CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
Processo verbale dell'adunanza del 14 dicembre 2004
Addì, 14 dicembre duemilaquattro, in Milano, nell'aula consiliare di via Vivaio n. 1, si è
riunito il Consiglio provinciale per la trattazione degli argomenti iscritti agli ordini del
giorno ordinario e supplementari dall’uno all’undici, diramati in data 9, 21 luglio, 16, 23, 30
settembre, 7, 21 ottobre, 4, 11, 25 novembre, 2, 9 dicembre 2004, con atti provinciali n.
161029/04/4662/04
A norma dell'art. 34 dello Statuto, la Presidenza dell'adunanza viene assunta dal Presidente
del Consiglio provinciale, Vincenzo Ortolina.
Partecipa alla seduta il Segretario generale della Provincia, Avv. Antonino Princiotta.
Alle ore 16.25 il Presidente del Consiglio invita il Segretario a procedere all'appello
nominale dei presenti.
Rispondono all'appello i seguenti 33 Consiglieri:
Ortolina Vincenzo
Accame Pietro
Ariazzi Costanzo
Arrigoni Vittorio
Barbaro Mario
Bruschi Marco (detto Max)
Calaminici Arturo
Caputo Roberto
Casati Ezio Primo
Censi Arianna
Clerici Michele
Dapei Bruno
Del Nero Paolo
Esposito Francesco
Foglia Giuseppe
Fortunati Ombretta
Frassinetti Paola
Gaiardelli Andrea
Gavazzi Attilio
Greco Luigi
Lombardi Ruggiero
Maestri Pietro
Mauri Matteo
Meroni Fabio
Modugno Roberto
Musciacchio Camilla
Nobili Ernesto
Patta Antonello
Pezzoni Alessandro
Pioli Pier Mauro
Pozzati Vittorio
Re Marco
Tranquillino Luigi
Sono altresì presenti gli Assessori provinciali: Barzaghi, Corso, Gasparini, Grancini, Mezzi
e Ponti.
Assenti giustificati i Consiglieri: Colli, De Gaspari, Russomanno e Scarano.
Constatato che l’adunanza è valida per legalmente deliberare, il Presidente del Consiglio
dichiarata aperta la seduta, dà quindi la parola ai Consiglieri per interventi ex art.83.
Nel frattempo è entrato il Consigliere Guerra. (presenti 34)
Consigliere Caputo: “Volevo parlare di due questioni, quindi cercherò di essere molto
sintetico.
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Una riguarda il Consiglio provinciale. Ho fatto un breve esame delle sedute tenute dal
Consiglio provinciale della Giunta Tamberi e della Giunta Colli. E’ un lavoro statistico e
basta.
Calcolando i mesi che noi stiamo lavorando, come nuovo Consiglio provinciale e
paragonandoli ad altri mesi degli altri Consigli provinciali, ho notato che c’è effettivamente,
se non un raddoppio delle sedute consiliar, ci si avvicina quasi, a meno che negli anni scorsi
non ci si trovasse di fronte a delle questioni importanti, che occupassero grande spazio di
dibattito, come il Piano Territoriale, sia per quanto riguardava la Giunta Tamberi, sia il Piano
Territoriale approvato dalla Giunta Colli, o per il Bilancio o per altre situazioni di questo
genere, Piano Cave, Trasporti o questioni importanti.
Devo dire che abbiamo in queste sedute, approvato anche poche delibere.
Quindi non si tratta di un accumulo di delibere.
Si tratta forse di un lavoro consiliare che, io credo, a questo punto, come maggioranza ed
opposizione, dovremo ragionare di organizzare in termini forse diversi.
Io credo che la nuova Legge ci stimoli a questo ed anche a pensare a formule nuove e anche,
per esempio, ad organizzare Consigli monotematici, che magari raggruppino gli ordini del
giorno su quello stesso tema e, quindi, fare, magari anche Consigli Aperti, per quanto è
possibile, o anche semplicemente Consigli normali, ordinari, ma legati alle tematiche che
interessano l’aula consiliare ed anche richiamati dagli ordini del giorno che hanno presentato
i Consiglieri.
Forse questo ci aiuterebbe ad un’organizzazione dei lavori più oggettiva, rispetto alle
richieste che ci vengono dal territorio ed anche ci obbligherebbe ad essere forse meno
presenti in aula e più presenti magari presso i cittadini.
Devo dire che la questione del Consiglio provinciale, come quella dei Consigli comunali, è
una questione tuttora aperta, che merita da parte nostra anche una serie di riflessioni.
Ho visto per esempio oggi il giornale fatto dalla Giunta provinciale, dove viene dato poco
spazio al Consiglio provinciale, oltretutto ho visto che neanche viene dato risalto, mi spiace
per il Presidente del Consiglio Ortolina, poco spazio al Presidente del Consiglio Ortolina, ma,
oltretutto, c’è una fotografia emblematica, nel senso che nel primo numero di una rivista di
questo genere almeno dovrebbero essere riportate le foto di tutti i Consiglieri.
Invece c’è una foto in cui viene rappresentata solo la maggioranza e neanche viene
rappresentata l’opposizione, almeno andava fatta una foto che riguardasse tutti i Consiglieri,
almeno questo!
E’ un tocco di stile che, però, credo che andrebbe raccolto.
Ho trovato questa prima uscita di questo numero fatto dalla Giunta irrispettoso nei confronti
del Consiglio provinciale, sia nei confronti del Presidente del Consiglio, sia nei confronti dei
Consiglieri provinciali.
Il tema, quindi, del ruolo del Consiglio, secondo me, è un tema che rimane aperto e
dell’organizzazione dei lavori del Consiglio.
Oltretutto, non vedo Zagato presente in aula, non c’è oggi, tranne Radio Zagato Libera non
abbiamo grande audience sui giornali.
Credo che anche questo sarebbe importante, perché questo ruolo venga interpretato anche in
maniera più dinamica e non più semplicemente di presenza in aula.
Mi rimangono 30 secondi, cerco di utilizzarli tutti velocemente, la questione della Milano –
Mare.
Ieri non sono stati firmati i patti parasociali, questo mi preoccupa, dopo il dibattito che c’è
stato in aula giovedì scorso.
Non raccontiamoci storie, non è successo un fatto tecnico. Il fatto che non siano stati firmati
è un fatto politico.
Credo ci sia qualche difficoltà da parte del Comune di Milano, ci piacerebbe sapere quali
sono queste difficoltà, non per riprendere il vecchio discorso, ma ci sono dei problemi sulla
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rappresentanza attuale del Consiglio d'Amministrazione della Milano – Mare, c’è un
problema che riguarda il socio privato, c’è un problema che riguarda ancora articoli statutari.
A pochi giorni dell’Assemblea degli azionisti, e con questo concludo, non sono stati firmati i
patti parasociali.
Questo è un fatto che mi preoccupa e che non è assolutamente un fatto tecnico, è un fatto
politico.
E’ un giallo, e vorremmo capire per quale motivo questo patto non sia stato presentato e non
sia stato siglato.”
Presidente del Consiglio: “Volevo solo segnalarvi che non appena ho visto il primo numero
della rivista della Provincia ho espresso anch’io, in modo formale, il mio disappunto per le
stesse ragioni che sono state rappresentate dal Consigliere Caputo ed ho chiesto che,
quantomeno sul prossimo numero, ci sia la fotografia di tutti i Consiglieri, come, peraltro,
vedo sta accadendo in tutte le Province, in tutti i giornali delle Province. Bisogna rompere
con il passato semmai.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Gatti. (presenti 35)
Consigliere Clerici: “Rompere con il passato, Presidente, può voler dire tante cose.
Prendo la parola, Signor Presidente, per esprimere a tutti i Consiglieri di maggioranza il mio
rammarico per quanto è avvenuto in quest’aula lo scorso Consiglio.
Il motivo per il quale io avevo insistito su una Commissione d’Inchiesta, ma anche
semplicemente una Commissione – scusa Esposito – d’Indagine semplicemente, era un
motivo se volete anche personale.
Ritengo che, al di là dell’opportunità politica, che non sempre questo Consigliere ha
condiviso e l’ho detto nel mio intervento, io ho votato sempre a ragion veduta.
Ho votato sincerandomi che quanto andavo a votare fosse assolutamente legittimo, consono,
rispettoso delle Leggi di questo Stato e dello Statuto di questa Provincia.
Per cui il mi rammarico nasce perché mi è stata negata e lo dico con il sorriso sulle labbra,
ma francamente sono molto amareggiato, mi è stata negata l’opportunità di dimostrare che io
ho sempre e comunque operato in maniera assolutamente pulita e coerente.
Francamente, siccome tra i banchi della maggioranza, ci sono tanti che io considero non solo
avversari politici, ma amici, li considero amici, mi è dispiaciuto che questa opportunità mi sia
stata negata, perché io ritengo che essi siano amici veramente. Abbiamo avuto un percorso di
cinque anni insieme e, al di là degli opposti pareri e delle opposte opinioni, quando ci si
confrontava su cose serie personali, l’amicizia è sempre stata un denominatore comune.
Per ve lo dico, porto con me un profondo rammarico. La ringrazio Signor Presidente.”
Nel frattempo è entrato in aula l’Assessore Casati.
Consigliere Censi: “Vorrei parlare di due cose.
La prima è una messa a conoscenza del Consiglio provinciale che in questi giorni è partita la
raccolta di firme di iniziativa popolare per una proposta di legge, sul diritto delle bambine e
dei bambini all’educazione all’istruzione dalla nascita fino a sei anni.
Una proposta di legge che introduce il nido a tutti gli effetti nel processo educativo, cioè lo
considera il primo elemento educativo ed ha continuità educativa ed istruzione da 0 a 6.
A partire dal prossimo venerdì comincerà la raccolta di firme per questa secondo me
straordinaria istanza politica.
La seconda questione, invece, è, a mio avviso, molto grave e riguarda l’attuazione della
Legge 30, della cosiddetta Legge Biagi.
Gli articoli 54 e seguenti del Decreto Legge 276, hanno introdotto, come sapete, nel sistema
dei rapporti del lavoro una nuova tipologia contrattuale, il contratto di inserimento, con
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l’obiettivo di rendere più agevole l’ingresso nel mercato del lavoro di determinate categorie
di soggetti, considerati in condizioni di particolare svantaggio sociale.
Tra queste categorie, vi cito testualmente, sono incluse anche le donne di qualsiasi età,
residenti in un’area geografica il cui tasso di occupazione femminile sia inferiore di almeno il
20% di quello maschile, o in cui il tasso di disoccupazione femminile supera il 10% di quello
maschile, inviando ad un Decreto Ministeriale l’attuazione di queste Leggi.
Il Ministro Maroni ha emanato un Decreto Ministeriale in attuazione del rinvio contenuto che
vi ho citato prima, il cui contenuto stabilisce sostanzialmente che le donne, tutte le donne,
tutte le lavoratrici residenti nelle zone meno sviluppate del Paese, ovvero quasi tutto il sud e
la Regione Lazio, possano essere assunte con contratto di inserimento per gli anni 2004 –
2005 – 2006 in tutte le Regioni e in particolare nelle Province Autonome.
Ne consegue dunque, per la lettura di questo particolare tipo di contratto, che qualsiasi
donna, di qualsiasi età e condizione professionale, risulta oggi soggetto svantaggiato e perciò
destinata ad essere assunta con un contratto di inserimento con meno diritti e, quindi, per
chiarirlo, con un contratto a termine, anziché a tempo indeterminato e con minore
retribuzione.
Il salario di ingresso prevede la possibilità di essere assunti con due livelli contrattuali più
bassi.
Quindi tutte le donne nelle Regioni del sud e nella Regione Lazio.
Mi pare del tutto evidente che il principio di parità di trattamento dell’articolo 37 della
Costituzione risulta palesemente svuotato ed estremamente grave dal punto di vista della
discriminazione.
Perciò io chiedo a questo Consiglio ed al Presidente di questo Consiglio, anche al Presidente
della Provincia, di prendere una posizione rispetto a questo e chiedo al Consiglio, alle donne
del Consiglio di firmare insieme con me, di scrivere insieme con me un ordine del giorno su
questo tema, che, ancorché pare non interessi a molti, mi pare francamente gravissimo, cioè
le donne, tutte le donne, di tutte le età, di qualsiasi livello professionale, potranno essere
assunte a tempo determinato, invece che indeterminato e a due livelli retributivi inferiori.
Mi pare francamente una cosa che certamente potrà raggiungere l’obiettivo individuato da
Lisbona per il 2010, ma non lo può raggiungere con livelli diversi e con l’assimilazione delle
donne ad un livello retributivo inferiore.”
Nel frattempo è entrato in aula il Presidente della Provincia Penati. (presenti 36)
Consigliere Frassinetti: “Sono anche contenta che ci sia il Presidente della Provincia Penati,
perché oggi volevo, con l’articolo 83, parlare un po’ di giustizia.
Non voglio parlare delle sentenze che ultimamente hanno interessato le cronache dei giornali
italiani, dove tutti hanno mostrato attenzione, ma voglio parlare di una condanna a trent’anni
che ieri la Corte d’Appello di Bologna, sezione minori, ha sentenziato per Luigi Ciavardini,
per quanto riguarda la strage di Bologna.
Credo che sia importante che il Paese capisca che ancora una volta una delle pagine più
dolorose della nostra storia non ha giustizia, non ha verità.
La Corte di Cassazione l’anno scorso aveva annullato la precedente sentenza, proprio per una
carenza probatoria assoluta.
Invece vediamo che dei Giudici esclusivamente mossi da rivendicazionismo politico, senza
alcuna prova, comminano questa condanna.
Comminano questa condanna ad un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva solo diciassette
anni, che è supportata dalla deposizione di due pentiti, il primo pregiudicato comune di nome
Sparti che, nel carcere di Pisa, viene scarcerato perché avrebbe avuto un tumore al pancreas
nell’82 ed è ancora vivo e vegeto sotto la protezione accordata ai pentiti, lo stesso Sofri
sull’argomento interviene esprimendo sue perplessità.
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Il secondo è un’altra brava persona, si chiama Angelo Izzo, è stato condannato per aver
stuprato ed ucciso una ragazza al Circeo. Ed è sulla base delle dichiarazioni di questi due
splendidi personaggi, che senza alcuna prova, abbiamo ora la sentenza.
Io credo che sia importante discutere di queste cose.
Non dobbiamo rinunciare ad una battaglia di verità, che consentirebbe di far luce su una delle
pagine più dolorose dello stragismo.
Io capisco sicuramente che il Comitato i familiari delle Vittime ha bisogno di un colpevole,
ma ricordiamoci che i colpevoli a tutti i costi non debbono essere trovati in questo modo.
E’ assurdo, è assurdo che non ci sia stata luce su questa vicenda, che non ci sia da parte di
tutte le forze politiche una volontà ed una voglia di mettere al centro del dibattito questa
ricerca di verità.
Molte forze si sono mobilitate, indipendentemente dall’appartenenza partitica o ideologica.
Io so che anche Francesca Mambro, all’interno del carcere, ha avuto una situazione
d’interscambio, anche d’aiuto, da parte di detenute delle Brigate Rosse, proprio per la ricerca
della verità su questi anni.
E’ facile incolpare un ragazzo di diciassette anni, senza alcuna prova. Nonostante questo,
nonostante la difesa abbia portato per scagionarlo delle prove precise, ancora una volta
abbiamo una sentenza che mette nel nulla tutto quanto.
Non a caso quaranta giorni dopo c’è stata la strage di Ustica, un’altra strage che cade nel
nulla, nel vuoto.
Il mare Mediterraneo copre questi corpi, questo relitto, ci sono 23 anni di inchieste, omicidi,
suicidi, ogni persona che ha avuto in qualche modo un contatto e che potrebbe dire qualcosa
muore nelle maniere più strane e nessuno cerca di capire se esiste un collegamento tra questa
esplosione e la strage di un mese prima.
Io ho fatto questo intervento proprio per cercare di sensibilizzare il Consiglio tutto, su una
sentenza che sicuramente, quando tornerà in Cassazione, lascerà perplessi i Giudici della
Suprema Corte, perché gli stessi Giudici, annullando e rinviando il processo alla Corte di
Bologna, avevano preteso la ricerca di istanze probatorie, che invece non ci sono state.
Pensate, solo quattro ore di Camera di Consiglio. Quasi, quasi non è il tempo che ci vuole
nemmeno per un furto.
Per trovare il colpevole della strage più grave del nostro Paese ci sono volute solo quattro ore
di Camera di Consiglio, una sentenza già scritta, una sentenza che ancora una volta è una
vergogna per la nostra civiltà giuridica.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Presidente della Provincia Penati. (presenti 35)
Consigliere Bruschi: “Sì, Presidente, mi consenta di iniziare questo mio intervento con un
filo di delusione.
Avevo visto piombare in aula il Presidente Penati, credevo fosse per rispondere alle giuste
obiezioni che erano state fatte riguardo alla mancata firma dell’accordo di programma
Milano Mare, ho l’impressione che il Presidente Penati sia venuto giù ad acta per altri motivi,
senza dirli a quest’aula perché tutti li abbiamo capiti, mi dichiaro, per quanto mi compete,
solidale con Lei.
Per il resto, volevo porre l’attenzione del Consiglio provinciale su un paio di fatti generali e
su un fatto specifico.
I fatti generali riguardano, il primo, quanto successo a Roma.
Non vorrei rubare la scena e la parola alla Consigliere Frassinetti, che credevo intervenisse su
questo tema, invece ha deciso meritoriamente d’intervenire su altro, ma gli incidenti occorsi
a Roma sono di una gravità che io più volte ho avuto modo, assieme ad altri amici
Consiglieri, di richiamare in quest’aula.
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Non vorrei si ritornasse a situazioni dove non resta che far torto o patirlo, cioè a situazioni in
cui o si accetta che qualcuno neghi l’agibilità democratica e l’agibilità politica, come si
diceva una volta, ad un Ministro della Repubblica, o occorre rompere il blocco.
Sono situazioni che io giudico inaccettabili, inaccettabile che ci siano siano situazioni in
università, dove una forza politica, che fa pienamente parte del Parlamento, non possa entrare
a parlare, dove un Ministro della Repubblica non possa entrare a parlare, così come la
reazione uguale e contraria è quella di alzare le mani per sfondare questi blocchi.
Sono atteggiamenti, l’uno e l’altro, che io ritengo quest’aula debba in qualche modo
condannare, sperando che non abbiano a ripetersi o a riproporsi in quel di Milano.
Le altre parole, a dire la verità avrei voluto parlare d’altro, ma l’intervento del Consigliere
Censi mi ha stimolato, riguardano proprio ciò che ha portato all’attenzione di quest’aula.
Innanzitutto osserverò, vedrò, verificherò l’articolato della proposta di legge per la scolarità 0
– 6 anni e se tutto andrà bene la firmerò senza il minimo dubbio.
Mi spiace soltanto che, non certo da parte del Consigliere Censi, ma magari da parte di
qualcuno che questa proposta di Legge ha redatto, ci possa essere, e lo prenda, Consigliere
Censi, con beneficio di inventario, un filo di ipocrisia, visto che avendo seguito il dibattito
alla Camera ed al Senato sulla Legge di Riforma del complesso dell’istruzione, parecchi
interventi si scatenavano contro la proposta di scolarizzazione volontaria, anticipata a due
anni e mezzo e cinque anni e mezzo.
Mi consenta questo piccolo dubbio, leggerò comunque il testo e passo alla seconda parte del
suo intervento, riguardante le politiche femminili.
Nel Decreto Attuativo e nella Legge c’è scritto un “potrà” grande come una casa.
Dobbiamo un po’ metterci d’accordo: o si tratta di favorire la presenza femminile in zone
dove la condizione della donna spesso e volentieri è relegata non già più al lavoro di
focolare, ma al lavoro nero, perché questo capita in diverse zone del Meridione e allora anche
un salario di ingresso, anche i dispositivi di questa nuova tipologia contrattualistica possano
aiutare a risolvere un problema, o ci rassegniamo a continuare a vedere alcune situazioni che
in un regime giuslavoristicamente corretto certamente corrette non sono.
L’ultimo appunto riguarda, invece, una tematica più stringente e sarà brevissimo.
E’ nato un nuovo quartiere a Milano, è nato in una zona che mi sta particolarmente cara,
perché ci andavo a scuola davanti, è nato lì al Rubattino, ormai da alcuni anni.
Questo quartiere, che ha una progettazione edilizia anche abbastanza corretta, con adeguate
zone di verde, vive oggi un problema dovuto alla tangenziale che lo sfiora.
Ho presentato un’interrogazione/mozione che, se vogliamo, dà seguito all’ordine del giorno
che è stato approvato all’unanimità nel corso dello scorso Consiglio provinciale,
Un’interrogazione/mozione che vuole stimolare la Milano – Mare, di concerto con il Comune
e con l’ARPA, ad una piccola opera di estrema utilità per i residenti del luogo.”
Nel frattempo sono entrati in aula il Vice Presidente della Provincia, Mattioli e gli Assessori
Benelli, Brembilla e Calò.
Consigliere Tranquillino: “Solo per ricordare, Presidente, sull’ordine dei lavori. Preferirei
lasciare che l’ordine rimanga invariato.”
Nel frattempo è entrato in aula il Vice Presidente Vicario del Consiglio, Cavicchioli.
(presenti 36)
Consigliere Dapei: “Ringrazio il Consigliere Tranquillino e mi dichiaravo anch’io, come
tutti, assolutamente solidale con il nostro Presidente del Consiglio.”
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Presidente del Consiglio: “Per chiarezza, non vorrei enfatizzassimo l’argomento, nel senso
che sulla rivista c’è un mio articolo che semplicemente non è firmato. E’ un errore intendo
dire.”
Consigliere Dapei: “Solo solidale senza enfasi e senza firma, interpreto un sentire comune,
senza che sia solo il mio.
Voglio utilizzare l’articolo 83, Presidente, per porre due questioni che riguardano da vicino il
tema del ruolo del Consiglio.
Ho saputo che domani c’è l’Assemblea dei Sindaci, così come previsto annualmente dal
nostro Statuto.
Siccome, sia formalmente lo Statuto, ma anche nella sostanza e per tradizione, i Consiglieri
sono chiamati ad intervenire in Assemblea, volevo sapere in che forme è previsto che questo
avvenga a quale forma di partecipazione è stata prevista e pensata per i Gruppi delle
opposizioni, in modo che non si arrivi lì all’ultimo momento nel dubbio a fare i Pierini o
altro.
Quindi è una domanda che può avere anche una risposta non in aula, ma prima
dell’Assemblea di domani.
Poi abbiamo ricevuto, Presidente, credo i capi Gruppo ed i Presidenti di Commissione, copia
della delibera di Giunta che, giustamente, Lei ha ricevuto con soddisfazione, perché
finalmente è previsto nell’organigramma una casellina specifica per una direzione che segua
direttamente il Consiglio.
Io mi auguro e quindi penso che la sua soddisfazione sia in questo senso, che questo sia un
ulteriore passo verso un obiettivo ancora da raggiungere, che è quello previsto della Legge
dell’autonomia del Consiglio.
Mi fa piacere sia che sia stata prevista la casellina ed anche il nome che è stato inserito, però,
per motivi oggettivi ed anche soggettivi, non possiamo essere totalmente soddisfatti, perché
forse, senza offesa, la persona più di fiducia dell’esecutivo sia poi la persona a capo di tutta
quella struttura.
Quindi se è una cosa in itinere ne siamo anche noi soddisfatti, ma auspichiamo che il 2005 ci
porti l’attuazione completa di quella autonomia, che è utile, sia alla maggioranza, che
all’opposizione e, quindi, a tutto l’organismo.”
