anno XXIV
numero 9
settembre 2013
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
Quattro Disegni
di Legge
per una riforma
attesa da anni
nuovi
ordini
sanitari
per la tutela
della salute
Sommario
La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi
e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia.
4
numero 9
settembre 2013
anno XXIV
numero 9
settembre 2013
torino
medica
8
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
Quattro Disegni
di Legge
per una riforma
attesa da anni
14
18
L’iter parlamentare
di ben quattro disegni
di legge (DdL): il 725,
primo firmatario Luigi
D’Ambrosio Lettieri,
l’818 primo firmatario
Annalisa Silvestro e 829
presentato sempre al
Senato dal Presidente
Amedeo Bianco primo
firmatario. La quarta
iniziativa politica è del
Ministro della Salute
Beatrice Lorenzin: un
DdL “Omnibus” in quanto
prevede 28 articoli;
oltre a nuovi Ordini
professionali, anche un
riassetto di molti aspetti
della Sanità italiana.
20
22
26
28
Foto in copertina di
Dario Cicchero
Direzione, Redazione,
Corso Francia 8 - 10143
Torino Tel. 011 58151.11
r.a. Fax 011 505323
[email protected]
www.omceo.to.it
Presidente
Amedeo Bianco
Vice Presidente
Guido GIUSTETTO
Segretario
Ivana GARIONE
Editoriale
Salute e previsioni
del tempo
Mario Nejrotti
32
prima pagina
comunicazione
informazione
formazione
nuovi
ordini
sanitari
per la tutela
della salute
30
prima pagina
Tesoriere
Guido REGIS
Consiglieri
Domenico BERTERO
Tiziana BORSATTI
Emilio CHIODO
Riccardo DELLAVALLE
Ezio GHIGO
Anna Rita LEONCAVALLO
Elsa MARGARIA
Aldo MOZZONE
Tribuna
36
38
Nuovi ordini
professionali
a tutela della salute
a cura di
Nicola Ferraro
Il dedalo
Si poteva evitare?
MariaTiziana Bertero
Irene Castagno
Il dolore
tra corpo
e psiche
Donatella Bacolla
Lo stetoscopio
Contrastare
il cancro
mammario
Carlo Campagnoli
Il parto a domiciio
Emanuele D. Ruffino
Germana Zollesi
Buone pratiche
(e un libro) per battere
l’ictus
Nicola Ferraro
Sciopero
Comunicati Stampa
Renato TURRA
Roberto VENESIA
Rosella ZERBI
Patrizia BIANCUCCI (Od.)
Gianluigi D’AGOSTINO
(Od.)
Bartolomeo GRIFFA (Od.)
Commissione Odontoiatri
Gianluigi D’AGOSTINO
Presidente
Patrizia BIANCUCCI
40
46
48
49
Chi fa cosa
Progetto ENPROS
Com. Stampa
fprc: 62 milioni di euro
in tre anni all’irccs di
Candiolo
Nicola Ferraro
La maglietta“intelligente”
Com. Stampa
Ospedale Maria Vittoria:
operazione solidarietà
per i bimbi irradiati da
Cernobyl
Com. Stampa
In difesa della donna
P.Castagna
S.Donadio
P. Annetta
B.Pattarino
A.Sena
C.Griffey
Cultura
Medici musicisti a
Montanaro
Nicola Ferraro
Dai congressi
Save Fertility
Com. Stampa
Rubriche
Il bisturi rosso
Servizi dell’Ordine
Comunicati
58
Corsi e congressi
in pillole
Congressi
Claudio BRUCCO
Bartolomeo GRIFFA
Paolo ROSATO
TORINO MEDICA
Revisori dei Conti
Riccardo FALCETTA
Presidente
Carlo FRANCO
Angelica SALVADORI
Vincenzo MACRI’ Supplente
Direttore responsabile:
Direttore:
Amedeo Bianco
Mario Nejrotti
Caporedattore:
Nicola Ferraro
Aut. del Tribunale di Torino
n. 793 del 12-01-1953
Pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 Fax 011 3290679 e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it
Progetto e Realizzazione Grafica SGI Srl
Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA
Chiuso in redazione il 5 settembre 2013
settembre 2013
3
prima pagina
Editoriale
a cura di
Mario Nejrotti
SALUTE E
PREVISIONI
DEL TEMPO
Agli anziani che sono caduti, che hanno avuto un trauma
oppure hanno forme di disequilibrio, noi clinici siamo soliti
consigliare, per una marcia sicura, di sollevare i piedi camminando e guardare lontano, tenendo la testa alta.
In una parola consigliamo di non avere paura.
Paura e salute
Le statistiche ci dicono che la paura di compiere un’azione
corporea, comporta esitazione, insicurezza e porta il soggetto a cadere con molta più facilità di un suo coetaneo,
sicuro di sé e magari un po’ spavaldo.
Quante volte sia in età geriatrica che in quella pediatrica
abbiamo incitato rispettivamente figli e genitori a non inculcare, per troppo amore, insicurezza nei loro congiunti?
Certamente la paura influenza la salute delle persone.
Le rende meno attive, meno fantasiose, meno creative e
consapevoli delle proprie potenzialità.
Ma certamente, specie in età pediatrica e geriatrica, inculcare la paura rende la loro gestione meno difficoltosa e pesante.
Bimbi e vecchi convinti che ogni più piccola azione porterà
un danno irreparabile, saranno più inclini ad obbedire a genitori e figli preoccupati.
“Non correre, non sudare, smetti di leggere che ti fa male
agli occhi, non mettere più le tue pantofole preferite che
cadi, esci con il cappello, prendi il bastone, non portare più
fuori il cagnolino che ti trascina per terra, non ti buttare per
terra che ti sporchi, poverino quanti compiti ti hanno dato,
ti farà male, non bere dopo le ciliegie, il bagno lo potrai fare
solo dopo tre ore dalla colazione, togliti dal sole che ti gonfiano le gambe, mettiti la maglia di lana se no prendi freddo, non camminare al buio che cadi, non camminare a piedi
nudi che ti tagli, attento, attento, altrimenti, altrimenti...”
E ce ne sarebbe già abbastanza per rovinare l’infanzia di
generazioni di bambini e per spegnere il cuore coraggioso
di vecchi, passati attraverso i mille pericoli della vita…
Ma quando la logica della paura protettiva travalica i confini
della famiglia e viene assunta dai media, il pericolo di un
danno, perlomeno psicologico, alla salute di popolazione
diviene concreto.
4
settembre 2013
Tra “bolle di calore” e… “bolle d’aria fritta”
Nell’estate appena trascorsa calda, ma non caldissima, burrascosa,
ma non burrascosissima, insomma normale come decine e decine di
altre, siamo stati subissati, come del resto ormai da molti anni, da
ripetute notizie di ondate di calore.
Siccome “disgraziatamente” per i media non siamo in una vera area
tropicale o artica, ma in una noiosa e ripetitiva area a clima temperato, allora le giornate di caldo importante con i “meriggi assolati e
accecanti” sono diventate “bolle di calore” e siccome questo termine non incuteva sufficiente timore, si è pensato di battezzarli: Stige,
Caronte, Inferno…
È bastato poi aggiungere sui grafici delle ore la percentuale di UVA
opportunamente colorate di giallo e rosso con il cartello di pericolo
che il risultato è stato ottenuto.
La popolazione è divenuta sempre più fanatica consumatrice di previsioni estive, come lo era già di quelle altrettanto catastrofiche invernali.
La paura è salita e l’attività diurna si è ridotta.
C’è il Sole: tutti al chiuso con bottigliette d’acqua, condizionatori,
ventilatori, rifiuto di ogni attività fisica in attesa di Caronte e della
successiva bolla di calore.
Certamente la consapevolezza che d’estate fa caldo e d’inverno fa
freddo e nelle mezze stagioni da noi piove, e sovente tanto, è un
traguardo culturale che merita ogni sforzo e investimento.
Prima di tutto la conoscenza.
Ma perché usare gli strumenti della paura?
Non sembra sia in salute e maturo un popolo che passa parte del
suo tempo a scrutare schermi televisivi, del computer, tablet, iPad e
telefonini, per sapere se potrà uscire di casa senza rischio.
Un popolo che si lascia influenzare dallo stupidario meteorologico, si
farà più facilmente dominare da ogni tipo di paura indotta: da quella
del diverso a quella dello spread, usate spesso ad arte da chi ha tutto
l’interesse ad avere un uditorio di bambini o anziani preoccupati e
ubbidienti.
Una strada per uscire da questo clima di paura e in definitiva di poca
salute ce l’hanno indicata i “matusa” dei World Master Games over
35, svoltisi a Torino nell’agosto scorso.
È stata la rivoluzione contro tutti i buoni e le spaventevoli paure di
cui sopra.
Allegri nonnetti, anche di novant’anni, hanno buttato al vento maglie di lana, bastoni e scarpe antiscivolo per cimentarsi nella corsa,
nel nuoto e decine di altre specialità sportive, insieme a generazioni
di atleti che hanno fatto della loro salute e del loro coraggio le bandiere della loro vita.
Sono certo che la giapponese di 94 anni, vedova del campione delle
Olimpiadi del 1936, si sia gettata in vasca ben prima delle fatidiche
tre ore, e impippandosene della presenza sorniona di Stige alle due
del pomeriggio, in una Torino dal clima estivo come da area geografica e da copione.
Verso la consapevolezza, senza paura
Forse dovremmo tutti: medici, educatori, genitori, figli e, perché no,
anche politici imboccare la strada della promozione di una cultura
che porti certo alla consapevolezza dei rischi e dei propri limiti nelle
scelte e nelle azioni, ma che stimoli il coraggio e la fiducia in se stessi
e non generi individui pavidi e rinunciatari. ¢
settembre 2013
5
prima pagina
Tribuna
di
Nicola Ferraro
Da molti anni si prova a riformare gli Ordini
che regolamentano le professioni sanitarie
senza successo. La Legislatura in corso sembra
avere imboccato con decisione la strada
dell’adeguamento alle nuove esigenze operative
in ambito medico-sanitario.
Hanno iniziato l’iter parlamentare ben quattro
disegni di legge (DdL): il 725, primo firmatario
Luigi D’Ambrosio Lettieri (senatore, titolare
di farmacia a Bari dove ricopre la carica di
Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della
provincia), l’818 primo firmatario Annalisa
Silvestro (senatrice, dirigente infermieristica
dell’azienda sanitaria di Bologna, Presidente
della Federazione nazionale dei Collegi infermieri
IPASVI) e 829 presentato sempre al Senato
dal Presidente Amedeo Bianco: cofirmatari i
Senatori Annalisa Silvestro, Emilia Grazia De
Biasi, Venera Padua, Bachisio Silvio Lai.
La quarta iniziativa politica di riforma degli
Ordini per l’esercizio delle professioni sanitarie
è a firma del Ministro della Salute Beatrice
Lorenzin: un DdL “Omnibus” in quanto prevede
in 28 articoli, oltre a nuovi Ordini professionali,
anche un riassetto di molti aspetti della Sanità
italiana. Il testo ha avuto il semaforo verde da
Consiglio dei Ministri del 26 luglio scorso.
In questo articolo cercheremo di ripercorrere
la cronaca degli eventi principali legati alla
contemporanea presenza dei quattro DdL sulla
scena parlamentare; lo faremo riportando le
reazioni della stampa nel raccontare questo
percorso.
Per completezza d’informazione aggiungiamo
che il DdL Bianco è stato presentato in Senato il
14 giugno scorso e che il suo iter parlamentare
può essere seguito in Rete all’indirizzo:
http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede_
v3/Ddliter/41335.htm
ULTIMA ORA:
AVVISO IMPORTANTE
su SCADENZA INDIRIZZI PEC
Si avvisano gli Iscritti che POSTECOM ha erroneamente inviato degli avvisi di scadenza
degli indirizzi di Posta Certificata rilasciati gratuitamente dall’Ordine dei Medici di Torino e
Provincia. In realtà la validità degli indirizzi continua perché l’Ordine ha rinnovato il contratto
fino al 30/09/2014.
Il Segretario OMCeO di Torino
Drssa Ivana Garione
6
settembre 2013
nuovi ordini
professionali
a tutela
della salute
Bianco (Fnomceo), nuovi profili per gli Ordini delle
professioni sanitarie
Tre proposte ampiamente sovrapponibili, che ci si augura confluiscano in
un testo unificato: tra i disegni di legge che ridisegneranno gli Ordini delle
professioni sanitarie, uno vede tra i firmatari il presidente della Fncomceo,
Amedeo Bianco. Molte le novità. Per quanto riguarda la parte di carattere
generale ordinamentale, Bianco ne elenca tre principali: «primo, da organi
ausiliari diventano organi sussidiari dello stato; sono istituzioni che operano, innanzitutto, nel campo esclusivo della ricognizione dei titoli e dei
requisiti per accedere alla professione; secondo, operano nel campo della
promozione della qualità professionale e in questo integrano la loro azione
con quella delle istituzioni preposte alla formazione pre e post laurea. Terzo,
agiscono a tutela dei valori etici connessi alle attività sanitarie e qui ci riferiamo ovviamente, da una parte alla deontologia professionale e dall’altra
alle attività disciplinari a questa connesse». Gli ordini vengono definiti enti
pubblici non economici, dotati di autonomia finanziaria, patrimoniale e gestionale; non gravano dunque sul bilancio pubblico, perché sono sostenuti
dai contributi degli iscritti e, in via generale, garantiscono gli interessi pubblici connessi all’esercizio professionale: «questo significa – spiega Bianco
- che sono istituzioni preposte alla tutela degli interessi degli iscritti, ma
solo nella misura in cui queste coincidono con gli interessi pubblici». Anche
tutto l’asset organizzativo e gestionale viene rivisto, in particolare nel testo
viene prefigurata l’abolizione delle province, laddove la dizione di “ordini
provinciali” diventa “ordini territoriali”. Un altro aspetto innovativo riguarda l’attività disciplinare: «è prevista la separazione tra funzione inquirente e
giudicante; tutta la parte istruttoria viene definita da commissioni regionali
in cui entra a far parte anche un rappresentante designato dal ministero
della Salute, mentre la funzione giudicante dev’essere in capo alle commissioni di Albo». In generale siamo di fronte a un’opera di ammodernamento, oltre che delle finalità, anche delle regole di vita quotidiana di queste
istituzioni che, ricorda Bianco, «erano costruite su un modello di ordine del
1948, certamente non più funzionali oggi».
Il brano a lato è tratto
da “Doctor 33” che
il 17 luglio scorso
ha intervistato il
Presidente Bianco
su un cammino
possibile per arrivare
dai disegni di legge
in iter parlamentare
(in quel giorno
ancora tre perché
il DdL Omnibus
non era ancora
stato approvato
dal Consiglio dei
Ministri) alla riforma
degli Ordini delle
professioni sanitarie.
u
settembre 2013
7
prima pagina
Tribuna
Dopo la nomina del
Comitato ristretto,
l’Ufficio Stampa
della FNOMCeO il
22 luglio scorso
ha intervistato il
Presidente Bianco
per fare il punto
su questa vicenda
parlamentare.
A lato l’intervista,
a firma di Simona
Dainotto, ripresa
da molte testate
nazionali.
8
Bianco: “Ordini nuovi a tutela della
Salute di tutti”
L’attuale Legislatura è entrata nel pieno dei lavori
e, tra i Disegni di Legge all’esame del Parlamento, ben tre ripropongono un progetto di Riforma
degli Ordini delle Professioni Sanitarie, a testimonianza dell’urgenza di un rinnovamento.
Un Comitato ristretto è stato istituito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato per unificare
i tre testi, a firma di Bianco, Silvestro e D’Ambrosio Lettieri. Ma di Riforma degli Ordini Sanitari
si parla ormai da tempo: già nel 2010, all’epoca
del loro Centenario, l’approvazione della Legge
Delega Fazio, che la prevedeva, sembrava quasi cosa fatta. Saltata la Legge, per la caduta del
Governo Berlusconi, si era quindi aperta una finestra nell’ambito del Ddl “omnibus” di Monti.
Giunto bruscamente al termine anche questo
Governo, l’ipotesi di riforma di nuovo svaniva.
C’è da dire che una riforma di ordinamenti che
risalgono al 1946 – se non dire al 1910, visto
che tra le due normative ci sono grandi differenze – sembra ormai improrogabile: grande, nel
settore, è l’aspettativa di un intervento legislativo risolutivo.
Come dovrebbero dunque essere questi “Ordini
del futuro”? Quali, in sostanza, i punti salienti
dei tre Disegni di Legge? E come addivenire a
un Testo unificato, a una cornice normativa unica
che interessa più di 900 mila professionisti?
Lo abbiamo chiesto al presidente della Fnomceo,
Amedeo Bianco, che, come Senatore, è anche
primo firmatario di uno dei Ddl, quello che porta
il numero 829.
settembre 2013
Presidente, è tanto che aspettiamo una Riforma
dei nostri Ordini. Siamo arrivati al traguardo?
Un ammodernamento di normative che risalgono a un’epoca a cavallo della nascita della Costituzione (la Legge Istitutiva è del 1946, il Regolamento che ne dà esecuzione del 1950) è ormai
improcrastinabile. I nostri Ordini in tutti questi
anni sono profondamente mutati, adeguandosi
ai grandi cambiamenti della Medicina, delle nostre Professioni, della nostra Sanità.
I tre testi che sono stati presentati da diverse parti politiche sono testimonianza di questa esigenza imprescindibile.
E a testimonianza di quello spirito comune che
anima le nostre Professioni, i tre Disegni di Legge
sono ampiamente sovrapponibili. Siamo dunque
ottimisti sul lavoro del Comitato Ristretto che li
farà convergere in uno solo.
Quali sono i punti principali della Riforma da voi
ipotizzata? E come cambieranno le competenze
degli Ordini?
Come già previsto sin dalla Legge Delega Fazio,
gli Ordini si trasformano: da organi ausiliari diventano “enti pubblici non economici sussidiari
dello Stato”, volti al perseguimento di quegli
“interessi pubblici” che devono essere propri
dell’esercizio professionale, con il fine specifico
di far rispettare le regole imposte dalla Legge e
dalla Deontologia.
E tali Ordini - che restano sotto la vigilanza del
ministero della Salute – vedranno tutelata la
loro autonomia patrimoniale, regolamentare e
disciplinare.Tra le loro funzioni principali si individuano la ricognizione dei titoli e dei requisiti per
accedere alla professione, la promozione della
qualità professionale attraverso la formazione long life, la tutela dei valori
etici e deontologici.
