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Manuale dei percorsi educativi da
svolgere con i gruppi-giovani
PROGETTO “CAMMINIAMO INSIEME”
CORSO DI FORMAZIONE SECONDA BASE
Maggio 2011
Redatto da:
Maurizio Iengo
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Indice dei percorsi educativi
1) Percorso sul senso critico (Podenzano) ________________________________ p.03
2) Percorso sulle comunità terapeutiche (San Nicolò)_______________________ p.05
3) Percorso sulla relazione con l‟altro (Preziosissimo Sangue)_________________ p.09
4) Percorso sui sogni e desideri (Borgotrebbia) ____________________________ p.13
5) Percorso sul servizio (Mau&Sam)_____________________________________ p.15
6) Percorso su corporeità e sessualità (N.S.Lourdes)________________________ p.23
7) Percorso sui sogni (N.S.Lourdes) _____________________________________ p.24
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Percorso sul senso critico
Obiettivi:
guardare con un occhio critico tutto quello che la società ci spinge a fare. Riflettere sui
nostri comportamenti quando siamo in gruppo e cercare di capire se siamo autonomi nelle
nostre scelte o siamo un po‟ schiavi del sistema.
Durata:
5 incontri di 1 ora ciascuno
Materiale:
2 cartelloni, breve ricerca sul fenomeno face book, giornali di moda
Metodi:
incontri con dibattiti e confronti sulle diverse opinioni
Sequenza e Modalità:
1° incontro= abbiamo fatto un brain storming sulla parola “corrente” e abbiamo messo sul
cartellone tutte le parole che ci ricordano quello che la massa ci chiede di fare.
2° incontro= partendo dal brain storming ciascun ragazzo a turno si alza e cerchia una
parola che ricorda la corrente in cui lui stesso si rivede (ad esempio se c‟è scritto “discoteca”
e il ragazzo va in discoteca allora cerchia la parola e spiega:
-perché si rivede nella corrente?
-se è una scelta volontaria o spinta da qualcun altro
Alla fine rimarranno sul cartellone solamente le parole che esprimono “corrente” ma in cui
nessuno si rivede (es:bestemmia, droga, ….)
3° incontro= l‟animatore compie una breve ricerca sull‟ampiezza del fenomeno “face book”
e partendo da questa ricerca abbiamo discusso sull‟utilizzo di internet cercando di non
demonizzare ma allo stesso tempo di metterne in luce i lati negativi.
4° incontro= l‟animatore prepara qualche ritaglio di giornale sulla moda con fotografie di
vestiti ed eventualmente i relativi prezzi. Anche in questo caso l‟obiettivo è comprendere che
la moda è una sorta di schiavitù: questo non significa rifiutare completamente i vestiti
firmati ma allo stesso tempo non esserne condizionati.
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5° incontro= il dibattito ha riguardato la televisione. Su un cartellone abbiamo scritto i
programmi che i ragazzi guardano suddivisi in categorie (es: intrattenimento, quiz,
fiction….). anche in questo caso l‟obiettivo è guardare con occhio critico quello che la
televisione ci propone. Se resta tempo è interessante anche capire quali sono le pubblicità
che i ragazzi ricordano meglio.
Note per il conduttore:
tutti gli incontri sono caratterizzati da un dibattito aperto. Noi animatori cerchiamo di non
esprimere la nostra opinione se non alla fine per tirare un po‟ le conclusioni. Ogni volta
l‟incontro termina con un brano del vangelo.
Sperimentata da (contatto):
Flavio Pietralunga ([email protected])
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Percorso sulle comunità terapeutiche
Obiettivi:
- comprendere come una esperienza comunitaria facilita l‟uscita da situazioni difficili e la
promozione di stili di vita positivi
- avere informazioni rispetto ai rischi legati all‟uso di sostanze
- facilitare la condivisione di esperienze senza giudizio
Durata:
cinque momenti di attività (circa un mese di lavoro)
Materiale:
esperti sul tema delle sostanze da poter contattare – scheda dell‟attività “la sedia vuota del
tossicodipendente” – contatti delle comunità terapeutiche “Luna Stellata” e “La Vela”
Metodi:
lavoro in piccolo gruppo, role play, esperienza di servizio, testimonianze
Sequenza e Modalità:
Cinque incontri impostati come segue:
1) Un gruppo di ragazzi (3/4) incontra un esperto di droghe per realizzare e proporre
una attività a tutto il gruppo giovani sul tema “giovani e sostanze”. Nello specifico è
stato contattato Emanuele Soressi (333-6443742) dello Spazio Giovani (ASL
Piacenza)
2) Il gruppo di ragazzi propone l‟attività a tutto il gruppo-giovani
3) Attività “la sedia vuota del tossicodipendente” (vedi allegato)
4) Giornata di incontro-servizio presso la comunità “Luna Stellata” con incontro con le
mamme e animazione con i bambini (in questa circostanza ogni ragazzo del gruppo
giovani ha regalato un giocattolo ad un bambino)
5) Pomeriggio di incontro presso la comunità “La Vela” di Iustiano
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Note per il conduttore:
E‟ importante che il conduttore dell‟attività prenda precedentemente contatti con le strutture
che vuole impostare per concordare modi e tempi. Il conduttore deve essere libero da pregiudizi in riferimento ai temi della tossicodipendenza per evitare di cadere in atteggiamenti
colpevolizzanti o giudicanti limitando in tal modo la possibilità di comprensione da parte del
gruppo rispetto alle realtà e persone che si vanno a incontare.
