COMUNE DI CAVRIAGO
Provincia di Reggio nell’Emilia
ASSESSORATI
POLITICHE SOCIALI - PUBBLICA ISTRUZIONE
CULTURA - GIOVANI, SPORT E TEMPO LIBERO
Presentazione e sviluppo dei progetti
Aprile 2014
INDICE
INTRODUZIONE ................................................................... pag.
1
EDUCARE UNA QUESTIONE DI COMUNITA’: UN ANNO DOPO... pag.
3
I PROGETTI REALIZZATI ....................................................... pag.
9
GRUPPO REGOLE E FIDUCIA.................................................. pag. 10
GRUPPO BULLISMI E MUTISMI .............................................. pag. 17
GRUPPO AULA O CORRIDOIO ................................................ pag. 21
GRUPPO E’ TUTTA COLPA DELLA TECNOLOGIA ........................ pag. 23
GRUPPO NON FANNO CASINO SOLO QUELLI LA’ ..................... pag. 27
CENTRO STUDIO LAVORO “LA CREMERIA” ............................ pag. 30
TESTIMONIANZE ............................................................... pag. 31
RINGRAZIAMENTI ............................................................. pag. 36
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INTRODUZIONE
Educare è una questione di comunità.
Lo è davvero.
In un mondo:
in cui molto della vita dei nostri ragazzi si gioca fuori dalle mura
domestiche.
che allarga i propri confini semplicemente accedendo a un Tablet o ad
uno Smart Phone.
dove i genitori sono travolti dalle difficoltà della vita quotidiana e
rimangono sconcertati ed impotenti di fronte a figli che da un giorno
all’altro faticano a riconoscerli.
che trasforma la demolizione delle regole e delle certezze in un valore.
Tutta la comunità è chiamata a gestire questi problemi che l’attraversano;
nessun esperto può farlo al suo posto.
Dire che la comunità c’entra con l’educazione, equivale a dire che ogni
individuo c’entra .
Io c’entro.
Tutti voi c’entrate.
Coloro che non hanno preso parte a questo percorso c’entrano.
Sia che ne siamo consapevoli sia che non lo siamo, c’entriamo tutti.
Lavoriamo da due anni al progetto tutti insieme affinché tra i cittadini,
genitori e non, si diffonda la consapevolezza che il tema dell’educazione non
può essere delegato.
Lavoriamo assiduamente nel tentativo di incidere sulla cultura educativa delle
persone, per far sentire ognuno responsabile dell’educazione di una intera
generazione appartenente alla comunità stessa. Nel tentativo di scoprire
strategie efficaci per educare al meglio i nostri figli, ci siamo trovati ad educare
noi stessi.
Lavorare in questo modo, che agli occhi di qualcuno può sembrare lento o
dispersivo, è importante: infatti il modo in cui scegliamo di muoverci dice
qualcosa di noi: dichiariamo così di rinunciare alla logica del tutto subito e
facile, riconosciamo il valore della pazienza, della perseveranza, della fatica e
della fiducia reciproca.
Dopo aver tanto lavorato come comunità per dare alle nuove generazioni
servizi di qualità, raccogliamo la sfida che i nostri ragazzi ci lanciano di lavorare
per dare loro valori, riferimenti culturali e principi che favoriscano il loro
benessere.
Abbiamo per anni costruito coi mattoni ed ora da loro ci è richiesto di riempire
le strutture di: impegno,fatica, tempo ed energia.
Costruire nelle nostre teste e nei nostri cuori può sembrare inutile o magari
utopistico; in realtà è tanto reale come il disagio espresso dai nostri ragazzi.
Un disagio che si tocca, si piange, si racconta, si vive, si rifiuta, si nega, si
accetta, si subisce, si soffre e, appunto, si lavora.
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Costruire nella testa e nel cuore della comunità intera significa darci una
speranza per il futuro, guardare nella stessa direzione, accompagnare chi
cammina accanto a noi.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno creduto in questo percorso e che
hanno regalato il loro sapere, il loro impegno ed il loro entusiasmo facendosi
carico insieme a noi di questa sfida. Genitori, insegnanti, lavoratori ed
operatori, consulenti ed amministratori, volontari e cittadini: un esercito di
quasi duecento persone.
Non li ringrazio come si ringrazia qualcuno alla fine di un percorso: li ringrazio
come si ringrazierebbe colui che ci sta accanto quotidianamente proprio perché
non si stanca di starci accanto.
Ringrazio coloro che oggi, magari convinti da quanto realizzato sin ora,
vorranno aderire a questo progetto che rappresenta la nostra speranza per una
Cavriago migliore.
Francesca Bedogni
Assessore Pubblica Istruzione del Comune di Cavriago
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EDUCARE:
UNA QUESTIONE DI COMUNITA’
UN ANNO DOPO
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Educare: una questione di comunità – un anno dopo
UN FARE CHE SERVE A PENSARE
Educare, una questione di comunità: molto più di un elenco di progetti
di Gino Mazzoli
(Coordinatore del progetto)
“Educare: una questione di comunità” è un progetto sul senso della relazione
adulti-giovani, ma anche più in generale della vita nella comunità cavriaghese,
che ha preso le mosse da episodi critici, in un caso anche drammatici, che
hanno coinvolto ragazzi preadolescenti e adolescenti di Cavriago.
Si tratta di un percorso che, partendo dalla consapevolezza che famiglie,
associazioni ed istituzioni vivono difficoltà profonde nei rapporti tra adulti e
adolescenti, rispetto alle quali non è possibile trovare risposte in solitudine, si
è proposto di realizzare un dialogo in grado di coinvolgere tutta la comunità
locale intorno al significato dell’educare nel 2013 a Cavriago, per allestire
iniziative concrete e condivise dai diversi attori del territorio.
Abbiamo iniziato nell’ottobre 2012 con la realizzazione di interviste a un
centinaio di adulti che abitualmente (in modo diretto o indiretto) affrontano il
tema educativo (genitori e insegnanti, allenatori e dirigenti di società sportive,
catechisti ed educatori della parrocchia, rappresentanti di forze dell'ordine,
operatori dei servizi sociali e sanitari, responsabili delle organizzazioni di
volontariato) e a una trentina di ragazzi delle scuole elementari e medie.
Nel marzo 2013 in un incontro pubblico molto partecipato (e divertente) sono
stati restituiti (in forma teatrale) gli esiti delle interviste; poche settimane dopo
sono stati allestiti 5 laboratori di progettazione partecipata cui hanno preso
parte 70 persone appartenenti alle diverse tipologie di cittadini coinvolti nelle
interviste.
I temi individuati dai laboratori sono efficacemente illustrati dai loro nomi
Regole e fiducia: sono gli elementi centrali del rapporto educativo; come li
decliniamo a Cavriago in questa società così cambiata? Ci sono profonde
differenze tra adulti: non c'è accordo su cosa significhi educare. La società è
meno uniforme anche soltanto di vent'anni fa, e con legami sociali meno solidi.
Aumenta il narcisismo: desiderio di piacere a tutti i costi, dunque incapacità di
mettere dei limiti al desiderio dei figli (paura di non essere più amati) =
impossibilità di gestire delle regole (al massimo vengono enunciate ma non
hanno sanzioni); ci sono genitori che faticano a diventare adulti.
Aumenta l’ insicurezza: nessuno può reggere senza timori una sfida così
esigente (si sente il bisogno di ricette; "non so più come fare, maestra!").
Si ha meno tempo per ascoltare perché il lavoro è diventato più complicato e
perché si è preoccupati per il fatto che è precario.
Si ha meno tempo per ascoltare perché è fratturata anche la coppia; i conflitti
interni alla coppia assorbono una quantità crescente di energie
L’esito finale è che si oscilla tra atteggiamenti ipercontrollanti (costruire il
“piccolo principe” perfetto ) e abbandonici (“non so più come fare, non mi dà
più ascolto e non mi parla più, al massimo mi insulta; in fondo è grande, ho
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Educare: una questione di comunità – un anno dopo
fatto quello che potevo, in qualche modo ce la farà; esco con gli amici/le
amiche: ho diritto anch'io alla mia vita”).
Bullismi e mutismi:
spesso ci occupiamo dei bulli perché sono più visibili;
forse ci sono dei disagi più silenti (ragazzi in ritiro, che non parlano, che hanno
forti difficoltà relazionali) ugualmente critici che per essere percepiti richiedono
ascolto e attenzioni specifiche.
Tutta colpa della tecnologia?: i problemi che abbiamo con gli adolescenti
sono imputabili alla tecnologia (cellulari, pc e altre “diavolerie”) ? è un alieno
che colonizza i loro immaginario o c’è anche un problema di ascolto da parte di
noi adulti verso i giovani ? e le nuove tecnologie possono essere anche un
nuovo importante terreno di confronto e di negoziazione tra generazioni?
Aula e corridoio: spesso sottovalutiamo quanto siano importanti i momenti di
socializzazione informale, soprattutto a scuola, ma non solo (basterebbe fare
riferimento alla nostra esperienza di adolescenti) ; mentre l'enfasi è posta
soprattutto sull'aula e sulle performance scolastiche, si sottovaluta che il
corridoio, la ricreazione, il cortile all’arrivo e all’uscita, la mensa, lo scuolabus
costituiscono, per molti ragazzi poco abituati a vivere un tempo non
organizzato, momenti importanti (a volte gli unici) di socializzazione libera.
