nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine
Dicembre 2015
n.11
................................
NeoAteneo
................................
Dossier sull’ambiente
di Federico Munini
Piccolo compendio per lo studente consapevole.
associazione NeoAteneo è lieta
L’
di presentare alla comunità studentesca e alla cittadinanza il nuovo
“Dossier sull’ambiente. Piccolo compendio per lo studente consapevole”.
Questo progetto è nato dalla volontà
di diffondere una cultura di rispetto
dell’ambiente che sia concreta e che
si realizzi attraverso le nostre scelte
quotidiane. Tutta la comunità mondiale si trova oggi di fronte a enormi
problemi, quale per esempio il cambiamento climatico, che vanno affrontati con urgenza. Molte delle catastrofi umanitarie a cui assistiamo –
guerre, migrazioni di massa, carestie
– sono almeno in parte attribuibili a
crisi ambientali e di risorse. La buona notizia è che le nostre scelte individuali possono davvero influire sullo
stato del pianeta.
Il “Dossier” si sviluppa su quattro tematiche: cibo, acqua, energia e rifiuti; per ognuna di queste vengono
evidenziati gli effetti ambientali che
hanno i nostri comportamenti. L’allevamento, per esempio, incide per
quasi il 15% sulle emissioni mondiali
di gas serra: mangiare meno carne e
prodotti di orgine animale può essere
un primo passo per ridurle. Sempre
nel capitolo dedicato al cibo, vengono analizzate anche le questioni legate alla pesca eccessiva (che sta svuotando gli oceani), all’agricoltura biologica e allo spreco (in Italia si buttano via 20 milioni di tonnellate di
cibo all’anno!). Per quanto riguarda
l’acqua, viene introdotto il concetto
di impronta idrica: sui 6 300 litri che
ognuno di noi consuma ogni giorno
(direttamente o indirettamente), solo il 4% è dovuto all’utilizzo domestico, mentre il 90% circa è “nascosto” nel cibo che consumiamo. Se per
produrre un kg di legumi servono circa 4 000 litri d’acqua, per un kg di
carne di manzo si superano i 15 000.
Nella parte dedicata all’energia si evidenziano in particolar modo gli effetti dell’utilizzo massiccio di combustibili fossili sull’inquinamento dell’aria:
a Udine sono frequenti gli sforamenti
dei limiti di sicurezza per alcune sostanze pericolose per la salute, come
polveri sottili, ossidi di azoto e ozono. Nell’ultimo capitolo si mettono
in luce i vantaggi del riciclo e riutilizzo dei rifiuti rispetto allo smaltimento
in discarica, e vengono approfondite
due tipologie di rifiuti che creano notevoli problemi: la plastica e i rifiuti
elettronici.
L’opuscolo è scaricabile gratuitamente dal sito www.neoateneo.it, ed è
stato anche stampato in 200 copie,
con i fondi dell’Associazione. Per
chi fosse interessato, il dossier verrà distribuito durante i prossimi banchetti dell’Associazione nelle sedi universitarie; altrimenti si può contattare direttamente l’Associazione per
ricevere una copia.
1
n.11 · Dicembre 2015
Fonte: www.natangelo.it
................................
Ester(n)o
................................
Il Servizio Civile
Nazionale.
Una questione di fede
di Alice Mantoani
l Servizio Civile Nazionale, quale
Iitaliani,
splendida occasione per i giovani
così bisognosi dell’agognata
esperienza per riuscire a inserirsi nella crescente competitività e chiusura
del mercato del lavoro. E allora via,
non mi lascio sfuggire la ghiotta opportunità di espatriare, per un’attività finalmente attinente ai miei studi
e, perdipiù, con uno stipendio!
Scorrendo i possibili progetti comincia a montare la rabbia verso
lo stato, laico solamente quando si
tratta di dare legittimazioni pseudoscientifiche alla “teoria gender”, che si
riconferma zerbino confessionale del
Vaticano: su 680 volontari da avviare al SCN all’estero, circa 4 potranno
lasciare la religione a casa1 . Ma io sono una persona ateamente tollerante
e spietatamente realista: la coopera2
zione internazionale italiana è in mano ai cattolici, se voglio partire devo
farci i conti. Mi candido allora con
la FOCSIV per un progetto in Ecuador e, nonostante le numerose affinità elettive, riesco a passare la selezione: andrò in Amazzonia per promuovere i diritti delle popolazioni indigene. Con questo obiettivo ben chiaro
in mente, sopporto dispendiose quanto inutili sessioni di formazione in cui
non manca il continuo richiamo a valori religiosi e l’ingombrante assenza
di informazioni pratiche. A ragione.
La realtà infatti stride beffarda rispetto alle aspettative: come previsto
sono alle santissime dipendenze di un
Vicariato ma la sua emanazione sociale è totalmente atrofica e ripiegata su sè stessa, troppo impegnata ad
autocommiserarsi e ricordare la passata gloria per accorgersi che elemosinare vestiti e alimenti non risolverà
i problemi di un territorio dilaniato e
ingiusto come l’oriente ecuadoriano.
