‘‘Vola’’
L’Aquila
8
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% L’Aquila, Aut.C/AQ/32/2010
Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila
30 aprile 2010
Numero 8
Euro 0,50
In questo
numero
Tione: la chiesetta
nell’orto
Cinque anni
Pagina 3
Rocca di Mezzo:
il profumo
del Vangelo
Pagina 4
Nel “continente
digitale”
Pagina 8
Raccontare
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Pagina 9
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L’Aquil
L
o scorso 19
aprile la nostra diocesi,
nella
chiesa
delle Anime
Sante, ha ricordato il quinto anniversario di elezione di Benedetto XVI accogliendo anche
l’invito della CEI a pregare
per lui dopo gli ingiustificati e ripetuti attacchi alla
sua persona. Per l’occasione, dunque, si è pregato
per lui e per il suo ministero. Ministero che significa
servizio voluto da Gesù alla
comunione dei credenti, la
Chiesa. Pregare per il papa diventa così un tutt’uno
con il pregare perché il suo
ruolo unificatore e di guida garantisca lo scambio, il
relazionarsi, la comunione
appunto per ogni credente.
Chi non si sente parte della
famiglia ecclesiale questo
lo può vedere in un’ottica
diversa, forse come il semplice mostrarsi solidali nei
confronti di un personaggio
istituzionale, o peggio, come
il “fare quadrato” attorno ad
un leader.
Questa tentazione c’è stata
quest’anno molto più che
in altri, perché mai come
quest’anno, le letture e gli
interventi su quello che
avviene nella chiesa sono
stati non solo tendenziosi ,
ma addirittura deformanti.
Si accusa il papa o comunque l’istituzione ecclesiale
di voler oscurare la verità
dei crimini fatti da alcuni
suoi membri; peccato che
le parole del papa riguardo gli abusi avvenuti in Irlanda da parte di religiosi
non abbia avuto lo stesso
clamore: “Bisogna agire con
urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto
conseguenze tanto tragiche
per le vite delle vittime e
delle loro famiglie e hanno
oscurato la luce del Vangelo
a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di
persecuzione”.
Sono parole di una chiarezza
e fermezza uniche, attenuate
forse dal garbo e signorilità
a cui il papa ci ha sempre
abituati, ma che interpellano ciascun credente a
sentire sempre di più come
proprio il bene della famiglia ecclesiale, attraverso la
preghiera e la testimonianza
quotidiana.
Vola
2
Diocesi
Vola 30 aprile 2010
L’arcivescovo
A sinistra, la copertina
del piano strategico
“Recuperare e
condividere” preparato
dalla Chiesa Aquilana
06.04.2009 - 06.04.2010 L’Aquila un anno dopo
La forza di ricominciare
L’
Aquila non è stata
mai una grande
città. Anche se
chi la ideò pensò subito ad una
grande città. Ma era una
città felice, ricca di storia,
di cultura, di fede. Con tanti
monumenti, piazze, chiese.
Una città amante della musica e dello sport e con una
grande vocazione al turismo
( anche se mai realizzata
compiutamente). La città
delle novantanove chiese,
novantanove piazze e novantanove fontane. E anche,
ogni sera, i novantanove
rintocchi. Un tempo quella
campana avvertiva, un’ora
prima del tramonto, chi era
ancora fuori dalla città, perché si affrettasse a tornare.
Oggi anche quei rintocchi
sono entrati nella leggenda.
Ma l’Aquila non ha bisogno
di leggende per accrescere
il proprio fascino. La sua storia vera, che affonda le sue
radici nel tredicesimo secolo, è ricca di pagine gloriose. E anche di cronache
drammatiche. I terremoti,
purtroppo, sono pericolosi
compagni di viaggio della
storia aquilana. Si registrano
terremoti devastanti (prima
della fondazione della città)
nell’847 e del 988 o 990. E
ancora nel 1125 e nel 1214.
Dopo la fondazione della
città si segnala un terremoto
nel 1280. Ma il primo grande terremoto distruttore è
del 1315. Ne segui un altro
nel 1349 e, successivamente
nel 1456 e negli anni 14611462. Giungiamo così al
devastante terremoto del
1703. Questo elenco scarno di semplici date provoca subito una riflessione e
suscita una domanda: dove
hanno trovato gli aquilani
la forza e la caparbietà di
ricominciare ogni volta? E’
una domanda importante.
Che vale anche e soprattutto per i nostri giorni. L’enorme devastazione umana e
materiale dell’aprile 2009
rischia di portare all’agonia
e alla morte una bella e antica città.
Ogni giorno sento commoventi testimonianze di Aquilani che dicono: non dobbiamo scoraggiarci, dobbiamo
ricostruire e ricominciare.
E sento che sono sinceri.
Com’è sempre sincero chi
è attaccato alla propria terra
e la ama immensamente. Si
può alimentare questa speranza, rafforzarla, darle una
consistenza sempre maggiore? Io credo di sì. Tutti
sanno che ho cercato di sottolineare sempre, con immensa gratitudine, ciò che
lo Stato, la Protezione Civile,
l’Esercito, i Vigili del Fuoco,
tutte le forze di polizia, l’immensa schiera di volontari
hanno fatto per la nostra città. E’ stato un meraviglioso e
commovente spettacolo di
solidarietà. Ma ora abbiamo
ancora bisogno dell’aiuto
di tutti. Noi Aquilani vogliamo fare la nostra parte con
tenacia e laboriosità e caparbietà (sull’esempio dei
nostri antenati).
