Anno XX, n.3, 2 luglio 2013. Poste Italiane S.p.a. sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. n° 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 e 3 DCB PESCARA
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PADRE, MAESTRO E PASTORE TIRATURA
l 2 LUGLIO 2013
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XX/3
2013
PERIODICO DI SPIRITUALITÀ, CULTURA, DOCUMENTAZIONE, STORIA E NOTIZIE PER GLI AMICI DEL VENERABILE MASSIMO RINALDI
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Attività culturali e notizie
DIOCESI E ISTITUTO STORICO «MASSIMO RINALDI» - RIETI
«MISSIONARI DI S. CARLO» - SCALABRINIANI
NOTIZIE
Domenica 18 novembre 2012. Celebrata, nella Chiesa di S. Rufo,
l’annuale ricorrenza: « Scelte di vita del Venerabile Massimo Rinaldi».
Domenica 16 dicembre 2012. Celebrata, nella Chiesa di S. Rufo,
l’annuale ricorrenza: «Messa in suffragio dei Soci e Benefattori
defunti».
Sabato 11 maggio 2013. Pellegrinaggio: Madonna della LiberaSulmona, serizi a p. 3.
Giovedì 30 maggio 2013. Proiettato il film «Ciabbattone»sul Venerabile Massimo Rinaldi del regista Fausto Fainelli. I servizi nelle
pp. 9, 10.
Venerdì 31 maggio. - Approvato dall’assemblea dei soci il bilancio
dell’anno 2012. Celebrata nella basilica di San Domenico la S. Maria
del 72° della morte del Ven. Massimo Rinaldi, i servizi a p. 5.
PROGRAMMA ANNO 2013
Terza domenica di ogni mese. Chiesa di S. Rufo in Rieti, celebrazione della S. Messa, ore 10,30, per ricordare l’azione e le opere del
Venerabile Massimo Rinaldi.
Domenica 11 agosto. Monte Terminillo, annuale celebrazione in onore
del Venerabile Massimo Rinaldi.
Domenica 17 novembre. Chiesa di S. Rufo in Rieti, scelte di vita del
Venerabile Massimo Rinaldi. S. Messa, ore 10,30.
Domenica 15 dicembre. Chiesa di S. Rufo, ore 10,15, S. Messa in
suffragio dei Soci e Benefattori defunti.
GITE -PELLEGRINAGGI ANNO 2013
Sabato 21 settembre: Madonna dei Miracoli di CasalBordino (Chieti).
Sommario
Sommario
3 Sulle orme del Venerabile Massimo Rinaldi. Sulmona-Pratola
Peligma-Corfinio.
di Gabriella Picardi
5 Agape con gli attori del film «Ciabbattone» e istituzione
della giornata dell’«Agape amici Massimo Rinaldi».
6 Una salve di fucili. Dai racconti del Venerabile Massimo
Rinaldi, missionario in Brasile.
Dal Periodico: «Scalabriniani».
7 La parola del venerabileMassimo Rimaldi.
Visite Pastorali di Massimo Rinaldi.
8 Una memoria venerabile.
9 Massimo Rinaldi, il servo di Dio.
di Rita Giovannelli.
10 Il grande schermo ricorda Ciabbattone.
di Luigi Ricci.rola
11 Dalla Positio: Spirtualità di Massimo Rinaldi. Rapporti con
lo zio vescovo Domenico Rinaldi e con il beato Giovanni
Battista Scalabrini/I.
18 Il Venerabile Massimo Rinaldi e la festa di S. Antonio in
occasione del 120° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Venerabile.
di Giovanni Maceroni.
19 Voci di devoti del Venerabile Massimo Rinaldi
23 Deposizioni giudiziarie dei testi del processo di beatificazione e canonizzazione del Venerabile Massimo Rinaldi.
Angela Risa: teste n. 5.
31 Il Venerabile Massimo Rinaldi «ospite» del giugno antoniano reatino 2013
di Fabrizio Tomassoni
32 Immagine del Venerabile con reliquia ex indumentis.
32 Preghiera per la beatificazione del Venerabile Massimo
Rinaldi e per chiedere grazie per sua intercessione.
di Delio Lucarelli Vescovo.
Visitate il sito internet
«Padre, Maestro e Pastore»
www.massimorinaldi.org
www.massimorinaldi.org
è pubblicato sul sito internet:
Capolettera: «Cantate». Codice miniato francese, sec. XIV, f. 182v (ACR,
foto P. D’Alessandro, Rieti)
In copertina
l
Massimo Rinaldi (1869-1941), missionario scalabriniano
e vescovo di Rieti (1924-1941) all’inizio del suo episcopato
(Archivio fotografico di Guglielmo De Francesco, Rieti. Copia
conservata in Archivio Vescovile di Rieti (AVR), fondo fotografico, busta n. 5, fasc. n.2).
l
Stemma di Mons. Massimo Rinaldi (da una riproduzione
del 1992 del pittore S ILVANO S ILVANI, Rieti). Spiega il Rinaldi:
«[...] significato del mio stemma vescovile. Nel suo lato
destro un araldo, fregiato [...] di Croce, con [...] una spada
[...]: la spada è simbolo di azione e difesa, la croce di abnegazione, sacrificio e dolore. Nel lato sinistro il coronato
motto “Humilitas” [degli scalabriniani] sotto il quale è una
stella che guida una nave» (M. Rinaldi, Lettera pastorale,
Natale 1924, p. 5).
l
Testata del Periodico Scalabriniano «L’Emigrato Italiano in
America», anno XVIII, n. 3 (luglio, agosto, settembre 1924),
di cui Massimo Rinaldi fu Direttore dal 1910 al 1924. Il
primo articolo del numero sopra citato, dal titolo: Un missionario Scalabriniano Vescovo di Rieti, di Filippo Crispolti,
riguarda la nomina (2 agosto 1924) di Massimo Rinaldi a
vescovo di Rieti (AVR, Archivio Massimo Rinaldi (AMR),
documenti ricevuti, busta n. 4, fasc. n. 5).
l
Testata de «L’Unità Sabina». Settimanale della Provincia di
Rieti, anno XIX, n. 21 (25 maggio 1941). Il Settimanale fu
fondato dal vescovo Massimo Rinaldi nel 1926 (AVR, AMR,
busta: Periodici e stampe, fasc. «L’Unità Sabina». Foto studio Controluce di Enrico Ferri, Rieti 1996.
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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Sulle orme del Venerabile Massimo Rinaldi
Sulmona - Corfinio
Pratola Peligna
Sabato 11 maggio 2013
Sono le cinque e quarantacinque del giorno undici maggio 2013, presso la stazione ferroviaria, sono riuniti i Soci e
Simpatizzanti dell’Istituto Storico Massimo Rinaldi con il
Presidente e promotore dell’iniziativa Mons. Giovanni
Sulmona 11 maggio 2013. Devoti del venerabile Massimo Rinaldi dinanzi alla cattedrale di San Panfilo di Sulmona (Foto di Giovanni
Maceroni, Rieti)
Maceroni. È l’alba di un nuovo giorno in un profondo silenzio della città ancora addormentata, ma, presto con ritmi
lenti e scanditi, tutto, pian piano ritorna a vivere. Il cielo
non appare azzurro e compatto, il clima, però, è già tiepido
e nell’aria si effonde un delicato profumo di rose. Nei partecipanti c’è la speranza di una giornata serena ed interessante. Dopo la prima tappa per la colazione, si prosegue per
Sulmona, attraverso un paesaggio incantevole dove predomina il verde intenso dei boschi tra paesi veramente pittore-
schi. Monsignor Maceroni, restituendo alla memoria i ricordi più cari, con ricchezza di notizie ha illustrato la storia
di questa terra «Il Cicolano», la sua terra, con particolare
riguardo al periodo del Brigantaggio postunitario al quale
studio, alcuni anni fa, si
è dedicato con un suo
lavoro storico-letterario
ed un importante Convegno Nazionale. Verso le
9,30 arrivo a Sulmona
situtata sull’omonima
conca dominata dalla
Maiella, attivo centro di
piccole industrie alimentari: confetti e liguori, città ricca di opere d’arte e
famosa per aver dato i
natali al poeta eligiaco latino Publio Ovidio Nasone e patria di Celestino V
Pietro da Morrone papa
nel 1294 che si dimise
dopo 5 mesi: «Colui che
Sulmona 11 maggio 2013. Due devote fece per viltate il gran ridel venerabile Massimo Rinaldi dinanzi fiuto» (Inf., III, 60).
a un bassorilievo della cattedrale di San
Panfilo di Sulmona (Foto di Giovanni Sempre con l’Istituto
Storico Massimo Rinaldi
Maceroni, Rieti)
nella Rocca di Fumone
abbiano visitato il luogo dove fu rinchiuso e morì il papa
Celestino V. A Sulmona abbiano visitato la cattedrale basilica di San Panfilo, che sorge all’estremo limite settentrionale dell’abitato, poi, attraverso viali alberati della Villa comunale siamo giunti al centro cittadino dove sono
stati ammirati: il grande
monumento ai caduti, il
settecentesco palazzo
vescovile, la chiesa della
SS.ma Annunziata con la
sua bellissima, grandiosa facciata, la caratteristica piazza del mercato
e splendidi palazzi. Tra le
feste tradizionale sono da
ricordare la processione
del Venerdì santo e la la
rapperesentazione della
«Madonna che scappa»
di antica origine che ogni
anno si ripete la mattina
di Pasqua. Dopo Sulmona arrivo a Corfinio,
Sulmona 11.5. 2013. Devoti del ven. M. dove, alle 11’30, è stata
Rinaldi dinanzi a all’ingresso della chiesa
dell’Annunziata (Foto di Giovanni celebrata la santa Messa
nella cattedrale basilica
Maceroni, Rieti)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
valvense dedicata a San Pelino vesovo, martire, patrono ed
onore della Valle Peligna. Monsignor Maceroni, durante la
Santa messa, ha ricordato, con una sentitta omelia la figura
del venerabile Massimo Rinaldi, il suo fervore religioso, la
sua passione missionaria, il suo amore per i poveri, gli orfani, i più deboli. Nella cattedrale di San Pelino, sotto l’altare,
da. Nella chiesa, in un affresco di ignoto (sec. XV), un’antica miracolosa immagine, secondo la tradizione, liberò
Pratola dalla terribile testilenza del 1500. La Madonna, in
piedi, con le mani giunte, il viso sereno, il manto sollevato
da due angeli, protegge i fedeli in preghiera, tra questi è
visibile il papa Celestino V. Il santuario, a tre navate, di stile
barocco, è stato abbellito da artisti famosi dell’epoca. Degno di pregio è un tempietto che sovrasta l’altare maggiore
Corfinio 11 maggio 2013. Devoti del venerabile Massimo Rinaldi visitano gli scavi (Foto di Giovanni Maceroni, Rieti)
Corfinio 11
maggio
2013. Devoti
del venerabile Massimo
Rinaldi
dinanzi alla
cattedrale di
San Pelino
(Foto di
Giovanni
Maceroni,
Rieti)
sono venerate le spoglie di Alessandro I papa, quinto successore di Pietro. Della chiesa originale resta solo la cripta
essendo stata la chiesa distrutta più volte e, quindi, riedificata.
Sotto la primitiva chiesa c’è un cimitero paleo-cristiano.
Dopo il pranzo, visita agli scavi e al museo di Corfinio.
L’ultimo luogo visitato, in verità, il più atteso, è stato il santuario di Maria SS.ma della Libera a Pratola Peligna diocesi
di Sulmona Valva (AQ). Il santuario è meta di pellegrinaggi
non solo da tutto l’Abruzzo ma anche dai Pratolani all’estero soprattutto dal Canada. Le origini della bellissima immagine della Madonna della Libera sono legate ad una leggen-
Corfinio 11 maggio 2013. Devoti del ven. M. Rinaldi durante la celebrazione della messa nella cattedrale di San Pelino (Foto di Giovanni
Maceroni, Rieti)
ed anche il grandioso organo di 3.200 canne. La festa della
Madonna della Libera si svolge ogni anno per le vie del paese la prima e seconda domenica di maggio. La solenne
processione è un rito che si tramanda da tempi llontani e
tutta la Comunità partecipa con molta devozione. Dopo una
profonda preghiera davanti all’immagine della Madoona, attraverso le vie del paese in festa, abbiamo ripreso la via del
ritorno. La gita-pellegrinaggio, sapientemente ed accuratamente programma come sempre dal Presidente dell’Istituto
Massimo Rinaldi è risultata ottima sotto ogni aspetto.
Monsignor Maceroni, con chiarezza espositiva e ricchezza
di contenuti, ha fornito dettagliate ed esaurienti notizie sui
luoghi, momnumenti, chiese, basiliche specie sul santuario
della Madonna della Libera. A Corfinio e a Pratola Peligna,
per una maggiore conoscenza storico-artistica hanno collaborato con Monsignor Maceroni due sacerdoti del luogo.
Come sempre è stata di valido aiuta la nostra cara segretaria
Ellide Fainelli, che, non dimendicando il suo ruolo di insegnante esercitarto con dedizione, ha curato, con capacità e
organicità la parte tecnico-oprativa e, con impegno, amore
e sacrificio ha acolto ogni desiderata dei partecipanti. È tardi, le ombre della sera accompagnano i ricordi della giornata, ricca di luci e di speranze in un mondo migliore e più
umano. Anche se un po’ stanchi fisicamente è stato bello
ritrovarsi, felici di aver vissuto una ricca esperienza culturale, umana, sociale, ma, soprattutto spirituale essendo stato ritagliato nella gita modo e tempo per preghiere e meditazioni «sul sensus fidei» sulla fede professata e praticata,
sulla coerenza tra fede e vita. Arrivo a Rieti alle ore 22 circa.
Corfinio 11
maggio 2013.
