CAN. FELICE PUTZU
Saturnino Martire Cagliaritano
(sec. IV)
Nel 3° Centenario dell'invenzione
e traslazione delle sue Reliquie
al Santuario della Primaziale di Cagliari
CONFRATERNITA DELLA VERGINE D’ITRIA
ORATORIO DI SANT’ANTONIO ABATE IN SELARGIUS
Selargius - Novembre 2011
Trascrizione del manoscritto olografo
a cura del diacono CARLO PIBIRI
Premessa del curatore
Con l’edizione del manoscritto su San Saturnino continua
l’impegno preso dalla Confraternita della Vergine d’Itria di
Selargius di curare la pubblicazione delle opere inedite del
suo illustre concittadino can. Felice Putzu, grande figura di
sacerdote e di studioso, particolarmente appassionato di
storia, personaggi e tradizioni religiose della Sardegna.
Per l’edizione di questo opuscolo ho curato con scrupolo
la fedeltà al manoscritto, rispettando la volontà dell’Autore
anche nelle scelte personali sulla punteggiatura, le
maiuscole, la sottolineatura, il cambio di paragrafo, ecc.
Mi sono tuttavia permesso, ma solo nella grafia, poche
modifiche per rimediare a qualche banale svista dell’Autore
o per dare l’ortografia odierna, quando la grafia
dell’originale avrebbe potuto essere scambiata per refuso di
stampa: di ogni modifica comunque ho sempre avvertito il
lettore con apposite note numerate con lettere dell’alfabeto e
poste in una apposita appendice di “Note del curatore”.
Invece le note contraddistinte con numeri arabi e presenti nel
testo risalgono direttamente all’Autore e sono riprese tali e
quali dal manoscritto.
Tra le note del curatore ho ritenuto utile proporre anche
una traduzione italiana delle pericopi in latino presenti nel
manoscritto, sia nel testo che nelle note: essa è dovuta al
diacono Prof. Attilio Flore, che ringrazio anche qui per la
collaborazione.
Ringrazio, altresì, il Priore della Confrat. della Vergine
d’Itria, Sig. Felice Putzu, nipote dell’omonimo Canonico,
per aver messo a disposizione l’originale del manoscritto.
Infine, un particolare ringraziamento al Parroco della
Vergine Assunta di Selargius, Don Ireneo Schirru, per i suoi
preziosi suggerimenti.
Carlo Pibiri
Capo I
Nascita e giovinezza
Saturnino1 ebbe i suoi natali in Cagliari, città
capitale della Sardegna, nella seconda metà del secolo
terzo, da genitori ragguardevolia per nobiltà di prosapia,
1 Fu sollevata la questione, se il nome del nostro Santo, fosse Saturno o
Saturninob. Il primo lo troviamo costantemente ripetuto nei documenti
dal 1089 al 1218; ed il popolo sardo lo mantiene tuttora nei villaggi
«Sadurru» o Saturnu. Fu in seguito usato il nome di Saturnino, ed
inserito nella liturgia, nel Martirologio, nel Messale, ecc. Il P.
Ferdinando Antonelli, dei Minori, parlando a Roma, in un’adunanza di
Cultori di Archeologia Cristiana, sostenne invece che il primitivo c nome
del nostro Santo è quello di Saturnino, che si mutò in Saturno nel medio
evo, per influsso della denominazione allora prevalsa nell'uso popolare;
ma nei documenti più antichi, egli disse, è costante il nome di Saturnino
(Cfr. Osservatore Romano 10 Marzo 1932. N. 58 (21.816)). Del resto
abbiamo esempi pratici ai nostri giorni. Non è raro il sentire chiamare S.
Antonio di Padova con nome di S. Antonino per distinguerlo da S.
Antonio abate; e la liturgia stessa accolse per la Santa di Cascia il nome
di Rita mentre sappiamo che aveva invece quello di Margheritad.
e, quel che è più, per la professione della religione di
Cristo.
Qual fosse l'educazione veramente cristiana, l'amore
alla virtù, che i piissimi genitori instillarono nel cuore di
lui, lo dimostra l'affetto che fin da piccino egli nutrì pel
Signore; affetto che mantenne come rocca incrollabile
fino alla morte.
Possiamo immaginare qual fosse il fervore delle sue
preghiere, quale il ritiro da conversazioni mondane, pur
trovandosi in mezzo ad una società immersa nel ceno
dei vizî, avvolta nelle più fitte tenebre del paganesimo.
Crebbe come giglio tra le spine, rifulse come stella
splendida per le sue virtù; giovane d’anni ma maturo
per senno, piccolo di statura ma d'animo grande.
«Leggeva egli, meditava, sospirava spesso: leggeva le
vittorie dei Martiri, in cui riconosceva i prodi figli della
sua terra natale; meditava su’ sublimi veri del Vangelo;
sospirava ardentemente all'amore di Cristo. Alla lettura
e meditazione su quelli atti di eroismo cristiano,
Saturnino si commosse e pianse: pianse di santa invidia
perché non era anco a lui concesso di emancipare con
pari ardimento i suoi fratelli da l'infame culto
dell'idolatria; e nell'estasi di sua carità andava
maturando in sua vergine mente il dove, il come, il
quando dar potesse al Cristo ed ai perseguiti cattolici, le
prove indubbie dell'amor suo» (P. Giuseppe Pes.
Orazione Sacra in lode di S. Saturnino).
Capo II
La persecuzione di Diocleziano
Salito al trono di Roma Diocleziano, il 17 Settembre
del 284, due anni dopo, il 1. Aprile del 286, volle
decorato del titolo d'Augustoa, Massimiano Erculeo; ed
il 1 Marzo del 292 creò due Cesarib, Massimiano
Galerio e Costanzo Cloro.
