Sommario SPECIALE Ottobre 2014 - Anno XVIII - n° 2 MISSIONE UOMO Il mondo oggi ha bisogno di santi Don Gnocchi ■ La preghiera e la carità RIVISTA DELLA FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI - ONLUS DIRETTORE RESPONSABILE Emanuele Brambilla DIRETTORE EDITORIALE Angelo Bazzari per poterlo invocare “santo” . . . . . . . . . . . .2 Quando la piazza del Duomo ■ abbracciò don Gnocchi beato . . . . . . . . . . . .4 ■ Peregrinatio in sei tappe: la devozione degli italiani . . . . . . . . . . . . . . . .8 ■ Santuario diocesano e museo, luoghi di preghiera e memoria . . . . . . . . . .11 REDAZIONE Giovanni Ghislandi, Danilo Carena, Claudia Dorini, Ilaria Gentili, Damiano Gornati 4 Piazzale R. Morandi 6 - 20121 Milano Tel. 02-40308.910-911 - Fax 02-40308.926 [email protected] www.dongnocchi.it HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Giuseppe Barbaro, Tiberio Boldrini, Barbara Ciccarelli, Silvio Colagrande, Francesco Converti, Roberto Costantini, Luigi Cremasco, Furio Gramatica, Lino Lacagnina, Stefano Malfatti, Diego Maltagliati, Gianbattista Martinelli, Jessica Matera, Paolo Mocarelli, Rita Mosca, Simonetta Mosca, Roberto Rambaldi, Adonella Pedotti, Paolo Perucci, Giuliano Pozza, Salvatore Provenza, Maurizio Ripamonti, Carlo Sironi, Giovanni Vastola 8 ■ Una statua del beato FOTO Archivio Fondazione Don Gnocchi ■ PROGETTO GRAFICO Gigi Brandazza - [email protected] ■ REALIZZAZIONE Graphic Line Sas - Milano ■ STAMPA Fiordo srl - Galliate (NO) ■ Tiratura: 50.000 copie Reg. presso il Tribunale di Milano n° 297 del 17 maggio 1997 ■ ■ ■ viene inviata a chiunque la richieda. È possibile utilizzare l'allegato bollettino postale a sostegno della rivista e delle attività istituzionali della Fondazione. AI SOSTENITORI Le erogazioni liberali fatte alla Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società sono deducibili dal reddito imponibile nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di 70.000 euro l’anno (art. 14, D.L. 35/2005). Resta in vigore anche la normativa precedente (D.Lgs. 460/1997) per le donazioni antecedenti il 17 marzo 2005 e nei casi in cui risultasse più conveniente per il donatore. PER INFORMAZIONI: tel. 02/40308902. AL LETTORE Nel rispetto di quanto stabilito dal Decreto Legislativo 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), la informiamo che i suoi dati personali saranno conservati nell'archivio elettronico della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, titolare del trattamento ai sensi dell'art. 4 del citato Decreto. 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Potrà richiedere, in qualsiasi momento e gratuitamente, l'indicazione dell'origine dei Suoi dati, il loro aggiornamento, rettificazione, integrazione, cancellazione e la loro trasformazione in forma anonima o il loro blocco scrivendo a: Fondazione Don Carlo Gnocchi - Onlus, P.le Rodolfo Morandi 6, 20121 Milano o inviando un fax al numero 02.40308.927. tra le guglie del Duomo . . . . . . . . . . . . . . . . . .13 «Caro don Carlo proteggimi!» Frammenti di umanità ai piedi dell’urna . . . .15 «La Chiesa guarda a lui come modello da imitare» . . . . . . . . . . . . . .19 Da Einaudi a Napolitano: «Simbolo dell’Italia solidale» . . . . . . . . . . . .22 Vie, piazze, chiese e baite: l’Italia che con dimentica . . . . . . . . . . . . . . . .24 Scuole intitolate al beato e chiese con la sua reliquia . . . . . . . . . . . . . . .26 Una reliquia del beato nelle cappelle dei Centri . . . . . . . . . . . . . . . . .28 Don Carlo, precursore della medicina riabilitativa . . . . . . . . . . . . . .31 26 Attività ■ Accanto alla fragilità: ■ ■ ■ ■ ■ ■ una missione che continua . . . . . . . . . . . . . .34 Innovazione tecnologica e sfide sociali: le strategie della Fondazione . . . . . . . . . . . . . .36 La Fondazione nel mondo: le parole d’ordine della solidarietà . . . . . .38 Continua l’accoglienza: ai profughi siriani ed eritrei . . . . . . . . . . . . . . .39 Luisa che scrive con gli occhi: «Ho la Sla, ma non mi arrendo» . . . . . . . . .40 Vincenzo, traguardo raggiunto: «Io e don Carlo fino a Compostela» . . . . . .42 Per approfondire: archivio storico, libri e mostre itineranti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43 40 42 ■ LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dall’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, in programma il prossimo 25 ottobre nel Duomo di Milano, sarà il momento più solenne e l’appuntamento più significativo delle iniziative programmate nel quinto anniversario di beatificazione di don Carlo Gnocchi. Replicare - sia pure in ridotte dimensioni - la straordinaria e spettacolare piazza del Duomo, trasformata in cattedrale a cielo aperto in quella soleggiata domenica di cinque anni fa, non vuol dire soltanto commemorare ancora una volta don Gnocchi, ma ricordarlo nello sforzo costante di rinsaldarlo nei nostri cuori e riproporlo alla memoria civile ed ecclesiale del Paese. In un’epoca di caduta delle utopie collettive, di funerale delle ideologie individualiste e totalitarie, investiti da una crisi senza fine che travolge e infragilisce, sta sorgendo una “nuova” attenzione verso i testimoni “santi”, figure singolari nelle quali si incontra non una teoria e neanche semplicemente una morale, bensì un vero e proprio “disegno di vita” da amare, narrare e imitare. «Il mondo - scriveva Simone Weil - ha bisogno di santi». «Voi eroi, ma lui era un santo» Da lungo tempo molti hanno considerato la vita di don Carlo come quella di un santo. Già in occasione del suo funerale, anche questo celebrato in Duomo, tra i presenti filtrava la consapevolezza di partecipare alla prima grande attestazione della sua “santità popolare”. È noto il saluto del piccolo Domenico, a nome dei mutilatini di tutti i collegi dell’allora “Pro Juventute”: «Prima ti dicevo: “Ciao don Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao san Carlo”». Qualche anno più tardi, lo stesso cardinale Giovanni Battista Montini, amico ed estimatore di don Carlo, al termine della traslazione della salma dal cimitero monumentale di Milano alla cappella del Centro “S. Maria Nascente”, si rivolgeva agli alpini, che con il cappellano volontario avevano vissuto l’odissea della ritirata di Russia, dicendo: «Eroi eravate tutti, ma lui, per giunta, era un santo!». Parole premonitrici, dettate dall’affetto, e che la Chiesa ha ufficialmente fatto proprie - in applicazione di una secolare, rigorosa e collaudata prassi - con la beatificazione del 25 ottobre 2009, sostenuta dalle preghiere della Fondazione e dintorni, A cinque anni dalla beatificazione, sarà festa in Duomo nel segno di don Carlo, autentico uomo di Dio e testimone affidabile della migliore umanità Angelo Bazzari delle migliaia di ex allievi che hanno goduto della tenera paternità di don Carlo, degli indiscussi e amati alpini, degli iscritti all’Aido e dei tanti devoti, in Italia e nel mondo, che hanno contribuito a riscattare don Gnocchi dalla innumerevole schiera dei “militi ignoti” della santità. Un esempio per l’umanità È stata la risposta della Chiesa al meditato coraggio del cardinale Carlo Maria Martini quando, annunciando l’apertura del processo di canonizzazione - nel 1986 si chiedeva se don Gnocchi avesse esaurito il suo servizio chiudendo gli occhi all’esistenza terrena, oppure se egli lo continuasse in una forma che non fosse soltanto quella dell’efficacia della sua opera e della nostalgia della sua persona, ma in una missione permanente per la Chiesa di Dio: «Quale luce il Signore vuole proiettare sul cammino della Chiesa mediante l’irradiazione della figura di don Gnocchi, delle sue scelte pastorali, caritative, della sua dedizione fino alla morte verso tutti coloro che, nelle opere da lui fondate, hanno trovato e trovano conforto, soccorso, speranza e consolazione?». Se tutti, nella Chiesa, sono chiamati alla santità, è pur vero che i santi sono modelli di fede e di virtù non solo per il popolo di Dio, ma sono proponibili anche come testimoni autentici e affidabili della migliore umanità. «Dobbiamo essere santi - sosteneva don Luigi Orione, ammirato e amato da don Carlo, canonizzato nel 2004 - ma esserlo in modo che la nostra santità non appartenga solo al culto dei fedeli, nè sia solo nella Chiesa, ma trascenda e getti nella società tanto splendore di luce, tanta vita d’amore di Dio e degli uomini, da essere, più che i santi della Chiesa, i santi del popolo e della salute sociale». È stata questa la lezione di vita del beato don Gnocchi per la Chiesa e per la società. È una cattedra di insegnamento e di opere di cui il nostro tempo ha urgente e necessario bisogno. Una preghiera universale Per tutti gli operatori della Fondazione, continuatori della sua missione, primi e privilegiati destinatari del suo estremo e accorato appello, lanciato sul letto di morte (“Amis, ve raccomandi la mia baracca”), questo anniversario assume ulteriori significati e costituisce una chiamata a coraggiose testimonianze per vivificare il presente riconquistando il passato, con un ritorno motivazionale ancora più forte alle origini della nostra storia e del nostro patrimonio ideale. È necessario ancorare a solide basi etiche i cambiamenti organizzativi, le innovazioni gestionali e le scelte economicofinanziarie indispensabili per fronteggiare i passaggi di sesto grado dell’attuale crisi, oltre che aumentare la nostra devozione con preghiere e suppliche al beato fondatore per realizzare nel quotidiano le coerenze personali e istituzionali. L’indimenticata raccomandazione all’impegno operoso degli “amici” si fa preghiera universale. Su questo confine (continua a pagina 45) 1 MISSIONE UOMO IN QUESTO NUMERO Editoriale donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 3 La preghiera e la carità per poterlo invocare “santo” ■ SONO TRASCORSI cinque anni da quella splendida giornata di sole del 25 ottobre 2009, quando il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Angelo Amato, dinanzi all’imponente folla radunata in piazza Duomo e a quella sterminata che seguiva la cerimonia alla televisione, pronunziava a nome del Santo Padre Benedetto XVI la tanto attesa formula “Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Carolus Gnocchi, sacerdos, Beati nomine in posterum appelletur eiusque festum die vicesima quinta mensis Octobris, in locis et modis iure statutis, quotannis celebrari possit” («Con la Nostra Apostolica Autorità concediamo che il Venerabile Servo di Dio Carlo Gnocchi, sacerdote, d’ora in poi sia chiamato Beato e che il 25 del mese di ottobre si possa celebrare la sua festa nei luoghi e nei modi stabiliti»). Queste parole, pronunziate nella solenne lingua tradizionale della Chiesa, sancivano ufficialmente la santità di don Carlo e concedevano l’autorizzazione al suo culto pubblico, Occorre un nuovo miracolo per giungere alla canonizzazione: tocca a ciascuno di noi “essere provocati” e a nostra volta “provocare” don Gnocchi fr. Rodolfo Cosimo Meoli Postulatore anche se limitato. La beatificazione del 25 ottobre di cinque anni fa è stata una tappa fondamentale nell’iter della Causa di don Carlo, certo, ma non la finale. C’è ancora da percorrere l’ultimo tratto, quello che porterà il Beato alla canonizzazione. Insomma, don Carlo è un “beato” in attesa di essere Fratel Rodolfo Cosimo Meoli durante la cerimonia di beatificazione di don Gnocchi in Duomo, il 25 ottobre 2009 “santo”. Il cammino terminerà soltanto quando sarà tagliato il traguardo finale con la canonizzazione. Che significa “canonizzazione”? Tralasciando la descrizione della cerimonia, che si discosta poco da quella della beatificazione, ci sono differenze importanti tra l’una e l’altra. Una prima differenza, molto significativa, deriva dalla diversità dei luoghi delle due cerimonie. Le beatificazioni si celebrano nelle diocesi che hanno promosso la causa, mentre le canonizzazioni si celebrano sempre (o quasi sempre) a Roma. Questa diversità del luogo ha ragioni teologiche ed esigenze pastorali. Le ragioni teologiche riguardano la necessità di tenere ben distinti i due atti. Pur essendo entrambi atti pontifici, con la beatificazione il Papa concede alla sola diocesi o limitatamente a famiglie religiose, il culto pubblico del beato, mentre con la canonizzazione, impegnando il suo magistero di romano pontefice, dichiara che il santo è con Dio in Cielo e il suo culto diventa obbligatorio per la Chiesa universale. Le esigenze pastorali invece sono dettate dal desiderio di un maggior coinvolgimento delle Chiese locali. Questa attenzione verso le Chiese locali è pastoralmente stupenda: è un bene che tutta la comunità locale e non solo coloro che potrebbero recarsi a Roma, si riunisca e celebri la salita agli altari di un suo membro; è un’occasione privilegiata di catechesi. Questo è il motivo per cui la beatificazione di don Carlo è stata celebrata a Milano e finché sarà solo beato, il suo culto rimarrà circoscritto alla diocesi di Milano e alle istituzioni della sua Fondazione. Una seconda differenza è costituita dal fatto che la cerimonia della canonizzazione deve essere celebrata dal Papa in persona, quale suprema autorità della Chiesa Cattolica. Perciò avviene quasi sempre a Roma. All’atto della canonizzazione, il Papa iscrive il beato nella lista dei santi. In termini ecclesiastici il termine lista è sinonimo di canone, da qui il termine canonizzazione. C’è anche un’altra espressione che viene spesso usata come equivalente di cano- nizzazione: elevato all’onore degli altari. Questa espressione si usa già per la beatificazione e significa che al nuovo beato viene assegnato un giorno di festa nel calendario liturgico particolare della propria diocesi o delle istituzioni dipendenti dalla Congregazione religiosa o della Fondazione nel caso di don Carlo, come anche che si pone in evidenza una sua statua o un suo dipinto “su un altare”. Per il santo, invece, il giorno della festa viene inserito nel calendario universale della Chiesa. Come abbiamo già detto, l’assegnazione del giorno della festa viene proclamata già al termine della formula di beatificazione e può essere confermata o cambiata in occasione della canonizzazione. Verso il traguardo finale Che cosa si deve fare per far tagliare al nostro beato il traguardo finale della canonizzazione? L’unica condizione richiesta è che il beato operi un “miracolo”. Quando l’evento miracoloso verrà approvato dagli organi competenti della Congregazione delle Cause dei Santi, il traguardo finale sarà finalmente tagliato e si spalancherà la porta della canonizzazione. Come si ottengono i miracoli? A questo punto, oltre al beato naturalmente, entriamo in scena noi. Sì, perché tocca a noi “essere provocati” e a nostra volta “provocare” don Carlo. Che vuol dire “essere provocati”? Vuol dire che l’esempio che ci ha lasciato don Carlo ci deve parlare, ci deve indurre a ripetere qualcuno dei suoi gesti amorevoli, ci deve far capire che le sventure altrui sono anche nostre, che non vi è opera più nobile e non vi è maggior gioia di quella di prodigarsi per gli altri... e tante altre cose ancora. E come possiamo noi “provocare” don Carlo? Lo si provoca con l’invocazione, con la preghiera insistente e perseverante, senza mai stancarci. Se don Carlo è stato capace di “far miracoli in vita” (non è un miracolo il suo modo di essere uomo e ancor più prete; la sua esistenza totalmente dedita agli altri, ai più deboli, ai bambini, ai sofferenti; la sua forza trascinatrice; le sue realizzazioni ardite ed uniche?) a maggior ragione i miracoli li può e li deve fare ora. «Bussate e vi sarà aperto», «Chiedete ed otterrete»: questo è il vangelo tanto caro a don Carlo e che deve spronare anche noi. Sia questo il nostro proposito nella ricorrenza del quinto anniversario della sua beatificazione. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 2 IL PROCESSO. Tutte le tappe fino alla beatificazione ■ 6 maggio 1987: avvio nell’arcidiocesi di Milano del “Processo sulla vita, virtù e fama di santità” del Servo di Dio don Carlo Gnocchi. ■ 23 febbraio 1991: chiusura della fase diocesana (199 sessioni, per un totale di 178 deposizioni) e inoltro alla Congregazione per le Cause dei Santi, in Vaticano, della “Positio”. ■ 22 ottobre 2002: giudizio positivo sulla “Positio” del Congresso Speciale dei Consultori Teologi. ■ 3 dicembre 2002: giudizio positivo sulla “Positio” della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi. ■ 20 dicembre 2002: con la lettura del decreto sull’eroicità delle virtù, al Servo di Dio don Gnocchi viene dato il titolo di Venerabile. ■ 22 ottobre 2004: avvio nell’arcidiocesi di Milano della sessione straordinaria del Processo per l’analisi di un presunto evento miracoloso. ■ 19 dicembre 2004: chiusura della sessione straordinaria (in 33 sessioni, per l’ascolto 25 testimoni) e invio della documentazione alla Congregazione vaticana. ■ 6 maggio 2005: la Congregazione per le Cause dei Santi riconosce con decreto la validità della sessione straordinaria. ■ 5 luglio 2007: la Consulta Medica dichiara “inspiegabile la sopravvivenza dell’infortunato in rapporto all’estrema gravità della folgorazione subita, che avrebbe dovuto comportare la morte dello stesso”. ■ 4 novembre 2008: nel Congresso teologico super miro, i sette Consultori (all’unanimità) danno parere positivo. ■ 13 gennaio 2009: il Collegio cardinalizio riconosce che il miracolo è da attribuire all’intercessione di don Carlo. ■ 17 gennaio 2009: il Santo Padre Benedetto XVI autorizza la pubblicazione del decreto, stabilendo di fatto la beatificazione di don Gnocchi. ■ 1° marzo 2009: l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, annuncia in Duomo l’imminente beatificazione di don Gnocchi. ■ 25 ottobre 2009: a Milano, nella piazza del Duomo, il legato pontificio mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, presiedono il rito di beatificazione. (evidenziate su sfondo colorato le fasi diocesane) donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 5 Quando la piazza del Duomo abbracciò don Gnocchi beato ■ CINQUANTAMILA “amis” in piazza Duomo a Milano, ed oltre tre milioni davanti agli schermi della tv, per rendere a don Gnocchi il tributo più grande. Questa la testimonianza più concreta e significativa della devozione popolare per il “papà dei mutilatini”, esplosa in occasione della straordinaria beatificazione del 25 ottobre 2009, quando il popolo di don Carlo si è stretto commosso attorno a quell’urna di santità, minuscolo simulacro adagiato al centro del vasto sagrato, ai piedi di guglie imponenti, nel cuore simbolico di una città e di una Chiesa capaci del più straordinario degli abbracci. È ancora vivissimo il ricordo della giornata del 25 ottobre 2009: cinquantamila “amis” di don Carlo raccolti in preghiera attorno all’urna di santità LA VIGILIA. Già il giorno prima operatori e ospiti dei Centri della Fondazione Don Gnocchi, alpini, ex allievi, ma anche “amici delle Baracca” e semplici cittadini avevano vegliato l’urna con il corpo di don Gnocchi, in mattinata, al Centro “S. Maria Nascente”, nella cappella accanto alla tomba di don Carlo; nel primo pomeriggio, nella vicina parrocchia di San Pietro in Sala, dove don Carlo fu coadiutore per una decina d’anni; infine, in serata, nella chiesa di San Bernardino alle Ossa, dove l’urna è rimasta fino al mattino successivo, vegliata per tutta la notte. In serata, nell’adiacente basilica di Santo Stefano Maggiore, si era svolta la veglia solenne: immagini suggestive, canti alpini e testi dagli scritti e dalle lettere di don Carlo avevano animato l’intenso momento, chiuso dalla testimonianza di monsignor Angelo Bazzari: «Ho nitido nella mia memoria - aveva detto il presidente della Fondazione, terzo successore di don Gnocchi alla guida della sua Opera - il momento in cui la sera del 28 febbraio 1956 (io ero seminarista dell’allora Diocesi di Bobbio) il rettore in pieno refettorio ci annunciò la morte di questo sacerdote e il dono che volle fare dei suoi occhi. Mi parve in quel momento di sentire una fibrillazione interiore, che risuonava come una vocazione: se il prete è questo, se il sacerdote è capace di non trattenere nulla, donando tutto se stesso, in gratuità assoluta, senza ritorni, senza interessi particolari... forse questa è la strada giusta per una vita capace di coniugare insieme la strada di Dio con quelle degli uomini». LA CELEBRAZIONE. “Amis, ve raccomandi la mia baracca”, aveva implorato don Carlo al momento dell’addio. E nel giorno più bello, quand’anche la Chiesa ha certificato con la propria autorità la perfezio- Un scorcio suggestivo di piazza Duomo, trasformata in autentica cattedrale a cielo aperto, la mattina del 25 ottobre 2009, durante la solenne liturgia di beatificazione di don Carlo Gnocchi: furono oltre 50 mila i fedeli che parteciparono alla celebrazione MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 4 IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI donGnocchi DALL’OMELIA DEL CARD. TETTAMANZI SPECIALE ANNIVERSARIO 7 E il Santo Padre fece suo il motto della Fondazione ■ AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE in piazza Duomo, un emozionante e suggestivo collegamento aveva suggellato l’intensa liturgia. Da piazza San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI aveva rivolto il proprio saluto a tutti i fedeli presenti, tributando il proprio affettuoso omaggio al novello beato. Queste erano state le sue parole. «Rivolgo anzitutto uno speciale saluto alle migliaia di fedeli radunati a Milano, in Piazza del Duomo, dove stamani è stata celebrata la liturgia di beatificazione del sacerdote don Carlo Gnocchi. Egli fu dapprima valido educatore di ragazzi e giovani. Nella seconda guerra mondiale divenne cappellano degli alpini, con i quali fece la tragica ritirata di Russia, scampando alla morte per miracolo. Fu allora che progettò di dedicarsi interamente ad un’opera di carità. Così, nella Milano in ricostruzione, don Gnocchi lavorò per “restaurare la persona umana” raccogliendo i ragazzi orfani e mutilati e offrendo loro assistenza e formazione. Diede tutto se stesso fino alla fine e morendo donò le cornee a due ragazzi ciechi. La sua opera ha continuato a svilupparsi ed oggi la Fondazione Don Gnocchi è all’avanguardia nella cura di persone di ogni età che necessitano di terapie riabilitative. Mentre saluto il Cardinale Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, e mi rallegro con l’intera Chiesa ambrosiana, faccio mio il motto di questa beatificazione: “Accanto alla vita, sempre”. ne cristiana di un’esistenza spesa senza riserve («Non desidero che la mia santificazione…», aveva scritto don Gnocchi), quegli stessi “amis” non sono mancati all’appello. In piazza Duomo il 25 ottobre 2009 c’erano i concittadini di San Colombano al Lambro, paese natale e gli amici di Montesiro di Besana Brianza, dove don Carlo celebrò la Prima Messa e trascorse gli anni giovanili; c’erano sacerdoti - concelebranti o meno -, vescovi e cardinali ad onorare quel fratello ordinato nel lontano 1925 dall’Arcivescovo di Milano Eugenio Tosi; c’erano migliaia di chierichetti e giovani degli oratori, a ricordo dei primi impegni apostolici del coadiutore don Carlo, prima a Cernusco Sul Naviglio e poi nella popolosa parrocchia milanese di San Pietro in Sala; c’era una nutrita rappresentanza del “Gonzaga” di Milano, prestigioso istituto dove don Gnocchi, per incarico del cardinale Ildefonso Schuster, fu apprezzato direttore spirituale e dove affinò la propria pedagogia alla scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane; c’erano migliaia e migliaia di penne nere a ringraziare il tenente cappellano