Non fanno casino solo quelli là, però….: come funziona l'integrazione tra
le diverse piattaforme continental/culturali presenti a Cavriago? (nord e sud
d’Italia; italiani e stranieri; autoctoni e immigrati – anche immigrati dal resto
della provincia-); in che misura incide sulle problematiche educative? A parole
siamo tutti democratici , antifascisti e antirazzisti, ma nel quotidiano non è
semplice gestire le relazioni.
I 5 laboratori in una prima fase hanno individuato 18 piste di lavoro a partire
dal confronto sulle idee emerse dalle interviste. Questi elementi sono stati
presentati in un incontro pubblico svoltosi nel giugno 2013.
I laboratori hanno poi proseguito la loro attività definendo una progettazione di
dettaglio e in diversi casi attivando già dei percorsi operativi.
Per monitorare tutto il processo allestito è stato istituito un gruppo di lavoro
che annovera al proprio interno rappresentanti del mondo scolastico, sportivo,
religioso e associativo cavriaghese, oltre ad operatori e dirigenti dei servizi e
assessori. Un gruppo di grande vivacità che ha definito tempi e modalità del
progetto, impegnando molti suoi componenti nelle attività che in questi mesi
siamo riusciti a realizzare.
Nella tabella che segue sono schematizzate le fasi in cui si è sviluppato il
progetto e i diversi prodotti realizzati.
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Educare: una questione di comunità – un anno dopo
LE FASI DEL PERCORSO
Tempi
Ottobre 2012-gennaio 2013
Azioni
Interviste a testimoni della comunità
cavriaghese (100 adulti e 30 giovani)
Marzo 2013
Incontro di restituzione alla comunità
degli esiti delle interviste
Avvio di 5 laboratori progettuali (70
persone all’opera)
Giugno 2013
Incontro di presentazione dei primi
esiti dei laboratori progettuali (18
piste di lavoro)
Settembre 2013
Ripresa dei lavori dei laboratori
progettuali
Aprile 2014
Incontro di presentazione degli esiti
dei laboratori progettuali (11 progetti
dettagliati di cui alcuni già in atto)
La prima parte di questo opuscolo contiene alcune schede che descrivono in
forma sintetica gli esiti di ogni singolo laboratorio.
Nella seconda parte sono riportate alcune testimonianze di partecipanti ai
gruppi di lavoro, oltre ai nomi delle tante persone che hanno dato un
contributo a vario titolo a questo avvincente itinerario progettuale.
Gli esiti
Cavriago è una comunità molto attiva, da sempre attraversata da innumerevoli
progetti. Per questo non sembra il numero dei progetti prodotti il criterio per
valutare gli esiti di questo percorso.
I progetti attivati sono indubbiamente tanti e le persone coinvolte moltissime
rispetto al tempo impiegato e ai costi molto contenuti (in prospettiva tendenti
allo zero). Ma la vera novità, il valore aggiunto di questo progetto rispetto alle
consuetudini cavriaghesi si colloca ad altri livelli.
a) questi progetti sono un sistema, sono in rete tra loro
b) l’insieme dei progetti costituisce uno spazio pubblico, dove i vari percorsi
e i loro stati di avanzamento vengono connessi, comparati, valutati, valorizzati
e infine esposti periodicamente alla comunità
Va sottolineato che questi due primi aspetti non sono per niente frequenti nel
lavoro sociale ed educativo, ma sono ineludibili nel nuovo contesto che si è
venuto creando dove, a fonte di una consistente diminuzione di disponibilità
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Educare: una questione di comunità – un anno dopo
finanziarie da parte delle istituzioni, si assiste alla crescita esponenziale di
nuovi problemi che attraversano le famiglie. Il nuovo welfare è chiamato a
generare insieme ai cittadini nuove risorse, a produrre nuovi servizi a costo
zero, a lavorare a cavallo delle tradizionali categorie di utenti (anziani,
minori,…), a costruire sinergie tra sottosistemi della pubblica amministrazione
abituati a funzionare in modo separato come cane d’organo. Ma anche alla
società civile è chiesto di uscire dai propri perimetri e dalle autoreferenzialità
che spesso caratterizzano progetti e anche molto innovativi. Dobbiamo tutti
farci soglia questo verso le nuove fragilità che attraversano un numero
crescente di famiglie, ormai la maggioranza.
c) È uno spazio pubblico inclusivo, che non si preoccupa di rivendicare la
paternità di progetti nati da questo alveo, ma allestisce una sorta di server
che dà spazio, collega , mette in dialogo diverse esperienze, confidando nel
fatto che dalla connessione delle differenze possano generarsi nuove idee,
nuove energie, nuove risorse
d) è un luogo che privilegia il fare, ma lo utilizza come ‘scusa’ per riflettere
sul senso di ciò che si fa; i reggiani, e i cavriaghesi in primis, sono persone
concrete che amano giustamente “quagliare”; nulla infatti fa appassire le
disponibilità all’impegno da parte dei cittadini come una lunga sequenza di
incontri su filosofeggiamenti senza arrivare mai a un “dunque”. Allo stesso
tempo i cambiamenti che ci attraversano chiedono a persone e organizzazioni
una profonda modifica dei punti di vista consolidati, un cambiamento culturale
che non è possibile senza aprire finestre riflessive. C’è di più: le persone sono
sempre meno disponibili in prima battuta alla riflessione. Molte ansie le
pressano e non c’è un’immediata disponibilità a mettersi in gioco. Si chiede di
fare, di concretizzare. Sembra perciò corretto assecondare questa esigenza,
avendo presente che il cuore del problema sta altrove, vale a dire
nell’immaginario che guida le nostre azioni. Credo che questo progetto sia
riuscito, attraverso la quantità e qualità dei progetti allestiti, a creare un
ambiente in grado di riflettere sul senso delle tante cose che si fanno.
Concludendo…
Insomma, “Educare: una questione di comunità” ha attivato una dinamica che
va ben oltre i temi educativi e potenzialmente può intercettare tutti i problemi
della vita di questa comunità. Perché è la comunità la proprietaria di questo
progetto. Comunità = società civile + istituzioni, vale a dire quel mix che ha
funzionato in modo davvero impressionante in questo anno di lavoro.
Vorrei infine ringraziare di cuore le persone che hanno partecipato, per avermi
consentito di vivere un'esperienza indimenticabile. Questa comunità trasmette
vita. Nella vita ci sono sì conflitti e competizioni, ma senza quest'energia
generativa di fondo non avrebbe potuto nascere e svilupparsi la ricchezza di
relazioni, intuizioni e concretizzazione pratiche che caratterizza il percorso
cavriaghese.
Sono trent'anni che mi occupo di servizi alla persona; negli ultimi 15 mi sono
dedicato soprattutto ad attivare nuovi servizi di welfare, valorizzando le
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Educare: una questione di comunità – un anno dopo
energie dei cittadini in collaborazione con le istituzioni. Ho incontrato dunque in
giro per l’Italia tante persone generose, attive e concrete, ma non mi è mai
capitato di imbattermi in un gruppo di lavoro come quello che ha condotto
quest’esperienza.
Un gruppo difficile da coordinare, con un continuo turnover di presenze,
chiacchierone, a tratti persino confusionario.
All'inizio mi sono detto: "Ma dove sono finito?". Col tempo ho capito che questo
è il modo che utilizza, per rielaborare ciò che fa, la gente “cuariaghina”. Gente
che non ha soggezione di nessuno, che ha alle spalle tante esperienze
importanti, che vuole “quagliare” rapidamente. Insomma mi sono sentito
sfidato e sono stato al gioco. Ed è stato molto interessante e appassionante.
Grazie davvero, dunque.
Insieme abbiamo avviato una storia.
Una storia che ha costruito un ambiente in grado di valorizzare il lavoro di
tante persone.
Un ambiente che è un nuovo pezzo di welfare allestito coi cittadini in tempi di
aumento di problemi e diminuzione di risorse finanziarie.
Un pezzo di welfare che è un esempio di un nuovo modo di occuparsi delle
criticità che attraversano le nostre famiglie.
Gino Mazzoli
Coordinatore del progetto “Educare: una questione di comunità”
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I PROGETTI REALIZZATI
REALIZZATI
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Gruppo Regole e Fiducia
GRUPPO
REGOLE E FIDUCIA
L’educazione ci rammenta chi siamo…
L’educazione è sapere…
L’educazione è evoluzione umana…
L’educazione è riconoscersi negli occhi di un altro…
L’educazione è avere imparato a ragionare…
L’educazione è saper conquistarsi la stima degli altri…
L’educazione è provare gratitudine e saperla manifestare…
L’educazione è vigile coscienza di esistere…
L’educazione è senno del poi e ci muove al rimorso e al
rimpianto…
D.Demetrio
difenderla.
L’educazione non è finita. Idee per
Regole e Fiducia. Sotto questa voce sono state raccolte alcune delle
considerazioni emerse nella prima fase di lavoro del progetto, relativa alla
raccolta delle “opinioni dei cittadini” e sintetizzate nei pensieri che seguono.
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Profondo disaccordo fra gli adulti rispetto al significato di educare
Narcisismo degli adulti quindi il prevalere del desiderio di piacere ai figli e quindi uno
sfrenato e pericoloso assecondare le loro richieste invece di orientare al senso critico
Insicurezza di fronte alle sfide educative
Minor tempo per ascoltare i figli perché il contesto del lavoro si sono complicati
Gli adulti oscillano fra atteggiamenti iperprotettivi e altri di scarsa cura e attenzione.
