Medaglia d'oro al Valore Civile
Anche “Bambi”
può farci “male”
Guida illustrata
sul problema degli incidenti stradali
con gli ungulati selvatici in provincia di Cuneo
Centro Stampa della Provincia di Cuneo
A cura del SETTORE TUTELA FAUNA in collaborazione con il CE.RI.GE.FA.S.
OTTOBRE 2005
Bibliografia e fonti consultate
- Aschoff, J. 1966. Circadian activity pattern with two peaks. Ecology 47: 657-662.
- Banche dati dei Comprensori Alpini della provincia di Cuneo.
- Archivi di alcuni Comuni della Provincia di Cuneo. C/o Municipi, uffici tecnici.
- Archivio Provincia di Cuneo - Settore Tutela Fauna. Cuneo, C.so Nizza 21.
- Carbaugh, B., Vaughan, J.P., Bellis, E.D. and Graves, H.B. 1975. Distribution and
activity of white-tailed deer along an interstate highway. Journal of Wildlife
Management 39: 570-581.
- Cederlung, G. 1989. Activity patterns in moose and roe deer in a north boreal forest.
Holartic Ecology 12: 39-45.
- Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione. Sampeyre, Via Roma (CN).
- Groot Bruinderink, G.W.T. and Hazebroek, E. 1996. Ungulate traffic collisions in
Europe. Conservation Biology 10: 1059-1067.
- ISTAT 2002. Annuario statistico italiano, anno 2000.
- Kaji, K. 1996. The distribution of sika deer and present status of crvid-vehicle accidents
in Hokkaido. Pages 50-71 in N. Ohtaishi, editor. Proceedings of the symposium on
wildlife-traffic collisions, 23-28 January. University of Sapporo, Japan.
- Kammermeyer, K.E. and Marchinton R.L. 1977. Seasonal change in circadian activity
of radio-monitored deer. Journal of Wildlife Management 41: 315-317.
- Riesenhoover, K.L. 1986. Winter activity patterns of moose in interior Alaska. Journal
of Wildlife Management 50: 727-734.
- Rost, G.R. and Bailey, J.A. 1979. Distribution of mule deer and elk in relations to roads.
Journal of Wildlife Management 43: 634-641.
- Stout, R.J., Stedman, R.C., Decker, D.J. and Knuth, B.A. 1993. Perceptions of risk from
deer-related vehicle accidents: implications for public preference for deer herd size.
Wildlife Society Bulletin 21: 237-249.
- Wahlstrom, L.K. and Liberg, O. 1995. Patterns of dispersal and seasonal migration in
roe deer (Capreolus capreolus). Journal of Zoology 235: 455-467.
20
Lo sapete che …
… in Provincia di Cuneo sono presenti popolazioni di grandi mammiferi selvatici, definiti “ungulati” per la presenza degli zoccoli all’estremità degli arti, per alcune decine di migliaia di esemplari?
In natura, allo stato libero, nell’anno 2005 si stimano almeno:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
9.000
12.000
1.000
50
8.000
950
200
cinghiali;
caprioli;
cervi;
daini;
camosci;
stambecchi;
mufloni.
Si tratta, complessivamente, di oltre 30.000 esemplari di questi animali, provvisti di grande massa corporea (da un minimo di 20 kg ad
un massimo di circa 200 kg) ed in grado di compiere lunghi e improvvisi spostamenti in brevi lassi di tempo.
Alla fine degli anni ‘70 i numeri erano decisamente inferiori (in totale si potevano stimare presenti 3.000 capi di ungulati selvatici). Non
erano presenti caprioli e cervi, estinti in Provincia di Cuneo, rispettivamente, nel 1.800 e nel 1.700 e reintrodotti a partire dagli anni ’80.