La tutela di tali valori si espleta anche attraverso il procedimento disciplinare.
La Legge di Riforma delle professioni, approvata nell’agosto dell’anno scorso, ha riformulato le regole di tali procedimenti per altri Ordini professionali,
non volendo toccare - per la loro peculiarità - quelli sanitari. Su questo delicato aspetto, come intendete intervenire?
La funzione disciplinare è uno dei principali strumenti che gli Ordini hanno
per garantire il rispetto delle regole e dei principi che a esse sottendono.
Anzi, tale attività addirittura sostanzia la peculiarità fondante di queste istituzioni professionali. Per questo, il suo ruolo va valorizzato: ed è quanto con
la Riforma intendiamo fare.
Nel merito, gli Ordini e le Federazioni saranno chiamate a tenere distinta, nel
procedimento disciplinare, la funzione istruttoria da quella giudicante: e ciò
a garanzia del diritto di difesa, dell’autonomia e della terzietà del giudizio.
A tal fine prevediamo di costituire, in ogni Regione, gli “Uffici istruttori”,
formati da membri estratti a sorte tra i componenti delle Commissioni disciplinari di ciascuna professione, oltre che da un Magistrato o giudice di pace,
nominato dal ministero. A questi uffici andrà dunque il compito di istruire il
procedimento, mentre la funzione giudicante resterà in capo alla Commissione disciplinare di Albo.
Saranno sempre le Commissioni disciplinari di Albo a regolare anche le eventuali controversie tra sanitari, connesse all’attività professionale.
Un’altra novità da lei proposta è che, tra le funzioni degli Ordini, sarà per
la prima volta contemplata l’elaborazione del Codice deontologico. Cosa ci
dice in proposito?
È vero, nella legge del 1946 questa funzione non era esplicitata. Ora, secondo il comma 3 dell’articolo 7 – articolo che regolamenta le Federazioni
nazionali – sarà scritto, nero su bianco, che “Le federazioni raccolgono e
aggiornano le norme deontologiche in un codice nazionale unico per
tutti gli iscritti agli Albi”.
Si è detto che uno dei compiti di particolare rilievo, sarà, per gli Ordini e le
loro Federazioni, “promuovere e tutelare” sia l’autonomia delle professioni,
sia la loro qualità. Ma in che modo?
La “qualità tecnico-professionale” non può che
partire dal bagaglio di conoscenze e competenze che il medico acquisisce lungo tutto il suo
percorso professionale, prima e dopo la laurea.
Di qui la necessità - che dovrà espressamente
essere riconosciuta - di un’integrazione con le
istituzioni formative universitarie, e di un’attenzione particolare per le attività di formazione e
aggiornamento long life. In quest’ottica, assume
un significato peculiare l’attività di certificazione
dei crediti formativi Ecm.
Negli ultimi tempi si parla sempre più insistentemente di abolizione delle province. Cosa succederà agli Ordini provinciali?
Nella nuova normativa non si parlerà più di Ordini provinciali, ma di “Ordini territoriali”. Le aree
geografiche saranno più o meno le stesse, rimanendo invariata la possibilità, per il ministero della Salute - su proposta della Federazione e sentiti
gli Ordini interessati - di unire più circoscrizioni
finitime.
Abbiamo compiuto questa scelta perché riteniamo che i nostri Ordini costituiscano, tutti, un
patrimonio culturale, professionale, di tradizioni
che non vogliamo assolutamente perdere.
Cosa ci vuol dire per concludere?
Con questi Disegni di Legge ci proponiamo un
intento comune, quello di contribuire a definire
una cornice normativa unica ma nel rispetto delle autonomie e delle responsabilità di ciascuna
professione. Ma il fine ultimo è quello di garantire gli interessi pubblici connessi alla tutela della
Salute, individuale e collettiva, così come sancito
dall’articolo 32 della nostra Costituzione.
u
settembre 2013
9
prima pagina
Tribuna
Il DDL OMNIBUS DEL MINISTRO DELLA SALUTE
Il testo, approvato nel Consiglio dei Ministri del 26 luglio scorso, si
candida a riformare numerosi ambiti della Sanità italiana sui quali molti
altri politici in precedenti Legislature ci avevano messo mano senza raggiungere però il risultato sperato in forma compiuta: riforma degli Ordini, sperimentazione clinica, lotta all’abusivismo, terapia antalgica nei
Lea, sicurezza alimentare, stili di vita salutari… Si tratta di un disegno di
legge in 28 articoli la cui natura “omnibus” è ben identificata dal titolo:
«Disposizioni in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, di
riordino delle professioni sanitarie e formazione medico specialistica,
di sicurezza alimentare, di benessere animale, per la promozione della
prevenzione e di corretti stili di vita».
La riforma degli Ordini professionali sanitari che più ci interessa in questa sede è in pratica una riscrittura di parte (capi I, II e III) del Dlgs
del Capo provvisorio dello Stato 233/1946 che è l’atto politico di reintroduzione degli Ordini professionali dopo la cancellazione durante il
Fascismo. C’è da sottolineare che uno dei primi atti del regime fascista
fu l’abolizione di questi Enti e che uno dei primi atti politici della Repubblica Italiana è stata la sua reintroduzione.
Nel Ddl ministeriale si confermano gli Ordini dei Medici Chirurghi e
degli Odontoiatri, dei Veterinari e dei Farmacisti. La prima novità è il
controllo da parte del Ministero della Salute degli Ordini dei Biologi
e degli Psicologi. La seconda è la costituzione degli Ordini degli Infermieri, delle Ostetriche, dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle
professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (in
questo Ordine rientrerebbero anche gli assistenti sanitari, oggi iscritti in
un albo proprio). I tre nuovi Ordini professionali sono presenti anche
nei tre Ddl presentati in Senato: un nucleo di unificazione possibile e
reale dei quattro testi. Tra le novità del disegno di legge ministeriale c’è
la definizione degli Ordini come organi sussidiari dello Stato, dotati di
autonomia patrimoniale, finanziaria, regolamentare e disciplinare. Enti
di diritto pubblico che, vista l’autonomia patrimoniale e finanziaria, non
saranno soggetti alle norme per il contenimento della spesa pubblica,
anche se saranno sottoposti alla vigilanza del ministero della Salute.
Come già avviene oggi, negli Ordini è prevista la creazione di albi per le
singole professioni e, altra novità, gli Ordini si riuniranno in Federazioni
regionali. Saranno però le Federazioni nazionali le depositarie dell’aggiornamento dei Codici deontologici anche per normare le attività di
équipe multi professionali.
Per avere un quadro più completo di questo testo ministeriale invitiamo
i lettori a consultare in Rete l’articolo del Sole 24 Ore Sanità del 26
luglio scorso di Manuela Perrone dal titolo “ANTEPRIMA/ Via libera del
Consiglio dei ministri al Ddl omnibus del ministro Lorenzin: nuovi Ordini, epidurale nei Lea e stretta sul fumo, elettronico e non”. I possessori
di uno smartphone abilitato a leggere i codici “Qr” possono accedere
da qui, direttamente all’articolo citato.
SARÀ LA
VOLTA
BUONA?
u
10
settembre 2013
La risposta alla
domanda non dipende
questa volta soltanto
dalla “capacità politica”
dei riformatori degli
Ordini professionali
sanitari. Gli spazi
di incertezza sono
collegati al quadro
politico generale e
alla “tenuta” di questa
XVII Legislatura
oggettivamente
“difficile”. Al di là
delle urgenze e delle
contingenze della
complessa agenda
politica (la sentenza
della Cassazione del
1° agosto scorso
sulla vicenda
Mediaset in primis),
“Quotidianosanità.
it”, sul numero in
Rete a poche ore
da quella sentenza
della Cassazione,
ha intervistato il
Presidente Bianco per
fare il punto nautico
della navigazione di
questi quattro DdL. Di
seguito il testo raccolto
per la testata on-line
da Stefano Simoni.
prima pagina
Tribuna
delle professioni che atteneva al percorso legislativo precedente.
Dunque niente più Testo unificato?
Il lavoro che adesso può fare la Commissione
Sanità del Senato è verificare le distanze e le differenze, modeste, che ci sono sui testi e quindi
verificare la possibilità di una proposta largamente condivisa.
Ddl Lorenzin. Bianco (PD): “Ottimo. Sì a corsia preferenziale. In forse testo unico parlamentare”
È positivo il giudizio del senatore del PD e presidente della Fnomceo. Che riconosce al testo del
ministro una “ supremazia” istituzionale rispetto
ai testi presentati in Senato in materia di riforma
degli ordini. Questo può significare che il Ddl della Ministra godrà di una corsia preferenziale in
Parlamento.
01 AGO - Il giudizio, sia nel complesso dell’iniziativa, che nello specifico, ovvero con riguardo
alla riforma degli ordini, che il senatore del PD
e presidente della Fnomceo Amedeo Bianco, dà
della Ddl omnibus Lorenzin è sostanzialmente
positivo. Positivo per una serie di motivi a partire
dal fatto che il lavoro di Lorenzin insiste su un
percorso fin qui svolto dallo stesso ministero della
Salute, riprendendo quanto già fatto da Fazio e
successivamente da Balduzzi. In più la proposta
della ministra individua soluzioni, in materia di
riordino delle professioni, rimaste “appese” dalla
scorsa legislatura e che meritano l’attenzione del
Parlamento.
Presidente Bianco, la ministra Lorenzin ha presentato un ddl omnibus che ricomprende anche la
riforma degli ordini professionali. Che sarà delle
quattro proposte su cui state lavorando in Commissione Sanità al Senato per trasformarle in un
testo unico?
L’intervento del Ministro ha un po’ cambiato il
contesto per cui credo che da un punto di vista
strettamente procedurale il problema è capire
come si può raccordare l’iniziativa parlamentare
con quella del governo che ha una sorta di supremazia. Problemi nel merito non ce ne sono
perché la proposta Lorenzin è all’interno di un
percorso di individuazione di soluzioni sul riordino
12
settembre 2013
Quali sono le differenze tra la sua proposta e
quello della ministra Lorenzin?
Essenzialmente sono tre. La prima, nella mia proposta vengono identificati gli ordini territoriali,
prefigurando l’abolizione delle province, dicendo che gli ordini territoriali insistono sulle stesse
circoscrizioni geografiche delle province al 31
dicembre 2012.
La seconda differenza è che nel mio testo vengono ulteriormente specificate le funzioni autonome degli albi presenti in più ordini, in modo
specifico quello più antico dei medici e degli
odontoiatri, prevedendo in modo più analitico le
funzioni di commissioni a livello territoriale e a
livello nazionale. La terza variazione è che nelle
commissioni inquirenti, in caso di procedimenti
disciplinari, su base regionale viene introdotto un
componente nominato dal ministero della Salute, preferibilmente un giudice di pace. Questo
nel Ddl Lorenzin non c’è
Nel complesso del provvedimento come valuta
l’iniziativa della Ministra?
Nel complesso il giudizio è sostanzialmente positivo. Interviene su moltissime materie, è piuttosto complesso e cerca di compiere uno sforzo
nel mettere ordine in più punti del sistema. Penso
per esempio ai medici ministeriali, alla sperimentazione, ai nuovi Lea con il parto indolore, gli stili
di vita sono più materie. Insomma tiene insieme
veramente tante cose e per questo gli riconosco
un suo peso e una sua complessità.
E nello specifico delle norme che riformano gli
ordini, se lei non avesse presentato un suo testo,
voterebbe convinto quello della Ministra?
Certamente perché non fa altro che raccogliere il
percorso, fin qui svolto anche dallo stesso ministero della Salute. Questa della riforma è una storia iniziata con l’ex ministro Fazio, portata avanti
dal suo successore Balduzzi e che si è interrotta
per la fine della legislatura. Ma era ad un passo
dall’essere approvata. Quindi il lavoro di Lorenzin
si inserisce in un solco già profondamente segnato. Il ministro con il suo disegno di legge porta
all’attenzione tutti i problemi aperti e le soluzioni
ad alcune criticità di sistema. Sono tutte questioni che stavano lì e che meritano l’attenzione del
Parlamento. ¢
L’onorevole Beatrice
Lorenzin è il Ministro
della salute dal 28
Aprile del 2013
Il dedalo
Queste quattro
diapositive che
sintetizzano
un caso clinico.
Le usiamo in
questo articolo
per far
conoscere il
Gruppo Tecnico
sulla Sindrome
da Anticorpi
Antifosfolipidi
(in precedenza
definito
“Consorzio”)
e chiedere la
collaborazione
dei colleghi.
14
Si poteva
La Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (APS)
La Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (APS) è un disordine autoimmune sistemico caratterizzato dall’associazione di trombosi e/o complicanze
gravidiche alla positività persistente per anticorpi antifosfolipidi (aPL) (1).
Per una corretta diagnosi, almeno uno dei tre test - anticoagulante lupico
(LA), anticardiolipina (aCL) e antibeta2GPI - deve essere positivo in almeno
due determinazioni, effettuate a distanza minima di 12 settimane (2).
L’APS può presentarsi in forma isolata oppure associata a malattie autoimmuni sistemiche, come il Lupus Eritematoso Sistemico (LES).
Gli eventi trombotici possono riguardare il distretto arterioso, quello venoso, vasi di calibro maggiore oppure del microcircolo; il quadro clinico
dipende quindi dalla sede e dalla gravità dell’evento vascolare. La tromboprofilassi secondaria prevede in genere una terapia anticoagulante a tempo illimitato. Per meglio definire intensità e durata della profilassi secondaria e – in casi selezionati, in previsione di profilassi primaria in pazienti
con anamnesi negativa e quindi non affetti dalla sindrome – è importante
valutare il singolo caso con una stratificazione del rischio: vanno evidenziati eventuali altri fattori di rischio cardiovascolari, difetti trombofilici o
autoimmunità sistemica associati e bisogna considerare se la trombosi è
avvenuta in presenza di fattori di rischio rimuovibili (3). Dal punto di vista
del laboratorio, l’alto titolo e la positività di più anticorpi (LA, aCL e antibeta2GPI) correlano con un maggior rischio di eventi clinici.
Le complicanze ostetriche, considerate criterio clinico di APS, sono state
definite in modo molto preciso dai criteri classificativi cui finora ci atteniamo (2), vedi tabella 1. Con la terapia oggigiorno universalmente riconosciuta per l’APS in gravidanza, cioè aspirina a basso dosaggio associata a
eparina a basso peso molecolare, il 70-80% delle gestazioni ha un buon
esito (4).
Dal momento che le manifestazioni cliniche dell’ APS appaiono relativamente aspecifiche, per confermare il sospetto diagnostico, bisogna disporre di una accurata e affidabile determinazione di laboratorio degli aPL.
settembre 2013
evitare?
Ma, in generale, a quali pazienti richiedere la ricerca e il dosaggio degli aPL?
Innanzitutto a pazienti che sviluppano trombosi senza altre cause apparenti
(trombosi idiopatiche) soprattutto se giovani; come altri autoanticorpi, anche gli aPL presentano una prevalenza aumentata e uno scarso significato
negli anziani. E’ ragionevole prescrivere la ricerca degli aPL nelle pazienti con
anamnesi positiva per aborti ricorrenti (≥ 3), per morte fetale oltre la 10°
settimana oppure per parto prima della 34° settimana per preeclampsia o
insufficienza placentare. Gli aPL vanno indagati, infine, nei pazienti con LES
e nei soggetti con PTT allungato, non interpretabile in altro modo.
Dal punto di vita epidemiologico l’APS è considerata malattia rara e dal
2005 in Piemonte e Valle d’Aosta i pazienti affetti possono usufruire di una
esenzione dal ticket.
MariaTiziana Bertero*
e Irene Castagno,
per il “Gruppo Tecnico
del Piemonte e Valle
d’Aosta
sulla Sindrome da
Anticorpi
Antifosfolipidi”**
*Membro della
23^Commissione
dell’OMCeO di Torino
sulle malattie rare
**Coordinatori del
Gruppo
Mario Bazzan
M. Tiziana Bertero
Renato Carignola
Il Gruppo Tecnico APS del Piemonte e Valle d’Aosta
Il Gruppo Tecnico APS del Piemonte e Valle d’Aosta, nell’ambito della Rete
Malattie Rare, dal 2004 svolge attività per la formazione e la diffusione delle
conoscenze sulla sindrome. Attraverso incontri collegiali periodici nei quali
vengono discussi casi clinici complessi, presentati lavori recenti o report da
congressi e corsi, favorisce il confronto fra medici, biologi e tecnici di laboratorio di diverse specialità e provenienti da tutta la Regione.
È stato creato e distribuito un manuale sull’APS e sono stati allestiti corsi (n. 9 edizioni) nelle diverse zone del territorio regionale (Alba, Cuneo,
Orbassano,Settimo, Alessandria, Novara). Una edizione particolare è stata
destinata ai laboratoristi e un’altra, centrata sulla gravidanza, approntata
all’ospedale S. Anna di Torino, per i ginecologi. Il 10° corso si terrà a Omegna il 24 settembre prossimo.
Un’attività di standardizzazione della diagnosi di laboratorio (tramite l’allestimento di una Verifica Esterna di Qualità-VEQ, annuale, dal 2006 a oggi)
ha coinvolto i laboratoristi di tutta la Regione.
Su richiesta della Regione è stato redatto il Percorso Diagnostico Terapeutico
Assistenziale-PDTA sulla Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi. u
settembre 2013
15
Il dedalo
Nel 2011 la casistica APS del Piemonte e Valle d’Aosta è stata raccolta e analizzata, e ha portato alla
pubblicazione di due lavori su riviste internazionali
(5,6).
Il Gruppo Tecnico APS è aperto a tutti coloro che
si occupano di tale patologia. Chi fosse interessato
può contattarci tramite mail ([email protected],
[email protected], [email protected]).
Uno degli obbiettivi attuali è il “recupero” dei casi
di APS ostetrica eventualmente misconosciuti o dismessi. Diversi lavori della letteratura dimostrano un
aumentato rischio di eventi trombotici in pazienti
con APS ostetrica (7,8,9).