Su queste radici è nato il gruppo battezzato Regole e Fiducia che nel corso
del primo appuntamento (5 marzo 2013 – serata pubblica la Multiplo), si è
dato come obiettivo l’approfondimento delle questioni educative e del dialogo
fra generazioni.
L’adesione è stata subito numerosa e varia in termini di tipologia di ruoli.
Erano presenti genitori, insegnanti, rappresentanti del volontariato, dello sport
e della comunità parrocchiale, spinti da diverse motivazioni.
Perché è stato scelto questo gruppo?
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Sono stata coinvolta da uno degli assessori.
È un argomento di interesse sociale ed è legato allo sviluppo del territorio.
In ambito sportivo regole e fiducia sono elementi basilari.
Per dare regole ai miei figli più piccoli e tentare un buon lavoro di prevenzione.
Per capire meglio i miei figli adolescenti.
Per motivi professionali, lavoro al centro culturale: il Multiplo ha bisogno di regole di
convivenza.
In parrocchia, attraverso il catechismo, si collabora molto con i genitori. La famiglia è il
fulcro delle questioni educative trattate in questo progetto.
Desidero un confronto su che cosa vuol dire fiducia. A scuola, dove insegno, si investe
molto su questo tema, perché attraverso la fiducia passano le conoscenze
(conversazioni, riflessioni, confronti).
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Gruppo Regole e Fiducia
• Desidero confrontarmi con persone diverse. Un percorso che parte dagli altri, che
permette di aprirsi agli altri e insieme prendere coscienza della realtà e dei problemi e
condividere un progetto.
Nei primi due incontri le feconde narrazioni di ognuno hanno dato evidenza ai
pensieri personali (rispetto all’impegno educativo delle famiglie e della
comunità intera) e alle emozioni e ai sentimenti vissuti nel proprio intimo
(paura, rabbia, preoccupazione, smarrimento, fiducia, sdegno, ecc.). Quattro
parole chiave sono diventate il focus delle conversazioni: educazione, in
riferimento al significato etimologico, e-ducere condurre, allevare, trarre fuori;
regole, come norma e “mappa di orientamento” nel percorso di crescita di una
persona; limite, inteso come confine che aiuta a gestire il soddisfacimento dei
bisogni; fiducia reciproca fra adulti e bambini-adolescenti, linfa vitale delle
relazioni educative.
Le considerazioni emerse sono state le seguenti
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Troppi adulti non sono coerenti.
Spesso i no diventano sì.
Soddisfare il bisogno di un bambino non equivale a dire sempre sì, in modo
incondizionato e scontato.
Oggi ci sono numerosi “bambini orfani”, non in senso biologico, ma rispetto al
disinteresse dei genitori nei loro confronti.
I ritmi di vita sono molto frenetici e nel privato si tende a riprodurre gli orari del mondo
del lavoro, a discapito degli affetti e della vita familiare.
I genitori sono iperprotettivi e non aiutano i figli a crescere.
Lasciare autonomia ai figli e responsabilizzarli fin dalla prima infanzia.
Rivitalizzare la collaborazione tra famiglia e scuola, famiglia e comunità parrocchiale,
famiglia e associazioni sportive.
Le numerose riflessioni scaturite hanno trovato sintesi in quattro Domande
aperte?
1. Come arrivare alle famiglie meno interessate?
2. Un genitore può sapere della vita privata del figlio?
3. Quale genitore ama di più il suo bambino: quello che in auto lo mette davanti o
quello che lo siede dietro?
4. Come ricostruire la fiducia fra famiglia e scuola / associazioni sportive /
comunità parrocchiale / territorio?
Poi confluite in un quesito che ha fatto da ponte tra i pensieri e le azioni.
Come ci si potrebbe attivare?
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Assumersi responsabilità
Costruire spazi di confronto per le famiglie.
Trovare punti di aggregazione.
Individuare adulti che stanno con le famiglie più fragili, che li affiancano.
Bisogna esserci! Dobbiamo assumerci delle responsabilità; pensiamo sempre che siano
gli altri a dover fare!
Creare una rete tra famiglie.
Sono nate le seguenti ipotesi progettuali.
1. Libro-quaderno dei ricordi. Percorso autobiografico a sostegno
delle relazioni scuola-famiglia.
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Gruppo Regole e Fiducia
2. Attività sportiva non organizzata per adolescenti. Opportunità
di aggregazione per adolescenti.
3. Gli adolescenti di scuola media superiore dedicano un po’ del
loro tempo ai ragazzini di scuola secondaria e li seguono nello
svolgimento dei compiti.
4. Incontri per i genitori. La formazione degli adulti.
Due sono state attivate e in tempi brevi: la seconda che è evoluta nel
Progetto Cantieri Sportivi (seguito dall’Assessorato allo sport); la terza che
è diventata il Progetto Gancio Originale (seguita dall’Istituto Comprensivo).
Mentre la quarta, rivolta ai genitori, è in fase di attuazione.
Nel corso degli incontri, la partecipazione dei cittadini a questo gruppo è
diminuita molto. La continuità al processo è rimasta in capo soprattutto agli
“addetti ai lavori” di vari ambiti territoriali (educativo, sociale, sportivo,
parrocchiale). Ma le persone rimaste hanno proseguito con determinazione e
convinzione, mosse dal desiderio di capire insieme se: E’ ancora possibile oggi
educare? E, se sì, come soddisfare i bisogni di cura, di affetto e di autonomia di
bambini e adolescenti; imparando a mettere confini e regole?
Si è “partiti dagli adulti”, dalla loro storia, dalle loro vicende di un tempo; per
incrociarle con quelle vissute oggi dalle giovani generazioni. Proprio questo è
stato il punto di forza del gruppo. Riflettere sull’ esperienza educativa
personale, per farsi carico in modo attento e responsabile degli altri.
“L’educazione è tutto ciò che siamo diventati…essa è stata e continua
ad essere per tutta la vita, una mappa, il tentativo di mettere ordine
nel caos dell’esistenza.” (D. Demetrio).
Benedetta Gazza
(Pedagogista Servizi per l’Infanzia A.S. CavriagoServizi)
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Gruppo Regole e Fiducia
PROGETTO:
“GANCIO ORIGINALE A SCUOLA”
OGGETTO: attività di workshop pomeridiano rivolto ad alunni della scuola
primaria e secondaria di primo grado dell'istituto Dossetti coordinato da un
operatore individuato dall'associazione " Amici di Gancio" , con il supporto di
ragazzi volontari frequentanti gli istituti superiori della provincia di Reggio
Emilia.
COSA SI FA IN CONCRETO:
Per la scuola media un pomeriggio alla settimana (il martedì) dalle 14.30
alle 16.30. Per la scuola primaria De Amicis un pomeriggio alla settimana (il
mercoledì) dalle 14.30 alle 16.30.
Per entrambi durante la prima ora vengono svolti i compiti scolastici,
privilegiando gli aspetti della comprensione, della precisione e dell'acquisizione
di un metodo di studio.
Nella seconda parte del pomeriggio vengono proposte attività-gioco per
favorire la socializzazione, l'integrazione e viene data particolare importanza al
rispetto dell'altro e al rispetto del proprio turno attraverso l'assegnazione di
ruoli definiti. Nella scuola primaria sono stati realizzati cartelloni a collage e a
mosaico.
RIVOLTO A CHI:
Nella scuola secondaria Galilei gli iscritti e frequentanti sono 13 ragazzi
provenienti da tutte le leve di classe della scuola. Sono affiancati da 10 ragazzi
volontari delle superiori che provengono da diverse scuole ( Canossa, Moro,
Spallanzani, Zanelli, Bus Pascal, Nobili).
Nella scuola primaria De Amicis gli iscritti e frequentanti sono 6 provenienti
dalle classi quarte e quinte. Sono affiancati in un rapporto uno a uno da
altrettanti ragazzi volontari.
A CHE PUNTO SIAMO: L'attività per la scuola media è iniziata nel mese di
novembre 2013 e proseguirà fino alla fine di maggio 2014. L'attività nella
scuola primaria è iniziata nel mese di gennaio 2014 e proseguirà fino alla fine
di maggio. La frequenza in generale è regolare e il clima di lavoro è sereno,
tranquillo e collaborativo.
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Gruppo Regole e Fiducia
PROGETTO:
“CANTIERI SPORTIVI”
OGGETTO: L’Ufficio Giovani e Sport del Comune di Cavriago e Uisp Reggio
Emilia, in collaborazione con il progetto InStrada – Operatori di Strada della
Val D’Enza, promuovono Cantieri Sportivi, una serie di “laboratori del
movimento” nei quali vengono sviluppate discipline sportive tradizionali
(basket, pallavolo, calcio), affiancate da altre attività come gli “sport da strada”
(Skateboard, Parkour,) di animazione (giocoleria, attività circensi e danza).
Creare momenti di aggregazione intorno allo sport, per favorire l’inclusione dei
ragazzi dove la socialità sia l’elemento predominante e il fare sport diventi
quasi un pretesto per condividere delle emozioni.