Erano presenti pochi mufloni, animali non originari del nostro territorio ma introdotti negli anni ’60 in Piemonte e in Provenza e giunti
successivamente in Provincia di Cuneo. Lo stambecco era presente
unicamente nell’attuale Parco Naturale delle Alpi Marittime, con un
effettivo intorno ai 400 animali e il camoscio, unica specie a non essersi estinta sulle Alpi di Cuneo, era sopravvissuto ai due grandi conflitti
mondiali del ‘900 uscendone decimato, con nuclei di popolazione
poco numerosi e distribuiti in modo irregolare. Infine il cinghiale era
già ritornato con le sue gambe a colonizzare l’arco alpino e le colline
cuneesi, approfittando dell’abbandono del territorio agricolo, ma era
poco numeroso e non era ancora presente in pianura.
1
Da un lato, dunque, occorre rallegrarsi per questa rinnovata ricchezza ambientale, che colloca la Provincia di Cuneo, dal punto di
vista faunistico, tra le più importanti d’Italia … ma, d’altra parte,
ogni medaglia ha il suo rovescio … in questo caso rappresentato
dalla interazione di queste specie con l’ambiente fortemente antropizzato che la Provincia presenta.
I problemi di “convivenza” sono particolarmente importanti sotto
due punti di vista:
1. interazione con le produzioni agro-forestali,
2. interazione con le infrastrutture di urbanizzazione e viabilità.
Questo opuscolo intende affrontare il secondo dei due temi citati,
ossia quello dei rischi per la circolazione stradale rappresentati dai
grandi ungulati europei presenti in Provincia di Cuneo allo stato libero.
La citata normativa prevede che per aver diritto ad un indennizzo, il
sinistro deve:
1. essere causato da un ungulato selvatico (cervo, capriolo, daino,
camoscio, muflone, stambecco o cinghiale - non da, per esempio,
lepre, fagiano, tasso, cane, gatto, volpe, etc.);
2. avvenire su strade statali, regionali, provinciali e comunali di tutto
il territorio regionale ad eccezione di quelle all’interno di parchi
nazionali, regionali, delle riserve naturali e delle aree attrezzate,
per le quali non è previsto nulla. Per le autostrade il soggetto
responsabile di eventuali indennizzi è l’Ente gestore del tratto in
questione.
3. non essere causato da comportamenti colposi da parte del conducente (es: guida in stato di ebbrezza, superamento del limite di
velocità, ...).
Il fondo utilizzato dalla Regione per coprire il premio
dell’Assicurazione dei danni da incidente stradale con gli ungulati
selvatici deriva dagli introiti delle tasse di concessione regionale versate annualmente dai cacciatori.
2
19 Ho diritto al risarcimento del danno
al mio autoveicolo?
In Regione Piemonte, secondo l’art. 4 della L.R. n. 9/2000 , il DPGR n.
7/R del 2001 (vedi in Allegato) e le successive disposizioni attuative ,
nel caso di incidenti automobilistici che coinvolgano ungulati selvatici, è previsto un indennizzo nella misura massima del 50% del danno
accertato, però limitatamente a coloro i quali risiedono in Regione
Piemonte e per veicoli immatricolati nella stessa Regione.
Attualmente tali indennizzi sono regolati mediante convenzione tra
la Regione Piemonte e una Compagnia Assicurativa, per cui l’istruttoria della pratica di indennizzo può essere attivata direttamente
presso gli sportelli della stessa (INASSITALIA, SEDE TORINO).
Un problema emergente
Nei paesi occidentali, in generale, negli ultimi 20 anni la rete di autostrade e strade a scorrimento rapido si è notevolmente infittita, provocando una estrema frammentazione degli habitat naturali disponibili per gli animali selvatici, primi fra tutti quelli che necessitano di
grandi spazi vitali, come i grandi mammiferi ungulati. Questa suddivisione del territorio in spazi attraversati da strade non corrisponde
alla diminuzione delle esigenze ecologiche di questi animali e, dunque, non corrisponde ad una diminuzione dei loro spostamenti.
Da questo aspetto deriva direttamente un aumento del rischio di
investimento degli animali selvatici da parte dei veicoli circolanti.