Delle popolazioni indigene, poi, non
c’è traccia salvo per delle visite saltuarie di un frate confusionario e disorganizzato che, in teoria, sarebbe il
mio referente in loco. Ma perché arrabbiarsi o preoccuparsi quando è garantito l’indispensabile accompagna-
mento spirituale! Alle comunità che
vedono il proprio territorio invaso e
reso inospitale dalle compagnie petrolifere, che subiscono la pressione dei
colonos scesi dalle Ande per dedicarsi
all’agricoltura e che sono saccheggiati dal commercio di legname, basterà
una messa per sentirsi in pace con la
conflittualità.
L’Ecuador e in particolare l’oriente
amazzonico sono una realtà contraddittoria in cui il governo guidato da
Rafael Correa promuove il buen vivir, la plurinacionalidad e i diritti,
ma allo stesso tempo sta assumendo
tratti autoritari e tradendo lo spirito
dell’avanzata Costituzione del 2008.
Il benessere dichiaratamente socialista e opposto ai dettami neoliberali
poggia su una scomoda base estrattivista che calpesta la vita e il modello
socio-economico alternativo e sostenibile rappresentato dalle comunità indigene. Il rispetto dei diritti umani
perde la sua base giuridica per diventare concessione clientelare di un sistema politico unico, accentratore e
sempre più aggressivo verso le voci
dissidenti.
E di fronte a questa realtà, come si
pone la Chiesa? Si nasconde timorosa dietro alla parola di Dio, si dedi-
nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine
ca all’evangelizzazione e alla somministrazione di sacramenti, resta immobile, nega il pieno sostegno a quelle poche ed encomiabili personalità
al suo interno impegnate per il cambiamento sociale, eppure si agghinda
esteriormente ad attore progressista e
incisivo.
Questo è il contesto in cui mi trovo
ad operare, ad aprire faticosamente
degli spiragli per affiancare un’azione veramente sociale a quella pastorale, per rinvigorire il rispetto e la difesa dei diritti umani e rinnovare l’istituzione ecclesiale. Alcuni alleati,
fortunatamente, sono emersi sia dalla
gioiosa famiglia cattolica che da fuori, ma permane una questione fondamentale. È possibile uno stato laico
che non sovvenzioni così spudoratamente l’associativismo cattolico e una
Chiesa che metta diritti umani e giustizia sociale davanti alla conquista di
nuovi fedeli?
1. Non posso essere certa riguardo al numero esatto
poiché le informazioni sono state prontamente rimosse
dal sito governativo www.serviziocivile.gov.it.
................................
Attivismo
................................
Fuck Communism
di Miriam Rejas del Pino
e Giulio Camilla Polacco
li anni ’60, in America, furono
G
un periodo incredibilmente pieno di ideali. A surfare sull’onda dell’attivismo sociale c’era un gruppo di
artisti provenienti dalla cultura hippy
che si faceva chiamare “Yippies”.
Il loro scopo era arrivare alla gente:
poiché la TV era molto diffusa, decisero di approfittarne. Riuscirono a
far sì che la TV si rivoltasse contro
sé stessa mostrando immagini di rivoluzioni. Amavano essere criticati
dalla new left, perché in questo modo ottenevano fama e facevano crescere il loro mito. In quei tempi Yoko
Ono e John Lennon si interessarono
agli Yippies: questa fu la loro grande opportunità per entrare nel mondo
mediatico. Lennon collaborò con gli
Yippies quando, durante la guerra in
Vietnam, decise di comprare diversi
spazi pubblicitari in tutto il mondo
dove esporre la frase “war is over”.
Il giorno in cui apparvero questi messaggi tutti gli Yippies scesero in strada celebrando la fine della guerra,
quando in realtà era tutta una farsa. In questo modo crearono sconcerto tra i cittadini e obbligarono la
stampa a pubblicare articoli in prima
pagina dicendo che la guerra continuava. Gli Yippies riuscirono in questo modo a far sì che la stampa ammettesse l’orribile realtà del momento. La particolarità degli Yippies era
che il loro punto di riferimento era un
umorista: Lenny Bruce. Credevano
che il talk show di Lenny avesse tutto
il necessario: improvvisazione, parole
oscene, colpi di scena. Volevano “presentare l’impresentabile”, per questo
motivo idearono tre famosi scherzi.
In quegli anni l’America aveva proibito due parole: “fuck” e “pigs”. Chi le
utilizzava veniva multato. In più la
parola “communism” era decisamente malvista. Gli Yippies crearono un
manifesto in stile Repubblicano con
la scritta “fuck communism”.
In questo modo gli americani non riuscirono a capire se fosse un manifesto
a sostegno dei Repubblicani o contro di essi. Quest’idea servì anche
ad Abbie Hoffman, uno dei maggiori
esponenti del movimento, come scudo
contro la stampa: quando non voleva
essere ripreso si scriveva “fuck” sulla
fronte.
Gli Yippies chiamavano i poliziotti
“pigs”, altra parola vietata. Alle elezioni del 1968 gli Yippies presentarono come loro candidato un maiale
chiamato “Pigasus”. Preparati i manifesti e tutto il materiale di propaganda, andarono in una fattoria per
scegliere il maiale e lo presentarono
alle elezioni. Quando il pubblico vide tutto questo, si ribellò e chiamò le
forze dell’ordine, che presero il maiale
e lo uccisero. Gli Yippies riuscirono
a ottenere l’immagine che cercavano
e crearono una delle loro battute più
famose, capita solo da metà della popolazione: “pigs kill pig”.