Di lacrime ne abbiamo versate tante, ora è il tempo di
agire! Ma sappiamo che da
soli non riusciremo a ricostruire la nostra città. Anche
la Chiesa Italiana (attraverso
la CEI e la Caritas) ci ha fatto
sentire la sua concreta vicinanza. La Chiesa dell’Aquila
si è fatta promotrice (insieme ad altri) della rinascita
anche architettonica della
città. Un’iniziativa concreta
dell’Arcidiocesi è quella di
un piano strategico di restauro e rifunzionalizzazione
del centro storico. Il piano è
stato presentato al pubblico
nel novembre 2009, e a gennaio è stato pubblicato il volume che raccoglie le idee e
i progetti di questo masterplan. Per ricostruire occorre
aver chiaro l’orizzonte verso
cui bisogna muoversi. Non
basta rimettere le pietre do-
ve erano prima, ma occorre
ricollocarsi in un mondo che
ormai è cambiato, evoluto,
aperto e globalizzato.
Ed ecco i principi-guida
che hanno ispirato gli ideatori del piano strategico:
assicurare la coerenza degli
interventi rispetto ai caratteri identitari dei contesti locali; considerare prioritario
il recupero del patrimonio
storico-culturale;
avviare
un’azione di prevenzione del
rischio sismico; garantire la
sostenibilità paesaggisticoambientale degli interventi;
provvedere alla possibile
rifunzionalizzazione delle
strutture residenziali temporanee; dotare la città di
una dorsale digitale ad uso
sia dei cittadini, sia delle imprese e delle istituzioni ( e si
sta già realizzando “un’unità di crisi” presso la Curia
Aquilana con l’aiuto del Comune di Roma); impostare le
azioni locali con una visione
complessiva dell’intero territorio. Il progetto è ardito.
Ma scientificamente e tecnicamente motivato. Siamo
consapevoli di aver bisogno
dell’apporto di tutti: Stato,
enti pubblici, istituzioni varie. Il titolo del piano strategico è significativamente:
“Recuperare e condividere”. La Chiesa Aquilana vuole condividere con tutti un
amore grande a questa città.
Ma vuole unirsi a tutti coloro
che in modo appassionato e
competente vogliono far rinascere la nostra città. I Cristiani dell’Aquila sanno di
portare un valore aggiunto:
la loro fede che non arretra
di fronte a nessuna difficoltà. Perché è una fede forte
come le rocce delle nostre
montagne.
+ Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita
dell’Aquila
Diocesi
Vola 30 aprile 2010
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Tione degli Abruzzi Grazie a don Contardo di Sanremo
La chiesetta nell’orto
I
l prete è don Contardo
Colombi, parroco di due
importanti Parrocchie in
Sanremo. È uno di quei
Preti che il Vangelo lo ha letto
e lo mette in pratica veramente,
specie nel precetto dell’amore e
dell’aiuto al prossimo. Siamo nei
primi giorni dopo il terremoto
del 6 aprile 2009, un giovane dirigente della Protezione Civile
è di stanza nel nostro Comune:
Tione degli Abruzzi disastrato
dal sisma. Terminato il turno di
assistenza, torna a casa in Sanremo e allo zio parroco fa presente ciò che ha visto; la situazione
precaria della gente rifugiata
nelle tende, un parroco anziano
che gira nei tre paesi a fare quel
che può fare in una tale contingenza.
Passa qualche giorno e don Rinaldo riceve una telefonata: “di
che hai bisogno? Sono Colombi
da Sanremo. Don Rinaldo rispon-
de: “viveri ne abbiamo ma mi
manca tanto la casa e la Chiesa,
più la Chiesa che la casa”. Giorni dopo arriva un camper che
don Rinaldo userà come ufficio
parrocchiale, avendo deciso di
rimanere in tenda fino all’ultimo,
come i parrocchiani. Altra telefonata, sempre don Colombi: “ti
va bene una piccola chiesetta in
legno? L’avevo fatta preparare
per i miei ragazzi in montagna
ma la mando a te”. E dopo non
poche difficoltà per il trasporto
e la preparazione del sito adatto
per sistemarla e i permessi burocratici, è arrivata anche a Tione la chiesetta.
Divagando un po’, nell’ambito
del Comune bisogna dire che a
S. Maria del Ponte il luogo di culto è stato approcciato presso la
cosiddetta “Cantina delle Anime
Sante”, locale di incontro della
Confraternita; in Goriano Valli
un gruppo di uomini e donne, di
gran buona volontà, ha sistemato
un’unica chiesetta, S. Gaetano, rimasta pressoché illesa del sisma;
ma per quanto riguarda Tione la
situazione si presentava davvero
difficile. E allora come si fa ora a
non dire grazie prima di tutto a
don Colombi, per la sua sensibilità che ancora oggi gli fa ripetere l’abituale sua espressione
“di che hai bisogno? Dimmelo!”.
Gesù diceva: “cosa vuoi che io
faccia?”. Ma grazie anche alla
signora Muselli Lina e al fratello Mimmo, che hanno donato in
comodato il loro orto, dove sorge la chiesetta. E grazie a quelle
persone – e i nomi li conosciamo
bene nel paese – che si sono
prodigate per procurare tutto
quanto necessario a realizzare
anche per Tione un piccolo indispensabile luogo per il culto.
Don Rinaldo De Santis
parroco di Tione degli Abruzzi
Con gli occhi della fede
Il libro di
un parroco
È passato un anno
dal terremoto che ha
colpito la nostra città. Molte sono state le
pubblicazioni che hanno avuto questo come
tema. A queste si aggiunge in questi giorni
questo mio lavoro (B.
