ll
ao
lo
to giov
er
i ns
Oscar Luigi
Scalfaro
e la sua
devozione
lauretana
i
an
POSTE ITALIANE SPA
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, CN/AN
La messa
in onore
della
Madonna
di Loreto
Ce
dal
n. 4 - APRILE 2012
nt
ro G anni P
iov
INDIC AZIONI UTILI
ORARI
Basilica della Santa Casa
ore 6.15-20 (aprile-settembre)
ore 6.45-19 (ottobre-marzo)
La Santa Casa rimane chiusa tutti i
giorni dalle 12.30 alle 14.30.
Sante Messe
Sabato e giorni feriali
ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)
ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)
ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)
Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)
Domenica e giorni festivi
ore 7, 8, 9, 10, 11, 12
ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)
ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)
Confessioni
Giorni feriali
ore 7-12.10
ore 16.00-19 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Giorni festivi
ore 7-12.30
ore 16-19.30 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Adorazione eucaristica quotidiana
Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12
Sagrestia Basilica
Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.
Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.
Celebrazione Battesimo
Prima domenica di ogni mese:
ore 17 (Basilica Santa Casa).
Celebrazione Cresima
Primo sabato di ogni mese:
ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)
Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti.
Celebrazione Matrimonio
Informazioni presso il Parroco della
Santa Casa: ore 10-12.
Congregazione Santa Casa-Negozio
(a sinistra della facciata della basilica).
Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con
negozio ricordi e stampe del santuario,
abbonamento alla rivista e iscrizioni alle
Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giugno-settembre).
Ufficio Postale Loreto
Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30.
QUOTA ASSOCIATIVA A
“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”
Ordinario …………………… Euro 20,00
Sostenitore ………………… Euro 35,00
Benemerito ………………… Euro 40,00
Estero …………………………… Euro 25,00
TELEFONI
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA
Sagrestia Basilica
tel. e fax 071.9747.155
Mensile del santuario di Loreto
Delegazione Pontificia
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Congregazione Santa Casa
tel. 071.970104 - fax 071.9747.176
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Redattore
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Delegato Pontificio
Loreto, 15 marzo 2012
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Dal 1° dicembre al 31 marzo aperto
con orario: 10-13; 15-18. Dal 1° aprile al
30 novembre aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con orario: 9-13; 16-19.
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Questo periodico è associato all’USPI
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“Il Messaggio” esce anche in inglese:
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SITI INTERNET
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Messe in diretta su www.santafamigliatv.it
ore 7.30 dalla S. Casa/ore 18.30 dalla Basilica
COME RAGGIUNGERCI…
Autostrade
Bologna-Ancona-Bari e
Roma-Pescara-Ancona:
uscita Loreto.
Linee ferroviarie
Milano-Bologna-Ancona-Lecce con discesa
Loreto
alle stazioni di Loreto e
Ancona, e Roma-Falconara-Ancona, con servizio di autocorriere da
Ancona *.
Aeroporto “R. Sanzio” di Ancona-Falconara, 30 km da Loreto.
* Servizio Autobus ANCONA PER LORETO
Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10
13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15
Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15
Servizio Autobus LORETO PER ANCONA
Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00
13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25
Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15
Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto
Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15
15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15
Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15
Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione
Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50
14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55
Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55
S
124
OMMARIO
EDITORIALE
La messa in onore della Madonna di Loreto
p. Giuseppe Santarelli
125
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
La profetessa Culda e il libro della legge
mons. Giovanni Tonucci
126
In copertina:
Melozzo da Forlì,
Angelo con
calice. Sagrestia
di S. Marco, Basilica di Loreto.
127
LETTERE AL “MESSAGGIO”
CATECHESI MARIANA
“Venite e vedrete”: la fede che si fa
vera intelligenza alla scuola di Maria
fr. Stefano Vita
SPIRITUALITÀ
129
Diventare santi
sor. Francesca Entisciò
131
Z come Zelo
sr. Maria Elisabetta Patrizi
133
STUDI E APPROFONDIMENTI
Misteri clamorosi e silenzio di Dio /2
p.Tarcisio Stramare
136
n. 4 - APRILE 2012
SIMBOLOGIA MARIANA
La quercia
Filippo Di Cuffa
“Loreto, dopo Nazaret,
è il luogo ideale per pregare
meditando il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”
Benedetto XVI
137
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
Santa Giuseppina Bakhita (1868-1947)
p. Marcello Montanari
139
inserto giovani
143
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
dal Centro
Giovanni Paolo ll
Agnese Hori /2
Vito Punzi
124
129
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
144
Tre versi di Dante e una dissertazione accademica
Giuseppe Santarelli
147
148
Restaurato il «Battesimo di Gesù» di Lorenzo Lotto
IN MEMORIA DI…
Oscar Luigi Scalfaro, grande devoto
della Madonna di Loreto
G. S.
137
148
150
154
155
156
LORETO NEL MONDO
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE
VITA DEL SANTUARIO
Loreto sotto la neve
NOTIZIE FLASH
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
EDITORIALE
La messa in onore della
Madonna di Loreto
P. GIUSEPPE SANTARELLI
- DIRETTORE
M
124
Floriano
Bodini,
Logo del VII
Centenario
Lauretano
(1994).
La Madonna
di Loreto
davanti
alla sua Casa
galleggiante
sulle onde
del mare.
olti devoti della Madonna di Loreto si chiedono perché mai
le memorie liturgiche della Vergine di Lourdes (11 febbraio), di Fatima (13 maggio) e di Guadalupe (9 dicembre) siano
facoltative in tutta la Chiesa, mentre la memoria della Beata Vergine di Loreto (10 dicembre) non lo è. È un interrogativo a cui è difficile rispondere, soprattutto se si tiene presente che il beato Giovanni Paolo II, nella «Lettera per il VII Centenario Lauretano», ha
definito la Santa Casa «primo santuario mariano di portata internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore
mariano della Cristianità», e che la Santa Sede, il 4 marzo 1997, a
norma del canone 1231 del Codice di Diritto Canonico, lo ha dichiarato internazionale, privilegiandolo su altri celebri luoghi di
pellegrinaggio.
Nei secoli XVII e XVIII la festa liturgica della Beata Vergine di
Loreto è stata celebrata con messa e ufficio propri in Italia e in altri Paesi cattolici. Dopo alterne vicende, sotto il pontificato di Benedetto XV, la celebrazione liturgica fu di nuovo estesa a tutta
l’Italia, ma essa fu abolita durante il pontificato del beato Giovanni XXIII, in applicazione della «Istruzione» della Congregazione dei Riti del 14 febbraio 1960, nel contesto della revisione
dei calendari particolari.
Diverse sono le ragioni che legittimano la restituzione della
memoria facoltativa per l’Italia e per l’intera Chiesa. Anzitutto
l’eccezionale diffusione del culto mariano-lauretano nel mondo.
Secondo l’ultimo censimento effettuato in materia (giugno 2011),
sono 4.235 le testimonianze e i segni di culto mariano-lauretano in
92 Stati, di cui 700 chiese (diverse con il titolo di santuario), 156
parrocchie, 351 riproduzioni della Santa Casa, 277 cappelle, 1.476 statue, 1.054 dipinti, eccetera.
Si aggiunga che la Madonna di Loreto è stata proclamata da Benedetto XV nel 1920 Patrona
universale dei viaggiatori in aereo, i quali oggi sono decine e decine di migliaia ogni giorno. In
moltissimi aeroporti di Paesi cattolici si trovano cappelle dedicate alla Vergine Lauretana.
Già da vari anni si stanno prendendo iniziative presso le sedi competenti, perché la memoria della Beata Vergine di Loreto venga estesa all’Italia prima e alla Chiesa universale poi. Un
effetto di tale reiterata istanza è stato l’inserimento della sua messa votiva negli aggiornamenti
del Messale Romano (edizione 2003), per cui, chi lo desidera, il 10 dicembre può celebrarla, secondo il testo approvato dalla Congregazione per il Culto Divino il 27 novembre 1982 per le
Marche, che venerano la Vergine Lauretana quale principale Patrona.
Ma è troppo poco! Si auspica veramente che la Conferenza Episcopale Italiana si pronunci
favorevolmente a riguardo, al fine di poter giungere poi al riconoscimento per tutta la Chiesa
da parte della Congregazione del Culto.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
La profetessa Culda
e il libro della legge
MONS. GIOVANNI TONUCCI
L’
- ARCIVESCOVO DI LORETO
ultimo personaggio femminile
nei libri storici ci è noto soltanto per il suo nome – Culda – e per la
sua qualifica – profetessa. Di lei non
sappiamo niente altro, a parte
l’informazione, per noi del tutto
inutile, che suo marito si chiamava
Sallum e che abitava nel secondo
quartiere di Gerusalemme (2Re
22,11-20; 2Cr 34,22-28). Neppure ci
viene detto quale fosse l’origine della sua missione profetica né in quale
modo il Signore le facesse conoscere
la sua volontà.
Culda appare all’improvviso e,
una volta compiuta l’opera che le è
stata richiesta, scompare dalla narrazione. È chiamata in causa per un
episodio il cui significato non è del
tutto chiaro, accaduto a Gerusalemme durante il regno di Giosia. Questi era un sovrano buono e sinceramente dedito alla riforma religiosa
del suo popolo, che sembrava aver
dimenticato del tutto la speciale relazione che Dio aveva scelto di avere con lui.
Una necessità urgente della riforma era quella di restaurare il tempio
del Signore, che, durante il lungo regno dell’empio Manasse e quindi
nei due anni in cui governò suo figlio Amon, era stato lasciato in un
triste abbandono. Durante i lavori di
ripristino, in qualche angolo nascosto del tempio, il sommo sacerdote
trovò un volume, che, dopo una prima lettura, fu identificato come ‘il libro della legge’. Quando il testo fu
letto davanti al re Giosia, questi fu
colto da una profonda commozione,
espressa, secondo l’uso di allora, con
il gesto di strapparsi i vestiti. Se
quella scritta nel libro era la volontà
di Dio, era evidente che per troppo
tempo gli Ebrei non avevano rispettato le leggi ed erano quindi gravemente colpevoli e degni di punizione. Di qui il dolore del re, che riassumeva nella sua persona la responsabilità del bene e del male
operati dal popolo intero.
Il re Giosia chiese allora di
consultare il Signore, attraverso
la profetessa Culda. Ai cinque
autorevoli personaggi inviati da
lei, Culda fece conoscere la parola di Dio, indirizzata al re: “Il popolo ha abbandonato l’alleanza
con me e quindi questo luogo
sarà distrutto; in considerazione,
però, della tua sincerità, la punizione sarà inflitta dopo la tua
morte”. La distruzione di Gerusalemme e la dispersione del popolo, costretto all’esilio, erano
ormai vicine, ed accaddero
infatti durante il regno di
Ioiachìn, nipote di Giosia,
per opera del re di Babilonia, Nabucodonosor.
Culda profetizzò questo evento e poi scomparve, senza essere più
menzionata, come
non era stata
menzionata prima.
Quanto al libro
Miniatura del secolo
XV, Consultazione
della profetessa Culda, Biblia de Alba,
Madrid, Palacio de
Liria.
LETTERE AL “MESSAGGIO”
126
che fu allora trovato, si pensa comunemente che si sia trattato del quinto
libro del Pentateuco, il Deuteronomio,
o almeno della sua parte in cui erano
codificate le leggi. Quel testo sarebbe
stato redatto durante la riforma religiosa condotta dal re Ezechia, conservato nel tempio e poi dimenticato, nei
lunghi anni del regno di Manasse.
Un’altra ipotesi, più fantasiosa ma
certamente più interessante, sarebbe
quella che il testo fosse stato scritto
dai consiglieri del re Giosia, e che, per
dare ad esso una speciale autorevolezza, si sia inventata la storia del ritrovamento nel tempio. Un trucco, insomma, architettato al fine di dare
maggiore forza e consistenza allo
sforzo operato da Giosia per riportare
il regno di Giuda alla fedeltà all’alleanza con il Signore.
Potremmo pensare che questa donna, che viene appena ricordata, abbia
poco da dirci e che la sua breve comparsa sia soltanto un dettaglio secondario nella storia della salvezza. Certamente, la parte che Dio le ha assegnato nel dramma del suo popolo è
breve, ma ha in sé una forte carica
esemplare. Culda rimane nel nostro
ricordo come una voce, che esiste solo
per annunciare la parola di Dio e si
nasconde dietro quella parola.
Ricordiamo un’altra voce, che si
definì come tale e il cui compito è stato quello di preparare l’accoglienza
della Parola fatta carne, Gesù di Nazaret. L’esempio di Culda rivive in
Giovanni il Battista, che parla ma poi
scompare, quando viene colui che è
più forte di lui.
L’esempio di Culda deve essere vissuto da ciascuno di noi, che abbiamo il
compito di annunciare la Parola di Dio
e non la nostra. In questo annuncio sta
la nostra missione e la nostra grandezza, anche se il nostro nome sarà appena ricordato, come quello di Culda, o
non sarà ricordato affatto, come per la
grande folla di testimoni anonimi, il
cui nome e il cui volto sono incisi sulle
palme delle mani di Dio (v. Isaia 49,16).
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
Un infermo chiede corrispondenza epistolare
Pubblichiamo una lettera del nostro associato Antonio Palmisano,
residente a Martina Franca (via Massafra, Case popolari Pal. 2), affetto
da una grave infermità sopportata con grande fiducia in Dio, pur nel
desiderio di un’umana solidarietà, magari attraverso una semplice
corrispondenza epistolare.
Caro padre,
sono Antonio Palmisano, affetto da spina bifida microspinale e ho
bisogno di assistenza. Mi manca la forza per andare avanti. Ho fede nel
Signore e per questo mi affido a Lui per apprezzare maggiormente la vita. Mi lascio guidare volentieri dalla sua mano, specialmente in questo
periodo, in cui vedo mio padre che sta male a causa di una malattia ai
bronchi. Prego tanto che sia sereno e tranquillo, perché si preoccupa per
le difficoltà in cui ci troviamo e quelle che dobbiamo affrontare.
Mio padre e mia madre hanno fatto tanto per me e io vorrei fare
qualcosa per loro e desidero che possano vedermi con il sorriso sulle
labbra, perché a volte sono triste e mi sento solo.
Desidererei che lei, padre, pubblicasse la mia lettera per ricevere lettere da persone amiche, ciò che mi renderebbe felice. Attendo sempre il
postino con gioia e mi sento felice nel ricevere lettere o cartoline.
Auguri, padre. Preghi per me.
Antonio Palmisano
Un giovane infermo a Loreto, accompagnato da una dama.
CATECHESI MARIANA
FR. STEFANO VITA
FFB
In preparazione all’Anno della Fede
“Venite e vedrete”:
la fede che si fa vera intelligenza
alla scuola di Maria
La fede di Maria: ascolto
che si fa vera intelligenza
I
l Sì della Vergine Maria è come
una porta che ci apre sul mistero
dell’amore di Dio, il solo che può illuminare pienamente il mistero della vita dell’uomo. Per cogliere il valore e la profondità di questo atto di
fiducia della fanciulla di Nazaret,
dobbiamo volgere l’attenzione su
un aspetto essenziale della sua vita.
