L’AGRICOLTURA NEL LAZIO IN CIFRE 2012
INEA 2013
L’AGRICOLTURA NEL LAZIO IN CIFRE 2012
Il rapporto è a cura di Antonio Papaleo e Roberta De Vito
Referenti tematici
Lucia Briamonte, Silvia Coderoni, Roberta De Vito, Sabrina Giuca, Giampiero Golisano, Paolo Graziosi, Claudio Liberati,
Flavio Lupia, Irene Maffeo, Ines Marinosci, Michele Munafò, Antonio Papaleo, Roberto Solazzo, Silvia Vanino
Coordinamento editoriale
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Progetto grafico e realizzazione
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Edizione Internet
Massimo Perinotto
Segreteria di Redazione
Barbara Perna
Stampa
CSR s.r.l. Centro Stampa e Riproduzione
Via di Pietralata, 157 - 00158 Roma
Il rapporto è stato completato nel Dicembre 2012
È possibile consultare la pubblicazione su Internet, al sito http://www.inea.it/pubbl/
È consentita la riproduzione citando la fonte.
Finito di stampare nel mese di Luglio 2013
“L’Agricoltura nel Lazio in cifre”, in sinergia con l’opuscolo “L’agricoltura italiana
conta”, costituisce ormai una pubblicazione consolidata tra le offerte istituzionali
dell’INEA.
L’opuscolo, giunto al suo quinto anno di
vita, ha il principale obiettivo di divulgare
in maniera analitica i dati agricoli regionali, ma si pone anche come uno strumento utile alle riflessioni sulle strategie e le
misure più adatte per sostenere e rilanciare il comparto agricolo regionale.
Una pubblicazione che fornisce le principali chiavi di lettura per approfondire e
conoscere le dinamiche che caratterizzano il principale settore economico della
nostra regione e che cade in una fase di
riforma della politica comunitaria in riferimento alla futura programmazione dello
sviluppo rurale per il periodo 2014-2020.
I dati mostrano come le aziende laziali,
sempre più, tendono a richiedere finanziamenti di medio-lungo termine per conservare o acquisire la liquidità necessaria a
superare questa prolungata fase di crisi.
A ciò va aggiunto che nel corso degli ultimi cinque anni (2008-2012), le imprese
attive nel settore Agricoltura silvicoltura
e pesca, nel complesso, sono diminuite di
oltre il 10%, a scapito in particolare delle
imprese individuali, cui si accompagna un
modesto sviluppo di forme di gestione societarie, di persone e di capitali, che nel
quinquennio sono cresciute rispettivamente del 7,9% e 7,2%.
In questo difficile contesto, il valore della
produzione agricola regionale del 2011 è
aumentato rispetto al precedente anno del
2,7%. Dal confronto col 2010 si evidenzia
che a crescere più di tutti è stato il settore zootecnico +8,8%, dove importanti
incrementi le hanno registrate i pollami
e le carni suine.
Il peso del Lazio sulle esportazioni agroalimentari nazionali continua a mantenersi
stabile e soprattutto, rispetto al 2010, a
decrescere nel 2011 è il peso della regione
sulle importazioni agroalimentari nazionali, mentre invece cresce (dello 0,5%)
l’incidenza della regione sulle importazioni complessive dell’Italia. Tuttavia, anche
il 2011 è stato interessato da un aumento
(rispetto al 2010) dei flussi commerciali di
prodotti agroalimentari in entrata (+2,6%)
e, soprattutto, in uscita (+6,1%) evidenziando un miglioramento del saldo del settore primario rispetto all’anno precedente.
INDICE
ECONOMIA E TERRITORIO
Superficie e popolazione
Clima
Gestione delle risorse idriche
Prodotto Interno Lordo Valore aggiunto
Produttività
Occupazione
ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE
pag. 10
pag.13
pag. 16
pag. 21
pag. 23
pag.25
pag.26
STRUTTURA DELLE AZIENDE AGRICOLE
Struttura e composizione delle imprese
in agricoltura
Coltivazioni
Allevamenti
Lavoro in agricoltura
Il ruolo degli immigrati in agricoltura
6
pag. 30
pag.31
pag.32
pag. 34
pag. 35
Credito Investimenti
Consumi intermedi
Mercato fondiario
Risultati produttivi
Risultati produttivi secondo la Rica
pag. 38
pag.40
pag. 42
pag. 43
pag. 45
pag. 48
SISTEMA AGROINDUSTRIALE
Industria alimentare Distribuzione
Consumi alimentari
Commercio estero
pag. 54
pag.55
pag. 60
pag. 62
MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA
Agricoltura biologica
Agriturismo Energie rinnovabili
Prodotti a denominazione e tradizionali
Fattorie didattiche
La vendita diretta nel Lazio
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
POLITICHE AGRICOLE
70
73
74
77
83
86
Legislazione regionale
Spesa agricola regionale
Programma di Sviluppo Rurale
pag.104
pag.105
pag.110
GLOSSARIO
Glossario
pag.114
AMBIENTE E RISORSE NATURALI
Aree Naturali Protette
Foreste
Agricoltura ed emissioni di gas serra
Uso dei prodotti chimici
Consumo di suolo
pag. 90
pag.92
pag. 94
pag. 97
pag. 98
7
ECONOMIA E TERRITORIO
SUPERFICIE E POPOLAZIONE
Il Lazio presenta una notevole varietà di
aspetti morfologici e geografici, vi si possono distinguere tre zone: una appenninica,
una vulcanica e una di pianure costiere.
La prima, compresa fra i fiumi Tevere,
Nera, Liri e le pianure a S del Tevere, costituisce il margine O dell’altopiano aquilano
diviso dall’Aniene in due sezioni: i monti
Sabini a N e i monti Ernici a S, che in nessun punto sono superiori ai 1.400 metri.
Lungo il confine abruzzese si eleva il gruppo dei monti Simbruini e, più a S, verso il
Molise si trova l’imponente massiccio della
Meta. Fra la costa e questi rilievi si allunga fino al confine campano la catena dei
monti Lepini, Ausoni e Aurunci. A N, oltre
ai monti Sabini, vi sono i Reatini e, più a
Levante quelli della Laga che presentano
analogie ambientali.
Diverso è il paesaggio dei rilievi vulcanici
che occupano la parte del Lazio fra il confine con la Toscana, il Tevere e il mare, dove
si trova una regione collinosa ripartita fra
tre grandi apparati craterici racchiudenti
3 laghi. Procedendo da N verso S troviamo
10
i monti Volsini col Lago di Bolsena, i monti
Cimini intorno al Lago di Vico, quindi i monti Sabatini intorno al Lago di Bracciano.
Un quarto apparato vulcanico, quello dei
colli Albani, sorge al di là del Tevere collegandosi ai monti Lepini. I materiali lavici
e tufacei eruttati da questi vulcani hanno
dato vita a colline e altopiani, quasi ovunque coperti da coltivazioni e densamente
popolati.
La fascia costiera si presenta pianeggiante, sabbiosa e costituita da terreni lievemente ondulati; si ricordano il promontorio di Anzio e Nettuno, il Monte Circeo e
il promontorio di Gaeta, davanti al quale
si trova l’Arcipelago Pontino, composto da
sei piccole isole, tutte di origine vulcanica.
Dal confine con la Toscana a Tarquinia ci
si trova nella Maremma laziale, zona che a
partire dagli anni ’50 venne coinvolta dalla
Riforma Agraria che contribuì a modificare tutto il litorale viterbese, oltre che dal
punto di vista economico, anche da quello
paesaggistico. Da Civitavecchia ad Anzio si
estende la campagna romana solcata dal
Tevere, che è stata risanata, come tutto
l’Agro Pontino, negli anni 1930/1940.
La popolazione residente nella regione
Lazio, secondo i dati definitivi del 15°
censimento Generale della Popolazione, al
9 ottobre 2011 ammonta a ca. 5,5 milioni
di abitanti. Nel periodo intercensuario il
Rapporto popolazione/superficie agricola (abitanti/100 ha di SAU), 2011
Italia
Centro
Lazio
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
462
529
862
Lazio vede uno dei maggiori incrementi in
Italia (+7,6%), le donne sono più numerose (2,8 milioni) degli uomini (2,6 milioni),
mentre il rapporto di mascolinità rientra
nella media dell’Italia centrale (92%), così
anche l’età media che si attesta intorno ai
43 anni. Rispetto alle rilevazioni demografiche degli anni passati, non si riscontrano scostamenti degni di nota; Roma con
il 73% della popolazione residente totale
continua ad avere il più alto numero di
abitanti, seguono Latina (10%), Frosinone
(9%), Viterbo (6%), e Rieti (3%).
In merito al rapporto popolazione/SAU,
la distribuzione media per ogni 100 ha
di SAU del Lazio è pari a 862.883 abitanti, nettamente superiore al Centro
(529.544) e al resto del Paese (462.471).
In tutte le ripartizioni il trend degli ultimi
anni è in calo, a fronte dell’aumento della
popolazione.
Dal punto di vista dell’utilizzo del territorio agricolo, le coltivazioni occupano quasi
il 49% del territorio regionale contro un
dato medio nazionale del 45% circa. Le
principali superfici sono rappresentate
da foraggere permanenti (33,5%), erbai e
prati avvicendati (26,9%), cereali (14%),
coltivazioni olivicole (11,8%), vigneti
(3,8%), noccioleti (2,6%), e ortive (3,5%).
Utilizzo del suolo agricolo (ettari), 2011
Lazio
Centro
Italia
Superficie totale
1.723.600 4.114.361 30.133.600
Coltivazioni agricole
732.980 2.006.768 12.737.141
di cui ettari:
Pascoli
182.950 393.610 3.379.896
Erbai
105.644 157.296 959.568
Cereali
102.701 517.681 3.192.857
Prati avvicendati
91.624 265.074 1.005.579
Olivo
86.474 216.256 1.156.118
Prati
62.770 135.893 857.924
Vite
27.957 103.833 725.267
Nocciole
18.878 19.015
67.308
Ortaggi in piena aria
18.546 42.468 417.008
Actinidia o kiwi
7.923
8.061
22.505
Coltivazioni industriali
7.565 95.003 303.085
Ortaggi in serra
6.768
7.132
37.104
Frutta fresca
5.803 38.917 410.257
Legumi secchi
4.033 23.551
68.468
Piante da tubero
2.527
9.224
62.394
Agrumi
817
830 161.616
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
11
Utilizzo del territorio agricolo (%), 2011
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
12
Foraggere permanenti
33,5%
Erbai e prati avvicendati
26,9%
Cereali
14,0%
Olivo
11,8%
Vite
3,8%
Ortive
3,5%
Nocciole
2,6%
Actinidia o kiwi
1,1%
Coltivazioni industriali
1,0%
Frutta fresca e agrumi
0,9%
Legumi secchi
0,6%
Patata
0,3%
CLIMA
L’anno 2012 è stato caratterizzato da un
andamento climatico particolare, tale da
influire negativamente sul settore agricolo, sia nel corso dei mesi invernali che in
quelli primaverili estivi, legati alla siccità.
Nel Lazio, secondo i dati del Cra-Cma (Ex
Ucea), il 2012 è stato caratterizzato da parametri termo-pluviometrici (temperature
e precipitazioni) con scarti positivi rispetto
alla media climatica di riferimento (1971-
Temperatura minima 2012 e media climatica 1971-2000 (°C)
20
2000), anche se nei diversi mesi dell’anno,
si sono verificate situazioni contrapposte.
In merito alle temperature, la minima
giornaliera e la massima giornaliera (media meteorologica regionale - statistica
Temperatura massima 2012 e media climatica 1971-2000 (°C)
35
30
15
25
10
20
5
15
0
10
-5
5
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov.
Temperatura minima
Fonte: elaborazioni dati Cra-Cma
Media climatica (1971-2000)
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov.
Temperatura massima
Media climatica (1971-2000)
Fonte: elaborazioni dati Cra-Cma
13
annuale), hanno presentato valori dello
scarto, sulla media climatica, entrambe
del +1,3 C°.
Il livello delle precipitazioni (media meteorologica regionale - statistica annuale) ha
fatto registrare un cumulato di 871 mm
con uno scarto, rispetto alla media climatica, del +3,8%.
Nonostante nel complesso dell’anno vi sia
stato un cumulato precipitativo superiore
alla media climatica, i mesi estivi (giugno,
luglio e agosto) sono stati caratterizzati
da precipitazioni inferiori alla media climatica che assieme alle elevate temperature
14
registrate, hanno determinato una situazione di sofferenza per l’agricoltura regionale, tanto che la Giunta Regionale del
Lazio ha dichiarato lo “stato di crisi” per
l’agricoltura regionale a seguito dell’eccezionale andamento climatico sfavorevole
“siccità del periodo marzo - agosto 2012”.
Infatti, anche l’analisi del bilancio idroclimatico (il Bic è uno degli indici climatici
che si collegano al potenziale deficit di risorsa nei suoli, ottenuto dal confronto tra
le precipitazioni occorse e la quantità di
acqua dissipata dal sistema suolo-colture
attraverso l’evapotraspirazione), mostra
valori continuamente negativi da maggio
ad agosto.
Parimenti alle precipitazioni, anche le
temperature hanno evidenziato situazioni
particolari. Soprattutto i mesi di gennaio
e febbraio, sono stati contraddistinti da
temperature (sia massime, sia minime)
inferiori alla media climatica. Nel mese
di febbraio in particolare, tra il 3 e il 19
febbraio, il Lazio è stato interessato da
abbondanti nevicate e da abbassamenti
termici che hanno generato diffuse gelate
sul territorio regionale, causando danni
all’agricoltura.
Pioggia cumulata e bilancio idroclimatico 2012, media climatica 1971-2000 (mm)
140
90
40
-10
-60
-110
-160
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Precipitazione
Maggio
Giugno
Luglio
Media climatica (1971-2000)
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Bilancio idroclimatico
Fonte: elaborazioni dati Cra-Cma
15
GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE
Secondo il Censimento dell’agricoltura
del 2010 le aziende che praticano l’irrigazione, nel Lazio, sono circa 18.000, per
una superficie irrigata pari a poco più di
73.000 ettari, ossia l’11,8% della SAU regionale.
I dati di Censimento evidenziano come
la diffusione dell’irrigazione nel Lazio si
attesta a livelli sensibilmente al di sotto
della media nazionale (18,8% di superficie
e 24,5% di aziende), anche se rispetto alle
altre regioni del Centro Italia (Toscana,
Marche e Umbria), il Lazio è la regione in
cui l’irrigazione è maggiormente diffusa
(sia per numero di aziende sia per ettari
irrigati). L’incidenza della superficie irrigata rispetto alla SAU, nel complesso della
circoscrizione Centro, è infatti soltanto
del 6,6% e di questa il 52,6% si concentra
nel Lazio.
I dati del Censimento 2010, rispetto al precedente (2000), hanno evidenziato per l’agricoltura italiana una generale situazione di forte contrazione dei terreni agricoli
e degli allevamenti, accompagnata anche
16
da una riduzione nel numero di aziende.
Dai dati emerge che la contrazione nel numero di aziende ha interessato in maniera
particolare quelle in cui è praticata l’irrigazione. Questa situazione si è confermata
anche per il Lazio dove le diminuzioni, in
termini relativi, sono state molto superiori a quanto osservato a livello nazionale. I
dati sulla superficie irrigata, al contrario
del numero di aziende, hanno evidenziato
Aziende e superficie irrigata, 2010
Aziende che praticano l’irrigazione
Lazio
Centro
Italia
numero
17.995
33.002
398.979
in % su az. totali
18,4
12,9
24,5
Superficie irrigata
ettari
76.323
145.102
2.418.921
in % su tot. SAU
11,8
6,6
18,8
Fonte: ISTAT Censimenti dell’agricoltura, 2000 e 2010
Variazioni aziende e superficie
Aziende var. % 2010/00
Lazio
Centro
Italia
totali
-48,7
-40
-32,2
Fonte: ISTAT Censimenti dell’agricoltura, 2000 e 2010
con irrigazione
-57,5
-61,8
-44,2
SAU var. % 2010/00
totale
-10,1
-9,5
-2,3
irrigata
3,3
-18,6
-1,8
per il Lazio un aumento, tanto da far registrare un incremento medio della SAU
aziendale irrigata del 143%.
Le aziende di pianura detengono la quota
maggiore di superficie regionale irrigata,
anche se quelle che ricorrono maggiormente all’irrigazione sono situate in collina (54,5% delle aziende che praticano
irrigazione).
In merito alla ripartizione delle superfici
irrigate, i seminativi occupano oltre i due
terzi del totale regionale. Tra queste coltivazioni, il mais è la coltura irrigua maggiormente presente, occupando circa un
quarto della superficie irrigata regionale.
Tra le superfici più importanti, in termini
di estensione, seguono le coltivazioni permanenti (fruttiferi, olivo e vite) che nel
complesso occupano il 26% della superficie irrigata e i prati permanenti e pascoli.
Secondo i dati dell’ISTAT, nel complesso
della superficie irrigata regionale, la quantità di risorsa acqua necessaria alle coltivazioni è stimata in 300 milioni di metri
cubi.
Superficie irrigata per zone altimetriche
Aziende che fanno irrigazione per zone altimetriche
5%
3%
40%
50%
55%
47%
Pianura
Pianura
Collina
Collina
Montagna
Montagna
Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010
Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010
17
Ripartizione della superficie irrigata
Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010
18
Mais
24,3%
Fruttiferi
19,7%
Ortive in piena aria
19,7%
Altre foraggere avvicendate
15,9%
Cereali per la produzione di granella (escluso mais)
7,1%
Vite
3,6%
Olivo
2,4%
Altri seminativi
2,1%
Patata
1,8%
Prati permanenti e pascoli
1,2%
Altri
1,2%
Industriali
1,2%
Ripartizione dei volumi irrigui per colture
Mais
27,9%
fruttiferi
21,8%
Altre foraggere avvicendate
19,8%
Ortive in piena aria
13,3%
Cereali per la produzione di granella (escluso mais)
7,6%
Altri seminativi
2,0%
Olivo
1,8%
Vite
1,5%
Altri
1,4%
Prati permanenti e pascoli
1,4%
Industriali
1,2%
Patata
0,4%
Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010
19
Per quanto attiene ai metodi con i quali
viene somministrata la risorsa irrigua,
quelli più utilizzati sono il sistema ad
aspersione e la microirrigazione.
Ripartizione della superficie irrigata per sistema di irrigazione
6,1%
23,3%
10,6%
0,4%
Scorrimento sup. ed infiltrazione laterale
Sommersione
Aspersione (a pioggia)
Microirrigazione
Altro sistema
59,6%
Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010
20
PRODOTTO INTERNO LORDO
L’economia laziale, complessivamente, ha
registrato nel 2011 una crescita molto
contenuta tanto da caratterizzarsi in fase
di stagnazione. Il PIL a valori correnti è
cresciuto dello 0,9% rispetto al 2010 e la
lieve crescita cui si è assistito si è concretizzata nei primi nove mesi cui è seguita
una contrazione del prodotto nell’ultima
parte dell’anno. In questo contesto, le
criticità del sistema economico regionale
sono da mettere in relazione con l’indebolimento del ciclo economico internazionale
e con le diverse problematiche finanziarie
a cui sta assistendo il mondo produttivo
(recupero dei crediti commerciali, scarsa disponibilità di mezzi liquidi, rapporti
sempre più problematici con il sistema
bancario).
In ambito regionale, anche se il PIL è cresciuto meno (in percentuale) rispetto al
dato nazionale, il valore pro capite supera
quello medio italiano. Al raggiungimento di
tale risultato incide fortemente il risultato
realizzato nella provincia di Roma (oltre i
30.000 euro pro capite), a fronte di valori
Andamento del PIL (mln euro)
Italia
Lazio
170.000
1.590.000
1.580.000
169.000
1.570.000
1.560.000
168.000
1.550.000
1.540.000
167.000
1.530.000
1.520.000
166.000
1.510.000
1.500.000
165.000
1.490.000
1.480.000
164.000
2007
2008
2009
Italia
2010
2011
Lazio
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
21
molto inferiori delle altre province (tra i
20.000 e 23.000 circa), evidenziando un
divario sempre più crescente tra l’economia di queste ultime e quella romana.
Il territorio della Capitale presenta caratteristiche più vivaci e in movimento
rispetto alle altre quattro provincie della
regione, dovuto anche all’alto tasso di popolazione residente. Inoltre, in relazione
al confronto settoriale, si rileva che gran
parte del PIL è prodotto dal settore dei
servizi, in proporzione maggiore rispetto
al dato nazionale.
La tendenza del PIL per unità lavorativa,
nell’ultimo quinquennio segue un trend
costante, senza particolari variazioni (ad
eccezione del 2009), anno segnato da forte decrescita economica confermata anche a livello nazionale. Infine, il rapporto
tra i valori regionali e i valori nazionali si
mantiene stabile nell’intero periodo considerato.
