XIX edizione - anno 2007
PREMIO LETTERARIO
CASTELLO
TEST &
V NCITORI
XIX edizione Premio Castello
settembre 2007
Testi e Vincitori
Edito dall’Associazione Culturale Forino News
stampato nel gennaio 2008
INTRODUZIONE
Giunto alla sua XIX edizione, il “Premio Castello” si pone tra i più longevi
dell’Irpinia. Organizzato quest’anno dalle Pro Loco di Contrada e Forino,
dall’Associazione Culturale Forino News, dai Lupetti Petruresi e dall’Associazione Teatrale “Talento Zero” di Contrada, e con il patrocinio delle amministrazioni comunali di Forino e Contrada e dell’Amministrazione
Provinciale di Avellino, persegue da sempre gli obiettivi di favorire una rinnovata interazione fra le Comunità di Contrada e Forino, di sollecitare una
più attenta e consapevole riflessione sulla realtà storica, ambientale e paesaggistica del nostro territorio, e promuovere forme di creatività culturale e di
aggregazione sociale. Per questa edizione il presidente della giuria è stato,
come spesso accade negli ultimi anni, il prof. Gennaro Fimiani, coadiuvato
nelle scelte da Antonio Califano, Elvira Cerullo, Antonello Sollo e Paola
Laudati. Il 13 ottobre u.s., nel magnifico scenario del Santuario di San Nicola
a Forino, sono stati premiati i vincitori delle varie categorie. I giovani dell’associazione teatrale Talento Zero di Contrada hanno dato lettura dei testi
premiati. Vi è stato anche un entusiasmante momento di musica popolare
napoletana curato dal forinese Gianfranco Santucci in collaborazione con
Lello Ferraro. Noi della redazione del Forino News, oltre a curare alcuni
aspetti della macchina organizzativa, abbiamo pensato di produrre questo
opuscolo quale fonte di informazione e testimonianza dell’impegno di tante
persone verso una manifestazione che, purtroppo, non riesce a riscontrare
presso le istituzioni l’attenzione che meriterebbe.
I VINCITORI DELLE CATEGORIE
Narrativa adulti: Alessia Ricciardelli
Narrativa scuola primaria: Simone Troisi
Poesia inedita adulti: menzione speciale, Domenico Olivieri
Poesia scuola primaria: Cristina Mazzocca
Poesia scuola secondaria primo grado: Lucia Califano
Poesia dialettale adulti: Saveria Settembrino
Poesia dialettale scuola primaria: Cristina Mazzocca
Elaborati grafico-pittorici: primo premio Mattia Picariello, secondo premio Angelica Pennetti,
terzo premio Sara Bruno; menzione speciale per il colore e l'immaginazione, Martina Galluccio,
Domenico Pennetti, Raoul Pennetti
Sezione cinema: menzione speciale, Aniello Colombo
Premio Castello: Maria Filomena Russo
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NARRATIVA ADULTI
Lettera ad un uomo che sognava la vita
di Alessia Ricciardelli
La vita è un dono prezioso e bisognerebbe custodirla e difenderla con tutte le forze. Vivere è camminare, giocare, amare... Quando tutte queste cose non si possono più fare, non tutti sono disposti
a continuare il viaggio, quando un uomo vede negli occhi di chi lo ama pietà e sofferenza non
sempre ha la forza di combattere. Bisogna ammirare chi, nonostante le difficoltà e il dolore, rimane sempre attaccatissimo alla vita, un esempio è stato il grande Giovanni Paolo II. Bisogna
rispettare però anche chi non ha il coraggio di vivere nel dolore. Non tutti sono forti e anche la
debolezza è un dono di Dio.
Ho gli occhi chiusi, tenerli aperti mi costa fatica e poi così posso sognare, è tutto ciò che mi resta,
non ho più autonomia, non ho più forza, mi è rimasta solo quella del pensiero e la mia mente
ripete sempre la stessa parola: morire. La morte sarebbe una liberazione: libertà da queste macchine, libertà da inerzia, libertà per tornare a correre, a volare. . . oltrepassare quel muro e viaggiare
finalmente leggero sul mare, sui prati. Ero un ragazzo pieno di vita, avevo mille interessi e altrettanti
sogni da realizzare , il mondo per me era un posto meraviglioso e avrei voluto vivere tanto a lungo
da poterlo attraversare tutto. Avrei goduto di ogni momento felice ma anche di ogni momento triste perché questa è la vita un alternarsi di gioie e dolori che si compensano. Avrei voluto lavorare,
invecchiare e godere della compagnia dei miei familiari, forse da vecchio sarei rimasto più tempo
a letto o magari su una sedia a rotelle ma, avrei comunque impiegato il tempo a leggere un buon
libro, giocare a carte con un amico o con i nipotini e il tempo sarebbe passato. Avrei, avrei quanto
