XIX edizione - anno 2007 PREMIO LETTERARIO CASTELLO TEST & V NCITORI XIX edizione Premio Castello settembre 2007 Testi e Vincitori Edito dall’Associazione Culturale Forino News stampato nel gennaio 2008 INTRODUZIONE Giunto alla sua XIX edizione, il “Premio Castello” si pone tra i più longevi dell’Irpinia. Organizzato quest’anno dalle Pro Loco di Contrada e Forino, dall’Associazione Culturale Forino News, dai Lupetti Petruresi e dall’Associazione Teatrale “Talento Zero” di Contrada, e con il patrocinio delle amministrazioni comunali di Forino e Contrada e dell’Amministrazione Provinciale di Avellino, persegue da sempre gli obiettivi di favorire una rinnovata interazione fra le Comunità di Contrada e Forino, di sollecitare una più attenta e consapevole riflessione sulla realtà storica, ambientale e paesaggistica del nostro territorio, e promuovere forme di creatività culturale e di aggregazione sociale. Per questa edizione il presidente della giuria è stato, come spesso accade negli ultimi anni, il prof. Gennaro Fimiani, coadiuvato nelle scelte da Antonio Califano, Elvira Cerullo, Antonello Sollo e Paola Laudati. Il 13 ottobre u.s., nel magnifico scenario del Santuario di San Nicola a Forino, sono stati premiati i vincitori delle varie categorie. I giovani dell’associazione teatrale Talento Zero di Contrada hanno dato lettura dei testi premiati. Vi è stato anche un entusiasmante momento di musica popolare napoletana curato dal forinese Gianfranco Santucci in collaborazione con Lello Ferraro. Noi della redazione del Forino News, oltre a curare alcuni aspetti della macchina organizzativa, abbiamo pensato di produrre questo opuscolo quale fonte di informazione e testimonianza dell’impegno di tante persone verso una manifestazione che, purtroppo, non riesce a riscontrare presso le istituzioni l’attenzione che meriterebbe. I VINCITORI DELLE CATEGORIE Narrativa adulti: Alessia Ricciardelli Narrativa scuola primaria: Simone Troisi Poesia inedita adulti: menzione speciale, Domenico Olivieri Poesia scuola primaria: Cristina Mazzocca Poesia scuola secondaria primo grado: Lucia Califano Poesia dialettale adulti: Saveria Settembrino Poesia dialettale scuola primaria: Cristina Mazzocca Elaborati grafico-pittorici: primo premio Mattia Picariello, secondo premio Angelica Pennetti, terzo premio Sara Bruno; menzione speciale per il colore e l'immaginazione, Martina Galluccio, Domenico Pennetti, Raoul Pennetti Sezione cinema: menzione speciale, Aniello Colombo Premio Castello: Maria Filomena Russo 3 NARRATIVA ADULTI Lettera ad un uomo che sognava la vita di Alessia Ricciardelli La vita è un dono prezioso e bisognerebbe custodirla e difenderla con tutte le forze. Vivere è camminare, giocare, amare... Quando tutte queste cose non si possono più fare, non tutti sono disposti a continuare il viaggio, quando un uomo vede negli occhi di chi lo ama pietà e sofferenza non sempre ha la forza di combattere. Bisogna ammirare chi, nonostante le difficoltà e il dolore, rimane sempre attaccatissimo alla vita, un esempio è stato il grande Giovanni Paolo II. Bisogna rispettare però anche chi non ha il coraggio di vivere nel dolore. Non tutti sono forti e anche la debolezza è un dono di Dio. Ho gli occhi chiusi, tenerli aperti mi costa fatica e poi così posso sognare, è tutto ciò che mi resta, non ho più autonomia, non ho più forza, mi è rimasta solo quella del pensiero e la mia mente ripete sempre la stessa parola: morire. La morte sarebbe una liberazione: libertà da queste macchine, libertà da inerzia, libertà per tornare a correre, a volare. . . oltrepassare quel muro e viaggiare finalmente leggero sul mare, sui prati. Ero un ragazzo pieno di vita, avevo mille interessi e altrettanti sogni da realizzare , il mondo per me era un posto meraviglioso e avrei voluto vivere tanto a lungo da poterlo attraversare tutto. Avrei goduto di ogni momento felice ma anche di ogni momento triste perché questa è la vita un alternarsi di gioie e dolori che si compensano. Avrei voluto lavorare, invecchiare e godere della compagnia dei miei familiari, forse da vecchio sarei rimasto più tempo a letto o magari su una sedia a rotelle ma, avrei comunque impiegato il tempo a leggere un buon libro, giocare a carte con un amico o con i nipotini e il tempo sarebbe passato. Avrei, avrei quanto avrei e invece non posso.. .stanotte ho sognato un prato verde, profumato di margherite e girasoli, lì un bambino corre insieme ad altri, ecco arriva per primo al traguardo e i suoi amici esultano, lo abbracciano, il bambino è felice, quel bambino sono io. Riapro gli occhi bagnati dalle lacrime che da anni mi rigano il viso, meglio richiuderli così non vedo la realtà che mi circonda. Sto in un lettola