetto, che
doveva servire t'indomani da lievito per la farina miscelata di
grano duro e grano tenero. lo zucchero e la vaniglia. L'impasto.
lavorato per d1verse ore, costantemente e ininterrottamente,
nchiedeva l'opera d1 più donne, che Sl alternavano lino a far
raggiungere alla pasta la morbidezza e la consistenza del "veOu·
to•
Venivano qUtndl fatte te !()(mette, tondegg~anb e rimboccate
ai lat1, che verwano poste su una rete con sotto degli scaldim
e lasclate a nposare per circa se• ()(e.
Divenute soffiO e gonfiE!. venJVano buttate nell'acqua bollen·
te (squarale) e pot poste nel f()(OO a legna, alla giusta tempera·
tura, per asc•ugare e completare fa cottura. Sl()(nBte, erano
an1neate sul d()(so, coperte e poste presso la bocca del tomo
per altre numerose ore. Solo cosi si avevano i veri squarati,
fragranti e tenen come una meringa, dal dolce e tradizionale
sapore proprio d1 vaniglia.
Il turista non si lasci attrarre dai p1atti elaborati della nuova
cut1nana; cerch1 i più semplici e orig•nali: capirà quanto erano
buongustai i nostri padri.
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t SAPORI DEL MARE NELLE RICETTE DELLE ISOLE
PASTA CON L'UOVO DI TONNO
Kg 1di spaghetri. gr 100 di uovo di tonno, l bicchiere di olio,
1 spicchio d'aglio, 1 pezzetto dr peperoncino rosso.
Un paio di ore prima, grattugiare l'uovo di tonno e metterlo
in tusione con l'olio, l'aglio Intero e Il peperoncino.
Lessare la pasta al dente, scolarla e versar1a nella scodella
con l'olio e l'uovo di tonno, dopo aver tolto l'aglio e il peperonclno.
Mescolare velocemente e portare in tavola.
PASTA COL NERO DI SEPPIA
Kg 1 di spaghel/i, kg l di seppie, 2 spicchr d 'aglio, gr 100 di
doppio concentrato dr pomodoro, un bicchiere di vino bianco
secco, prezzemolo, olio q.b.
Pulire te seppte e togliere gh ossi mettendo da parte i sac·
chetb con Il nero; tagliare il mollusco a striscioline, ponendolo
in una casseruola: evaporata l'acqua depositata dalla seppia, aggJungere l'oliO, l'agho, il prezzemolo e tar soffriggere
• tutto: sfumare con il VIno, llld1 agg1ungere il nero della
sepp1a, facendo scopptare i sacchetti che lo contengono, ed
~ concentrato d1 pornoctoro d•llnto con due mestoli di acqua
beptda.
Fare cuocere per una buona mezz'()(a e aggiUngere i sale a
metà cottura. Lessare la pasta al dente e condirla con la salsa
nera.
GHIOITA DI PESCE
Kg 1 dt pesce (scorfani, angutlle, boghe, gamberi, occhiate,
aragoste, pesce cipolla). gr 500 dt pomodoro pelato. una
etpolla media, 10 sprechi d'aglio, prezzemolo, alloro. sale,
olio. pepe e acqua q.b.
79
Sofftiggere la Cipolla. succeSSivamente agg1ungere l'aglio
pestato. 11 l)(ezzemolo tritato, l'acqua, l'alloro, 11 pomodoro
pelato e il sale; quando nbrodetto comincia a bollire, aggiun·
gere il pesce precedentemente pulito, tagliato a pezzi grandi
e salato.
Fare cuocere per circa 20 minuti a fuoco lento (con Ubrodo
filtrato si cond1sce il cuscus).
POLPETTE DI TONNO
Kg 1di tonno fresco. 1uovo lfltero, gr 200 dt molltea di pane,
2 cucchiiJt di VIno, pecorino. aglio. prezzemolo. uva passa,
pinoli q.o.
Ridurre il tonno in poltiglìa, dopo aver fatto sgocciolare il
sangue, e unlrlo agli altri ingredienti.
Lavorare l'Impasto, fare le polpette e soffriggerle. A parte
preparare 11 classico sugo di pomodoro al basilico, a metà
cottura aggiungere le polpette soffntte e farle cuocere col
sugo. $1 può condlfe la pasta col sugo. le polpette e la molliCa
di pane a.bbrustolrto.