avrei e invece non posso.. .stanotte ho sognato un prato verde, profumato di margherite e girasoli,
lì un bambino corre insieme ad altri, ecco arriva per primo al traguardo e i suoi amici esultano, lo
abbracciano, il bambino è felice, quel bambino sono io. Riapro gli occhi bagnati dalle lacrime che
da anni mi rigano il viso, meglio richiuderli così non vedo la realtà che mi circonda. Sto in un
lettola anni, da troppi anni, quel bambino del sogno è scomparso e con sé si è portato dietro gli
anni più belli della mia vita. Mi restano i ricordi, il mio matrimonio, la felicità effimera di quel
tempo, la gioia che leggevo negli occhi di mia moglie. Poi un giorno quella felicità è svanita, quel
giorno mi sono ritrovato a guardare mia moglie, il suo sguardo pieno di angoscia ma comunque
forte come mai l’avevo visto. Ho cinquant’anni ma mi sembra di averne tanti, molti, troppi... Il mio
corpo non ce la fa più, è stanco, l’anima non può lavorare più per entrambi e anch’essa sembra arrendersi. Basta non voglio più arrecare sofferenza a mia moglie che ormai da troppo tempo non
vive più, a mia madre i cui occhi non hanno più lacrime da versare e si, anche a me stesso, non ce
la faccio più a dare forza agli altri, in fondo chi può darla a me? Voglio morire!!! Lo so, quanti
sono nelle mie stesse condizioni? Loro ce la fanno a combattere ancora, hanno ancora forza a
sufficienza e forse ancora qualche sogno e qualche speranza. Amano ancora la vita anche se questa
è sinonimo di sofferenza, di dolore ed io li invidio e li rispetto. Io non ce la faccio più... ho sentito
parlare di eutanasia, la morte provocata per pone fine alle sofferenze di un malato inguaribile Sono
o non sono un malato inguaribile? Non ho sofferto abbastanza per questo mondo? Vi prego non
giudicatemi codardo, forse lo sono secondo il vostro metodo di giudizio, ma secondo il mio sono
solo un uomo stremato dal dolore, un uomo che vuole morire per ritornare a vivere. E tanto facile
veder morire un uomo, tu non guadare fa ciò ce ti dico: “ti prego stacca la spina, questa maledetta
spina e conducimi in un mondo dove finalmente potrò vivere la vita che non ho vissuto, il mondo
che sogno il mio mondo! Grazie perché il tuo gesto mi ridà la vita!!
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NARRATIVA SCUOLA PRIMARIA
Primo premio
Castello e il piccolo gnomo Gerry
di Simone Troisi
Salve ragazzi io sono Max e vi voglio raccontare una magnifica giornata passata a Castello. Castello
è un paese che si trova su una collina e qui c’è anche il Santuario di San Nicola il protettore di Forino. Un giorno io e i miei amici decidiamo di andar a fare un pic-nic a Castello. Per la strada incontrammo uno gnomo di nome Gerry. Era simpatico e ospitale soprattutto ci ha detto tante cose
fantastiche che facendo capolino tra la siepe ci accoglie sorridente e ci invita a seguirlo. Ci ha spiegato che Castello è un borgo molto antico. Qui , tanto tempo fa vivevano piccoli gnomi avevano
un grande cuore, tanta bontà, entusiasmo e creatività. Il borgo era vivo e accogliente, ogni angolo
di esso sprigionava bellezza, cura, e vita. Uomini, donne e bambini vivevano in pace ed in concordia
erano felici! Non esisteva la violenza, la sopraffazione, l’invidia... Tutti erano amici di tutti, ci si aiutava e ci si voleva bene. Io e i miei amici nell’ascoltare questa storia ci guardavamo sorpresi... Lo
gnomo all’improvviso non ha sorriso più il suo sguardo si è intristito e ci ha detto che poi all’improvviso tutto è svanito. Qualcuno ha fatto conoscere agli gnomi la cattiveria, il piccolo borgo è
cambiato gli gnomi lo hanno abbandonato... Gerry ritorna, ogni tanto, per nostalgia di quei luoghi,
ma ci ha confessato di avere un sogno: vorrebbe che Castello ritornasse a vivere e fosse abitato da
persone buone, rispettose delle regole e amanti della natura e dell’ambiente.
Secondo premio
Il mio paese, Contrada
di Alessandra Musto
Il mio paese si chiama Contrada, è bello, con tanti alberi, case e c’è anche la scuola primaria. Io mi
chiamo Alessandra, ho otto anni e faccio la 2ªB. Contrada è fatta di tantissime casine. Non c’è il
mare ma ci sono le montagne e le colline, quando piove le case si raggomitolano come dei gattini
che hanno freddo e sembra un granello di zucchero un po’ rosicchiato dai topi, c’è una piazzetta
che si chiama la piazzetta di Padre Pio con uno scivolo. A tutti noi bambine piace molto il nostro
paese perché possiamo liberamente giocare e divertirci.