22
Andamento del PIL per abitante a prezzi correnti (euro)
Anni
2007
2008
2009
2010
2011
PIL/abitante
Lazio
30.335
30.217
29.377
29.407
29.430
Italia
26.176
26.326
25.247
25.678
26.003
Lazio/Italia (%)
1,16
1,15
1,16
1,15
1,13
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Andamento del PIL per unità lavorativa a prezzi correnti (euro)
Anni
2007
2008
2009
2010
2011
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
PIL/UL
Lazio
68.321
69.664
69.082
69.756
70.798
Italia
62.102
63.161
62.726
64.677
65.720
Lazio/Italia (%)
1,1
1,1
1,1
1,08
1,08
VALORE AGGIUNTO
Nel 2011 il valore aggiunto (VA) regionale
ai prezzi di base si è attestato poco al di
sopra di 153.000 milioni di euro (valori
correnti), circa l’11% del totale dell’eRipartizione valore aggiunto ai prezzi di base per
settore, valori ai prezzi correnti (mln euro), 2011
1,0%
14,6%
84,4%
Agricoltura, silvicoltura, pesca
Industria, incluse costruzioni
Servizi, inclusa pubb. amm.ne
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Valore aggiunto regionale e incidenza sul totale dell’economia, 2011
Regioni
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Bolzano
Trento
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
VA (mln di euro)
VA/PIL (%)
VA/VA Italia (%)
112.496
3.929
300.902
16.944
14.658
31.602
133.624
32.943
39.323
126.072
94.404
19.530
36.985
153.165
26.337
5.771
85.038
63.402
9.747
29.754
76.129
29.962
1.413.548
89,1
86,7
90,2
90,8
90,0
90,4
90,3
90,6
88,8
89,4
89,1
89,7
89,3
90,4
88,8
89,5
87,8
88,3
90,0
87,6
87,7
89,1
89,5
8,0
0,3
21,3
1,2
1,0
2,2
9,5
2,3
2,8
8,9
6,7
1,4
2,6
10,8
1,9
0,4
6,0
4,5
0,7
2,1
5,4
2,1
100,0
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
23
conomia nazionale. Rispetto all’anno
precedente il VA complessivo, in termini
reali, ha avuto un incremento quasi nullo
(+0,03%). Il settore primario ha subito,
sempre in termini reali, una flessione di
circa due punti percentuali; l’industria,
24
comprese le costruzioni, è il settore produttivo che ha sofferto maggiormente
(-4% circa di VA).
Unico settore dell’economia regionale a registrare un incremento di valore aggiunto
è quello dei servizi (+0,8%), confermandosi
settore trainante dell’economia regionale.
In merito al settore primario, in linea
con gli ultimi anni, nel 2011 il contributo
dell’agricoltura laziale alla formazione
del valore aggiunto regionale è rimasto
sostanzialmente stabile.
PRODUTTIVITÀ
Il valore aggiunto medio ai prezzi di base
per unità di lavoro degli ultimi due anni,
dopo la flessione osservata nel 2009, ha
presentato delle performance crescenti, soprattutto nel 2011. Il settore dell’economia
regionale che più degli altri ha presentato
una produttività del lavoro (VA/UL) con
gli incrementi più alti è il settore primario
(oltre il +3% rispetto al 2010). Incrementi
sostenuti sono stati registrati per l’industria (+1,7%), mentre la produttività dei
servizi, che includono commercio, attività
alberghiera e ristorazione, trasporti, comunicazioni, intermediazione finanziaria e
altre attività professionali, è rimasta quasi
invariata (+0,1% circa).
Anche se la crescita di produttività dei servizi è quasi nulla, questo settore continua a
mantenere un ruolo trainante per l’economia regionale; in assoluto possiede il valore
più alto di produttività (espressa in valore
aggiunto per unità di lavoro) e rappresenta,
come visto, oltre l’80% del VA regionale.
Inoltre, la crescita di VA del settore servizi, si è accompagnata con una crescita
(+0,8%) delle unità lavorative. Per il settore primario e l’industria gli incrementi di
produttività del lavoro, avvenuti quindi solo
in termini relativi, sono dovuti al maggiore
peso che la riduzione delle unità lavorative
ha avuto rispetto alla riduzione del VA. Per
il primo, le unità lavorative sono diminuite
del 5,2% e, per l’industria del 5,8%.
VA ai prezzi di base per UL per settore (euro)
Agricoltura
Industria
Servizi
28.000
53.000
63.000
27.000
51.000
62.450
26.000
25.000
61.350
47.000
24.000
23.000
61.900
49.000
2007
2008
2009
2010
2011
45.000
60.800
2007
2008
2009
2010
2011
60.250
2007
2008
2009
2010
2011
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
25
OCCUPAZIONE
Riguardo all’occupazione in agricoltura
il 2011 è giunto nel pieno della difficile
congiuntura economica, preceduto da
un triennio di crisi crescente. Tuttavia,
sebbene la base produttiva (produttori,
allevamenti, trasformatori e impianti) rimanga consolidata prevalentemente nel
Nord dell’Italia, i risultati più significativi
sono stati registrati nelle regioni centromeridionali.
L’agricoltura del Lazio ha continuato a
mostrare una manifesta adattabilità al
mutamento delle condizioni economiche
generali, nonostante una riduzione del totale degli occupati (-2.765 unità), rispetto
al 2010. Il rapporto tra lavoro prestato da
uomini e lavoro prestato da donne, indica
che la componente femminile della domanda di lavoro agricolo nel Lazio è solidamente attestata su valori superiori alla
media nazionale e territoriale.
Infatti, in termini di occupati agricoli il
Lazio rappresenta il 4,1% dell’occupazione nazionale ed il 30% circa di quella
del Centro-Italia; le donne rappresenta-
26
no una quota consistente degli occupati
(36%), superiore al dato nazionale (29%)
e a quello territoriale relativo al Centro
(31%). La prevalenza di aziende di tipo
individuale e a conduzione diretta ha consentito, probabilmente, di affrontare le
fasi di crisi con una maggiore flessibilità
nell’impiego del lavoro.
La distribuzione per province indica un fenomeno di trasferimento di quote di lavoro all’interno del territorio laziale rispetto al 2010. Si conferma una consistente
concentrazione dell’occupazione agricola
tra Roma (12.487) e Latina (13.251), con
una minore rilevanza quantitativa di Viterbo (4.858), Rieti (2.595) e Frosinone
(1.909).
Tuttavia, in termini quantitativi, le province laziali realizzano nel 2011 un evidente scambio di quote di occupazione,
probabilmente in conseguenza delle crisi
settoriali che hanno colpito i rispettivi
territori. Infatti, rispetto al 2010, Viterbo
segna una variazione nettamente positiva
del numero di occupati (da 1.575 a 4.858);
Rieti mostra un incremento (da 2.400 a
Occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca, per provincia, 2011
Var. % 2011/2010
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
Lazio
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
4.858
2.595
12.487
13.251
1.909
35.100
208,4
8,1
-18,0
-10,9
-49,6
-7,3
2.595); Roma perde quote di lavoratori
(da 15.236 a 12.487), come Latina (da
14.869 a 13.251); Frosinone subisce il
peggiore decremento di occupazione (da
3.784 a 1.909).
Ripartizione occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca per provincia, 2011
5%
14%
7%
38%
36%
LAZIO
35.100
Viterbo
4.858
Rieti
2.595
Roma
12.487
Latina
13.251
Frosinone
1.909
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
27
STRUTTURA DELLE AZIENDE AGRICOLE
STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLE IMPRESE IN AGRICOLTURA
Nel corso degli ultimi cinque anni (20082012), le imprese attive nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca, nel complesso, sono diminuite di oltre il 10% (5.450
imprese).
La riduzione, in termini numerici, riguarda soprattutto le imprese individuali
(-5.554 imprese), mentre le “Altre forme”
giuridiche di imprese, pur registrando una
diminuzione molto modesta in termini numerici, in percentuale si sono ridotte di
quasi 21 punti.
Alla forte contrazione, avvenuta principalmente per le aziende individuali, si è accompagnato un modesto sviluppo di forme
di gestione societarie, di persone e di capitali, che nel quinquennio sono cresciute
rispettivamente del 7,9% e 7,2%.
La riduzione delle imprese attive ha riguardato tutte le province laziali e, in particolare la provincia di Roma che ha riportato
una diminuzione del 13% e dove si ha la
maggiore concentrazione delle imprese regionali con il 28,5%, seguita da Viterbo con
il 27% circa. Altre aree regionali, in cui vi è
30
stata una sensibile perdita di imprese attive nel quinquennio, sono Frosinone (-12%)
e Latina (-9%) mentre per Rieti e Viterbo la
perdita è stata rispettivamente del 4 e 7%.
Numero di imprese per tipologia giuridica
Tipologie giuridiche di impresa
2008
2009
2010
2011
2012
Agricoltura silvicoltura e pesca
Società di capitali
Società di persone
Imprese individuali
Altre forme
50.926
1.339
2.209
46.570
808
48.485
1.245
2.189
44.400
651
47.504
1.326
2.265
43.262
651
46.317
1.376
2.310
42.012
619
45.476
1.435
2.383
41.016
642
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Agricoltura, silvicoltura e pesca (media 2008-2012)
1% 3%
5%
91%
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Società di capitali
1.344
Società di persone
2.271
Imprese individuali
43.452
Altre forme
674
COLTIVAZIONI
La superficie dalle coltivazioni presenti sul
territorio regionale nell’anno 2011 vede la
presenza predominante di pascoli (25%),
prati (21%) ed erbai (14%) che ricoprono
complessivamente il 60% della superficie
totale occupata dalle coltivazioni. Seguo-
no, per importanza della superficie occupata, le superfici dedicate a cereali 14% e
gli oliveti 12%. Tra le legnose predomina
quindi l’olivo cui segue la vite (4%) e il
nocciolo (3%). Infine, seguono actinidia
e frutta fresca entrambe con una quota
dell’1% della superficie totale occupata.
Gli ortaggi in pieno campo e gli ortaggi in
serra occupano una porzione totale pari al
4%. Porzioni più piccole risultano quelle
occupate dalle piante in tubero, dai legumi
secchi, dagli agrumi.
Utilizzazione superficie agricola (%), 2011
Pascoli 25,0%
Ortaggi in piena aria
2,5%
Erbai 14,4%
Actinidia o kiwi
1,1%
Cereali 14,0%
Coltivazioni industriali
1,0%
Prati avvicendati 12,5%
Ortaggi in serra
0,9%
Olivo 11,8%
Frutta fresca
0,8%
Prati
8,6%
Legumi secchi
0,6%
Vite
3,8%
Piante da tubero
0,3%
Nocciole
2,6%
Agrumi
0,1%
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
31
ALLEVAMENTI
Il comparto zootecnico regionale vede nel
2011 un aumento della consistenza degli
allevamenti dello 0,68% rispetto all’anno
precedente. In termini numerici si contano 42.937 unità che occupano una quota
del 7,4% sull’intero territorio nazionale.
Bovini ed equini si trovano al primo posto, rispettivamente con il 25,7% e il
36% degli allevamenti regionali; seguono gli allevamenti di ovini (19%), suini
(11%), caprini (5,1), bufalini (2%) e avicoli (1%).
Riguardo la numerosità dei capi della regione Lazio essa è pari a 1.150.100 unità
con una crescita positiva rispetto l’anno
precedente del 4,6% circa e 50.527 animali. Di questi, la maggior parte sono
costituiti da ovini (65,2%) a cui seguono
i bovini (18,3%), bufali (5,8%), equini
(4,5%), caprini (3,7%) ed equini (2,5%).
In merito alla numerosità dei capi di bestiame, in rapporto alla loro presenza sul
territorio nazionale, spiccano i bufalini
con il 17,6% a cui seguono equini (11,3%)
e ovini (10,2%).
32
Dall’analisi dettagliata del numero di capi,
Viterbo e Roma sono le province col più
alto numero di animali di specie diverse,
seguono Latina, Frosinone e Rieti. Nella
provincia di Roma si attesta il primato
della maggior concentrazione in termini
di capi bovini con più di 67.200 unità seguita da Latina con circa 44.000 e Viterbo e Frosinone rispettivamente con circa
35.000 e 34.700. Gli ovini sono presenti
maggiormente nella provincia di Viterbo e
Rieti con 329.501 e 241.345 capi. La provincia di Latina si attesta per il maggior
numero di capi bufalini e caprini presenti
mentre gli equini sono presenti, con una
consistenza di più di 23.000 capi nella
sola provincia di Roma. L’allevamento suinicolo, in termini di numerosità di capi,
è presente maggiormente sul territorio di
Viterbo, seguono Latina e Roma.
Consistenza allevamenti per specie di bestiame, 2012
Specie
Lazio
Italia
% Lazio/Italia
Bovini
Bufali
Ovini
Caprini
Suini
Avicoli*
Equini
Totale
11.056
667
8.188
2.207
4.729
634
15.456
42.937
140.506
2.603
95.507
52.939
139.422
7.508
139.826
578.311
7,9
25,6
8,6
4,2
3,4
8,4
11,1
7,4
* Comprende galli, tacchini, selvaggina, oche, anatre, faraone, struzzi ed emù.
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Numero di capi di bestiame per specie e per provincia, 2012
350.000
300.000
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
0
Bovini
Viterbo
Bufalini
Equini
Rieti
Roma
Ovini
Caprini
Latina
Suini
Frosinone
Fonte: elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Zootecnica
33
LAVORO IN AGRICOLTURA
I dati ISTAT del Censimento Agricoltura
2010 evidenziano il fabbisogno complessivo
in termini di giornate di lavoro per l’anno
2010, consentendo di quantificarne la variazione rispetto alla rilevazione dell’anno
2000. Il confronto mostra una consistente
contrazione delle giornate di lavoro rispetto al 2000, sia per l’Italia (-23,73%) che
per il Lazio (-30,33%). La riduzione delle
giornate è concentrata principalmente sulla categoria della manodopera familiare.
Il lavoro nelle aziende agricole del Lazio
continua ad essere svolto in massima parte dal conduttore. Le giornate di lavoro prestate dal titolare (7.643.797) costituiscono
il 57% circa del totale generale della manodopera aziendale (13.455.386). Accanto al
contributo preponderante del proprietario
o capo azienda, le attività agricole sono
eseguite per il 30% circa delle giornate di
lavoro dal coniuge o dai familiari e parenti
del conduttore (3.920.277) e per il 14,6%
da altra manodopera aziendale (1.891.312).
All’interno di quest’ultima categoria, si segnala la presenza di manodopera in forma
saltuaria (776.114 giornate di lavoro) e di
lavoratori non assunti direttamente dall’azienda (32.671 giornate di lavoro). A tali
quote di lavoro saltuario, o non dipendente
dall’azienda si deve l’incremento percentuale delle giornate prestate dalla manodopera aziendale, sia per il Lazio (+12,83%)
che per l’Italia (+1,16%).
Giornate di lavoro per categoria di manodopera aziendale, 2010
Categoria di manodopera aziendale
Conduttore
Coniuge, familiari e parenti del conduttore
Manodopera familiare
Altra manodopera aziendale (in forma
continuativa e in forma saltuaria o dipendente
da altre aziende)
Totale manodopera aziendale
Giornate lavoro 2010 Giornate lavoro 2000
Lazio
Lazio
Giornate lavoro 2010 Giornate lavoro 2000
Italia
Italia
Var. %
Italia
7.643.797
3.920.277
11.564.074
10.852.991
6.783.587
17.636.578
-29,6
-42,2
-34,4
131.516.387
69.388.568
200.904.955
172.021.114
107.091.395
279.112.509
-23,6
-35,2
-28,0
1.891.312
1.676.227
12,8
48.713.689
48.152.912
1,2
13.455.386
19.312.805
-30,3
249.618.644
327.265.421
-23,7
Fonte: elaborazioni su dati definitivi 6° Censimento Agricoltura 2010
34
Var. %
Lazio
IL RUOLO DEGLI IMMIGRATI IN AGRICOLTURA
Nel corso del 2011 un’importante innovazione legislativa è intervenuta nella
disciplina in materia di lavoro, con specifiche ripercussioni per quanto riguarda il
lavoro degli immigrati in agricoltura. Per
contrastare la prassi della intermediazione illecita di manodopera, in precedenza
punita con una contravvenzione (art. 18
del d.lgs. 276/2003), è stato introdotto
nel codice penale il delitto di caporalato
(art. 603-bis), che punisce con la reclusione da cinque a otto anni chiunque svolga
attività organizzata di intermediazione,
anche gestendo e organizzando l’attività
lavorativa.
Il periodo di impiego in agricoltura nel
Lazio, per effetto del clima relativamente
mite e stabile, è sostanzialmente annuale,
anche quando l’articolazione del lavoro tra
i settori produttivi è di tipo stagionale. Ne
deriva che la distribuzione sul territorio,
nazionale e regionale, non avviene in maniera omogenea, ma è legata prevalentemente alla cittadinanza di appartenenza.
Tale caratteristica comporta significative
difficoltà sotto il profilo della la rilevazione
statistica: infatti, lo stesso individuo può
ricoprire posizioni lavorative diverse nel
corso dell’anno, prestando la propria opera in più operazioni, nei diversi comparti.
Nel viterbese la raccolta delle nocciole e
nell’Agro pontino la raccolta di frutta estiva e pomodori rappresentano importanti
occasioni di spostamento e riaggregazione
territoriale di gruppi consistenti di lavoratori immigrati, omogenei per provenienza
geografica e origine nazionale.
Nel Lazio, la zootecnia impiega il numero
maggiore di immigrati (11.300), in particolare nelle attività che riguardano il governo della stalla (6.000), la mungitura
(5.000) e la tosatura (300). I lavoratori
provengono in maggioranza dall’India e
Bangladesh, e (fatta eccezione per la tosatura, concentrata in breve periodo) svolgono tale attività per l’intero anno, garantendo tra le 8 e le 10 ore di lavoro effettivo
giornaliero, che rappresentano il numero
più elevato di ore lavorate giornaliere,
rispetto, ad esempio, alle 8 di media effet-
tuate dai lavoratori romeni, marocchini,
polacchi e albanesi impiegati nella semina,
aratura e raccolta delle colture agricole.
I lavoratori stranieri impiegati nel florovivaismo (2.000), in particolar modo nei
settori della semina (1.200) e della recisione dei fiori (800) provengono da Albania, Marocco, Polonia e Romania. Nell’ambito del lavoro stagionale, la percentuale
in assoluto più alta di lavoratori immigrati
è impiegata nel comparto agricolo, in particolare nella raccolta nel periodo di giugno-ottobre per un totale di 60 giornate
lavorative, ad esservi impiegati sono per
lo più romeni, albanesi e polacchi, in una
misura di 1.500 unità.
Il numero maggiore di immigrati viene impiegato durante tutto l’anno nel comparto zootecnico, nello specifico nel governo
della stalla, si tratta di 6.000 lavoratori
provenienti da India e Bangladesh, il 90%
dei quali hanno una tipologia contrattuale
regolare.
Un numero di lavoratori immigrati nettamente inferiore (995), si riscontra
35
invece nell’ambito delle attività agrituristiche, per una durata annuale e con
un numero elevato di giornate complessive di lavoro (180 giornate). I lavoratori
dell’agriturismo provengono dalla Romania e dall’India.
36
Nelle attività di trasformazione e commercializzazione i lavoratori immigrati
vengono impiegati per l’intero anno. Soprattutto nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli, la maggioranza
dei lavoratori proviene dalla Romania,
altrettanto significative le provenienze
da Albania e Macedonia. I settori della
trasformazione e commercializzazione
presentano un orario medio giornaliero
effettivo di 8 ore e le giornate lavorative
sono 260.
ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE
CREDITO
L’esame del quinquennio 2008-2012, secondo i dati di Banca d’Italia, mostra la
complessità della materia del finanziamento in agricoltura, foresta e pesca, con caratteristiche articolate dovute ai diversi
fattori economico-finanziari che stanno
contrassegnando questo perdurante periodo di crisi.
Infatti, a fronte di una riduzione del totale
delle consistenze – da 50 milioni di euro
del 2008 a 20 nel 2012 – è aumentata la
percentuale di finanziamenti a medio-lungo
termine, con una contestuale riduzione del
finanziamento sul breve periodo. Le aziende tendono, evidentemente, a richiedere
finanziamenti di medio-lungo termine, per
conservare o acquisire la liquidità necessaria per superare la prolungata fase di crisi,
accettando i maggiori oneri dovuti agli interessi sul credito. Per quanto attiene ai finanziatori, probabilmente, la disponibilità
degli Istituti di credito a erogare prestiti a
medio-lungo termine, superando la tendenziale diffidenza o “resistenza operativa”
del sistema creditizio verso il settore agri-
38
colo, è favorita dalla disponibilità di prestiti della Banca europea per gli investimenti
(BEI) alle piccole e medie imprese (PMI)
nelle aree di sviluppo regionale.
Prendendo a riferimento solo le imprese
operanti in agricoltura, possono essere
fatte altre considerazioni che trovano
fondamento nei cambiamenti strutturali
avvenuti nei 10 anni intercorsi tra il 5°
e il 6° Censimento generale dell’agricoltura. Rispetto al Censimento del 2000, il
Censimento del 2010 ha evidenziato una
forte contrazione delle aziende agricole
laziali (-48,8%) accompagnata da una
diminuzione della superficie coltivata
più contenuta tanto da determinare un
aumento considerevole nella dimensione
media delle aziende, cresciuta del 76%.
Questo cambiamento, evidentemente, ha
fatto si che le aziende meno competitive o
più marginali, lasciassero il posto a quelle
con una maggiore capacità di resistere al
protrarsi della difficile congiuntura economica e che quindi sono in grado, più delle
altre, di programmare l’attività e gli impegni finanziari sul lungo termine.
Finanziamenti agevolati ad agricoltura, foresta e pesca - consistenze
Anni
Totale (mln euro)
Breve termine %
Medio-lungo termine %
2008
2009
2010
2011
2012*
50
34
20
18
20
44,0
41,2
20,0
11,1
5,0
56,0
58,8
80,0
88,9
92,3
* Dato riferito a settembre 2012.
Fonte: Bollettino statistico Banca d’Italia
In merito alle erogazioni per gli investimenti, i dati 2011 mostrano un decremento complessivo sull’anno precedente di oltre il 18%, decremento tre volte maggiore
a quello nazionale.
