LUTERO E LA SUA INFLUENZA NEL CANTO DELLA CHIESA
L'INVENZIONE DEL CANTO CORALE
Di Gianni Long
Da Riforma Inserto su Martin Lutero ( anno 1996 )
La fama di Lutero come autore di inni ( «ecoralis» ) è di poco inferiore a quella di
Lutero riformatore; e alcuni suoi inni, a cominciare da Ein feste Burg ( «Forte rocca»
nella tradizione evangelica italiana ) sono propri di tutto il protestantesimo mondiale,
anche quello formatosi di recente e che meno si richiama alla Riforma del XVI secolo.
E la sua attività musicale è oggetto di molteplici studi.
Una formazione culturale versatile.
La formazione di Lutero, all'epoca in cui era un dotto monaco, ne fece un uomo colto
in molti settori: conosceva bene la teologia, la filosofia, il diritto, le lingue bibliche, ed
era anche un buon musicista: suonava il liuto, era in grado di dirigere un coro
armonizzandone le parti, conosceva le musiche dei principali compositori della
generazione precedente ( a cominciare da Josquin des Prés), mentre con alcuni della
sua generazione ( Johann Walther ) era legato da amicizia; certamente era un grande
amante della musica di tutti i generi. Va anche ricordato che Lutero era un monaco
agostiniano, e Agostino era, tra i padri della chiesa spesso diffidenti verso la musica,
quello che più stimava questa arte. Ne De Musica Agostino afferma che la musica
consente una relazione tra mondo corporeo e incorporeo e lo stesso Lutero scriverà
che, proprio per questo motivo, la «musica è seconda solo alla teologia».
Il canto al servizio della Parola.
Seguendo gli scritti di Lutero, tuttavia, si registra dapprima ( negli anni delle «Tesi di
Wittenberg» e della rottura con il cattolicesimo ) un atteggiamento molto cauto sulla
musica in chiesa: egli contesta il canto gregoriano dei conventi, un rito ripetuto più
volte al giorno, che si esaurisce in pura forma e allontana dalla parola di Dio. Lutero
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critica anche l'uso dell'organo nel culto che impedisce una vera concentrazione. Col
tempo, però, questa critica si modifica: sono solo gli organi troppo grandi ad essere
discutibili, perché coprono il canto della comunità. Nel frattempo sono nate infatti
comunità «evangelistiche», dove il canto ha grande rilievo.
È necessario a questo punto chiarire che Lutero non ha inventato l'inno religioso in
lingua tedesca. Per tutto il Medioevo tedesco vi erano stati inni, Lieder, in volgare, ma
erano tenuti ai margini della liturgia. Lutero invece porta l'inno cantato dall'insieme
dei fedeli ( corale) al centro della liturgia. Sarebbe già abbastanza per farne un grande
innovatore della musica di chiesa.
Cantare Dio nella musica del popolo.
Tutta la riforma di Lutero, e quindi la sua liturgia, è centrata sulla Parola. I testi del
repertorio «luterano» sono per lo più di chiara origine biblica, anche se non mancano
le traduzioni di inni latini purché popolari e ben conosciuti dalla gente.
Così come vengono senz'altro assorbiti dalla nuova liturgia preesistenti inni tedeschi.
Nè va dimenticato che Lutero mantiene alcune parti della messa latina, precisamente
il Kyrie e il Gloria su testi ( addirittura in greco il primo... ) comunque ben noti. Lo
sforzo di Lutero è di andare verso la gente, come si direbbe oggi. E qualunque cosa
che sia nota, già conosciuta a memoria da chi va al culto, è da lui sfruttata come un
punto di partenza: tutto il contrario del linguaggio ecclesiastico chiuso e riservato a
pochi esperti.
Lo stesso procedimento è ancora più evidente nella scelta delle musiche. Qui Lutero è
davvero onnivoro: qualunque musica che sia bella ( e conosciuta ) è da lui utilizzata
per gli inni della chiesa che utilizza così melodie gregoriane, inni religiosi del passato,
ma anche in grande numero melodie profane.