Dopo un primo periodo di persecuzione militare
iniziata nel 290 contro il cristianesimo, vi fu un periodo
di pace; ma instigato da Galerio, Diocleziano decretò a
Nicomedia la persecuzione generale il 23 Febbraio del
303 e durò in Occidente fino al 1 Maggio del 305 con
l'abdicazione di Diocleziano a Nicomedia, e di
Massimiano a Milano; continuando invece nel resto
dell'impero fino al 313, anno dell'editto di Costantino in
favore del cristianesimo.
In questo secondo periodo, fu preso di mira anzitutto
il clero; per cui vennero demoliti i loro oratorî,
confiscati i loro beni, inceneriti i loro libri. Al popolo
cristiano invece, da principio fu solo vietato, sotto pena
di morte, ogni atto di culto; ma alla fine del 303, l'editto
toccò il colmo della crudeltà. Fu dato ordine di
estorcere da tutti i fedeli, sotto pena di supplizî, un atto
d’idolatria; ed in ogni mercato, presso ogni fontana,
negli angoli delle vie, furono collocati idoli ed are; né si
poteva comprare alimenti, attingere acqua, passar per le
vie, senza turificare.
Specialmente in questa persecuzione generale, il
numero dei Martiri divenne incalcolabile, ed il Cielo si
popolò di numerosissimi eroi ed eroine d’ogni età e
condizione.
Nel tempo della persecuzione di Diocleziano,
ricordiamo in Sardegna quattro diversi governatori
romani: Giulsio dal 302 al Gennaio del 303; Flaviano
dal Gennaio del 303 agli ultimi dello stesso anno;
Delasio o Delfio dagli ultimi del 303 al Settembre od
Ottobre del 304; Barbaro che governò in seguito fino al
Maggio del 305, ultimo dell'impero di Diocleziano.
Sotto quest'ultimo governatore fiorì il nostro S.
Saturnino.
Capo III
Franca confessione della Fede
e Martirio
Mandato in Sardegna il preside Barbaro, dopo aver
egli oppresso coi più squisiti tormenti i seguaci della
religione cristiana nella parte settentrionale dell'isola,
arrivò a Cagliari.
Volendo prendere possesso, con pompa e solennità,
della sua carica, fece pubblicare con bando, che tutti
indistintamente dovessero intervenire al tempio per
sacrificare agli dei, e trovarsi presenti alla
promulgazione degli edittia imperiali.
Altri vogliono che l’ingresso di Barbaro in Cagliari,
coincidesse con gli annui spettacoli nel Campidoglio e
con i sacrificî a Giove.
A mezzogiorno della città, in un'ampia pianura
presso al mare, stava il Campidoglio cagliaritano, ove il
popolo accorreva con i tori coronati d'alloro per la via
sacra d'Appolline2.
Riunitosi il popolo, il sacerdote pagano offriva i
sacrifizî, ed il diavolo dava i suoi responsi per mezzo
degli idoli, ingannando sempre più la folla degli
spettatori.
Il nostro santo giovane inorridiva al vedere il
dilagarsi dell'impero di Satana tra i suoi concittadini, ed
innalzava fervorose preghiere al suo Dio perché li
illuminasse e li convertisse alla vera religione.
Mentre appunto passava Saturnino, di fronte al
tempio pagano, avvenne che alla sola sua presenza
tacessero come per incanto gli idoli, e per quanto il
2 «Erat Apollinis Capitolium in urbe Calaris ad orientis planitiem litori
maris propinquam, et urbis portae cum illustri platea, quae arca templi
erat, via sacra vel Apollinis dicta, ad fontem quem appellabant novum» e
(Cfr. Arca Ioannes. De Sanctis Sardiniaef lib. I). Vi è chi vuole il
Campidoglio ove sorse poi una chiesetta detta «S. Nicolaus in
Capitolio»g ove sta oggi la via Sassari; o nella località «Novi fontis» h
presso l’attuale Liceo Dettori (Cfr. Motzo «S. Saturno» Cagliari pag. 15
in nota, riferendosi a Pauly Wissowai e De Ruggero).
sacerdote idolatra s'industriasse, non fu possibile avere i
soliti oracoli.
Preso da furore il ministro idolatra, e con lui altri
gentili ivi convenuti, attribuirono il fatto al passaggio b
di qualche cristiano per quei dipressi; onde usciti dal
tempio e visto Saturnino, lo tacciarono di disprezzatore
delle leggi imperiali e gli imposero di entrare nel
tempio.
Un'altra versione vuole invece che sebbene non
venisse notata l'assenza di tanti altri, che per essere
cristiani, non erano intervenuti, fu notata quella di
Saturnino, membro com'era di una delle famiglie
cagliaritane più illustri. Saputo che egli passava in quel
momento nella piazza, e che per niente curavasi
d'intervenire ai sacrificî, il sacerdote idolatra uscì dal
tempio onde indurlo a prendere parte ai medesimi
sacrificî.
La «Legenda S. Saturni» aggiunge che il detto
sacerdote aveva dato l'ordine, anzi che aveva messo un
incaricato speciale «spiculatorem»c il quale, se avesse
trovato nel tempio qualche cristiano, lo arrestasse e lo
conducesse dal preside Barbaro. Uno dei presenti
accusò il passaggiod di Saturnino presso al tempio.
Come osserva il Gazzano (Storia della Sardegna),
combinati tra loro questi documenti, nessuna
discrepanza vi si scorge nella sostanza del fatto.