Maria è la donna
ebraica per eccellenza. Il popolo
ebraico è il popolo dell’attesa, è il popolo
eletto, il popolo
te-
so verso la venuta del Messia e Maria è colei che in tutto il popolo
ebraico maggiormente incarna questa attesa. Un’attesa che si traduce
in un atteggiamento di attento e
amoroso ascolto e accoglienza della
Parola di Dio e della sua opera, che
si manifesta negli eventi misteriosi
della vita del Figlio. Nella mente e
nel cuore della Vergine Maria certamente risuonavano le parole del
Salmo 118, che dice: “La mia sorte, ho
detto, Signore, è custodire le tue parole
[…] Insegnami, Signore, la via dei
tuoi decreti e la custodirò sino alla
fine. Dammi intelligenza, perché
io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore […]
Lampada per i miei passi è la tua
parola, luce sul mio cammino”.
Per tale ragione ella conservava, meditava e tratteneva nel suo
cuore tutte le cose che stavano avvenendo nella sua vita e nella vita del
Figlio, come sottolinea in due circostanze san Luca nel suo Vangelo.
Dopo gli eventi misteriosi che hanno caratterizzato la nascita di Gesù,
“Maria, da parte sua, - scrive l’evan-
Modesto Faustini, Maria in meditazione della Parola di Dio, particolare della Santa Famiglia, Loreto,
Cappella Spagnola (1890). «Maria da parte sua serbava tutte
queste cose meditandole nel
suo cuore» (Lc 2,19).
gelista - serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). A seguito dell’episodio del ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio e
dopo le parole, per lei non comprensibili, del Figlio, Maria “serbava
tutte queste cose nel suo cuore” (Lc
2,51). Maria, in questi passaggi del
Vangelo, viene rappresentata con i
due verbi “serbava” e “meditava”.
Il primo verbo suggerisce il concetto
del “custodire insieme” e cioè l’accogliere l’evento e la parola divina,
aderendo ad essa con un’attenzione
amorosa. Ancor più precisamente,
nell’originale greco san Luca usa un
verbo che significa “custodisce attraverso il tempo”. Nel ricordo costante della Parola accolta e amata,
il cuore di Maria quindi incontra la
Luce, che è Dio, e contestualmente
cresce nella conoscenza del Signore.
Possiamo affermare quindi che il
termine indica l’obbedienza nella
fede, che Maria incarna in modo
esemplare. Il secondo verbo, “meditare”, nell’originale greco significa
letteralmente “mettere insieme” ed
ha la stessa radice della parola “simbolo”, la quale “mette insieme” una
realtà concreta e un significato superiore, un elemento dell’esperienza e un valore spirituale. Maria
dunque “mette insieme” gli eventi
che stanno segnando la sua vita e
quella del Figlio, scoprendo che essi
celano un significato “simbolico”,
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
127
cioè superiore. Maria, nella meditazione interiore, intuisce il progetto
profondo e alto sotteso alla sua storia e a quella del Figlio. Ella pertanto diventa la sapiente per eccellenza
che penetra nei segreti delle vicende umane, intuendovi il disegno di
salvezza che Dio sta intessendo; o,
ancor meglio, Maria si lascia condurre da Dio nel significato profondo e alto delle vicende umane. È così che ella vive la vera intelligenza.
Ella, condotta da Lui, vive l’intelligenza della fede, che sa cogliere il
dito di Dio stesso negli eventi della
storia personale e dell’intera umanità. In questa dinamica si attua la
reciproca complementarietà tra fede e ragione.
128
“Venite e vedrete”:
per una ragione
illuminata dalla fede
È la stessa dinamica che Gesù
chiede ai primi discepoli nella narrazione dell’evangelista Giovanni.
Siamo al capitolo 1, versetti 35-39:
“Il giorno dopo, Giovanni stava ancora
là con due dei suoi discepoli e, fissando
lo sguardo su Gesù che passava, disse:
“Ecco l’Agnello di Dio!”. I suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro:
“Che cosa cercate?”. Gli risposero:
“Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e
videro dove egli dimorava e quel giorno
rimasero con lui; erano circa le quattro
del pomeriggio”. “Venite e vedrete”,
dice il Signore ai discepoli. “Venite”
è la chiamata di Dio che chiede un
atto di fiducia, di fede. “Vedrete” è
l’esperienza che i discepoli vivono
per aver risposto alla chiamata, nella quale, attraverso la propria ragione e la propria intelligenza, illuminati dalla fede riescono a cogliere
gradualmente il progetto di Dio nella loro vita, come seme che cresce.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
Bartolomeo Corradini, detto Fra Carnevale, attribuzione, Giovanni Battista, Loreto, Museo-Antico Tesoro. «Ecco l’Agnello di Dio!».
La potenza “performativa”
della Parola di Dio
“è viva, efficace e più tagliente di ogni
spada a doppio taglio; essa penetra fino
al punto di divisione dell’anima e dello
spirito, fino alle giunture e alle midolla,
e discerne i sentimenti e i pensieri del
cuore” (Eb 4,12). E ancora: “Come la
pioggia e la neve scendono dal cielo e
non vi ritornano senza avere irrigato la
terra, senza averla fecondata e fatta
germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà
della parola uscita dalla mia bocca: non
ritornerà a me senza effetto, senza aver
operato ciò che desidero e senza aver
compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
Questa esperienza fa di noi delle
persone vere, nel senso di persone
che sanno vivere ogni giorno la somiglianza con Dio, attraverso le
proprie scelte, le proprie azioni, i
propri pensieri e sentimenti. Solo
così l’uomo, come Maria, sarà capace di cogliere l’agire di Dio nella storia della salvezza e nella propria vicenda personale.
Conclusione
Le considerazioni sino ad ora
esposte ci dicono che il Signore ci
chiede una fede matura, che sappia
adoperare tutte le qualità e i talenti
naturali ricevuti da Dio a servizio
del Vangelo. Un cammino di ascolto fiducioso e cordiale della Parola
di Dio plasma il nostro essere e il
nostro intelletto, permettendo alla
nostra umanità, con tutte le sue facoltà, di raggiungere la sua massima maturazione ed espressione. La
Parola di Dio infatti ha un carattere
performativo (Benedetto XVI, Verbum Domini, n. 53), in quanto è operante ed efficace e cioè capace di
educare la nostra coscienza, quale
sacrario della presenza di Dio in
noi, per condurci ad una comunione sempre più profonda e intima
con Lui, ad una amicizia sempre
più trasparente e sincera con il Signore. Nella storia della salvezza
infatti non c’è separazione tra ciò
che Dio dice e opera. La sua Parola
Illuminato e forgiato dalla Parola
di Dio, l’uomo, di fronte al mistero
dell’agire di Dio stesso, non si trova
confuso, incerto e disorientato, ma
saprà assumere un atteggiamento
di abbandono fiducioso, in un continuo desiderio di incontrarlo e servirlo. Le parole del Signore trasmesse dal profeta Isaia non diventano allora macigni sulle sue spalle,
ma un orizzonte liberante: “I miei
pensieri non sono i vostri pensieri, le
vostre vie non sono le mie vie, oracolo
del Signore. Quanto il cielo sovrasta la
terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8-9). “D’altronde,
- ci ricorda ancora papa Benedetto
XVI nella Verbum Domini al n. 36 - la
religione del Logos incarnato non potrà
che mostrarsi profondamente ragionevole all’uomo che sinceramente cerca la
verità e il senso ultimo della propria vita e della storia”.
SPIRITUALITÀ
SOR. FRANCESCA ENTISCIÒ
FFB
Diventare
santi
“Già gli uomini nuovi
sono sparsi in tutta la
terra. Alcuni sono
ancora difficilmente
riconoscibili; ma altri
possiamo riconoscerli.
Di tanto in tanto li
incontriamo. Le loro
voci e le loro facce
sono diverse dalle
nostre: più forti, più
calme, più liete, più
raggianti. Questi
uomini partono da
dove i più di noi si
arrestano. Sono riconoscibili, ma dobbiamo sapere cosa cercare.
Non attirano l’attenzione su di sé. Tu
immagini di far loro
del bene, mentre sono
loro a fartene. Ti
amano più di quanto ti
amino gli altri uomini,
ma hanno meno biso-
gno di te. Sembrano, di
solito, avere una quantità di tempo a disposizione, e tu ti domandi da dove gli venga.
Quando abbiamo riconosciuto uno di essi,
riconoscere il successivo ci riesce molto più
facile. E io sospetto
molto fortemente (ma
come faccio a saperlo?)
che essi si riconoscano
tra loro immediatamente e infallibilmente, al di là di ogni barriera di colore, sesso,
classe, età, e anche
dottrina. Diventare
santi è un po’ come
aderire a una società
segreta. Per dirla in
termini molto riduttivi
dev’essere un gran
divertimento”.
(C. S. Lewis)
C
redo che almeno una volta nella vita ciascuno di
noi abbia incontrato un uomo o una donna di Dio.
Impossibile non averli riconosciuti fra tanti, impossibile
cancellarne il ricordo dal cuore per una parola ricevuta,
una preghiera o semplicemente per uno sguardo profondo di pace. Il Signore pone sul nostro cammino queste figure meravigliose per incoraggiarci, per mostrarci
che è una strada percorribile a tutti; guardandole e imitandole, esse ci danno forza per affrontare le difficoltà. È
interessante pensare che questi incontri raramente si
fanno lontano dal luogo dove siamo, quasi come se il Signore volesse dirci che ci vuole santi proprio lì, nel lavoro che svolgiamo, nelle occupazioni quotidiane che ci
competono, anche nelle faccende domestiche, sia che laviamo i piatti, sia che accogliamo qualcuno. Dio è con
noi sempre e vuole essere incontrato nella prossimità
della nostra vita ordinaria. Proprio lì ci viene a cercare:
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
129
poterlo riconoscere e per far sì che venga riconosciuto in
ciascuno di noi. Innanzitutto l’uomo nuovo ha uno
sguardo trasfigurato, raggiante e questo vuol dire che
passa molto tempo in preghiera. Non dobbiamo avere
paura di pregare e di pregare molto. E per pregare bene
è necessario pregare molto, perché in questo molto Dio
agisce in me misteriosamente, plasmando la mia anima,
parlando al mio cuore. Gesù è il nostro modello unico e
Lui per primo ha passato lunghe ore in preghiera, in
particolare durante la notte; questa è la fonte dell’efficacia del suo apostolato. Pregare molto ha l’effetto immediato di aumentare in me l’amore, che poi restituisco intorno a me anche senza accorgermene, proprio perché
non ho più bisogno di sapere che sto amando: entro in
un tempo eterno e ridòno semplicemente l’abbondanza
delle benedizioni che ricevo.
Ecco perché gli uomini nuovi si riconoscono tra loro:
essi sono completamente fuori di sé, non si curano più
di pensare a se stessi, per poter riversare tutto l’amore
nei fratelli. E questo avviene e basta: non c’è una formula, c’è solo il desiderio ardente che Dio sia tutto in tutti.
Quando si capisce che questa è una missione che abbiamo tutti, cresce il desiderio di essere anche noi questi
uomini nuovi e di incontrarsi sulle strade del mondo, e
quando ci si riconosce accade quello che avvenne tra
Maria ed Elisabetta: un’esultanza, un’esplosione di
gioia, nello Spirito Santo.
“Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi”.
(don Tonino Bello)
nei nostri dubbi, nei nostri problemi, ribalta la nostra visione ristretta con la testimonianza luminosa di persone
che lo portano nel cuore e negli occhi.
Riconoscere
130
La prima parola su cui ci vogliamo soffermare è riconoscere. Innanzitutto per riconoscere bisogna aver conosciuto, cioè poter ritrovare i tratti, le caratteristiche che
mi dicono la verità di quello che sto cercando. Per riconoscere qualcuno bisogna essere vigilanti, attenti, sapere
cosa cerchiamo e perché stiamo cercando. Nella vita spirituale è molto importante avere qualcuno con cui condividere il cammino della fede, qualcuno che conosca un
pochino meglio la via e ci sappia indirizzare verso il bene, a fare le scelte giuste. Quando si parla lo stesso linguaggio dell’amore in Dio, necessariamente ci si riconosce e questo riconoscersi non è solo il frutto della bellezza del camminare insieme, ma spesso è un dono che Dio
fa per ravvivare nel nostro cuore il desiderio di possedere Lui e affrettare così la venuta del suo Regno. Non dobbiamo dimenticare che essere santi non è un’opzione, è
dovere di ogni cristiano e ciascuno di noi dovrebbe sentire l’urgenza di essere questo uomo nuovo per il fratello.
L’uomo nuovo
Vogliamo provare a fissare lo sguardo sulle caratteristiche di questo uomo nuovo, tracciarne brevemente i
tratti e trovare degli spunti utili per la nostra vita, per
Don Andrea Principini
è il nuovo vicario generale
della Delegazione Pontificia
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
l 6 marzo l’arcivescovo Giovanni Tonucci, delegato pontificio per il santuario della Santa Casa, a seguito del documento firmato il 29 febbraio 2012 dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha comunicato che è stato nominato nuovo vicario generale della Delegazione Pontificia
don Andrea Principini del clero della Prelatura di Loreto, il
quale subentra a padre Stefano Vita della Fraternità Francescana di Betania, che lascia dopo due trienni di servizio, essendo stato eletto vicario generale del suo istituto.
Nel contempo l’arcivescovo Tonucci ha comunicato i nomi del nuovo Consiglio di Amministrazione, il quale, oltre
allo stesso delegato, presidente, e al vicario generale, comprende i seguenti consiglieri: p. Stefano Vita, dott. Claudio
Quattrini, dott. Giambattista Santucci e dott. Andrea Ambrogini. Il Collegio dei revisori dei conti è restato lo stesso:
dott. Marco Lori, presidente, dott. Giorgio Ciccioriccio e
dott. Alberico Novelli, membri.
Nella foto: l’arcivescovo Tonucci con il nuovo vicario generale don Andrea Principini. (Foto Montesi)
I
SPIRITUALITÀ
SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI
SFM
L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z
Z
come Zelo
NELL’ANTICO TESTAMENTO
L
a parola “zelo” mi fa subito venire in mente la dichiarazione del profeta Elia: «Sono pieno di zelo per
il Signore, Dio degli eserciti…» (1Re 19,10).
“Zelo”, in questo testo e in altri dell’Antico Testamento, è l’equivalente di un’ardente gelosia che descrive l’amore appassionato di Dio per il suo popolo. Di esso sono colmi anche i suoi profeti, e ogni autentico “uomo di
Dio”, suo servo fedele.
L’ETIMOLOGIA
Dal lato etimologico, è interessante rilevare che la pa-
rola greca zèlos deriva da una radice significante “acqua
bollente” o “entrare in ebollizione”, mentre la radice dell’ebraico qin’ah descrive il rossore del volto di una persona
che “si riscalda appassionatamente”. Comunque, sia nell’ebraico, sia nel greco, è una collera che fa pensare al
fuoco. Isaia, ad esempio, dice:
«Vedranno, arrossendo, il tuo
Giovanni Battista
Piazzetta (1682-1754),
amore geloso per il popolo, e il
Elia rapito su un carro
fuoco preparato per i tuoi nedi fuoco, National
mici li divorerà» (26,11).
GENERI DI ZELO
Lo zelo può essere violento
Gallery, Washington.
Dice il profeta Elia:
«Sono pieno di zelo
per il Signore, Dio degli eserciti…».