COSA SI FA IN CONCRETO: Le attività proposte, che hanno lo scopo di
avvicinare attraverso la pratica motoria in luoghi formali (impianti) e non
formali (parchi, spazi di aggregazione, luoghi spontanei di ritrovo, …) giovani
non inseriti in contesti sportivi più strutturati e/o a pagamento. Le attività
“aperte” individuate per questa sperimentazione del progetto si
svolgono presso: Palazzetto dello Sport di Cavriago “PalaAeB”- Pista
Polivalente
del
Centro
Sportivo
Pianella
–
Palestra
Sede
“Ottavogiorno” e Pista Polivalente “Gran Pino”.
RIVOLTO A CHI: ragazzi dai 13 ai 20 anni
A CHE PUNTO SIAMO: In ogni cantiere per un pomeriggio a settimana, gli
Operatori di Strada uno/due educatori appartenenti a società sportive sono a
disposizione dei giovani che frequentano quel territorio, proponendo discipline
sportive tradizionali e non.
I “Cantieri sportivi” si sono avviati a dicembre 2013 e proseguiranno, con
cadenza settimanale tutti i venerdì pomeriggio dalle 14,30 alle 16,30.
In tutto sono previsti una ventina di appuntamenti fino a maggio del 2014 ed
hanno visto ad oggi la presenza di circa una quindicina di ragazzi che sono stati
coinvolti.
PROGETTO:
“DENTRO IL TUO TEMPO”
OGGETTO: La scelta del nome perché il tempo degli adolescenti è un tempo
veloce, vuoto per gli adulti ma ricchissimo e sempre pieno per i ragazzi. “Stare
dentro” il proprio tempo significa essere presenti a se stessi, avere
consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti per costruire una
domanda di aiuto la dove necessario e dono del proprio patrimonio personale
laddove fosse utile.
“Dentro il tuo tempo” significa non lasciarsi vivere e fare delle scelte per se
e per il bene comune. Il tempo del doposcuola vuole essere non solo un tempo
didattico ma un tempo di apprendimento trasversale dove adulti attenti e
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Gruppo Regole e Fiducia
presenti sostengono i ragazzi in un processo di evoluzione positiva dove è
possibile agli adolescenti esserci, avere successo, volersi bene, avere relazioni
positive, attraversare il conflitto senza esserne schiacciati, utilizzare la
trasgressione come opportunità evolutiva e non per soddisfare il proprio
bisogno narcisistico.
Sostegno alla didattica e supporto ai compiti, gioco strutturato e libero,
convivialità ed esplorazione di esperienze positive di condivisione di gruppo
attraverso lo stare sul territorio e la valorizzazione delle risorse personali dei
ragazzi.
COSA SI FA IN CONCRETO:
Dove ci si incontra? In Parrocchia, presso i locali del “Gran Pino”
Quando? Il lunedì e il giovedì dalle 15 alle 18 e una volta al mese il
sabato pomeriggio o sera
Con chi? con un educatore, con il Don, con dei volontari
Per fare cosa? Per incontrarsi, per giocare, per fare i compiti, per parlare, per
fare nuove ordinarie esperienze insieme. Alcuni esempi potrebbero essere:
cenare, guardare un film, fare una passeggiata, fare merenda, fare
volontariato.
RIVOLTO A CHI: ai ragazzi/e della scuola media.
A CHE PUNTO SIAMO:
- C’è il bisogno dei ragazzi
- C’è una volontà: stare vicino alle famiglie attraverso l’incontro coi ragazzi
adolescenti.
-Abbiamo il luogo e una presenza forte sul territorio (la Parrocchia)
-Ci sono dei professionisti ( Cooperativa Creativ)
-C’è un accordo: tra l’Amministrazione ( Ufficio Scuola- Servizio Sociale e
rispettivi assessorati), la Parrocchia (i Don e alcuni parrocchiani) Coop.
Creativ ( Educativa Territoriale)
-Mancano alcuni dettagli
-Mancano nuovi volontari
-Manca ancora la proposta istituzionale ai ragazzi
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
- Se sono un genitore:
o posso aiutare mio figlio a cogliere questa opportunità, posso dare una
mano assumendomi la responsabilità di fare un piccolo pezzo (Es: aiutare
a preparare la merenda)
-Se sono un ragazzo delle superiori o che frequenta l’Università:
o posso rendermi disponibile a dare il mio contributo per qualche ora sui
compiti
o posso rendermi disponibile ad organizzare il tempo del gioco
o posso essere presente durante le uscite mensili
- Se sono un adulto che ha un po’ di tempo:
o posso supportare l’educatore e il Don per i compiti dei ragazzi
o posso essere disponibile per l’assistenza durante il gioco
o posso aiutare a preparare i momenti di convivialità
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Gruppo Regole e Fiducia
PROGETTO:
“OUTDOOR EDUCATION (educazione all’aperto)”
Servizi Educativi Prima infanzia
OGGETTO:
Riflettere sul valore delle attività educative proposte all’aperto.
Focus sulle ”buone pratiche educative” e sulle “abitudini” dell’educazione
all’aperto; alla luce anche delle teorie psico-pedagogiche di riferimento. In
particolare, si incrociano due linee di pensiero che chiedono una negoziazione.
Una pedagogia protezionistica preoccupata di iperproteggere i bambini e di
offrire sempre esperienze educative molto mediate dagli adulti. Una pedagogia
del rischio, più orientata a lasciare che i bimbi “imparino a fare da soli”, per
non deprivarli del piacere di apprendere dall’ esperienza e dalla scoperta
personale.
COSA SI FA IN CONCRETO:
Si tratta di un percorso di formazioni per il personale dei Servizi Prima Infanzia
e per i bambini e i genitori che ne fanno parte. Esso si sviluppa attraverso
osservazioni, raccolta dati con questionari, focus group e rilanci. E procede
parallelamente con la riorganizzazione di alcune aree verdi, presenti nei Servizi
Prima Infanzia.
Il progetto è iniziato circa tre anni fa nel Nido e nelle Scuole dell’Infanzia di
Cavriago e nel 2012 si è esteso anche a scambi internazionali con i due
progetti: Job Shadowing (Sern) e Cobios (Comenius). Ad oggi, sono state
effettuate visite nei Servizi svedesi e croati.
RIVOLTO A CHI: n. 78 bambini del Nido d’Infanzia
n. 211 bambini di Scuola dell’Infanzia e rispettivi genitori
n. 150 genitori del Nido d’Infanzia
n. 430 genitori delle Scuole dell’Infanzia
n. 12 educatori del Nido dell’Infanzia
n. 23 insegnanti di Scuola dell’Infanzia
n. 6 insegnanti d’appoggio di bimbi diversamente abili
n. 2 atelieriste
n. 1 pedagogista
n. 3 ausiliarie
n. 35 insegnati di altri paesi europei
A CHE PUNTO SIAMO: Il progetto procede attraverso i confronti interni al
territorio di Cavriago e attraverso gli scambi internazionali con: Svezia,
Croazia, Turchia, Lituania. I prossimi viaggi prevedono visite nei Servizi lituani,
turchi e svedesi.
Al contempo, si stanno realizzando nuovi allestimenti e nuove organizzazione
degli spazi gioco nelle aree esterne al Nido e alle Scuole dell’Infanzia.
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Gruppo Bullismi e Mutismi
GRUPPO
BULLISMI E MUTISMI
A nostro avviso c’è una frase di T.S. Elliot :
“torno al luogo da cui sono partito e conosco il luogo per la prima
volta” che rappresenta molto bene il percorso sviluppatosi, con il progetto
“educare una questione di comunità”, all’interno del gruppo –bullismi/mutismipercorso tuttora in atto.
Noi siamo partiti da un luogo, caratterizzato da problematiche, tematiche e
definizioni di quelle problematiche, che contraddistinguevano quel luogo.
Il percorso compiuto, attraversando contesti diversificati, tempi dilatati o
condensati, presenti o storicizzati, individuali e delle organizzazioni, costruendo
relazioni basate sul dialogo, l’ascolto, lo scambio, a volte lo scontro, dei
differenti punti di vista, ha tracciato un cammino, che ci ha portato a conoscere
diversamente questo luogo, ad avere una visone trasformata dello stesso,
ravvisando realtà, oggetti e soggettività che prima non coglievamo.
E tale aspetto, al di là delle progettualità poste in essere, a noi appare un
elemento di grande rilevanza per la comunità medesima.
Potremmo definire questo percorso di natura ecologica, poiché ha cercato di
attivare una comunità, restituendo alla stessa la possibilità e la capacità di
agire per l’affrontamento di situazioni di difficoltà, non fornendo risposte
precostituite, ma sostenendo la comunità stessa nell’individuazione dei percorsi
da porre in essere.
Ai componenti del gruppo –bullismi/mutismi-, quali membri di una comunità, è
stato richiesto di portare le loro definizioni dei problemi, le percezioni e
rappresentazioni degli stessi, le loro conoscenze, le loro disponibilità, nessuna
posizione era inutile, ma tutte erano necessarie per analizzare le questioni ed
individuare approcci e percorsi di intervento.
Menti individuali che, partendo dalle diversità dei loro punti di vista, si sono
poste in relazione ed utilizzando le loro diversità, anzi partendo proprio da
queste, sono divenute una mente gruppale, che ha costruito proposte
progettuali, utilizzando la diversità come risorsa, e non come una iattura.
Le dicotomie dei pensieri, degli intelletti, dei concetti, delle idee, delle
posizioni, sono state una grande forza per giungere alla definizione dei
progetti.