Era quello il momento tanto sospirato da Saturnino,
e rivolto a quegli idolatri, non sarà mai, egli disse, che
io mi prostri alla venerazione delle vostre false divinità.
Io son segnato col vessillo del mio Signore Gesù Cristo
e sono aiutato dalla sua celeste virtù. Non ho bisogno di
vilmente servire ai vani e bugiardi vostri dei, e sarà mai
che abbia io a macchiarmi col prendere parte agli
immondi sacrificî di Giove e delle altre vostre false
divinità.
Ad una confessione sì franca, dice la prima delle due
versioni riportate, lo stesso sacerdote idolatra immolò
con una spada il santo giovinetto; mentre l'altra, e
questa vien seguita dal Ferrario, dice che accusato come
cristiano e condotto alla presenza di Barbaro, fu da lui
fatto rinchiudere in carcere, ove il santo giovine passò
l'intera notte in orazione, confortato dagli spiriti angelici
che l'incoraggiarono al martirio.
All'indomani, condotto nuovamente alla presenza di
Barbaro, e trovato sempre più forte nella confessione
della fede, fu trascinato nella stessa piazza presso al
mare, ove il santo, rivolte ferventi preghiere al Signore
per la sua città di Cagliari, subì la decapitazione.
Capo IV
Data del martirio
e Collocazione delle Reliquie
Non son d'accordo gli scrittori nell'assegnare la data
del martirio del nostro Santo.
Alcuni, seguendo la «Legenda S. Saturni» la fissano
nel 23 Novembre; altri invece, seguendo il Baronio, che
riferisce manoscritti da lui veduti, la vogliono nel 30
Ottobre, nel qual giorno vien portato dal Martirologio
Romano e ne celebra la festa la Chiesa Sarda.
Circa l'anno del martirio, deve ritenersi avvenuto nel
304, giacché sappiamo che avvenne nel ventesimo anno
dell'impero di Diocleziano, che incominciò nel
Settembre del 284, e sotto il Preside Barbaro che
governò la Sardegna anteriormente al 284, e per la
seconda volta dal Settembre od Ottobre del 304 fino al
Maggio del 305, ultimo dell'impero di Diocleziano.
Come ci riferisce la citata «Legenda S. Saturni» i
Cristiani tolsero il corpo del Santo, e collocatolo prima
in un sepolcro provvisorio, nella sera del giorno
seguente gli diedero onorata sepoltura in una cripta
fuori città, ove rimasero le venerate reliquie non oltre
quindici anni; ossia fino alla pace data alla chiesa
dall’imperatore Costantino. Fu allora che Claudio le
trasportò, con quelle degli altri Martiri, alla basilica
costantiniana il 28 Novembre tra il 313 ed 325,
apponendovi l’iscrizione seguente:
«In hoc templo + jacet Btm et Stm Saturninus civis qui
vixit annis XVIIII. mens. V et dies VIII + et ego Clāūs Pi
Mdo collocavi d. XXVIIII Novembris»
che va letta nel modo seguente: «In hoc templo jacet
beatissimus et sanctissimus Saturninus civis; qui vixit annis
XIX, mens. V, et dies VIII, et ego Claudius prudenti modo
collocavi die XXIX Novembris»a.
La parola «templo»b va qui intesa nel senso di
«sepulcrum»c come vien usata anche da Virgilio.
Capo V
Invasioni saracene
Nel secolo VIII la storia sarda registra una pagina
dolorosa, quella delle invasioni dei Saraceni, i quali
misero a ferro ed a fuoco quanto di sacro veniva loro di
trovare.
Fu allora che il clero ed il popolo diedero esempio di
grande costanza e fermezza nel lottare che fecero contro
i barbari invasori; e possiamo immaginare con quale
diligenza occultassero il sacro deposito delle Reliquie
dei nostri Santi.
Ma non fu possibile sottrarre alle orrende
devastazioni delle orde saracene, le biblioteche,
specialmente quella esistente nel celebre monastero di
San Saturnino, fondato da S. Fulgenzio; e coi preziosi
scritti del Santo Vescovo, furono preda delle fiamme le
memorie dei Santi Martiri.
Fu questo il motivo per cui, dopo diversi secoli, si
era perduta la memoria del luogo ove giacevano, con
quelle di S. Saturnino, le Reliquie degli altri Santi,
diligentemente collocate da Claudio, come si è detto più
sopra.
Capo VI
Invenzione delle Reliquie
Nei primi lustri del sec. XVII, reggeva le sorti
dell’Archidiocesi di Cagliari, Mons. Francesco
Desquivel, prelato di grande pietà e dottrina.
Dietro le rivelazioni del Ven. Francesco Ortolano d.
C. d. G.a egli diè mano alla ricerca dei Corpi Santi; e dal
1614 incominciarono le invenzioni delle Reliquie, che
trasportate nel 1618 alla chiesa Primaziale, furono
collocate in quel celebre Santuario dei Martiri.
Ma quello che più era nel desiderio di tutti, era il
ritrovamento delle reliquie di S. Saturnino.
Il medesimo Arcivescovo recossi nel Settembre del
1621, in compagnia del suo Vescovo Ausiliare, del
Decano del Capitolo, e di diversi membri del Clero
secolare e regolare, alla basilica costantiniana, ove
celebrata la S. Messa e distribuita la S. Comunione a
quanti dovevano prender parte alla ricerca del corpo del
nostro Santo, intonò il «Veni Creator» e s’iniziarono i
lavori degli scavi.