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
131
ma non sempre è condannabile: dipende da cosa, o da
chi, lo muove. Un conto, infatti, è lo zelo che nasce dall’invidia o altre passioni negative; un conto quello alimentato da una fiamma d’amore puro, come nel Cantico dei Cantici: «… perché forte come la morte è l’amore
(…) le sue vampe sono vampe di fuoco» (8,6).
LO ZELO DI DIO
Il Dio d’Israele non è “geloso” del nostro bene, ma è
mosso da zelo a nostro favore. Se non vuole che ci attacchiamo agli idoli è perché ci separano da Lui, fonte di
ogni bene. La sua violenza verso gli “idoli” è perché essi
ci ingannano e ci rendono schiavi. La sua santità coincide con il suo amore ardente alla verità, che Egli è, e al
desiderio del nostro vero bene, che Lui stesso è, quindi
alla sua santa volontà! Così «uno zelo veemente difende
gli oppressi e punisce i cattivi (…) è collera che esprime
l’amore di Dio»(1). Ma è anche dimostrazione della propria santità e fedeltà che salva Israele, il popolo prediletto. Così, in Ezechiele 39,25, Dio afferma: «Ora ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione della casa
d’Israele e sarò geloso del mio santo nome»!.
Pertanto, «se la santità è la fonte dello zelo che anima Yahweh, è il suo amore appassionato ciò che lo
mette in opera»(2).
132
LO ZELO PER DIO
Non di rado Dio comunica il proprio zelo a una persona scelta, come nel caso del profeta Elia. Ma anche un
vero devoto, come il salmista, può esclamare: «perché
mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me» (Sal 69,10).
Altri – come farà Paolo prima della conversione – sono
eccessivi e detti “zeloti”, capaci addirittura di violenza
contro quelli che essi considerano “eretici” (cfr. At 23,1 ss.).
LO ZELO CRISTIANO
Modesto Faustini, San Giacomo maggiore (dall’alto) e San
Giovanni evangelista, i «figli del tuono», mossi da zelo indiscreto. Cappella Spagnola (1890), Loreto.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
Tra gli “zeloti” (espressione negativa ed esagerata del
vero zelo) troviamo anche molti oppositori di Gesù. Ma
i cristiani non devono lasciarsi contaminare da questo
zelo disordinato. Infatti, Gesù non ha avuto atteggiamenti del genere. Egli condanna, ad esempio, la reazione dei “figli del tuono” (Giacomo e Giovanni) che gli
chiesero: «vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc 9,54), riferendosi ai Samaritani che
non lo vollero ricevere.
Ma se Gesù rigetta ogni spirito “zelota”, egli è pieno di vero zelo per il Regno del Padre suo, per accedere al quale può essere necessario sacrificare anche
STUDI E APPROFONDIMENTI
la propria vita.
Lo zelo cristiano, per amore del
Signore, non dovrebbe mai diventare quello di uno “zelota”, bensì tendere al vero bene dei fratelli e di tutta l’umanità, ricercando quei “doni
migliori” che si concentrano nella carità di cui Paolo tesse l’elogio nell’inno di 1Cor 13,4-8.
Il Concilio Vaticano II dirà della
formazione dei presbiteri: «crescano
nello zelo di guadagnare tutti gli
uomini a Cristo» (O.T., 8). E nel Decreto Conciliare sull’apostolato dei
laici, parlando dello zelo dei giovani, si afferma: «I giovani debbono
divenire i primi e immediati apostoli dei giovani…» (A.A., 8).
Urge, pertanto, riaccendere la nostra carità, con la preghiera e soprattutto con l’Eucaristia, dove si riattualizza per noi la morte redentrice
del Giusto: «in nostro favore, perché
noi potessimo diventare per mezzo
di lui giustizia [santità] di Dio»
(2Cor 5,21). Infatti: «Non vi è, non vi
è stato, non vi sarà alcun uomo per
il quale Cristo non abbia sofferto»(3).
Il suo zelo per il Padre e per noi
vuole ricondurre amabilmente a Lui
ogni “pecorella smarrita” (cfr. Mt
18,14). Infatti, lo zelo di Gesù non
contraddice la misericordia, ma è
l’espressione piena e costante della
sua comunione d’amore col Padre
che l’ha mandato.
«Tutta la vita di Cristo esprime
la sua missione: servire e dare la
propria vita in riscatto per molti»
(CCC, 608)(4).
Note
AA. VV., Vocabulaire de Théologie
Biblique (a cura di X. LÉONDUFOUR), Les Éditions du Cert,
Paris, 1966, col. 1136.
(2)
Idem, o.c., col. 1137.
(3)
CONCILIO DI QUIERZY (anno 853),
De libero arbitrio hominis et de praedestinatione, can. 4: D5 624.
(4)
Cfr. Mc 10,45.
(1)
San Giuseppe e la nuova evangelizzazione
Misteri clamorosi
e silenzio di Dio /2
P. TARCISIO STRAMARE
OSJ
Il silenzio di Dio
È
proprio questa la via percorsa dalla letteratura cristiana, a cominciare già da sant’Ignazio di Antiochia, successore di Pietro sulla
cattedra di Antiochia di Siria fin dall’anno 70. Trattando dell’“economia
divina”, ossia del piano divino della salvezza, egli concentra la fede nella realtà storica di Gesù attorno a tre “misteri”: il concepimento di Cristo nel seno di Maria, la sua identità e il suo battesimo in vista della passione-morte. Ebbene, essi sono tre misteri “clamorosi”, ma hanno avuto
luogo “nel silenzio di Dio”. Ignazio sottolinea fortemente il contrasto
tra il “clamore” dei misteri in se stessi e il “silenzio” della loro presenza
nella storia. Nessuna “irruzione”, dunque, come oggi si ama dire. Dio si
inserisce nella storia umana seguendone “l’uso e l’ordine”, nel “silenzio” appunto. Ebbene, storicamente è stata proprio la presenza di san
Giuseppe nella “normalità” di sposo e di padre a consentire a tutta l’economia della salvezza di svolgersi nel “silenzio di Dio”. Nei Vangeli,
infatti, Giuseppe è presentato come sposo di Maria (Mt 1,16.19.24; Lc
2,5) e padre di Gesù (Lc 2,27.33.41.43.48); Maria è la sposa di Giuseppe
(Mt 1,18.24; Lc 1,27); insieme essi sono i genitori di Gesù (Lc 2,41.43); Gesù è ritenuto figlio di Giuseppe (Lc 3,23; 4,22; Mt 13,55; Gv 6,42). Una famiglia normale e, dunque, “nel silenzio”. Il “clamore” certamente non
verrà escluso; ogni cosa, tuttavia, a suo tempo.
Nel pensiero di sant’Ignazio il “silenzio di Dio” è ritenuto molto importante, perché finalizzato a nascondere al principale oppositore, il
principe di questo mondo, la verginità di Maria, come pure la natura
divina di Gesù e conseguentemente il valore salvifico della sua morte in
croce. Là dove la storia della salvezza è regolata dal “silenzio di Dio”,
questa dipende dalla presenza di san Giuseppe. Essenziale è il matrimonio con Maria, perché è come sposo di Maria che egli ne nasconde la
verginità e il parto, ossia l’identità del Figlio, considerato “figlio di Giuseppe”, e conseguentemente la sua missione salvifica. “Ministro della
salvezza”, dunque, san Giuseppe, con il ruolo importante di “difesa”
contro il nemico più accanito, “il principe di questo mondo”; il titolo di
“terrore dei demòni” ha qui la sua radice. Il “silenzio” è la strategia
(“economia”) scelta da Dio per nascondere al demonio e ai suoi satelliti
il suo piano di salvezza.
Origene (+255), una delle più rilevanti personalità della Chiesa antica, riprende il pensiero di sant’Ignazio: “La verginità di Maria rimase
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nascosta al principe di questo secolo. Rimase nascosta a
motivo di Giuseppe; rimase nascosta a motivo del matrimonio; rimase nascosta perché era considerata sposata. Se, infatti, non avesse avuto uno sposo e, come si credeva, un marito, in nessun modo avrebbe potuto rimanere nascosta al principe di questo mondo. Subito, infatti, si sarebbe insinuato il tacito pensiero del diavolo:
‘Come costei, che non è unita ad un uomo, è incinta?
Questo concepimento deve essere divino, deve essere
qualcosa di più sublime della natura umana’ ”.
134
Eusebio di Cesarea (+340), vescovo, scrive che “tra i
miracoli che era piaciuto al Salvatore tenere nascosti,
c’era quello della sua nascita, così che nessuno di
coloro che lo conobbero durante la sua vita
mortale, eccetto pochi, ne venisse a conoscenza”. Commentando il Salmo 71,6,
egli accosta il silenzio della pioggia
(“Scenderà come pioggia sull’erba, e
come acqua che irrora la terra”) alla
nascita di Gesù: “Cadendo sull’erba, infatti, la pioggia scende
in maniera impercettibile e senza rumore. Di conseguenza,
dunque, la generazione secondo la carne del nostro Salvatore avvenne in maniera
del tutto analoga alla pioggia, affinché nessuno, nemmeno tra coloro che abitavano nelle vicinanze, capisse e
udisse il mistero del concepimento e del parto della santa
Vergine”. Riferendosi in particolare ai problemi riguardanti
la verginità di Maria e la nascita
da lei del Salvatore, si pone alcune domande. Come avrebbero
potuto credere “tutti i mortali
che vedevano l’unto di Dio vivere tra gli uomini come tutti gli altri, che egli fosse nato da una ragazza ignara di nozze e senza
padre?”. C’è da dire, inoltre, che
se si fosse saputo che Maria aveva partorito un figlio senza Giuseppe, sarebbe caduta sotto le
sanzioni della legge mosaica.
“Bisogna, perciò, considerare come la Scrittura attentamente scriva: ‘Prima che andassero a vivere insieme, fu
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
trovata incinta per opera dello Spirito Santo’ (Mt 1,18); è
come se dicesse chiaramente che lei non aveva concepito prima delle nozze, né prima di andare dal marito, ma
dopo di essersi sposata con Giuseppe e aver cominciato
ad abitare con lui ed essere stata chiamata coniuge da
tutti. Una volta che abitavano insieme, ed erano visti
comportarsi già come sposati, allora, ma prima di unirsi, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Tutte
queste cose furono predisposte molto accuratamente
per evitare che si venisse a sapere. Infatti, se a Maria fosse capitato di concepire quando era ancora presso i suoi
genitori, poiché naturalmente si sarebbe divulgato il fatto che essa non aveva concepito con il concorso del marito, immediatamente avrebbe subito la pena secondo la
Legge (Dt 22,23); o se non questo, di certo non si sarebbe
liberata dalla macchia di stupro. D’altra parte, non poteva essere testimone di se stessa, come non sarebbe stata la persona più indicata a far fede
di ciò che le era accaduto. Nessuno, infatti,
si sarebbe lasciato convincere dell’apparizione dell’angelo o avrebbe creduto a lei
che narrava ciò che le era stato detto da
Gabriele. Né Giuseppe l’avrebbe accolta
in casa sua già incinta, lui che era riconosciuto pubblicamente giusto. Opportunamente, perciò, essa fu trovata incinta ed in modo, per così dire,
maritale non nella casa dei suoi genitori, ma in quella di Giuseppe:
‘Prima, infatti, che iniziassero a
vivere insieme, dice la Scrittura, si trovò che aveva concepito’ (Mt 1,18)”.
I cavilli
dei perversi
Sant’Efrem il Siro
(+373), diacono, maestro di coro e
insigne catechista, tra i motivi del
matrimonio di Maria con Giuseppe
pone “i cavilli dei perversi, i quali
l’avrebbero calunniata di adulterio;
perciò fu consegnata ad un uomo casto, il quale, osservando che essa era
gravida, ritenesse con sé quella
Ferdinand
che avrebbe daStuflesser,
to alla luce e non
Santa Famiglia.
la cacciasse di
«Una famiglia
casa, ma convinormale
vesse con lei”.
e nel silenzio».
Inoltre: “Se l’angelo ha ordinato a
Giuseppe di prendere con sé Maria, il motivo è stato quello di allontanare il sospetto che sarebbe
potuto venire in mente ad eventuali calunniatori. Più ancora, Giuseppe doveva proteggerla ed evitare che venisse uccisa da coloro
che, a causa della sua concezione,
l’avrebbero sospettata di relazioni
carnali con un angelo”.
NOVITÀ DELLE EDIZIONI SANTA CASA
San Basilio di Cesarea (+379),
successore di Eusebio, riprende
l’argomento di Ignazio di Antiochia riguardante la “distrazione
del maligno”: “Un antico autore
escogitò anche un’altra ragione.
Fu escogitato da Dio il matrimonio con Giuseppe affinché la verginità di Maria rimanesse occulta Andrea Sansovino, Sposalizio, particolare, Loreto, Rivestimento marmoreo (1526).
al principe di questo mondo. Infatti, furono adottate per la Vergine le forme esterne del- partorirà un figlio’ (Is 7,14). Con il matrimonio fu, dunle nozze, quasi per distrarre il maligno, che da tempo que, ingannato l’insidiatore della verginità. Egli sapeva,
controllava le vergini, ossia da quando aveva udito il infatti, che la venuta del Signore nella carne avrebbe
profeta annunciare: ‘Ecco, la Vergine avrà nel seno e portato la distruzione del suo dominio”.
Le Donne nella Bibbia
arcivescovo Giovanni Tonucci ha
raccolto, in un elegante volume di
125 pagine, la prima serie degli articoli su Le Donne nella Bibbia, apparsi su questa rivista a partire dal numero di novembre 2008. La pubblicazione fa parte della collana
«Quaderni de Il Messaggio». Contiene quaranta voci. Le singole figure sono delineate
con garbo, acume ed efficacia descrittiva, in uno stile piano e coinvolgente. I lettori de
«Il Messaggio», che molto hanno apprezzato gli articoli in materia, ora possono averli
raccolti tutti insieme. Si tratta del primo volume che descrive le donne della Bibbia nel
Pentateuco e nei Libri storici, arricchito da pregevoli illustrazioni appropriate per ogni
figura, tratte in parte dall’arte lauretana. Ora l’autore prosegue nella descrizione delle
altre donne del Vecchio e del Nuovo Testamento che appariranno su questa rivista. Il
volume, al prezzo di € 10,00, può essere richiesto alla Congregazione Universale della
Santa Casa (tel. 071.970104).
L’
Salmi Responsoriali - Anno A
adre Giuliano Viabile, direttore della Cappella musicale “Santa Casa”, e suor Barbara Anselmi, animatrice liturgica del santuario, hanno dato
alle stampe il terzo volume contenente le musiche originali dei Salmi responsoriali delle
domeniche e festività dell’anno A. I precedenti due volumi degli anni C e B hanno avuto
una lusinghiera accoglienza presso gli specialisti e i cultori della liturgia per le musiche
ispirate ai più sani canoni della musica sacra e per le geniali e piacevoli melodie. Anche
questo volume può essere richiesto alla Congregazione Universale della Santa Casa.