A livello regionale, nonostante una ridu-
zione in volume di oltre un quinto, rispetto
all’anno precedente, le maggiori erogazioni hanno riguardato costruzioni e fabbricati rurali. Le erogazioni per acquisto di
immobili rurali hanno subito una riduzione di quasi il 41%, in contro tendenza con
quanto osservato a livello nazionale, dove
invece i volumi sono cresciuti. L’acquisto
di macchine e attrezzature è l’unica destinazione economica delle erogazioni che è
cresciuta, contrariamente al dato nazionale dove i volumi sono invece diminuiti.
Finanziamenti oltre il breve termine all’agricoltura - erogazioni, 2011
Finanziamenti
Macchine ed attrezzature
Acquisto immobili rurali
Costruzioni e fabbricati rurali
Totale
Lazio
Totale (mln euro)
68
39
89
196
Italia
Variazione % 2011/2010
9,68
-40,91
-20,54
-18,33
Totale (mln euro)
1.905
587
1.318
3.810
Variazione % 2011/2010
-9,50
17,17
-7,51
-5,48
Fonte: Bollettino statistico Banca d’Italia
39
INVESTIMENTI
Dai dati più aggiornati disponibili, gli investimenti fissi lordi in agricoltura nel 2010,
in linea con la continua flessione iniziata
dal 2006, hanno fatto registrare una sensibile contrazione, sia in termini reali che
in valori correnti. Rispetto al 2009, l’incidenza degli investimenti agricoli regionali, ha evidenziato, infatti, un minore peso
sul totale regionale degli investimenti
agricoli nazionali ma, soprattutto, lo scarto maggiore si è avuto nel rapporto con il
VA agricolo regionale (diminuito di circa
Andamento degli investimenti fissi lordi per UL e per settore (euro)1
Anni
2006
2007
2008
2009
2010
Variazione % 2010/09
Agricoltura*
Industria
Servizi
Totale
10.152,5
7.341,1
6.423,7
4.679,9
4.136,4
-11,61
12.567,7
11.948,9
13.185,9
10.826,6
11.207,4
3,52
11.933,1
12.225,4
11.236,0
10.560,8
10.835,4
2,60
11.986,2
12.040,6
11.438,9
10.447,9
10.723,9
2,64
Valori concatenati, anno di riferimento 2005.
* Agricoltura, silvicoltura e pesca.
1
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali
Andamento degli investimenti fissi lordi agricoli*
Anni
Valori correnti
(mln euro)
2006
2007
2008
2009
2010
763,01
540,80
460,90
342,30
299,90
Valori concatenati
(mln euro)
739,10
508,74
419,47
302,79
263,07
Valori concatenati, anno di riferimento 2005.
* Agricoltura, silvicoltura e pesca.
1
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali
40
% su1
Totale investimenti Lazio
2,6
1,7
1,5
1,2
1,0
Totale investimento agricoltura Italia*
6,3
4,5
3,9
3,3
2,8
VA agricolo* Lazio
42,5
29,8
24,0
18,1
15,4
3 punti percentuali). In termini reali, gli
investimenti in agricoltura, sono diminuiti del 13% circa mentre gli altri settori
dell’economia regionale hanno visto un
incremento. Quelli nel settore dei servizi
sono cresciuti del 2% circa, il settore industriale ha visto crescere gli investimenti per una quota superiore al 7%.
Parimenti, in merito al rapporto per Unità
Lavorativa (UL) nel complesso regionale
si evidenzia, nel 2010, un leggero recupero (+2,6% sul 2009). Variazioni positive
si rilevano per il settore industriale e per
quello dei Servizi mentre, per il settore
primario si registra una variazione negativa piuttosto consistente. Rispetto al dato
nazionale, infatti, gli investimenti per UL
del settore agricolo laziale, sono inferiori
del 45% circa.
Investimenti fissi lordi per UL e per settore, 20101
Lazio
14.000
Italia
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
Agricoltura*
Industria
Servizi
Valori concatenati, anno di riferimento 2005.
* Agricoltura, silvicoltura e pesca.
1
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali
41
CONSUMI INTERMEDI
Nel 2011 i consumi intermedi dell’agricoltura hanno evidenziato una crescita positiva (+4,2%) rispetto al precedente anno
attestandosi a valori di 1.046 milioni di
euro circa.
Analizzando i vari settori, giova sottolineare come il maggior peso di spesa viene
espresso dalla voce mangimi con un valo-
re di circa 139 milioni di euro cui seguono
le spese per sementi e piantine rimaste
tendenzialmente stabili (-1,39%) e i concimi che hanno avuto un’ottima crescita
(+10,47%).
Nell’ambito zootecnico, sia le spese di stalla che i mangimi hanno evidenziato un
andamento di crescita positivo, rispettiva-
mente dell’ordine del 2,47% e del 9,95%
attestandosi su un valore di spesa pari
a 167 milioni di euro (+8,44% rispetto il
2010).
In termini percentuali, a incidere maggiormente sul totale delle spese dell’agricoltura è il settore zootecnico, seguito da
sementi, concimi e fitosanitari.
Consumi intermedi dell’agricoltura (mln di euro), 2011
Lazio
Italia
Concimi
Fitosanitari
59,62
1.467,44
37,73
804,41
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
42
Sementi
88,72
1.335,72
Mangimi
138,74
5.959,25
Spese di stalla
Altri beni e servizi
Totale
28,17
696,50
693,29
13.045,96
1.046,25
23.309,28
MERCATO FONDIARIO
Nel corso del 2011 il mercato fondiario regionale, che nel complesso ha evidenziato
una certa stabilità dei prezzi, è stato segnato da una saltuaria attività di compravendita con una contrattazione caratterizzata da tempi lunghi. Si è evidenziata,
a fronte di una buona offerta, una sostanziale riluttanza nella domanda, generata,
evidentemente, dagli alti valori fondiari.
Dall’osservazione dei dati proveniente
dall’indagine annuale INEA sul mercato fondiario, rispetto allo scorso anno, emerge una
tendenza alla stabilità dei valori dei terreni.
Riguardo ai canoni di affitto, le quotazioni
non evidenziando sensibili variazioni, ma
mettono in luce, soprattutto in provincia
di Viterbo, una tendenza alla diminuzione
per i seminativi asciutti e le orticole.
Canoni di affitto (euro per ettaro), 2011
Canoni
Minimo Massimo
Viterbo
Contratti in deroga per seminativi asciutti
Contratti in deroga per orticole
Compartecipazione per nocciole
Compartecipazione per tabacco
Rieti
Contratto in deroga per seminativo asciutto a Poggio Mirteto
Contratti in deroga per cereali
Contratti in deroga per seminativo irriguo nella piana di Rieti
Pascolo nelle montagne di Rieti
Contratti in deroga per seminativo asciutto nella piana di Leonessa
Roma
Contratti in deroga per seminativo collinare asciutto
Pascoli di collina nella zona di Allumiere e Tolfa
Contratti in deroga per seminativi irrigui da destinare a ortive
400
500
1.000
400
500
750
1.500
500
200
200
400
50
90
300
500
500
100
125
300
150
1.200
400
200
1.500
Canoni
Minimo Massimo
Roma
Contratti in deroga per seminativi asciutti
Contratti in deroga per frutteti specializzati
Contratti in deroga per oliveti collinari
Contratti in deroga per vigneto comune
Contratti in deroga per vigneti DOC
Contratti in deroga per seminativi irrigui del litorale romano
da destinare a carote
Latina
Contratti in deroga per orticole
Accordi verbali per foraggere
Contratti in deroga per seminativi irrigui della piana di Latina
Frosinone
Contratti in deroga per seminativi irrigui (Valle del Sacco)
Contratti in deroga per seminativi asciutti
300
700
200
900
1.200
350
900
350
1.100
1.800
2.200
2.500
900
400
400
1.200
500
500
400
300
500
400
Fonte: INEA
43
Valori fondiari (000 di euro per ettaro), 2011
Viterbo
Seminativi irrigui nella zona di Tarquinia
Frutteti nelle colline di Viterbo
Vigneti DOC nella zona di Montefiascone
Noccioleto specializzato irriguo nella zona di Vignanello
Castagneto da frutto nei Monti Cimini
Oliveti specializzati nelle colline del lago di Bolsena
Rieti
Seminativi arborati nella Sabina nord-occidentale
Pascoli nella montagna di Rieti
Oliveti specializzati nella zona DOP della Sabina
Seminativi irrigui nella piana del Tevere
Roma
Ortive nel Maccarese
Seminativi irrigui nel litorale romano
Vigneti DOC nei Castelli Romani
Oliveti specializzati nella zona dei Castelli Romani
Fonte: INEA
44
Quotazioni
Quotazioni
Minime Massime
Minime Massime
15
15
18
30
12
12
20
18
24
35
25
20
10
6
17
20
21
7
24
25
80
60
77
36
150
80
140
52
Roma
Frutteti nelle colline dei Tiburtini (Guidonia, Marcellina)
Vigneti DOC nei Colli Albani
Frutteti specializzati nei Castelli Romani
Seminativi asciutti nella collina interna della pv di Roma
Latina
Seminativi nell’agro-pontino
Orti specializzati nella pianura di Latina
Vigneti nelle colline litoranee di Gaeta
Frutteti (actinidia) nella zona di Latina
Oliveti specializzati nella zona di Itri
Frosinone
Oliveti specializzati nelle colline di Frosinone
Frutteti specializzati nelle colline di Frosinone
Seminativi asciutti nelle colline di Frosinone
Vigneti DOC nella zona del Piglio
Prati pascoli nella montagna orientale dei Lepini
26
60
50
25
41
80
60
30
30
23
21
55
15
40
49
26
65
20
15
26
7
50
5
20
36
13
80
10
RISULTATI PRODUTTIVI
Il valore della produzione agricola regionale del 2011 è stato di 2.695 milioni di
euro circa con una crescita rispetto al precedente anno del 2,7%.
In termini percentuali il maggior peso
della produzione riguarda le coltivazioni
erbacee (32,9%) a cui segue il settore zootecnico (28,1%), le coltivazioni arboree
(13,9%) e le attività dei servizi connessi
all’agricoltura (13,1%).
La quota predominante è occupata da patate e ortaggi con il 24,9% a cui seguono
le carni con il 15,8%, le attività dei servizi
connessi all’agricoltura con il 14,3% e la
produzione di latte con il 13,1%. A breve
distanza si posizionano la produzione di
frutta con il 7,1%, le coltivazioni foraggere con il 5,5%, la produzione vivaistica
e quella dei cereali e legumi secchi con il
5,3% e l’olivicoltura con il 3,2%.
Il confronto con l’anno scorso evidenzia
che la produzione del 2011 ha avuto una
crescita positiva soprattutto nel settore
zootecnico (+8,8%) e nell’ambito delle attività connesse dell’agricoltura (+5,2%).
Altre crescite positive si riscontrano nella
produzione foraggera (+3,8%) ed erbacea
(+2,8%). L’unico decremento osservato è
quello della produzione relativa alle coltivazioni arboree (-7,7%) con un valore di
375 milioni di euro circa.
In termini quantitativi, la produzione di
vegetali del 2011 è stata di 17,3 milioni
di quintali, manifestando un calo rispetto
all’anno precedente del il 3,8%. Il peso
più rilevante è stato quello del pomodoro
(2,4 milioni di quintali) a cui seguono il
Produzione e servizi ai prezzi base per principali comparti (000 di euro), 2011
Lazio
Erbacee
Arboree
Foraggere
Zootecnia
Servizi connessi
(+) Attività secondarie
(-) Attività secondarie
Produzione della branca agricoltura
Produzione della branca silvicoltura
Produzione della branca pesca
Totale
000 €
886.718
375.676
136.999
756.308
352.923
70.875
76.897
2.502.602
108.819
83.813
2.695.234
%
32,9
13,9
5,1
28,1
13,1
2,6
2,9
92,9
4,0
3,1
100
Variazione %
2011/10 prezzi
2,8
-7,7
3,8
8,8
5,2
5,9
1,8
3,3
-3,9
-4,6
2,7
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
45
granturco ibrido (1,69 milioni), il frumento duro (1,56 milioni) e le zucchine (1,4
milioni di quintali) In termini percentuali
invece si riscontrano crescite positive per
i quantitativi prodotti dal girasole (114%),
nocciole (42%) e orzo (27%), mentre decrementi si riscontrano per l’uva da vino
venduta (-58%), olio (-37%) e soia (-25%).
Analizzando il comparto arboreo, l’actinidia pur registrando una produzione di
1,17 milioni di quintali evidenzia un calo
del 12% circa sull’anno precedente, mentre buona è stata la produzione delle nocciole con 404 mila quintali.
Nell’ambito zootecnico si sono riscontrate crescite, rispetto all’anno precedente,
nel settore del pollame sia per la produzione della carne (339 mila quintali ovvero il 3%). Anche la produzione di carni
suine e bovine manifesta andamenti di
crescita positiva con, rispettivamente,
l’1,5% e lo 0,7% trascinandosi valori positivi anche per quanto riguarda i valori
delle produzioni (+14,7% per i suini e
+6,1% per i bovini).
46
Il settore caseareo, invece, evidenzia cali
seppur minimi nella produzione di latte
vaccino e bufalino e latte di pecora e capra, rispettivamente -1,4% e -2,5%, anche
la produzione delle uova (521 mila quin-
tali) segna una diminuzione del -1%. Infine, il miele manifesta un netto calo della
produzione -14% circa, per un totale d 6
mila quintali prodotti e un valore di circa
2 milioni di euro.
Principali produzioni zootecniche, 2011
Prodotti
Carni bovine
Carni suine
Carni ovicaprine
Pollame
Latte di vacca e bufala (000 hl)
Latte di pecora e capra (000 hl)
Uova (milioni di pezzi)
Miele
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Quantità
000 q.li
615
418
57
339
6.698
545
521
6
Var. % 2011/10
0,7
1,5
-9,5
3,0
-1,4
-2,5
-1,0
-14,3
Valore
000 €
169.311
58.861
16.968
76.971
276.906
46.927
38.405
1.996
Var. % 2011/10
6,1
14,7
-8,8
17,6
12,0
0,4
0,6
-4,9
Principali produzioni vegetali, 2011
Prodotti
Frumento tenero
Frumento duro
Orzo
Riso
Granoturco ibrido
Patate
Fagioli freschi
Cipolle e porri
Carote
Carciofi
Cavoli
Cavolfiori
Indivia
Lattuga
Radicchio
Melanzane
Peperoni
Pomodori
Zucchine
Cocomeri
Poponi
Quantità
000 q.li
437
1.567
541
1
1.697
591
83
30
1.075
184
393
243
88
663
108
208
232
2.402
1.453
768
472
Var. % 2011/10
11,48
6,53
27,29
0,00
-13,42
-6,19
-1,19
20,00
0,75
-0,54
9,17
-0,41
-3,30
-2,07
0,00
-0,48
12,62
2,04
0,14
5,35
0,85
Valore
000 €
11.237
54.186
11.382
31
41.483
25.382
19.077
1.687
45.714
17.195
22.124
11.142
4.030
58.586
6.430
10.795
17.337
70.611
97.011
8.192
18.981
Var. % 2011/10
53,40
59,90
78,98
15,10
15,76
-0,35
-16,28
6,32
6,29
-2,13
20,52
9,75
-3,30
-4,96
11,70
-5,97
12,48
12,43
-20,96
-0,97
2,16
Prodotti
Fragole
Barbabietola
da zucchero
Tabacco
Girasole
Soia
Uva da tavola
Uva da vino venduta
Vino (000 hl)
Olio
Arance
Mandarini
Limoni
Clementine
Pesche
Mele
Pere
Mandorle
Nocciole
Noci
Actinidia
Quantità
000 q.li
105
Var. % 2011/10
-0,94
Valore
000 €
18.391
Var. % 2011/10
-6,48
55
-6,78
223
1,24
20
133
3
199
785
561
154
34
1
3
7
346
95
28
0
404
4
1.177
-9,09
114,52
-25,00
-5,69
-58,55
-8,93
-37,14
-5,56
0,00
50,00
0,00
-3,89
-3,06
-3,45
0,00
42,25
0,00
-11,90
6.362
3.871
86
9.429
14.601
59.716
65.730
1.078
42
165
187
9.639
2.838
1.510
0
64.387
1.414
78.683
-7,09
156,35
-16,38
6,95
-52,99
1,17
-32,12
-2,06
23,80
28,10
-9,30
-24,75
-15,57
-27,88
0,00
51,78
3,50
3,60
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
47
RISULTATI PRODUTTIVI SECONDO LA RICA
L’analisi dei dati RICA relativa all’anno
2010 evidenzia una dotazione strutturale
delle imprese agricole del Lazio al di sopra
della media nazionale per le dimensioni
medie aziendali, come per la dotazione di
lavoro. La SAU media aziendale è di circa
35 ha, mentre a livello nazionale è di 33
ha. Le imprese con maggiore estensione
sono rappresentate dalle aziende specia-
lizzate in erbivori con una SAU media
aziendale di 57,64 ettari, seguita dalle
aziende specializzate in seminativi 53,74.
Le imprese con una minore superficie sono
rappresentate dal settore ortofloricolo con
una SAU di 4,41 ha.
L’ortofloricoltura necessita di maggior manodopera: 3 Unità di Lavoro Totale (ULT),
di cui mediamente 1,43 sono Unita di La-
voro Familiare (ULF), a differenza dell’allevamento misto (poliallevamento) con 0,9
unità lavorative e interamente costituita
da manodopera familiare.
Il comparto più performante in termini
di Reddito Netto (RN) è il granivoro con
oltre 114.000 euro, mentre il settore specializzato in erbivori ha fatto registrare la
Produzione Lorda Vendibile (PLV) più alta
Indicatori economici per polo (euro), 2010
Seminativi
Ortofloricoltura
Arboreo
Erbivori
Granivori
Erbaceo - arboreo (policoltura)
Allevamento misto (poliallevamento)
Misto coltivazioni - allevamento
Totale complessivo
Fonte: RICA-INEA
48
PLV/ha
PLV/UBA
RN/ha
RN/UBA
PLV/UL
RN/ULF
RN/PLV %
1.971,19
33.257,51
4.701,66
3.586,37
34.669,67
9.875,84
1.289,00
1.544,32
3.409,47
31.025,85
2.364.331,94
183.017,44
1.633,14
3.521,65
205.599,81
3.372,81
1.700,10
3.453,85
842,46
8.871,27
2.394,88
1.620,98
21.489,50
2.081,15
1.016,69
714,69
1.430,96
13.259,95
630.673,06
93.223,31
738,15
2.182,85
43.326,31
2.660,28
786,79
1.449,58
62.825,98
49.618,72
49.792,79
84.000,82
85.751,69
32.516,54
47.406,67
37.309,53
59.684,80
43.509,99
27.460,37
38.113,64
65.082,36
92.184,11
13.670,08
37.391,67
21.715,29
41.963,13
42,7
26,7
50,9
45,2
62,0
21,1
78,9
46,3
42,0
con oltre 200.000 euro. Nell’analizzare gli
indicatori economici, si evidenzia che la
redditività media del fattore terra è pari
a 3.409,47 euro/ettaro di PLV e a 1.431
euro/ettaro di RN. La redditività del lavoro, familiare ed extrafamiliare, evidenzia
valori pari a 59.684,80 euro di PLV per
ULT e 41.963,13 euro per ULF.
I settori più redditizi in termini di incidenza percentuale del RN sulla PLV sono
l’allevamento misto (78,9%), il granivoro
(62%) e l’arboreo (50,9%).
La contribuzione pubblica incide mediamente per il 22,5% sul reddito netto
dell’agricoltura regionale, i dati mostrano un ruolo determinante dei contributi
sulle redditività nel comparto seminativi
(37,04%).
Possiamo notare che ci sono degli orientamenti specializzati dove è poco presente
l’allevamento, ad esempio il comparto ortofloricolo con 0,06 UBA ad azienda, l’arboreo con 0,37, l’erbaceo-arboreo con 0,44
e il seminativo con 3,41.
Dati strutturali ed economici per polo - media aziendale (euro), 2010
SAU
Seminativi
Ortofloricoltura
Arboreo
Erbivori
Granivori
Erbaceo - arboreo (policoltura)
Allevamento misto (poliallevamento)
Misto coltivazioni - allevamento
Totale
UBA
ULT
ULF
ha
n.
53,74
3,41
4,41
0,06
14,25
0,37
57,64 126,59
5,35 52,62
9,08
0,44
33,10 12,65
38,24 34,74
35,25 34,80
n.
1,69
2,96
1,35
2,46
2,16
2,76
0,90
1,58
2,01
n.