Sperimentata da (contatto):
Marco Mazzocchi ([email protected])
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La sedia vuota del tossicodipendente
Obiettivi:
-
Far emergere le conoscenze, le emozioni e i vissuti del gruppo rispetto al
tossicodipendente
-
Favorire l‟espressione delle emozioni profonde, al di là di un livello puramente
razionale, e spezzando la tendenza all‟imitazione della maggioranza
-
Stimolare il confronto tra i ragazzo e con gli animatori
Durata:
Circa 60 minuti, dipende dal numero dei ragazzi.
Materiale:
Nessuno in particolare. E‟ decisiva la disposizione nello spazio.
L‟Animatore avrà bisogno di carta e penna per prendere appunti.
Metodi:
Gioco proiettivo
Sequenza e Modalità:
1) Preparazione della stanza: l‟animatore inizia l‟attività con uno stimolo alla
curiosità dei ragazzi: “oggi cercheremo di capire meglio chi è il tossicodipendente. Per
farlo abbiamo bisogno di disporci in cerchio”. L‟animatore pone al centro una sedia
che rimarrà vuota e poi si accomoda a sua volta, in cerchio con i ragazzi. Avrà il
compito di condurre il gioco, che ora ha inizio.
2) Il gioco proiettivo: L‟animatore inizia a spiegare: “Su questa sedia è seduto un
tossicodipendente. Vorrei che ognuno di voi provasse a immaginarlo. Vi rivolgerò
alcune domande sul suo conto. Risponderete tutti, seguendo il cerchio. Cercate di
non interrompervi e di non fare commenti, ma di ascoltarvi con attenzione. Le
domande che farà non prevedono risposte giuste o sbagliate, sono interrogativi
aperti alle quali ognuno risponde in modo personale, per questo ogni opinione è un
contributo alla riflessione di tutti. Al termine del gioco discuteremo di quello che è
emerso”.
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Le domande base (che possono essere arricchite ma non tagliate) sono:
-
Parlami della persona che è seduta qui. È un maschio o una femmina?
Che emozione trasmette ad un primo impatto?
Quanti anni ha?
Che carattere ha?
Come si comporta con le altre persone?
Secondo te perché si comporta così?
Com‟è la sua famiglia?
Ha degli amici?
Quali sono i suoi sogni?
Quali sono le sue paure?
Può cambiare la sua situazione attuale?
Che cosa potrebbe aiutarla a cambiare?
Che emozione provi ora verso questa persona?
Mentre i ragazzi rispondono, l‟animatore ascolta con attenzione, tutela il clima di
gruppo e prende appunti sugli aspetti più rilevanti che emergono progressivamente.
3) Il feedback finale: dopo l‟ultima domanda, l‟animatore propone un breve riassunto
in cui evidenzierà i punti in comune e le divergenze interne al gruppo, integrandoli
con le proprie riflessioni. Infine, aprirà un ultima fase di discussione di gruppo, che si
concluderà con una breve ma fondamentale valutazione dell‟attività, in cui
l‟animatore chiederà:
- Come ti sei sentito durante il gioco?
- Ritieni che sia stato utile al gruppo confrontarsi su questo argomento?
- Ci sono cose che vuoi aggiungere, sull‟attività o cose da dire ai tuoi compagni?
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Percorso sulla relazione con l’altro
Obiettivi:
arrivare a definire come è una relazione autentica, come si costruisce e come la si vive
Durata:
7 incontri di gruppo (da 1.5 ore max.)
Materiale:
Notebook con musiche evocative (1^ incontro), Maschere autocostruite (3^ incontro), e poi
cartelloni, fogli, post-it, pennarelli, Vangelo, …
Possono aiutare i conduttori due tra i bei libri di G.Sovernigo:
“Coltivare la capacità di relazione”, EDB, pagg. 10-16 (5^ incontro), pagg. 123-130 (6^
incontro)
“Come relazionarsi con sé stessi”, EDB, pagg. 44-47 (7^ incontro)
Metodi:
1^ incontro: psicomotricità (in spazio ampio tipo grande salone)
2^ incontro: riflessione personale e riscontro dai compagni
3^ incontro: identificarsi in modo simpatico con l‟aiuto di scudi e mascherature
4^ incontro: role play
5^ incontro: riflessione su un brano del Vangelo
6^ incontro: informazione e rielaborazione personale
7^ incontro: brainstorming
Dal 2^ incontro si provano a tenere sempre 2 cartelloni (rappresentano uno che guarda e
uno che è guardato), prima distanti e poi sempre + vicini, su cui raccogliere il materiale
prodotto.
Sequenza e Modalità:
1^ Incontro: Le emozioni dell‟incontro (da esercizio di Mara V.)