Nel ’67 ci fu una grande manifestazione contro la guerra in Vietnam, durante la quale gli Yippies decisero di
far levitare il Pentagono. Questo edificio rappresentava fisicamente l’idea
di potere e repressione contro la quale lottavano; sollevarlo rappresentava
simbolicamente la vittoria in questa
lotta. In sostanza l’idea era di circondare il Pentagono per fare un esorcismo. Volevano alzarlo a 100 metri di altezza, farlo ruotare nell’aria
e farlo diventare viola, così il Pentagono avrebbe espulso i suoi demoni e la guerra sarebbe finita. Quindi
un giorno andarono a misurare il perimetro del Pentagono e i poliziotti
uscirono chiedendo cosa stessero facendo, rimanendo perplessi dalle loro
spiegazioni. Giorni dopo gli Yippies
chiesero il permesso al governo, causando molta confusione nei media. Il
governo concedette loro tale permesso di sollevarlo ma per soli 3 metri,
ovviamente pensando di ridicolizzare
il tutto! Arrivato il giorno gli Yippies organizzarono l’evento: cantavano “out demons out” per fare l’esorcismo. Tutto l’atto fu simbolico; in
questo modo riuscirono a liberare la
popolazione dalla paura che l’edificio
causava. In questo senso hanno in
effetti sollevato il Pentagono. Il ’68
fu l’anno delle dimissioni di Lindon
Johnson (uno dei presidenti che avevano coinvolto il paese nella guerra)
e dell’assassinio di Kennedy. A causa
di questi eventi la situazione politica
era disastrosa. Gli Yippies decisero
di fare qualcosa per l’evento più famoso che si sarebbe svolto quell’anno,
il Democratic National Convention a
Chicago, nel quale le autorità avreb3
n.11 · Dicembre 2015
bero preso decisioni politiche importanti. Con molto tempo di anticipo gli Yippies chiamarono a raccolta
molta gente per andare all’evento e
mostrare per la prima volta in tutto
il mondo la verità sul potere americano. L’evento fu un grande atto di
repressione in cui si palesò la realtà
poliziesca del momento, il tutto in diretta televisiva mondiale.
Tempo dopo gli Yippies vennero chiamati a giudizio per quei fatti, nel famoso “processo contro gli 8”. Furono
convocati molti leader attivisti dell’epoca, tra loro Abbie e Jerry. Una
delle azioni più note che intrapresero
fu quella di presentarsi in aula vestiti
con una toga da giudice; quando fu
ordinato loro di toglierla, mostrarono
l’uniforme da poliziotto che portavano sotto.
Dopo questo processo furono condannati alla prigione. Più avanti Jerry
Rubin diventò azionista Apple, miliardario del sistema capitalista.
Abbie Hoffman, dopo aver viaggiato in sud America, tornò negli Stati
Uniti e provò a lottare per gli stessi
princìpi di quando era giovane. Non
ottenendo alcuna risposta si accorse che la società era cambiata. Il
capitalismo aveva vinto. Si suicidò.
individuale di questi sei giovani. La
più significativa tra esse è il Poliedro,
Centro di Aggregazione Giovanile da
decenni impegnato in attività a favore dei ragazzi del quartiere. Nel corso
del tempo era riuscito a far emergere un’immagine e una concezione della periferia diversa rispetto allo stereotipo che vi era sorto attorno. Un
compito portato avanti energicamente e con entusiasmo, capace di diventare parte di questi ragazzi. Quando più di un anno fa e dopo quasi
vent’anni di attività, il centro è stato
chiuso dal Comune, l’apparato di valori e le potenzialità, insite nella cooperazione col mondo giovanile che lo
caratterizzavano, avevano messo radici profonde in Mery, Simone, Riccardo, Luca, Davide e Marco. Grazie a questa profonda consapevolezza, all’intraprendenza e alla tenacia
che caratterizza la loro età, i sei si sono messi subito all’opera per restituire al quartiere uno spazio e una realtà interessata ai giovani come lo era
stato per loro il Poliedro; in questo
progetto hanno messo tutte le idee,
le proposte e le iniziative che potessero interessare i numerosi adolescenti
residenti nel quartiere.
tati delle figure di riferimento. Questo grazie alla passione che i ragazzi
hanno messo nella creazione dei Get
Up, fattore evidente anche agli utenti, che ben sapevano ciò che si stava facendo per loro. La bassissima
differenza d’età tra questi ultimi e i
membri fondatori conferisce inoltre al
progetto un’impronta che il Poliedro
non aveva: quella della peer education, l’educazione fra pari, principio
su cui l’associazione si basa. E grazie
alla comunicazione e all’interazione di
giovani con altri giovani, e con l’ausilio di una fitta rete di progetti nel
sociale, i prossimi obiettivi puntano
a creare una maggiore coesione della collettività, proseguendo quel cammino precedentemente percorso e destinato, con impulso ancor maggiore,
a sfatare definitivamente gli ingiusti
pregiudizi troppo a lungo legati a San
Domenico e Villaggio del Sole.
................................
Letteratura
................................
Breve intervista a Dante
Alighieri
di Barnaba Benedetti
................................
Associazioni
................................