• Copia del verbale di vigilanza sanitaria emesso dal veterinario ufficiale;
Dal punto di vista delle popolazioni selvatiche tali incidenti rappresentano solo una minima parte delle cause di mortalità, mentre, per la
collettività umana, rappresentano un serio problema di sicurezza, in
particolare nelle società di tipo occidentale caratterizzate da numerose
infrastrutture viarie ad alta velocità (problemi anche riguardanti le ferrovie). Numerosi Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, il Giappone e
diversi Stati europei, si stanno seriamente interessando del problema
attraverso la ricerca di possibili soluzioni che portino, a medio o lungo
termine, almeno all’attenuazione del fenomeno.
• Copia del verbale di conferimento presso Centro di recupero e del
Centro di smaltimento;
Alcuni dati possono darci una stima del problema:
Ai fini della denuncia di sinistro si consiglia di utilizzare la modulistica disponibile presso le Province (anche presso i Comuni, le
Comunità Montane, le Forze dell’Ordine). Tale domanda prevede un
modello di autocertificazione, meglio se dotato di documentazione di
dettaglio probativo, rappresentata ad esempio da:
• Copia del verbale redatto dagli Organi di Polizia intervenuti sul
luogo dell’incidente;
• Perizie professionali riguardanti l’entità del danno;
• Ogni altro elemento utile per valutare la causa e l’entità del danno.
NOTA BENE: una copia della segnalazione dovrà essere inviata alla
Regione Piemonte e alla Provincia competente. Ciò consente a quest’ultimo
Ente di elaborare statistiche quali-quantitative sui sinistri stradali da fauna
selvatica e di intervenire con eventuali progetti di prevenzione
(diretta o indiretta) e di controllo delle popolazioni.
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1. Nel 1999 negli USA sono morte 231 persone a causa di incidenti
che coinvolgevano animali selvatici, mentre in Europa, ad esclusione della Russia, nell’ultimo decennio sono 300 le vittime
mediamente ogni anno.
2. Il numero dei cervidi uccisi da autoveicoli, nel 1991 negli USA, è
stato di almeno 500.000 esemplari. In Europa, esclusa la Russia, il
numero di ungulati investiti ogni anno sulle strade è stimato in
circa 500.000, con un danno materiale che ammonta a circa un
miliardo di Euro.
3
Questi dati, raccolti grazie ad indicazioni fornite dalle Forze di
Polizia, dalle Associazioni ambientalistiche e dei cacciatori, nonché
da vari altri Enti, sono sicuramente incompleti e per questo motivo
devono essere considerati solo come delle stime minime (ad esempio,
gli animali feriti che si allontanano dalle strade, non muoiono immediatamente e non vengono conteggiati).
In Europa sono 10 le specie di ungulati selvatici che risultano coinvolte in incidenti stradali, di cui 7 presenti in Italia: 3 specie di cervidi (capriolo, cervo e daino), 3 specie di bovidi (camoscio, stambecco e
muflone), 1 suide (il cinghiale).
Le specie più frequentemente investite sono, nell’ordine:
cinghiale, capriolo e cervo.
Anche in Italia la maggior frequenza d’investimento è a carico delle
tre specie citate, fatto che dipende soprattutto dalla loro abbondante
diffusione in aree a forte densità di circolazione, come i fondovalle
alpini, appenninici e collinari, o le aree di pianura in prossimità dei
maggiori fiumi. Inoltre queste tre specie hanno abitudini alimentari
che le portano ad avvicinarsi a zone frequentate dall’uomo (ad esempio verso zone arate o da foraggio). Per contro specie come il camoscio e lo stambecco, che colonizzano invece aree non facilmente accessibili e lontane da strade trafficate, sono meno soggette ad interagire
con la circolazione stradale.
Venendo alla Provincia di Cuneo, la situazione si è aggravata particolarmente nell’ultimo decennio, a causa di due fenomeni:
1. aumento del numero di veicoli circolanti. In base ai dati ISTAT, si
è passati da 418.932 veicoli nel 1995 a 440.396 veicoli nel 2000.
L’aumento tendenziale è pari all’ 1% su base annua, il che vuol
dire che tra il 1996 e il 2005 si è registrato un aumento del traffico
stradale pari al 10% circa (= oltre 40.000 veicoli in più).