L'esercizio va fatto tutto, con calma in un luogo in cui non possano entrare estranei
all'improvviso, spegnere i cellulari, molto importante il feed-back, in tutto ci vuole circa
un'ora con un gruppo di 10/12 persone. Importante che un edu tenga d'occhio quello che
succede ai ragazzi.
Prima di fare l'esercizio dare alcune spiegazioni: il contatto con lo sguardo e con l'abbraccio
ci fanno sentire le 5 emozioni base : paura, rabbia, dolore, amore, piacere, non è facile
sentirle, riconoscerle subito e dare un nome. Esercizio in 4 tempi, della durata di 10 minuti
ciascuno circa, con musiche varie di sottofondo (Enya, Mission, ..)
1 tempo: muoversi liberamente nella stanza, occupare tutto lo spazio a disposizione
camminando, evitare gli altri, dare alcuni stop al movimento, invitare ad osservare in quale
punto della stanza si è e dove sono gli altri, far cambiare il ritmo dopo ogni stop: camminare
lentamente,
veloce,
di
corsa....
2 tempo: muoversi nella stanza, quando si incontra l'altro fermarlo con lo sguardo, rimanere
uno di fronte all'altro, le braccia lungo il corpo, i piedi ben saldi al pavimento, restare fermi,
guardarsi negli occhi cercando di sentire l'emozione che l'altro ci trasmette con gli
occhi,respirare, non parlare, non toccarsi, quando l'emozione è chiara ripartire, tutti
incontrano
tutti
3 tempo: muoversi nella stanza, quando si incontra l'altro fermarlo con lo sguardo, dopo
aver stabilito il contatto visivo, abbracciarsi: far vedere come ci si abbraccia (niente pacche,
contatto con tutto il corpo, respirare, non parlare, chiudere gli occhi e ascoltare l'emozione
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che sale dentro di se e che ci trasmette l'altro), quando l'emozione è chiara lasciarsi, tutti
abbracciano tutti
4 tempo: feed-back in cerchio seduti. Domande: quali emozioni ho sentito dentro di me e
dagli altri tra le indicate prima dell'esercizio: negli sguardi, negli abbracci. Quale momento è
stato più difficile per me. Ero io a lasciare o aspettavo che fosse l'altro ? Con gli amici ? Con
quelli che conosco meno ?
2^ Incontro: Entrare in relazione
Si spiegano i due cartelloni e il percorso di questi incontri: con la precedente attività siamo
entrati nel tema, infatti guardarci negli occhi presuppone il guardare l‟altro ma anche
l‟essere guardati. Queste due cose sono alla base delle relazioni, in cui ci siamo noi, ma
anche l‟altra persona. Per ricordarcelo abbiamo disegnato due volti: uno sono io, l‟altro è
colui con cui decido di entrare in relazione. Per ora sono solo stilizzati, nei prossimi incontri
delineeremo meglio quali sono le caratteristiche che dipendono da me e quali invece fanno
parte dell‟altro e di come si avvicinano.
Attività: Ogni ragazzo disegna su un foglio (davanti e dietro) il contorno del suo volto e vi
scrive il suo nome, poi scrive sul retro un suo punto di forza e un punto debole di quando lui
si mette in relazione. Fatto questo ognuno andrà ad appendere il foglio sul muro in modo
che nessuno veda ciò che ha scritto e verranno dati dei post-it in cui tutti dovranno scrivere
per ciascuno degli altri un punto debole e un punto di forza (n.b. non giudizi, ma bisogna
evidenziare il modo in cui questa persona si relaziona). Dopo andranno ad appiccicarli sul
volto corrispondente. Il post-it può essere lasciato anonimo oppure firmato a scelta del
ragazzo. Quando tutti hanno finito, a turno ciascuno si alza e legge prima ciò che hanno
scritto gli altri su di lui e poi quello che aveva scritto lui e casomai chiede spiegazioni o può
commentare. Quest‟attività servirà ai ragazzi per avere un riscontro sul loro modo di
relazionarsi e ci si riallaccerà per il discorso sulle maschere, in cui si ritroveranno.
3^ Incontro: Maschere e scudi
Prendere coscienza che ci sono delle maschere che scattano automaticamente, sia in noi sia
nell'altro, quando entriamo in contatto. Queste possono essere "positive", cioè le mettiamo
in atto per essere accettati e aiutarci ad andare verso l'altro, o "negative", cioè non ci
permettono
di lasciarci
avvicinare
o
comunque sono
di
difesa.
In questa fase vogliamo farli ragionare su quali sono le maschere che mettono, e sul
vantaggio o svantaggio che ne ricavano: la maschera che mi metto serve per
nascondermi all'altro o per facilitarmi nell'avvicinamento? quali sono le maschere degli
altri che più mi spaventano e quindi non mi permettono di avvicinarmi e quali invece
mi facilitano nello sbloccarmi? rendersi conto che la maschera può anche essere
una "risorsa" se usata per aiutarmi nell'approccio.