Attraverso questo cammino e nel suo svilupparsi, ha preso corpo e si è
visualizzata la natura della complessità del reale, in cui la conoscenza non
potrà mai essere né totale, né globale, ma non ci si deve arrendere al
riduzionismo ed alle semplificazioni.
A tal proposito, vogliamo citare Morin, filosofo francese contemporaneo il quale
sostiene che «I problemi importanti sono sempre complessi e vanno affrontati
globalmente. Se voglio comprendere la personalità di un individuo, non posso
ridurla a pochi tratti schematici. Devo necessariamente tenere conto di molte
sfumature, spesso contraddittorie. Lo stesso vale per la situazione del pianeta,
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Gruppo Bullismi e Mutismi
per comprendere la quale si devono tener presenti molti parametri. Insomma,
la realtà è complessa e piena di contraddizioni che sono una vera sfida alla
conoscenza. Per affrontare tale complessità, non basta semplicemente
giustapporre frammenti di saperi diversi. Occorre trovare il modo per farli
interagire all’interno di una nuova prospettiva».
L’interconnessione delle idee e dei differenti punti di vista, presenti nel gruppo
bullismi/mutismi, ha organizzato una rete cognitiva che ha permesso la
costruzione e l’implementazione di progetti. E quello che si è evidenziato, è che
le idee, seppur divergenti, possono essere interdipendenti, possono interagire
tra loro e connettendosi producono altre idee, che producono altre idee…..
E questo diventa un valore aggiunto al lavoro che si sta svolgendo.
Antonia Sandrolini e Susi Sorvillo
(Associazione Archè)
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Gruppo Bullismi e Mutismi
PROGETTO:
“GENITORI IN VIAGGIO”
Crescere con i nostri figli
OGGETTO: E’ un gruppo di auto aiuto di genitori alla pari
COSA SI FA IN CONCRETO: ci si confronta e si riflette alla pari sulle
esperienze genitoriali.
I facilitatori dello scambio di esperienze sono altri genitori che hanno già
partecipato a gruppi di auto – aiuto.
«Auto – aiuto» vuole dire mettere in contatto tra loro persone che condividono
lo stesso problema in modo da facilitare il dialogo, lo scambio vicendevole di
ansie, suggestioni, esperienze e aprire al confronto. Lo scopo del gruppo è di
aiutare le persone che vi partecipano a sentirsi meno sole nell’educazione dei
figli e a cercare insieme soluzioni circa gli aspetti educativi e relazionali.
RIVOLTO A CHI: Il progetto è rivolto a genitori naturali e affidatari.
A CHE PUNTO SIAMO: il gruppo di auto aiuto ha iniziato ad operare nel
febbraio scorso e si sono già svolti 3 incontri. Gli incontri si tengono, circa
ogni tre settimane, a Cavriago, nella sede dell’”Ottavo giorno”, in via
Guardanavona (ex Cremeria). Gli argomenti sono individuati dai genitori di
volta in volta.
Per chi volesse partecipare deve contattare lo Sportello Sociale al numero
0522/373491.
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO) partecipa, e porta la tua esperienza! Non esistono cattivi
genitori o genitori sbagliati, esistono solo genitori.
PROGETTO:
“ATTORI SI DIVENTA”
Ragazzi, mettiamo in scena le nostre emozioni
OGGETTO: far crescere un laboratorio di teatro basato sulle emozioni.
RIVOLTO A CHI: Il progetto è rivolto ai ragazzi delle scuole medie di
Cavriago.
CHE COSA SI FA IN CONCRETO: i ragazzi mettono in scena le proprie
emozioni, coadiuvati da un educatore professionista-attore, Ferdinando
Angelucci, di Reggio Emilia, esperto nel settore.
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Gruppo Bullismi e Mutismi
A CHE PUNTO SIAMO: F. Angelucci sta già operando con i ragazzi delle
scuole medie, che si sono candidati per partecipare a questo laboratorio
teatrale, incontrandoli il lunedì pomeriggio dalle 14.45 alle 16.15 presso
la sede dell’Ottavo Giorno, in via Guardanavona, all’ex “Cremeria.
CHE COSA POTRESTI FARE TU: Se sei una ragazza o un ragazzo tra gli 11 e
i 14 anni chiedi di partecipare.
PROGETTO:
CONFRONTIAMOCI SULLA RIBALTA
«Attori si diventa»: è una proposta che vale anche
per gli adulti
OGGETTO: formare giovani e adulti all’attività del laboratorio di
teatrale basato sulle emozioni, affinché nei prossimi anni il progetto possa
proseguire all’interno delle scuole di Cavriago, utilizzando volontari formati.
CHE COSA SI FA IN CONCRETO: i formandi apprenderanno come mettere in
scena le proprie emozioni, come utilizzare le tecniche apprese, come
trasmetterle, coadiuvati da un educatore professionista-attore, Ferdinando
Angelucci, di Reggio Emilia, esperto nel settore.
CHE COSA POTRESTI FARE TU: se sei interessato al progetto chiedi di
partecipare. Per chi volesse partecipare deve contattare lo Sportello Sociale
al numero 0522/373491.
Si ringrazia il Forno Baldi snc di Cavriago: grazie alla sua donazione si
è potuto avviare il progetto teatrale per i ragazzi.
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Gruppo Aula o Corridoio
GRUPPO
AULA O CORRIDOIO
Il gruppo Aula o Corridoio ha visto la partecipazione di 8 persone e di 2
coordinatori. Il gruppo si è incontrato regolarmente all'incirca ogni 45 giorni
fino all'estate del 2013. A partire dal bisogno espresso di costruire spazi che
possano mettere in relazione giovani e adulti nel fare assieme delle cose, il
gruppo ha cominciato a sviluppare idee e progetti che poi si sono intrecciati in
modo efficace con i lavori di altri gruppi. Il gruppo Aula o Corridoio ha quindi
deciso di mettersi a disposizione di altri gruppi, andando a rafforzare alcuni
progetti che sembravano andare nella direzione degli obiettivi che il gruppo si
poneva. In particolare il Gruppo Aula o Corridoio sta collaborando con il gruppo
“Non fanno casino solo quelli là” nella realizzazione del progetto “Per fare un
tavolo... ci vuole il legno – laboratorio di falegnameria” e con il gruppo “E' tutta
colpa della Tecnologia” nella realizzazione del progetto “Nuove Tecnologie e
social network: opinioni a
confronto”. I due progetti sono reciproci e
complementari. In entrambi i progetti infatti le generazioni condividono uno
stesso spazio, ma se nel primo progetto sono gli adulti a trasmettere
competenze ai giovani, nel secondo progetto sono soprattutto i giovani a poter
offrire abilità e conoscenze agli adulti.
Andrea Davolo
( Educatore territoriale Creativ)
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Gruppo Aula o Corridoio
PROGETTO:
L’ISOLA CHE NON C’E’
OGGETTO: E’ uno spazio aggregativo e relazionale destinato agli adolescenti
della comunità di Cavriago, organizzato dalle idee e dal protagonismo degli
stessi adolescenti invitati a far parte del progetto.
COSA SI FA IN CONCRETO: Il progetto prevede un’incontro settimanale
caratterizzato da primo momento di preparazione e consumazione del pranzo
con i ragazzi, seguito da un secondo momento dedicato ad attività ludiche e di
socializzazione (laboratori manuali, cineforum, attività creative, artistiche e di
intrattenimento). Ad ogni appuntamento è presente almeno 1 dei 2 educatori
territoriali del servizio sociale minori che coordinano e monitorano le attività
garantendone la finalità educativa.
RIVOLTO A CHI: Adolescenti di età compresa fra i 13 e 16 anni che risultano
essere quelli che con maggiore difficoltà riescono ad accedere all’offerta
aggregativa e associativa presente sul territorio.
Inizialmente, la partecipazione sarà stabilita su invito da parte degli educatori
territoriali del servizio sociale minori di Cavriago in accordo con l’assistente
sociale di riferimento. Successivamente, il coinvolgimento di altri adolescenti
sarà regolato sulla base delle iniziative di volta in volta individuate e
organizzate dai ragazzi stessi in accordo con gli educatori.
A CHE PUNTO SIAMO: L'attività è già cominciata all’inizio del mese di marzo
ed ha iniziato a svilupparsi lungo le traiettorie delle prime proposte avanzate
dai ragazzi partecipanti: cineforum, laboratori, tornei di giochi di società… I
partecipanti all’Isola che non c’è hanno inoltre dato il loro importantissimo
contributo nella riuscita della Festa di Primavera del 21 marzo che si è svolta
presso il Circolo Calamita di Cavriago.
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
Mettere a disposizione le tue competenze e i tuoi “saperi” (capacità manuali,
creative, artistiche, ludiche , di intrattenimento…) per la realizzazione delle
proposte dei ragazzi dell’ ”Isola che non c’è”.
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Gruppo E’tutta colpa della tecnologia
GRUPPO
E’ TUTTA COLPA
DELLA TECNOLOGIA
Il gruppo “è tutta colpa della tecnologia” nasce da alcune valutazioni
emerse all’interno dei focus group convocati all’inizio del percorso del progetto
di comunità. Nello specifico, le affermazioni che hanno portato ad attivare il
gruppo di lavoro sono state:
- Dai vari focus emerge che la questione dell’educare e delle responsabilità
educative non riguarda solamente le famiglie provenienti dal sud Italia o i
migranti. E’ un fatto trasversale.