Il 12 Ottobre, a sei palmi sottoterra, fu trovata la
seguente iscrizione:
+ Sanctus …. turninus calaritanus»b
e nel giorno seguente, a pochi palmi più sotto si
rinvenne l'altra iscrizione già riportatac: «In hoc templo»
ecc.
Solo nel giorno 14 avvenne il ritrovamento del sacro
deposito, in un ricco sarcofago di marmo bianco, tutto
scolpito con puttini in rilievo, ciascuno di essi avente in
mano uno strumento musicale. Evidentemente questo
sarcofago è pagano: ma fu usato per collocarvi le
reliquie di S. Saturnino.
Alla presenza dell'Arcivescovo, dei Vescovi di Bosa
e di Madauro, del Viceré, delle altre autorità e del
popolo, fu rimossa la lapide che chiudeva il sarcofago, e
fu trovata la testa del Santo distaccata dal busto e
l'interno del sarcofago macchiato di sangue.
D’ordine dell’Arcivescovo, il P. Esquirro, dei
Cappuccini, mostrò al popolo una Reliquia del Santo,
ed il Clero intonò il Te-Deum mentre suonavano a festa
le campane e le artiglierie spararono a salve per più
d'un’ora.
Collocato il sarcofago nel centro della chiesa, fu di
nuovo chiuso e munito dei sigilli dell'Arcivescovo, del
Viceré e della Città.
Numerose Messe si celebrarono nella basilica
costantiniana in quei giorni, ed il Signore concesse
molte grazie per l'intercessione del Santo.
Capo VII
Solenne traslazione delle Reliquie
al Duomo
La solenne traslazione delle Reliquie al Duomo,
ebbe luogo il 16 Ottobre seguente. Intervennero
l'Arcivescovo Desquivel col Capitolo Metropolitano, le
Parrocchie, tutti gli Ordini religiosi, le Confraternite, i
Cavalieri riccamente vestiti, gli Artigiani con bandiere.
Il pesante sarcofago, ricoperto di broccato, fu
portato da 40 uomini che indossavano ricche vestimenta
rosse; e depostolo nel centro del Duomo, vennero
celebrate per otto giorni solenni feste con funzioni
pontificali e scelta musica; predicatori, eminenti per
pietà e dottrina si scambiarono nel tenere al popolo
discorsi d'occasione.
Finita l'ottava, fu riaperto il sarcofago alla presenza
dell'Arcivescovo, del Viceré, Giurati, Prelati e Canonici,
e vennero tolte tre Reliquie del Santo, una pel Re, una
per la Chiesa ed una pel Viceré. Chiuso nuovamente, il
sarcofago fu deposto provvisoriamente nella cappella di
S. Cecilia, ove rimase fino a quando non fu pronta la
cappella propria nel Santuario dei Martiri, a sinistra di
chi entra in quella magnifica chiesa sotterranea. Sotto la
nicchia con la statua marmorea del Santo, fiancheggiata
da due antiche cariatidi rimodernate, vedesi il sarcofago
che contiene le Reliquie e che porta l'iscrizione
seguente: «16 Octobris Corpus S. Saturnini M.
Calaritani in hoc tumulo (prudenti modo a Claudio
collocatum) D. F. Desquivel praesul dignissimus a sua
Basilica in istam Capellam transtulit»a.
Capo VIII
Critica sul culto di S. Saturnino
e autenticità delle sue Reliquie
Vi son di quelli che asseriscono, o per lo meno
mettono in dubbio, che il nostro S. Saturnino, non sia
altro che il Santo omonimo che sappiamo fu vescovo di
Tolosa nella Francia, del quale venerasi il corpo nella
basilica di St. Sernina (S. Saturnino) di quella città. Il
suo culto, essi soggiungono, fu portato a Cagliari dai
Monaci benedittini di S.Vittore di Marsiglia, quando,
venutivi nella seconda metà del secolo XI, vi
edificarono un loro monastero presso la basilica di S.
Saturnino.
Anzitutto abbiamo validi argomenti per dimostrare
che il culto di S. Saturnino in Cagliari, è precedente alla
venuta dei Monaci Vittorini in Sardegna, e lo dimostra
il fatto stesso che essi fabbricarono il loro monastero
presso la chiesa - già esistente e sotto il titolo di S.
Saturnino - alla loro venuta.
Troviamo infatti questa «basilicam sancti martyris
Saturnini»b già menzionata fin dal secolo VI nell'opera
di Fulgenzio Ferrando il quale nel parlare che fa del
secondo esilio di S. Fulgenzio vescovo di Ruspa 3 e degli
altri presuli africani, per ordine di Trasamondo in odio
alla fede, dice che vennero accolti dall'Arcivescovo
Primasio, il quale diede loro la basilica di S. Saturnino,
presso la quale essi edificarono un loro monastero, ove
con S. Fulgenzio ebbero residenza 40 monaci4.
Del culto di S. Saturnino in Cagliari, molto prima
della venuta dei monaci vittorini in Sardegna, parlasi
pure in due documenti del sec. XI, conservati nella
Curia Arcivescovile di Cagliari.
3 S. Fulgenzio fu esiliato due volte in Sardegna sotto Trasamondo; nel
504 con i Vescovi, monaci e chierici, i quali portarono seco il corpo di S.
Agostino con i suoi paludamenti pontificali, ed altre numerose reliquie.
Richiamato a Cartagine nel 516, fu di nuovo relegato in Sardegna nel
519 e fu allora che fabbricò il monastero presso la basilica di S.
Saturnino, ove egli scrisse le sue meravigliose opere, e divenne, come
dice il Rohbacher (St. Univ. Vol. IV. lib. 47) l’oracolo non solo dei Sardi,
ma anche dei Vescovi d’oltre mare.