don Carlo, arruolatosi con loro e con loro in trincea, prima sulle montagne fangose della Grecia e dell’Albania e poi per le lande gelide della steppa russa, nella drammatica esperienza della ritirata con gli alpini della Tridentina; c’erano gli amici dell’Università Cattolica, dove don Carlo fu assistente spirituale; c’erano centinaia di scout, memori di straordinarie collaborazioni tra cui la ben nota Freccia Rossa, il raid Milano-Oslo in sella ai mitici Guzzini per raccogliere fondi per l’Opera dei mutilatini. C’erano i rappresentanti di associazioni di disabili, di gruppi di volontariato, di scuole intitolate negli anni a don Gnocchi, attive in ogni parte d’Italia; c’erano i membri dell’Aido, in ricordo del gesto profetico del trapianto delle cornee: Silvio Colagran- Numeri... record per l’evento de e Amabile Battistello, che da quasi sessant’anni vedono con gli occhi di un santo, hanno poi tolto il drappo che copriva l’urna con il corpo di don Carlo nel momento solenne della proclamazione della beatificazione. C’erano soprattutto loro, i suoi ragazzi, orfani, mutilatini, mulattini e poliomielitici accolti negli anni nei collegi della Pro Juventute, molti di loro oggi riuniti nell’Associazione Ex Allievi; c’erano i familiari e i concittadini di Sperandio Aldeni, l’artigiano elettricista di Villa d’Adda protagonista del miracolo attribuito a don Gnocchi che ha di fatto sancito la sua beatificazione. E non erano mancati - provenienti da ben nove regioni italiane - direttori, responsabili, operatori e pazienti dei Centri italiani della Fondazione che oggi porta il suo nome, insieme ad alcuni rappresentanti delle strutture aperte o avviate nei Paesi in via di sviluppo. Un lungo pellegrinaggio con ogni mezzo - dalla bici al treno speciale - che EDITORIA. Una raccolta fotograficaper ricordare quei giorni ■ I VOLTI, LE EMOZIONI E LE IMMAGINI della splendida giornata del 25 ottobre 2009, quando la piazza del Duomo di Milano, gremita all’inverosimile, è stata teatro della straordinaria beatificazione di don Carlo Gnocchi. Una raccolta di suggestive immagini - realizzate da Paolo Liaci e Claudio Novia - per ripercorrere e ricordare quei giorni intensi: dall’annuncio alla preparazione della giornata alla veglia della vigilia; dalla solenne celebrazione all’omaggio degli “amis”, fino al ritorno a casa dell’urna, al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di via Capecelatro. Le pagine di questo volume, edito da Mursia(in vendita nelle librerie), nella loro essenziale iconografia e nelle sobrie citazioni, raccontano la storia di una santità alla portata di tutti. Info allo 02 40308938. ✔ 211 sacerdoti concelebranti ✔ 18 vescovi, a cui si aggiungono l’Arcivescovo di Milano e il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ✔ 3 cori per un totale di 210 cantori (coro della cappella musicale del Duomo, coro del seminario arcivescovile di Milano, coro Ana di Milano), diretti dal maestro don Claudio Burgio ✔ 20 sindaci ✔ 20 combattenti reduci della Campagna di Russia ✔ 250 volontari in servizio ✔ 2 chilometri di transenne posizionate in piazza Duomo ✔ 50 mila fedeli presenti, di cui 40 mila con pass e 10 mila ai bordi della piazza ✔ 15 mila alpini accreditati (in rappresentanza delle 81 sezioni italiane) ✔ 1000 chierichetti ✔ 220 operatori della comunicazione accreditati ✔ 5 dirette dell’evento: RAI 1, Sky Tg 24, Telenova, Radio Mater, sul sito www.chiesadimilano.it aveva condotto a Milano oltre seimila “eredi” privilegiati di quegli “amis” a cui don Carlo aveva affidato la propria baracca. Altrettanto straordinaria era stata la risposta della gente comune, accorsa in massa, ulteriore testimonianza di quella “santità popolare” di don Gnocchi mai venuta meno - anzi, cresciuta e alimentatasi continuamente - in tutti questi anni. LA RICONOSCENZA. Al termine della celebrazione, l’urna con le spoglie del beato don Gnocchi era stata condotta a spalla dagli alpini fuori dalla piazza e poi accompagnata, tra due ali di folla, fino alla basilica di Sant’Ambrogio. Il lungo tragitto, durato più di mezz’ora, aveva attraversato il centro di Milano, tra due ali di fedeli in preghiera. Per un paio di giorni, nella chiesa di San Sigismondo, una processione continua di semplici cittadini e di autorità religiose e civili aveva reso omaggio al novello beato. L’urna aveva poi fatto nuovamente ritorno... a casa, tra le mura del Centro “S. Maria Nascente” di via Capecelatro, salutata con un affettuoso applauso da medici, operatori, educatori, suore, ragazzi e genitori. Nella cappella del Centro era rimasta un altro anno, fino a quando, nel primo anniversario della beatificazione, era stata definitivamente traslata ai piedi dell’altare della nuova chiesa, eretta dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola a santuario diocesano. «Continuiamo l’operadel beato don Gnocchi chiedendo alla giustiziadi tendere le mani alla carità» ■ BEATIFICANDO DON CARLO la Chiesa dichiara autorevolmente che il desiderio di farsi santo è stato il sentimento dominante del suo cuore e insieme il principio fecondo della sua comunione d’amore con Dio e della sua infaticabile attività al servizio dell’uomo: una santità mistica e umanamente contagiosa e missionaria; una santità che lo conduceva a vivere nell’intimità di Dio e ad aprirsi e donarsi agli uomini in ogni ambito della loro esistenza. Di questo progetto divino di amore e di felicità, don Carlo era profondamente convinto e non temeva affatto di proporlo, peraltro in modo affascinante ed esigente, ai suoi giovani. [...] È nella ricerca del volto di Cristo impresso nel volto d’ogni uomo che don Carlo ha consumato la sua vita. Lo ha cercato in ogni soldato, in ogni alpino ferito o morente -, in ogni bimboviolato dalla ferocia della guerra, in ogni mutilatinovittima innocente dell’odio, in ogni mulattino frutto della violenza perpetrata sull’innocenza della donna, in ogni poliomieliticopiegato nel corpo dal mistero stesso del dolore. Sta qui il segreto dell’amore di don Carlo per l’uomo: la vivissima coscienza che nel cuore di ogni essere umano abita lo splendore del volto di Dio. [...] Ma ogni cristiano è chiamato ad amare sino alla fine e senza paura ogni essere umano, sapendo che in tutti è l’impronta incancellabile del volto di Dio, di tutti Creatore e Padre. Don Carlo ha saputo coinvolgersi con dedizione entusiasta e disinteressata non solo nella vita della Chiesa, ma anche in quella della società. E lo ha fat- to coltivando con grande intelligenza e vigore l’intimo legame tra la carità e la giustizia: una carità che “tende le mani alla giustizia”, egli diceva. Noi possiamo continuare la sua opera chiedendo oggi alla giustizia di tendere le mani alla carità. Don Carlo ha vissuto la sua vocazione come impegno leale nel mondo, senza sminuire - anzi arricchendo - il suo essere di sacerdote. Impegno nel mondo così come si presentava al suo tempo: lontano dalle nostalgie del passato, calato cordialmente nel presente, aperto, profetico e anticipatore del futuro, mai nel segno del pessimismo o della paura. Egli era convinto che il tempo nel quale Dio lo aveva chiamato a vivere era il migliore possibile. Al mondo moderno don Carlo augurava “un tempo nuovo, un nuovo tipo di umanità”; augurava la “personalità cristiana”, cioè «cristianesimo e cristiani attivi, ottimisti, sereni, concreti e profondamente umani; che guardano al mondo, non più come a un nemico da abbattere o da fuggire, ma come a un figlio prodigo da conquistare e redimere con l’amore». Sono parole preziose anche per noi: amiamo il nostro tempo; impegniamoci nel nostro mondo; portiamo in tutti gli ambienti della nostra vita le speranze umane e la “speranza grande” che ci viene da Cristo, il vincitore della morte e di ogni male. + Dionigi card. Tettamanzi (dall’omelia alla liturgia di beatificazione di don Carlo Gnocchi) Il cardinale Tettamanzi durante la celebrazione. Nell’altra pagina (in alto), lo scoprimento dell’urna e la proclamazione della beatificazione e (sotto) il collegamento con il Santo Padre e l’urna portata a spalla dagli alpini al termine della liturgia MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 6 donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 9 Peregrinatio in sei tappe: la devozione degli italiani ■ ALPINI IN CODA per due lunghe giornate, dall’alba a notte fonda: un saluto, una preghiera, un bacio commosso, un canto sommesso, persino una lacrima accanto all’urna con le spoglie del cappellano. L’83esima Adunata Nazionale delle penne nere, svoltasi a Bergamo nel maggio del 2010, è stata la prima tappa della peregrinatio che in questi cinque anni ha portato il beato don Gnocchi tra fedeli e devoti. Un primo, semplice itinerario in luoghi significativi del Paese, dove don Carlo ha sempre richiamato tanti “amis”, vecchi e nuovi, segno di una venerazione che affonda le proprie radici nella memoria, ma che è capace di miracoli quotidiani sorretti dalla fede e guidati dalla speranza. BERGAMO. A Bergamo l’urna è stata accolta dalle autorità locali e dal vescovo, monsignor Francesco Beschi, e poi esposta nella cattedrale di “S. Alessandro”, in città alta, dove gli hanno reso omaggio decine di migliaia di alpini e loro familiari, impossibilitati a partecipare alla cerimonia di beatificazione a Milano. «Don Gnocchi è uno dei nostri - è stata la parola d’ordine delle penne nere in quei giorni - uno che ha insegnato agli alpini come essere uomini per intero. Per questo abbiamo sempre sostenuto la sua “baracca” e continueremo a farlo... Il nostro cappellano, finalmen- FIRENZE. Terza tappa, a fine settembre 2011, è stata Firenze, in vista dell’inaugurazione del nuovo Centro della Fondazione, in località Torregalli. L’urna è rimasta esposta alla venerazione dei fedeli per alcuni giorni nella Basilica Collegiata di San Lorenzo, costantemente vegliata da un picchetto d’onore degli alpini della sezione fiorentina e delle altre sezioni toscane dell’Ana. «Un cristiano e una comunità cristiana che vogliano promuovere nella loro esistenza gesti di carità - aveva sottolineato nell’occasione l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori - hanno da compiere anzitutto un itinerario di sempre più profonda unione a Dio, alla sua Parola e alla sua Grazia. Tutto ciò è lungi dal procurare disincarnazione rispetto alle condizioni dell’uomo. Don Gnocchi mostra il contrario, cercando per i suoi mutilatini le condizioni più umane e gli interventi delle scienze mediche i più aggiornati. Il tutto però incorniciato in una comprensione del dolore umano che trova il suo ruolo nella comunione al dolore di Cristo. La carità cristiana, lungi dal costituire un’evasione dalle responsabilità storiche, lungi dal proporsi come un assopimento delle coscienze, al contrario orienta la stessa ricerca umana nelle scienze, ma anche nelle dimensioni sociali e politiche, verso orizzonti di più piena umanità. La Fondazione Don Gnocchi ne è una chiara testimonianza, coniugando insieme eccellenza medico-scientifica e attenzione alla persona umana». Da Bergamo a Como, da Firenze a Roma... L’ostensione dell’urna con il corpo di don Carlo ha sempre richiamato processioni ininterrotte di fedeli in venerazione te beato, è qui con noi. Noi lo sentiamo nel cuore e nell’anima. Il nostro compito è stato il suo: lavorare per gli altri, perché ci possa essere un mondo migliore e più giusto». Dalla sommità della città alta e più su ancora, dalla balconata dell’eternità, il cappellano don Gnocchi ha accompagnato ancora una volta i suoi ragazzi. Con lo stesso orgoglio che gli fece scrivere, dopo l’epica battaglia di Nikolajevka, nel gennaio ’43: «Dio fu con loro, ma gli alpini furono degni di Dio». VILLA D’ADDA. Al rientro dall’Adunata, seconda eccezionale tappa in terra orobica: l’urna con il corpo del beato è stata infatti portata a Villa d’Adda (Bg), il comune di residenza di Sperandio Aldeni, l’alpino VOGHERA. L’anno successivo (settembre 2012) l’urna del beato don Gnocchi è Sopra: due immagini dell’urna di don Gnocchi a Bergamo, in occasione dell’83esima Adunata Nazionale degli alpini. A sinistra (in senso orario): la tappa a Villa d’Adda (Bg) e le ostensioni straordinarie di Como e di Voghera (Pv) A destra: l’arrivo dell’urna del beato nella basilica di San Lorenzo a Firenze e l’omaggio dell’arcivescovo Betori. Sotto, due momenti dell’ultima tappa, svoltasi a Roma, con la visita del presidente della Repubblica Napolitano scomparso nel 2007 che per l’intercessione di don Gnocchi ebbe miracolosamente salva la vita dopo una mortale scarica elettrica. La figlia Loretta, a nome delle associazioni di volontariato locali, ha ricordato il legame tra don Carlo e il papà: «Oggi - ha aggiunto è come se mio padre lo accogliesse in questa casa». Una processione ininterrotta di fedeli ha vegliato per tutta la notte l’urna esposta nella chiesa parrocchiale. sezione locale dell’Ana, nel 90esimo di fondazione. Migliaia le persone che hanno omaggiato, commosse, le spoglie dell’indimenticato cappellano degli alpini e padre dei mutilatini: gruppi, parrocchie, scuole... «Ciao, don Carlo - fu il saluto di un alpino -. Ti do del tu, come tu stesso volevi, perché sono un alpino anch’io. Hai riempito quattro giorni della nostra vita, hai benedetto i novant’anni della sezione Ana di Como, ci hai regalato forza ed entusiasmo per continuare verso nuovi traguardi. Ripartendo hai lasciato un grande vuoto, ma sei riuscito a farci diventare ancora più amici, perché ci stiamo cercando l’un l’altro per riparlare di te, per dirci quanto siamo felici di essere alpini e di indossare il tuo stesso cappello». COMO. Nel novembre dello stesso anno, il beato don Gnocchi ha fatto poi tappa a Como, dove è stato accolto dalle autorità e dal vescovo, monsignor Diego Coletti, e poi esposto nel Duomo e nella chiesa di S. Giacomo, per iniziativa della diocesi e della stata a Voghera, esposta per alcuni giorni nel duomo cittadino, anche questa volta meta di pellegrini, fedeli e semplici cittadini. L’occasione era stata il cinquantesimo anniversario, nella grande famiglia della Fondazione, del Centro “S. Maria alle Fonti” di Salice Terme (Pv). Numerosi i fedeli in visita, che hanno partecipato alle celebrazioni guidate dal vescovo, monsignor Martino Canessa, e dall’arcivescovo emerito di Torino, cardinale Severino Poletto. ROMA. L’ultima tappa di questi primi cinque anni, nel febbraio scorso, è stata Roma, al Centro “S. Maria della Pace” prima, nella chiesa di San Giacomo poi (con celebrazioni presiedute da mons. Lorenzo Leuzzi, mons. Matteo Zuppi, mons. Zygmunt Zimowski e mons. Andrea Manto) e nella basilica di san Giovanni in Laterano per la tradizionale celebrazione della Giornata del Malato, presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Tra i tanti pellegrini accorsi a rendere omaggio all’urna con le spoglie mortali di don Carlo anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «La missione di don Gnocchi è stata quella di rifare l’uomo ferito e mutilato dagli ordigni di guerra - ha detto il Capo dello Stato nell’occasione - colpito dalla malattia e dalla sofferenza. Questo nobile compito oggi è portato avanti dall’Opera che porta il suo nome e che si rende nel presente ancora più importante e necessaria». E col suo inchino, è come se tutta l’Italia di fosse inchinata in segno di gratitudine al “padre dei mutilatini”, per quanto da lui fatto in vita per l’infanzia sofferente e per l’intero Paese. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 8 donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO Santuario diocesano e museo, luoghi di preghiera e memoria AXA Assicurazioni sostiene la Fondazione Don Carlo Gnocchi Sorti in questi anni accanto al Centro “S. Maria Nascente”, sono diventati meta di un pellegrinaggio incessante di fedeli che si affidano a don Carlo AXA Assicurazioni opera capillarmente sul territorio nazionale tramite una rete composta da circa 660 agenzie e circa 1200 collaboratori. Distribuisce attraverso il canale agenziale prodotti assicurativi e finanziari dedicati alla persona, alla famiglia e all’impresa; fornisce le soluzioni più adeguate per ogni esigenza di protezione del patrimonio e dei beni accompagnando i clienti in ogni fase della loro vita. Attraverso il suo servizio di consulenza personalizzata volto alla protezione completa, propone forme innovative di previdenza, di risparmio e di investimento. axa.it Aziende con LA Don Gnocchi ■ UN SANTUARIO E UN MUSEO. Due luoghi simbolo della venerazione e della memoria del beato don Gnocchi sono sorti in questi anni accanto al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, quella struttura pilota per poliomielitici che lo stesso don Gnocchi aveva sognato e progettato e dove poi aveva chiesto nel testamento di poter riposare. Oggi nella nuova chiesa intitolata al “papà dei mutilatini”, eretta dall’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, a santuario diocesano, riposano le sue spoglie. E nell’attiguo museo sono raccolti oggetti, scritti, memorie, immagini e filmati sulla sua straordinaria e affascinante avventura terrena. La solenne cerimonia di consacrazione e dedicazione del santuario è avvenuta il 24 ottobre 2010 (nel marzo dell’anno precdente si era svolta la cerimonia di posa della prima pietra), in occasione del primo anniversario della beatificazione di don Gnocchi, con il solenne rito presieduto dall’allora arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi. L’urna con le spoglie del beato è stata invece traslata ai piedi dell’altare della nuova chiesa il 27 novembre successivo, alla presenza del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi. All’inizio del 2012, con la firma del nuovo arcivescovo, la chiesa è stata eretta a “santuario diocesano del beato don Carlo In alto, uno scorcio suggestivo del santuario. Qui sopra, la posa della prima pietra e - a fianco - la consacrazione L’AFFLUSSO . Parrocchie, gruppi, scolaresche e singoli fedeli: una processione ininterrottain questi anni ai piedi dell’altare ■ SONO MIGLIAIA, AD OGGI, i fedeli e devoti che si sono recati in pellegrinaggio - in gruppi organizzati o singolarmente - all’urna del beato don Gnocchi. Al momento di preghiera dinnanzi alle sue spoglie mortali, spesso fanno infatti seguito la celebrazione di una Messa in santuario (nella foto, il suggestivo portale in bronzo donato dagli ex allievi) e la visione degli oggetti e dei filmati che illustrano la vita e le opere di don Carlo, conservati nell’adiacente museo. Nella maggior parte dei casi si tratta di visite riconducibili a parrocchie, organismi e comunità religiose, sia della diocesi ambrosiana, che di altre, e soprattutto molte con la partecipazione di bambini e adolescenti. Significativo anche il numero delle visite di ex allievi e delle scolaresche. Importante, come sempre, la devozione degli alpinial loro cappellano, con decine di visite organizzate da singoli gruppi e una grande partecipazione numerica. Ai pellegrini “organizzati”, vanno aggiunti coloro che in modo spontaneo si recano quotidianamente a rendere omaggio al beato e i tanti che, frequentando i reparti ambulatoriali e di ricovero del Centro Irccs “S. Maria Nascente”, sentono il bisogno di un momento di raccoglimento, di preghiera, di conforto. Per tutti i visitatori è disponibile un opuscolo dedicato a don Gnocchi e al santuario a lui intitolato. L’opuscolo riassume la vita di don Carlo e il processo che ha portato alla sua beatificazione e illustra le caratteristiche della nuova chiesa, dalla posa della prima pietra fino alla dedicazione, dalla traslazione dell’urna al decreto di erezione a santuario. MISSIONE UOMO 11 donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO Noi, alunni di terza, in visita con docenti e genitori: «Don Gnocchi ci ha colpito, ora siamo cambiati...» Gnocchi”. Il santuario è così divenuto il principale luogo di preghiera e devozione popolare (suggestiva anche la posa delle quattro campane) con riferimento alla figura dell’apostolo dell’infanzia sofferente e la sua guida è stata affidata a un rettore nominato dall’arcivescovo, chiamato anche a svolgere il compito di cappellano della struttura sanitaria della Fondazione Don Gnocchi in cui è inserito il santuario stesso, incarico oggi ricoperto da don Maurizio Rivolta. Il museo del beato don Gnocchi è stato invece inaugurato il 27 ottobre 2012, nel corso di una solenne cerimonia che ha visto presenti numerose autorità, tra cui il presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, monsignor Piero Marini, e l’allora ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi. L’iniziativa, a tre anni dalla beatificazione del “papà dei mutilatini”, ha rappresentato il momento più importante delle celebrazioni per i 110 anni della nascita di don Carlo, MILANO. Una statuadel beato tra le guglie del Duomo: «Guardiamo ai santiper essere cristiani e cittadini autentici» 13 MISSIONE UOMO 12 ■ ABBIAMO APPROFONDITO A SCUOLA, durante l’ora di religione, la vita e le opere di don Gnocchi. Il racconto della sua vita, le immagini sulla sua opera di carità, la lettura insieme del suo diario di guerra hanno colpito molto noi ragazzi. Per rendere questo incontro più concreto, non ci siamo accontentati di conoscerlo da lontano, ma abbiamo pensato di “andarlo a trovare” con l’insegnante e i nostri genitori al Centro “Santa Maria Nascente” della Fondazione Don Gnocchi, dove da pochi anni è aperto un piccolo museo e dove sono conservate le sue spoglie. Racconta Giorgia: «Io ero già stata nell’ospedale della Fondazione, ma quando ci sono entrata il giorno della mostra sembrava diverso: non avevo mai pensato al fatto di essere stata dove un tempo don Gnocchi aveva vissuto. Credo di non essermi mai sentita così vicina a un personaggio studiato a scuola: abbiamo visitato altre mostre, ma nessuna come questa». Aggiunge Erica: «Andare a vedere don Gnocchi è stato bellissimo: pensare che stavo camminando nello stesso posto in cui ha camminato lui mi ha fatto commuovere. Per di più vedere i suoi oggetti (è andato addirittura nel liceo dove andrò io l’anno prossimo) mi ha aiutato a immedesimarmi con lui. Leggere la vita di qualcuno è un conto, ma andare nei luoghi dove ha vissuto o lavorato e vedere i suoi oggetti personali è tutta un’altra cosa». «In quella giornata - è stato il commento di Camilla - mi sono resa conto di come davvero egli amasse i suoi ragazzi, per questo non voleva che una mutilazione fisica potesse rovinare loro la vita e ha costruito un centro apposta, con porte e rampe per il passaggio di carrozzine. Inoltre, vedendo le attrezzature da lui usate al fronte, ho capito che lui ha vissuto il dramma della guerra e delle sue conseguenze come milioni di altri, ma non si è fermato al dolore: è andato avanti e sentendosi sostenuto dall’alto ha creato una grande opera che ancora adesso esiste». Alla fine della visita c’è stata la sorpresa più grande: grazie al lavoro svolto in classe dall’insegnante di musica, alcuni di noi hanno salutato don Gnocchi cantando intorno alle sue spoglie (nella foto a fianco) i suoi canti alpini preferiti, tra i quali Il testamento del capitano, che lui amava moltissimo, e Stelutis alpinis, le cui note hanno sempre accompagnato i momenti più significativi della sua vita. Marta: «Aver incontrato don Gnocchi e conoscere la sua vita è stata per me una grande gioia e qualcosa che mi ha fatto pensare molto anche a quello che succede oggi. Tutto è partito da quando la professoressa di religione ci ha portato alla Fondazione Don Gnocchi: aver visto e ascoltato numerose testimonianze di mutilatini che ci raccontavano delle loro “avventure” vissute e del loro cambiamento, dopo l’incontro con don Gnocchi, ha fatto sorgere in me numerose domande. Alla fine della giornata, tornata a casa, mi sono chiesta: “Ma come ha fatto quest’uomo a stare di fronte a dei ragazzi così?”