Get Up¡
di Riccardo Talotti
Un centro per rilanciare San
Domenico e Villaggio del Sole.
uanto forte può essere il senso
di appartenenza a determinate
realtà di quartiere e quali risultati
può produrre? La portata e l’importanza di questo interrogativo è stata
ben presente a sei ragazzi, Mery Pagliarini, Simone De Marco, Riccardo
Talotti, Davide Bertossi, Luca Crudele e Marco Burlon che hanno vissuto tra i quartieri di San Domenico e Villaggio del Sole, zone di Udine la cui fama è ben nota, e attorno
alle quali, ancora oggi, esistono forti
pregiudizi. Un quartiere difficile e le
esperienze condivise assieme in tale
realtà hanno accomunato la crescita
Q
4
Lo sforzo e la risolutezza sono state
premiate quando il 20 marzo 2015 è
nato Get Up, un nuovo centro di aggregazione giovanile, sede dell’omonima associazione giovanile di promozione sociale da loro costituita il mese precedente. Il successo è arrivato subito: la precedente utenza del
Poliedro ha ritrovato un nuovo punto di ritrovo, uno spazio nuovo, alternativo alle strade e ai parchi dove,
in assenza di altro, erano destinati a
passare il tempo libero. La gratificazione più grande sta nel fatto che
tanto il Centro, quanto coloro che lo
gestiscono come volontari sono diven-
Intervistatore (Barnaba): Non credo
stia succedendo davvero. L’emozione
è talmente intensa che non ho parole.
Dante: Conosco la sensazione. Succede quando ci si trova di fronte a pezzi
grossi.
B: Oh, che linguaggio triviale!
D: Ne è forse stupito? Forse crede
che io non sappia padroneggiare lo
stile comico?
B: Lungi da me, deve credermi.
D: Lo spero. Ad ogni modo ridia
un’occhiata ai canti centrali dell’Inferno.
B: Senz’altro. Ma Padre Dante, mi
permetta di chiederle come procede
la sua. . . esistenza nell’aldilà, ora che
ne fa propriamente parte.
D: Beh, direi che non va male, ma
potrebbe – e dovrà – andare meglio.
Attualmente consumo le mie spiritiche membra nel fuoco che monda i
lussuriosi, quasi al culmine del Monte Purgatorio.
B: Sembra doloroso.
D: E vorrei ben vedere che non lo
nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine
fosse. Ma proseguiamo, perché perder tempo a chi più sa più spiace. E
perché l’angelo di guardia mi ha concesso solo un’ora per l’intervista.
B: Uh, pardon. Allora direi di parlare di politica. . .
D: Lei finirà tra i violenti contro il
prossimo, perché è un sadico.
B: . . . Cosa prova nel sapere che il suo
Bel Paese è finalmente unito, e da più
di centocinquant’anni?
D: Se quella che lei definisce unione
è tale, io sono un ghibellino.
B: Oh beh, Ugo Foscolo la definì tale.
D: Foscolo? È mio compagno di pena. Ora che so cosa dice di me gli
farò rimpiangere di non essere finito
tritato là dagli scismatici.
B: Tutta la mia compassione a Foscolo. Sa che attualmente l’Italia è
governata da un suo conterraneo fiorentino?
D: Ah, ah, ah! Allora auguri!
B: Percepisco una vena di sarcasmo.
D: E ha ragione, ma solo perché non
ho tempo materiale per mettere in
piedi una feroce e pedante invettiva.
Piuttosto, il papa si comporta bene?
B: Volevo appunto citarglielo. Comunque credo di sì. Alla gente piace.
E da più di un secolo i papi non hanno più il potere temporale, lo sapeva?
D: NON CI CREDO.
B: Garantisco! A partire da Leone
XIII.
D: Dio non sa quanto vi invidio, ed
è bene così, altrimenti dovrei retrocedere di svariate cornici.
B: A proposito di gente che ha dovuto scendere giù dal Purgatorio: ripensa mai alla sua guida, Virgilio?
D: Virgilio, dolce duca mio! Non ho
sue notizie da un bel po’, visto che
da settecentoquattordici anni nessuno si prende la briga di visitare tutto
l’aldilà. Ovviamente provo nostalgia,
ma d’altra parte il Paradiso è così allettante. . . credo che, una volta lassù,
potrò andare a trovarlo. Beatrice l’ha
fatto.
B: Già, e Beatrice?
D: Scriverei mille e mille carmi per
onorarla, se solo ciò non mi distogliesse dalla contemplazione divina.
B: Che dice di Petrarca allora? Anch’egli cantò di una donna ideale,
Laura.
D: Petrarca. . . Francesco Petrarca.
L’ho incontrato qualcosa come cinquecento anni fa nella cornice dei superbi. Convinto fino al midollo che
per descrivere, che ne so, un faggio o
un tiglio, la cosa migliore fosse scrivere “albero”. Non so chi abbia potuto
incoronare poeta un simile idiota.
B: Non ne dubitavo. Ma purtroppo il
tempo stringe e devo concludere. Vate: Firenze l’ha riabilitata, il suo poema è un modello di stile ed è universalmente studiato, tutte le statue a
lei dedicate la vedono incoronata con
l’alloro. Si sente ripagato per le ingiustizie subite in vita?