Presidente del Consiglio: “Confermo che si tratta di una soluzione “provvisoria” e ricordo
che nel percorso di revisione dello Statuto, che noi avvieremo ed abbiamo già avviato e che
speriamo si possa concludere nel giro di qualche mese, questo concetto del ribadire
l’autonomia organizzativa del Consiglio dovrà essere ribadita con norme di Statuto e di
Regolamento, così come è avvenuto, peraltro, per il Consiglio comunale di Milano.”
Consigliere Tranquillino: “Il mio intervento, Signor Presidente, oggi, è per ricordare in
quest’aula i 35 anni che ci separano dal 12 dicembre del 69.
Apro dicendo che tra le istituzioni c’era anche il nostro gonfalone.
Ce n’erano altri, ahimè spiccavano, per la loro assenza, una serie di rappresentanti
istituzionali, di cui io credo, invece, la presenza sarebbe stata una buona cosa.
Perché il mio, che non è un intervento in contrapposizione a quello di taluno in quest’aula,
tanto per capirci, vuole essere un intervento in ricordo delle vittime di Piazza Fontana.
Dico questo perché vede, Signor Presidente, un uomo che sicuramente non è tacciabile di
tendenze estremistiche, ebbe a dire l’altro giorno in Piazza Fontana e mi riferisco al nostro ex
Sindaco, Aldo Aniasi, in quella manifestazione, che è stata promossa dall’ANPI, ente
benemerito di questa Repubblica, ebbe a dire che c’è un filo che legava quella che è stata
definita la strategia della tensione a delle intenzioni, in un momento in cui la Grecia, il Cile,
in anni vicini, venivano destabilizzate e venivano instaurati in quei Paesi regimi autoritari.
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Io non so fino a che punto questo Paese corra questo tipo di rischi oggi, sicuramente vedo un
piano di rinascita democratica, che si affaccia di nuovo, Licio Gelli sulle colonne del Giorno
ha avuto modo di dire che aveva ragione, il suo piano si sta attuando e talune forze politiche
sicuramente ne sono esecutrici.
E’ di oggi la notizia che, per fare un esempio, Signor Presidente, un tema importante come
quello della comunicazione, possa vedere un gesto clamoroso nel nostro Paese, da parte della
Commissione Vigilanza.
Perché c’è un problema di democrazia.
Si impedisce ai giornalisti di operare, li si espungono dagli spazi, la nostra comunicazione è
avvilita, è bistrattata e a noi viene tolta la dignità di poter sapere, noi siamo amministratori,
coloro che sono semplici cittadini hanno meno strumenti di noi spesso, non sempre.
Pertanto un servizio pubblico più onesto sicuramente gioverebbe anche a fare luce su talune
questioni, sulle quali poi si interviene.
Signor Presidente, devo dire che Aniasi, in quella Piazza, ha fatto un ragionamento da uomo
attempato, che ha vissuto diverse stagioni politiche, citando la CIA ed i suoi legami con gli
estremismi più neri di questo Paese. La CIA, così come la NATO, colleghi, spero che non si
accusi l’ex Sindaco Aniasi di essere un filoterrorista. La cosa devo dire sarebbe piuttosto
eloquente da un lato e sarebbe anche simpatica e divertente.
Sono uomini, quelli, che hanno segnato stagioni per davvero democratiche in questo Paese e
sono uomini che ti vengono a dire in Piazza, in una manifestazione molto partecipata, questo
lo voglio rimarcare, a trentacinque anni da quella strage, vengono a rimarcare i parenti la loro
presenza e Aniasi viene a dirci: è vero, il Governo americano con le sue articolazioni, con la
sua intelligence, con i suoi servizi ha collaborato con i nostri, con il SIFAR in particolare, per
fare in modo che questo Paese si destabilizzasse, Maggi, Zorzi, Salvini, nomi che sono stati
rievocati in quel discorso di Aniasi. Salvini, il Giudice coraggioso, al quale sono stati
frapposti ogni tipo di ostacoli, ma Giudice con la schiena diritta, Signor Presidente ed altri
terroristi, invece, in libertà, terroristi sì, quelli, delle bombe fra la popolazione.
Ci hanno ricordato che lì si teneva il mercato della Provincia, Signor Presidente, il mercato
agricolo e quello era un altro elemento che quella strage voleva colpire particolarmente.
Io, Signor Presidente, chiudo dicendo che la Provincia c’era, io non ho visto il Sindaco
Albertini, me ne voglio dolere in quest’aula, perché penso che io, che sono un Comunista,
appartengo ad un Partito della Rifondazione Comunista, sicuramente mi sarei aspettato che
un esponente di una così alta istituzione nella nostra Città, perché Milano fa parte della
Provincia, io come Consigliere lo voglio dire...
Mi sarei aspettato che fosse presente, ma non è la prima volta che manca e del resto il
Sindaco Albertini, Signor Presidente, è andato ad omaggiare anche i caduti della Repubblica
di Salò, pertanto la cosa non ha destato in me particolare stupore.
La ringrazio per avermi consentito di terminare e penso che tutti noi dobbiamo sperare, così
come hanno detto i parenti delle vittime l’altro giorno, che venga fatta piena luce su
quell’episodio, perché sono 35 gli anni sui quali si è esteso un telo cerato pietoso, che ancora
non ha permesso di sapere la verità, inaccettabilmente.”
Nel frattempo è entrato il Consigliere Angiuoni. (presenti 37)
Consigliere Bruschi: “Io non condivido tutto quello che ha detto oggi il Consigliere
Tranquillino, salvo una preoccupazione, che il ricordo non smetta mai.
A questo punto le chiedo Presidente, se il resto del Consiglio è d’accordo, di emendare la
mancata partecipazione del Gonfalone con quello che possiamo fare in quest’aula, cioè
tenendo un minuto di silenzio in commemorazione di quelle vittime con nome e purtroppo di
tutto quello che è successo dopo.”
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Consigliere Clerici: “Non voglio essere il difensore di Albertini, però mi risulta che, visto che
per la Provincia, talvolta, come Presidente di Zona 1, partecipavo, il Sindaco Albertini in
genere c’è.
Evidentemente avrà avuto qualche problema istituzionale. Per cui non è vero e di solito fa
anche un discorso il Sindaco Albertini. Dopodiché non sono il suo avvocato difensore, per
carità di Dio.”
Presidente del Consiglio: “Mi pare di poter accogliere la proposta del Consigliere Bruschi di
dedicare un minuto di silenzio alle vittime della strage di Piazza Fontana.”
Il Consiglio osserva un minuto di silenzio.
Consigliere Foglia: “Prendo spunto dalle ultime parole dette dal Consigliere Clerici, per dire
che penso che sia probabile che il Sindaco Albertini avesse un impegno e quindi non abbia
potuto partecipare, così come, grazie o per colpa dei suoi impegni, ieri non è stato possibile
firmare il patto di sindacato per quanto riguarda la Milano Mare, cosa che, invece, il
Consigliere Caputo metteva in dubbio, mentre il Consigliere Clerici testimonia che un
Sindaco può avere degli impegni improvvisi e non partecipare, quindi, alle riunioni
concordate.
Quindi nessun giallo come manifestato, ma semplicemente qualche impegno.
Rispetto ad un’altra questione sollevata qui, sulla pubblicità dei lavori di questo Consiglio, io
una qualche lamentela la devo fare sì, mi rivolgo al Presidente del Consiglio, mi rivolgo alla
Presidenza del Consiglio, perché sono passati cinque mesi da quando ci siamo insediati e
vedo che va molto a rilento la procedura che riguarda l’attivazione di quei servizi
giornalistici che erano stati conquistati, diciamo così, dal vecchio Consiglio.
Vorrei rivolgere un invito al Presidente Ortolina, al Vice Presidente Caputo ed alla Vice
Presidente Cavicchioli, perché se serve collaborazione ovviamente siamo pronti a darla, però
ritengo giusto che la bistrattata, ci intendiamo che cosa significa dal punto di vista dell’eco
dei mass media, Provincia spesso è messa in secondo piano e la stampa scrive di noi se non
per qualche atto importante dal punto di vista istituzionale, o eclatante dal punto di vista della
politica in generale.
Mentre, invece, ci sono sicuramente argomenti e tematiche che se programmate, se
calendarizzate, possono essere di sicura eco, soprattutto tenuto conto dell’efficacia e
dell’importanza dell’informazione verso tutta la nostra comunità.
Per quanto riguarda, invece, la speciosa polemica rispetto al numero di Provincia In Casa,
probabilmente la volta scorsa ho esagerato, in particolare riferendomi al Consigliere Clerici,
quando dicevo si è toccato il fondo, che ha suscitato, ma se volete un po’ lo ribadisco, ma
sempre con lo stesso spirito.
Cerchiamo di non essere ipocriti, perché siccome ci conosciamo tutti o quasi e siamo qua
tutti da tanto tempo, Clerici, addirittura, è qui dal lontano 1995, se non sbaglio e sa benissimo
come si sono svolte le cose.
E molto più di noi sa benissimo come sono funzionate le cose l’ex Presidente di questo
Consiglio Caputo, che oggi un po’ virginiamente si affaccia in questo consesso e dice: oddio,
oddio, scandalo, il giornale della Provincia non mette le foto dei Consiglieri.
Il Presidente Caputo non si è mai fatto carico per cinque anni delle proteste e delle proposte
che questo Consiglio ha fatto rispetto all’utilizzo di quell’opuscolo che la Provincia ha usato,
ripeto, il Presidente Caputo non si è mai voluto far carico di questo problema.
Sono contento che cresciamo tutti, mutiamo, abbiamo maturato anche convinzioni diverse,
anche perché i ruoli sono diversi ed oggi siamo più sensibili, oggi siamo molto più sensibili,
rispetto ad un problema che non è conosciuto da oggi, ma che ho conosciuto perlomeno da
cinque anni, almeno da parte del Presidente Caputo che – ripeto – non si è mai fatto carico,
rappresentando tutto questo Consiglio, del problema che noi abbiamo lamentato.
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Ora, se mi si dice, perché così è stato detto tra le righe, ma nel primo numero cinque anni fa
io convinsi la Presidente a mettere le foto dei Consiglieri, devo rispondere: a me
personalmente della mia foto non interessa nulla.
Sono più contento oggi che, invece che della mia faccia, ci sia il mio pensiero scritto su
questo giornale.
C’è chi ama l’immagine, perché non ha nulla da dire evidentemente, c’è chi, invece,
preferisce rinunciare alla propria faccia, mettere il proprio nome e dire quello che pensa
rispetto alle cose.
Questo mi pare, peraltro, che sia un impegno duraturo da parte di questa Amministrazione, di
riservare pagine di questa rivista al Consiglio.
Chiedo al Presidente del Consiglio che ci sia un’intesa tale, per cui nel prossimo futuro,
magari tematizzando gli argomenti, possa esserci sempre la possibilità per tutti i Gruppi
consiliari, come non è mai accaduto nei cinque anni precedenti, di continuare a scrivere
quello che pensiamo, quello che proponiamo a favore di tutto l’Ente.”
Consigliere Caputo: “Devo dire che il Consigliere Foglia mente sapendo di mentire.
Io ho fatto rilevare che in questo primo numero della rivista mi sembrava scortese non
rappresentare una foto di tutta l’assemblea consiliare e che non ci fosse almeno
un’introduzione da parte del Presidente, l’articolo non firmato. Ho detto semplicemente
questo.
Devo far rilevare che nel primo numero della Provincia In Casa, o come si chiamava, non
ricordo più, c’era una rappresentazione di tutto il Consiglio provinciale, con ampia
illustrazione dei ruoli, delle Commissioni ecc. ecc..
Effettivamente il Consigliere Foglia dice una sciocchezza.
Non è vero che non mi occupai di questa cosa, ma abbiamo fatto tutti insieme, compresa,
quindi, la rappresentante dell’opposizione, Nora Radice, che era Vice Presidente insieme a
me, una scelta diversa: non potendo utilizzare quello strumento, che era lo strumento della
Giunta, abbiamo scelto un altro strumento ed abbiamo dato al Consiglio, per la prima volta,
cosa che mai nessuno aveva fatto, neanche la Giunta Tamberi, provinciale la possibilità di
essere ripreso dalla televisione, nei suoi atti, da Telenova, per tutti gli atti, per un’ora, per
tutte le sedute consiliari, abbiamo dato la possibilità ai Consiglieri provinciali, su tutte le
televisioni private di esprimere il proprio pensiero e su tutte le radio di esprimere il proprio
pensiero.
Abbiamo dato una grande possibilità, uno strumento importante ai Consiglieri, cosa che non
era mai avvenuta. Abbiamo fatto una scelta diversa.
Uno strumento era della Giunta, noi abbiamo scelto un altro strumento di informazione
politica, completamente diverso, ma sul primo numero almeno apparivano tutti i Gruppi
consiliar, le Commissioni, l’immagine anche visiva dei Consiglieri provinciali.
Foglia, Lei ha detto un’inesattezza, sta facendo una polemica, io credo, inutile, io non ho
fatto polemiche e comunque mi sono sentito in dovere di replicare perché a questo punto ero
stato chiamato in causa in prima persona.”
Nel frattempo è entrato in aula l’Assessore Dioli.
Consigliere Foglia: “Solo venti secondi per dire: nel merito io non ho detto una sciocchezza,
come mi è stato attribuito. Io ho detto esattamente la verità nel merito.”
Presidente del Consiglio: “A proposito della questione contratto con le radio e le televisioni,
io segnalo e ricordo che come ufficio di Presidenza, subito dopo le ferie, ci siamo
immediatamente attivati per arrivare all’obiettivo di un nuovo contratto con le emittenti radio
televisive, per consentire di mettere in evidenza la nostra attività attraverso i mezzi di
comunicazione.
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Poiché, però, come ricorderete, chi ha vissuto l’esperienza nel Consiglio precedente, pur
ritenendo indubbiamente estremamente positiva quella possibilità che ci veniva offerta,
abbiamo avvertito l’esigenza di cambiare un po’ le modalità per consentire, per esempio, che
in momenti di trasmissione avvenissero non ad ora tardissima, come avveniva, ma in
momenti di maggior ascolto, io ho istituito un gruppo di lavoro fatto di Consiglieri, che
approfondisse questo argomento e facesse delle proposte per arrivare a riformulare un
contratto che soddisfacesse meglio le nostre esigenze.
Finalmente stiamo arrivando a concludere i lavori relativi a questo argomento, ho di nuovo
stamattina invitato il Segretario Generale, che è il nostro Dirigente di riferimento in questo
momento, di accelerare il percorso per la stesura dell’ipotesi di nuovo contratto con le
emittenti RAI e TV, così da poter iniziare il prossimo anno, avendo a disposizione questo
strumento importantissimo.
Sono finiti gli interventi ex articolo 83, iniziamo allora la discussione del punto dell’ordine
del giorno.”
Il Presidente del Consiglio pone quindi in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 31 DELL'ORDINE DEL GIORNO – Linee guida per la stesura del Piano
Faunistico-Venatorio per il territorio della Provincia di Milano 2005/2009.
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Malinverno. (presenti 38)
Assessore Grancini: “Come i Consiglieri sanno, avendo visto la proposta di delibera di questa
sera, le linee guida del nuovo Piano Faunistico, che viene presentata, è stata approvata in
Giunta e passata in Commissione, ottenendo un consenso.
I Piani Faunistici provinciali nascono con la Legge Regionale del 93, la numero 26 e questo è
il terzo Piano che si presenta, dopo quello del 94 e del 99.
Tendo a considerare la modifica sugli ambiti del 2003 ininfluenti al fine dei Piani Faunistici.
Quello che presentiamo oggi viene dopo la scadenza del Piano Faunistico 99 – 2004, che era
scaduto il 31.3.2004, cioè scaduto otto mesi fa, nove mesi fa ed attualmente sono state
predisposte queste nuove linee guida, per la definizione del Piano 2004 – 2009.
Ricordo ai Consiglieri che il Piano Faunistico Venatorio Provinciale è lo strumento
fondamentale per una corretta programmazione faunistica venatoria del territorio, infatti il
suo scopo primario è la definizione delle diverse destinazioni d’uso del nostro territorio
provinciale, ai fini faunistici e venatori, in modo da condurre una buona e proficua gestione
ambientale e della risorsa naturale rinnovabile, costituita dalla fauna selvatica.
Per questo il Piano Faunistico Venatorio Provinciale è un tipico esempio di Piano di Settore,
che deve inserirsi, armonizzandosi nel Piano Territoriale Provinciale.
In base a tale principio, il nostro Assessorato ha consultato l’Assessorato alla Pianificazione
della Provincia, stabilendo così un’efficace sinergia reciproca, indispensabile per giungere
alla stesura di un documento che tenga in considerazione ogni possibile esigenza di questa
Amministrazione.
I dati non sono ancora definitivi, poiché è in corso l’elaborazione informatica di tutte le
forme di utilizzo del suolo provinciale, rilevate anche tramite il censimento dell’agricoltura
del 2000, è il più recente purtroppo, ed il loro successivo computo insieme alle aree boschive.
In sintesi vorrei dare alcuni dati, riferiti a questa proposta di linee guida.
La superficie complessiva della Provincia di Milano è pari a 198.208 ettari, ad oggi la
superficie del territorio, la TASP, Territorio Agro Silvo Pastorale, è pari a 98.098 ettari.
Questi ultimi sono così classificati: territorio agro silvo pastorale utile alla caccia
programmata, sono 73.190 ettari, la TASP con divieto di attività venatoria 21.431 ettari, poi
abbiamo la TASP con istituti ad iniziativa privata, quelle aziende faunistiche venatorie, di
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2.804 ettari. Le aziende agro turistiche venatorie di 345 ettari, la zone di addestramento cani
tipo b di 381 e le zone di addestramento cani di tipo c 94 ettari.
Un dato integrativo rilevante deriva dal fatto che il Comune di Milano, proprio per avere il
quadro della situazione a fronte dei dati che abbiamo qui, ha fatto inserire nel Piano
Territoriale della Provincia 1000 ettari di territorio agro silvo pastorale, che verranno
destinati a parco cittadino.
Inoltre, altri 1500 ettari di territorio, appartenenti ad alcuni Comuni nelle immediate
vicinanze della cintura milanese avranno la stessa destinazione di utilizzo.
Saranno, quindi, territori a divieto di caccia, da sottrarre all’attuale superficie della TASP
famosa complessivo.
Dunque 98.000 ettari che citavo prima, meno i 2500 ettari fanno i 95.500 ettari circa.
Tra queste aree, parte all’interno della tangenziale ovest e parte a sud della città, vi sono, ad
esempio, il Bosco in Città, il Parco delle Cave, Ticinello, Porto di Mare, Ripamonti ed alcune
aree nei Comuni nelle strette vicinanze della cintura milanese.
Il Parco Agricolo Sud Milano, importante realtà amministrativa della nostra Provincia, ha già
adottato le sue aree a parco naturale, quindi a divieto di caccia, che entro il 2004 verranno
trasmesse alla Regione Lombardia per la loro definitiva approvazione.
Otto di queste sono già state istituite dalla Provincia, come oasi di protezione e oasi di
ripopolamento e cattura.
Le rimanenti sono già previste nel nuovo Piano in fase di elaborazione e porteranno, dunque,
la TASP a divieto di caccia a 23.285 ettari, pari al 25% della superficie totale provinciale.
Al calcolo di queste percentuali andranno ad aggiungersi 549 ettari delle grandi foreste e
pianure, previste da una Legge Regionale.
In base ad uno specifico programma e già inserite nel Piano Territoriale Provinciale.
Per quanto concerne la nostra Provincia, finanziate, anche se non ancora finanziate, dalla
Regione, parte sono già finanziate, parte non lo sono ancora, ma le abbiamo inserite.
Le zone a tutela sono un importante settore, sul quale conviene soffermarsi un po’ con
attenzione e mi scuso se tedio i Consiglieri, poiché partecipa in modo essenziale la
destinazione del territorio.
La situazione della Provincia di Milano, per ciascuna tipologia di area protetta, nonché
d’istituto a tutela della Provincia, le due categorie a fini venatori sono assolutamente
equiparate perché in entrambe vige il divieto di caccia.
Nella nostra Provincia, per quanto riguarda le riserve naturali, ci sono tre riserve naturali e
sono già state approvate con Legge Regionale.
La riserva naturale Bosco di Vanzago del WWF, che ha 200 ettari, la riserva naturale
Fontanile Nuovo, la riserva naturale Sorgente della Muzzetta.
Altre due sono già state adottate dagli Enti di gestione ed è in corso l’iter di approvazione
regionale, che sono il Bosco di Cusago e l’Oasi di Lacchiarella. La superficie totale che ne
deriva è pari a 478 ettari.
Le aree a parco naturale e parchi regionali, che sono state recepite in queste linee guida
secondo i seguenti criteri, Parco Lombardo della Valle del Ticino, Parco della Valle del
Lambro, Parco Adda Nord, Parco Nord Milano, le cui rispettive aree a parco naturale sono
state inserite in toto.
Il Parco delle Groane, le aree a parco naturale sono in corso di definizione da parte del Parco
stesso.
Tuttavia allo stato attuale le superficie previste in queste linee guida sono superiori a quelle
sinora individuate dal Parco.
Questo riscontro è stato possibile grazie ad un recentissimo incontro tenutosi qui, presso
l’Assessorato, tre l’Ente Parco, noi, i Parchi e l’Assessorato, in modo da avere il consenso
sulle proposte che noi abbiamo avanzato.
Il Parco Sud Agricolo di Milano, sono naturalmente tutte le aree a parco che sono state
individuate nel Piano Territoriale e sono state inserite in queste linee, attraverso
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l’individuazione di oasi, di protezione e di zone di ripopolamento e cattura, a secondo delle
rispettive caratteristiche ambientali.
Come dicevo prima, tutte e due naturalmente vige il divieto di caccia.
Le oasi di protezione che sono già esistenti nel territorio provinciale in numero di 9, per una
superficie pari a 2472 ettari, ad essi se ne aggiungeranno altre 9, per una superficie pari a
1851 ettari.
La superficie complessiva delle oasi diverrà, dunque, pari a 4.323.
Un cenno a parte, lo dico perché credo che tutti i Consiglieri abbiano visto le informazioni,
per quanto riguarda l’Oasi di protezione di San Colombano, su cui voglio soffermarmi un po’
e mi scuso, che per tipologia del territorio e tutela di quella zona, la soluzione viene
demandata alla verifica in una Commissione tecnica, comprendente tutte le categorie
interessate, i tecnici delle Province, i tecnici del Comune di San Colombano, i rappresentanti
del Comitato di Gestione omonimo, i rappresentanti dei cacciatori, gli agricoltori e gli
ambientalisti.
Al fine di effettuare, intanto, un ulteriore sopralluogo, che ci consenta di pervenire ad una
soluzione concorde, che tenga infine conto della particolarità di questa situazione di fatto,
che appartiene ad un territorio che, come sappiamo tutti, è un’enclave tra le Province di Pavia
e di Lodi, le quali non hanno ancora provveduto ad istituire il Parco Locale d’Interesse
Sovraccomunale, il PLIS, che coinvolgerebbe anche il territorio collinare che ci concerne.
Tutto ciò ci consentirà di valutare ed analizzare al meglio le problematiche poste in queste
linee, in particolare l’oasi collinare, che verrebbe mantenuta nella sua superficie attuale ed
ampliata nella sua zona di maggior valenza ambientale, ossia in area collinare, eliminando
dall’oasi esclusivamente la parte coltivata dietro, queste sono riflessioni fatte al momento
della presentazione di queste linee guida.
Tale scelta, secondo noi, risponde anche ai criteri dettati da INFS, tendenti a conservare una
zona centrale a divieto di caccia e lasciando all’esercizio venatorio la possibilità di esplicarsi
all’intorno, utilizzando l’irradiamento naturale della fauna stanziale.