anni, da troppi anni, quel bambino del sogno è scomparso e con sé si è portato dietro gli anni più belli della mia vita. Mi restano i ricordi, il mio matrimonio, la felicità effimera di quel tempo, la gioia che leggevo negli occhi di mia moglie. Poi un giorno quella felicità è svanita, quel giorno mi sono ritrovato a guardare mia moglie, il suo sguardo pieno di angoscia ma comunque forte come mai l’avevo visto. Ho cinquant’anni ma mi sembra di averne tanti, molti, troppi... Il mio corpo non ce la fa più, è stanco, l’anima non può lavorare più per entrambi e anch’essa sembra arrendersi. Basta non voglio più arrecare sofferenza a mia moglie che ormai da troppo tempo non vive più, a mia madre i cui occhi non hanno più lacrime da versare e si, anche a me stesso, non ce la faccio più a dare forza agli altri, in fondo chi può darla a me? Voglio morire!!! Lo so, quanti sono nelle mie stesse condizioni? Loro ce la fanno a combattere ancora, hanno ancora forza a sufficienza e forse ancora qualche sogno e qualche speranza. Amano ancora la vita anche se questa è sinonimo di sofferenza, di dolore ed io li invidio e li rispetto. Io non ce la faccio più... ho sentito parlare di eutanasia, la morte provocata per pone fine alle sofferenze di un malato inguaribile Sono o non sono un malato inguaribile? Non ho sofferto abbastanza per questo mondo? Vi prego non giudicatemi codardo, forse lo sono secondo il vostro metodo di giudizio, ma secondo il mio sono solo un uomo stremato dal dolore, un uomo che vuole morire per ritornare a vivere. E tanto facile veder morire un uomo, tu non guadare fa ciò ce ti dico: “ti prego stacca la spina, questa maledetta spina e conducimi in un mondo dove finalmente potrò vivere la vita che non ho vissuto, il mondo che sogno il mio mondo! Grazie perché il tuo gesto mi ridà la vita!! 4 NARRATIVA SCUOLA PRIMARIA Primo premio Castello e il piccolo gnomo Gerry di Simone Troisi Salve ragazzi io sono Max e vi voglio raccontare una magnifica giornata passata a Castello. Castello è un paese che si trova su una collina e qui c’è anche il Santuario di San Nicola il protettore di Forino. Un giorno io e i miei amici decidiamo di andar a fare un pic-nic a Castello. Per la strada incontrammo uno gnomo di nome Gerry. Era simpatico e ospitale soprattutto ci ha detto tante cose fantastiche che facendo capolino tra la siepe ci accoglie sorridente e ci invita a seguirlo. Ci ha spiegato che Castello è un borgo molto antico. Qui , tanto tempo fa vivevano piccoli gnomi avevano un grande cuore, tanta bontà, entusiasmo e creatività. Il borgo era vivo e accogliente, ogni angolo di esso sprigionava bellezza, cura, e vita. Uomini, donne e bambini vivevano in pace ed in concordia erano felici! Non esisteva la violenza, la sopraffazione, l’invidia... Tutti erano amici di tutti, ci si aiutava e ci si voleva bene. Io e i miei amici nell’ascoltare questa storia ci guardavamo sorpresi... Lo gnomo all’improvviso non ha sorriso più il suo sguardo si è intristito e ci ha detto che poi all’improvviso tutto è svanito. Qualcuno ha fatto conoscere agli gnomi la cattiveria, il piccolo borgo è cambiato gli gnomi lo hanno abbandonato... Gerry ritorna, ogni tanto, per nostalgia di quei luoghi, ma ci ha confessato di avere un sogno: vorrebbe che Castello ritornasse a vivere e fosse abitato da persone buone, rispettose delle regole e amanti della natura e dell’ambiente. Secondo premio Il mio paese, Contrada di Alessandra Musto Il mio paese si chiama Contrada, è bello, con tanti alberi, case e c’è anche la scuola primaria. Io mi chiamo Alessandra, ho otto anni e faccio la 2ªB. Contrada è fatta di tantissime casine. Non c’è il mare ma ci sono le montagne e le colline, quando piove le case si raggomitolano come dei gattini che hanno freddo e sembra un granello di zucchero un po’ rosicchiato dai topi, c’è una piazzetta che si chiama la piazzetta di Padre Pio con uno scivolo. A tutti noi bambine piace molto il nostro paese perché possiamo liberamente giocare e divertirci. Terzo premio La vecchia quercia di Forino e il libro magico di Costantina Violante Salve ragazzi! Mi chiamo Giulia, sono curiosa e non poco! Sono così curiosa che ho vissuto un’avventura strabiliante. Tutto è cominciato in una fredda giornata d’inverno: ero a casa quel giorno era caduta la neve. Che bello! mi sono detta. Per la verità mi annoiavo un po’, ma mi godevo lo spettacolo ... Ho pensato allora di uscire per lo snowboard quando, il nonno mi disse che era vietato usare lo snowboard e per di più senza casco. Non è la prima volta che venivo sgridata. Infastidita pensai Uffa ci sono troppe regole ! La mia nonnetta che ha sempre una soluzione per tutto mi svelò un segreto: -Per il mondo che ognuno desidera, un posto incantato c’è, la vecchia quercia 5 è!