. Ho lasciato da parte questa mia domanda per un po’ di tempo, ma quando la professoressa ci ha chiesto di rispondere liberamente ad alcune domande su don Gnocchi, anche la mia domanda si è ripresentata. Nel cercare di rispondere, mi è venuta in mente una frase sentita durante una predica, ovvero che Gesù ci ama così come siamo. E io ho finalmente capito: don Gnocchi amava i mutilatini così come erano. È grazie a questa esperienza che ora io guardo le persone in un modo ben diverso da prima, è proprio questo che ho imparato da don Gnocchi!». Camilla: «La sua storia mi ha molto affascinato, in particolare la sua dedizione ai giovani e ai meno fortunati. Egli ha vissuto la vita dedicandosi totalmente al prossimo e, anche se può sembrare strano, questo ha permesso la sua felicità. Io desidero capire adesso come questo possa essere vero e lo faccio cercando di fare del bene a quelli che mi circondano, come faceva lui. Alla fine della visita, dopo aver cantato di fronte alla salma del Beato, ci è stato regalato un fumetto in cui è raccontata la sua vita e sono anche riportate alcune sue frasi; quella che più mi è rimasta impressa è: “Cerca di fare tanto bene nella vita e finirai per stare tanto bene” e con questa frase riassumo tutto ciò che quest’uomo mi ha insegnato». Erica: «Studiare la sua figura è stato bellissimo, nonostante inizialmente vedessi solo la noia di imparare le date. Non dico che è un “grande uomo” solo perché è un religioso che ha eseguito appieno la sua missione, ma perché ciò si riconosce anche guardando semplicemente la sua umanità, la tenacia e l’amore che metteva nei suoi gesti, per cui lo ammirerei comunque, qualsiasi fosse la sua razza o religione. La sua storia mi ha fatto riflettere e, nonostante non sembra che la mia vita sia cambiata più di tanto dopo averlo “conosciuto”, ogni tanto noto qualche differenza nei miei modi di fare. Mentre sono svogliata o sto per violare una promessa, mi ricordo della forza d’animo di don Carlo e mi viene un enorme desiderio di averne anche solo un frammento di quanta ne aveva lui…». Caterina ha lasciato scritto un breve testo, quasi una dedica, un saluto affettuoso a don Carlo, che resta come un piccolo segno di tutta la nostra gratitudine: «Don Gnocchi… Da tutti è sempre stato conosciuto come don Carlo o, semplicemente, Carlo. Forse la cosa che mi ha colpito di più non esiste, perché tutto mi ha colpito, la sua vita spesa per i poveri e i bisognosi, la sua amicizia con Gesù, la sua voglia di vivere, la sua tenacia, tutto, e soprattutto la sua persona. Di sicuro dopo un’esperienza così qualcosa in me è cambiato, sono uscita da quel piccolo angolino in cui consideravo le poche persone che conoscevo e sono entrata nella visuale di don Gnocchi, perché lui mi ha insegnato tanto, mi ha fatto vedere il mondo, mi ha insegnato a vivere. Grazie don Gnocchi!». Gli alunni della scuola secondaria “San Tommaso Moro” - Milano ■ C’È ANCHE IL BEATO DON CARLO GNOCCHI tra le statue che impreziosiscono il Duomo di Milano. L’opera poco meno di due metri d’altezza per oltre 900 chilogrammi di peso, realizzata dallo scultore Mauro Baldessari - è stata posata sulla mensola 211 della cattedrale (lato est, sacrestia capitolare, tra la via dell’Arcivescovado e la piazza) lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario del 25 ottobre, giorno di nascita di don Gnocchi e memoria liturgica del Beato. «Il Duomo vive ancora oggi per l’esemplarità e la santità che indicano le figure “fermate” per sempre nei suoi marmi - sono state le parole dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, in occasione della benedizione della statua in Duomo, qualche giorno prima della posa -. Immagini che paiono vegliare dalle mille guglie sulle mille raggiere della metropoli e che narrano una storia che ha ancora tanto da insegnare. Come quella di don Gnocchi, splendido prete ambrosiano, che ha saputo divenire l’apostolo del dolore innocente. Noi ci auguriamo che anche la Milano di oggi comprenda perché compiamo questi gesti, perché rendendo visibili questi santi e guardando alla loro testimonianza, si possa essere cristiani e cittadini autentici». La statua - realizzata grazie al contributo di Filcasa su un blocco di marmo di Candoglia offerto dalla Veneranda Fabbrica del Duomo - raffigura don Carlo che accoglie tra le proprie braccia un piccolo mutilatino tratto dalle macerie della guerra. E il 15 dicembre dell’anno scorso, la tradizionale celebrazione eucaristica in Duomo “a ricordo degli alpini e di tutti i soldati caduti in guerra e in pace” - presieduta da S. Ecc. monsignor Erminio De Scalzie concelebrata dal presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari - è stata preceduta da un suggestivo momento di raccoglimento e preghiera proprio ai piedi della statua di don Carlo. L’ennesima dimostrazione dell’affetto e della venerazione degli alpini per il loro indimenticato cappellano in terra di Russia. Nelle foto, la benedizione in Duomo e la posa sulla mensola della statua del beato don Gnocchi Come prenotare visite guidate ■ Il Santuario si trova a Milano, in via Capecelatro 66 ed è visitabile tutti i giorni, dalle ore 9 alle 18. Dal lunedì al venerdì a mezzogiorno vi si recita il Rosario e alle 16 è celebrata la Messa. Messa che la domenica e nei giorni festivi è invece celebrata alle ore 10.30. Per informazioni o visite guidate, è possibile rivolgersi al rettore del santuario, don Maurizio Rivolta, o al Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne della Fondazione (02 40308226 – 02 40308938), o scrivere all’indirizzo mail: [email protected]. Ulteriori informazioni sul sito www.dongnocchi.it In alto, la Fiat Topolino di don Carlo conservata al museo e - qui sopra - l’inaugurazione con l’ex ministro Ornaghi all’indomani della festa liturgica del beato (25 ottobre). Il museo si propone come percorso della memoria e nella memoria, senza essere tuttavia luogo del passato, ma occasione per riflettere sull’attualità e sulla modernità del pensiero e dell’opera di una delle più spiccate personalità della storia civile ed ecclesiale del Novecento italiano. Lungo le pareti del museo sono collocate alcune grandi vetrine, in ciascuna delle quali sono esposti oggetti riferiti a un particolare momento o a un determinato aspetto della vita del beato. Ecco allora la vetrina con gli oggetti della vita quotidiana: la scrivania, un ritratto giovanile, la sveglia, la macchina per scrivere, l’agendina telefonica, l’orologio, il diploma liceale e alcuni indumenti... E ancora, la vetrina che racconta il don Gnocchi sacerdote: breviari ambrosiani e romani, libri di preghiera, ostensorio, calici, immaginette della Madonna, rosario, reliquie, completi per la Messa e - a ricordare la passione per la musica - spartiti appartenuti a don Carlo o a lui dedicati. Nè manca il don Gnocchi cappellano tra le penne nere (gli scarponi, il cappello alpino, le medaglie al valor militare...), come pure il fondatore della Pro Juventute (libri, scritti, il Galletto Guzzi e la Fiat Topolino...), o il precursore dei trapianti d’organo. Alcuni schermi ripropongono spezzoni e documentari storici sulla vita di don Gnocchi e sull’attività della Fondazione, mentre in un locale adiacente è possibile consultare il nuovo archivio digitale, dove sono stati raccolti e catalogati migliaia di documenti, lettere, manoscritti e appunti di don Gnocchi. Al piano superiore è stata invece riordinata la biblioteca personale di don Carlo. Il santuario e il museo sono oggi costantemente meta di visite di pellegrini e devoti, attirati dalla possibilità di pregare e recare omaggio al beato e di vedere nel contempo i numerosi oggetti esposti e il loro straordinario valore simbolico. MISSIONE UOMO IL RACCONTO DI UNA CLASSE donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO «Caro don Carlo, proteggimi!» Frammenti d’umanità ai piedi dell’urna UN’OCCASIONE IN PIÚ PER USARE BENE LE MANI. | www.baxter.it | Baxter ringrazia per l’impegno e la sua opera la Fondazione Don Carlo Gnocchi. ■ «GRAZIE, DON CARLO, per aver amato dal profondo del cuore l’umanità sofferente! Grazie per aver voluto quest’Opera, che ancora oggi si prende cura dei più fragili. Grazie per i medici, i terapisti, gli infermieri, gli educatori e tutti coloro che qui, e in tutti gli altri Centri della Fondazione, si dedicano tutti i giorni a noi…». «Caro don Gnocchi, tu che hai conosciuto gli orrori della guerra, fa’ che il nostro mondo sia preservato da questo flagello! Custodisci tutti coloro che con l’offerta della propria sofferenza, con il proprio impegno quotidiano, con la propria generosa disponibilità contribuiscono ogni giorno alla costruzione della civiltà della pace e dell’amore». Racchiudono frammenti di dolore e squarci di speranza i messaggi, sempre più numerosi e gelosamente custoditi in un archivio della memoria, furtivamente consegnati da quanti animano ogni giorno il lento, silenzioso, costante pellegrinaggio al santuario che custodisce l’urna con i resti mortali del beato don Gnocchi, per rivolgere al “papà dei mutilatini” un’accorata preghiera, una meditata invocazione, un sentito ringraziamento. È il segno concreto - uno dei tanti - della devozione popolare verso l’apostolo dell’infanzia sofferente, mai venuta meno e sempre cresciuta a quasi sessant’anni dal commosso saluto del piccolo mutilato Domenico al termine dei funerali: «Prima ti dicevo: “Ciao, don Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao, san Carlo”». L’incontenibile ovazione scoppiata quel giorno nel Duomo e dilatatasi nella città di Milano, accompagnata e amplificata dall’approvazione sincera dell’intero Paese nelle sue articolazioni civili, sociali ed ecclesiali, ha collezionato in questi decenni echi convinti, alimentati da grande attenzione a don Gnocchi e alla sua Opera da parte delle istituzioni del mondo sociale e sanitario, della cultura, dell’editoria e della televisione, che ha riproposto ancora una volta nei mesi scorsi, nelle case degli italiani, la bella fictionsulla sua vita straordinaria e avventurosa. Le iniziative e gli eventi celebrativi che si sono susseguiti dal giorno della beatificazione ad oggi hanno permesso ad una platea sempre più vasta di contemplare «quel solco così profondo, tracciato con tanto amore, e quella vita gettata come seme senza risparmio nella terra del dolore che ha dato - e continua a Sofferenza, preghiere e squarci di speranza negli accorati messaggi furtivamente lasciati da quanti animano il silenzioso pellegrinaggio al santuario del beato dare - frutti insperati».Sono parole significative pronunciate dal cardinale Carlo Maria Martini all’avvio delle procedure canoniche «perché don Gnocchi, un giorno, se la Chiesa lo vorrà, possa anche essere venerato tra i santi della Chiesa, così che il dono meraviglioso della sua esistenza non svanisca e perché lui, l’apostolo del dolore innocente, possa forse diventare un giorno anche il patrono, il protettore dei disabili e delle loro famiglie». Ecco alcuni anonimi frammenti di umanità, dalle decine di volumi riempiti in questi cinque anni. ✔ Caro san Carlo, grazie di tutto... ✔ Caro don Gnocchi, aiutami a essere più concentrata a scuola, perché devo responsabilizzarmi da sola. Io ti prometto che mi impegnerò... ✔ Caro don Carlo, proteggici come hai sempre fatto. Grazie. ✔ Beato don Gnocchi, aiutami, ho bisogno di una grazia. Aiutaci in questo tempo travagliato. Non chiedo miracoli, ma solo una preghiera. Poni fine alle mie sofferenze e rendimi la vita un po’ meno penosa! ✔ Proteggi la mia nipotina e aiutala a guarire, affinché cresca sana... ✔Grazie per il miracolo che ci stai regalando! ✔ Caro don Carlo, fammi star bene perché devo aiutare i miei figli. ✔ Chiedo una grazia per mia figlia che un incidente ha costretta a stare su una carrozzina. Grazie don Gnocchi... MISSIONE UOMO 15 donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 17 ✔ Grazie! Grazie! Sempre ringrazio. Apri il mio cuore e proteggici... ✔ Con la più profonda gratitudine, mio caro don Gnocchi, ti rendo omaggio. Intercedi per me ed esprimi tu al Padre nostro il mio amore per Lui per il figlio Suo Gesù e per la Vergine Maria. ✔ Semplicemente “grazie di esistere”. ✔ Caro beato don Carlo, sostienilo, guidalo, aiutalo! Ti affido completamente mio figlio, fa che non butti via tutto ciò per cui ha faticato. ✔ Caro don Carlo, ti prego. Fai andare bene l’operazione e fa che io possa tornare a casa sana... ma. Ti sono venuto a trovare, carò papà. Dai un’occhiata sempre ai tuoi mutilatini, come eravamo abituati. Ciao. ✔ Caro don Carlo, ti affido mia figlia e tutti i ragazzi seguiti con amore in Fondazione. ✔ Don Carlo, oggi seppelliscono mia mamma... Mi piace pensare che in cielo, oltre agli altri familiari e Santi, ci sarai tu ad accoglierla. ✔ Caro don Carlo, riporta la pace nella mia famiglia e aiutaci a guarire nel corpo e nello spirito. ✔ Caro don Gnocchi, fa’ che il mio piede torni normale e fa che la mia famiglia ed io viviamo sempre insieme e che mio papà e mia mamma non si lascino mai. ✔ Grazie don Carlo, sono certo che anche qui c’è lo zampino di Gesù, ma anche il tuo. Avanti così! ✔ Caro don Carlo, ti prego perché io possa trovare la mia strada nella vita e possa essere un buon testimone di Gesù. ✔ Don Gnocchi, ama anche noi come hai amato i tuoi amici! Proteggi la nostra famiglia e tutti i nostri cari. Ricordati di noi e... “me racumandi!”. ✔ Caro don Carlo, ti supplico: guida bene i miei nipoti. ✔ Caro don Gnocchi, sei stato veramente grande. Rare sono le persone come te… ✔ Signor don Carlo, aiuta il mio bambino e anche la nostra famiglia… ✔ Sono sicura che mi proteggerai... ✔ Una grande emozione nel visitare questo bel Santuario. Grazie don Gnocchi, per quanto hai fatto per tutti. ✔ Ti ho servito la Messa tanto tempo fa a Par- ✔ Grazie don Carlo per aver reso possibile gli anni trascorsi nel Collegio di Pozzolatico, vissuti con tanto amore, prima da te e poi da tutte le suore che tu hai voluto accanto a noi. Dal cielo continua ad amarci come hai sempre fatto e veglia su ciascuna di noi e sulle nostre famiglie. Con tanta riconoscenza. ✔ Caro don Carlo, tu che sei vicino a Dio, prega per la nostra famiglia. ✔ Sei la nostra stella. Ti vogliamo bene. ✔ Santo don Gnocchi, grazie per tutto il bene che ci dai. EDITORIA Don Apeciti: «Nulla distrugge tutto quello che viene da Dio...» ■ DON CARLO AVEVA COMPIUTO la sua opera, ora cominciava quella dei suoi discepoli. Poteva tramontare l’esempio di una vita divenuta vangelo? Quell’uomo, quel prete che era stato capace di «amare sino alla fine», imitando in pienezza il suo Signore, andava ricordato come un uomo, un prete eccezionale o come uno che indicava un cammino, una meta? Il fatto che il papa, Pio XII, l’avesse indicato come esempio non era cosa da poco: come custodire quell’esempio? Come farne tesoro? E, di conseguenza: proporre come esempio un uomo, un prete cosa significa? Affermare che un prete, un cristiano ha vissuto in pienezza il vangelo è applicargli la categoria che la tradizione millenaria della Chiesa chiama “santità”. Era dunque “santo” don Carlo? Non era solo un eroe, ma un “santo”? Lo avevano detto molti già intorno al suo corpo composto nella solennità della morte. Lo avevano mostrato le immagini del fiume di alpini, carichi di piccoli mutilatini, sfilanti tra due ali di folla che avevano bloccato il centro di Milano e invaso in ogni ordine piazza del Duomo. Lo aveva detto un piccolo mutilatino a nome di tutti e l’arcivescovo di Milano aveva subito abbracciato quel bimbo, quasi a condividerne le parole, che erano vere anche per lui. Queste domande e riflessioni non si spensero col trascorrere degli anni. E fu una prova importante: se una cosa viene dagli uomini, tramonta con la loro morte; se una cosa viene da Dio, nulla più la distrugge. É la storia affascinante della santità: Dio suscita per ogni generazione dei figli, che siano esempio e incitamento per i fratelli, in modo che ciò a cui tutti siamo chiamati - essere santi - si dimostri possibile e vero. Sono parole di monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio per le Cause dei Santi della diocesi di Milano, recentemente nominato rettore del Pontificio Seminario Lombardo a Roma, nel libro “Li amò sino alla fine” (Centro Ambrosiano, 2009), nel quale ripercorre la parabola di santità di don Gnocchi. ✔ Caro don Carlo, ti affido mio marito. È tanto malato. Sostienilo in questo cammino faticoso. E sostieni anche me... ✔ Caro don Gnocchi, ti chiedo solo di sostenermi come volontaria... Che io possa sempre esserci. Ti voglio bene, un bacio. ✔ È un periodo brutto, aiutami! ✔ Caro don Carlo, ti ho conosciuto quando tutto mi pareva buio... Oggi la luce è con me e sono certa che con il tuo aiuto, tutto sarà più sopportabile. ✔ Ciao don Carlo, tu sai che lavoro qui da tanti anni e in questo tempo ho imparato ad amare i piccoli che sono custoditi in questa casa. Non sono mai riuscita però ad amare te con la stessa intensità. Fa’ che da oggi in poi io possa fidarmi di te e che tu possa intercedere presso il Padre per alleviare le mie pene. Avevo un così grande amico vicino a me e non me ne sono mai accorta! Grazie se vorrai esaudirmi. ✔ Ti ho appena visto e mi hai emozionato... Sei stato un grande, unico. Fossero tutti come te, il mondo sarebbe perfetto. ✔ Caro don Carlo, è bello ogni giorno ritrovarci e parlare insieme. Lasciare sempre qualche pensiero è diventata per me una dolce abitudine... Grazie per la tua intercessione: mi affido a te e alla cara Mamma celeste. «Caro don Carlo, non ti chiedo miracoli, ma solo una preghiera!» «Ti ho conosciuto quando tutto pareva buio, ma oggi posso dire che la luce è con me...» ✔ Signore, grazie per aver visto tutti questi malati. Sono come i tuoi Angeli sulla terra per me. ✔ Ancora pochi passi, pochi gradini e forse riuscirò a liberarmi dalle catene, dal buio, dall’errore... Stammi vicino, dammi aiuto e conforto. Sei sempre stato con me. ✔ Caro don Gnocchi, intercedi perché io possa veder crescere mio figlio e trovare la cura per guarire. ✔ Caro Santo, amico dei ragazzi, mio figlio ha bisogno di trovare un buon medico. Sono sicura che provvederai. Con fede, un’amica. Mio papà è stato in Russia nel periodo in ci sei stato tu. Ora è in cielo. ✔ Caro don Gnocchi, grazie per tutto quello che hai fatto e continui a fare. Proteggi la Chiesa, aiuta Papa Francesco. ✔ Beato don Gnocchi, dal cielo raccomandaci a Gesù affinché ci aiuti a vivere secondo il suo e tuo insegnamento. ✔Non lo merito, ma aiutami… ✔Solo qui, ogni giorno, è Natale! ✔ Aiutami a essere più tollerante e paziente. E aiuta la mia fede vacillante! ✔ Caro don Carlo, prega per mio figlio, che è stato trapiantato di cuore. Aiutalo sempre in questo cammino di riabilitazione, affinché possa tornare presto a casa e riprendere una vita nuova con un cuore nuovo. ✔ Sento il bisogno di confessare i miei peccati, ma non trovo la forza. Aiutami... ✔ Caro don Carlo, nella giornata mondiale della SLA, ti prego, intercedi presso Dio affinché illumini le menti degli scienziati e venga trovata una cura. Aiutaci a sostenere questa sofferenza... ✔Non ti conosco molto, so che sei molto vicino al cuore di Gesù, per cui ti affido tutta la mia famiglia e prego lo Spirito Santo affinché la illumini. ✔ Ti affido il mio piccolo, proteggilo tu e aiutalo a guarire... ✔ Caro don Gnocchi, faccio la seconda media e ti chiedo di farmi guarire dalla sindrome di Tourette. È da tre anni che soffro e vorrei tornare a vivere come una volta. Spero che la tua benedizione cada su di me. ✔ Caro don Gnocchi, solo venendo qui mi rendo conto di quanto sono ricco e fortunato. Grazie. ✔ Don Carlo, oggi viene qui vicino a te un mio caro amico. Proteggilo e dai ogni giorno la tua benedizione agli operatori di questa struttura. Guida le mani, la testa e il cuore dei tuoi medici. Grazie. ✔ Caro don Carlo, aiutami a trovare la via del perdono. EDITORIA Dalla biografia a fumetti ai libretti per i più giovani ■ DON CARLO E I GIOVANI. Un binomio che ha contrassegnato non solo la sua vita terrena, ma che continua oggi attraverso diverse pubblicazioni dedicate proprio ai ragazzi. Tutte incentrate sul racconto della figura di questo grande uomo, eroe di altri tempi, testimone straordinario ed eccezionale amico dei giovani. Si comincia con “Don Gnocchi, una vita spesa per gli altri”, volume a fumetti sulla vita del beato don Gnocchi, firmato dal maestro Sergio Toppi, uno dei maestri del fumetto italiano, da poco scomparso (Edizioni San Paolo, Milano – 2011). È un testo capace di avvicinare i più piccoli al carisma dello straordinario educatore quale fu il beato don Carlo Gnocchi e al suo impegno verso i meno fortunati, facilitandone la conoscenza e l’approfondimento grazie al linguaggio preferito dai ragazzi stessi. Un’altra pubblicazione gettonatissima e di agile lettura è “Don Gnocchi, papà dei mutilatini” di Teresio Bosco, mini volumetto che rientra nella collana “Testimoni”, edita da Elledici e rivolta ai ragazzi: si tratta di una collana di successo, letta e apprezzata da generazioni di giovani ed educatori. Sempre Teresio Bosco ha scritto più di recente “Don Carlo Gnocchi” nell’ambito della collana blu “Messaggeri d’amore”, protagonisti della fede. Altro libro di agile lettura e adatto ai più giovani è infine “Don Gnocchi. Fu sempre con loro” (Centro Ambrosiano), pubblicato nel 2009 da monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio per le Cause dei Santi della diocesi di Milano. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 16 donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 19 L’Innovazione L ’Innovazione È crescita e attenzione alle esigenze moderne La Qualità La tecnologia e la sicurezza del Made in Italy Ricerca La Ricerca Rispondo con grande commozione ai vostri saluti, cari ragazzi, ricordandovi che nessuna lacrima e nessuna sofferenza vanno perdute quando sono offerte al Signore. Vi invito ad offrire la vostra soffe- Aggiornamenti e ricerca al servizio della qualità SAN GIOVANNI XXIII. «Cari ragazzi, offrite sempre la vostra sofferenza per tutti gli uomini e le donne del mondo, come vi ha insegnato don Carlo...» CO GRE EN tà Qualilità E renza, che potete rendere preziosa con la vostra amicizia con Gesù. Offrite la vostra sofferenza per tutti gli uomini e le donne del mondo, come vi ha sempre insegnato don Carlo Gnocchi. Voi mi siete cari come la pupilla degli occhi…». San Giovanni XXIII Città del Vaticano, 25 dicembre 1958 Udienza ai mutilatini della Fondazione COMPANY COMP ANY CATERING CATERING Via dei Lavoratori, 116 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) tel. 02 660521 - fax 02 66011819 - serist@seris serist.it www.serist.it www.serist.it e co n Aziende Aziend con LA Do n Gnocchi Gnocchi LA Don Sono qui venuto per dare il Buon Natale a tutti i mutilatini di questa bella e benefica istituzione, a salutare, a ringraziare, ad incoraggiare quanti si occupano di voi, quanti si interessano del vostro avvenire, della vostra educazione, delle vostre sofferenze, delle vostre necessità. In nome di Gesù oggi io benedico tutti quelli che dirigono, che assistono, che beneficano questa opera squisitamente cristiana; lo faccio anche in nome di chi l’ha promossa e fondata, don Carlo Gnocchi, a cui va il mio ricordo fedele e sempre riverente d’amico. Papa Paolo VI Roma, 25 dicembre 1963 Visita al Centro di Roma Carissimi Fratelli e Sorelle! Continuate a seguire le orme di questo indimenticabile mae- MISSIONE UOMO ■ LA STRAORDINARIA figura del beato don Carlo Gnocchi è ben evidenziata da ciò che autorevoli personalità della Chiesa italiana, in diverse occasioni, hanno detto e scritto di lui. Don Gnocchi - è stato sottolineato da molti - è per tutti i credenti esempio di quell’operosa irrequietezza contemplativa a servizio del bene, in un mondo profondamente inquieto, eppur desideroso di scoprire il volto di Dio, attraverso la dolcezza rassicurante di un abbraccio di carità e di una carezza di pietà. La sua beatificazione è stata un credibile biglietto da visita per testimoniare nella pastorale odierna una Chiesa che nasce dalla carità, che si nutre della carità e vive per la carità. Ecco alcuni brani significativi. Papa Francesco al Centro di Roma della Fondazione Don Gnocchi.Nel riquadro, don Carlo con Pio XII «La Chiesa guarda a lui come modello da imitare» Spigolando tra le più significative e affascinanti testimonianze di ieri e di oggi sulla vita e l’opera del beato don Gnocchi e solidale. Quasi tutti i vostri centri di recupero e riabilitativi sono dedicati alla Vergine. Sia Lei - la madre della speranza, a cui don Gnocchi si rivolgeva con filiale devozione - a sostenervi e guidarvi verso nuovi traguardi di bene. Io vi assicuro la mia preghiera, mentre di cuore benedico voi qui presenti e quanti compongono la grande famiglia della “Fondazione Don Carlo Gnocchi”. Papa Giovanni Paolo II Città del Vaticano, 30 novembre 2002 Udienza alla Fondazione Don Gnocchi stro di vita. Come lui, siate buoni samaritani per quanti bussano alla porta delle vostre case. Il suo messaggio rappresenta oggi una singolare profezia di solidarietà e di pace. Servendo infatti gli ultimi e i piccoli in modo disinteressato, si contribuisce a costruire un mondo più accogliente Cari fratelli e sorelle! Sono lieto di accogliervi in questa Basilica e di rivolgere a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Saluto il pellegrinaggio promosso dalla Fondazione Don Gnocchi dopo la recente beatificazione di questa luminosa figura del clero milanese. Cari amici, ho ben presente SAN GIOVANNI PAOLO II. «Cari fratelli e sorelle, come don Gnocchi, siate sempre buoni samaritani per quanti bussano alla porta delle vostre case» BENEDETTO XVI. «Don Gnocchi fu apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana. Il suo esempio sostenga chi si dedica ai più deboli» donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 21 la straordinaria attività che dispiegate in favore dei bambini in difficoltà, dei disabili, degli anziani, dei malati terminali e nel vasto ambito assistenziale e sanitario. Mediante i vostri progetti di solidarietà, vi sforzate di proseguire la benemerita opera iniziata dal beato Carlo Gnocchi, apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana, che raccogliendo le sfide del suo tempo, si dedicò con ogni premura ai piccoli mutilati, vittime della guerra, nei quali scorgeva il volto di Dio. Sacerdote dinamico ed entusiasta e acuto educatore, visse integralmente il Vangelo nei differenti contesti di vita, nei quali operò con incessante zelo e con infaticabile ardore apostolico. La Chiesa guarda a lui come a un modello da imitare. Il suo fulgido esempio sostenga l’impegno di quanti si dedicano al servizio dei più deboli e susciti nei sacerdoti il vivo desiderio di riscoprire e rinvigorire la consapevolezza dello straordinario dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo. Papa Benedetto XVI Città del Vaticano, 10 marzo 2010 Udienza alla Fondazione Don Gnocchi Abbiamo sentito quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena. È un gesto di congedo. È come l’eredità che ci lascia: lui è Dio e si è fatto servo, servitore nostro, per amore. Anche noi dobbiamo sentirci chiamati ad essere servitori gli uni degli altri... Il gesto della lavanda dei piedi è un gesto simbolico: Gesù con quel gesto ci raccomanda e ci ricorda che dobbiamo essere servitori gli uni degli altri. Io ora ripeterò quel gesto, perché tutti noi, nel cuore, possiamo sempre pensare agli altri con amore! Papa Francesco Roma, 17 aprile 2014 Messa in Coena Domini e lavanda dei piedi al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma Quando, nei momenti più tragici della ritirata di Russia, egli promise agli alpini morenti che sarebbe diventato il padre dei loro orfani figli, e quando a guerra finita, egli guardò alla pieMONTINI. «Darsi per il bene degli altri, consolare, sorreggere, rieducare, far vivere: questa era la sua milizia, questa era la sua vocazione. Era un santo» tà immensa di file e file di ragazzi e di bambini, mutilati dalla cieca crudeltà della guerra, la sua anima, completamente, si rivelò: era un soldato della bontà. Darsi per il bene degli altri, consolare, sorreggere, rieducare, far vivere, questa era la sua milizia, questa la sua vocazione. Eroi eravate tutti; ma lui, per giunta, era un Santo. Card. Giovanni Battista Montini Milano, 3 aprile 1960 Traslazione della salma di don Gnocchi Ci sono vite in cui il disegno che le costituisce nel loro intimo appare in modo evidente e luminoso. Sono vite particolarmente guidate da chi, nel rispetto assoluto della libertà, sa condurre lo spirito umano verso mete prefissate, alle quali ha voluto affidare un messaggio provvidenziale per la moltitudine. lo non temo d’affermare che la vita di don Gnocchi fu una di queste e osando decifrare il messaggio che essa ci ha recato io dico che il nostro dolce amico è stato mandato per annunciare al mondo, spesso così orgoglioso e duro, la poesia, la teologia, la pedagogia del dolore innocente. Card. Giovanni Colombo Milano, 28 febbraio 1962 Commemorazione a 10 anni dalla morte Mi ha sempre fatto molta impressione, leggendo i testi di don Gnocchi, una sua affermazione sulla ricerca di Dio: «Volere o no, siamo tutti, quanti siamo uomini sulla terra, inquieti, appassionati e non mai sazi cercatori della faccia di Dio. Al fondo di ogni fede, anche la più ferma e compatta, è facile trovare l’audace impazienza e l’attesa febbrile dell’Innominato: “Dio, Dio, Dio! Se lo vedessi, se lo sentissi...”». E questa che lui chiama l’audace impazienza, la sentiva anche lui. E per questo fu una folgorazione, quando sentì tra le sue braccia la sofferenza di un alpino in Russia che stava morendo. Ed ebbe un’esperienza sconvolgente che gli fece dire: «Ho veduto il Cristo». Scrive: «Da quel giorno la memoria irrevocabile di quell’incontro mi guidò d’istinto a scoprire i tratti caratteristici del Cristo sotto la MARTINI. «Mi ha sempre fatto molta impressione, leggendo i suoi testi, una sua affermazione sulla ricerca di Dio: “Se lo vedessi, se lo sentissi...”» maschera essenziale e profonda di ogni uomo percosso e denudato dal dolore». Card. Carlo Maria Martini Milano, 13 luglio 2002 Inaugurazione della rinnovata sede della presidenza della Fondazione Don Gnocchi LIBRI. L’affascinante raccolta antologica delle più profonde riflessioni su don Carlo Ora è proprio nel contesto quotidiano delle difficoltà e delle prove che si è venuta forgiando la personalità umana, cristiana e sacerdotale di don Carlo Gnocchi, un prete che credeva nell'uomo e in particolare nei giovani del suo tempo così agitato; che tutti voleva richiamare al valore "santo" del dolore, soprattutto di quello innocente dei bambini; che si affidava al Signore Gesù come alla sua roccia incrollabile, al centro vivo e indiscusso di tutta la sua vita e di tutto il suo apostolato. Card. Dionigi Tettamanzi Milano, 26 ottobre 2002 Omelia nel centenario della nascita ■ L’ANTOLOGIA”DON GNOCCHI. IL PRETE CHE CERCÒ DIO TRA GLI UOMINI” (a cura di Emanuele Brambilla, edizione Centro Ambrosiano-Fondazione Don Gnocchi, Milano 2009) attinge a piene mani al prezioso patrimonio di interventi, omelie e commemorazioni del “papà dei mutilatini” da parte di figure di spicco della Chiesa italiana del suo tempo e dei giorni nostri, dai santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II al beato Giovanni Battista Montini, ai cardinali Martini, Tettamanzi, Scola, Ravasi... Una coinvolgente cavalcata nella storia che restituisce, in una sorta di affascinante caleidoscopio, la grandezza di un uomo alla perenne, avida e insistente ricerca di Dio fra gli uomini: «….perché Dio è tutto qui, nel fare del bene a quelli che soffrono e hanno bisogno di un aiuto morale e materiale. Il Vangelo, a quelli che lo capiscono veramente, non comanda altro. Tutto il resto viene dopo e viene da sé». Sono grato alla Fondazione Don Gnocchi per aver scelto di istituire all’interno della Mostra del Cinema di Venezia uno speciale premio destinato alla pellicola che meglio ha affrontato i temi dei diritti del malato e della dignità dei più fragili, soprattutto dei bambini, nel solco spirituale del suo profetico fondatore. Perché la Fondazione Don Gnocchi ha scelto di istituire un premio per il cinema e non per altre forme artistiche? Anzitutto vi è un dato di fatto: la passione di don Gnocchi per il cine- ma cui dedicò, già nel 1940 un saggio non sprovvisto di spunti ancora attuali. Il cinema, quando è autentico, quando appunto legge il reale in forma simbolica e non immaginaria, tocca il vertice dell’arte. SCOLA. «L’esperienza in guerra gli insegna una pedagogia del dolore innocente fondata sull’umana solidarietà che Cristo esalta alla massima potenza» Spalanca all’infinito la persona non come individuo, ma appunto come persona, strutturalmente solidale a tutta la famiglia umana. L’esperienza con i soldati in guerra, poi con i mutilatini e con i bambini poliomielitici insegna a don Gnocchi una “pedagogia del dolore innocente” fondata su questa umana solidarietà che l’avvenimento di Cristo, l’Innocente per eccellenza che si è immolato per la nostra salvezza, esalta fino alla sua massima potenzialità. Card. Angelo Scola Venezia, 3 settembre 2008 Intervento nell’ambito di un incontro alla Mostra del Cinema di Venezia Raccontano i biografi che don Gnocchi amava ripetere a se stesso ed ai suoi collaboratori un aneddoto della vita del Curato d’Ars. Si racconta che un giorno si presentò al Curato d’Ars un parroco che si lamentava dell’indifferenza, dell’ostilità e della insensibilità religiosa del suo popolo. Il santo sacerdote, dopo una breve pausa di riflessione, soggiunge: «Avete voi pregato, sospirato, pianto; avete digiunato, vegliato, dormito su dure tavole per la conversione del vostro popolo? Ebbene, fintanto che non sarete giunto a far questo non crediate di aver fatto tutto come voi dite». Credo si possa dire che don Gnocchi scoprì la propria vocazione, scelse di abbracciarla, la visse integralmente, perché lesse la chiamata di Dio nell’esperienza del dolore. Capì che non si comprende compiutamente l’uomo se non si capisce e non ci si avvicina al suo dolore e che non si serve veramente l’uomo, se non si presta servizio alla sua sofferenza. Card. Fiorenzo Angelini Roma, 10 marzo 1986 Celebrazione per il 30esimo della morte Egli aveva scritto dal fronte russo le seguenti parole, che rivelano tutta la sua grandezza morale: «Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare ad un'opera di carità... desidero e prego dal Signore una sola cosa: servire per tutta la vita i miei poveri. Ecco la mia carriera... Pur- troppo non so se di tale grazia sono degno». Parole di un santo! Oggi vogliamo implorare dal Signore che presto possiamo anche vedere elevato agli onori degli altari questo suo servo. Sarà un giorno di festa per tutti noi, soprattutto per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e amarlo come fratello e padre. Card. Angelo Sodano Roma, 30 novembre 2002 Omelia nel centenario della nascita il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocchi pure a loro acquistare l’armonia con la sofferenza”. Certo, prima ancora di tentare di confrontarsi con questo interrogativo in sede teorica, don Gnocchi ha scelto la via della condivisione, la spiritualità dell’amore e della donazione. Card. Gianfranco Ravasi Milano, 16 novembre 2002 Convegno storico su don Gnocchi L'amore è la lezione che don Gnocchi - nel centenario della sua nascita - ci lascia come sintesi della sua esperienza di uomo, di cristiano, di sacerdote. È una lezione di cui il nostro tempo ha estremo bisogno. In una società come l’attuale, profondamente divisa nell'individuazione dei valori verso cui orientare l'umano convivere e quel che è peggio pericolosamente esposta alla tentazione del demone della violenza, soltanto una rinnovata percezione dell'amore come forza edificatrice della storia può aprire una prospettiva di speranza. L’amore, non la violenza, ha con sè l'avvenire. L’amore scopre tutti i bisogni, tutte le povertà, tutte le aspirazioni del cuore. E non si accontenta mai di parole. Non lascia mai soli nei guai coloro che soffrono. L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo. Card. Giovanni Battista Re Parma,13 ottobre 2002 Commemorazione alla giornata nazionale delle vittime civili di guerra Nella storia della Chiesa molti carismi sono stati vissuti da uomini di tutte le nazioni a significare il dono dello Spirito all’umanità, perché cresca nella giustizia e viva nell’amore. Ci sono stati predicatori infaticabili per diffondere il Vangelo, taumaturghi prodigiosi per mostrare la presenza reale di Dio nella storia, missionari che hanno inventato speciali dizionari per meglio comunicare la Buona Novella, mistici che hanno aiutato a interpretare RUINI. «Don Carlo fu esempio luminoso di uomo della carità, pronto a ogni fatica e a ogni rischio pur di testimoniare la tenerezza paterna di Dio» qualcosa del segreto di Dio. E... uomini della carità, pronti ad ogni fatica e ad ogni rischio pur di testimoniare la tenerezza paterna di Dio e mostrare la condivisione fraterna di Cristo. Tra questi luminosi esempi di testimoni della carità è da annoverare certamente don Gnocchi. Card. Camillo Ruini Prefazione al libro “Poesia della vita” L’orizzonte evocato dal tema della sofferenza è così vasto da rendere possibile solo uno sguardo d’insieme, nella consapevolezza che il dolore è ben più che un mero fenomeno biologico o psicologico ma è un simbolo dello stesso statuto esistenziale della creatura. All’interno di questo territorio spirituale e corporale sterminato uno spazio ancor più oscuro e drammatico è rappresentato dal dolore innocente. Ebbene, don Gnocchi ha voluto attestarsi in questa regione più tenebrosa, irradiandola non solo con la sua azione ma anche con la sua riflessione. Anch’egli ha sentito vibrare dentro di sé il grido di molti che, come l’Ivan dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij, si chiedevano: “Se tutti devono soffrire per comperare con la sofferenza l’armonia eterna, che c’entrano i bambini? È del tutto incomprensibile Don Gnocchi è un beato del popolo e un esempio di santità per i fiorentini. La sua esistenza è stata interamente consacrata alla vita dell’uomo e al sollievo e salvaguardia del dolore innocente, consapevole che così scopriva “i segni caratteristici del Cristo sotto la maschera essenziale e profonda di ogni uomo percosso e denudato dal dolore”. Da quello sguardo di fede trae origine la sua Opera, fin dall’inizio chiara testimonianza di come sia possibile coniugare eccellenza medico-scientifica e attenzione alla persona umana. Anche questo nuovo e moderno Centro di riabilitazione sono certo che nasce e si svilupperà sotto questo sguardo e sotto la sua protezione. RAVASI. «Prima che in sede teorica, don Gnocchi ha affrontato il mistero del dolore sulla via della condivisione, dell’amore e della donazione» Card. Giuseppe Betori Firenze, 22 ottobre 2011 Inaugurazione Irccs “Don Carlo Gnocchi” MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 20 IL MONDO DELLA CULTURA Milano, Teatro alla Scala: quattro serate indimenticabili SPECIALE ANNIVERSARIO MISSIONE UOMO 22 Da Einaudi a Napolitano: «Simbolo dell’Italia solidale» ■ CON GRANDISSIMA, affettuosa ammirazione per la grande realtà della Fondazione Don Gnocchi, punto di riferimento di un’Italia sensibile e solidale. Firmato: Giorgio Napolitano. Con queste parole il Capo dello Stato ha impreziosito il corposo album fotografico che racconta oltre mezzo secolo di incontri e collaborazione proficua tra l’Opera del “papà dei mutilatini” e le istituzioni del Paese, rappresentate dalla massima autorità nazionale. L’occasione, nel dicembre 2012, è stata l’udienza straordinaria concessa dal Capo dello Stato in occasione del sessantesimo di attività della Fondazione Don Gnocchi, riconosciuta ufficialmente con decreto del presidente della Repubblica l’11 febbraio del 1952. Il presidente Napolitano ha avuto parole di ammirazione per la Fondazione L’attenzione e la stima delle istituzioni per don Gnocchi e la sua Opera nei numerosi incontri che hanno costellato gli ultimi sessant’anni («...anche per come vengono gestiti i fondi, cosa che non sempre avviene nella sanità pubblica») e per tutti i suoi operatori. «Non possiamo accettare l’idea che la tutela della salute e la cura delle persone siano un lusso - ha aggiunto in difesa del Servizio Sanitario Nazionale - per cui a seconda di come vanno l’economia e le finanze dello Stato se ne può fare a meno. Dobbiamo trovare gli equilibri necessari per garantire questa funzione indispensabile, sancita nella nostra costituzione e che impegna tutti». Lo stesso Napolitano ha poi voluto rendere omaggio, nel febbraio scorso, alle spoglie del beato don Gnocchi, in occasione dell’ostensione straordinaria nella capitale. Il presidente si è trattenuto in raccoglimento accanto all’urna. «La missione di don Gnocchi - ha ricordato - è stata quella di “rifare l’uomo” colpito dalla sofferenza e dalla malattia. Un compito portato avanti oggi dall’Opera che porta il suo nome e che si rende nel presente ancora più importante e necessario». Sempre Napolitano, nel 2009, aveva inviato alla Fondazione un toccante messaggio in occasione della beatificazione di L’ALBUM. La Fondazione e i presidenti della Repubblica ■ 1950: Luigi Einaudi all’inaugurazione del Centro “S. Maria ai Colli” di Torino ■ 1955: Giovanni Gronchi alla posa della prima pietra del Centro pilota di Milano e al Centro di Inverigo ■ 1988: Francesco Cossiga incontra a Milano i vertici della Fondazione ■ 1992: Oscar Luigi Scalfaro visita il Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano ■ 1996: Oscar Luigi Scalfaro al quarantesimo della morte di don Gnocchi ■ 2001: Carlo Azeglio Ciampi riceve al Quirinale una delegazione della Fondazione ■ 2003: la Fondazione insignita dal presidente Ciampi della medaglia d’oro al merito della sanità pubblica ■ 2012: Giorgio Napolitano riceve al Quirinale una delegazione della Fondazione ■ 2014: Giorgio Napolitano omaggia con una visita personale l’urna del beato don Gnocchi a Roma don Gnocchi: «Nel rammentare - queste le sue parole - quanto la promozione della dignità umana attraverso la pratica della solidarietà sia un terreno nel quale i valori della nostra Carta fondamentale confluiscono con quelli della tradizione cristiana, sottolineo come l’opera di don Gnocchi costituisca, ancora oggi, un indimenticato esempio di impegno a favore di quanti si trovano, senza alcuna colpa, in condizioni di disagio fisico e sociale. Rivolgo alla Fondazione Don Gnocchi e a quanti operano nelle sue strutture di assistenza un pensiero e un cordiale saluto». Dall’alto, don Gnocchi con il presidente Einaudi nei giardini del Quirinale. Accanto, don Carlo e Alcide De Gasperi con un mutilatino e la visita del presidente Gronchi al Centro di Inverigo l’11 settembre 1955. nello stesso giorno in cui venne posta la prima pietra del Centro pilota di Milano. Qui sopra, Ciampi premia la Fondazione con la medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, nel 2003, e i due incontri con Napolitano, al Quirinale e in occasione dell’arrivo a Roma dell’urna del beato. ■ QUATTRO SERATE STRAORDINARIE - nella più affascinante e prestigiosa delle sedi - per ricordare il beato don Gnocchi e sostenere la sua Opera. Milano e il Teatro alla Scala non hanno tradito le attese: e, ogni volta, uno strepitoso successo. A partire alla serata a ridosso della cerimonia di beatificazione, protagonista l’orchestra Filarmonica della Scala, diretta dal maestro Myung-Whun Chung, con la partecipazione del pianista Ivo Pogorelich (nella foto sotto a sinistra), svoltasi il 22 ottobre 2009, appuntamento di prestigio che ha aperto l’intenso fine settimana conclusosi con la solenne liturgia di piazza Duomo. Due anni dopo, nuovo appuntamento, con la Filarmonica sarà diretta dal giovane direttore Omer Meir Wellber e la partecipazione del pianista di fama mondiale Emanuel Ax (foto sotto a destra). In occasione del Venerdì Santo 2013, invece, l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi, diretta dal maestro Ruben Jais (foto in basso a sinistra), è stata accompagnata nella Passione secondo Matteo di Bach dal Coro Sinfonico e Coro di Voci Bianche e da dieci solisti. 2009 2011 2013 2014 Da ultimo, lo scorso 26 giugno, l’ennesimo trionfo: il maestro Daniel Barenboim (foto qui sopra a destra) è tornato per l’occasione al Teatro alla Scala per guidare la Filarmonica nel concerto straordinario a favore della Fondazione Don Gnocchi. Nella doppia veste di direttore e solista al pianoforte, Barenboim si è esibito nel Concerto per pianoforte e orchestra K 595 di Mozart e nella Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 di Čajkovskij. Le quattro serate - tutte con il Teatro esaurito in ogni ordine di posti - si sono svolte sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano e il sostegno di alcuni sponsor. Il tributo più sentito e generoso di Milano ad uno dei suoi figli più amati. L’attenzione dell’attuale Capo dello Stato conferma ancora una volta la fiducia e la stima che il Quirinale ha sempre riservato all’Opera del beato don Gnocchi: dagli incontri di don Carlo nell’immediato dopoguerra con Luigi Einaudi e con Giovanni Gronchi fino, in tempi più recenti, alle visite e agli incontri con Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. Va infine ricordato che la Fondazione Don Gnocchi è stata insignita, proprio da parte del Quirinale, della medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica: il prestigioso riconoscimento è stato attribuito all’Opera del “papà dei mutilatini”nell’aprile del 2003 a Roma dall’allora presidente Ciampi, in occasione delle celebrazioni del 55° anniversario della Giornata Mondiale della Sanità. 