E’ importante quindi che le pazienti con APS ostetrica vengano indirizzate a un centro specialistico
(immumologico /reumatologico/ematologico) per
essere seguite nel tempo. Questo consentirebbe di
attuare una adeguata tromboprofilassi in situazioni
di rischio (e prevenire quindi eventi trombotici con
conseguenze anche gravi, talora mortali) e garantirebbe una sorveglianza verso l’eventuale sviluppo di
una malattia autoimmune sistemica. Tutto ciò porterebbe anche a una riduzione significativa dei costi
per il Sistema Sanitario Nazionale. ¢
TABELLA 1, TRATTA DA MIYAKIS ET AL. (2).
trombosi
vascolare
Trombosi arteriosa, venosa o dei piccoli vasi, confermata istologicamente o strumentalmente
Una o più morti inspiegate di feti morfolologicamente normali (conferma diretta o ecografica) oltre
la 10° settimana di gestazione
Una o più nascite premature di neonati morfolo-
CRITERI CLINICI
gicamente normali prima della 34° settimana di
manifestazioni
ostetriche
gestazione in seguito a eclampsia o grave preeclampsia oppure dopo riscontrata insufficienza
placentare
Tre o più aborti spontanei consecutivi prima della
10° settimana di gestazione, con anatomia materna normale, escludendo cause ormonali o genetiche nei genitori
LA (Lupus Anticoagulant) nel plasma in due o più occasioni ad almeno
12 settimane di distanza
criteri
laboristici
aCL (Anticorpi Anti-Cardiolipina) IgG e/o IgM nel siero o plasma in due o
più rilevazioni ad almeno 12 settimane di distanza
Anticorpi anti-ß2glicoproteina-I IgG e/o IgM nel siero o plasma in due o
più occasioni ad almeno 12 settimane di distanza
16
settembre 2013
Un appello
Situazioni analoghe a
quelle del caso clinico
riportato POSSONO
E DEVONO ESSERE
EVITATE.
Chiediamo pertanto
ai Colleghi che siano
a conoscenza di
potenziali casi di
APS ostetriche, di
segnalarceli. Tenendo
presente i criteri
classificativi cui
facciamo riferimento
(vedi tab. 1).
bibliografia
1. Ruiz-Irastorza G, Crowther M, Branch W
et al. Antiphospholipid syndrome. Lancet
2010;376:1498-509.
2. Miyakis S, Lockshin MD, Atsumi T et al.
International consensus statement on an
update of the classification criteria for definite
antiphospholipid syndrome (APS). J Thromb
Haemost 2006;4:295-306.
3. Ruiz-Irastorza G, Cuadrado MJ, Ruiz-Arruza
I et al. Evidence-based recommendations for
the prevention and long-term management of
thrombosis in antiphospholipid antibody-positive
patients: report of a task force at the 13th
International Congress on antiphospholipid
antibodies. Lupus 2011;20:206-18.
4. Danza A, Ruiz-Irastorza G, Khamashta M.
Antiphospohlipid syndrome in obstetrics. Best
Pract Res Clin Obstet Gynaecol 2012;26:65–76.
5. Bertero MT, Bazzan M, Carignola R et al.
Antiphospholipid syndrome in northwest Italy
(APS Piedmont Cohort): demographic features,
risk factors, clinical and laboratory profile.
Lupus 2012; 21: 806-9.
6. Bazzan M, Vaccarino A, Stella S et al.
Piedmont APS Consortium. Thrombotic
recurrences and bleeding events in APS vascular
patients: A review from the literature and a
comparison with the APS Piedmont Cohort.
Autoimmun Rev 2013;12:826-31.
7. Hughes GR. Miscarriage and heart attack.
Lupus 2011;20:3-4.
8. Martinez-Zamora MA, Peralta S, Creus M et al.
Risk of thromboembolic events after recurrent
spontaneous abortion in antiphospholipid
syndrome: a case-control study. Ann Rheum Dis
2012;71:61-6.
9. Gris JC, Bouvier S, Molinari N et al.
Comparative incidence of a first thrombotic
event in purely obstetric antiphospholipid
syndrome with pregnancy loss: the NOH-APS
observational study. Blood 2012;119:2624-32.
settembre 2013
17
Ladedalo
Il
il dolore
tra corpo
e psiche
Donatella Bacolla
Coordinatrice
Commissione
Salute
FIDAPA BPW Italy
Torino Centro
A che punto siamo sull’applicazione della legge n.38 per
la lotta al dolore?
Già dal maggio 2009 e ancor più a seguito della legge
n.38 del 15 marzo 2010, il gruppo IPLAD “Insieme per la
lotta al dolore” ha portato avanti iniziative a livello nazionale tese a informare la popolazione e a formare il personale medico ed infermieristico sia ospedaliero che attivo
sul territorio.
In quest’ottica, con lo stimolo ed il supporto di FIDAPA,
è stata istituita dal 2009 la Commissione Cure Palliative
e Terapia del dolore nell’Ordine dei Medici Chirurghi e
Odontoiatri della Provincia di Torino* a cui sono seguite
quelle degli Ordini dei Medici di Alessandria, Ancona,
Campobasso, Cuneo, Foggia, Formia, Milano, Novara, Palermo, Pistoia, Roma, Trieste.
Dal 2010 la 1° Facoltà di Medicina e Chirurgia ha iniziato
l’insegnamento obbligatorio di Cure Palliative e Terapia
del dolore nel corso di laurea. Dal 2012 lo stesso insegnamento è stato messo in atto nella Facoltà di Medicina
e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche e nel
2013 nella 2° Scuola di Medicina a chirurgia di Torino
È stata inoltre organizzata la frequenza degli studenti della
Scuola di Laurea in Medicina e chirurgia presso gli Hospice
ed i reparti di cure palliative e terapia del dolore
E’ stato inserito nei LEA il parto indolore con analgesia
peridurale ed è stato elaborato ed è in via di diffusione,
in collaborazione con il collegio delle Ostetriche di Torino
ed Asti l’opuscolo “Il sollievo dal dolore dal parto” in via
di diffusione.
È stato diffuso tra i cittadini un questionario che ha evidenziato come il 50% degli intervistati non ritiene di ricevere attenzione e cure adeguate al suo dolore: l’opuscolo,
diffuso a Torino, Cagliari e Bari da una immagine iniziale
abbastanza fedele della situazione nazionale.
Ogni anno e stato organizzato a Torino un Convegno per
mettere a fuoco l’evoluzione delle operazioni intraprese e
valutare le ulteriori iniziative che si rendano man mano
necessarie. I convegni sono stati tutti organizzati da C.P.G.
che si è fatto carico come Provider dell’organizzazione
congressuale.
18
settembre 2013
* La lotta al dolore e
la sua promozione è
da oltre quindici anni
un nobile e prezioso
patrimonio culturale
dell’OMCeO della
provincia di Torino;
basti ricordare
il convegno del
1999, organizzato
dall’Ordine torinese
con la presenza
del compianto
monsignor Franco
Peradotto che fece
un intervento
memorabile sulla
“natura divina” della
sedazione, ripresa da
quasi tutti i giornali
italiani.
N. Ferraro
La partecipazione al Convegno è gratuita e sarà
consentita sino al raggiungimento dei posti disponibili,
preferenzialmente attraverso prenotazione alla
Segreteria Organizzativa: CPG tel. 0115611187;
fax 011-0620078; mail [email protected]
Il Convegno 2013 di Torino
Nel convegno di quest’anno si è andati oltre la semplice componente fisica del dolore ponendo attenzione agli aspetti emozionali
che entrano così pesantemente in gioco nella elaborazione e nella
tollerabilità della sintomatologia dolorosa.
Il titolo del convegno di quest’anno, il cui responsabile è non a
caso il prof. Riccardo Torta, è “Il dolore tra corpo e psiche” e si
rivolge, oltre che ai medici di tutte le specialità, agli psicologi ed
agli infermieri.
Il prof. Riccardo Torta ha voluto questo convegno perché sia il dolore come sintomo, sia il dolore come malattia rappresentano una
sfida terapeutica che riguarda l’intera classe medica, dalla medicina di base a quella specialistica. Negli ultimi anni, soprattutto
grazie alla legge 38/2010, relativa alle disposizioni sulla terapia
del dolore e sulle cure palliative, è stata posta crescente attenzione al problema del dolore, sia dal punto di vista diagnostico che
terapeutico. Fra le finalità di tale Legge, oltre a promuovere l’organizzazione di un’adeguata rete per la terapia del dolore e per
la palliazione, è quella di migliorare la formazione del personale
medico, psicologico ed infermieristico nella diagnosi e terapia del
paziente con patologia algica.
“In realtà – come sostiene il prof. Torta- per molti anni, in tale formazione si è posta pressoché esclusiva attenzione alla componente
fisica del dolore, principalmente regolata dalla processazione somatosensoriale dello stimolo doloroso a livello midollare e talamico,
trascurando l’importanza patogenetica e clinica rivestita, nell’origine e modulazione del dolore, da parte di componenti emozionali
(processate a livello dei circuiti emozionali limbici, quali amigdala,
insula, area cingolata anteriore) e di componenti cognitive, principalmente processate a livello della corteccia prefrontale. In tal
senso si continua a formulare una diagnosi di dolore utilizzando
parametri esclusivamente attinenti alle caratteristiche somatiche
del fenomeno algico (quali sede, intensità, caratteristiche, fattori scatenanti e/o inibenti) ed a programmare interventi terapeutici
fondati soprattutto sull’impiego delle varie classi di farmaci analgesici (FANS, oppioidi deboli ed oppiodi forti)”.
Dolore ed emozioni
“L’esperienza clinica e la ricerca dimostrano – continua il prof.
Torta- che la percezione del dolore è strettamente correlata, sia
nella qualità che nella quantità, a meccanismi emozionali, quali
stress, ansia, depressione del tono dell’umore, e da meccanismi
cognitivi, quali aspettativa, paura, significato,
contesto culturale e sociale.
È infatti noto come stress, depressione e dolore non possano essere considerati solamente
come frequenti comorbilità, in quanto compresenti in molteplici quadri clinici (cefalee, fibromialgie, patologie reumatiche, oncologiche,
colon irritabile...), ma come la loro associazione
clinica dipenda dalla condivisione patogenetica,
di meccanismi comuni di tipo neurotrasmettitoriale, infiammatorio, ormonale, neurotrofico.
Nella stessa ottica risulta fondamentale ricordare come i farmaci analgesici e quelli antidepressivi, dimostrano una importante sovrapposizione di meccanismi di azione.
Il non valutare adeguatamente, in ogni paziente, quanto attenga alla componente meramente fisica e quanto alle componenti emozionali
e cognitive, significa non essere in grado di
operare interventi mirati sul dolore, sia di tipo
farmacologico che non farmacologico, ritagliati
sul singolo paziente”.
Gli argomenti trattati nel convegno
Nel convegno “Il dolore tra corpo e psiche”,
accreditato ECM, organizzato dalla Psicologia
Clinica e Oncologica dell’Università degli Studi
di Torino (Direttore, Prof Riccardo Torta) e dal
gruppo FIDAPA PPW Italy Torino “Insieme per la
lotta al dolore”, che si terrà a Torino il 5 ottobre
2013, in via Arsenale 22 nella sala conferenze
della Scuola di Applicazione dell’Esercito, rivolto a medici di medicina generale, a specialisti in
ambito geriatrico, neuropsichiatrico, oncologico,
reumatologico, nonché a psicologi ed infermieri,
verrà trattata, dal punto di vista neurofisiologico,
clinico e terapeutico l’ampia sovrapposizione fra
emozioni e dolore ed il loro trattamento integrato. I temi, affrontati da eminenti neurofisiologi
clinici, farmacologi, neuropsicologi, psicologi
clinici, palliativisti, saranno prospettati, anche
attraverso sessioni interattive, in modo pratico
ed utile per una immediata applicazione clinica.
Particolare attenzione sarà posta agli aspetti di
integrazione fra competenze diverse (mediche,
psicologiche, infermieristiche) ed in ambiti clinici differenziati, quali l’assistenza domiciliare,
l’hospice, considerando aspetti di gestione farmacologica pratica, di monitoraggio del dolore,
dell’applicazione degli interventi psicologici, sino
al problema dei rapporti fra alimentazione e
dolore. ¢
settembre 2013
19
Lo stetoscopio
contrastare
il cancro
mammario
in postmenopausa adottare alimentazione
sobria e fare attività fisica
Prof.
Carlo Campagnoli
http://carlocampagnoli.freehostia.com
Le prime evidenze di una relazione tra stile di vita e rischio tumorale risalgono alla fine degli
anni ’60 dallo studio di popolazioni migranti da aree a basso rischio (Estremo Oriente) ad
aree ad alto rischio (costa occidentale degli USA).
Numerosissime le evidenze successive. Nel 2007 il World Cancer Research Fund ha pubblicato un documentatissimo rapporto (517 pagine; 4.300 riferimenti bibliografici) intitolato
«Food, Nutrition, Physical Activity, and the Prevention of Cancer ». Le prime tra le sintetiche Raccomandazioni che emergono da questo rapporto sono: 1. mantenersi snelli; 2.
praticare quotidianamente attività fisica; 3. evitare bevande zuccherate e limitare cibi ad
alta densità calorica; 4. basare l’alimentazione prevalentemente su cibi di origine vegetale
(cereali non raffinati, legumi, verdura). Infatti, il sovrappeso, ma anche (in parte indipendentemente dal peso corporeo) la sedentarietà e una alimentazione troppo ricca in zuccheri raffinati o grassi e proteine animali, determinano alterazioni metaboliche e ormonali che
facilitano la crescita dei tumori in generale, e in particolare, nella donna in menopausa, dei
tumori della mammella e del corpo dell’utero (endometrio).
Lo studio EPIC e il Progetto DIANA
Questi risultati sono stati confermati da numerosi studi successivi, tra cui lo studio EPIC che
segue prospetticamente oltre 500.000 persone reclutate in 10 paesi europei con abitudini
alimentari molto diverse. Di grande importanza il fatto che un adeguato stile di vita emerge sempre più come uno strumento di prevenzione delle recidive che integra le terapie
adiuvanti. Come tale è pubblicizzato dal progetto DIANA dell’Istituto Tumori di Milano e
nell’ambito della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta (www.reteoncologica.it).
è raccomandata un’alimentazione sobria, autenticamente di tipo mediterraneo: pasta di
grano duro, cereali integrali, verdure, pesce. E’ raccomandata soprattutto l’attività fisica:
una camminata di buon passo di 30-40 minuti cinque volte alla settimana riduce del 2030% il rischio di cancro della mammella e anche, nelle donne che ne siano già state affette,
il rischio di recidiva (Vedi tabella in alto). In Italia il 79% delle donne è insufficientemente
attivo, e il 39% francamente sedentario. Secondo dati relativi al 2008, un impegno fisico
di moderata intensità, quale quello su ricordato, avrebbe potuto evitare circa 15.000 casi di
cancro della mammella e circa 1.700 casi di cancro dell’endometrio. Questi benefici (cui è
da aggiungere anche una rilevante riduzione del rischio di cancro del colon) si sommano a
quelli ben noti che riguardano gli apparati muscolo-scheletrico e cardiovascolare, il sistema
nervoso centrale e il tono dell’ umore. L’impegno e la fatica di una buona attività fisica sono
largamente ripagati.
20
settembre 2013
Il Progetto si concluderà
il 28 novembre 2013
con un convegno su “Stili
di vita per contrastare
il cancro mammario”
che si terrà nell’Aula
Magna dell’Ospedale
Molinette, AO Città della
Salute e della Scienza di
Torino, con l’intervento
di esponenti della
Rete Oncologica e del
CPO di Torino e degli
epidemiologi dell’Istituto
Tumori di Milano (vedi il
programma nella rubrica
“Congressi” di questa
rivista).
La pubblicazione allegata a questo numero della rivista
I principali dati epidemiologici e i meccanismi d’azione sono sinteticamente
evidenziati in 10 immagini significative contenute nel libretto allegato a
questo numero di TORINO MEDICA. Per ulteriori informazioni sull’alimentazione e l’attività fisica come forma di prevenzione consultare il sito del
Progetto nazionale DIANA, promosso dalla SC Epidemiologia Prevenzione
della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano (www.istitutotumori.mi.it/istituto/cittadino/cascinaRosa.asp) e quello dello studio STIVI
promosso dal CPO di Torino (www.stivi.net).
A partire dal 2008 è stato svolto all’Ospedale Sant’Anna di Torino il Progetto “Individuazione e contrasto delle alterazioni endocrino-metaboliche
favorenti la recidiva del carcinoma mammario” (responsabili C. Peris e G.
Rabacchi; responsabile scientifico il sottoscritto). Il progetto si è avvalso
dapprima del sostegno finanziario della Regione Piemonte e successivamente della Fondazione CRT e in particolare della Compagnia di San Paolo.
Vi hanno collaborato gli epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano, i Centri
torinesi della Rete Oncologica e le associazioni GADOS del Sant’Anna e
RAVI delle Molinette. I risultati sono stati oggetto di quattro pubblicazioni
su riviste internazionali (Clin Breast Cancer 2012 e 2013; Gynecol Endocrinol 2013; Breast Cancer Res Treat 2013). ¢
settembre 2013
21
Lo stetoscopio
Il parto
a domicilio
Qualche riflessione di natura economico-sanitaria
Emanuele Davide
Ruffino
Germana Zollesi
22
settembre 2013
L’invito lanciato dal
dott. Mario Nejrotti
dalle colonne di
Torino Medica per
avviare un dibattito,
ad approccio
interdisciplinare,
nell’affrontare i
problemi connessi
alla programmazione
sociosanitaria del
riordino del “Punti
nascita” non può
cadere nel vuoto.
L’Italia sembra
quasi soffrire di
un analfabetismo
economicoprogrammatico che
induce la Sanità
ad essere facile
preda di visioni
limitate, sempre
inevitabilmente
portatrici di sprechi
e di malcontento.
Salute neonatale, turbolenze economiche e demografia
Eppure la Sanità italiana, anche per quanto concerne gli indicatori relativi al settore neonatale, si posiziona ad altissimi livelli secondo le classifiche dell’OMS. Ciò che preoccupa è verificare la sostenibilità del sistema attuale alla
luce delle turbolenze finanziarie e degli andamenti demografici.
La crisi delle società occidentali obbliga infatti a moltiplicare ed accelerare studi che permettano di valutare la
validità e gli effetti, nel lungo periodo, degli interventi sanitari. La drammaticità della crisi, vera o accentuata per
operare interventi dettati più dall’emotività che da una reale logica economica, potrebbe portare a tagli o soluzioni
dettati solo dalla contingenza.