P
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
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SIMBOLOGIA MARIANA
FILIPPO DI CUFFA
La quercia
L
136
a nostra storia incomincia stavolta da
un “patto d’amore” stipulato, nell’estate del 1467, tra il popolo di Viterbo e la
Madonna, una cui immagine miracolosa
era stata collocata, una cinquantina di
anni prima (per la precisione, nel 1414),
all’interno dell’incavo di un albero di
quercia, laddove la Vergine era apparsa
in diverse occasioni. Questo “patto d’amore”, contratto da oltre trentamila fedeli in processione, era stato onorato da
Maria debellando una feroce epidemia di
peste che aveva colpito l’intera Tuscia. In
quei frangenti drammatici e salvifici,
dunque, la gente di Viterbo decise di costruire il grande santuario rinascimentale
tuttora esistente. Da allora, ma anche prima di allora, sono tante le chiese consacrate, sul territorio italiano, alla Madonna della Quercia.
Perché, dunque, Maria predilige quest’albero per le
proprie apparizioni tra le selve dell’Italia del Medioevo
e del Rinascimento?
La risposta la troverete sedendovi proprio accanto ad
un tronco di quercia, al riparo della sua folta chioma di
rami e foglie. Vi accorgerete, così, soprattutto quando vi
opprime la calura estiva, che quest’albero, più di qualunque altro, è in grado di proteggere il viandante, di
accogliere le membra stanche del pellegrino, di ritemprarne anima e corpo.
Quest’albero, insomma, possiede le stesse virtù di
Maria: i rami folti e ampi della quercia proteggono e accolgono, così come la Vergine accoglie Gesù nel proprio
grembo e accoglie le nostre preghiere, volte alla sua materna intercessione.
I rami della quercia, folti di foglie e fecondi di ghiande, simboleggiano anche la prosperità della vita e la fecondità della terra. Sul piano etimologico, del resto,
questa fecondità della terra si interseca con la fecondità
dell’uomo, laddove l’espressione latina “glans-glandis”
identifica sia la ghianda dell’albero
Pomarancio,
che il glande dell’uomo.
Quercia, Sala del
La fecondità della Vergine Maria,
Tesoro (1605dunque, sublima e oltrepassa la fe1610). La quercia
condità della natura.
è simbolo della
fortezza di Maria.
Il legname duro e incorruttibile
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
della quercia, inoltre, si
può ricondurre facilmente
alla forza della fede insita
nel cuore della Madonna,
che affronta ogni avversità, a partire dall’avventurosa fuga in Egitto, confidando nell’aiuto di Dio.
Un Dio che sceglie proprio i rami di quercia per
apparire ad Abramo, nelle
sembianze di tre uomini,
che prefigurano il concetto cristiano di Trinità: sono le querce di Mamrè, all’ombra delle quali, quindi, Abramo incontra il Dio
Uno e Trino, da cui riceverà la notizia della Terra Promessa e l’annuncio della
tardiva fecondità della moglie Sara.
Ancora una volta, insomma, una quercia esprime la
potenza della fecondità, divina e umana.
Il vigore di quest’albero maestoso lo rende, infine,
simbolo evidente dell’Axis Mundi, del legame assiale
che unisce cielo e terra. In virtù di questo legame e di
un’investitura ritenuta divina, per secoli i re hanno governato il popolo e amministrato la giustizia: uno di
questi monarchi, il re santo Luigi IX di Francia, emanava le proprie sentenze giustappunto sotto le fronde di
una quercia.
Non è privo di senso, allora, l’inserimento di un ramo
di quercia proprio all’interno dell’emblema della Repubblica Italiana: anche nelle istituzioni umane e democratiche bisogna praticare e vivere la giustizia.
Preghiamo Maria che sia davvero così…
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
P. MARCELLO MONTANARI
Santa
Giuseppina
Bakhita
(1868-1947)
Giovinezza drammatica:
schiavitù e umiliazioni
L
a straordinaria storia di Giuseppina Bakhita, nata in un villaggio del Darfur, nel Sudan, colpisce per la sua drammaticità e grandezza. Nata presumibilmente nel 1868, verso
gli otto anni venne rapita da due arabi: “Se gridi sei morta”, la minacciò uno armato di fucile, spingendola con violenza nella fitta boscaglia. Dopo aver camminato tutta la notte, la
bambina fu rinchiusa in un bugigattolo. Gridava con un’angoscia indescrivibile, ma nessuno la udiva. Era talmente terrorizzata che
dimenticò persino il suo nome: i due negrieri
la chiamarono “Bakhita”, che – ironia della
sorte – significa fortunata.
Il mercato degli schiavi era allora fiorente, e
si rapivano bambini e giovani donne per i mercati del nord-est. Durante la prigionia Bakhita
riuscì a fuggire insieme a una compagna, ma
cadde nelle mani di un altro negriero. Venduta
e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e
di Khartoum, conobbe umiliazioni, sofferenze
fisiche e morali; veniva trattata spesso con calci, pugni e staffilate.
A Khartoum fu comperata da un generale
turco. Dovette subire gravi maltrattamenti e
infine, per ordine della padrona, il supplizio
del tatuaggio: una fattucchiera le praticò 6 incisioni sul petto, 60 sul ventre e 48 su tutto il
corpo, dentro le quali furono messi dei grani di sale
perché le cicatrici fossero sempre visibili. Bakhita rimase per diversi giorni tra la vita e la morte.
Il generale, prima di tornare in Turchia, mise la
schiava sul mercato: la prese un agente consolare italiano, Calisto Legnani, il quale la trattò come una do-
137
mestica, aiutandola anche a rintracciare la propria famiglia, purtroppo senza esito. Nel 1884, quando gli europei di Khartoum decisero di lasciare il Sudan davanti all’avanzata dei ribelli, Bakhita ottenne di accompagnare
in Italia il Legnani, il quale ne fece poi dono alla famiglia dell’amico Augusto Michieli.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
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Cristiana e suora canossiana
Nel segno del perdono e della misericordia di Dio
Con i nuovi padroni, Bakhita si spostò a Mirano Veneto, dove faceva da “tata” alla loro bambina di circa tre
anni, che le si affezionò assai. Nella primavera del 1885
la ex schiava conobbe Illuminato Checchini, il fattore di
casa Michieli, fervente cattolico, amico di don Giuseppe
Sarto, futuro papa Pio X. Fu lui a portare Bakhita alla fede cristiana.
Le procurò un alloggio a Venezia presso un Istituto
delle Figlie della Carità (Canossiane), che istruirono
Bakhita nelle verità della fede. Venne battezzata il 9
gennaio 1890 coi nomi di Giuseppina, Margherita e Fortunata. Quel giorno non sapeva come esprimere la sua
gioia. In seguito la si vide spesso baciare il fonte battesimale e dire: «Qui sono diventata figlia di Dio!».
Nello stesso giorno ricevette la cresima e la prima comunione. Rimase poi altri due anni nell’Istituto, dove
maturò la sua vocazione religiosa tra le Canossiane. Entrata in noviziato nel dicembre 1893, fece la prima professione tre anni dopo a Verona, l’8 dicembre 1896.
Trasferita a Venezia, trascorreva le sue giornate nel
laboratorio delle ragazze lavorando ai ferri e ricamando. Nel 1902 fu trasferita a Schio, dove visse per oltre
cinquant’anni come vera testimone dell’amore di Dio,
prestandosi in diverse occupazioni sempre con prontezza, semplicità e affabilità: fu infatti cuciniera, guardarobiera, ricamatrice e portinaia.
“Madre Moretta”, come la chiamava la gente, aveva
sempre una buona parola e un sorriso per tutti. La sua
umiltà, la sua semplicità ed il suo costante sorriso conquistarono il cuore di tutti i cittadini di Schio. Le consorelle la stimavano per la sua dolcezza inalterabile, la sua
squisita bontà e il suo profondo desiderio di far conoscere il Signore. «Siate buoni, amate il Signore, pregate
per quelli che non lo conoscono. Sapeste che grande
grazia è conoscere Dio!».
Col passare degli anni, cominciò a risentire le conseguenze delle brutalità patite da schiava, fino ad essere
costretta su una carrozzella. Passava intere ore in preghiera davanti al tabernacolo offrendo le sue sofferenze per la Chiesa, per il Papa e per la conversione dei
peccatori.
Spirò l’8 febbraio 1947 dopo aver esclamato: “Quanto
sono contenta… la Madonna, la Madonna!”. La sua
tomba fu presto assediata da fedeli che ricorrevano alla
sua intercessione con esiti sorprendenti. Beatificata da
Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992, fu da lui stesso dichiarata santa il 1° ottobre del 2000. La fama della sua
santità si è ormai diffusa in tutti i continenti. I cristiani
sudanesi che ancora soffrono persecuzione e morte la
invocano come loro protettrice in cielo.
Quando fu chiesto a Bakhita che cosa avrebbe detto a
quelli che l’avevano rapita, rispose: “Mi inginocchierei
davanti a loro, perché senza di essi non sarei cristiana,
né suora”. Dio è più grande di ogni nostro peccato, per
questo santa Giuseppina diceva: “Me ne vado adagio
adagio, portando due valigie: quella più piccola con i
miei peccati, quella più grande con i meriti infiniti del
Signore Gesù… Dirò a san Pietro: “Pesate: io resto”. La
misericordia di Dio l’aveva resa sicura e serena.
Questa figlia d’Africa viene a ricordarci le grandi
realtà che reggono la nostra vita. Seppe amare con cuore umile e sincero tutte le persone che incontrava: piccole e grandi. A tutti ha insegnato ad amare. Papa Giovanni Paolo II, elevandola agli onori degli altari, la definì
“sorella universale”. E resta sorella per ognuno che la
invoca e le chiede aiuto.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
A Loreto nella Casa di Maria
Nel 1933, insieme a suor Leopolda Benetti, missionaria di ritorno dalla Cina, iniziò un viaggio per visitare
l’Italia, specialmente i santuari, e per tenere conferenze
di testimonianza e propaganda missionaria. Timida per
natura e capace di parlare solo in dialetto veneto, Bakhita si limitava a dire poche parole alla fine degli incontri;
era la sua presenza, tuttavia, e la sua incredibile storia
ad attirare l’interesse di migliaia di persone.
Nel suo viaggio ha visitato anche il santuario di Loreto,
sostando devotamente nella Santa Casa della Madonna.
Ne siamo certi perché ha fatto sosta per una settimana (dal
10 luglio) presso le consorelle Canossiane di Colle Ameno,
vicino ad Ancona e quindi a Loreto: sappiamo infatti che
era abitudine delle Canossiane di Colle Ameno condurre
al santuario di Loreto tutte le consorelle loro ospiti.
Dalla cronaca delle Canossiane di Colle Ameno sappiamo che la Bakhita ha fatto visita a Colle Ameno altre
due volte: nel giugno 1935 e il 30 maggio 1938 (per una
quindicina di giorni, ancora con suor Leopolda).
Non sappiamo se ha fatto visita al santuario di Loreto in tutte e tre le circostanze, ma recentemente ci è pervenuta la conferma da parte di madre Pia, postulatrice
della causa di canonizzazione, che la Bakhita abbia visitato almeno una volta la Santa Casa di Loreto. Lo testimonia infatti una consorella marchigiana, madre Iolanda Bucciarelli, presente in quegli anni a Colle Ameno:
“Madre Bakhita è stata accompagnata da Colle Ameno
a Loreto col cavallo e carretto da un signore che allora
abitava vicino alle Madri; anche il signore, ancora vivente, ricorda benissimo il viaggio di andata e ritorno,
anche se non sa precisare l’anno”.
ao
lo
con lo stile del passato
è onestamente tramontato. Chi è sul campo se
ne accorge quotidianant
mente. Perché è camro G anni P
iov
biato il contesto sociale, è cambiato il ruolo
del parroco nella parrocchia, è cambiata la religiosità in Italia sia nelle
città come nei paesi. Non dobbiamo
DON GIACOMO RUGGERI
[email protected]
“Capire
per vivere” 4
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EDITORIALE
Ce
dal
to giov
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I giovani, il Concilio Vaticano II e la “Lumen Gentium”
risto è la luce delle genti. Novembre 1964. Costituzione dogmatica sulla Chiesa: Lumen Gentium.Al paragrafo 31 del capitolo IV
si legge:“Per loro vocazione è pro-
C
tavolino. Sono frutto di relazioni che
prendono vita sul territorio, giorno
dopo giorno. Il ministero del parroco
è in forte mutamento: lo scenario
del servire e guidare una parrocchia
illuderci nel pensare che abbiamo un
cattolicesimo popolare “che tiene”.
Bisogna essere meno sicuri e meno
autoreferenziali. Bisogna pensare le
future aggregazioni di parrocchie
“Laicato giovane al fianco
di testimoni della fede”
prio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole
secondo Dio.Vivono nel
secolo, cioè implicati in
tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita
familiare e sociale, di cui
la loro esistenza è come
intessuta. Ivi sono da Dio
chiamati a contribuire,
quasi dall’interno a modo
di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio
sotto la guida dello spirito
evangelico, e in questo
modo a manifestare Cristo
agli altri principalmente
con la testimonianza della
loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità”.
Sacerdoti e laici: bisogna
partire dal basso.Abbiamo
un laicato culturalmente
preparato, spiritualmente
profondo. Questo tipo di
laicato prende vita quando la guida pastorale lo
sprona e lo educa a divenire tale. Le unità pastorali, o come si desidera chiamarle, non nascono ovviamente a
anche per le nostre diocesi
in Italia, già adesso, con la
nostra gente. E non può
essere un discorso di soli
preti. Che ruolo vogliamo
dare ai giovani nel ripensamento della vita diocesana, parrocchiale? Quanto crediamo realmente in
loro o la paura di fidarsi
spegne già in partenza sogni che nascono nei loro
cuori? Con i laici, giovani e
adulti, bisogna pensare
una ministerialità della
corresponsabilità. In questo i parroci non devono
frenare o accentrare, ma
educarsi a fare insieme, tra
loro e con i laici in parrocchia. Prepariamo comunità che camminino con le
proprie gambe e non dipendenti unicamente dal
sacerdote, pur riconoscendo la sua unicità teologica, pastorale, sociale. Per
molti sarà una fatica, quasi una perdita di “potere”.
Ma la storia procede per
altre vie. Su queste siamo
chiamati ad essere lucidi.
dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2012
inTerra
Venite
Santa!
iflessione di Mughannam
Ghannam*, giovane che ha
partecipato all’Agorà dei Giovani del Mediterraneo e nel
gennaio 2012 ha dato la sua
testimonianza alla Marcia
della Pace Recanati-Loreto (ed altri incontri con i
giovani a Pesaro, Fermo,
Loreto,Verona).
R
Parlare dei cristiani in Terra
Santa sembra facile e chiaro
per alcuni. Forse lo era cinquant’anni fa, ma
oggi non è il caso, la storia negli ultimi anni è
stata irta di difficoltà che tendono a crescere
piuttosto che diminuire.
Le difficoltà in atto: si parla di “pace, pace”,
mentre la pace non c’è. Sono solo parole, di fatto i territori palestinesi e i luoghi della Terra
Santa sono sotto l’occupazione israeliana. C’è
un muro che separa tali luoghi in territorio palestinese. Gli insediamenti israeliani devastano
la nostra terra in nome di Dio e in nome della
forza militare, controllando le nostre risorse naturali, compresa l’acqua e i terreni agricoli. Siamo ancora oggi sottoposti ai posti di blocco mi-
In Danimarca continua
la preparazione del IV campo
giovani ecumenico
30 luglio – 6 agosto 2012
arhuus, in Danimarca, è stata la sede del primo incontro per la preparazione del IV Campo Ecumenico per i giovani d’Europa, che si
terrà dal 30 luglio al 6 agosto presso il Centro
GPII. I nostri fratelli luterani ci hanno accolti in
parrocchia dove sono stati svolti gli incontri insieme alle delegazioni rumene ortodossa e greco-cattolica, la delegazione svedese luterana e
la delegazione italiano-cattolica. Il vescovo
Kjeld Holm, della Chiesa evangelica luterana in
Danimarca, dopo un momento di preghiera insieme ci ha dato il benvenuto. In un’atmosfera
di grande ospitalità, fiducia e semplicità, dopo
A
litari durante il nostro percorso quotidiano
per raggiungere i posti di lavoro, le scuole o
gli ospedali. La libertà religiosa è fortemente
limitata, la libertà di accesso ai luoghi santi
è negata in nome della sicurezza del Paese.