- La nonna mi disse che in biblioteca c’era un libro di incantesimi , e io sapevo che avrei trovato un incantesimo che avrebbe fatto al caso mio. Mi diressi , anzi mi misi a correre, sulla neve e andai verso la biblioteca… Dopo una lunga ricerca trovai il libro. L’incantesimo per risolvere il mio problema c’era; dovevo solo andare sotto la vecchia grande quercia di Forino e dire le parole magiche: aramis, et voilà, e spargere della cenere intorno all’albero. Preparai uno zainetto con l’occorrente e decisi di fare tutto quello che il libro mi disse, Giunsi a destinazione e sotto la quercia mi accolse un portale, si aprì, lo varcai e sprofondai nella luce. Che bello, davanti a me! Cosa vidi? Un Forino come lo desideravo: tutti andavano sullo Snowboard e per di più senza casco. Che bello, un paese senza regole. Tutti libri senza schemi ne condizionamenti. Nessuno che diceva: fai quello, fai questo. Tutti facevano ciò che volevano senza la minima regola. Chi buttava le carte per terra, chi litigava in “pace”... Chi gridava, chi distruggeva in somma un vero “caos” .., Penso ... questo è il “mio paese” ideale ! E’ un disastro penso voglio tornare a casa subito indietro ! Forino ! Prendo il libro , formulo le parole magiche : voilà et aramis, e fortunatamente ritornai nella mia realtà. Sapete una cosa ho io imparato molto da questa piccola avventura . Forino è un paese bellissimo, le regole sono importanti, e devono essere rispettate di più e con impegno. POESIA INEDITA IN LINGUA ADULTI Menzione speciale Papa Giovanni Paolo II di Domenico Olivieri Papa Giovanni Paolo II Un uomo venuto da molto lontano Sempre pronto a tender una mano Amava tutti Belli e brutti A te chiedo, padre mio caro, di trovare salute amore e denaro credo in te sei il migliore che c’è. Molte cose ci hai insegnato, tanti ti hanno pregato. Spero tu ascolti anche me, sei importante per me. Sei un padre caro, Dolce mai amaro. 6 POESIA INEDITA IN LINGUA SCUOLA PRIMARIA Primo premio Cristina Mazzocca San Nicola Forino San Nicola, sei il nostro protettore sei un Santo che fa miracoli per noi Forino è bello Tu vivi in collina come un castello, quando noi veniamo a te è pieno di gioia e ti rivolgiamo una preghiera, La gente di Forino grande armonia. Tu ci accontenti Forino splende come un fiore San Nicola sei come un Maestro La gente di questo paese che porta l’amore sei sempre gentile È molto cortese Forino è un grande cuore. sei come l’amore, E sempre così felice, sei come un fiore anche una bambina di nome Alice che sboccia in primavera, ha un cuore proprio una rosa vera. pieno di amore. San Nicola sei come una nuvola La gente di Forino Che nel cielo vola. in un paese così piccolino E piena di sorrisi con tante emozioni Secondo premio Natasha Esposito, Antonia Cioffi, Mario Mazzocca, Mariangela Mazzocca Il tramonto a Forino Il tramonto di Forino illumina tutti i giardini Il paese è bello come un fratello. Ha un cuore pieno di amore che risveglia le persone. E quando il sole va via Lascia il buio per la via Forino Forino è un paesello, piccolo, bello e un po’ “monello”. A Forino splende il sole, e risveglia le viole; Forino e come il pane Che lievita piano piano E ha il cuore… Pieno d’amore San Nicola Tu che stai in collina, e ci guardi da lassù in un cielo pezzato di blu. Passiamo per la strada Lunga e faticosa; soleggiata e ventosa Tra il verde della montagna Possiamo ammirare alberi in quantità, fughi, pieni di bontà ed allegria in gran quantità di bambini e ragazzini come tanti cinghialini. 7 Terzo premio Manuel Calabrese Mio nonno La mia nonna Mia nonna si chiama Maria È tanto dolce come una poesia... Ogni sera mi viene a coccolare La sua dolce voce inifa addormentare... La mattina mi saluta dicendo “Vai a scuola e stai attento”!!! A me piace tanto la mia nonnarella Mi rende la vita felice e bella. Mio nonno si chiama Gennaro, Spesso mi chiama somaro. Mi prepara la pizza e non vuole che io faccia alcuna bizza. A volte insieme giochiamo sul prato verde ma sempre lui perde, Mi fa compagnia, è il nonno tutto mio. Così com ‘è mi piace il mio nonno spesso con lui mi perdo nel sogno. Padre Gianluca Padre Gianluca, così si chiama una persona che tanto ci ama. Dalla mattina alla sera vicino ti sta’ ed amore e conforto ti dà. È molto amico dei bambini a volte ci offre gelatini. Padre Gianiuca è buono, giusto e severo ed è diventato la guida dei nostro” sentiero”. POESIA INEDITA SCUOLA SECONDARIA PRIMO GRADO Primo premio Lucia Califano La casa innevata Mi volto. Alle mie spalle vedo una casa una casa piccola, stanca, ansimante. Da più giorni porta sulle spalle un candido manto di neve. Con lo scricchiolio delle sue pareti pare che tremi per il gran freddo. Un passero solitario e infreddolito le sussurra qualcosa all’orecchio. La neve continua a scendere, la casa cede e con un forte rumore cade e tocca il suolo. Dopo pochi giorni la neve si scioglie e nel fitto della foresta non rimane altro che piccoli pezzi di legno, vetri rotti e il piccolo passero che piange per la perdita della sua carissima amica! 