L’approccio dell’economista non può, in questo contesto, ridursi ad un mero richiamo alla necessità di limitare l’operatività del sistema nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, né tanto meno, ridursi a chiedere tagli generalizzati per rispettare i limiti imposti dalle leggi finanziarie. La consapevolezza che non si può più rinviare alle successive
generazioni (anche perché siamo già noi quella prossima generazione) il costo dei servizi considerati indispensabili,
obbliga a ripensare gli asset fondanti il sistema, sempre nel rispetto dell’art 32 della Costituzione.
Assicurare un alto livello nei servizi sanitari, specie al momento del parto costituisce infatti uno dei parametri
maggiormente significativi per definire il grado di civiltà raggiunto, ma ciò non si deve tradurre nell’offrire servizi
inappropriati o more expensive.
L’incapacità manageriale ed una non corretta elaborazione dei dati disponibili potrebbero far preferire decisioni
apparentemente meno penalizzanti, ma più dannose nei loro effetti a medio – lungo termine. u
settembre 2013
23
Lo stetoscopio
Si tratta cioè di spostare l’attenzione dal binomio input/output al binomio income/outcome esaltando
la sfida tra:
• la capacità di selezionare risorse qualificate da impiegare nel processo e la lungimiranza di verificarne gli impatti sulla salute attraverso un approccio interdisciplinare volto alla salvaguardia della
salute nel suo significato più ampio;
• il calcolo monetario tra il costo sostenuto per acquisire gli input e la valutazione degli output
fornita da tariffari dettati spesso più da mediazioni burocratiche che non dalla capacità razionalizzatrice della mano invisibile del mercato.
Il parto a domicilio
Riportare il malato
e il cittadino al
centro del processo
sanitario e, nella
fattispecie con il
parto a domicilio,
significa accettare il
concetto che l’attore
principale del
processo sanitario
non è l’intervento in
sè, ma il cittadino.
Il caso del parto a domicilio si colloca in questo contesto, in quanto non si limita a “contare” o “remunerare” gli interventi ma tenta di ridisegnare un servizio in base a valori culturali ed etico-sociali
prefigurando un continuum di posizioni dove il singolo intervento viene attivato in base alle oggettive
condizioni della partoriente (e non in base alle potenzialità dell’offerta).
Privilegiare il contingente, significa invece, da un lato garantire i servizi d’urgenza da cui una moderna
società non può prescindere, ma anche ridurre le attività i cui ipotetici benefici si manifesterebbero
solo nel lungo periodo, per mantenere i quali la pressione dell’opinione pubblica non risulterebbe
sufficiente.
Il concetto, definibile come “esternalità”, “vantaggio sociale” o “economie esterne”, non risulta
d’immediata valutazione e richiede prima ancora una presa di coscienza dell’effettivo apporto (futuro), in termini di benessere individuale e collettivo, di un investimento “ex ante” mirato a prevenire
gli effetti negativi degli episodi connessi al parto con una chiara identificazione delle coorti a rischio.
In estrema sintesi, il dilemma che si pone è il seguente: attualmente abbiamo risorse limitate ma, senza un’azione manageriale “illuminata”, che investa in modo saggio e mirato per il futuro, rischiamo
di trovarci nella condizione di dovere sopportare maggiori costi, a fronte di pari o inferiori risultati.
La crisi finanziaria che sta attanagliando il nostro sistema sanitario rischia di provocare solo scontenti
per tagli dettati da situazioni contingenti a scapito delle valutazioni sanitarie che assicurino il massimo
livello di efficacia/efficienza al sistema.
All’obbligo costituzionale di assicurare cure per i cittadini non sempre è seguito un sistema valutativo
in grado di rilevare il reale grado di benessere prodotto. Con il crescere del costo degli interventi si
rende invece necessario indagare epidemiologicamente anche sui vantaggi prodotti dall’assistenza
fornita o dalla mancanza di aderenza registrata nelle prescrizioni.
Effettuare la parte more expensive di un intervento e poi non assicurarsi che vengano seguite con la
dovuta perizia le prescrizioni, in tempo di crisi, non è solo irrazionale sotto un profilo clinico ma pone
anche problemi di equità distributiva, in quanto si sottraggono risorse ad altri pazienti. Il parto a domicilio, coinvolgendo direttamente il cittadino tende a superare questi aspetti obbligando ad affrontare il
confronto sui costi non soltanto per il periodo del parto, ma su un asse temporale più lungo.
Nell’ultimo decennio, anche in ambito ostetrico-ginecologico, ha prevalso la cosiddetta medicina
difensiva che porta ad un alto livello di prescrizioni, onde evitare complicazioni (ciò anche per la
mancanza di conoscenze sulle connessioni tra la tipologia delle risorse e i benefici prodotti e di studi
marginalisti). Riportare il malato e il cittadino al centro del processo sanitario e, nella fattispecie con
il parto a domicilio, significa accettare il concetto che l’attore principale del processo sanitario non è
l’intervento in sè, ma il cittadino.
La mancanza di programmi di educazione terapeutica della partoriente che la porti ad essere responsabile del suo comportamento (e non solo accertare che sia in grado di intendere e volere) e gli
insufficienti studi sugli effetti combinati di più interventi sanitari, sono solo alcune delle ragioni che
spingono verso una maggiore analisi.
Il parto a domicilio, occasione per “ritarare” la Sanità su base corologica
Fino ad oggi abbiamo misurato la sanità soprattutto per la quantità degli output prodotti, con gli studi
sulla qualità l’attenzione si è spostata anche sugli outcome: oggi la sfida è quella di coinvolgere direttamente il paziente nel processo. L’importanza della riabilitazione, la necessità di supporti psicologici
per i pazienti oncologici, gli studi sull’aderenza delle terapie e più in generale sull’osservanza della
continuità terapeutica testimoniano la necessità di un visione paziente centrica.
La Sanità non è un’officina riparazioni, ma un contesto sociale dove tutti gli attori devono muoversi
all’unisono per ottenere il massimo risultato. Questo concetto è facilmente rilevabile nel parto dove
l’escludere la partoriente dal processo pare quanto mai illogico.
Se si accetta questo approccio, l’idea di portare i servizi in loco, anziché far muovere la partoriente
appare quanto mai opportuno, prima ancora di qualsivoglia valutazione economica.
24
settembre 2013
* Lo studio del
territorio e la
distribuzione
ottimale delle risorse
sanitarie (strutturali,
strumentali, umane e
finanziarie)
Se poi si considera che il termine di corologia
sanitaria* è ancora sconosciuta ai più, ci si rende
conto come la ricerca della razionalità distributiva
degli elementi sanitari su un territorio è quanto
mai agli albori. Ne consegue che se si esamina la
distribuzione dei servizi sanitari su una determinata area, compresa quella piemontese, si rilevano
grossolane ed irrazionali disuguaglianze, al punto
che ci si chiede se certi servizi siano sorti per le
necessità del sistema o di alcune sue componenti, più che per soddisfare le esigenze dei malati e
dei cittadini. La presenza di alta tecnologia in Piemonte è superiore, ad esempio, a quello presente in altre aree, ma la scarsa capacità di gestione
fa sì che i benefici derivanti dall’alta tecnologia
siano ridotti. A livello quasi didattico si possono
formulare domande del tipo: producono maggiori benefici due attrezzature utilizzate ciascuna tre
ore al giorno, od una sola utilizzata otto ore? Oppure: se una compressa fa bene, due compresse
raddoppiano gli effetti positivi? Si potrebbe continuare a lungo ma è evidente che, in Sanità, non vi
è una correlazione diretta tra la quantità di risorse
impiegate e benefici ottenuti.
Nella fattispecie non è assolutamente verificato
che accrescendo le risorse da destinare alla partoriente, si riducano ad esempio le complicanze.
Partorire a domicilio, ovviamente nei casi previsti
da appositi protocolli, è una pratica che ritorna
in auge in molti paesi occidentali e non può non
essere presa in considerazione: se non altro per
il rispetto dovuto alla libertà di scelta del singolo
individuo.
Tale libertà non può essere limitata da un aspetto
economico, innanzi tutto perché la definizione
dei costi/ricavi in sanità presenta sempre un eleva-
to livello di aleatorietà, se ci si muove in un orizzonte di lungo periodo. Ne consegue che i costi
sono una variabile del ragionamento che per essere sviluppato necessiterebbe di una maggiore
conoscenza del sistema: noi oggi conosciamo
solo il valore di rimborso dei DRG, cioè quanto il
sistema remunera un determinato intervento ma
non quanto costa realmente quell’intervento.
Questa discrepanza obbliga spesso il sistema ad
intervenire con ripiani a piè di lista che sfasano
totalmente i rapporti costi /benefici.
Indubbiamente il parto a domicilio permette di
evidenziare i costi in quanto questi sono immediatamente identificabili con un intervento in diverso loco, mentre i costi sostenuti all’interno di
un ospedale comportano sempre criteri di attribuzione e di ripartizione frutto di criteri soggettivi, permettendo così di effettuare un’intelligente
analisi comparata.
Ma forse il problema sta a monte dei metodi di rilevazione contabile e risiede nel definire
le aspettative che il sistema ripone nel settore
ostetrico-ginecologico: solo in questo contesto
si può definire quale sia la soluzione più appropriata e quali risorse possono essere destinate
ai supporti dati ai parti a domicilio, ma sempre
ricordandosi che un sistema è tanto più efficace quanto più riesce a soddisfare le esigenze del
singolo, cioè mettendo in campo più soluzioni.
Chi più spende non è detto
che meglio stia
Il sistema non può però definirsi efficace solo
se va incontro alle esigenze del singolo utente.
Significherebbe legittimare qualsiasi richiesta
e quando ci sono insieme tutte le ansie/paure/
sogni legate alla maternità ed al parto, diventa molto facile ingenerare richieste “non appropriate”, al di fuori di qualsiasi controllo. Se
ad una futura madre si domanda se preferisca
sottoporsi a tre ecografie, come previsto dalla
legge, o alle otto che normalmente si fanno, si
orienterà naturalmente verso la soluzione more
expensive, come espressione di pseudo sicurezza. Sul parto a domicilio o in ospedale è molto
facile indirizzare la scelta verso uno o l’altro, una
volta che il personale sia coinvolto e convinto.
Le questioni sono: cosa è meglio per la partoriente ed il nascituro? Cosa davvero ne pensano
le future madri al “netto” della influenze ricevute? Qual è la migliore assistenza possibile? Quali
condizioni sono necessarie per scegliere all’interno di un continuum di soluzioni? Qual è l’impegno di risorse e quali le possibili alternative?
Domande cui occorrerebbe preventivamente verificare l’utilità marginale del personale tolto da
un setting per impiegarlo in un altro.
Dire oggi che una soluzione è da preferire ad
un’altra è impossibile, ma ciò deve incoraggiare
gli studi che possano definire meglio i parametri
sia sotto il profilo clinico, organizzativo ed economico. E su tutti questi piani, il parto a domicilio può giocarsi la partita. ¢
settembre 2013
25
Lo stetoscopio
Il 3 giugno
scorso l’Azienda
Ospedaliera Città
della Salute e della
Scienza di Torino ha
ospitato il convegno,
“LA RETE PER
L’ICTUS COME
PARADIGMA DELLA
CONTINUITÀ
DELL’ASSISTENZA”,
confronto tra
professionisti e
buone pratiche per
garantire percorsi di
cura ed assistenza
appropriati per i
pazienti e le loro
famiglie, in funzione
della complessità
dei bisogni e
delle possibilità
terapeutiche. Nel
corso dell’evento,
promosso dalla
stessa Azienda
Ospedaliera insieme
a Federsanità ANCI,
in collaborazione
con ALICe Italia
onlus (l’associazione
per la lotta all’ictus
cerebrale), è stato
anche presentato
il progetto sociale
“Ictus, prevenzione
e (in)formazione”),
che prende spunto
dal libro/esperienza
“QUATTRO GIORNI,
TRE NOTTI - UNA
STORIA VERA”,
di Daria Cozzi, un
racconto il cui filo
conduttore è l’ictus
e che offre, sul piano
umano, numerose
opportunità di
riflessione. La
prima sessione, al
mattino, a carattere
divulgativo, è stata
aperta al pubblico,
ad ingresso libero.
26
BUONE
PRATICHE
(E UN LIBRO)
PER BATTERE
L’ICTUS
Una rete per mettere in relazione speranze e esperienze
Il convegno ed il “progetto sociale” nascono dalla consapevolezza che i
disagi e le fatiche che i pazienti colpiti da ictus e le loro famiglie devono
affrontare sono enormi e che, per questo motivo, si rende necessaria
una presa di coscienza sulla necessità di creare una rete di comunicazione e collaborazione efficiente ed efficace tra le varie strutture coinvolte, in modo da garantire una tempestiva presa in carico, interventi
riabilitativi adeguati, continuità delle cure. E parallelamente sostenere
ed aiutare psicologicamente le famiglie dei malati, anch’esse colpite
molto pesantemente.
Ogni anno in Italia circa 196.000 persone sono colpite da ictus. Se una
su cinque muore nel primo mese successivo all’evento, circa il 30%
sopravvive con esiti estremamente invalidanti che in parte potrebbero
essere evitati.
Per la gravità della patologia e dei suoi esiti, per la complessa articolazione dei servizi sanitari e per la difficoltà di comunicazione, le persone
con ictus ed i loro familiari affrontano spesso un percorso di cura ed
assistenza frammentato.
Esperienze regionali a confronto
È quindi necessario fornire alle persone con ictus ed ai loro familiari un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale-riabilitativo ben
definito, appropriato ed incentrato sui loro bisogni, che garantisca la
continuità di cure ed assistenza attraverso vari servizi e setting sanitari
e socio-sanitari che devono essere organizzati a rete.Nel corso del convegno, che ha avuto l’obiettivo di contribuire ad omogeneizzare sul territorio nazionale modalità di intervento e servizi, attraverso il confronto
tra buone pratiche e professionisti provenienti non solo dal Piemonte,
ma anche da Lazio, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, si è parlato
anche delle nuove frontiere terapeutiche, quali la neuroradiologia endovascolare, e si è presentata l’attività di ALICe onlus.
Nell’occasione, la triestina Daria Cozzi, autrice del libro “QUATTRO
GIORNI, TRE NOTTI - UNA STORIA VERA”, edito da Pendragon, di Bologna ha presentato i contenuti del suo libro. Attraverso la vendita di
questo prodotto editoriale ci si pone l’obiettivo di raccogliere risorse da
destinare all’attività di ALICe, allo sviluppo della rete regionale ed alla
formazione del personale. ¢
settembre 2013
Ni.Fe.
Elaborazione da un
comunicato stampa
a firma
Pierpaolo Berra
Lo stetoscopio
sciopero!
FNOMCEO E FEDERSPEV
FAVOREVOLI ALLO SCIOPERO
DEL 22 LUGLIO SCORSO DEL
PERSONALE SANITARIO
Medici, veterinari, dirigenti, amministrativi, tecnici e professionisti
in forza al SSN il 22 luglio scorso hanno scioperato. Molte le
motivazioni di questa agitazione diffuse dale organizzazioni sindacali
attraverso comunicati stampa, manifesti, volantini, interviste: la
difesa del Servizio Sanitario Nazionale, la presenza di un precariato
che coinvolge sempre più pesantemente anche i medici, la difesa del
potere di acquisto delle retribuzioni, la richiesta di una risolutiva
legge sulle assicurazioni, la durata ed i contenuti della formazione
post laurea, una progressione di carriera libera dai condizionamenti
estranei alla professione, una revisione dell’organizzazione aziendale,
la conferma dei diritti contrattuali che le numerose sigle sindacali
aderenti all’iniziativa dicono oggi aboliti…
All’agitazione hanno assicurato l’appoggio la FNOMCeO e
FEDER.S.P.e.V. (Federazione Nazionale Pensionati sanitari e Vedove).
I due Enti hanno motivato l’adesione con due comunicati stampa che
riproduciamo.
N.Ferraro
28
settembre 2013
Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri
Comunicato Stampa
Fnomceo: “Guardare ai professionisti come a una soluzione e non a un problema”
In relazione allo sciopero di oggi che ha coinvolto medici,
veterinari, dirigenti, amministrativi, tecnici e professionisti
del Sistema sanitario nazionale, la Fnomceo ha voluto
rilasciare la seguente nota.
“Lo sciopero oggi attuato dalle Organizzazioni sindacali
della Dirigenza Medica e Sanitaria amplifica ulteriormente le preoccupazioni e l’allarme per il presente e il futuro prossimo del nostro Servizio sanitario nazionale.
Gli stessi contenuti più strettamente sindacali della piattaforma rivendicativa costituiscono, in realtà, un insieme di
richieste per portare a soluzione criticità che, al di là di pur
legittimi interessi categoriali, guardano alla tenuta del nostro Sistema sanitario.
Riaprire contratti e convenzioni a costo zero significa, da
una parte, farsi ancora responsabilmente carico delle difficoltà economiche e finanziarie del Paese, ma vuole anche
dire mettere in gioco risorse presenti nei Fondi Aziendali di
origine contrattuale, che non costituiscono nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Questa esigenza di aprire un fisiologico e democratico confronto tra le parti è coerente all’esigenza di incentivare i
rimodellamenti delle organizzazioni sanitarie, già in sofferenza per i tagli lineari delle risorse.
A ciò si aggiunge un sostanziale impoverimento dei riconoscimenti professionali, la destabilizzazione delle equipe
professionali per la presenza di un eccesso di personale
precario, infine la stretta tra le riduzioni ope legis delle reti
di servizi e la pressione di una domanda in crescita quali quantitativa.
Da troppo tempo la nostra Sanità pubblica è considerata
un mero capitolo di spesa, sul quale intervenire con forbici grossolane; anche oggi i medici e i sanitari del Servizio
sanitario nazionale richiamano l’attenzione del Paese e dei
decisori sulla miopia di queste politiche.
“Occorre il coraggio e la responsabilità di altre e diverse politiche, che guardino ai professionisti come a una soluzione
e non a un problema”.
Ufficio Stampa FNOMCeO
FEDER.S.P.e.V.