Gli studi sulla musica di Lutero sono pieni di indicazioni sull'origine di questo o quel
corale.
Melodie nate per celebrare il rimpianto per le belle ragazze di un certo paese
diventano una confessione di peccato. La disinvoltura di Lutero può anche
sorprendere: ma egli diceva che le belle melodie non vanno lasciate al diavolo, cioè la
bellezza non deve essere tenuta lontana dal culto di Dio, deve invece essere utilizzata
al servizio della Parola. È esperienza comune che un versetto, un'espressione biblica
restano meglio nella memoria se sono compresi nella strofa di un inno, bello e facile
da ricordare.
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Molto si è scritto sulla grande abilità di Lutero nell'utilizzare i mass media del suo
tempo e in particolare la recente invenzione della stampa. Egli inondò la Germania di
libri, di opuscoli, ed anche di stampe e incisioni. I principali pittori del tempo furono
coinvolti nella «propaganda luterana». Lo stesso procedimento Lutero adottò con la
musica, vista come mezzo per divulgare la parola di Dio. Ma non solo: la musica viene
utilizzata anche per commentare i fatti del giorno: uno dei più celebri corali di Lutero,
Ein neues Lied wir haben an, contiene la puntuale descrizione della morte di due
giovani monaci, condannati al rogo perchè «luterani». È quasi una cronaca di
cantastorie, ma è anche un inno spirituale, dai precisi riferimenti biblici.
In proposito, Lutero traeva direttamente dalla Bibbia anche la suddivisione della
musica di chiesa. In Colossesi 3:16 si esorta: «Cantate a Dio salmi, inni e canti
spirituali». Lutero commenta questo brano, spiegando che la distinzione tra le forme è
la seguente: «salmi» sono quelli di David o comunque inclusi nell'omonimo libro della
Bibbia, «inni» sono le altre composizioni poetiche e destinate al canto sparse nella
Scrittura, mentre «canti spirituali» sono quelli che parlano di Dio, al di fuori della
Bibbia, che possono essere composti ogni giorno.
Lutero utilizza per la liturgia salmi e inni; ma è soprattutto la terza categoria, quella
del «canto spirituale» a presentarsi ad ogni uso liturgico o comunque religioso.
Wittenberg: convento Agostiniano che sarà poi la casa di Lutero
Il canto: una fucina continuamente in attività.
Attorno a Lutero, nei suoi ultimi anni di vita, si creò, a Wittenberg e altrove, un vero
laboratorio che comprendeva teologi, poeti, musicisti ( e per altro verso scrittori,
pittori, incisori, stampatori ). Nel giro di pochi anni fu creato il repertorio luterano che,
impiegato e nobilitato nei secoli da musicisti come Schutz, Bach, Mendelssohn, è
tuttora in uso. In una simile impresa collettiva non è sempre facile distinguere gli
apporti delle singole persone: è così successo che talora si sia attribuita
personalmente a Lutero tutta l'immensa produzione luterana di quegli anni, sia per il
testo che per la musica. È un po' quello che è avvenuto a Davide per i salmi.
In realtà, i corali attribuibili certamente a Lutero sono un numero ragguardevole ma
limitato: la critica parla di 36 testi sicuramente autografi. Ancora più difficile è definire
la paternità delle musiche, oggetto come si è già visto di innumerevoli «ripescaggi» e
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rielaborazioni. Per i 36 corali «autentici» sono note cinquanta diverse melodie: alcune
frutto di elaborazioni, molte nate da spunti originali di Lutero.
E queste musiche sono diventate un simbolo del protestantesimo in musica. Basti
ricordare le tre «trasformazioni» di Ein feste Burg (( «Forte rocca» nella tradizione
evangelica italiana ): Bach scrisse una cantata, in cui ogni parte corrisponde a una
strofa del corale originale; Mendelssohn costruisce l'ultimo tempo della sua quinta
sinfonia «la Riforma» come serie di variazioni sul tema del corale; Meyerbeer ne fa il
tema che caratterizza gli Ugonotti nella sua omonima opera. Un corale di chiesa
diventa nella storia della musica una sigla riconoscibilissima.
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