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Richiedere copia del verbale di vigilanza all’Azienda Sanitaria locale,
o copia della Relazione di Servizio degli operatori pubblici intervenuti, che potrebbe risultare utile al fine di documentare il danno subito durante l’incidente.
NOTA BENE
Non occuparsi direttamente dello stato di salute dell’animale investito,
avvicinandosi o, ancora peggio, toccandolo. Infatti:
Un ungulato ferito rappresenta un potenziale pericolo
per l’incolumità personale perché può reagire violentemente
a qualsiasi stimolo.
Saranno le Autorità Pubbliche intervenute sul posto ad attivare
il pronto intervento di operatori professionali debitamente addestrati
(veterinari delle Aziende Sanitarie Locali e, eventualmente,
personale addetto al trasporto presso Centri di Recupero
e/o Centri di smaltimento delle spoglie).
INOLTRE
Non caricare l’animale in auto,
pensando ad un “autorisarcimento”, perché:
Le ammende sono alquanto severe!
E’ possibile depositare domanda di indennizzo!
17 a. L’animale, che si trova a bordo strada o nelle vicinanze, è deceduto in
seguito all’impatto;
b. L’animale, che si trova a bordo strada o nelle vicinanze, è ferito;
c. L’animale investito si è dileguato.
NOTA BENE: In qualunque di questi casi ci si deve attenere alla normativa vigente, nella previsione che:
“(…) chiunque abbatta o venga nella disponibilità di fauna selvatica viva o
morta deve farne consegna entro 24 ore al Comune di residenza, o a quello
dove è avvenuto il fatto oppure alla Provincia competente per territorio (…)”
(art. 33, c. 2, L.r. 70/96)
In base a questo principio, e dato che un ungulato non è animale facilmente maneggiabile, si consiglia di effettuare la segnalazione di legge
avvisando, secondo un criterio prioritario, uno dei recapiti indicati
nell’ordine:
• Comune sede dell’incidente;
• Provincia competente;
• Se l’orario è notturno e tali uffici non sono aperti: Forze
dell’Ordine mediante il Servizio di pronto intervento.
Saranno queste Autorità a occuparsi successivamente del caso, ossia,
se l’animale è presente (vivo o morto che sia), facendo intervenire:
• l’autorità sanitaria (veterinario della Azienda Sanitaria Locale in
servizio di pronto intervento 24 su 24), per effettuare la vigilanza sanitaria obbligatoria e, a seconda dei casi, decidere di inviare l’animale a un Centro di recupero o a un Centro di smaltimento delle spoglie,
• gli operatori comunali, o altri operatori convenzionati, per il
2. aumento del numero di animali selvatici, soprattutto i grandi
mammiferi ad abitudini forestali, come il capriolo (da 5.000 nel
1996 a 12.000 nel 2005), il cinghiale (da 7.500 nel 1996 a 9.000 nel
2005), il cervo (da 150 nel 1996 a 1.000 nel 2005). L’incremento del
numero di ungulati a livello cuneese, nel decennio 1996 / 2005, è
stimabile intorno alle 10.000 unità, con un tasso di crescita
annuale pari al 7,5% in media.
Analizzando i dati dell’ultimo quinquennio (2000 - 2004), anni in cui
si sono raccolte statistiche più complete, in provincia di Cuneo gli
ungulati selvatici coinvolti in incidenti stradali sono stati 830 (579
cinghiali, 202 caprioli, 32 cervi, 12 daini, 3 camosci e 2 stambecchi),
e vi è stato un netto incremento progressivo fino al 2004. La distribuzione degli incidenti nei mesi e negli anni è osservabile, rispettivamente, nelle figure 1 e 2 a pag. 7.
Si noti che il numero di investimenti negli ultimi cinque anni è
triplicato, per superare abbondantemente le 200 collisioni denunciate nell’ultimo anno (in media un incidente denunciato ogni 1,5
giorni, con picchi stagionali, segnatamente in autunno, che superano i 2 incidenti / giorno).
Nel solo quinquennio 2000 - 2004, il rischio di investire un ungulato selvatico è aumentato del 185%.