4 Vi fu chi mise in dubbio l’autenticità della vita di S. Fulgenzio, scritta
dal Ferrario nel sec. VI. (Dionigi Scano. Storia dell’arte in Sardegna.
cap. III), mentre invece vien difesa dal Besta, dal Motzo, dal Filia il
quale, nella sua Sardegna cristiana (vol. I. pag. 62) così dice: «La
storicità di questa vita è messa fuori dubbio dai migliori critici di
patrologia, e fra i moderni, dal Ficker, dal Grisar, dal Bardenhewer.
Recentemente anche il Besta a proposito di alcuni dubbi dello Scano,
difende quell’ineccepibilev documento, attestando l’esistenza di codici
manoscritti della «Vita» dell’undecimo secolo». Della dimora di S.
Fulgenzio presso la basilica di S. Saturnino nel sec. VI, ne parla il Fara
(Chorographia Sard. l. II) «extra ea suburbia est templum marmoreum S.
Saturnini, antiqua structura celeberrimum …. ubi S. Fulgentius diu
vixit»w; così l’Arca (op. cit.): «extructa autem basilica mentio est in vita
S. Fulgentii Ruspensis Episcopi ab eius discipulo scripta» x provando
contemporaneamente l’autenticità della vita di S. Fulgenzio scritta dal
suo discepolo, e l’esistenza fin da quel tempo della chiesa di S.
Saturnino.
Il primo è una carta volgare illustrata dal Besta, ove
parlasi della donazione di alcune ville con privilegi,
fatta da Orzone Torchitorio all'Arcivescovo di Cagliari,
circa l’anno 1070, ossia circa 18 anni prima della
venuta dei monaci vittorini a Cagliari: «ad honore de
Deu et in gratia de Sancta Maria .... et in gratia de
Sancto Saturnu nostu».
L'altro documento, scritto in caratteri greci,
(Pergam. N. 17, e copia nel Lib. Divers. E. fol. 140),
porta la conferma che il Giudice Costantino Salusio
fece della donazione fatta dal suo genitore Orzano
Torcotorio di Gunale e di Preziosa sua moglie (105889) in favore di S. Saturnino e di questa sua chiesa di
Cagliari; e sebbene non porti la data, è però anteriore
alla seconda metà del 1089, in cui sappiamo cessò il
governo di Orzoco Torcotorio. In questa donazione non
si fa menzione alcuna dei monaci vittorini, mentre
invece vi si parla di preti secolari che governar
dovevano quella chiesa ed i suoi beni. I monaci di S.
Vittore appariscono invece nella seconda metà di
quell'anno sotto l'Arcivescovo Lamberto. Per
conseguenza la chiesa - e sotto il titolo di S. Saturnino esisteva non solo, ma era anche ufficiata, prima della
venuta a Cagliari dei Monaci benedittini di S. Vittore di
Marsiglia.
Altra questione è quella che riguarda la data della
festa di S. Saturnino, per cui lo si volle identificare, o
meglio fu confuso, con altri Santi omonimi del
Continente.
La chiesa cagliaritana celebrava anticamente la festa
di S. Saturnino, non il 30 ottobre, ma il 23 Novembre
«vigesimotertio die mensis Novembris»c, giorno in cui,
secondo la «Legenda S. Saturnini»5 avvenned il martirio
del Santo «decollatus est igitur beatissimus Saturnus, IX
Calendas Decembris»e. L'Arca, nel portare che fa, in
calce al suo volumetto «De Sanctis Sardiniae»f il
calendario coi Santi Sardi, scrive «November, die 23, S.
Saturninus martyr calaritanus»g In che tempo sia
avvenuto il cambiamento al 30 Ottobre, non risulta
preciso; ma non è posteriore alla metà del sec. XVI.
Infatti, prima ancora che il pontefice Gregorio XIII
ordinasse la revisione del Martirologio d’Usnardo, di
cui fu a capo il Baronio, e vedesse la luce il
Martirologio Romano, per la Costituzione Apostolica
«Emendato jam» del 14 Gennaio 1584, la chiesa
cagliaritana celebrava già la festa di S. Saturnino il 30
Ottobre. Questo rilevasi da un «Calendarium
perpetuum»h approvato dal medesimo Pontefice, 9 anni
prima della pubblicazione del Martirologio romano,
ossia il 30 Dicembre 1573 con lettera apostolica
«Pastoralis» che può leggersi nell'Archivio Capitolare
5 Vi fu chi dubitò sull’antichità ed autenticità della «Legenda S.
Saturni», evidentemente per poca conoscenza del documento. I caratteri
stessi, che osservansi nel Lib. Diversor. A. lib. I, che conservasi nella
Curia Arcivescovile di Cagliari, non son posteriori alla metà del sec. XV.
Vien poi confermato dalle parole che vi si leggono «cuius ecclesia et
prioratus sunt unita archiepiscopatui Callaritano a Sanctissimo domino
Nostro Papa»y senza dirne il nome, indicando così il pontefice che
governava la chiesa quando fu estesa quella scrittura, e fece questa
unione il 27 marzo 1444, che sappiamo fu Eugenio IV il quale tenne il
pontificato negli anni 1431-47. Ma la composizione è assai più antica, e
fu attribuita al sec. XII o XIII; fu usata anche dai monaci vittorini, i quali
leggevano appunto nella 2a lezione dell’ufficio divino «Oramus te
dulcissime atque piissime Pater et domine pretiosissime martyr Christi
beate Saturne … »z.
di Cagliari, e porta al 30 Ottobre «S. Saturnini M.