23 MISSIONE UOMO Attività donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 25 Vie, piazze, chiese e baite: l’Italia che non dimentica Nelle foto, alcune delle recenti cerimonie per l’intitolazione di strutture pubbliche al beato don Gnocchi: dall’alto, l’intitolazione della piazza a Valbrembo (Bg), l’intitolazione di una via a Savignano (Mo), l’inaugurazione di un cippo a Pistoia, l’intitolazione di un parco a Lumezzane (Bs) e l’intitolazione della chiesetta alpina di Edolo (Bg), primo luogo di culto dedicato al nome del beato don Gnocch i (2010) Sono oltre duecento, e in quasi tutte le regioni, i Comuni che hanno voluto ricordare il beato don Gnocchi con l’intitolazione di strutture pubbliche ■ L’ITALIA CHE NON DIMENTICA è capace di dedicare ai propri figli migliori segni e gesti a imperitura memoria, testimonianze concrete di affetto e riconoscenza e occasioni di formazione per le generazioni più giovani. Non c’è quasi regione, da nord a sud, che non abbia comuni con vie, piazze, monumenti, baite o chiesette alpine, parchi o giardini dedicati al beato don Gnocchi. Con l’orgoglio, in parecchie occasioni, di modificare la toponomastica dopo la grande festa del 25 ottobre 2009, per aggiungere quel “beato” atteso da tempo. Non è facile contare le cerimonie e le feste con le più svariate intitolazioni al “papà dei mutilatini” e cui la Fondazione è stata invitata e ha partecipato, specie in questi ultimi anni. Abbiamo provato a fare una panoramica: nell’elenco che segue, i comuni italiani (complessivamente sono oltre 200, la maggior parte dei quali in Lombardia, ma con numeri significativi anche altrove) che hanno una via, una piazza o un edificio dedicato a don Gnocchi. ■ PIEMONTE (17) Acqui Terme (Al), Alessandria (Al), Asti (At), Baveno (Vb), Borgo San Dalmazzo (Cn), Castelnuovo Calcea (At), Chieri (To), Crevoladossola (Vb), Gargallo (No), Novara, Racconigi (Cn), Settimo Torinese (To), Sordevolo (Bi), Tortona (Al), Varallo Pombia (No), Vignole Borbera (Al), Vigone (To). ■ LIGURIA (1) Genova. ■ LOMBARDIA (126) Abbadia Lariana (Lc), Alfianello (Bs), In Lombardia sono ben 126, distribuiti in tutte le province. Ma non è solo l’Italia del nord: in Puglia, ad esempio, ben 17 amministrazioni comunali hanno dedicato a don Carlo una via, una piazza, una scuola o un parco... Arluno (Mi), Bagnolo Mella (Bs), Barzago (Lc), Bergamo (Bg), Besana in Brianza (Mi), Bormio (So), Bresso (Mi), Buguggiate (Va), Cabiate (Co), Calvisano (Bs), Canegrate (Mi), Cantù (Co), Carugate (Mi), Carugo (Co), Casaletto Vaprio (Cr), Casalpusterlengo (Lo), Casatenovo (Lc), Caselle Lurani (Lo), Cassano Magnago (Va), Cassina de’ Pecchi (Mi), Castano Primo (Mi), Castegnato (Bs), Castel Rozzone (Bg), Castellanza (Va), Castiglione d’Adda (Lo), Castronno (Va), Cermenate (Co), Cernusco Sul Naviglio (Mi), Cerro Maggiore (Mi), Cesano Maderno (Mi), Chiesa In Valmalenco (So), Cislago (Va), Cologno al Serio (Bg), Como (Co), Cornaredo (Mi), Crespiatica (Lo), Curtatone (Mn), Dalmine (Bg), Desio (Mi), Dolzago (Lc), Edolo (Bg), Erba (Co), Galbiate (Lc), Gallarate (Va), Gerenzano (Va), Giussano (Mi), Godiasco (Pv), Gorgonzola (Mi), Graffignana (Lo), Grumello Del Monte (Bg), Gussago (Bs), Inverigo (Co), Inveruno (Mi), Inzago (Mi), Jerago MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 24 ■ MARCHE (4) Auditore (Pu), Monte San Giusto (Mc), Ripatransone (Ap), Urbania (Pu). ■ UMBRIA (1) San Giustino (Pg). Con Orago (Va), Legnano (Mi), Lesmo (Mi), Lierna (Lc), Liscate (Mi), Lissone (Mi), Lodi (Lo), Lomazzo (Co), Lumezzane (Bs), Lurago d’Erba (Co), Macherio (Mi), Magnago (Mi), Malnate (Va), Mandello del Lario (Lc), Mariano Comense (Co), Marmirolo (Mn), Massalengo (Lo), Mede (Pv), Melzo (Mi), Merate (Lc), Milano, Missaglia (Lc), Morbegno (So), Musso (Co), Nerviano (Mi), Nova Milanese (Mi), Olgiate Olona (Va), Olginate (Lc), Orsenigo (Co), Ossuccio (Co), Ostiglia (Mn), Parabiago (Mi), Passirano (Bs), Paullo (Mi), Pavia (Pv), Pessano con Bornago (Mi), Pian Camuno (Bs), Pozzolengo (Bs), Primaluna (Lc), Renate (Mi), Robbiate (Lc), Rodengo Saiano (Bs), Roncello (Mb), Ronco Briantino (Mb), Rosate (Mi), Roverbella (Mn), San Colombano Al Lambro (Mi), San Zenone al Lambro (Mi), Sant’Angelo Lodigiano (Lo), Santo Stefano Ticino (Mi), Sedriano (Mi), Seregno (Mi), Sirone (Lc), Sorisole (Bg), Sovico (Mb), Torbole Casaglia (Bs), Tradate (Va), Trezzo sull’Adda (Mi), Triuggio (Mi), Urgnano (Bg), Usmate Velate (Mb), Valbrembo (Bg), Valgoglio (Bg), Vedano Olona (Va), Veduggio (Mb), Verdello (Bg), Vervio (So), Villa Guardia ■ LAZIO (4) Albano Laziale (Rm), Anguillara Sabazia (Rm), Bracciano (Rm), Roma. (Co), Zelo Buon Persico (Lo), Zibido San Giacomo (Mi). ■ VENETO (12) Affi (Vr), Bassano del Grappa (Vi), Bovolone (Vr), Canda (Ro), Casale sul Sile (Tv), Garda (Vr), Montegrotto Terme (Pd), Padova, Riese Pio X (Tv), San Donà di Piave (Ve),San Martino Buon Albergo (Vr), Villafranca di Verona (Vr). ■ FRIULI VENEZIA GIULIA (1) Bagnaria Arsa (Ud). ■ EMILIA ROMAGNA (15) Bologna (Bo), Casalecchio di Reno (Bo), Castelvetro Piacentino (Pc), Cervia (Ra), Codigoro (Fe), Corniglio (Pr), Fidenza (Pr), Gropparello (Pc), Luzzara (Re), Parma, Rubiera (Re), San Polo (Pr), Savignano sul Panaro (Mo), Torrile (Pr), Traversetolo (Pr). ■ TOSCANA (6) Agliana (Pt), Fivizzano (Ms), Licciana Nardi (Ms), Pisa (Pi), Pistoia, Viareggio (Lu). ■ ABRUZZO (1) San Benedetto dei Marsi (Aq). ■ BASILICATA (1) Bernalda (Mt). ■ CAMPANIA (1) Bellizzi (Sa). ■ PUGLIA (17) Acquarica del Capo (Le), Bari, Brindisi (Br), Copertino (Le), Galatone (Le), Gravina in Puglia,(Ba), Lecce (Le), Leverano (Le), Lizzano (Ta), Melissano, Ordona (Fg), Parabita (Le), Pezze di Greco (Br), San Michele Salentino (Br), San Pietro Vernotico (Br), Trinitapoli (Fg), Veglie (Le). ■ CALABRIA (1) San Calogero (Vv). ■ SICILIA (6) Campobello di Mazara (Tp), Catania, Mazara del Vallo (Tp), Partinico (Pa), Randazzo (Ct), Scicli (Rg). ■ SARDEGNA (1) Alghero (Ss). donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO IN ITALIA. LE CHIESE CHE CUSTODISCONO UNA RELIQUIA DEL BEATO DON GNOCCHI PER LA VENERAZIONE DEI FEDELI Scuoleintitolate al beato e chiesecon la sua reliquia ■ SONO 25, IN 9 REGIONI D’ITALIA, le scuole di ogni ordine e grado intitolate al beato don Carlo Gnocchi. La maggior parte (come si vede dalla cartina pubblicata qui sotto) si trovano in Lombardia e Veneto. Nella pagina a fianco, invece, sono visualizzate le chiese che custodiscono una reliquia di primo grado (ex corpore) del beato: dalla basilica di San Pietro in Vaticano a Duomo di Milano, fino alle tante parrocchie LOMBARDIA Milano, Duomo Milano, Parrocchia S. Giuseppe Calasanzio Milano, Parrocchia S. Maria Annunciata in Chiesa Rossa Milano, Parrocchia S. Pietro in Sala Milano, Comunità Fratelli Oblati Diocesani San Colombano al Lambro (MI), Parrocchia S. Colombano Abate San Giuliano Milanese (MI), Parrocchia S. Giuliano Martire Rho (MI), Seminario Padri Oblati Cantalupo di Cerro Maggiore (MI), Parrocchia S. Bartolomeo Monza, Duomo che le hanno ufficialmente richieste alla Fondazione o alla Lipsanoteca (Ufficio Sacre Reliquie) della diocesi ambrosiana. All’elenco (e alle chiese e parrocchie nel mondo, come da elenco in fondo pagina) vanno aggiunti i Centri italiani della Fondazione Don Gnocchi, che conservano la reliquia nelle rispettive chiese o cappelle, per la venerazione e le preghiere dei fedeli e in particolare di operatori, degenti e loro familiari. Peregallo di Lesmo (MB), Chiesa dell’Annunciazione Cavenago D’Adda (LO), Parrocchia S. Pietro Apostolo Mede (PV), Chiesa degli Angeli Gravellona Lomellina (PV), Parrocchia Beata Vergine Assunta Varese, C.P. “Beato Carlo Gnocchi” Venegono (VA), Seminario Arcivescovile S. Maria del Monte (VA), Santuario S. Maria del Monte Olgiate Olona (VA), Chiesa SS. Stefano e Lorenzo Martiri Ganna di Valganna (VA), Parrocchia di San Gemolo Martire Caronno Pertusella (VA), C.P. “S. Margherita e S. Alessandro” PIEMONTE Torino, Parrocchia S. Agnese V. e M. FRIULI VENEZIA GIULIA Moggio Udinese (UD), Monastero “S. Maria degli Angeli” LA DISLOCAZIONE DELLE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO IN ITALIA INTITOLATE AL BEATO DON GNOCCHI LIGURIA LAVAGNA (GE), Scuola Secondaria I° grado LOMBARDIA Arese (MI), Scuola Primaria Turbigo (MI), Scuola Secondaria I° grado Trezzo sull’Adda (MI), Scuola Primaria San Colombano al Lambro (MI), Istituto Comprensivo Besana Brianza (MB), Scuola Primaria Concorezzo (MB), Scuola Primaria Carate Brianza (MB), Istituto Scolastico Superiore Inverigo (CO), Scuola Primaria Lodi (LO), Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria VENETO Santa Maria di Sala (VE), Scuola Primaria Nervesa della Battaglia (TV), Scuola Secondaria I° grado Vighizzolo D’Este (PD), Scuola Primaria Solesino (PD), Scuola Primaria San Nazario (VI), Scuola Primaria Bassano del Grappa (VI), Scuola Secondaria I° grado Schio (VI), Scuola Primaria EMILIA ROMAGNA Sassuolo (MO), Scuola Primaria MOLISE Montecilfone (CB), Scuola Primaria TOSCANA Lastra a Signa (FI), Scuola Primaria Ginestra Fiorentina (FI), Scuola Primaria Cascina (PI), Scuola Primaria LAZIO Città del Vaticano, Basilica di San Pietro Roma, Badia di Sant’Anselmo Roma, Parrocchia S. Giacomo in Augusta TOSCANA Firenze, Basilica di S. Lorenzo Pisa, Seminario arcivescovile di Santa Caterina Chiusure (SI), Abbazia Monte Oliveto Maggiore Nelle foto sotto, la consegna della reliquia al Duomo di Milano pochi giorni dopo la beatificazione. In basso, il cardinale Scola inserisce anche le reliquie del beato don Gnocchi nel nuovo altare del Duomo di Monza, lo scorso 5 ottobre CAMPANIA Napoli, Parrocchia Gesù Cristo Re e S. Maria ad Montes Marigliano (NA), Convento Frati Minori “S. Vito” Afragola (NA), Santuario Sant’Antonio di Padova CALABRIA San Mango D’Aquino (CZ), Parrocchia S. Tommaso D’Aquino Cerva (CZ), Parrocchia S. Maria Immacolata ■ COMUNITA’ PASTORALI Al beato don Carlo Gnocchi sono inoltre intitolate due comunità pastorali: quella tra le parrocchie di Bustecche, Giubiano, Lazzeretto e San Carlo (Varese) e quella tra le parrocchie di Inverigo, Villa Romanò e Cremnago (Co). SICILIA Mazzarino (CL), Basilica Santuario Maria SS.ma del Mazzaro Ragusa Ibla, Chiesa S. Giacomo Apostolo CAMPANIA Maddaloni (CE), Scuola Secondaria I° grado SICILIA Pozzallo (RG), Scuola Primaria PUGLIA San Nicandro G.go (FG), Parrocchia Maria SS del Carmine Gallipoli (LE), Monastero Carmelitane Scalze “S. Teresa” NEL MONDO. LE RELIQUIE DEL BEATO ALL’ESTERO PUGLIA Castrignano De’ Greci (LE), Scuola Primaria La scuola primaria “Don Gnocchi” di Besana Brianza (Mb) Ferno (VA), Parrocchia SS. Martino e Antonio Ab. Castronno (VA), Parrocchia Santi Nazzaro e Celso Malnate (VA), Parrocchia S. Martino Malnate (VA), Parrocchia S. Salvatore Azzate (VA), Parrocchia Natività di Maria Vergine Como, Duomo Inverigo (CO), C.P. “Beato Carlo Gnocchi” Mirabello di Cantù (CO), Parrocchia S. Martiri Greci Vighizzolo di Cantù (CO), Parrocchia SS. Pietro e Paolo Abbadia Lariana (LC), Parrocchia S. Lorenzo Merate (LC), Parrocchia S. Ambrogio Bergamo, Duomo Lumezzane (BS), Chiesa S. Giovanni Battista Mola-Edolo (BS), Chiesetta alpina beato don C. Gnocchi Valmalenco (SO), Santuario Madonna degli Alpini Bormio (SO), Parrocchia SS. Gervasio e Protasio ● Parrocchia S. Nicola - PCIM (Polonia) ● National Shrine of the Sacred Heart –San Antonio Village, Makati City (Philippine) ● Compania de Jesus - Malaga (Spagna) ● St. Patrick’s Parisch - Vancouver (Canada) ● The Filipino Catholic Community - Singapore ● Saint Pio of Pietrelcina Parish - Paranaque City (Philippine) ● The Brothers of Jesus Directorate - Marikuna City (Philippine) ● Casa Giovanni Paolo II - Alland (Austria) ● Parroquia Nuestra Senorade Lujan - Gregorio Da Lafferere, Buenos Aires (Argentina) ● Chiesa di San Giuseppe - Presov (Slovacchia) ● Our Lady of Fatima Parish - Meralco Village,Lias Marilao, Bulacan (Philippine) ● Sta. Monica Parish - Mexico, Pampanga (Philippine) ● Parish Church the Archdiocesan Shrine of St. Anne - Tatuig City (Philippine) 27 MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 26 donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 29 Una reliquia del beato nelle cappelle dei Centri ■ L’INSEDIAMENTO di una reliquia del beato don Gnocchi all’interno delle strutture italiane della Fondazione ha avuto inizio quattro anni e mezzo fa: esattamente il 27 febbraio 2010, vigilia del primo anniversario della morte del neo-beato, quando venne celebrata al Centro “S. Maria Nascente” di Milano una Messa solenne presieduta da monsignor Mariano Crociata, all’epoca segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. In quell’occasione erano presenti delegazioni di tutti i Centri italiani della Fondazione e a ciascuno venne consegnata una reliquia del beato, che successivamente è stata insediata all’interno delle stesse strutture, per la venerazione degli operatori, dei pazienti e dei loro familiari e di tutti i devoti al “papà dei mutilatini”. La reliquia del beato è presente sia nei Centri storici della Fondazione - dove ha celebrato Messa nei lontani anni del dopoguerra lo stesso don Carlo - come pure nelle strutture che in tempi più recenti hanno accompagnato la crescita della Fondazione in molte città del Paese. Il fulcro di tutto questo patrimonio di memoria e devozione è naturalmente il santuario del beato don Gnocchi, a Milano. Ma non meno significativa è la presenza di don Carlo nelle cappelle delle altre strutture lombarde: anzitutto nelle storiche ville di Inve- Dalla solenne cerimonia di consegna con mons. Crociata all’insediamento nelle varie strutture “Don Gnocchi” in Italia. L’ultima al “Vismara” rigo (Co) e Pessano con Bornago (Mi); e poi a Legnano (Mi), Salice Terme (Pv), Malnate (Va), Monza, Seregno (Mb) e Rovato (Bs). Da ultimo, è stata insediata anche nel Centro “Vismara” di Milano, di recente entrato a far parte della Fondazione Don Gnocchi. La reliquia è inoltre presente in due prestigiosi edifici sacri di grandi dimensioni , quali le chiese dei Centri “Girola” e “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano, luoghi nei quali sono state celebrate nel tempo importanti cerimonie religiose dedicate al beato. In Piemonte, la reliquia è ospitata nella cappella del Centro “S. Maria ai Colli” di Torino. È presente anche nella plurisecolare e artistica cappella del Centro di Parma e nel Polo riabilitativo del Levante ligure di Sarzana (Sp). A Falconara Marittima (An) la reliquia è nella cappella del Centro attigua alla sala polivalente, così come in Toscana nei Centri di Marina di Massa, Colle Val d’Elsa (Si) e nel nuovo Centro Irccs “Don Carlo Gnocchi” di Firenze, la cui cappella - abbellita dagli affreschi di Ugo Malecore è stata consacrata nel maggio 2012 nel corso di una cerimonia presieduta dall’arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori. Un frammento di don Gnocchi è custodito a Roma, nella cappella del Centro “S. Maria della Pace”, dedicata alla Madonna Addolorata e luogo tanto caro al beato, che lo vide nascere nell’immediato dopoguerra come collegio per i mutilatini. Tra coloro che invece hanno reso omaggio al ricordo di don Gnocchi presente nella grande e luminosa chiesa del Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma c’è nientemeno che Papa Francesco, protagonista della storica visita il 17 aprile 2014 per la cerimonia della lavanda dei piedi del giovedì Santo. La reliquia è infine presente e venerata anche nelle strutture del sud: nella cappella di Sant’Angelo dei Lombardi (Av), ristrutturata grazie all’impegno della Fondazione Don Gnocchi, nello storico Centro di Salerno e nelle due strutture lucane di Acerenza (Pz) e Tricarico (Mt). L’allora segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, benedice al Centro “S. Maria Nascente” di Milano nel febbraio 2010 le reliquie del beato don Gnocchi che saranno poi insediate in tutti i Centri della Fondazione Milano-Girola Pessano (MI) Parma Legnano (MI) Malnate (VA) Rovato (BS) Salice Terme (PV) Firenze Marina di Massa (Ms) Torino-S. Maria ai Colli S.Angelo dei Lombardi (AV) Roma -S. Maria della Pace Seregno (MB) Acerenza (PZ) ■ LA STATUA DEL BEATO DON GNOCCHI in tutti i Centri della Fondazione. È praticamente ormai completato il programma avviato negli anni scorsi, con l’obiettivo di caratterizzare ogni struttura della “Don Gnocchi” con l’effigie in bronzo del fondatore, opera dello scultore don Marco Melzi, sacerdote della famiglia e scuola “Beato Angelico”, recentem ente scomparso all’età di 95 anni. Fu lui a realizzare alla fine degli anni ‘90 il modello della statua che raffigura don Carlo mentre abbraccia teneramente un mutilatino, un bambino in carrozzina e un anziano. Completano l’opera (oltre al cappello alpino, a ricordare l’esperienza di cappellano militare in guerra), oggetti che ricordano l’impegno incessante della Fondazione nel settore della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Falconara M.ma (AN) Monza Salerno L’opera di don Marco Melzi in tutti i Centri della Fondazione Milano-Vismara Milano-Palazzolo Inverigo (CO) LA STATUA Tricarico (MT) Roma - S. Maria della Provvidenza MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 28 donGnocchi Fluid-o-T Fluid-o-Tech ech èè una una società società italiana italiana leader leader nella nella pr progettazione e produzione di pompe per la pressurizzazione ed il trasferimento dei liquidi. Con oltre sessant’anni di esperienza è riuscita a costruire una forte reputazione nell’industria dei sistemi di gestione dei fluidi, settore in cui qualità, innovazione e flessibilità tecnologica sono i principali driver di successo. 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Le sorti dei motulesi per lungo tempo vennero considerate immutabili, per un deficit ritenuto non sanabile, e l’unica soluzione era costituita dall’affidamento alle istituzioni religiose di assistenza caritatevole. Da questa ottica ristretta e riduttiva ci si affrancò a partire dal XVI-XVII secolo, con l’avvento delle prime protesi. In epoca contemporanea, poi, gli spettacolari progressi delle tecnologie sanitarie hanno portato a uno straordinario recupero delle capacità motorie, con la sempre più ampia applicazione della robotica. Resta il fatto che per un lungo periodo storico, l’unico aspetto affrontato in tema di disabilità è stato quello di attribuire qualche supporto fisico alla menomazione motoria, considerata comunque imprescindibile e influenzante la vita stessa del motuleso. L’emarginazione fisica e sociale dei soggetti minorati produsse gradualmente una spinta verso l’affermazione di una strategia riabilitativa che aprisse ad essi le possibilità di contatto umano e di inserimento sociale mediante il miglioramento delle facoltà motorie.Questo approccio culturale tipicamente medico, certamente meritorio per quanto concerne i risultati di recupero fisico, è apparso comunque limitativo, in quanto si orientava a catalogare e definire i bisogni e ad offrire ad essi una risposta standardizzata, dimentica, cioè, della specificità del singolo soggetto. Tutto ciò consentiva ai disabili di ampliare le proprie facoltà, ma non ne agevolava l’inserimento nella comunità di appartenenza, né favoriva il riconoscimento generalizzato di un loro specifico ruolo sociale. L’insufficienza e la parzialità di questa cultura appare evidente anche rispetto al dettato costituzionale il quale, da un lato, all’articolo 4 “riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che Il beato don Gnocchi con la sua Opera ha fornito un paradigma di servizio assistenziale straordinariamente moderno, in sintonia con le più recenti conquiste di Vincenzo Saraceni * rendano effettivo questo diritto” e all’articolo 38 dispone che “gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”; dall’altro lato, all’articolo 3, sancisce che “tutti i cittadini hanno pari Il professor Vincenzo Saraceni, presidente nazionale Simfer LIBRI . Rieditata “La restaurazione della persona umana” Il cardinale Ravasi: «Qui si sente battere il cuore del beato» ■ L’EDITRICE VATICANA ha rieditato nel 2009, anno della beatificazione, il saggio più impegnativo di don Gnocchi, scritto nel 1946. A livello popolare la figura di Carlo Gnocchi come scrittore è affidata soprattutto a “Cristo con gli alpini”, o alla “Pedagogia del dolore innocente”. La penna di don Carlo era instancabile come lo erano le sue mani e il suo cuore: eppure, l’opera più impegnativa dal punto di vista teorico è probabilmente quella meno conosciuta a livello popolare. Si tratta proprio di questo saggio, nato da una serie di articoli apparsi su un giornale stampato a Lugano, un’opera che meriterà al suo autore il Premio Viareggio del 1951. La data della pubblicazione è emblematica: siamo nel 1946, quando la bufera immane della guerra era alle spalle, si era finalmente spenta la retorica marziale e nazionalistica del fascismo e sembrava aprirsi l’alba di una rinascita.Essa, però, aveva a prima vista solo i connotati di una riedificazione edilizia sulle macerie dei bombardamenti. Don Carlo, invece, a un popolo che ormai era stato “disincantato” dalla guerra e che era stato scosso dal letargo dell’intelligenza e della coscienza e liberato dalla propaganda di regime, voleva proporre un’altra e ben più ardua ricostruzione: quella dell’uomo. «In questa operazione - scrive nella prefazione il cardinale Gianfranco Ravasi - don Carlo è sostenuto da una figura intellettuale la cui presenza brilla in molte pagine. È attingendo al pensatore francese Jacques Maritain che don Gnocchi può delineare la struttura del suo concetto di persona, aperta e dialogica rispetto alla monade dell’individuo, propugnata da altre ideologie. Si ha, così, un “nuovo umanesimo cristocentrico” da opporre all’escatologia secolarizzata marxista: qui si sente battere il cuore del beato, proteso verso una religione che abbia nell’Incarnazione il suo motore, un’Incarnazione che non è mai “pienamente attuata dalla civiltà”, perché essa comporta “l’assunzione di tutti i valori umani – tranne il peccato – anzi di tutta la realtà terrestre”. Sulla scia di questa verità acquista valore l’appassionata difesa della libertà come scelta personale per vivere la carità, il cui primato è assoluto non solo per edificare la persona umana, ma anche una società degna e giusta». MISSIONE UOMO Fluid-o-Tech Fluid-o-Tech Fluid-o-T sostiene la Fondazione Don Carlo Gnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO donGnocchi SPECIALE ANNIVERSARIO 33 dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”. I decenni trascorsi non sono passati invano. E, difatti, il Piano di Indirizzo per la Riabilitazione del 2011, elaborato dal ministero della Salute e passato al vaglio della Conferenza Stato-Regioni, recepisce una nuova cultura riabilitativa a dimensione globale, che si sviluppi su alcune tracce fondamentali. Una nuova cultura riabilitativa Il primo profilo è quello che individua lo scopo dell’intervento riabilitativo nel guadagnare salute, intesa non come mero benessere psico-fisico, ma come realizzazione piena della propria soggettività di modo che il disabile non deve più essere considerato malato, ma persona avente diritti. In questa nuova prospettiva appare evidente come le problematiche riabilitative debbano allargarsi verso l’instaurazione di una rete relazionale di rapporti interpersonali che sia in grado di appagare e accrescere le potenzialità specifiche di ciascun soggetto con disabilità. Il secondo profilo è dato dall’elaborazione di un Progetto Riabilitativo Individuale, definito dal medico specialista in riabilitazione, progetto che, applicando i parametri di menomazione, attività e partecipazione sociale elencati nella International Classification of Function (ICF) definisce la prognosi, le aspettative e le priorità del paziente e dei familiari e viene condiviso dal paziente e, quando possibile, con la famiglia. In questo contesto si tende a stabilire tra operatori sanitari e pazienti un rapporto non più di sudditanza ma paritario, basato sulla relazionalità intersoggettiva capace di restituire al disabile la sua piena dignità personale e sociale, riconoscendolo a tutti gli effetti persona titolare di diritti. Il terzo profilo risulta essere quello di agganciare strettamente la riabilitazione alla qualità della vita, tenendo conto dei fattori personali che sono determinanti per la dimensione antropologica del soggetto e del contesto esistenziale in cui egli vive. Questo traguardo è frutto di un lungo percorso costellato di tappe significative, che hanno visto la condizione delle persone con disabilità in via di adeguamento progressivo ad un pieno recupero che ne sviluppasse tutte le potenzialità. Ebbene, tutto questo entusiasmante cammino, che ha aggiunto nuovi contenuti alla