CENTRO E PERIFERIA: UNA STORIA SENZA SOLUZIONI?
Come annunciato sullo scorso numero di “Museo & Storia” si è tenuto nel novembre 2000 a Pavia il convegno
"Il museo per la storia" organizzato da Regione Lombardia, Museo storico della città di Bergamo, Musei civici
di arte e storia di Brescia, Musei civici di Lecco, Musei civici di Mantova, Civiche raccolte storiche di Milano e
Musei civici di Pavia (per il programma del convegno e gli abstracts di alcuni interventi si veda il nostro sito:
www.museostoricobg.org).
La giornata di studi ha avuto indubbiamente alcuni meriti: innanzitutto ha permesso ai musei storici della
Lombardia di confrontarsi e di fare il punto della situazione; situazione che, a parte alcuni casi, non si può certo
dire rosea: allestimenti datati, mancanza di personale di custodia, assenza di personale scientifico
appositamente dedicato, edifici non idonei, alcuni pur importanti musei chiusi ormai da anni, ‘fagocitamento’ del
museo storico all'interno dei musei d'arte.
Soprattutto il confronto ha prodotto alcune ‘azioni positive’ e il documento finale che pubblichiamo ha già avuto
attuazione: incontri periodici trimestrali tra i direttori di musei storici (oltre a quelli sopra citati si sono aggiunti il
Museo della guerra bianca in Adamello, il Museo internazionale della Croce Rossa di Castiglione delle Stiviere,
il Museo storico Fondazione Francioli Nuvolari, il Museo civico Ala Ponzone e il Museo storico di Voghera),
pubblicazione di un opuscolo che pubblicizza la rete dei musei storici lombardi, presentazione di una domanda
di finanziamento alla Regione Lombardia per la costruzione di un sito dei musei storici:
Le problematiche emerse nella fase preparatoria e conclusiva del convegno, prima fra tutte la mancanza di una
‘anagrafe’ certa dei musei di storia contemporanea, ci impongono di riflettere sulla necessità di costruire una
rete stabile tra i musei di storia lombardi. Una rete che sia prima di tutto un luogo fisico dove i direttori e i
conservatori dei musei possano incontrarsi periodicamente, un luogo dove gli operatori dell'educational
possano confrontarsi, uno spazio dove le direzioni dei musei possano costruire una attività di ‘lobbing’ nei
confronti degli organismi superiori alla dimensione civica (in primo luogo quindi la Regione Lombardia). Infine, a
livello progettuale, una rete virtuale che sia in grado di fornire agli utenti dei singoli musei una panoramica più
vasta e, in ultima analisi, un museo virtuale della storia lombarda nell'età contemporanea. Quindi:
1.
incontro trimestrale dei direttori e dei conservatori dei musei di storia lombardi, con ordine del giorno
concordato il mese precedente e pubblicizzato attraverso il forum (www.museostoricobg.org/forum.htm). La
riunione trimestrale potrà programmare anche attività di stage nei singoli musei e iniziative formative per i
collaboratori. Particolare attenzione sarà posta allo scambio di informazioni e all'organizzazione di iniziative sul
territorio: conferenze e convegni. Alla riunione dovrebbe partecipare un funzionario della Regione.
Parallelamente verrà favorito l'incontro tra le associazioni degli amici dei musei.
2.
la rete dei musei ha come scopo principale lo scambio di esperienze. Da questo punto di vista sarà utile
organizzare incontri periodici degli addetti alla didattica, al fine di sviluppare un proficuo confronto e una
crescita reciproca. La rete potrebbe già porsi come obiettivo quello di giungere ad una convenzione con gli
uffici provinciali scolastici della Lombardia per il riconoscimento dei musei storici quali soggetti privilegiati nella
didattica della storia dell'età contemporanea.
3.
i musei storici sono oggi scarsamente rappresentati nei vari livelli istituzionali: Regione, Stato, Eu, lo
stesso Icom. Ciò fa sì che la visibilità e la specificità dei musei storici sia difficilmente riconosciuta: la rete
avrebbe il vantaggio di presentarci unitariamente nei confronti dei livelli istituzionali. Tanto per citare alcuni
ambiti si pensi alla possibile valenza di una rete per: ottenimento fondi, rapporti con la Comunità europea,
attività legislativa, iniziative per la didattica e l'accreditamento, ecc.
4.
sviluppo della pagina Internet di forum, che dovrà trovare, presumibilmente dopo la prima fase di
sperimentazione, una sua completa autonomia. Il primo obiettivo potrebbe essere quello di realizzare una sorta
di portale dei musei storici della Lombardia.
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5.
è inutile in questa sede rimarcare la necessità di giungere ad una storia della Lombardia/Lombardie in età
contemporanea. I musei di storia, in collaborazione con la Regione Lombardia, si candidano alla realizzazione
di una mostra virtuale che potrebbe trovare ospitalità sul sito forum.
Anche in seguito ai risultati del convegno i musei storici oggi sono maggiormente rappresentati all'interno delle
strutture regionali; in particolare hanno contribuito alla stesura del documento tecnico della Regione Lombardia
sui nuovi profili professionali (scaricabile dal sito: www.reteculturale.regione.lombardia.it) e fanno parte del
Gruppo di lavoro per la promozione, il coordinamento e la verifica di attività educative nell'ambito del patrimonio
culturale-Regione Lombardia. Un rapporto, quello con la Regione, estremamente proficuo, soprattutto in questa
fase di grandi cambiamenti (siamo in dirittura di arrivo con la nuova legge regionale sui musei) che, se non ben
gestiti, corrono il rischio di lasciare ancor più in disparte i musei storici.
Segue il saggio di Pietro Gasperini, dirigente della Regione Lombardia, che, con il proprio staff di lavoro, e in
particolare Maria Grazia Diani e Alberto Garlandini, sta notevolmente contribuendo, sia a livello museologico
sia ‘pratico’, allo sviluppo di una nuova politica culturale per i musei storici.
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Centro e periferia: una storia senza soluzioni?
Pietro Gasperini
Premessa
Sono grato al dottor Mauro Gelfi e ai suoi collaboratori della rivista “Museo & storia” perché mi permettono di
pubblicare questo mio intervento al convegno internazionale sui beni culturali svoltosi a Bergamo nel 1998.
E’ giusto lasciare qualche traccia degli avvenimenti almeno per ricordare e rispettare sia i qualificati relatori che
vi hanno preso parte, sia gli organizzatori – in primis i responsabili di ogni ordine e grado dell’Accademia
dell’Intendenza di finanza – e da ultimo per rispondere alle attese di un pubblico numeroso e attento.
Certo ne è passato di tempo e sul palcoscenico del teatro o teatrino nazionale sono saliti alla ribalta governi,
leggi, interventi, circolari, pareri… Il loro clamore luminoso è risuonato, purtroppo, molte volte come le grida di
manzoniana memoria, lasciando spesso il bene culturale in attesa di un sorriso sincero, di una mano amica.
Il ricordo dell’avvocato Marzio Tremaglia, un protagonista di quell’incontro, al quale dedico questo mio scritto,
mi e ci sostiene nell’usata fatica per far sì che «centro e periferia» non sia più inteso come una storiella «senza
soluzioni», bensì la storia vera di una nazione che tutela e valorizza quel bene unico di cui deve essere
cosciente e orgogliosa.
Qualcosa di fatto sta cambiando: sarei onorato prossimamente di illustrare ai lettori i segni positivi del tempo,
che stagliano sull’orizzonte nuove stelle di speranza.
Vittorio Messori sul “Corriere della sera” proponeva la proclamazione di «tre anni sabbatici» durante i quali tutti
i credenti potessero riscoprire «le virtù salutari del silenzio, del digiuno delle parole, dette e scritte negli infiniti
documenti, incontri, convegni, simposi, assemblee, confronti, tavole rotonde, meeting, congressi». Forse anche
noi dovremmo fare la stessa cosa se consideriamo il numero delle manifestazioni che si susseguono a livello
locale, provinciale, regionale, nazionale e interregionale.