Devoti del
venerabile
Massimo Rinaldi
dinanzi ad una
facciata laterale
della cattedrale
di San Pelino
(Foto di
Giovanni
Maceroni, Rieti)
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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Agape con gli attori del film «Ciabbattone»
Istituzione della giornata
«Agape amici Massimo Rinaldi»
Approvazione del bilancio dell’Istituto
di GIOVANNI MACERONI
Il giorno 30 maggio 2013 resta un giorno memorabile per tutti gli estimatori e per tutti i devoti del Venerabile
Massimo Rinaldi. In un ristorante nei pressi della città di Rieti, dopo le tante emozioni suscitate dalla visione del film
Ciabbattone,circa 40 attori con le loro famiglie, per volontà del regista Fausto Fainelli, si ritrovano, a raccontarsi
la vita straordinaria di Venerabile Massimo Rinaldi, narrata, con dovizia di particolari di vita vissuta, dal bravo
regista: nascita, fanciullezza, studente nelle scuole pubbliche e nel seminario, giovane prete e giovane parroco ad
Ornaro e a Greccio, segretario dello zio vescovo Mons. Domenico Rinaldi a Montefiascone, l’incontro con il beato
Giovanni Battista Scalabrini a Piacenza, missionario in Brasile, ritorno a Roma, il ministero episcopale nella disagiata e montagnosa diocesi di Rieti sempre vicino ai piccoli, ai giovani, ai vecchi, ai malati, ai sofferenti, agli operai e
alle opraie della Cisa Viscosa e dello zuccherificio, ai contadini e mezzadri, ai pastori di pecore e di capre, ai preti
maggiormente in disagio, e, contemporanemente, dedito al restauro della cattadrale e dell’episcopio, alla costruzione di case parrocchiali e della Colonia S. Antonio (oggi Opera Massimo Rinaldi).La vita di Ciabbattone viene
rivissuta fino al transito nel Cielo.
Non solo durante la proiezione del film Ciabbattone molti, non esclusi gli attori, ma anche durante la cena si
sono profondamente commossi: segno evidente sia della ricchezza umana del Rinaldi sia della sensibilità del regista a
toccare con arte poetica i sentimenti più profondi del venerabile Massimo Rinaldi di fronte alla immensità di Dio e alla
pochezza e fragilità di uomini e di donne incontrati nel suo luminoso percorso di vita. Durante quella cena il regista e il
Presidente dell’Istituto storico Massimo Rinaldi, guardandosi negli occhi, proposero a tutti i presenti, che accettarono
con convinzione, l’istituzione fissa della giornata dell’«Agape amici Massimo Rinaldi» da commemorare il 30 maggio
ma con la possibilità di poterla ripetere, con date da stabilire annualmente, in altre circostanze adatte alle esigenze dei
componenti, soprattutto tenendo presenti le esigenze non tanto dei singoli quanto delle famiglie.
Rieti 30
maggio
2013,
località
Fontellisola.
Uno
scorcio
della cena
con il
regista
Fausto
Fainelli,
con gli
attori
del film
Ciabbattone
e con le
famiglie
degli attori
(Fotoflash
di Renzi
Massimo,
Rieti)
Il 31 maggio, come di norma consolidata, si è avuta l’asseblea annuale dei Soci che ha approvato all’unanimità
sia la relazione del Presidente sia il bilancio, esposto dal cassiere Pierluigi Buzzi, ed ha preso atto che tutte le in
iziative programmate erano tutte state realizzate, come viene puntualmente riferito dal Periodico «Padre, Maestro e
Pastore». Son state ratificate anche alcune nomine di nuovi Soci.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Dal Periodico: «Scalabriniani», anno XX n. 3 (maggio - giugno 2013), p. 28
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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La parola
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Don Zdenek all’ingresso (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il regista con Pino Strinati (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il regista con Carlo Giovannelli
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il regista con il pubblico (Fotoflash
di Renzi Massimo, Rieti)
Trascrizione
di GIOVANNI MACERONI
Il regista con le hostess (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Sebbene dai registri parrocchiali risulta che l’Ordinario Diocesano abbia visitata la parrocchia di Collalto il giorno
8 Settembre 1927, e oggi 6 Settembre 1936, tuttavia egli ha visitato la Parrocchia circa ogni due o tre anni. In ogni
occasione ha fatto del suo meglio per contribuire a migliorare le condizioni spirituali parrocchiali - spechie con Missioni
Straordinarie e corsi di santi spirituali esercizi. Così pure ha sempre inculcato il buon andamento del culto esterno,
efficacissimo mezzo a ravvivar la fede, e quidi ha sempre ordinata la pulizia della chiesa e il buon uso e assestamento
degli arredi sacri. Ha pure contribuito a procurare al parroco l’attuale nuova casa canonica, eretta a spese completamente della Santa Sede. Nell’attuale visita in modo speciale ho fatto dare un assetto più decoroso alle sacre suppellettili
e alla chiesa stessa da tempo ingombrata da ogni genere di materiali. Ho ordinato al parroco maggior cura della gioventù
e di provarsi almeno di iniziare l’organizzazione cattolica, ma soprattutto di attendere con maggiore impegno all’insegnamento catechistico.
8
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Il pubblico in attesa di entrare nella sala
delle proiezioni del film (Fotoflash di
Renzi Massimo, Rieti)
Il pubblico entra nella sala delle proiezioni del film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Uno squarcio di pubblico alla visione del film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Uno squarcio di pubblico alla visione
del film (Fotoflash di Renzi Massimo,
Rieti)
Uno squarcio di pubblico alla visione
del film (Fotoflash di Renzi Massimo,
Rieti)
Mons. Maceroni e il regista Fainelli ringraziano gli attori e le loro famiglie
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Mons. Maceroni e il regista Fainelli ringraziano gli attori e le loro famiglie
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Mons. Maceroni e il regista Fainelli con
Carlo Stocco, attore protagonista
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, all’ingresso della sala, prima della proiezione del
film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il regista Fausto Fainelli saluta le autorità e il
numeroso pubblico (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il vescovo di Rieti, Delio Lucarelli, all’ingresso della sala, prima della proiezione del film
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Il regista conversa con il
pubblico (Fotoflash di Renzi
Massimo, Rieti)
Pubblico nella sala in attesa
della proiezione (Fotoflash
di Renzi Massimo, Rieti)
Pubblico in attesa di entrare nella salla delle proiezioni (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Pubblico nella salla in attesa della proiezione (Fotoflash di Renzi Massimo,
Rieti)
Il pubblico entra nella sala
delle proiezioni del film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Le hostess della manifestazione (Fotoflash di Renzi
Massimo, Rieti)
Il pubblico entra nella sala
delle proiezioni del film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il regista prepara i dépliants
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
In primo piano, da sinistra,
Mons. M. Assogna, Don Fabrizio Borrello (Fotoflash di
Renzi Massimo, Rieti)
In primo piano, da sinistra,
Mons. S. Nardantonio, l’attore F. Patacchiola con la
signora (Fotoflash di Renzi
Massimo, Rieti)
Il pubblico entra nella sala delle proiezioni
del film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Parte del numeroso pubblico durante la proiezione del film (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Pubblico nella salla in attesa della proiezione
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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Positio*
Spirtualità di Massimo Rinaldi. Rapporti
con lo zio vescovo Domenico Rinaldi e con
il beato Giovanni Battista Scalabrini/2
3. L’ideale missionario di Giovanni Battista Scalabrini
realizzato da Massimo Rinaldi in Brasile
Giovanni Battista Scalabrini e Massimo Rinaldi avevano, come abbiamo accennato, le stesse vedute pastorali circa
il fenomeno dell’emigrazione.
missionari per gli emigrati italiani e il prete reatino che vorrà
dedicare tutta la sua giovane esistenza all’attività missionaria, diventando anzi uno degli interpreti più intelligenti delle
intuizioni scalabriniane».
Non è nostra intenzione ripercorrere l’attività missionaria di Massimo Rinaldi in Brasile, già ampiamente nota, ma
Chiesa madre di
Encantado.
Cartolina
regalata dai
signori De Conto
(AVR, fondo
Archivio
Massimo Rinaldi,
busta 18, Brasile
aprile-maggio
1996, fascicolo 1)
L’attività missionaria del Rinaldi sul campo è stata studiata da Giovanni Battista Sofia, da Gianfausto Rosoli, da
Ottaviano Sartori, da Danilo Veneruso, da Lise Fernanda
Sedrez, da Pietro Borzomati, da Maurilio Guasco, da Anna
Maria Tassi, da Giovanni Maceroni e da altri; qui è opportuno, privilegiando documenti ancora inediti, spingersi oltre
gli studi del Rosoli, il quale, nel saggio, Massimo Rinaldi
missionario in Brasile e mons. Giovanni Battista Scalabrini
uniti nell’impegno dell’assistenza agli emigranti, definisce
il Rinaldi e lo Scalabrini «due figure a specchio fatte per
incontrarsi» e spiega: «Non rimane che sottolineare […] la
particolare affinità ed integrazione spirituale tra Rinaldi e
mons. Giovanni Battista Scalabrini, cioè tra il fondatore dei
tra Rinaldi e Scalabrini, soprattutto attraverso la corrispondenza epistolare tra due apostoli che si dedicarono in modo
straordinario a mantenere viva la fede tra gli emigrati. Scrive ancora lo Scalabriniano Gianfausto Rosoli: «La corrispondenza [del Rinaldi] con i suoi superiori di Piacenza è
stata frequente e sempre cordiale. Ma sorprende soprattutto il tratto che egli usava verso mons. Scalabrini, sempre
colmo di venerazione e di affetto insieme […]. Il rapporto
con Scalabrini rivela nello scritto sensibilità e finezze che
sorprendono in una persona così schiva e sobria di modi,
quale era ritenuto Rinaldi».
Le lettere del Rinaldi allo Scalabrini manifestano rispetto, devozione, piena condivisione del carisma del Fondato-
* A. ESZER - G. MACERONI - A. M. TASSI, Congregatio de Causis Sanctorum, Reatina Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Maximi Rinaldi
Episcopi reatini e Congregatione Missionariorum a S. Carolo (Reate 1869-Romae 1941). Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, Editoriale
Eco srl, San Gabriele-Colledara TE 2001, Positio vol. I vol. pp. 64-72.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
re. Così Padre Massimo Rinaldi, da Encantado, il 24 aprile
1901, esternava la sua stima allo Scalabrini, in occasione
del venticinquesimo di episcopato:
«Eccellenza Ill.ma Rev.ma, Affezionatissimo Padre e
Pastore, la paterna bontà colla quale l’Eccellenza Vostra
accolse sempre le mie lettere, la mia persona, la più viva
affabilità del di Lei cuore, il bisogno dell’animo mio di manifestarle le più sincere congratulazioni per le fauste nozze
d’argento del pastoral ministero, questi ed altri motivi di
«Eccellenza Reverendissima, prima di ritoglier la tenda
e riprender il cammino per le varie colonie godo di pensare
e scrivere a Voi Eccellenza Reverendissima, e col pensiero
quanto vivo, col cuore tanto caldo d’affetto invio a Lei Padre e Pastore il mio voto di felicità per le feste natalizie.
Potrei scriverle molte cose, ma la mia povera mente stenta
a consegnare alla mano le rimembranze, grazie a Dio, consolanti, essa è stanca, più schiettamente ripiena di confessioni e fervorini al popolo massime per l’occasione del Santo Giubileo, teme di peccare di ordine, semplicità e chiarez-
A sinistra, Don Vincenzo Nani, Promotore di Giustizia; a destra Mons. Giovanni Maceroni, Giudice Delegato al Processo di Beatificazione
e Canonizzazione del Venerabile Massimo Rinaldi, in Brasile per interrogare testi che conobbero il missionario don Massimo (AVR, fondo
Archivio Massimo Rinaldi, busta 18, Brasile aprile-maggio 1996, fascicolo 1)
filiale ossequio, di gratitudine ed affetto mi fanno ardito di
inviarle questa mia. Il di lei carissimo cuore nato e fatto per
amare perdoni il fastidio che Le recherà la presente e si
assicuri della mia gioia nel saperla giunta felicemente a celebrare il Venticinquesimo del suo Episcopato. Noi figli del
suo zelo, della sua carità, da queste terre lontane partecipiamo con santo onore ed orgoglio alla festa che La allieta e
circonda e Le auguriamo di vedere la bella aurora di quel
giorno felicissimo che le condurrà le nozze d’argento. Quella
mente che oggi con tanta sapienza governa la Chiesa di
Gesù Cristo, Le adorni la croce del manto onorificentissimo
della Sacra porpora a conforto di quelle difficoltà e dolori, a
premio di quei frutti e vantaggi, che Egli stesso l’augusto
Pontefice riconosce, che non andò esente il di Lei episcopale
ministero, come nella lettera inviata all’Eccellenza Vostra il
30 gennaio del corrente anno, riportata a di Lei maggiore e
ben meritata lode da varii giornali d’Italia. Nelle preghiere al
Signore per il di Lei sempre maggior bene, nei voti del mio
cuore, nei sentimenti della mia gratitudine si assicuri della
mia filiale sudditanza, del mio più profondo rispetto col quale
Le bacio il Sacro anello e La prego a benedirmi e ad avermi
dell’Eccellenza Vostra Rev.ma, Umilissimo devotissimo servo
aff.mo figlio, P. Massimo Rinaldi».
Il Rinaldi, nella seguente lettera, scritta da Capoeiras il 3
novembre 1901, apre il suo animo al fondatore, gli comunica la sua vita di missionario e gli chiede di conservarlo «nel
suo paterno affetto», mentre esprime la più alta considerazione per San Carlo Borromeo, scelto dallo Scalabrini come
modello per i suoi missionari:
za, e di procurare all’ottima di Lei persona sciupo di tempo
e fastidio. La vita quasi del tutto e del continuo nomade che
vivo in questo vasto territorio, mi toglie alle preghiere personali, al raccoglimento. Il di Lei paterno cuore mi ricordi a
Gesù, a quel grande, a quell’eroico modello di zelo sacerdotale che è il nostro buon Protettore San Carlo. Domani è
la di Lui festa. Impedito ad onorarlo in compagnia dei
confratelli, mi procurerò la consolazione di trattenermi, se
piacerà a Dio, con agio dinanzi a Gesù in Sacramento, qui
alla Capoeiras ove attendo di giorno in giorno il ritorno del
P. Seganfredo da alcuni giorni in Alfredo Chaves. Eccellenza Reverendissima, mi perdoni della libertà presami di scriverle, mi conservi il suo paterno affetto, mi benedica. Accetti i miei filiali sinceri auguri di felicità, la mia promessa di
non dimenticarla massime nella preghiera. Le bacio il Sacro
anello, e La prego a benedirmi ad avermi di Lei Dev.mo
figlio, Padre Massimo».