Tarantino, Terremoto
all’Aquila. Io c’ero, I
Rombi - Marietti). L’editore Marietti, una volta assicurato circa
la mia incolumità mi ha chiesto
di non perdere nulla di ciò che
stava accadendo, di tentare di
metterlo per iscritto in vista di
un progetto futuro. Mi si chiedeva di leggere l’evento-terremoto
da un punto di vista altro. Un
cristiano ed un prete non può
accontentarsi di una lettura, per
così dire orizzontale, ma deve
cercare di indagare le profondità della realtà per trovare l’aggancio con la provvidenza, con
l’Eterno Era, ed è necessario,
trovare quel punto di fuga, per
dirla con il linguaggio pittorico,
che, seppur al di là del disegno,
ne dona la giusta profondità e
la possibilità di una prospettiva.
Questo libro, balbettando sicuramente, tenta di fare questo.
Don Bruno Tarantino
4
Viaggio
4
5
Vola 30 aprile 2010
nelle parrocchie
SPECIALE
Il profumo del Vangelo
ll’arrivo
sull’altopiano
delle
Rocche è il sole
a dare il benvenuto. Lasciata alle spalle la
nebbia della salita, quella
che si presenta agli occhi è
una delle più belle cartoline dell’Abruzzo: il paese di
Rocca di Mezzo. Tutti conoscono il comune montano
per le famose feste popolari
(che l’hanno fatta conoscere
in tutta Italia, prima fra tutte
la Festa del Narciso), per le
sue bellezze paesaggistiche
e per il buon clima estivo.
Rocca di Mezzo però non è
solo questo.
Il piccolo centro dell’aquilano è una realtà molto attiva:
in essa tutti collaborano per
il bene del paese, anche se
quelli che riescono a dare
il maggior contributo sono
la parrocchia, retta da Don
Vincenzo Catalfo, e il Comune, governato dal sindaco Emilio Nusca. La chiesa
principale è dedicata a San-
>
ta Maria ad Nives, anche se
i rocchigiani riservano una
particolare devozione a San
Leucio, loro patrono festeggiato a febbraio e a luglio. Le
chiese del borgo sono tutte
inagibili. La parrocchiale
ha riportato crolli interni e
gli archi delle navate sono
tutti lesionati, San Leucio
non ha più il timpano della
facciata, la Madonna del Pereto ha la volta sfondata e la
piccola cappella di sant’Angelo è inagibile per rischio
esterno. Ora le celebrazioni
vengono svolte nell’oratorio
della Madonna del Gonfalone, una costruzione relativamente moderna che ha resistito alle scosse telluriche.
Un altro luogo importante
è la casa ‘Madonna delle
Rocche’: la struttura è stata
Il piccolo centro
dell’aquilano
è una realtà molto
attiva: in essa
tutti collaborano
per il bene
del paese...
costruita prima della guerra
da Don Minozzi per ospitare l’orfanotrofio, ora invece
viene utilizzata per i ritiri
spirituali e, da quasi un anno, ospita anche gli sfollati,
che attendono di tornare in
città.
La vita parrocchiale è molto
vivace e piena di sorprese.
Il sacerdote riesce a raccogliere tutta la comunità alle
funzioni domenicali e il gran
Caritas
5
Post terremoto È difficile trovare una soluzione
Rocca di Mezzo Si ricomincia dall’oratorio
A
Vola 30 aprile 2010
numero dei chierichetti è la
testimonianza del grande
affetto che Rocca di Mezzo
prova per il suo parroco.
Il lavoro di don Vincenzo
Catalafo non si ferma qui,
infatti ogni domenica coordina l’Azione Cattolica, tiene
incontri di catechesi per gli
adolescenti e, quando serve,
dirige il coro parrocchiale
formato da ben 80 persone.
Ogni estate la parrocchia
porta i più piccoli a Mirabilandia, che in occasione
del terremoto ha ricambiato
l’amicizia donando una tenda dove celebrare la messa.
Le feste religiose principali
sono, oltre a quelle canoniche, San Leucio e la Pagnottella di Sant’Antonio, mentre
quelle civili sono la famosa
Festa del Narciso e la Gara
del Solco Dritto.
Di queste feste parla molto
orgogliosamente
l’assessore Lucio Benedetti; dopo
questa piccola parentesi iniziale, i suoi ricordi vanno subito ai giorni del terremoto
e ai tanti disagi, che hanno
colpito anche la comunità
rocchigiana. La giunta Nusca, già il mattino del 6 aprile, ha messo a disposizione
la palestra comunale, dove
per 3 giorni sono stati preparati e serviti i pasti per la
popolazione sfollata. Nello
spazio antistante la palestra
è stato allestito il campo
d’emergenza, gestito dal
Comune di Milano.
Il piccolo centro non ha optato per la costruzione dei
Map, ma, riscoprendo la
propria ospitalità, ha messo
a disposizione degli sfollati
aquilani i tanti appartamenti
utilizzati dai turisti nel periodo estivo, che non hanno
riportato danni. La vitalità
della chiesa rocchigiana e la
forza dei suoi abitanti fanno
capire quanto sia forte la voglia di tornare come prima,
anzi meglio di prima.
Luca Capannolo
Quando manca la casa
S
ono giorni, ormai,
che gli operatori del
Centro di Ascolto diocesano, gli operatori
delle Delegazioni Caritas
regionali e i volontari sia
delle Delegazioni che locali, si trovano ad affrontare
insieme una tematica molto
importante: riuscire a dare
un piccolo contributo, quindi
una risposta, alla situazione
che si sta generando attualmente sul territorio aquilano.
Parliamo di tutte quelle persone che si muovono da ogni
parte di Italia per arrivare a
L’Aquila e così sperare di trovare lavoro e magari provare
ad uscire dalla situazione di
crisi che oggi coinvolge il
nostro Paese.