Eppure oggi si apre un altro convegno che si preannuncia importante per molteplici ragioni: l'attualità del tema
nel contesto storico e culturale odierno e l'intento di voler affrontare non i massimi sistemi ma le problematiche
concrete della fruizione pubblica dei beni culturali. A queste ragioni si aggiungano, di non secondaria
importanza, l'impegno del comitato scientifico e degli organizzatori, la partecipazione di illustri relatori, la
presenza di alte autorità sensibili e attente ai temi proposti. A tutti il saluto e il grazie da parte delle regioni
italiane al completo, degli enti locali, dei musei e di tutti i cittadini sconosciuti ma amanti, difensori e custodi dei
nostri beni culturali.
Il mio compito è di dare voce alle regioni e agli enti locali, cercando di far apparire nel vuoto della cornice, se
non un quadro finito, almeno le tracce o lo schizzo di un disegno che costituisca una proposta positiva e
programmatica per la tutela e valorizzazione dei beni culturali. Dando voce alle regioni farò riferimento in
particolare alla mia, presso la quale lavoro da oltre un ventennio.
Tuttavia, per venire incontro ad un giornalista, che durante la conferenza stampa, svoltasi a Milano per la
presentazione di questo convegno, osservò che tra i relatori non c'era nessun rappresentante di un museo o di
un ente da Roma in giù, citerò fatti e documenti relativi alla Regione Sicilia con particolare attenzione a
Siracusa.
«Io sono il prologo» così potrei cantare tra il comico e il tragico ricordando quanto scriveva G.B. Cavalcasene
nella sua memoria indirizzata al Ministero della pubblica istruzione nel 1863:
Io riconosco al presente che altri e più vitali interessi preoccupano la nazione e il governo, ne in tali circostanze
avrei osato di insistere sopra questo argomento, se almeno si fosse fatto in maniera di garantire al paese
quelle opere d'arte e quei monumenti che gli sono rimasti della sua grandezza passata, riservando a tempi
migliori di provvedere con ordinamenti compiuti all'arte, come addimanda il decoro della Nazione1.
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Certo più vitali interessi preoccupano la nazione e il governo... peccato che non abbiano saputo garantire e
conservare organicamente le opere d'arte... non ci resta che rinviare a tempi migliori gli ordinamenti compiuti
come richiede il «decoro della Nazione». Le parole di Cavalcasene sembrano quanto mai attuali: ma se
concordo sui primi punti, provo invece un po' di imbarazzo nel terzo, dato il grido di allarme che da più parti si
alza.
Ci potrebbe forse consolare il pensare che per giungere alla prima legge sui beni culturali, la n. 185 del 12
giugno 1902, intitolata Conservazione dei monumenti e degli oggetti d'arte e antichità siano stati necessari ben
12 tra progetti e disegni di legge, a partire da quello del 1872 presentato da Cesare Correnti2 con 11 relazioni
sul progetto di legge3.
Ben 15 progetti di legge vennero stesi a partire dal 1903 prima di arrivare all’approvazione della legge n. 364
del 20 giugno 19094 con relative 15 relazioni5 Con questo non vorrei si dimenticassero altre leggi e
provvedimenti generali, ben 10 dal 1892 al 19096, e le 47 leggi per provvedimenti generali dal 1861 al 19397; ci
sarebbero altri numeri, leggi e provvedimenti di carattere locale ma non voglio farvi spazientire. Passeranno poi
trent'anni prima di arrivare alla legge n. 1089 del 6 giugno 1939 dalla forte impronta accentratrice, anche
perché le soprintendenze, organi periferici del potere centrale, non risultano che una longa manus del
Ministero.
Né sembra aver cambiato molto la sentenza della Corte costituzionale n. 278 del 12 giugno del 1991, che ha
dichiarato la competenza delle regioni ai soli beni di interesse locale, «la cui rilevanza sembra non eccedere le
soglie dello strapaese» come ben ha osservato il professor Fabrizio Lemme.
L’art. 19 della Legge finanziaria 1996 — Interventi in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni
e di ordinamento e finanza regionale e locale — ha scongiurato il pericolo del decentramento per trasferire alle
regioni «ulteriori funzioni amministrative, in particolare nelle materie di turismo e industria alberghiera,
agricoltura e foreste, beni culturali». Il commento del ministro di allora Antonio Paolucci: «disastro scampato
per un pelo»8. Vittorio Emiliani rilanciava su "II sole 24 ore" del 16 giugno 1997 «le belle arti non sono
federaliste». Tuttavia lo stesso Paolucci riconosceva l’urgenza di una riforma radicale e seria
dell’amministrazione dei Beni culturali, perché se «il Ministero funzionasse non sarebbe venuto in mente a
nessuno quella soluzione suicida»9.
Credo che tutti riconoscano il lavoro positivo svolto dalle soprintendenze in questi anni, ma, per favore, non
limitiamo i loro meriti scientifici e di impegno personale a risultati o a scelte politiche, pur al di sopra di ogni
sospetto, contrapponendo e riducendo le modalità amministrative e gestionali degli enti locali nell'ambito dei
beni culturali alla sola politica nella peggiore interpretazione del termine.
Così infatti risultava dalle raccomandazioni della Commissione tecnica per la spesa pubblica, rivolte al Governo
in materia di decentramento della politica dei beni culturali (estensori e professori Gianluigi Galeotti e Guido
Tabellini): «Le soprintendenze si sono rivelate un efficace filtro contro il rischio di cattura (dei Beni culturali) da
parte di interessi politici; locali o nazionali». E' essenziale che questo filtro venga mantenuto soprattutto nello
svolgimento della funzione di tutela in senso stretto, quale conviene attraverso l'adozione di provvedimenti
autoritativi (vincoli, autorizzazioni, espropriazioni, prelazioni, controllo sulle esportazioni).
Paolucci da ministro confermava preoccupazione o paura nell'ipotesi ventilata che le soprintendenze fossero
sciolte e inserite in organismi regionali, così, infatti si esprimeva in un dibattito dal titolo "Regioni si, regioni no":
Ma ci sarà pure una ragione se tutti gli intellettuali di collocazione ideale e politica diversa vedono con paura
questa ipotesi. Hanno paura che una burocrazia regionalizzata divenga strumento troppo docile alle volontà del
potere politico, anche perché bisogna tener conto che l'Italia è assai lunga e disuguale10.
Cerchiamo insieme le ragioni di questa situazione, non per distruggere la tela o la cornice che oggi ci sta
davanti, ma per ricavare spunti positivi.
La prima la desumo dal compianto professor Giovanni Urbani:
Se dovessi indicare la ragione principale dei nostri mali (cioè quelli del Ministero dei beni culturali), credo
proprio che me la prenderei prima di tutto con l'oscura coercizione ideologica per cui di punto in bianco, una
trentina d'anni fa, ci ritrovammo tutti a non parlare più di opere d'arte e di testimonianze storielle, ma di beni
culturali. Binomio malefico funzionante come un ‘buco nero’, capace d'inghiottire tutto, e tutto nullificare in vuote
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forme verbali. Un enorme scatolone vuoto entro cui avrebbe dovuto trovar posto, secondo l'aulico programma
spadoliniano, tutta l'identità storica e morale della nazione; salvo non aver saputo infilarci dentro che l'ultimo o il
penultimo dei ministeri11.
Si riferiva chiaramente alle conclusioni della cosiddetta Commissione Franceschini, che nel 1960 definì bene
culturale «Qualsiasi testimonianza materiale avente valore di civiltà». Siamo ben lontani dagli indirizzi dati nel
1870 dalla Giunta delle belle arti per la classificazione degli edifici da dichiarare di interesse nazionale.