Molte espressioni della corrispondenza in oggetto inducono a pensare che lo Scalabrini aveva concesso al Rinaldi
le sue sante predilezioni perché aveva notato in lui l’uomo
capace di assumere la sua preziosa eredità spirituale, in quanto fornito di quelle le doti di santità e di governo necessari
per lo sviluppo e la maturazione dell’opera dei Missionari di
S. Carlo, nella fedeltà al carisma originario. Sottolineiamo,
in merito, alcune espressioni scritte dal Rinaldi, da Guaporé
il 12 dicembre 1902, al Fondatore: «E lei che mi amò prima
ancor di vedermi, Lei che mi aprì l’adito alla via del paradiso, Lei che mi volle a spirituale figlio, senza riguardare i
meriti miei, lei che mi ebbe e mi ha nel suo cuore». Ripor-
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
tiamo l’intera lettera dalla quale si viene a conoscere anche
la preoccupazione di padre Massimo per non poter celebrare i divini misteri in luogo degno, a Nova Bassano, in quanto la penuria di mezzi impediva di completare la costruzione
della chiesa:
«Eccellenza Reverendissima, Mio carissimo Padre Superiore. Dio benedetto Le conceda giorni sempre migliori e
la più tarda età. È questo il primo, libero, spontaneo ed
affettuoso saluto del mio cuore al ricordo, Eccellenza
13
scrivere a Lei di lui se non che lo lasciai in casa in ottima
salute e tutto in opera per condurre a termine la nuova cappella ad onor di Maria SS.ma nella nuova chiesa in mattoni
costruita in Bassano, ma non condotta a termine per mancanza di mezzi. Con l’aiuto di Dio e il buon volere dei servi
suoi si spera di porla fra non molti anni in quell’aspetto che
alla casa di Dio si addice. Oh, se la carità cristiana si ricordasse costà anche dei bisogni di questi luoghi, qual bene
maggiore alle anime e gloria al Signore! In queste terre,
dove siamo noi, vi è poco a confidare nella carità dei buoni,
A destra, di chi guarda, Mons. Giovanni Maceroni, Giudice Delegato al Processo di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Massimo
Rinaldi, in una casa degli Scalabriniani in Brasile con alcuni religiosi (AVR, fondo Archivio Massimo Rinaldi, busta 18, Brasile aprile-maggio
1996, fascicolo 1)
Reverendissima, padre amorosissimo, al ricordo della di Lei
ottima e cara persona, ed è questo l’augurio ardentissimo
che Le mando a raffermarle la mia filiale sudditanza e benevolenza, a procurarle più grate, che mi sia dato, le sante
feste del S. Natale, della fine e principio d’anno. E lei che
mi amò prima ancor di vedermi, Lei che mi aprì l’adito alla
via del paradiso, Lei che mi volle a spirituale figlio, senza
riguardare i demeriti miei, Lei che mi ebbe e mi ha nel suo
cuore, accoglierà di buon grado l’augurio mio e mi avrà, ho
certo, sempre carissimo. Mi gode l’animo di scriverle e di
procurarle la consolazione di sapermi sano e perseverante
più o meno nell’esercizio del Santo ministero nel quale, sebbene sembrami di non aver fin qui dato motivo ad osservazioni e lamenti, tuttavia ahimè, so di esser stato qualche
volta un po’ trascurato. Dopo Dio, Lei mio buon padre, mi
perdoni, e mi regali delle sue efficaci orazioni per il bene
dell’anima mia e del prossimo. Io La ripagherò della mia
preghiera, del mio affetto sincero. Da varii giorni lontano
dal mio carissimo confratello il padre Serraglia, non posso
per le critiche condizioni finanziarie nelle quali essi vivono,
causa le cattive successive stagioni, la mancanza delle strade e del commercio. Fa d’uopo pazientare e tenersi paghi di
compiere i divini misteri in quei luoghi e in quelle forme più
o meno povere che si può. Oh Dio, qual duro tasto ho preso a toccare, qual dolorosa storia ho incominciata senza
volerlo! Dio non voglia, che questa mia in cambio di recarle
conforto, le dia amarezza per il cuore tenerissimo che Ella
in petto racchiude! Voglia avermi per iscusato dell’involontaria digressione e compatire all’animo mio addolorato della
povertà di questi luoghi e perciò del culto dovuto al nostro
Dio. Con gli auguri miei accetti quelli felicissimi del carissimo padre Antonio e confratelli residenti in questo Stato. Mi
ricordi in grazia al buono e santo vecchietto di monsignor
Costa e faccia a Lui per me gli auguri i più sinceri di felicità.
La prego altresì a partecipare i miei saluti fraterni al padre
Alussi, e per Lui ai confratelli tutti costà. A quell’anima benedetta del compianto nostro superiore costà, il carissimo
padre Rolleri, mi ricorderò da me nelle mie orazioni, deside-
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
rosissimo di cooperare alla di lui felicità eterna. Rinnovo
all’Eccellenza Vostra Rev.ma gli auguri del mio cuore, le
bacio il Sacro anello, Le domando la santa benedizione e la
grazia d’avermi di Lei aff.mo figlio, P. Massimo»
Padre Massimo Rinaldi palesa candidamente, nella lettera scritta da Nova Bassano il 7 maggio 1903, al fondatore:
«giammai rimpiansi la mia vita agiata, e vissi sempre con-
to? … Una diminuzione di forze fisiche, massime da qualche tempo, un doloretto al petto, è di ostacolo alla mia volontà di sempre meglio corrispondere alla mia vocazione,
quindi è che ho bene a temere dell’esatto adempimento dei
miei doveri sacerdotali. Mi raccomando all’orazioni dell’Eccellenza Vostra per il mio e altrui bene spirituale e se piace al
Signore anche temporale. Potrei scriverle molte e molte belle
cose, potrei parteciparle molti e molti consolanti avveni-
Mons. Giovanni Maceroni, Giudice Delegato al Processo di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Massimo Rinaldi, e Don Vincenzo
Nani, Promotore di Giustizia, in una casa di formazione scalabriniana in Brasile con alcuni giovani (AVR, fondo Archivio Massimo Rinaldi,
busta 18, Brasile aprile-maggio 1996, fascicolo 1)
tento di quella di questi luoghi, sebbene disagiata, solitaria,
monotona». Egli svela allo Scalabrini la sua vita intima, i
problemi di salute, l’ardore apostolico sempre crescente,
addolorato solo di non poter esercitare, nell’ampiezza e totalità che vorrebbe, il ministero sacerdotale, a causa di «una
diminuzione di forze fisiche […] un doloretto al petto»; inoltre lo informa della costruzione di una chiesa in mattoni, a
Nova Bassano, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, non completata ma già «aperta al culto divino». Scrive padre Rinaldi:
«Eccellenza Ill.ma Rev.ma, Superiore e padre affettuosissimo, parmi, se la memoria non mi trae in inganno, che
l’ultima mia all’Eccellenza Vostra l’abbia scritta e spedita
nel mese di novembre dello scorso anno. Dal novembre al
maggio il mio silenzio Le sembrerà indiscreto, ma la certezza del mio affetto filiale e costante La ripaghi dell’apparente
mia trascuratezza e mi consoli della di Lei indulgenza paterna e bontà amorevolissima. Nello scorso gennaio il carissimo nostro superiore il padre Vicentini mi volle seco in aiuto
all’Encantado, prima e dopo anche qui ebbi un discreto lavoro nella vigna del Signore. Sono qui da un paio di giorni
dopo un’escursione di un buon mese e più per le colonie
colla coscienza di aver fatto del mio meglio per procurare ai
fedeli la salvezza dell’anima, il paradiso, Dio. Vi sarò riusci-
menti, ma più che la scarsezza del tempo, il timore di togliere l’Eccellenza Vostra di soverchio alle sue preziose occupazioni mi invitano alla maggior brevità di questa mia a Lei.
Solo Le scriverò che sino ad ora io giammai rimpiansi la
mia vita agiata, e vissi sempre contento di quella di questi
luoghi, sebbene disagiata, solitaria, monotona. Nei confratelli
tutti trovai sempre la più cara corrispondenza d’affetto e
presentemente coll’amatissimo padre Antonio vivo una vita
la più pacifica ed affettuosa. Questi è alquanto bersagliato e
in faccende per dar termine il meno male che sarà possibile
al noioso, pesante e dispendioso inventario della mal capitata eredità del compianto e Santo missionario il Colbacchini,
e grazie a Dio questa croce è ormai al suo termine. Col
buon esempio ed il buon accordo da circa un anno si è
riusciti a procurare al cuore adorabilissimo di Gesù un’abitazione in mattoni, che sebbene non condotta completamente a termine, tuttavia considerati i luoghi ed altre circostanze è sufficientemente degna di esser tenuta aperta al
culto divino. Se piacerà a Dio che io abbia la consolazione
di baciar nuovamente il Sacro anello all’Eccellenza Vostra,
Le darò nuove più particolari ove Lei in quel paterno
consolantissimo incontro me ne richiederà. Con questa mia
Le rinnovo i miei sensi di profonda stima e venerazione.
L’assicuro dei voti miei e di quelli dell’amatissimo padre
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Antonio [Serraglia], dei voti i più ardenti, filiali, sinceri di
felicità, per il di Lei giorno onomastico, delle mie orazioni
per la più grande longevità dell’Eccellenza Vostra, per la di
Lei pace in terra e gloria in cielo. Gradisca Superiore Padre
amatissimo, gradisca questi miei dovuti vivi e sinceri sentimenti di figlio a padre, mi benedica di cuore e mi abbia
15
un funebre elogio, ed esso dopo la revisione ed approvazione del mio superiore il padre Domenico Vicentini ho mandato alle stampe. Nella mia peregrinazione da Bassano qui
all’Encantado nelle molteplici esequie compiute a suffragio
dell’anima benedetta dell’illustre estinto Pontefice raccolsi
200 milareis e mi auguro di raccoglierne almeno altrettanti
La città di
Nova
Bassano del
Brasile ha
dedicato,
come
ricorda la
lapide posta
in mezzo
alla piazza,
a don
[venerabile]
Massimo
Rinaldi
(AVR,
fondo
Archivio
Massimo
Rinaldi,
busta 18,
Brasile
aprilemaggio
1996,
fascicolo 3)
dell’Eccellenza Vostra Illustrissima Reverendissima, umilissimo devotissimo figlio, padre Massimo Rinaldi».
Massimo Rinaldi, nella lettera che scrive a Mons.
Scalabrini da Encantado il 23 settembre 1903, comunica di
attendere alla pubblicazione di un elogio funebre per il papa
Leone XIII, scritto anche allo scopo di raccogliere fondi
per la chiesa di Nova Bassano. Il Rinaldi dimostra notevoli
capacità organizzative e amministrative, accanto all’impegno per l’elevazione culturale e spirituale degli emigrati.
Trascriviamo la lettera:
«Eccellenza Ill.ma Rev.ma, Superiore Veneratissimo,
questa mia verrà a Lei, Ecc.za Ill.ma Rev.ma, per implorar
dal di Lei paterno cuore una duplice grazia: una di perdono,
l’altra di soccorso. Compatisca a questo cattivello di Massimo, il quale, per aver qualche sussidio per la chiesa del
Sacro cuore di Gesù in Bassano, ha fatto appello alla generosità di alcuni suoi amici costà ed ha esortati i medesimi a
spedire la loro offerta all’Eccellenza Vostra.
Nell’amor, Eccellenza Rev.ma, nell’amor suo
ardentissimo verso Gesù e verso i figli suoi, le piaccia di
cooperare alla mia santa industria e di ricevere quelle
elargizioni che i miei benefattori le spediranno. “Vis unita
fortior”, e quanto maggiore sarà l’unione e la cooperazione
dei buoni nel bene che io mi sono proposto di fare mercè
l’aiuto del Signore, tanto maggiore sarà l’utile a salute dell’anime e a gloria di Dio. Il destro di chiedere un’elemosina
ai miei buoni amici l’ho colto dalla morte del Venerato pontefice Leone XIII, cui ho intessuto, il meglio che ho potuto,
non appena avrò fra mano l’opuscoletto stampato che venderò qui ai buoni colonisti ad un milareis. Se le speranze
non mi andranno fallite, io coll’aiuto di Dio e delle buone
persone, penso di guadagnare un 300 o 400 lire ed esse
andranno a beneficio della chiesa del Novo Bassano; che
dato pure il mio desiderio cadesse a vuoto io finanziariamente
non perderò un reis, perché la spesa di stampa è stata già
quasi totalmente rimborsata dalle offerte raccolte per la
medesima dai primi di agosto ad oggi, ed avrò la consolazione di presentare a quella povera gente un ricordo che
parlerà ad essa delle benemerenze del compianto pontefice.
Il mio povero lavoro forse sarà oggetto di critica e forse di
derisione per la mia incapacità e temerità; ma io, certissimo
d’aver fatto del mio meglio per compierlo il meno male possibile, sopporterò in santa pace l’altrui censura e non lascerò di benedire il Signore, che mi concesse di manifestare a
questi miei poveri fratelli di fede e di patria alcune virtù
singolarissime dell’immortale Leone XIII. Come prima sarà
terminato il lavoro tipografico mi farò un dovere di spedire
cinque copie del mio opuscolo all’Eccellenza Vostra, e La
prego fin d’ora ad accettarle in pegno della mia stima e
sudditanza profonda, e di consegnarne per me una copia al
carissimo monsignor Costa, ed una copia al rettore del nostro istituto costà. A suo tempo Ella mi parteciperà il
quantitativo delle offerte ricevute dagli amici miei, ed io le
ritirerò sul denaro che di tanto in tanto Le manda da qui il
nostro padre Superiore, ed eviteremo così una spesa di spedizione, un pericolo di smarrimento ed avremo un guadagno di tempo. L’ultima mia a Lei fu di auguri per il suo
giorno onomastico e la spedii da Bassano i primi di maggio,
16
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
mi auguro che non sia andata perduta, e che l’abbia avuta
gradita. Qui il padre Superiore mi [ha] assai giovato nella
revisione del mio scritto e nella stampa del medesimo. Dio
benedetto lo ripaghi della carità e mi conceda la grazia di
attestar a lui la mia riconoscenza. La prego dei miei saluti
cordiali ai confratelli, dei miei ossequi e rispetti all’amatissimo
Mons. Costa ed agli altri Superiori dell’istituto. Non mi di-
La lapide tombale di Padre Mario Ginocchini, promotore presso il
suo Istituto e presso la Diocesi di Rieti dell’apertura del processo di
Beatificazione e Canonizzazione di Padre Massimo Rinaldi, visitata
dal Giudice Delegato Mons. Giovanni Maceroni e da Don Vincenzo
Nani Promotore di Giustizia (AVR, fondo Archivio Massimo Rinaldi,
busta 18, Brasile aprile-maggio 1996, fascicolo 3)
mentichi nelle sue orazioni e si assicuri della mia filiale riconoscenza. Le bacio il Sacro anello, Le domando la Santa
benedizione e mi rassegno colla più filiale stima e rispetto di
Lei, affezionatissimo figlio padre Massimo Rinaldi».