1,04
1,43
0,90
1,44
1,25
1,38
0,90
1,26
1,20
PLV
Contributi
Costi
Costi
Redditi
Gestione Reddito
correnti pluriennali distribuiti extracaratt. netto
euro
euro
euro
euro
euro
105.934,65 16.771,26 37.063,35 5.312,39 16.822,73
146.751,64
421,62 58.995,84 13.718,55 31.186,00
66.976,60 5.043,05 16.297,63 5.325,26 11.471,38
206.732,02 20.866,91 73.133,74 21.377,59 25.682,87
185.309,40
602,90 45.254,20 4.086,90 23.942,20
89.664,36 3.513,47 39.708,61 9.555,28 20.394,50
42.666,00 3.747,50 6.771,00
960,00 2.350,00
59.055,65 9.427,06 16.806,11 6.594,43 10.723,25
120.180,12 11.331,83 41.464,03 10.313,63 19.040,62
euro
euro
-1.461,42 45.274,76
-3.706,02 39.145,22
233,44 34.115,77
6.901,86 93.439,68
2.835,30 114.861,40
-1.110,89 18.895,08
1.067,50 33.652,50
2.398,38 27.330,24
1.077,84 50.439,68
Fonte: RICA-INEA
49
Valore percentuale per polo, 2010
Reddito netto
RN/UBA
Redditi distribuiti
RN/ha
Costi pluriennali
RN/ULF
Costi correnti
PLV/ULT
Contributi
PLV/UBA
PLV
PLV/ha
0%
Seminativi
Ortofloricoltura
Arboreo
Erbivori
Fonte: RICA-INEA
50
Variazione percentuale per polo, 2010
20%
40%
60%
80%
100%
Granivori
Erbaceo - arboreo (policoltura)
Allevamento misto (poliallevamento)
Misto coltivazioni - allevamento
0%
20%
Seminativi
Ortofloricoltura
Arboreo
Erbivori
Fonte: RICA-INEA
40%
60%
80%
100%
Granivori
Erbaceo - arboreo (policoltura)
Allevamento misto (poliallevamento)
Misto coltivazioni - allevamento
Variazione percentuale per classe di DE, 2010
CLASSE DE II
Reddito netto
CLASSE DE III
Redditi distribuiti
CLASSE DE IV
CLASSE DE V
Costi pluriennali
CLASSE DE VI
Costi correnti
CLASSE DE VII
CLASSE DE VIII
Contributi
PLV
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Fonte: RICA-INEA
51
SISTEMA AGROINDUSTRIALE
INDUSTRIA ALIMENTARE
Nella regione Lazio, nel 2010, il valore
aggiunto ai prezzi base dell’industria alimentare, incluse le bevande e il tabacco
(espresso in valori correnti), ha mostrato
un aumento rispetto all’anno precedente
pari al 3,1%, in controtendenza con quanto avvenuto a livello nazionale (-1,8%) e
nell’Italia centrale (-2%).
Parimenti al valore aggiunto, nella stessa
annualità, anche il livello di occupazione
del settore è cresciuto, con un aumento del
4,6%, corrispondente a circa 1.000 unità,
il 90% dei quali risultano impiegati come
lavoratori dipendenti.
Valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (%), 2010
Lazio/Italia
3,9
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Composizione dell’occupazione nell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (000), 2010
Occupati totali
Occupati indipendenti
Occupati dipendenti
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
54
30,3
Lazio/Italia Centrale
22,7
6,7
16,0
DISTRIBUZIONE
Con dati relativi al primo semestre 2012,
nella regione Lazio si rileva, rispetto al
2011, una leggera diminuzione, pari allo
0,3% degli esercizi commerciali al det-
taglio in sede fissa. A livello territoriale,
le province di Latina e Viterbo hanno segnato i decrementi più importanti, rispettivamente -1,6% e -1,7%. La provincia di
Roma, in controtendenza alle 4 province
della regione, ha evidenziato, seppur lievemente, un incremento di esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa (+0,1%).
Commercio al dettaglio ambulante e forme speciali di vendita: numero di esercizi per provincia, 2012*
Frosinone Latina
Non specificato
Alimentare
Abbigliamento, tessuti e calzature
Abbigliamento e tessuti
Commercio ambulante
Calzature e pelletterie
Altri articoli
Mobili e articoli di uso domestico
Totale
Non specificato
Commercio per corrispondenza, telefono, radio, televisione, internet
Commercio al dettaglio Commercio solo via internet
al di fuori di negozi,
Vendita a domicilio
banchi e mercati
Commercio per mezzo di distributori automatici
Totale
Totale
120
403
249
476
89
383
69
1.789
53
6
59
113
44
275
2.064
88
594
139
378
41
238
24
1.502
12
40
125
202
45
424
1.926
Rieti
Roma
Viterbo
Totale
44
69
16
53
13
43
10
248
15
3
23
14
6
61
309
2.254
2.568
1.051
1.654
226
1.921
242
9.916
798
198
939
1.565
250
3.750
13.666
112
226
132
296
37
164
24
991
22
29
50
52
20
173
1.164
2.618
3.860
1.587
2.857
406
2.749
369
14.446
900
276
1.196
1.946
365
4.683
19.129
* Dati aggiornati al 30 giugno 2012.
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio”
55
Commercio al dettaglio in sede fissa: numero di esercizi per specializzazione e provincia, 2012*
Prodotti alimentari, bevande e tabacco in eserizi specializzati
Prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi spec.
Frutta e verdura
Carni e di prodotti a base di carne
Pesci, crostacei e molluschi
Pane, torte, dolciumi e confetteria
Bevande
Prodotti del tabacco
Altri prodotti alimentari in esercizi specializzati
Totale
Esercizi non specializzati
Carburante per autotrazione in esercizi specializzati
Apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni in esercizi specializzati
Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati
Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati
Altri prodotti in esercizi specializzati
Articoli di abbigliamento
Calzature e articoli in pelle
Medicinali
Articoli medicali e ortopedici
Cosmetici, articoli di profumeria e di erboristeria
Fiori, piante, semi, fertilizzanti, animali domestici e alimenti per animali domestici
Orologi e articoli di gioielleria
Altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano)
Articoli di seconda mano
Totale
* Dati aggiornati al 30 giugno 2012.
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio”
56
Frosinone Latina Rieti
14
19
10
166
266
56
281
326
120
53
85
15
38
118
31
51
63
17
378
292
80
41
99
19
1.022 1.268
348
1.354 1.267
397
322
328
107
181
184
28
1.244 1.085
381
525
608
144
3
3
4
1.078 1.250
246
200
273
54
189
157
88
49
71
6
169
232
37
290
211
80
209
218
56
492
503
132
25
19
12
7.352 7.677 2.120
Roma
275
1.728
1.452
532
428
333
1.859
416
7.023
7.848
1.729
1.467
7.620
4.723
34
9.233
1.915
1.100
370
1.669
1.573
1.572
3.504
386
51.766
Viterbo
13
160
194
62
82
51
175
40
777
866
211
95
800
418
0
708
180
101
28
147
181
128
324
38
5.002
Totale
331
2.376
2.373
747
697
515
2.784
615
10.438
11.732
2.697
1.955
11.130
6.418
44
12.515
2.622
1.635
524
2.254
2.335
2.183
4.955
480
73.917
Nonostante lievi variazioni (sia positive
che negative) che si sono avute, rispetto
agli anni scorsi, si mantiene un certo equilibrio nella distribuzione provinciale degli
esercizi. Il 70% risulta concentrato nella
provincia di Roma (il territorio della Capitale presenta caratteristiche più vivaci
e in movimento rispetto alle altre quattro provincie della regione, dovuto anche
all’alto tasso di popolazione residente), seguono Latina (10,4%), Frosinone (9,9%),
Viterbo (6,8%) e Rieti (2,9%).
Tra gli esercizi regionali, il 14% è specializzato nella commercializzazione di prodotti
alimentari, bevande e tabacco i quali, rispetto all’anno precedente, hanno mostrato un
lieve decremento (-0,1%) ad eccezione degli
esercizi specializzati in “frutta e verdura”
(+1,3%) e “prodotti del tabacco” (+1,8%).
Contrariamente agli esercizi in sede fissa,
la distribuzione ambulante del commercio
al dettaglio, nel 2012 ha avuto, nel com-
plesso, un incremento del 2,4% rispetto
al 2011.
A livello territoriale alla provincia di Rieti
spetta il primato di maggior incremento
nel numero di esercizi (+2,9%).
Rispetto all’anno precedente il commercio del settore alimentare ambulante ha
segnato un leggero decremento (-0,1%),
rimanendo comunque al primo posto, a
livello ragionale, per numero di esercizi.
Una sensibile crescita del 5,4% nel 2012,
Commercio ingrosso: distribuzione provinciale per specializzazione merceologica, 2012*
Frosinone
Latina
Rieti
26
449
209
98
378
397
1.557
32
561
310
116
876
409
2.304
11
56
44
28
85
63
287
Altri prodotti
Altri prodotti di consumo finale
Macchinari e attrezzature
Materie prime agricole e animali vivi
Prodotti alimentari, bevande, tabacco
Prodotti intermedi non agricoli, rottami e cascami
Totale
Roma
292
6663
2613
318
2507
2191
14.584
Viterbo
22
290
148
88
257
243
1.048
Totale
383
8.019
3.324
648
4.103
3.303
19.780
* Dati aggiornati al 30 giugno 2012.
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio”
57
si è osservata per gli esercizi che rientrano in “altre forme speciali di vendita”.
In particolare, è cresciuta in maniera
considerevole la vendita on-line, con un
incremento del 15,6% rispetto all’anno
precedente.
Gli esercizi con vendita all’ingrosso, rispetto al 2011, sono cresciuti dell’1%
pur con situazioni molto diverse a livello
provinciale. La crescita media regionale è
stata realizzata grazie al contributo positivo delle province di Rieti e Roma dove
gli esercizi all’ingrosso sono cresciuti rispettivamente del 2,5% e 1,6%, in provincia di Viterbo e Frosinone, al contrario,
gli esercizi all’ingrosso sono diminuiti
rispettivamente del 2,2% e dell’1,6%. In
provincia di Latina la presenza è rimasta
Intermediari del commercio: distribuzione provinciale del numero di esercizi per specializzazione merceologica, 2012*
Frosinone
Latina
Rieti
Roma
Viterbo
Totale
131
63
26
996
56
29
10
40
50
165
26
1.592
498
60
92
307
93
94
49
97
36
371
45
1.742
51
16
5
64
8
8
1
10
149
46
6
364
2.611
789
368
2.259
846
890
74
914
350
4.999
1.275
15.375
287
54
39
128
96
46
38
77
84
224
30
1.103
3.578
982
530
3.754
1.099
1.067
172
1.138
669
5.805
1.382
20.176
Alimentari, bevande, tabacco
Auto e motocicli, compresi parti e accessori
Combustibili, minerali, metalli, prodotti chimici
Despecializzato
Legname, materiali da costruzione
Macchinari, impianti industriali, navi, aereomobili
Materie prime agricole, tessili, semilavorati, animali vivi
Mobili, articoli per la casa, ferramenta
Non specificato
Specializzato di altri prodotti n.c.a.
Tessili, abbigliamento, calzature, articoli in cuoio
Totale
* Dati aggiornati al 30 giugno 2012.
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio”
58
invariata. In merito al comparto agricolo,
la maggiore crescita (+1,6%) ha riguardato gli esercizi all’ingrosso dediti alle
“materie prime agricole e animali vivi”.
Gli esercizi che distribuiscono “prodotti
alimentari, bevande, tabacco”, la cui maggior presenza si osserva nell’area della
provincia Capitolina (oltre il 61%), sono
rimasti stabili con il 20,7% di numerosità
in regione.
In merito all’intermediazione commerciale, per la quale nel complesso si è registrato un calo dei soggetti che operano a livello regionale (-0,6%), il settore “alimentari,
bevande, tabacco” ha invece visto crescere gli intermediari regionali (+2%). Circa
il 18% degli intermediari che operano a
livello regionale è specializzato nella vendita di prodotti alimentari delle bevande
e del tabacco e di questi, oltre i due terzi,
opera nella provincia di Roma.
59
CONSUMI ALIMENTARI
La spesa media mensile delle famiglie laziali, nel 2011, è stata pari a poco più di
2.500 euro, in linea con la spesa media
mensile sostenuta dalle famiglia del Centro e dell’Italia nel complesso.
Rispetto al 2010, la spesa media mensile
delle famiglie è aumentata dello 0,5%,
sensibilmente inferiore a quanto si è osservato a livello Italia (1,41%) e Centro
(1,51%) anche se, in termini assoluti, la
spesa della famiglie laziali è maggiore di
quella osservata a livello Italia pari a circa
2.488 euro medi mensili.
I consumi alimentari (includendo anche le
bevande) si attestano sullo stesso livello
di spesa (sia in percentuale sul totale, sia
in valore assoluto) in tutte e tre le aree.
Questi costituiscono circa un quinto della
spesa media mensile sostenuta dalle famiglie anche se, rispetto al 2010, vi è da
sottolineare una contro tendenza dei consumi alimentari delle famiglie laziali. In
media, sia a livello nazionale sia a livello
del Centro Italia, la spesa per alimentari
e bevande è cresciuta (+2,2% e +0,4%
60
rispettivamente), mentre nel Lazio è lievemente diminuita (-0,1%).
La propensione al risparmio delle famiglie
laziali, si denota anche dalla variazione
percentuale di spesa, rispetto al 2010, dedicata ai beni non alimentari e ai servizi.
Mentre a livello Paese e Centro questa
spesa è cresciuta dell’1,2 e dell’1,8% ri-
Spesa media mensile delle famiglie per prodotti specializzati e servizi (euro), 2011
Pane e cereali
Carne
Pesce
Latte, formaggi e uova
Oli e grassi
Patate, frutta e ortaggi
Zucchero, caffè e drogheria
Bevande
Totale alimentari e bevande
Tabacchi
Abbigliamento e calzature
Combustibili ed energia
Mobili, elettrodomestici, spese varie e servizi per la casa
Altri beni e servizi
Totale non alimentare
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Italia
79,81
113,28
41,21
65,52
15,74
85,15
33,77
42,60
477,08
20,95
133,59
129,46
846,35
880,48
2.010,83
Centro
79,65
111,88
44,69
63,79
14,49
88,40
32,11
39,07
474,08
19,59
130,76
128,01
951,63
872,91
2.102,90
Lazio
78,38
108,54
46,92
65,85
13,36
91,11
32,57
39,03
475,76
20,39
131,17
114,90
971,47
808,52
2.046,45
spettivamente, nel Lazio è cresciuta solo
di mezzo punto percentuale.
Evidentemente, questa prolungata fase di
crisi economica a cui si sta assistendo,
sta evidenziando una sempre più crescente necessità delle famiglie a risparmiare e
limitare la spesa a quei beni di primaria
necessità, rispetto a beni per i quali è possibile fare un uso più contenuto. Difatti,
nella regione Lazio, rispetto al 2010, si
è osservata una consistente variazione
negativa della spesa verso beni come tabacco (-6,9%), abbigliamento e calzature
(-14,1%) e combustibili ed energia (-5,8%).
Spesa media mensile delle famiglie per prodotti specializzati e servizi - variazione %, 2011/2010
Pane e cereali
Carne
Pesce
Latte, formaggi e uova
Oli e grassi
Patate, frutta e ortaggi
Zucchero, caffè e drogheria
Bevande
Totale alimentari e bevande
tabacchi
Abbigliamento e calzature
Combustibili ed energia
Mobili, elettrodomestici, spese varie e servizi per la casa
Altri beni e servizi
Totale non alimentare
Italia
Centro
Lazio
1,3
3,3
1,1
2,0
-0,6
2,1
5,3
1,5
2,2
0,6
-5,9
-0,9
2,3
1,7
1,2
1,0
1,4
-1,2
3,0
-8,5
-1,7
1,3
2,3
0,4
-4,1
-8,9
-1,9
4,2
1,6
1,8
0,3
0,6
-1,3
3,8
-17,0
-2,9
2,8
4,4
-0,1
-6,9
-14,1
-5,8
3,2
1,3
0,5
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
61
COMMERCIO ESTERO
L’incidenza del Lazio sulle esportazioni
agroalimentari nazionali resta sostanzialmente stabile nel 2011, rispetto all’anno
precedente, con un peso pari al 2,5% (753
milioni di euro); decresce, invece, dello
0,5%, per il secondo anno consecutivo,
il peso della regione sulle importazioni
agroalimentari nazionali, pari nel 2011
al 4,8% (1.926 milioni). Di contro, cresce
dello 0,5% l’incidenza della regione sulle
importazioni complessive dell’Italia (pari
all’8,4% nel 2011) mentre resta sostanzialmente stabile il ruolo sulle vendite all’estero del Paese, con un peso pari al 4,5%.
Come per quasi tutte le regioni italiane, anche per il Lazio nel 2011 prosegue la ripresa, registrata nel 2010, dei flussi commerciali di prodotti agroalimentari in entrata
(+2,6%) e, soprattutto, in uscita (+6,1%).
L’incremento delle esportazioni è il risultato congiunto della performance positiva delle vendite, sia nel settore primario
(+4,5%) che nell’industria alimentare
(+6,7%); il leggero aumento delle importazioni è, invece, attribuibile, come nel 2010,
62
ad andamenti contrastanti delle due componenti: gli acquisti di trasformati crescono del 7,9%, a fronte di un calo del 9%
per le importazioni del settore primario.
Ne deriva nel 2011 un netto miglioramento del saldo del settore primario rispetto
all’anno precedente che, pur attestandosi su un valore negativo (-325 milioni di
euro) aumenta oltre il 15%; peggiora, invece, ulteriormente il deficit dell’industria
alimentare, che raggiunge quasi la soglia
degli 850 milioni di euro. Tali dinamiche
Andamento degli scambi agroalimentari (valori in milioni di euro)
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
2003
2004
2005
2006
Esportazioni
2007
2008
2009
Importazioni
Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011”
2010
2011
producono per la regione un leggero peggioramento del settore agroalimentare nel
complesso, con un lieve incremento del
deficit, che raggiunge i 1.173,7 milioni di
euro nell’ultimo anno di riferimento.
Gli “altri prodotti alimentari” (11,7%
dell’export agroalimentare regionale), l’olio di oliva vergine ed extravergine (7%)
e gli altri ortaggi freschi (6,2%) si confermano le tre principali voci di esportazione,
nonostante una contrazione del proprio
peso sull’export agroalimentare regionale.
Nel 2011, tali prodotti mostrano, infatti,
una contrazione del valore delle vendite
all’estero imputabile, nel caso degli “altri
prodotti alimentari” e degli ortaggi freschi,
alla sola componente prezzi e non a una reale riduzione dei volumi esportati. A seguire troviamo l’altra frutta secca che, grazie
a un aumento delle esportazioni superiore
al 20% rispetto al 2010, si pone, come già
nel 2009, come quarto principale prodotto
di esportazione, superando per importanza
la frutta preparata e conservata. Per quanto riguarda l’import va segnalato il netto
incremento, in quantità, degli acquisti di
pesci lavorati (+65%), il cui peso sull’agroalimentare regionale passa dal 4,3%
(2010) al 6,9% (2011), ponendosi come
terzo principale prodotto di importazione
del Lazio. Crescono in misura consistente
anche le importazioni di “panelli, farine
e mangimi” (+26%), che si confermano il
principale comparto di importazione con
un peso superiore all’11% sull’import
agroalimentare regionale. Restano, invece,
sostanzialmente stabili, rispetto al 2010,
gli acquisti dall’estero di carni bovine, pari
a 147 milioni di euro.