Il Campo di Prima Accoglienza aperto dalla Caritas
dimostra di rivestire un ruolo importante, in quanto, nonostante le difficoltà riscon-
>
Trovare casa,
in una realtà
sconvolta da un
evento così tragico
diventa
quasi impossibile...
trate (legate alla situazione
di precarietà sul territorio)
nell’avviarlo e nel portarlo
avanti, rappresenta un “rifugio”, un letto caldo e un
posto tranquillo, dove poter
riposare dopo una faticosa
giornata di lavoro o anche
semplicemente un punto di
partenza sicuro per spostarsi sul territorio soprattutto per la ricerca di lavoro,
sperando nella regolarizzazione del posto e in un contratto dignitoso, provando
ad evitare così di entrare nel
mondo del precariato. Dal
giorno di apertura del Campo, le richieste di alloggio
stanno diventando sempre
più numerose e ovviamente diventa impossibile farvi
fronte. Dal nostro Campo
di Prima Accoglienza sono
passate più di 70 persone, la
maggior parte delle quali è
riuscita a trovare un’occupazione, ma non una sistemazione. Trovare casa, in una
realtà sconvolta da un evento così tragico diventa quasi
impossibile. Le abitazioni,
rimaste in piedi in seguito al
sisma hanno bisogno di lavori di manutenzione, e nel
caso sia possibile entrare i
prezzi per accedervi sono
decisamente elevati. Se si
prova a fare una ricerca di
alloggi nelle zone limitrofe
la città, forse si ha più fortuna, ma diventa difficile per le
persone raggiungere questi
posti in quanto ci sono difficoltà di collegamento con i
mezzi di trasporto.
La Caritas, grazie alla collaborazione di tutti i suoi
operatori e volontari, si
sta impegnando a cercare
affitti accessibili a queste
persone, e cosa ancora più
importante creare una rete
di collaborazione con le istituzioni locali, i servizi ospedalieri e tutte le altre realtà
di volontariato e di associazioni presenti sul territorio
che hanno come unico scopo quello di aiutare la persona in difficoltà. Ciò che ci
si prefigge è un compito arduo e difficile che richiede
necessariamente il costante
impegno di tutti!
14 anni (scuole elementari e medie) ai quali offrire
un’ampia gamma di attività.
Il progetto si caratterizza
per l’offerta di sostegno nello svolgimento dei compiti
scolastici e per l’offerta di
attività strutturate (esempio:
laboratori per realizzare la
propria creatività, attività
non strutturate per comunicare, giocare, socializzare).
L’iniziativa è aperta a tutte
le parrocchie della diocesi di L’Aquila per far si che
inizi la creazione di una rete
comunicativa e operativa tra
parrocchie e servizi Caritas.
In questo periodo stanno
nascendo le prime realtà in
città che continueranno poi,
con l’arrivo dell’estate, in
Centri ricreativi estivi. Per
maggiori informazioni sullo
svolgimento dei doposcuola
contattare Caritas diocesana L’Aquila (0862-405169) e
chiedere di Chiara Giorgi o
Roberta Bernardi.
Ivana Damiani
Progetto Studiare, comunicare, socializzare
Il doposcuola
D
opo il sisma del
6 aprile 2009 il
contesto territoriale dell’Aquila
ha subito notevoli cambiamenti sia dal punto di vista
prettamente geografico sia
dal punto di vista sociale,
con la dispersione della
popolazione e del senso
di comunità che in alcune
situazioni è sempre più accentuato. Una delle cause di
questo fenomeno può essere imputato alla mancanza
d’ infrastrutture adibite alla
socializzazione, allo sport
e alle attività ricreative in
genere che dovrebbero far
fronte ai bisogni dei ragazzi
che possono vivere un disagio giovanile (comprendente anche la dispersione
scolastica) che, a sua volta,
può portare ripercussioni
sul delicato equilibrio che li
caratterizza.
Analizzando la nuova situazione sociale del territorio,
Caritas diocesana ritiene
importante intervenire su
queste problematiche puntando sull’aggregazione dei
ragazzi nelle loro parrocchie
di riferimento attraverso
un’esperienza che permetta di rafforzare la propria
autostima, potenziando le
proprie capacità di tipo relazionale e creative, tese ad
instaurare nella popolazione
giovanile ed adulta forme di
convivenza civile. A tale scopo la Caritas diocesana di
L’Aquila, in collaborazione
con gli operatori delle Delegazioni regionali presenti
sul territorio, propone alle
famiglie aquilane progetti
di Doposcuola parrocchiali aperti a bambini/ragazzi
in età compresa tra i 6 e i
I.D.
6
Caritas
Vola 30 aprile 2010
>
Il progetto Gemino
vuole favorire la
messa in rete attraverso il suo portale
www.gemino.org
delle informazioni
raccolte presso i
Centri di Ascolto
Le tre volontarie che
hanno realizzato il dossier
Abruzzo della Caritas
Un convegno Con “Gemino” per far fronte all’esclusione sociale
Io ti conto... perché tu conti
I
Il 10 Aprile 2010 presso il palazzo della
Regione a L’Aquila si
è tenuto il convegno
“Gemino3.org” che ha visto la presentazione dei dati
per l’anno 2009 di due dossier: il primo relativo a dati
regionali e uno speciale sul
Terremoto. Il lavoro è stato coordinato dalle Caritas
diocesane abruzzesi e ha
visto il contributo di Caritas
Italiana e delle Delegazioni
Regionali in gemellaggio
presenti sul territorio aquilano dallo scorso aprile
2009.