Lo Scalabrini, come abbiamo visto nella lettera del Rinaldi
del 7 maggio 1903, non si sottrasse dal visitare le colonie in
America dove era continuamente richiesto dai suoi missionari. La presenza del Fondatore nel nuovo mondo rappresentava per tutti gli Scalabriniani una garanzia dello sviluppo del cammino missionario. Padre Massimo, appena seppe che lo Scalabrini sarebbe arrivato presto in Brasile, gli
manifestò i suoi struggenti sentimenti nella seguente lettera
scritta il 24 maggio 1904 da Nova Bassano:
«Monsignore Veneratissimo e Superiore amatissimo,
dunque La rivedrò, La riabbraccerò presto. Oh! consolante
pensiero! oh, gioia dolcissima, pegno di quella più grande
che avrò quand’Ella, amatissimo padre, poserà il piede su
questo nuovo mondo, quand’Ella mi stringerà nuovamente
a sé e mi benedirà! Oh! giunga e spunti presto quel bel
giorno e il grande precursore di Gesù Cristo, di cui Ella
bellamente porta il nome e ne imita le virtù dal ciel La guardi, La protegga e Le ottenga, massime nel di Lei
auspicatissimo giorno onomastico una vita la più lunga, la
più prospera e felice ed un sollecito e favorevolissimo viaggio. Permetta, Monsignore Veneratissimo, che agli auguri
miei i più vivi e sinceri per il di Lei faustissimo giorno onomastico ed alle congratulazioni mie le più giulive e filiali
della sua venuta fra noi, Le partecipi i miei voti per una
nuova onorificenza non men grande di quella della quale La
voleva adorno la paterna bontà del Sommo Pio X, e si avveri così l’augurio partecipatole nella mia scritta a Lei
dall’Encantado in occasione del di Lei Episcopale giubileo,
di saperla vestita “del manto onorificentissimo della Sacra
porpora”. Gradisca, o padre, i sentimenti miei e quelli del
Rieti agosto
1996, località
santuario de La
Foresta. Al centro
due coniugi
brasiliani,
Antonella e
Francesco
Costantini, venuti
dalla città di San
Paolo, a pregare
sulla tomba del
Venerabile
Massimo Rinaldi.
Alla loro sinistra
la signora
Franchi Antonia
in Maceroni e
alla loro destra il
poeta Franco
Festuccia,
ambedue ferventi
devoti del
Venerabile
Massimo Rinaldi
(AVR, fondo
Archivio
Massimo Rinaldi,
busta 18, Brasile
aprile-maggio
1996, fascicolo 6)
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
mio amatissimo compagno il padre Serraglia, i sentimenti di
filiale affetto, di illimitata stima e soggezione. Mentre io con
cuor filiale prego per Lei, Ella con amor paterno mi ricordi
a Gesù ed a Maria ed insieme con essi mi bendica e mi
abbia sempre suo, Aff.mo figlio, padre Massimo Rinaldi».
Padre Massimo, sul periodico «Congregazione dei Missionari di S. Carlo per gli Italiani emigrati nelle Americhe»,
del mese di ottobre del 1904, scrive la cronaca della visita
dello Scalabrini ad Encantado, che si svolse dal 14 al 22
settembre 1904. Riportiamo la sua testimonianza al processo di Beatificazione dello Scalabrini, perché indica un rapporto più personale:
«Tornai ad incontrarmi col Servo di Dio nel 1904 a Rio
Grande del Sud e precisamente nella Missione dell’Encantado
[…]. Io ritengo che il Servo di Dio l’abbia esercitata [la
virtù in modo eroico] durante la sua vita, e posso attestarlo
de visu per il periodo di tempo nel quale si è fermato con
noi nell’Encantado. Egli si dava ad un lavoro continuo, faticoso e logorante per il clima e per la viabilità: a quei giorni
in missione non era possibile altro mezzo di trasporto che
cavalcare lunghissime ore sul mulo. Aggiungo la sua età
rispettabile e gli acciacchi in salute. Egli poi si adattava a
tutto ed era sempre sorridente, di buon umore, anche a
tavola accontentandosi di quello che gli preparava il cuoco
che, era il sottoscritto […]. Egli insisteva perché stessi vi-
17
Padre Massimo si sentì in obbligo di ringraziare, ancora
una volta, il Fondatore per la visita alla sua missione, con la
seguente lettera, datata Encantado, 16 ottobre 1904:
«Monsignor Veneratissimo, sia benedetto il Signore! Il
voto, l’augurio mio per l’Eccellenza Vostra di averla felicemente qui fra noi, da me a Lei partecipato nella mia del 23
settembre 1904 si è compiuto! Sia ringraziato il Signore!
Lei venne a noi, ci sorrise, ci benedì, ci prodigò tutte le sue
cure paterne; ed oggi mosso da quel santo affetto che a noi
La condusse, si accinge a rimettersi in via per tornare a
giovare ad altri suoi figli che tanto l’amano e la desiderano
ardentissimamente fra loro. O padre nostro carissimo, vada,
torni, rientri pur giulivo nella sua Piacentina famiglia con la
fronte coronata dei fiori olezzanti delle sue episcopali virtù,
colle mani ricche dei frutti copiosi delle sue apostoliche fatiche, con il cuore riboccante di gioia per le benemerenze
apportate a questo nuovo mondo. Noi l’accompagneremo…
L’accompagneremo coll’ammirazione, coll’affetto, colla
preghiera, col cuore. Nel suo lungo viaggio l’orazione nostra diverrà sempre più fervida per il di Lei bene; e quanto
più Ella si allontanerà da noi, tanto più noi ci avvicineremo a
Lei col pensiero e coll’affetto; ci avvicineremo a Lei per
uniformarci sempre meglio alla sua volontà che è la volontà
del Signore e meritarci così le più elette benedizioni di Dio e
quelle dell’Eccellenza Vostra. Questi stessi nostri sentimenti li manifestai il 22 settembre 1904 in una mia alla redazione
Mons. Giovanni
Maceroni Giudice
Delegato per il
processo di
Beatificazione e
Canonizzazione
di Massimo
Rinaldi, in un
momento di
riposo e svago
immerso tra la
vegetazione
lussureggiante
del Brasile nel
maggio 1996
(AVR, fondo
Archivio
Massimo Rinaldi,
busta 18, Brasile
aprile-maggio
1996, fascicolo 3)
cino a lui, anziché curarmi della cucina […]. E una volta in
mezzo a noi nella Missione dell’Encantado diceva: “Preferisco i miei straccioni del Brasile ai milords del Nord […]”.
Le sue preferenze poi, da quanto io vidi, erano per gli infelici, per i poveri e la gente di bassa condizione: come quelli
che chiamava intorno a sé nella mia missione, gente di campagna e abitante nelle capanne e nelle baracche […]. In
particolare posso dire l’ottima impressione fatta in mezzo
agli Emigranti che, commossi per i sacrifici affrontati a loro
bene, lo circondavano come “semidio”».
del giornaletto della nostra Congregazione, e mi auguro che
come gentilmente nel mese di agosto ultimo scorso pubblicò la mia relazione del Novo Bassano, così verso la fine del
corrente anno mi userà la cortesia di pubblicare quella mia
per l’Eccellenza Vostra dello scorso settembre. Gradisca
Eccellenza Reverendissima questa mia lettera come pegno
del nostro amore filiale, ed in particolare a prova della riconoscenza mia alla di Lei speciale benevolenza per me. Possa io corrispondere ai santi suoi desiderii e consolarla nelle
sue incessanti fatiche che sostiene a pro della nostra con-
18
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
gregazione e della fede. La prego di ricordarmi quando potrà all’Ecc.mo zio mio e ad assicurarlo del mio affetto costante e del mio bene. Padre carissimo, prima di allontanarsi da questo nuovo mondo, ci benedica ancora una volta, ci
benedica amorosamente, ci stringa tutti tenerissimamente
al suo cuore, come nei cuori dolcissimi di Gesù e di Maria
l’abbraccia e la bacia affettuosamente il di Lei, umilissimo
figlio in Gesù Cristo, P. Massimo Rinaldi».
Lo Scalabrini ricevette la lettera di Massimo Rinaldi, sopra
riportata, a Porto Alegre, mentre era in partenza per l’Argentina, e si affrettò a rispondere il 27 ottobre 1904 per
ringraziare e per dare gli ordini circa gli accordi pastorali
concertati con il vescovo di Porto Alegre:
«Mio padre Massimo carissimo, grazie mille della vostra cordialissima portatami dal padre Domenico. Sebbene
pressato per la partenza di oggi all’una pomeridiane, pure
non posso astenermi dallo scrivervi una parola di congedo
affettuoso, pieno di speranze per l’avvenire, a gloria di Dio
e a bene delle anime. Fui molto contento dei nostri, come
assai contento ne è Mons. Vescovo, il quale ci offre il territorio dell’Esperança e una Chiesa in città. Se Dio ci manderà buoni operai, si provvederà. Intanto mette in mano nostra Montebello e Monteveneto, concedendo che padre
Eugenio faccia una settimana nell’una e una settimana nell’altra parrocchia, l’alternativa, sino a che potremo provvedere. Col padre Antonio mi sono di già inteso in proposito.
Date dunque gli ordini a nome di questo Venerando Pastore,
il quale concede le facoltà necessarie all’uopo. Addio; ricordatemi sempre al Signore, specialmente nella Santa Messa. Vi benedico e con voi benedico al padre Enrico e a tutti
gli altri. In osculo sancto, Vostro aff.mo in Gesù Cristo, +
Giovanni Battista Vescovo, Superiore Generale»
Il Venerabile Massimo Rinaldi
e la festa di S. Antonio*
in occasione del 120°anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Venerabile
di G. MACERONI
Il tema che mi è stato assegnato: «Il Venerabile Massimo Rinaldi e la festa di S. Antonio» in occasione del 120°
anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Venerabile, è affascinante. Il Venerabile è talmente affascinante e seducente da
attrarre su di sé: biografi, storici, poeti, pittori, cantautori, drammaturghi, registi. Tutti raccontano la sua vita straordinaria.
Venne proclamato, nel febbraio del 2000, «Reatino del secolo» ventesimo. E il Venerabile porta nella sua cultura e nella sua
persona tutte le caratteristiche, quelle buone, della reatinità, e, tra queste spicca la devozione sincera per S. Antonio di
Padova. Mons. Rinaldi si recava spesso nella chiesa di San Francesco di Rieti e qualche volta vi ha celebrato anche la messa
della notte di Natale. Vi ha celebrato nel mese antoniano in preparazione alla festa di S. Antonio. Ha lasciato scritto, in una
di queste celebrazioni: «Nelle passate sere, o cari cristiani, vi ho accennata la grandezza e la santità di S. Antonio. Nella
prima sera la carità; nella seconda, vi esposi in succinto la sua mirabile vita, ieri sera accennandovi alla divozione del sacro
Cuore vi mostrai i il suo fervido amore a Gesù e specie a Gesù in Sacramento. Questa sera vi esporrò il suo studio
nell’imitazione di Gesù Cristo e vi dimostrerò che all’imitazione di Gesù Cristo siamo tutti tenuti e che senza di questa
giammai potremo esser devoti veri di S. Antonio. A conclusione auspicava che la città di Rieti si potesse veramente
chiamare la città di S. Antonio.
Il Venerabile si soffermava sulle difficoltà della vita della gente, sulle fatiche, sui disagi, e il 15 giugno 1927 ricordava,
proprio in questa chiesa che la crisi – si potrebbe dire anche, oggi: «è anzitutto di ordine spirituale e quindi morale»;
condannava «l’idolatria del profitto», la disoccupazione, il malcostume, la disgregazione della famiglia. Nel giugno antoniano
1928 analizzò il rapporto profondo dei santi con Gesù Cristo, con la Chiesa e la costante loro devozione verso la Madonna.
I devoti di S. Antonio – concludeva il Venerabile – devono onorare con il cuore di Gesù anche Maria. Nel giugno 1931, in
occasione del VII Cenetenario della morte di S. Antonio, entrò nel vivo della festa, in questi termini: «L’anima mia, o figli,
è tuttora profondamente commossa. Lo spettacolo sempre vecchio ma sempre nuovo di questo giorno, del nostro buon
popolo che, quasi onda impetuosa trascina persino i miscredenti a portarsi in chiesa [...]. Oggi come ieri [...] una forza
irresistibile agisce potente sulle anime, le commuove e le trascina a portarsi nella nostra città [...]. Come mai il solo ricordo
di S. Antonio, il solo riapparire di questa statua, il solo ritornare della sua festa commuova si potentemente le genti ? [...].
Ed allora a che cosa giova menar tanta festa qui nella sua chiesa e fuori della sua chiesa, che cosa giova quell’interminabile
corteo che [...] traversa le vie della nostra città sia pure in un mare di luce, di colori e di fiori? [...]. Oh! benedetto, o
glorioso ed inclito S. Antonio, deh! te ne prego, riconduci la mia città alla vera fede [...]. S. Antonio ottieni anche a noi di
vedere Gesù, di vederlo ed amarlo come tu facesti in ogni giorno della tua vita, per meritarci così di contemplarlo e goderlo
con te in paradiso».
Che cosa può significare per noi devoti di S. Antonio e sinceramente affezionati a questa nostra città, ricordare il
120° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Venerabile? La Congregazione dei Santi ha proposto «che il [Venerabile]
potrà rappresentare un luminoso modello per tutti i vescovi diocesani dell’Orbe cattolico». L’onore reso al Venerabile è un
onore dato alla città che gli diede i natali e quindi a tutti i reatini. Noi ci auspichiamo che la desiderata beatificazione del
vescovo Massimo Rinaldi, considerato – sotto l’aspetto di uomo, di seminarista, di giovane sacerdote, di parroco, di
missionario, di vescovo – darà nuovo slancio di vita vissuta, secondo il cuore di Gesù, a tutti i suoi devoti sparsi non solo
nella città e diocesi di Rieti, in Italia, in Europa e negli altri continenti.
* Omelia letta nella chiesa di San Francesco di Rieti il 14 giugno 2013.
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
19
Voci di devoti
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Dal Cile
Estimado Monseñor Giovanni Maceroni: Desde hace algun tiempo recibo el periodico «Padre, Maestro e Pastore»,
donde he conocido la gran figura de nuestro querido Venerable Massimo Rinaldi. Necesitamos en nuestro tiempo personas
como él, testimonios de santidad y de apostolado, de solicitud con el pueblo de Dios, en humildad y simplicidad. Me
encantaria recibir una reliquia suya, que pueda acompañarme durante mi vida y mi apostolado en la parroquia y me aliente
en todas las dificultades de la vida. Creo firmemente que su intercesion me sostendra en el camino de la fe y de la
gracia. Me encomiendo a sus oraciones para que por intercesion de nuestro querido Venerable pueda encontrar mi camino
en esta vida. En Cristo y Maria. 23 febbraio 2013. Manuel Ibarra G.
Al Signor Manuel Ibarra G.