(Federazione Nazionale Pensionati sanitari
e Vedove)
Sanità in sciopero: “Vale anche per i pensionati
sanitari”
È quanto dichiara Michele Poerio, Presidente
Nazionale della FEDER.S.P.e.V. (Federazione Nazionale Pensionati Sanitari e Vedove), che annovera oltre ventimila iscritti tra medici,farmacisti
e veterinari in quiescenza. “Gli interventi rinviati
sono circa 30 mila e circa 500 mila le visite
specialistiche rinviate anch’esse, che comunque saranno recuperate in brevissimo tempo”
– prosegue il professor Michele Poerio- “ci
uniamo moralmente non solo alla lotta contro
la mancanza di risorse, il blocco del contratto
che è congelato da cinque anni e le condizioni
di precariato di circa 10 mila camici bianchi:
la protesta vale anche per chi, nonostante sia
pensionato, il camice bianco non l’ha appeso
al chiodo, continuando ad esercitare anche nel
settore ONLUS e viene ingiustamente colpito
dai continui aumenti delle polizze assicurative.
Il Presidente Nazionale conclude “ dopo una
vita di lavoro e sacrifici, noi pensionati sanitari,
meritiamo i giusti diritti pensionistici”.
Flavia Marincola
Ufficio stampa FEDER.S.P.e.V.
settembre 2013
29
Chi fa cosa
Ni.Fe.
Dal comunicato
stampa di
Pierpaolo Berra
PROGETTO
ENPROS
IMPARARE NUOVI MODELLI
ORGANIZZATIVI DELL’EMERGENZA
Dalla fine di maggio scorso le prime partenze di infermieri nell’ambito di ENProS, un
progetto italiano finanziato dalla Comunità Europea di cui l’ospedale CTO di Torino è
promotore.
30
settembre 2013
Sono 45 gli infermieri italiani (15 del pronto soccorso
dell’ospedale CTO di Torino) che in tre turni (fino alla fine
di ottobre) si recheranno per due settimane di studio e
lavoro in Gran Bretagna con infermieri di Manchester, il
cui metodo è considerato punto di riferimento in tema di
triage infermieristico e di gestione degli accessi a bassa
priorità (i cosiddetti Codici Bianchi).
L’obiettivo è quello di apprendere sul campo nuovi modelli organizzativi che consentano all’infermiere di applicare meglio le sue capacità professionali in Pronto Soccorso, intervenendo con maggiore efficacia su quei pazienti
che vi accedono per patologie giudicate meno urgenti ma
pur bisognose di una definizione pronta e sicura. ENProS
(acronimo di “Emergency Nurse Professionals’ Skills to
improve quality of health services”) coinvolge infermieri
operanti nel settore dell’emergenza provenienti da diverse realtà italiane: da ospedali della Regione Toscana, coordinati dalla USL 7 di Siena, della provincia di Matera e
di Cagliari. Partecipano anche infermieri impegnati nella
cooperazione e sviluppo ed in particolare con la ONG torinese “Rainbow for Africa”.
Un seminario finale, con sede a Torino, il momento di sintesi e di riflessione sull’esperienza acquisita per applicare
le nuove conoscenze e capacità nella realtà dei Pronto
Soccorso italiani. ¢
settembre 2013
31
Chi fa cosa
La Fondazione
Piemontese per la
Ricerca sul Cancro
(FPRC) è proprietaria
dell’Istituto per la
Ricerca e la cura del
cancro di Candiolo.
Recentemente la
struttura sanitaria
ha acquisito lo status
di IRCCS: istituto di
Ricovero e Cura a
Carattere Scientifico
per l’oncologia.
Un indubbio
riconoscimento di
qualità del lavoro
svolto nell’ambito
della ricerca, della
diagnosi e della cura:
un riconoscimento
di questo genere è
il primo ad essere
assegnato al
Piemonte.
Il 2 luglio scorso si è
tenuta la tradizionale
presentazione del
Bilancio Sociale 2012
della Fondazione
FPRC che può
essere sintetizzato
in tre buone notizie:
record di adesioni
al 5 per mille;
prosecuzione dei
lavori per la II Torre
della Ricerca e della
Cura, grande risalto
internazionale delle
ricerche scientifiche
dell’Istituto di
Candiolo.
Di seguito un articolo
e un box inviato in
redazione dal collega
Edoardo Girola, capo
ufficio stampa della
Fondazione FPRC.
Ni.Fe.
32
settembre 2013
FPRC: 62 MILIONI
ANNI ALL’IRCCS
Si consolida anche in tempi difficili come questi il rapporto di fiducia fra la Fondazione e i suoi
sostenitori. Emerge dai dati contenuti nel Bilancio Sociale 2012, presentato oggi dal Presidente,
Allegra Agnelli, dal Consigliere Delegato, Giampiero Gabotto, e dal Direttore Scientifico, Paolo
Comoglio.
Nel triennio 2010-2012 sono stati raccolti 62 milioni di euro provenienti soprattutto dalle attività di fundraising, da lasciti ereditari e dal 5 per mille. Quest’ultimo, in particolare, registra
anche nel 2011 un incremento del 13% nelle preferenze, che sono state 240 mila, portando
la Fondazione al quarto posto tra le organizzazioni italiane più scelte. “Un risultato ancora più
rimarchevole – ha sottolineato Allegra Agnelli – se si considera che l’ambito di sensibilizzazione
alle donazioni della Fondazione è a livello regionale e non nazionale”.
LE PERSONE IN PRIMO PIANO: COMPETENZA, GENEROSITÀ E SENSIBILITÀ
Se l’Istituto di Candiolo suscita grande fiducia, ha sostenuto il Presidente, è merito soprattutto
delle persone che vi lavorano con “competenza, generosità e sensibilità”. Nella veste grafica il
Bilancio Sociale 2012 vuole essere “un piccolo, ma tangibile e profondo segno di riconoscenza” nei loro confronti. Infatti, per la prima volta, campeggiano come testimonial le immagini di
medici, ricercatori, infermieri, tecnici e impiegati che operano nell’Istituto. Il Presidente ha poi
ricordato che “l’impegno economico della Fondazione per lo sviluppo tecnologico di Candiolo
è stato significativo anche nel 2012 e pari a 4,5 milioni di euro”.
Che vanno ad aggiungersi ai 45 milioni di euro investiti per la II Torre della Ricerca e della Cura,
i cui lavori, iniziati nel 2012, sono in pieno svolgimento: “un ampliamento di oltre il 50% dell’Istituto - ha affermato Gabotto - che consentirà un rilevante sviluppo dei suoi servizi e delle sue
attività cliniche e di ricerca. È un impegno poderoso, che comprende anche la realizzazione di
nuovi parcheggi esterni e sotterranei per 350 auto e consentirà a Candiolo di continuare ad
essere un punto di riferimento internazionale nella lotta al cancro e un fiore all’occhiello della
sanità piemontese”.
Nel corso del 2012 negli spazi già operanti dell’Istituto sono stati realizzati importanti miglioramenti; si è avviata, ad esempio, una rivoluzione informatica e culturale dell’Istituto con l’installazione del hardware e del software del sistema che consente l’utilizzo della cartella clinica
elettronica, del braccialetto elettronico, del wi-fi e con l’allestimento di nuove aree di accettazione e prenotazione. I pazienti ricoverati sono stati 4.670, 1 milione e 130 mila le prestazioni
ambulatoriali, 4.668 le mammografie e 3.212 le Pet , 423 gli interventi chirurgici alla mammella, 121 i protocolli e gli studi sperimentali e innovativi attivati.
L’APPORTO DELLA RICERCA ALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA
Per quanto riguarda l’apporto della ricerca dell’Istituto alla comunità scientifica internazionale,
il Prof. Comoglio ha ricordato che nel 2012 sono state fatte 80 pubblicazioni e registrate 2.402
citazioni da parte delle riviste specializzate: “Il 2012 – ha affermato - ha segnato una pietra miliare nell’ormai ultradecennale cammino intrapreso da Candiolo verso la comprensione dei meccanismi genetici che generano il cancro e i provvedimenti terapeutici che possono essere presi
per contrastarlo. Nel 2012, l’Istituto ha avviato uno studio clinico (nome in codice “Heracles”)
che dimostra come la somministrazione mirata degli specifici farmaci produce risultati molto
incoraggianti. Abbiamo inoltre sviluppato una tecnica rivoluzionaria, chiamata “liquid biopsy”,
che permette di analizzare le mutazioni presenti nei frammenti di DNA rilasciato dal tumore
nel sangue del paziente. Nel 2012 sono stati inoltre pubblicati risultati rilevanti l’identificazione
delle cellule staminali del cancro. Queste informazioni hanno permesso, in via sperimentale, di
proporre significativi miglioramenti alla radioterapia”. u
ILIONI DI EURO IN TRE
S DI CANDIOLO
LA FONDAZIONE
PIEMONTESE
PER LA RICERCA
SUL CANCRO E
L’ISTITUTO DI
CANDIOLO
Nelle foto, dall’alto:
Giampiero Gabotto,
consigliere delegato,
e Allegra Agnelli,
presidentessa della
Fondazione
La Fondazione
Piemontese per la
Ricerca sul Cancro Onlus,
presieduta da Allegra
Agnelli, è proprietaria
dell’Istituto di Candiolo,
che recentemente ha
avuto il riconoscimento
dal Ministero della
Salute di Istituto di
Ricerca e Cura “a
Carattere Scientifico”
per l’oncologia. È l’unico
centro di ricerca e cura
del cancro italiano
realizzato esclusivamente
attraverso il sostegno di
oltre 300 mila donatori.
La Fondazione provvede
a dotarlo degli strumenti
scientifici, diagnostici
e terapeutici di ultima
generazione, tra i quali
unici in Piemonte due
sofisticati macchinari,
la Tomotherapy Hi Art e
la Tomotherapy HD, che
hanno contribuito a fare
dell’Unità di Radioterapia
uno centri più avanzati a
livello internazionale.
settembre 2013
33
Chi fa cosa
La ricerca presso l’IRCCS
L’IRCCS
1996
L’Istituto di Candiolo ha cominciato la sua attività nel
e da
allora si è via via arricchito in spazi e servizi. Un cammino che non
è ancora concluso. Attualmente si estende su
per la cura e su
per la ricerca, ma presto
questi spazi aumenteranno di oltre il
: dal gennaio 2012 sono
infatti in corso i lavori per la costruzione della II Torre della Ricerca
e della Cura. Si tratta di un ampliamento di
, di cui 14.500 di nuova edificazione e 2.500 di
riqualificazione di aree ancora a rustico. L’investimento complessivo
preventivato dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro
supera i
Vi saranno ospitati i nuovi
laboratori di ricerca, la cui missione sarà quella di approfondire lo
studio dei meccanismi molecolari della diffusione e della crescita delle
metastasi, i nuovi Day Hospital e Day Surgery, il nuovo Centro Prelievi,
la nuova Farmacia, ambulatori e studi medici, la nuova cucina e una
nuova centrale tecnologica.
A Candiolo lavorano oltre
persone fra ricercatori italiani e
stranieri, personale medico, sanitario e amministrativo. È un centro
all’avanguardia in grado di assicurare ai pazienti il ciclo completo
di trattamento nelle fasi di diagnosi e terapia. Nel 2012 i ricoveri
ordinari sono stati
quelli diurni
. Le prestazioni
ambulatoriali sono state più di
.
Fra i pazienti il 19% viene da fuori Piemonte.
quadrati
2.300
50%
29.000 metri
17mila metri
quadrati
45milioni di euro.
500
1.770,
34
settembre 2013
2.901
un milione e 130mila
Nella ricerca scientifica, condotta dalla
Fondazione insieme al Dipartimento della
Scuola di Medicina dell’Università di Torino,
di vi sono coinvolte più 200 persone che
lavorano in collegamento con importanti
centri internazionali. L’attività scientifica è
sfociata lo scorso anno in 80 pubblicazioni e
in scoperte citate dalle più prestigiose riviste
scientifiche del mondo. Tra i risultati più
rilevanti, la scoperta di alterazioni genetiche
critiche per comprendere il meccanismo di
attivazione dei geni Her2, Met, K-ras, Ron,
Ror (nuovo oncogene), B-raf, VEGF e delle
Semaforine. Sono, inoltre, state implementate
tecniche chirurgiche per il cancro della
mammella, del tratto gastroenterico e
dei tumori del peritoneo. Si sono ottenuti
risultati applicabili, da subito, al trattamento
delle recidive del cancro del colon. Nel
2013 è partito un nuovo progetto di ricerca
finanziato dalla Fondazione con 5 milioni di
euro provenienti dal 5 per mille. ¢
Chi fa cosa
Una maglietta a
sensori permette
ai bambini malati
di cuore di essere
controllati a distanza
riducendo i ricoveri
in ospedale e la
dipendenza dallo
strumentario
diagnostico. Il 27
maggio scorso
è partita la
sperimentazione di
questo particolare
indumento, presso il
reparto di Cardiologia
dell’ospedale Infantile
Regina Margherita
della Città della Salute
e della Scienza di
Torino.
Il progetto “Happy
Heart” (così è
stata chiamata la
sperimentazione sui
piccoli cardiopatici del
nuovo e innovativo
presidio sanitario)
è stato presentato
dalla dottoressa
Gabriella Agnoletti
in anteprima
assoluta il 29 maggio
scorso durante la
Tavola rotonda “La
prospettiva dei leader
internazionali sul
futuro dei sistemi
sanitari”, nel corso del
FORUM della Pubblica
Amministrazione a
Roma.
36
LA
La sperimentazione
In ogni paziente arruolato nella sperimentazione gli allarmi sono predisposti e adattati alle esigenze
cliniche del malato, alla sua età e alle condizioni cliniche. Saranno circa 150 i bimbi che ogni anno
potranno beneficiare di questa maglietta. Saranno controllati e seguiti a distanza dai cardiologi
del Regina Margherita. In futuro la sperimentazione dovrebbe estendersi anche ai malati affetti da
scompenso cardiaco.
I costi e i benefici
Si prevede di ammortizzare il costo del progetto in meno di tre mesi, considerato il risparmio sui
ricoveri. Punto di forza, infatti, un risparmio delle
risorse fino al 30% grazie all’abbattimento dei tempi
di ospedalizzazione e del numero di visite in ospedale.
L’utilizzo di questo sistema di monitoraggio delle
condizioni cliniche ha evidenti benefici psicologici
e pratici per il malato e le famiglie. Il controllo delle
condizioni di salute del piccolo malato a domicilio o
ovunque esso sia (al parco piuttosto che a scuola),
evita la dipendenza da strumentazioni connesse
tramite elettrodi al corpo. Il monitoraggio può essere
continuo, facendo decadere, per esempio, la necessità della lettura Holter del ritmo cardiaco e limitando
gli accessi ospedalieri alle situazioni di emergenza.
Il rapporto medico - paziente e paziente - struttura
ospedaliera è in questo modo “riconfigurato”. Questo sistema migliora la qualità di vita del paziente e
della famiglia, favorisce la gestione più cosciente della
propria salute, diminuisce e modifica la dipendenza
fisica e psicologica dalla struttura ospedaliera che
diventa per un bambino un luogo più umano, riduce
la possibilità di infezioni ospedaliere, diminuisce drasticamente l’affollamento dei Pronto Soccorso e delle
strutture di degenza diurna.
settembre 2013
LA MAGLIETTA
“INTELLIGENTE”
DONERà PIù AUTONOMIA AI BAMBINI CARDIOPATICI
Ni.Fe.
La maglietta
L’indumento è dotato di sensori tessili “intelligenti” lavabili e riutilizzabili, che trasmettono, 24
ore su 24, il tracciato ECG del malato, la sua saturazione d’ossigeno, la frequenza respiratoria
e la portata cardiaca. La maglietta, confezionata su misura ed aderente al corpo come una
canottiera, è prodotta da un’azienda torinese in collaborazione con atenei e centri di ricerca
scientifica. Altra particolarità tecnologica l’indumento è in grado di trasmettere i dati rilevati via
connessione wireless Bluetooth ad uno smartphone (in dotazione al paziente), che a sua volta
trasmette le rilevazioni al centro ospedaliero di riferimento.
Dal comunicato
stampa di
Pierpaolo Berra
u
settembre 2013
37
Chi fa cosa
OSPEDALE MARIA VITTORIA:
OPERAZIONE SOLIDARIETÀ PER I
BIMBI IRRADIATI DA CERNOBYL
Ni.Fe.
Dal comunicato
stampa di
Silvana Patrito
I dottori Enrico Mazza e
Francesco Quaglino con
una piccola bielorussa
in osservazione al Maria
Vittoria
Alcune patologie collegate a quell’incidente nucleare
“Pur essendo Černobyl’ in Ucraina, le condizioni climatiche e la direzione del
vento al momento dell’incidente hanno determinato una contaminazione grave soprattutto nella vicina Bielorussia – spiega Enrico Mazza, Specialista della
S.C. di Endocrinologia e Malattie Metaboliche del Maria Vittoria – Questi ragazzi traggono notevole beneficio da soggiorni in zone non contaminate: è
stato infatti accertato che una permanenza di almeno 40 giorni, unita a un’alimentazione con cibi privi di radionuclidi, permette ai bambini di perdere dal 40
al 60% della radioattività assorbita, riducendo così il rischio di essere colpiti da
tumori alla tiroide, leucemia, e altre patologie derivanti dalla contaminazione.
In particolare il carcinoma tiroideo in età pediatrica è una patologia che è stata
riscontrata in una frequenza non trascurabile nei ragazzi di quelle zone, mentre al di fuori di questa condizione è un evento del tutto eccezionale”.
A titolo di esempio, per il Cesio Ce137 assorbito nel corpo umano, il 10%
viene espulso in 3 giorni mentre il restante 90% viene espulso in 110 giorni.
Tempi e modi dell’intervento al Maria Vittoria
“Nell’ambito della nostra collaborazione medica attuiamo un programma di
follow-up tiroideo dei bambini temporaneamente in Italia – precisa Francesco
Quaglino, Specialista della S.C. Chirurgia Generale dell’Ospedale Maria Vittoria – con esecuzione diretta delle ecografie tiroidee, per la ricerca di eventuali
formazioni nodulari, approfondimento diagnostico della patologia nodulare
tiroidea, riscontrata mediante agobiopsia con guida ecografica (FNA Tiroideo)
per la valutazione citologica, e programmazione dell’intervento chirurgico laddove si riscontri l’insorgenza di una patologia neoplastica tiroidea”.
38
settembre 2013
Sessanta i bambini valutati dall’inizio della collaborazione a oggi (80 con il gruppo arrivato quest’estate) tutti sottoposti a ecografia tiroidea e tra i
quali finora sono stati eseguiti cinque agoaspirati
su noduli tiroidei riscontrati all’ecografia, ma fortunatamente senza indicazione all’intervento chirurgico.