D: Onestamente mi fa piacere, ma
ora. . . che importanza ha? Tra qualche tempo sarò finalmente un beato, e
le passate questioni terrene non mi riguarderanno più. Potrò di nuovo contemplare Dio. Voglio cercare di capire come si convenne l’imago al cerchio e come vi s’indova visto che saranno da ciò le mie penne!
B: Lo sa che la lonza è anche un taglio del maiale?
D: Se ne vada!
................................
Associazioni
................................
Dal Balcani a Udine
lungo i binari
di metri al punto di confine verso cui
è indirizzata la fiumana di persone in
transito. Davanti all’auto, illuminate dai fari, le sue due bambine continuano a camminare silenziose con gli
zainetti sulle spalle, dandoci la mano.
Ključ Brdovečki – Senkovec è l’ultima stazione croata prima del confine
con la Slovenia. Era questo uno dei
punti in cui arrivavano i treni speciali
carichi di 1 500, anche 2 000 passeggeri, organizzati dalle autorità croate
per trasportare direttamente al confine nord le migliaia di persone in fuga che nelle ultime settimane si sono
presentate alle porte del Paese. Da
quando il Presidente Orban ha impedito definitivamente l’accesso ai migranti in Ungheria, la rotta ha preso
la via della Croazia, poi Slovenia e
Austria, in direzione Germania. Un
re-indirizzamento recente quindi, eppure prevedibile. Ciononostante, la
gestione del fenomeno migratorio lungo la “Rotta Balcanica” appare frammentata e lacunosa, un insieme di
azioni di portata più o meno consistente, ma pur sempre frutto delle decisioni singole dei Paesi di volta in
volta coinvolti. La discontinuità della gestione in questa zona del confine
croato-sloveno era testimoniata, per
esempio, dalle numerose tappe che
i migranti si trovavano a percorrere:
scesi dal treno croato, valicavano il
confine in un punto quasi invisibile,
un ponte sul fiume Sutla, incanalati
dagli agenti di polizia croata che dal
ponte illuminavano, con delle torce,
la strada per il vicino campo sloveno di Rigonce. Un prato delimitato
da fettucce s’intende. Qualche ora là,
poi il trasferimento in un altro campo all’aria aperta a pochi chilometri
di distanza e infine al campo di Dobova, vicino alla stazione dei treni. Tre
campi nel raggio di 3 km, che nel giro
di un mese già non esistono più e al
cui posto vengono srotolati chilometri
di filo lamettato.
di Francesca Carbone
per Ospiti in Arrivo
La mobilitazione dal basso per i
diritti umani
on abbiamo bisogno né di ac“N
qua né di cibo, ma di un posto tranquillo dove riposare” ci spiega
una signora siriana mentre l’accompagniamo in auto per poche centinaia
5
n.11 · Dicembre 2015
Anche Ospiti in Arrivo era al confine,
assieme ai numerosi volontari giunti
da ogni parte d’Europa per portare
assistenza umanitaria. Volontari indipendenti, ma allo stesso tempo parte di un’ampia rete auto-organizzata
a livello internazionale: austriaci, tedeschi, ungheresi, sloveni, croati, italiani, qualcuno dalla Repubblica Ceca, giunti per monitorare la situazione e allo stesso tempo portare aiuti materiali. Un coordinamento di
forze spontaneo, nato per sopperire
e denunciare le lacune del sistema,
fin troppo orientato alla messa in sicurezza e protezione dei confini, nel
quale anche le organizzazioni internazionali d’aiuto umanitario stentano
ad agire. European Medical Service
è un’organizzazione privata austriaca
che gestiva l’assistenza sanitaria nella
zona di transito di Rigonce. Un centinaio di metri più a nord i No borders tedeschi preparavano zuppa calda nella loro cucina da campo. Ospiti in Arrivo, nel suo piccolo, ha voluto contribuire portando i beni che
le decine di sostenitori hanno generosamente consegnato all’associazione (coperte e vestiti, barrette energetiche e coperte termiche) e partecipando in prima persona nella primissima accoglienza dei migranti in
arrivo allora dai treni notturni croati.
Tuttavia, la situazione ai confini muta in fretta, e ancora di più quando
si abbassano I riflettori della stampa
internazionale. Distratti dagli avvenimenti di Parigi, della Rotta Balcanica si parla molto meno. Ed è
proprio in questi giorni che i governi
dei Paesi coinvolti stanno compiendo
una grossissima violazione dell’articolo 3 della Convenzione di Ginevra, respingendo in massa ed arbitrariamente persone richiedenti protezione internazionale fuori dai propri confini.
Dal 19 novembre, infatti, la Macedonia ha chiuso ufficialmente i confini
per tutte quelle persone che non possono provare di essere siriane, afgane
o irachene; si tratta di una selezione
illegittima su base etnica e nazionale, che fa leva sull’impropria distinzione tra “richiedente asilo” e “migrante
economico”. Per far luce su questa
ingiustizia, alcune realtà attive nella difesa e tutela dei diritti dell’uomo hanno lanciato un appello, visionabile sul sito www.meltingpot.org,
di cui anche Ospiti in Arrivo si fa pro6
motore. L’iniziativa dell’associazione
di presenziare lungo la rotta balcanica, infatti, nasce proprio dalla volontà di monitorare per quanto possibile
i flussi di persone, in parte indirizzate in Italia e allo stesso tempo farsi
garanti dei loro diritti in qualità di
osservatori.