Gerusalemme ed i luoghi santi sono divenuti inaccessibili
per molti cristiani e
mu-
sulmani della Cisgiordania e della Striscia di
Gaza. L’assenza di una visione positiva del futuro e di una scintilla di speranza spinge i cristiani ad emigrare e così il territorio viene privato
delle sue più importanti risorse: i giovani. La sofferenza continua mentre la comunità internazionale nel silenzio guarda a questa situazione.
Abbiamo sentito il grido dei nostri figli… è il
grido dei cristiani in Terra Santa, in Palestina,
dei capi della Chiesa di Gerusalemme: è un
grido di speranza perché sostenuto dalla preghiera e dalla fede in Dio.
La Pastorale Giovanile in Palestina e in Terra
Santa punta sul rispetto di ciascuno giovane e
esserci guardati in faccia presentandoci per conoscerci meglio, soprattutto per i nuovi, don
Francesco ha richiamato le radici del nostro
cammino ecumenico con i giovani, iniziato con
il mandato del Santo Padre Benedetto XVI alla
fine dell’Agorà 2007, quando ha inviato due giovani delle Marche a partecipare all’incontro ecumenico a Sibiu in Romania. Nel gennaio 2008 si
era già pensato a come dar continuità a quest’esperienza iniziata a Loreto e così nel 2009 il primo Campo ha avuto la sua apertura con tre delegazioni delle Chiese cristiane presenti in Europa. Ora, dopo quattro anni di cammino, siamo
arrivati alla presenza di sei delegazioni partecipanti al Campo Ecumenico per giovani europei.
Dopo un confronto generale è stato deciso che
il titolo del prossimo Campo Ecumenico sarà
“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà
su di voi e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8). Inoltre abbiamo
accolto tutte le nuove proposte per migliorare
l’esperienza ecumenica cercando di rendere
maggiormente coinvolti i responsabili dei giovani, semplificando e armonizzando i diversi
aspetti. Come ha detto Benedetto XVI nella sua
omelia il 25 gennaio 2012 durante la settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani, possiamo
dire di aver vissuto dei giorni «nella operosa
speranza, pronti e attenti ad ogni possibilità di
comunione e fratellanza che il Signore ci ha do-
soprattutto sul servire l’altro; ciò è necessario
per la costruzione di ogni gruppo giovanile per
poter fondare la comunità nell’unità.
Per poter creare questa comunione è necessario
educare i giovani alla pace, insegnar loro il linguaggio dell’amore, della giustizia. Questo non è
possibile farlo da soli, ma è necessario l’aiuto di
tutta la Chiesa e della società. Essendo cristiani
in Terra Santa, crediamo che la nostra presenza
in questi luoghi ci distingue dal resto dei popoli,
nonostante l’aumento della migrazione dei cristiani verso terre più pacifiche, perché la Terra
Santa costituisce il cuore spirituale di ogni credente e patrimonio di tutta l’umanità.
Preghiamo Dio affinché ispiri tutti i leader religiosi e politici nel trovare la via della giustizia e
dell’uguaglianza, unica strada che conduce a
quella pace che tutti stiamo cercando.
In assenza di ogni umana speranza, alziamo il
nostro grido di speranza verso Dio in cui crediamo, un Dio buono e giusto. Crediamo che la
bontà di Dio alla fine trionferà sul male dell’odio e della morte che ancora persiste nel nostro
Paese. Siamo certi che vedremo nascere qui, in
Terra Santa, un “Nuovo Paese” e un nuovo “Essere Umano”, capace di sollevarsi nello spirito e
di amare ognuno dei suoi fratelli e sorelle.
Per capire ciò che viviamo come cristiani in Terra Santa, diciamo a voi:Venite e vedete… Siamo pronti ad accogliervi per farvi conoscere la
nostra realtà e condividere con voi il nostro
cammino di fede e di speranza.
* Responsabile della Pastorale Giovanile
in tutta la Terra Santa
nato». E ancora una volta, abbiamo toccato con
mano la potenza della vittoria di Cristo che ci
precede con la sua grazia e costatato la voglia di
ciascuno di «agire insieme a causa del bene,
uniti in Cristo condividendo la sua missione».
Ringraziamo di cuore la delegazione danese per
averci ospitato, nell’attesa di rivederci in agosto.
Sr. Cecilia
Romania-Danimarca:
2300 km bianchi e gelidi
L’incontro in Danimarca è stato molto illuminante. È importante per noi giovani incontrarci
nelle diverse culture e Chiese per capirci sempre di più ed apprezzare gli sforzi che facciamo
in questo cammino ecumenico. Mi ha colpito,
dei giovani danesi, la passione nel vivere la
propria fede e come la trasmettono ai loro coetanei, qualcosa da cui prendere esempio e ispirazione. Riporto agli amici di Pesaro ciò che ho
visto e vissuto e la certezza che nonostante la
neve e le temperature polari il nostro cuore
ecumenico si è scaldato, anche grazie ai nostri
amici della Romania che sono arrivati in macchina affrontando 2300 km di strade innevate.
Ringrazio tutti coloro che ci hanno accolti con
simpatia e gioia, questi momenti non si dimenticheranno facilmente.
Matteo, giovane cattolico di Pesaro
CON IL PASSO GIUSTO / 17
e
n
a
v
io
“L’identikit
g
l
de contemporaneo”
osì possiamo definire questa diciassettesima edizione del Seminario,
tenutosi dal 16 al 18 febbraio per i nuovi incaricati di PG, organizzato ogni anno dal Servizio Nazionale
di Pastorale Giovanile. Non
è la prima volta che quest’iniziativa si svolge presso il
nostro Centro in
quanto – come
ha sottolineato
don Mimmo
Beneven-
C
Giulia Zago
Diocesi di Vigevano
Il primo giorno ci hanno chiesto cosa ci aspettavamo da questa esperienza e io ho risposto “crescita”.Al termine di tale Seminario posso ritenermi soddisfatta. Ho capito che la collaborazione è
fondamentale, che da soli non si arriva lontano,
ed è questo il messaggio che cercherò di trasmettere non solo ai giovani della mia diocesi,
ma anche a tutti i sacerdoti che spesso faticano
a lasciar spazio alle nuove proposte giovanili.
Don Daniele Antonello
Diocesi di Udine
Da quest’esperienza mi aspettavo di conoscere le basi fondamentali di Pastorale Giovanile.
Con grande stupore, oltre a questo, ho sperimentato la straordinaria atmosfera tipica della
semplicità di una “casa”: calore umano e unità
nella diversità, comunione di intenti, anche se
con percorsi e progetti diversi. Sono convinto
sia stato il tocco materno di Maria…
Alessandro Bruschi
Prelatura territoriale di Loreto
Questo Seminario è stato stuzzicante. Mi è
servito per comprendere, in modo esperienziale, come la CEI e i vescovi abbiano a cura i no-
ti, aiutante di studio del SNPG – “si tratta di una
scelta ben ponderata, perché questo luogo rimanda
al Sì che Maria disse all’annuncio dell’angelo e ciascuno di noi educatori è chiamato a dire il proprio sì
nel servizio che offre ai giovani in nome di Cristo e
della Chiesa”. Trentacinque i partecipanti provenienti da tutta Italia che hanno vissuto questi giorni a Loreto non solo alla ricerca del volto del giovane di oggi, ma anche alla scoperta di una Chiesa
che è chiamata a dare concrete e credibili risposte
al bisogno di spiritualità oggi molto diffuso nel
mondo giovanile.
Riportiamo qui sotto le testimonianze di alcuni
partecipanti al termine del Seminario…
stri giovani. È stato di stimolo per incrementare
in futuro, assieme alla mia équipe, la qualità
dell’attività pastorale nel territorio. Tramite
questa esperienza ho potuto conoscere molte
altre realtà: con le loro virtù, con le loro potenzialità, ma anche con le fisiologiche (e spesso
comuni) problematiche.Ad inizio Seminario ho
definito le mie aspettative con la parola “condivisione” e credo che esse siano state ampiamente confermate.
Elisa Ranucci
Diocesi di Spoleto-Norcia
E con il passo giusto… come già so alla partenza ogni esperienza di incontro lascia un’impronta, delle immagini, dei visi, delle parole che sicuramente mi hanno fatto crescere, mi hanno arricchita, mi hanno aiutato ad essere una persona migliore. E poi con tutta questa varietà di
gente da nord a sud… è proprio bello confrontarsi e raccontarsi! Ciò che mi ha colpita di più
all’arrivo è stata la silenziosa accoglienza che
trasmette pace e armonia… Vicinanza a Gesù!!!
Rocco Monetta
Diocesi di Acerenza
Esperienza utilissima e arricchente, occasione di
confronto con persone che hanno a cuore i giova-
ni in ogni parte d’Italia.Anche per chi, come me,
non è proprio all’inizio del cammino di responsabilità al servizio della Chiesa, e appunto dei giovani, questa esperienza si rivelerà utile per ripartire
dando nuovo slancio all’attività pastorale.
Don Ivano Zaupa e don Enrico Facca
Diocesi di Concordia-Pordenone
Ciò che abbiamo notato, appena giunti in questo straordinario ambiente, è stata la calorosa
accoglienza che abbiamo ricevuto. Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha avuto proprio una
grande ispirazione dallo Spirito Santo nell’individuare questo straordinario e unico luogo – crocevia di culture, paesaggi fantastici e svariate
comunicazioni – e offrire a tutti i giovani d’Italia
e d’Europa un punto d’incontro, ma soprattutto
di riflessione e di preghiera, alla riscoperta di se
stessi e del proprio rapporto con Dio. Maria,
Vergine di Loreto, continui a intercedere per noi
e per tutti i ragazzi e i giovani delle nostre diocesi. Dopo questa esperienza siamo fiduciosi di
partire con il passo giusto anche nella nostra
comunità ecclesiale di Concordia-Pordenone.
Ancora grazie e buon apostolato tra e per i
giovani.
dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2012
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2a settimana comunitaria al GPll
ontinua l’esperienza delle settimane
comunitarie dei giovani studenti di
Loreto e Recanati; dopo la prima settimana, vissuta all’insegna della neve, la seconda, svoltasi dal 27 febbraio al 2 marzo, è
stata caratterizzata da un clima primaverile che si percepiva anche attraverso la
vivacità e la spensieratezza dei giovani
partecipanti. Come per la prima, anche in
questa settimana si è riflettuto sul tema
dell’amicizia e sulla possibilità che le settimane comunitarie offrono per favorire
nuovi incontri amicali capaci di arricchire
la vita personale di ciascun giovane.
Un ringraziamento particolare da parte
della comunità del Centro GPII a tutti gli
adulti e gli educatori che volontariamente
si sono messi a servizio dei giovani con
gioia e disponibilità donando il proprio
tempo per far sì che quest’esperienza potesse essere vissuta valorizzandola sotto
tutti gli aspetti.
C
Ecco alcune considerazioni…
> Il momento più bello e
significativo è stato il primo
giorno a tavola quando
una suora si è messa a
mangiare vicino a me e ha
incominciato a chiedermi
come era andata la mattinata a scuola, ecc. Ciò mi
ha stupito e fatto molto
piacere perché di solito,
Per diventare
grandi… IO CI STO!
Incontro Nazionale
dei Cresimandi
nella Casa del Sì
2 giugno 2012
Per ulteriori info rivolgersi
alla Segreteria del Centro GPII
dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2012
quando vado a casa, mamma non si comporta in
questo modo. Mi ha fatto sentire speciale e importante, come se veramente valessi qualcosa.
> Ho appreso che per avere un amico bisogna
esporsi e rischiare: bisogna AMARE! Perché solo
amando si viene amati e apprezzati. Mi rimangono ricordi indimenticabili.
> Ho capito che nell’amicizia ci vuole tanta, ma
tanta perseveranza!
> L’amicizia, se è vera, nonostante tutte le controversie che ci possono essere, non può finire. È
accettando i limiti dell’altro che si può creare una
vera amicizia.
> Ho capito innanzitutto che Dio è il nostro più
grande amico, in quanto è l’unico che riesce sempre a capirci e perdonarci. Inoltre nell’amicizia sono molto importanti il dialogo, l’ascolto e la fiducia.
> Ho imparato a buttarmi di più con le persone,
a farmi conoscere per quella che sono, senza vergognarmi.
Alcune preghiere:
”
tutte le speranze, decidono di lasciare la tua via.
> Fa’ che riesca a superare le difficoltà della vita con facilità e serenità perché so che Tu sei
con me.
> Affinché le persone che mi sono accanto non
smettano mai di sperare e di avere fiducia in Te.
> Padre Santo, ti prego di darmi la capacità di
accettare e di accontentarmi di ciò che la vita mi
offre, di riuscire ad essere felice ogni giorno prendendone le parti migliori e grazie ad esse poter
migliorare.
IV Campo Ecumenico
dei giovani europei
Mi sarete testimoni…
fino agli estremi confini
della terra (Atti 1,8)
30 luglio - 6 agosto 2012
> Padre Santo, fa’ che io mi avvicini di più a Te
con semplicità. Inoltre ti prego
per coloro che, abbandonate
Per ulteriori informazioni
visitate il sito www.giovaniloreto.it
INFO
Volete
scriverci? Volete
mettervi in comunicazione
POINT coi vostri coetanei attra-
verso questo giornale? Allora mettetevi in contatto con noi.
La nostra Comunità:
Don Francesco Pierpaoli
[email protected]
Don Gianpaolo Grieco
[email protected]
Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima: sr. Michela, sr. Alfonsina, sr. Cecilia,
sr.Teresa
[email protected]
Editoriale a cura di
Don Giacomo Ruggeri
parroco e direttore
dell’Ufficio Comunicazioni Sociali - Fano
[email protected]
CENTRO GIOVANNI PAOLO II
Via Montorso n. 3 - 60025 Loreto (AN)
tel. 071.7501552 [email protected]
Per saperne di più, visitate il sito
www.giovaniloreto.it
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
VITO PUNZI
UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO
Nel 2011 si sono ricordati i
trent’anni dalla visita in Giappone
di Giovanni Paolo II, che fu il primo Papa nella storia a recarsi nel
suo Paese: ha qualche ricordo di
quella visita?
Quando il Papa è venuto io ero
una bambina e non ancora credente.