Terzo premio
La vecchia quercia di Forino e il libro magico
di Costantina Violante
Salve ragazzi! Mi chiamo Giulia, sono curiosa e non poco! Sono così curiosa che ho vissuto un’avventura strabiliante. Tutto è cominciato in una fredda giornata d’inverno: ero a casa quel giorno
era caduta la neve. Che bello! mi sono detta. Per la verità mi annoiavo un po’, ma mi godevo lo
spettacolo ... Ho pensato allora di uscire per lo snowboard quando, il nonno mi disse che era
vietato usare lo snowboard e per di più senza casco. Non è la prima volta che venivo sgridata. Infastidita pensai Uffa ci sono troppe regole ! La mia nonnetta che ha sempre una soluzione per tutto
mi svelò un segreto: -Per il mondo che ognuno desidera, un posto incantato c’è, la vecchia quercia
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è!- La nonna mi disse che in biblioteca c’era un libro di incantesimi , e io sapevo che avrei trovato
un incantesimo che avrebbe fatto al caso mio. Mi diressi , anzi mi misi a correre, sulla neve e andai
verso la biblioteca… Dopo una lunga ricerca trovai il libro. L’incantesimo per risolvere il mio problema c’era; dovevo solo andare sotto la vecchia grande quercia di Forino e dire le parole magiche:
aramis, et voilà, e spargere della cenere intorno all’albero. Preparai uno zainetto con l’occorrente
e decisi di fare tutto quello che il libro mi disse, Giunsi a destinazione e sotto la quercia mi accolse
un portale, si aprì, lo varcai e sprofondai nella luce. Che bello, davanti a me! Cosa vidi? Un Forino
come lo desideravo: tutti andavano sullo Snowboard e per di più senza casco. Che bello, un paese
senza regole. Tutti libri senza schemi ne condizionamenti. Nessuno che diceva: fai quello, fai questo. Tutti facevano ciò che volevano senza la minima regola. Chi buttava le carte per terra, chi litigava in “pace”... Chi gridava, chi distruggeva in somma un vero “caos” .., Penso ... questo è il “mio
paese” ideale ! E’ un disastro penso voglio tornare a casa subito indietro ! Forino ! Prendo il libro
, formulo le parole magiche : voilà et aramis, e fortunatamente ritornai nella mia realtà. Sapete una
cosa ho io imparato molto da questa piccola avventura . Forino è un paese bellissimo, le regole
sono importanti, e devono essere rispettate di più e con impegno.
POESIA INEDITA IN LINGUA ADULTI
Menzione speciale
Papa Giovanni Paolo II
di Domenico Olivieri
Papa Giovanni Paolo II
Un uomo venuto da molto lontano
Sempre pronto a tender una mano
Amava tutti
Belli e brutti
A te chiedo, padre mio caro,
di trovare salute amore e denaro
credo in te
sei il migliore che c’è.
Molte cose ci hai insegnato,
tanti ti hanno pregato.
Spero tu ascolti anche me,
sei importante per me.
Sei un padre caro,
Dolce mai amaro.
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POESIA INEDITA IN LINGUA SCUOLA PRIMARIA
Primo premio
Cristina Mazzocca
San Nicola
Forino
San Nicola, sei il nostro protettore
sei un Santo che fa miracoli per noi
Forino è bello
Tu vivi in collina
come un castello,
quando noi veniamo a te
è pieno di gioia
e ti rivolgiamo una preghiera,
La gente di Forino
grande armonia.
Tu ci accontenti
Forino splende come un fiore
San Nicola sei come un Maestro
La gente di questo paese
che porta l’amore
sei sempre gentile
È molto cortese
Forino è un grande cuore.
sei come l’amore,
E sempre così felice,
sei come un fiore
anche una bambina di nome Alice
che sboccia in primavera,
ha un cuore
proprio una rosa vera.
pieno di amore.
San Nicola sei come una nuvola
La gente di Forino
Che nel cielo vola.
in un paese così piccolino
E piena di sorrisi
con tante emozioni
Secondo premio
Natasha Esposito, Antonia Cioffi, Mario Mazzocca, Mariangela Mazzocca
Il tramonto a Forino
Il tramonto di Forino
illumina tutti i giardini
Il paese è bello
come un fratello. Ha un cuore
pieno di amore che risveglia le persone.
E quando il sole va via
Lascia il buio per la via
Forino
Forino è un paesello,
piccolo, bello e un po’ “monello”.
A Forino splende il sole,
e risveglia le viole;
Forino e come il pane
Che lievita piano piano
E ha il cuore…
Pieno d’amore
San Nicola
Tu che stai in collina,
e ci guardi da lassù
in un cielo pezzato di blu.
Passiamo per la strada
Lunga e faticosa;
soleggiata e ventosa
Tra il verde della montagna
Possiamo ammirare alberi in quantità,
fughi, pieni di bontà
ed allegria in gran quantità di bambini e ragazzini
come tanti cinghialini.
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Terzo premio
Manuel Calabrese
Mio nonno
La mia nonna
Mia nonna si chiama Maria
È tanto dolce come una poesia...
Ogni sera mi viene a coccolare
La sua dolce voce inifa addormentare...
La mattina mi saluta dicendo
“Vai a scuola e stai attento”!!!
A me piace tanto la mia nonnarella
Mi rende la vita felice e bella.
Mio nonno si chiama Gennaro,
Spesso mi chiama somaro.
Mi prepara la pizza
e non vuole che io faccia alcuna bizza.
A volte insieme giochiamo sul prato verde
ma sempre lui perde,
Mi fa compagnia,
è il nonno tutto mio.
Così com ‘è mi piace il mio nonno
spesso con lui mi perdo nel sogno.
Padre Gianluca
Padre Gianluca, così si chiama una persona che tanto ci ama.
Dalla mattina alla sera vicino ti sta’ ed amore e conforto ti dà.
È molto amico dei bambini
a volte ci offre gelatini.
Padre Gianiuca è buono, giusto e severo
ed è diventato la guida dei nostro” sentiero”.
POESIA INEDITA SCUOLA SECONDARIA PRIMO GRADO
Primo premio
Lucia Califano
La casa innevata
Mi volto.