L’oasi confina, come sapete, con la Provincia di Pavia e – quindi – per questa ragione vi era
una proposta che andasse ad evitare che i cacciatori di quell’ATC, di quell’ambito
territoriale, non potessero esercitarla in tutto il territorio della nostra Provincia di quel
Comune, senza dover andare in un’altra Provincia.
A prescindere da questo, io volevo qui affermare una cosa, come voi ben sapete, avendo letto
la proposta di delibera, che la scelta comunque avvenisse, sia di zona di ripopolamento o
cattura, sia di oasi, in tutte e due è proibita la caccia.
Mi scuso se magari ho perso un po’ di tempo, ma per dire che non è che in una si caccia e
nell’altra no, in modo che le informazioni che arrivano, certamente, noi faremo una scelta,
come abbiamo detto, cercando di avere il consenso unanime di tutti, sulle linee che abbiamo
proposto, su quelle che verranno proposte anche dalle altre Associazioni e
dall’Amministrazione locale, in modo che queste linee che mettiamo qui, che hanno carattere
di proposta, trovino poi la soluzione più condivisa.
Per cui non c’è nessuna chiusura aprioristica, a trovare una soluzione che accontenti,
naturalmente, tutti, certamente trovando in ogni proposta un consenso che sia non
aprioristicamente contrario.
Qualora ciò non avvenisse, quando andremo alla definizione complessiva, il Consiglio si
esprimerà in merito.
Le zone di ripopolamento e cattura, che sono le aree che hanno per finalità la riproduzione
allo stato naturale della fauna selvatica ed il suo radicamento sul territorio, ogni forma
spontanea o tramite catture gestite dalla Provincia, con successive emissioni della fauna in
altri territori.
Per tali istituti abbiamo particolare riguardo, poiché devono produrre una specie di fauna
stanziale, soprattutto la lepre, come risulta anche dalle indicazioni tecniche fornite
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dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Riuscendo così ad affiancarsi all’acquisto,
purtroppo, all’estero di tali specie, con tutte le problematiche che ne derivano.
Esse sono già state istituite in numero di 11 nella nostra Provincia. Ne verrà, inoltre, istituita
un’altra, denominata San Giuliano Colturano di superficie di 630 ettari e contestualmente
verrà revocata quella di Cuggiono, Inveruno, di superficie leggermente inferiore di 595 ettari,
perché è inadeguata nelle sue caratteristiche ambientali. Lì c’è la superstrada Malpensa
Arluno, per cui la superficie non sarebbe più adatta per il ripopolamento.
La superficie totale dunque, delle zone di ripopolamento e cattura sarà di 7194 ettari.
I fondi chiusi e sono terreni sottratti all’esercizio venatorio dei rispettivi proprietari o
conduttori, tramite recinzioni o effettive chiusure alle norme di legge vigenti.
Ai precedentemente esistenti se ne aggiunge un altro.
Il totale in merito a questo punto sale a 21 con una superficie complessiva di 838 ettari.
Le ultime due considerazioni, i siti Natura 2000, per quanto concerne questi SIC, siti di
importanza comunitaria, ai sensi della direttiva habitat e le zone di protezione speciale, ai
sensi della direttiva Uccelli, adesso non ditemi tutto quanto, ma così sta scritto da parte dei
tecnici e così ho cercato di comprenderli, in Provincia di Milano sono tutte inserite nella zona
di tutela, eccezion fatta per un’area limitata, classificata SIC, in Comune di Robecchetto con
Induno e di un’altra nel Comune di Morimondo, parte della quale sta all’interno della
omonima azienda faunistica venatoria.
Giova, dunque, qui sottolineare che la caccia non è priori incompatibile con i dati della rete
natura 2000, come ha più volte dichiarato la Commissione Ambiente, Direzione Generale
Ambiente, nonché le più importanti associazioni ambientaliste internazionali, tra cui Iberlife
International, con il quale mi incontrerò due giorni dopo Natale, per organizzare anche un
convegno nella nostra Provincia.
Nelle presenti linee guida di questo Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2004 – 2009 è
compresa la proposta istitutiva della Provincia di Monza e Brianza, che avrà le seguenti
caratteristiche.
I Comuni 50, la superficie 36.380, la TASP complessiva 13.600, la TASP a tutela 3.445, pari
al 25% del TASP complessivo, la TASP istituti ad iniziativa privata 62 ettari, di cui zone
addestramento cani per 22 ettari, la TASP a caccia programmata 10.000 ettari.
Per quanto riguarda questa nuova Provincia, di fatto istituita con la Legge Nazionale la
primavera scorsa, vedrà l’insediamento di un Commissario, anzi è stato già insediato ieri,
nelle nostre linee guida non dovremo fare altro che, non tanto l’abbiamo tenuta in
considerazione, perché la Legge c’è, la Provincia c’è, ma noi proponiamo dentro qui, che con
l’approvazione di queste linee e poi del Piano Faunistico Provinciale, si arrivi alla
costituzione del Comitato di Gestione dell’ATC Brianza, in modo da renderlo operativo dopo
il confronto con le parti interessate e gli organi dell’istituenda nuova Provincia.
Nel frattempo noi sosteniamo e lo inseriamo nel nostro Piano Faunistico, i cacciatori
residenti nella futura Provincia di Monza e Brianza manterranno il diritto di permanenza
associativa negli attuali ambiti territoriali, che sono Milano Est e Milano 2, in modo da poter
continuare ad esercitare la loro passione, la loro attività.
Concludo con un’ultima considerazione, sull’iter adottato per questo provvedimento.
Noi abbiamo iniziato tre mesi fa, abbiamo incontrato tutte le associazioni ambientaliste,
venatorie, le varie istituzioni che ci hanno chiesto, i Parchi, gli Assessorati, come si diceva
prima.
Io lo dico alla fine, sono rimasto oserei dire, uso un termine, rammaricato dalla distribuzione
di un testo difforme da quello che è stato licenziato dalla Giunta e dalla Commissione.
Io spero che si arrivi a capire come ciò sia stato possibile, però intanto ho chiesto che si
verifichi al Segretario Generale, perché avrebbe potuto creare all’interno dei Consiglieri una
valutazione errata di quello che è il comportamento da parte dell’Assessorato e
dell’Assessore stesso.
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Ma voglio anche sottolineare una cosa, e concludo veramente, che proprio affrontando il
dibattito ed il confronto con tutti e da laico in particolare, essendo un laico, ho cercato di far
emergere una cosa, che nessuna attività umana deve essere soggetta a dogmi, perché ciò non
consente di operare dal punto di vista Amministrativo, in modo corretto, equilibrato e,
dunque, con proposte che tengano conto delle osservazioni di tutti.
Avevo scritto due queste due righe, perché si pensava di discuterlo giovedì scorso e c’era un
bell’articolo di Giuliano Amato, sulla .... e cose del genere. Io non voglio far riferimento a
quello, però vorrei dire una cosa: c’era un filosofo del quattordicesimo secolo, un
francescano, Guglielmo Do…, che diceva: salvo di dogmi della Chiesa, nessuno deve entrare
nel merito delle idee e delle proposte delle persone.
Se noi lo usiamo questo criterio, forse riusciamo a fare delle buone azioni amministrative.”
Presidente del Consiglio: “Ricordo che stiamo discutendo delle linee guida, alle quali,
ovviamente, farà seguito l’approvazione del Piano Faunistico Venatorio vero e proprio.”
Nel frattempo è entrato il Consigliere Albetti. (presenti 39)
Consigliere Lombardi: “Per la verità, Assessore, sono un po’ sorpreso dall’enfasi, dalle luci
soffuse e da tutto il contorno riguardo a queste linee guida per il Piano Faunistico.
Lo abbiamo detto in Commissione, lo ripetiamo qui, riteniamo che sia un documento
pregevole, dal punto di vista dello sforzo tecnico, perché comunque ripercorre un po’ quali
sono le tappe per poi fare il piano faunistico, però mi preme sottolineare, lo abbiamo – ripeto
– fatto in Commissione, che di politico in queste linee guida non c’è assolutamente nulla.
Pertanto ci troviamo anche in una situazione un po’ difficile, per cui dobbiamo esprimerci
politicamente su un qualcosa che non è nell’ambito della politica.
Si fanno una serie di richiami pregevoli a tutti una serie di leggi, di normative, anche un
elenco delle zone di protezione, delle varie forme di tutela, ma nulla più.
Se vogliamo intravedere qualche aspetto, che può assomigliare un po’ ad aspetti di natura
politica, ci sono da sottolineare soltanto il fatto che la maggioranza ha, giustamente, preso un
impegno riguardo alla Provincia di Monza e Brianza, giustamente, sul fatto che mantiene,
così come noi avevamo proposto, i tre ambiti territoriali di caccia, salvo poi andare a
verificare quanto succederà con la nuova Provincia della Brianza, dopodiché c’è una
percentuale di territorio esente da attività venatoria, che passa dal 22%, al 25% e questo è in
base ad una normativa che fissa da un minimo del 20%, ad un massimo del 30%, la
percentuale di territorio svincolato dalla caccia.
Una percentuale in aumento che, però, rispetto a quanto fatto dall’Amministrazione Colli
che, però, in realtà è poco significativa ancora una volta dal punto di vista politico, perché, se
andiamo a vedere, in un certo senso questo piccolo leggero aumento è dovuto, visto che
dobbiamo aggiungere e si è previsto giustamente di aggiungere, visto che nel prossimo futuro
ci saranno queste zone di tutela, si sono aggiunte le zone di protezione speciale, si sono
aggiunti i siti di importanza comunitaria, si prevede quanto a breve succederà, cioè la
zonizzazione nuova del Parco Agricolo Sud Milano, si prevede l’immediata conclusione del
progetto regionale, dell’ottimo progetto regionale sulle grandi foreste di pianura, che
implementerà di un migliaio di ettari la superficie libera da caccia.
Per cui questo passaggio dal 22% al 25%, altro non è che ancora una volta una presa d’atto di
una situazione esistente. Quindi diventa – ripeto – difficile.
Devo dire, invece, che leggendo e scorrendo le proposte delle associazioni ambientaliste, ci
troviamo di fronte ad un panorama politicamente ben più complesso, ci viene anche impartito
un metodo o ci viene indicato un metodo.
Non entro nel merito perché poi non è ormai più questa la sede per entrare nel merito.
La sede sarà quella del Piano Faunistico Venatorio, la stesura definitiva che avverrà, come ci
avete detto, nel giro di sei mesi.
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Però voglio chiedere all’Assessore di prestare attenzione particolare a questa relazione delle
Associazione Ambientaliste e – ripeto – qui ci fanno presente, ci danno delle indicazioni
metodologiche, non entriamo nel dettaglio, ma si parla di sviluppo di piani di miglioramento
ambientale, di individuazione di rete ecologica, corridoi faunistici, mantenimento e tutela
delle zone umide, analisi della situazione territoriale faunistica, avvio della pianificazione,
insomma, queste, che le Associazioni Ambientaliste ci hanno fatto vedere, queste sono le
linee programmatiche di stesura di un Piano Faunistico, non il ricalcare una serie di richiami
alla normativa ecc..
Devo un po’ polemicamente sottolineare come questa Amministrazione, di fronte a delle
nostre puntualizzazioni, alle nostre richieste puntuali, in merito alle politiche ambientali per
quel poco che abbiamo potuto vedere fino adesso è stata quantomeno insoddisfacente, è
soltanto dell’ultimo o del penultimo Consiglio provinciale la mia interrogazione sul più
importante fiume della nostra Provincia, il Ticino, per il quale l’Assessore all’Ambiente ha
ritenuto di rispondermi con una contro-interrogazione, dando poi adito ad una polemica che
non era mio interesse, né interesse dell’Amministrazione provinciale suscitare.
Devo anche sottolineare come ho presentato, ormai parecchio tempo fa, una quarantina di
giorni fa e quindi ben oltre i limiti dei trenta giorni previsti dal regolamento,
un’interrogazione che noi riteniamo importante, sul futuro del Parco Agricolo Sud Milano.
Vedo qui anche l’Assessore Mezzi, più volte in Commissione ho chiesto lumi su quanto si
intende fare all’interno di ciascun Parco, qual è l’obiettivo strategico per ciascun parco
istituito nella nostra Provincia.
Pertanto devo dire che dall’opposizione notiamo un certo empasse di fronte alla politica
ambientale di questa Amministrazione.”
Consigliere Gaiardelli: “Desidero entrare nel merito di quelle che sono queste linee per la
stesura del prossimo Piano Faunistico Venatorio, però prima vorrei fare anche un rilievo in
termini di metodo.
Non vuole essere una critica all’Assessore Grancini, perché con l’Assessore, come Presidente
della 5^ Commissione, ho condiviso il percorso di questa proposta di delibera.
Però, siccome ho sottolineato questi aspetti anche nella Conferenza dei capi Gruppo, voglio
farlo qui anche in seduta di Consiglio, perché trovo che la procedura, l’iter che è stato scelto
per questa proposta di delibera, a parere mio, sia risultato, per i lavori del Consiglio, un po’
affrettato.
Apprendo dall’Assessore che è tre mesi che il suo ufficio lavora su questa proposta, però è
anche vero che la Commissione ed il Consiglio è stato interessato solamente nell’ultimo
mese.
A parere mio, trattandosi di linee guida, la Commissione ha responsabilmente licenziato la
proposta in una delle sedute, però, dove si doveva parlare anche, oltre che del Piano
Faunistico, di Bilancio e delle linee guida dell’Assessorato.
In altre parole credo che se si vuole coinvolgere seriamente il Consiglio, occorre che le
Commissioni possano programmare per tempo i loro lavori e quindi credo che il Piano
Faunistico, come del resto gli altri Piani, dovrà seguire, invece, per la sua approvazione un
iter diverso, più partecipato e con un maggior coinvolgimento dei lavori della Commissione.
Quello che è il merito della proposta, è necessario in primo luogo condividere una
definizione, un ruolo di quella che è la caccia, cioè se non possiamo rifarci ad un criterio di
tipo etico, perché potremmo essere tacciati di essere ambientalisti, integralisti, irresponsabili,
che non cercano un punto di convergenza con i cacciatori, dobbiamo, però, almeno rifarci ad
un criterio di tipo tecnico – scientifico, cioè che la caccia deve essere intesa come la gestione
del patrimonio faunistico.
Che cosa voglio dire con questo? Che se il patrimonio faunistico è un capitale di proprietà
della comunità, il prelievo ed il cacciato deve essere una quota che non mette a rischio il
capitale.
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In altre parole l’attività venatoria deve configurarsi anch’essa come un’attività sostenibile.
La volontà che questa Amministrazione provinciale ha manifestato nel programma di
mandato, cioè di orientare le nostre scelte verso il futuro sostenibile, deve valere anche per la
caccia, come per le altre attività.
Cioè orientare verso la sostenibilità è quello che avremmo voluto trovare scritto, tra le linee
guida del nuovo Piano Faunistico Venatorio, a nostro parere in un Piano Faunistico se si
doveva parlare di linee guida, forse sarebbe stato meglio focalizzare da principio l’attenzione
su quelli che sono i principi e le finalità.
Qui entro nel merito, appunto, di che cosa sarebbero dovuto essere le linee guida.
Non voglio, perdonatemi, fare quello che corregge i compiti dell’Assessore, quindi mi scuso
se l’intervento prende una piega del genere, si prenda il mio intervento come un contributo
per la stesura di quello che sarà il Piano Faunistico vero e proprio.
Dicevo che le linee guida avrebbero dovuto contenere una sezione con i principi, in cascata
una sezione con le finalità, con gli obiettivi, che questa Amministrazione provinciale vuole
conseguire ed ancora, conseguentemente, le azioni che si intendono mettere in campo per
centrare questi obiettivi.
Il documento proposto, pur contenendo gli obiettivi e le azioni, non è chiaro dal mio punto di
vista.
L’indicazione, quindi, del Gruppo dei Verdi è che il Piano Faunistico Venatorio vero e
proprio rimetta ordine a principi, finalità, obiettivi ed azioni, cioè se il principio è, ad
esempio, quello della difesa del patrimonio, l’obiettivo è quello di orientare verso una caccia
sostenibile e l’azione è quella, ad esempio, degli accertamenti preventivi e della consistenza
faunistica, per integrare il Piano Faunistico con dei piani di prelievo, piuttosto che ricorrere
alle costose ed improduttive immissioni di selvaggina pronta caccia, stile tiro al piattello.
Tutti i Consiglieri possono andare a verificare quanti soldi vengono spesi ogni anno, per
l’immissione di selvaggina pronta caccia.
Una seconda questione di merito è che la Provincia si è dotata di uno strumento di
pianificazione del territorio, qual è il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Allora
il Piano Faunistico dovrà prestare una particolare attenzione nell’individuare le aree di tutela,
le aree di valenza naturalistica ed ecologica. In altre parole le reti ecologiche, i corridoi
faunistici, che sono già individuati nel Piano Territoriale di Coordinamento.
Questo criterio poi consente un ripopolamento naturale delle specie, quindi contribuisce ad
ottimizzare quelle che sono le risorse faunistiche del territorio.
Un’altra questione è appunto quella legata alle aree di tutela e cioè che dovranno, a nostro
parere, essere individuate con il criterio in primo luogo del mantenimento di quelle esistenti e
di effettiva valenza naturalistica e qualità ambientale, istituendo preferibilmente le oasi di
protezione, piuttosto che le zone di ripopolamento e cattura.
In merito alla questione già affrontata dell’Oasi di San Colombano, noi riteniamo che l’Oasi
di San Colombano debba essere mantenuta.
Sempre in merito ad alcuni aspetti che vengono trattati all’interno delle linee guida, la
questione dell’ambito di Monza e Brianza, che viene rimandata di fatto al 2009.
Capisco che ci potranno essere delle difficoltà tecniche a fare una verifica complessiva su
quello che è il territorio della Brianza, essendo un territorio particolarmente urbanizzato, ma
io credo che, proprio in questa fase, noi, avendo più tempo a disposizione, dobbiamo fare uno
sforzo, invece, perché l’ambito di Monza e Brianza venga costituito da subito e le verifiche
anche delle aree tutelate vengano fatte per quel territorio, vengano fatte da subito.
C’è un ultimo aspetto che vorrei sottolineare, lo riprendo dall’intervento del Consigliere
Lombardi ed è la questione delle aree tutelate, il 22%, piuttosto che il 25%.
E’ chiaro che sembra leggersi una ridotta discontinuità rispetto al passato, però quello che
preme di più credo che sarà la capacità, quando si andrà a stendere il Piano Faunistico vero e
proprio d’individuare tutte le aree che hanno un’effettiva qualità ambientale.”
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Nel frattempo è uscito dall’aula l’Assessore Ponti.
Consigliere Angiuoni: “Ringrazio intanto l’Assessore, per la sua articolata esposizione,
faccio un’osservazione, forse è stata molto più articolata in sede di Consiglio, che in sede di
Commissione, comunque mi ha fatto anche piacere questo.
Sulla problematica delle linee guida del nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale, credo
che l’approccio che è stato assunto dall’Assessore sia, a mio giudizio, un approccio molto
equilibrato, perché io credo che la Provincia, come ogni istituzione, debba farsi carico di tutte
le esigenze che sono presenti nella comunità, sul territorio, però in un modo molto
equilibrato.
Quindi non devastante, come spesso in altre occasioni è potuto avvenire.
Noto intanto che c’è una sostanziale discontinuità rispetto al Piano precedente e qui c’è un
fattore politico molto importante e mi rivolgo al Consigliere Lombardi, perché io ricordo
bene che quando precedentemente abbiamo discusso questa materia, noi, come
Centrosinistra, avevamo posto il problema di elevare le superfici a divieto di caccia.
Ora, l’altra volta è stato fissato dal 20 al 30%, come del resto prevede la Legge Regionale.
Questa volta l’aver fissato il 25%, io credo che sia un fatto importante, che tiene sicuramente
conto del ragionamento che lo stesso Assessore diceva che c’è stato tra la predisposizione
delle linee guida in sinergia con il Piano Territoriale di Coordinamento, perché noi comunque
dobbiamo sapere che il nostro territorio è stato eroso su vari fronti, quindi territorio libero ce
n’è sempre di meno ed allora usare la posizione di equilibrio credo che vada anche incontro a
chi ha anche la passione di professare la caccia.
Anche qui bisognerebbe entrare nel merito anche di chi pratica questo esercizio sportivo, che
oggi credo che l’Amministrazione provinciale, quindi la Giunta che governa oggi la
Provincia, debba impegnare sempre di più i cacciatori a svolgere anche un’attività di tutela
ambientale.
In sostanza l’aver aumentato le zone di oasi, quindi divieto di caccia, aver aumentato anche
le zone di riserva naturale credo che già questi due concetti vadano anche in qualche modo a
rispondere a questa necessità che si esprime sul territorio, per i cacciatori stessi.
L’altra cosa importante che si è andata a definire nelle linee guida, è l’aumento dei SIC, cioè
questi habitat definiti dalla Comunità Europea come zone di tutela.
Anche su questo ho visto che c’è un aumento, rispetto a prima, al precedente Piano.
Quindi sicuramente c’è una discontinuità.
Credo che, rispetto alle osservazioni che faceva il Consigliere Gaiardelli, siano anche
osservazioni positive e costruttive.
Sicuramente questo che esprimeva il Consigliere Gaiardelli investe trasversalmente un po’
tutte le attività, i settori e quindi il lavoro che si è potuto portare avanti in questi quattro mesi.
Credo che un’impostazione di lavoro di tipo diverso sono sicuro che verrà assunta, con un
arco di tempo non così stringato, perché adesso c’era appunto la necessità di dotarsi
comunque di un nuovo Piano di linee guida.
Volevo dire un’ultima cosa rispetto all’Oasi di San Colombano.
Anche qui mi è parso che l’Assessore abbia recepito alcune osservazioni, fatte anche in
Commissione ed anche osservazioni che sono pervenute dalle realtà locali.
Quando l’Assessore dice che questa questione verrà affrontata con le parti sul territorio, in
modo da trovare una condivisione, mi trova d’accordo che questo è il segnale che poi rientra
anche in tutta la nuova procedura che attua questa maggioranza di interloquire con le realtà
locali e trovare le relative condivisioni.
Questo è il nuovo approccio che porterà avanti questa Amministrazione, lo noteremo poi,
quando entriamo nel merito anche del Bilancio, che questo viene evidenziato in tutti i suoi
aspetti ed in modo netto e trasversale su tutte le questioni che la Provincia deve andare ad
affrontare.
Per queste ragioni io do parere favorevole a questa delibera.”
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Consigliere Re: “Devo dire che il Consigliere Angiuoni mi ha anticipato nell’espressione di
un parere che da parte mia concorda al 100% con quanto espresso dal Consigliere Angiuoni.
Penso che trattare del tema venatorio in Provincia di Milano sia assumersi un compito
difficile, pur ricordando che la Provincia di Milano storicamente aveva uno dei compiti più
importanti, questo, negli ultimi anni fortunatamente ne sono arrivati alti, molto più rilevanti.
Però questo anche per dare rilievo a quell’atto che noi ci accingiamo ad assumere.
Provincia di Milano, area in cui c’è poca disponibilità di territorio, tante funzioni, c’è la
legittima aspettativa di chi esercita l’attività venatoria di poterla esercitare in Provincia di
Milano e quindi un tema difficile in questo luogo.
Un tema difficile con riferimento anche al tema più generale, perché sappiamo che l’attività
venatoria incontra consensi ed incontra dissensi tradizionalmente anche abbastanza forti.
Credo che l’attività che ha svolto l’Assessorato, quindi l’Assessore in primis, ma anche i suoi
collaboratori che, a mio avviso, hanno lavorato bene, abbia prodotto delle linee guida molto
equilibrate.
Molto equilibrate e aperte ad una fase di discussione che ci sarà nei prossimi mesi, nelle
prossime settimane, perché sappiamo che noi oggi andiamo ad adottare le linee guida e poi il
Piano Venatorio vero e proprio verrà assunto una volta recepite le osservazioni che
perverranno.