8 Il tramonto I colori della primavera Guardo in alto e vedo l’azzurro del cielo; guardo in basso e vedo il verde dell’erba; guardo una pianta e vedo il colore delle sue gemme; guardo un fiore e vedo i suoi petali ammirare il sole. Infine, guardo un uomo, nei suoi occhi vedo una lacrima che rappresenta la sua tristezza. Mi avvicino un po’, e vedo una piccola luce… la luce della speranza chi rimarrà viva … ora e per sempre! Il sole è sceso sul mare come per dargli la buonanotte; lo accarezza, lo stringe a sé come fa una mamma con il suo bambino. Ogni giorno lo vede sempre più grande e più ricco di meraviglie, come uno scrigno colmo di tesori. Il mare guarda la sua mamma e con il suo biancore e la sua calma sembra che le sorrida. I minuti e le ore passano, e il sole piano piano svanisce lasciando nel profondo cuore del mare il ricordo di un meraviglioso tramonto! Secondo premio Sara Bordone L'amicizia è... E poi... il nulla Arrivo da un viaggio lontano, mi fermo a pensare su un prato immenso, mi guardo intorno... mille alberi rasi al suolo, solo uno, ancora in vita, ma consapevole che anch’esso diventerà un insignificante foglio di carta. Angosciato si guarda intorno e aspetta la sua ora. Intanto, su un ramo, un piccolo merlo costruisce il suo nido, ignaro della sua sorte. L’amicizia è come un fiore che sboccia... in una mattina riscaldata dai raggi del sole. L’amicizia è come un bimbo appena nato, ingenuo, dolce e fragile. E’ un filo tenace e... sottile che unisce due cuori, un sogno stupendo, Il mare che solo due persone... che si vogliono bene, Le onde del mare si agitano, possono vivere! come bimbi che giocano felici creando un lieto rumore, come un musicista, che ispirato dalla sua musa suona un’armoniosa melodia che rallegra i cuori della gente. Una barca. ondeggiando sul mare, e spinta dal soffio del vento, è come una foglia, che cadendo si fa coccolare dal candido vento. Ecco cos’e il mare, non è soltanto un’immensa distesa d’acqua, è molto di più! È uno scenario di colori Che incanta l’universo. 9 Terzo premio Rosa Bordone Che cos'è la bellezza? Vorrei.... Se lo stavano chiedendo Alcuni ragazzi, l’altro giorno. Alcuni dicevano che è solo avere un bel fisico, altri ribattevano che se non si è in gamba, a che serve avere un bel corpo? Una ragazza, d’accordo, aggiunse: “quando avremo settant’anni conterà solo come saremo dentro, quindi la vera bellezza è quella”. Io non so cosa significhi davvero per me, so solo una cosa: per me non c’è nulla di più bello di una persona che affronta la vita sorridendo e con passione. A quel punto che importa Se si è alti o bassi, giovani o vecchi, vestiti alla moda o no... Quel sorriso e quella forza… Sono la cosa più bella! Dentro di me Vorrei correre da te come un uccello che, smarritosi nella foresta, cerca rifugio tra i rami degli alberi, triste per aver perso la sua casa. Vorrei parlarti come Una mamma al Suo bimbo che piange e si dispera per aver perso il suo giocattolo. Vorrei aiutarti come Un uomo aiuta un mendicante, solo e povero, che supplica le persone per qualche spicciolo ma quel mendicante sono io che ho un disperato bisogno dite! Resto qui, ferma, a guardare le meraviglie chi ricircondano. Vedo il mare, il cielo, sembrano quasi un tutt’uno sono di un azzurro splendido. Mi ci rispecchio dentro Sembra quasi che stia guardando La mia anima... 10 POESIA DIALETTALE ADULTI Primo Premio Saveria Settembrino ‘O vino ‘O pate ‘e Natalina, ‘n’amica mia, teneva ‘na cantina ch’era tutt’uno cu a cucina. Si chiudo ll’occhie m’allicordo ‘o fummo d’‘e mezzune e ‘addore de’ fave cotte dint’ ‘a caurara e ramma, che sapore cu chello sale ‘ncoppo! Chill’uommene ch’ ascevano sempre ‘mbriache me facevano paura. Ma ‘io po’ penzavo: “si tremmano ‘ncoppo ‘e cosce che me ponno fa?” Mo se parla sempe ‘e vino So’ asciute e sommellier, gli assaggiatori... Ma qual è ‘a differenza? - Io assaggio il vino, dicono, ma non lo bevo. parlo del retrogusto, degli odori, del sapore, del colore... Ma io preferisco ‘e bbevitore ‘e vino d’ ‘a cantina ‘e Natalina, pecchè tenevano ‘o coraggio e se ‘mbriacà. LL’atu juorno, so ‘gghiute ‘o paese mio, ‘ncoppo ‘a casa disabbitata, ‘nec rimasto scritto: VINI. ‘Na lacrema m’è scesa… E me so gghiuta a ‘mbriacà, pe’ dimenticà Menzione speciale Primavera di Nicolina Sandulli Canta n’auciello ncopp a nu