Grazie al sostegno all’iniziativa della Direzione Generale ASL TO 2, della Direzione Sanitaria dell’Ospedale Maria Vittoria e grazie alla collaborazione
tra le strutture interessate del Maria Vittoria, Endocrinologia (Responsabile Ugo Marchisio) e Chirurgia (Responsabile Renzo Leli), gli specialisti possono svolgere questa attività, come volontariato,
oltre l’orario di servizio, organizzata in modo da
non incidere sul tempo di attesa degli altri pazienti
in accesso agli ambulatori.
Per una migliore accoglienza dei bambini bielorussi, nelle fasce orarie dedicate, viene anche distaccata negli ambulatori un’infermiera di nazionalità
russa, dell’equipe del Pronto Soccorso, affinché i
piccoli si sentano più a loro agio in presenza di un
sanitario che si esprime nella loro lingua.
Un gruppo di venti tra bambini e ragazzi
bielorussi, di età compresa tra i 7 e i 12
anni, giunto in Italia lo scorso 20 giugno, è
stato preso in carico, a partire da venerdì 12
luglio 2013, dall’Ambulatorio di Chirurgia
dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino per lo
studio, la diagnosi e l’eventuale trattamento
della patologia tiroidea, indotta dal danno
radioattivo conseguente alla tragedia nucleare
del 1986 a Černobyl’. Questa attività clinica è
la prima esperienza di questo tipo realizzata
in Piemonte.
Endocrinologi e Chirurghi dell’Ospedale
Maria Vittoria mobilitati, quindi per la salute
di bambini e ragazzi bielorussi contaminati
da quell’incidente nucleare che disperse per
settimane vapore radioattivo nell’atmosfera
dell’Europa e di parte dell’Asia. Questa
operazione medico-sanitaria è svolta
nell’ambito della campagna di solidarietà
dell’Associazione ONLUS Comitato Girotondo.
Il Comitato Girotondo (www.comitatogirotondo.org) che opera prevalentemente
in Bielorussia e in Italia ne organizza
l’accoglienza, per periodi di circa due mesi,
con interprete, presso gruppi di famiglie
italiane volontarie che se ne fanno totalmente
carico.
Arrivati 143 milioni
di euro per pagare i
fornitori della Città
della Salute e della
Scienza
Ni.Fe.
In tempi tagli e ristrettezze se non è la notizia dell’uomo
che morde il cane poco ci manca.
Il 22 luglio, un comunicato stampa del collega Pierpaolo
Berra annuncia che “sono arrivati nelle casse dell’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino
143.176.610,26 di euro, che permetteranno nelle prossime settimane di saldare circa il 60% dei debiti che l’Azienda ha nei confronti dei fornitori.
Si tratta di ben 55.000 fatture che verranno pagate per
arrivare quasi a chiudere l’anno 2012.
Un’ingente somma per una grande notizia in un momento di crisi dell’economia pubblica e privata, che consente
all’Azienda, diretta dal dottor Angelo Lino Del Favero, di
rimettersi in linea e di avere un ritardo nei pagamenti di
ormai pochi mesi, tempistica sicuramente più fisiologica
per un’Azienda pubblica.
Un’ulteriore somma arriverà
a gennaio 2014 per chiudere
il cerchio del pagamento
dei debiti”.
Pagamento
Aspetti burocratico-amministrativi e
di politica sanitaria
Questo programma di screening viene svolto
nell’ambito della legislazione sanitaria vigente,
come ha deliberato la Regione Piemonte nel luglio
2012, formalizzando la possibilità di effettuare
attività di questo tipo, anche in presenza di un significato essenzialmente preventivo e non di assistenza per problematiche cliniche estemporanee.
Ai sensi della delibera regionale infatti “ai minori
stranieri soggiornanti per recupero psico-fisico in
alcune regioni italiane e ospitati presso famiglie,
enti o associazioni, nell’ambito di Programmi solidaristici di accoglienza temporanea, deve essere
garantita l’assistenza sanitaria per tutta la durata
del soggiorno”, con conseguente inscrizione temporanea al nostro SSN.
Espresso anche il riferimento all’accordo di Minsk
del 2007, tra Governo Italiano e Governo Bielorusso, per garantire a questi ragazzi la possibilità di effettuare in Italia programmi di screening, finalizzati
alla prevenzione dei rischi
conseguenti all’esposizione ai radionuclidi provenienti dall’incidente della centrale nucleare di
Černobyl’. ¢
settembre 2013
39
Chi fa cosa
La violenza contro le donne è certamente un
fenomeno di cui si è preso coscienza in ritardo
e solo negli ultimi anni si è cominciato a
sottolineare l’importanza delle sue conseguenze
non solo sulla salute fisica ma anche psichica
delle donne.
in difesa
della
donna
il BILANCIO DI DIECI ANNI DI ATTIVITÀ
del CENTRO SOCCORSO VIOLENZA
SESSUALE DI TORINO
P.Castagna
S.Donadio
P. Annetta
B.Pattarino
A.Sena
C.Griffey
Nell’anno 1999 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) proclamava
il 25 novembre giornata mondiale contro la violenza alle donne, in ricordo
“delle tre sorelle Miraball, torturate e uccise dai servizi segreti militari di Santo Domingo, nel 1960 sotto la dittatura di Trujillo, per aver voluto visitare dei
prigionieri politici”.
Nel 2002, a Ginevra, l’OMS nel “Rapporto mondiale su violenza e salute”
definisce la violenza sessuale come “qualsiasi atto sessuale, o tentativo di
atto sessuale, commenti o avances sessuali non desiderate, o traffico sessuale, contro una persona con l’uso della coercizione”.
Sappiamo bene come in realtà la violenza sessuale vera e propria sia solo
un aspetto dell’abuso all’interno del quale rientrano i maltrattamenti fisici
associati o meno a quelli psicologici.
In Italia nel 1996 si è assistito ad un importante passaggio da un punto di
vista legislativo ovvero l’approvazione della Legge n. 66 (15/02/1996) che ha
trasformato la violenza sessuale da delitto contro la morale a delitto contro
la persona. Ciò ha permesso un cambiamento culturale forte nei confronti
delle vittime di abuso e una maggior rilevanza sociale dell’atto di violenza.
Circa dieci anni dopo ed esattamente il 10 ottobre 2006 il segretario generale dell’ONU ha presentato una stima mondiale dell’abuso sessuale dichiarando che una donna su tre viene picchiata o abusata sessualmente e che una
donna su quattro è stata vittima di violenze durante la gravidanza.
40
settembre 2013
La violenza nell’ambito delle relazioni intime e
cioè quella da parte di partner o conoscenti rappresenta l’evento più frequente e colpisce, tra le
donne abusate, circa tre donne su quattro.
Il Consiglio d’Europa nel 2004 indicava l’abuso
come prima causa di morte tra le donne di età
compresa tra i 16 e i 44 anni e la seconda causa
di morte nelle donne in gravidanza.
La gestazione non è infatti, come erroneamente
pensato, un momento della vita protetto nei confronti della violenza, anzi la donna è più vulnerabile e i cambiamenti legati alla gravidanza possono essere vissuti dal partner come un’opportunità
per stabilire potere e controllo sulla donna stessa.
I principali fattori di rischio per un abuso durante
la gestazione sono una precedente storia di violenze, una gravidanza indesiderata (aumento del
rischio di violenza di quattro volte) e la giovane
età.
LA VIOLENZA SESSUALE SULLE DONNE IN
ITALIA
Se si analizzano i dati del nostro Paese, dal rapporto ISTAT relativo al 2006, si stima che in Italia nel corso della vita le donne tra i 16 e i 70
anni hanno subito violenza sessuale o fisica nel
31.9% dei casi, il 18.8% ha subito violenza fisica,
La Convenzione
“No More!”
Dal gennaio scorso il Centro SVS ha
sottoscritto con il Comune di Torino, le
Aziende Sanitarie, i Centri Universitari,
le Associazioni che si adoperano per i
diritti civili, la Convenzione “No More!”
contro la violenza maschile sulle donne
e il femminicidio; è un documento
che impegna anche concretamente
i sottoscrittori a promuovere la
formazione degli operatori dei vari
Pronto Soccorso.
maggio 2003 al
gennaio 2013 sono state
visitate presso il nostro centro 847
pazienti delle quali 161 sono state
perse al follow-up (pari al 19%).
Di queste donne il 90% ha
subito violenza sessuale, il 6%
Dal
il 23.7% è stato vittima di violenze sessuali e nel 4.8% si è trattato di tentati
stupri. Purtroppo le violenze non denunciate si aggirano intorno al 93.8%
e anche nel caso di stupri o tentati stupri il sommerso è del 93.3%. Nella
maggior parte dei casi l’autore della violenza risulta essere il partner (69.7%)
o l’ex partner (55.5%), nel 17.4% si tratta di un conoscente e solo il 6.2%
delle violenze sessuali è opera di estranei. Le donne più a rischio di essere
vittima di tali atti hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni (27.4%) e vivono
al Centro Nord (80.5%)
Il WHO ha stilato delle linee guida per la presa in carico medico-legale delle
vittime di violenza sessuale che possono essere sintetizzate così: deve essere
prioritario il benessere della vittima, l’organizzazione ideale prevede un unico momento dedicato alla cura medica e all’indagine forense (promozione
del modello integrato medico-forense), deve essere diffusa tra gli operatori
la formazione specifica circa l’abuso, la relazione con gli altri servizi (sociale,
psicologico, ecc) è fondamentale per garantire una buona continuità assistenziale.
L’8 marzo 2007 è stato presentato dal Ministero della Salute un piano di
azioni sulla Salute delle Donne che prevede “l’apertura di sportelli dedicati
alle vittime di violenza su tutto il territorio nazionale”.
L’11 maggio del 2011 è stata approvata a Istanbul la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti
delle donne e la violenza domestica” che in Italia è stata ratificata all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 28 maggio 2013. Fondamentale è il richiamo e l’invito agli Stati a “stanziare risorse finanziarie e umane appropriate
per un’adeguata attuazione di politiche integrate, di misure e di programmi
destinati a prevenire e combattere ogni forma di violenza “.
La necessità di strutture dedicate per l’assistenza e la presa in carico sanitaria
maltrattamento in gravidanza e nel
4% vi è stato un invio improprio.
Nell’ambito delle donne vittime di
violenza sessuale che numericamente
768, il 55 % ha
subito violenza di gruppo, il 20%
una tentata violenza sessuale, il 16%
maltrattamenti o molestie, il 5%
corrispondono a
violenza sessuale da parte di un solo
aggressore mentre il
4% delle donne
non ricorda le modalità dell’accaduto.
u
settembre 2013
41
Chi fa cosa
delle donne vittime di violenza ha motivato l’istituzione di Centri di Soccorso Violenza Sessuale nei
presidi ospedalieri.
L’SVS DELL’OSPEDALE S.ANNA DI TORINO
Scopo del
Centro S.V.S. è
quello di offrire
appropriato
soccorso alle
donne vittime
di violenza
sessuale, con una
età superiore
ai 14 anni, sia
nell’emergenza
(attraverso la
reperibilità di
una ginecologa
24 ore su 24),
sia nelle fasi
successive
all’evento
traumatico,
assicurando
continuità
assistenziale
Nel maggio 2003 è stato aperto il centro S.V.S (Soccorso Violenza Sessuale) dell’Azienda Ospedaliera
O.I.R.M./ S.Anna di Torino, secondo in Italia; inserito nell’ambito di un progetto di rete HPH, ha come
obiettivo principale l’erogazione di un servizio specialistico e l’adeguamento dello standard delle proprie prestazioni al modello del “to care”, tanto più necessario nel caso di persone traumatizzate.
Scopo del Centro S.V.S. è quello di offrire appropriato soccorso alle donne vittime di violenza sessuale,
con una età superiore ai 14 anni, sia nell’emergenza (attraverso la reperibilità di una ginecologa 24
ore su 24), sia nelle fasi successive all’evento traumatico, assicurando continuità assistenziale.
Configuratosi sin dagli esordi in un’ottica sistemica, il centro si avvale di un’équipe multidisciplinare
costituita da ginecologhe (dipendenti dell’Azienda, convenzionate con altre ASL piemontesi e libere
professioniste ), una psicologa, un’ostetrica, un’assistente sociale, medici legali .
La ginecologa è la prima figura professionale con la quale la donna entra in contatto, anche fisicamente, all’inizio del percorso di assistenza sanitaria in emergenza.
Fig. 1: Tipologia della violenza
(numero tot. donne: 768)
La maggior parte delle donne
abusate sono nubili (65%), nel
14% sono separate, nel 13%
coniugate.
Per quanto concerne l’età
delle donne le percentuali si
distribuiscono in maniera simile tra
le varie fasce d’età.
Fig. 2: Età delle donne vittime di
violenza (n. 768)
Il 52% delle vittime è di nazionalità
italiana, il restante 48 % straniera
con una prevalenza di donne
provenienti dall’Europa dell’est e
dall’Africa centrale.
Fig. 3: Nazionalità delle donne
vittime di violenza (n. 768)
La maggior parte delle donne
visitate vive a Torino (63%) e il
loro invio presso il nostro Centro è
avvenuto prevalentemente tramite
le forze dell’ordine.
42
settembre 2013
La visita ginecologica ha sia il compito di evidenziare gli elementi fisici della violenza, ma soprattutto,
quello di offrire alla donna la restituzione della propria integrità fisica e la percezione di essere accolta
con modalità differenti rispetto alle normali procedure del DEA. Inoltre ha il compito fondamentale
della raccolta di prove biologiche che possano essere utili nell’eventuale iter giudiziario. La visita viene
effettuata in un luogo dedicato e senza limiti di tempo. Spazio e professionisti dedicati permettono alla
vittima di raccontare l’evento e di sottoporsi agli accertamenti nel rispetto dei propri tempi personali e
nella piena tutela della privacy.
L’evento traumatizzante tuttavia non coinvolge la donna solo sul piano fisico, ma ha un impatto evidente sia sul piano psicologico, sia sulla gestione della vita quotidiana. La necessità di affrontare le
conseguenze della violenza rende pertanto necessario l’intervento degli altri professionisti: ostetrica,
psicologa, assistente sociale.
Nell’ambito del percorso assistenziale è fondamentale inoltre il rapporto dei professionisti sopra citati
con la cosiddetta “rete”, ossia con tutti quei servizi che intervengono a sostenere la donna nelle difficili
fasi che seguono la violenza: Questura, Procura, Consultori, Centri di Salute Mentale, SER-T, Servizi
Socio-Assistenziali del territorio, Associazioni di volontariato, oltre all’attività del “Coordinamento cittadino contro la violenza alle donne”, promosso da diversi anni dal Comune di Torino, con un metodo
di lavoro interistituzionale, che attualmente si è allargato a coordinamento provinciale.
Fig. 4: Modalità di invio al Centro S.V.S.
delle donne vittime di violenza sessuale
(n. 768)
Nel 48 % dei casi la visita è avvenuta
entro 24 ore dall’accaduto.
Le donne che hanno presentato querela
di parte sono state 247 dunque solo
il 32%, mentre la denuncia d’ufficio è
stata inviata alle Autorità competenti
nel 72 % dei casi .
L’aggressore è noto alla vittima nel
48% dei casi e nel 20% è di nazionalità
italiana.
Fig. 5: Conoscenza dell’aggressore
Fig. 6: Nazionalità dell’aggressore
Fig. 7: Paese d’origine degli aggressori
stranieri
u
settembre 2013
43
Chi fa cosa
Violenza sessuale in gravidanza
Dal 2011 il Centro Soccorso Violenza Sessuale si occupa anche di donne in gravidanza vittime di maltrattamenti o molestie. Sono state visitate 47 donne, delle quali quattro hanno subito anche violenza
sessuale durante la gestazione. L’81% di esse ha un’età inferiore ai 35 anni e il 64 % è di nazionalità
straniera prevalentemente dell’Europa dell’Est.
PAESE
ORIGINE
(su 47)
Italia
17
Africa nord
7
Africa centrosud
5
Europa est
12
Africa centrosud
4
Asia
1
Non rilevato
1
44
settembre 2013
Fig. 8: Paese d’origine delle donne
vittime di maltrattamenti/violenze
in gravidanza (n. 47)
La maggior parte di esse sono
state segnalate da reparti
interni all’Ospedale Sant’Anna
e solo nel 23% si sono recate
spontaneamente presso il Centro
SVS.
Fig. 9: Modalità di invio al Centro
S.V.S. delle donne vittime di
maltrattamenti in gravidanza (n.
47))
Anche in questi casi solo il 15%
delle donne ha deciso di sporgere
querela di parte. L’aggressore
è noto al 96% delle pazienti in
gravidanza.
Fig. 10 e 11: Nazionalità
dell’aggressore e paese d’origine
degli aggressori stranieri nei casi di
maltrattamento in gravidanza
conclusioni
Il progressivo aumento del numero di casi accolti cui abbiamo assistito nel corso degli anni, se da un lato riflette
un probabile reale aumento dei casi di violenza, è certamente la testimonianza di come l’offerta di un Servizio
adeguato ed efficiente permetta la presa in carico di un
sempre maggior numero di donne.
La violenza sessuale e il maltrattamento hanno un impatto
sulla salute delle persone, e di conseguenza sulla sanità
pubblica, che va oltre il singolo evento violento, ma che
ha conseguenze a breve e lungo termine fisiche, psichiche
e sociali. Il non riconoscimento della violenza come causa
di malattia è uno dei fattori che favorisce l’incidenza degli
esiti a distanza. Inoltre le donne maltrattate ricorrono ai
Servizi Sanitari con una frequenza da 4 a 5 volte maggiore
rispetto alle donne non maltrattate e il numero di vittime
che si rivolge al Pronto Soccorso è nettamente superiore
a quello delle donne che si recano alla Polizia, ai Consultori, ai Servizi Sociali e ai Servizi messi a disposizione dal
Volontariato.
La definizione di percorsi e protocolli nell’urgenza rende
l’azione degli operatori più efficace, efficiente e meno gravosa anche per gli operatori stessi, e ciò è vero ancor più
per tematiche così complesse e difficili da trattare.
In conclusione, tutti noi operatori sanitari possiamo nella
nostra carriera imbatterci in casi di abuso. Non è possibile
considerare questo fenomeno un qualcosa di raro, distante o che non ci riguardi. Abbiamo, dunque, una grande
responsabilità nella prima accoglienza della vittima ma anche nel collaborare e far emergere il sommerso attraverso
lo sviluppo di competenze e di una rete di aiuto e supporto
alle donne.