Probabilmente tale aumento è dovuto alla combinazione dei due
aspetti prima descritti, maggior traffico veicolare (in particolare
nelle ore notturne) e incremento delle popolazioni di ungulati selvatici, ma si noti che l’incremento degli investimenti è di gran lunga
superiore alla somma degli incrementi dei singoli fenomeni ed è
alquanto più prossimo ad una combinazione fattoriale degli stessi
(= incremento del traffico x incremento degli ungulati, come schematizzato nella pagina seguente).
trasporto dell’animale, a seconda dei casi, presso uno dei
Centri prima citati.
16
5
AUMENTO DEL RISCHIO DI INCIDENTE CON UNGULATO
IN PROVINCIA DI CUNEO
- Periodo 2000/2004 aumento traffico stradale
(+ 5%)
+
aumento ungulati stimati presenti
(+ 37,5%)
=
aumento numero di investimenti stradali registrati
(+ 185%)
Infine, per aver nozione dei danni subiti a causa del fenomeno, si consideri che, nel solo biennio 2000 - 2001, anni in cui la Provincia di
Cuneo si è occupata direttamente degli indennizzi degli autoveicoli
incidentati, la cifra totale periziata è stata di 901.890,75 € (cifra che
tiene conto anche del risarcimento per danni fisici e morali subiti
dalle persone, compreso 1 caso di decesso). Negli anni seguenti tali
indennizzi sono stati gestiti da Compagnie Assicurative e il dato complessivo non è stato comunicato.
Si noti che, nella sola Provincia di Cuneo, le vittime umane di questo fenomeno, a partire dal 2000, sono già state 3, dato che mette in
evidenza il fenomeno in tutta la sua drammaticità.
E se investo un ungulato?
Nonostante le precauzioni di cui al punto precedente può succedere
la disgrazia di investire un ungulato selvatico. Occorre allora comportarsi secondo uno schema razionale che può essere esemplificato
come segue:
1. La situazione espone altri automobilisti a rischio incidente?
a. Segnalare subito lo stato di rischio alla circolazione sopravveniente, indossando immediatamente il giubbotto catarifrangente ed adottando tutte le misure del caso (triangolo, segnalazioni, etc);
b. Avvisare nel più breve tempo possibile le Forze di Polizia (si
possono comporre diversi numeri di emergenza, come il 112 Polizia dello Stato - il 113 - Carabinieri - il 1515 - Corpo
Forestale dello Stato). Questi Corpi sono obbligati ad intervenire in caso di incidenti con danni alle persone o ai veicoli e,
inoltre, si devono occupare della sicurezza della circolazione in
caso di intralcio della sede stradale.
c. Rimuovere al più presto i veicoli dalla sede stradale (se possibile con le proprie forze, altrimenti attendere l’intervento delle
Forze Pubbliche);
d. Cessata l’emergenza richiedere copia della Relazione di servizio alle forze dell’Ordine.
2. Ci sono feriti tra gli automobilisti?
a. Attivare il più presto possibile la chiamata di Pronto Soccorso
Sanitario (118) ed eventualmente l’intervento dei Vigili del
Fuoco (115).
3. La situazione non lascia temere rischi per l’incolumità delle persone e per la circolazione stradale, si sono affrontate le eventuali
emergenze di cui sopra, e ci si occupa dell’animale investito.
In questo caso sono dunque possibili tre scenari.
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15 Fig. 1
A questo riguardo consultare gli spunti per una guida intelligente e
sicura elencati nel riquadro seguente (in grado di prevenire gli investimenti di ungulati selvatici e, nel malaugurato caso di impatto, di
limitare i danni).