Alle mie spalle vedo una casa
una casa piccola, stanca, ansimante.
Da più giorni porta sulle spalle
un candido manto di neve.
Con lo scricchiolio delle sue pareti
pare che tremi per il gran freddo.
Un passero solitario e infreddolito
le sussurra qualcosa all’orecchio.
La neve continua a scendere,
la casa cede e con un
forte rumore cade e tocca il suolo.
Dopo pochi giorni la neve si scioglie
e nel fitto della foresta non rimane altro che
piccoli pezzi di legno, vetri rotti
e il piccolo passero che piange
per la perdita della sua carissima amica!
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Il tramonto
I colori della primavera
Guardo in alto
e vedo l’azzurro del cielo;
guardo in basso
e vedo il verde dell’erba;
guardo una pianta
e vedo il colore delle sue gemme;
guardo un fiore
e vedo i suoi petali ammirare
il sole.
Infine, guardo un uomo,
nei suoi occhi vedo una lacrima
che rappresenta la sua tristezza.
Mi avvicino un po’,
e vedo una piccola luce…
la luce della speranza
chi rimarrà viva … ora e per sempre!
Il sole è sceso sul mare
come per dargli la buonanotte;
lo accarezza, lo stringe a sé
come fa una mamma con il suo bambino.
Ogni giorno lo vede sempre più grande
e più ricco di meraviglie,
come uno scrigno colmo di tesori.
Il mare guarda la sua mamma
e con il suo biancore e la sua calma
sembra che le sorrida.
I minuti e le ore passano,
e il sole piano piano svanisce
lasciando nel profondo cuore del mare
il ricordo di un meraviglioso tramonto!
Secondo premio
Sara Bordone
L'amicizia è...
E poi... il nulla
Arrivo da un viaggio lontano,
mi fermo a pensare
su un prato immenso,
mi guardo intorno...
mille alberi rasi al suolo,
solo uno,
ancora in vita,
ma consapevole
che anch’esso
diventerà un insignificante
foglio di carta.
Angosciato si guarda intorno
e aspetta la sua ora.
Intanto, su un ramo,
un piccolo merlo costruisce il suo nido,
ignaro della sua sorte.
L’amicizia è come un fiore che sboccia...
in una mattina riscaldata dai raggi del sole.
L’amicizia è come un bimbo appena nato,
ingenuo, dolce e fragile.
E’ un filo tenace e... sottile
che unisce due cuori,
un sogno stupendo,
Il mare
che solo due persone...
che si vogliono bene,
Le onde del mare si agitano,
possono vivere!
come bimbi che giocano
felici creando un lieto
rumore, come un musicista,
che ispirato dalla sua musa
suona un’armoniosa melodia
che rallegra i cuori della gente.
Una barca. ondeggiando sul mare,
e spinta dal soffio del vento,
è come una foglia, che cadendo si fa
coccolare dal candido vento.
Ecco cos’e il mare, non è
soltanto un’immensa
distesa d’acqua, è molto di più!
È uno scenario di colori
Che incanta l’universo.
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Terzo premio
Rosa Bordone
Che cos'è la bellezza?
Vorrei....
Se lo stavano chiedendo
Alcuni ragazzi, l’altro giorno.
Alcuni dicevano che è solo avere un bel fisico,
altri ribattevano che se non si è in gamba,
a che serve avere un bel corpo?
Una ragazza, d’accordo, aggiunse:
“quando avremo settant’anni
conterà solo come saremo dentro,
quindi la vera bellezza è quella”.
Io non so cosa significhi davvero per me,
so solo una cosa: per me
non c’è nulla di più
bello di una persona che affronta la vita
sorridendo e con passione.
A quel punto che importa
Se si è alti o bassi,
giovani o vecchi, vestiti alla moda o no...
Quel sorriso e quella forza…
Sono la cosa più bella!
Dentro di me
Vorrei correre da te
come un uccello che,
smarritosi nella foresta,
cerca rifugio tra i rami degli alberi,
triste per aver perso la
sua casa.
Vorrei parlarti come
Una mamma al
Suo bimbo che piange
e si dispera per aver perso
il suo giocattolo.
Vorrei aiutarti come
Un uomo aiuta un mendicante,
solo e povero, che supplica
le persone per qualche spicciolo
ma quel mendicante sono io
che ho un disperato bisogno dite!
Resto qui,
ferma,
a guardare le meraviglie
chi ricircondano.
Vedo il mare, il cielo,
sembrano quasi un tutt’uno
sono di un azzurro splendido.
Mi ci rispecchio dentro
Sembra quasi che stia guardando
La mia anima...
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POESIA DIALETTALE ADULTI
Primo Premio
Saveria Settembrino
‘O vino
‘O pate ‘e Natalina, ‘n’amica mia,
teneva ‘na cantina
ch’era tutt’uno cu a cucina.
Si chiudo ll’occhie
m’allicordo ‘o fummo d’‘e mezzune
e ‘addore de’ fave cotte dint’ ‘a caurara e ramma,
che sapore cu chello sale ‘ncoppo!
Chill’uommene ch’ ascevano sempre ‘mbriache
me facevano paura.
Ma ‘io po’ penzavo:
“si tremmano ‘ncoppo ‘e cosce che me ponno fa?”
Mo se parla sempe ‘e vino
So’ asciute e sommellier, gli assaggiatori...