Il progetto Gemino, dal latino “unire insieme”, nasce
come progetto pilota nel
2006 dalla Caritas diocesana di Pescara – Penne grazie
ad un finanziamento della Regione Abruzzo per la
“Promozione di un progetto
di messa in rete dei centri
informativi e di ascolto con
il sistema dei servizi e degli
interventi sociali al fine di
sperimentare modalità innovative di rilevazione e di
scambio delle informazioni
unificate tra pubblico e privato”. Dati gli ottimi risultati
della sperimentazione, la
Regione Abruzzo ha individuato nella Caritas diocesana di Pescara – Penne l’ente
capofila per la prosecuzione di Gemino (delibera G.R.
nr. 786 3.08.2007) al fine di
sperimentare modalità innovative di rilevazione e di
scambio delle informazioni unificate tra pubblico e
privato nell’ambito del Piano sociale regionale 20072009.
Nel 2007 è stato firmato un
protocollo d’intesa tra le
Caritas diocesane di Pescara–Penne, L’Aquila e Teramo–Atri e a seguire con le
Caritas Diocesane di Sulmona-Valva, Lanciano-Ortona
per il potenziamento e la
diffusione in ambito regionale del progetto Gemino.
L’intento comune è quello
di articolare negli ambiti
diocesani punti capillari di
accoglienza, di osservazione e di informazione quali
servizi complementari al
Segretariato Sociale dei
Comuni, a sostegno del cittadino vittima di esclusione
sociale.
Il progetto Gemino vuole
favorire la messa in rete, attraverso il suo portale www.
gemino.org, delle informazioni raccolte presso i Centri
di Ascolto, per condividere
con le Istituzioni la rilevazioni dei bisogni che la Caritas
registra quotidianamente.
Inoltre vuole agevolare il
lavoro di raccolta e analisi
dati dei Centri di Ascolto
fornendo linee guida uguali per tutto il territorio. Per
quanto riguarda la diocesi
di L’Aquila, la raccolta di dati e la produzione del dossier Terremoto, innovativo
rispetto agli anni passati, è
stata possibile soltanto grazie agli operatori delle Delegazioni Regionali Caritas
che, presenti sul territorio
aquilano e sulla costa, attraverso un lavoro di ascolto e osservazione attento al
bisogno della popolazione
colpita dal sisma, sono riusciti ad affrontare la disgregazione delle comunità e
a dare voce a disagi che
hanno cambiato profondamente il tessuto sociale della città. Pensiamo che il loro
forte impegno sia un tesoro
unico in questo particolare
e delicato momento, illuminando e rendendo visibili
alle Istituzioni e alla Comunità Ecclesiale tutte quelle
situazioni di emarginazione
e esclusione sociale che in
altro modo resterebbero
celate e irrisolte… GRAZIE
RAGAZZI!
(to be continued…)
Chiara Giorgi
Maria Agata Antonucci
Valeria Luciani
Vola
Vola 30 aprile 2010
7
Abbonamenti Un giornale fatto dal volontariato
Perché “Vola” voli
Q
uasi un anno fa, un
gruppo di giovani ha
risposto con vero entusiasmo alla chiamata di
don Claudio Tracanna, per dare vita ad un giornale che offrisse voce
e ascolto ad una comunità ferita e
dispersa. Così, in un caldo pomeriggio di luglio è nato Vola, il quindicinale della diocesi dell’Aquila,
che in poco tempo è divenuto un
prezioso strumento di contatto e
comunicazione.
Attraverso l’impegno di tutta la
redazione, costituita da volontari
che operano perché credono fortemente in questo progetto, Vola
ha raggiunto gli aquilani nelle tendopoli, negli alberghi sulla costa,
presso le varie attività commerciali che man mano sono riuscite
a riaprire. Perché l’intera comunità
doveva essere informata, doveva
conoscere quelle notizie che difficilmente venivano riportate da
altri giornali, perché considerate
meno importanti; Vola ha preferi-
to dare la parola allo spirito, alla
coscienza, alla fede, mettendo in
luce le problematiche sociali degli
aquilani, sottolineando la necessità
di una ricostruzione non solo materiale ma prima di tutto psicologica e spirituale. Vola ha dato voce
alla Chiesa dell’Aquila, attraverso
l’arcivescovo, il vescovo ausiliare, i
parroci, la Caritas, le associazioni, i
fedeli. Le persone che fanno parte
della redazione, per lo più giovani,
hanno lavorato e lavorano gratuitamente e con professionalità per
offrire un servizio completo e che
fa del territorio una priorità.
Da questo numero, il giornale verrà
distribuito solo agli abbonati. Tutti
coloro che vorranno continuare a
leggere Vola, potranno abbonarsi
seguendo le indicazioni riportare
in questa pagina. Abbonarsi a Vola significa aiutare chi lo realizza a
continuare a raccontare l’Aquila e
la sua Chiesa, condividendone il
legame e l’amore.
Vola
>
Accogliere per condividere
Pizzoli e Arischia a Morrovalle
In occasione del 450° anniversario del
Miracolo Eucaristico, la comunità parrocchiale di Morrovalle -Diocesi di Fermo, il
cui parroco ha visitato più volte la zona
di gemellaggio Pizzoli - Montereale e conosciuto parroci e persone del posto, ha
voluto invitare due delle comunità nelle
quali la Delegazione Marche sta operando per condividere con le persone colpite dal sisma un momento di festa e creare
un’opportunità di scambio e conoscenza
tra Chiese sorelle.
Alla redazione Dall’Agenzia Arkhé
Una precisazione
Spett.le redazione di “Vola”, sin dalla scorsa estate, periodo dei vostri esordi,
seguiamo con estremo interesse la vostra pubblicazione, apprezzando il sostegno e il conforto che riuscite
a dare a una comunità ferita
dai drammatici eventi dello
scorso anno.
Con lo stesso spirito, la nostra agenzia grafica / casa
editrice si è prodigata, già
nelle prime settimane successive al sisma, per rendere dei servizi utili alla città: a
fine aprile 2009 abbiamo
realizzato degli opuscoli
informativi con l’obiettivo
di rimettere i cittadini in
contatto con i negozianti e i
professionisti costretti a trasferirsi in nuove locazioni;
stampati a prezzo di costo,
e distribuiti gratuitamente
in 15000 copie, hanno avuto
tanto successo da farci realizzare una seconda edizione già a maggio, reclamata
a gran voce da nuovi “inserzionisti”.