La seconda ragione la suggerisce Massimo Severo Giannini che nel 1990 affermava:
che il nostro patrimonio vada in rovina per la mancanza d'una autorità che definisca i contenuti dell'azione è
una verità nota a tutti. Chi vieta al ministro di indicare quali siano le norme tecniche sulla base delle quali
svolgere l'attività di catalogazione e di restauro, fissandone obbligatoriamente modi e tempi; compito dei
ministri è di applicare la legge e dare le direttive. S'è mai vista una direttiva d'un ministro? Siamo
assolutamente a zero; e non solo per quello dei beni culturali, ma per tutti gli altri ministeri. Restiamo alla legge
1089 di tutela del patrimonio artistico. E' vero che ha un testo piuttosto generico; ma proprio questa sua
genericità permetterebbe ai soprintendenti di fare quello che vogliono. Solo di fronte a un ministro che per
primo alza le mani, cosa gli si può dire a questi se poi, in molti casi, preferiscono non fare niente?12.
Quindi sono evidenti le conseguenze della mancanza di una autorità che definisca contenuti, indirizzi e norme
precise.
La terza ragione è costituita da una visione negativa e non positiva dell'intervento dello Stato soprattutto in
ordine alla tutela come indica il giurista Tommaso Alibrandi, che nel 1992 scriveva:
Tutta la legislazione nazionale dei beni culturali e ambientali è principalmente una normativa di tutela
indirizzata a proteggere in negativo il bene tutelato (imponendo vincoli, divieti, limiti di godimento, ecc.); mentre
una vera e propria legislazione volta a sviluppare in positivo il bene tutelato (favorendo il restauro, lo sviluppo,
dell'uso, ecc.) è del tutto carente13.
A completamento aggiungerei un’affermazione di Urbani che ci ricorda come nella tutela si devono individuare
in positivo «una serie di disposizioni e di accorgimenti che invece di mummificare il bene privato notificato lo
rendono partecipe, assieme ai beni di proprietà pubblica, di un'unica e coerente strategia di potere»14.
Ma probabilmente le vere ragioni stanno più a monte e si possono sintetizzare nella affermazione che come
cittadini non abbiamo ancora il senso dello Stato. Lino Rizzi in un suo saggio si chiedeva «quanto è
rappresentativa la nostra idea di patria»; la sua risposta era:
Abbiamo ereditato dalla tradizione l'ibrido di un sistema politico senza una concezione dell'uomo comune
essenziale a produrre il concetto democratico di rappresentanza. Per questo assistiamo alla frantumazione
dell'unità politica in un insieme di culture particolari che non hanno pari dignità, e alla impossibilità di costruire
una mappa di idee e conoscenze condivise, capace di integrare la società secondo principi comuni15.
Non siamo perciò in grado di fare una rivoluzione nel senso positivo del termine per molteplici ragioni, tra cui
una delle principali consiste nel fatto che soffriamo della «nostra incapacità di condividere un identico insieme
di valori, sulla cui base riuscire a definire consensualmente... un genuino interesse pubblico, che abbia la
caratteristica di essere nazionale e liberale»16.
A questo punto umilmente potremmo rifarci alla storia, sia pure breve, del nostro Paese, a partire dall'Unità
d'Italia in poi. Dalla storia magistra vitae ricaveremo spunti illuminanti che aiuteranno a tracciare almeno le linee
del soggetto da riprodurre sulla superficie di quel quadro vuoto, solo contornato da una cornice. Alla fine
comparando il nostro vissuto a questo passato che analizzeremo non ci resterà che concordare che «nihil novi
sub sole».
Riandiamo al 25 giugno (notate ancora il mese portafortuna) del 1860: a distanza di un mese dallo sbarco a
Marsala, Giuseppe Garibaldi, su proposta del segretario di Stato della Pubblica istruzione Gregorio Ugdulena,
decreta che la Commissione di antichità e belle arti di Palermo riprenda le sue funzioni secondo le esperienze
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maturate sotto il governo borbonico, permettendo così continuità operativa17. Si trattava perciò di un
atteggiamento costruttivo e rispettoso del passato e di una situazione di fatto. Questo caso non costituisce un
comportamento isolato, perché si ricorre spesso alle amministrazioni locali, ad esempi o la commissione di
Noto riconosce di essere sostenuta nei suoi interventi «per i venerandi avanzi» dalle amministrazioni locali18.
Sul “Gazzettino di Siracusa” del 30 dicembre 1877 Luigi Pappalardo, ispettore dei musei e degli scavi di
Caltanissetta, sottolinea la necessità di coinvolgere le strutture amministrative dei comuni e delle province per
la divulgazione degli studi archeologici e per sopperire alle deficienze economiche del Ministero della pubblica
istruzione. L'ispettore sosteneva, inoltre, che il prestigio del settore doveva stimolare detti enti «a gare perché
una parte anche piccola dei loro bilanci annuali, sia destinata in favore di una categoria di pubblico servizio, di
cui l'effetto per quanto estetico, è altrettanto utile allo sviluppo intellettuale del Paese».
Questo ricorso agli enti locali rivelava chiaramente la necessità di reperire i finanziamenti che il Ministero
lesinava e nel contempo l'esigenza di modalità burocratiche più tempestive ed efficienti negli interventi, come
testimonia il “Gazzettino di Siracusa” del 24 febbraio 1878:
II riconoscimento della Commissione se non altro almeno ci dava a sperare di aver ottenuto uno di quegli
organi diretti e immediati con il Ministero della pubblica istruzione, per opera del quale si sarebbe ottenuta
quella riparazione sollecita che i monumenti dell'antichità domandano.
Constata, poi, amaramente che così di fatto sono messi in pericolo «i monumenti nostri che pur sono italiani».
Per fortuna pure a quei tempi vi erano persone che sopperivano alle deficienze burocratiche. Esemplare è la
vicenda dell'ispettore Enrico Lo Curzio. Nel giugno del 1880, come è riportato in un verbale della Commissione
di Siracusa, egli lamenta la mancanza di soldi: «Ho più volte anticipato denaro allo Stato per ripulimenti e
riavuto dopo mesi»19. Probabilmente si era giustamente stancato di fare da banca allo Stato, ma amaramente
constata che: «Da quando non anticipo più... le antichità sono rimaste in stato indecente». Enumera poi le
minuzie burocratiche, anche allora come oggi insostituibili e importantissime per molti: «andar dietro ai
cocchieri per aversi la ricevuta e, se analfabeti, come d'ordinario... trovare testimoni che debbano saper
scrivere per ottenere la ricevuta dal cocchiere». E dulcis in fundo, alla richiesta della Commissione speciale
Scavi e musei di Sicilia di intervenire per riparare dei guasti su alcuni monumenti rispose: «Non mi credeva
obbligato ad anticipare somme allo Stato». Comunque alla fine manifestava il suo impegno a fare tutto quanto
richiesto dopo aver avuto i fondi attesi20.
Si manifestavano spesso difficoltà nell'intrattenere rapporti costruttivi tra i vari organi statali. Ad esempio nel
1889 il prefetto di Siracusa attacca Enrico Lo Curzio perché aveva scritto al competente Ministero,
lamentandosi che il prefetto gli aveva vietato la consultazione delle antiche carte di Siracusa custodite presso
l'archivio della Prefettura. Il prefetto giustificò il suo operato così: «perché il medesimo faceva al solo scopo di
pubblicarle per mire di vanità». E continua, non certo andando per il sottile: «Questo servizio in Siracusa non
procederà mai con armonia fra gli archeologi finché Lo Curzio conserverà l'ufficio di ispettore»21.