Ma qual è ‘a differenza?
- Io assaggio il vino, dicono, ma non lo bevo.
parlo del retrogusto, degli odori, del sapore,
del colore...
Ma io preferisco ‘e bbevitore ‘e vino
d’ ‘a cantina ‘e Natalina,
pecchè tenevano ‘o coraggio e se ‘mbriacà.
LL’atu juorno, so ‘gghiute ‘o paese mio,
‘ncoppo ‘a casa disabbitata,
‘nec rimasto scritto: VINI.
‘Na lacrema m’è scesa…
E me so gghiuta a ‘mbriacà, pe’ dimenticà
Menzione speciale
Primavera
di Nicolina Sandulli
Canta n’auciello
ncopp a nu barcunciello
Scetate figliò
ca o sole è asciuto
apre sta fenestella
e fa trase st’aria bella,
l’aria profumata
e primavera
Nun vire che bellezz
stì ciardini
chine e viole profumate
na morra e rondinelle
ca venene a funtana
volano ngopp o curnicione
e s’appreparano
pecchè è arrivata
a bella stagione.
POESIA DIALETTALE SCUOLA PRIMARIA
O ‘prututtor’
Pè venì addò Tè,
aggia visto tante cose belle
comme e sciuri culurati
e nu sole cà spuntava,
tra chelle culline belle,
addareto a nu Castello,
Pe’ arrivà amma surato,
ma nun ce simmo stancati.
Da Te amma arrivat
e cuntenti amma cantat.
Primo Premio
Angelica Liotti
La scuola
Furin
Furin è bell
e ten nu Castello
Abbicino ‘a scola nc’è stace
nc ‘è sta o sol, e viento.
S.Pio. Ogni vota che aizo ‘a capo
c ‘è stà a Villa Comunale
p guardà ‘Nciel,
addò tutt e criature vanno a
veco subito a Chiesa ‘e Santo Nicola.
pazzià
Io sento, ca vsto bene là
cè stanno i sciuri
Si potesse, iuorno vensse addò Te cuiurat e a natur profumata.
pecché te vulesse sempe cu me. So cuntenta ‘e chistu paese e
So felice e stà cà.
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Menzione speciale
Santo Nicola
A villa
di Ilenia Fossacreta
di Ilenia Fossacreta
O’ San Nicola caro
Nunt’ riposà
O core tuo è oro
Perciò nun te bussano mai
O protettore Santo
Nun te stancà pechè
Senza ‘e te a vita nun c‘è stà
Ti pensammo sempre
T ‘annummnammo sempre
E poi venimmo addo ‘te.
A villa ca è bella,
A Furino c ‘è sta ‘na villa,
tutte ‘è criature ci vanno a pazzià,
Si ponno incontrà,
ce stanno pure e panchine
Furino è nu paese educato,
E a villa è sempe chiù bella.
ELABORATI GRAFICO - PITTORICI
Primo Premio
Mattia Picariello
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Secondo Premio
Angelica Pennetti
Terzo Premio
Sara Bruno
Menzione speciale per il colore e l’immaginazione
Domenico Pennetti
Raoul Pennetti
Martina Galluccio
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SEZIONE CINEMA
Menzione speciale
C’era una volta Castello
di Nello Colombo
C’era un tempo lontano Castello: casupole sparse, di malta e di sasso, accrocchiate a fatica sul
dosso gibboso, poco più di trent’anime attorno alla pieve deserta, aggredita da rovi e invisibili
trame d’argento nel sole, quattr’archi cadenti di pietra, baluardo fiero e solenne a poch’assi sbilenche sospese nel vuoto. C’era un tempo Castello.. .quando l’ava birbona rintuzzava l’uggia riottosa
dei bimbi, narrando di orridi orchi che ancora infestavano boschi e contrade, di fiere crudeli e selvagge che s’addentravano fino ai margini estremi del borgo, sin quasi alle case, paventando l’abisso
all’imbelle fanciullo, ricusando così un ameno capriccio, una voglia smaniosa o un ingenuo trastullo.
Figlio tiranno della paura: il ricatto! C’era Castello, lungo il pendio che menava alla cima tra querce
robuste e castagni fronzuti, tra cave spelonche, covo cupo di ombre malfide e sacrileghe mani
nella nicchia del Santo di Mira, tra mura abbrutite da incuria e digrado disarmo. E su tutto, dove
l’ultima rocca sbrecciata segnava i confini del passo: il vessillo, la ferrea croce che domina alta sull’agricola valle florena. Castello, coi suoi mille vessilli crociati, spuntati nel vento, le sue corti serrate,
le antiche vestigia sepolte da fango ed oblio, coi suoi penitenti dai bianchi cappucci, ploranti e credenti sul monte a te sacro, mentre pioggia cinerea ammorbava la valle, al sicuro dal bieco teutonico,
che a balzi fugava l’inganno del fuoco assassino. C’era ancora, quando, madre amorosa d’un figlio
inchiodato alla croce, condussero i buoi al pendio fino al piano dove il nunzio dell’angelo pose il
suo segno. Castello. Castello.. .è l’ora di destarsi dalla spessa cortina di nebbie che tesse l’inganno
della mente distorta dal sonno, ferita da mille timori: paura che forse un giorno possa veramente
cadere il velo dell’abbandono su quest’antica contrada, come un amaro presentimento di morte.