Da un anno e mezzo ormai, i volontari della nostra giovane associazione
forniscono una prima assistenza umanitaria ai richiedenti asilo, provenienti soprattutto da Afghanistan e Pakistan, presenti a Udine e non ancora inseriti nel sistema di prima accoglienza ufficiale. L’aiuto spazia dalla
distribuzione di abiti, coperte e cibo
(di cui si occupa l’équipe di strada
operativa ogni sera in città), all’organizzazione di lezioni di italiano, durante i mesi estivi al Parco Moretti
ed ora nella soprannominata “Refugees Public School”, presso il circolo
Arci MissKappa.
Di recente poi si sta lavorando alla
costituzione di un’équipe di supporto psicologico e ad un team di giuristi per un primo orientamento legale.
Attività di advocacy e sensibilizzazione della cittadinanza, in particolare
dei giovani, sono altre azioni fondamentali che completano la missione
dell’organizzazione, fortemente orientata a stimolare la partecipazione dal
basso, finora risorsa primaria e motore dell’associazione. I volontari, le
donazioni dei sostenitori e la rete di
contatti tessuta a livello locale, nazionale e internazionale, sono infatti
gli unici mezzi che hanno permesso
e permettono all’associazione di portare avanti I propri obiettivi fino ad
oggi.
Di indole indipendente, quindi, e allo
stesso tempo portatrice degli interessi collettivi di una parte crescente di
cittadinanza accogliente e coraggiosa,
Ospiti in Arrivo si appresta a compiere il 15 dicembre il primo anno di atti-
vità insieme ai richiedenti asilo, sempre vigile ed esigente del rispetto dei
diritti umani fondamentali, condivisi
dai più ma troppo spesso dimenticati.
................................
Festival
................................
Zerocalcare a Pordenone
Legge
di Manuela Ortis
abato 19 settembre avviai la PanS
da. La mèta era Pordenonelegge:
festa del libro con gli autori, sedicesima edizione.
Tra gli svariati incontri, a esaurimento posti, era prevista una chiacchierata alla Biblioteca Civica, con
intervistatore Davide Toffolo e intervistato Zerocalcare, chiamato a
presentare Dimentica il mio nome
(Bao publishing, 2014).
Superata l’inesorabile CimpelloSequals, giungo alla sconosciuta Pordenone: trovo parcheggio vicino alla
Fiera e lascio l’ombrello in macchina.
Un sentiero vicino, con un gigante
cartello giallo che ammicca, indica la
via.
Ho cinque ore di tempo per arrivare
puntuale all’appuntamento col trentenne di Rebibbia, che ho conosciuto
grazie alle strisce su Internazionale. Ho lasciato a casa La Profezia
dell’Armadillo, suo libro d’esordio,
portandomi dietro Dimentica il mio
nome. Peserà 3kg, ma ne vale la pena. Lascio piazzetta San Marco, sotto al Municipio e m’incammino lungo
corso Vittorio Emanuele II. Dall’infopoint prendo una guida e sfoglio le
opportunità che offre la giornata. Gli
incontri sono contrassegnati: letteratura, poesia, scienza. . . Decido per
una lettura tenentesi al bar Il Posto,
dove Chiara Carmirati ci racconta la
storia della Gubana. Nella ricetta
del dolce delle valli del Natisone c’è
lo zampino del diavolo e la bontà
del mugnaio Michele. . . Scopro che
“guba” significa “piega”, a indicare
l’arrotolamento dell’impasto.
Dopo l’applauso faccio tappa alla
biblioteca, per tastare il terreno. Il
serpente di bambini che si riversa
all’entrata mi riporta sui miei passi,
nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine
così che vago per piazza XX Settembre, adocchiando la mostra-mercato
di libri che non disdegna nemmeno
quelli fuori catalogo.
Torno al Municipio: tutto è pronto per il Fight reading alla loggia.
Tre autori esordienti si sfideranno a
colpi di brani scritti per l’occasione,
cercando di aggiudicarsi il favore del
pubblico. Mediatori il duo comico
dei Papu, che lancia frecciatine in
ogni direzione.
Divertita, a metà scappo e prendo la
via più breve che porta alla biblioteca.
Arrivo ansimante quando la fila sta
già abbracciando un lato dell’edificio.
Aspetto in coda, mentre gli angeli di
Pordenonelegge delimitano una serie
di spire.
Quando si entra, è notte.
Il chiostro con il porticato pare una
visione. Sedie nere a schiere, addossato a un angolo il palco rialzato su
sfondo giallo.
Entra in scena Toffolo, musicista e
fumettista pordenonese seguito da –
è Lui! – Zerocalcare, che ha l’aria di
uno che è stato trascinato lì controvoglia, il che significa che è in sé.
Si parla di graphic novel come meritata upgrade del fumetto; si parla
di Kurdistan, che l’autore romano ha
raccontato sulle pagine di Internazionale; si parla di facebook: “Solo
pochi anni fa, chi era disposto a cedere tutti i suoi dati in cambio di
uno spazio?”, si chiede Zerocalcare.
“Bisogna riprendersi il segreto”.
Si parla di carriera VS coerenza,
menzionando il Premio Strega, cui
era stato candidato.