Ma già in precedenza erano sorti contrasti ben più seri nella definizione di competenze specifiche tra il
commissario di Palermo e la Commissione provinciale di Siracusa. Nel 1883 il regio commissario di Palermo
principe di Scalea richiama la Commissione di Siracusa ricordandole che i suoi compiti riguardano solo i
monumenti posteriori alla caduta dell'Impero romano22. Per risolvere il conflitto sulle attribuzioni delle
competenze gli interessati si rivolgono al ministro della Pubblica istruzione. Nel 1884 arriva la solita e
conosciuta risposta da parte di chi ama lavarsi le mani. Il problema non viene risolto: si chiede maggiore
collaborazione tra i due contendenti, ma, tra le righe, si può arguire che sul commissario di Palermo «ricade
tutta la responsabilità della conservazione dei monumenti nazionali dell'isola»23.
In breve, dai documenti risulta che nell'ambito della tutela si manifestavano anche allora i soliti problemi di
mancanza di personale di custodia, di scavi clandestini, di appropriazione indebita di beni demaniali. Per
fortuna funzionava abbastanza bene la forza pubblica che veniva più volte elogiata.
Il giornale “Tamburo” del 23 agosto 1884, scriveva:
Alcune settimane fa, due signori, in visita alle colonne del tempio di Giove Olimpio furono assalite da un
massaro e tre suoi figli che muniti di pietre minacciavano sacrando e giurando tutti i santi del calendario che
non si dovesse passare sul loro campo.
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Interessanti e illuminanti circa i rapporti tra organi centrali e periferici dello Stato sono ancora due episodi.
Il primo è quello è quello relativo alla chiesa di Santa Maria dei miracoli (XVI secolo) sulla via Savoia in Ortigia.
In questa circostanza, a seguito di contrasti tra Genio civile e l'ispettore, la Commissione opera il suo controllo,
ma una circolare del 28 ottobre 1878 del Ministero della pubblica istruzione affermava salomonicamente che,
non essendo la chiesa un monumento nazionale «l'intervento non poteva essere permesso nè proibito»24. Per
chi non lo sapesse la chiesa era famosa grazie al suo portale marmoreo, ornato da una preziosa edicola,
esempio d'arte catalana. Il Municipio fece sospendere i lavori, ritenendoli di sua competenza, ma la
Commissione ribadì la sua competenza.
Lo stesso dicasi per le fortificazioni di Siracusa. Questo caso illumina non solo i rapporti tra i vari enti pubblici,
ma soprattutto gli interventi e gli interessi dei privati, che riescono a trovare risonanza e sostegno nella stampa.
Naturalmente tutto è orchestrato per fare pressioni sulla Commissione, perché dia il suo assenso
all'abbattimento delle mura. Sul “L’eco della provincia” del 23 maggio 1889 si legge: «La nostra città avrà
strade come Boulevard di Parigi, basta espressioni artistiche conservatrici». Ma già da lungo tempo era iniziata
la campagna di convincimento dell'opinione pubblica sulla «demolizione delle inutili e cadenti fortificazioni delle
linee di terra» e si davano le giustificazioni:
Le fortificazioni formano un cerchio di terra, le muraglie limitano, inceppano, comprimono lo svolgimento
materiale e morale del paese, senza un vantaggio qualsiasi per la sicurezza dello Stato. Ben cinque ettari di
terra sono occupati da baluardi che la moderna artiglieria smantellerebbe in poche ore.
Così sul “Gazzettino di Siracusa” del 31 marzo 1878. Di quel sistema fortificato portato avanti da
Groundemberg nel 1656, su un'opera già avviata da Ferramolino da Bergamo, non restano che due stemmi
provenienti dalla porta di Carlo V, oggi conservati al Museo archeologico. Di chi la colpa? L'indagine avviata
documenta un rimpallo di responsabilità tra Genio civile, Comune, Prefettura, Commissione. Cavallari, direttore
del Museo archeologico, cittadino, si giustificò affermando che all'avvio dei lavori era assente.
Questo in breve qualche sprazzo di luce nel passato... e il presente? Penso si possa concordare che ricalca più
o meno la stessa situazione, con l'aggiunta di un ente più o meno comodo: la Regione.
E' sufficiente accennare al caso del castello di Abbiategrasso con progetto di restauro approvato dalla
Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici e bocciato dalla Regione. Ironia della sorte: si trattava di un
finanziamento regionale.
Viviamo giorno per giorno in compagnia della legge n. 1089 del 1939. Si tratta di una legge perfetta nel suo
genere, ma di fatto non più corrispondente per il suo accentramento che andava dalla nomina del podestà al
ruolo di missus dominicus assegnato al prefetto e di qui, a cascata, coinvolgeva di tutti gli enti periferici,
comprese le soprintendenze.
Il Dpr n. 805 del 3 dicembre del 1975 invita continuamente tutte le istituzioni e gli enti alla collaborazione. Così
l'art. 2 afferma categorico:
I beni culturali sono patrimonio nazionale. Le regioni… collaborano con l'amministrazione statale nell'attività di
tutela secondo modi e forme che potranno essere stabilite di comune accordo. Le regioni concorrono all'attività
di valorizzazione secondo programmi concordati con lo Stato... fatte salve le competenze delle regioni a statuto
speciale e delle province autonome.
Cosi ancora l'art. 31. «Le soprintendenze per i beni ambientali e architettonici, per quanto attiene all'aspetto
urbanistico della tutela e valorizzazione dei beni medesimi, mantengono relazioni con le amministrazioni
regionali e comunali».
Tali inviti a collaborare, a concorrere, a mantenere relazioni diventano ordini precisi nell'alt. 4 del Dpr n. 616:
II governo della Repubblica, tramite il commissario di governo, impartisce direttive per l'esercizio delle funzioni
amministrative delegate alle regioni, che sono tenute ad osservarle, ed esercita il potere di sostituzione previsto
dall'art.2 della legge n. 382 del 28 luglio 1975.
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Nel D.P.R. n. 805 del 1975 si danno indicazioni sulle modalità di collaborazione sia a livello centrale, dato che
l'art.3 assegna ad ogni Regione un rappresentante nel Consiglio nazionale per i beni culturali e ambientali, sia
a livello locale. Infatti l'art. 35 stabilisce che «In ogni capoluogo di regione è istituito un Comitato regionale per i
beni culturali composto dai capi degli uffici periferici dello Stato e da un numero pari di membri rappresentanti
delle regioni». Le funzioni sono precise e riguardano:
il collegamento informativo permanente tra Stato e regioni
il coordinamento delle iniziative delle attività esecutive dello Stato e delle regioni per uno scambio informativo,
per predeterminare iniziative individuali e comuni e per sottoporre problemi particolari al Consiglio nazionale dei
beni culturali
le promozioni e le proposte di interventi sia amministrativi che tecnici dello Stato e delle regioni.
Tutti i presenti conoscono altre leggi, decreti, circolari con le quali ci confrontiamo quotidianamente: la legge n.
512 del 2 agosto 1982, la legge n. 4 del 14 gennaio 1983, la cosiddetta legge Ronchey, il Regolamento Cee n.
3911, la Direttiva comunitaria 7/83, l'art. 47 quater del Dl 23 febbraio 1995, convertito nella legge n. 85 del 22
marzo 1995, che attribuisce ulteriori competenze ai privati.
E' inutile e noioso continuare in questo rosario perché siamo ormai tutti coscienti di trovarci sulla stessa nave.
Può essere forse di conforto constatare che un'altra nave, quella francese ha cominciato a navigare nel mare
magnum dei suoi beni culturali con un'identica legge nel 1941, ma è riuscita a raggiungere
porti sicuri e traguardi notevoli come ben illustra il professor Fabrizio Lemme nel suo saggio Francia: il diritto
vivente ha avuto priorità sul diritto scritto25. Nel suo articolo l'autore dimostra che una legge quasi
contemporanea alla nostra, essendo del 1941, che esprime una comune radice nazionalista ha condotto la
Francia ad una gestione positiva e vincente dei beni culturali, come tutto il mondo riconosce. Le linee guida
della politica francese sono state produttive, diversamente da chi ha preferito tenersi ben stretto il suo talento e
pensare così di custodirlo nel modo migliore e proteggerlo dalle leggi del
tempo, dall'economia, dagli interessi privati... Qualcuno si potrebbe domandare se tutto ciò sia merito di
qualche illuminato ministro o dei suoi grand commis, oppure di una diversa concezione dello Stato.