I suoi discorsi mi sembravano difficili. Quando in TV ho sentito parlare di rappresentante dei cattolici mi
sono chiesta come mai non rappresentasse tutti i cristiani, cioè mi sono chiesta se i protestanti avessero
un altro rappresentante. Lo chiamavano Papa della speranza ed io, con
cuore di bambina, mi sono chiesta il
perché. A 5 anni non avevo nessun
amico o parente cristiano, non c’erano chiese, ma da allora ho cominciato ad ammirare la Chiesa cattolica
pur avendo visto quella sua presenza solo alla televisione. In
seguito, da credente,
ho ascoltato testimonianze
di
molti non credenti che nel
Papa hanno visto una luce
spirituale. Credo che la visita
del Papa in un
Paese costituito
per il 99% da non
credenti e per l’1%
da cristiani (di cui lo
0,03% cattolici) sia
stata allora
un grande
se-
Agnese Hori /2
gno di salvezza. Da tempo desideravo andare in pellegrinaggio in Polonia e proprio l’anno scorso finalmente ci sono riuscita.
Come stanno reagendo i suoi
connazionali al terremoto e allo
tsunami che hanno colpito così duramente il Giappone? La fede di voi
cattolici è stata d’aiuto al resto del
Paese nell’affrontare una catastrofe
simile? Se sì, in che senso?
In Hokkaido, dove non ci sono
stati danni per il terremoto, da 13
anni svolgo un’attività missionaria
su Internet con le persone con cui
ho legami, lasciando commenti su
blog e comunicando con chi acquista degli oggetti. Il 98% di quei
miei corrispondenti non
è credente. Per lo più i
commenti sono stati
del tipo: “Perché il
Signore permette
delle cose tanto terribili?!”. Chi non crede in Dio ha l’abitudine di pensare che ogni
volta che succede una
tragedia sia colpa di
Dio. E questo è accaduto specialmente in occasione del terremoto: a causa
delle tante
vittime
e
per i grandi danni che ha causato,
in tanti si sono allontanati da Lui
con rancore. I credenti, me compresa, hanno gridato che non è stato
Dio, ma le persone che non credono
per lo più hanno detto: “Cosa abbiamo fatto contro Dio? È questa la
sua volontà?”.
Ma forse, di fronte alle gravi difficoltà che hanno incontrato, tra i
super organizzati giapponesi c’è
stato anche un sussulto di nuova
umanità…
C’è stata anzitutto la riscoperta
che la natura è qualcosa di vivo, mai
del tutto controllabile dall’uomo.
Non possiamo affrontarla da soli,
ma se preghiamo Dio, che l’ha creata, Lui ci protegge. Noi possediamo
una vita che ha più valore degli uccelli nel cielo e dei fiori nei campi e
guardando ai danni provocati dal
terremoto sembra di capire che i valori dei giapponesi sono cambiati:
prima si diceva “I soldi sono al centro della famiglia” o “La cosa migliore è il marito in buona salute ma fuori di casa”. Ora ho sentito io stessa
qualcuno rivolgersi a un proprio familiare dicendo: “Sono felice che tu
sia vivo!”. Da questo terremoto è vero che sono venute fuori molte vittime, ma oltre a ciò forse si è iniziato a
capire l’importanza e il valore reale
dell’uomo e delle sue risorse. Con il
black-out che c’è stato a Tokyo si è
incominciato a capire di dover vivere cercando di usare il meno possibile l’energia elettrica. Pare che molte
persone che vivevano da single, essendo state costrette a passare più
tempo al buio, da sole, si siano recate presso le agenzie matrimoniali
per prendere informazioni…
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
143
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
GIUSEPPE SANTARELLI
Curiosità letterarie lauretane
Tre versi di Dante
e una dissertazione accademica
N
el canto XXI del Paradiso, Dante esalta la figura di
san Pier Damiani e immagina che questi rievochi
alcuni momenti significativi della sua vita, con particolare attenzione al monastero di Fonte Avellana.
Nei versi 121-123 il santo dice di se stesso:
In quel loco fu’ io Pietro Damiano
e Pietro Peccator fu’ ne la casa
di Nostra Donna in sul lito adriano.
144
Il Barbi, insigne filologo e dantista, osservava che
questi tre versi hanno dato origine «nel corso dei secoli
a venti interpretazioni (se sono state contate bene) e anche soltanto le due o tre che sono sopravvissute hanno fornito abbondantissima materia di discussione negli
ultimi anni» (Dante e i suoi interpreti,
Firenze 1941, pp. 257ss.).
Ebbene, delle «venti interpretazioni», una riguarda la Santa Casa di
Loreto. Pietro Valerio Martorelli,
principe degli storiografi lauretani
del secolo XVIII, dedica diverse pagine del suo secondo tomo a questi
tre versi, ingegnandosi di dimostrare
l’impossibile, e cioè che Dante, nell’espressione:
e Pietro Peccator fu’ ne la casa
di Nostra Donna in sul lito adriano
faccia esplicito riferimento alla Santa Casa di Loreto, Casa della Madonna
posta proprio vicino al lido adriatico
(Teatro istorico della Santa Casa Nazarena, Roma 1733, II, pp. 391-399).
Luca Signorelli (1450-1523), Dante Alighieri, Orvieto, Duomo.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
È interessante seguire l’autore nel suo ardito ragionamento, che scomoda illustri studiosi del tempo. Anzitutto il Martorelli segnala e accoglie una seconda lezione del testo, lezione nota, anche se respinta, dalla Crusca che egli ampiamente cita. È questa:
In quel loco fu’ io Pier Damiano
e Pietro pescator fu’ ne la casa
di Nostra Donna in sul lito adriano.
Per questa lezione egli chiama in causa alcuni autorevoli studiosi di allora. Sulla testimonianza di un erudito
romano, scrive che il celebre bibliotecario fiorentino An-
tonio Magliabecchi avrebbe asserito che Dante «in quella strofa aveva parlato della Santa Casa di Loreto» e che
la stessa opinione espresse Lucio Centofiorini in una
premessa al noto studio dello zio Ludovico intitolato
Clipeus Lauretanus, pubblicato a Macerata nel 1695.
La convinzione del Martorelli è che il Pietro peccatore o pescatore della Divina Commedia altri non sia che
Pietro Morrone, divenuto Papa con il nome di Celestino
V. Lo afferma sulla scorta di alcuni versi del toscano
Francesco Dini, il quale, in un suo componimento poetico latino, a un certo punto scrive:
l’impossibile documentazione circa una visita alla Santa
Casa di Celestino V.
A lui però basta concludere che in questo caso, «più
che l’indicazione della persona e della sua condizione,
giova quella del luogo visitato».
Dichiara in tal modo il suo intento che è, a così dire,
strumentale: dimostrare cioè che già al tempo di Dante
si conosceva la Santa Casa di Loreto. Sorprende che an-
Hic Lauretanae prope surgunt Virginis Aedes.
Non est in toto sanctior orbe locus.
Qui Peccatoris Petrus praenomen abibat
pronus adit tectum Deiparae Lares.
In italiano i versi suonano così: «Qui sorgono gli
edifici sacri della Vergine lauretana./ In tutto il mondo non esiste un luogo più santo. / Quel Pietro che si
addossava il nome di Peccatore / Si recò, prostrato, al
tetto e alla soglia della Madre di Dio».
Osserva che il Lagagneo,
nella nota esplicativa a questi versi, scrive: «È S. Pietro
Celestino che chiamava se
stesso peccatore; si pensa
che Dante parli dello stesso,
mentre lo descrive peccatore nell’atto di venerare la
Vergine sul lido adriatico».
Per il Martorelli l’identifica-
145
Due immagini dell’eremo di
Fonte Avellana, in comune di
Serra Sant’Abbondio (PU).
A quest’eremo si riferisce il
verso 121 del XXI canto del
Paradiso: «In quel loco fu’ io
Pietro Damiano».
zione con Celestino V prende maggior forza se si sceglie
la lezione pescator, anziché peccator, anche questa comunque accettabile, perché quel santo Papa amava considerarsi, per profonda umiltà, «peccatore». Con pescatore, infatti, Dante avrebbe alluso al suo pontificato, richiamando l’attività di san Pietro, primo Papa, e «l’anello del pescatore», caratteristico dei pontefici romani.
Non è a dire con quanti arzigogoli il Martorelli proceda nel ginepraio delle sue evoluzioni interpretative, scavalcando e abbattendo ostacoli, specie a riguardo del-
che il Gian Crisostomo Trombelli, di solito criticamente
avveduto, sia incline ad accogliere l’opinione secondo
cui Dante in quei versi alluda a san Celestino V, il quale,
dopo l’abdicazione al pontificato, avrebbe fatto una visita al santuario lauretano (Mariae Sanctissimae Vita ac
gesta, Bologna 1761,VI, p. 240).
D’altra parte, fino allo scadere del secolo scorso,
più d’uno, come il Garrat, accolse, anche se con maggior cautela, la proposta martorelliana. Anzi, ai nostri
giorni c’è chi ancora sostiene senza tentennamenti
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
l’interpretazione lauretana, concludendo addirittura che la
Santa Casa sarebbe esistita sul colle di Loreto fin dal tempo di
san Pier Damiani, vissuto dal 1007 al 1072 (V. Galiè, Dante attesta in modo inequivocabile che S. Pier Damiani in veste di Pietro
Peccatore penitente è stato nella Casa di Nostra Donna di Loreto,
Capodarco di Fermo 2011).
Per chiudere l’argomento, vorrei riSanta Maria di Portonovo, costruita in riva
cordare che i più vigili filologi danteal Mare Adriatico, nel
schi, mentre convengono nel riconoterritorio di Ancona.
scere in Fonte Avellana il riferimento
Qualcuno suppone,
geografico del primo dei tre versi («In
poco verisimilmente,
quel loco fu’ io…» ), divergono ancora
che Dante si riferisca a
questa chiesa con i
versi 122-123 del XXI
canto del Paradiso: «E
Pietro Peccator fu’ ne
la casa / di Nostra
Donna in sul lito
adriano».
146
sull’identificazione del sito alluso dal secondo e terzo verso.
Alcuni, sulla scorta di Benvenuto da Imola, noto chiosatore
della Divina Commedia del secolo XV, vi vedono Santa Maria
in Portu di Ravenna; altri, come il Mercati, vi scorgono il monastero di Santa Maria di Pomposa, incappando però in non lievi
complicazioni in merito alla identificazione di Pietro Peccatore.
Non si può tacere, infine, che un’interpretazione, anch’essa improbabile, vede nella chiesa di Santa Maria di Portonovo d’Ancona la dantesca casa di Nostra Donna, come sta a ricordare anche una lapide ivi esposta (G. Liberati, Civiltà e arte cristiana nelle Marche, s.d., pp.11-12).
I tre versi danteschi, dunque, non hanno nulla a che vedere
con la Santa Casa di Loreto. Nessun filologo o dantista da tempo prende tale ipotesi nella minima considerazione. Anzi, viene
ignorata completamente. Lo stesso termine casa, riferito al sacello nazaretano, è estraneo ai testi letterari lauretani del secolo XV,
che parlano in genere di chiesa, di camera o di talamo, e appare solo nel secolo XVI. I tre versi, tuttavia, entrano nella storia letteraria di riflesso, per aver suscitato altri versi, di sicuro soggetto
lauretano, come quelli immaginosi del Dini, e per essere stati
considerati indebitamente come la prima attestazione della presenza della dimora di Maria a Loreto, in sul lito adriano. Interessano più l’erudizione tout-court che la storia vera e propria.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
Aggiornamento
delle sottoscrizioni
per i restauri degli
affreschi della Sala
del Pomarancio
Azienda Teuco Guzzini ..........................€ 1.500,00
Banca Marche ................................................€ 5.000,00
Offerente anonimo ..................................€ 1.000,00
Vincenzina Manfredi Marzetti ..................€ 59,99
Offerente anonimo............................................€ 20,00
Mario Ballatori ....................................................€ 300,00
Giuliana Maccone ..............................................€ 50,00
Maria Pengue ......................................................€ 500,00
don Giuseppe Mandrile ............................€ 150,00
Giovanna Cornevich......................................€ 100,00
Massimo e Myriam Morelli ..........................€ 50,00
Margherita Carissimo ......................................€ 20,00
Bruna Tamburi Angelotti ..............................€ 20,00
Maria Bocci ..............................................................€ 20,00
Cecilia Caserio........................................................€ 20,00
Antonina Savoca ................................................€ 20,00
Giuseppa Pierleoni ............................................€ 15,00
Marco Maggiopinto ..........................................€ 10,00
Dirce e Remo Filippini..................................€ 100,00
A. Maria Leonardi ................................................€ 10,00
Lavinia Todescato ..............................................€ 15,00
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Carlo Mussi............................................................€ 100,00
Silvano Porro ..........................................................€ 24,00
Angela Solaroli ......................................................€ 80,00
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Offerente anonimo ............................................€ 50,00
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Desolina Alfieri ......................................................€ 20,00
Iolanda Del Vecchio ..........................................€ 15,00
Michele Ramello ..............................................€ 100,00
(in aggiunta ai 600 € già offerti)
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Lorenzo Baiocchi ................................................€ 30,00
R. M. (Torino)............................................................€ 50,00
Offerente anonimo ............................................€ 20,00
Fam. Gallucci Donato ....................................€ 300,00
Paola Laino ................................................................€ 34,00
Don Gino D’Anna ................................................€ 30,00
Maria Mussi ..........................................................€ 100,00
Gina Elisio ..............................................................€ 100,00
Francesca Terzano ..............................................€ 30,00
Giuseppe Orlando..............................................€ 20,00
M. Rosa Dalla Villa ..............................................€ 10,00
Luciana Chiodini..................................................€ 30,00
Renata Baldinelli Marchi ..............................€ 20,00
Offerente anonimo ..........................................€ 50,00
Mario Ballatori ....................................................€ 100,00
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
Restaurato
il «Battesimo
di Gesù» di
Lorenzo Lotto
I
l pregevole dipinto di Lorenzo Lotto, raffigurante il «Battesimo di Gesù» (cm 172 x 135), è
stato restaurato da Rossana Gardina presso i Laboratori di Restauro-Pitture dei Musei Vaticani
ed è tornato nel Museo-Antico Tesoro di Loreto
alla fine dello scorso gennaio. Precedentemente,
dopo che nel 1853 era stata rimossa dal coro e
collocata in un locale del Palazzo Apostolico, la
tela era stata restaurata da Giuseppe Missaghi
nel 1882-1883 e di nuovo, in occasione della mostra del Lotto ad Ancona, nel 1981.
Ora, dopo il recente intervento, il quadro rifulge nella sua seducente modulazione cromatica
che gli ha conferito il grande maestro veneziano, il quale ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Loreto, dal
1552 al 1556, quale oblato della Vergine, mettendo a servizio la propria arte per la sua glorificazione.
La scena raffigura Gesù battezzato da Giovanni Battista su un fondo di paesaggio, con un cielo percorso da
nubi e tinto da colore verdognolo. Sul lato destro affiorano due personaggi che assistono alla scena, identificati
in genere con due angeli. Minuscole figure di persone si
intravedono sulle onde del fiume Giordano, dalle anse
lente e maestose. Osserva in proposito il critico d’arte
Mascherpa che i «fedeli autopurificanti» nelle acque del
fiume appaiono «talmente bloccati nei loro gesti in
un’immersione atmosferica da rammentare non soltanto
i memorabili bagnanti dell’età massacesca, ma anche da
farsi modelli novecenteschi e dico soprattutto Carrà».