SPUNTI PER UNA GUIDA INTELLIGENTE E SICURA
(in grado di prevenire gli investimenti di ungulati selvatici e,
nel malaugurato caso di impatto, di limitare i danni)
1. DOVE E COME RALLENTARE LA VELOCITÀ, FERMO RESTANDO
I LIMITI PREVISTI DAL CODICE DELLA STRADA?
a. A non oltre i 75 km/h nei rettilinei posti in prossimità di:
•
•
•
•
Tratti di bosco ai lati della carreggiata;
Coltivazioni a mais ai lati della carreggiata;
Frutteti o noccioleti ai lati della carreggiata;
In generale in ambienti poco antropizzati di collina e montagna.
b. A non oltre i 50 km/h nelle curve poste in prossimità di:
•
•
•
•
Fig. 2
Tratti di bosco ai lati della carreggiata;
Coltivazioni a mais ai lati della carreggiata;
Frutteti o noccioleti ai lati della carreggiata;
In generale in ambienti poco antropizzati di collina e montagna.
2. QUANDO PRESTARE MAGGIORE ATTENZIONE?
a. Al crepuscolo, all’alba e in orario notturno, a causa di:
• maggiore mobilità degli animali;
• assenza di visibilità ai lati della carreggiata;
• minore capacità di reazione da parte del guidatore.
b. Quando si esce dai locali da ballo o divertimento perché:
•Si è poco reattivi alla guida: attenti alla stanchezza e ai colpi di sonno;
14
7
Quando è maggiore il rischio di incidenti?
La probabilità di incontrare ungulati selvatici in attraversamento stradale varia a seconda del periodo dell’anno ma soprattutto a seconda
del momento della giornata.
1. Riguardo alle stagioni si deve considerare che ogni specie ha i
propri ritmi biologici, ad esempio:
a. Per il capriolo, il 60% degli incidenti stradali avviene tra aprile
ed agosto. Infatti da aprile a maggio si verifica la dispersione dei
giovani dalle zone dove sono nati l’anno precedente verso i
nuovi areali. Inoltre in luglio e agosto si svolge il periodo degli
amori, durante il quale gli animali presentano un aumento di
attività correndo maggiori rischi di attraversamento stradale.
b. Nel cervo avviene la stessa tendenza, anche se il periodo degli
amori è spostato nei mesi di settembre e ottobre.
c. Per il cinghiale il rischio maggiore di coinvolgimento in incidenti, per quanto dipende dalla biologia della specie, si avrebbe quando le scrofe sono seguite dalla nidiata, soprattutto nel
periodo tra aprile e giugno.
Per tutte queste specie inoltre (in particolare per i cervidi), un secondo picco di mortalità si registra in inverno, quando gli animali si
abbassano di altitudine, percorrono maggiori distanze alla ricerca di
cibo e transitano sulle strade per leccare il sale depositato dai mezzi
spargi-sale (soprattutto in zone dove non ci sono saline artificiali, il
cloruro di sodio è molto ricercato dagli animali in quanto importante
nella loro dieta).
In realtà il periodo a maggior “rischio incidente” si ha in autunno,
durante la stagione di caccia, attività che provoca allontanamenti forzati degli ungulati dai loro territori abituali o la disgregazione
improvvisa di gruppi sociali consolidati, con conseguente aumento
del nomadismo degli animali. In Provincia di Cuneo, come si evince
dal grafico della figura 1, tale fenomeno è evidente soprattutto per il
cinghiale.
8
Nota: in Italia una particolare forma di intervento diretto sulle popolazioni di ungulati è rappresentata dalla “attività di controllo” prevista dalle leggi nazionale (L. 157/92, art. 19) e regionale (L.R. 70/96, art.
29) e attuata dalle Province. Si tratta di azioni di riduzione e contenimento numerico di certe specie (tra gli ungulati soprattutto il cinghiale), attuate a livello locale, per il riequilibrio di situazioni ecologiche
degenerate e, in particolare, per la prevenzione del danno all’agricoltura. E’ chiaro che questi interventi, pur non previsti espressamente
dalle norme come azioni di prevenzione per gli incidenti stradali, possono avere un effetto mitigativo anche su questa problematica, andando ad incidere sulla densità locale delle popolazioni di ungulati.
2. Mezzi indiretti:
a. utilizzo di segnaletica stradale, anche luminosa, che avverta
del possibile pericolo di attraversamento di fauna selvatica
(posizionata in prossimità dei tratti a maggior rischio);
b. comportamento di guida ispirato a moderare la velocità nei
tratti verosimilmente a rischio (educazione capillare durante la
frequenza dei corsi per l’acquisizione della patente di guida,
che consenta all’automobilista di adeguare la condotta di guida
all’ambiente circostante la rete stradale).