Il 2011 presenta cambiamenti significativi nella distribuzione geografica degli
scambi agroalimentari del Lazio. Dal lato
delle esportazioni, l’UE27 riduce di quasi
tre punti percentuali il proprio peso come
mercato di sbocco, che passa dal 63,2%
(2010) a poco più del 60% nel 2011. Di
contro, aumenta l’incidenza del Nord America, degli altri paesi europei (non mediterranei) e, soprattutto, dei paesi candidati
UE, la cui quota raggiunge il 2,4% dell’ex-
Struttura del commercio agroalimentare (%), 2011
Primi 4 prodotti o aggregati
Esportazioni
Altri prodotti alimentari
Olio di oliva vergine ed extravergine
Altri ortaggi freschi
Altra frutta secca
Importazioni
Panelli, farine e mangimi
Carni bovine
Pesci lavorati
Banane
Primi 6 Paesi o aree partner
Esportazioni
Germania
Stati Uniti d’America
Francia
Regno Unito
Svizzera
Spagna
Importazioni
Germania
Spagna
Argentina
Paesi Bassi
Francia
Belgio
11,7
7
6,2
6
11,1
7,6
6,9
5,4
19,4
11,9
8,6
7,2
3,8
3,4
11,2
9,6
9
8,9
8,5
6
Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio
con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011”
63
Commercio agroalimentare per comparti, 2011
Import
Cereali
Legumi ed ortaggi freschi
Legumi ed ortaggi secchi
Agrumi
Altra frutta fresca
Frutta secca
Vegetali filamentosi greggi
Semi e frutti oleosi
Cacao, caffè, tè e spezie
Prodotti del florovivaismo
Tabacco greggio
Altri prodotti agricoli
Animali vivi
Altri prodotti degli allevamenti
Prodotti della silvicoltura
Prodotti della pesca
Prodotti della caccia
Totale settore primario
Valore corrente
(mln. €)
13,9
62,6
1,3
24,4
140,8
49,2
0,0
36,3
30,6
34,8
6,5
0,3
41,6
0,4
13,0
85,1
0,1
541,0
% su AA
0,7
3,2
0,1
1,3
7,3
2,6
0,0
1,9
1,6
1,8
0,3
0,0
2,2
0,0
0,7
4,4
0,0
28,1
Export
Quota su Italia Valore corrente
(%)
(mln. €)
0,5
1,4
7,2
77,7
0,7
0,1
10,1
0,6
12,6
42,0
6,9
47,0
0,0
0,0
5,2
0,1
1,9
0,7
6,8
21,4
29,1
16,3
0,4
0,8
2,9
2,1
0,1
0,7
1,3
4,5
10,9
0,8
0,1
0,1
4,2
216,1
% su AA
0,2
10,3
0,0
0,1
5,6
6,2
0,0
0,0
0,1
2,8
2,2
0,1
0,3
0,1
0,6
0,1
0,0
28,7
Var. % 2011/10
Quota su Italia
(%)
0,5
7,0
0,2
0,3
1,8
17,7
0,0
0,2
0,8
3,2
7,9
0,8
4,3
0,9
3,1
0,5
0,3
3,7
Import
Export
-40,5
-4,0
0,4
39,1
-2,3
23,4
-66,6
-56,6
15,4
-3,5
-77,6
40,9
21,4
-21,9
-5,1
7,8
337,6
-9,0
-25,9
-9,3
-51,0
-38,0
1,9
23,7
0,0
539,3
64,6
2,2
90,7
44.718,8
-17,8
23,2
-12,0
-0,9
1.687,7
4,5
segue
64
Import
Valore corrente
(mln. €)
Derivati dei cereali
55,0
Zucchero e prodotti dolciari
38,6
Carni fresche e congelate
227,8
Carni preparate
39,8
Pesce lavorato e conservato
261,4
Ortaggi trasformati
77,8
Frutta trasformata
25,9
Prodotti lattiero-caseari
147,7
Olii e grassi
76,8
Mangimi
242,5
Altri prodotti alimentari trasformati
69,1
Altri prodotti non alimentari
56,4
Totale industria alimentare
1.318,8
Vino
6,8
Altri alcolici
32,6
Bevande non alcoliche
27,5
Totale bevande
67,0
Totale industria alimentare e bevande
1.385,8
Totale bilancia agroalimentare
1.926,8
Totale bilancia commerciale
33.535,9
% su AA
2,9
2,0
11,8
2,1
13,6
4,0
1,3
7,7
4,0
12,6
3,6
2,9
68,4
0,4
1,7
1,4
3,5
71,9
100
Export
Quota su Italia Valore corrente
(%)
(mln. €)
4,5
47,2
2,2
10,4
5,0
7,1
11,5
51,5
7,2
1,6
8,2
24,1
4,7
30,4
3,8
40,2
2,5
72,7
13,8
11,3
4,2
129,5
4,1
18,2
5,3
444,1
2,3
39,1
3,4
45,6
13,4
8,2
4,6
92,9
5,3
537,0
4,9
753,1
8,4
17.081,2
% su AA
6,3
1,4
0,9
6,8
0,2
3,2
4,0
5,3
9,7
1,5
17,2
2,4
59,0
5,2
6,1
1,1
12,3
71,3
100
Var. % 2011/10
Quota su Italia
(%)
1,2
0,8
0,6
4,4
0,4
1,2
3,1
1,7
4,1
1,8
5,2
3,7
2,4
0,9
5,8
1,7
1,6
2,2
2,5
4,5
Import
Export
-6,5
-12,3
0,9
17,2
31,0
-2,2
-3,8
-16,7
5,6
23,9
-0,6
7,9
6,7
48,6
102,9
-0,4
38,6
7,9
2,6
16,3
20,6
-8,6
60,5
15,6
-23,6
-6,1
-21,9
27,7
-12,2
1.591,7
3,4
190,7
7,6
13,3
0,4
-22,5
2,6
6,7
6,1
15,3
Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011”
65
port agroalimentare regionale grazie alle
maggiori esportazioni, in valore, di cuoio e
pelli. Anche dal lato delle importazioni, si
assiste a una contrazione, sebbene meno
marcata (-1,3%), del peso dell’UE27 come
fornitore. Si riduce leggermente anche
l’incidenza, sulle importazioni, del Nord
America mentre cresce quella dell’Asia e
dell’Africa; per quest’ultima pesa il netto
incremento, in valore, dell’import di pesce
lavorato e conservato che, nel 2011, supera il 26 milioni di euro.
A livello di singoli paesi, la Germania si
conferma il principale mercato di sbocco,
con un peso pari al 19,4% nel 2011. Dopo
le riduzioni registrate nel biennio 20092010, nel 2011 torna a crescere la quota
di esportazioni agroalimentari destinate
agli Stati Uniti (pari all’11,9%), mentre
si riduce quella relativa a due importanti
mercati di sbocco europei come la Francia
(-0,5%) e il Regno Unito (-1,3%). Dal lato
delle importazioni, va segnalato il netto incremento dei flussi provenienti dall’Argentina che, con un peso pari al 9%, si pone
66
Provenienza delle importazioni agroalimentari, 2011
2,5%
1,5%
4,9%
5,6%
UE27
1,4%
Centro-Sud America
Asia non mediterranei
Altri
Altri paesi europei non mediterranei
22,0%
62,1%
Nord America
Paesi Terzi Mediterranei
Destinazione delle esportazioni agroalimentari (%), 2011
7,0%
2,4%
6,7%
UE27
1,2%
Nord America
Altri
8,2%
Altri paesi europei non mediterranei
Asia non mediterranei
14,1%
60,4%
Paesi Terzi Mediterranei
Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011”
Centro-Sud America
come terzo principale fornitore del Lazio
per i prodotti agroalimentari, dietro Germania (11,2%) e Spagna (9,6%). Cresce
leggermente anche l’incidenza della Francia (+0,5%) sull’import agroalimentare
regionale, mentre si riduce contestual-
mente quella del Belgio e dei Paesi Bassi,
pari rispettivamente al 6% e all’8,9% nel
2011.
67
MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA
AGRICOLTURA BIOLOGICA
L’Italia, con 1.096.889 ettari investiti in
agricoltura biologica nel 2011, pari al 3%
della superficie biologica mondiale, si colloca tra i dieci maggiori produttori e mantiene il secondo posto tra i paesi UE dietro
alla Spagna. A fronte di una leggera flessione della superficie (-1,5%) a livello nazionale rispetto al 2010, gli operatori del settore
sono invece saliti a quota 48.269, con un
incremento dell’1,3% e continuano a rappresentare il numero più alto in Europa.
Il Lazio detiene un posto di rilievo tra le
regioni italiane, con 83.664 ettari coltivati
a biologico nel 2011, pari al 10% della SAU
regionale; nonostante una leggera contrazione dell’1,2% di queste superfici rispetto
al 2010, la regione mantiene l’8% della superficie agricola nazionale biologica.
Oltre il 62% degli ettari destinati a queste
colture interessano prati, pascoli, terreni a
riposo e foraggere, mentre tra i seminativi
l’orientamento produttivo principale continua a essere rappresentato dai cerali, che
coprono circa il 16% della SAU biologica.
Le altre colture di rilievo sono l’olivo (9%),
70
Superficie coltivata ad agricoltura biologica (ettari), 2011
Lazio
83.664
Centro
264.013
Italia
1.096.891
Fonte: elaborazioni su dati SINAB
Superficie a biologico e in conversione per colture (%), 2011
5%
3%
3% 2%
Foraggi
Prati e pascoli
9%
39%
Cereali
Olivo
Frutta in guscio
16%
Ortofrutta
Altre colture
23%
Fonte: elaborazioni su dati SINAB
Vite
la frutta in guscio (5%), l’ortofrutta (3%) e
la vite (2%). L’estensione dei vitigni nell’ultimo biennio, in particolare, pone la regione
tra quelle più vocate in questo comparto.
Il consolidamento di aziende di produzione biologica medio-grandi nelle diverse
filiere produttive (zootecnica, ortofrutticola, cerealicola, olivicola) e la migliore
strutturazione del comparto che da qualche anno beneficia della Piattaforma Bio
presso il centro Agroalimentare di Roma
– primo centro di distribuzione nazionale – ha portato il valore della produzione
biologica lorda vendibile regionale oltre i
700 milioni di euro l’anno. Gli operatori,
infatti, continuano a investire nel settore,
tanto che il loro numero è raddoppiato in
soli sei anni ed è aumentato dell’1,1% nel
2011, per un totale di 3.001 unità. I soli
produttori rappresentano più del 30% del
totale delle regioni del Centro e il 6,3%
del totale nazionale. Secondo i dati Arsial,
oltre il 68% delle aziende agricole biologiche si concentra nelle province di Viterbo
e Rieti e circa il 18% nella provincia di
Roma; nel complesso, le aziende zootecniche sono oltre il 22% del totale delle
aziende biologiche regionali. Meno rappresentativo è il numero dei trasformatori
e degli importatori laziali, pari all’11,3%
del totale delle Regioni del Centro, ma è
comunque significativo, tenuto conto che
questi operatori da sempre si concentrano
nelle Regioni del Nord.
Secondo i dati diffusi da Bio Bank, nel
2011 sono aumentate in regione le principali forme di filiera corta per la commercializzazione dei prodotti biologici, con
107 tra aziende e agriturismi biologici
che praticano la vendita diretta (+6%)
e 76 gruppi d’acquisto (+21%), mentre
si conferma la piena operatività dei 9
farmers’ market presenti sul territorio
Operatori biologici, 2011
2.629
Produttori
8.691
41.811
Trasformatori
366
1.238
6.165
Importatori
e altri operatori
6
53
293
Lazio
Centro
Italia
Fonte: elaborazioni su dati SINAB
71
regionale. La capacità aggregativa delle
imprese biologiche laziali consente di
fornire una crescente rete di negozi specializzati, con 105 punti vendita censiti
(+2%), e le piattaforme per la ristorazione collettiva pubblica. Le 48 mense scolastiche del Lazio, con oltre 144.000 pasti
72
giornalieri serviti nella sola Capitale,
rappresentano il 4,3% del totale delle ristorazione scolastica biologica nazionale.
Nell’ambito del canale extradomestico si
contano anche 37 ristoranti biologici sul
territorio regionale, pari all’8% del totale
nazionale. Diverse, inoltre, sono le espe-
rienze di eccellenza nella regione, come
la rete delle fattorie sociali specializzate
nel biologico, gli orti biologici capitolini
concessi in comodato d’uso ai cittadini
e il bio-distretto in provincia di Viterbo,
che ha attivato un indotto per lo sviluppo
locale sostenibile.
AGRITURISMO
In Italia continua nel 2011 il trend positivo
delle aziende agrituristiche, giunte a quota
20.143, con un incremento del 2,2% rispetto all’anno precedente. Toscana e Alto Adige, dove l’agriturismo è storicamente radicato, presentano, rispettivamente, 4.125 e
2.998 strutture. Alle spalle di questi territori si colloca la regione Lazio, nella rosa
delle sette regioni dove si contano tra le
800 e le 1.000 strutture. Con 811 agriturismi la regione si mantiene stabile per numerosità, a fronte della chiusura nel 2011
di una ventina di strutture. Oltre il 68%
delle aziende laziali è localizzato in collina
e, nel complesso, l’offerta in regione è di
9.141 posti letto, con una media di 11 posti
letto per azienda (1 in più rispetto alla media nazionale) e di 20.322 posti a sedere.
Sul fronte dei servizi offerti si registrano
contrazioni in termini di alloggi (-5,1%),
ristorazione (-3%) e attività sportive e
ricreative (-5,4%); crescono, invece, le attività di degustazione di prodotti agricoli e
agro-alimentari tipici (+15,5%) e le piazzole per l’agricampeggio (+24,8%). Nella con-
duzione delle aziende si registra una contrazione della presenza maschile (-5,7%);
al contrario, si incrementa dell’1,7% quella
femminile, a conferma del crescente ruolo
svolto dalle donne nella diversificazione
delle attività in agricoltura. Secondo le stime AGRITURIST, il giro d’affari dell’agriturismo nel Lazio è di 48,2 milioni di euro nel
2011 (+6,2%), con un fatturato medio per
azienda di oltre 59.000 euro.
Aziende* agrituristiche per tipo di servizio, 2011
Alloggio
582
6.582
16.759
Ristorazione
489
2.298
10.033
Degustazione
127
1.788
3.876
Altre attività
565
4.633
11.785
Totale
811
6.935
20.413
Lazio
Centro
Italia
* Un’azienda può essere autorizzata all’esercizio di una o più tipologie di attività agrituristiche.
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
73
ENERGIE RINNOVABILI
La produzione lorda d’energia da fonti rinnovabili, nel Lazio, nel corso nel triennio
2009/2011 ha avuto un sostenuto incremento pari al 33,8% (per un totale complessivo prodotto nel 2011 pari a 1.779,1
GWh). Questo risultato è da attribuire essenzialmente alle forme di produzione di
energia non tradizionali, nel caso del Lazio, eolico e fotovoltaico, i cui impianti presenti sul territorio regionale sono cresciuti del 200% e del 317% rispettivamente.
Il settore idroelettrico, al contrario, negli
ultimi 3 anni ha invece visto diminuire del
25,6% il proprio contributo alla produzione di energia della regione.
Il bilancio energetico regionale, rispetto al
2010, registra una consistente riduzione
del deficit (44%), dovuta essenzialmente
alla maggiore produzione lorda di energia,
che a livello regionale è cresciuta del 22%,
mentre il consumo è cresciuto solo dello
0,68%.
A livello territoriale, la provincia di Roma,
dove risiede oltre il 70% della popolazione
regionale, è la maggiore utilizzatrice di
74
Situazione impianti e produzione di energia elettrica
N. impianti
Tipologia impianti
Idroelettrici
Termoelettrici
Eolici
Fotovoltaici
Totale
2009
69
54
4
4.302
2010
70
67
7
8.571
Produzione lorda (GWh)
2011
71
71
12
17.959
2009
1.277,4
11.390,9
14,1
38,1
12.720,5
2010
1.423,8
13.908,5
15,1
152,1
15.499,5
2011
949,8
17.137,7
22,4
806,9
18.916,8
Fonte: elaborazioni su dati Terna
Consumi per categoria di utilizzatori e provincia (GWh), 2011
Agricoltura
Frosinone
Latina
Rieti
Roma
Viterbo
Totale
Fonte: elaborazioni su dati Terna
23,2
134,2
8,3
119,9
60,2
345,8
Industria
Terziario
Domestico
1.631,2
992,2
111,4
1.862,7
210,7
4.808,2
609,2
661,0
185,8
8.488,3
449,5
10.393,8
521,7
634,9
184,3
5.684,2
360,5
7.385,6
Totale
2.785,3
2.422,3
489,8
16.155,1
1.080,9
22.933,4
energia (oltre il 70% dei consumi regionali). Nella classifica dei consumi il settore
terziario si attesta al primo posto assorbendo circa il 45% dell’energia utilizzata
in regione, l’82% della quale è consumata
in provincia di Roma, provincia in cui risiede oltre il 70% della popolazione regionale.
Il settore agricolo, assorbendo appena
l’1,5% del totale regionale, si colloca all’ul-
Produzione energia elettrica (GWh)
Idroelettrici
1.277,4
1.423,8
949,8
11.390,9
Termoelettrici
13.908,5
17.137,7
Eolici
Fotovoltaici
14,1
15,1
22,4
38,1
152,1
806,9
timo posto dopo i consumi domestici e quelli industriali. Contrariamente agli altri usi,
i cui maggiori consumi si concentrano in
provincia di Roma, per il settore agricolo
la maggiore domanda di energia proviene
dalla provincia di Latina (38,8%).
Il consumo di energia per abitante, dal
2007, ha mostrato una tendenza alla diminuzione, dopo un lungo periodo in cui ha
manifestato un ritmo di crescita costante.
Dopo quattro anni in cui il consumo per
abitante è diminuito (2007-2010), nel
2011 è tornato a crescere (0,04%), attestandosi a 4.077 KWh/ab.
12.720,5
Totale
15.499,5
18.916,8
2009
2010
2011
Fonte: elaborazioni su dati Terna
75
Consumi di energia elettrica per abitante Lazio e Italia (kWh/ab), dal 1963 al 2011
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
1963
1967
1971
1975
1979
1983
Lazio
Fonte: elaborazioni su dati Terna
76
1987
1991
Italia
1995
1999
2003
2007
2011
PRODOTTI A DENOMINAZIONE E TRADIZIONALI
Denominazioni d’origine protetta
L’Italia detiene il maggior numero europeo di riconoscimenti DOP e IGP, giunti a
quota 247, e si posiziona davanti a paesi a
forte vocazione gastronomica quali Francia (193) e Spagna (162). Il Lazio, collocandosi tra le regioni più rappresentative,
contribuisce al primato italiano, con ben
23 denominazioni DOP e IGP.
Nel complesso, il paniere laziale dei prodotti a denominazione protetta rappresenta il
37% di quello delle regioni del Centro e
il 9% di quello nazionale. L’alta vocazione
verso queste specialità conferma che la regione è riuscita nell’obiettivo di qualificare
al massimo la produzione agroalimentare,
offrendo garanzie per il consumatore
sull’origine e il trattamento delle proprie
eccellenze alimentari. Ortofrutticoli, oli
di oliva, salumi, formaggi, carni fresche,
ricotta e pane casareccio certificati rappresentano un elevato valore aggiunto al
sistema economico regionale e all’offerta
turistica del territorio. Il fatturato al consumo di questi beni è stimato in 1,2 miliar-
di di euro, pari al 16,4% del totale Italia,
con formaggi, carni e salumi che trainano
il settore DOP/IGP regionale (Qualivita,
2012).
Confermano questi dati il forte incremento
nel 2011 del settore zootecnico nell’ambito della filiera regionale di qualità, con il
19,5% di allevatori in più rispetto all’an-
Prodotti DOP e IGP: superficie e strutture produttive*, 2011
4.591
Superficie (ha)
69.902
151.684
2.826
Aziende agricole
19.080
79.187
1.391
Allevamenti
4.635
46.941
296
Trasformatori
1.907
6.834
Lazio
Centro
Italia
* Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti, un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione.
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
77
no precedente e un incremento del 4,2%
delle aziende agricole. Complessivamente,
sono 1.391 le aziende zootecniche e 2.826
le aziende agricole impegnate nel settore
delle produzioni certificate pari, rispettivamente, al 30% e al 15% circa del totale
delle regioni centrali. I 296 trasformatori si mantengono stabili rispetto all’anno
precedente e rappresentano il 15,5% del
totale delle regioni centrali. Nel complesso,
gli operatori laziali impegnati nella produzione e trasformazione di DOP/IGP rappresentano oltre il 3% del totale delle regioni
italiane.
La specializzazione regionale verso queste
eccellenze, soprattutto ortofrutticole, si è
tradotta in un miglioramento delle rese,
considerato che, nel complesso, a fronte
di un aumento delle aziende agricole, la
superficie regionale destinata alle produzioni DOP/IGP si è ridotta del 4,5%, per
un totale di 4.591 ettari. Tale superficie
rappresenta il 3% della superficie totale
nazionale destinata a queste produzioni
e il 6,6% di quella delle regioni centrali
78
Il paniere Lazio per categoria di prodotto e anno di riconoscimento della DOP/IGP
Categoria
Specialità
Abbacchio Romano (IGP)
Carni
Vitellone bianco dell’Appennino Centrale (IGP)
Mozzarella di Bufala Campana (DOP)
Formaggi
Pecorino Romano (DOP)
Pecorino Toscano (DOP)
Canino (DOP)
Colline Pomtine (DOP)
Oli di oliva
Sabina (DOP)
Tuscia (DOP)
Carciofo Romanesco del Lazio (IGP)
Castagna di Valleranno (DOP)
Fagiolo Cannellino di Atina (DOP)
Ortofrutticoli
Kiwi Latina (IGP)
Nocciola Romana (DOP)
Peperone di Pontecorvo (DOP)
Sedano Bianco di Sperlonga (IGP)
Mortadella Bologna (IGP)
Porchetta di Ariccia (IGP)
Salumi
Prosciutto Amatriciano (IGP)
Salamini italiani alla cacciatora (DOP)
Ricotta di Bufala Campana (DOP)
Prodotti lattiero-caseari
Ricotta Romana (DOP)
Prodotti di panetteria
Pane Casareccio di Genzano (IGP) Fonte: elaborazioni su dati MIPAAF
Anno di riconoscimento
2009
1998
1996
1996
1996
1996
2010
1996
2005
2002
2009
2010
2004
2009
2010
2010
1998
2011
2011
2001
2010
2005
1997
che, nel loro insieme, rappresentano quasi
la metà del territorio italiano investito a
DOP e IGP (46,1%).
I vini DOP e IGP
Con 36 vini di qualità certificata, il Lazio
produce il 3% del vino italiano DOCG/DOC
e l’1,5% del vino IGT, categorie transitate nel registro delle DOP/IGP. Nel 2011
la produzione dei vini laziali di pregio
ha però risentito degli andamenti climatici sfavorevoli che hanno trascinato ai
minimi storici quella vinicola nazionale.
Infatti, a fronte di una superficie vitata
regionale complessiva di 26.549 ettari,
rimasta stabile rispetto all’anno precedente, la produzione di vini DOP e IGP è scesa
a 496.000 ettolitri (-28%), ovvero poco
più del 41% di quella laziale di vino, mentre per quanto riguarda i vini da tavola è
rimasta invariata, intorno ai 560.000 ettolitri (ISTAT). In merito al Lazio si sono
registrati gli stessi volumi del 2010 (1,2
milioni di ettolitri), per un valore alla produzione pari a 60 milioni di euro.
Sebbene in pianura vengono coltivate uve
da vino, la produzione di vino, sia certificato sia da tavola, avviene prevalentemente nelle zone collinari. Attorno al
Lago di Bolsena, nelle colline di Frascati
e Marino, nei Colli Albani – che grazie
ai terreni di origine vulcanica sono le
zone più rappresentative – nelle colline
intorno a Roma e nei Piani di Arcinazzo si concentra la produzione maggiore
(45%), seguita dalla zone del viterbese
(26%) e dagli areali delle altre province.
Vini DOP e IGP, 2011
330
IGP (IGT)
DOP (DOC)**
DOP (DOCG)*
118
90
6
27
3
Lazio
73
25
18
Centro
Italia
* Un vino DOCG è interregionale.
** 9 vini DOC sono interregionali.
Fonte: elaborazioni su dati MIPAAF
79
Il 2011 ha fatto segnare un calo del 10%
in provincia di Roma, tuttavia compensato da un aumento del 12% in provincia
di Viterbo. I vini bianchi, che rappresentano la tradizionale vocazione della
regione (75% della produzione totale di
vini), sono rimasti stabili, a fronte di una
contrazione dei vini rossi e rosati di quasi il 12%.