In attesa che anche la nostra nave arrivi in un porto sicuro propongo di accettare l'invito di Paolucci di navigare
a vista. In questo modo riusciamo a cogliere e a valorizzare i segni positivi che incontriamo.
Nel campo delle biblioteche, a fronte di indirizzi chiari a livello centrale, si è impostato il progetto nazionale
Sistema bibliotecario nazionale (Sbn). La stessa cosa sta verificandosi per lo Spettacolo
Per i beni culturali ha certamente sollevato attese e speranze l’art. 8 del Dpr n. 616 del 24 luglio 1977: «Le
funzioni amministrative delle Regioni e degli Enti locali in ordine alla tutela e valorizzazione del patrimonio
storico, librario, artistico, archeologico, monumentale, paleoetnologico ed etnoantropologico saranno stabilite
con legge sulla tutela dei beni culturali da emanare entro il 31 dicembre 1979". Siamo ancora in attesa.
Ben poco è stato fatto. Ma mi sembra significativo ricordare che dobbiamo sempre costruire in base a quanto
di positivo è stato realizzato. La costituzione dell'Aipa (Autorità informatica per la pubblica amministrazione) che
ha compiti di coordinamento nel predisporre indicazioni e nel fissare standard per assicurare il funzionamento
della rete pubblica. A tale proposito ricordo che in Lombardia si è costituita l’Airec (Associazione informatica reti
culturali) cioè l'Associazione per lo sviluppo dell'informatica e delle reti civiche della Lombardia. Comunque
anche in questo campo si tratta non tanto di un problema tecnico, ma politico, perché bisogna convincersi e
convincere della necessità di un coordinamento. Esisteva anche l'Ami (Associazione mecenati italiani) affiliata
al Cerec (Comitée européen rapprochement economie et culture) ma si è sciolta nel 1994.
Come dimenticare tra gli aspetti positivi la presenza dei nostri istituti centrali: l’Istituto centrale per il catalogo e
la documentazione, l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni
bibliografiche, l’Istituto centrale per la patologia del libro, l’Istituto centrale per il restauro.
Le regioni in particolare collaborano con l'Istituto centrale del catalogo dal quale attendiamo la sottoscrizione
del protocollo d'intesa e indicazioni precise e abbastanza durature.
Nel frattempo molte regioni hanno avviato progetti di inventariazione e di catalogazione. Costruttiva è stata la
nostra collaborazione con il Nucleo nazionale di tutela del patrimonio artistico e in particolare con il colonnello
Roberto Conforti per la pubblicazione del repertorio delle opere d’arte rubate in Lombardia. Ci si propone anche
di inventariare tutti i beni regionali: il progetto di inventariazione e catalogazione lombardo è denominato
Sirbec (Sistema informativo regionale per i beni culturali).
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Uno dei punti più qualificanti di questi sistemi informativi da un punto di vista culturale e politico è il voler creare
un circuito di collaborazioni e di vera comunicazione tra i vari enti, sia pubblici che privati.
Di fatto il nostro grande sforzo è consistito nel realizzare un quadro comune di riferimento che rispettasse le
esigenze locali nel completare i progetti già avviati e nell'impostarne di nuovi. Da qui il concorso di risorse, da
qui l'impegno comune a raccogliere, integrare o diffondere i dati: in sostanza oggi esiste un sistema nel quale
tutti si possono riconoscere. L'interconnessione prevista è di far dialogare, su una base comune, sistemi
informatici diversi e anche a scala europea, quindi in lingue differenti.
Il coordinamento sempre più richiesto sta alla base della effettiva collaborazione che sta attuandosi in
Lombardia. Nel concreto brevemente ecco alcuni esempi del passato:
la Regione ha sostenuto finanziariamente gli interventi di restauro dell'Aula magna dell'Università cattolica di
Milano e potenziamento del laboratorio di restauro per materiali archeologici
ha arricchito le raccolte Fondo manoscritti dell'Ottocento e del Novecento dell'Università di Pavia con il deposito
di numerosi nuovi documenti
ha collaborato e sta collaborando a grandi mostre e convegni
ha partecipato alla formazione degli studenti, assicurando le risorse necessario per campus e campagne di
scavo
è stata presente in ricerche che spaziano dall'archeometria, con l'Università normale di Pisa e il Museo civico
P. Giovio di Como, alla ricerca sui toponimi condotta dall'Università di Bergamo.
La stessa collaborazione si è manifestata con le soprintendenze e quindi con lo Stato. L'elenco è molto lungo:
si va dal deposito nei musei lombardi di opere avute dallo Stato per il pagamento dei diritti di successione
all’organizzazione di mostre, di convegni, di corsi di qualificazione per i beni culturali, alla partecipazione
finanziaria per assicurare la apertura degli spazi museali di Palazzo ducale a Mantova o della Pinacoteca di
Brera.
Interventi significativi sono stati fatti, senza i soliti distinguo, su strutture di proprietà statale come la fornace
romana di Gropello Cairoli, il teatro e l'anfiteatro di Cividate Camuno.
Poi in alcuni casi la Regione ha pagato la tassa postale, perché qualche soprintendente si scusava di non
avere i soldi per i francobolli...
Un punto che certamente distingue le attività della Regione Lombardia dalle altre è costituito dalla legge
regionale n. 33 del 1991 Frisl (Fondo ricostituzione infrastrutture sociali lombarde). Dal 1991 ad oggi sono stati
assicurati finanziamenti in conto capitale ai fini del recupero, della conservazione di numerose strutture edilizie
di interesse storico, architettonico e artistico vincolate ai sensi della legge n. 1089 del 1939.
L'impegno e la fantasia nel trovare risorse, sempre poche in ordine alle esigenze che il ricco patrimonio
culturale lombardo ha, si manifesta anche nelle diverse leggi speciali varate in occasione di centenari: ad
esempio l’VIII centenario di Sant'Antonio di Padova ha assicurato 3 miliardi e 320 milioni destinati al restauro
della chiesa di Sant'Angelo a Milano e al complesso di Sant'Antonio per l'ammodernamento della biblioteca
storica dell'ordine e per manifestazioni celebrative; il VI centenario della Certosa di Pavia ha permesso lo
stanziamento di 500 milioni per la sistemazione del sagrato della Certosa e 500 milioni per la realizzazione
della mostra del Borgognone.
Un ultimo richiamo alla attività più che positiva della Regione Lombardia nel campo degli acquisti di opere
d'arte che, in questi ultimi tempi, hanno arricchito il nostro patrimonio artistico: il S. Benedetto di Antonello da
Messina, il Ritratto di Giulio Romano ad opera di Tiziano, la Deposizione di Cristo dalla croce di Bazzani, la
collezione archeologica La Gioia-Jatta, la collezione Sambonet ecc. Sono alcuni spunti, illuminazioni, tracce
per arrivare insieme a tutelare e valorizzare i nostri beni culturali.
Certo restano aperti molti problemi sulla attribuzione di competenze, sulla programmazione e il coordinamento
degli interventi. Tutti però siamo consapevoli e sensibili al valore del bene culturale che certamente non farà
sciopero, non scenderà in piazza a fare chiassate ma, come ombra della civiltà che cammina, resta testimone
muto di ciascuno di noi e in attesa di un nostro impegno personale, pur sempre inserito in quello dello Stato,
della Regione e di qualsiasi altro ente.