Mi compiaccio con lei, che , con la lettura del Periodico «Padre, Maestro e Pastore», ha incontrato la grande
figura del nostro amato Venerabile Massimo Rinaldi, testimone di santità e di apostolato che seppe spendere tutta la sua
vita per il bene degli altri sia a Rieti, sia in Brasile, sia a Roma. Le invio tre immaginette con la reliquia del venerabile. La
reliquia è un pezzo di stoffa del lenzuolo del suo letto. Mi unisco a lei, con la preghiera, perché, per intercessione del
Venerabile Massimo Rinaldi, il suo apostolato sia veramente fruttuoso. Rieti 26 giugno 2013. Mons Giovanni Maceroni.
Dalle Filippine
Pace! I am Joseph Vincent Atanacio of Antipolo City, Philippines. I would like to ask your kind office for 1st, 2nd
or 3rd class relics, oil/water, medals, prayer cards and other devotional items on the Venerabile Massimo Rinaldi and other
Scalabriniani Saints, Blesseds, Venerables, Martyrs and Servants of God. Cloth touched to the saints’ relics would be
greatly appreciated.These will be shared to family, friends and especially those in need. Thank you and may God bless
your generosity.To Jesus, through Mary,Joseph. 23 gennaio 2013 Vincent Atanacio. 330 Gardenia St., Greenheights
Newtown-1, Mayamot, Antipolo City, Rizal 1870 Philippines.
Al Signor Giuseppe Vincenzo Atanacio
Illustrissimo signor Giuseppe Vincenzo Atanacio, mi scuso della risposta che spedisco con tanto, e direi con
troppo, ritardo. Il motivo è molto semplice: quando quando arrivò la sua richiesta il primo numero del Pariodico <Padre,
Maestro e Pastore> era già stato inviato in tipografia per la stampa e la redazione ha stabilito che tali richieste siano
pubblicate nella rubrica <Voci di devoti del Venerabile Massimo Rinaldi> del medesimo Periodico. La risposta arriva solo
ora perché proprio oggi ho cominciato ad organizzarmi per il III numero in cui ripondo a tali richieste. Ho già predisposto
il materiale richiesto: medaglie, dépliants e santini contenenti reliquie. Il Venerabile Massimo Rinaldi benedica il suo apostolato
e soprattutto sia intercessore presso Dio per la salute fisica e spirituale delle persone che lo pregheranno. Rieti 26 giugno
2013. Mons. Giovanni Maceroni
Da Catania
Reverendo Monsignor Professor Maceroni
Le scrivo perché ieri leggendo la rivista “Padre, Maestro e Pastore”, insieme a mia madre, ho visto la lettera che mia
cugina, Cristiana Campus, vi ha scritto. Io sono una nipote di Rinaldo De Sanctis, mia madre, Mariateresa De Sanctis, è
l’unica sua figlia ancora viva, vostra sostenitrice e fervente devota di Monsignor Rinaldi. L’infanzia mia e di mia sorella è
stata costellata di aneddoti e racconti, su questa meravigliosa figura di uomo e di prete. Il suo esordire entrando in casa di
mio nonno con «Buona Gente – Buona Gente», l’attenzione per i più piccoli, il rifiuto di ogni riconoscimento o privilegio
personale……. Nelle nostre case non manca la Sua immagine, è sempre presente nelle nostre preghiere e nei momenti più
difficili della nostra vita abbiamo sentito il suo sostegno ed il suo aiuto. I nostri amici hanno tutti un’immagine di Monsignor
Rinaldi e lo pregano, anche dalla Sicilia. Mia nipote, Laura Passalacqua, nel 2008, ha scritto alla vostra rivista per segnalare
quanto accadutole durante un viaggio. Credendo di poter essere utile per la causa di beatificazione, la sua lettera è stata da
voi pubblicata il 28 aprile del 2008. Vorrei, inoltre, esprimere la convinzione di mia madre, sull’enorme fortuna di aver
conosciuto un santo, anche se ancora non ufficialmente riconosciuto. Chiedo se è possibile avere delle immagini di Monsignor
Rinaldi con le reliquie, potrei fare una meravigliosa sorpresa a mia madre per i suoi 88 anni e a tutti i mie cari che in Lui
confidano. Josè Sorrento. Catania 1.2.2013. Josè Sorrento
20
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Alla Signora Josè Sorrento
Gentilissima signora Josè, mi scuso della risposta che spedisco con tanto, e direi con troppo, ritardo. Ho già
predisposto il materiale richiesto che riceverà per posta in un pacchetto. Lei, nella lettera inviata, ha centrato l’essenza
della personalità del Venerabile Massimo Rinaldi quando lo definisce «meravigliosa figura di uomo e di prete». Massimo
Rinaldi è grande santo e grande vescovo perché possiede tutte le connotazioni di vero uomo.
Il Venerabile Massimo Rinaldi usava sia la locuzione: «Buona Gente! – Buona Gente!», come ricorda lei, ma anche
più spesso l’altra espressione in vernacolo reatino: «bónu cristià!» se si riferiva ad un uomo e «bòna cristià!» se si riferiva
ad una donna. Il carattere distintivo della bontà per il Venerabile consisteva nell’essere battezzati e quindi diventati buoni
perché divenuti cristiani. Il Venerabile Massimo Rinaldi benedica lei, sua madre Mariateresa e tutti i devoti della sua
famiglia. Rieti 26 giugno 2013. Mons. Giovanni Maceroni.
Da Malta
Caro e Rev. Mons., saluti da Malta. Mi è stato detto che
. la Postulazione per la Causa di Beatificazione di mons.
Massimo Rinaldi distribuisce Picture-reliquie di questo Servo di Dio. Per favore, vuoi così gentile da inviarmi due di queste
immagini-reliquie? Qui è il mio indirizzo postale. Vi ringrazio per tutto l’aiuto possibile e vi mando i miei migliori saluti per
la causa di beatificazione. Tal-hniena road/ Xewkija XWK1332- Malta EUDingli-Haber House.
Al Signor Dingli-Haber House
Illustrissimo signor Dimgli-Haber House, ho già predisposto di invierle, come da lei richiesto, due immagini del
Venerabile con reliquia. Il Venerabile Massimo Rinaldi benedica lei e la sua famiglia. Rieti 26 giugno Mons. Giovanni Maceroni.
Da Stati Uniti D’America
Can you also pray for the following request: Figueiredo Family Prayers, Intentions, Healing Mum Prayers, Intentions,
Healing Dad Prayers, Intention, Healing Audrey Prayers, Intentions, Healing, Vocation and State in Life Roy Prayers,
Intentions, Healing, Vocation and State in Life, Spiritual Direction, Divine Connections, Better Job Kevin Prayers, Intentions,
Healing, Vocation and State in Life, Spiritual Direction, Divine Connections, Part-Time or Full-Time Job as I have been
out of work for 8 years. Thanks and God Bless. Sincerely yours, Kevin Figueiredo.
Al Signor Kevin Figueiredo
Invio numero tre copie dell’immagine del Venerabile con la reliquia consistente in un pezzetto di lenzuolo del letto di
Massimo Rinaldi e due brevi biografie. Che il Venerabile benedica Lei, i suoi familiari, i suoi parenti e i suoi amici. Rieti 26
giugno 2013.
Da Stati Uniti D’America
I was wondering if I might be able to obtain from you a relic and/or holy card of Venerable Massimo Rinaldi. I am
bringing a few of my relics to my parish church for veneration next month and would like one of him. Also, each March
19, I host a St. Joseph altar in my home and would like to display his relic for veneration by my guests and help further
his cause for canonization.Texas.Louis Colca.
Al Signor Louis Colca
Illustrissimo Signor Louis Colca
In data 5 febbraio 2012 Le ho già spedito una reliquia ex indumentis del Venerabile Massimo Rinaldi. Mi compiaccio
con Lei per la perseveranza e per l’impegno nel voler «aiutare ulteriormente la sua causa di canonizzazione». Le invio tre
immaginette con reliquia. Che il Venerabile protegga Lei, i suoi amici e i suoi parrocchiani. Rieti, 26 giugno 2013. Mons.
Giovanni Maceroni.
Dal Brasile (Rio de Janeiro)
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi, sono un devoto
del Venerabile Massimo Rinaldi e sto passando molte difficoltà qui in Brasile, ma
non hanno i mezzi finanziari per andare al santuario pregare umilmente l’invio di
una reliquia di Venerabile Massimo Rinaldi a che potrà meglio indirizzare tutte le
mie preghiere e la mia famiglia. Vi ringrazio con grande amore che ho per Gesù
Cristo e Venerabile Massimo Rinaldi. Volta Redonda 17 maggio 2013. Cleison
Scatolino Vieira.
Al Signor Cleison Scatolino Vieira
Signor Cleison Scatolino Vieira, Mi compiaccio con lei sia perché non si
fa abbattere dalle difficoltà sia perché ripone molta fiducia nell’intercessione del
Venerabile Massimo Rinaldi non solo Lei ma anche tutta la sua famiglia. Rieti 26
giugno Mons. Giovanni Maceroni.
DELIO LUCARELLI, Venerabile Massimo Rinaldi.
La fascia e la corda, Editrice Veilar,
retrocopertina.
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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Dal Brasile (Encantado)
Carissimo Monsenhor Giovanni Maceroni
Recebi, hoje, a Revista «Padre - Maestro - Pastore e fiquei contente ao ver, a belíssima reportagem sobre o Venerável
Dom Massimo Rinaldi, quando de sua estada em Encantado em 1900 a 1910. Ao ler a reportagem e ver aquelas fotos por
mim conhecidas e outras desconhecidas, foram momentos de grande emoção. Continuo rezando a Deus Nosso Senhor,
pela intercessão de Dom Mássimo Rinaldi. No meu caso particular, ainda que os médicos italianos não tenham concordado
que, na minha cura houve a intercessão de Dom Mássimo, eu continua acreditando, pois, já são decorridos quase dezesseta
anos,e eu estou bem, conforme pode-se verificar num dos últimos exames do PSA. (Anexo). Presntemente, estou elaborando um livro sobre a história do Centenário do Município de Encantado, que ocorre em 2015. Em vista disso, solicito a
gentileza de autorizar a colocação de alguma foto ou dizeres da revista, no livro e mesmo, na imprensa de Encantado, haja
vista que a reportagem também faz parte da História de Encantado. Em minhas orações continuo invocando Dom Mássimo.
rogando a Deus, pela sua santificação. Meus sinceros agradecimentos e meu abraço afetuosos. Gino Ferri.
[email protected]
.
Encantado
aprile-maggio
1996, Pranzo
ufficiale del
primo centenario
della presenza
degli
Scalabriniani in
Brasile. Gino
Ferri è il primo a
sinstra di chi
gurada la foto,
dietro di lui
mons. Giovanni
Maceroni e don
Vincenzo Nani
(AVR, fondo
Archivio
Massimo Rinaldi,
busta 18, Brasile
aprile-maggio
1996, fascicolo 6)
Al Signor Gino Ferri
Illustrissimo storico Gino Ferri
La storia della vita vissuta del Venerabile Massimo
Rinaldi emoziona sempre e tutti ma in modo particolare
coloro, devoti e non devoti, che hanno il privilegio di calcare il suolo della città di Encantado dove egli, come impareggiabile missionario, premette,con i propri piedi dal 1900 al
1910. Condivido i tuoi convincimenti circa la tua guarigione fisica per l’intercessione del Venerabile Massimo Rinaldi.
Mi complimento con te per il libro che stai scrivendo sulla
storia della città di Centennial Charmed. Ti autorizzo di utilizzare, a tuo piacimento, tutte le fotografie che trovi sulla
rivista «Padre, Maestro e Pastore» ma con le dovute citazioni. Carissimo Gino ti esorto di contiuare a pregare il Signore perché, quanto prima, ci dia la gioia di pregare Massimo Rinaldi non più come «Venerabile» ma come «beato».
Che la benedizione del Venerabile Massimo Rinaldi sia sempre su di te e sulla tua famiglia. Rieti 4 giugno 2013. Mons.
Giovanni Maceroni.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Voci di devoti
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Deposioni giudiziarie dei testi nel processo di beatificazione
e canonizzazione del Venerabile Massilo Rinaldi
TESTE N. 5 - ANGELA RISA
(CP, voll. I, pp. 94-121, 133-136, 142-149; III, p. 821)
Caratteri della testimonianza:
La deposizione è di grande importanza, perché la teste è bene informata: fa conoscere il modo di pregare, di
vestire, di mangiare e di dormire del servo di Dio, insieme al suo modo di fare pastorale a tutto campo con «L’Unità
Sabina». Ricorda come preparava il presepio, come pensava al pensionato dei sacerdoti. Le sue risposte risolvono con
attendibilità il problema inerente la scomunica del monastero di S. Fabiano. La testimonianza inoltre rivela la pietà di
mons. Rinaldi verso i santi e la sua fraterna amicizia con il beato don Orione e mons. Guglielmo Grassi; mette in
evidenza l’eroicità delle singole virtù umane e cristiane del servo di Dio. La teste ha conservato ricordi vivi sulla
personalità del vescovo Rinaldi e sull’ambiente reatino del tempo, soprattutto tramite le affermazioni di Aniceto Bucari,
domestico del Rinaldi. Parlando dell’eroicità delle virtù esercitate dal servo di Dio, la teste è convinta che abbia
mantenuto sempre intatta la stola battesimale. La deposizione è caratterizzata da semplicità di linguaggio, accompagnata da riferimenti continui ad episodi vissuti, che rendono la figura del vescovo facilmente comprensibile.
Scheda del teste
Cognome: Risa — Nome: sr. Angela — Paternità: fu Ascensio — Maternità: fu Boccanera Giovanna Maria —
Data di nascita: 3. IX. 1914 — Luogo di nascita: Leonessa, Piedelpoggio — Residenza: Rieti, Via Belvedere, 1 — Stato
civile: religiosa professa — Religione: cattolica — Professione: religiosa dal 1938 — Studio: maestra d’asilo — Parente
con il S. d. D. : no — Tipo di conoscenza: diretta — Periodo: dal 1936 al 1939 — Teste: de visu — Indirizzo: Piccole
Discepole di Gesù, Opera M. Rinaldi, Rieti. Uffici ricoperti: Superiora in varie località. Aiutante, con varie mansioni,
alla casa del vescovo Rinaldi dal 1936 al 1939. Servizio in episcopio, convitto vescovile e seminario di Rieti fino al 1940.
Il delegato vescovile chiede:
Il teste è parente o no del servo di Dio?
Il teste risponde:
Non sono legata da nessun vincolo di parentela o affinità col servo di Dio, ma desidero la sua glorificazione
perché era un uomo pieno di carità e di umiltà. Non sono stata istruita da nessuno circa la mia deposizione.