- La performance, essere sempre al massimo delle proprie possibilità, la
perfezione come valore fondante, appaiono come tematiche diffuse e
trasversali a tutte le categorie intervistate.
- La tecnologia (Internet e i Social Network) appare come una difficoltà e come
un limite. Viene evidenziata come un sintomo di allontanamento relazionale.
Verità o ideologia?
- L’adulto non riesce a gestire la frammentarietà di messaggi che arrivano ai
figli o ai ragazzi in generale (es. Internet). Questa confusività si traduce in una
difficoltà di comunicazione tra adulti.
- Viene evidenziata una sostanziale sfiducia verso i giovani: come fanno ad
avere fiducia negli adulti se il nostro punto di vista su di loro è basato su una
svalutazione di fondo?
- La capacità o incapacità di utilizzo delle nuove tecnologie viene evidenziato
come elemento discriminante-distanziante tra “noi e loro”.
- I giovani sono iper-stimolati, chiusi, poco dinamici, poco curiosi, ingozzati di
informazioni. Non serve continuare a stimolarli con iniziative.
- Mia figlia cerca una figura che non la contesti e che le dia sempre ragione.
- I miei figli parlano poco di quello che gli succede (io con i miei genitori
parlavo molto di più).
- Cerchiamo di educarli ma più crescono più l'esterno ha un ruolo importante e
determinante. Sembra che sia più importante della figura genitoriale.
- Più creiamo etichette negative verso i giovani più costruiamo presupposti allo
scontro generazionale.
Da queste riflessioni si è costituito un gruppo non molto numeroso che ha
fondato la propria identità sulla costruzione di pensieri e la condivisione delle
esperienze sulle tematiche delle nuove tecnologie.
Dopo un periodo di confronto e a seguito di un inserimento di alcuni giovani nel
gruppo sono state attivate le seguenti riflessioni/proposte:
1. Alcuni ragazzi di Cavriago hanno espresso la necessità di fare nascere un
luogo di aggregazione nel paese che permettesse di incontrarsi e di
23
Gruppo E’tutta colpa della tecnologia
sviluppare progettazioni musicali. Dopo alcun incontri di discussione, con
il coinvolgimento dell’assessore alle politiche giovanili, abbiamo messo in
contatto i ragazzi con l’operatore del neonato centro giovanile. Ai ragazzi
interessati allo spazio è stato chiesto di formulare un progetto/proposta
che descriva come dovrebbe essere, secondo loro, il luogo che
vorrebbero dedicato ai giovani cavriaghesi e da questi gestito.
2. Sul tema delle nuove tecnologie è stato attivato un percorso formativo
per genitori e adulti (vedi scheda progetto) che comprendeva due azioni
inziali (costruite insieme a gruppo aula e corridoio):
-serata formativa sulle nuove tecnologie;
-una serata laboratoriale di sperimentazione operativa sul tema.
Alla fine delle due sperimentazioni, si condividerà con il gruppo le azioni di
continuazione.
Marco Battini
(Ass. Onlus C.S. P.G. XXIII di Reggio Emilia)
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Gruppo E’tutta colpa della tecnologia
PROGETTO:
“SERATE FORMATIVE SOCIAL NETWORKS”
OGGETTO: Il gruppo nei propri incontri ha condiviso pensieri, preoccupazioni e
riflessioni sul tema. Nello specifico è emerso:
•
COSA TI FA PAURA/COSA NON TI PIACE
Siti pericolosi per bambini e ragazzi
Facebook è pericoloso perché non sai mai chi in realtà ci sia dietro il profilo
dichiarato;
La rete si innesta nella realtà e la travisa, il rischio è che i giovani vivano la rete
come reale;
Destrutturazione dei rapporti;
I fatti personali finiscono sul web senza che se ne abbia il diretto controllo (es.
sappiamo che ti sei trasferita, come stai?);
Provoca sensazione di vuoto culturale: si naviga in rete alla ricerca di “cose” leggere
e si trascura la lettura di un libro, la pratica della scrittura, …;
Avere troppe notizie a disposizione porta a conoscere molte cose ma in modo non
approfondito (modalità taglia/incolla);
La tecnologia in generale è negativa quando utilizzata in modo inappropriato
(suoneria alta del cellulare);
La tecnologia è “neutra” e spesso sono le persone a farne un cattivo uso (cyber
bullismo);
L’utilizzo effettuato con superficialità porta a correre grossi rischi quindi occorre
informare i ragazzi su ciò che può accadere in seguito alla diffusione di foto e notizie
che li riguardano (privacy);
•
COSA NON TI FA PAURA/COSA TI PIACE
Internet è un balcone sul mondo
posso andarvi a cercare ciò di cui ho bisogno, non sono altri a creare i miei bisogni;
offre innumerevoli possibilità in termini di maggiori possibilità in campo lavorativo,
nella ricerca, …;
apparente destrutturazione dei rapporti in quanto dietro i brevi messaggi si celano
emozioni reali;
conoscere virtualmente qualcosa (es. foto montagne rocciose) è positivo perché da
quello può arrivare l’idea di andare a vedere dal vivo quanto conosciuto inizialmente
sul web magari con amici in futuro;
l’approfondimento è sempre possibile dato che si tratta di una scelta che si può fare
oppure no;
la tecnologia è positiva se la conosci, hai gli strumenti per utilizzarla agevolmente:
in questo modo sei in grado di fare delle scelte consapevoli;
la tecnologia non è negativa, lo sono spesso le scelte che si fanno nel gestirla (suoneria alta =
maleducazione);
Da queste riflessioni è emersa l’esigenza di costruire alcune piste formative con
gli adulti.
COSA SI FA IN CONCRETO:
Il percorso è stato così costruito: un laboratorio pratico in aula informatica che
affronterà il tema “ I social network e le tecnologie: istruzioni d’uso per
genitori alle prime armi” condotto da Marco Battini dell’Associazione Centro
Sociale Papa Giovanni XXIII; (già realizzato)
25
Gruppo E’tutta colpa della tecnologia
1. Un laboratorio di parole e esperienze che affronterà il tema “A quali
esigenze sociali risponde l’utilizzo del social network? Ascoltiamo
il
punto
di
vista
dei
ragazzi”
condotto
da
Carmine
Verde dell’Associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII; (data da
definirsi)
2. Un laboratorio di parole e esperienze che affronterà il tema “La
relazione educativa come strada per un uso consapevole dei
social
network”
condotto
da
Andrea
Davolo, Educatore
Territoriale del Servizio Sociale di Cavriago. (data da definirsi)
RIVOLTO A CHI: Adulti, genitori, professionisti, amministratori e giovani
A CHE PUNTO SIAMO: Il primo incontro è stato effettuato. Rimane da
organizzare il secondo e da costruire la progettazione di continuità con il
gruppo.
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
Coinvolgere altre persone, raccogliere pensieri e idee.
26
Non fanno casino solo quelli là
GRUPPO
NON FANNO CASINO
SOLO QUELLI LA’
Forse l’integrazione culturale di cui tanto si parla non è ancora compiuta. C’è
l’italiano e lo straniero, c’è il nordico e c’è il meridionale, c’è il cavriaghino e c’è
il reggiano……come funziona l’integrazione tra queste diverse piattaforme
culturali?
Un gruppo di persone si è messo intorno ad un tavolo per provare a dare una
risposta a questa domanda, ma soprattutto per riflettere su come questo incide
sulle problematiche educative.
Ciò che determina chiusura e lontananza fisica è la paura del diverso, paura di
ciò che non conosciamo abbastanza e che ci porta a pregiudizi. Bisogna creare
conoscenza, ovvero essere disponibili a raccontarsi, perché attraverso la
confidenza si costruire un vero e proprio circuito di reciprocità all’interno del
quale si sviluppa l’integrazione: se ci si ri-conosce (ci si guarda da nuovi punti
di ista) si può sviluppare ri-conoscenza.
Coloro che hanno partecipato a queste riflessioni hanno convenuto che
l’integrazione è una questione di scambio: ognuno dà qualcosa di sé, porta la
propria cultura, la propria diversità.
Per agevolare questo processo è
necessario formulare iniziative attorno ad oggetti della quotidianità, che
diventano il pretesto della conoscenza e dello scambio. La convivialità è alla
base di queste iniziative e con questa premessa sono stati proposti progetti che
toccano più fasce di età e che danno modo di occupare con utilità e passione il
proprio tempo libero.
Annalisa Porzio
(Assistente Sociale Servizi Sociali Comune di Cavriago)
27
Non fanno casino solo quelli là
PROGETTO:
“MI RACCONTI UNA STORIA?”
Laboratori di lettura e gioco
OGGETTO: Stimolare le persone a raccontarsi e a dialogare
COSA SI FA IN CONCRETO:
un adulto esperto e un giovane di origine straniera, attraverso la passione per
la lettura di uno e la propensione dell’altro alla recitazione, propongono testi
narrativi, racconti e giochi dai quali far nascere momenti di dialogo e a loro
volta nuovi racconti, non dovendo necessariamente saper leggere o scrivere in
italiano per portare un pezzo di sé!
RIVOLTO A CHI: bambini e loro famiglie
A CHE PUNTO SIAMO: i due conduttori hanno già svolto tre incontri presso il
Centro Culturale Multiplo e stanno pensando ad altre possibili letture e temi
attorno ai quali proporre racconti e scambi, perché siano di stimolo per una
partecipazione attiva e condivisa.