Quindi un piano equilibrato, un piano che si rivolge a chi esercita un’attività venatoria in
Provincia di Milano che per riconoscimento di tanti, il dato è emerso anche nella
Commissione competente, si tratta di persone le quali manifestano sempre più attenzione al
territorio.
Cioè noi abbiamo una progressiva presa di consapevolezza da parte di chi esercita l’attività
venatoria, della necessità di preservare un territorio che dal punto di vista dimensionale è così
limitato, dal punto di vista dell’equilibrio è così fragile.
Quindi credo che sia importante anche proseguire su un’attività culturale di confronto
continuo con le associazioni, proprio per andare sempre di più in questa direzione ed andare
in una direzione in cui l’esercizio dell’attività venatoria si configuri in maniera coerente e
non come un accaparramento di selvaggina, come a volte può avvenire con una mala
gestione, soprattutto da parte degli esercenti, più che di chi è preposto a pianificare.
Credo che questo sia un percorso da intraprendere, un percorso che non può avere risultati a
brevissimo termine, ma che comunque occorre tenere presente.
Ritengo che utile terminare, per non aggiungere altro, visto che molte cose sono già state
dette dai colleghi che mi hanno preceduto, nel sollecitare anche una presa di coscienza, che
mi pare, però, già presente nell’Assessorato, ma sottopongo anche all’attenzione dei colleghi,
circa il tema degli ambiti.
Noi oggi assisteremo con la nuova Provincia di Monza e Brianza la creazione di un altro
ambito, abbiamo tre ambiti in una Provincia di Milano, con le caratteristiche territoriali che
conosciamo.
Evidentemente e sussistendo delle rigidità circa l’obbligatorietà per chi esercita questa
attività di scegliere un ambito solo e di poterlo esercitare in un ambito solo, ci rendiamo
conto dai forti vincoli che noi poniamo.
Quindi sotto un profilo di confronto con la Regione Lombardia, che detta la normativa
quadro in questo tema, sarebbe il caso di aprire un dialogo ed un confronto anche per vedere
di poter ridisegnare questi ambiti venatori, forse non sarebbe neanche così peregrino pensare
che in un prossimo futuro l’ambito della Provincia di Milano, rivedendo la Legge Regionale
possa diventare un ambito unico, proprio per dare anche una possibilità di elasticità
nell’esercizio dell’attività venatoria sul territorio.
Quindi con questo invito a farsi carico anche di questo ragionamento e di questa proposta,
confermo la validità di queste linee guida, il buon lavoro svolto dall’Assessorato, per cui mi
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auguro che ci possa essere anche una conferma di questa valutazione anche in sede di
approvazione del Piano Venatorio.”
Consigliere Gavazzi: “Volevo iniziare il mio intervento ringraziando l’Assessore per il
lavoro che ha svolto, ma ricordando anche all’Assessore che lui ha potuto svolgere questo
egregio lavoro per l’ottimo contributo e grande contributo dato dai suoi uffici.
Mi riferisco, tanto per non girare intorno alla questione, al suo Direttore Generale, il Dott.
Miceli ed il Dottor Zoller. Lei ha avuto la fortuna, Assessore, di avere nei suoi uffici persone,
dipendenti della Provincia di Milano, ma con una, non so cosa ha Angiuoni, mi sta già
interrompendo.
Ma prima di ringraziarli li dovevo conoscere.
Questo era quello che è dovuto, a parte le battute, Assessore, si tenga ben stretti i suoi
collaboratori perché sono profondi conoscitori della materia e profondi conoscitori, quindi
hanno un background di conoscenze che la Provincia non si può permettere di perdere o
distogliere in altri settori.
Vedo anche che hanno fatto un buon allevamento, senza offesa per i due giovani,
allevamento intendo dire proprio che hanno trovato altri collaboratori che, con la medesima
passione che viene trasmessa dall’Assessore.
Tornando al discorso delle linee guida, mi sembrava doveroso, però, Assessore, perché
guardi che in un’Amministrazione Pubblica gli Assessori passano i funzionari rimangono e
se i funzionari sono profondi conoscitori della materia, portano un grande contributo anche
all’Assessore, perlomeno non gli fanno fare brutta figura.
Sul discorso delle linee guida, che noi andiamo a votare questa sera, io, essendo brianzolo,
vado ad accentrare immediatamente la mia attenzione sulla Brianza e devo dire che sulla
Brianza, con la nuova Provincia, in materia venatoria noi siamo molto penalizzati.
Il settore della nostra zona è molto antropizzato.
I cacciatori brianzoli, se non apriamo la caccia l’un con l’altro, diventa quasi impossibile
cacciare.
Quindi la sua osservazione, quella di far rimanere ugualmente e mantenere il diritto
permanente associativo ai cacciatori brianzoli, di questo gliene do atto, è una cosa importante
per i cacciatori brianzoli e bisogna darne merito e sensibilità al suo Assessorato di aver
interpretato queste esigenze.
Anch’io mi volevo associare prima, un po’ nell’enfasi, quando si presentava la cosa,
penombra, mi aspettavo un occhio di bue sull’Assessore, che è anche una bella persona, alto,
fatto bene, però rendiamoci conto che stiamo approvando le linee guida, che, tra l’altro
queste linee guida, come ripeto, sono anche un po’ retaggio, anzi lo sono, di tutto quello che
era successo prima e, tra l’altro, sono, oso dire, non voglio sbagliare termini, quasi obbligate,
perché ci sono delle Leggi Regionali che delimitano gli ambiti di caccia, quindi bisogna
seguire praticamente con queste linee guida tutto ciò che si attiene alla Legge.
Io dico che anche l’aumento delle zone in cui è proibito cacciare, dal 22 al 25%, non lo dico
con un senso di critica all’Assessorato, ma lo dico con un senso veramente costruttivo, che
l’Assessorato si è attenuto scrupolosamente ai cambiamenti territoriali.
C’è stato un Piano, un PTCP territoriale, che ha previsto alcune zone, ha previsto le
forestazioni cittadine, future, queste perlomeno non ci sono ancora, però l’aumento della
possibilità di non cacciagione, dal 22 al 25 è fisiologico. Guardi, lo ripeto, non con spirito di
critica, gliene do atto, proprio per il semplice fatto che c’è stato un aumento di parchi, ci sono
stati altri aumenti, logicamente, essendo proibita la cacciagione in queste zone, ecco che
automaticamente aumenta il discorso dal 22 al 25.
Io le chiedo, Assessore, noi apriremo un credito con Lei, un’apertura di credito. Adesso che
ha detto “o Gesù” Tranquillino non so se lasciargliela ancora, però – ripeto – l’apertura di
credito che noi vogliamo aprire con Lei è di questo genere.
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Le linee guida non esprimono proprio l’atto concreto che è quello che dovrà essere approvato
entro il 30.6.2005, però è giusto darle credito.
Le diamo credito, logicamente, non approvando la delibera, ma come opposizione,
esprimendo un voto di astensione.
In poche parole vanno bene queste linee guida, non enfatizziamole, perché c’era un
Assessore nel mio Comune che quando c’era qualcosa che doveva andare per forza diceva: è
un atto dovuto.
Però, le ripeto, apprezziamo la sensibilità dimostrata dall’Assessorato su questa
problematica.
Apprezziamo, come brianzoli, la sua sensibilità verso le problematiche del mondo venatorio
brianzolo, che si trova fortemente penalizzato, in cui tutti i diritti acquisiti rimangono tali,
quindi questi cacciatori brianzoli possono continuare a cacciare negli ambiti e negli ATC
dov’erano iscritti.
Si ritroveranno nel 2009, e qui spetterà alla nuova Provincia stabilire gli ambiti e le occasioni
di passaggio da ambito all’altro, però, perlomeno, solamente come brianzolo, per aver visto
questa sensibilità dell’Assessore e – le ripeto – non sulla futura costituenda Provincia Monza
e Brianza, ma la Provincia Monza e Brianza esiste, c’è.
Quindi questa sua sensibilità ci porta a farle quella famosa apertura di credito.
Noi, come Gruppo di Forza Italia, esprimeremo un voto di astensione, sperando di essere al
30.6.2005, quando verrà approvata la delibera definitiva, di poter cambiare il voto in un voto
favorevole, perché Lei non avrà tenuto conto di una posizione massimalista, ma avrà tenuto
conto delle esigenze di tutti gli appartenenti e di tutte le sensibilità presenti in questo
Consiglio.
Quindi le dico, Assessore, quando non si farà distrarre dall’Assessore Gasparini, buon lavoro,
continui su queste linee, questa è la nostra apertura di credito.”
Consigliere Meroni: “Sarò molto più breve dell’amico Gavazzi, perché ormai la Brianza è un
suo regno, anzi un suo feudo, te la lascio tutta.
All’Assessore volevo ricordare che, al di là del fatto che entro il 30 giugno ha promesso di
portare in aula il nuovo Piano, io chiedo che, come componente della Commissione, di poter
instaurare anche un tavolo di lavoro con tutte le organizzazioni o, perlomeno, almeno con
quelle organizzazioni che hanno interesse a partecipare.
Ad un tavolo di lavoro, comprendenti anche i Consiglieri provinciali della Commissione, per
capire anche quelle esigenze che, è stato detto, sono state anche protocollate al suo indirizzo,
tanto per fare un esempio, la Federcalcio dice che le oasi devono essere oasi, perché qualora
si verificassero delle oasi lasciate abbandonate a se stesse, senza inserire neanche quella
valorizzazione, sarebbe meglio che certe oasi ritornassero ad essere oggetto di discussione,
perlomeno prima di inserirle all’interno del Piano.
Quindi un augurio che noi facciamo, che da subito, dal mese di gennaio, dal mese di
febbraio, si possa instaurare una discussione aperta anche con loro, per capire le esigenze, in
virtù del fatto che la Brianza non potrà essere penalizzata e non potrà comunque, nonostante
anche l’apertura di credito che ha fatto Gavazzi, dove poi dipendere dalla Provincia di
Milano.
Noi brianzoli, le 4500 doppiette brianzole vorrebbero poter cacciare anche sul loro territorio.
Anche il nostro voto sarà di astensione.”
Consigliere Gaiardelli: “Volevo fare la dichiarazione di voto su questa proposta di delibera.
Io comprendo in questo momento la necessità dell’Assessore di definire delle linee guida su
cui poter iniziare a lavorare, quindi a stendere il piano faunistico venatorio vero e proprio.
Con questo spirito di collaborazione noi votiamo a favore della proposta di delibera, ferme
restando le osservazioni che abbiamo fatto, perché crediamo che quando si andrà ad
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approvare il Piano Faunistico Venatorio, per poterlo approvare dovremo avere dato più
spazio al Consiglio e quindi alla Commissione, quindi seguire un percorso diverso.
A parere nostro dovrà esserci un maggiore ordine su quelli che sono i principi e gli obiettivi e
le azioni da intraprendere, il recepimento delle scelte strategiche che abbiamo indicato, ne
ricordo alcune, il coordinamento con il Piano Territoriale, quindi corridoi ecologici, le aree di
tutela preferibilmente come oasi, piuttosto che ZRC, lasciare San Colombano come oasi,
evitare il nomadismo venatorio ed una particolare attenzione a quel 25% di territorio, che
debba essere un territorio di qualità ed una particolare attenzione all’ambito della Provincia
della Brianza, dove, a parer nostro, è necessario fare da subito una verifica di questi
parametri, rispetto alle aree.
In altre parole chiediamo all’Assessore, per il piano faunistico, un prodotto migliore, che
segni anche una discontinuità rispetto al passato.”
Assessore Grancini: “Intanto per ringraziare i Consiglieri che sono intervenuti, perché non
tanto e solo per il sostegno al lavoro svolto ed alle proposte che qui sono state presentate, ma
anche perché, anticipandomi su un ringraziamento ai collaboratori, cosa che faccio volentieri
e mi associo con Gavazzi alla stima che ha voluto qui esternare, perché chiaramente con loro
si è lavorato in questi mesi e grazie anche a loro si riesce ad ottenere dei risultati come
Assessorato.
Dunque sarà un lavoro di verifica anche per loro nei prossimi mesi, nel saper coniugare le
esigenze tecniche o di legge, con quelle che sono le esigenze del mondo che noi dobbiamo
rappresentare, sia ambientalista, che venatorio, che devono convivere sul nostro territorio
provinciale.
Da questo volevo proprio soffermarmi solo su due cose, così poi finisco.
La sensibilità che noi abbiamo cercato di dimostrare all’interno della presentazione delle
linee, anziché di un Piano pre costituito, cioè si poteva fare anche una cosa, si metteva lì la
discussione, gli incontri previsti dalla Legge, poi si arriva con una proposta definita e a quel
punto, emendamenti, non emendamenti, ma si sa come vanno.
Altra cosa, invece, il taglio che abbiamo, io dico abbiamo perché all’interno dell’Assessorato,
nel confronto interno, certamente con una presa di posizione abbastanza chiara, che è dovuta
anche al mio modo di fare, quello di presentare delle linee che ci consentono su queste linee
poi di andare a definire il Piano Faunistico ed io spero che nei prossimi mesi, nel confronto
con le varie Associazioni e scusandomi con la Commissione Consiliare di non aver avuto
tutto il tempo necessario per approfondirlo, di avere anche il tempo in Commissione per
arrivare al confronto e poi la Commissione potrà, nei suoi atti, se lo riterrà opportuno, sentire
altri organismi per avere il supporto a quanto noi, non credo per correggere i compiti, perché
così sarebbe non giusto, non dico offensivo, ma non giusto, ma per avere anch’essa
un’opinione da quello che è il mondo che gira intorno alla caccia, ma non tanto sulla caccia,
anche al mondo ambientalista, che ha a cuore il nostro territorio.
L’ultima questione la voglio dire.
Quando si parla del Piano Faunistico ci sono tutte le questioni relative all’ambiente, al
ripopolamento ecc. ecc., noi teniamo conto e lo potete vedere dal Bilancio, cioè dalla
Regione ci arrivano 340.000 Euro, queste sono le cifre a Bilancio, che sono date dai
cacciatori, dobbiamo dirlo anche francamente, anzi ci ritornano meno di quanto i cacciatori
versano. Però nell’Assessorato 130.000 di questi 340 vanno al recupero ambientale, 165.000
vanno a pagare i danni alle culture agricolo date da piccioni, nutrie ed altri animali e se poi
teniamo conto che parte va anche a sostegno delle oasi, anche quelle naturalmente gestite per
fare in modo che si curi la selvaggina. Voi capite che rimane poca roba per gli ambiti e per
l’intervento diretto.
L’ho voluto citare solo per dire che abbiamo anche la dimensione di che cos’è l’intervento
dell’Assessorato e che cosa si fa nell’ambito dell’Assessorato per la tenuta in equilibrio del
sistema faunistico della nostra Provincia, sapendo che la caccia in Provincia di Milano, non
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so se per fortuna, non sono un cacciatore, dunque potrei dire una cosa non..., però, per
fortuna, è stanziale, per cui si usa della selvaggina prodotta in luogo o immessa in luogo.
Dunque l’equilibrio ambientale, anche ai fini della caccia, credo che sia mantenuto e sia
sostenibile da questo punto di vista, però lo verificheremo tutti insieme.
Credo che sia ancora, da questo confronto che potremo far emergere, chiaramente un Piano
che supererà anche la linea di credito, ma che diventi, io spero ed auspico, proprio perché
andiamo a concorrere, a gestire il territorio, anche ai fini di una popolazione, che si dedica ad
attività sportiva che non sempre tutti apprezzano, che possa essere condivisa da tutti e che sia
la migliore possibile.”
Dopodiché, chiusa la discussione, il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio
il provvedimento proposto dalla Giunta.
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico; terminate le
operazioni di voto, dichiara approvata la deliberazione con ventiquattro voti a favore e dodici
astenuti (Consiglieri Accame, Bruschi, Caputo, Clerici, Dapei, Del Nero, Esposito,
Frassinetti, Gavazzi, Lombardi, Meroni e Musciacchio); non partecipano al voto i Consiglieri
Albetti, Guerra e Malinverno.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Il Presidente del Consiglio pone quindi in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 30 DELL'ORDINE DEL GIORNO – Istituzione del “Garante dei diritti
delle persone limitate nella libertà personale” e approvazione della correlata disciplina
regolamentare.
Assessore Corso: “Questa delibera che noi abbiamo già avuto il piacere di aver discusso
all’interno della Commissione Consiliare, questa sera trova un suo spazio ed un
protagonismo importante, rispetto all’atto conclusivo che poi noi andremo a formalizzare,
perché siamo la prima Provincia su scala nazionale che va ad istituire la figura del garante,
del garante dei diritti delle persone limitate nella libertà personale.
Siamo la prima Provincia perché di esperienze del genere se ne sono già verificate in altre
realtà:
Per prima la Regione Lazio, grazie al suo potere legiferante, ha potuto strutturare la figura
del Garante dei Detenuti, con crismi anche di carattere procedurali, per analogia a quelli
riferiti alla figura del Difensore Civico, mutuata poi e corretta con ulteriori articolazioni di
carattere legislativo, per poter dare a questa figura una dimensione politico giuridica operante
ed importante.
Voi sapete che poi questa esperienza fatta dalla Regione Lazio, ha visto poi con effetti a
cascata altri adempimenti di carattere normativo da parte del Comune di Roma, da parte della
Regione Toscana, da parte della Città di Firenze, però tutte le espressioni che noi abbiamo
avuto sono state quelle in ambito regionale ed in ambito comunale.
Quindi noi siamo la prima Provincia e questo non è un aspetto da trascurare e da tralasciare,
anche perché la nostra Provincia di Milano vede la presenza, in particolare per quanto
riguarda la situazione della popolazione detenuta, cinque importanti case di reclusione,
spalmate su vari Comuni. Penso al Comune di Monza, a quello di Bollate, a quello di Opera,
poi abbiamo San Vittore a Milano e poi abbiamo la struttura, quella minorile, del Beccaria.
Noi siamo di fronte ad una popolazione carceraria di circa 6000 persone, il 5% è
rappresentata da una popolazione detenuta femminile, con una fascia anche di situazioni
riferite al minorile che riguardano, per quanto riguarda l’Istituto Beccaria, la permanenza in
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istituto di circa 70 – 80 minori e dei cosiddetti messi alla prova in misure alternative di circa
2000 persone.
Oltre alle persone minori che godono di misure alternative, noi abbiamo anche una situazione
di persone adulte, anch’esse sottoposte a misure alternative, che sono di circa 3000 unità.
Per cui stiamo parlando veramente di un eco sistema estremamente importante, sul quale noi,
con questa delibera, ci apprestiamo ad andare a sancire, a sottolineare quelli che sono i
principi, non tanto di carattere assistenziale ma i principi di diritto: diritti di universalità,
diritti contenuti all’interno della nostra Costituzione.
Quindi siamo di fronte ad un articolato che riesce a spalmare un ragionamento, come avete
già potuto vedere per coloro che erano presenti all’interno della Commissione Consiliare, in
cui quindi, l’ispirazione è quella della tutela e delle garanzie dei diritti di cittadinanza, così li
abbiamo voluti definire. Abbiamo citato l’articolo 27 della nostra Costituzione, dove si
richiama con chiarezza il principio del rispetto dei diritti di tutti i cittadini in qualsiasi
condizione essi si trovino e, quindi, senza esclusione anche delle persone che hanno deviato.
Per cui l’esperienza delle varie Regioni, dei vari Comuni e qui la decisione di andare a
costituire una figura di carattere monocratico, rigorosamente super partes, che sviluppa un
triplice ruolo di funzione.
Da una parte abbiamo, come primo compito, lo sviluppo della cultura dell’umanizzazione
della pena, che questo è un fatto di grande rilievo, importantissimo e anche mediante
iniziative di sensibilizzazioni pubbliche sui temi dei diritti di carattere fondamentale.
La seconda funzione è quella di un ruolo intermedio tra le varie istituzioni, dove questa
persona deve riuscire a dialogare tra le varie strutture che hanno una titolarità diretta della
materia della gestione e delle persone ristrette e, quindi, in alcuni casi le strutture della
Magistratura di sorveglianza, le strutture della Magistratura ordinaria, le strutture degli Enti
Locali, le strutture del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, del DAP, del PRAP
e quindi tutto il mondo poi variegato, che interagisce in maniera sinergica all’interno di tavoli
interistituzionali appositamente costituiti, per sviluppare delle politiche complessive di
attuazione, di progettazione in sinergia con la Regione Lombardia e questo grazie a dei
protocolli d’intesa che sono sanciti tra il Ministero della Giustizia e la Regione.
Quindi siamo dentro ad un quadro estremamente complesso operando, la scelta di andare a
definire una figura che sappia rappresentare, sia per le persone ristrette, sia per le istituzioni,
un livello di comunicazione, di capacità relazionale, che sappia rendere sinergiche, non solo
le disponibilità ed i patrimoni culturali che ognuno in queste parti esprime, ma anche lo
sviluppo della progettualità, rispetto agli interventi che i vari livelli istituzionali per
competenze diverse svolgono ed hanno svolto fino ad ora.
Per cui il senso della delibera è questo, allegato alla delibera del garante vi è poi un articolato
di funzionamento, che definisce la nomina e la durata.
Avete tutti sottomano, non vi leggo tutto l’articolato.
Dico che si tratta di un po’ di articoli, dove poi potete trovare quali sono i compiti di questa
figura denominata garante, le procedure di nomina e la durata anche della nomina.
Abbiamo consolidato alcuni principi di incompatibilità della funzione monocratica
dell’organo, della funzione del garante, perché è importante che sia una persona super partes
e che comunque abbia dimestichezza con le strutture, perché non è facile poter entrare in una
struttura carceraria senza capire in quale ecosistema ti trovi.
Devi sapere interloquire con la Magistratura di Sorveglianza, sapendo che cosa vuol dire
andare all’applicazione degli articoli 21 od altro, cosa sono le misure alternative.
Insomma una persona che non sostituisca il livello istituzionale e giuridico, ma che sappia
fare quelle azioni di conciliazione e di raccordi, per poter favorire i progetti individuali del
trattamento che si sviluppano all’interno delle strutture carcerarie in questo caso.
Nella stesura di questa delibera, abbiamo voluto anche raccogliere alcune indicazioni, che
sono state poste all’interno delle Commissione Consiliare e che erano quelle di non andare
alla stesura di una delibera che potesse ingessare le azioni, rispetto alla concezione di ristretti
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nelle libertà e quindi abbiamo lasciato un po’ di maglie larghe, per poter permettere a tutte
quelle situazioni di emarginazione e di sofferenza, che non sono normate da appositi atti di
decreto, di misure alternative o quant’altro, potessero trovare cittadinanza anche all’interno
di progettualità di carattere sociale, che potessero riscattare quelli che sono i problemi a
monte, che hanno determinato le questioni della devianza.
Per cui al Garante nell’articolo 3 noi diciamo che deve essere riconosciuta autonomia,
rispetto agli organi ed alle strutture amministrative dell’Ente.
Non può essere alle dipendenze dell’Ente, assolutamente, deve essere una persona che poi
riferisce, poi vediamo con quali modalità.
Quindi propone interventi ed azioni finalizzate a promuovere la reale garanzia dei diritti
fondamentali delle persone, sottoposte a detenzione, ovvero a misure limitative delle libertà
personali.
Definisce iniziative volte a facilitare ai soggetti in carcere o limitati il diritto alla salute,
all’affettività, alla qualità della vita, all’istruzione scolastica, alla formazione professionale
ed al lavoro, nell’ottica dei principi di recupero della reintegrazione sociale, che sono i
principi del trattamento che viene fatto come progetto individuale all’interno delle strutture
carcerarie particolari ed anche per le misure alternative, perché ogni persona quando entra in
un luogo come questo ha diritto ad un percorso trattamentale.