barcunciello Scetate figliò ca o sole è asciuto apre sta fenestella e fa trase st’aria bella, l’aria profumata e primavera Nun vire che bellezz stì ciardini chine e viole profumate na morra e rondinelle ca venene a funtana volano ngopp o curnicione e s’appreparano pecchè è arrivata a bella stagione. POESIA DIALETTALE SCUOLA PRIMARIA O ‘prututtor’ Pè venì addò Tè, aggia visto tante cose belle comme e sciuri culurati e nu sole cà spuntava, tra chelle culline belle, addareto a nu Castello, Pe’ arrivà amma surato, ma nun ce simmo stancati. Da Te amma arrivat e cuntenti amma cantat. Primo Premio Angelica Liotti La scuola Furin Furin è bell e ten nu Castello Abbicino ‘a scola nc’è stace nc ‘è sta o sol, e viento. S.Pio. Ogni vota che aizo ‘a capo c ‘è stà a Villa Comunale p guardà ‘Nciel, addò tutt e criature vanno a veco subito a Chiesa ‘e Santo Nicola. pazzià Io sento, ca vsto bene là cè stanno i sciuri Si potesse, iuorno vensse addò Te cuiurat e a natur profumata. pecché te vulesse sempe cu me. So cuntenta ‘e chistu paese e So felice e stà cà. 11 Menzione speciale Santo Nicola A villa di Ilenia Fossacreta di Ilenia Fossacreta O’ San Nicola caro Nunt’ riposà O core tuo è oro Perciò nun te bussano mai O protettore Santo Nun te stancà pechè Senza ‘e te a vita nun c‘è stà Ti pensammo sempre T ‘annummnammo sempre E poi venimmo addo ‘te. A villa ca è bella, A Furino c ‘è sta ‘na villa, tutte ‘è criature ci vanno a pazzià, Si ponno incontrà, ce stanno pure e panchine Furino è nu paese educato, E a villa è sempe chiù bella. ELABORATI GRAFICO - PITTORICI Primo Premio Mattia Picariello 12 Secondo Premio Angelica Pennetti Terzo Premio Sara Bruno Menzione speciale per il colore e l’immaginazione Domenico Pennetti Raoul Pennetti Martina Galluccio 13 SEZIONE CINEMA Menzione speciale C’era una volta Castello di Nello Colombo C’era un tempo lontano Castello: casupole sparse, di malta e di sasso, accrocchiate a fatica sul dosso gibboso, poco più di trent’anime attorno alla pieve deserta, aggredita da rovi e invisibili trame d’argento nel sole, quattr’archi cadenti di pietra, baluardo fiero e solenne a poch’assi sbilenche sospese nel vuoto. C’era un tempo Castello.. .quando l’ava birbona rintuzzava l’uggia riottosa dei bimbi, narrando di orridi orchi che ancora infestavano boschi e contrade, di fiere crudeli e selvagge che s’addentravano fino ai margini estremi del borgo, sin quasi alle case, paventando l’abisso all’imbelle fanciullo, ricusando così un ameno capriccio, una voglia smaniosa o un ingenuo trastullo. Figlio tiranno della paura: il ricatto! C’era Castello, lungo il pendio che menava alla cima tra querce robuste e castagni fronzuti, tra cave spelonche, covo cupo di ombre malfide e sacrileghe mani nella nicchia del Santo di Mira, tra mura abbrutite da incuria e digrado disarmo. E su tutto, dove l’ultima rocca sbrecciata segnava i confini del passo: il vessillo, la ferrea croce che domina alta sull’agricola valle florena. Castello, coi suoi mille vessilli crociati, spuntati nel vento, le sue corti serrate, le antiche vestigia sepolte da fango ed oblio, coi suoi penitenti dai bianchi cappucci, ploranti e credenti sul monte a te sacro, mentre pioggia cinerea ammorbava la valle, al sicuro dal bieco teutonico, che a balzi fugava l’inganno del fuoco assassino. C’era ancora, quando, madre amorosa d’un figlio inchiodato alla croce, condussero i buoi al pendio fino al piano dove il nunzio dell’angelo pose il suo segno. Castello. Castello.. .è l’ora di destarsi dalla spessa cortina di nebbie che tesse l’inganno della mente distorta dal sonno, ferita da mille timori: paura che forse un giorno possa veramente cadere il velo dell’abbandono su quest’antica contrada, come un amaro presentimento di morte. No, Castello c’è ancora! E’ ancora lassù, conca segreta di felci e licheni, di vergini sempreverdi e foglie caduche, di istrici e serpi sguscianti, di vecchi scolpiti dagli anni e da cuccioli d’uomo che gridano forte allietando la via. Vive Castello, dirimpettaio del sole che dipinge di luce le cose, le case e scalda il cuore di gente sincera e operosa. Il viandante che giunge per primo lassù potrebbe restare stregato dalla vista mozzafiato, oltre le propaggini che precipitano con una rapida vertigine lungo la spirale selvosa dei colle. Bianchi muri cadenti, simulacro di gigli di pietra scolpita, sciorinati al pallido sole di una stanca primavera, sembrano quasi dormire, avvolti in una malia silenziosa che arresta il respiro. E in alto tutti i colori della tavolozza, stemperati tra l’ocra selvaggia dei crinali e la ruggine antica di foglie marce di malinconia, tra il verde smeraldo del muschio increspato dagli aghi di pino ed il rosso tiziano venato di