Attività: si portano e si spiegano alcune maschere (fatte di cartone ad es.) "tipiche":
L'ALLEGRONE (spaccone, pagliaccio, mattatore, chiacchierone, esuberante, esplosivo, al
centro
dell'attenzione):
"maschera
stile
pagliaccio"
L'INVULNERABILE (affidabile, serio, bravo ragazzo, rigido): "corazza da indossare o
elmetto"
IL (SUPER)DISPONIBILE (accogliente, dolce, gentile, sorridente, amorevole, attento):
"maschera
col
sorriso"
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IL DEFILATO (timido, silenzioso, chiuso, insicuro, introverso, riservato, isolato): "un
ventaglio”
IL DIFFIDENTE (tiene le distanze, ha pregiudizi, guardingo, poca fiducia nell'altro):
"simbolo lo scudo"
IL SOLARE (aperto, grintoso, determinato, vivace, spigliato): "maschera sole"
e i ragazzi sceglieranno quelle che sono soliti indossare. Si riuniscono tra loro quelli che
hanno scelto le stesse e insieme si discute sulle caratteristiche di quella maschera, e sulla
sua positività/negatività (10-15 min). Si torna insieme e ognuno dice qual è la maschera con
cui fatica a entrare in relazione e quella con cui invece ha più facilità.
4^ Incontro: Il gioco del barbone
Riconoscere le barriere dovute al pregiudizio e comprendere l'importanza di una conoscenza
diretta. Capire che abbiamo dei pregiudizi che scattano automaticamente e che pur non
potendo fare molto per cambiarli sapere che ci sono ci può aiutare ad andare oltre.
5^ Incontro: La peccatrice e il fariseo (Lc, 7,36-50)
Obiettivo: scoprire insieme qual è lo sguardo di Gesù nelle relazioni. E noi che sguardo
abbiamo ?
In questo incontro cercheremo di concentrarci sullo sguardo che abbiamo per l'altro:
quando mi muovo verso qualcuno (o viceversa qualcuno si avvicina per entrare in contatto
con me) ho dei pregiudizi, mi faccio un'idea legata alle maschere che lui porta e anche a dei
cliché, questo avviene in modo quasi inconscio. Ma questi pregiudizi che effetto hanno, mi
inibiscono nel rapportarmi con lui ? mi fanno scartare a priori certe relazioni? scattano degli
scudi ?
6^ Incontro: Tentiamo di classificare le nostre relazioni
Quando la conoscenza è avvenuta o si approfondisce devo avere presente qual è il mio
desiderio, che relazione voglio con lei/lui, l'altro che relazione vuole con me, che cosa
questa relazione mi dà, di cosa ho bisogno, se c'è qualcosa che manca.
L'entrare in contatto scatena diverse dinamiche: conflitti, aggressività, tenerezza ecc.. che
sono dimensioni, più o meno presenti a seconda del tipo di relazione, che in qualche modo
"spaventano"
o ci
intimoriscono e
che
dobbiamo
imparare
a
gestire.
E se la relazione non va? il fallimento fa parte dei rischi di una relazione; può essere dovuto
al carattere, a aspettative deluse (io cerco un amico, tu cerchi un fidanzata), alla capacità di
creare dei ponti e un dialogo con l'altro, non c'è la volontà di fare un salto di qualità e la
relazione si interrompe, o sfuma in un'altro tipo di relazione, non è equilibrata (io mi
impegno molto, tu per niente), o cambiano i sentimenti reciproci.
Attività: si chiede ai ragazzi di pensare alle persone (amici, famigliari, ..) con cui hanno
significative relazioni e di scriverne i nomi in un foglietto (5 min.). Poi gli edu riportano su
un cartellone 5 tipi di legami, in sequenza (rappresentativa anche della crescita da neonato
a uomo): di fusione, di dipendenza, di opposizione, di autonomia/vicinanza/rispetto, di
dipendibilità, e li spiegano, chiedendo ai ragazzi di volta in volta di confrontarli con i legami
che hanno con le persone del foglietto (20-25 min.)
Infine i ragazzi parlano al gruppo del legame che hanno con una, a loro scelta, tra le
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persone indicate nel foglietto, reinterpretandolo anche alla luce di quanto emerso
nell‟incontro sui tipi di relazione
7^ Incontro: La relazione autentica (può servire portare brani con provocazioni per dare
spunti)
Cosa significa relazione autentica? una relazione in cui posso essere me stesso, libera,
paritaria, genuina, volta al bene di entrambi, dove accetto e sono accettato, c‟è empatia,
sono intimo dell‟altro in comunione senza confusione, ci si riflette il positivo, …
Attività: insieme si costruisce un cartellone dove in brainstorming tutti aiutano a definire la
relazione autentica. Si formulano impegni precisi per la vita relazionale del gruppo.
Sperimentata da:
Elisa, Gianluca e Paolo: (Preziosissimo Sangue)
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Percorso sui sogni e desideri
Obiettivi:
Attraverso percorsi,ragionamenti,esperienze loro,permettere ai ragazzi di scoprire
l‟importanza di coltivare un sogno od una speranza,anche mutevoli,durante il corso della
loro vita. Tutto,ovviamente, collegandosi alla Parola di Dio.