E’ anche compito nostro l’adoperarsi affinché la violenza
cessi di essere “invisibile” e divenga un problema di salute
pubblica sul quale è obbligatorio intervenire. ¢
BIBLIOGRAFIA
Campbell J.: Health consequences of intimate partner
violence. Lancet 2002; 359:1331-1336.
Dubini V.: Violenza contro le donne. Compiti e obblighi del ginecologo. Editeam 2007.
ISTAT (2007): La violenza e i maltrattamenti contro le
donne dentro e fuori la famiglia; 2006.
Johonson J.K. et al.: The prevalence of domestic violence in pregnant women. BJOG 2003; 110: 272-275
settembre 2013
45
Cultura
Nella foto qui a lato,
Terza da sinistra in primo
piano, al mandolino,
la dottoressa Gabriella
Meneghin. Secondo da
destra in primo piano,
il dottor Massimo
Corradino
Molti iscritti
all’Ordine dei
Medici Chirurghi
e Odontoiatri
della provincia di
Torino coltivano
passioni artistiche.
In alcuni casi si
tratta di hobby
evoluti che
spaziano dalla
scrittura letteraria
narrativa e
poetica, alla
pittura, alla
recitazione, alla
musica…
medici musicisti
a montanaro
Nicola Ferraro
Questa volta ringraziamo l’amico Roberto Ricco, tecnico del suono nel Centro di Produzione TV della
Rai a Torino e direttore artistico insieme ad Adriano Giacometto della collana discografica “Antichi
Organi del Canavese”, per la segnalazione di un recente evento culturale in cui due iscritti all’OMCeO
di Torino sono stati protagonisti: la dottoressa Gabriella Meneghin, internista specializzata in malattie infettive presso l’ospedale Mauriziano di Lanzo e il dottor Massimo Corradino, medico di base a
Montanaro, in provincia di Torino nel Canavese, alle porte di Chivasso.
La nostra infettivologa suona il mandolino e il nostro medico di base la chitarra nella Mandolinistica
Montanerese fondata nel lontano 8 dicembre 1974.
Il breve fotoservizio di Antonio Visentin che ci arriva da Montanaro si riferisce al concerto tenuto dalla
Mandolinistica Montanerese il 15 e 16 giugno scorso presso il Santuario S.M. di Loreto a Montanaro.
46
settembre 2013
L’omaggio al fondatore della Mandolinistica Montanerese,
il Maestro Giovanni Bioletto
Il termine evento musicale non è esagerato se si pensa
che il complesso a plettro non suonava dal 1989, dopo la
scomparsa del Maestro Giovanni Bioletto, suo direttore e
fondatore. Il concerto è stato anche tenuto per onorare
l’impegno di questo musicista a 25 anni dalla scomparsa
(30 marzo 1988).
Un’ultima curiosità che lega la musica alla professione medica: le prove per l’allestimento del concerto si sono svolte
presso l’ambulatorio del dottor Corradino. ¢
settembre 2013
47
Dai congressi
save
fertility
Ni. Fe.
Dal comunicato
stampa di
Silvana Patrito
quarta edizione
di aggiornamento
l‘esperienza
del Maria
Vittoria
La giornata di
aggiornamento
2013, patrocinata
da ASL TO 2, PRO- FERT
(Società Italiana di Conservazione della Fertilità) e AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani),
è stata dedicata alle problematiche di fertilità nella quarantenne.
L’evento formativo si è articolato in “topics” sulla donna che affronta il “progetto figlio” nella seconda metà della terza decade
di vita, con un approccio a 360 gradi: gravidanza, rischi, aspettative. In aggiunta si è fatto anche il punto su tematiche andrologiche e di qualità della processazione biologica e di laboratorio.
L’incontro è statò presieduto dal Dott. Flavio Armellino, Direttore
della Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Maria Vittoria (ASL
TO 2) e ne è responsabile scientifico il Dott. Claudio Castello,
Referente del Centro di Procreazione Medica Assistita del Maria
Vittoria e Referente della Regione Piemonte presso il Gruppo Interregionale “Procreazione medicalmente assistita” della Commissione Salute.
“Dopo aver affrontato nel primo anno le problematiche tossicologiche metaboliche, infettive e voluttuarie, nel secondo le
problematiche oncologiche e nel terzo le pazienti scarsamente
responsive – spiega Claudio Castello, Responsabile del trattamento, del controllo di qualità del Centro di Fisiopatologia della Riproduzione del Maria Vittoria e responsabile scientifico del
convegno – quest’anno si sono puntati i riflettori sulle donne
che a 40 anni decidono di affrontare un percorso particolare,
quando affrontato in questa fase della vita, e che vengono esposte a condizioni particolari sia fisiologiche che di rischio”.
In questo appuntamento, ormai consueto e atteso in ambito
piemontese, esperti di fama nazionale e internazionale si sono
confrontati per fornire un panorama serio e reale dell’attuale
situazione, al fine di sottolineare la necessità dell’approccio multidisciplinare tra ginecologo, ostetrica, chirurgo, andrologo, embriologo e specialista fisiopatologo riproduttivo, nell’interesse
unico e supremo della paziente e del suo diritto a continuare a
vivere attraverso e grazie ai propri figli. ¢
48
settembre 2013
La Ginecologia e Ostetricia del Maria Vittoria
è dotata di un Centro
di Procreazione Medica
Assistita, di riferimento
nella Regione Piemonte per le tecniche di
fecondazione assistita,
insieme al Centro del
Sant’Anna.
Nato nel 2003 processando circa 60 pazienti
con tecniche di 2° livello (FIVET-ICSI), il Centro
di Fisiopatologia della
Riproduzione del Maria
Vittoria è progredito
costantemente
nella
propria attività, giungendo a processare,
nell’anno 2013, 300
cicli di 2° livello oltre
a 150 cicli di 1° livello,
con un passaggio di
6176 prestazioni ambulatoriali riferibili al
servizio.
Oggi è centro di eccellenza della ASL TO
2, unico insieme al
Sant’Anna ad essere
dotato anche del servizio di onco-fertilità, con
tecniche di crioconservazione dei gameti maschili e femminili, per
preservare la possibilità
di procreare prima di
iniziare terapie che potrebbero comprometterla irreversibilmente.
rubriche
bisturi rosso a cura di Roberto Lalario
Care colleghe
e cari colleghi,
il vostro esploratore della
papilla è stato “fuori uso”
per un po’ a causa
di una frattura al braccio
destro causata da cadutona
da pioggia con conseguente
gesso + riabilitazione e
forzoso allontanamento
da osterie e ristoranti!
Ora ho finito gli esercizi
suggeritimi dall’amico
fisiatra e ho potuto
riafferrare la forchetta, il
coltello e ..la penna !!!
Dato che la vita è
“mutamento” e tutto
scorre e cambia, ho voluto
verificare la sostanza
dei cambiamenti in due
ristoranti a me cari che
hanno cambiato gestione.
E intitolerei il pezzo
“é tutto un altro paio di
maniche”
osteria
“la capannina”
TORINO
Via Donati, 1
Chiuso sabato a
pranzo
lacapanninatorino.
com
ristorante
il capitolo
Venaria reale
Via Canale, 25
Chiuso il lunedì
(e attualmente a
pranzo)
Provati a
maggio 2013
bisturi rosso...
colpisce ancora!
La Capannina
Il primo ristorante che ha cambiato gestione è
“La Capannina” di via Donati a Torino.
Quella deliziosa “bomboniera” con tavoli di legno, tovaglie di fiandra, caminetto, accoglienza
signorile e puntuale, cucina piemontese DOC in
atmosfera casalinga e calorosa si è trasformata in
una tecno-pizzeria-birreria con annessa cucina,
tavoli di legno neri (triplicati) un po’ sbrecciati,
e…. dehors! Camerieri numerosi che però riescono a farti attendere un bel po’ fra una portata
e l’altra. Superata la sofferenza di vedere servire
pizza e birra nel tempio dei tajarin, della selvaggina con la polenta e del carrello dei bolliti, ho
provato alcuni piatti del menù-ristorante.
La qualità è buona, ho assaggiato la tagliata di
fassona (all’altezza) la tarte-tatin di patate con
mousse di baccalà (ottima), poi i calamari al
brandy (ottimi) e il bollito (buono ma non al carrello e senza gallina), discreto il bônet.
Buona la carta dei vini con aggiunta di ottimi
“non piemontesi”. Salato il conto a confronto
dei “tempi antichi”: 50 €, e mi sono contenuto
col vino e ho saltato il primo.
Diciamo che è proprio tutta un’altra cosa: consigliabile a chi non è stato lì con la precedente
gestione dell’indimenticabile Achille Gallina!!!
Il Capitolo
Altro ristorante che ha cambiato gestione è “Il
Capitolo” a Venaria Reale. Qui i cambiamenti
sono meno traumatici. Direi che è assai migliorato l’aspetto “estetico” del luogo: assai più bello
e “stiloso” ma si è impoverito il menù (che per
un ristorante ha il suo peso!).
Io ci sono capitato di venerdì e mi è stato annunciato all’ingresso che... “stasera si mangia
pesce”: cioè, non in aggiunta ad un menù base
ma al posto del menù base!
Nobile iniziativa che però riduce un po’ la scelta
e seleziona la clientela. Oltre tutto il menù risulta un po’ ristretto: tre antipasti, tre primi, due
secondi.
Io ho assaggiato il polpo con le patate (molto
buono), spaghetti alle vongole (buoni), pesce
San Pietro alla livornese con patate (ottimo) con
un bônet finale. Il problema sono le razioni dimezzate e il costo aumentato! Anche qui il servizio zoppica un po’.
Lo riproverò in altro giorno per verificare se il
ricco menù base precedente è rimasto o è stato
anche lui ridimensionato. Ripeto la sensazione
già espressa: un’esperienza accettabile se non si
ricorda il locale di una volta, se non si è sperimentata la gioiosa creatività e l’opulenza dei
piatti di Giancarlo. Concludo come ho iniziato:
“È tutto un altro paio di maniche”!
Ilcapitoloristorante.it
settembre 2013
49
rubriche
I servizi dell’Ordine
CASELLE PEC
L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM
per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Cer tificata (PEC), attivate nel 2010.
Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità
di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento
a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da par te degli iscritti.
PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108
oppure inviare mail a [email protected]
PORTALE WEB
www.torinomedica.com
Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino.
Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati,
interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi.
Non tutte le notizie, ma notizie per tutti!
ATTRIBUZIONE CODICE PIN
Per la compilazione del certificato di malattia on line.
Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN
a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati)
per la compilazione della certificazione di malattia on line.
Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815111
50
settembre 2013
WEB area
www.omceo.to.it
Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine
ad iniziare dall’Albo degli iscritti
www.torinomedica.com
Le più importanti notizie di aggiornamento
medico-scientifico con accesso diretto alle fonti
www.videomedica.org
La nostra rivista audiovisica con servizi,
inchieste e interviste
www.omceotorinoservizi.com
Il portale dedicato alle Associazioni riconosciute
dall’Ordine ed ai servizi erogati
Newsletter
Iscrivetevi da torinomedica.com
per riceverla gratuitamente sulla vostra mail
www.facebook.com/omceo
settembre 2013
51
rubriche
Servizi dell’Ordine
nuova sede
Per comunicare un cambio di indirizzo
Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione
all’Ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo:
www.omceo.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à
modulo variazione indirizzo
Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo
[email protected]
o inviato tramite fax al numero 011505323
Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica.
La Redazione di Torino Medica (RTM)
Agli iscritti
La “Federazione
Sanitari Pensionati
e Vedove” si occupa
della risoluzione dei
problemi economicosociali dei medici,
farmacisti, veterinari
che godono di una
pensione e dei loro
famigliari.
Per maggiori
informazioni o
per accedere ai
servizi dell’Ente,
si può telefonare
alla signora
Teresa Gariglio,
333/8440475,
Presidente
provinciale
dell’Ente, o al dott.
Giorgio Cappitelli,
348/6703250,
Presidente regionale.
(RTM)
52
SUL WEB LE OFFERTE
E LE RICHIESTE DI LAVORO!
Le rubriche dei medici disponibili alle sostituzioni in Medicina Generale e delle offerte/richieste di lavoro o di collaborazione professionale, che trovavate prima dei programmi dei convegni, sono scaricabili
ora dal sito Internet dell’Ordine all’indirizzo www.omceo.to.it > Area
Servizi > Occasioni di lavoro.
Gli spazi Internet dell’Ordine hanno conosciuto nell’ultimo anno un
vero boom di accessi; questo dato lusinghiero ci permette realmente
di diversificare sempre meglio questo mezzo di comunicazione dalla
rivista Torino Medica rendendolo, ad esempio uno strumento più
agevole, tempestivo ed efficace nella comunicazione dell’attualità e
nella pubblicazione delle rubriche di servizio. Nell’imminente futuro
ci saranno sicuramente altre novità che comunicheremo tempestivamente.
settembre 2013
La Redazione di Torino Medica (RTM)
Si comunica che da
martedì 4 dicembre
2012 è operativa
la nuova sede
dell’Ordine in Corso
Francia 8 a Torino.
I numeri di telefono
e gli indirizzi e-mail
dei diversi uffici sono
invariati.
La prestigiosa Villa
Raby, oggetto di un
completo restauro
conservativo che ha
anche permesso la
scoperta e il recupero
di molti affreschi
di pregio, è ora a
disposizione di tutti
gli iscritti e pronta
a diventare “la casa
dei medici e degli
odontoiatri della
Provincia di Torino”.
Il Segretario
dell’OMCeO della
provincia di Torino
D.ssa Ivana Garione
COMUNICAZIONE ORARIO UFFICI
Dal 2 settembre 2013 gli uffici dell’Ordine hanno ripreso l’orario normale:
Scadenze corsi
ecm-fad della
fnomceo
Si comunicano le
scadenze dei corsi
ECM FAD in modalità
cartacea (con invio
del test finale via fax)
di cui si era già data
comunicazione su
“Torino Medica”:
AUDIT CLINICO:
08/09/2013
APPROPRIATEZZA:
30/09/2013
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
Si comunica anche che dal 2 settembre al 15 ottobre 2013 l’Ufficio
Previdenza (pratiche Enpam), per motivi organizzativi, osserverà il seguente orario:
Lunedì
8.30-13.30
Martedì
8.30-13.30
Mercoledì8.30-13.30
Giovedì
8.30-13.30
Venerdì
8.30-12.30
Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino
D.ssa Ivana Garione
settembre 2013
53
rubriche
Comunicati
AVVISO DI SELEZIONE PER TUTOR VALUTATORI PER LO SVOLGIMENTO DELLA
PROVA PRATICA DEI LAUREATI CANDIDATI ALL’ESAME DI STATO ABILITANTE
ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI MEDICO-CHIRURGO
L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Torino ha sottoscritto una Convenzione con l’Università di Torino per gli adempimenti previsti dal Regolamento concernente gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della
professione di medico-chirurgo modificato con decreto n. 445 del 19 ottobre 2001 e pubblicato sulla G.U. n. 299 del 27
dicembre 2001 e reso applicativo dall’Ordinanza ministeriale del 23 febbraio 2004.
Le sopra citate norme prevedono che l’esame di Stato di abilitazione alla professione consista in una prova pratica e in
una prova scritta. Alla prova scritta si accede solo dopo il superamento di una prova pratica a carattere continuativo consistente in una prova clinica pratica della durata complessiva di tre mesi articolati in un mese svolto presso un reparto di
medicina, un mese presso un reparto di chirurgia e per un mese presso un medico di medicina generale convenzionato
con il Servizio sanitario nazionale e realizzati, dopo il conseguimento della laurea (art. 1 DM 19.10.2001, n. 445).
In forza alla Convenzione con l’Università, il Consiglio Direttivo dell’Ordine è tenuto a predisporre un elenco di medici
operanti in qualità di dirigente medico in reparti di medicina generale, medicina d’urgenza o geriatria, medici operanti in
qualità di dirigente medico in reparti di chirurgia generale, chirurgia d’urgenza, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia
o ginecologia e medici di medicina generale convenzionati con il SSN, che possano dichiarare, sotto la propria responsabilità, di possedere i requisiti minimi di seguito elencati per ciascuna categoria.
Medici operanti in qualità di dirigente medico in reparto di medicina generale e chirurgia generale
1.essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
2.assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della professione nei dodici mesi precedenti
3.possedere almeno cinque anni di anzianità di servizio in un reparto ospedaliero o universitario di medicina o chirurgia
4.svolgere normalmente sia attività di reparto che ambulatoriale
5.avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno
6.impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto
Medici di medicina generale convenzionati con il SSN
1.essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
2.assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della professione nei dodici mesi precedenti
3.possedere almeno dieci anni di anzianità di convenzione per la Medicina Generale con il SSN
4.avere in carico al momento della domanda un numero di scelte superiore a 750
5.disporre di un sistema informativo adeguato
6.avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno
7.impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto
L’elenco così costituito, formato da tutti gli aspiranti alla attività di Tutore in possesso dei requisiti minimi, verrà sottoposto
alla Commissione Paritetica composta dai membri dell’Università e dell’Ordine per l’individuazione dei Tutori.
La Commissione Paritetica Ordine-Università, preso atto dell’elenco dei Medici che sono in possesso dei requisiti minimi,
dovrà procedere alla formazione di un elenco che verrà trasmesso alla Regione (combinato art.1, comma 2 Tirocinio, DM
n. 445 del 19 ottobre 2001 e art. 27, comma 3, DL n. 368 del 17 agosto 1999)
Per la validità della domanda farà fede la data di protocollo della stessa, che può essere inoltrata o per lettera raccomandata (C.so Francia 8 – cap.10143) o per raccomandata a mano direttamente agli uffici dell’Ordine o per fax al numero
011- 505323 o per e-mail [email protected].
Il candidato dovrà consegnare la domanda, come da modelli allegati, attestante il possesso dei requisiti minimi.
Torino, 8/7/2013
Il Presidente dell’Omceo della provincia di Torino
Dr. Amedeo Bianco
I modelli per le domande sono scaricabili dal sito www.omceo.to.it
54
settembre 2013
PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD
Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Clinical Governance”: questa volta parliamo di
“appropriatezza”, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico
ed in generale sanitario e trova grande spazio nel nostro codice di deontologia medica.
Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM
La versione “blended” del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in
formato cartaceo nel numero speciale
“QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 2/2012”
All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica
e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di
ottenere 15 crediti ECM.
In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle
direttamente alla
Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121
La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà
gratuitamente al suo indirizzo copia del numero speciale.
Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411209
Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico)
oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi
dall’invio del fax.
Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da
FNOMCeO
(sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino)
è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00
tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected]
settembre 2013
55
rubriche
Corsi e congressi in pillole
Vengono qui pubblicate gratuitamente, di ogni congresso approvato dalla redazione:
- data del convegno - titolo del convegno - luogo del convegno. Gli eventi di cui si dà notizia sono, come
sempre, quelli che si tengono dal mese successivo a quello del numero pubblicato.
quando 27 e 28 settembre 2013
dove
Torino - Centro Congressi Unione Industriale
Via Vela, 17
u GREAT INNOVATIONS IN CARDIOLOGY AND
quando Entro il 30 settembre
dove
Torino - E.C.I.T.O.H. Via Nizza, 230
u MASTER UNIVERSITARIO DI 1° LIVELLO IN
ADVANCES IN CARDIAC ARRHYTHMIAS
XXV GIORNATE CARDIOLOGICHE TORINESI
“SALUTE ORALE NELLE COMUNITÀ SVANTAGGIATE
E NEI PAESI A BASSO REDDITO”
Ex master biennale in “Sviluppo della salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi in via di sviluppo”. I posti disponibili sono 20 e le
iscrizioni dovranno essere ultimate entro il 30 settembre 2013.
quando 3 e 4 ottobre 2013
dove
avigliana (TO) - Certosa 1515
Via Sacra di San Michele, 51
quando 4 ottobre 2013
dove
Torino - Aula Magna della Dental School
Via Nizza, 230
quando 5 ottobre 2013
dove
Torino - Clinica Santa Cateriana da Siena
Via Villa della Regina. 19
quando 05 ottobre 2013, ore 9.00 - 17.30
dove
Torino - Scuola di Applicazione dell’Esercito
Via Arsenale, 22
u Convegno Nazionale
VERSO NUOVE LINEE D’INTERVENTO IN TEMA
DI MALTRATTAMENTO. PREVENZIONE, ANALISI,
SERVIZI
u CONVEGNO PER I 20 ANNI DI COI
(Cooperazione Odontoiatrica Internazionale)
u 2° APPUNTAMENTO CORSO TEORICO-PRATICO
APPLICAZIONI LASER IN CHIRURGIA
u IL DOLORE TRA CORPO E PSICHE
Psicologia Clinica ed Oncologia Universitaria di Torino
Gruppo FIDAPA BPW Italy Torino: “Insieme per la lotta al dolore”
Responsabile del corso: prof. Riccardo Torta
quando 12 ottobre 2013
dove
Torino - Azienda Ospedaliera Città della
salute e della Scienza di Torino
u 13° CONVEGNO “IL RENE POLICISTICO E LE SUE
quando 18 ottobre 2013 ore 14.00
dove
Torino - Centro Congressi Unione Industriale
Via Fanti, 17
QUALCUNO PIACE CARDIO
u IIACONVENTION
DELLE UTIC del PIEMONTE E della VALLE D’AOSTA :
quando 14 novembre 2013
dove
Torino - Aula Magna Presidio CTO
Via Zuretti, 29
quando 19 ottobre 2013
dove
Pollenzo - BRA (CN)
Albergo dell’Agenzia
56
settembre 2013
MANIFESTAZIONI
PROGETTO AIRP “ROAD SHOW 2013-2014”
FOCUS ON NUOVE TERAPIE ANTITROMBOTICHE e GESTIONE DEL BLEEDING
u medicina e violenza
u III CONGRESSO REGIONALE S.I.F Sez. PIEMONTE
DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI FLEBOLOGIA
LA SCLEROTERAPIA DELLE VARICI DEGLI ARTI INFERIORI
congressi
Torino,
4-5 ottobre 2013
Museo Nazionale del Risorgimento
Via Accademia delle Scienze, 5
Symposium on
“ADVANCES ON
INFANTILE COLIC”
INFORMAZIONE IMPORTANTE
Cari lettori,
molti iscritti certamente sanno che questa rivista da anni non rappresenta un peso per il
bilancio del nostro Ordine in quanto i costi
più onerosi di composizione, stampa e spedizione sono sostenuti direttamente dalla società editoriale SGI (Società Generale dell’Immagine).
Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie
ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali
costi.
La crisi economica che ha colpito tutti i settori
e che tutti viviamo in prima persona ha determinato però uno squilibrio in questo bilancio
di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumento dei costi di carta, stampa e spedizione si è
verificata una diminuzione della raccolta delle
inserzioni pubblicitarie.
In queste condizioni non sarebbe pertanto
possibile, per Torino Medica, proseguire la
pubblicazione e la propria missione istituzionale a costo zero come da noi desiderato.
Tra le tante soluzioni possibili, quella meno
gravosa e più praticabile è apparsa la riduzione del numero di pagine della rivista, realizzata pur senza rinunciare ai contenuti.
Ma ciò purtroppo non è sufficiente.
Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero
di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei
convegni e degli eventi sul giornale e sul sito
Web saranno pubblicati a titolo oneroso.
La documentazione di questi eventi, una volta decisa la loro pubblicabilità, unita alla richiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla
concessionaria SGI che provvederà ad indicare l’ammontare del costo in relazione alla
dimensione dello spazio richiesto.
Per informazioni preliminari sulle condizioni
economiche gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente alla dottoressa Daniela Cazzaro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908
L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tempi migliori possano consentire di poter tornare a fornire questo servizio gratuitamente
agli organizzatori dei convegni e degli eventi
formativi.
Il Presidente dell’OMCeO della provincia
di Torino
Amedeo Bianco
58
settembre 2013
Organizzato da
Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e
Pediatrica - Università di Torino
Promossa da
Fondazione Internazionale Menarini
Infantile colic represents one of the main disturb
of infancy, and it’s associated with discomfort of
parents and considerable distress for pediatrician.
Despite 40 years of research, its pathogenesis is
incompletely understood and treatment remains
an open issue. The disturb may be related to
feeding disorders, dismotility, hormone alterations
or behavioural factors. Recently, data supporting
the concept of an aberrant gut microbiota in
infants suffering from colic have been presented,
suggesting its influence on gut motor function
and gas production and emphasizing the possible
inflammatory origin of the condition. These new
findings opened new perspectives in the management of infantile colic.
The aim of the Symposium is to provide a critical
revision of some still unresolved problems related
to infantile colic. International and national experts
will participate to the Congress and will discuss the
identification of approaches for the treatments and
prevention of negative outcomes.
Presidents of the Meeting
Francesco Savino and Luca Cordero
di Montezemolo
With the Patronage of
Università degli Studi di Torino
Azienda Ospedaliera Città della Salute e della
Scienza di Torino
Società Italiana di Pediatria (SIP)
Società di Gastroenterologia Pediatrica (SIGENP)
Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE
Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri di Torino
European Society for Paedriatic Gastroenterology,
Hepatology and Nutrition (ESPGHAN)
President of the Meeting
Francesco Savino
Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica e Pediatriche
Città della Salute e della Scienza di Torino
Ospedale Infantile Regina Margherita
Università di Torino (Italia)
Honorary President of the Meeting
Luca Cordero di Montezemolo
Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica e Pediatriche
Città della Salute e della Scienza di Torino
Ospedale Infantile Regina Margherita
Università di Torino (Italia)
Scientific Secretariat
Serena Viola, Miriam Sorrenti, Elisa Petrucci, Emanuela Locatelli
Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica e Pediatriche
Città della Salute e della Scienza di Torino
Ospedale Infantile Regina Margherita
Università di Torino (Italia)
Organizing Secretariat - Provider
AVEC S.r.l. - Incentive Paintings
Angela Volpe / Claudia Cislaghi
Via Lavoratori Autobianchi, 1 - c/o Polo Tecnologico Brianza Edificio 9 - Ufficio 14
I-20832 Desio (MB), Italy
Phone: +39 0362 581579 – Fax: +39 0362 544211
E-mail: [email protected] / [email protected]
Promoted by
Fondazione Internazionale Menarini
Via W. Tobagi, 8
I-20068 Peschiera Borromeo (Milan, Italy)
Phone: +39 02 55308110
Fax: +39 02 55305739
E-mail: [email protected]
Http:\\www.fondazione-menarini.it
Friday, October 4, 2013 – Morning
09.00 – 09.30
F. Savino e L. Cordero di Montezemolo (Turin, I)
Welcome address
Welcome: Dean of the Faculty of Medicine
09.30 – 11.10
Session I – Physiology and crying
Chairpersons: L. Cordero di Montezemolo (Turin, I)
C. Agostoni (Milan, I)
G. Capizzi (Turin, I)
09.30 – 09.50
M. Gordon (Manchester, UK)
Parental education for the Management of colic: how
the evidence can inform paediatricians?
09.50 – 10.10
I. St-James Roberts (London, UK)
Relationship and distinctions between infant crying
and sleeping problems: recent evidences and implications for research and practice
10.10 – 10.30
C. Cohen–Bendahan (Nijmegen, ND)
Heart rate response to crying: the influence of hormone administration
10.30 – 10.50
B. Zuckerman (Boston, USA)
Inconsolable Infant Crying and Maternal Postpartum
Depressive Symptoms.
10.50 – 11.10
Discussion
11.10 – 11.30Coffee break
11.30 – 13.10
Session II – Microbiota and infantile colic
Chairpersons: D. Matteuzzi (Bologna, I)
I. Zakharova (Moscow, R)
M. Rossi (Modena, I)
11.30 – 11.50
S. Roos (Uppsala, S)
Pyrosequencing analysis of the faecal microbiota of colicky infants treated with probiotics
11.50 – 12.10
C. De Weerth (Nijmegen, ND)
Intestinal microbiota of infants with colic: development
and specific signatures
12.10 – 12.30
T. Sicheritz-Ponten (Kongens Lyngby, D)
Metagenomics and Gut Diseases
12.30 – 12.50
P. Lionetti (Florence, I)
Impact of Diet on Gut Microbiota in children living in
different environments
12.50 – 13.10
13.10 – 14.30
Discussion
Lunch
Friday, October 4, 2013 – Afternoon
14.30 – 15.50
Session III – Atopy and infantile colic
Chairpersons:
R. Miniero (Catanzaro, I)
L. Lehtonen (Turku, F)
P. Tovo (Turin, I)
14.30 -14.50
A. Pärtty (Turku, F)
Probiotic Therapy and Microbiological Programming in
Colic Infant - a Randomized, Controlled Trial
14.50 – 15.10
R. Berni Canani (Naples, I)
Infantile colic and Food Allergy
15.10 – 15.30
G. Terrin (Rome, I)
Calprotectin as marker of bowel inflammation
15.30 – 15.50
Discussion
15.50 – 16.10Coffee break
16.10 – 17.30
Session IV - Motility disorders and pain
perception
Chairpersons: C. Barbera (Turin, I)
J. Schleef (Turin, I)
A. Barabino (Genoa, I)
16.10 – 16.30
C. Romano (Messina, I)
Abdominal pain in infants and children
16.30 – 16.50
H. Storm (Oslo, N)
Evaluation of pain in infants with Skin Conductance
16.50 – 17.10
D. Martin-Martinez (Valladolid, S)
Actigraph and infantile colic
17.10 – 17.30
Discussion
Saturday, October 5, 2013 – Morning
09.00 – 10.20
Session V - Diet and Infantile colic
settembre 2013
59
congressi
Chairpersons: F. Savino (Turin, I)
M. Giovannini (Milan, I)
L. Silvestro (Turin, I)
09.00 – 09.20
C. Dupont ( Paris, F)
Dietetic treatments of Infantile colic
09.20 – 09.40
G. Iacono (Palermo, I)
Severe infantile colic and diet
09.40 – 10.00
G. Schmid (Munich, G)
Associations between problems with crying, sleeping, and / or feeding in infancy and long–term
behavioural outcomes in childhood
10.00 – 10.20
Discussion
10.20 – 10.50Coffee break
10.50 – 12.30
Session VI - Looking for a treatments
Chairpersons: M. Cabana (San Francisco, USA)
F. Capasso (Naples, I)
G. MacDonald (Belfast, UK)
10.50 – 11.10
G. MacDonald (Belfast, UK)
Infantile colic: lessons from systematic reviews
11.10 – 11.30
L.P. Moja (Milan, I)
Multiple systematic reviews: methods for assessing
discordances of results
11.30 – 11.50
S. Rautava (Turku, F)
Atopy, gut microflora and probiotics
11.50 – 12.10
F. Savino (Turin, I)
New treatments for infantile colic
Assessment questionnaires are compulsory.
Technical facilities
Facilities will be available for computer presentations and
overhead projections.
A business center with PC (Windows and MAC) will be
available to check and preview presentations. Speakers
are required to give a copy of their presentation on USB
memory stick, CD or DVD to the technicians at the Slide
Center at least one hour before the session.
Opening hours of the Slide Center:
Opening hours:
Friday, October 4, from 08.00 a.m. to 05.00 p.m.
Saturday, October 5, from 08.30 a.m. to 01.00 p.m.
Lunches and coffee breaks
Lunches and coffee breaks will be served in the Meeting
area.
Abstracts book
Participants will receive the Abstract book at the Meeting.
Certificate of attendance
Certificates of Attendance will be issued at the registration desk following full attendance of the Symposium
Registration
Symposium attendance is free of charge. Please return
the registration form to:
AVEC S.r.l. - Incentive Paintings - Angela Volpe / Claudia
Cislaghi
Via Lavoratori Autobianchi, 1 - c/o Polo Tecnologico
Brianza - Edificio 9 - Ufficio 14
I-20832 Desio (MB), Italy
Phone: +39 0362 581579 Fax: +39 0362 544211
E-mail: [email protected] / claudia.avec@
innopharma.it
12.10 – 12.30
Discussion
12.30 – 12.50Concluding Remarks
12.50
Lunch
GENERAL INFORMATION
Meeting venue
The Congress will take place at Museo Nazionale del
Risorgimento, Via Accademia delle Scienze, 5, 10123
Turin (Italy).
Ivrea,
giovedì 17 ottobre 2013
c/o Polo Formativo Universitario
Officina H
Convegno internazionale
Cibo sano per tutti
Se c’è più cibo ci sono
meno malattie
Secretariat during the Meeting
Opening hours:
Friday, October 4, from 08.00 a.m. to 05.00 p.m.
Saturday, October 5, from 08.30 a.m. to 01.00 p.m.
Official language
The official language of the Meeting will be English.
Simultaneous translation will not be provided.
CME Accreditation
The application for CME accreditation has been submitted for Italian Physicians.
The CME credits will be awarded only after full attendance of all sessions.
Completion of the Registration Form, the Learning &
60
settembre 2013
Programma
Moderatori:
Dr.ssa Marilena Bertini, Presidente CCM
9.00
9.15
9.30
Registrazione Partecipanti
Saluti delle Istituzioni
Marilena Bertini,
Introduzione al Convegno e presentazione risultati
Campagna “Sorrisi di Madri Africane”
congressi
10.00 Esperto di diritto al cibo, FAO (da confermare)
Aspetti giuridici legati al diritto alla salute nell’infanzia: nuove indicazioni internazionali
10.30 Marta Antonelli Accesso al cibo e risorse idriche
11.00Intervallo
11.15 Antropologo (da confermare)
Abitudini alimentari e carenze nutritizie
11.45 Valeria Pecchioni
Malnutrizione come causa ed effetto della povertà:
strategie di contrasto
12.30 Elisabetta Gelormino
Epidemiologia della malnutrizione
13.00 Pausa Pranzo
14.00 Magda Passatore (Biologa volontaria CCM)
Componenti alimentari essenziali – micronutrienti
14.30Concepta Wafula, nutrizionista CCM in Awerial,
Yrol East,
Uso della metodologia SMART per misurare lo stato
nutrizionale dei bambini nella contea
di Awerial, Sud Sudan
15.00 Gianluca Pressi
Salute animale, salute umana e salute ambientale
esperienza del CCM: One Medicine
15.30 Luisa Mondo
Allattamento al seno ed allattamento artificiale in
PVS
16.00 Alberto Bonomi, Primario di Pediatria a Ivrea
16.30 Dietologo, (da confermare)
“Dieta equilibrata, il troppo e il troppo poco. Possibili conseguenze”
Discussione
17.30 Test di apprendimento e di valutazione
17.45Conclusioni
Ore 10.00
Che cosa sono i linfomi: dott. M. Ladetto
Il convegno è in fase di accreditamento ECM
Ore 13.15 Soft lunch
Torino,
15 novembre 2013
Aula Magna Achille Mario Dogliotti
Ospedale Molinette
Linfomi: conoscere, affrontare
e superare la malattia
Giornata di incontro fra
pazienti, medici, personale
infermieristico e psicologi.
Programma
Ore 9.30
Benvenuto ed introduzione
dott. U. Vitolo, prof.M. Boccadoro, dott.ssa F. Galleano
Ore 9.45
Il paziente e la gestione della propria salute e il ruolo
dell’AIL:
Prof. L. Resegotti
62
settembre 2013
Ore 10.15
Gli esami di stadiazione: dott. A. Gallamini
Ore 10.30
L’approccio terapeutico nel linfoma
Moderatore Dott.Vitolo:
La chemioterapia Dott. C. Tarella
L’immunoterapia Prof. G. Saglio
La radioterapia
Prof. U. Ricardi
Discussione e domande
Ore 11.30
La sperimentazione clinica e la Fondazione Italiana
Linfomi Prof.. GL.Gaidano
Ore 11.45
Gestione della terapia e della terapia e del rapporto con il paziente
Moderatore Dott. Levis, cpse coordinatore Sig.ra
Lionetti Mariamarcella
Testimonianze dei pazienti
Come affrontare il periodo della cura.
Supporto infermieristico: cpse Sirgra De Lazzer Tiziana e cpse Lionetti Mariamarcella
Come affrontare la vita quotidiana - Aspetti psicologici: Dott. Barbara Ottaviani
Ore 14.15
Tavola rotonda: i medici e gli infermieri rispondono
alle domande e/o dubbi dei pazienti
Moderatori: F. Bombaci e N. Ferraro
•
Lorella Orsucci
•
Barbara Botto
•
Daniele Caracciolo
•
Andrea Filippi
•
Alessandria
•
Novara
•
San Luigi
•
Cuneo
•
Mauriziano
•
Infermieri
Ore 16.30
Conclusioni e chiusura dell’incontro
dott. Vitolo, prof. Boccadoro.
Scarica

nuovi ordini sanitari per la tutela della salute