grigio di faggi e castagni, tra il cupo turchese dei prati ed il giallo radioso di tigli e betulle. Semplice e bello Castello, con il suo vestito buono, di verde e d’azzurro, le trasparenze velate delle sue limpide fonti, lieve e aggraziato mentre danza leggiadro tra i boschi e sull’aia del Santo custode supremo di tutta la valle. E ancora vivrà seducente negli anni, sereno accanto a chi crede che qui la meridiana della vita sia ferma da tempo, Eden perduto di una umanità ferita, mai dimentica dei suoi figli più cari. E allora, fiero di quel che resta dite, siimi ancora compagno fedele nel tempo che canuta i miei sogni e i capelli quando nuovamente saremo insieme la dove, sul far della sera. il sole si tingerà dell’ estrema malinconia del crepuscolo. 14 PREMIO CASTELLO Primo premio Maria Filomena Russo Raccontando Forino Raccontando Forino con un libro di storia, si potrebbe dire di tutto. Forino è un paese molto antico, ricco di tradizioni e di palazzi che ricordano il suo passato. Il mio paese ha infatti origini romane che sono testimoniate dagli approfonditi studi dell’avvocato Vespucci e dal ritrovamento di un’anfora che si può ammirare nella sala consiliare del palazzo comunale. In seguito passando attraverso la dominazione longobarda, diventò feudo della famiglia Caracciolo. Forino visse in quell’epoca un periodo di grande splendore sia territorialmente poiché il feudo era molto grande, sia militarmente per la sua posizione strategica, sia culturalmente. Di quel periodo ricordiamo in particolare lo Statuto di Donna Marzia Carafa che governava il paese in nome del figlio Francesco ancora minorenne (1647).Dell’età dei Caracciolo sono rimasti molti palazzi tra cui il più importante è il “Palazzo del Principe” che oggi ospita la Pro Loco e la biblioteca, che affaccia sulla bella e appena rinnovata villa comunale. Con la caduta di questi Forino è divenuto comune e così è arrivato ai giorni nostri. Raccontando Forino con gli occhi dei miei nonni, beh! è tutta un’altra storia. lo ho la fortuna di essere nata in due famiglie le cui radici si perdono nel suolo forinese; famiglie contadine da sempre, i loro racconti, i loro aneddoti, molte volte scherzosi, molte volte no, attraversano quei palazzi anticamente fastosi, abitati da signori a cui portare rispetto e piene di persone umili che li servivano. Al tempo dei nonni il posto dei Caracciolo era occupato da alcune famiglie influenti, non tanto per il casato, ma per le grandi proprietà terriere che racchiudevano nelle proprie mani, come i Picella, i Parise, i Paragallo. Ascoltando i nonni rivedo il mio paese, oggi ricoperto di nocelleti, pieno di campi da arare, di grano da falciare, di granturco da cogliere e uva da vendemmiare. I miei nonni raccontano che era molto faticoso vivere a quei tempi, e che si lavorava anche solo per avere un pasto a fine giornata, poiché il terreno che coltivavano, unica fonte di sostentamento, non era di loro proprietà. Con tutto ciò erano molto felici, mi narrano infatti di vicoletti e stradine piene di bambini rumorosi e di gente affettuosa e molto solidale. Il lavoro era svolto con gioia perché allietato da canti di belle signorine e di scherzi tra amici, soprattutto le sere quando ci si riuniva nei rioni per completare il lavoro della giornata, ad esempio per sgranare le pannocchie, si finiva come si suol dire a “tarallucci e vino” cioè ognuno portava del cibo proprio (pane duro, patate e vino) e si suonava, cantava e ballava a lume di candela intorno al fuoco. Raccontando Forino con i miei occhi, cosa potrei dire? Rimane un paese molto bello pieno di verde, anche se di campi coltivati se ne vedono ben pochi. Le persone oggi forse, non sono più calorose come ai tempi dei nonni e non sono più racchiuse in quei bei vicoletti, forse perché anche a Forino è arrivato il progresso e la vita è più frenetica. Fortunatamente oggi i forinesi non sono più costretti a lavorare il terreno per conto del padrone, ma possono godere dei frutti della propria terra, anche se sfortunatamente il mestiere del contadino, come altri mestieri antichi, sta scomparendo e con esso le belle tradizioni che hanno accompagnato il paese nei secoli. Alcune tradizioni sono comunque arrivate fino a noi e perlopiù sono religiose, ad esempio il culto di San Nicola. Una nota dolente del mio paese è il poco interesse per la storia e per il patrimonio che ci ha lasciato. Attraversando le strade di Forino infatti, non si può che ammirare i resti cadenti delle case che costeggiavano i bei vicoletti dove i miei nonni hanno vissuto la loro infanzia e soprattutto i ruderi di alcuni palazzi anticamente bellissimi e fastosi che hanno reso importante Forino nei secoli. 