Poi non vi sono gli educatori, poi non vi sono le sinergie sufficienti, però il diritto ad ottenere
un percorso di trattamento individualizzato è un diritto non sempre ottemperato.
Funzione del garante è anche quello di segnalare agli organi competenti eventuali condizioni
di rischio o di danno, dei quali si venga a conoscenza in qualsiasi modo e forma, quindi
quella terza parte della triplice azione, che citavo prima.
Si attiva – e questa è riferita alla prima parte nei confronti delle Amministrazioni Pubbliche,
per sviluppare iniziative volte a garantire le prestazioni di servizio nei campi del diritto, per
cui ci sono diritti soggettivi e diritti collettivi, che vanno separati e propone iniziative
d’interventi, rispetto alle strutture competenti, laddove siano accertate inosservanze di
prescrizione.
Quindi ci sono problemi su cui poter sviluppare un qualsiasi tipo di azione politico e
giuridico da poter avviare in termini di promozione.
Presenta anche alle competenti direzioni provinciali proposte o iniziative di informazione,
divulgazione di promozione culturale sui temi dei diritti e delle garanzie dei soggetti sopra
individuati e poi presenta agli organi competenti un programma di interventi amministrativi
da intraprendere di volta in volta con gli organi della giustizia a vari livelli interessati.
Il garante riferisce al Presidente, alla Giunta, al Consiglio ed alle Commissioni Consiliari per
quanto di loro competenza.
Il garante ha facoltà di avanzare proposte e richiedere iniziative ed interventi ai fini
dell’esercizio, dei compiti di cui all’articolo precedente, sulle attività svolte e, quindi, sui
problemi insorti ogni qualvolta lo ritenga opportuno, anche presentando al Consiglio apposita
relazione annuale.
L’articolo 5 poi parla della parte strutturale, il corrispettivo al personale, si tratta di
un’articolazione di tre articoli, dove si dice che per lo svolgimento dei compiti del garante ha
diritto ad una indennità, ad un compenso, che è stato quantificato, comunque non superiore al
50% a quello del Difensore Civico ed il garante, nell’esercizio delle proprie funzioni, può
valersi del supporto amministrativo da parte dell’Ente, nel senso che mettiamo a disposizione
luoghi, persone, risorse, fermo restando l’Assessore al Personale, che ci darà sicuramente un
aiuto in questo senso, per poter far lavorare il garante.
Questo è l’impianto, questa è l’implementazione, è un atto atteso, è un atto atteso dal mondo
della Magistratura, è un atto atteso dai detenuti, con i quali sono già andata a dialogare,
enunciando che già la Commissione Consiliare si era già espressa su alcuni punti della
delibera, la delibera aveva già avuto un assenso all’interno della Giunta, quindi questa sera
noi perfezioniamo in maniera conclusiva, io spero, questo atto, per il quale sicuramente sono
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certa che questo Consiglio, per le materie trattate, avrà l’opportunità di discuterne sui punti di
volta in volta posti all’ordine del giorno.
Io penso che il primo anno, questo del 2005, sarà un anno anche di confronto e di raccordo
con le altre esperienze dei garanti fatti su scala nazionale.
Essendo una figura nuova ed essendo depositati a livello parlamentare tre disegni di legge,
proprio perché siamo di fronte ad una situazione di vacatio legis su questa figura, non è
possibile trasporre in termini meccanici le stesse procedure di carattere giuridico, che sono
state assunte dalla Regione Lazio o dai Comuni, perché la Regione legifera ed il Comune può
nominare, per analogia a quanto viene fatto per il Difensore Civico, anche il garante dei
detenuti.
La Provincia, essendo un ente intermedio, ha dei riferimenti giuridici ancora diversi e per cui
io spero che presto a livello nazionale si possa addivenire ad una soluzione, affinché poi
anche tutta la parte normativa e procedurale, rispetto non solo alle competenze, ma anche alle
forme giuridiche di consolidamento di questa figura, possa trovare poi congruità anche nei
nostri atti che, se necessario, saranno modificati per renderci coerenti con le nuove
disposizioni di carattere legislativo che emergeranno.”
Consigliere Casati: “Presidente, chiedo qualche minuto brevissimo di sospensione, visto che
sono arrivati degli emendamenti, chiedevo ai colleghi capi Gruppo della maggioranza ed
all’Assessore se possiamo guardarli prima dell’inizio della discussione, in modo che se c’è
un accordo, magari, da parte della maggioranza, possiamo rendere partecipe il Consiglio e
quindi il dibattito possa così essere già emendato eventualmente.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Vice Presidente della Provincia, Mattioli, mentre è entrato
l’Assessore Matteucci.
La seduta è sospesa alle ore 18.48 e riprende alle ore 19.22.
Presidente del Consiglio: “Riprendiamo i lavori. Vi assicuro che non stiamo sprecando il
nostro tempo in queste trattative, credo che ne stiamo guadagnando. Invito i Consiglieri ad
approfittare dei loro interventi per definire la propria posizione, rispetto agli emendamenti
che sono stati presentati e che sono da tutti conosciuti, così da guadagnare tempo e poi
procedere alla votazione degli emendamenti con cognizione di causa e come da accordi.”
Consigliere Bruschi: “Io non entrerò nel merito stretto degli emendamenti, perché altri
colleghi lo faranno.
Nel momento in cui c’è stata presentata la delibera dell’Assessore Corso, a me sono tornate
alla mente le parole di uno dei padri del moderno diritto italiano e cioè di Cesare Beccaria.
Beccaria, ad un certo punto della sua trattazione, diceva: “Perché ogni pena non sia una
violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, deve essere essenzialmente pubblica,
pronta, necessaria la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata a delitti,
dettata dalle leggi.”
Alla cultura di Beccaria era ovviamente estraneo, perché non era ancora maturato a quell’età
il problema del recupero nelle carceri, anche se Beccaria stesso, chiudendo “Dei delitti e
delle pene”, faceva un riferimento esplicito all’educazione come alla fonte primaria per
disseccare l’origine di quella che noi oggi chiamiamo devianza e che, con termine più netto e
crudo, Cesare Beccaria chiamava delitti.
Ma aveva individuato un punto, “proporzionata ai delitti, dettata dalle leggi.”
Noi, purtroppo, in Italia abbiamo una situazione carceraria tale per cui si va ben oltre la pena
dettata dalle Leggi.
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Il problema del sovraffollamento carcerario è problema che episodicamente arriva
all’attenzione dell’opinione pubblica ed è problema reale.
Il problema, e lo voglio dire in quest’aula ed in questa occasione, di un uso maldestro – e
diciamo maldestro – della carcerazione preventiva, dove per limitarci ad alcuni casi si mette
il cardiopatico con il drogato in crisi di astinenza nella stessa cella, è problema che chi ha,
come me, ma come molti in questa aula, una cultura libertaria, deve farsi carico di affrontare.
E non lo dico tanto per quanto riguarda la certezza della pena, perché personalmente io
continuo a chiamare – mi scuserà l’Assessore Corso – le devianze delitti.
Ho una certa idiosincrasia per quanto riguarda l’ipocrisia del linguaggio, di cui ogni tanto ci
ammantiamo quando parliamo di cose estremamente concrete, magari dimenticandoci delle
vittime e magari dimenticandoci di situazioni di ordine pubblico tali da richiedere interventi
anche pesanti.
Io resto fermo, se volete sono un inguaribile passatista, alla cultura di Beccaria, che è la
cultura che mi fa contemporaneamente dire no a considerare i delitti devianze e sì
all’impedire, con tutte le forze possibili, che alla pena stabilita dal legislatore venga aggiunta
un’altra pena, che spesso e volentieri è lasciata all’arbitrio dei, chiamiamoli carcerieri, perché
a me piace anche chiamare le cose con il loro nome.
Noi di fronte a questo quadro cosa abbiamo? Abbiamo un dato drammatico, il 79% di
renitenza al delitto, cioè il 79% di chi ha avuto un passaggio in carcere ripete il delitto e non
ci sono dati percentuali concreti, ma spesso e volentieri le cronache ci raccontano che il
carcere, anziché essere sia luogo di pena scontata, per cui chi ha commesso un delitto, ha
comunque qualcosa con cui ripagare la società, sia anche in qualche misura di redenzione,
diventa un master in criminalità.
Ebbene, noi sappiamo che nel 79% dei casi la redenzione non funziona.
Siccome io sono per la cultura di Jean Valgean, cioè del criminale redento, io non posso non
considerare un provvedimento come quello preso dall’Assessore Corso in una luce che va
incontro a quelle che sono le nostre linee di pensiero, perché Forza Italia, ma direi tutta la
Casa della Libertà, ha fatto del garantismo giuridico vero uno degli assi fondamentali del suo
programma e vorrei ricordare che alcuni di noi nelle carceri ci sono andati in tempi non
sospetti e ci sono andati per visitare detenuti a destra, come a sinistra, detenuti comuni, come
detenuti politici; e vorrei ricordare Tiziana Maiolo e vorrei ricordare gli amici Radicali, con
cui, spesso e volentieri, qualche tratto di strada assieme lo si fa; e vorrei ricordare anche i
Consiglieri provinciali che, magari per essere andati a trovare un amico in carcere, hanno
subito qualche conseguenza da qualche Magistrato estremamente zelante ed estremamente
non garantista.
Quando, però, siamo entrati nel merito della delibera, qualche problema l’abbiamo
riscontrato.
Il primo problema è di una legittimazione di chi è chiamato a questo incarico e questo è un
problema che abbiamo affrontato per via emendativa, ma penso poi ne parlerà il Consigliere
Dapei che ha scritto manualmente ed avuto l’idea di questi emendamenti, ed abbiamo il
problema più grosso, che è quello di avere un dispositivo blando.
Blando perché? Blando perché, ad esempio, questa figura del garante dei diritti dei carcerati,
banalmente, non potrà entrare in carcere. Dovrà trovare il modo e la maniera di raccordarsi
con chi, invece, in carcere veramente ci va, ci entra, può riscontrare fisicamente le condizioni
di detenzione.
Quando l’Assessore, nell’illustrazione della delibera, parlava del potere legiferante, ha
toccato il punto.
Il potere legiferante della Regione Lazio, ad esempio, che è stato mal sfruttato dalle
Amministrazioni Locali nel Lazio, perché le Amministrazioni Locali del Lazio, spesso e
volentieri, hanno fatto: il Garante lo voglio anch’io, visto che ce l’ha la Regione.
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Punto di vista che mi sembra assolutamente sbagliato, che a noi sembrava di aver colto
inizialmente in questa delibera, che ci sembrava strumentale, opinione che, devo dire, è in
gran parte mutata nel momento in cui abbiamo visto la sensibilità del Consigliere Casati, nel
momento in cui abbiamo visto la sensibilità dell’Assessore Corso, che è venuto ad accogliere
degli emendamenti che modificano sensibilmente il suo testo iniziale.
Ma resta questo primo problema, di una non perfetta definizione della figura del garante.
Il secondo problema riguarda la difrazione dei diritti.
C’era una bella pronuncia di non mi ricordo più quale organo dell’Assemblea Nazionale
Francese, un organismo sicuramente non orientato politicamente a Destra, anzi da sempre
tutelatore delle libertà civili francesi, che accennava con preoccupazione al fatto che per
garantire diritti segmentati si stia perdendo di vista quello che è il fondamento della moderna
legislazione, che è la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Però – ripeto – in questo caso vogliamo dare un’apertura alla sensibilità politica dimostrata
dall’Assessore e da alcuni Consiglieri provinciali della maggioranza, rispetto ad un tema
forte, cioè non sono diritti fittizi, come possono essere – e perdonatemi la battuta – i diritti
dei bambini e delle bambine, ma sono diritti di persone che si vedono, per quel supplemento
di pena di cui parlavo all’inizio, conculcati non nella libertà, ma spesso e volentieri nella loro
dignità di uomini, che è qualcosa che noi dobbiamo sempre preservare e dobbiamo
soprattutto preservare in chi, in un momento della sua vita, ha sbagliato ed in chi noi
vogliamo condurre dall’errore al reingresso nella vita civile, perché questo è ciò cui una pena
deve servire.
Proprio per queste perplessità, noi abbiamo presentato un ordine del giorno supplementare,
che chiediamo al Presidente ed all’Ufficio di Presidenza di votare in collegato, che dà una
risposta al problema che abbiamo avuto su questa delibera attraverso la quale creiamo una
figura di garanzia, ma senza reale possibilità di incidenza.
Quella è una risposta, purtroppo, non legislativa, non deliberativa, ma di principio, che nel
momento in cui il Parlamento sta affrontando la questione sicurezza ed anche la questione
carcere – e lo ricordo io prima che, magari, lo ricordi. C’è tutta la questione dei fondi del
DAP da affrontare, che è una questione seria su cui c’è anche maretta e che mi auguro il
Ministero voglia affrontare in maniera seria e puntuale, perché veramente può rappresentare
la soluzione di qualche problema possa affrontare anche la questione dei diritti di controllo.
Anche se vogliamo per un semplice dato economico, la popolazione carceraria, e non appaia
il mio cinismo, costa, allora facciamo sì che questo costo sia un costo produttivo, un costo
produttivo per la società ed un costo produttivo per chi ha sbagliato e per chi la nostra società
deve far sì che non sbagli più.”
Consigliere Clerici: “Io sarò estremamente conciso nel mio intervento, perché, come al
solito, il Consigliere Bruschi mi batte sul tempo e mi toglie gli argomenti.
Nel mio impegno civile, chiamiamolo così, prima ancora che un impegno politico, io ho
avuto modo di visitare la casa circondariale di San Vittore più di una volta e, come ha voluto
ricordare il Consigliere Bruschi, ci siamo impegnati, come libertari, come uomini, verso tutta
la popolazione carceraria.
Io ricordo di aver assistito Gorrini, che era politicamente coinvolto, ve lo ricordate quel
Signore che ricevette i 200.000.000 da Di Pietro nella scatola da scarpe in contanti, cosa
anomala, però, ma nel contempo vi voglio ricordare che noi assistemmo e difendemmo
strenuamente quel signore impazzito d’amore che fece l’assalto alla banca popolare di
Milano, verso Piazzale Corvetto e che quando fu catturato ne uscì talmente pesto, che era
irriconoscibile.
Lo difendemmo, difendemmo degli assassini, degli omicidi, poi rei confessi, abbiamo difeso
tanta gente, degli zingari, campo nomadi vicino a Rho, addirittura ha offerto alla popolazione
carceraria, alla casa circondariale di San Vittore, dalle 100 alle 150 persone e siamo andati a
difendere anche quelle.
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Nel mio impegno politico poi, come Presidente della Zona 1, che mi onoro di presiedere
ancora per pochi giorni, dopodiché darò le dimissioni, così avete fatto uno scoop stasera, lo
sapete, lo sa tutta Milano, quindi non è un problema.
Ho avuto modo, invece, di avere un approccio diverso.
Abbiamo fatto noi in Zona 1, una Commissione Carceri di San Vittore, chiaramente non
abbiamo solo quello di San Vittore, per cui abbiamo fatto la Commissione Carcere San
Vittore, per scoprire, per esempio, che alcune nostalgie di architetti contrastano con il vivere
umano e civile della popolazione carceraria. E’ bello il carcere di San Vittore, salviamo il
carcere di San Vittore, però, se potessimo dare delle celle con dei bagni che sono dei bagni,
attualmente sono dei cessi e non dei bagni, garantire magari un po’ di verde e non solo delle
sbarre che guardano verso l’alto, garantire delle sale di ricreazione per quelli che non devono
necessariamente essere ingabbiati perché pericolosi, ma soprattutto ricordiamoci che sono
quasi tutti in attesa di giudizio lì dentro, nessuno lì è già passato ingiudicato.
Ossia, per la comodità dei signori avvocati, dei signori giudici e della polizia penitenziaria, li
teniamo in posti che sono inaccettabili, quando potremo garantire, ma senza andar lontano,
basta andare in zona Vittoria, dove c’è la stazione Vittoria, c’è un’area immensa, potremmo
garantire delle celle ed un vivere umano, perché è bello dire: vogliamo, come l’Assessore ha
voluto scrivere nella premessa della sua delibera, promuovere una cultura
dell’umanizzazione della pena. Opera d’intesa con le altre istituzioni pubbliche e via dicendo.
Sì, d’accordo, però io penso che quando uno passa da San Vittore, quando esce, passatemi il
termine, esce più arrabbiato di quando è entrato e quando uno è entrato, indubbiamente non
era sicuramente molto contento di entrarci.
Lì si impara soltanto a peggiorare il proprio modo di vivere, non a migliorarlo.
Ed allora perché tutta questa premessa? Per arrivare a dire che io avrei voluto qualcosa di
più, Assessore.
Io, addirittura, avrei voluto qualcosa di più cogente, io vorrei che ci fosse anche una
Commissione.
Bene ha fatto il Consigliere Dapei a chiedere che vengano estesi i diritti dei Parlamentari
anche a noi, andare in tutte le carceri della nostra Provincia, perché che ci vada uno che già
sa come sono le carceri, non ci rende tutti a conoscenza di quale disumanità si vive in quei
luoghi di pena e non dimentichiamo che quelli che transitano e parlo sempre di San Vittore,
perché è l’unica esperienza che ho avuto in zona 1 è quella, il 40 o il 50% poi viene assolta.
Viene tenuta lì a marcire e poi viene assolta e allora che cosa andiamo a raccontare?
Meglio sarebbe, ma comunque Assessore Lei bene ha fatto a proporre questo, a Milano
dicono: piutost che nient l’è mei piutost e va bene, anche in Brianza lo dicono, non voglio
fare dei torti al Consigliere Gavazzi ed al Consigliere Meroni.
Però se ci fosse anche una Commissione che ogni tanto andasse là, anche i Commissari,
anche i Consiglieri di quest’aula si renderebbero conto che cosa vuol dire vivere in otto in
una cella di pochi metri quadri, con un bagno, cosiddetto bagno, adiacente, senza una porta,
dove non esiste un’intimità, ma non esiste nulla.
E’ una cosa pazzesca, siamo veramente a Torchemada, è una cosa pazzesca assolutamente.
Allora io, Assessore, oltre che aderire all’invito del Consigliere Dapei, di cercare di estendere
questi diritti di visitare le carceri, tutte le carceri, da parte dei Consiglieri, io la invito, la
invito veramente a pensare ad una Commissione.
Perché un Commissario, messo come l’ha messo giù Lei, per carità di Dio, è ovvio che deve
essere una persona esperta, che deve conoscere le carceri, che deve tutto, ma quando viene
qui a raccontarci, guardi, se noi facessimo tutti una visita a San Vittore, impariamo in dieci
minuti molto di più di quello che questo Signore può spiegarci in un anno, basta andarle a
vedere e ci si rende conto di che cos’è l’umanità dentro lì.
Quindi il mio invito è di fare di più, di più di quello che è già stato fatto.
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Questo è un dovere da parte nostra, soprattutto perché tra tutte le libertà che noi predichiamo,
la limitazione della libertà personale è una cosa vergognosa, bisogna vedere gli occhi di
quella gente che è dentro lì, bisogna vederli.”
Consigliere Barbaro: “Ho avuto modo di esprimere all’Assessore Corso, durante i lavori
della Commissione, viva gratitudine per l’intelligente ed acuta – fatemi passare il termine –
sensibilità, rispetto all’istituzione del garante dei diritti delle persone limitate nelle libertà
personali.
E’ un mondo complesso, estremamente difficile, io non voglio entrare nei particolari di
dirette esperienze, come Amministratore Pubblico per alcuni anni, che mi hanno portato a
vivere, talvolta rispetto a situazioni drammatiche, all’impossibilità di intervenire per dare un
apporto, un contributo fattivo, non solo alla persona che si trovava in situazione precarie,
quindi limitate, della propria libertà, ma all’interno poi anche del contesto familiare, con
figli, con mogli e figli minori e stava poi alla sensibilità dell’Amministratore a tentare di dare
un aiuto ed un concreto supporto.
L’intelligenza, dicevo, politica, sta nel fatto che nonostante un vuoto legislativo, non c’è una
Legge del Parlamento Italiano, ecco l’attenzione e la sensibilità, la Provincia vuole giocare
un proprio ruolo nel rappresentare, testimoniare innanzitutto quelli che sono i valori che ha
ricordato qualche istante fa l’amico Clerici.
Voglio dire, la sacralità della persona, al di là degli errori che abbia compiuto, che deve
scontare quel debito che ricordava nel suo intelligente intervento il Consigliere Bruschi,
seppur lo condisco un po’ come intervento sabaudo, come nel suo stile, ricordando quelli che
sono gli uomini che hanno studiato questi problemi estremamente delicati.
L’Assessore si richiama ed io condivido pienamente, senza disturbare i grandi giuristi,
all’articolo 27 della nostra Costituzione.
L’articolo 27 della nostra Costituzione è molto chiara, ce l’ho sotto tra l’altro, quindi non
voglio perdere tempo nel ricordare quelli che sono i propri dettati.
Ma la delibera stabilisce i principi e questo è molto importante da parte nostra,
dell’universabilità. L’italiano è un po’ come la matematica, contano, sommando, facendo i
calcoli e questo è un primo aspetto estremamente positivo.
L’umanizzazione delle pene o della pena, la collaborazione tra istituzioni, la Provincia che si
mette in gioco, pur sapendo di non possedere strumenti particolari, dice: io voglio giocare
questa partita in termini estremamente positivi, offrendo gli strumenti che posseggo, ma
innanzitutto emerge, senza nessuna retorica, quindi non è che ci dobbiamo sviolinare o
sdolcinare tra di noi, con ricchezza umana.
Questa è una testimonianza, una delibera che racchiude un’intelligente azione politico –
amministrativa, ma che ha al proprio interno una ricchezza umana, perché o si posseggono
questi valori, altrimenti non riesci a portarli o, quantomeno, ad elaborarli per portarli a buon
fine.
Ci ricordava sempre nella relazione, io ho avuto la fortuna di poter approfondire in
Commissione, insieme ad altri colleghi, il pianeta del mondo dei detenuti, seppure in modo,
se volete generico.
Un pianeta di 6000 persone, 6000 famiglie, 6000 drammi per alcuni aspetti.
Quindi noi oggi, con questa delibera, e sono molto contento che si sia trovato un accordo e
ringrazio anche, per quanto mi riguarda, i colleghi della minoranza, che si sono resi
protagonisti, quindi testimoniando la stessa attenzione e sensibilità umana, che possa essere
approvata questa delibera all’unanimità è un segnale tangibile forte di speranza, fatemi
passare il termine.
Noi oggi, con questa delibera, Assessore Corso, certamente non ci proponiamo al centro del
mondo, non saliamo niente e nulla, ma noi oggi a queste 6000 persone, i minori, le loro
famiglie. Io ho sentito la dichiarazione del dramma che si è consumato a Lecco, questo papà,
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che dichiara: vorrei morire io al posto di...mi viene la pelle d’oca solo a citare, a ricordare,
freschissime situazioni che distruggono delle intere famiglie.
Quindi noi oggi – dicevo – diamo una speranza a questo mondo, alle 6000 famiglie.
La speranza che si racchiude, che non ci siamo limitati alla semplice enunciazione, vi
capiamo, però sono problemi vostri, arrangiatevi.
Io ho riscontrato molto positivamente un ulteriore elemento, che mi viene dettato dalla mia
coscienza questo intervento, quando giustamente esprimo gratitudine anche al Consigliere
Dapei e lo esprimo ad alta voce questo pensiero, quando propone: preso atto che la Legge
consente ai Parlamentari ed ai Consiglieri regionali di poter accedere liberamente all’interno
delle strutture carcerarie, considerato, invece, che i Consiglieri ecc. ecc., non possono, quindi
l’altro elemento della speranza, vogliamo renderci conto insieme e la Provincia di Milano che
certamente, lo dico con rispetto, non intende imitare, non si tratta di imitare la Regione
Lazio, perché ha una peculiarità, una storia, ha un contesto che io non conosco, che non
voglio pronunciarmi, appunto perché non... però il contesto delle carceri di Monza, di
Bollate, San Vittore e possiamo aggiungere altri.