Il delegato vescovile chiede:
Il teste è in condizioni di distinguere fatti e circostanze a cui ha assistito de visu da quelli de auditu?
Il teste risponde:
Depongo solo su cose che sono di mia diretta conoscenza e se dovessi riferire fatti di altri specificherò di volta
in volta.
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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Vita del Servo di Dio
Ad interrogatorium testis respondit:
Sulla fanciullezza del servo di Dio posso deporre solo alcuni fatti narratimi dal fratello Odoardo. Rimasto orfano
di madre in tenera età, fu accolto da una zia paterna. Il fratello Odoardo mi riferiva che quando il fanciullo Massimo
Rinaldi veniva mandato a far spesa, spesso tornava a casa senza soldi e senza spesa. I soldi li aveva dati ai poveri del
Borgo, quartiere della città di Rieti. Delle attività pastorali nella parrocchia di Greccio riferisco quanto mi raccontava
Aniceto, domestico e uomo di fiducia del [Venerabile] Servo di Dio. Don Massimo, a Greccio, aveva organizzato una
scuola serale per i giovani, operai e contadini, non solo per la loro elevazione culturale, ma soprattutto per spingerli
verso il Signore. I parrocchiani di Greccio si affezionarono moltissimo al loro parroco, che aveva saputo riportarli sulla
via retta, tanto che, quando questi dovette seguire lo zio vescovo, don Domenico Rinaldi, nel 1897, a Montefiascone,
dovette allontanarsi di notte.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, chiede al teste:
Specifichi la personalità di Aniceto: quali erano e i suoi compiti; i rapporti con il vescovo; se era sposato; se era
persona credibile e se era persona colta.
Il teste risponde:
Era un ottimo cristiano, caritatevole con i sacerdoti, dolce nel tratto; per il vescovo aveva una devozione particolare. Aniceto era il domestico del vescovo, amministrava la casa ed era quasi il suo segretario privato. I suoi rapporti
con il vescovo erano di collaborazione. Era allora rimasto vedovo senza figli, aveva una cultura elementare ed era
persona credibile. Posso affermare che tutto quello che Aniceto ha raccontato del [Venerabile]servo di Dio è la pura
verità. Viveva come se fosse persona consacrata a Dio. Seguì don Massimo anche a Montefiascone. Era tale la fiducia
di Massimo Rinaldi verso Aniceto, che questi fu l’unico ad essere informato della sua fuga a Piacenza.
Vocazione religiosa e vocazione scalabriniana
Il delegato vescovile chiede:
Cosa sa dire il teste sulla nascita della vocazione al sacerdozio e della vocazione scalabriniana del Rinaldi?
Il teste risponde:
Posso affermare che rispondono a verità le parole che il [Venerabile] servo di Dio scriveva il 19. 4. 1900:
«Dall’età di 12 anni ho avuto dimestichezza con i buoni figli di S. Francesco senza però poterne parlare con i familiari…» perché Aniceto mi riferiva che don Domenico voleva che Massimo diventasse non sacerdote regolare, ma
secolare. Non solo lo voleva prete secolare, ma che fosse sempre a lui vicino. Posso altresì affermare che il [Venerabile] servo di Dio sentiva dolore per gli emigranti italiani all’estero esposti non solo ai pericoli dell’anima, ma anche a
ingiustizie umane.
So che il [Venerabile] servo di Dio è stato missionario in Brasile per 10 anni (1900-1910), ma non conosco fatti
particolari.
Ad interrogatorium testis respondit:
Vescovo
Mentre ero in curia addetta nei servizi di cucina vedevo spesso la sig.ra Giannina Ciancarelli incontrarsi con il
vescovo per trattare problemi dell’Azione Cattolica Italiana. Il vescovo voleva che l’A. C. fosse in tutte le parrocchie
della diocesi. Per il seminario il vescovo aveva molta cura, veniva spesso per incontrarsi con il rettore mons. Lucio
Crescenzi. Passava di rado in cucina, ma ci benediceva e andava via e raccomandava testualmente: «Trattate bene
questi figli!». Il [venerabile]servo di Dio voleva che i seminaristi venissero preparati bene sia spirituamente che nella
cultura. A quell’epoca i seminaristi erano 174. Ebbe uguale cura per i ragazzi del convitto vescovile diretto da don
Vittorio Giusto e da don Silvio Verna, come vicerettore.
Il delegato vescovile chiede:
La teste dica con estrema precisione tutto quello che è a sua conoscenza circa le sanzioni inflitte dalla Santa
Sede alle monache di S. Fabiano.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
Il teste risponde:
Il vescovo Massimo Rinaldi aveva l’abitudine di uscire dall’episcopio quasi ogni mattina verso le ore 5 per
recarsi a celebrare la S. Messa presso un istituto religioso della città. Una mattina di ottobre del 1936 mons. vescovo
venne a fare colazione nella cucina dell’episcopio che allora era situata al piano terra. Era molto addolorato, ed è la sola
volta che io l’ho visto addolorato e mortificato. Consumò in fretta un po’ di caffè e latte e senza proferir parola salì al
suo appartamento privato. Accudiva alla cucina con me sr. Maria Stella, che da molti anni è morta. Ero molto preoccupata nel vedere il vescovo così mortificato. Dopo poco venne a fare colazione Aniceto a cui domandai: «Ho visto il
vescovo tanto turbato: che cos’è successo?». Aniceto rispose: «È una disgrazia. Padre Ziliani deve togliere il sacramento dalla cappella delle monache di S. Fabiano». Io gli chiesi: «Perché questo?». Mi rispose: «C’è in corso la
scomunica …, a S. Fabiano c’è anche una zia del vescovo». Di questo argomento non ho sentito più parlare da
nessuno. Mi risulta per conoscenza personale che il [Venerabile] servo di Dio riteneva la stampa un valido mezzo di
apostolato. Diceva: «La stampa è un mezzo di comunicazione ed arriva dove non può andare il sacerdote». Quando era
intento nella redazione de «L’Unità Sabina» evitava che venisse distolto da altri problemi.
Il delegato vescovile chiede:
Cosa sa dire il teste dello spirito missionario del Rinaldi e quali sono le note fondamentali della sua spiritualità?
Il teste risponde:
Sono a conoscenza che mons. Rinaldi fu un missionario per vocazione. La passione missionaria che ebbe in
Brasile per la salvezza delle anime la esercitò con uguale impegno durante il suo episcopato. Si recava spesso in visita
nelle parrocchie della diocesi e, da vero missionario, andava a piedi e si appoggiava ad un bastone per raggiungere i
luoghi più disagiati; curava con predilezione gli operai della Cisa Viscosa per assisterli spiritualmente. Era amico di
mons. Baldelli. La passione missionaria del [venerabile] servo di Dio traspariva da ogni suo atteggiamento ed in ogni
circostanza. Un giorno aprii il portone della curia e mi trovai di fronte ad un sacerdote, dimesso nel vestito e malconcio.
Aniceto lo accompagnò dal vescovo che lo abbracciò molto affettuosamente. Seppi poi da Aniceto che quel sacerdote
era un missionario che aveva lavorato con il [Venerabile] servo di Dio in Brasile. Le note fondamentali della spiritualità
del [Venerabile] Servo di Dio sono: l’umiltà e la carità.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, chiede al teste:
Le risulta che mons. Rinaldi fosse un tipo nevrotico?
Il teste risponde:
Non mi risulta e non l’ho mai sentito dire da altri.
Virtù in genere
Il delegato vescovile legge al teste la domanda numero 1 del questionario circa le valutazioni del cardinale Rossi
sul Rinaldi e chiede risposta.
Il teste risponde:
Confermo, nei riguardi del [Venerabile] servo di Dio, le virtù riconosciutegli e sintetizzate dal card. Rossi. Mons.
Rinaldi era tutto per gli altri, non curando se stesso. Il tempo che gli restava disponibile dal disbrigo delle occupazioni del
suo ufficio episcopale era completamente riservato alla preghiera. Credo che il [Venerabile] servo di Dio ha esercitato
tutte le virtù sia teologali che cardinali.
Virtù eroiche
Fede
Il delegato vescovile chiede:
Il teste ricorda gli atteggiamenti di fede del Rinaldi e in quale considerazione aveva il sacramento dell’eucarestia?
Il teste risponde:
Mons. Rinaldi aveva l’abitudine di celebrare presso i monasteri della città. In tutto era molto riservato. Il fondatore delle Piccole Discepole, la congregazione alla quale io appartengo, ci raccomandava di non recarci mai, noi suore,
PADRE, MAESTRO E PASTORE l 2 LUGLIO 2013
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nell’appartamento del vescovo e in quello dei sacerdoti che risiedevano nell’episcopio. Per i motivi esposti, non conosco
particolari sul modo di esprimere, da parte del [Venerabile] servo di Dio, la sua fede negli atteggiamenti. Mons. Rinaldi
era un uomo di Dio e aspirava quotidianamente alla perfezione spirituale. Il [Venerabile] Servo di Dio aveva un culto
squisito e sentito verso Gesù sacramentato. Quando si facevano le Quarantore nelle chiese della città fremeva nel
voler partecipare con puntualità e raccomandava con insistenza a noi suore di partecipare, con le parole: «In tale
parrocchia c’è Gesù sacramentato esposto e non mancate!». Quando veniva a far visita alle suore nella colonia di S.
Antonio (Opera Massimo Rinaldi) la sua prima visita era alla cappella per Gesù sacramentato. Si inginocchiava sul
pavimento e non voleva inginocchiatoio. Il [Venerabile] servo di Dio amava pregare inginocchiato sul pavimento. A tal
proposito ricordo un episodio: Una sera, verso le 20,30, tornando da Roma, passò nella cucina dell’episcopio e chiese a
noi suore: «Avete qualcosa di pronto?». Rispondemmo che l’avremmo preparato subito. Allora uscì dalla cucina e
intanto il tempo passava e non faceva ritorno. La cena era già pronta da un po’ di tempo. Aniceto si mise alla sua
ricerca e trovò il vescovo a pregare in ginocchio su uno scalino della scala che dall’episcopio scende all’orto del
vescovo. Aniceto, senza farsi vedere, tornò in cucina e disse di attendere ancora. Il vescovo venne a cena, senza
proferir parola, dopo alcuni minuti. Nell’imminenza del S. Natale realizzava personalmente il presepio, in episcopio a
pian terreno; si faceva aiutare da Aniceto e da noi suore. Quando il [Venerabile] servo di Dio era intento a fare il
presepe dimenticava ogni cosa e, naturalmente, anche la cena.
Ad interrogatorium testis respondit:
Il [Venerabile] servo di Dio aveva una squisita devozione verso la Madre di Dio alla quale spesso si rivolgeva con
la espressione: «Madonna mia, pensaci tu!». Partecipava con fede alla processione del lunedì di Pasqua per onorare nel
migliore dei modi la Madonna del Popolo.
Il delegato vescovile chiede:
Dopo la Madonna, quali erano i santi più venerati da Massimo Rinaldi?
Il teste risponde:
Il [Venerabile] servo di Dio aveva devozione verso tutti i santi, ma in modo particolare verso quelli venerati dal
popolo reatino: S. Francesco d’Assisi, S. Antonio di Padova, S. Giuseppe sposo della beata Vergine, S. Giuseppe da
Leonessa, la beata Colomba di Rieti, S. Domenico di Guzman, la [santa] beata Filippa Mareri, S. Anatolia vergine e
martire, S. Vittoria e S. Felice da Cantalice.
Il delegato vescovile chiede:
Cosa sa dire il teste sulla passione che il Rinaldi aveva per il confessionale e per la propria mortificazione corporale?
Il teste risponde:
Lo scopo principale dell’essere sacerdote e vescovo era finalizzato alla salvezza delle anime. Confessava spesso in cattedrale e sentivo delle persone che mi riferivano: «Chi è quel sacerdote in confessionale? Quant’è bravo. Mai
ho fatto una confessione così bella. È un sacerdote proprio tutto di Dio; sono rimasta soddisfatta». Nelle visite pastorali
la sua prima preoccupazione era quella di mettersi in confessionale e lì passava molte ore. Non pochi parroci, dopo aver
avuto la visita pastorale da parte del [venerabile] servo di Dio, venendo all’episcopio per sbrigare i loro affari, mi
riferivano che il vescovo non dormiva sul letto, perché avevano trovato il letto intatto.
Il delegato vescovile chiede:
Sa il teste come il Rinaldi si comportava nell’attività curiale a Montefiascone e quale era il suo modo di vestire da
vescovo?
Il teste risponde:
Aniceto mi riferiva che il [Venerabile] servo di Dio, durante i tre anni in cui svolgeva le sue funzioni di segretario
e amministratore dello zio vescovo, a Montefiascone, non poche volte provò disagio a partecipare a cerimonie ufficiali
di convenienza. In tali circostanze si allontanava dall’episcopio per compiere atti di carità. Lo zio vescovo aveva
l’abitudine di lasciare in una cassa dei soldi destinati alla giornata dei poveri, fissata un giorno alla settimana. Per la
generosità del [Venerabile] servo di Dio i soldi non bastavano mai. Il [Venerabile] servo di Dio cercava di procurarsi
con tutte le industrie le occasioni per recarsi nella cappella dell’episcopio di Montefiascone ad adorare il SS. Sacramento. Il [Venerabile] servo di Dio amava l’ordine e la pulizia. Non era raffinato nel suo vestire, ma era ordinato e sempre
pulito. Gli stava a cuore il decoro della casa di Dio. Molte volte l’ho visto cambiare l’acqua ai fiori dell’altare e togliere
quelli appassiti, riordinare le tovaglie dell’altare e sistemare le sedie che erano fuori posto. Aniceto, avendo osservato
che il [Venerabile] servo di Dio aveva la veste impolverata e lamentandosi con lui, si sentiva rispondere: «Zitto, zitto, ho
dovuto scopare la chiesa, perché c’era molto disordine». Il fatto si ripeteva con una certa frequenza.
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Il delegato vescovile chiede:
È vero che il Rinaldi, durante il suo episcopato, raggiunse anche i luoghi più sperduti della diocesi e dava grande
importanza alle missioni popolari? Qual era il suo modo di predicare?
Il teste risponde:
Il [Venerabile] servo di Dio, come ho già detto in precedenza, era un missionario per vocazione, perché voleva
che la fede raggiungesse gli uomini di tutti i luoghi. Posso affermare che non esiste cima di montagna o recondito
tugurio della Sabina che egli non abbia raggiunto. Mons. Rinaldi predicava in tutte quelle circostanze nelle quali era
richiesta la presenza del vescovo. Non era lungo nell’esposizione, ma era chiaro ed usuva un linguaggio semplice ed
accessibile a tutti. Raccomandava l’osservanza dei comandamenti, dei precetti della Chiesa e spingeva alla frequenza
ai sacramenti.