In questa cornice o architettura tutti ci dobbiamo ritrovare, perché, come insegnava lo strutturalista Ferdinand
De Saussure, ogni parola, ogni realtà solo in un contesto acquistano il pieno significato.
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Diceva Antoine de Saint-Exupery «Se vuoi costruire una nave non radunare uomini per raccogliere il legno e
distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito». Tutti abbiamo la nostalgia del mare
ampio dei nostri beni culturali e tutti stiamo navigando a vista. Si lasci perciò ad alcune regioni la possibilità di
sperimentare in accordo con il Ministero le modalità di una vera collaborazione basata su differenti schemi
legislativi, rispettosi di situazioni e di esperienze diverse, prima di arrivare a un'unica nuova legge quadro. Così
se abbiamo la nostalgia del mare ampio infinito raccogliamo il legno, assumiamo i compiti e insieme agli altri
costruiamo la nave dei nostri beni culturali.
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Allegato n. 1
Nota n. 2. Progetti di legge:
1) 03.05.1872 Senato R. n. 47. Progetto di legge per la conservazione degli oggetti d'arte e di archeologia.
Presentato dal ministro della pubblica istruzione Correnti.
2) 03.02.1877 Senato R. n. 30. Progetto di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e di
archeologia. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Coppino.
3) 02.05.1878 Senato R. n. 7. Progetto di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione De Sanctis.
4) 25.05.1878 Camera D. n. 62. Progetto di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione De Sanctis.
5) 16.02.1886 Camera D. n. 403. Progetto di legge sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
di antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Coppino.
6) 15.12.1887 Senato R. n. 13. Progetto di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e di
antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Coppino.
7) 25.02.1892 Camera D. n. 315. Progetto di legge per la conservazione dei monumenti. Presentato da:
ministro della pubblica istruzione Villari, ministro di grazia e giustizia Chimirri, Ministro del tesoro Luzzati.
8) 26.11.1892 Camera D. n. 1.Progetto di legge sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e di
antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Martini.
9) 09.03.1898 Camera D. n. 264. Disegno di legge sui monumenti ed oggetti di arte.
Presentato da: ministro della pubblica istruzione Gallo, ministro di grazia e giustizia Zanardelli, ministro del
tesoro Luzzati.
10) 23.03.1902 Senato R. n. 92. Disegno di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte
e antichità. Presentato da: ministro della pubblica istruzione Gallo, ministro del tesoro Rubini.
11) 23.03.1902 Camera D. n. 92. Disegno di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte
e antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Nasi.
12) 11.03.1902 Senato R. n. 2. Disegno di legge per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
antichità. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Nasi.
Nota n. 3. Relazioni sui progetti di legge:
1) 20.01.1873 Senato R. n. 47A. Relazione sul progetto di legge per la conservazione dei monumenti e degli
oggetti di arte e di archeologia. Senatori: Amari, Tabarrini, Di Giovanni, Brioschi, Miraglia.
2) 01.05.1877 Senato R. n. 30A. Relazione sul progetto di legge per la conservazione dei monumenti e
degli oggetti di arte e archeologia. Senatori: Torelli, Miraglia, Prinetti, Alfieri, Vitelleschi.
3) 10.05.1878 Senato R. n. 7A. Relazione sul progetto di legge per la conservazione dei Monumenti e degli
oggetti di arte e antichità. Senatori: Torelli, Miraglia, Prinetti, Alfieri, Vitelleschi.
4) 31.05.1887 Camera D. n. 64A. Relazione per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
antichità. Senatori: Faina, Picardi, Pulle, Amaboldi, Sola, Torracca, Plastino, Summonte, Cambray-Digny,
Coppino.
5) 24.01.1888 Senato R. n. 13A. Relazione sul progetto di legge del 15.12.1887 per la conservazione dei
monumenti e degli oggetti di arte e di antichità. Senatori: Prinetti, Puccioni, Guerrieri, Gonzaga, Baracco,
Vitelleschi.
6) 24.06.1893 Camera D. n. 1A. Relazione sulla conservazione dei monumenti ed oggetti di belle arti e
antichità. Senatori: Ceppino, Gallo, Gualtierotti, Boselli, Fusinato, Serena, Saporito, Giovagnoli, CambrayDigny.
7) 20.05.1901 Senato R.. n. 30A. Relazione sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
antichità. Senatori: Codronchi, Bodio, Balestra, Odelscalchi, Carle.
8) 11.03.1901 Senato R. n. 30A bis. Relazione allegata all’op. cit. sulla conservazione dei monumenti e degli
oggetti di arte e antichità.
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9) 25.05.1901 Senato R. n. 30A ter. Relazione allegata all’op. cit. sui decreti legge dei cessati governi e sulle
leggi di Grecia e di Candia.
10) 30.03.1902 Camera D. n. 92A. Relazione sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e
d'antichità. Senatori: Fili, Astolfone, Zannoni, Cimorelli, Brunialti, Crespi, mestica, mantica. Rocca, Fermo,
Guartierotti.
11) 11.03.1902 Senato R. n. 2A. Relazione sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di arte e di
antichità. Senatori: Codronchi, Bodio, Balestra, Odelscalchi, Carle.
Nota n. 4. Progetti di legge:
1) 26.05.1903 Camera D. n.375. Progetto di legge indicante le modificazioni da portare alla legge 12.06.1902
n. 185 per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità e di arte.
Presentato dalla Commissione parlamentare con relatore Guicciardini.
2) 10.06.1903 Senato R. n. 220. Progetto di legge indicante le modificazioni da portare alla legge 12.06.1902
n. 185 per la conservazione dei monumenti degli oggetti di antichità e di arte. Presentato su
iniziativa della Camera.
3) 27.05.1905 Camera D.. n. 194. Progetto di legge sulla esportazione all'estero degli oggetti di somma
importanza archeologica ed artistica. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Bianchi.
4) 23.06.1905 Senato R. n.. 140. Progetto di legge per prorogare la legge 27.06.1903 n. 242 che modifica
quella del 12.02.1902 n. 185.
5) 01.12.1906 Camera D. n. 583. Progetto di legge che proroga il termine assegnato dalla legge 25.06.1905 n.
265 sulla conservazione dei monumenti. Presentato da: ministro della pubblica istruzione Rava, ministro del
tesoro Maiorana.
6) 01.12.1906 Camera D. n. 584. Progetto di legge per le antichità e belle arti. Presentato da: ministro della
pubblica istruzione Rava, ministro del tesoro Maiorana.
7) 20.12.1906 Senato R. n. 410. Progetto di legge che proroga il termine assegnato dalla legge 25.06.1905 n..
260 sulla conservazione dei monumenti. Presentato da: ministro della pubblica istruzione Rava, ministro del
tesoro Maiorana.
8) 21.06.1907 Camera D. n. 838. Progetto di legge che proroga il termine assegnato dalla legge 30.12.1906 n.
642 sull'esportazione degli oggetti di antichità e belle arti e costituisce un fondo destinato agli acquisti di cose
mobili ed immobili d'interesse archeologico e artistico. Presentato da: ministro della pubblica istruzione Rava,
ministro del tesoro Carcano.
9) 05.07.1907 Senato R. n. 700. Progetto di legge che proroga il termine assegnato dalla legge 30.12.1906 n.
642 sull'esportazione degli oggetti di antichità e belle arti e costituisce un fondo destinato agli acquisti di cose
mobili ed immobili d'interesse archeologico e artistico. Presentato dai: ministro della pubblica istruzione Rava,
ministro del tesoro Carcano.
10) 20.07.1907 Camera D. n. 594. Progetto di legge per le antichità e belle arti modificato in seguito alle leggi
27.06.1907 n.386, e 14.07.1907 n.500. Presentato dal ministro della pubblica istruzione Rava.
11) 17.03.1908 Senato R. n. 760. Progetto di legge per le antichità e belle arti. Presentato da: ministro della
pubblica istruzione Rava, ministro del tesoro Carcano.