Quindi, seppur non avendo avuto la possibilità di toccare con mano, però per le esperienze
che ognuno di noi ha potuto vivere e toccare con mano, ha un quadro purtroppo un po’ buio,
anzi tanto buio.
Concludo ricordando che tra pochi giorni, senza mischiare il sacro con il profano, ci
avviciniamo, per noi cattolici, ma anche per i laici, i non credenti, alla festa più bella
dell’anno che è il Natale.
Credo che l’augurio più bello che stiamo facendo al mondo carcerario è questa delibera che –
ripeto – un regalo per Natale, che apre una nuova speranza.
Però, Assessore Corso, ho finito il mio intervento, mi rivolgo a Lei, perché so quanto è
sensibile, al di là dell’aspetto – mi faccia passare il termine – normativo della delibera ed il
suo articolato, che va benissimo e mi riconosco pienamente, ci deve essere una continuità.
La delibera è uno strumento, poi dobbiamo accompagnarla con le opere, con degli strumenti.
Va bene il garante, va bene relazionare al Consiglio provinciale, va bene anche avere degli
strumenti che oggi non sono in grado di quantificare, che ci consenta di aprire, anzi con
questa delibera si apre di fatto un osservatorio, questo è il dato.
Apriamo un osservatorio che arricchirà noi tutti e, quindi, per il prossimo anno, Assessore,
rispetto all’osservatorio, cioè gli elementi che emergeranno, che saranno documentabili,
dobbiamo muoverci, anzi certamente ci muoveremo anche in termini di disponibilità
finanziaria, rispetto – ripeto – al bisogno che potrà emergere da questo osservatorio. Grazie.
Consigliere Frassinetti: “Anch’io ringrazio l’Assessore Corso per il lavoro svolto,
sicuramente questa delibera è molto articolata e pone a tutti un problema che è quello del
rapporto con il mondo dei detenuti.
Io sono contenta che dalla Regione Lazio sia venuto questo indirizzo e non me ne stupisco
vista la cultura di appartenenza del Presidente Francesco Storace, che, come me, viene da
quella parte della Destra, che ha sempre guardato alla garanzia ed al diritto dei detenuti, che
ha sempre cercato di lottare per un miglioramento delle loro condizioni e che crede
fermamente che la pena debba essere rieducativa e che la scommessa sia proprio quella di far
rientrare i detenuti nel contesto della vita sociale.
Posso anche esprimermi in questa sede con una deformazione professionale, in quanto
avvocato è evidente che questo problema è da me in parte conosciuto e vissuto, anche se non
faccio solamente penale, ma soprattutto civile, mi è, però, capitato di entrare nelle carceri per
effettuare dei colloqui, quindi di avere un contatto costante, molte volte anche traumatico,
con una realtà vissuta spesso dai detenuti in condizioni precarie.
Credo, quindi, che sia importante che le istituzioni intervengano, intervengano ognuna
secondo le proprie competenze, ma che sia anche importante, a mio avviso, un lavoro
interassessorile.
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Io ho visto con piacere che l’Assessore Barzaghi ha messo a Bilancio delle risorse, come
avevo fatto anch’io, per aiutare l’istruzione all’interno delle carceri.
La Provincia da anni finanzia un progetto nel carcere di Opera, dove i carcerati possono, con
un istituto, che è l’istituto Benini di Melegnano, che è vicino anche territorialmente al
carcere, avere un corso di informatica, con un tutor che li prepari proprio all’ingresso nel
mondo del lavoro ed al conseguimento di un diploma.
Credo che anche altri Assessorati possano, sotto il coordinamento dell’Assessore Corso,
ognuno per la propria competenza, agire in questo senso.
L’ordine del giorno che Dapei ed io abbiamo voluto impostare riguarda proprio la
concretizzazione, il fatto di dare un senso a questa delibera ancor più concreto, dando la
possibilità ai Consiglieri provinciali di intervenire concretamente, potendo avere libero
accesso alle carceri, voi sapete che i Parlamentari lo possono fare, i Consiglieri regionali lo
possono fare nell’ambito della propria Regione, sarebbe opportuno che anche i Consiglieri
provinciali, all’interno della propria Provincia potessero avere modo di conoscere queste
realtà.
Quindi sicuramente il garante dei diritti delle persone è una figura importante, ma anche è
una scommessa, è anche un segnale, questa è l’importanza politica, al di là di tutto di questa
delibera, un segnale che spero veda questo Consiglio attivo e sempre vicino al problema della
difesa delle garanzie di chi non può usufruire della piena libertà.”
Consigliere Guerra: “Vorrei esprimere la mia gratitudine all’Assessore Corso per la proposta
di delibera questa sera in Consiglio, perché questa delibera nasce da alcune premesse, che è
doveroso riprendere.
La premessa è che ci troviamo di fronte ad una cosa nuova, ad un campo nuovo e che in
questo campo, oltre al Lazio non c’è nulla o, meglio, per essere precisi, nel Lazio manca
ancora la nomina del Garante, è stato istituito, ma la nomina deve ancora giungere.
Per cui in questo contesto risulta ancora più difficile lavorare, operare e pensare.
La delibera che ci proponiamo di votare questa sera è una delibera proprio per questo ancora
più importante, perché appunto nasce dal nuovo ed in questo campo nuovo nasce con tutte le
precarietà, i limiti, le difficoltà che l’Assessore, con l’Assessorato ha dovuto incontrare e dire
che ci siamo riusciti in questo campo, perché comunque si presenta una nuova delibera su
una tematica che a parer mio è molto importante, riguarda la civiltà, i diritti di civiltà.
Allora a me viene da dire, ma non lo dico in tono polemico, ma lo dico perché lo sento, che
se è vero che questo Consiglio si presenta con poche delibere, però si presenta con delibere di
alta qualità.
Noi questa sera discutiamo di civiltà e facciamo fare, facciamo dire a questo Consiglio cose
molto importanti, cose che riguardano non solo la vita concreta di tante persone, che vivono
una condizione particolare, ma diciamo, poniamo dei principi molto forti ed allora, di fronte
ad una delibera di questo tipo, io vorrei invitare i Consiglieri a non confondere piani, livelli e
a non operare delle forme di semplificazione.
Io condivido il taglio dato dal Consigliere Bruschi.
Lo condivido ed apprezzo anche gli spunti, le riflessioni fatte nel merito, io sono un
garantista ed in quanto garantista, però, non mi sono mai scagliato contro la Costituzione o
contro il CSM e non ho mai pensato, tanto meno, che tutti i Magistrati sono rossi e non ho,
tanto meno, pensato che i Magistrati facciano complotti contro un politico o contro l’altro,
però sono garantisca anch’io.
Allora, di fronte a queste considerazioni, io veramente inviterei a considerare questa delibera
nella maniera più laica possibile, evitando strumentalizzazioni che a volte deviano dal vero
intento che la delibera ha.
Io vorrei, per una volta, ribadire una verità storica, così almeno ce lo diciamo una volta per
tutte, chi ha cominciato l’infamante campagna aperta con l’epoca di Tangentopoli, non è
stata la Sinistra.
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Se vi ricordate bene quella scena bruttissima di Bettino Craxi che esce dall’Hotel Rafael e si
nasconde nell’auto blindata, quelle personcine che lanciavano soldi e monete erano persone
di Alleanza Nazionale.
Allora vogliamo dire, almeno per una volta, ribadire una volta la verità storica. Cioè, con
questo esempio, io vorrei dire che quelle opinioni che il Consigliere Bruschi esprime, sulle
quali io concordo pienamente, trovano il primo ostacolo all’interno della coalizione politica
nella quale il Consigliere Bruschi è dentro ed in particolar modo in movimenti politici e
partitici, che si estendono alla sua destra.
Invito veramente a considerare questi aspetti in maniera veramente laica ed in maniera seria.
Noi abbiamo capito che vi sono degli aspetti ancora da approfondire, da considerare.
Infatti sul tema che il Consigliere Bruschi ha sollevato e cioè sul reale potere che il garante
dovrebbe avere se questo in fin dei conti riesce ad entrare in carcere o no, è proprio su questa
preoccupazione, che è anche la nostra, abbiamo deciso di accogliere l’emendamento n. 1, che
dà comunque un’investitura politica forte al garante, il quale si sente investito politicamente
dall’intero Consiglio provinciale, ma questo perché? Di fronte a queste considerazioni non
abbiamo avuto il minimo dubbio e non ci siamo chiusi a riccio in una verità precostituita.
Di fronte ad un campo, ad un tema che è tutt’oggi nuovo e su cui non esiste ancora nulla e
siamo in un regime di vacatio legis, ci siamo resi conto che di fronte ad una tematica così
importante è utile avere il massimo consenso possibile.
Allora da qui l’intento dei Consiglieri di maggioranza di considerare quell’emendamento
come una forma di miglioramento e come un supporto da dare al neo eletto garante per i
diritti dei detenuti.
Sulla base di questo, però io inviterei a usare una prudenza che mi sembra dovuta.
Nel senso che, se riscontriamo che siamo in un terreno di vacatio legis, se riscontriamo che
anche il garante dei diritti dei detenuti ha dei problemi enormi nell’entrare nei penitenziari,
per svolgere la propria funzione ed io inviterei sul serio i Consiglieri a studiare degli ordini
del giorno che siano quantomeno percorribili e comunque molto reali.
Cioè io ho paura che di fronte ad un aspetto di questo genere si punti alla banalizzazione o
comunque alla non efficacia di ordini del giorno che vengono proposti.
Per cui io dico che concordo a livello di principio sul fatto che anche ai Consiglieri
provinciali venga data la possibilità di entrare nei penitenziari. Tra l’altro io non più di un
anno fa ho fatto questa esperienza bellissima, di fare un corso per detenuti ed è un’esperienza
che mi ha arricchito tantissimo.
Per cui tante considerazioni fatte dai colleghi che mi hanno preceduto io le condivido in
pieno.
Però io inviterei ad una sorta di prudenza, nel senso che verifichiamo se gli ordini del giorno,
che vengono poi votati, hanno le gambe concrete per poter camminare e per essere efficaci.
Cioè verifichiamo se l’ordine del giorno che votiamo, che ci apprestiamo a votare questa
sera, dia al Consigliere provinciale la reale possibilità di entrare in un penitenziario e fare
quello che i parlamentari fanno.
Ecco perché io dico che se a livello di principio mi trovo concorde con l’ordine del giorno
proposto, io, però, inviterei chi l’ha proposto a definire bene se vi sono delle reali possibilità
per fare questa cosa, perché a quanto ne so io e da quanto si vede, si legge e si vive, vi è
molta difficoltà nell’esercitare questo diritto, per cui io chiudo riferendomi ad un solo aspetto
e cioè che io trovo molto importante che questo Consiglio provinciale approvi questa
delibera perché non è solo una delibera politica, ma è una delibera che marchia, dà un segno
di civiltà in questa Provincia.”
Nel frattempo è uscito dall’aula l’Assessore Calò, mentre è entrato il Vice Presidente della
Provincia, Mattioli.
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Consigliere Dapei: “Avanzi di galera è la sezione che si occupa di cucina del sito dei
carcerati di San Vittore.
Ne avevamo parlato, mi ricordo, in Commissione, del due.it, il due perché, come tutti i
milanesi sanno, Piazza Filangeri 2 è il carcere e quindi www.ildue.it è il sito che una
cinquantina di carcerati, scelti con un concorso interno.
Ne avevamo parlato proprio in Commissione, mi fa piacere di aver poi saputo che
recentemente, per la rubrica degli avanzi di galera, la rubrica culinaria, quel sito è stato
premiato con il primo premio, il premio cenacolo, presieduto, tra l’altro, da un Umberto Eco,
con Giulio Giorello, il premio gliel’ha dato Fedele Confalonieri, perché è un premio a chi sa
fare comunicazione.
Quello è un grande esempio di che cosa ha bisogno il carcerato oggi.
Il carcerato ha bisogno di sentirsi ascoltato, di avere un canale di comunicazione e
ricordiamoci bene qual è la popolazione carceraria italiana o comunque della Provincia di
Milano.
Innanzitutto le carceri sono piene di innocenti, di persone che non hanno ancora neanche
avuto il primo grado di giudizio, soprattutto San Vittore è pensato per essere un carcere
giudiziario, quindi di persone che, per la Costituzione che qualcuno citava prima, sono a tutti
gli effetti innocenti e poi sappiamo bene statisticamente, in maniera percentuale, che poi
molti di loro vengono confermati innocenti nei vari gradi di giudizio, ma in questo momento
o in passato si trovano costretti in carcere.
Quindi pensare al problema dei carcerati non è solo un problema della dignità umana, che
tutta la civiltà occidentale ha sempre messo come articolo primo di qualsiasi Costituzione
Nazionale o Internazionale, per esempio quell’europea, di Nizza del 2000, ma è anche un
problema che si pone la società per quello che succede anche fuori dalle mura del carcere.
Quindi su questo tema fa solo piacere sentire che c’è una sensibilità, mi sembra anche quasi
trasversale.
E’ stata aperta una parentesi sul garantismo, io non posso essere certo quello che la chiude,
però mi viene da dire che Alleanza Nazionale, all’inizio degli anni 90, aveva tantissimi
aderenti, perché se tutti quelli che erano lì a tirare le monetine a Craxi erano tutti di Alleanza
Nazionale, mi sarei aspettato un risultato elettorale molto maggiore da parte di quel partito.
Io non so come si possono identificare.
Ricorro, però, sull’argomento ad un ricordo personale, un giorno mi venne a trovare una
grandissima personalità politica, tra l’altro un caro amico, si presentò a mia mamma che
aveva preparato la cena, perché poi avevamo per la campagna elettorale di Trezzano un
incontro pubblico e le disse: piacere Decreto Biondi. Mia mamma lo guardò un po’ stranita e
lui disse: mi chiamavo Alfredo un tempo, ma ormai il mio nome è Decreto Biondi, mi
chiamo così.
Alfredo Biondi non aveva da difendere, né se stesso, né parenti, né amici.
Fece una grandissima battaglia di libertà, di civiltà, giuridica, di garantismo, a cui credo
abbiano aderito pochissimi rappresentanti parlamentari della parte dell’amico Guerra.
Io mi ricordo i problemi che ebbe all’interno della sua stessa maggioranza, il liberale Biondi,
ma non ebbe problemi con l’opposizione, che era tutta schierata nel dire che, per esempio, il
fatto di vedere portare un deputato, un cittadino, fotografarlo, mentre viene portato in catene
dai Carabinieri a San Vittore, in fondo non aveva bisogno di una riforma.
Ricordo, tra l’altro, che quel personaggio portato via oggi siede in Parlamento, grazie al
cielo, tra l’altro tra i banchi nobili della Margherita e quindi non era certo una battaglia di
parte quella di Biondi.
Io ho avuto a che fare fin da piccolo. Io ricorro sempre ad esempi calcistici con questi
problemi, perché mi ricordo quanto mi fece impressione vedere che alla fine del primo
tempo, alla fine delle partite di Perugia, Milan o altro, io ero un bambino che raccoglieva le
figurine, i Carabinieri si presentarono negli spogliatoi per arrestare i calciatori che avevano
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appena finito la partita per lo scandalo scommesse. Mi ricordo Alberatosi ed altri portati in
carcere a partita finita.
Già allora, anche se ero piccolo, mi chiesi: ma non potevano andare il giorno prima o il
giorno dopo, l’unico momento in cui si poteva beccare quel calciatore per portarlo in carcere,
tra l’altro prima del processo, prima dell’assoluzione, era la fine della partita? Mi sono
chiesto: ma non è che, più che un’esigenza di pericolo di fuga, di inquinamento delle prove,
la vera esigenza erano le telecamere della Domenica Sportiva o quant’altro?
Poi ho avuto alcune altre avventure personali, che voglio velocemente citare, la mia militanza
Radicale, quindi essere andato anch’io più volte a San Vittore, sia nel braccio delle donne, tra
l’altro, che nel braccio cosiddetto dei tossici a raccogliere le firme insieme ai Radicali, quindi
ho toccato con mano veramente che cosa sono quei problemi.
Poi, voglio citarlo perché lo merita, il Parroco del mio Comune, del Comune anche del
Consigliere Camilla Musciacchio, Don Franco Colombini, che è anche stato per tanti anni e
di fatto lo è ancora, il parroco del Carcere di Opera che ci ha coinvolti quando, Lei lo è
ancora, io sono stato, fino a pochi anni fa, amministratore di quel Comune, su queste
problematiche e veramente ci si è aperto davanti agli occhi un problema gigantesco.
Io non credo che il problema sia un vuoto legislativo.
Credo che il vero problema sia come le Leggi che ci sono non vengano applicate, i diritti che
ci sono sanciti non vengano riconosciuti.
Non ho sentito neanche oggi questo problema del fatto che la Legge non riconosce agli Enti
Locali un ruolo in questa vicenda.
Se gli Enti Locali hanno questa sensibilità e si vogliono occupare di questi problemi va
benissimo, noi abbiamo appreso con sorpresa, ma anche con soddisfazione delle Deleghe che
erano state affidate all’Assessore Corso.
Ci ha anche sorpreso il fatto che, oltre a queste Deleghe, si sia pensato ad una figura come
questa.
Per noi tutte le competenze che questo Regolamento attribuisce al garante potevano
benissimo essere ben interpretate dall’Assessore in carica e non è che il garante ha dei poteri
in più.
Il nostro problema è il problema che abbiamo, tra l’altro, denunciato anche in Commissione,
quindi in quel senso non ci siamo smentendo, non abbiamo cambiato idea, sia la capacità
veramente di poter garantire qualcuno.
Quindi il nostro problema reale è di non ingenerare aspettative che possono andare deluse.
Dico al Consigliere Guerra che non ci dobbiamo porre solo il problema delle gambe che ha il
nostro ordine del giorno per andare avanti, ma anche per la stessa delibera.
Noi ci auguriamo che il mondo carcerario vorrà cogliere questa opportunità, ma lo dovrà
decidere lui, siamo un po’ dipendenti da poteri terzi, rispetto alle nostre competenze.
Quindi sia sul nostro ordine del giorno, così come sulla proposta dell’Assessore, del
Presidente, questa figura super partes per noi poteva essere anche l’Assessore, nel momento
in cui incarnasse quelle competenze e credo che finora abbia agito assolutamente in maniera
super partes l’Assessore, quando è andata a San Vittore a parlare di queste cose c’è andata
non come rappresentante di una parte politica, ma come Assessore della Provincia.
I galloni che ha nel suo bel tailleur per noi sufficienti, non è che ne dobbiamo dare altri a
qualcun altro.
Però il nostro voto contrario in Commissione non era, se lo ricorderà l’Assessore, se lo
ricorderanno i colleghi, nel merito, ma rispetto ad un percorso che per noi presentava alcuni
grossi punti interrogativi.
Si era detto: ci vediamo in Consiglio, ne parliamo lì e noi allora abbiamo subordinato ai
lavori consiliari il nostro giudizio definitivo, ma avevamo fatto, parafraso il Consigliere sul
punto di prima, delle aperture di credito già in Commissione.
Noi avevamo detto: non dimentichiamo soprattutto dei diritti anche delle vittime, ma non ci
dimentichiamo che spesso le vittime sono all’interno del carcere, gli innocenti, e che
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comunque – ripeto – anche quelli che sono in carcere perché la Legge li vuole lì, perché sono
colpevoli, sono persone che meritano la stessa dignità degli altri e, tra l’altro, anche per
motivi di opportunismo, perché sono persone che devono diventare una risorsa per la
collettività e non un peso anche ulteriore quando dovessero anche poi tornare in libertà.
Se questo vuole essere un simbolo, una delibera simbolo, un incarico simbolo, non siamo
contrari ai simboli, mendichiamo degli altri simboli. Per noi Tortora è un simbolo, la Città in
cui ci troviamo ad un largo a lui intitolato, non perché conduceva Portobello, ma per quello
che ha dovuto vivere all’interno del carcere.
Rinunciò anche all’immunità parlamentare, per affrontare a viso aperto la giustizia italiana.
Tutti gli accenni fatti prima ai Magistrati io non li capisco, tra l’altro, scusatemi la battuta,
ma il nostro leader non è stato incriminato per aver insultato un Magistrato, ma l’accusa era
che l’aveva corrotto.
Comunque anche l’accusa provava una problematica intrinseca nel mondo della
Magistratura.
Accusa peraltro caduta con l’assoluzione del nostro leader.
Questa apertura di credito è sincera, nel momento in cui in questo percorso ci dovessimo
ritrovare, non solo sui principi, ma anche sugli strumenti ed è verificabile puntualmente,
perché non stiamo chiedendo a questa persona di fare cose strane, ma di tenere una serie di
contatti, di atteggiamenti e di comportamenti che poi, puntualmente, conosceremo.
Quindi noi siamo sicuri che si saprà trovare una persona veramente super partes, che non solo
saprà incidere sulle problematiche del carcere, così come previsto in delibera, ma in questo
modo far brillare di luce propria la Provincia e confermare nella sensazione dell’opinione
pubblica come un Ente utile, perché il rischio in genere per chi vive la Provincia da tanti anni
è quello di sentirsi dire che questo è un Ente inutile ed è un rischio amplificato da alcune
iniziative, perché se hanno successo portano lontano, ma se non hanno successo rischiano.
Quindi noi oggi vogliamo correre questo rischio, insieme all’Assessore, insieme ai
proponenti.
Se alla fine di questo percorso voteremo anche noi a favore lo facciamo per correre insieme
questo rischio.
Quindi non staremo sulla riva del fiume ad aspettare il cadavere, ma noi vogliamo
partecipare alla festa per dire insieme: abbiamo fatto qualcosa di costruttivo, qualcosa che è
servito e che è servito a gente che ha veramente bisogno di tanto.
La cosa – ripeto e ritorno, per concludere, all’inizio del mio intervento – di cui hanno più
bisogno e che ho constatato di persona, di cui hanno più bisogno le persone costrette, prive di
libertà, è la sensazione di sentirsi ascoltati, di poter condividere le loro problematiche, di non
dover urlare davanti ad un muro bianco o peggio, perché sappiamo cosa poi succede, ma
essere riportate alla dimensione delle loro responsabilità.
Quindi un’assunzione di responsabilità da parte della politica è quello che oggi ci viene
richiesto e noi non facciamo su questo, passi indietro, perché le responsabilità di tutti
vengano riportate al loro giusto valore e quindi, in questo senso, riconosciamo all’Assessore
Corso un grande coraggio che, quindi, abbiamo voluto premiare in questo caso almeno con
l’attenzione che abbiamo rivolto e spero alla fine, ripeto, con una comune assunzione di
responsabilità che – ripeto – speriamo porti lontano.”
Consigliere Pozzati: “Io volevo fare certamente un breve intervento in merito, innanzitutto
dare atto all’Assessore di essere stato celerissimo a presentare una proposta di questo genere.
Io so che ci sono dei Comuni che da mesi discutono e da anni, forse, che discutono
sull’istituzione del garante e non riescono a venirne a capo.
Viceversa diamo atto che c’è stata una rapidità di proposta ed anche vedo una buona
accettazione da parte del Consiglio di questa figura.
Una figura importante, perché la situazione, sia attuale, ma in genere la situazione delle
carceri d’Italia è qualcosa di veramente drammatico ed io credo che e questa credo sia la
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novità di questa figura, credo che innescare dei meccanismi di buone pratiche tra carcere,
detenzione e, quindi, luoghi chiusi e molto isolati all’interno della Società ed, invece, enti
locali e soprattutto direi territorio, credo che rappresenti una novità non da poco.