Alla luce di tanto gradimento, abbiamo pubblicato a fine luglio una cartina del trasformato territorio aquilano,
con la nuova dislocazione di
uffici pubblici e attività commerciali; tale realizzazione
ha comportato uno sforzo
non indifferente da parte
del nostro staff per reperire
e verificare tutte le informazioni, in modo da fornire
un supporto il più possibile
completo e corretto ai nostri
concittadini; un obiettivo
sicuramente centrato, tanto che addirittura la Polizia
Municipale venne a richiedercene delle copie.
Con meraviglia e disappun-
to, pertanto, abbiamo letto
la recensione pubblicata sul
numero di Vola del 15 gennaio 2010, di un opuscolo
denominato “L’Aquila da
qui a là - guida per (ri)trovare negozi e servizi” realizzato da un’altra azienda, che
veniva presentato come originale (“colma un vuoto”, si
legge); senza nulla togliere
alla realizzazione della sig.
ra Di Camillo, tale iniziativa,
ideata e realizzata almeno
sei mesi dopo le nostre, non
può certo vantare il pregio
dell’originalità.
Tale affermazione, oltre a creare un considerevole danno
d’immagine all’azienda che
rappresento, è lesiva della
dignità dei miei collaboratori che tanto sforzo hanno
profuso per la realizzazione
delle nostre iniziative; chiedo quindi la pubblicazione
di questa mia affinché sia riconosciuto il giusto merito al
nostro lavoro.
Certo della vostra buona
fede e della disponibilità
a questo chiarimento, saluto con l’augurio di una sempre maggiore diffusione del
graditissimo “Vola”.
Paolo Leone
legale rappresentate Arkhé Sas
Agenzia grafica / casa
editrice - L’Aquila
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Media
Vola 30 aprile 2010
Comunicazione Anche “Vola” al convegno Cei
Nel “continente digitale”
>
una delegazione
della redazione
ha partecipato a
Testimoni Digitali,
tenutosi a Roma
dal 22 al 24
aprile scorso.
‘L
a
tragedia
del terremoto
che abbiamo
vissuto è stata per noi l’occasione per
riscoprire il ruolo delle comunicazioni sociali non solo
come strumento per mantenersi in contatto e avere informazioni dal territorio ma
anche per provare a ricreare
la comunione in una realtà
frammentata dal sisma”. Così si è espresso don Claudio
Tracanna, parlando davanti a
più di mille persone nel corso del convegno nazionale
degli animatori della cultura
e della comunicazione, Testimoni Digitali, organizzato
dalla CEI e tenutosi a Roma
dal 22 al 24 aprile scorso. Sì,
perché anche Vola ha partecipato a questo importante
evento, nato per riflettere
sui nuovi strumenti della comunicazione, raccontando la
sua esperienza sul campo attraverso le voci del nostro direttore e di Francesco Mazza,
che ha esposto il grande lavoro fatto in questi anni, dal
progetto Portaparola al nuovo quindicinale diocesano:
“dal 2006 ci sentiamo parte
di una fitta rete di amicizie,
e nonostante il terremoto
non abbiamo abbandonato
la voglia di comunicare”. È
stato un momento intenso
per questo giornale che ha
saputo dimostrare, davanti
a giornalisti affermati, direttori di testate nazionali,
esponenti della CEI, come
sia possibile essere testimoni di speranza nonostante le
difficoltà,“in un contesto – ha
dichiarato don Claudio – dove la gente soffriva per il disorientamento e la mancanza di punti di riferimento”.
Un altro traguardo dunque,
un altro riconoscimento per
un quindicinale nato grazie
all’impegno di chi continua
a dargli vita alimentandolo
con fede e amore. Nel corso
del convegno è stato possibile ascoltare le riflessioni di
chi da anni opera nel campo
delle comunicazioni per testimoniare il Vangelo, ponendo al centro del proprio lavoro l’uomo e credendo che
ci sia un altro modo di fare
informazione: “per esserci
bisogna prima essere – ha
sottolineato mons. Pompili
– e avere la capacità di avvicinare l’altro”. Vola è, e racconta il legame inscindibile
tra vita quotidiana e fede,
stando vicino alla comunità e
rivolgendo attenzione ai suoi
bisogni spirituali. Perché, come ha detto Benedetto XVI a
conclusione del convegno,
“la nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a
tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura
in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”.