“Basta con le strisce su Internazionale – non sono per niente una persona
sintetica, mi ci vogliono molte pagine
per dire le cose”.
Zerocalcare parla del suo libro con
umiltà. S’interrompe: “Oh, se sto
attaccando il pippone fermateme”.
Tra risate e serietà ci sono delle pause; è un dialogo vero, di quelli che
ti lasciano qualcosa. Anche la fine è
senza fronzoli, preludio di uno scatto
per l’autografo.
“Cosa ne pensi della seconda stagione
di True Detective?” sento chiedergli
un’ora dopo, quando la fila sembra
identica a prima, ma riesco a tender
l’orecchio.
Arrivo infine davanti, ce l’ho fatta!
“Piacere, Michele”. Ha un po’ gli
occhi arrossati? Chissà se si sta pen-
tendo di questa pratica dannata, con
la pizza portata dagli angeli che si
raffredda nel cartone.
Faccio la mia richiesta.
Zerocalcare aggrotta la fronte, mentre il trattopen nero sta già tracciando il secondo orecchio della volpe, di
cui il libro stesso è popolato. Spirito e anche simbolo d’inganno, nella
cultura giapponese. Mi riconsegna il
librone.
”Sei un grande“.
................................
Sociale
................................
Mettiamoci in Gioco
di Mathieu Scialino
ker, scommesse e giochi d’azzardo di
natura sempre più varia.
Il business dell’azzardo costituisce un
interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali che
hanno nel gioco d’azzardo un canale
più che preferenziale per il riciclaggio
di denaro sporco, senza contare che
esiste poi un nesso molto stretto tra
gioco d’azzardo e usura.
Il nostro paese è tra i primi al mondo per consumo di giochi. Si è passati
da un fatturato di 24,8 miliardi di euro nel 2004 agli 88,5 miliardi del 2012.
Solo nel 2013 vi è stato un leggero calo del fatturato, fermatosi a 84,7 miliardi, probabilmente dovuto alla dura crisi economica che sta attraversando il paese. Il 56,3% del fatturato
viene dagli “apparecchi”(slot machine
e vlt (terminali video lotterie), ma è
in significativa ascesa il gioco on line.
ettiamoci in gioco” – cam“M
pagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo è un’iniziativa nata nel 2012 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d’azzardo nel nostro paese e sulle
sue conseguenze sociali, sanitarie ed
economiche.
L’iniziativa è nata per avanzare proposte di regolamentazione del fenomeno, fornire dati e informazioni e
mettere in rete l’impegno di tutti quei
soggetti che – a livello nazionale e locale – si mobilitano per gli stessi fini. La campagna è promossa da una
pluralità di soggetti, da quelli istituzionali, alle organizzazioni del terzo
settore, passando per le associazioni
di consumatori e i sindacati.
Il perché questo tema riesca ad unire sigle così distanti tra loro nel loro
quotidiano risulta fin troppo evidente
dopo aver fatto il quadro di quello che
è lo stato dell’arte del GAP, ovvero
del gioco d’azzardo patologico.
Il fenomeno in italia. Il gioco
d’azzardo ha avuto negli ultimi anni
uno sviluppo enorme nel nostro paese, nonostante sia vietato dal codice
penale. La progressiva legislazione in
deroga approvata dalla metà degli anni Novanta ha infatti portato a una
situazione paradossale: viene punita
una scommessa tra amici, mentre risultano legali i circa 80 miliardi di euro di fatturato annuo ricavati da lotterie, slot machine, poker e videopo-
È importante notare che al crescere
del fatturato non è seguito un maggior introito per lo Stato (sotto forma
di tasse). Nel 2004, l’erario ha incassato dall’azzardo 7,3 miliardi di euro
(pari al 29,4% del fatturato complessivo), mentre nel 2013 ha registrato un’entrata di 8,1 miliardi (pari al
9,5% del fatturato, nel 2013 era stato
addirittura il 9%). Dunque, una cifra
non indifferente per le finanze pubbliche, ma molto più bassa del giro
d’affari attivato dal settore, con le sue
pesanti ricadute sociali e sanitarie che
comportano un notevole dispendio di
risorse economiche per farvi fronte.
L’attualità del problema è evidenziata dai numeri: Il CNR stima in 17
milioni (42% delle persone residenti
in Italia tra i 15 e i 64 anni) il numero di coloro che hanno giocato almeno una volta in un anno, in 2 milioni gli italiani a rischio minimo e in
circa un milione i giocatori ad alto
rischio (600-700mila) o già patologici
(250-300mila).
7
n.11 · Dicembre 2015
La platea dei giocatori si è allargata notevolmente e ormai anche giovani, casalinghe, pensionati, disoccupati costituiscono nuove fasce a
rischio.
In misura proporzionale alla crescita
del settore sono aumentati i costi sanitari, sociali, relazionali e legali del
gioco d’azzardo: i giocatori patologici
o ad alto rischio di dipendenza sono
stimati in quasi un milione. Per questo la lotta all’azzardo diventa anche
una sfida civile ed educativa importante; il problema è serio e dilagante,
perciò bisogna agire non solo sul piano della sensibilizzazione, ma anche
su quello politico.