Le esperienze attualmente, quelle più importanti, quelle più riconosciute, sono quelle portate
avanti dalla Regione Lazio, ma anche da Comuni di una certa importanza, Roma, Firenze,
Venezia, ecc..
Quindi a me sembra doveroso dire all’Assessore che sta facendo un ottimo lavoro.
Un ottimo lavoro che, però, rischia in qualche modo di essere difficile perché questa figura,
dal punto di vista legislativo, non esiste.
Per cui noi adesso stiamo nominando una persona, un soggetto che dovrebbe lavorare in
termini di relazione tra territorio ed ambiti ristretti e questa relazione, dal punto di vista
legislativo, è difficile, se non addirittura, in alcuni casi, impossibile.
Io ho apprezzato anche l’intervento del Consigliere Bruschi, che partiva da Beccaria, però
forse è il caso di ricordare che in questo momento le carceri italiane sono talmente distanti da
questi principi, talmente distanti che, francamente, risulta un po’ difficile pensare ad un
lavoro costruttivo, se non esisteranno in futuro delle modifiche legislative in merito a questa
figura.
Noi abbiamo delle situazioni, io conosco particolarmente il carcere di Monza, dove ci sono
persone che per anni vivono su un materasso buttato per terra – per anni – 12 ore al giorno.
Quindi tra il Beccaria e questa realtà c’è una condizione abissale, c’è una differenza che non
è colmabile con pochi interventi.
Siamo in una situazione veramente drammatica.
Proprio in questi giorni sono uscite le tabelle su suicidi, che fanno spavento in termini di
numeri.
Il garante cosa può essere? Il garante può essere una relazione del territorio con questi
problemi.
Certo è che tagli sul fronte sanitario, tagli sul fronte degli impegni da parte del Ministero, nei
confronti della detenzione, creeranno sicuramente delle difficoltà.
Io volevo aggiungere, perché ho visto poi che c’è stato presentato un ordine del giorno, dove
si chiede la possibilità di allargare, se non sbaglio, la possibilità di accesso.
Siccome anche in questo caso ho seguito un po’ il tema, perché in questi giorni la
Commissione Giustizia, proprio in questi giorni, in queste settimane, sta discutendo un
disegno di legge che prevede, potrebbe prevedere la possibilità di allargare l’accesso
all’interno delle carceri dei Sindaci che hanno sul proprio territorio un carcere ed ai
Presidenti della Provincia. Questo è il disegno di legge che sta in Commissione.
Io so che ci sono delle fortissime perplessità, perché posso immaginare, anche dal punto di
vista ideologico, che queste strutture sono sempre state molto chiuse, molto ermetiche
all’esterno, per cui queste operazioni sono vissute in modo traumatico, non sto facendo un
problema di tipo politico, destra o sinistra, ma proprio come concezione mentale.
Per cui, secondo il mio parere, sarebbe più utile, anziché chiedere l’allargamento a tutti i
Consiglieri, che mi sembra un po’ utopistico, nel senso che – ripeto – è già difficile
immaginare il Presidente della Provincia ed il Sindaco, secondo me sarebbe più opportuno
chiedere, invece, l’allargamento al Presidente della Provincia, al Sindaco o suo delegato,
perché in questo modo il meccanismo del garante potrebbe essere messo in possibilità di
lavorare.
Non dimentichiamo che il garante, come dicevo prima, ha una funzione di rapporto
relazionale di territorio, quindi non ha un rapporto come il Deputato o il Senatore che si reca
una volta ogni tanto come stanno le cose ed è finita lì.
Questo dovrebbe essere un motore per poter trovare delle forme d’integrazione, il problema
della casa, il problema anche dell’assistenza socio assistenziale.
Noi siamo riusciti, per quanto riguarda l’ASL 3, ad entrare nel carcere con una certa
assiduità, sfruttando la Legge Turco, perché in un certo punto di un articolo, mi pare il 6, si
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dice che i Comuni devono confrontarsi anche con le realtà come i carceri e come i carceri
minorili.
Quindi io propongo, anziché avere un ordine del giorno così generico, un impegno da parte
dell’Assessore e non solo, però, da parte dell’Assessore, anche da parte dei Consiglieri, di
alcuni Consiglieri, di chiedere un’audizione a questa Commissione per proporre questo
allargamento di delega.
Quindi dare la possibilità sia al Presidente della Provincia ed eventualmente anche al Sindaco
del territorio a cui fa riferimento un carcere, di delegare una figura che possa lavorare con
continuità, altrimenti diventa molto difficile il rapporto e la relazione con queste realtà.
Sarebbe grande cosa, grandissima cosa se questa proposta avesse una presenza corale da
parte di tutte le forze politiche, perché forse questo potrebbe dare la spinta, poi vista la
Provincia di Milano che è una Provincia importante, potrebbe anche spingere verso questa
opportunità, che sarebbe, io vi assicuro, una novità assolutamente positiva per il carcere,
perché ha ragione il Consigliere Dapei, il problema, oltre che di essere presenti all’interno del
rapporto, oltre che avere un rapporto territorio carcere aperto e continuo, è fondamentale che
il carcere sia sempre all’ordine del giorno. Sia sempre all’ordine del giorno in tutte le
occasioni che necessita ed in questo caso particolare, in questa condizione di crisi che sta
vivendo, mai come adesso ha la questione carcere necessità di essere sempre al primo posto
all’interno dell’agenda degli Amministratori, siano essi Amministratori di impegno
legislativo, come può essere la Regione e lo Stato, sia, invece, amministrativo, come devono
essere i Comuni e le Province.”
Consigliere Meroni: “Io parlo a titolo personale. Non parteciperò a questa votazione e
neanche sull’ordine del giorno. Non voglio rovinare il Natale all’Assessore, non partecipo
proprio a titolo personale, perché mi sembra un po’ che ci sia un velo di ipocrisia in tutte le
parole dette da quasi tutti i Consiglieri.
Parto da quello che ha detto l’amico Pozzati, luoghi chiusi ed isolati dalla società, perché
cosa dovrebbe essere un carcere? Ma chi c’è nei carceri cosa sono? Sono gente che tu faresti
andare in giro liberamente, anche se sono stati giudicati? Andate a raccontare le vostre
baggianate alla moglie a cui hanno ucciso il marito davanti agli occhi. Andate a dirle che
andate a parlare con questa gente!
Ci sono già tantissime persone che fanno da garante, quante persone ci sono che hanno più
bisogno, mettiamo i carceri al primo punto!
Mettiamo i carceri al primo punto, metti al primo punto l’esigenza della gente che soffre,
lavora e non delinque per vivere!”
Assessore Corso: “A me sarebbe piaciuto che questo dibattito, che abbiamo sviluppato questa
sera, grazie anche ai nostri mezzi tecnologici, vi fosse stata la possibilità di ascolto, di poterli
seguire, per così dire, in diretta da parte dei detenuti, da parte della Magistratura, da parte dei
responsabili degli Enti Locali, da parte dell’amministrazione della giustizia.
Io penso che un dibattito, come quello nostro, che abbiamo fatto stia dimostrando un livello
di maturità e di coesione anche per me inaspettato.
Per cui c’è sempre da imparare, così come ho imparato dalle osservazioni che sono state fatte
all’interno della Commissione e dagli interventi di questa sera.
Perché se l’atteggiamento è quello della condivisione ed è quello dell’approdo ad azioni
positive e sinergiche, io credo che questo sia uno stile ed un metodo eccezionale e se lo
ritroviamo su una tematica sofferta come questa, io ritengo che sia una premessa per
sviluppare tutti gli auspici, le riflessioni che sono state fatte da parte della maggioranza e
della minoranza.
Non esistono differenze di carattere valoriale, di carattere identitario, rispetto ai bisogni.
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L’indignazione verso i soprusi e verso le sopraffazioni, sono sempre un sentimento comune,
che accomuna le questioni valoriali identitarie, anche se praticate in forme organizzative
diverse.
Io ritengo che questo sia un salto di qualità eccezionale, che costituisca una ricchezza che
non dobbiamo assolutamente perdere.
Sono rimasta affascinata da molti interventi.
Dal dotto intervento fatto dal Consigliere Bruschi, riferimenti anche culturali, scolastici, ci
hanno un po’ rinverdito anche in questi banchi questa sera, perché queste discussioni le
abbiamo fatte a scuola, dove ci stavamo forgiando o ci stavano forgiando.
Siamo riusciti a salvaguardare quella spinta di carattere ideale che oggi in fondo, tutto
sommato, anche su posizioni diverse, ci vedono a far politica, dedicare ore della nostra vita
per un bene collettivo e non certamente per una finalità di tipo individuale.
Allora la spinta è forte, vuol dire che c’è una marcia in più su queste questioni e non
parliamo di cose di bottega, quindi stiamo volando alto.
Questo volo non voglio interromperlo.
Mi piacerebbe anche poter rispondere bene all’aspirazione ed alla sofferenza che esprimeva
Clerici che, come me, a San Vittore, ma non solo a San Vittore, in tutte le carceri ci andiamo
quasi quotidianamente per motivi diversi e, quindi, l’auspicio è: dobbiamo fare di più, certo
che dobbiamo fare di più, ma se fossimo al Governo faremmo di più.
Se io fossi al Governo su queste cose avrei fatto cose straordinarie, eccellenti, non avrei
costruito carceri, non avrei costruito situazioni segreganti, avrei emancipato il Codice di
Procedura Penale in una maniera diversa, sarei andata a dimensionare misure alternative,
rispetto alla pena sicuramente in maniera ancora diversa da come le stesse misure alternative
si stanno configurando.
Ma siamo comuni mortali, stiamo con i piedi in terra.
Allora dentro a questa realtà io mi sento di dire che la proposta del garante, che noi stiamo
facendo, inconsueta, non normata, vacatio legis, non ancora rodata, sperimentata, nemmeno a
livello europeo, guardate, perché lì ci sono altre priorità, perché lì bisogna togliere la tortura.
Ci sono altre questioni a livello europeo.
Ma a livello locale cominciare a fare queste cose vuol dire che cosa? Vuol dire che noi
cominciamo ad esercitare delle azioni e delle cose che costituiscono una premessa delle fonti
del diritto qual è la consuetudine.
Perché se noi andiamo a stabilire una serie di atti deliberativi, ebbene, noi costruiamo una
consuetudine. La consuetudine è una fonte del diritto.
Allora credo che questa sia la premessa giusta per andare avanti e crescere in questo senso.
E poi, anche quando il Consigliere Barbaro parlava della condivisione della sofferenza, dei
minori, ma voi pensate che in un sistema carcerario su scala nazionale, su circa 60.000
persone detenute, recluse, a torto o a ragione, perché questo riguarda la Magistratura e poi
come sono i Codici di procedura, sono tutta un’altra questione, come oggi sta funzionando la
giustizia è ancora tutta un’altra questione, ma i minori che si vedono sottratti ai genitori per
colpe non loro e che devono pagare colpe che non hanno, che sono deprivati dei sentimenti. I
bambini che devono vivere con le madri all’interno delle carceri perché le Leggi ancora non
sono ottemperate, rispetto alle misure alternative.
Allora siamo veramente nei gironi danteschi, per alcune situazioni, per non arrivare a parlare
dei manicomi giudiziari, ultimo anello della catena della sofferenza.
Su questo credo che tutti, la Frassinetti, Guerra, Dapei, Pozzati, anche Meroni nel suo modo
di porsi, tutto sommato era un’espressione di sofferenza di tipo diverso dalla nostra, ma era
pur sempre una sofferenza.
Allora ritengo che noi possiamo fare delle cose assieme, possiamo volare ancora più alto e
possiamo anche assumerci degli impegni reciproci.
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Io ho preso atto delle disponibilità dei colleghi Consiglieri che hanno voluto presentare degli
emendamenti che hanno arricchito, così come preannunciavano all’interno della
Commissione Consiliare il carattere di fermezza di questa delibera.
In questo senso io personalmente ho recepito tutti gli emendamenti, ivi compreso anche
l’allegato ultimo dell’ordine del giorno della raccomandazione dell’impegno che viene
sottoscritto, sul quale il Consigliere Pozzati faceva delle puntualizzazioni che adesso mi
sento di coniugare così, rispetto al testo ed ai suggerimenti.
Io credo di poter sicuramente accogliere l’impegno di poter chiedere un’audizione all’interno
della Commissione Giustizia, come Assessore della Provincia di Milano, per porre la
questione della presenza dei Consiglieri all’interno del carcere.
Però, attenzione, noi non risolviamo il problema solamente così, perché c’è chi entra nelle
carceri da anni, però dove si entra nelle carceri, in quali raggi si entra? Anche questo è un
problema, non basta dire entriamo.
Che tu sei accompagnato al terzo raggio, vai al terzo piano, c’è la nave, ci sono le strutture
aperte, ci sono tutti i servizi che sono lì dentro, ma al sesto non entra nessuno.
Poi abbiamo le situazioni dei tossicodipendenti, abbiamo le situazioni degli immigrati,
abbiamo le sofferenze sulle sofferenze.
Qualcuno diceva è Natale e noi qualcosa facciamo, non sentiamoci di dover discutere su
queste cose solamente perché ci sono le feste e tutto sommato ci sentiamo anche colpevoli
socialmente verso coloro che la società ha escluso.
Molti in questa società pensano alle feste perché altre feste non esistono, non si fanno,
magari chissà quando e se le faranno.
Io sono andata ad una castagnata a San Vittore, poi parliamo sempre di San Vittore, ma ci
sono anche gli altri, c’è Opera, ad Opera abbiamo gli ergastoli, dove abbiamo i “fine pena
mai”, vuol dire che la speranza non c’è, non c’è su nulla.
Abbiamo fatto questa castagnata con gli Alpini e c’era gente, persone che una castagna non
l’assaggiava da sei anni, una castagna, c’era un’emozione di fronte a questa castagna.
Ecco che l’ascolto di cui parlava Dapei, il bisogno di ascolto, il bisogno di comunicazione è
forte, l’attesa è fortissima rispetto a queste cose.
Per cui non possiamo neanche illudere le persone e non possiamo illudere neanche noi stessi,
che un garante possa risolvere le questioni di carattere politico generale di gestione di
rapporti tra la Magistratura, la Magistratura ordinaria, la Magistratura di Sorveglianza.
Allora il mio impegno si conclude così, con una richiesta di audizione alla Commissione per,
giustamente, aprire un percorso sull’entrata dappertutto nelle carceri, non
all’accompagnamento nel raggio nelle carceri.
La seconda è quella di creare un momento precursore – io aggiungo – perché non dobbiamo
aspettare che a livello nazionale si consolidino ed arrivino le circolari per poter far entrare i
Consiglieri provinciali.
Io sono per aprire un tavolo interistituzionale con la Magistratura di Sorveglianza ed il
Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, per stabilire un Protocollo
d’Intesa dell’entrata, dei Consiglieri provinciali all’interno delle carceri e questo sarebbe un
passo avanti, o nella funzione delegata, così come suggeriva il Consigliere Pozzati, oppure
nelle forme estensive, come auspichiamo, invece, tutto quanto il Consiglio, però anche qui
pazienza, un passo per volta.
La conclusione più bella che io auspico è quella di poter portare il giorno di Natale, il 25
dicembre, dove io sono stata invitata a San Vittore e parteciperò ad un pranzo con loro, con
la nuova direttrice del carcere, con i detenuti, il nostro regalo di Natale – possiamo chiamarlo
così perché è di Natale: la delibera del Consiglio provinciale sul Garante, io credo che
avremmo fatto tutti un passo avanti.”
Durante il dibattito si assentano i Consiglieri Malinverno e Meroni. (presenti 37)
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Il Presidente del Consiglio pone quindi in votazione l’emendamento Guerra alla delibera n.30
L’emendamento viene approvato con trentuno voti favorevoli, non avendo partecipato al voto
sei Consiglieri.
Il Presidente del Consiglio pone quindi in votazione l’emendamento n.1 - Forza Italia - alla
delibera n.30
L’emendamento viene approvato con trentadue voti favorevoli, non avendo partecipato al
voto cinque Consiglieri.
Il Presidente del Consiglio pone quindi in votazione l’emendamento n..2 - Forza Italia - alla
delibera n.30
L’emendamento viene approvato con trentatre voti favorevoli, non avendo partecipato al voto
quattro Consiglieri.
Il Presidente del Consiglio pone quindi in votazione l’emendamento n..3 - Forza Italia - alla
delibera n.30
L’emendamento viene approvato con trentadue voti favorevoli, non avendo partecipato al
voto cinque Consiglieri.
Il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il provvedimento proposto dalla
Giunta, comprensivo degli emendamenti presentati e approvati durante l’adunanza consiliare.
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico; terminate le
operazioni di voto, dichiara approvata la deliberazione con trentatre voti a favore; non
partecipano al voto i Consiglieri Accame, Censi, Clerici, Gavazzi.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Il Presidente del Consiglio, stante l'urgenza del provvedimento, propone di dichiarare la
presente deliberazione immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 134, comma 4, del D. lgs.
18 agosto 2000, n. 267.
La proposta risulta approvata con trentaquattro voti a favore; non partecipano al voto i
Consiglieri Accame, Clerici e Gavazzi.
Il Presidente del Consiglio pone quindi in trattazione lo:
OGGETTO – Ordine del giorno presentato in data 14 dicembre 2004, primo firmatario il
Consigliere Dapei, per richiedere la facoltà per i Consiglieri provinciali di poter accedere
liberamente alle carceri (collegato all’argomento n. 30 dell’ordine del giorno del Consiglio).
Consigliere Dapei: “Ringraziando anch’io, come hanno fatto tutti, tra l’altro in particolare il
Consigliere Frassinetti, con cui si è lavorato insieme per questo ordine del giorno, volevo
sottolineare che anche il garante oggi non ha neanche titolo per entrare in carcere.
Quindi c’è un lavoro da fare tutti insieme in questo senso e, quindi, a chi aveva qualche
perplessità sull’ordine del giorno, dico che le gambe per camminare le dobbiamo dare non
solo all’ordine del giorno, ma anche alla delibera e, quindi, per economia di scala
quantomeno, lo sforzo lo dobbiamo fare una volta sola, ma per entrambe le questioni.
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Se poi puntiamo in alto ed otteniamo solo metà di quello che chiediamo, comunque sarà
valsa la pena.
Quindi non stiamo parlando di cose campate in aria, ma siamo assolutamente nel linguaggio
utilizzato questa sera anche per la delibera ed auspicando uno strumento assolutamente
indispensabile perché abbiano poi sostanza tutti i principi, i valori, gli intendimenti di cui
abbiamo parlato questa sera.”
Successivamente il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il seguente
ordine del giorno:
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
in adunanza 14 dicembre 2004
preso atto
che la Legge consente ai Parlamentari e ai Consiglieri regionali di poter accedere liberamente
all’interno delle strutture carcerarie,
considerato
invece che i Consiglieri provinciali non possono usufruire di tale diritto ma possono
accedervi solamente in casi particolari previa autorizzazione dell’autorità carceraria,
invita
il legislatore competente a voler estendere la facoltà di poter accedere liberamente alle
carceri anche ai Consiglieri provinciali relativamente alla loro competenza territoriale
affinché anche la Provincia possa diventare in concreto un interlocutore utile per i problemi
del mondo carcerario.
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico; terminate le
operazioni di voto, dichiara approvato l’ordine del giorno con trenta voti a favore; non
partecipano al voto i Consiglieri Accame, Calaminici, Clerici, Foglia, Gatti, Gavazzi e Re.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Dopodiché, alle ore 20.55, il Presidente del Consiglio sospende la seduta consiliare per la
pausa della cena.
Alle ore 21.50 il Presidente del Consiglio
invita il Segretario a procedere all'appello nominale dei presenti.
Rispondono all'appello i seguenti trentuno Consiglieri:
Ortolina Vincenzo
Accame Pietro
Albetti Roberto
Angiuoni Pierluigi
Foglia Giuseppe
Fortunati Ombretta
Gaiardelli Andrea
Greco Luigi
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Ariazzi Costanzo
Arrigoni Vittorio
Barbaro Mario
Bruschi Marco (detto Max)
Calaminici Arturo
Casati Ezio Primo
Cavicchioli Arianna
Censi Arianna
Clerici Michele
Dapei Bruno
Esposito Francesco
Lombardi Ruggiero
Maestri Pietro
Malinverno Marco
Mauri Matteo
Meroni Fabio
Modugno Roberto
Musciacchio Camilla
Nobili Ernesto
Patta Antonello
Pioli Pier Mauro
Pozzati Vittorio
Re Marco
Sono altresì presenti gli Assessori provinciali: Benelli, Brembilla, Gasparini, Grancini e
Mattioli.
Assenti giustificati i Consiglieri: Colli, De Gaspari, Russomanno e Scarano.
Il Presidente del Consiglio pone in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 32 DELL'ORDINE DEL GIORNO – Approvazione del “Programma
pluriennale 2004-2006 per l’organizzazione bibliotecaria territoriale”, ai sensi della l.r. 14
dicembre 1985 n. 81 “Norme in materia di biblioteche e archivi storici di Enti locali e di
interesse locale”.
Nel frattempo sono entrati in aula gli Assessori Barzaghi, Casati, Dioli, Matteucci e Mezzi.
Assessore Benelli: “Raccomando all’approvazione del Consiglio questo atto di
programmazione richiesto dalla Legge Regionale della Lombardia in materia di biblioteche
per lo sviluppo dei sistemi bibliotecari nel triennio 2004-2006.
Non intendo, ovviamente, richiamare tutti i dati contenuti nella relazione di
accompagnamento alla delibera.
La cosa che mi preme sottolineare è che l’organizzazione bibliotecari nella Provincia di
Milano è ad un buon livello di funzionalità, di qualità del servizio ed è in progressivo
miglioramento.
Miglioramento che è stato, peraltro, costante negli anni ed ha portato al raggiungimento di
tutti gli standard internazionali richiesti per i servizi bibliotecari.
Questo è stato possibile soprattutto grazie ad un lavoro che negli anni la Provincia ha svolto
con una determinazione costante, benché non sia stato semplice, a raggruppare
progressivamente le biblioteche, in una prima fase in sistemi, in una seconda fase in
intersistemi.
Si è testo cioè ad ampliare sempre di più l’ambito di cooperazione interbibliotecaria, in cui è
organizzato l’insieme delle biblioteche della nostra Provincia.
Siamo arrivati all’obiettivo che c’eravamo prefissi, e che la stessa Regione Lombardia ci ha
chiesto di raggiungere, di sei macro sistemi intercomunali: abbiamo raggruppato diversi
sistemi in un intersistema, e questa, come i Consiglieri probabilmente sanno, è un’operazione
che comporta una qualche difficoltà organizzativa, non fosse altro per la necessità di un
adeguamento di compatibilità dei diversi sistemi informatizzati, di centralizzazione di alcuni
servizi fondamentali, quali l’acquisto centralizzato dei libri, dei materiali e di catalogazione,
operazione quest’ultima che è inutile e costoso duplicare nei diversi ambiti territoriali.
Quasi ovunque, come sapete o come avrete visto dalla relazione, nei Comuni della nostra
Provincia esiste una biblioteca, con l’eccezione di quattro Comuni, per gestire in modo
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funzionale un servizio bibliotecario. In quei casi funziona il prestito interbibliotecario e
spesso anche il bibliobus, che copre il territorio interessato anche dove non esiste la
biblioteca.
Rimane, come sempre, escluso dalla considerazione della Provincia il sistema urbano di
Milano, perché la Regione non stanzia un finanziamento sufficiente a consentirci di
provvedere all’organizzazione dei servizi bibliotecari sia nei 188 Comuni della Provincia, sia
in Milano, che è di per sé un ambito troppo ampio e complesso perché possiamo fare un
intervento più che simbolico.