riabilitazione, ha potuto contare sull’operato appassionato di un suo fervente precursore, il sacerdote lombardo don Carlo Gnocchi. Don Gnocchi intuì che la riabilitazione dovesse incentrarsi oltre che su cure mediche anche su istruzione, lavoro, famiglia e vita di relazione È a cavallo della fine della seconda guerra mondiale che si assiste al decisivo cambiamento di prospettiva per l’operato di don Gnocchi, sopravvissuto come cappellano volontario alla tragica ritirata di Russia con gli alpini della Tridentina. Don Carlo passa da un esclusivo impegno educativoformativo della gioventù (oratori e scuole) ad una intensa attività assistenziale verso i fanciulli mutilati dagli ordigni bellici. Questa modifica del suo progetto pastorale è dovuta ad una riflessione da lui condotta in ordine sia al dolore degli innocenti sia alla restaurazione della persona umana. Il dolore degli innocenti Nel suo scritto “Pedagogia del dolore innocente”, profondamente toccato dal dramma vissuto da tanti fanciulli indifesi, egli afferma: «Ma è soprattutto questa guerra, l’ultima guerra atroce, abbattutasi particolarmente sugli inermi, che ha richiesto ai bambini una somma inaudita di dolore e di sangue...». E, in relazione all’atteggiamento da tenere, aggiunge: «La nostra attitudine interna ed esterna di fronte ad un bambino che soffre deve essere dominata anzitutto da un profondo senso di rispetto, di venerazione; direi quasi di culto...». Ma il cardine della spiegazione della presenza del dolore incolpevole, suggerito dalla sua intensa religiosità, si trova nelle ultime parole del suo testamento spirituale: «Nella misteriosa economia del Cristianesimo, il dolore degli innocenti è dunque permesso, perché siano manifeste le opere di Dio e quelle degli uomini: l’amoroso e inesausto travaglio della scienza; le opere multiformi dell’umana solidarietà; i prodigi della carità soprannaturale». L’approccio personalista al problema dell’assistenza vista esclusivamente in funzione dell’essere umano, piuttosto che del paziente, si rinviene nelle considerazioni presenti nella sua pubblicazione “La restaurazione della persona umana”. Importanti in essa sono le sue valutazioni sulle esclusive peculiarità della soggettività umana. «Nella indefinita declinazione della natura umana, l’individuo è un caso umano unico e incomunicabile… L’individuo però non è ancora tutto l’uomo, vivente e operante; possiede, direi, soltanto i materiali inerti e gli ingranaggi fermi della vita; per esercitare la sua umanità, l’uomo deve necessariamente conoscere ed amare. L’uomo deve, in altre parole, uscire dall’individualità per diventare persona...». Nell’organizzare una risposta assistenziale efficace ed appagante per i motulesi, apparve evidente a don Carlo, fin dall’inizio, che per l’Italia la soluzione ideale stava nel collegio convitto speciale, elemento di novità che superava il ricovero tradizionale, ancora largamente diffuso. Non luoghi chiusi, ma aperti quanto più possibile alle esperienze sociali esterne, in grado di garantire, oltre alle appropriate prestazioni terapeutiche, un supplemento di attenzioni e di pratiche, intese a favorire la maturazione affettiva e intellettuale, ricreativa e occupa- zionale, naturale e soprannaturale degli ospiti. Queste nuove idee furono approfondite anche sul piano teorico nella relazione tenuta da don Gnocchi in occasione del Congresso internazionale sull’educazione dei minorati fisici, promosso dall’Union Internationale pour la Protection de l’Enfance, tenutosi a Ginevra dal 20 al 25 febbraio 1950 con l’appoggio dell’Unesco e la partecipazione di esperti di oltre venti nazioni. Nella Fondazione Pro Juventute trovò presto definitivo compimento anche l’organizzazione di un’attività riabilitativa a beneficio dei minori poliomielitici, a seguito della diffusione in Italia nel dopoguerra di tale gravissima malattia. Talento d’impresa e carità Ebbene, in relazione tanto ai risultati ottenuti quanto alle molteplici esperienze vissute nel corso della sua esistenza, come si può configurare il personaggio don Gnocchi? Credo che la definizione più calzante sia quella offerta dai professori Giorgio Rumi ed Edoardo Bressan, i quali nella loro biografia lo hanno definito “grande imprenditore della carità”. La sua vita fu la testimonianza palpabile e credibile della realistica possibilità che uno sviluppatissimo talento di impresa possa essere messo a disposizione di una grande finalità etica nella totale gratuità dell’impegno, secondo una prospettiva evangelica. E proprio questo don Gnocchi ci insegna: che sia immaginabile e realizzabile coniugare la capacità imprenditoriale con la generosità dell’amore caritatevole, che l’ingegnosità possa essere una ricchezza che non si aspetta profitto ma sogna solo di arrecare conforto e aiuto. Ed, invero, quel suo sconfinato amore per i fratelli, specie gli ultimi, gli indifesi, i bambini segnati dal dolore, si espresse in un ultimo significativo gesto: il dono delle cornee a due mutilati ciechi, per restituire loro la vista attraverso il trapianto, allora non ancora disciplinato per legge. L’altro versante della testimonianza di don Gnocchi, strettamente connesso al primo, è dato dall’impregnare ogni sua azione di un sentimento d’amore, che significava condivisione, compassione e ricerca della relazione comunicativa con l’altro, il fratello umile ed indifeso. Vi era in lui una spinta travolgente, derivata dalla sua fede, ad immedesimarsi nella preziosità dell’altro. Da questo humus culturale egli trae la convinzione tanto del valore e del senso della sofferenza, quanto del suo aspetto salvifico, che coinvolge sia il malato sia l’operatore sanitario. Scrive nella sua opera “Pedago- MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 32 gia del dolore innocente”: «La cura degli ammalati, le arti della medicina, la carità verso i sofferenti, la lotta contro tutte le cause dell’umana sofferenza sono una vera e continua redenzione materiale che fa parte della redenzione totale di Cristo e di essa ha tutto l’impegno e la dignità». L’originalità di don Gnocchi - è stato sottolineato - sta nell’aver intuito la necessità di una riabilitazione che tenesse conto del contesto della persona umana, che fosse incentrata, oltre che sulle cure sanitarie,sull’istruzione culturale e professionale del motuleso, sul rapporto con la famiglia, con la comunità di vita, di lavoro, di relazione. Don Carlo seppe impregnare la sua azione di un sentimento d’amore che significava condivisione e immedesimazione con la preziosità dell’altro Una visione sistemica che connette l’individuo al gruppo sociale di appartenenza e che, sul piano operativo, produce una svolta terapeutica. Per cui non si tratta solo di un parziale recupero fisico/motorio o di una settoriale applicazione di protesi, ma di restituzione della persona allo stato primitivo di relativa normalità. Proprio sulla base di questi principi si realizza l’opera di don Carlo Gnocchi che, molto prima che questi contenuti fossero assunti dalle contemporanee visioni riabilitative, ha fornito un paradigma di servizio assistenziale globale straordinariamente moderno, in sintonia con le più recenti conquiste di una prospettiva soprattutto formativa e relazionale della riabilitazione. Ma l’eredità di don Gnocchi, pur così rilevante nella sua concretezza ed efficacia, contiene una preziosità aggiuntiva, sottolineata mirabilmente dal cardinale Carlo Maria Martini, che di lui scrisse: «Resta, insieme alle sue opere, la sua lezione alla società italiana e non solo: bisogna ricostruire la persona umana cominciando dai bambini, dal loro dolore e dalle loro sofferenze involontarie. Guai a una società protesa verso il benessere, se dimentica che esiste un dolore innocente, guai se non fa tutto ciò che può per soccorrerlo. Il grande merito di don Carlo è di avere intuito che il convincere una società a compiere coralmente il suo dovere nel soccorrere il dolore innocente, nell’impegnarsi a favore della vita è più importante che non il soccorso stesso». *ordinario di Medicina Fisica e Riabilitazione Sapienza-Università di Roma (dalla lezione magistrale tenuta in occasione dell’ostensione straordinaria dell’urna di don Gnocchi a Roma - febbraio 2014) Attività SPECIALE ANNIVERSARIO 35 Accanto alla fragilità: una missione che continua ■ SUL LETTO DI MORTE, oltre mezzo secolo fa, don Gnocchi affidò la propria Opera a quanti gli stavano accanto con le parole: “Amis, ve raccomandi la mia baracca...”. Una promessa che è stata mantenuta nel tempo. Di fronte al dolore, specie se innocente, la carità cristiana ha saputo inventare inediti e sorprendenti modi per lenirlo, mentre l’umana pietà non ha cessato di escogitare strutture permanenti per prevenirlo e contenerlo. Don Gnocchi è andato “oltre” questa pur lodevole e provvidenziale opera di assistenza e di cura. Si è impegnato - attraverso un’opera riabilitativa capace di utilizzare al meglio il sapere scientifico e i mezzi tecnologici più avanzati del tempo - a restaurare la persona umana, a “restaurare l’uomo ferito”. Fu questa la sua missione! Il cammino, iniziato come un rivoletto di montagna, con le innocenti vittime della guerra, orfani e mutilatini, si è in seguito irrobustito con gli esordienti della vita falcidiati dalla poliomielite. Nel suo scorrere, si è fatto torrente impetuoso con gli afflitti da ogni forma di disabilità, congenita o acquisita. L’Opera che oggi ne rinnova e attua il carisma, facendo propria la sfida iniziale ha trasformato il torrente di allora in un fiume, arricchito dalle abbondanti acque della fragilità degli anziani, dei malati terminali, dei pazienti con gravi cerebrolesioni o in stato vegetativo prolungato. E poi in un lago che, in continua espansione, ha toccato rive inesplorate, valicando Cambiano gli scenari, mutano i bisogni, ma l’impianto valoriale della Fondazione rimane quello di sempre: fedeltà e coerenza al mandato di don Gnocchi ve tecnologie - anche attraverso l’applicazione della domotica e dei più moderni ausili - per consentire la riduzione delle condizioni di disabilità e garantire una migliore qualità di vita. Anche le attività di formazione costituiscono una leva importante per il raggiungimento di obiettivi prioritari. Formazione intesa come percorso comune e condiviso di crescita professionale e culturale delle persone e come cammino da intraprendere per alimentare costantemente il serbatoio valoriale da cui attingere. La continuità assistenziale Lo scenario di oggi impone che l’offerta di servizi sanitari, sociosanitari e socioeducativi diventi sempre più partecipata e a misura di cittadino. La Fondazione Don Gnocchi cerca di rispondere a questa pressante richiesta sviluppando modelli di cura al passo con i tempi, sempre più innovativi ed efficienti, con l’obiettivo della presa in carico multidisciplinare di ogni singolo paziente, dove i diversi profili terapeutici concorrono al benessere e alla salute in termini unitari, integrati e flessibili, a garanzia della continuità delle cure. La Fondazione si è impegnata dunque nel corso del tempo per intensificare maggiormente l’integrazione tra i molteplici nuove frontiere dell’assistenza, abbracciando malati di sclerosi multipla, di sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie neurodegenerative, persone colpite da morbo di Parkinson e malattia di Alzheimer e bambini affetti da disabilità gravissime. In questa poderosa corrente, la centralità della persona umana è rimasta sempre il fine di ogni intervento e la presa in carico delle diverse forme di sofferenza una vera e propria vocazione. Nella sua storia sessantennale, la Fondazione Don Gnocchi ha affrontato trasformazioni radicali, è stata sottoposta ad accelerazioni brusche e ha conosciuto sollecitazioni straordinarie. Ha dovuto continuamente ripensarsi in termini organizzativi, professionali, gestionali e culturali, per continuare a dare risposte pronte ed efficaci ai mutevoli e sempre nuovi volti del bisogno. La presenza in più territori, con diffe- servizi erogati e, in allineamento con il depotenziamento dell’attività ospedaliera, per sviluppare la “medicina territoriale”, con la creazione di strutture intermedie e l’avvio di progetti specifici in ambito di riabilitazione domiciliare in ottica di continuità assistenziale. Il consolidamento e il potenziamento delle attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica hanno reso possibile l’avvio di servizi sperimentali e di modelli innovativi di assistenza, grazie anche al perfezionamento dell’informatizzazione di alcuni processi e il rafforzamento delle alleanze pubblico/privato e delle fattive collaborazione con altri enti non profit. Ma se i bisogni cambiano, l’impianto valoriale della “Don Gnocchi” resta lo stesso di sempre, così come lo sforzo costante e coraggioso di declinare con coerenza, nella pratica di ogni giorno, l’imperativo “Accanto alla vita, sempre!”. L’avvio di nuove strutture Negli ultimi anni, la Fondazione, oltre ad avere ampliato il raggio delle proprie attività, ha esteso la propria presenza sul territorio. È il caso dei Centri avviati di recente, dal Centro “Vismara” di Milano alla nuova struttura riabilitativa di Fivizzano (Ms). A LA RICERCA SCIENTIFICA. “Riabilitazionealla vita”: un confronto sui traguardi raggiunti dalla Fondazione Uno scorcio dei nuovi Centri (dall’alto): il “Vismara” di Milano, il Centro di Fivizzano (Ms) e il nuovo Irccs di Firenze renti esigenze e priorità in termini di salute e assistenza, ha permesso alla Fondazione di ampliare il proprio raggio d’azione e di strutturare un’offerta di servizi sempre più articolata e dinamica. Riconosciuta Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) segnatamente per i Centri di Milano e Firenze, e con i suoi oltre cinquemila operatori, la “Don Gnocchi” garantisce oggi servizi di qualità, in diversificati ambiti di intervento. Assistenza, cura e riabilitazione sono sostenute da un’intensa integrazione con un’avanzata attività di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica, condotte con l’intento di individuare nuovi metodi e nuo- ■ “RIABILITAZIONE ALLA VITA: La ricerca scientifica al servizio della persona umana”: è il tema della giornata - con accreditamento ECM - che si svolgerà a Roma il 28 novembre, nell’Aula Magna “Benedetto XVI” della Pontificia Università Lateranense (piazza San Giovanni in Laterano, 4). L’evento è promosso dalla Fondazione Don Gnocchi, in collaborazione con la Simfer (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) e la Pontificia Università Lateranense e vuole rappresentare un momento di confronto con la comunità scientifica sui traguardi raggiunti dai ricercatori della “Don Gnocchi” e sulle sfide aperte in tema di riabilitazione. In apertura, è prevista la partecipazione, tra gli altri, di monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della Lateranense,di monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, di monsignor Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale sanitaria diocesi di Roma, dell’onorevole Vito De Filippo, sottosegretario al ministero della Salute e di monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi. Il convegno punta a sviluppare una riflessione “sull’inesausto travaglio della scienza” al servizio della persona umana, finalizzato a restaurarne dignità e capacità, secondo gli insegnamenti di don Gnocchi, nel quinto anniversario della sua beatificazione. La giornata si rivolge in particolare a medici chirurghi, infermieri, tecnici ortopedici, terapisti occupazionali, tecnici per psicomotricità evolutiva e psicologi. A tema, nelle varie sessione di lavori, argomenti quali “la persona e il cervello”, “la persona e i sistemi”, “la persona e la società”. Info al sito www.dongnocchi.it. IL SITO ISTITUZIONALE Notizie e approfondimenti (anche multimediali) in rete ■ NOTIZIE, INFORMAZIONI e approfondimenti multimediali sul beato don Gnocchi, sull’attività e sui servizi offerti oggi dalla Fondazione nell’articolazione dei suoi Centri sono disponibili nel nuovo sito istituzionale www.dongnocchi.it, in rete dall’inizio dell’anno. L’ampia sezione dedicata al beato don Gnocchi è raggiungibile con un clic dall’home page e da qualsiasi altra pagina del portale. Accanto alla biografia di don Gnocchi e alle tappe della sua vita, è possibile consultare - nella sezione “frammenti antologici” - le più belle e suggestive citazioni dagli scritti di don Carlo, suddivise per temi e argomenti. Il lungo e complesso iter del processo di canonizzazione, con lo straordinario traguardo della beatificazione, celebrata a Milano il 25 ottobre 2009, sono raccolti e raccontati in una sezione apposita. Una bibliografia completa, l’accesso all’archivio storico, informazioni sul santuario e sul museo dedicati al “papà dei mutilatini” e informazioni sulle mostre itineranti a disposizione degli interessati completano la sezione. Punto di forza del nuovo portale è comunque la possibilità di cercare e trovare nella maniera più facile e intuitiva i servizi offerti dalle strutture della Fondazione. Questo è possibile sia dall’home page, che dalla sezione “I Centri”. La sezione “La Fondazione” contiene invece dati e informazioni sulla storia della “Don Gnocchi”, sulla struttura e sull’organizzazione attuali, con la possibilità di consultare agevolmente lo statuto, la carta dei valori, il contratto, le certificazioni di qualità, le pubblicazioni. Completano il portale le sezioni dedicate alla comunicazione, alle donazioni e al volontariato. Dall’home page è infine possibile consultare i tweet del giorno, oltre che accedere al ricco canale istituzionale di youtube, con decine di filmati, suddivisi per categorie. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 34 FONDAMENTA SOLIDE E SGUARDO AL FUTURO Innovazione tecnologicae sfide sociali: le strategiedella Fondazione in chiave “Horizon 2020” ■ IL TEMA DELL’INNOVAZIONE IN SANITÀ - capitolo oltremodo attuale e di straordinaria importanza - impegna da tempo la Fondazione Don Gnocchi nella messa a punto di strategie e programmi per l’immediato futuro. La società europea (e non solo) sta chiaramente invecchiando. Dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano un aumento della vita media di ben 3 anni nell’ultimo decennio. In Italia, terzo Paese più longevo nel mondo - sempre secondo l’Oms, dopo Svizzera e Singapore - l’aspettativa di vita è oggi di oltre 82 anni. All’invecchiamento della società, però, non corrisponde sempre una qualità della vita adeguata durante l’età avanzata. I progressi della medicina hanno portato a una maggiore sopravvivenza anche a fronte di eventi e processi potenzialmente letali, come traumi, ictus, malattie degenerative, portando a una cronicizzazione - anche in età non geriatrica - di stati di disabilità. E poi ci sono i bambini. I bimbi nati con una qualche forma di disabilità - migliorabile o no - verso i quali la Fondazione Don Gnocchi ha sempre mostrato grande attenzione e su cui sta ora focalizzando uno sforzo di rete non indifferente. La sfida si traduce in due obiettivi: essere sempre più attrezzati per affrontare e trattare casi complessi e multifattoriali nei vari Centri e seguire gli assistiti quando tornano a casa, con la stessa cura e accuratezza che hanno sperimentato nelle strutture sul territorio. Per perseguire obiettivi così importanti, serve una forte e decisa spinta verso l’innovazione. Certamente il potenziale innovativo, anche inespresso, della “Don Gnocchi” è enorme: sessant’anni di storia, grandi numeri (3,5 milioni di accessi di pazienti ogni anno), successi pionieristici (dall’impostazione della riabilitazione di don Carlo alla fisiatria del maestro Silvano Boccardi, al Centro di Bioingegneria da trent’anni in Fondazione fino alla nanomedicina…) hanno segnato la storia dell’Opera e costituiscono le solide fondamenta su cui costruire il futuro. Il punto, ora, è una vision dell’innovazione, un piano di azione strategico per la realizzazione del potenziale innovativo della Fondazione. Al primo posto va messa la definizione degli obiettivi. Puntiamo a consolidare la capacità di affrontare la complessità che caratterizza il paziente da riabilitare che approda ai nostri Centri e offrire poi una continuità di cura nell’ambiente naturale del nostro assistito, ovvero la sua casa. Al secondo posto, indubbiamente, vanno messe le alleanze. Alleanze da stingere, ad esempio, sia livello nazionale che internazionale, in tema di riabilitazione di casi complessi come ictus, malattie neurodegenerative, cerebrolesioni... La Fondazione è stata di recente negli Stati Uniti, per visitare reparti di riabilitazione di giganti come il Mercy Hospital dell’UPMC (University of Pittsburgh Medical Center, un’azienda non-profit con 60.000 dipendenti e 10 miliardi di dollari di fatturato, che conta - solo per la parte dedicata alla riabilitazione - 18 Centri e circa 1000 letti). Ho visto qui la stessa dedizione e professionalità che vedo nei nostri reparti, la stessa attenzione verso le molte fragilità del paziente. La seconda impressione è stata quella di una maggiore incidenza e integrazione dell’attività di ricerca con la clinica, per la comprensione dei meccanismi più efficaci di riabilitazione e per misurarne gli esiti. La terza e più importante impressione, al termine della missione, è stata quella di una maggiore potenzialità della Fondazione, rispetto alle istituzioni visitate, in termini di traslazionalità, cioè di capacità di tradurre la ricerca in innovazione, in modo più snello e diretto rispetto al sistema americano, più “ingessato” dal sistema di rimborsi delle assicurazioni. È poi necessario pensare alle alleanze con le aziende, attori primari dell’innovazione. Ora più che mai le aziende high-tech sono interessate ad alleanze con istituzioni rilevanti per aumentare il proprio livello di immagine nella responsabilità sociale e aprirsi a nuovi mercati. La Fondazione ha in corso esperienze significative con Microsoft Italia, con il supporto della quale sta realizzando un laboratorio ad alta tecnologia informatica per la riabilitazione in ambito neuropsichiatrico, facendo anche uso di soluzioni su cloud. Altre potenziali alleanze sono allo studio, con giganti come IBM (sia nell’ambito dell’analisi di grandi quantità di dati provenienti da misure di outcome riabilitativo, che in ambiti più di frontiera, come le nanotecnologie in medicina). Va tra l’altro ricordato che il momento è propizio, a livello europeo, per la Fondazione Don Gnocchi e per le istituzioni in generale che si occupano di prevenzione, riabilitazione, cronicità e invecchiamento. Infatti l’Ottavo Programma Quadro della Comunità Europea (“Horizon 2020”,), che prevede un investimento di quasi 80 miliardi di euro, dedica una corposa fetta del budget alla collaborazione tra ricerca applicata alle sfide sociali (tra cui la salute e la società che invecchia sono temi predominanti) e innovazione industriale. Dal precedente programma di finanziamento, la grossa novità è il focus sull’innovazione, cioè l’obiettivo di fornire soluzioni high-tech alle sfide sociali. Ora più che mai, quindi, la Fondazione vuole spingere sul tema dell’innovazione, per mantenersi agganciata a questi cambiamenti e - in continuità con lo stile del beato don Gnocchi – essere pronta a “combattere la battaglia contro l’invasione della morte” con i mezzi più avanzati che il progresso mette oggi a disposizione, sempre e comunque con quell’intensa e irrinunciabile passione per la vita che caratterizza da sempre il suo impegno dalla parte dei più fragili. Furio Gramatica responsabile CITT - Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico - Fondazione Don Gnocchi 37 Marina di Massa, all’interno dello Centro “S. Maria alla Pineta”, è stato avviato un nuovo hospice per malati oncologici in fase terminale e non solo. Senza dimenticare, a Firenze, la decisione di lasciare la storica struttura di Pozzolatico, non più adeguata, per traferirsi nel 2011 nel moderno Centro Irccs “Don Carlo Gnocchi”, in zona Torregalli. Stessa cosa per il presidio ambulatoriale di Colle val d’Elsatrasferito nel 2010 in una nuova sede. Le frontiere della riabilitazione Accanto alle consolidate e più tradizionali attività, va segnalata la riabilitazione intensiva ad alta specializzazione per gravi cerebrolesioni acquisite: è forse la soglia più estrema della riabilitazione, dedicata a persone che, a seguito di gravi traumi cranici, gravi lesioni cerebrovascolari o arresti cardio-circolatori che provocano una anossia cerebrale, entrano in stato di coma e richiedono lunghi e complessi percorsi di cura e di riabilitazione. Percorsi che coinvolgono specialisti (rianimatori, neurochirurghi, neurologi e fisiatri), personale di assistenza e riabilitazione (infermieri, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, neuropsicologi, terapisti occupazionali, assistenti sociali) e che si snodano in una rete di interventi dalla fase acuta, attraverso la fase di degenza riabilitativa, fino alla fase di rientro a domicilio e di reinserimento sociale. Attività e attenzioni implementate in questi ultimi anni nelle strutture di Sarzana (in fase di trasferimento nella nuova sede di La Spazia), al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano,al Centro “Spalenza” di Rovato (Bs), al Centro “S. Maria Ausiliatrice” di Torino, nel nuovo Irccs “Don Gnocchi” di Firenze e nel Polo Specialistico Riabilitativo di S. Angelo dei Lombardi (Av). Oltre 120 posti letto a cui si aggiungono i 30 posti letto del nucleo specialistico dell’Istituto “Palazzolo” di Milano dedicato all’assistenza e cura alle persone in stato vegetativo o di minima coscienza. Punto di forza di questa attività in Fondazione è l’organizzazione a rete, ovvero la condivisione di buone pratiche, esperienze e procedure condivise a tutti i livelli, con il coinvolmento anche della famiglia. Al crepuscolo dei morenti “Non posso aggiungere giorni alla vita, ma posso aggiungere vita ai giorni”: in queste parole di Rita Levi Montalcini è racchiusa la strategia che ha condotto la Fondazione ad estendere negli ultimi anni il proprio impegno nell’assistenza ai malati oncologici ter- dell’Irccs di MIlano - alla ricerca internazionale sui meccanismi biologici/genetici della Sclerosi Multipla, i progetti in collaborazione con la Scuola Superiore S. Anna di Pisa nell’ambito della riabilitazione “robot assistita” e tante altre recenti iniziative dimostrano che il percorso intrapreso su questo fronte è in continuo e costante sviluppo, per essere sempre al passo con i tempi e nell’interesse dei pazienti. minali. L’hospice è innanzitutto il luogo dove si rispetta la vita, fino alla sua fine naturale: è prima di tutto sollievo, rispetto della persona, qualità della vita, ricerca del benessere, lotta alla sofferenza... E così, dopo la struttura-pilota di Monza, una delle prime nel Paese, avviata alla fine degli anni Novanta, ecco negli ultimi mesi l’apertura degli hospice di Marina di Massa e dell’Istituto “Palazzolo” di Milano. Queste tre strutture sono complessivamente dotate di 40 posti letto per pazienti per lo più oncologici, a cui si affiancano altrettanti posti letto per famigliari o accompagnatori. L’ospedale a casa dei pazienti Oggi sempre più si parla di continuità assistenziale. Le forme canoniche di assistenza (ospedali, case di cura, strutture ambulatoriali), causa anche la crisi economica, non sono più sufficienti a garantire l’assistenza di cui un paziente ha bisogno, soprattutto nel momento in cui termina la fase acuta. Un progetto sperimentale, iniziato più di un anno fa in Irpinia (Polo Specialistico Riabilitativo di Sant’Angelo dei Lombardi) e che sta dando ottimi risultati, è l’Assistenza Domiciliare Riabilitativa Intensiva (Adri), che consiste nel ricreare a casa del paziente le condizioni di un ricovero ospedaliero. Si tratta di una forma organizzativa che non ha nulla a che vedere con i normali trattamenti domiciliari, ma che si pone come alternativa reale al ricovero ordinario, per quanto riguarda le attività riabilitative intensive post acuzie. Questo comporta vantaggi indiscutibili per il paziente stesso - non più sottoposto allo stress del ricovero e a proprio agio nell’ambiente domestico, così da favorire un recupero più veloce - e consente di liberare posti letto presso le strutture ospedaliere o di riabilitazione, a favore di chi necessita di cure e trattamenti esclusivamente in regime di ricovero. Ricerca e innovazione tecnologica L’impegno sul versante della ricerca non conosce soste. Gli Irccs di Milano e Firenze operano in collegamento con Università ed Enti di ricerca nazionali e internazionali e con laboratori satellite all’interno della stessa “Don Gnocchi”. L’attività clinica e la ricerca hanno un approccio traslazionale e sono indirizzate ai settori biomedico, biotecnologico e nella sperimentazione clinica per individuare nuovi metodi e nuove tecnologie per il recupero dei deficit e la riduzione delle condizioni di disabilità. Fra le ricerche volte al miglioramento della qualità della vita, particolare attenzione è stata data alla creazione di protocolli per la gestione del dolore, alle ricerche per l’educazione all’autonomia e all’inserimento sociale. La Fondazione vanta inoltre un’esperienza più che trentennale nella sinergia tra tecnologia e sperimentazione clinico-assistenziale. Ne sono esempi lo sviluppo di tecniche di analisi strumentale del movimento, l’utilizzo di avanzate tecniche di neuroimaging, l’impegno in ambito di sensori indossabili e la domotica per perseguire obiettivi di continuità assistenziale. La partecipazione della Fondazione agli Stati Generali della Salute di Roma, che hanno chiamato in causa tutti gli Irccs nazionali con le loro eccellenze, il riconoscimento avuto dall’Osservatorio Ict del Politecnico di Milano per il progetto presentato dalla Fondazione che ha portato alla costruzione di una Piattaforma Integrata Sanitaria e Assistenziale per la gestione del percorso del paziente fragile nei diversi ambiti di intervento , il contributo dato dalla Fondazione - Unità Operativa Sclerosi Multipla Il ruolo della formazione In Fondazione Don Gnocchi la formazione, oltre ad essere considerata un processo di acquisizione e sviluppo di abilità e competenze, vuole essere anche strumento di comunicazione e trasmissione di valori antropologici e di principi etici distintivi della mission dell’organizzazione e del pensiero del fondatore. Sul versante interno, l’offerta muove dalla volontà di coniugare il mantenimento e consolidamento delle competenze fondamentali per lo svolgimento delle attività “core”, l’acquisizione di tecniche specialistiche innovative orientate anche alle nuove tipologie di utenza, il miglioramento dell’agire relazionale e comunicativo nei confronti del cittadino/paziente, con gli orientamenti per la salute definiti dalle macro tendenze di sistema, oltre che dalla programmazione sanitaria nazionale: l’invecchiamento della popolazione (cronicità), l’incidenza delle patologie tumorali e delle patologie cardio-respiratorie, l’aumento della non autosufficienza nella popolazione anziana e l’incremento delle malattie degenerative e irreversibili. Sul versante esterno, sono ormai consolidati i rapporti con l’Università agli Studi di Milano per la gestione dei corsi di laurea di infermieristica, educazione professionale, fisioterapia, terapia occupazionale, logopedia e terapia della neuro psicomotricità dell’età evolutiva, con oltre 550 studenti che frequentano le sedi della Fondazione Don Gnocchi e un migliaio di laureati dall’avvio del primo corso nel 2001. Le recenti novità sono rappresentate dalle proposte di formazione continua per le aree della sanità, della riabilitazione, dei servizi socioeducativi, della scuola, delle aziende e su alcuni temi trasversali come l’informatica, la sicurezza e la cultura organizzativa. Per le aziende il nuovo bisogno che si vuole interpretare è quello del welfare, dove la proposta che la Fondazione fa ai “luoghi del lavoro” è in linea con l’attenzione globale alla persona che da sempre caratterizza la propria storia e la propria mission. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 36 Attività SPECIALE ANNIVERSARIO MILANO 39 La Fondazione nel mondo: le parole d’ordinedella solidarietà ■DAL 2001, ANNO DEL RICONOSCIMENTO di Ong da parte del ministero degli Affari Esteri, l’Area Solidarietà Internazionale della Fondazione Don Gnocchi ha avuto un approccio innovativo sostenibile nei diversi progetti di cooperazione allo sviluppoin cui è coinvolta. Alcune parole d’ordine guidano l’organizzazione in questo ambito. Partenariato Creare reti fra tutti gli attori che partecipano a un progetto rappresenta un vero punto di forza delle attività di cooperazione internazionale. In Ecuador, l’Istituto di Educazione Speciale “Nuevos Pasos”, che la Fondazione supporta dal 2003, ha ottenuto l’accreditamento dal ministero dell’Educazionediventando così una scuola parificata. Tredici insegnanti garantiscono l’educazione a 100 bambini e ragazzi con disabilità . Il ministero ha riconosciuto il Centro come ente idoneo a favorire la scolarità nella regione di Esmeraldas. Il coinvolgimento degli enti pubblici ha permesso di attivare una collaborazione del ministero della Salute che ha portato all’inserimento nella scuola di un medico e un fisioterapista qualificati. Grazie al sostegno del ministero dell’Inclusione Economica e Socialesono attivi percorsi di coinvolgimento e inclusione delle persone disabili nelle diverse comunità locali. In quest’ottica, la Fondazione ha stipulato un accordo con la Ong Italiana “Ovci la Nostra Famiglia” per il progetto di una scuola speciale e un centro riabilitativo, al fine di promuovere attività di assistenza socio-sanitaria e di integrazione sociale e lavorativa di bambini e ragazzi con disabilità. Questo lavoro congiunto ha portato all’ottenimento di un finanziamento da parte del ministero italiano degli Affari Esteri che coinvolgerà oltre duemila persone. In Rwanda il Centro di Chirurgia Ortopedica Pediatrica e Riabilitazione “Santa Maria di Rilima”, sostenuto e accompagnato nella crescita dalla Fondazione Don Gnocchi dal 2004, è stato riconosciuto dal governo ruandese come Centro di riferimento specializzato nella chirurgia ortopedica. CBR-Community Based Rehabilitation Dal 2003 la Fondazione Don Gnocchi ha avviato in Bolivia progetto di “Riabilitazio- Partenariato, formazione e innovazione a guidare i progetti di cooperazione allo sviluppo. Festeggiati i dieci anni in Bosnia Erzegovina a cura dello staff ASI ne su Base Comunitaria” (Cbr) in sette comunità rurali andine. La Cbr, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Salute, è una strategia di sviluppo comunitario per la riabilitazione, le pari opportunità e l’integrazione sociale delle persone disabili appartenenti alle comunità cui l’azione si rivolge. L’obiettivo vuole essere quello di creare nuovi “promotori” di una cultura incentrata sulla prevenzione e sull’inclusione sociale delle persone con disabilità. NelloSri Lankaè stato avviato un progetto pilota nel villaggio di Kandathoduwawa (Diocesi di Chilaw) finalizzato all’integra- zione nelle attività quotidiane (scuola, lavoro, feste, giochi...) delle persone disabilidel villaggio. Un aiuto concreto viene offerto anche alle famiglie locali attraverso la costituzione di una rete di supporto, di gruppi di mutuo aiuto, nonché di fornitura di ausili specifici. Formazione È l’impegno per il trasferimento delle conoscenzetramite missioni estere di carattere formativo da parte di personale specializzato della Fondazione Don Gnocchi. Nel 2011 si sono svolte 26 missioni, 14 delle quali di dipendenti “Don Gnocchi”, in 5 Paesi. Nel 2012 le missioni sono state 33 (21 dipendenti in 6 Paesi); nel 2013 sono state 24 (15 dipendenti in 7 Paesi) e fino al mese di settembre 2014 si sono svolte 14 missioni di operatori, di cui 5 dipendenti della Fondazione, in 4 Paesi. Innovazione Nel 2013, dopo una fase di studio di fattibilità e accordi con i vari partner, in particolare con Fondazione Pro Africa, è stato ristrutturato in Burundi un padiglione dell’ospedale distrettuale di Ngozi da dedicare alle attività di riabilitazione. Oggi il padiglione è dotato di una palestra di riabilitazio- ne, attrezzata secondo uno standard italiano di buon livello e dotata di attrezzature e ausili inviati dall’Italia. Non essendo ancora prevista in Burundi la figura professionale del fisioterapista, il reparto lavora grazie alla presenza costante di una fisioterapista della Fondazione Don Gnocchi, supportata da tre infermieri e una suora.Parallelamente sono previste lezioni specifiche sulle tematiche della riabilitazione al corso per infermieri professionali dell’Università di Ngozii. Il Centro di Chirurgia Ortopedica Pediatrica e Riabilitazione “Santa Maria di Rilima”, in Rwanda, ha registrato negli ultimi anni un aumento degli accessi di pazienti con disturbi neurologici. A questo proposito, è stato definito un progetto volto a migliorare l’assistenza di bambini con problematiche neurologiche non solo dal punto di vista sanitario, ma anche facilitando il processo di inclusione sociale. La sfida avviata nel maggio 2014, grazie al cofinanziamento del ministero degli Affari Esteri italiano, è quella di offrire un modello di servizi per la presa in carico globale dei piccoli pazienti, attraverso la messa in atto di processi di screening, cura e riabilitazione e la creazione di un network specializzato. Il progetto vedrà il coinvolgimento di diverse figure professionali espatriate: neuropsichiatra, fisioterapisti, logopedisti e operatori socio sanitari, che lavoreranno in stretta collaborazione con lo staff locale. Con il coinvolgimento delle Istituzioni locali e del mondo profit, la sfida in Tunisiaè stata invece quella di creare un modello innovativo di formazione e job placement per le persone disabili, rispondendo alle esi- Continua l’accoglienza ai profughi siriani ed eritrei Attivato anche un piano di supporto per gli operatori ■ CONTINUA L’ACCOGLIENZA di profughi siriani ed eritrei all’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano, in risposta alla richiesta di prefettura e amministrazione comunale per la gestione dell’emergenza umanitaria. Famiglie numerose, per lo più appartenenti al ceto medio, con bambini anche piccoli, in transito in Italia via Mediterraneo, dopo un lungo viaggio attraverso Egitto, Libia e Marocco. Per loro - e sono già parecchie migliaia - una manciata di strutture appositamente attrezzate a Milano. Un soggiorno breve, poi di nuovo in viaggio, verso altre destinazioni, spesso nel nord Europa. La Fondazione ha attrezzato alcuni spazi non utilizzati del “Palazzolo”, attrezzando due piani del convitto: sette stanze con bagno, infermeria, guardaroba, tre sale pranzo, due tisanerie, spazi soggiorno e giochi per i molti bambini e un guardaroba. Migliaia sono i profughi transitati a Milano in un anno: l’amministrazione comunale ha elogiato l’impegno delle organizzazioni del terzo settore (Farsi Prossimo-Caritas, Fondazione Don Gnocchi , Fondazione Progetto Arca e Fondazione Fratelli di San Francesco), senza il quale sarebbe stato impossibile gestire l’emergenza. L’Area Solidarietà Internazionale della Fondazione Don Gnocchi è inoltre impegnata a offrire un supporto relazionale agli operatori coinvolti nelle atti- vità d’accoglienza dei profughi. L’attenzione a queste persone e la comprensione della necessità di sostenere il personale che assiste i migranti ha portato ad attuare un piano di supporto al trauma, grazie alla professionalità di Annette Devreux, specializzata in traumi da conflitto, componente dell’Area Solidarietà Internazionale della “Don Gnocchi”. Questo percorso è finalizzato ad aiutare il personale nell’assistenza degli adulti e dei numerosi bambini accolti presso la struttura. genze del mercato occupazionale locale. Significativo il coinvolgimento del Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo (Cefos) della Fondazione Don Gnocchi e dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) per le attività di formazione svolte presso le aziende tunisine. sociazione “Mir I Dobro” di Viggiù (Va), con il finanziamento della Regione Lombardia. L’intervento del Centro di Riabilitazione per bambini disabili “Marija Nasa Nada” si inserisce nel contesto di graduale ripristino e ampliamento di una rete di servizi sociali e sanitari in Bosnia Erzegovina. Il progetto consiste nell’accompagnamento da parte della Fondazione Don Gnocchi alla gestione del Centro, sia dal punto di vista organizzativo-amministrativo, sia come supervisione delle attività. Parte integrante del supporto al Centro è la formazione, con particolare riferimento agli operatori del comparto educativo, sanitario e della riabilitazione. Il Centro, gestito secondo i principi del mixed welfare(pubblico, privato, terzo settore e famiglie), garantisce un servizio qualificato a 60 bambini con disabilità fisica o psichica ed è oggi un punto di riferimento consolidato per i bambini con disabilità che lo frequentano e per le loro famiglie. Associazioni ed enti locali che sostengono e promuovono la struttura sono veicoli per una forte estensione su scala nazionale dei servizi offerti, sia dal punto di vista erogativo che formativo. Continuità L’anniversario dei dieci anni di attività del Centro riabilitativo “Marija Nasa Nada” (“Maria nostra speranza”), realizzato a Siroki Brijeg, in Bosnia Erzegovina, è stato festeggiato lo scorso 18 settembre, nel corso di una pubblica cerimonia a cui hanno preso parte parte autorità civili e religiose locali, operatori, utenti e familiari e rappresentanti della “Don Gnocchi”, guidati dal presidente, monsignor Angelo Bazzari, con la presenza, tra gli altri, del direttore Affari istituzionali, Roberto Rambaldi, e del coordinatore dell’Area Solidarietà Internazionale, Carlo Del Favero (nella foto, con alcuni degli operatori locali). La struttura è stata realizzata nel 2004 nella cittadina non lontano da Mostar, grazie all’impegno della Fondazione e dell’As- MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 38 Attività DALLE PAGINE DEL LIBRO SPECIALE ANNIVERSARIO MISSIONE UOMO Luisa che scrive con gli occhi: «Ho la Sla, ma non mi arrendo» Un libro di ricordi e di frammenti di vita raccolti con lo sguardo da una paziente assitita all’Istituto “Palazzolo”. L’appello ai ricercatori: «Fate presto, vi prego!» Claudia Dorini ■ «SONO CINQUE ANNI CHE CONVIVO con questa bastarda malattia che è la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla). Speravo di avere più tempo ma, nell’ottobre dello scorso anno, mi hanno anche tracheotomizzata. La mia testa vorrebbe fare ancora tante cose: viaggiare, uscire, mangiare in compagnia degli amici, seguire di più mio figlio nelle sue attività. Insomma fare tutte quelle piccole e semplici cose come abbracciare, parlare, cucinare che ora mi sono impossibili, perché la malattia mi ha portato via tutto...». Sono parole di Maria Luisa Rizzi, paziente del Nucleo Specialistico dedicato all’assistenza di pazienti affetti da malattie neurodegenerative dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano , contenute nel libro “La Regina delle Nevi” - presentato lo scorso 4 ottobre nell’ambito della tradizionale festa del Centro - dove la donna racconta con grande intensità di sentimenti le vicende legate alla sua infanzia, vissuta tra Milano e Barletta. Grazie ai progressi della tecnologia, Luisa ha potuto scrivere l’intero testo con gli occhi - unica parte del suo corpo che ancora si muove -, testimonianza concreta di come, nonostante la malattia, non si sia mai arresa. «La Sla - spiega il dottor Paolo Banfi, Responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Respiratoria dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano - nei suoi stadi più avanzati è una malattia devastante, annulla la persona nel suo essere anche più intimo, costringendola consapevolmente ad essere dipendente da tutti per tutto». L’ATTIVITA’ NEI CENTRI. La Fondazione impegnata nella cura e riabilitazione, ricerca scientifica e formazione ■ IN UN’OTTICA DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE E RIABILITATIVA, nei reparti della Fondazione Don Gnocchi dedicati all’assistenza di pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) la presa in carico è multidisciplinare e in grado di dare risposte differenziate ai bisogni riabilitativi, prevalentemente nella fase di cronicità. Un team multidisciplinaresegue il paziente nelle varie fasi del percorso: valutazione, impostazione del progetto riabilitativo individuale, pianificazione della realizzazione del progetto attraverso programmi riabilitativi specifici, verifiche periodiche e rimando ad interventi in regime ambulatoriale. Un importante contributo allo sviluppo della cura e dell’assistenza a pazienti affetti da Sla deriva anche dalla particolare qualificazione della Fondazione Don Gnocchi nel campo dello studio, della sperimentazione e addestramento all’uso di ausili avanzatie nelle intense attività di ricerca. In ambito neurobiologico, la Fondazione è impegnata sul fronte dello studio dell’eziopatogenesi della malattia. Il laboratorio di Medicina Molecolare e Biotecnologie e il reparto di Neurologia Riabilitativa dell’IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano sono promotori di progetti di ricercasul tema, in collaborazione anche con altri enti nazionali. In ambito tecnologico la “Don Gnocchi” ha affrontato lo studio di fattibilità di ausili avanzati basati su interfacce cervello-computer, in grado di tradurre le intenzioni del soggetto, espresse attraverso modulazione volontaria di alcuni ritmi cerebrali, nel controllo di dispositivi esterni destinati alla maggiore autonomia. La complessità di gestione del paziente con Sla, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia, pone alcune riflessioni in merito alle modalità più opportune per fornire programmi di formazione specifica. A tal fine, la Fondazione, in collaborazione con altri partner, ha promosso e continua a promuovere iniziative volte a incentivare programmi di formazione dedicati a tutti gli operatori coinvolti nel percorso di cura dei pazienti. La condivisione di programmi, obiettivi e modalità di gestione, fra il personale esperto nella cura dei pazienti con Sla ed i professionisti di tutta la rete, diventa lo strumento insostituibile per un’immediata ricaduta sulla qualità dell’assistenza e quindi sulla qualità di vita del paziente e della sua famiglia. La malattia, pur rendendo Luisa prigioniera in un corpo che via via diventa immobile, non le ha tolto la capacità di pensare e la volontà di rapportarsi agli altri. Attraverso la descrizione del suo spaccato di vita famigliare, vissuto intensamente e positivamente, Luisa riesce a restituire al lettore il medesimo piacere per le piccole cose quotidiane. Gli innumerevoli episodi narrati portano il lettore a fermarsi a riflettere su come la famiglia, l’amore e i piccoli gesti che a volte diamo per scontati rappresentano invece una risorsa fondamentale e indispensabile, nella vita frenetica di oggi. Ricordi indelebili , quelli di Luisa, che nessuna malattia potrà mai cancellare: il Natale