Durata:
5 incontri di gruppo
Materiale:
film “Il grande volo” di Richard Donner
cartellone con la scritta “Io ho un sogno”
riviste
bibbia
cartellone con scritta la poesia di Raoul Follereau
Metodi:
-lavoro di gruppo tutti insieme
Sequenza e Modalità:
Al primo incontro è stato fatto veder ai ragazzi il film “il grande volo”.
Al secondo incontro, dopo aver fatto un piccolo dibattito sul film,collegandosi anche alla
propria vita,i ragazzi tagliando immagini da riviste varie dovevano incollare sul cartellone
(“io ho un sogno” )un immagine rappresentativa del proprio sogno.
Al terzo incontro si è dibattuto,a ruota libera sull‟importanza di coltivare un sogno e sul
perché ognuno di noi ne ha uno,facendo collegamenti alle volte precedenti.
Al quarto incontro, si è fatta una piccola celebrazione della parola;partendo dalla bibbia si è
raccontata la storia di Giuseppe d‟Egitto leggendo la parte relativa al suo sogno (Gen. 37,511) e subito dopo, si è proclamato il vangelo del cieco di Gerico (Mc 10,46-52). Al termine
delle letture si è aperta una discussione sul perché è importante affidare i propri sogni al
Signore.
Al quinto ed ultimo incontro si è voluto concludere il discorso tirando le somme dei vari
incontri e concludendo con una poesia di Raoul Follereau tratta dal libro “Se Cristo Domani”.
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Sperimentata da (contatto):
Alessia Cornelli -> [email protected]
Manfredi Curtò -> [email protected]
Materiale
allegato
(es.
testi
di
riferimento,
video,
canzoni,
ecc…)
poesia di Raoul Follereau
"Cercate uno scopo nella vita?
Mancano nel mondo tre milioni di medici:diventate medici.
Più di un miliardo di esseri umani non sanno né leggere ne scrivere:diventate insegnanti.
Due uomini su tre non mangiano a sufficienza:diventate agricoltori e,dalle terre
incolte,fate spuntare i raccolti che li sazieranno.
I vostri fratelli hanno bisogno di voi, non importa in quale settore:diventate
dignitosamente, degli operai.
diventate qualcuno, per fare qualcosa.
Rifiutate di mettere la vostra vita su un binario morto, ma rifiutate anche l'avventura in cui
l'orgoglio ha più spazio del servizio.
Siate, ognuno di voi, una piccola parte, una scintilla di questo amore.
Il domani avrà il vostro volto."
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Percorso sul servizio
Obiettivi:




Aumento della pro-socialità
Favorire lo sviluppo delle abilità utili nelle relazioni interpersonali
Promuovere la capacità di realizzare eventi di animazione
Sensibilizzare sulle tematiche del servizio/volontariato
Durata:
Tre incontri di formazione e almeno una esperienza di servizio concreta (circa un mese)
Materiale:
Le tre schede di lavoro, i “contatti” delle realtà di volontariato da incontrare
Metodi:
-
Lavoro di gruppo
Esperienza concreta di sevizio
Sequenza e Modalità:
1)
2)
3)
4)
Attività “Incontrare il servizio a Piacenza” (vedi scheda in allegato)
Attività “Il gioco del barbone” (vedi scheda in allegato)
Attività “prendere, dare, chiedere e donare” (vedi scheda in allegato)
Esperienza di servizio (in questo caso si è stati al Sermig – Torino)
Sperimentata da (contatto):
Maurizio Iengo ([email protected]) – Samuele Bertoncini ([email protected])
Materiale allegato (es. testi di riferimento, video, canzoni, ecc…)
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Incontrare il servizio a Piacenza
Obiettivi:
-
sapere quali sono le tipologie di persone che a Piacenza “chiedono aiuto” e quali sono
le realtà che “offrono aiuto”,
-
comprendere quali sono le caratteristiche delle persone con cui potrei entrare in
contatto, cosa mi faciliterebbe e cosa mi ostacolerebbe nell‟incontro,
-
individuare quali aspetti di me sarebbero “messi in crisi” da una esperienza di servizio
Durata: un ora e mezza circa
Materiale: tre cartelloni grandi, pennarelli grossi, opuscolo dello SVEP e della CARITAS,
collegamento a internet, ragazzi che hanno già esperienze di servizio
Metodi: lavoro a piccoli gruppi, condivisione finale
Sequenza e Modalità:
parte 1°: i ragazzi si dispongono in cerchio, si prende un cartellone e col pennarello si
divide i due parti, da una parte il titolo è “CHI CHIEDE AIUTO A PIACENZA” e dall‟altra è
“CHI OFFRE AIUTO A PIACENZA”. Per riempire la prima parte si chiede ai ragazzi di dire
quelle che sono secondo loro le “tipologie” di persone che chiedono aiuto a Piacenza (es.
