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valesca de la sociedad cortesana ο de ejercicios obscenos en los dibujos y poemas juveniles
en cuestiön hace tambalear, sin duda, la imagen convencional de Becquer como poeta del
amor ideal (de la que da aiin cuenta el liltimo articulo del volumen, pp. 487—504) y lo
sitüa mäs bien en la tradiciön universal de la poesia erotica.
Un articulo de R. Pageard, el primer editor critico de las Rimas y ecuänime biögrafo
de Becquer6, propone tres campos esenciales para futuros estudios criticos: « Es el deber
de la investigaciön 1 ° ir restituyendo su nitidez al retrato del poeta, retrato de un hombre
de sensibilidad finisima pero probablemente sugestionable, de un sonador desenganado y
al fin y al cabo liicido y eficaz, de un artista de lo instantäneo exigente e innovador;
2.° presenter las obras olvidadas; 3.° volver siempre a dibujar los movedizos contornos de
las obras que han alcanzado el rasgo de cläsicas » (Espiritu y tareas de la investigaciön
becqueriana, pp. 213—20; p. 219). Un reciente libro de R. Montesinos {La semana pasada
muriö Becquer, Madrid 1992, y como cuyo avance se puede considerar la ponencia Elisa
y Jorge Guillen, pp. 19-28) apunta en la direcciön de la primera sugerencia y la revista
El Gnomo. Boletin de Estudios Becquerianos (Zaragoza 1992 ss., publication anual dirigida
por J. Rubio Jimenez) se ha convertido en un örgano imprescindible para los becquerianistas comprometidos en contribuir a la realization de los proyectos apuntados por R. Pageard
(y uno de los mäs perentorios seria unas « Prosas completas»). Las Actas del Congreso
« Los Becquer y el Moncayo » son punto de referencia obligado para esa tercera edad que
se anuncia en los estudios becquerianos.
Köln, agosto de 1995
Javier Gömez-Montero
M a r i ä n g e l a V i l a l l o n g a — La literatura llatina a Catalunya al segle XV (Textos i Estudis de Cultura Catalana 34). Barcelona, Curial Edicions Catalanes Publicacions de l'Abadia de Montserrat, 1993. 232 pagine.
Finalmente qualcosa si muove nel tranquillo mare dello studio delle lettere latine nei paesi
catalani durante il XV secolo. I lavori che Γ a. nel corso di questi anni vi ha dedicate lo
rendono percorribile e quest'ultimo lavoro piü di altri. Dopo l'edizione delle opere di Jeroni
Pau (Barcelona 1986), di alcuni opuscoli di Pere Miquel Carbonell (Barcelona 1988), di
alcune poesie latine di autori catalani (in Estudi General 11, Girona 1991) questo repertorio
permette di controllare tutto ciö che e noto sulla produzione catalana in latino del XV secolo. Purtroppo solo catalana, infatti mancano autori delle isole Baleari e di Valencia. Ma
Γ a. promette di continuare e ciö e giä qualcosa. Ovvero molto.
II lavoro consta di una introduzione (pp. 11-17) - in cui vengono precisati i caratteri
e i limiti del lavoro — e nel corpo principale organizzato per schede bio-bibliografiche, in
cui e repertoriata la produzione di 64 autori. Come rileva Γ a.: «La majoria dels autors del
repertori eren professionals de la jurisprudencia ο de la notaria, ο be exercien cärrecs
politics ο es dedicaven a la teologia, i conreaven la literatura llatina i, en algun cas, tambe
la vulgar, per affeccio. Aixi, alguns d'ells mai no acabaren d'excel-lir com a poetes ο
prosistes, enfront d'altres que podem considerar uns bons escriptors e que mereixen un
Hoc d'honor en la histöria de la literatura» (p. 11).
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Becquer: Leyenda y realidad, Madrid 1990.