63. Colori a traparenze nel mare delle Egadi
80
LA SETTIMANA DELLE EGADI
Ogrn anno. sul fin~te dt maggio, viene realizzata a FaVIQnana
un'rnportante lrUtattva, la Settimana delle Egadi, OC'Qanizzata
dall'Azienda ProVlnceale per dTunsmo di Trapam con dsostegno
dell'Assessorato Regooale al Turismo. del Comune di Favtgna·
na e della Pro Loco delle Egadi.
Tale manifestazione, nelle sue varie ed1zioni, con convegni e
spettacoli, ha posto l'arcipelago all'attenzione dell'Europa e ha
sollevato e affrontato una serie di problemi economici, ambien·
tali. culturali e turistici, comuni alle isole minori del Mediterraneo.
Spesso le tematiche affrontate hanno superato ì problemi
squtstlamente temtOC'ISII, per I)(OtettarSl nel vasto rnovrnento
ecologiCO che mlfa alla tutela e ala salvaguardia del Medtterra·
neo. Tuttavia FaVIQnana. Levanzo e Marettirno. con le loro bel·
tezze naturali, con i segni della loro storia mìllenaria. con' proble-
64. Favignana: sagra dal posee nel porto
61
INDICE
Notizie storiche ............. . ...
..... . .... pag.
Per una visita a FaVIgnana, Levanzo e Marettimo ..
Il tufo ................................... . ..
Bonaccia ......... • .................... ... ..
La mattanza .. .. . ........ .... .......... .....
65. Giro turlsllco dolio Isole In barco
mt propri della tnsulantà e del lavoro. sono rimasti il /ift motive
dominante, il filo rosso di questa iniziativa dt promozione turistica.
Alla manifestazione hanno sempre partecipato illustri studiosi
e numerosi giornalisti; sono stati proprio questi ultimi che con l
loro servizi, spesso splendidamente tltustrati, hanno fatto da
cassa di risonanza dtffondendo nel mondo una immagine diversa della nostra Stctha, non ptagnona, mafiosa, parassrtaria, ma
vogltOSa di vivere positivamente la dtnamica contemporanea net
rispetto dell'ecosiStema medtterraneo.
l realaz:zando Parco marino delle Egadi può essere considerato • plli ltllpor1ante risultato raggtunto. Le necessarie e opportune modthche al Decreto daranno la possibiltlà di nspettare e
salvaguardare nel futuro gli spazt marini della Battaglia delle
Egadt, le coste ridenti in cut ancora fioriscono e vivono la flora
e la fauna mediterranea e i segnt detta storia netle grotte rrnllenarie, consentendo agh abtlanb nuOVI spazi economiCi nell'antico
rispetto della natura.
In questi luoght, nelle noth silenti della primavera che muore
e dell'estate che avanza illumtnati dalla luna e dalle stelle, presso
gh scogli sembra di ascoltare dal mare il riso delle sirene. a cui
risponde da terra ti canto delle cicale.
82
Preghiere e cialome ... . ... ... .. . . . . .. . .. • ....
Detti e forme proverblall del marinai . . .. .... . ....
Momenti di fede ......................... ....
Adduminaria: mille falò per ferragosto ......•....
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D
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La cucina delle Egadi. ..... .. ............• .. ..
»
l sapori del mare nelle ricette delle isole . .. . •....
La Settimana delle Egadt ......................
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stò allora l'interesse degli antichi
membri del Sodalizio e, ancora una
volta, Giovanni Grammatico divenne
l'anima di un vasto gruppo che vide
aggregare nuovi soci. Nel19641a
Cassa ottenne il decreto di adeguamento dello statuto sociale che consentì la raccolta del risparmio; nel
1968 venne aperto al pubblico uno
sportello in via Nicotera e nel 1974
fu inaugurata la sede attuale. Da
allora i bilanci annuali sono la più
ampia testimonianza del crescente
ruolo svolto dalla Cassa Egusea
nell'Arcipelago per Il notevole incremento della raccolta del risparmio e
per il sostegno dato alle attività
locali. La Cassa per le sue caratteristiche peculiari aderisce alle esigenze del territorio nel quale opera,
contribuisce alla crescita economica
delle isole Egadi e, svolgendo la
propria attività, realizza una insostituibile funzione sociale.
FINITO DI STAMPARE DALLE
ARTI GRAFICHE CORRAO s.n.c.
TRAPANI MAGGIO 1993
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