anziani, tossicodipendenti, ecc…). Per riempire la seconda si dividono i ragazzi in 3 gruppetti
in cui: uno consulta l‟opuscolo dello SVEP sulle associazioni di volontariato a piacenza
(richiedibile presso sede SVEP), uno cerca su internet e si crea un gruppetto di ragazzi che
indirettamente o direttamente hanno già avuto esperienze di servizio. Una volta che i
gruppetti hanno lavorato per circa 20 minuti sul materiale ogni gruppo condivide quanto
trovato e si “riempie” la seconda colonna tramite il contributo di tutti. Si può così vedere
se/chi/come si risponde a Piacenza alle esigenze di chi chiede aiuto. Al termine si chiede ad
ogni ragazzo di indicare quale sarebbe la “categoria” di persone che gli sarebbe più facile
aiutare e quale la più difficile. L‟animatore conteggia le categorie più votate come le più
“facili” e le più “difficili”
parte 2°: l‟animatore disegna su due cartelloni, due sagome di persona. Una sagoma va
riempita rispondendo alla domanda: “QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLA PERSONA
CHE MI SAREBBE PIU‟ FACILE AIUTARE” e l‟altra “QUALI SONO LE CARATTERISTICHE
DELLA PERSONA CHE MI SAREBBE PIU‟ DIFFICILE AIUTARE”.
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parte 3°: si inizia questa parte leggendo un breve tratto del vangelo di Matteo (5, 4648): 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche
i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è
perfetto il Padre vostro celeste.
La riflessione che segue non ha lo scopo di dire ai ragazzi che bisogna fare servizio con le
persone con cui sarebbe più difficile per loro farlo, non è una lezione, ma si vuole riflettere
su cosa si intende con quel “che cosa fate di straordinario”. Detto in altre parole la
domanda è: quali aspetti di me vengono “messi in crisi” dall’incontro con le
persone con cui sarebbe più difficile fare servizio? In questo modo si passa da una
visione della situazione esterna (es: l’altro è aggressivo per cui non voglio incontrarlo), ad
una visione interna (es: il comportamento aggressivo dell‟altro mi fa sentire debole perché
io non so come comportarmi) che è più utile per entrare in relazione. Non è più l‟altro che è
“cattivo” in sé, ma il comportamento dell‟altro che “muove” delle cose di me. In questo
modo se il centro del discorso non è più l‟altro ma torno ad essere “io” allora diventa
possibile mettersi in gioco, perché il cambiamento non me lo aspetto dall‟altro (su cui non
ho potere di agire direttamente) ma da me stesso (su cui invece posso agire).
conclusione: si decide insieme col gruppo quale potrebbe essere una esperienza di servizio
da realizzare che potrebbe essere utile al gruppo. Una frase per concludere “per
raggiungere il luogo che non conosci devi seguire la strada che non conosci” … le
esperienze che non mettono “in crisi” parti di noi, sono come le strade che già conosciamo
(es. stare sempre con chi ci è simpatico, ecc…), ci portano in posti, magari anche bellissimi
dove è bello stare, ma non ci fanno scoprire cose nuove … può valere la pena, a volte, di
rischiare una strada nuova e vedere dove ti porta.
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Il gioco del barbone
Obiettivi: Serve a capire il valore dell‟ascolto e a ragionare sul concetto di aiuto
Durata: un ora circa
Materiale: nessuno
Metodi: role play
Sequenza e Modalità:
Il contesto del gioco è un paese, i personaggi sono:
-il barbone
-il sindaco
-il prete
-il dottore dell‟ospedale, e 1 o 2 infermiere acide
-le suore di clausura
-il gruppo di volontari del paese
Anche se gli occhi sono puntati sul barbone, i veri protagonisti sono i volontari. Il conduttore
del gioco deve spiegare bene le parti prima di partire, individuando i personaggi sopracitati
e assegnando loro le parti da sostenere, davanti a tutti, più o meno in questo modo:
“In questo ridente paesello c‟è un gruppo di volontari molto attivo, che si occupa delle più
svariate questioni. Ultimamente l‟attenzione è posta sul caso del barbone XY (si può usare il
nome di battesimo di chi effettivamente ricopre il ruolo del barbone), che è stato dimesso
dall‟ospedale un po‟ in fretta, forse per levarsi di torno un ospite scomodo, nonostante una
ferita alla gamba. Il medico dell‟ospedale è davvero insofferente, e non ha voglia di tenere
occupato un letto per un personaggio così inutile, ai suoi occhi. Quando i volontari
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proveranno a smuovere la sua coscienza troveranno una specie di Pilato, che in più li lascia
in compagnia delle arpie delle infermiere, più intolleranti di lui. I volontari stanno cercando
di AIUTARE il barbone, e pensano che nelle condizioni in cui si trova sia importante trovare
un tetto. Si rivolgono quindi sia all‟ospedale, sperando di cambiare l‟atteggiamento del
dottore, sia agli altri personaggi del paese, nell‟ordine che ritengono più opportuno. Le
suore di clausura hanno molto spazio in convento, ma sono ovviamente un po‟ restie all‟idea
di aprire le porte; il sindaco ha delle stanze inutilizzate in municipio, ed è pure in campagna
elettorale; il prete ha spazio in canonica, ma i volontari, conosciutisi proprio all‟ombra del
campanile, è un po‟ che non frequentano la parrocchia, per via di alcuni dissidi avuti in
passato, giusto con il prete.”