Durante il suo episcopato si tennero a Rieti tre missioni predicate da religiosi appartenenti a diverse congregazioni. Le sante missioni portarono un rinnovamento spirituale ed un fervore di vita cristiana in tutte le classi sociali, ma
soprattutto fra i giovani.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, chiede al teste:
Quale impressione ebbe nel vedere il servo di Dio recitare l’ufficio divino?
Il teste risponde:
Lo recitava sempre in ginocchio con grande devozione.
Il promotore di giustizia chiede ancora:
Sa se curava l’istruzione religiosa dei fedeli sulla dottrina della fede?
Il teste risponde:
Aveva istituito in cattedrale un corso d’istruzione per gli adulti.
Il promotore di giustizia chiede:
Insisteva presso i parroci per il catechismo ai bambini in preparazione alla comunione e alla cresima?
Il teste risponde:
Sì, insisteva perché fossero bene preparati. Esigeva che i tre giorni di ritiro in preparazione dei sacramenti
avvenissero in episcopio e ospitava i bambini nel grande salone papale.
Il promotore di giustizia chiede:
Ha mai sentito se Massimo Rinaldi fosse sottomesso ai superiori ecclesiastici e in particolare al papa?
Il teste risponde:
Il [Venerabile] servo di Dio mostrava molta devozione e affetto verso il papa che chiamava: «Dolce Cristo in
terra». Rendeva grazie a Dio per il dono della fede con le parole: «Ringraziamo Domine Dio o il buon Dio». In Dio
aveva una grande fede.
Speranza
Il delegato vescovile chiede:
Il teste parli liberamente sulla speranza che il Rinaldi riponeva in Dio e sui rapporti del medesimo Rinaldi con don
Luigi Orione.
Il teste risponde:
Il [Venerabile] servo di Dio ebbe costantemente e abitualmente la speranza cristiana. Raccomandava a chi lo
avvicinava di aver fiducia in Dio. Si riteneva un povero uomo, ma fidava sempre nella Provvidenza divina. In ogni
circostanza, sia avversa che favorevole, il suo atteggiamento era sempre dignitoso, composto e sereno, perché aveva
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fiducia e speranza in Dio. So che il [Venerabile] servo di Dio e il beato Luigi Orione erano in intima amicizia. Il
fondatore delle Piccole Discepole di Gesù, mons. Guglielmo Grassi, congregazione alla quale io appartengo, mi riferiva
di un incontro avvenuto a Roma fra il [Venerabile] servo di Dio e il beato Don Orione, in segno di stima reciproca si
salutarono e con umiltà, una volta, si fecero l’inchino e si inginocchiarono l’uno davanti all’altro.
Carità verso Dio
Il delegato vescovile chiede:
Il teste riferisca, se possibile con fatti concreti, come il Rinaldi manifestasse carità verso Dio.
Il teste risponde:
Posso assicurare che il servo di Dio durante tutta la sua vita amò Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con
tutte le sue forze: il suo grande amore verso Dio era la conseguenza della sua profonda fede. Il servo di Dio manifestò
il suo amore verso Dio osservando i comandamenti, i precetti della Chiesa e i doveri del suo stato. Ripeteva spesso:
«Prima Dio e poi le altre occupazioni». Il servo di Dio era sempre con il pensiero orientato verso Dio e i dolori e le
sofferenze della vita diventavano per lui secondari. Non si lamentava mai dei dolori fisici che pure aveva: mal di denti,
emicranie, ecc. Posso affermare che mons. Rinaldi condusse una vita santamente cristiana e lontana da ogni forma di
peccato. Riteneva il peccato cosa orribile e per questo motivo egli cercava in tutti i modi di confessare il più possibile
per liberare le anime dalla morsa del peccato. Sono convinta che mons. Rinaldi conservò la stola battesimale.
Carità verso il prossimo
Il delegato vescovile chiede:
Il teste riferisca, se possibile con fatti concreti, come il Rinaldi manifestasse carità verso il prossimo e come
fosse disponibile, fino all’eroismo, a sacrificare per esso oggetti personali, come vestiti e il materasso.
Il teste risponde:
Il servo di Dio scorgeva nel prossimo e, soprattutto nel povero, l’immagine di Cristo. Metteva in pratica il
comandamento insegnato da Gesù: «Amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze ed il
prossimo come se stessi». Esercitò la carità verso il prossimo in modo eroico; di fatto costituì la colonia S. Antonio per
venire incontro alle vecchie e ragazze sole e abbandonate. Il servo di Dio esercitò per tutta la vita la virtù della carità
e la visse con un crescendo continuo negli anni che passavano. Riporto un episodio avvenuto quando io ero a svolgere
il mio servizio presso la casa del vescovo. Il servo di Dio, come ho già precedentemente ricordato, vestiva in modo
decoroso anche se non ricercato e in questo era aiutato da suo fratello Odoardo, che era sarto di professione. Una
domenica mattina uscì dall’episcopio con il suo solito bastone per andare a fare la visita pastorale ad una parrocchia
della Sabina. Tornò a sera inoltrata e lo vidi vestito con abiti, scarpe e cappello malconci. Aniceto, in mia presenza, gli
disse: «Monsigno’…». Gli rispose: «Non dire niente a mio fratello Odoardo!». Poi il servo di Dio soggiunse: «Come
potevo lasciare quel poveraccio nelle condizioni tanto da non poter uscire dalla sua casa?». Egli aveva donato a quel
povero prete tutti i vestiti che indossava con le scarpe ed il cappello; in cambio si era rivestito con i miseri abiti del
sacerdote. Il servo di Dio non voleva che suo fratello Odoardo venisse a conoscenza di simili episodi, perché si
lamentava con Aniceto degli oggetti che il vescovo donava in continuazione ai poveri. Corrisponde a verità che
l’esercizio della carità eroica del servo di Dio andò sempre congiunto con l’esercizio dell’altra virtù eroica della
mortificazione. Per conoscenza personale testimonio che il servo di Dio dormiva in episcopio su una cassa neppure
ben levigata con dislivello nel piano della tavola superiore. Sulla cassa non c’era né cuscino, né lenzuola ma solo una
coperta molto rudimentale. Il fratello Odoardo si preoccupava che il vescovo dormisse almeno su un materasso. Più di
una volta lo aveva rifornito di materassi, che sempre andavano a finire ai poveri. Quando qualche povero andava a
chiedergli aiuto, il [Venerabile] servo di Dio gli fissava un appuntamento in un orario in episcopio per potergli dare
perfino il suo materasso. Un giorno sentii Aniceto che diceva: «È partito il materasso!». Mi resi conto personalmente
che il materasso non c’era più. Ricordo ancora un altro episodio. La materassaia stava preparando dei piccoli materassi per i bambini che si preparavano alla prima comunione e che per tre giorni e tre notti facevano il ritiro nel salone
papale. Si pensò di far cucire un materassino, adatto alle dimensioni della cassa su cui il vescovo riposava, e così si
pensava di risolvere una volta per sempre, in modo meno disagevole il suo riposo. Il [Venerabile] servo di Dio non fece
uso neppure di questo materassino; lo depositò in una stanzetta adiacente e vi adagiò sopra le statuine del presepio. Il
[Venerabile] servo di Dio praticava insieme alla carità e alla penitenza anche la virtù della povertà. Senza nessun
rispetto umano, per il fatto di essere vescovo, raccoglieva anche per strada chiodi, cordicelle e altri oggetti abbandonati,
con la giustificazione che sarebbero potuti essere ancora utili. Ricordo, a proposito del materasso, che non usava, a chi
gli faceva insistenza di usarlo per la sua salute, rispondeva con un gesto della mano: «Mi volete rubare il paradiso!».
Il delegato vescovile chiede:
Il teste riferisca su come il Rinaldi si comportava con gli ospiti nel pensionato per il clero.
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Il teste risponde:
Il [Venerabile] servo di Dio, per venire incontro ai sacerdoti bisognosi di cure aveva aperto, a pianterreno
dell’episcopio, un pensionato che era formato da sei camerette, da una sala da pranzo e da una cucina. Il pensionato era
diretto dalle Suore Piccole Discepole di Gesù, e nel periodo 1936-’39, tra esse c’ero anch’io. Non c’era una quota fissa
da pagare, ma si lasciava tutto alla iniziativa degli ospiti. Il vescovo accettava anche sacerdoti di altre diocesi e raccomandava alle suore di trattarli bene. Accettava tutti, ma per tutti trovava anche un lavoro pastorale. Uno scopo del
pensionato era anche quello di tenere i sacerdoti in luoghi adatti alla loro dignità sacerdotale per non essere costretti ad
andare in luoghi pubblici. Posso assicurare che il [Venerabile] servo di Dio era contento solo quando poteva fare del
bene alle anime.
Il delegato vescovile chiede:
Il domestico Aniceto era rispettoso o noioso verso il vescovo? E questi come si comportava con lui?
Il teste risponde:
Aniceto era sempre rispettoso del vescovo e non avrebbe mai fatto nulla contro i suoi desideri. A Massimo
Rinaldi, per testimonianza di Aniceto, era capitato di dormire sul gradino del portone d’ingresso del vescovado o nella
sala d’aspetto della stazione ferroviaria. Il [Venerabile] servo di Dio aveva preso questa risoluzione proprio per non
disturbare Aniceto.
Il delegato vescovile chiede:
Come il Rinaldi ha esercitato la carità verso i malati, verso gli operai e, in genere, verso i bisognosi?
Il teste risponde:
Posso affermare che il [Venerabile] servo di Dio si portava presso i malati che potevano trovarsi anche distanti
da Rieti per portare loro il conforto spirituale e altrettanto zelo esercitava per portare anche un aiuto economico. Si
recava con frequenza, specialmente a fine giornata, a far visita ai malati dell’ospedale oppure ad incontrare gli operai
della supertessile, né si preoccupava di cenare; diceva che avrebbe trovato qualche luogo per poter mangiare. Io
ritengo che la santità di Massimo Rinaldi è tutta racchiusa nelle virtù della carità, umiltà e povertà.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, chiede al teste:
Sa se difese con la parola o con gli scritti e con i fatti i diritti sociali dei lavoratori?
Il teste risponde:
Anche in cattedrale con la parola difese i diritti degli operai.
Prudenza
Il delegato legge al teste le domande del questionario relative alla prudenza.
Il teste risponde ai numeri seguenti:
1. Ripeto, come ho già testimoniato in precedenza, che il [Venerabile] servo di Dio ha messo in esercizio sia le
virtù teologali, sia le virtù cardinali in modo eroico. Ora aggiungo che tutte le virtù le ha esercitate con prudenza; la
prudenza sia umana che soprannaturale era per lui la regola delle sue azioni.
2. Per quanto io sappia e per quanto ho sentito da altre persone e dalla consuetudine di vita, posso testimoniare
che il [Venerabile] servo di Dio in tutte le fasi della sua vita (fanciullezza, gioventù e maturità) agì sempre in ordine
all’ultimo fine: la salvezza della sua anima e la salute spirituale del prossimo.
3. Non ho mai sentito lamentele nei riguardi del [Venerabile] servo di Dio né da parte di sacerdoti, né da parte di
laici. Per le manifestazioni ufficiali i sacerdoti avrebbero preferito che il [Venerabile] vescovo avesse partecipato con
tutti i segni episcopali e che questi li dovesse anche indossare sempre. All’inizio di ogni manifestazione pubblica indossava sia la fascia rossa che lo zucchetto e la croce pettorale. Si comportava in questo modo per umiltà e per non essere
acclamato. Il [Venerabile] servo di Dio, nel trattare con le persone, aveva sempre un atteggiamento di rispetto e di
grande finezza umana e spirituale; era dimesso, ma mai rozzo. Qualcuno prendeva come rozzezza la voce austera e
molto robusta che gli era naturale. Non era un uomo di complimenti esteriori. Non conosco sacerdoti che si siano
lamentati per l’ufficio loro assegnato dal vescovo, anzi posso dire che aveva grande venerazione per i sacerdoti e li
voleva veramente secondo il cuore di Dio. Gli ufficiali di curia, seguendo le direttive e lo stile di vita del vescovo
Massimo Rinaldi, erano molto riservati e usavano ogni accortezza e prudenza per le questioni che dovevano trattare in
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ufficio. Il vescovo Rinaldi si consigliava abitualmente con il suo vicario generale mons. Carlo Bragoni, con il cancelliere
vescovile mons. Bernardino Gianferri e con p. Giulio Angelini delle Scuole Pie (Scolopi).
5. Il [Venerabile] servo di Dio, come pastore di tutti gli abitanti della diocesi, voleva aiutare tutti sia nelle esigenze
spirituali sia in quelle materiali. Sentiva una attrazione particolare nell’aiutare i più poveri e i più emarginati della società.
Organizzò, a tale fine, la colonia agricola S. Antonio e per la sua realizzazione non si preoccupò dei sacrifici e dei disagi
che dovette affrontare. Il [Venerabile] servo di Dio conosceva le difficoltà economiche che doveva affrontare, ma ciò
nonostante andò avanti nel suo programma perché aveva una fiducia illimitata nella divina Provvidenza. Mi riferiva
suor Maria Giuseppina Lisi, superiora della casa della colonia S. Antonio, che un giorno non avevano niente da mangiare. Si era all’inizio dell’apertura della casa. Suor Giuseppina mandò una ragazza, orfana di ambo i genitori, perché morti
durante il terremoto di Avezzano (1915), dal vescovo per riferirgli la situazione: che non avevano nulla da mangiare. Il
Vescovo rispose: «Confidiamo nella divina Provvidenza». La Provvidenza operò quel giorno per le assistite della colonia agricola S. Antonio. Nel voler erigere la colonia il vescovo Massimo Rinaldi aveva visto molto bene. La colonia è
stata sempre aperta, con l’aumento continuo delle persone assistite. All’iniziale fabbricato si è poi aggiunto lo stabile ad
uso della scuola materna.
7. So che la scomunica al monastero di S. Fabiano venne direttamente dalla S. Sede e quando arrivò in curia il
decreto pontificio, il vescovo lo ricevette con grande dolore (questo l’ho deposto già in precedenza). Il vescovo era
ossequientissimo verso i superiori che gli rappresentavano Dio; fece l’esecutoria per obbedienza: non poteva fare
diversamente. Il giorno dell’arrivo del documento pontificio, Aniceto mi disse: «Poveraccio (il vescovo), non può fare
niente … Ha pure una zia a S. Fabiano».