E’ ovvio che l’adozione di mezzi diretti è estremamente onerosa se
realizzata su vasta scala, dal momento che la rete stradale nazionale è
stata progettata, nella quasi totalità, in periodi antecedenti l’insorgenza del problema (con intensità e velocità di circolazione assai più
moderate delle attuali e popolazioni di grandi ungulati ridotte a
pochi esemplari o addirittura assenti).
In ogni caso anche se questi sistemi con il tempo acquisissero una diffusione
significativa, è indispensabile che gli automobilisti prendano coscienza del
rischio che corrono e delle propria responsabilità. Infatti l’attraversamento
stradale da parte di un ungulato è un evento imprevedibile e casuale:
una frenata improvvisa a velocità sostenuta, con o senza investimento
dell’animale stesso, rappresenta sempre e comunque un rischio
per la vita di conducenti e passeggeri.
13 Si possomo prevenire gli incidenti
con la fauna selvatica?
La probabilità di investire un ungulato selvatico purtroppo, come
abbiamo visto nell’introduzione, in Provincia di Cuneo ha una tendenza all’aumento negli ultimi anni.
Occorre precisare, a questo punto, che rappresenta un rischio non
azzerabile.
Il problema consiste nel conciliare la presenza faunistica, sempre più
abbondante, con l’esigenza di sicurezza che la collettività sociale giustamente richiede. In molti Stati occidentali, tra cui anche in Italia, sono stati
realizzati, e sono tuttora in corso, sperimentazioni su vasta scala per la
prevenzione del rischio di investire animali sulle strade.
I principali metodi utilizzati in Europa per ridurre il rischio di questi incidenti stradali e, di conseguenza, anche l’impatto ambientale delle infrastrutture stradali sulla fauna selvatica, sono suddivisibili in due categorie:
1. mezzi diretti (= strutture o sistemi per impedire o limitare
l’accesso degli animali alla rete stradale),
2. mezzi indiretti (= segnaletica e campagne di educazione
volte a modificare l’atteggiamento degli automobilisti al
volante).
2. Per quanto riguarda i momenti della giornata più a rischio, si
deve sapere che:
a. il ritmo alimentare dei cervidi consta nell’alternanza di periodi
di attività (spostamenti per cercare cibo ed alimentarsi) e di
riposo (coricarsi per ruminare). Essi, come tutti gli erbivori selvatici, hanno due picchi di attività all’alba ed al tramonto.
Durante il giorno generalmente si appartano in ambiente forestale ed evitano le strade, sicuramente più trafficate e rumorose che di notte.
b. Il cinghiale, viceversa, è un animale ad abitudini notturne, e
inizia la ricerca del cibo in prossimità del tramonto per concluderla poco prima dell’alba. Durante la ricerca del cibo si
cura poco del traffico stradale e per questo motivo gli incidenti con questa specie avvengono quasi esclusivamente in
orario notturno.
Da quanto visto sopra è evidente
come tutti i periodi dell’anno risultino a “rischio”,
ma come la probabilità di incidenti sia notevolmente maggiore
dal tramonto all’alba, momento che coincide anche
con una minore reattività da parte degli automobilisti.
1. Mezzi diretti:
a. utilizzo di sottopassaggi o sovrapassaggi (i cosiddetti “ecodotti”);
b. utilizzo di recinzioni per tutta la lunghezza dei tratti stradali
sui quali è frequente questo tipo di incidenti;
c. utilizzo di catarifrangenti, a riflesso direzionale, posti a bordo
strada a distanza di 10-25 metri uno dall’altro. In questo caso si
sfrutta il riflesso dell’immobilizzazione indotto dal fascio luminoso dei fari sull’animale: se il fascio di luce, deviato dai catarifrangenti, investe l’ungulato ai lati della carreggiata, blocca l’animale
e gli impedisce di invadere improvvisamente la sede stradale.
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Anche “Bambi” può farci “male”