15 Menzione speciale Classe IV A a.s. 2006/07 Scuola Primaria Vespucci di Forino Presentazione Comprendere come sia necessario conoscere la dimensione storica della realtà ed elaborarla, successivamente, attraverso categorie concettuali e procedure metodologiche è quanto hanno ben intuito questo gruppo di miei alunni nel realizzare il loro lavoro di ricerca e documentazione. La continua ed attenta indagine delle proprie origini, delle proprie fonti vuole essere una immaginaria linea tra passato e presente con cui caratterizzare il futuro del loro paese di cui saranno essi stessi protagonisti. Stimolati alla conoscenza del proprio territorio, delle sue tradizioni, tra fede e folclore, delle sue leggende, i ragazzi hanno indirizzato la loro attenzione verso il Santo Patrono, San Nicola, che guida la vita dei Forinesi, molto devoti nei suoi confronti, convinti che solo con la sua protezione nel corso dei secoli hanno potuto salvarsi durante gravi calamità naturali. Non ha la pretesa, certamente, di essere un lavoro completo ed esaustivo, ma vuole essere solo una ulteriore dimostrazione di come la tradizione popolare si rinnovi nelle nuove generazioni che, in tal modo, vogliono perpetuare la loro devozione al Santo Protettore. La docente, Prof. Vincenza Trerotola Forino e San Nicola: fede, storia, leggende Documenti, tradizioni orali, testimonianze del passato sono la fonte più vera per mantenere viva la nostra memoria storica, per non cancellarla, per non dimenticarla e trasmetterla, così come l’abbiamo ricevuta, alle altre generazioni. E’ proprio lo stretto legame tra San Nicola e i Forinesi a caratterizzare la vita stessa del paese, sin da quando il culto per il venerato Arcivescovo di Mira fu introdotto dai primi dominatori Greci, subentrati ai Sanniti, poiché erano grandi devoti di quel santo. I forinesi, che sempre, nel corso della loro storia, si sono rivolti all’amato Santo protettore ogni volta che si trovavano in grave pericolo, incominciarono a raccogliersi e a pregare intorno ad una rozza immagine del Santo, che la leggenda vuole inizialmente sospesa ad un albero, costruendo, successivamente, una rudimentale cappella dove, intorno all’anno 1000, fu collocata una statua lignea del Santo che nell’anno 1975 fu rubata. In questa effige il Santo viene raffigurato con i suoi paramenti Vescovili, seduto nell’atto di benedire e con il volto un po’ irato. Fu la prima chiesa di Forino, sorta sulla collina dove sorgeva il Castello Feudale; di questo castello le notizie sono scarse, probabilmente sorgeva dove attualmente sono visibili solo brevi tratti delle cortine murarie perimetrali ed il basamento lievemente scarpato di una torre quadrangolare in pietrame informe. Per ciò che riguarda le caratteristiche architettoniche del primitivo maniero, si può dire solo che esso era disposto in posizione dominante e possedeva opere difensive tali da renderlo tra i più invulnerabili della zona. Ancora adesso dalle rovine, coperte dalla vegetazione che non permette una lettura planimetrica della fortezza, si evidenzia la grande importanza strategica della postazione militare, abbandonata completamente dai Caracciolo in epoca seicentesca per non essere poi più utilizzata nel corso dei secoli. Il titolo caratteristico dato a San Nicola dalla schietta e genuina pietà della gente del popolo, dalla storia dalle Chiese greche e latine, è quella di taumaturgo, che significa “operatore dei miracoli”. Questi miracoli non hanno limiti di temo, di spazio e di luogo: San Nicola li operò in vita e in morte, in terra e in mare, dal IV secolo sino ad oggi e, siamo certi, che continuerà ad operarli anche nei secoli futuri.Un altro titolo tradizionale, particolarmente caro alla devozione popolare, attribuitogli è anche quello di “Santo ausiliatore”, cioè soccorritore, colui che dà aiuto e soccorso in ogni necessità. Il suo intervento è stato richiesto durante molti eventi naturali che colpirono l’intera penisola, e il nostro paese in particolare, in tempi ormai lontani, ma la sua 16 protezione è stata individuata anche quando non espressamente richiesta, come la tradizione popolare narra allorquando i Saraceni, che marciavano verso Forino, tornarono indietro non appena si accorsero del Castello e della montagna pieni di soldati. Sempre e comunque i Forinesi si sono rivolti fiduciosi al loro Santo che, dall’alto della collina, era ed è un faro che emana luce e protezione al suo popolo e che ha ascoltato ed esaudito le loro richieste, sia personali, sia quando gli erano rivolte dall’intera comunità in occasione di disastri naturali o epidemie. Un avvenimento religioso di cui la nostra Forino porta ancora oggi il ricordo indelebile e perpetuo nelle sue secolari tradizioni, è sicuramente la