Patroni Calarit. dupl. 1. cl. cum octav.»i. Così pure
leggesi, sempre al 30 Ottobre, la stessa festa di S.
Saturnino, in un altro Calendario antico che trovasi nel
Duomo di Cagliari, nei locali dell’Economato, trascritto
nel quadro che fu collocato nella sacristia del Santuario
dei Martiri «Cathalogus Sanctorum Martyrum
Calaritanorum, quorum festivitates, natalitia et
inventiones, sub duplici celebrantur officio, hac
Primatiali Ecclesia Calaritana»j.
Anche il Fara, nel manoscritto della sua opera «De
rebus
Sardois»k,
conservato
nella
biblioteca
universitaria di Cagliari, che vide la luce per mezzo
della stampa nel vol. I pubblicato nel 1580, porta a pag.
142, il «Calendarium Sanctorum Sardiniae proprium» l
ed il 30 Ottobre «S. Saturninus M.»m.
Quando poi fu pubblicato il Martirologio romano,
nel Gennaio 1584, la festa di S. Saturnino fu collocata
direttamente dal Baronio nel 30 Ottobre, anche perché
egli riteneva il martirio del Santo avvenuto il 29
Ottobre. Nessuna meraviglia addunque se il Mombrizio,
e lo stesso Arca, che prima aveva scritto «November,
die 23, S. Satuninus martyr calaritanus»n abbia poi
scritto nella sua operetta «De Sanctis Sardiniae»o
pubblicata nel 1598, «passus est hic gloriosissimus
martyr, III Kal. Novembris»p.
Fu in questo modo, che abbandonata l'antica
consuetudine di celebrarsi la festa di S. Saturnino il 23
Novembre, fu cambiata del tutto al 30 Ottobre, giorno
in cui dicesi avvenuto il martirio del Santo «passus est
hic gloriosissimus martyr III Kal. Novembris»p; e nella
quinta lezione dell'Ufficio del Santo leggesi anche
presentemente «abscisso capite coronatur ... tertio
Kalendas Novembris»q.
Fu così che il S. Saturnino, portato il 30 Ottobre,
senza indicazione di luogo, dal Martirologio d'Aosta
(sec. X-XI) «III Kal. Novembris Saturnini martyris»r, e
nel Calendario che precede il Messale di Avire (sec.
XII) «III Kal. Novembris Saturnini martyris,
sociorumque eius»s; dal Martirologio di Milano
«Natalis Saturnini martyris, cuius corpus Mediolani in
basilica S. Victoris tumulum habuit»t senz'altra
indicazione, furono confusi e identificati col S.
Saturnino di Cagliari; ed il Molano, nel Martirologio
d’Usnardo fece leggere pel primo nel 30 Ottobre «Apud
Calarim, Sardiniae provinciae oppidum, natale beati
Saturnini martyris, qui sub persecutione Diocletiani
gladio est truncatus»u; e S. Carlo Borromeo, in una
lezione aggiunta al breviario della chiesa milanese,
identificò il S. Saturnino che venerasi in quella chiesa di
S. Vittore, con quello di Cagliari.
Motivo poi della confusione del nostro S. Saturnino
con quello di Tolosa, è quello della traslazione di
quest'ultimo, portata dal Martirologio geronimiano il 29
Ottobre, ossia nello stesso giorno in cui dal Baronio pel
primo, si volle la data del martirio del nostro Santo.
Ma il S. Saturnino di Cagliari, è sempre quello del
quale celebravasi la festa il 23 Novembre; e sebbene
cambiata al 30 Ottobre, non deve confondersi con
quello della chiesa di S. Vittore di Milano, e tanto meno
con quello della chiesa di Saint Sernin di Tolosa, per le
ragioni portate più sopra6.
6 Una simile confusione avevamo nel calendario liturgico
dell'Archidiocesi di Cagliari abolito nel 1908 per l'unificazione del
Per quanto riguarda le reliquie di S. Saturnino
venerate a Milano, se fossero state ivi portate dalla
Sardegna, vi sarebbe l'unita documentazione
sull'avvenuta traslazione, come per le altre portate in
diverse città del Continente7 mentre non ne abbiamo
neppure il minimo cenno.
Di S. Saturnino di Cagliari, si rinvennero le Reliquie
nel 1621, nella vetusta chiesa a lui dedicata già da tanti
secoli, ed egli era già venerato come patrono principale
dell'Archidiocesi. Portate al Duomo, si venerano nella
cappella propria in quel Santuario dei Martiri.
Orazione a S. Saturnino
O eccelso nostro Protettore, S. Saturnino, candido
giglio di purità, specchio di ogni virtù, invitto campione
della Fede, per la quale nel fior degli anni spargeste il
sangue, e lasciaste la vita fra i tormenti, io con tutto
l'affetto a voi mi raccomando, e vi prego di tenermi
sempre sotto la vostra protezione. Ottenetemi una viva
fede, come l'aveste voi, acciocchéa con coraggio e senza
rispetto umano, la professi anche in faccia ai nemici di
calendario per tutta l’isola di Sardegna. Il 29 Ottobre vien portato dal
Martirologio romano S. Narciso vescovo confessore di Gerusalemme; ed
invece nell'Archidiocesi di Cagliari celebravasi in quel giorno S. Narciso
vescovo e martire spagnuolo, portato dal Martirologio il 18 Marzo.
7 S. Efisio e S. Potito a Pisa, S. Vigilia a Livorno, altre a Dronero, a
Piacenza, ad Alassio, a Legnano, ed a Milano stessa.