No, Castello c’è ancora! E’ ancora lassù, conca segreta di felci e licheni, di vergini sempreverdi e
foglie caduche, di istrici e serpi sguscianti, di vecchi scolpiti dagli anni e da cuccioli d’uomo che
gridano forte allietando la via. Vive Castello, dirimpettaio del sole che dipinge di luce le cose, le
case e scalda il cuore di gente sincera e operosa. Il viandante che giunge per primo lassù potrebbe
restare stregato dalla vista mozzafiato, oltre le propaggini che precipitano con una rapida vertigine
lungo la spirale selvosa dei colle. Bianchi muri cadenti, simulacro di gigli di pietra scolpita, sciorinati
al pallido sole di una stanca primavera, sembrano quasi dormire, avvolti in una malia silenziosa che
arresta il respiro. E in alto tutti i colori della tavolozza, stemperati tra l’ocra selvaggia dei crinali e
la ruggine antica di foglie marce di malinconia, tra il verde smeraldo del muschio increspato dagli
aghi di pino ed il rosso tiziano venato di grigio di faggi e castagni, tra il cupo turchese dei prati ed
il giallo radioso di tigli e betulle. Semplice e bello Castello, con il suo vestito buono, di verde e
d’azzurro, le trasparenze velate delle sue limpide fonti, lieve e aggraziato mentre danza leggiadro
tra i boschi e sull’aia del Santo custode supremo di tutta la valle. E ancora vivrà seducente negli
anni, sereno accanto a chi crede che qui la meridiana della vita sia ferma da tempo, Eden perduto
di una umanità ferita, mai dimentica dei suoi figli più cari. E allora, fiero di quel che resta dite, siimi
ancora compagno fedele nel tempo che canuta i miei sogni e i capelli quando nuovamente saremo
insieme la dove, sul far della sera. il sole si tingerà dell’ estrema malinconia del crepuscolo.
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PREMIO CASTELLO
Primo premio
Maria Filomena Russo
Raccontando Forino
Raccontando Forino con un libro di storia, si potrebbe dire di tutto. Forino è un paese molto antico, ricco di tradizioni e di palazzi che ricordano il suo passato. Il mio paese ha infatti origini romane che sono testimoniate dagli approfonditi studi dell’avvocato Vespucci e dal ritrovamento di
un’anfora che si può ammirare nella sala consiliare del palazzo comunale. In seguito passando attraverso la dominazione longobarda, diventò feudo della famiglia Caracciolo. Forino visse in quell’epoca un periodo di grande splendore sia territorialmente poiché il feudo era molto grande, sia
militarmente per la sua posizione strategica, sia culturalmente. Di quel periodo ricordiamo in particolare lo Statuto di Donna Marzia Carafa che governava il paese in nome del figlio Francesco ancora minorenne (1647).Dell’età dei Caracciolo sono rimasti molti palazzi tra cui il più importante
è il “Palazzo del Principe” che oggi ospita la Pro Loco e la biblioteca, che affaccia sulla bella e appena rinnovata villa comunale. Con la caduta di questi Forino è divenuto comune e così è arrivato
ai giorni nostri. Raccontando Forino con gli occhi dei miei nonni, beh! è tutta un’altra storia. lo
ho la fortuna di essere nata in due famiglie le cui radici si perdono nel suolo forinese; famiglie
contadine da sempre, i loro racconti, i loro aneddoti, molte volte scherzosi, molte volte no, attraversano quei palazzi anticamente fastosi, abitati da signori a cui portare rispetto e piene di persone
umili che li servivano. Al tempo dei nonni il posto dei Caracciolo era occupato da alcune famiglie
influenti, non tanto per il casato, ma per le grandi proprietà terriere che racchiudevano nelle proprie
mani, come i Picella, i Parise, i Paragallo. Ascoltando i nonni rivedo il mio paese, oggi ricoperto
di nocelleti, pieno di campi da arare, di grano da falciare, di granturco da cogliere e uva da vendemmiare. I miei nonni raccontano che era molto faticoso vivere a quei tempi, e che si lavorava
anche solo per avere un pasto a fine giornata, poiché il terreno che coltivavano, unica fonte di sostentamento, non era di loro proprietà. Con tutto ciò erano molto felici, mi narrano infatti di vicoletti e stradine piene di bambini rumorosi e di gente affettuosa e molto solidale. Il lavoro era
svolto con gioia perché allietato da canti di belle signorine e di scherzi tra amici, soprattutto le
sere quando ci si riuniva nei rioni per completare il lavoro della giornata, ad esempio per sgranare
le pannocchie, si finiva come si suol dire a “tarallucci e vino” cioè ognuno portava del cibo proprio
(pane duro, patate e vino) e si suonava, cantava e ballava a lume di candela intorno al fuoco. Raccontando Forino con i miei occhi, cosa potrei dire? Rimane un paese molto bello pieno di verde,
anche se di campi coltivati se ne vedono ben pochi. Le persone oggi forse, non sono più calorose
come ai tempi dei nonni e non sono più racchiuse in quei bei vicoletti, forse perché anche a Forino
è arrivato il progresso e la vita è più frenetica. Fortunatamente oggi i forinesi non sono più costretti
a lavorare il terreno per conto del padrone, ma possono godere dei frutti della propria terra, anche
se sfortunatamente il mestiere del contadino, come altri mestieri antichi, sta scomparendo e con
esso le belle tradizioni che hanno accompagnato il paese nei secoli. Alcune tradizioni sono comunque arrivate fino a noi e perlopiù sono religiose, ad esempio il culto di San Nicola. Una nota
dolente del mio paese è il poco interesse per la storia e per il patrimonio che ci ha lasciato. Attraversando le strade di Forino infatti, non si può che ammirare i resti cadenti delle case che costeggiavano i bei vicoletti dove i miei nonni hanno vissuto la loro infanzia e soprattutto i ruderi di
alcuni palazzi anticamente bellissimi e fastosi che hanno reso importante Forino nei secoli.