grave epidemia di colera che infestò il nostro paese nel l866. Di questo avvenimento ne parla in maniera minuziosamente dettagliata, Padre Antonio Girolamo Tornatore nella sua “Storia di Forino” e nel suo Bollettino Quindicinale “La Campana”. Era il 1866, l’Italia aveva da poco raggiunto l’unità; era, purtroppo, reduce dalla sconfitta della 3°guerra d’Indipendenza, quando la normalità del Paese fu sconvolta dalle continue e preoccupanti notizie che rimbalzavano giornalmente da Napoli e comuni limitrofi. L’attenzione popolare era catturata dall’esistenza di un morbo crudele e cieco, “con adito pestifero” che, dopo aver mietuto migliaia dì vittime nella vicina Napoli si dirigeva con estrema rapidità verso la nostra terra, per seminarvi terrore e morte. In effetti, tali notizie si trasformarono ben presto in realtà. Il colera, questa tremenda malattia infettiva, acuta, epidemica ed endemica, caratterizzata da diarrea, vomiti, crampi muscolari, arresto della secrezione urinaria, collasso, è causata dal vibrione del colera o bacillo virgola, così detto per la sua forma. Si diffonde attraverso l’acqua infetta, le mosche e le formiche che possono inquinare gli alimenti. La malattia è sempre grave e dà una elevata mortalità. La profilassi consiste nella pulizia personale, nell’impedire la contaminazione dei cibi, nel bere acqua bollita e, oggi, nel ricorrere alla vaccinazione. All’epoca, importato dal napoletano, piombò in modo violento e autoritario anche a Forino dove l’impatto fu terrificante, ma, in questa spaventosa situazione, tutto il popolo di Forino, con umiltà ed infinita speranza, fece ancora una volta ricorso al Santo Protettore. Vestiti di sacco, salirono a piedi scalzi la collina del Santo piangendo e implorando con lacrime e preghiere, la liberazione dal micidiale contagio e, come in tante altre occasioni, il Santo non ignorò l’umile e devota voce dei suoi fedeli. Da quel momento più nessuno fu colpito dal tremendo colera, anzi le persone in precedenza ammalatesi, inspiegabilmente, guarirono. Questo avvenimento fu interpretato come un segno della benevolenza del Santo Protettore, tanto che il popolo di Forino rispose con grande entusiasmo e manifestando anche esteriormente il loro entusiasmo e la loro devozione nei confronti del vescovo di Mira. E’ in questo periodo che nasce la tradizione della processione, quando, per la prima volta nella storia di Forino e Casali (Castello, Contrada, Petruro, Celzi, Creta e Casaldamato), l’antica, artistica e millenaria statua lignea del Santo venne portata in processione tra ali di folla imploranti nel paese dove furono celebrati grandiosi festeggiamenti. A tale scopo, fu nominata una commissione formata dai signori: Giovanni Fanelli, Agnello Parise, Nicola Siniscalchi il cui primo intento fu quello di bandire un concorso per individuare una nuova immagine del Santo. Furono presentate numerosi bozzetti da parte di molti artisti napoletani. Fu scelta l’immagine del Vescovo di Mira in atto di benedire. Questa statua fu realizzata a spesa dei cittadini, come segno concreto di ringraziamento per la protezione che avevano ricevuto dai Santo in occasione anche della successiva epidemia di colera del 1884. Da allora, ogni anno si rinnova il sacro e coinvolgente rito del trasporto della statua dalla collina al paese, dove giunge a notte inoltrata ed attraversa le strade illuminate, oggi come allora, dai falò predisposti dai forinesi. Così come in occasione di altre calamità naturali, quali il colera del 1911, l’eruzione del Vesuvio del 1905 e del 1943, sempre il popolo forinese ha trovato in San Nicola il suo protettore, la sua guida, la sua difesa.Noi continueremo a seguirlo e ad onorarlo così come hanno fatto i nostri nonni per conservare viva la devozione al nostro Santo. 17 Ringraziamenti Il primo ringraziamento vogliamo rivolgerlo al nostro Dirigente, dott. Gregorio Iannaccone che, forinese come noi, potrà comprendere l’amore profondo e sincero per il nostro paese. Rivolgiamo, un profondo e sincero ringraziamento a Maria Grazia, Walter, Rosalia, Antonio, Maria, responsabili della Biblioteca Comunale di Forino che, con pazienza ed affetto , ci hanno seguito nel nostro “certosino” lavoro di ricercatori. Un grazie sincero alla nostra maestra Enza; le sue indicazioni, i suoi suggerimenti sono stati preziosi per imparare a fare gli storici” ,ad imparare ad amare il nostro paese e tutto ciò che lo rappresenta. E ultimi, ma non ultimi, un grazie ai nostri genitori, sorelle ed “accompagnatori” vari che, con pazienza ed amore, sono stati i nostri “autisti”, personali, sempre pronti a condurci in biblioteca per le nostre ricerche. Gli alunni della classe IV A scuola Primaria “G. Vespucci”, Forino 18