COSA POTRESTI FARE TU:( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
proporre ai conduttori dei temi utili a coinvolgere i bambini e le famiglie a
partecipare agli incontri!
PROGETTO:
“INDOVINA CHI VIENE A CENA?”
Laboratori di cucina
OGGETTO: Condividere il tempo libero di donne italiane e straniere imparando
a conoscersi oltre le differenze.
COSA SI FA IN CONCRETO: ponendo al centro degli incontri il CIBO si
sviluppano attività di aggregazione, volte anche all’acquisizione di competenze
culinarie nonché alla diffusione delle diverse culture presenti nel territorio.
Ideazione di una cena multi-culturale aperta alla cittadinanza e
successivamente realizzazione di un ciclo di laboratori di cucina.
RIVOLTO A CHI: donne italiane e straniere
A CHE PUNTO SIAMO: la cena è stata realizzata a settembre. Si stanno
organizzando i laboratori (date e ricette) e ricevendo le adesioni, partendo
dalle collaborazioni avviate con la cena, al fine di costituire i gruppi e
attribuirne i ruoli.
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
partecipare per stare in compagnia, condividendo le tue conoscenze culinarie!
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Non fanno casino solo quelli là
PROGETTO:
“PER FARE UN TAVOLO…. CI VUOLE IL LEGNO”
Laboratorio di falegnameria
OGGETTO: Valorizzare il lavoro manuale come recupero di abilità anche
spendibili nel futuro, tramandando ai più giovani le conoscenze degli adulti
COSA SI FA IN CONCRETO: gli adulti mettono a disposizione le loro abilità e
le loro passioni per insegnarle ai più giovani, coinvolgendo quando possibile
anche i genitori per sottolineare l’importanza delle cose fatte insieme,
attraverso un laboratorio
RIVOLTO A CHI: ragazzi dagli 11 ai 13 anni.
A CHE PUNTO SIAMO: insegnanti e luogo sono stati definiti, ora si costruisce
il gruppo di ragazzi interessati e si definisce il calendario degli incontri che
partiranno ad aprile.
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
Se sei un genitore proporre a tuo figlio/a di partecipare, se hai competenze
nella falegnameria dare una mano, se sei un ragazzo portare qualche idea su
cosa costruire!
PROGETTO:
“FESTIVAL DELL’ARIA”
Gara aerei di carta
OGGETTO: creare un’occasione per genitori e figli per giocare insieme a costo
zero!
COSA SI FA IN CONCRETO: viene organizzata una gara di aerei di carta, con
tanto di giuria che valuterà il volo più lungo e il volo con maggior permanenza
in aria, premiando i primi classificati! Un pomeriggio di allegria, riempiendo il
cielo di colori, attraverso il gioco più vecchio del mondo!
RIVOLTO A CHI: bambini dai 5 anni compiuti e fino ai 14 anni.
A CHE PUNTO SIAMO: si sta scrivendo il regolamento per tutti coloro che
parteciperanno, si sta componendo la giuria e definendo la miglior data per lo
svolgimento della gara.
COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO)
Armarti di un foglio di carta, provare a costruire un aereo e iscriverti alla gara.
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Centro Studio e Lavoro “La Cremeria”
Partecipazione del Centro Studio e Lavoro
“La Cremeria”
a
“Educare una questione di comunità”
OGGETTO: proposta progettuale per realizzare, all’interno del progetto già in
corso di svolgimento, 1) un’iniziativa di presentazione e una pubblicazione con
l’obiettivo di restituire alla cittadinanza il percorso finora svolto dai gruppi di
lavoro e presentare i progetti per il futuro scaturiti da questo stesso lavoro;
2) un ciclo di incontri con gli studenti da realizzare presso l’Istituto Comprensivo
di Cavriago, in accordo con la scuola, condotti da operatori di strada, operatori
dei servizi territoriali (ad es. Sert), figure cioè in grado di interagire
efficacemente con gli adolescenti per far passare messaggi e contenuti chiari e
diretti, sui temi tipici del disagio adolescenziale (violenza, prevaricazione,
bullismo, aggressività, razzismo, dipendenze, vandalismo, etc) che si
manifestano non solo a scuola ma anche in luoghi di aggregazione extrascolastici, formali e non, come ad esempio centro culturale, parrocchia,
associazioni sportive, bar.
COSA SI FA IN CONCRETO: presentazione pubblica e attività formativa
RIVOLTO A CHI: l’iniziativa pubblica è rivolta alla cittadinanza; gli incontri
formativi agli studenti dell’Istituto Comprensivo.
Per informazioni: Tel. 0522/576911
e-mail: [email protected] www.csl-cremeria.it
A CHE PUNTO SIAMO: si sta valutando come reperire i fondi necessari a
realizzare le attività. Per ora è stata presentata alla Fondazione Manodori una
richiesta di contributo a sostegno di queste 2 attività. Siamo in attesa di
conoscere l’esito di questa richiesta
COSA POTRESTI FARE TU ( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN
PO’ DI TEMPO). Posso aiutare mio figlio a cogliere questa opportunità. Posso
promuovere il progetto tra gli altri genitori. Posso collaborare con gli educatori.
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Testimonianze
TESTIMONIANZE
TESTIMONIANZE
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Testimonianze
“Gennaio 2013: mi è stato proposta la partecipazione attiva al Progetto
Educare: una questione di comunità, per il mio impegno di pedagogista presso
i Servizi Educativi Prima Infanzia del Comune di Cavriago. Si trattava di
coordinare il gruppo Regole e Fiducia, uno dei temi individuati nella prima fase
di lavoro, che ha riguardato la “raccolta delle opinioni dei cittadini”.
Ho accettato con entusiasmo.
Lo stile di lavoro in gruppo non mi è nuovo, anzi. Nei contesti educativi si
procede sempre in modo collegiale e ciò mi porta “a credere” e a “stare bene”
dentro a processi partecipativi e condivisi.
L’anno trascorso è stato impegnativo per tutti…!
Per parte mia, sento di sottolineare due aspetti. La fatica di creare uno “spazio
mentale” ad un progetto nuovo da co-costruire e diffondere e il limite di non
risiedere a Cavriago. Malgrado ciò, sono entrata nel percorso senza pormi
troppe domande, cogliendo l’opportunità di dialogo fra il territorio e i Nidi e le
Scuole d’Infanzia: “comunità di pratiche” e “comunità educanti” che ogni
giorno vivono dentro al triangolo relazionale bambini, educatori-insegnati,
genitori. Uno spaccato significativo del tessuto sociale locale che ha tanto da
scambiare con le vicende che animano la vita quotidiana del paese.
E’ stato un percorso complesso, come tale si è delineato fra “alti e bassi” e
“sapori e dissapori”, con un andamento discontinuo, in termini di
partecipazione e di investimento di energie. Ma nella molteplicità di sentimenti,
punti di vista e percezioni rispetto al cammino intrapreso, è indiscutibile che
Educare:… ha offerto - a chi ne ha fatto parte e a chi è stato sulla soglia l’occasione di elaborare opinioni personali rispetto ai bisogni della comunità e
alle possibili soluzioni. In più, i cittadini che hanno scelto di essere protagonisti
attivi del processo hanno dato “risonanza pubblica” ai loro pensieri,
interrogandosi reciprocamente nei gruppi di lavoro sul perché di alcuni fatti e
sul come intervenire. Con questa scelta, hanno avviato un delicato, prezioso e
lento lavoro di “cura e manutenzione delle relazioni”. Efficaci riattivatori della
“fiducia reciproca”.Prima ancora della realizzazione di bellissimi progetti, che
sono stati avviati in ambito sociale, culturale educativo, ecc. , questo è il valore
aggiunto del progetto di sviluppo di comunità di Cavriago. E questa dinamica
del “vis a vis” ha modificato lo sguardo con cui si colgono i problemi, le loro
soluzioni, il loro cambiamento… Grazie anche alla supervisione di Gino Mazzoli,
prezioso occhio esterno, indispensabile nei momenti di rilancio e di sintesi.
E’ possibile che i risultati non siano perfettamente corrispondenti alle
aspettative iniziali, per questo soprattutto ai più increduli chiedo: “Per Cavriago
il 2013 senza Educare… sarebbe stato l’anno che abbiamo vissuto?” . Non
credo!
Le iniziative realizzate con grande entusiasmo, il clima vivace e dialettico che
ha caratterizzato le riunioni, la “voglia di fare” tipicamente cavriaghese, le
narrazioni appassionate, la volontà di riuscire in questa impresa, per citare
alcune delle variabili in gioco, mi portano a pensare che per molti abitanti del
paese non sia più come prima. Si delinea una nuova prospettiva di
progettazione quella del “uno per tutti tutti per uno”.
Certo restano tante persone da raggiungere, si naviga ancora molto nella
cerchia degli addetti ai lavori degli ambiti coinvolti, in collaborazione con un
buon numero di figure professionali interne agli uffici comunali. Ma il processo
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Testimonianze
è lento, perché le relazioni richiedono tempi lunghi e perseveranza, e
soprattutto perché esso non si sviluppa secondo la politica della delega ad altri.
Un effettivo “empowerment” del tessuto sociale è in carico ad ogni singola
persona che abita una comunità, attraverso coinvolgimento, disseminazione e
promozione ad altri.”
Benedetta Gazza
“Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare;
non bombardarmi di domande, consigli, idee.
Non sentirti obbligato a risolvere le mie difficoltà.