Alessandra Circi
>
Vola
L’Aquila
Quindicinale dell’Arcidiocesi
di L’Aquila
reg. n.8/09 del 1/12/09
presso il Tribunale di L’Aquila
Editore
Editrice Vola L’Aquila
Direttore
Don Claudio Tracanna
Redazione
Corso Sallustio, 111 - 67017 Pizzoli (AQ)
Tel. 0862 977502 [email protected]
Impaginazione
www.ottaviososio.it
Fotoservizio
Rita Colagrande, Annalisa Mazza,
Ivana Damiani
Stampa
C.M. Graf - L’Aquila
Vola 30 aprile 2010
Media
9
Tavola rotonda “Vola”, i media cattolici e il terremoto
Raccontare l’indicibile
‘L
e notizie e le
scosse. I media
cattolici, il terremoto, la gente”: questo il tema della tavola rotonda che si è tenuta il 14
aprile presso l’auditorium di
Palazzo Silone, organizzata
dal nostro giornale per promuovere una riflessione, ad
un anno di distanza, su come
i media, in particolare quelli
cattolici, hanno raccontato
il terremoto. All’incontro, in
cui moderava il nostro direttore Claudio Tracanna,
hanno partecipato i maggiori nomi del giornalismo
cattolico: mons. Domenico
Pompili, Sottosegretario e
Direttore Ufficio Comunicazioni della Cei, il direttore di
Avvenire Marco Tarquinio, il
presidente della FISC (Federazione Italiana Settimanali
Cattolici) Giorgio Zucchelli,
il direttore dell’agenzia SIR
Paolo Bustaffa e il direttore
di Tv2000 (ex Sat2000) Stefano De Martis, oltre a Giustino Parisse del quotidiano
Il Centro e Stefano Pallotta
Presidente dell’Ordine dei
Giornalisti d’Abruzzo. L’auditorium era gremito, e questo, concedetecelo, è stato
motivo di grande gioia per
tutta la redazione di Vola e
per chi ha profuso tempo
ed energie per organizzare
l’evento. La rassegna stampa dei titoli dei maggiori giornali
di quest’ultimo anno, realizzata e letta dalle redattrici
di Vola Alessandra Circi e
Samantha de Benedetti, è
stata il prologo al dibattito
da cui è emerso come la
stampa e i media cattolici
si siano distinti nel trattare
la tragedia aquilana. E per
molteplici aspetti. “Ci sono
ancora 50.000 assistiti, di cui
la metà in auto sistemazione.
Non si tratta solo di 50.000
nomi, ma sono 50.000 persone, storie, vite. Ecco: raccontare le storie vere, dar voce a
ciò che esiste ma non fa notizia”. Le parole di Marco Tar-
quinio, spiegano bene qual
è stata la cifra del modo di
raccontare la tragedia, e soprattutto il popolo aquilano,
da parte dei media cattolici:
attenzione non-o non soloper l’albero che rumoreggia
quando cade, ma soprattutto
per la foresta che in silenzio
cresce. Ecco allora che si
delinea con “quale occhio
siamo stati guardati da ciò
che era altro da noi”: questo
il senso della tavola rotonda,
come ci ricorda don Claudio Tracanna, direttore di
Vola. Ed è un occhio amorevole, solidale, pronto a chiudersi di fronte allo strazio e
al dolore. È questo in sintesi
il messaggio di Stefano de
Martis: nella televisione si
concentra tutta la lotta e il
dilemma tra “occhio buono e occhio cattivo”. Senza
le immagini non si poteva
avere il polso della reale
situazione, del dramma che
si stava consumando nella
nostra città, come sottolinea
anche Stefano Pallotta per il
quale il digitale e la stampa
non hanno rappresentato il
sisma quanto la televisione,
che ha mistificato la realtà
dei fatti. E a ricordarci di
certi servizi televisivi, non
si può che dargli ragione.
Ma la differenza dei media
cattolici sta nella capacità
di fare un passo indietro, di
saper rinunciare se raccontare “quel” dolore significa
strumentalizzare con cinismo la realtà. E sta anche
nell’inquadrare non solo le
case distrutte o le 205 ba-
re nel giorno della nostra
passione, ma anche i volti
pieni di speranza, i gesti
di condivisione, le piccole
chiese che riaprono. È nel
continuare a raccontare nei
prossimi anni, con onestà
intellettuale e amore per la
verità, che si gioca la credibilità dei media cattolici.
Sia Tarquinio che De Martis
hanno sottolineato come ad
un anno dal sisma, laddove
si sono spenti i riflettori di
giornali e televisioni, Avvenire e Tv2000 continuano a
seguirci con passione e rispetto. Con un occhio ben
aperto sul dramma sociale
dei disoccupati, di nuove povertà, della perdita di identità di una comunità che non
ha più luoghi di incontro. Ma
con l’altro rivolto ai piccoli,
silenziosi ma fondamentali
segni di speranza. Come ha
ricordato Bustaffa, “raccontare il silenzio, dire l’indicibile è possibile se l’informazione è scevra da effetti
speciali per porsi al servizio
della verità, della persona,
del bene comune”.
Chi collabora a Vola, e lo
fa per passione, avendo
scoperto nella capacità di
comunicare attraverso la
carta stampata un modo
per testimoniare il Vangelo,
trova nelle parole di Paolo
Bustaffa un diktat deontologico, condividendo quanto
afferma: “ questo mestiere è
minacciato più dalla debolezza etica che dalla potenza tecnologica”. Zucchelli
ha ricordato come i giornali
diocesani, parlano di quel
popolo di cui nessuno parla,
ponendosi come elemento
di unificazione del territorio,
come agorà di confronto, dibattito, partecipazione civile
della comunità cristiana. Vola fa parte di questa grande
famiglia, e raccoglie la sfida
di porsi come elemento di
aggregazione di L’Aquila,
ponendosi al servizio della verità, della persona, del
bene comune. Organizzare
questa tavola rotonda è stato
anche questo. Si era ormai alla fine dell’incontro,quando
un bambino si avvicina al
microfono per chiedere a
Parisse “io ti ammiro tanto,
mi dici dove trovi la forza
per affrontare tutto questo?”. “Me la stai dando tu in
questo momento”. In questa
risposta c’è tutto il senso di
un lavoro, quello del giornalista, che solo se al servizio
della verità riacquista una
dignità troppo spesso venduta al miglior offerente.
Maria Cristina Teti
>
Un libro di Letizia
Pellegrini
Bernardino
da Siena
Lo scorso 19 aprile l’Archivio di Stato, nell’ambito delle iniziative della
‘Settimana della cultura’,
ha presentato il volume
della prof. Letizia Pellegrini ‘Il processo di canonizzazione di Bernardino
da Siena’. Al convegno
era presente anche p. Virgilio di Virgilio, provinciale dei Minori d’Abruzzo.