12) 04.06.1908 Camera D. n. 1058. Progetto di legge che proroga il termine assegnato dalla legge 27.06.1903
n. 242 sull’esportazione degli oggetti d’antichità e belle arti. Presentato da: ministro della pubblica istruzione
Rava, ministro del tesoro Carcano.
13) 17.06.1908 Senato R. n. 850. Progetto di legge che proroga il termine assegnato dalla legge 27.06.1903
n.242 sull'esportazione degli oggetti d'antichità e belle arti. Presentato da: ministro della pubblica istruzione
Rava, ministro del tesoro Carcano.
14) 30.03.1909 Camera D. n. 61. Progetto di legge per le antichità e belle arti ripresentato alla Camera per la
chiusura della XXIII legislatura e non discussa al Senato. Presentato da: ministro della pubblica istruzione
Rava, ministro del tesoro Carcano, ministro di grazia e giustizia Orlando.
15) 28.05.1909 Senato R. n. 43. Progetto di legge per le antichità e belle arti (ripresentato al Senato poiché non
discusso per la chiusura della XXIII legislazione). Presentato da: ministro della pubblica istruzione Rava,
ministro del tesoro Carcano, ministro di grazia e giustizia Orlando.
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Nota n. 5. Relazioni sui progetti di legge:
1) 30.05.1903 Camera D. n. 375A. Relazione sul progetto di legge del 26.05.1903 n.375. Commissione
composta da: Guicciardini, Malvezzi, Cernimi, Barnabei.
2) 18.06.1903 Senato R. n. 220A. Relazione sul progetto di legge del 10.06.1903 n.220. Commissione
composta da: Cadronchi, Bodio, Balestria, Odelscalchi, .Garle.
3) 27.06.1903 Camera D. n. 375B. Relazione sul progetto di legge del 26.05.1903 n.375 approvato dalla
Camera e modificato dal Senato. Presentato da: Guicciardini, Malvezzi, Socci, Narecca, Pompilo.
4) 08.06.1905 Senato R. n. 194A. Relazione sul progetto di legge del 27.05.1905 n.194. Commissione
composta da: Torreggiani, Da Cono, Barnabei, Malvezzi, Socci.
5) 24.06.1905 Senato R. n. 140A. Relazione sul progetto di legge del 23.06.1905 n.140. Commissione
composta da: Blasema, Tomasini, Codronchi, Odelscalchi, Balestria.
6) 07.12.1906 Camera D. n. 583A. Relazione sul progetto di legge del 01.12.1906 n.583. Commissione
composta da: Barnabei, Torreggiani, Mantica, Rosadi.
7) 22.12.1906 Senato R. n. 410A. Relazione sul progetto di legge del 20.12.1906 n.410. Commissione
composta da: Mazzanotte, Cefalo, Bettoni.
8) 10.05.1907 Camera D. n. 584A. Relazione sul progetto di legge del 01.12.1906 n.58. Commissione
composta da: Barnabei, Discalea, Torreggiarni, Bianchi, Maiorana, Rosadi.
9) 27.06.1907 Camera D. n. 838A. Relazione sul progetto di legge del 21.06.1907 n.838. Commissione
composta da: Barnabei, Discalea, Torreggiarni, Bianchi, Maiorana, Rosadi.
10) 05:07:1907 Senato R. n. 700A. Relazione sul progetto di legge del 05.07.1907 n.700. Commissione
composta da: Cavalli, Lanzara, Tiepolo.
11) 11.06.1908 Camera D. n. 1058A. Relazione sul progetto di legge del 04.06.1908 n.1058. Commissione
composta da: Cirmeni, Da Cono, Morelli, Gualtierotti, Solimbergo, Credaro, Rosadi.
12) 27.06.1908 Senato R. n. 1850A. Relazione sul progetto di legge del 7.06.1908 n.850. Commissione
composta da: Colonna, Sacchetti, Odescalchi, Bodio.
13) 12.01.1909 Senato R. n. 760A. Relazione sul progetto di lege del 17.03.1980 n.760. Commissione
composta da: Colonna, Bodio, Odescalchi, Sacchetti.
14) 15:05:1909 Camera D. n. 61A. Relazione sul progetto di legge del 30.03.1909 n.61. Commissione
composta da: Barnabei, Da Pavia, Luciani, Rosadi.
15) 04.06.1909 Senato R. n. 43A. Relazione sul progetto di legge del 28.05.1909 n.43. Commissione
composta da: Colonna, Bodio, Odescalchi, Sacchetti.
Nota n. 6. Leggi e provvedimenti generali:
1) 07.02.1892 L. n. 31. Provvedimenti per le gallerie, biblioteche o collezioni di arte e antichità.
2) 12.06.1902 L. n. 185. Per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità e d'arte.
3) 27.06.1903 L. n. 242. Esportazione all'estero di oggetti antichi di scavo e di altri oggetti di sommo pregio
storico ed artistico.
4) 17.07.1904 R.D. n. 431.Approvazione del regolamento sulla conservazione dei monumenti e sull'istituzione
degli stessi.
5) 25.06.1905 L. 260. Proroga quella del 27.06.1903, che modifica la legge 12.06.1902 per la conservazione
dei monumenti e di oggetti d'arte e antichità.
6) 30.12.1906 L. n. 642. Proroga sino al 31.07.1907 le disposizioni della legge 27.06.1903 n. 242 sulla
conservazione dei monumenti e degli oggetti d'arte e antichità.
7) 28.06.1906 R.D. n. 447. Modifica il regolamento per l'esecuzione della legge sulla conservazione dei
monumenti e degli oggetti di antichità e d'arte.
8) 14.07.1907 L. n. 500. Proroga il termine assegnato dalla legge 30.12.1906 n. 642 sull'esportazione degli
oggetti d'arte e antichità ed istituisce un fondo destinato agli acquisti di cose mobili ed immobili d'interesse
archeologico ed artistico.
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9) 02.07.1908 L. 396. Proroga le disposizioni della legge 27.06.1903 n. 242 sulla conservazione dei monumenti
ed oggetti d'arte e antichità.
10) 20.06.1909 L. 364. Per le antichità e belle arti.
Nota n. 7. Leggi per provvedimenti generali:
1) 17.03.1861. che dichiara Vittorio Emanuele II re d'Italia.
2) 10.08.1862 L. 743.Per la concessione ad enfiteusi perpetua redimibile dei beni-fondi ecclesiastici e
demaniali in Sicilia.
3) 20-03.1865 L. 2248. Unificazione amministrativa del Regno d'Italia.
4) 25.06.1865 L. 2359. Espropriazione per causa di pubblica utilità.
5) 97:07:1866 R.D. 3036. Soppressione degli ordini e corporazioni religiose.
6) 08.07.1883 L. 1461 (serie 3a) Conservazione delle gallerie, biblioteche ed altre collezioni d'arte e antichità.
7) 22.04.1886 R.D. 3859 (serie 3a) che approva il regolamento concernente i lavori da farsi in economia per
i restauri ai monumenti nazionali e per gli scavi di antichità.
8) 07.02.1892 L.31. Provvedimenti per le gallerie, biblioteche o collezioni di arte e di antichità.
09) 12.06.1902 L. 185. Conservazione dei monumenti e degli oggetti d'arte e di antichità.
10) 28.06.1903 L. 242. Esportazioni all'estero degli oggetti antichi e degli altri oggetti di sommo pregio.
11) 30.12.1906 L. 642. Proroga sino al 32.07.1909 delle disposizioni della legge 27.06.1903 n. 242 sulla
conservazione dei monumenti e degli oggetti d'antichità e d'arte.
12) 20.06.1909 L. 364. Per l'antichità e belle arti.
13) 26.11.1911 R. D. 1317.Sui provvedimenti per la conservazione dei monumenti e delle raccolte governative
di oggetti di antichità e arte.