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Naturalmente, un'opera di questo genere non permette di risolvere nessun problema, se
non specifico per qualche autore, ne permette di operare visioni di sintesi, perö, ed e
importante, consente di farsi venire dei dubbi e dunque impostare delle linee di investigazione. Proviamo a leggerlo da questo punto di vista. Se tralasciamo quegli autori < tecnici >,
e sono la maggior parte, che compongono opere di diritto ο teologia ο sermoni, per concentrarci solo sui < letterati > in senso piü stretto giä possiamo osservare che: i poeti sono 7,
14 gli epistolografi (ma 4 figurano anche fra i poeti), 5 i grammatici (uno, Joan Ramon
Ferrer, e anche poeta ed epistolografo). A questi si possono aggiungere altri, dalle categorie
degli storici e degli oratori, per il carattere spiccatamente letterario delle loro opere, come
il Cardinale Margarit ο Felip de Malla. II panorama non e ampio. Certo considerando tutta
l'area della confederazione catalano-aragonese si puö trovare di piü: solo nell'articolo del
1991 l'a. pubblica componimenti di altri 11 verseggiatori provenienti principalmente dalle
Baleari. Perö, per il momento fermiamoci ai catalani. Sappiamo che la Catalogna ha sofferto, nel corso dei secoli, enormi perdite di manoscritti, e dunque ciö che ci resta puö non
rappresentare neppure lontanamente la realtä dell'epoca. Comunque qualcosa se ne puö
trarre. Vediamo i poeti. Α parte Jeroni Pau, autore di alto livello e di proiezione internazionale, gli altri compongono opere di carattere religioso (come Mossen Aza, p. 34; Guillem
Morell, p. 162) oppure epitafFi e poesie d'occasione e d'interscambio (Pere Miquel Carbonell, pp. 63—72; Joan Ramon Ferrer, pp. 93—97; Guillem Fuster, pp. 102—03; Jaume Ripoll, pp. 202—04). A questa stessa categoria appartengono autori maiorchini come Arnau,
Bernat e Miquel Descös. Tralasciando questioni di qualitä e quantitä, vorrei appuntarmi
sulle caratteristiche di questa produzione, che sembra essere di dilettanti della poesia, di
praticanti che si scambiano componimenti come per gioco. Pare di assistere ad un fatto
nuovo, ad un nuovo gioco letterario. Ε difficile da dire, soprattutto alio stato attuale degli
studi. Perö e possibile. Dalla metä del XII secolo in poi, ovvero da quella meteora che fu
l'Anonimo Innamorato di Ripoll, fino alia fine del XIV e meglio gli inizi del XV secolo
non conosco altri poeti catalani in latino. Non e una impressione troppo sbagliata, forse,
se si e portati ad attribuire questo fervido scambio di epistole e poesie alia volontä di
compartecipare qualcosa di profondamente nuovo rispetto alla tradizione, che per la Ietteratura era eminentemehte in lingua volgare. Per spiegare questo fenomeno ed inserirlo in una
realtä culturale ci si dovrä muovere lungo due linee. Individuare i fattori di novitä e i mezzi
che ne hanno permesso la produzione in Catalogna. Ovvero l'influenza italiana e le scuole
di grammatica. Che molto si debba all'influenza italiana, prima con Petrarca e Boccaccio,
poi con umanisti, noti ad autori catalani, come Valla, Bruni, Bracciolini ο Beccadelli e
abbastanza ovvio. Ma si dovrä anche pensare all'importazione di manoscritti di tipo scolastico e di maestri. Ε questo ci porta anche alle scuole. Che non dovevano essere ne molte
ne buone se Felip de Malla, nel Memorial del pecador remut, lamenta tanto la loro mancanza. Perö qualcosa doveva pur esserci. Lo lasciano pensare manoscritti di autori studiati
nelle scuole come Gualtieri di Chätillon ed altri sia antichi sia medievali. Ma anche la
presenza di maestri fatti venire dall'Italia, oppure locali come un tal Galceran Altimir,
maiorchino dedicatario di una poesia. Ε un fenomeno ancora ignoto e difficile da studiare,
ma di notevole importanza per meglio intendere i caratteri di questa produzione latina e
anche per inquadrare alcuni problemi legati alla letteratura in volgare come le traduzioni
del XV - della qualitä e impegno di quelle di Francesc Alegre ο di Ferran Valenti —
oppure alcuni aspetti di romanzi in volgare, soprattutto riguardo alle polemiche di tipo
culturale sostenute dall'anonimo autore del Curial e Giielfa.
Roma, novembre 1993
Stefano Maria Cingolani
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