8. Fu in buoni rapporti con le autorità civili e si adoperò per il bene comune dei fedeli.
9. Il [Venerabile] Servo di Dio era un uomo veramente di Dio e tutte le sue azioni erano finalizzate alla gloria di
Dio. Rispettava i beni materiali e voleva che tutti li rispettassero, ma non ne fu mai schiavo.
Giustizia
Il delegato episcopale legge al teste i numeri del questionario.
Il teste risponde:
1. Il [Venerabile] servo di Dio era uomo giusto nel senso più vero della parola nei confronti di Dio e del prossimo,
perché amava Dio sopra ogni cosa e il prossimo per la sua costante unione con Dio. Egli osservava i doveri del suo
stato come vescovo nella predicazione e nelle celebrazioni liturgiche. Come sacerdote recitava sempre il breviario e
non l’avrebbe mai tralasciato per nessuna cosa al mondo; quando lo recitava in cappella era sempre nella posizione
genuflessa. Quando aveva il tempo necessario si recava a recitare l’ufficio divino presso i monasteri femminili di
clausura. Nei riguardi del prossimo il [Venerabile] servo di Dio esercitò la virtù della giustizia sempre in armonia con la
carità. Con se stesso, il [Venerabile] servo di Dio era sempre temperante, ma si nutriva di quello che trovava all’ora dei
pasti che era nella cucina dell’episcopio, anche se prendeva i rifiuti degli altri. Penso che osservò la virtù della giustizia
in modo eroico.
2. Il [Venerabile] servo di Dio fu scrupoloso nell’osservare i suoi doveri di vescovo nei confronti di tutti i fedeli a
lui affidati. So che aveva scritto lettere pastorali e che le aveva curate con molta diligenza per il bene spirituale dei
fedeli e dei sacerdoti e dei religiosi. Il vescovo Massimo Rinaldi amava confessare molto sia nella sua cattedrale, sia
nelle parrocchie della città e della diocesi, quando si recava in visita pastorale. Sono a conoscenza della relazione che
fece alla Santa Sede, ma non ne conosco i particolari.
4. Il [Venerabile] servo di Dio vedeva tutti gli avvenimenti con l’occhio della fede e posso assicurare che anche
nei confronti delle monache di S. Fabiano, che ebbero la scomunica da parte della Santa Sede, osservò la giustizia in
modo eroico. In questa vicenda, anche se con molto dolore, eseguì pienamente le direttive della Santa Sede. Mi riferiva
Aniceto, testualmente: «Il vescovo ha fatto tanto, ma non ci è riuscito!». Il vescovo non voleva la scomunica e, una
volta arrivata la scomunica da parte della Santa Sede, si adoperò in ogni modo per poter soccorrere le monache di S.
Fabiano.
Fortezza
Il delegato legge al teste le domande del questionario relative alla fortezza.
Il teste risponde:
1. Per il [Venerabile] servo di Dio, quando si trattava degli interessi di Dio e della salvezza delle anime, non
esistevano difficoltà che lo facessero tornare indietro anche a costo di sacrifici.
3. Ho saputo dalle suore del mio Istituto che nella realizzazione della colonia S. Antonio il [Venerabile] servo di
Dio fu ostacolato con energia da alcuni sacerdoti del capitolo della cattedrale di Rieti.
Temperanza
Il delegato vescovile chiede al teste:
Conosce il teste qualche fatto sulla temperanza del Rinaldi?
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Il teste risponde:
Un giorno una delle suore che erano con me in cucina nell’episcopio si rifiutava di mangiare un certo cibo, il
[Venerabile]servo di Dio la esortava alla mortificazione e ci raccontò un fatto, capitatogli durante la sua permanenza
come missionario in Brasile: «Ero, con un giovane missionario, in cammino da tre giorni per arrivare alla missione e da
tre giorni non avevamo né mangiato, né bevuto. Trovammo della verdura in un orticello. La prendemmo, la pulimmo con
le mani, e, così com’era, il mio compagno la rifiutò, ma io la mangiai».
Umiltà
Il delegato legge al teste le domande del questionario relative all’umiltà.
Il teste risponde:
1. L’umiltà era la virtù principale del [Venerabile] servo di Dio e stimava se stesso una nullità. Egli nascondeva
sempre le sue doti, però quando le persone lo trattavano ne scoprivano le virtù e le doti di intelligenza e di preparazione.
2. Non ho mai sentito il [Venerabile] servo di Dio parlare di sé e delle sue cose, non diceva nulla, neppure nelle
sue difficoltà, né nelle sue necessità; non chiedeva neppure da mangiare.
4. Ripeto, come ho già testimoniato in precedenza, che il [Venerabile] servo di Dio vestiva non in modo sfarzoso,
ma in modo dimesso ed appropriato. In episcopio, soprattutto per il lavoro e lo studio, indossava un soprabito che
nascondeva la croce pettorale. Conferendo però con personalità ed ospiti si toglieva il soprabito e la croce pettorale si
poteva vedere.
Grado nell’esercizio delle virtù
Il delegato vescovile chiede:
Sa il teste se il Rinaldi non abbia praticato qualche virtù?
Il teste risponde:
Sono convinta, per averlo constatato di persona, che il [Venerabile] servo di Dio ha praticato, in modo costante e
fedele tutte e singole le virtù cristiane, con gioia, nella sua vita ordinaria. Tutta la sua vita venne spesa per la gloria di Dio.
Fama di santità
Il delegato legge al teste le domande del questionario relative alla fama di santità.
Il teste risponde:
1. Nel tempo in cui ero addetta alla cucina dell’episcopio, ho sentito ripetere, dalle persone più varie per provenienza e per ceti sociali diversi, che il vescovo mons. Rinaldi era un “santo”.
3. A cinquant’anni dalla morte del [Venerabile] servo di Dio la memoria della sua santità è ancora viva e non c’è
stata tante cose da fare e non poteva perdere il tempo per i suoi denti. Noi avvertivamo che Mons. Rinaldi voleva
uniformarsi a Cristo crocifisso.
3. Mons. Rinaldi, a fianco del pensionato, aveva organizzato, in episcopio, nell’ingresso dell’abitazione di noi
Piccole Discepole di Gesù, un armadio con oggetti necessari per la celebrazione della Santa Messa: ampolline, candele
e simili, oggetti che il vescovo portava personalmente da Roma in grossi pacchi; io ero incaricata della vendita. Non si
trattava di una attività a scopo di lucro, ma di atti di carità disinteressata verso i sacerdoti che spesso avevano difficoltà
ad acquistarli personalmente; anzi, se si trattava di sacerdoti poveri, gli oggetti venivano dati gratis, specie se era
presente Mons. Rinaldi.
4. Mons. Rinaldi usava ogni industria per mettere in atto la sua delicata carità verso il prossimo. Ho imparato, in
una di queste occasioni, la ricetta per preparare l’insalata di riso, direttamente dal [Venerabile] Servo di Dio, ricetta che
non conoscevo perché, giovane suora diciottenne, non ero mai stata in cucina prima di entrare nella mia Congregazione. Un
giorno bussò alla porta dell’episcopio un uomo mal ridotto che cercava il vescovo. Lo feci accomodare e appena
dissi a Mons. Rinaldi che qualcuno lo cercava, e gli comunicai il nome, il vescovo lasciò di corsa la penna — stava
scrivendo — scese le scale ed abbracciò con trasporto il nuovo arrivato, un missionario scalabriniano che era stato con
Padre Massimo in Brasile. Era l’ora del pranzo e quanto avevo preparato non era sufficiente per il nuovo venuto. Di
fronte al mio disagio, mons. Rinaldi, senza perdere la sua abituale serenità, mi invitò a cuocere del riso e intanto preparò
sottaceti e quanto altro si trovava in cucina per preparare l’insalata di riso. Ne risultò un ottimo piatto che lo stesso
vescovo portò a tavola, felice di poter festeggiare il confratello ospite nel quale vedeva il Signore che era arrivato
dall’alto.
In fede, Rieti, lì 4 settembre 1993.
Sr. Angela Risa
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Il Venerabile Massimo Rinaldi «ospite»
del giugno antoniano reatino 2013
di FABRIZIO TOMASSONI
Un connubio non nuovo quanto imprescindibile
quello tra il Giugno Antoniano Reatino e il Venerabile
Massimo Rinaldi.
L’edizione 2013 delle celebrazioni cittadine in onore
del Santo di Padova, infatti, hanno visto in due occasioni il
Venerabile, quale «ospite» importante, ricordato attraverso
due illustri studiosi dell’esperienza di vita del Rinaldi: il
cardinale Scalabriniano Velasio De Paolis e il presidente
del benemerito Istituto Storico «Massimo Rinaldi»,
monsignor Giovanni Maceroni. Entrambi hanno reso viva
la preziosa testimonianza di Massimo Rinaldi sullo sfondo
di quella sempre attuale di Sant’Antonio di Padova.
Il cardinale Velasio De Paolis, espressione della
stessa congregazione religiosa cui appartenne Rinaldi (i
Missionari di San Carlo/Scalabriniani), ha tracciato un
brillante parallelismo di vita vissuta tra San Francesco
(della cui presenza la terra reatina è ripiena), Sant’Antonio
(instancabile predicatore del Vangelo) e il Venerabile
Massimo Rinaldi, missionario in terra brasiliana e poi
Vescovo di Rieti dal 1924 al 1941.
In quest’ultimo, De Paolis ha intravisto una sorta di
mirabile fusione di carismi, tipici del francescanesimo
coerente: la semplicità di vita, la fedeltà al Papa e alla
Chiesa, l’attenzione instancabile verso i poveri e gli ultimi,
il servizio coerente ed estremo alla chiamata della prima
ora, il confronto mai ossequioso con i governanti del suo
tempo: «Massimo Rinaldi fu tutto questo perché interpretò
ogni cosa con la testimonianza verace degli uomini di Dio
e la gente del suo tempo, perfino quelli che potevano essere
considerati suoi avversari, ne riconobbe questo tratto
singolare quanto unico, amandolo e apprezzandolo fino
all’ultimo. La Chiesa oggi lo ha attenzionato per elevarlo
alla gloria degli altari e noi siamo felici che questo
sacerdote, missionario e vescovo possa ancora essere un
testimone attuale del Vangelo. Così come lo sono San
Francesco e Sant’Antonio di Padova: il loro esempio –
ha concluso il cardinale De Paolis – ci spinga a scegliere l’essenza del messaggio di Cristo Gesù: la verità
che ci farà liberi, l’amore verso Dio e verso ogni fratello,
il servizio gratuito e disinteressato verso chi è meno
fortunato di noi».
A monsignor Giovanni Maceroni è spettato il
compito di ripercorrere il legame tra il Venerabile Massimo
Rinaldi e i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio di
Padova, ricordando anche il 120°anniversario dell’ordinazione sacerdotale (19 luglio 1893): «Massimo Rinaldi
era molto legato a questi festeggiamenti e a questa Chiesa
di San Francesco. Spesso la notte di Natale amava
celebrare in S.Francesco la Santa messa di mezzanotte,
piuttosto che recarsi a Greccio dove prevaleva una certa
ampollosità. Questo perché l’amore del Rinaldi verso San
Francesco e Sant’Antonio era un unico slancio, avendone
voluto imitare con passione e slancio l’esperienza di vita:
la gente lo amò per le sue scelte radicali e per le cose
semplici che condivideva con i più bisognosi. Dal Brasile
a Rieti non venne mai meno al suo compito di testimone
del Vangelo di Cristo, anche in momenti difficili per la
nostra storia. Nessuno, infatti – ha soggiunto monsignor
Maceroni – può dimenticare la Processione dei Ceri del
1931, allorchè Massimo Rinaldi, sfidando i divieti del
tempo, scese in strada, cinto di sacco e scalzo, percorrendo
l’intero itinerario insieme con la Macchina del Santo di
Padova tra un concorso di popolo, tuttora indimenticato.
Francesco e Antonio non fecero diversamente, sebbene
noi li guardiamo giustamente come mirabili modelli di uomini
di Dio: come loro, Rinaldi si dedicò instancabilmente alla
predicazione della Parola, perfino correggendo
bonariamente e con l’amore di padre, maestro e pastore
alcuni possibili eccessi del culto verso Sant’Antonio di
Padova. Questo, sempre e comunque per la crescita
spirituale del Popolo di Dio a lui affidato: facciamo tesoro
– ha concluso monsignor Maceroni – dell’esempio del
Venerabile Massimo Rinaldi, che noi tutti auspichiamo
presto Beato, non distogliendo mai lo sguardo da Gesù
Cristo e dai Santi, docili verso l’unico insegnamento che
ci salva: il Vangelo».
Il Card. Velasio De Paolis (da Internet, sotto voce)
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Preghiera
Per la beatificazione del Venerabile Massimo Rinaldi
e per chiedere grazie per sua intercessione
Signore Gesù Cristo,
che hai dato alla Chiesa di Rieti come Vescovo
il Venerabile Massimo Rinaldi,
convinto annunciatore del Vangelo
e pastore ricco di sollecitudine apostolica e missionaria,
ascolta le nostre preghiere:
fa’ che la Chiesa reatina
abbia sempre sacerdoti
pieni di amore per il tuo popolo,
semplici e distaccati dalle cose del mondo,
credibili e gioiosi araldi del tuo Vangelo.
Donaci la gioia di vederlo
tra coloro che la Chiesa addita
come testimoni esemplari
da imitare e venerare.
La sua presenza spirituale
continui a sostenere il cammino della nostra Chiesa
e di quanti si rivolgono a lui
fiduciosi nella sua intercessione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
Rieti, 19 dicembre 2005
+ DELIO LUCARELLI
Vescovo
RINGRAZIAMENTI E COMUNICAZIONI
Immagine del Venerabile con reliquia ex indumentis
Il Venerabile
Massimo
Rinaldi in visita
alle missioni del
Rio Grande del
Sud (Brasile).
(Fotografia,
dalla
pubblicazione
della diocesi di
Rieti, in La
memoria di
Mons. Massimo
Rinaldi. Nel X
anniversario del
suo transito,
Rieti, 31 maggio
1951, s.n.e.
AUVR, AMR,
busta n. 1,
Documenti
ricevuti, fasc. n.
5, Mons.
Massimo
Rinaldi)
«Padre, Maestro e Pastore».
La Redazione di «Padre, Maestro e Pastore», ringrazia i devoti che aiutano la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del
Venerabile Massimo Rinaldi.
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intestato a: Istituto Storico «Massimo Rinaldi», Settore di Causa di Canonizzazione, Curia Vescovile, Via Cintia, 83-02100
Rieti.
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Padre Maestro e Pastore 2013 N.3