14)-11,06.1922 L. 778. Tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolari interesse storico.
15) 01.06.1939 L. 1089. Tutela delle cose d'interesse storico e artistico.
16) 29.06.1939 L. 1497. Protezione delle bellezze naturali.
17) 05.12.1860 L. 4474. Istituzione di una Consulta di belle arti.
18) 11.08.1861 R. D. 202. Col quale è approvata una nuova pianta numerica del personale del Ministero di
pubblica istruzione.
19) 20.10.1867 R. D. 4008. Approvazione dei regolamenti del Consiglio superiore di pubblica istruzione, del
Provveditorato centrale e dell'Amministrazione provinciale scolastica.
20) 09.04.1871 R. D. 246. (serie 2a) Istituzione di una Deputazione per la conservazione e l'ordinamento dei
musei e delle antichità etrusche.
21) 07.08.1874 R. D. 2032. Nomina commissioni conservatrici dei monumenti e opere d'arte.
22) 07.08.1874 R. D. 2033. Istituzione presso il Ministero della pubblica istruzione di un Consiglio centrale di
archeologia e belle arti.
23) 28.03.1875 R. D. 2419. Istituzione di una Giunta di archeologia e belle arti presso il Consiglio superiore
d'istruzione pubblica.
24) 28.03.1875 R. D. 2440. (serie 2a) Istituzione di una Direzione degli scavi e musei del Regno.
25) 28.03.1875 R. D. 2447. (serie 2a) Approvazione del ruolo degli impiegati della Direzione generale dei
musei e degli scavi di antichità del Regno.
26) 02.05.1875 R. D. 2493. (serie 2a) Istituzione di due posti di ispettori artistici addetti al Ministero della
pubblica istruzione.
27) 16.05.1875 R. D. 2556. (serie 2a) Istituzione di un commissario speciale per la conservazione degli scavi e
musei nell'isola di Sardegna.
28) 27.05.1875 L. 2554. (serie 2a) Tassa di entrata nei musei, nelle gallerie e negli scavi archeologici.
29) 05.03.1876 R. D. 3028. (serie 2a) Istituzione in ciascuna provincia del Regno di una Commissione
consultiva conservatrice dei monumenti d'arte e antichità.
30) 18.91.1877 R. D. 3660. (serie 2a) Con quale è approvato il regolamento per il servizio scavi e antichità.
31) 18.01.1877 R. D. 3639. (serie 2a) Abolizione del ruolo normale dell'Ufficio tecnico degli scavi della
provincia romana ed approvazione del ruolo unico degli impiegati al servizio degli scavi d'antichità.
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Piazza Mercato del fieno, 6/a - 24129 Bergamo Italy - Tel. +39 035 24 71 16 ; +39 035 22 63 32 - Fax 035 21 91 28
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32) 18.04.1878 R. D. 4359. (serie 2a) Approvazione del regolamento per il servizio dei musei di antichità dello
Stato.
33) 24.11.1881 R. D. 505. (serie 3a) Sopprime la Giunta di archeologia e belle arti presso il Consiglio
superiore della pubblica istruzione.
34) 20.06.1889 R. D. 6197. (serie 3a) Istituzione di un commissario per le antichità e belle arti in diverse
regioni del Regno e approvazione del relativo regolamento.
35) 28.06.1891 R. D. 392. Soppressione della Direzione generale delle antichità e belle arti.
36) 04.03.1894 R. D. 121. Soppressione dell'Ufficio per la compilazione del catalogo dei monumenti istituito a
Roma presso il Ministero della pubblica istruzione e ne affida la compilazione per gli edifici monumentali e
oggetti d'arte agli uffici regionali.
37) 15.09.1895 R. D. 604. Approva il ruolo organico del personale per la conservazione dei monumenti.
38) 11.08.1903 R. D. 380. Istituzione presso il Ministero della pubblica istruzione di una Commissione per
l'esportazione degli oggetti di antichità e d'arte.
39) 17.07.1904 R.D. 431. Approvazione del regolamento sulla conservazione dei monumenti e sulla
esportazione degli stessi.
40) 27.08.1905 R. D. 499. Istituisce presso le regie gallerie, i musei d'antichità, gli uffici regionali per la
conservazione dei monumenti, uffici speciali per il rilascio delle licenze di esportazione all'estero di oggetti
d'antichità e d'arte medioevale e moderna.
41) 27.06.1907 L. 386. Sul Consiglio superiore, uffici e personale delle antichità e belle arti.
42) 16.06.1912 Costituzioni di speciali uffici per la custodia, la conservazione e l'amministrazione dei singoli
monumenti.
43) 21.12.1922 R.D. 1726.Soppressione del Consiglio superiore delle antichità e belle arti e della Commissione
permanente per le arti musicali e drammatiche. Istituzione presso il Ministero della pubblica istruzione di una
Commissione centrale per le antichità e belle arti.
44) 31.12.1923 R. D. 3164. Nuovo ordinamento delle soprintendenze alle opere di antichità e arte.
45) 29.11.1928 R. D. 2751. Disposizioni concernenti il Consiglio superiore della pubblica istruzione ed il
Consiglio superiore delle antichità e belle arti.
46) 22.05.1939 L. 823. Riordino delle soprintendenze all'antichità e belle arti.
47) 22.07.1939 L. 1240. Creazione del Regio istituto centrale del restauro presso il Ministero dell’educazione
nazionale.
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P. Iva 02995900160 - [email protected]
1
A. Emiliani, Musei e museologia, in Storia d’Italia, vol. 5°, documento n. 2.
Vedi allegato n. 1.
3
Ibidem.
4
Ibidem.
5
Ibidem.
6
Ibidem.
7
Ibidem.
8
Regioni sì. Regioni no. Faccia a faccia tra ministro e regionalista, in “II giornale dell'arte”, gennaio 1994, n.
140.
9
Ibidem
10
Ibidem
11
B. Zanardi, La sorprendente attualità delle riflessioni di Urbani, in “II giornale dell'arte”, settembre 1996, p. 67.
12
Ibidem
13
Ibidem
14
Ibidem
15
L. Rizzi, Quanto è rappresentativa la nostra idea di patria ? in “Il mulino”, anno XVI, n. 364, p. 237
16
A. Panebianco, Le menzogne della rivoluzione, in “Il corriere della sera”, 25 luglio 1973.
17
Decreto 25 giugno 1960, n. 59 con il quale è ricostruita la Commissione di antichità e belle arti, firmato da G.
Garibaldi e da G. Ugdulena.
18
Circolare n.5326 del 1861, indirizzata dalla Commissione al governatore di Noto, avente per oggetto: «Per la
conservazione delle antichità siracusane».
19
Relazione dell’ispettore scavi e monumenti di Siracusa, 27 febbraio 1877, in Archivio di Stato di Siracusa,
Fondo prefettura, vol. 974.
20
Verbale della Commissione, 28 marzo 1881, in Archivio di Stato di Siracusa, Fondo prefettura, vol. 780.
21
Prefettura di Siracusa, 18 marzo 1889, in Archivio di Stato di Siracusa, Fondo prefettura, vol. 1239.
22
Commissariato speciale scavi e musei di Sicilia, circolare n. 4571, Palermo 7 maggio 1883, in Archivio di
Stato di Siracusa, vol. 780.
23
Ministero della pubblica istruzione, circolare n.87056, 13 giugno 1884, in Archivio di Stato di Siracusa, Fondo
prefettura, vol. 974.
24
Ministero della pubblica istruzione, circolare n. 112110, 29 ottobre 1878, in Archivio di Stato di Siracusa,
Fondo prefettura, vol. 780.
25
F. Lemmi, Francia: il diritto vivente ha avuto priorità sul diritto scritto, in “II giornale dell'arte”, aprile 1996, n.
143, p.61.
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