Mancheresti tu di fiducia nelle mie capacità?”
Poesia Anonimo
“Il mio percorso personale all'interno di questa esperienza è partito l'anno
passato dal momento in cui Gino Mazzoli ha intervistato me e gli altri catechisti
della parrocchia sul tema del nostro cammino educativo dei nostri ragazzi e
delle problematiche che nascono quotidianamente nel rapporto con loro e con
le rispettive famiglie. Il mio interesse è via via aumentato sino al momento in
cui nella serata conclusiva del cammino di indagine ci sono stati presentati i
risultati e le considerazioni conclusive. È stato in quel momento che ho sentito
lo stimolo ad intraprendere un percorso con altre persone interessate per poter
dare un contributo alla soluzione ad almeno alcune delle problematiche emerse
in quell'indagine. Quando si sono formati i diversi gruppi di lavoro ho pensato
di dare il mio personale contributo a quello delle Regole...
Da diversi anni seguendo i ragazzi mi ero convinto che molte delle
problematiche di questi adolescenti erano frutto dei momenti educativi vissuti
all'interno delle proprie famiglie e quindi sono entrato a far parte di quel
gruppo di lavoro per dare un contributo alle difficoltà educative vissute
all'interno delle mura domestiche. Certamente non ho mai pensato di avere
delle risposte o delle certezze da mettere in campo ma di una cosa ero
assolutamente certo che se il problema principale era più legato alle famiglie di
questi ragazzi più che a loro stessi, era il momento di cominciare a confrontarsi
e a parlarsi nella prospettiva di un aiuto vicendevole. All'interno del nostro
gruppo però, dopo una prima fase che dava qualche speranza di iniziativa,
legata alla partecipazione di qualche genitore (sempre molto pochi però), sono
rimasti solo degli addetti ai lavori, insegnanti, operatori sociali, un nonno (il
sottoscritto) e un paio di genitori.
Personalmente avevo elaborato un progetto, peraltro già sperimentato con
alcuni gruppi di genitori dei ragazzi del catechismo, di incontri nelle case a
piccoli gruppi di famiglie, proponendo delle videoconferenze di alcuni esperti
sulle problematiche della coppia, della loro formazione, dei rapporti educativi
con gli adolescenti come Osvaldo Poli psicoterapeuta, Raffaello Rossi
consulente familiare e coniugale, Anna Oliverio Ferraris psicologa e
psicoterapeuta. Al termine della visione del filmato c'è la possibilità, ed è
questo il punto essenziale, di confrontarsi, di mettere in comune le proprie
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Testimonianze
difficoltà e cercare si aiutarsi reciprocamente ad arrivare ad una qualche
soluzione. È un po' come guardarsi in uno specchio insieme ad altre famiglie e
dare un senso ai propri comportamenti cercando, se possibile, di correggere
eventuali atteggiamenti e scelte forse non del tutto positive all'interno del
proprio ruolo educativo. Diciamo che questa per ora è rimasta una proposta
scritta sulla carta che spero possa diventare operativa a breve. Perché questo
succeda è sufficiente che una famiglia interessata mi apra la propria casa,
invitandomi con qualche altra famiglia amica per vivere insieme questo
momento di confronto.”
Ettore De Luca
“Partecipare a questi lavori di gruppo mi ha dato l’opportunità, ancora una
volta, di sentire l’appartenenza a questa comunità. Conoscere persone di età
diversa e cultura diversa arricchisce il nostro pensiero e aiuta ad aprirci al
nuovo, superando i pregiudizi che sono spesso causa di chiusura verso l’altro.
Consiglierei a chiunque di partecipare a questi gruppi, fa bene a noi come
persone e produciamo un patrimonio per il paese.”
Gina Maioli
“Attraverso questa esperienza ho riscoperto una parte di me che credevo
sopita….e si chiama creatività! Il contatto con i bambini, poi, è stato un
momento di grande gioia e felicità ed è un’esperienza da provare, molto
positiva per la propria crescita personale”.
Tonino Giberti
“Ho deciso di partecipare a questo progetto per poter avere nuove idee a
partire dal confronto con altri genitori. Mi sono trovato in un bel gruppo di
persone, ben assortito, ma, ahimè, con pochi genitori con la stessa età dei miei
figli. Sono state portate subito alla discussione svariate idee e proposte di
lavoro e ci siamo accorti che alcuni dei nostri progetti si incontravano con i
pensieri che altri gruppi stavano già elaborando. Così unendoci a questi altri
gruppi abbiamo potuto rendere operative alcune di queste proposte come il
laboratorio di falegnameria e i laboratori sui social network. Questa esperienza
è stata positiva. E’ una bella soddisfazione poter condividere con altre persone
alcune delle mie proposte e idee e alcune di queste si stanno già realizzando.”
Pierluigi Benini
“Ho partecipato al primo incontro di “Educare, questione di comunità” perché
credo che il concetto di Comunità negli anni si sia perso. Quando ero bambina
potevo permettermi di venire in paese a piedi o in bicicletta da sola, perché
comunque in ogni casa c’era un conoscente a cui chiedere eventualmente aiuto
in caso di bisogno, tutti ti conoscevano, tutti ti avrebbero dato una mano, tutti
potevano rimproverarti se ti comportavi male.
Oggi queste cose non esistono più. Ognuno di noi nutre un timore nei confronti
degli altri, non si ha più fiducia nel prossimo, e il diverso incute paura. E per i
nostri figli non siamo tranquilli, e li teniamo blindati in gabbie dorate.
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Testimonianze
Perché il gruppo “Regole e fiducia”.
Perché le mie bimbe sono ancora piccole, quando è iniziato il tavolo
frequentavano entrambe ancora la scuola dell’infanzia.
Il concetto di bullismo a quell’età è forse sentito come qualcosa che ancora non
ci riguarda. Ma forse è un primo barlume di bullismo anche strappare sempre i
giochi di mano agli altri bambini, o rispondere ad un adulto che ti rimprovera
con una pernacchia, o voler comandare sempre il gioco.
Regole, perché non è vero che a quell’età le regole contano poco.
A quell’età le regole sono fondamentali. Poche, ma chiare. E da rispettare,
insieme, grandi e piccoli.
Fiducia. Fiducia che l’adulto deve guadagnarsi attimo dopo attimo dal bambino.
E nello stesso tempo fiducia che dobbiamo dare al bambino. Piccolo, ma è
sempre e comunque un essere pensante. Che per diventare grande ha bisogno
di tutta la nostra fiducia. Che non gli verrà mai dal vivere in una gabbia dorata.
La cosa che maggiormente mi ha colpito di questa esperienza è stata la frase
di alcuni ragazzi. “I miei genitori non hanno tempo per me”.
Come genitore perennemente in corsa…mi ha colpito.
Spesso mia figlia piccola mi chiede di essere presa in braccio, e magari io che
ho ottomila cose in mano o sto lavando i piatti o non so ….le dico dopo. Ma un
attimo dopo, sono già grandi. E quell’attimo…è svanito.”
Lucia Ferrari
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RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento sentito a tutti coloro che hanno partecipato attivamente e
condiviso questo percorso e a tutti coloro che continueranno a sostenere
questo progetto in futuro per la crescita di tutta la comunità cavriaghese.
Ada - Adriana Macchiaverna – Alessandro Domenichini - Alessandro Musiari
Andrea Davolo - Anna Cioni - Annalisa Porzio - Antonia Sandrolini - Antonio
Lombardo – Antonio Sirica - Barbara Scalabrini - Barbara Mantovi - Benedetta
Gazza - Catia Cavatorti – Centro Studio e Lavoro “La Cremeria” S.r.l.- Chiara
Barazzoni - Claudia Camellini -
Cristina Melloni - Cinzia Terenziani - Cira
Imparato – Damiano - Daniela Friggeri - Devis Zavaroni - Eleonora Fornaciari
Elisa Fiengo - Enrica Melli – Erica Bragazzi Eris Gozzi - Ettore De Luca Eugenio
Sassi - Federica Novara - Fiammetta Zoboli – Filomena De Luca Franco Drigani
– Giacomo Bonibaldoni - Giacomo Friggeri - Gina Maioli - Gino Mazzoli
Giovanna Bonilauri - Giovanna Giovannini - Giusi Raimo - Glauco Fantini
Italina Beneventi - Jodi Curti - Laura
Govi – Labiad Ahmed - Laura Colli
Laura Govi - Lara Manco - Leo Gualdi – Leontina Arduini - Lino Terzi Liusca
Boni - Luana Veratti – Lucia Ferrari - Lucia Perrone Luigi Copelli - Luisa Sibaldi
Marcella Freddi - Marco Battini - Marco Chiari Marco Ottolini - Mariapia Gilioli
Marina Cavecchi – Marta Biacchi - Mara Vitali Maura Friggeri – Michela
Marzaroli - Monica Caramaschi - Nadia Ammuni -Nadia Cirlini - Paola Salsi
Paola Salsi - Patrizia Acquatici - Pierluigi Benini Pietro Caso - Pietro Gualerzi
Pietro Toscano – Renzo Tachino - Roberta Ferrari - Roberto Bertani - Rosanna
Pattini - Samanta Fiorni - Samira Bouatyeb Sandra Spagni – Sara Poli - Simona
Monari – Susy Sorvillo - Teresa Villani
Toni Giberti - Vera Di Stefano
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Educare Questione di comunità un anno dopo