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Menzione speciale
Classe IV A a.s. 2006/07 Scuola Primaria Vespucci di Forino
Presentazione
Comprendere come sia necessario conoscere la dimensione storica della realtà ed elaborarla, successivamente, attraverso categorie concettuali e procedure metodologiche è quanto hanno ben intuito questo gruppo di miei alunni nel realizzare il loro lavoro di ricerca e documentazione. La
continua ed attenta indagine delle proprie origini, delle proprie fonti vuole essere una immaginaria
linea tra passato e presente con cui caratterizzare il futuro del loro paese di cui saranno essi stessi
protagonisti. Stimolati alla conoscenza del proprio territorio, delle sue tradizioni, tra fede e folclore,
delle sue leggende, i ragazzi hanno indirizzato la loro attenzione verso il Santo Patrono, San Nicola,
che guida la vita dei Forinesi, molto devoti nei suoi confronti, convinti che solo con la sua protezione nel corso dei secoli hanno potuto salvarsi durante gravi calamità naturali. Non ha la pretesa,
certamente, di essere un lavoro completo ed esaustivo, ma vuole essere solo una ulteriore dimostrazione di come la tradizione popolare si rinnovi nelle nuove generazioni che, in tal modo, vogliono perpetuare la loro devozione al Santo Protettore. La docente, Prof. Vincenza Trerotola
Forino e San Nicola: fede, storia, leggende
Documenti, tradizioni orali, testimonianze del passato sono la fonte più vera per mantenere viva
la nostra memoria storica, per non cancellarla, per non dimenticarla e trasmetterla, così come l’abbiamo ricevuta, alle altre generazioni. E’ proprio lo stretto legame tra San Nicola e i Forinesi a caratterizzare la vita stessa del paese, sin da quando il culto per il venerato Arcivescovo di Mira fu
introdotto dai primi dominatori Greci, subentrati ai Sanniti, poiché erano grandi devoti di quel
santo. I forinesi, che sempre, nel corso della loro storia, si sono rivolti all’amato Santo protettore
ogni volta che si trovavano in grave pericolo, incominciarono a raccogliersi e a pregare intorno ad
una rozza immagine del Santo, che la leggenda vuole inizialmente sospesa ad un albero, costruendo,
successivamente, una rudimentale cappella dove, intorno all’anno 1000, fu collocata una statua lignea del Santo che nell’anno 1975 fu rubata. In questa effige il Santo viene raffigurato con i suoi
paramenti Vescovili, seduto nell’atto di benedire e con il volto un po’ irato. Fu la prima chiesa di
Forino, sorta sulla collina dove sorgeva il Castello Feudale; di questo castello le notizie sono scarse,
probabilmente sorgeva dove attualmente sono visibili solo brevi tratti delle cortine murarie perimetrali ed il basamento lievemente scarpato di una torre quadrangolare in pietrame informe. Per
ciò che riguarda le caratteristiche architettoniche del primitivo maniero, si può dire solo che esso
era disposto in posizione dominante e possedeva opere difensive tali da renderlo tra i più invulnerabili della zona. Ancora adesso dalle rovine, coperte dalla vegetazione che non permette una
lettura planimetrica della fortezza, si evidenzia la grande importanza strategica della postazione militare, abbandonata completamente dai Caracciolo in epoca seicentesca per non essere poi più utilizzata nel corso dei secoli. Il titolo caratteristico dato a San Nicola dalla schietta e genuina pietà
della gente del popolo, dalla storia dalle Chiese greche e latine, è quella di taumaturgo, che significa
“operatore dei miracoli”. Questi miracoli non hanno limiti di temo, di spazio e di luogo: San Nicola
li operò in vita e in morte, in terra e in mare, dal IV secolo sino ad oggi e, siamo certi, che continuerà ad operarli anche nei secoli futuri.Un altro titolo tradizionale, particolarmente caro alla devozione popolare, attribuitogli è anche quello di “Santo ausiliatore”, cioè soccorritore, colui che
dà aiuto e soccorso in ogni necessità. Il suo intervento è stato richiesto durante molti eventi naturali
che colpirono l’intera penisola, e il nostro paese in particolare, in tempi ormai lontani, ma la sua
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protezione è stata individuata anche quando non espressamente richiesta, come la tradizione popolare narra allorquando i Saraceni, che marciavano verso Forino, tornarono indietro non appena
si accorsero del Castello e della montagna pieni di soldati. Sempre e comunque i Forinesi si sono
rivolti fiduciosi al loro Santo che, dall’alto della collina, era ed è un faro che emana luce e protezione
al suo popolo e che ha ascoltato ed esaudito le loro richieste, sia personali, sia quando gli erano rivolte dall’intera comunità in occasione di disastri naturali o epidemie. Un avvenimento religioso
di cui la nostra Forino porta ancora oggi il ricordo indelebile e perpetuo nelle sue secolari tradizioni,