Il Vasari nel 1568 segnalava questa tela, come le altre del
Lotto, nel coro antico della basilica che corrispondeva all’attuale Cappella di San Giuseppe o Spagnola. Secondo il
Berenson si tratterebbe del medesimo dipinto affidato dal
Lotto nel 1544 a Giovanni Maria da Lignano e poi, nel
1549, a Jacopo Sansovino, giunto infine con il pittore a Loreto nel 1552. Lo Zampetti invece lo ritiene eseguito a Lo-
147
reto e lo considera non tutto suo, ma frutto della collaborazione con il giovane discepolo marchigiano Durante Nobili. Il Varese ritiene persuasiva la proposta dello Zampetti e
ravvisa un intervento diretto del Lotto nella figura di Cristo e in quella dei due personaggi sul lato destro, giudicando sua l’intera ideazione. Quanto alla collaborazione, il
Varese fa il nome di Camillo Bagazzotti, menzionato insieme al Lotto nei registri di contabilità del santuario di Loreto «per più colori et olij per dipingere i quadri del coro».
Dopo il restauro, è da dire che la tesi del Berenson conserva ancora la sua validità, perché tanti e tali vi sono
emersi i segni autografi del maestro, che inducono a ritenere questa tela sua autentica e integra creatura. D’altro
canto, essa presenta un’aggiunta messa in atto per renderla delle stesse dimensioni di altre esposte nel coro della
basilica. Se fosse stata eseguita a Loreto, non avrebbe avuto bisogno di un simile adattamento, ma sarebbe stata direttamente commisurata agli spazi a cui era destinata.
Piace il dipinto anche per il suo paesaggio che si dispiega ampio e intenso da vero protagonista, con schietti accenti veneti, e per l’intima devozione della scena,
con il Cristo in atteggiamento orante e con i due angeli
che, intenti, assistono all’evento.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
IN MEMORIA DI…
G. S.
Oscar Luigi Scalfaro
grande devoto
della Madonna
di Loreto
I
148
l 29 gennaio è passato al Signore Oscar Luigi Scalfaro, all’età di 93 anni. Ne facciamo memoria perché è
stato un grande devoto della Vergine Lauretana.
Uomo politico di spicco del partito democristiano, è
nato nel 1918. Dopo il conseguimento della laurea in
giurisprudenza, ha esercitato subito, fin dal 1942, l’ufficio di magistrato. Durante la Resistenza, molto si è
adoperato a favore degli antifascisti perseguitati o incarcerati. Eletto deputato alla Costituente nel 1946 nelle liste della Democrazia Cristiana, ha dato il suo apporto nell’elaborazione della Costituzione.
Successivamente è stato eletto deputato al Parlamento, fino al 1992, e ha partecipato al dibattito politico, aderendo al «Centrismo popolare» di Mario Scelba, mostrando un orientamento contrario all’apertura
ai socialisti e, negli anni Settanta, al disegno di Aldo
Moro di portare i comunisti al governo. Sempre coerente con i suoi ideali di ispirazione cristiana, non si è
fatto coinvolgere dalle varie correnti del suo partito,
pur ricoprendo cariche importanti di governo, più volte come sottosegretario e poi come ministro di Grazia
e Giustizia, degli Interni, dei Trasporti, dell’Aviazione
e della Pubblica Istruzione.
Presidente della Camera nell’aprile 1992, nel maggio successivo è stato eletto a larga maggioranza Presidente della Repubblica Italiana, carica che ha tenuto
fino al 1999 con grande dirittura morale, gestendo il
passaggio tra la prima e la seconda Repubblica. Allo
scadere del mandato, quale senatore a vita, non ha nascosto la sua avversione politica al governo di centrodestra con qualche vivace accentuazione.
* * *
L’onorevole Scalfaro ha visitato numerose volte il
santuario della Santa Casa, mosso dalla sua viva devoIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
Oscar Luigi Scalfaro a Loreto il 24 settembre 1994, con l’arcivescovo Pasquale Macchi e il rettore del santuario padre Angelico Violoni.
zione mariana, sempre professata con franchezza, senza
reticenze. Qui si ricordano solo i suoi passaggi documentati, notando che dal 1987 al 1996, in appena un decennio, egli è tornato a Loreto ben sette volte.
Quando era ministro degli Interni, il 22 marzo 1987,
alle ore 13.00, fece una breve e orante sosta in Santa Casa, accolto dall’arcivescovo Loris Francesco Capovilla,
delegato pontificio del santuario, e da p. Stanislao Santachiara, rettore dalla basilica, e accompagnato da alcune
personalità politiche, tra cui Ancilla Tombolini, sindaco
di Loreto. Proveniva da Civitanova Marche, dove aveva
partecipato a un raduno regionale di Azione Cattolica.
Si è recato di nuovo a Loreto il 10 luglio 1988 per il
XXVII Convegno Nazionale Mariano, nel quale ha tenuto una relazione dal titolo: «Affidamento a Maria e impegno nel mondo».
Vi è tornato il 24-25 settembre dello stesso anno in occasione del Convegno Nazionale dell’«Apostolato di
Fatima», di cui era presidente, e ha parlato ai partecipanti con il fervore che gli è proprio.
Le cronache del santuario registrano una sua quarta
visita a Loreto il 25 settembre 1994, quand’era già Presidente della Repubblica. È stato accolto dall’arcivescovo
Pasquale Macchi,
delegato
pontificio, il quale ha celebrato
per lui, alle ore
9.00, una messa
in Santa Casa e,
quindi, gli ha
donato una statua bronzea del-
lo scultore Enrico Manfrini e gli ha parlato dell’imminente apertura del VII Centenario Lauretano, auspicando una sua presenza.
La sua visita, per così dire, «storica» è stata proprio
quella che si ricollega all’apertura del VII Centenario
Lauretano che, il 10 dicembre 1994, ha visto la presenza
a Loreto di Giovanni Paolo II e di tutto l’episcopato d’Italia. Vi è intervenuto anche Oscar Luigi Scalfaro nella
veste di Presidente della Repubblica, il quale ha assistito
alla cerimonia religiosa in basilica presieduta dal Pontefice, con il quale ha poi avuto un cordiale colloquio. Il
Papa, in quella
circostanza, gli
disse una frase
che ha fatto il giro del mondo:
«Coraggio, Presidente!», quasi a
sottolineare la
difficoltà politica
del momento.
149
Oscar Luigi Scalfaro a
Loreto il 10 dicembre
1994 saluta Giovanni
Paolo II, che gli dice:
«Coraggio presidente!».
In alto le firme dei due
illustri personaggi.
LORETO NEL MONDO
150
L’anno dopo il VII Centenario,
nel 1996, il Presidente tornò due
volte a Loreto. Il 24 gennaio 1996,
dopo una visita alle città di Macerata e Recanati, volle sostare nella
Santa Casa in prolungata preghiera.
Era accompagnato dalla figlia Marianna ed è stato accolto da mons.
Nicola Larivera, vicario della Delegazione Pontificia, in assenza dell’arcivescovo Macchi. In quell’occasione ha avuto modo di ammirare
le sculture del Rivestimento marmoreo e gli affreschi del Melozzo.
Nello stesso anno 1996 il Presidente della Repubblica, approfittando di una sua visita alle città di
Ascoli Piceno e di San Benedetto
del Tronto, il 18 novembre è voluto tornare a Loreto, dove è giunto
alle ore 20.00 soffermandosi in
orante raccoglimento nella Santa
Casa e poi intrattenendosi in affabile colloquio con mons. Nicola
Larivera e con p. Angelico Violoni,
rettore della basilica. È l’ultima
sua visita registrata dalle cronache
del santuario.
Qui si può ricordare che da Presidente della Repubblica Oscar
Luigi Scalfaro, il 10 ottobre 1992, ha
donato al santuario di Loreto un
raro e pregevole opuscolo del 1684,
intitolato Notificazione del regio stendardo turco mandato dal Re di Polonia
alla Santa Casa di Loreto, con una lettera autografa di accompagnamento, indirizzata all’arcivescovo Pasquale Macchi, nella quale si legge:
«Eccellenza Rev.ma, l’altro giorno mi è stato donato questo antico
documento che ritengo abbia maggior motivo di essere collocato
proprio alla Santa Casa. Per questo
lo dono a lei, mentre le esprimo il
mio ricordo devoto e la richiesta di
un pensiero alla Madonna. Oscar
Luigi Scalfaro».
Un ulteriore segno della nobile
attenzione dell’insigne uomo politico verso la Santa Casa di Loreto.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
N
el
2010,
mons. Josè Domingo Ulloa Mendieta,
arcivescovo di
Panama, in occasione di una
sua visita a Roma per ricevere
il pallio dalle
mani di Benedetto XVI, acquistò una statua della Madonna di Loreto che fece benedire dallo stesso Pontefice, destinata all’Aeroporto internazionale di Panama. A gennaio,
nella cappella aeroportuale, è
stata celebrata una santa messa presieduta dall’arcivescovo
Giovanni Tonucci, in visita in
quello Stato nei giorni 7-17
gennaio, con il quale hanno
concelebrato il nunzio apostolico, mons. Andrés Carrascosa Coso, e lo stesso arcivescovo di Panama. Il
tutto si è svolto alla presenza della moglie del Presidente della Repubblica,
che ha voluto che nell’Aeroporto fosse compresa una cappella, destinata appunto alla Madonna di Loreto.
UNA STATUA
DELLA MADONNA
DI LORETO
NELL’AEROPORTO
DI PANAMA
LA MADONNA DI LORETO
A CREMONA
ANNA ROSA CURI
L
a città di Cremona vanta una devozione assai antica
per la Madonna di Loreto, che, oltre ad essere venerata
nel santuario della S. Casa in S. Abbondio, è onorata anche
nella chiesa di S. Girolamo. Questa chiesa è situata a pochi
metri dalla piazza del Duomo ed è sussidiaria alla cattedrale fin dal 1805.
L’attuale edificio dedicato al santo dottore del IV-V secolo fu costruito
nel 1624 sul posto di una precedente chiesa del 1386, troppo piccola ed
angusta per contenere i fedeli, e fu eretto per volontà e a spese della Con-
Da sinistra:
facciata
della chiesa
di S. Girolamo
a Cremona;
interno
della chiesa
con vista
dell’abside.
Sotto:
cartiglio posto
al di sopra
della statua
che reca
la scritta
attestante
la dedicazione
alla Casa
della Vergine
di Loreto.
fraternita di Nostro Signore Crocefisso, a cui si aggregarono prima l’Arciconfraternita di S. Giovanni Battista
Decollato e poi quella della Madonna della Misericordia. Tali compagnie prestavano assistenza religiosa ai
condannati a morte, li accompagnavano al patibolo ed
infine provvedevano alla loro sepoltura. Della pia pratica dell’assistenza ai moribondi rimane oggi una cappella rettangolare sul lato destro dell’aula centrale della
chiesa di S. Girolamo.
La facciata attuale della chiesa, semplice
e lineare, è ornata, nella parte superiore, da
una finestra serliana, mentre sul portale è
inserito un bassorilievo che rappresenta
san Girolamo in preghiera davanti al Crocefisso, unico ornamento rimasto che apparteneva alla precedente piccola chiesa.
Questo edificio del primo barocco si è
mantenuto quasi del tutto intatto fino ad
oggi. Esso è il classico esempio di chiesa
mariana del tardo manierismo a pianta
centrale con l’aula delimitata da quattro
colonne ed un cornicione su cui si eleva
una vasta cupola affrescata, mentre le pareti hanno una decorazione particolarmente ricca e luminosa nella varietà dei
colori secondo la tecnica dei figuristi e
dei quadraturisti che vi hanno lavorato
dalla fine del 1600 al 1700 inoltrato.
In essa i due altari laterali sono dedicati a san Girolamo e a san Giovanni Decollato, i cui carismi potevano
essere di conforto ai futuri condannati a morte, mentre il
presbiterio ospita sia l’antico altare che quello nuovo
“coram populo”. In alto, come sfondo del presbiterio, inserita in una pittoresca scenografia, una nicchia accoglie
oggi una bellissima statua della Madonna di Loreto.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
151
152
Statua della Madonna di Loreto venerata in S. Girolamo. In alto a destra: particolare con il viso
della Madonna stessa. A lato: particolare della
statua, vista di fianco, con tracce di bruciatura. Si
noti l’atteggiamento della Madonna che accenna
ad un passo come se fosse in moto.
La Madonna Nera vi fu trasferita nel 1790
dalla chiesa di S. Croce a sostituire il gruppo
ligneo della Madonna della Misericordia adorante il Cristo Crocefisso.
Infatti le memorie storiche della città di
Cremona, raccolte e compendiate da Lorenzo
Manini in diversi tomi pubblicati nel 1820
dalla tipografia Manini, fanno memoria di questa vicenda e della provenienza di questa statua dall’antica chiesa di S. Croce, fatta costruire nel 1370 da Bernabò Visconti contemporaneamente al castello. Quest’ultima
era formata da due chiese quasi consimili, in una delle
quali si venerava la Beata Vergine di Loreto e nell’altra
la figura in rilievo di Nostro Signore somigliante a quella che si onora in Sirolo, come si legge nel capitolo “Delle Chiese e delle Corporazioni religiose soppresse nel
secolo XVIII e nei primi anni del secolo XIX”, quasi ad
attuare in terra lombarda una completezza asserita da
un detto popolare marchigiano: “Chi vede Loreto e non
vede Sirolo vede la Madre, ma non vede il Figliolo”.
Nel 1790 la chiesa di S. Croce fu soppressa per disposizione dell’imperatore Giuseppe II d’Austria, forse anIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
che a causa di un grave
incendio che l’aveva
profondamente danneggiata, ma l’immagine della Vergine non
andò perduta e sostituì
così la Madonna della
Misericordia che si trovava nella chiesa di S.
Girolamo.
Si tratta di una
splendida scultura della Madonna Nera in legno di quercia nera, colore che si dice ottenuto con il tradizionale
procedimento di immersione prolungata
del materiale da lavorare nelle acque del
fiume Po. Lo stile dell’esecuzione è quattrocinquecentesco e, nella configurazione generale come
nei dettagli, tipo la foggia dell’abito che riveste Maria, è
del tutto simile all’originale esistente a Loreto, salvo che
nell’atteggiamento di accennare un passo come se fosse
in moto, e nella finezza dei lineamenti dei visi, sereni e
consapevoli del loro stato. La statua è stata scolpita da
una mano maestra, ma ignota, con lavorazione solo nella parte frontale, mentre posteriormente il tronco rivela
la sua natura di quercia con qualche traccia di bruciature, testimonianze mute dell’incendio che distrusse praticamente la chiesa fatta da Bernabò Visconti.
La statua, inoltre, è posta in un piccolo ambiente sopra all’abside, somigliante alla piccola stanza di una casa, appositamente adottato per lei, quasi a ricordo della
Camera lauretana.
UNA NUOVA STATUA
LAURETANA A SAMBUCHETO
N
el 1982, a Sambucheto - una popolosa frazione di Montecassiano
(MC) - su iniziativa del parroco don Alberto Pantana, fu costruita
un’edicola davanti alla casa di Elio Torresi, che diede a riguardo la sua
generosa collaborazione. Furono coinvolti i parrocchiani che, o con offerte o con il contributo della propria opera, resero possibile la realizzazione del progetto, a partire dal geometra che lo approntò gratuitamente. Nell’edicola fu collocata una statua in ceramica, alta cm 75, lavorata dalla rinomata ditta Niccacci di Deruta. Davanti sorgeva una
quercia che, nel volger di poco tempo, si seccò. Un seme cadde nel
campo di Elio Torresi e germinò, dando vita a un’altra quercia, sorta in
posizione simmetrica rispetto all’edicola.