Zona di produzione dei vini DOP e IGP
Provincia
DOP (DOCG)
DOP (DOC)
IGP (IGT)
Frosinone
Cesanese del Piglio o Piglio
Atina
Anagni, Frusinate o del Frusinate, Lazio (6)
Latina
Aprilia (1), Circeo, Cori, Terracina o Moscato
di Terracina
Rieti
Colli della Sabina (1)
Roma
Bianco Capena, Castelli Romani (2), Cerveteri
(4), Cesanese di Affile o Affile, Cesanese di
Olevano Romano o Oleveno Romano, Colli
Albani, Colli Lanuvini, Frascati, Genazzano
Costa Etrusco Romana
(3), Marino, Montecompatri Colonna o
Montecompatri o Colonna, Nettuno, Roma,
Tarquinia (4), Velletri (2), Zagarolo
Cannellino di Frascati,
Frascati Superiore
Viterbo
Aleatico di Gradoli, Colli Etruschi Viterbesi
o Tuscia, Est! Est! Est!!! di Montefiascone,
Orvieto (5), Vignanello
Civitella d’Agliano, Colli Cimini
(1) Prodotto anche nella provincia di Roma. (2) Prodotto anche nella provincia di Latina. (3) Prodotto anche nella provincia di Frosinone. (4) Prodotto anche nella provincia di Viterbo.
(5) DOC interregionale prodotta anche in Umbria (provincia di Terni). (6) Prodotto anche nelle altre province.
Fonte: elaborazioni su dati MIPAAF
80
Prodotti tradizionali e valorizzazione
delle tipicità locali
La gastronomia laziale è molto legata ai
gusti e agli usi contadini, con preparazioni spesso caratterizzate da ingredienti
poveri. Tra le tante specialità locali ci
sono formaggi ovini e bovini, salumi, car-
ciofi, fagioli, olive e pane. Nella regione
sono presenti 384 prodotti agro-alimentari tradizionali (PAT) iscritti nel registro
nazionale istituito presso il MIPAAF, aggiornato con decreto del 7 giugno 2012,
le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono inscindi-
bilmente legate agli usi e alle tradizioni
del territorio da almeno 25 anni. Queste
specialità collocano il Lazio alle spalle
della Toscana (leader con 465) e rappresentano nel complesso l’8,2% dell’intero
paniere italiano dei PAT (4.671 prodotti)
e il 36% di quello delle regioni del Centro
Prodotti agro-alimentari tradizionali per categoria
2% 2% 2%
2%
2%
Bevande analcoliche, distillati e liquori
Preparazioni di pesci, molluschi e crostacei
11%
Condimenti e prodotti della gastronomia
Grassi (burro, margarina, oli)
Prodotti di origine animale (miele, prodotti lattiero-caseari escluso burro)
41%
14%
Formaggi
Carni e salumi
Prodotti ortofrutticoli
Paste fresche e prodotti di panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria
24%
Fonte: elaborazioni sull’Elenco nazionale dei prodotti agro-alimentari tradizionali del MIPAAF, Dodicesima revisione (2012)
81
(1.068). Grazie alla loro iscrizione nel
registro del ministero, contribuiscono a
esaltare le peculiarità del territorio e il lavoro degli artigiani depositari di antiche
ricette ed entrano a far parte dei piani
di valorizzazione regionali e dei circuiti
della promozione per la loro commercializzazione. Si distinguono, in particolare,
le paste fresche e i prodotti della panetteria e della pasticceria, che hanno il peso
maggiore sul totale laziale (41%), seguiti
da frutta e verdura fresca e trasformata
(24%) e da carni e salumi (14%).
Riguardo alle politiche di sostegno al set-
82
tore agroalimentare, negli ultimi anni la
Regione ha puntato al potenziamento e
al miglioramento dei servizi offerti dalle
strutture regionali volte ad agevolare gli
imprenditori agricoli nel processo di qualificazione, anche nel settore dell’acquacoltura, e a dotarli di strumenti necessari
per essere competitivi sul mercato. Da
ultimo, la legge regionale 28 marzo 2012,
n. 1, ha introdotto specifiche disposizioni per il sostegno dei sistemi di qualità e
tracciabilità dei prodotti agricoli e agroalimentari. La regione ha anche previsto
contributi a favore dei comuni che utiliz-
zano i prodotti dei farmers’ market per
le mense scolastiche ed è stato avviato
recentemente un progetto pilota finanziato dal MIPAAF per la somministrazione
di prodotti ittici nella ristorazione di due
scuole elementari del Comune di Roma.
Tra le iniziative di educazione alimentare a sostegno delle tipicità, è giunto alla
terza edizione il programma nazionale
“Frutta nelle scuole”, in cofinanziamento
europeo, che ha portato nell’anno scolastico 2011/12 ben 493 mila chili di frutta
e verdura in 396 scuole primarie della
regione.
FATTORIE DIDATTICHE
Le fattorie didattiche sono aziende agricole o agrituristiche aperte a chi desidera conoscere da vicino la realtà rurale.
Sono aperte al pubblico in generale ma
in particolare ai gruppi scolastici. Grazie
al contatto diretto con la realtà agricola,
viene favorito il “consumo consapevole”
attraverso l’esperienza che si acquisisce
riguardo alle dinamiche produttive e alla
sostenibilità ambientale. La Fattoria didattica è una vera è propria scuola all’aperto,
in cui l’imprenditore agricolo fa conoscere
ai visitatori tutto quanto ruota intorno
al mondo agro-alimentare, come fattorie,
frantoi, cantine, mulini, forni, pastifici e
caseifici. La visita in fattoria è anche un
momento importante per avvicinare i giovani alle professioni legate all’agricoltura,
propedeutico al lavoro, nel caso delle visite indirizzate alle scuole superiori.
Lo scopo per l’imprenditore agricolo è anche di creare altri canali di integrazione
al reddito, oltre a quelli convenzionali, e
favorire nuove forme di comunicazione
con i consumatori per promuovere, ad
esempio, forme di vendita diretta come la
“filiera corta”.
Nel Lazio non esiste un elenco delle Fattorie Didattiche, contrariamente ad altre
regioni. Consultando la “Guida alle Azienda di Agricoltura Sociale del Lazio” dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura del Lazio (ARSIAL), aggiornato al
2011, ci sono nella regione 53 realtà che
si trovano per lo più nelle provincie di
Roma, in misura minore nelle altre. Tra le
motivazioni che segnano la nascita di tali
realtà emerge la domanda di servizi proveniente dall’area metropolitana della Capitale, con particolare riferimento alla sfera
delle attività didattico-ricreative rivolte ai
minori e alle famiglie. Per Viterbo gioca un
ruolo importante l’Università di agraria
e la presenza di studi professionali multidisciplinari. Assai interessanti risultano
le esperienze delle case circondariali che
uniscono lo scopo riabilitativo, rieducativo, e di inclusione ed emancipazione sociale con l’agricoltura e la multifunzionalità
dell’agricoltura in senso stretto. Dalla ri-
cerca effettuata da ARSIAL risulta come il
settore della cooperazione sociale risulta
maggiormente impegnato nel campo dell’orientamento, della formazione, dell’inserimento lavorativo e nell’ambito delle attività socio-riabilitative, rivolte in prevalenza
a persone disabili, soggetti con problemi
di dipendenza, ex detenuti ed immigrati.
Al contrario, le aziende e/o cooperative
agricole si dedicano in particolare alla realizzazione di attività didattico-ricreative
e all’offerta di servizi ricettivi, rivolti
soprattutto alle famiglie. Un’ulteriore correlazione attiene all’incrocio tra attività
produttive e target di destinatari coinvolti, da cui si evince, ad esempio, come
orticoltura e frutticoltura rappresentano
i processi che, più di altri, si prestano ad
accogliere molteplici categorie di destinatari; seguono le attività di vinificazione
e l’apicoltura. Gli stessi processi produttivi rappresentano, a ragione, gli ambiti
in cui trovano maggiore applicazione gli
interventi di formazione ed inserimento
lavorativo rivolte a persone in condizione
83
di svantaggio sociale, parallelamente ad
altre attività di diversificazione aziendale,
quali la trasformazione, la commercializzazione ed i servizi agrituristici.
A partire dal 1998 la Regione Lazio, tramite l’Assessorato all’agricoltura, ha promosso il Progetto di “Comunicazione ed
Educazione alimentare” “Sapere i sapori”,
finalizzato a evidenziare i collegamenti
tra agricoltura, ambiente, alimentazione e
salute, indirizzato a informare e formare
i consumatori. Inoltre, il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato la proposta
Legge Regionale 27 aprile 2011, n. 197
“Norme in materia di agricoltura sociale”.
Le principali normative, che coinvolgono
anche le Fattorie Didattiche, riguardano
diversi ambiti di intervento.
Politiche agricole
- Piano Strategico Nazionale (PSN) dello
sviluppo rurale 2007/2013;
- Legge 5 marzo 2001, n. 57 “Disposizioni in materia di apertura e regolazione
dei mercati”;
84
- Decreto Legislativo 18 maggio 2001,
n. 228 (a norma dell’art. 7 della legge
5 marzo 2001, n. 57) “Orientamento e
modernizzazione del settore agricolo”.
Politiche sociali
- Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge
quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali”;
- Legge 22 giugno 2000, n. 193 “Norme
per favorire l’attività lavorativa dei detenuti”;
- D.M. 13 gennaio 2000, n. 91 “Regolamento recante norme per il funzionamento del Fondo nazionale per il diritto
al lavoro dei disabili, istituito dall’articolo 13, comma 4, della legge 12 marzo
1999, n. 68”;
Strutture presenti nella regione Lazio
6%
6%
Roma
8%
59%
Viterbo
Latina
21%
Frosinone
Rieti
Fonte: L’Agricoltura Sociale nel Lazio, Opuscolo Informativo, Edizione 2011
- Legge 12 marzo 1999, n. 68 “Norme per
il diritto al lavoro dei disabili”;
- Legge 7 marzo 1996, n. 109 “ Disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati o confiscati”;
- Legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge
quadro per l’assistenza, l’integrazione
sociale e ai diritti delle persone disabili”;
- Legge 8 novembre 1991, n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali”;
- Legge 29 dicembre 1990, n. 407 “Disposizioni diverse per l’attuazione della
manovra di finanza pubblica 1991-1993
- Art. 8 - Norme in materia di contratti di formazione e lavoro (agevolazioni
contributive ed incentivi a favore di
imprese che assumono persone disoccupate).
85
LA VENDITA DIRETTA NEL LAZIO
Secondo i dati ISTAT del 6° Censimento
generale in agricoltura (anno 2010), le
aziende con vendita diretta nel Lazio ammontano a oltre 15.000 unità e rappresentano il 5,1% del totale italiano.
A livello territoriale oltre un terzo di queste aziende si concentra nella provincia di
Roma, seguita con il 21% da quelle di Frosinone e Latina con il 18%, di Rieti (14%)
e Viterbo (12%).
I dati ISTAT mostrano, inoltre, che sono
circa 12.000 le aziende che effettuano
vendita diretta all’interno dell’azienda
stessa, e circa 5.200 al consumatore finale al di fuori dell’azienda: esiste quindi circa un 10% di aziende che effettua vendita
sia in azienda che fuori.
Riguardo ai prodotti, la quota più importante delle aziende appartiene al settore
dei trasformati dove, al primo posto in
numero di aziende, si trovano quelle che
vendono olio d’oliva (oltre l’80%) e di seguito quelle che vendono mosto e vino. Per
i prodotti trasformati, seguono le aziende
che vendono di prodotti vegetali, tra i qua-
86
Aziende con vendita diretta al consumatore per tipologia di prodotto, 2010*
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
Totale
Vegetali
Animali
Trasformati
Forestali
Tutte le voci di prodotto
977
465
2.354
1.557
919
6.272
188
502
532
196
852
2.270
914
1.437
3.437
1.167
1.925
8.880
19
52
102
10
32
215
1.914
2.205
5.399
2.702
3.183
15.403
* La sommatoria del totale aziende distinte per tipologia di prodotto può non coincidere con il totale “tutte le voci di prodotto” poiché una stessa azienda può vendere più di 1 prodotto.
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - 6° censimento dell’agricoltura
Aziende biologiche con vendita diretta al consumatore per tipologia di prodotto, 2010
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
Totale
Vegetali
Animali
Trasformati
Forestali
Tutte le voci di prodotto
86
51
82
30
16
265
32
60
32
12
21
157
180
306
139
44
49
718
3
6
9
..
1
19
245
378
204
78
67
972
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - 6° censimento dell’agricoltura
li i più importanti sono gli orticoli, venduti
dal 25% delle aziende e la frutta, venduta
dal 22% delle aziende.
Sul territorio regionale, inoltre, sono
presenti circa 1.000 aziende che fanno
vendita diretta di prodotti biologici, delle
quali circa l’80% effettua la vendita direttamente in azienda.
La maggior parte delle aziende, circa il
39%, è dislocata nella provincia di Rieti a
cui segue quella di Viterbo (25%) e Roma
(21%), mentre in provincia di Latina e di
Frosinone si concentrano rispettivamente
l’8% e il 7% delle aziende biologiche con
vendita diretta.
Il 70% delle aziende biologiche effettua
la vendita dei trasformati, in particolare
l’olio di oliva, seguite dalle aziende vitivinicole per il vino e da quelle zootecniche
per la vendita dei formaggi. In merito ai
prodotti vegetali, il 34% delle aziende appartenenti a questa categoria, vende frutticoli, seguono poi le aziende che fanno
vendita diretta di prodotti orticoli (33%).
87
AMBIENTE E RISORSE NATURALI
AREE NATURALI PROTETTE
Le aree naturali protette (più di 6.000.000
ha in Italia), che comprendono i parchi
nazionali, i parchi naturali regionali e
interregionali, le riserve naturali, le zone
umide ed altre aree minori, occupano nel
Lazio 221.000 ha, circa l’11% del territorio regionale.
Nella definizione di “Parco Nazionale” rientrano tutte le aree terrestri, fluviali, lacustri e marine che contengono uno o più
ecosistemi intatti o, anche se parzialmente alterati da interventi antropici, una o
più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici,
scientifici, estetici, culturali, educativi e
ricreativi, tali da richiedere l’intervento
dello Stato ai fini della loro conservazione
per le generazioni presenti e future.
Nel Lazio vi sono 3 Parchi Nazionali, il
“Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti
della Laga”, il “Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise” e il “Parco Nazionale
del Circeo”, con una superficie complessiva di 29.441 ha. Si trovano, inoltre, 15
90
Parchi regionali (ad es. ‘Monti Simbruini’), 2 aree marine protette (p.e. ‘Isole di
Ventotene e Santo Stefano’), 10 Riserve
Statali (ad es. ‘Tenuta di Castel Porziano’) e 30 Riserve Regionali (ad es. ‘Decima Malafede’).
Il Parco Nazionale d’Abruzzo è stato istituito nel 1923 e fa parte del gruppo dei cosiddetti “parchi storici”. La sua superficie
complessiva è di 44.000 ettari, il 25,8%
dei quali sul territorio laziale nella provincia di Frosinone.
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti
della Laga è stato istituito nel 1991, e con
i suoi 13.000 ha nella provincia di Rieti è
il più grande della regione, mentre il Parco
nazionale del Circeo (9.000 ha) compreso
per più del 70% nel comune di Sabaudia,
è stato istituito nel 1975, e dal 1979 comprende anche l’isola di Zannone.
Oltre alle aree protette istituite dal Ministero dell’Ambiente, dal 1992 l’Unione
Europea ha avviato la costituzione di una
rete continentale di siti di interesse comunitario, per la protezione e la conservazio-
ne di habitat e specie animali e vegetali,
identificati come prioritari dai singoli Stati membri nel quadro della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli. Questa rete
è stata denominata “Rete Natura 2000” i
cui siti a livello nazionale coprono il 21%
del territorio. A oggi sono stati individuati
da parte della Regione Lazio 200 siti Natura 2000 che coprono quasi il 25% del
territorio regionale: 161 sono Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che occupano
una superficie totale di 123.314 ha, 18
sono Zone di Protezione Speciale (ZPS) e
21 sono aree che appartengono sia ai SIC
che alle ZPS.
Le zone di protezione speciale o ZPS
(381.397 ha), sono scelte lungo le rotte
di migrazione dell’avifauna, finalizzate
al mantenimento e alla sistemazione di
idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici
migratori (www.retenatura2000.com).
Il SIC mira alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e
della fauna selvatiche. In ambito ambien-
talistico il termine è usato per definire
un’area che contribuisce in modo significativo al mantenimento della biodiversità.
Le aree SIC e ZPS sul territorio terrestre
laziale sono distribuite nelle diverse provincie nelle seguenti proporzioni: 33,65%
nel territorio di Latina, 24,10% nella
provincia di Roma, 22,30% in quella di
Frosinone, 15,78% in quella di Viterbo e
15,83% nel reatino. Nel complesso le aree
presenti sul territorio marino coprono
44.693 ha.
91
FORESTE
Tra il 1981 e il 2009, la superficie boscata
nella regione è aumentata del 32%, passando da 460.000 ettari a 605.859 e occupa circa il 35% della superficie totale della
regione (in linea con la media nazionale) e
circa il 6% della superficie forestale italiana. Questo ampliamento si sta verificando
in particolare nelle aree interne montane,
dove lo spopolamento, l’abbandono delle
attività agricole e dei pascoli, l’impoverimento del tessuto sociale hanno determinato un minore sfruttamento dei boschi.
La superficie boscata regionale, si compone da ecosistemi che caratterizzano vari
ambienti, in base ad altitudine, geografia e
clima. Gli ecosistemi presenti sono molto
diversificati: dai boschi tipici delle coste
a quelli di quota, da quelli molto estesi a
quelli presenti in aree agricole, dai boschi
molto sfruttati a quelli abbandonati, dai
boschi monumentali a quelli ecologicamente meno rilevanti.
Tra le province della regione, quella maggiormente interessata dalla presenza di
foreste è Rieti con oltre 163.410 ettari ri-
92
coperti. Seguono in ordine di suolo dedicato Roma (157.119), Frosinone (136.315)
Viterbo (91.720) e Latina (57.295).
Nel dettaglio, facendo una ripartizione per
tipologia forestale, si denota come la porzione di territorio interessata da una vasta area coperta da “Bosco” comprenda i
Boschi alti, gli Impianti di arboricoltura da
legno e Aree prive di soprassuolo; la por-
zione territorriale restante è interessata
da “Altre terre boscate”, nel particolare da
Boschi bassi, radi, Boscaglie e Arbusteti.
Questo ricco patrimonio regionale è sempre più messo a rischio dal fenomeno
degli incendi boschivi. In particolare, nel
2012, le condizioni climatiche dell’estate
prolungata, siccità ed elevate temperature
spesso accompagnate a giornate ventose,
Ripartizione della superficie forestale per provincia, 2010
9,5%
15,1%
27,0%
Viterbo
Roma
Rieti
Latina
Frosinone
22,5%
25,9%
Fonte:elaborazioni su dati del Corpo Forestale dello Stato
hanno agevolato lo sviluppo di incendi (la
maggior parte riconducibili a comportamenti colposi).
Nel 2012, la superficie boscata della regione Lazio è stata coinvolta da un preoccupante aumento del numero degli incendi
rispetto all’anno precedente (147%). Nel
complesso gli incendi hanno interessato
oltre 3.400 ettari di superficie (379% in
più rispetto al 2011).
A livello territoriale, le superfici boscate
delle province di Roma e Viterbo sono state quelle dove, rispetto al 2011, c’è stato
un fortissimo aumento sia di incendi che
di superficie interessata.
Numero di incendi e superficie boscata percorsa dal fuoco (ettari), 2012
Frosinone
Latina
Rieti
Roma
Viterbo
Lazio
Numero incendi
Diff. % 2012/2011
Superficie a bosco
percorsa dal fuoco
Diff. % 2012/2011
133,00
119,00
76,00
152,00
83,00
563
171,0
14,0
153,0
407,0
453,0
147,0
980,00
674,00
414,00
895,00
524,00
3.488,63
745,0
73,0
200,0
1.321,0
2.178,0
379,0
Fonte: elaborazioni dati Corpo Forestale dello Stato
93
AGRICOLTURA ED EMISSIONI DI GAS SERRA
I cambiamenti climatici rappresentano
una delle maggiori sfide che l’agricoltura
dovrà affrontare nei prossimi decenni.
Se da un lato il settore è uno dei più vulnerabili ai cambiamenti climatici in atto,
ha anche un ruolo nella mitigazione delle
emissioni, ovvero nella loro diminuzione
per limitare gli effetti negativi dovuti agli
aumenti della temperatura media globale.
Infatti, i sistemi agroforestali rappresentano un serbatoio naturale di carbonio e una
fonte di emissioni di gas a effetto serra.
In particolare, l’agricoltura è responsabile
delle emissioni di due dei sei gas serra che
rientrano nel Protocollo di Kyoto: il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O).
Secondo questi dati pubblicati da ISPRA
nel 2010, nel Lazio, le emissioni di gas
serra derivanti dall’attività agricola,
ammontano a 1.605.253 Mg di CO2eq1, il
Le emissioni totali sono espresse in CO2
(anidride carbonica) equivalenti attraverso
la somma di gas serra diversi, utilizzando il
relativo potenziale di riscaldamento globale.