Cultura
11
Vola 30 aprile 2010
Solidarietà Mostra ai Musei Vaticani
Memoria e speranza
L
a memoria e la
speranza. Arredi
liturgici da salvare
nell’Abruzzo
del terremoto”. È questo il
titolo della mostra allestita
a Roma nei Musei Vaticani,
promossa dall’arcidiocesi
dell’Aquila con il patrocinio
del Ministero dell’interno e
del Ministero per i beni e
le attività culturali, aperta
gratuitamente al pubblico
fino al 31 Maggio. Si parla
di memoria perché l’esposizione al pubblico impedisce
di dimenticare opere strappate ai loro luoghi di appartenenza, che altrimenti
resterebbero dimenticate in
posti di deposito. La speranza scaturisce invece dal fatto
che queste possano suscitare l’interesse dei visitatori e
la loro volontà di contribuire
al loro recupero. La mostra
ospita circa 200 esempla-
>
La mostra, aperta
fino al 31 maggio
ospita circa 200
esemplari del patrimonio artistico e
liturgico della
regione abruzzese
ri del patrimonio artistico
e liturgico della regione
abruzzese, recuperati tra le
macerie dei luoghi simbolo
della sua tradizione religiosa e culturale. Tra queste vi
sono anche una quarantina di opere già restaurate.
L’esposizione è articolata
in cinque sezioni: una ospita le opere recuperate nel
territorio compreso nell’Arcidiocesi dell’Aquila. Un’al-
tra sezione è dedicata alla
Basilica di San Bernardino,
e altri luoghi legati al santo.
Un’altra vede protagonista
la Basilica di Santa Maria di
Collemaggio. Una è per la
Cattedrale dell’Aquila dedicata a san Massimo. Mentre l’ultima parte è dedicata
alle parrocchie dell’Aquila.
Chiude il percorso un video
che mostra i monumenti e le
chiese dell’Aquila, com’erano prima del terremoto, come sono oggi, e le proposte
ricostruttive.
La mostra nasce con l’intento di raccogliere fondi per il
restauro di quegli oggetti, di
arte minore, che altrimenti
sarebbero dimenticati, facendo morire un pezzo di
storia. Essi costituiscono infatti, il contesto e il tessuto
connettivo che fa il patrimonio artistico di un popolo. Le
opere sono presentate con
tutte le loro ferite: ammaccature, fratture, infrazioni e
scheggiature, proprio per
mostrare al grande pubblico uno spaccato della situazione in cui si trovano questi oggetti, i luoghi da cui
provengono e il popolo cui
appartengono. Anche il periodo dell’esposizione non
è stato scelto a caso. Esso
coincide sia con l’anniversario del sisma del 6 aprile,
sia con le vacanze pasquali.
Ogni visitatore potrà contribuire al restauro delle opere esposte con micro donazioni, affinché tutti possano
collaborare per riportare
L’Aquila alla sua bellezza
precedente,
accogliendo
il messaggio di questa mostra: “Costruire il domani
partendo dal recupero delle
proprie radici storiche, artistiche e culturali”.
Alessandra Di Stefano
Eventi Carmen Consoli al TeramoFilosoFestival
Il dialogo tra cultura e musica
D
al 25 al 27 marzo
si è svolta a Teramo la seconda edizione del
TeramoFilosoFestival, una
manifestazione ideata e organizzata dalla casa editrice
Zikkurat Edizioni&Lab e dal
suo direttore Marco Santarelli. Per tre giorni nella città
abruzzese si sono alternati convegni, conferenze e
iniziative di vario genere a
cui hanno preso parte nomi
importanti del panorama
culturale e scientifico nazionale ed internazionale.
L’edizione del Festival, dal
titolo “Unicità diffuse”, è risultata una ricetta culturale
interessante, che ha voluto
intendere la filosofia come
disciplina in grado di far
dialogare le diverse branche del sapere, per evitare
il rischio che, in un mondo
sempre più complesso come
il nostro, ciascuna di esse si
rinchiuda dentro il proprio
spazio. La manifestazione ha
proposto un ampio ventaglio
di eventi e ha visto coinvolto
anche un pubblico giovane,
grazie a iniziative di formazione come “Philosophy for
Children”, dedicata ai bambini delle scuole elementari, o i concorsi “Un giovane
per una filosofia giovane” e
“Con-corso di idee filosofiche”, pensati rispettivamente per studenti universitari e
alunni delle scuole medie e
superiori.
Uno dei momenti più attesi
del Festival è stato il concerto di Carmen Consoli al
teatro Comunale di Teramo,
che, prima di esibirsi con la
sua band, ha tenuto un incontro con gli studenti sul
tema “Cultura e musica: un
dialogo possibile”. La cantante ha offerto numerosi
spunti di riflessione: ha parlato di “valori extra-sociali”,
come l’amore, la sofferenza
e la felicità, che costituiscono una parte essenziale
dell’uomo spesso dimenti-
cata, per poi passare a riflettere sulla giusta visione del
successo e della realizzazione nella vita. In una discussione che non è mai apparsa
banale e scontata, si è evidenziato come quella capacità di saper rinunciare con
onestà e coraggio a ciò che
non risponde alle proprie
reali inclinazioni (che noi
aquilani definiremmo “celestiniana”), appaia sempre
più rara. Il resto del discorso
è stato affidato alle sue canzoni, in un concerto che ha
registrato il tutto esaurito.
Carmen ha proposto la sua
musica in chiave acustica,
suonando pezzi del nuovo album “Elettra” e canzoni del
suo repertorio, dimostrando
ancora una volta che si può
essere rock anche con una
chitarra acustica.
Francesco Mazza
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Vola - Arcidiocesi di L`Aquila