a Barletta, le estati al mare, il primo giorno d’asilo, la festa di Carnevale, il periodo alla scuola elementare, la Prima Comunione, e il recente incontro con Papa Francesco... Tutti episodi ben saldati nel suo cuore ancora oggi, a distanza di tempo. «C’erano alcuni periodi in cui, da piccola, piangevo sempre, sia di notte che di giorno racconta nel libro - e ricordo che, per dare un po’ di pace alla mia mamma, la mia nonna Maria e la bella zia Lina mi venivano a prendere per portarmi con loro a Barletta. A volte ci rimanevo anche più di sei mesi, con loro stavo bene, mangiavo, dormivo ed ero serena. La famiglia di mia mamma è meravigliosa». E ancora: «Nei giorni che precedevano il Natale si facevano grandi tavolate. Lo zio Vito era sempre a capotavola (si era preso cura della famiglia dopo la morte del nonno e del figlio maggiore Domenico) mentre mio padre si sedeva sempre al suo fianco, in qualità di ospite d’onore. Noi bambini ci diverLa copertina del libro. tivamo come Nella foto a fianco, matti quando, l’incontro di Luisa finito di mangiacon Papa Francesco re, si spostavano tutti i tavoli per ballare. Io giocavo sempre con i miei cugini Franco e Michele, i miei cavalieri, mentre mio fratello Giuseppe era sempre insieme a mio cugino più grande, anche lui di nome Giuseppe». Il libro di Luisa rappresenta non solo un positivo incoraggiamento per chi come lei, lotta ogni giorno con la Sla, ma una solleci- ■ LA MIA MALATTIA, pur bloccandomi progressivamente tutti i muscoli, non mi ha tolto la capacità di pensare e la volontà di rapportarmi agli altri. La mia mente è vigile, ma prigioniera in un corpo che via via diventa immobile. La decisione di scrivere un libro sulla mia infanzia rappresenta però la testimonianza concreta di come, nonostante la malattia, io non mi sono mai arresa. Questo libro l’ho scritto con gli occhi, che per ora si muovono e che spero continueranno a farlo per darmi la possibilità di fare ancora lunghi “discorsi”... Le persone che mi assistono e che mi curano giornalmente contribuiscono con i loro gesti ad alleviare le mie sofferenze, non solo quelle fisiche. Durante il decorso della malattia sono stata ricoverata per un lungo periodo nel Nucleo Specialistico dedicato all’assistenza di pazienti affetti da malattie neurodegenerative dell’“Istituto Palazzolo” di Milano (nella foto), struttura della Fondazione Don Gnocchi. Qui ho incontrato un medico “speciale”, che non ama si parli di lui. Io, però, auguro a tutti di poter avere un dottore bravo, premuroso e umano come il mio. Nel periodo del mio ricovero capitava spesso che in alcuni giorni avessi il morale a terra, ma, quando credevo di non farcela arrivava lui che puntualmente riusciva a risollevarmi il morale. Parlavamo molto, avevo sempre mille domande da porgli. In sua presenza sorridevo sempre e lui si entusiasmava per ogni cosa che riuscivo a fare; apparentemente piccole cose, che invece per me rappresentavano grandi traguardi, come riuscire a rimettermi in carrozzina trascorso un mese soltanto dall’intervento di tracheotomia che avevo subito. Nonostante i dolori, la nausea e la stanchezza facevo di tutto tazione per tutti coloro che, attraverso il sostegno alle attività di ricerca, contribuiscono a tenere acceso quel senso di speranza così fondamentale per tutti i malati. «Vorrei avere il “mio” dottore sempre al mio fianco, per aiutarmi ad alleviare quel dolore che mi porto dentro e che nessuno fino in fondo può comprendere e rimuovere. Solo la notizia di una cura certa potrebbe farlo, ma quanta strada ancora bisogna fare in questo senso!». È a tutti i ricercatori, che ogni giorno si impegnano in attività di ricerca e studio sulla malattia, con la speranza di trovare una cura certa, che Luisa rivolge il suo «Fate presto, vi prego!», anche se «della vita bisogna comunque gioire ed il mio cuore batte ancora!» . Luisa ha raggiunto e reso concreto un obiettivo molto importante: ha affrontato senza mai arrendersi la malattia, ha modificato i propri interessi senza mai estraniarsi dal mondo reale e soprattutto vive 41 MISSIONE UOMO «In reparto mi sono sentita come a casa mia...» 40 per farmi forza, per riprendere il possesso di quella facoltà che fino ad allora era stata per me così semplice e parte della mia vita quotidiana. Un giorno in ospedale mi ha anche detto: «Cara Luisa, non ti si può vedere con quei capelli, devi assolutamente farti una tinta!». E pensare che era l’ultimo dei miei pensieri! Ma lui ha chiesto persino alla caposala se fosse possibile chiamare il parrucchiere... Con la sua grande umanità è sempre riuscito a farmi sentire a casa, anche in luogo come quello, dove la sofferenza è all’ordine del giorno. Sono stata ricoverata nel reparto dell’Istituto Palazzolo per ben due mesi; dalla mia finestra potevo vedere solo gli alberi, le cui foglie di un verde intenso con il passare dei giorni diventavano gialle, rosse per poi sparire con il vento dell’inverno. Mi sentivo proprio come gli alberi che scrutavo; era come se, anche a me, il vento avesse portato via la felicità. Anche ora che sono tornata a casa, il “mio” dottore viene spesso a trovarmi e, come al solito, è sempre gioioso e ottimista. È stato lui ad incoraggiarmi a scrivere questo libro! Maria Luisa Rizzi (dalle pagine del libro) intensamente la propria esistenza. Questo grazie anche all’amore della famiglia e di tutte le persone che affettuosamente e professionalmente la assistono ogni giorno e che contribuiscono, con i loro gesti, ad alleviare le sue sofferenze, non solo fisiche. Con la consapevolezza che, come affermava Don Gnocchi, «condividere la sofferenza è il primo passo terapeutico» . I contributi raccolti con la distribuzione del libro saranno utilizzati per favorire le attività di ricerca e per l’acquisto di un broncoscopio per il reparto dell’Istituto “Palazzolo” di Milano, dedicato ai pazienti affetti da malattia neuromuscolari, dove Luisa è stata ricoverata per circa due mesi. Per informazioni è possibile rivolgersi all’Istituto “Palazzolo” di Milano (tel. 02 39701), oppure contattare il Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne della Fondazione, al numero 02/40308928 o all’indirizzo mail [email protected] Attività Perapprofondire SPECIALE ANNIVERSARIO ARCHIVIO E MOSTRE 43 Vincenzo, missione compiuta: «Io e don Carlo fino a Compostela» ■ TORNARE A CASA è sempre bello, o quasi. Ci sono avvenimenti che ti marchiano non poco, dove il ritorno è risvolto di un addio che non è facile accettare. Per la prima volta ho lasciato casa per un mese e mezzo. E per tutto questo tempo ho vissuto su sentieri e strade che non parlavano la mia lingua. Per tutto questo tempo ho vissuto con nomi che non ricordo, volti che non spariscono, sguardi che mi hanno segnato e passi che di continuo chiamano il mio nome. Il cammino di Santiago de Compostela è stato tutto questo e altro ancora. Sono tornato il 28 agosto: un’esperienza che mai avrei creduto potesse lasciare un segno così profondo e marcato. Non so cosa si sia smosso dentro di me. Certo qualcosa si è smosso. Lo sento e ne avverto il trambusto. Su quel cammino qualcosa se ne è andato per lasciare posto ad altro che premeva da tempo e non volevo sentire. Al mio ritorno mi son trovato a spazzare via cimeli e ricordi che ingombravano le mie giornate, appassendole senza senso. Ritornando a rivedere l’orizzonte un po’ più aperto e più atteso. Il cammino è una esperienza vitale. Ti viene facile essere quel che sei davvero, libero da stupide convenzioni o ridicole abitudini. L’altro non è mai uno qualsiasi che incontri, ma segno di un destino di cui aspettavi la traccia. Il cammino ti presta occhi nuovi, orecchie nuove, parole nuove, gesti nuovi. Ti chiede solo lealtà, null’altro. E ti ripaga di abbracci che non immaginavi, di emozioni che non conoscevi. Nel mio caso, poi, avevo con me qualcuno di speciale con cui ho percorso 800 chilometriper arrivare a Santiago: don Carlo. Me lo son portato dietro come si fa con l’amico con cui ha attraversato stagioni di vita ora belle, ora meno, ma sempre insieme. Per una volta ero io la sua spalla; lui, la sua, me l’ha prestata per 60 anni e non si è mai stancato. Insieme abbiamo percorso strade asfaltate e sentieri; ci siamo fermati insieme incantati dall’immensità degli scenari; ci siamo lasciati travolgere dal suono del silenzio e dalla poesia della solitudine. Ci siamo, soprattutto, lasciati cogliere dalla dolcezza degli incontri che hanno rallegrato i chilometri percorsi. Da lui ho avuto tutto: il viaggio, la strada e l’amicizia vera e dolce. Quella sensazione Ottocento chilometri con la sedia a rotelle lungo lo storico Cammino in compagnia di don Gnocchi e di una sua reliquia: «Esperienza incredibile» di Vincenzo Russo di vicinanza che ti consente di affrontare le difficoltà che incontri, i momenti di sconforto che ti schiacciano per poi assaporare il gusto di rialzarti e riprendere il cammino con più fede e volontà. Perché chi segna la nostra vita rimane in noi sino alla fine. E quando mi son trovato davanti all’oceano, lui era lì con me a respirarne l’eterna bellezza e l’infinita dolcezza. Erano anni che non vivevo una cosa del genere. E tornerò. Perché il cammino magari non cambia la vita. ma lascia un segno che sarà per sempre. Ti consente, se vuoi, di far pace col passato, così da colorare un po’ di più il tuo futuro. PER STUDIOSI E INTERESSATI MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 42 Migliaia di documenti in rete: disponibile l’archivio digitale VENTI TAVOLE «Don Gnocchi ci parla» Viaggio nel pensiero di don Carlo ■ DIECI TOTEM, ciascuno composto da una coppia di pannelli, per un totale di venti tavole che ripercorrono il pensiero del beato don Carlo Gnocchi. La mostra è stata curata dal direttore del settimanale “Vita”, Giuseppe Frangi. Il percorso propone spunti di riflessione su temi d’attualità, utilizzando immagini d’archivio, insieme a brani di lettere e scritti del “papà dei mutilatini”. Si racconta della mamma, della vocazione sacerdotale, della passione educativa, del coraggio al fronte durante la guerra, dell’impegno accanto ai mutilatini e ai poliomielitici. Ma anche di temi straordinariamente attuali come la pace, la fede, la carità, il dolore… Quasi dei tweet dal corposo archivio di don Gnocchi, capaci tuttavia di far riflettere e pensare anche e soprattutto oggi. ■ LETTERE, ATTI E CERTIFICATI amministrativi, cartoline, appunti, relazioni, testimonianze. E poi ancora articoli di giornale, testi e libri di e su don Carlo, fotografie… Il tutto corredato da note esplicative e chiarificatrici rispetto a particolari avvenimenti, fatti storici, iniziative, organi e istituzioni citati nei documenti stessi. C’è tutto questo e molto altro nell’archivio storico messo a punto dalla Fondazione, vera e propria memoria digitale - facilmente consultabile e pubblicabile on line - dei più significativi documenti cartacei legati alla vita del beato don Gnocchi e alle vicende dell’Opera durante gli anni della sua presidenza. Il progetto è giunto alla fase avanzata di messa on-line di tutto quanto catalogato ed indicizzato, secondo determinati criteri in grado di agevolarne la rintracciabilità. Migliaia e migliaia di documenti, che sono a disposizione degli interessati e che è possibile consultare anche in rete, rivolgendosi al Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne della Fondazione. L’archivio e il museo dedicato a don Gnocchi sono progetti costantemente “in progress”: di qui l’invito a tutti coloro che siano in possesso di documenti, testi, oggetti legati al beato a metterli a disposizione della Fondazione per una valutazione e un possibile inserimento nei due differenti percorsi della memoria. INFORMAZIONI SU MOSTRE E ARCHIVIO: 02 40308938 - [email protected] IN MOSTRA LA VITA A FUMETTI Pannelli sulla vita e l’Opera a disposizione degli interessati ■ “DON CARLO AMICO DEI RAGAZZI”: è la mostra delle tavole a fumetti sulla vita di don Gnocchi, promossa dalla Fondazione e dalla casa editrice San Paolo. L'autore delle tavole è Sergio Toppi, uno dei maestri del fumetto in Italia, recentemente scomparso. ■ “DON CARLO GNOCCHI BEATO”: composta da una ventina di pannelli, racconta la vita del beato don Gnocchi e l’Opera da lui fondata, con messaggi chiari e incisivi, attinti dagli scritti o dalle lettere. La mostra è accompagnata da un opuscolo che riproduce fedelmente i pannelli, riassumendo le tappe principali del processo di beatificazione di don Carlo. «Con avida e insistente speranza» Una mostra multimediale itinerante LA SFIDA. Ottocento chilometri con la sedia a rotelle, lungo lo storico cammino di Santiago de Compostela. In solitudine, con la sola compagnia di don Gnocchi e di una sua reliquia. È la sfida compiuta da Vincenzo Russo, 64 anni, colpito da poliomielite all’età di tre anni, una vita trascorsa nella Fondazione Don Gnocchi. Partito il 17 luglio da Saint Jean Pied de Port, versante francese dei Pirenei, è arrivato a Santiago il 16 agosto. La reliquia è stata accolta nella maestosa cattedrale dedicata a Giacomo, ma verrà collocata definitivamente all’Hospital San Nicolas de Puente Fitero, luogo di passaggio e di ospitalità a migliaia di italiani, e non solo, che affrontano il cammino. Nelle foto, il percorso compiuto e alcune immagini dell’impresa, raccontata con un diario quotidiano sul sito della Fondazione www.dongnocchi.it. ■ “CON AVIDA E INSISTENTE SPERANZA. L'avventura del beato Carlo Gnocchi": è il titolo della mostra multimediale promossa dalla Fondazione Don Gnocchi (con la consulenza scientifica di Emanuele Brambilla, Edoardo Bressan e Stefano Zurlo) e inaugurata a Rimini nell’agosto 2010 al Meeting per l’Amicizia tra i popoli. Da allora è stata esposta in parrocchie, oratori, associazioni, gruppi, in numerose regioni d’Italia. È accompagnata da un catalogo e si articola in una premessa (“Là dove si muore”) e tre sezioni, che seguono un ordine tematico: “Questa socialità gioiosa e questa coralità immensa”; “Ecco la mia carriera”; “Ho bisogno di non finire”. Il percorso espositivo parte dall’esperienza della guerra e prosegue con la successiva “vita prorogata” considerata come compimento della vocazione. Frutto mirabile di questa vita è l’opera di carità, divenuta oggi Fondazione Don Gnocchi. Corredano i pannelli, tre inserti audiovisivi: il primo con immagini e citazioni sul tema della guerra; il secondo è “Fiori nella bufera”, documentario storico fatto realizzare da don Gnocchi agli inizi dell’opera e“Seminatore di speranza”, un’intervista straordinaria concessa alla Fondazione dal cardinale Carlo Maria Martini in occasione della beatificazione di don Gnocchi. Perapprofondire LIBRI 44 MISSIONE UOMO Editoriale (segue da pagina 1) Sergio Toppi (tavole) Don Gnocchi Ed. San Paolo, 2010 Ennio Apeciti Li amò sino alla fine Centro Ambrosiano, 2009 Luisa Bove Don Carlo Gnocchi Edizioni Paoline, 2009 Roberto Parmeggiani Don Carlo Gnocchi Ed. San Paolo, 2009 Barbara Garavaglia MALATO D’INFINITO Don Gnocchi e le virtù Centro Ambrosiano, 2013 Edoardo Bressan Don Carlo Gnocchi, una vita al servizio degli ultimi Mondadori, 2009 Carlo Gnocchi Poesia della vita (A. Bazzari - O. Arzuffi) Ed. San Paolo, 2006 Emanuele Brambilla Don Gnocchi, il prete che cercò Dio tra gli uomini Centro Ambrosiano, 2009 Stefano Zurlo L’ardimento.Racconto dellavitadidonCarlo Gnocchi Rizzoli, 2006 Un recente volume che illustra le virtù del Beato Carlo Gnocchi attraverso le sue parole, le sue opere e testimonianze di chi l’ha conosciuto Contiene QR code per approfondimenti multimediali Emanuele Brambilla (a cura di) «E d’ora in poi sia chiamato Beato» I volti, le emozioni, le immagini del 25 ottobre 2009 Mursia, 2010 Carlo Gnocchi Restaurazione della persona umana Editrice Vaticana, 2009 Gaetano Agnini Don Gnocchi, alpino cappellano Mursia, 2011 Carlo Gnocchi Cristo con gli alpini Mursia, 2008 Carlo Gnocchi «Dio è tutto qui» Lettere di una vita Mondadori, 2005 «Amis ve raccomandi la mia baracca...» Gli Amici di don Carlo sostengono la Fondazione Don Gnocchi ■ LASCITI TESTAMENTARI Per informazioni contattare il Servizio Fundraising. Tel. 02-40308.907 oppure ilmiolascito.it On line con carta di credito Istruzioni sul sito internet www.dongnocchi.it oppure donazioni.dongnocchi.it ■ DONAZIONI Conto corrente postale n° 737205 Intestato a Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi 6 - 20121 Milano Inviando un assegno non trasferibile intestato a: Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi, 6 - 20121 Milano Conto corrente bancario n° 100000006843 Banca prossima, filiale 05000 - Milano IBAN: IT60E0335901600100000006843 ■ CINQUE PER MILLE Nella dichiarazione dei redditi, nel riquadro dedicato al sostegno delle Onlus o in quello per la ricerca sanitaria, indicare il codice fiscale: 04793650583 Info al sito internet 5x1000.dongnocchi.it fra l’umano e il divino, la “baracca” del beato don Gnocchi, figlia di un promettente sogno, frutto maturo di una promessa-voto, parto di un’indomabile speranza, prodotto miracoloso di provvidenza divina e di ingegno umano è, oggi e sempre più, opera di carità della Chiesa, avamposto del mondo “non profit” e componente rilevante dell’universo di servizio alla salute, soprattutto dei più fragili, in Italia. In Duomo, il prossimo 25 ottobre, potremo rivivere insieme un evento singolare, irripetibile, che riassume memoria e progetto, radici e frutti, presente e futuro. L’avvenire della Fondazione non può che partire da qui: dal beato don Gnocchi, ieri vulcanico ideatore e intelligente fondatore, oggi intercessore e protettore, sempre più bussola d’orientamento dell’azione professionale-vocazionale di tutti gli operatori di carità e del sociale. Dentro e fuori la “sua” cattedrale, nei Centri “Don Gnocchi” - santuari del dolore e officine di salute - e in tutti i luoghi dove la sofferenza dei più deboli interpella le coscienze e sollecita le generosità e le competenze degli uomini, sarà come sentirsi un’unica e grande famiglia, accomunata dalla coraggiosa e incessante fatica di declinare nei gesti di ogni giorno l’imperativo fatto proprio e rilanciato autorevolmente a gran voce da papa Benedetto XVI, al termine della cerimonia di beatificazione, e testimoniato ulteriormente da papa Francesco in occasione della celebrazione dello scorso Giovedì santo al Centro “Don Gnocchi” di Roma, con la lavanda dei piedi a dodici ospiti disabili della Fondazione: “Accanto alla vita, sempre!”. Con la certificazione della santità di don Gnocchi operata dalla Chiesa, ora siamo sicuri che il beato abita l’eternità (la casa di Dio) dopo aver vissuto brevemente, ma intensamente, nel tempo (la casa dell’uomo). La comunione dei santi testimonia ancora una volta che i santi sono la “carne” di Dio in terra, l’eternità che dura nel tempo. Angelo Bazzari Domenica 26 ottobre, ore 10 S. Messa in diretta su Rete4 dal santuario del beato don Gnocchi Milano, via Capecelatro 66 a seguire I GRANDI DELLA FEDE - DON GNOCCHI I santi più amati e le personalità cristiane che più hanno inciso nel mondo contemporaneo Interviste, testimonianze, contributi filmati e spezzoni dal film “Don Gnocchi. L’Angelo dei bimbi” di Cinzia Th Torrini, con Daniele Liotti domenica 26 ottobre domenica 2 e domenica 9 novembre ore 11 - Rete4 I Centri in Italia POLO LOMBARDIA 1 IRCCS S. Maria Nascente Via Capecelatro, 66 Milano - tel. 02 403081 Ambulatori: Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Bollate, Nerviano, Canegrate, Santo Stefano Ticino Centro S. Maria alla Rotonda Via privata d’Adda, 2 Inverigo (CO) - tel. 031 3595511 Ambulatori: Como, Guanzate Centro S. Maria alle Fonti Viale Mangiagalli, 52 Salice Terme (PV) - tel. 0383 945611 Centro Fondazione Don Gnocchi Via Saragat, Lodi - tel. 0371 439080 Ambulatori: Lodivecchio, Crema, Casalpusterlengo PREGHIERA O Dio, che ci sei Padre e in Gesù Cristo ci rendi fratelli, ti ringraziamo per il dono di don Carlo Gnocchi che la Chiesa venera come Beato. Donaci la sua fede profonda, la sua speranza tenace, la sua carità ardente, perché possiamo continuare, sul suo eroico esempio, a servire la vita di ogni uomo «percosso e denudato dal dolore». Don Carlo ci insegni a cercarti ogni giorno tra i più fragili, negli occhi casti dei bimbi, nel sorriso stanco dei vecchi, nel crepuscolo dei morenti per amarti ogni giorno con «l’inesausto travaglio della scienza, con le opere dell’umana solidarietà e nei prodigi della carità soprannaturale». Amen Imprimatur: in Curia Arch.Med., die 31-08-2009 AngeloMascheroni Centro Multiservizi Via Colli di S. Erasmo, 29 Legnano (MI) - tel. 0331 453412 Centro Vismara - Don Gnocchi Via Dei Missaglia, 117 Milano - tel. 02 893891 Casa vacanza per disabili e anziani Piazza Don Carlo Gnocchi Pozzolengo (BS) - tel. 030 9918823 POLO LOMBARDIA 2 Istituto Palazzolo - Don Gnocchi Via Don L. Palazzolo, 21 Milano - tel. 02 39701 COLLEGIO DEI REVISORI: Raffaele Valletta (presidente), Michele Casini, Emilio Cocchi CONSIGLIERE DELEGATO: Marco Campari Polo Riabilitativo del Levante ligure Ospedale San Bartolomeo Via Variante Cisa, 39 Sarzana (SP) - tel. 0187 604844 POLO EMILIA ROMAGNA-MARCHE Centro S. Maria ai Servi Piazzale dei Servi, 3 Parma - tel. 0521 2054 Centro E. Bignamini - Don Gnocchi Via G. Matteotti, 56 Falconara M.ma (AN) tel. 071 9160971 Ambulatori: Ancona (Torrette), Ancona (via Brecce Bianche), Ancona (via Rismondo), Camerano, Fano, Osimo, Senigallia POLO TOSCANA IRCCS Don Carlo Gnocchi Via Di Scandicci 269 - loc. Torregalli Firenze - tel. 055 73931 Centro Don Gnocchi Via delle Casette, 64 Colle Val d’Elsa (SI) - tel. 0577 959659 Centro S. Maria alla Pineta Via Don Carlo Gnocchi, 24 Marina di Massa (MS) tel. 0585 8631 Centro Girola - Don Gnocchi Via C. Girola, 30 Milano - tel. 02 642241 Polo Specialistico Riabilitativo Ospedale S. Antonio Abate Via Don Carlo Gnocchi Fivizzano (MS) Centro S. Maria al Monte Via Nizza, 6 Malnate (VA) - tel. 0332 86351 Ambulatori: Varese POLO LAZIO - CAMPANIA NORD Centro S. Maria della Pace Via Maresciallo Caviglia, 30 Roma - tel. 06 330861 POLO LOMBARDIA 3 Centro S. Maria al Castello Piazza Castello, 22 Pessano con Bornago (MI) - tel. 02 955401 Ambulatori: San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Melzo, Segrate. Peschiera Borromeo Centro S. Maria della Provvidenza Via Casal del Marmo, 401 Roma - tel. 06 3097439 Centro Ronzoni Villa - Don Gnocchi Viale Piave, 12 Seregno (MB) - tel. 0362 323111 Ambulatori: Barlassina, Vimercate, Monza, Lentate sul Seveso Centro S. Maria delle Grazie Via Montecassino, 8 Monza - tel. 039 235991 Centro E. Spalenza - Don Gnocchi Largo Paolo VI Rovato (BS) - tel. 030 72451 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Angelo Bazzari (presidente), Giovanni Cucchiani (vicepresidente), Gianpio Bracchi, Mario Brambilla, Marco Campari, Mariella Enoc, Felice Martinelli Centro S. Maria ai Colli Viale Settimio Severo, 65 Torino - tel. 011 6303311 Ambulatori: Torino (via Livorno) POLO PIEMONTE-LIGURIA Presidio Ausiliatrice-Don Gnocchi Via Peyron, 42 Torino - tel. 011 4370711 Polo specialistico riabilitativo Ospedale civile G. Criscuoli Via Quadrivio Sant’Angelo dei Lombardi (AV) tel. 0827 455800 POLO BASILICATA - CAMPANIA SUD Centro Gala - Don Gnocchi Contrada Gala Acerenza (PZ) - tel. 0971 742201 Polo specialistico riabilitativo Presidio Ospedaliero ASM Via delle Matine Tricarico (MT) - tel. 0835 524280 Ambulatori: Ferrandina Centro S. Maria al Mare Via Leucosia, 14 Salerno - tel. 089-334425 AREA FORMAZIONE E SVILUPPO Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo - CeFOS Milano, via Gozzadini, 7 - tel. 02 40308328 - Roma, Via Casal del Marmo, 401 - tel. 06 3097439