Si può infarcire il discorso dicendo degli incontri che il sindaco organizza di notte nei suoi
locali, forse per una bisca, forse per qualcos‟altro; si può dire del rapporto un po‟ da Don
Camillo e Peppone che c‟è fra lui e il prete; si può inventare e descrivere bene il conflitto
che c‟era stato tra il parroco e i volontari; e si possono aggiungere elementi che
suggeriscano le mosse ai volontari, che dopo ogni dialogo all‟esterno devono tornare a
confrontarsi tra loro alla “base”, che sarà il centro del cerchio, mentre agli angoli staranno
l‟ospedale, il municipio, la canonica e il convento. L‟importante è che il conduttore distolga
l‟attenzione dal barbone, che spesso nello svolgimento del gioco viene trascurato dagli altri
protagonisti e trattato come un oggetto da piazzare da qualche parte.
Dopo la spiegazione generale, in cui si accenna al massimo a quanto il barbone sia una
persona dolce e mite, il conduttore prende in disparte l‟attore che interpreta il barbone e gli
spiega qual è la sua storia: figli lontani, moglie chissà, a dispetto di quel che si pensa lui la
casa ce l‟ha, ha pure 2 lauree, ma è successo qualcosa in passato che gli ha fatto perdere
fiducia, magari un insuccesso, un lutto. Si è trovato solo. Va detto al barbone di concedere
queste informazioni ai volontari solo se si prenderanno il giusto tempo per fargli compagnia,
per conoscerlo, per chiedere di che cosa lui sente il bisogno. Che tipo di aiuto, appunto. Per
stimolare ancora di più il contrasto tra la smania di trovare una sistemazione (fomentata
diabolicamente dal conduttore) e la “verità”, il barbone avrà un oggetto da cui non si separa
mai, non importa cosa: se ne capiranno l‟importanza e lo chiederanno nei dovuti modi, il
barbone spiegherà che quello è il suo album di foto, sede dei suoi ricordi.
In generale, difficilmente i ragazzi “indovinano” lo scopo nascosto del gioco, che è appunto
non cercare di aiutare a tutti costi senza porsi il problema di cosa serva all‟altro, ma perdere
tutto il tempo che serve per ascoltare, conoscere, accogliere. Dunque è importante tenersi
almeno 15 minuti di condivisione finale, in cui prima si chiede a i ragazzi come è andata e se
secondo loro i volontari ce l‟hanno fatta o no, e poi si fa parlare il barbone e si rivela quale
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sarebbe stato il giusto procedere. Ogni dibattito successivo è bene accetto, ma attenzione ai
tempi: la scena, comprensiva di spiegazione iniziale, non dura meno di 45 minuti, sta al
conduttore intervenire per tagliare, prolungare, aggiungere elementi cammin facendo
eccetera. Meglio se i ragazzi ricoprono ruoli per loro non consueti: il bulletto interpreta la
suora, il timidone il sindaco, la chiacchierona il prete musone eccetera.
Note per il conduttore: Ideale per un gruppo di minimo 10, massimo 20 persone, e sono
già troppe
Prendere e dare, chiedere e donare
Obiettivi: Serve a esplorare le dinamiche interne al gruppo in termini di scambio, e a
presentare il rapporto con gli altri come occasione per mettersi in gioco
Durata: un‟ ora circa
Materiale: foglio e penna per ciascuno dei partecipanti, un po‟ di soldi per ciascuno, meglio
se spiccioli
Metodi: gioco interattivo e proiettivo
Sequenza e Modalità:
Il gioco si svolge in 4 fasi, più una restituzione finale, per la quale prevedere almeno 10
minuti.
Il conduttore spiega al gruppo che nel gioco verranno affrontate 4 fasi, avendo cura di
specificare che le prime 2 sono da svolgersi in totale silenzio, per cui è necessaria una
buona collaborazione da parte dei ragazzi. Per questo gioco è necessario che ciascun
partecipante abbia un piccolo gruzzolo di denaro davanti a sé: si può chiedere ai ragazzi di
presentare ciò che hanno in tasca, oppure portare un po‟ di contanti da casa, illudendoli
magari che se giocano bene, se li potranno guadagnare. Regola generale per tutte e 4 le
fasi è che si interviene uno alla volta, non si corre. Non si è obbligati a intervenire.
Fase 1: “prendere”
Il conduttore enuncia al gruppo la seguente frase: “da quando darò il via, ciascuno di voi
può alzarsi dal posto, dirigersi in silenzio verso un compagno seduto in questo cerchio,
prendere il suo gruzzolo, tutto o in parte, e tornare a sedersi al posto. Quando si è seduto,
può partire un altro compagno”. I ragazzi, una volta dato il via, iniziano a svolgere il
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compito affidato, finché si raggiunge uno stato di quiete. Se ciò non avviene entro un
numero di minuti ragionevole, il conduttore interverrà alla prima esitazione, dichiarando
conclusa la fase. A questo punto chiederà ai ragazzi di annotare sul foglio in dotazione a
ciascuno qualche momento saliente che ha colpito la loro attenzione durante a prima fase, e
soprattutto chiederà “come vi siete sentiti?”. Lasciati un paio di minuti per scrivere, il
conduttore dichiarerà aperta la seconda fase.