Gesù Cristo e della sua Chiesa. Datemi un nobile
disprezzo delle vanità del mondo, come voi avete
saputo disprezzare per Gesù Cristo, nobiltà di sangue,
onori, ricchezze, piaceri, e la stessa vita. Fate che possa
somigliarvi nell'amore alla santa purità, nella
mortificazione della carne, nella pratica delle più elette
virtù.
Proteggete questa città di Cagliari che vi diè i natali;
questa Archidiocesi che vi riconosce per suo Patrono; e
soprattuttob la gioventù cattolica che si onora di militare
sotto la vostra bandiera. E così sia.
40 giorni d’indulgenza a chi recita, con le
debite condizioni, la Preghiera a S. Saturnino.
Cagliari, 17 Ottobre 1891.
+ Vinc. Greg. Arcivescovo
Hymnusa
Exultans Calaris nobile canticum
Persolvat Domino dulcisonis modis:
Saturnine, tibi martyrii decus,
Palmamque addidit arduam.
Ortus conspicuis ipse parentibus
Sucrevit redolens lilium, et omnibus
Factus pauperibus subsidium frequens
Exemplar juvenum micans.
Solers impavido pectore apostolus
Cives edocuitb: Pane frequentius
Vescens Angelico, daemonis invidi
Astus vicit et impetum.
In fano populus sacrilegis deis
Thus offert: teneras in lacrymas abit
Is vindex Fidei: vox sonat horrida:
Mortem sustineat reus!
Fractus verberibus, fortiter asserit:
Absit nunc Domini prodere me Crucem,
Quae robur tribuit, laetitia replet,
Praestat praemia Martyri.
Heroem accipiunt Angelici Chori:
Ad Christi solium protinus advolat:
Sertum martyrii, condecorat, canens
Agni virgineum melos.
Saturnine, tuam respice patriam:
Illustra juvenes, qui tibi lilia
Donant atque rosas: Dux Calarim tuam
Salva semper ab hostibus.
Te, summa o Deitas, unaque poscimus,
Ut culpas abigas, noxia subtrahas,
Des pacem famulis, ut tibi gloriam
Annorum in seriem canant. Amen.
V. Gloria et honore coronasti eum Domine
R. Et constituisti eum super opera manuum tuarum.
Oremus
Omnipotens et misericors Deus, qui in confessione
veraec fidei beatum Saturninum Martyrem tuum
mirabili constantia roborasti: concede nobis famulis
tuis, eius …..dentibus meritis, tibi soli in omnibus
firmiter adhaerere …
Inno popolare
a S. Saturnino M. Cagliaritano
Si sollevia un dolce canto,
Cessi il lutto ed il dolor,
A Colui ch'è nostro vanto
Al nostr'almob Protettor.
Su lodiamo Saturnino
Di Sardegna gloria e onor.
Tu del mondo non curasti
Le lusinghe ed il piacer:
Alla Croce t'abbracciasti
solo in Ciel fu il tuo goder.
Su lodiamo ecc.
Obliando le ricchezze,
Nobiltade e gioventù,
Della vita le dolcezze
Tu donasti al tuo Gesù.
Su lodiamo ecc.
I tormenti e le catene
Ti fûr dolci, ed il martir
Un nonnulla: nelle pene
Non facesti che gioir.
Su lodiamo ecc.
Di bugiardi e falsi numi
Fosti franco sprezzator;
Additando i veri lumi
Del divino Redentor.
Su lodiamo ecc.
Sotto i colpi del tiranno
Il tuo sangue si versò;
Ed al Cielo senz'affanno
Il tuo spirto sen volò.
Su lodiamo ecc.
Or che godi in Paradiso
La felice eternità
Ci conforti il tuo sorriso
Ci proteggi per pietà!
Su lodiamo ecc.
Della patria tua diletta
Sii tu sempre il difensor:
La sua prece deh! tu accetta,
Tu la scampa dal dolor.
Su lodiamo ecc.
APPENDICE
Note del curatore
Capo I
a
“raguardevoli” nel manoscritto.
b
Le sottolineature sono nel manoscritto.
c
“primittivo” nel manoscritto.
d
Le sottolineature sono nel manoscritto.
Capo II
a
La sottolineatura è nel manoscritto.
b
La sottolineatura è nel manoscritto.
Capo III
a
“editi” nel manoscritto.
b
Trad.: «Il Campidoglio di Apollo nella città di Cagliari
si trovava presso la pianura orientale vicina al lido del mare
e alla porta della città, con un viale rinomato, che
conteneva il tempo, detto “Via sacra” o “Via di Apollo”,
presso la cosiddetta “Fonte nuova”».
c
Trad.: “I Santi della Sardegna”. Nel manoscritto si legge
“Sactis” per “Sanctis”.
d
Trad.: «S. Nicola nel Campidoglio».
e
Trad.: «Fonte nuova».
f
“Visowa” nel manoscritto.
g
“passagio” nel manoscritto.
h
Trad.: “osservatore”.
i
“passagio” nel manoscritto.
Capo IV
a
Trad.: “In questo tempio giace il cittadino beatissimo e
santissimo Saturnino, che visse 19 anni, 5 mesi e 8 giorni e
io Claudio l’ho deposto in modo conveniente il giorno 29
Novembre”.
b
Trad.: “tempio”.
c
Trad.: “sepolcro”.
Capo VI
a
L’abbreviazione è nel manoscritto. Intendi: “della
Compagnia di Gesù”.
b
La sottolineatura è nel manoscritto. Trad.: “San
….turnino di Cagliari”.
c
“riporta” nel manoscritto.