È necessario contrastare i molti conflitti di interesse a cui assistiamo nel
nostro paese, partendo dallo Stato
stesso, che da una parte affida al Ministero della Salute il ruolo di tutelare i cittadini dai problemi sociali e sanitari correlati alle dipendenze patologiche indotte dalla progressiva espansione del settore, dall’altro attribuisce proprio a questo dicastero le cospicue entrate economiche
provenienti dal mercato dell’azzardo.
A questo punto penso sia chiaro perché ad un tale rischio e ad una tale ampiezza di problematica sociale si
sia contrapposta una “grande alleanza” che si propone di contrastare il
fenomeno in maniera non manichea,
ma puntando sull’informazione e sulla conseguente presa di coscienza dei
cittadini italiani.
Un’ultima considerazione va fatta
per enfatizzare il ruolo delle istituzioni e nello specifico del governo in
questa faccenda. Le entrate derivanti
da questo settore, come abbiamo visto, sono alte rispetto ad una manovra finanziaria, certo, ma questa cifra
sappiamo anche essere ridicola rispetto al giro d’affari che appartiene al
mondo del gioco “legalizzato”. Chiediamoci dunque a quanto ammonta
la spesa per il trattamento sanitario
degli attuali e dei futuri giocatori patologici e se davvero ha una ratio accettabile questa condizione ambigua
in cui si trova lo Stato.
Il parlamento e il governo stanno lavorando su questi temi: per ora non
possiamo che fare pressione e portare le osservazioni rilevate in questo
campo, attendendo la promulgazione
delle nuove leggi in materia e conseguentemente la volontà del governo
su questo tema.
................................
Rubrica
................................
Lo Spicchio degli Spunti
Per ogni articolo, uno spunto
di Thomas Goodweather
(A) Ascolto (L) Lettura (V) Visione
I (L) Le bugie degli ambientalisti. I
falsi allarmismi dei movimenti ecologisti, Cascioli Riccardo e Gaspari Antonio (2005) - Recentemente, l’emergenza ambientale è stata al centro di
molti dibattiti. Tuttavia, c’è chi sostiene che l’uomo non sia il responsabile delle attuali alterazioni climatiche, considerando gli ambientalisti
dei bugiardi. Chi ha ragione? Noi vi
proponiamo anche il punto di vista di
due negazionisti.
I (V) Contaminación del rió Achotillo, Valeria Sorgato (2015) - Un filmato amatoriale che documenta l’inciviltà e lo sfruttamento del potere delle grandi aziende a scapito
dei diritti delle popolazioni indigene
ecuadoriane.
I (A) Grateful Dead, Live/Dead"
(1969) - Prima degli Yippies c’erano gli Hippies. Prima degli Hippies
c’erano i Grateful Dead. Una band
jazz-psichedelica californiana perennemente in tour che diede vita ad un
culto musicale al quale aderirono orde
di fricchettoni itineranti.
I (V) Dogtown and Z-Boys, Stacy
Peralta (2001) - Lo skate-park KK è
il punto d’incontro per antonomasia
dei giovani di San Domenico e del Villaggio del Sole. Questo documentario è un tributo alla nascita dello skate, in cui i pionieri stessi raccontano
l’origine e lo sviluppo della disciplina
odierna. For locals only.
I (V) L’Inferno in 6 minuti, Oblivion (2013) - La prossima settimana
avete un esame sull’Inferno di Dante?
Ecco un simpatico e breve ripasso...in
6 minuti!
I (A) Travelling the Face of the Globe, Oi Va Voi (2009) - Il viaggio ha
sempre accompagnato l’uomo. Diverse ragioni lo spingono a spostarsi: la curiosità, la noia o la fuga dalla
morte.
I (L) Tutti i salami di Jacovitti, Benito Jacovitti (1993) - Se vi piacciono i fumetti (e i salami) non potete
non aver letto uno dei più grandi fumettisti italiani. Personaggi bizzarri
in tavole caotiche (ricche di salami)
danno alle strisce di Jacovitti un tratto inconfondibile e originale (viva il
salame!).
I (L) Œuvres de Fermat, Pierre Fermat (1679) - Domanda: tu che studi matematica, perché non mi fai un
sistema per vincere al Lotto? Risposta: perché se un tale sistema
esistesse, me lo terrei per me. I
primi studi sul gioco d’azzardo risalgono alla seconda metà del 1600
e già da allora, una cosa era ben
chiara: chi gioca d’azzardo, perde
matematicamente in partenza.
................................
Se vuoi pubblicare un articolo, scrivere una lettera, inviare una foto, dire la tua opinione, disegnare una vignetta, dare un suggerimento,
controbattere, contattaci tramite i recapiti che
trovi qui sotto ed invia il tuo contributo.
Nero su bianco è stampato su eco-carta
riciclata
con
ma
un
siste-
di
digitale
stampa
a
cera
che riduce a zero l’emissione di toner nell’atmosfera. I testi indicati con © mantengono
tutti i diritti riservati, viceversa sono soggetti
a licenza
attibuzione - non commerciale 3.0
................................
Curato e stampato
dall’associazione
NeoAteneo
www.neoateneo.it
[email protected]
info: stpr Via delle Scienze 208, Udine [01/12/2015] · [email protected] · nerosubiancoud.altervista.org
8
Scarica

n.11 - Nero su bianco