4,8% delle emissioni nazionali da questa
fonte. Nello specifico, il settore è responsabile delle emissioni di metano (CH4) da
fermentazione enterica e di quelle di protossido di azoto (N2O) dalla coltivazione
dei suoli agricoli; la gestione delle deiezioni animali e la bruciatura dei residui
colturali generano emissioni di entrambi
i gas serra (CH4 e N2O). Considerando le
Emissioni agricole per fonte (%), 2010
0,02%
14,7%
Bruciatura stoppie
45,6%
Gestione deiezioni
Fermentazione enterica
Suoli agricoli
39,7%
1
94
singole fonti emissive, la più rilevante è
quella dei suoli agricoli (45,6%), seguita
dalla fermentazione enterica (39,7%), la
gestione delle deiezioni (14,7%) e la combustione delle stoppie (0,02%).
Il contributo del settore alla mitigazione
delle emissioni a livello regionale è positivo, così come a livello nazionale. Dal 1990
al 2010, si è verificata una riduzione pari
Fonte: ISPRA, 2013
al 27,3%; in particolare, le emissioni di
N2O si sono ridotte del 35% e quelle di CH4
del 15%. Le cause principali di tali dimi-
nuzioni sono da attribuirsi alle emissioni
di N2O da suoli agricoli (-37%), dovute
alla variazione delle superfici e produzio-
Evoluzione delle emissioni agricole per fonte emissiva (Mg CO2eq)
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
500.000
0
1990
1995
Fermentazione enterica
Fonte: ISPRA, 2013
2000
Gestione deiezioni
2005
2010
Suoli agricoli
ni agricole, alla razionalizzazione della
fertilizzazione, e alle emissioni di CH4 da
gestione di deiezioni (-45%), dovute principalmente alla riduzione del numero di
capi per alcune specie zootecniche.
L’importanza relativa delle singole fonti
emissive non cambia negli anni analizzati
ed è simile a quella nazionale.
A livello provinciale, i dati riflettono l’importanza del settore agricolo e sono strettamente correlati al livello della produzione. La maggior parte delle emissioni è
ascrivibile alla provincia di Latina (27,7%),
seguita da Roma (22,2%), Viterbo (21,9%),
Frosinone (17,2%) e Rieti (11,0%).
Dal 1990 al 2010, il trend emissivo è
decrescente in tutte le province (-44%),
Viterbo (-31%) e Frosinone (-29%); meno
marcato il trend per la provincia di Rieti
(-10%) e Latina (-6%).
Gli assorbimenti di CO2 e le emissioni di
gas serra relative a foreste e terre coltivate, sono stimati separatamente, all’interno della categoria “Altre emissioni e
assorbimenti”. In particolare gli “assorbi-
95
menti”, rappresentano un importante serbatoio di carbonio nei suoli e nelle foreste,
e sono notevolmente maggiori delle emissioni. Nel 2010, le foreste e le terre coltivate sono responsabili della rimozione di
1.000.393 Mg di CO2eq dall’atmosfera. Dal
1990 tali assorbimenti sono aumentati di
263.880 Mg di CO2eq, circa il 36% del valore iniziale.
Evoluzione delle emissioni agricole per provincia (Mg CO2eq)
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
500.000
0
1995
1990
Viterbo
Fonte: ISPRA, 2013
96
Rieti
2000
Roma
2005
Latina
2010
Frosinone
USO DEI PRODOTTI CHIMICI
Tra il 2010 e il 2011 la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo
nel Lazio ha avuto una riduzione del 6%
parallelamente all’aumento dell’utilizzo di
trappole pari al 2%. In particolare, relativamente alla classificazione per tipologie
si nota una preponderante diminuzione di
prodotti vari (-20%), e dell’uso di fungicidi
(-3%), mentre è aumentata la distribuzione
di erbicidi (+11%) e insetticidi e acaricidi
(+6%). La diminuzione dell’utilizzo è l’espressione delle indicazioni comunitarie
e nazionali in merito alle politiche agroambientali, volte a un contenimento dei
prodotti fitosanitari per uso agricolo.
A livello provinciale, la più virtuosa rimane la provincia di Rieti che vede rispetto
all’anno precedente una riduzione del 35%
nel complesso dei prodotti fitosanitari. In
particolare si riscontra una sostanziale diminuzione di insetticidi e acaricidi (-76%),
prodotti vari (-35%) e funghicidi (-13%) a
fronte di un aumento nell’uso di erbicidi
(24%). A seguire la provincia di Frosinone
con una diminuzione totale del 13%, dove
in particolare è aumentato il numero delle
trappole utilizzate che passa da 154 unità a
281. Con segno negativo le altre provincie,
in particolare Latina, dove l’uso dei prodotti
fitosanitari non si attenua (+5%), seguono
Roma (+2%) e Viterbo (+1%) dove fortemente diminuito l’uso delle trappole che passano da 23.414 nel 2010 a 4.870 nel 2011.
Prodotti fitosanitari e trappole distribuiti per uso agricolo per categoria (quantità in chilogrammi, salvo
diversa indicazione), 2011
Territorio
Fungicidi
Insetticidi e acaricidi
Erbicidi
Lazio
Centro
Italia
758.976
8.917.498
69.891.334
106.963
2.021.416
27.571.407
4.987
2.832.697
24.086.210
Vari
Totale
10.185
881.111
3.310.792 17.082.403
20.876.075 142.425.026
Trappole (000)
131.476
248.919
664.862
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Prodotti fitosanitari e trappole distribuiti per uso agricolo, per categoria (in chilogrammi, salvo diversa
indicazione). Dettaglio per Provincia - Anno 2011 - var. % 2010-2011
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
Totale Lazio
Fungicidi
Insetticidi e acaricidi
Erbicidi
Vari
Totale
Trappole (n.)
5%
-13%
-2%
1%
20%
3%
-2%
-76%
-1%
-25%
0%
-15%
-3%
24%
7%
8%
38%
11%
-10%
-35%
16%
16%
-53%
15%
1%
-35%
2%
5%
-13%
2%
-381%
5%
-10%
-33%
45%
-25%
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
97
CONSUMO DI SUOLO
Il territorio regionale, in linea con l’evoluzione riscontrabile a livello nazionale, sta
subendo da diversi decenni un progressivo processo di artificializzazione legato
alle dinamiche dell’espansione delle aree
urbane, delle infrastrutture e delle aree
industriali. Il fenomeno, comunemente
definito come “consumo di suolo” (CdS),
causa la contrazione progressiva e irreversibile delle superfici naturali e agricole
a favore delle aree urbanizzate, con conseguenze di varia natura in termini ambientali, economici e sociali.
Il CdS, indicato anche come “land take”,
ha tra i principali effetti negativi la riduzione delle superfici permeabili, con effetti
sul clima e sugli assetti idrogeologici, e
la contrazione delle potenzialità produttive dell’agricoltura, la riduzione della
biodiversità e della funzionalità ecologica
del suolo, la crescita degli effetti congestionanti con il conseguente insorgere
delle diseconomie di agglomerazione, con
riflessi negativi sulla qualità urbana (e/o
paesaggistica).
98
Dall’analisi degli ultimi dati di monitoraggio disponibili si evince come a livello nazionale le aree artificiali siano passate dal
2,8% del secondo dopoguerra al 6,9% del
2010 con un CdS naturale, agricolo e forestale compreso tra i 60 e 100 ha al giorno, nei diversi periodi analizzati (ISPRA,
2013).
I dati per la regione Lazio portano a valori più alti della media nazionale e, pur
considerando un possibile errore di stima,
consentono di valutare il trend del CdS
regionale. Il tasso di crescita è nettamente più elevato della media nazionale e, se
nel secondo dopoguerra, la situazione del
Lazio era complessivamente migliore di
quella italiana, nel 2010 il valore di suolo
consumato si attesta ben oltre l’8%, un
dato che porta la regione tra le prime nella
graduatoria delle regioni più cementificate
(ISPRA, 2013).
A livello territoriale, in particolare l’area
Percentuali regionali di suolo consumato per il periodo compreso tra il 1956 ed il 2010
Percentuale di suolo regionale consumato
1956
1989
1996
1998
2006
2010
2,3
5,9
6,7
7,1
8
8,3
Fonte: ISPRA, 2013
Suolo consumato nella città di Roma (in ettari e %) per il periodo compreso tra il 1959 ed il 2008
Percentuale di suolo comunale consumato
Ettari di suolo comunale consumato
Fonte: ISPRA, 2013
1959
1990
1996
1998
2005
2008
7,1
9.315
19,3
25.285
22,1
28.922
23,1
30.253
25,1
32.826
26,1
34.068
di Roma è tra quelle dove il fenomeno desta ancora più preoccupazione, nel 2008
il valore del suolo consumato superava
il 26% della superficie comunale (ISPRA,
2012).
Con riferimento ai dati della Corine Land
Cover si stima che la quota di aree artificiali nel Lazio fra il 1990 e il 2000 è stata
di circa 360 ettari l’anno, ovvero di circa
1 ettaro al giorno, con un incremento percentuale nel decennio di circa il 3,7%. Dal
2000 al 2006, la quota raggiunge i 540 ettari l’anno, circa 1,5 ettari al giorno, con
un incremento nel periodo superiore al
3% circa. Complessivamente, tra il 1990 e
il 2006, le aree artificiali sono aumentate
a livello regionale del 6,7% (da 96.225 a
103.126 ettari), che equivale all’incirca
alla superficie amministrativa della città
di Civitavecchia.
Il fenomeno del CdS ha impatti negativi
sull’agricoltura causando la perdita di
suoli agricoli spesso di buona qualità che
potrebbero essere destinati alla produzione di cibo causando pertanto problemi
Superficie consumata per abitante ed intensità di uso del suolo nella città di Roma per il periodo compreso tra il 1996 ed il 2008
1996
1998
2005
2008
110
91
117
85
129
78
125
80
Superficie consumata pro-capite [m2/ab]
Intensità d’uso del suolo [ab/ha]
Fonte: ISPRA, 2013
Estensione regionale delle aree artificiali per i periodi 1990, 2000 e 2006
10%
8%
6%
4%
2%
0%
Tessuto urbano
continuo
Tessuto urbano
discontinuo
Aree industriali Reti stradali e ferrov.
o commerciali
e spazi accessori
Variazioni 1990-2000 (%)
Aeroporti
Variazioni 2000-2006 (%)
Fonte: elaborazioni su dati CLC dell’Agenzia Europea per l’Ambiente
99
per la sicurezza alimentare. Secondo i
dati ISTAT si nota che le variazioni della
Superficie Agricola Totale (SAT) a livello
regionale, ricavate dai confronti intercensuari, mostra una significativa riduzione
a livello regionale nel periodo 1982-2010
(-38% ca.). Le variazioni a livello provinciale hanno diversa entità, con valori
leggermente inferiori per le provincie di
Viterbo, Rieti e Latina (-22%, -24% e -30%
ca.) e valori notevolmente più elevati per
le provincie di Roma e Frosinone (-48% e
-72% ca.). La riduzione della SAT per le
varie provincie è sicuramente il frutto
della combinazione di diversi fenomeni
tra cui la conversione delle aree agricole
verso altri usi, la concentrazione dell’attività produttiva, la marginalizzazione e
l’abbandono delle terre e, non da ultimo, il
fenomeno di artificializzazione.
100
Variazioni percentuali di uso del suolo della classe “Territori modellati artificialmente” per gli intervalli
1990-2000 e 2000-2006
105.000
100.000
95.000
90.000
1990
2000
Fonte: elaborazioni su dati CLC dell’Agenzia Europea per l’Ambiente
2006
Variazione percentuale della Superficie Agricola Totale (SAT) per provincia da confronti intercensuari
(superficie in ettari)
Variazione 2010-1982
Variazione 2010-1990
Variazione 2010-2000
0%
-10%
-20%
-30%
-40%
-50%
-60%
-70%
-80%
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Censimenti generali dell’agricoltura
101
POLITICHE AGRICOLE
LEGISLAZIONE REGIONALE
Nel 2012, l’intervento legislativo della Regione Lazio si è limitato alle leggi finanziarie e di bilancio. Inoltre, lo scioglimento
anticipato della legislatura (Decreto del
Presidente del Consiglio Regionale 28 settembre 2012, n. 119/IX di scioglimento
del Consiglio regionale del Lazio) ha consolidato una gestione assicurata sostanzialmente dalle deliberazioni di Giunta e
dai provvedimenti dirigenziali.
A conferma di una fase di difficoltà nel go-
104
verno delle risorse del territorio, la Regione è dovuta intervenire con una disciplina
di deroghe alle caratteristiche di qualità
delle acque destinate al consumo umano
(Decreto del Presidente della Regione Lazio 20 novembre 2012, n. 386) e con la
determinazione dirigenziale di conferma
delle zone vulnerabili da nitrati di origine
agricola (Dipartimento Istituzionale e Territorio, determinazione 13 marzo 2012,
n. A01904).
La deliberazione di maggiore rilievo ha,
tuttavia, riguardato la dichiarazione dello
stato di crisi per l’agricoltura della regione Lazio, a seguito dell’eccezionale andamento climatico sfavorevole e alla siccità
del periodo marzo - agosto 2012 (D.G.R. 17
ottobre 2012, n. 501).
Infine, sul piano della produzione integrata è stato adottato il disciplinare di norme
tecniche agronomiche per l’anno 2012
(D.G.R. Lazio 5 dicembre 2012, n. 582).
SPESA AGRICOLA REGIONALE
Gli ultimi anni sono stati segnati dall’inasprimento a livello mondiale della crisi
economico-finanziaria, in seguito alla qua-
le i Paesi con squilibri di finanza pubblica,
tra cui l’Italia, hanno adottato severi programmi di contenimento e consolidamen-
to del debito. Sempre a livello nazionale
il complesso processo di attuazione del
federalismo fiscale, previsto dalla legge de-
Consolidamento del sostegno agricolo nel Lazio
2007
Agea/OOPPRR
Mipaaf
Ministero attività produttive
Sviluppo Italia - ISMEA
Regione Lazio
Totale trasferimenti
Credito d’imposta
IVA
Agevolazioni carburanti
Agevolazioni su Irpef
Agevolazioni su Ici
Agevolazioni Irap
Agevolazioni previdenziali e contributive
Totale agevolazioni
Totale complessivo
mln €
228
38
0
0
68
334
0
9
40
110
43
13
90
305
639
2008
%
35,7
6,0
0,0
0,0
10,6
52,3
0,0
1,4
6,2
17,2
6,7
2,0
14,3
47,8
100
mln €
254
30
0
0
59
343
0
5
72
81
9
14
52
233
576
2009
%
44,1
5,2
0,0
0,0
10,2
59,5
0,0
0,9
12,4
14,1
1,6
2,4
9,0
40,5
100
mln €
319
31
0
0
81
431
0
8
85
51
9
13
43
211
642
%
49,7
4,8
0,0
0,0
12,6
67,2
0,0
1,3
13,3
8,0
1,5
2,1
6,7
32,8
100,0
2010
mln €
291
28
0
0
46
365
0,0
8,4
81,3
50,3
9,3
14,7
37,2
201
566
%
51,5
4,9
0,0
0,0
8,1
64,5
0,0
1,5
14,4
8,9
1,6
2,6
6,6
35,5
100,0
Media 2007-10
mln €
273
32
0
0
63
368
0
8
70
73
18
14
56
238
606
%
45,3
5,2
0,0
0,0
10,4
60,9
0,0
1,3
11,6
12,0
2,9
2,3
9,2
39,2
100,0
Fonte: elaborazioni su banca dati Spesa pubblica in agricoltura - INEA
105
lega 42/2009, nonostante non possa dirsi
completato, ha fatto significativi passi in
avanti. Nel corso del 2010 e 2011 sono
stati approvati i decreti attuativi previsti dalla suddetta legge, oltre ad alcuni
adempimenti contemplati dagli stessi, ma
mancano ancora numerosi regolamenti
attuativi. Al momento, l’intero processo è
in corso di implementazione per mettere a
punto quanto previsto dalla riforma, ma la
sua attuazione risente molto delle manovre di finanza pubblica in atto.
In tale periodo, le Regioni sono state profondamente condizionate da un adeguamento alle manovre statali sopracitate e
dal collegato processo di riduzione della
spesa pubblica.
L’ammontare complessivo del sostegno
pubblico al settore agricolo a livello regionale nel periodo 2007-2010 è stato in
media pari a 606 milioni di euro. Il 60,9%
(pari a 368 milioni di euro) è costituito da
trasferimenti monetari di politica agraria
e il restante 39,2% dalle agevolazioni con-
tributive e fiscali concesse (238 milioni di
euro – si consideri che per il 2010 il sostegno complessivo a livello nazionale ammonta a 13.662 milioni di euro, il 76,15%
dei quali rappresentati da trasferimenti e
il restante 23,9% sotto forma di agevolazioni).
A livello regionale i principali soggetti attuatori della politica di settore risultano,
oltre alla Regione, che con il proprio bilancio incide nel 2010, per il 8,1%, l’Agea
(51,5%) e il MIPAAF (4,9%). Sempre per
Pagamenti al settore agricolo e incidenza % sul valore aggiunto regionale (mln euro)
Lazio
Nord-ovest
Nord-est
centro
Sud
Isole
Italia
Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura
106
2007
%
2008
%
2009
%
2010
%
69,1
572,2
598,9
307,2
1.258,1
916,8
3.653,2
2,2
10,5
8,6
6,6
17,1
23,6
12,9
58,9
537,7
515,9
290,5
1.161,9
1.032,9
3.538,9
1,8
9,7
7,5
6,1
16,1
26,3
12,5
82,0
579,0
543,4
251,5
1.059,4
657,4
3.090,8
2,9
11,8
8,6
5,8
15,9
17,6
11,9
48,2
528,5
534,5
251,0
824,7
971,2
3.109,9
1,7
10,7
8,2
5,8
12,0
26,0
11,8
quanto riguarda i trasferimenti di politica
agraria, questi risultano in leggera decrescita attestandosi per il 2010 al 64,5%.
Analizzando i dati di spesa relativi al solo
bilancio regionale, nel 2010 i pagamenti
complessivi per il settore agricolo regionale hanno generato interventi per un
ammontare complessivo di 48,2 milioni di
euro, in forte riduzione rispetto agli anni
precedenti (82 milioni di euro nel 2009,
circa 59 nel 2008 e 69 nel 2007). La riduzione di spesa riguarda tanto i valori
assoluti quanto l’incidenza percentuale
dei pagamenti al settore sul valore aggiunto regionale che, per il 2010, è del 1,75%
rispetto a quella nazionale pari a 11,8% e
circoscrizionale del 5,8%.
Tale decremento della spesa si deve sicuramente a politiche e provvedimenti comunitari e nazionali di contenimento della spesa
Bilancio agricoltura Lazio per tipologia di risorse, 2010
22%
Fondi Comunitari
40%
Fondi Statali
Fondi Regionali
38%
Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura
pubblica, che si ripercuotono sui meccanismi di spesa delle amministrazioni regionali (dal patto di stabilità alla spending
review) ma è anche in parte imputabile
al fatto che con la programmazione 20072013 i fondi che transitano dal bilancio regionale si sono ridotti. Dal 2007, infatti, le
quote relative al cofinanziamento statale e
comunitario degli interventi relativi al PSR
non transitano più, come avveniva nelle
precedenti programmazioni, attraverso i
bilanci regionali, ma direttamente tramite
il bilancio dell’AGEA o degli OOPPRR.
Se si considera l’origine dei fondi che la
Regione ha a disposizione per il settore
primario essi derivano per il 38,7% da
fondi di origine statale, per il 21,6% da
fondi comunitari e per il 40,6% da fondi
regionali.
Analizzando poi la spesa per grandi aggregati (interventi di politica agraria) si
rileva che, per il 2010, la parte più consistente della spesa regionale (pagamenti
totali), è quella rivolta all’”Assistenza Tecnica e Ricerca” (27,5%), cui seguono in
107
Finanziamenti agricoli per destinazione economico-funzionale (%)
150
120
90
60
30
0
2009
2010
Gestione
d’impresa
2009
2010
Investimenti
aziendali
2009
2010
Promozione
e marketing
2009
Attività
forestali
Stanziamenti di competenza
Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura
108
2010
2009
2010
Infrastrutture
Impegni
2009
2010
Difesa
idrogeologica
2009
2010
Assistenza tecnica
e ricerca
Pagamenti totali
2009
Altro
2010
ordine di grandezza gli “investimenti per
infrastrutture” (9%), e, infine, gli “investimenti aziendali” (5,56%).
Per quanto riguarda, infine, gli indicatori
dell’efficienza della spesa, si può notare,
nel 2010, una riduzione di tutti gli indicatori soprattutto della capacità di spesa.
Indicatori di efficienza della spesa (%)
59,6
2008
53,3 52,4
50,9
44,2
44,2
2009
2010
27,1
31,2
19,5
Capacità d'impegno
Capacità di spesa
Capacità di pagamento
Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura
109
PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE
Un’importante novità ha riguardato il
PSR del Lazio nel 2012. In sede di Comitato di Sorveglianza è stata proposta la
rimodulazione finanziaria del Programma
(in termini di ripartizione all’interno dei
singoli Assi) elaborata per velocizzare la
spesa. Dall’esame dei dati di avanzamento finanziario delle misure realizzato nel
quinquennio intercorso dall’inizio della
programmazione, la Regione ha individuato le misure con scarsa partecipazione ai
bandi emessi, dirottandole su misure che
si presentavano in “sofferenza” finanziaria, ovvero con una richiesta da parte
del mondo agricolo superiore alle somme
previste.
Per quanto attiene lo stato di esecuzione,
il Programma si attesta intorno al 48%
della spesa complessiva. In particolare al
2012 sono stati spesi oltre 337 milioni di
euro dei 704 previsti per l’attuazione del
Programma.