Il luogo divenne con il tempo punto di riferimento per molti devoti, che
vi sostavano in preghiera. Il giorno delle Palme il parroco inizia la processione, con la benedizione dei rami d’ulivo, proprio davanti alla statua della Vergine Lauretana. Ultimamente molti devoti hanno cominciato a deporre le loro corone del rosario sulla statua. Forse questo gesto di devozione popolare può aver attirato l’attenzione di qualche strano individuo che,
ai primi di febbraio, ha rovesciato il basamento dell’edicola provocando la
rottura della statua. Il fatto ha molto rattristato i fedeli di Sambucheto, in
primo luogo Elio Torresi che sollecitamente si è rivolto alla Congregazione
Universale, dove il 7 febbraio ha acquistato una statua identica per fattura
e per dimensioni a quella rovinata, uscita dalla medesima ditta Niccacci. È
stata benedetta in Santa Casa e poi dal parroco a Sambucheto nel momento in cui è stata collocata nella primitiva edicola. (Foto Montesi)
Incontro
degli assistenti
ecclesiastici
dell’Unitalsi
N
ei giorni 30-31 gennaio gli assistenti ecclesiastici dell’Unitalsi
delle sezioni regionali si sono riuniti a Loreto per programmare
i pellegrinaggi dei malati nell’anno 2012. Si sono confrontati sui problemi e sulle proposte inerenti al tema e, il 31 gennaio, si sono incontrati con l’arcivescovo Giovanni Tonucci e con il rettore padre Giuliano Viabile per mettere a punto il programma relativo al santuario di
Loreto, definendo i modi e i tempi delle varie cerimonie. (Foto Montesi)
153
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE
bibliografiche
Se il tuo cuore vede
B
154
runo Secondin e Antonietta Augruso hanno pubblicato un volume dal titolo: Se il tuo cuore vede. I sentieri della luce. Si tratta di una
lectio divina su 21 passi dei Vangeli, i quali intendono condurre il lettore verso un’avventura di scoperta e di progetto che emerge da alcuni passaggi chiave: dagli inizi incerti e titubanti, al costituirsi di una
Compagnia di amici e discepoli, alla ricerca di un Altrove che sfida, che
attrae, passando per Lacerazioni dolorose ma illuminatrici, si arriva all’Incontro con il Vivente nella luce della Risurrezione.
Un’avventura insieme meditativa ed esploratrice, con continui agganci con la vita concreta e le risonanze letterarie, specie nel «Portico
dei gentili», sezione originale di ogni lectio divina.
B. Secondin - A. Augruso, Se il tuo cuore vede. I sentieri della luce, Edizioni Messaggero (Via Orto Botanico, 11 – 35123 Padova), pp.
205, € 19,00.
Perché Dio ci parla
mediante Maria
P
adre Stefano De Fiores, rinomato mariologo, ha pubblicato un breve
saggio dal titolo: Perché Dio ci parla mediante Maria. Significato delle apparizioni mariane nel nostro tempo. L’autore nota che di fronte alle numerose apparizioni mariane nel secolo XX – con relativi messaggi – sorgono
spontanee alcune domande: Perché sempre Maria? Non ci sono altri santi? Non potrebbe il Signore stesso della Chiesa rivelare la sua volontà?
A questi interrogativi la teologia o non risponde trincerandosi nella
«impenetrabile politica del cielo» (Bossuet), o tenta alcune risposte, che
si possono raggruppare in tre categorie. La prima riguarda l’identità di
Maria come persona adatta a trasmettere agli esseri umani i voleri divini
per una data epoca storica; la seconda presenta un carattere ecclesiologico, perché in Maria emerge in modo prototipico quello che Dio uno e trino si aspetta dalla sua Chiesa (Dio non vuole fare tutto da solo, ma sceglie collaboratori); la terza infine rimanda alle necessità dei tempi, cui Maria risponde rivelando il volto materno di Dio.
S. De Fiores, Perché Dio ci parla mediante Maria. Significato delle
apparizioni mariane nel nostro tempo, Edizioni San Paolo (Corso Margherita, 2 – 10135 Torino), € 7,00.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
VITA DEL SANTUARIO
Loreto sotto la neve
I
l detto popolare «Febbraio, corto e
cattivo» quest’anno è stato veritiero per molte regioni d’Italia, tra cui le
Marche. Il 2 febbraio è iniziata la prima ondata di neve, che è caduta abbondante per tre giorni e, dopo una
pausa, ha ripreso a cadere ancor più
copiosa nei giorni 10, 11 e 12, isolando completamente il santuario,
che è caduto come in
letargo per circa due
settimane, in un’atmosfera surreale.
La basilica, nelle due domeniche del 5 e
12, appariva
deserta e silenziosa, situazione
più uni-
ca che rara per il santuario di Loreto.
La Delegazione Pontificia è stata costretta ad annullare il Corso di Esercizi Spirituali per vescovi e presbiteri
che si sarebbe dovuto svolgere dal 13
al 17. In compenso, la visione del
santuario innevato e inondato di
notte dai cangianti colori delle
luminarie ha costituito uno spettacolo irripetibile. Sisto
V, nel suo solenne
monumento bronzeo, si è vestito di
un bianco piviale e di una
candida tiara,
che raddolcivano il suo piglio di fiero
Pontefice.
(Foto Montesi)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
155
NOTIZIE FLASH
Il prodigioso effetto di un rosario
acquistato a Loreto
156
Nella rivista «Il Cavaliere dell’Immacolata» (novembre 2011, p. 5) è stata pubblicata una toccante testimonianza di «Rita e famiglia» di Milano. Dopo una vita
vissuta lontana dalla pratica religiosa, Rita, nel gennaio
2003, sognò di uscire piangendo da una chiesa con una
corona in mano di diversi colori. Pochi giorni dopo decise di recarsi alla Santa Casa di Loreto insieme con il
marito. Uscita dalla messa, acquistò in un negozio una
corona del rosario. Trascorsi tre giorni, al marito fu riscontrato un grave «linfoma non Hodgkins di tipo B follicolare G1» che lo costrinse a chemioterapia e a ricoveri
ripetuti. Scrive testualmente Rita: «Io nella cappellina
dell’ospedale sentii per la prima volta il bisogno di pregare proprio con la corona che avevo comperato a Loreto. Non sapevo come si recitasse il rosario. Questo io lo
chiamo il miracolo della corona. La Madonna ci chiama
a pregare il rosario, se vogliamo ottenere qualcosa da
lei. Mio marito è guarito ed ora fa solo il vaccino ogni
tre mesi. Ora questa corona mi segue sempre, non l’ho
più lasciata e io la chiamo corona pellegrina».
«Lauretana», l’acqua più leggera d’Europa
Molti lettori avranno bevuto o almeno avranno senti-
to parlare dell’«Acqua Lauretana», giudicata la più leggera d’Europa e ampiamente reclamizzata, anche su
quotidiani prestigiosi, come il «Corriere della Sera». Essi si saranno chiesti da che le deriva il nome, che richiama il santuario di Loreto. Le deriva dal fatto che la sorgente si trova a poca distanza dal santuario della Madonna di Loreto a Graglia Biellese (VI), sorto nel 1616 e
poi ingrandito con una replica della Santa Casa all’interno, che ne costituisce il cuore. Grande mecenate della
chiesa fu il duca Emanuele II di Savoia che incaricò l’ingegnere Pietro Arduzzi di elaborare un disegno di un
nuovo edificio, iniziato nel 1659 e concluso solo nella seconda metà del secolo XVIII. Si tratta di un santuario
molto frequentato e ricco di opere d’arte.
Ripristinata la Fontana dei Galli
Loreto vanta due fontane artistiche: quella di Piazza
della Madonna, sorta su un disegno del celebre Carlo
Maderno tra il 1604 e il 1614, e quella di Piazza Leopardi,
detta Fontana dei Galli, fatta costruire dal cardinale protettore del santuario Antonio Maria Gallo e decorata, negli anni 1614-1616, con sculture in bronzo raffiguranti
stemmi e galli ed eseguite dai fratelli recanatesi Tarquino
e Pietro Paolo Jacometti. Nel marzo 2009 alcuni ladri
asportarono due figure bronzee. Sono state fatte esegui-
Marcia della Giustizia e della Pace da Recanati a Loreto
l 28 gennaio si è svolta con grande partecipazione la Marcia della Giustizia e della Pace da Recanati a Loreto, giunta all’undecima edizione. L’iniziativa, nata da una felice proposta di don Rino Ramaccioni, parroco della parrocchia Cristo
Redentore a Recanati, è stata fatta propria da diverse istituzioni e associazioni cattoliche.
La Marcia ha avuto inizio alle 17.30 nella chiesa di Cristo Redentore con la testimonianza di Ulderico Lambertucci di
Treia (MC), noto marciatore, detto il «maratoneta di Dio», che ha percorso migliaia di chilometri in svariati Paesi ed è pronto a partire per una nuova avventura negli Stati Uniti. Molto apprezzata è stata la testimonianza di don Luigi Merola, il
prete anti-camorra, che ha presentato la sua fondazione per aiutare i bambini affamati di un villaggio del Burundi. Si è
quindi avviato a piedi il corteo verso Loreto, tra canti e preghiere, con le testimonianze di un medico palestinese, di un volontario di Fano e di una suora
del Burundi.Dopo una marcia di 7 km, il corteo, verso le 21.30, è giunto in Piazza della Madonna. Nella basilica della Santa Casa i marciatori della pace sono
stati accolti dall’arcivescovo di Loreto Giovanni Tonucci e dal vescovo di Senigallia Giuseppe Orlandoni, che hanno rivolto loro un caloroso saluto. Quindi, il
folto pubblico ha potuto ascoltare l’attesa e applaudita relazione del dott.
Giancarlo Caselli, procuratore generale della Repubblica di Torino, personaggio assai noto, impegnato da tempo nella lotta contro la mafia. (Foto Montesi)
I
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
IN MEMORIA DI
re allora alcune copie fedeli che ora sostituiscono gli originali. I lavori di restauro sono stati inseriti nel più ampio progetto di recupero della
cinta muraria e delle altre fonti del territorio. La
parte marmorea della Fontana dei Galli è stata
ripulita dalla ditta Angelani di Castelfidardo,
mentre alla ditta Biagini di Urbino è stato affidato il recupero delle sculture bronzee.
Loreto, polo di pellegrinaggi
dei fedeli russi
Da alcuni anni il flusso peregrinatorio dei
fratelli ortodossi, soprattutto provenienti dalla
Russia, si è fatto sempre più intenso, propiziato anche dall’interessamento del console onorario del centro di Ancona Armando Genesi,
rinomato critico d’arte contemporanea. Si sta
progettando a Loreto un centro di pastorale
che faciliti l’intercettazione di flussi peregrinatori e sia punto di riferimento per i cristiani ortodossi della zona per le loro celebrazioni liturgiche, già in parte esistente. È in programma anche la stipulazione di un patto di amicizia tra Loreto, che custodisce la Casa nazaretana della Madonna, e Istra, uno dei principali
centri spirituali della Chiesa ortodossa, situato
a circa 60 km da Mosca.
VI Festival Organistico
Lauretano a Roma
Il 2 febbraio, nella chiesa di San Salvatore in
Lauro a Roma, storicamente e spiritualmente
legata al santuario di Loreto, alle ore 19 il m°
Marie-Ange Laurent, organista titolare della
chiesa di Notre Dame de Lorette a Parigi, ha tenuto un concerto d’organo, nel contesto del VI
Festival Organistico Lauretano, eseguendo
brani di musicisti soprattutto francesi.
«Italia 1» manda in onda un servizio
sul santuario di Loreto
Il 2 febbraio, una troupe televisiva di «Italia
1» ha effettuato un servizio sul santuario di Loreto, illustrando la Santa Casa con intervista a
p. Giuseppe Santarelli e ha parlato dell’istituendo Osservatorio medico e relativa Commissione medica per lo studio e la verifica dei
miracoli che si registrano a Loreto, con interviste a Lorenzo Rossi, un miracolato per intercessione della Vergine Lauretana, all’arcivescovo
Giovanni Tonucci e al medico prof. Mignini,
membro dell’erigendo Osservatorio.
Gino
Scagnoli
l 1° febbraio è passato al
Signore, all’età di 82 anni, Gino Scagnoli, che per lunghi anni è stato
al servizio della Delegazione Pontificia della Santa Casa. L’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, che durante i suoi 17 anni di episcopato lauretano ha potuto conoscerlo da vicino, ha inviato un
sentito messaggio, dove, tra l’altro, si legge: «Ho ricevuto la mesta
notizia che l’Angelo della risurrezione è venuto a prendere Gino
Scagnoli, degno figlio di Isidoro, fratello di Marcella, leggendaria e
infaticabile ancella dei malati. Tutti gli Scagnoli sono timbrati con
il sigillo della Santa Casa: fedeli e generosi lavoratori. Gino è stato
portiere, cursore, autista della Delegazione Pontificia, è stato un
tuttofare simpatico e sollecito. Anzitutto è stato un buon figliolo
di casa, sposo e padre esemplare, consapevole dei suoi doveri, rispettoso di tutti, paziente e tollerante».
I
Mons. Igino Ragni
l 30 gennaio è stata diramata la notizia
della morte di mons. Igino Ragni, spentosi
a Roma all’età di 90 anni. Apparteneva alla
diocesi di Fabriano-Matelica, ma viveva da
lungo tempo a Roma, dove ha ricoperto il ruolo di avvocato della
Sacra Rota. È stato anche studioso di statistica e giornalista. Lo ricordiamo in special modo perché molto si è adoperato per la diffusione del culto mariano-lauretano nel mondo tra gli emigrati
italiani. Fu, infatti, presidente dell’Associazione Lauretana dei
Marchigiani (Alma). Tra le altre sue iniziative a riguardo, si ricordano il dono di una statua della Madonna di Loreto da parte dell’Alma alla cappella dell’Aeroporto internazionale di Fiumicino, le
medaglie lauretane commemorative lavorate da Pericle Fazzini e
l’esecuzione di una scultura della Vergine
Lauretana da parte di Remo Brindisi, ambedue artisti di fama internazionale.
I
Alfredo Tamburini
nna, figlia di Alfredo Tamburini di Pesaro, morto all’età di 91 anni il 15 dicembre 2011, ci comunica che il genitore ha lasciato uno scritto nel
quale si legge: «Quando sarò morto dovete far mettere il mio nome nel Messaggio della Santa Casa di Loreto, come ho fatto io con
la mia mamma, con la seguente dicitura:“Devoto della Madonna,
fin da ragazzo affezionato al santuario di Loreto, gioiva al vedere
restauri e abbellimenti”».
A
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
157
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Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno
forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni
saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2012
CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:
• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa
•
•
Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione
e l’Incarnazione;
Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;
Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita
della S. Famiglia, le feste della Madonna.
L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue
finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe
Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).
NORME PER L’ISCRIZIONE
• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e
famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.
• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.
• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.
• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie
Lauretane.
• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone
o di una famiglia).
La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita
del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni
sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione
Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le
Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:
DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605
MESSE PERPETUE
Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.
Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:
cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.
Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)
Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)
Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:
Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)
oppure tramite bonifico bancario:
Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A
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Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.
Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]
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MSG Aprile 2012