Fase 2:”dare”
Specularmente alla prima
(solo uno per mossa), o
posto”. Raggiunta la fase
consegna: “come mi sono
fase, la consegna stavolta sarà di “dare ad un proprio compagno
tutto o parte del proprio gruzzolo, in silenzio, e poi tornare al
di quiete, si passerà alle note da scrivere sul foglio, con la solita
sentito/a?”
Fase 3:”chiedere”
Stavolta si parla: ciascuno può alzarsi e richiedere tutta o parte della somma antistante uno
dei propri compagni, “motivando la propria richiesta”. Se il compagno ritiene la richiesta
convincente, acconsentirà; diversamente, negherà il prelievo. Sempre uno alla volta si
procede, fino al raggiungimento dello stato di quiete, o a un necessario intervento del
conduttore.
Fase 4:”donare”
Anche qui si parla, argomentando il perché si sceglie di donare parte o tutto il proprio
capitale ad uno dei compagni: si può spiegare il perché si è scelto quel compagno, o quella
cifra, o motivare entrambe le scelte.
Finito di scrivere le note della quarta fase, il conduttore chiede che ciascuno guardi il
gruzzolo che ha racimolato, apra il foglio delle note, e cerchi di interpretare quanto
avvenuto, come se al posto del denaro ci fosse la propria persona. Ad esempio: “Provate a
considerare di non aver scambiato del denaro, ma di aver: PRESO parte degli altri presenti,
DATO una parte di voi, CHIESTO qualcosa degli altri per voi, e DONATO una parte di voi
stessi agli altri. Vi ci ritrovate? Fate anche nella vita di tutti i giorni le stesse scelte che avete
compiuto con il denaro di oggi?”. Da qui si cerca di stimolare una riflessione personale e di
gruppo, partendo dai criteri utilizzati nelle varie fasi (“cercavate di avere più soldi possibile,
o di distribuire la giusta quota a tutti”), per poi ragionare su piani paralleli, ad esempio
sostituendo nell‟analisi il denaro con altro: “è stato più facile chiedere o prendere? e se
aveste dovuto chiedere aiuto, o attenzione, o affetto?”
Nella “fase 5” è prevista la restituzione del denaro iniziale a ciascuno, ma sta al conduttore
prometterlo all‟inizio, oppure lasciarlo in sospeso fino all‟ultimo, giocarci un po‟…
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Note per il conduttore: Ideale per un gruppo di minimo 5, massimo 15 persone: più
sono grandi e meglio è
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Corporeità e sessualità
Obiettivi: Apprezzare il proprio corpo e usarlo come talento .
Durata: 5 / 6 incontri di un „ ora circa .
Materiale: Figure inerenti all „ attività ( colosseo , banconota , scarpe vecchie , lucchetto
,fulmine ) , musica di sottofondo , dvd del film “ come te nessuno mai “ , persona che porta
la testimonianza , cartelloni .
Metodi: Attività interattiva con cartelloni , collage , visione di un film e testimonianza .
Sequenza e Modalità: Abbiamo iniziato parlando di corporeità . facendole disegnare su un
foglio la sagoma del proprio corpo facendole poi aggiungere : sagome , scritte che
sappiano esprimere i loro sentimenti e il loro modo di esprimerli .
Nel secondo incontro abbiamo sparso per un salone dei fogli con su scritto delle domande :
-Cosa ti inbarazza del tuo corpo ?
-Cosa cambieresti del tuo corpo ?
-Conosci persone che hanno modificato il proprio corpo ?
-Etc .
Nell „ incontro successivo abbiamo fatto un „ attività dove al buio con musica di sottofondo
dovevano toccarsi parti del corpo dette dall „ educatore e abbiamo visto che erano piuttosto
imbarazzzati … Così siamo passati alla sessualità .
Il primo incontro inerente alla sessualità consisteva nel : scrivere su un cartellone tutto
quello che le veniva in mente sentendo quella parola .
Visione del film per un paio di incontri e testimonianza con : un esperto e con una persona
che portava esperienze personali .
Note per il conduttore: Tenere ben presente delle esigenze dei ragazzi dato che si entra
anche in un argomento molto personale .
Sperimentata da (contatto): cristianaraldi @yahoo.it
[email protected]
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I Sogni
Obiettivi: Aiutare i ragazzi a credere nei sogni e porsi degli obiettivi .
Durata: 5 / 6 incontri di un „ ora circa .
Materiale: Dvd del film Cielo d „ Ottobre .
Metodi: Visione e commento del film spezzettato per scene che riguardano le fasi dei sogni
nel Film ma soprattutto nella nostra vita .
Sequenza e Modalità: Dividere il Film in 5 parti che sono di fatto le fasi dei sogni :
-Inizio
-Le cose vanno bene e il sogno sembra raggiungibilissimo
-Difficoltà
-Risalita
-Realizzazione
Per ogni incontro trattare un argomento di questi , alla fine testimonianza .
Note per il conduttore: Tenere ben presente delle esigenze dei ragazzi , se un argomento
non è ben chiaro impiegare anche 2 0 3 incontri .
Sperimentata da (contatto): cristianaraldi @yahoo.it
[email protected]
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- Associazione Oratori Piacentini