Capo VII
a
Trad.: “Il 16 Ottobre Don Francesco Desquivel, presule
degnissimo, trasferì il corpo di S. Saturnino M(artire) di
Cagliari, che si trova in questo sepolcro (deposto da
Claudio in modo conveniente), dalla sua basilica in questa
cappella”.
Capo VIII
a
La sottolineatura è nel manoscritto.
b
Trad.: “basilica del santo martire Saturnino”.
c
Trad.: “Il giorno 23 del mese di Novembre”.
d
“avenne” nel manoscritto.
e
Trad.: “Il beatissimo Saturno fu dunque decapitato il
nono giorno prima delle Calende di Dicembre” [= il 23
Novembre].
f
Trad.: “I Santi della Sardegna”.
g
Trad.: “Novembre, giorno 23, S. Saturnino martire di
Cagliari”.
h
Trad.: “Calendario perpetuo”.
i
Trad.: “S. Saturnino Martire Patrono di Cagliari, doppia
I classe e ottava”.
j
Trad.: “Catalogo dei Santi Martiri cagliaritani, la cui
festa, nascita e rinvenimento vengono celebrati con ufficio
doppio in questa Chiesa Primaziale di Cagliari”.
k
Trad.: “Cose di Sardegna”.
l
Trad.: “Calendario proprio dei Santi della Sardegna”.
Prima della parola “Calendarium” abbiamo aggiunto le
virgolette aperte, che mancano nel manoscritto.
m
Trad.: “S. Saturnino M(artire)”.
n
Trad.: “Novembre, giorno 23, S. Saturnino martire di
Cagliari”.
o
Trad.: “I Santi della Sardegna”.
p
Trad.: “Questo gloriosissimo martire affrontò la morte il
terzo giorno prima delle Calende di Novembre” [cioè il 30
Ottobre].
q
Trad.: “Decapitato, riceve la corona del martirio il terzo
giorno prima delle Calende di Novembre” [cioè il 30
Ottobre].
r
Trad.: “Terzo giorno prima delle Calende di Novembre:
Saturnino martire.
s
Trad.: “Terzo giorno prima delle Calende di Novembre:
Saturnino martire e i suoi compagni”.
t
Trad.: “Natale del martire Saturnino, il cui corpo ebbe
sepoltura a Milano nella basilica di S. Vittore”.
u
Trad.: Presso Cagliari, città della provincia di Sardegna,
natale del beato martire Saturnino, che perì di spada
durante la persecuzione di Diocleziano”.
v
“inecepibile” nel manoscritto.
w
Trad.: “Oltre quei sobborghi si trova il tempio
marmoreo di S. Saturnino, famosissimo per l’antichità
dell’edificio …. dove visse a lungo S. Fulgenzio”.
x
Trad.: “Costruita la basilica, se ne fa menzione nella
vita del vescovo S. Fulgenzio di Ruspe, scritta da un suo
discepolo”.
y
Trad.: “La cui chiesa e il cui priorato sono stati uniti
all’arciepiscopato di Cagliari dal nostro santissimo Signore
Papa”.
z
Trad.: “Ti preghiamo, o dolcissimo e piissimo Padre e
signore, valorosissimo martire di Cristo, beato Saturno …”.
Orazione a S. Saturnino
a
“accioché” nel manoscritto.
b
“sopratutto” nel manoscritto.
Hymnus
a
Trad.: “INNO. Cagliari sciolga festante al Signore un
nobile canto in toni melodiosi: Egli ha concesso a te,
Saturnino, l’onore del martirio e la preziosa corona. Nato
da genitori ben conosciuti, crebbe con il profumo del giglio
e, fattosi aiuto generoso per tutti i poveri, brillando come
modello dei giovani. Apostolo valente, egli educò i
concittadini con cuore intrepido; Nutrendosi spesso del
Pane degli Angeli, sconfisse le astuzie e l’assalto del
diavolo invidioso. Nel tempio il popolo offre incenso agli
empi dei: egli, quel salvatore (assertore, protettore) della
fede, si scioglie in dolci lacrime. Risuona un grido terribile:
il reo sia messo a morte! Abbattuto dai colpi, proclama con
forza: Non sia mai che i tradisca la Croce del Signore, che
mi ha dato forza, mi riempie di gioia e mi offre il premio
come martire. I cori degli Angeli accolgono l’eroe ed egli
subito vola fino al trono di Cristo: la corona del martirio lo
orna, mentre risuona il canto verginale dell’Agnello. O
Saturnino, guarda la tua patria: da’ lustro ai giovani, che ti
offrono gigli e rose. Sii sempre guida e salvatore della tua
Cagliari dagli assalti dei nemici. O Dio, sommo e unico, ti
preghiamo di non guardare le colpe, di perdonare i peccati e
donare la pace ai tuoi servi, perché possano cantare la tua
gloria nello scorrere degli anni. Amen.
V. Lo hai coperto di gloria e di onore, o Signore.
R. E gli hai dato potere sulle opere delle tue mani.
Preghiamo. O Dio onnipotente e misericordioso, che hai
corroborato con mirabile costanza il tuo beato martire
Saturnino nella confessione della vera fede, concedi a noi
tuoi servi, ….. i suoi meriti, di obbedire con decisione a te
solo in tutti …”
b
“edoquit” nel manoscritto.
c
“vere” nel manoscritto.
Inno popolare a S. Saturnino
a
“solevi” nel manoscritto.
b
“nost’almo” nel manoscritto.
Cagliari, Basilica di San Saturnino
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CAN. FELICE PUTZU Saturnino Martire Cagliaritano