è sicuramente la grave epidemia di colera che infestò il nostro paese nel l866. Di questo avvenimento ne parla in maniera minuziosamente dettagliata, Padre Antonio Girolamo Tornatore nella
sua “Storia di Forino” e nel suo Bollettino Quindicinale “La Campana”. Era il 1866, l’Italia aveva
da poco raggiunto l’unità; era, purtroppo, reduce dalla sconfitta della 3°guerra d’Indipendenza,
quando la normalità del Paese fu sconvolta dalle continue e preoccupanti notizie che rimbalzavano
giornalmente da Napoli e comuni limitrofi. L’attenzione popolare era catturata dall’esistenza di un
morbo crudele e cieco, “con adito pestifero” che, dopo aver mietuto migliaia dì vittime nella vicina
Napoli si dirigeva con estrema rapidità verso la nostra terra, per seminarvi terrore e morte. In effetti, tali notizie si trasformarono ben presto in realtà. Il colera, questa tremenda malattia infettiva,
acuta, epidemica ed endemica, caratterizzata da diarrea, vomiti, crampi muscolari, arresto della secrezione urinaria, collasso, è causata dal vibrione del colera o bacillo virgola, così detto per la sua
forma. Si diffonde attraverso l’acqua infetta, le mosche e le formiche che possono inquinare gli alimenti. La malattia è sempre grave e dà una elevata mortalità. La profilassi consiste nella pulizia personale, nell’impedire la contaminazione dei cibi, nel bere acqua bollita e, oggi, nel ricorrere alla
vaccinazione. All’epoca, importato dal napoletano, piombò in modo violento e autoritario anche
a Forino dove l’impatto fu terrificante, ma, in questa spaventosa situazione, tutto il popolo di Forino, con umiltà ed infinita speranza, fece ancora una volta ricorso al Santo Protettore. Vestiti di
sacco, salirono a piedi scalzi la collina del Santo piangendo e implorando con lacrime e preghiere,
la liberazione dal micidiale contagio e, come in tante altre occasioni, il Santo non ignorò l’umile e
devota voce dei suoi fedeli. Da quel momento più nessuno fu colpito dal tremendo colera, anzi le
persone in precedenza ammalatesi, inspiegabilmente, guarirono. Questo avvenimento fu interpretato come un segno della benevolenza del Santo Protettore, tanto che il popolo di Forino rispose
con grande entusiasmo e manifestando anche esteriormente il loro entusiasmo e la loro devozione
nei confronti del vescovo di Mira. E’ in questo periodo che nasce la tradizione della processione,
quando, per la prima volta nella storia di Forino e Casali (Castello, Contrada, Petruro, Celzi, Creta
e Casaldamato), l’antica, artistica e millenaria statua lignea del Santo venne portata in processione
tra ali di folla imploranti nel paese dove furono celebrati grandiosi festeggiamenti. A tale scopo,
fu nominata una commissione formata dai signori: Giovanni Fanelli, Agnello Parise, Nicola Siniscalchi il cui primo intento fu quello di bandire un concorso per individuare una nuova immagine
del Santo. Furono presentate numerosi bozzetti da parte di molti artisti napoletani. Fu scelta l’immagine del Vescovo di Mira in atto di benedire. Questa statua fu realizzata a spesa dei cittadini,
come segno concreto di ringraziamento per la protezione che avevano ricevuto dai Santo in occasione anche della successiva epidemia di colera del 1884. Da allora, ogni anno si rinnova il sacro
e coinvolgente rito del trasporto della statua dalla collina al paese, dove giunge a notte inoltrata ed
attraversa le strade illuminate, oggi come allora, dai falò predisposti dai forinesi. Così come in occasione di altre calamità naturali, quali il colera del 1911, l’eruzione del Vesuvio del 1905 e del
1943, sempre il popolo forinese ha trovato in San Nicola il suo protettore, la sua guida, la sua difesa.Noi continueremo a seguirlo e ad onorarlo così come hanno fatto i nostri nonni per conservare viva la devozione al nostro Santo.
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Ringraziamenti
Il primo ringraziamento vogliamo rivolgerlo al nostro Dirigente, dott. Gregorio Iannaccone che,
forinese come noi, potrà comprendere l’amore profondo e sincero per il nostro paese. Rivolgiamo,
un profondo e sincero ringraziamento a Maria Grazia, Walter, Rosalia, Antonio, Maria, responsabili
della Biblioteca Comunale di Forino che, con pazienza ed affetto , ci hanno seguito nel nostro
“certosino” lavoro di ricercatori. Un grazie sincero alla nostra maestra Enza; le sue indicazioni, i
suoi suggerimenti sono stati preziosi per imparare a fare gli storici” ,ad imparare ad amare il nostro
paese e tutto ciò che lo rappresenta. E ultimi, ma non ultimi, un grazie ai nostri genitori, sorelle
ed “accompagnatori” vari che, con pazienza ed amore, sono stati i nostri “autisti”, personali, sempre pronti a condurci in biblioteca per le nostre ricerche.
Gli alunni della classe IV A scuola Primaria “G. Vespucci”, Forino
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