Per quanto riguarda la spesa pubblica,
comprensiva degli stanziamenti Feasr,
Nazionali e Regionali, la somma erogata
supera i 96 milioni di euro, in linea con
le altre regioni italiane, evitando il “disimpegno automatico” (regola del N+2). Significativi sono stati i pagamenti relativi al
bimestre novembre-dicembre che ha concentrato il 53% dei pagamenti.
Le misure “a investimento” relative
all’Asse I sono state trainanti, con circa 50 milioni di euro erogati. La misura
121 riguardante l’ammodernamento delle
aziende agricole ha premiato oltre 500
Lo stato di attuazione del PSR Lazio 2007-2013 al 31 dicembre 2012 (euro)
Assi
Stato+Regione
FEASR
Totale speso
Avanzamento sul totale
programmato (%)
Asse 1
Asse 2
Asse 3
Asse 4
Assistenza tecnica
Totale
86.519.764,72
82.843.174,95
8.318.352,37
4.125.506,96
3.845.636,20
185.652.435,20
70.549.049,98
68.055.751,44
7.343.769,31
3.241.469,71
3.021.571,26
152.211.611,70
157.068.814,70
150.898.926,39
15.662.121,68
7.366.976,67
6.867.207,46
337.864.046,90
46,8
66,8
18,7
18,7
43,0
48,2
Fonte: Regione Lazio
110
beneficiari, assorbendo il 44% della spesa
dal Asse I.
Tra le misure a “superficie”, alle quali è
consueto attribuire un ruolo di “recupero” della spesa ai fini delle performance
finanziarie, i pagamenti agro-ambientali
della misura 214, hanno riguardato, con
un totale di quasi 24 milioni di euro, oltre l’80% delle risorse assorbite da que-
sta categoria di misure. Altre misure che
hanno dato un contribuito importante alla
realizzazione dell’obiettivo di spesa sono:
la misura 112 (Insediamento dei giovani
agricoltori), la 123 (Accrescimento del
valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali), la 211 (Indennità per svantaggi
naturali a favore di agricoltori delle zone
montane), la misura 311 (Diversificazione
verso attività non agricole) e 321 (Servizi
essenziali per l’economia e la popolazione
rurale).
Per quanto riguarda l’Asse IV Leader, superati i ritardi iniziali legati a questioni
di tipo amministrativo si è osservato un
avanzamento di spesa discreto, in particolare per la misura 413 (Qualità della vita/
diversificazione).
Ripartizione della Spesa PSR Lazio 2007-2013*
Assi
Asse 1
Asse 2
Asse 3
Asse 4
Assistenza tecnica
Totale
Stanziamenti ordinari
Stato+Regione
183.939.557
117.304.130
41.401.455
22.022.051
8.945.031
373.612.224
FEASR
149.285.480
92.167.526
32.529.715
17.303.040
7.028.239
298.314.000
Totale
stanziamenti
ordinari
333.225.037
209.471.656
73.931.170
39.325.091
15.973.270
671.926.224
Stanziamenti Health Check
e Recovery Plan
Stato+Regione
922.635
6.593.733
3.886.965
11.403.333
FEASR
1.383.953
9.890.600
5.830.447
17.105.000
Totale
stanziamenti
HC e RP
Totale
stanziamenti
programmati
2.306.588
16.484.333
9.717.412
335.531.625
225.955.989
83.648.582
39.325.091
15.973.270
700.434.557
28.508.333
* Approvato da ultimo con Decisione C(2013)375 del 24/01/2013.
Fonte: Regione Lazio
111
GLOSSARIO
Agricoltura biologica
Sistema di gestione sostenibile dell’agricoltura per ottenere prodotti e alimenti
di alta qualità nel rispetto dell’ambiente
e della salute umana, vegetale e animale,
ai sensi del reg. (CE) n. 834/2007. Non
prevede l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti
di sintesi, diserbanti, fitoregolatori, organismi geneticamente modificati, nonché
l’uso zootecnico di antibiotici per la profilassi e ormoni.
Agriturismo
Rappresenta la piu diffusa attività a valenza multifunzionale per le imprese agricole
italiane. Oltre a ricezione ed ospitalità,
rientrano fra le attività agrituristiche,
ai sensi della legge 96/06, anche quelle
ricreative, culturali e didattiche, di pratica sportiva, nonché escursionistiche e di
ippoturismo, e la degustazione di prodotti
aziendali, inclusa la mescita del vino. I pasti e le bevande somministrate devono essere costituiti prevalentemente da prodotti propri e da prodotti di aziende agricole
114
della zona, con preferenza per i prodotti
tipici, di qualità (DOP e IGP) e tradizionali.
Ammortamenti
Calcolati secondo il criterio del valore di
sostituzione per piantagioni (inclusi gli
impianti forestali), fabbricati, impianti
fissi, miglioramenti fondiari, macchine e
attrezzi.
Attività secondarie
Sono le attività effettuate nel settore agricolo (agriturismo, trasformazione aziendale di latte, frutta e carne, acquacoltura,
vendita diretta) e quelle conseguenti ad
altre branche produttive (commercio e
trasformazione) ma relative a beni e prodotti agricoli.
Consumi intermedi
Derivano dalla somma dei costi specifici
(inclusi i reimpieghi) e dei costi generali di
produzione sostenuti nell’anno contabile
di riferimento (costi non attribuibili specificatamente ad una singola produzione:
manutenzione ordinaria di edifici e macchine, energia, contoterzismo acqua, assicurazioni sulle produzioni, utenze, ecc.).
Contributi alla produzione
Con l’entrata in vigore nel 2005 della
riforma della PAC e l’introduzione del pagamento unico per azienda è stata rivista
la classificazione degli aiuti che prima
confluivano nel prezzo base. Ora vengono
classificati in: Contributi ai prodotti, Altri
contributi alla produzione, e Contributi
per altre attività economiche. Solo la prima categoria contributi ai prodotti rientra
nella valutazione del prezzo base.
Contoterzismo
Fornitura di mezzi meccanici da parte di
ditte e/o società specializzate nello svolgimento di attività produttive aziendali
(aratura, semina, raccolta, ecc.).
Costi fissi
Comprendono gli oneri sostenuti per
l’impiego di fattori produttivi (ammorta-
menti, salari, oneri sociali, quote di accantonamento per il TFR, affitti passivi di
terreni, interessi di capitali presi a prestito, imposte e tasse, altre spese generali e
fondiarie, contributi IVA passivi) che vengono impiegati per più anni nel processo
produttivo, nonché le sopravvenienze
passive (derivanti da crediti, portafoglio,
debiti).
Costi variabili
Includono tutti gli oneri sostenuti, compresi i reimpieghi di prodotti aziendali,
per i mezzi tecnici a logorio totale, quelli
cioè che eSAUriscono il loro effetto nel
corso dell’annata (sementi, concimi, mangimi, energia, ecc.), nonché per l’impiego
di manodopera avventizia.
DE - Dimensione Economica
È data dalla sommatoria delle produzioni
standard delle attività agricole (vegetali
ed allevamenti).
DOC - Denominazione di origine controllata
È assegnata ai vini prodotti in zone delimitate (piccole e medie dimensioni) di cui
portano il loro nome geografico.
DOCG - Denominazione di origine controllata e garantita
È assegnata ai vini di particolare pregio
qualitativo, di notorietà nazionale e internazionale prodotti in aree di limitate
dimensioni.
DOP - Denominazione di origine protetta
È assegnato ad un prodotto agricolo o alimentare originario di una regione, di un
luogo determinato o, in casi eccezionali, di
un Paese, ai sensi del regolamento (CE)
n. 510/2006, quando “le caratteristiche
sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e la
cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengono nella zona geografica
delimitata”.
Famiglia del conduttore
L’insieme delle persone coabitanti legate
da vincoli di matrimonio o parentela, affinità, adozione, tutela o affettivi.
Fattori esterni e Stato
Questa voce rappresenta i costi sostenuti
dall’azienda per salari e oneri sociali, per
affitti passivi, interessi passivi, e per tasse e IVA (sia sulle operazioni correnti, sia
sugli investimenti).
Fatturato
L’ammontare di tutte le fatture emesse
nel periodo di riferimento per vendite sul
mercato interno ed estero. Il valore del
fatturato si intende al netto dell’IVA fatturata ai clienti, degli abbuoni e sconti e
al lordo delle spese (trasporti, imballaggi,
ecc.) e delle altre imposte addebitate ai
clienti (per es. imposta di fabbricazione).
Nel fatturato sono comprese anche le vendite di prodotti non trasformati dall’impresa e le fatture per prestazioni di servizi e
per lavorazioni eseguite per conto terzi su
115
materie prime da essi fornite; sono escluse le vendite dei capitali fissi dell’impresa.
pagnata da menzioni (vitigno, tipologia
enologica, ecc).
Grande distribuzione
L’impresa che possiede punti vendita
operanti nella forma di supermercato,
ipermercato, discount, grande magazzino,
altra impresa specializzata di grande superficie.
Imposte
I prelievi obbligatori operati dalle amministrazioni pubbliche. Sono di due specie:
le imposte dirette, che sono prelevate periodicamente sul reddito e sul patrimonio;
le imposte indirette, che operano sulla
produzione e sulle importazioni di beni e
servizi, sull’utilizzazione del lavoro, sulla
proprietà e sull’utilizzo di terreni, fabbricati o altri beni impiegati nell’attività di
produzione.
IGP - Indicazione geografica protetta
È assegnata a un prodotto agricolo o alimentare originario di una regione, di un
luogo determinato o, in casi eccezionali,
di un Paese, ai sensi del regolamento (CE)
n. 510/2006, quando “una determinata
qualità, la reputazione o altre caratteristiche possono essere attribuiti all’origine
geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengono
nell’area geografica determinata.
IGT – Indicazione geografica tipica
È assegnato ai vini le cui zone di produzione sono generalmente ampie, accom-
116
Manodopera extrafamiliare
Operai a tempo indeterminato, categorie
speciali, impiegati, dirigenti, operai a tempo determinato e coloni impropri.
Manodopera familiare
Persone di 15 anni e più appartenenti alla
famiglia del conduttore che svolgono lavoro agricolo nell’azienda.
Multifunzionalità
Si intende un nuovo ruolo dell’agricoltura – sostenuto anche dalla PAC – che
non si limita più a produrre il cibo necessario all’alimentazione, ma svolge altre
importanti funzioni tra cui la tutela e la
protezione dell’ambiente, la difesa del territorio, il mantenimento delle aree rurali,
la salvaguardia dei prodotti tipici e la conservazione degli usi e delle tradizioni del
mondo contadino.
OTE - Orientamento tecnico economico
La classificazione delle aziende agricole
per OTE si basa sulla determinazione del
peso economico delle varie attività produttive presenti in azienda e sulla loro
combinazione. A tal fine, utilizzando i RLS
della zona in cui ricade l’azienda, si moltiplicano gli ettari coltivati o il numero dei
capi allevati per il corrispondente RLS. La
combinazione ottenuta si confronta con
uno schema tipologico che serve ad individuare gli OTE secondo criteri stabiliti
a livello comunitario e validi per tutte le
statistiche ufficiali. Un’azienda viene detta specializzata quando il RLS di una o più
attività produttive affini supera i 2/3 del
RLS totale dell’azienda. Dal 2001 la tipologia adottata è quella del reg. 1555/01.
PAC - Politica agricola comune
Costituisce una delle più importanti politiche dell’Unione Europea e si prefigge di
incrementare la produttività dell’agricoltura, assicurare un tenore di vita equo alla
popolazione agricola, stabilizzare i mercati,
garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e assicurare prezzi ragionevoli ai
consumatori. Prevede misure di sostegno
al mercato, aiuti diretti ai produttori e misure di sostegno per lo sviluppo del’agricoltura delle aree rurali.
PIL - Prodotto interno lordo
Il PIL è costituito dal valore complessivo
dei beni e servizi prodotti all’interno di un
paese, durante un determinato periodo di
tempo (di solito un anno solare). Non comprende il valore dei beni e servizi intermedi.
PL - Produzione lorda
Valore delle produzioni delle colture e degli allevamenti e di altri prodotti aziendali;
comprende: vendite, reimpieghi, autoconsumi, variazioni delle scorte vive e del magazzino, prodotti aziendali. A tale valore è
stato sommato l’ammontare dei contributi
pubblici ricevuti da ciascuna azienda; la
variabile così ottenuta misura quindi l’ammontare effettivo ricevuto dall’agricoltore
per i propri prodotti in accordo con il criterio del “prezzo di base” indicato nella metodologia del SEC95.
PLV - Produzione lorda vendibile
Valore dei prodotti aziendali venduti, di
quelli destinati all’autoconsumo, alla remunerazione dei salariati, alle immobilizzazioni; tiene conto delle variazioni delle
giacenze di prodotti in magazzino. Per gli
allevamenti, l’utile lordo, oltre che delle
vendite e degli acquisti, tiene conto degli incrementi di valore registrati nell’esercizio
per i capi destinati all’ingrasso e per quelli
di allevamento che passano di categoria. La
produzione vendibile comprende anche le
sopravvenienze attive (derivanti da crediti,
portafoglio, debiti) e altre entrate aziendali
tra le quali quelle derivanti da attività agrituristiche collegate all’azienda, dagli affitti
attivi e dal noleggio di macchine aziendali
(se occasionale), nonché i contributi pubblici percepiti dall’azienda per calamità, per
sostegno agli oneri, per terreni presi in affitto, per contributi IVA attivi.
Produzione al prezzo di base
Con il SEC95 vengono inclusi nella produzione i reimpieghi e gli scambi fra le
aziende agricole, nonché i servizi annessi all’agricoltura. La valorizzazione della
produzione viene effettuata al prezzo di
base, cioè al prezzo ricevuto dal produttore per unità di prodotto, dedotte le imposte sul prodotto e inclusi tutti i contributi
legati al prodotto stesso. Si escludono i
contributi non commisurati ai prodotti.
PSR - Piani di sviluppo rurale
Piani da attuarsi a livello regionale, per
117
ciascun Stato membro, in cui è specificato,
attraverso una serie di misure e azioni,
cosa può essere finanziato dal FEASR, su
un dato territorio, nell’ambito delle misure dello sviluppo rurale (secondo PILastro
della PAC).
Reddito netto familiare
Calcolato come (PL - (consumi intermedi +
ammortamenti + fattori esterni e Stato).
Rappresenta la remunerazione dei fattori
fissi di produzione apportati dall’imprenditore e dalla sua famiglia (terra, lavoro
familiare e capitale) e del rischio imprenditoriale.
Reimpieghi
Con il SEC95 si distingue tra quelli reimpiegati nell’ambito della stessa azienda
e quelli oggetto di scambio tra aziende
agricole con contropartita di carattere
economico. Dalla nuova valutazione vanno escluse dal calcolo le seguenti produzioni: uve per la produzione di vino da parte
delle aziende agricole, in quanto il relativo
118
valore è compreso nella trasformazione
del vino; olive destinate alla produzione
di olio direttamente da parte delle aziende
agricole; il latte destinato all’alimentazione dei redi (vitelli) nell’ambito della stessa
azienda agricola; le foraggere permanenti
non oggetto di compravendita tra aziende
agricole; i sottoprodotti senza valore economico; le sementi riutilizzate nell’ambito
della stessa azienda agricola. Vanno invece incluse nel calcolo dei reimpieghi: le
sementi, che hanno un valore economico e
che sono vendute ad altre aziende agricole; i prodotti utilizzati anche nell’alimentazione del bestiame; le produzioni foraggere direttamente commercializzabili (fieno,
insilati di mais, ecc.).
RICA
Strumento informativo finalizzato alla conoscenza della condizione economica delle
aziende agricole europee. In Italia, l’INEA
ha la responsabilità dell’organizzazione e
del funzionamento della RICA nazionale
che rappresenta l’unica fonte armonizza-
ta dei dati microeconomici. Il campo di
osservazione dell’indagine RICA non coincide con l’universo delle aziende agricole
ma include solo quelle la cui dimensione in
termini economici è tale da poterle definire commerciali. La metodologia applicata
permette di rappresentare i risultati secondo la regione geografica, la dimensione
economica e l’OTE.
RICA - REA
Indagine condotta congiuntamente da
ISTAT e INEA in collaborazione con le Regioni e Province autonome. Consente di
rilevare, a livello di ogni singola azienda
agricola, i risultati economici nell’anno di
riferimento: costi, giacenze e scorte, acquisti e vendite di capitale fisso, reimpieghi,
ricavi, autoconsumo, contributi alle aziende, costo del lavoro e redditi delle famiglie
agricole.
RLS - Reddito lordo standard
Si tratta di un parametro determinato
per definite attività produttive mediante
differenza tra la produzione vendibile e
l’importo di alcuni costi specifici (sementi,
concimi, antiparassitari, mangimi, foraggi, ecc.) esclusi quelli per l’impiego della
manodopera e delle macchine. I redditi lordi così determinati vengono definiti “standard” in quanto la produzione vendibile ed
i costi sono calcolati su una media triennale e con riferimento a determinate aree
geografiche (regioni e province autonome). I RLS sono espressi in euro ed aggiornati dall’INEA in occasione delle indagini
strutturali e dei censimenti condotti dall’ISTAT. L’ammontare dei RLS corrispondenti alle attività produttive aziendali diviso
1.200 equivale alla dimensione economica
dell’azienda ed è espresso in UDE.
RN - Reddito netto familiare
Calcolato come PL - (consumi intermedi +
ammortamenti + fattori esterni e Stato).
Rappresenta la remunerazione dei fattori
fissi di produzione apportati dal’imprenditore e dalla sua famiglia (terra, lavoro familiare, e capitale) e del rischio imprenditoriale.
SAT - Superficie totale aziendale
È l’area complessiva dei terreni dell’azienda destinata a colture erbacee e/o legnose
agrarie inclusi boschi e superficie agraria
non utilizzata, nonché l’area occupata da
parchi e giardini ornamentali, fabbricati,
stagni e canali, situati entro il perimetro
dei terreni che costituiscono l’azienda.
SAU - Superficie agricola utilizzata
È la superficie costituita dall’insieme dei
seminativi, prati permanenti e pascoli, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari e
castagneti da frutto.
Servizi connessi
Esercizio per conto terzi e noleggio di mezzi e di macchine agricole con personale;
raccolta, prima lavorazione (esclusa trasformazione), conservazione di prodotti
agricoli e altre attività dei servizi connessi
all’agricoltura svolti per conto terzi; sistemazione di parchi, giardini e aiuole; attività
dei servizi connessi all’allevamento del bestiame, esclusi i servizi veterinari.
SN - Saldo normalizzato
È dato dal rapporto percentuale tra il saldo semplice (esportazioni - importazioni)
e il volume di commercio (esportazioni +
importazioni); varia tra -100 (assenza di
esportazioni) e + 100 (assenza di importazioni) e consente di confrontare la performance commerciale di aggregati di prodotti diversi e di diverso valore assoluto.
Sussidi
Si intendono i sussidi sulle operazioni correnti collegate alla produzione (non agli
investimenti). I pagamenti per cessazione
delle attività agricole, perciò, non sono
inclusi. I sussidi sono considerati sulla
base della titolarità e non dell0’effettiva
ricezione di un pagamento nell’ottica di
ottenere risultati coerenti (produzione/
costi/sussidi) per un determinato anno
contabile.
UBA - Unità bovine adulte
Unità di misura della consistenza di un
allevamento che, rapportata alla SAU, con-
119
sente di determinare la densità dell’allevamento stesso.
UL - Unità di lavoro
Unità di analisi che quantifica in modo
omogeneo il volume di lavoro svolto da coloro che partecipano, con diverse modalità
ed intensità di tempi, al processo di produzione un paese, a prescindere dalla loro
residenza. L’insieme delle unità di lavoro
è ottenuto dalla somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e dalle posizioni
lavorative a tempo parziale (principali e
secondarie), trasformate in unità a tempo
pieno.
120
ULA - Unità di lavoro annuo
L’ULA equivale al contributo di almeno
2.200 ore/annuo per un lavoratore familiare e di 1.800 ore/annuo per un salariato.
ULF - Unità di lavoro familiare
Persone che lavorano in azienda e che non
ricevono salario o stipendio ma sono remunerate attraverso il reddito che rimane
alla famiglia derivante dallo svolgimento
dell’attività agricola.
VA - Valore aggiunto
È il saldo tra la produzione e i consumi
intermedi, in cui la produzione è valutata
ai prezzi di base, cioè al netto delle imposte sui prodotti e al lordo dei contributi ai
prodotti. La produzione valutata ai prezzi
di base si differenzia da quella valutata al
costo dei fattori: quest’ultima è al netto di
tutte le imposte (sia quelle sui prodotti,
sia le altre imposte sulla produzione) e al
lordo di tutti i contributi (sia i contributi
commisurati al valore dei beni prodotti,
sia gli altri contributi alla produzione).
Valori concatenati
Il concatenamento è il sistema di valutazione della produzione e dei prezzi in termini reali. L’indice a catena considera le
variazioni di prezzo o di volume non solo
nei valori assunti dalle variabili nell’anno corrente e nell’anno base, ma anche
rispetto all’andamento complessivo del
fenomeno nell’intero intervallo temporale
esaminato.
Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli altri enti locali, in particolare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche comunitarie (interventi strutturali, di mercato,
sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA)
e sulle dinamiche di importanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato
fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente di rilievo è rappresentata
anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la realizzazione di indagini condotte dalla sede nazionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate in partnership con il mondo della ricerca nazionale e internazionale.
La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esigenze di supporto alle
decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione
e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le competenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche
di sviluppare autonome attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle
conoscenze.
collana PUBBLICAZIONI REGIONALI
ISBN 978-88-8145-282-8
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L`AGRICOLTURA NEL LAZIO IN CIFRE 2012