La Provincia, oltre a provvedere allo sviluppo ed al progressivo ampliamento dei sistemi, si
occupa anche dell’aggiornamento e della formazione del personale, funzione che la Provincia
di Milano svolge, ormai da molto tempo, con ottimi risultati, in questo caso anche per il
Comune di Milano. Ogni anno inoltre la Provincia opera interventi a sostegno della lettura.
Per dirla molto in sintesi non basta organizzare bene i servizi bibliotecari: dato che il nostro
Paese notoriamente ha indice di lettura molto basso, è anche necessario fare interventi mirati
di animazione della lettura, vale a dire interventi che consentono alle biblioteche di
avvicinare il più possibile il pubblico al libro, al documento, al materiale bibliografico. Un
tipo di intervento che risulta particolarmente efficace, voi comprenderete perché, quando è
rivolto alle fasce di età più basse.
Moltissime biblioteche della nostra Provincia hanno aperto una sezione ragazzi, in alcuni casi
addirittura si sono aperte delle biblioteche specializzate per bambini e ragazzi e la Provincia
interviene con dei programmi di animazione della lettura, in particolare per queste fasce di
età.
Una novità che tengo particolarmente a sottolineare (dato che la delega alla cultura si è
arricchita di una delega specifica in materia di multiculturalità e interculturalità) è il fatto che
abbiamo voluto evidenziare, accanto agli interventi tradizionali a favore delle biblioteche,
l’obiettivo di far crescere gli scaffali multimediali, ovvero una dotazione di materiali che
consentano ai cittadini stranieri, alle persone che vivono e lavorano nella nostra Provincia,
ma che provengono da Paesi lontani, di poter trovare materiale anche nella loro lingua
d’origine. Ciò è necessario soprattutto per il loro figli.
Come ho già detto i servizi bibliotecari sono molto migliorati nel tempo, però bisogna
ammettere che le risorse che complessivamente la nostra Provincia, ma i Comuni, la Regione
e lo Stato Italiano destinano alle biblioteche sono insufficienti a sostenere davvero un
progetto di allargamento del pubblico dei lettori nel nostro Paese.
E’ un peccato, perché, sarebbe quanto mai necessario; come è noto un alto indice di lettura è
anche un segno di maggiore capacità dei cittadini di formarsi un’autonomia critica e di
opinione, quanto mai utile nell’orientarsi in una società che sovrabbonda in informazioni,
molto spesso superficiali.
Quindi complessivamente, benché noi possiamo dirci soddisfatti del grado di efficienza dei
servizi bibliotecari nella nostra realtà, va evidenziato che sarebbe necessario fare molto di più
in termini di sostegno economico, da parte dei Comuni, da parte della Provincia, da parte
della Regione.
Consentitemi una sottolineatura critica: purtroppo la Regione Lombardia negli ultimi anni
non ha aumentato i finanziamenti destinati al sostegno dei servizi bibliotecari, tanto è vero
che dal 2001 al 2004 i finanziamenti regionali si sono ridotti oltre del 21%.
Siamo passati da una cifra di 622.000 Euro circa, ad una cifra di 400.000 Euro.
Devo dire, peraltro, che anche la Provincia, sia pure di poco, negli ultimi anni ha diminuito
costantemente i suoi finanziamenti. Abbiamo cercato di dare un segno, almeno simbolico di
inversione di questo trend negativo dell’ultimo periodo aumentando, come vedrete nella
proposta di Bilancio che discuteremo successivamente, in modo abbastanza significativo gli
stanziamenti destinati alle biblioteche.
Siamo passati, infatti, per il 2005 a 700.000 Euro di stanziamento per i sistemi bibliotecari,
rispetto ai 587.000 Euro dell’ultimo periodo, ed abbiamo anche aumentato a 200.000 Euro gli
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stanziamenti, destinati a interventi di formazione, aggiornamento del personale, animazione
della lettura.
Quindi complessivamente abbiamo fatto uno sforzo notevole.
Sappiamo che è comunque insufficiente, rispetto alle esigenze, ma ci è parso utile dare un
segnale ai Comuni. Perché è inutile nasconderci che i Comuni si troveranno in difficoltà, per
ragioni dovute alle ristrettezze dei loro bilanci ed alle imposizioni della finanziaria.
Le ripercussioni negative che le restrizioni avranno sui Bilanci comunali avranno
un’incidenza particolare nel settore della cultura.
Noi, ovviamente, cercheremo di aiutare i Comuni a razionalizzare il loro intervento in campo
culturale, in modo che, sia pure con risorse limitate, si possa non scadere di qualità nei
servizi offerti, però è anche utile che dalla Provincia venga un esempio e l’esempio deve
essere per l’appunto quello di segnalare ai Comuni che il mantenimento di un buono standard
qualitativo dei servizi bibliotecari deve essere considerato un obiettivo prioritario,
nell’ambito, si intende, degli interventi per la cultura.
Con queste annotazioni e considerazioni critiche, fatte per non per amor di polemica verso
qualcuno, ma per essere tutti consapevoli della situazione esistente, raccomando al Consiglio
l’approvazione di questo Piano Triennale.”
Nel frattempo sono entrati i Consiglieri Del Nero, Caputo, Gatti, Gavazzi, Guerra, Pezzoni e
Tranquillino. (presenti 38)
Consigliere Arrigoni: “Esprimo un consenso generale sulla relazione fatta dall’Assessore
Benelli anche sul documento di programmazione pluriennale 2004 – 2006, relativo
all’organizzazione bibliotecaria territoriale.
Effettivamente trovo la relazione fatta dall’Assessore veritiera e positiva, veritiera perché, al
di là degli Assessori che si sono succeduti nella guida dell’Amministrazione provinciale,
devo dire che l’Amministrazione provinciale di Milano nel tempo ha svolto un lavoro
egregio, interpretando la Legge Regionale relativa alle organizzazioni delle biblioteche e dei
sistemi bibliotecari in termini molto propositivi e molto attivi.
Non solo dando, o fornendo contributi propri, oltre ai contributi di origine regionale, ma
soprattutto attraverso un’attività di programmazione e di sostegno concreto ha promosso
prima la costituzione di sistemi bibliotecari rudimentali, diciamo propedeutici, e poi la
costituzione di sistemi bibliotecari sempre meglio organizzati.
Apprezzo lo sforzo fatto dall’Assessore Benelli, per aumentare i contributi a disposizione
delle biblioteche, invertendo, come Provincia, un trend che sembrava portare
ineluttabilmente verso una continua diminuzione dei contributi alle biblioteche, tenendo
presente che le biblioteche forniscono dei servizi non a pagamento.
Questa è una scelta molto importante che l’Italia ha fatto, anche se incombe una disposizione
della Comunità Europea che ci impone il pagamento dei diritti d’autore agli autori dei libri.
Quindi, in una certa misura, c’è questo problema da risolvere come sistema Italia. Speriamo
che questa scelta non si faccia a danno delle biblioteche.
Io intervengo in particolare per fare alcune osservazioni, invece, sul destino ipotizzato nella
relazione dell’Assessore, del sistema bibliotecario del vimercatese.
Io ho la fortuna, ho l’onore di essere Presidente del Sistema Bibliotecario e, quindi, devo fare
questa precisazione.
Nella relazione si fa presente che il sistema bibliotecario del vimercatese / trezzese, in realtà
si chiama sistema bibliotecario del Vimercatese, ma che raggruppa 19 Comuni del
Vimercatese e 10 Comuni del Trezzese, deve passare, ovviamente, nella Provincia di Monza
e Brianza. Quindi in quel momento si porrà il problema di come far entrare o meno i Comuni
del Trezzese, i quali, anche il Consigliere Meroni sa, che non fanno parte della costituita
Provincia di Monza e Brianza.
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Considerato che il sistema bibliotecario è un insieme di biblioteche, è un’istituzione sovra
bibliotecaria, che ha lo scopo di fornire servizi, che permettono alle biblioteche, soprattutto
alle biblioteche più piccole, di garantire ai propri utenti dei servizi che da sole non
riuscirebbero a fornire.
In particolare il sistema bibliotecario del Vimercatese è uno dei migliori della Provincia di
Milano, è anche uno migliore della Lombardia.
Il Consigliere Pozzati mi dice che forse, addirittura, è il migliore d’Italia, mi riferisco a lui
perché anche lui è stato Presidente un po’ di anni fa del sistema bibliotecario del
Vimercatese, quindi conosce bene la situazione.
In questi anni abbiamo costruito un sistema abbastanza efficiente, tanto che ci siamo dotati di
una rete di collegamento informatico specifica, proprio nostra, con linee ADSL, costruita da
una società del campo della telefonia.
C’è costata fatica, c’è costata soldi, gestiamo molti servizi insieme, la catalogazione dei libri,
l’acquisto dei libri, l’acquisto centralizzato di apparecchiature hardware.
C’è anche il sistema, a questo punto, di prenotazioni interbibliotecarie.
Un cittadino di un Comune non ha a disposizione solo il catalogo della biblioteca del suo
Comune, ma ha a disposizione il catalogo di tutte e 27 le biblioteche.
Ma, grazie al cielo, questa non è una realtà specifica del solo sistema del Vimercatese, ma
anche di tanti altri sistemi bibliotecari.
In conclusione voglio dire questo: le biblioteche del sistema sono così intrecciate che
ritengono opportuno confermare la loro volontà di stare insieme. Quindi, si potrà porre il
caso che due Province finanziano con contributi parziali un sistema solo, in rapporto al
numero dei Comuni, che appartengono alle rispettive Province. Oppure, da qui al 2009,
qualche Comune del Trezzese cambierà idea e, perché no, potrebbe entrare anche lui nella
Provincia di Monza e Brianza, risolvendo e semplificando il problema.
Comunque è importante che la Provincia di Milano sappia che il sistema bibliotecario del
Vimercatese vuole unito.”
Consigliere Censi: “Dicevamo, discutevamo qui che il sistema bibliotecario migliore è
ciascuno di quello di ognuno di noi.
Devo ringraziare l’Assessore perché ci ha permesso questa sera di discutere di un tema che
ad alcuni di noi è molto caro, da Arrigoni che è Presidente del sistema bibliotecario del
Vimercatese e per alcuni di noi, per me in particolare, perché è stata la mia professione per
lunghi anni e devo in questa sede ricordare come la Provincia ha, in applicazione della Legge
81, della Legge che ha istituito le biblioteche come noi le pensiamo adesso, cioè come un
luogo in cui si fa cultura, si promuove la lettura, si promuove l’educazione permanente, si
diceva una volta e devo ricordare in questo Consiglio provinciale Novella Sansoni, che, come
Assessore alla Cultura, ha iniziato questo grande processo di trasformazione delle
biblioteche, per come le intendevamo.
Non erano più i luoghi dove forse si trovavano 100 – 200 o 300 libri. Ogni Comune apre una
biblioteca, facendo uno sforzo.
I primi libri furono regalati dalla Provincia, quei libretti che si trovano ancora adesso in tutte
le biblioteche e da lì è cominciato un lavoro per la creazione delle biblioteche.
Si applicò l’idea della consultazione, a scaffale aperto. Un sistema straordinario, un sistema
che non era conosciuto in Italia e che permetteva ai cittadini, a tutti i cittadini di trovare il
libro che stavano cercando un ordine semplicissimo, sullo stile della biblioteca del
Beaubourg, la più grande biblioteca aperta, a scaffale libero d’Europa.
Io credo che la Provincia di Milano abbia nel tempo fatto piccole realtà straordinariamente
rilevanti per i cittadini dei nostri Comuni.
Guardate, oggi, diceva Arrigoni, un cittadino di un Comune anche piccolo, la cui biblioteca
ha comunque non meno di 5000 – 10000 libri di patrimonio, può in realtà contare su una
disponibilità di volumi di molte centinaia di migliaia di libri, perché essendo le biblioteche
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collegate in linea e con un sistema di trasporti rapidissimi, in meno di 24 ore possono avere il
libro nella biblioteca sotto la loro casa.
Io trovo questo un sistema straordinario per promuovere la cultura, ma credo anche che sia
un grande sistema di solidarietà, perché oggi, a volte per i ragazzi studiare è un problema,
perché i libri costano molto, è assai difficile anche trovare alcuni testi costosi.
Credo che quello che l’Assessore ha fatto, cioè invertire una tendenza che è diffusamente e
pericolosamente va verso la diminuzione di questi investimenti.
I Comuni devono tagliare, la prima discussione che si fa sul Bilancio è: i libri, l’acquisto dei
periodici, l’acquisto dei libri, poi si passa al nido, lo sappiamo come si discutono i Bilanci nei
Comuni.
A me pare che comunque aumentare di una cifra che si aggira intorno al 10% è un segnale
importante, è un segnale che va nella direzione della grande tradizione della Provincia che
aiuta i Comuni, della grande tradizione delle biblioteche che si aprono ai cittadini, che fanno
della promozione culturale, dell’animazione del libro uno degli eventi più importanti,
deflagranti sull’idea del libro e l’ultima questione, che è il sostegno che io mi sento di
caldeggiare e di confortare l’Assessore in questo senso è quello delle biblioteche per ragazzi.
Credo che molto del successo della letteratura per ragazzi, pensate a quante collane ci sono
oggi per i ragazzi, dipenda dal lavoro che oscuramente i bibliotecari hanno fatto all’interno
delle loro biblioteche, perché si sono coltivati nuovi lettori, si è costruita la piacevolezza del
libro, il gusto del raccontarlo, si è sostituito all’imposizione del libro grigio e bigio, il libro
illustrato bene, la drammatizzazione dei libri, la piacevolezza anche del toccarli, anche dello
stare nelle biblioteche ed anche nell’arredo.
Io mi ricordo un corso fatto nell’83, organizzato da Miranda Sacchi, che voglio citare anche
Lei, un’altra madre delle biblioteche milanesi, un mito per i bibliotecari milanesi, che ci
insegnò l’uso del colore in biblioteca e cambiò l’idea della biblioteca, partendo da una
biblioteca bergamasca, la biblioteca di Albino, che aveva l’arredo più contemporaneo della
Lombardia.
Dico questo perché si usò allora una frase di Margherita Yourcenar, che era tratta da
Memorie di Adriano, che è un altro dei libri più belli che io credo siano mai stati scritto che
diceva questo: Fondare biblioteche è ancora come costruire granai pubblici, ammassare
riserve contro l’inverno dello spirito, che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
Quindi auguro intanto la condivisione del Gruppo di maggioranza, ma anche un gran lavoro
all’Assessore in questo senso e la solidarietà e l’aiuto del Consiglio e di tutti i Consiglieri in
questo interessante ed importantissimo lavoro.”
Consigliere Albetti: “Volevo sottolineare come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto
sull’importanza che ha il sistema bibliotecario nel nostro territorio provinciale, che ha una
bella storia, mi ricordo fin da quando ero in questo Consiglio nell’85, questo lavoro è
attivamente continuato ed anche direi ha saputo convincere i Comuni di aprire nuove
biblioteche, perché i cittadini lo richiedevano.
Noi abbiamo la fortuna, e lo volevo sottolineare, di appartenere, di essere inseriti nel sistema
bibliotecario regionale, che conta più di 2.200 biblioteche e, quindi, è un sistema ormai
ampio e molto forte da questo punto di vista, che, al di là delle diminuzioni che qui sono state
dette, comunque è riuscita a dare questo impulso.
Nelle premesse di delibera c’è anche l’auspicio che Milano entri a far parte del sistema.
Probabilmente i bibliotecari milanesi sono un po’ restii a questo tipo di discorso, anche se
sottolineiamo che il Comune di Milano ha dato vita alla fondazione per la costruzione della
Biblioteca Europea e che, quindi, dà un ulteriore respiro, una spinta al modello bibliotecario
che abbiamo nei nostri paesi.
Penso che la biblioteca è importante specialmente per le possibilità che dà di approfondire i
vari contenuti culturali e scolastici, ma anche come possibilità di comunicazione e di ritrovo,
specialmente per i giovani e bambini.
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Siccome qui tutti citano il Paese, ricordo anche il mo ricordo che Abbiategrasso è stato
premiato come la miglior biblioteca per bambini, collocata in un contesto pregevole come il
castello visconteo, in cui uno quando entra è invogliato a rimanerci.
Voglio dire che comunque i Comuni sul sistema bibliotecario hanno investito e, quindi,
dobbiamo fare in modo che mantenendo nel Bilancio questi aiuti, incentiviamo ancora di più
questo sforzo, perché non solo con i computer, ma proprio ampliando la funzione del libro, si
incentiva la conoscenza e amplia la memoria storica e la funzione didattica e di
insegnamento.
Quindi è apprezzabile lo sforzo fatto per la continuità che l’Assessore ha proposto per
continuare la tradizione del sistema bibliotecario provinciale ci trova quindi d’accordo e noi
voteremo a favore di questa delibera.”
Consigliere Meroni: “Il Gruppo della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania voterà a
favore di questo argomento.
Volevo ricordare che, oltre che al sistema bibliotecario del Vimercatese, eccellenza nella
Brianza, un invito che faccio all’Assessore Benelli di venire a visitare una delle biblioteche
speciali, la biblioteca del mobile a Lissone, così si renderà conto che anche
un’Amministrazione leghista ha saputo realizzare una biblioteca di 3000 metri quadri, per
acculturare non solo la gente di Lissone, ma tutti i Comuni che partecipano alle nostre
iniziative e sono tanti, perché facciamo delle iniziative che Lei conoscerà bene, anche quella
– una fra le tante – dell’apertura serale o notturna della biblioteca, per dare spazio anche a
quelle persone che vogliono intraprendere una via culturale, non negli orari canonici e vi
posso dire che durante il solstizio d’estate quest’anno è stata visitata da più di 2500 persone
nella notte.
Il nostro voto sarà a favore. Continui così, mi raccomando, anche sui finanziamenti per la
Brianza, al di là del trezzese che vedremo di fare un circondario.”
Assessore Benelli: “Brevissima, solo per ringraziare tutti i Consiglieri per le cose che hanno
detto e che dimostrano un interesse ed una passione personale oltre che politica, per questo
argomento.
Un’osservazione fatta dal Consigliere Arrigoni giustamente richiama ad un’esigenza di
chiarezza a proposito della costituzione della nuova Provincia di Monza e Brianza. Noi non
abbiamo ancora assunto, una decisione, la prenderemo ovviamente insieme con i Comuni
interessanti. Ricordo però che non è indispensabile spezzare i sistemi bibliotecari che si sono
in questi anni costruiti, anche qualora un sistema si vada a dividere su due Province.
Perché è molto semplice, attraverso una convenzione interprovinciale, risolvere questo
problema.
Peraltro vi ricordo che noi abbiamo anche il caso ben più anomalo del Comune di San
Colombano al Lambro, la cui biblioteca è inserita in un sistema della Provincia di Milano
anche se il Comune fisicamente è lontano dal nostro territorio.
Ho visto che diversi Consiglieri hanno presentato degli emendamenti, che sono, credo,
semplicemente una puntualizzazione linguistica.
Esatto, quasi tecnica, esprimo l’accoglimento da parte della Giunta di questa proposta di
emendamento.”
Presidente del Consiglio: “Dobbiamo procedere formalmente ad approvare l’emendamento
che dicevo può essere considerato in qualche misura tecnico, perché giustamente evidenzia il
fatto che l’istituzione della Provincia di Monza non è prossima, ma è già un dato di realtà.”
Il Presidente del Consiglio pone quindi in votazione l’emendamento, avente come primo
firmatario il Consigliere Dapei, alla delibera n.32
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L’emendamento viene approvato con trentotto voti a favore.
Il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il provvedimento proposto dalla
Giunta, comprensivo dell’emendamento presentato e approvato durante l’adunanza
consiliare, avente come primo firmatario il Consigliere Dapei.
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico; terminate le
operazioni di voto, dichiara approvata la deliberazione con trentotto voti a favore.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Consigliere Gavazzi: “Io chiedevo, Signor Presidente, vista l’ora, se sembra dignitoso
mettere in discussione adesso il Bilancio, la relazione di Bilancio. Per l’amor del cielo, è
possibile fare tutto, però iniziare a discutere un Bilancio della Provincia di Milano alle 10,30,
con la relazione del Presidente che non è presente, senz’altro tornerà giù per qualsiasi cosa.
Io direi di chiudere, ci riuniamo giovedì, si inizia dopo l’articolo 83 con la relazione del
Presidente e si parte. Adesso non mi sembra corretto presentare la relazione, andiamo a casa,
ci dormiamo sopra, quando iniziamo partiamo ed andiamo. Questa è la mia proposta.”
Presidente del Consiglio: “Esprimo a titolo personale opinione contraria a quella di Gavazzi,
perché, primo, sono “soltanto” le 22,30. Secondo, mi scusi Gavazzi, avendo registrato il
numero degli emendamenti che sono pervenuti, che sono 314, dico che se noi avviamo la
discussione sul Bilancio giovedì prossimo, avendo come obiettivo politico il fatto di
approvare il Bilancio entro l’anno e possibilmente prima di Natale, io credo che sia
indispensabile che oggi si avvii la discussione generale sul Bilancio... Ho capito, però sono
stati presentati 314 emendamenti. Io ho fatto un conto, che se su ciascun emendamento
dovesse intervenire soltanto un Consigliere per cinque minuti ciascuno sono 26 ore di aula,
vedete un po’ voi. Scusatemi, non è contraddittorio, chiedo una breve sospensione.”
La seduta viene sospesa alle ore 22.30 e riprende alle ore 22.50.
Consigliere Gavazzi: “Cerchiamo di essere seri per cortesia. Presidente, volevo sapere che
intenzioni abbiamo sul proseguo dei lavori. Questo per me... “
Presidente del Consiglio: “La mia intenzione è: sentiamo la relazione del Presidente Penati,
che credo durerà una ventina di minuti, ma poi se ci sono dei Consiglieri che intendono
intervenire per avviare il dibattito, io direi che si può arrivare tranquillamente a mezzanotte,
avviando la discussione sul Bilancio per le ragioni che ho già detto prima, perché ci sono poi
314 emendamenti da discutere, quindi ci vuole il tempo necessario.”
Consigliere Gavazzi: “A mezzanotte ed un minuto potremmo chiudere praticamente. Lei ha
raggiunto l’accordo con il Presidente Penati, non ci sono problemi, mezzanotte un minuto,
che qualcuno la pensa in un modo diverso e noi dobbiamo aspettare che si acquietino le cose
per poter proseguire o andare a casa. Siamo sicuri, mezzanotte e uno, Lei sospende.”
Presidente del Consiglio: “Lo decideremo dopo la... “
Consigliere Gavazzi: “E’ Lei il Presidente, mi scusi.”
Presidente del Consiglio: “Allora io dico che attorno a mezzanotte chiudiamo.”
Consigliere Gavazzi: “La ringrazio.”
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Presidente del Consiglio: “Prego. La parola al Presidente Penati.”
Il Presidente del Consiglio pone in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 25 DELL'ORDINE DEL GIORNO – Approvazione del Bilancio di
Previsione per l’esercizio 2005, della Relazione Previsionale e Programmatica e del Bilancio
Pluriennale 2005/2007.
Nel frattempo è entrato in aula il Presidente della Provincia, Penati, mentre è uscito il Vice
Presidente del Consiglio, Caputo. (presenti 38)
Presidente della Provincia, Penati: “Signor Presidente, Signori e Signore Consiglieri, è con
un certo orgoglio, con cui per la prima volta, dopo il mio insediamento alla Provincia di
Milano, mi accingo a presentare il Bilancio di Previsione per il 2005, un Bilancio che
esprime e concretizza il programma di Governo, che ho presentato in questa stessa aula il 20
luglio scorso ed è l’avvio di una proposta di Governo che trova il contributo, il lavoro, la
passione, l’impegno di quanti con me in Giunta condividono la responsabilità del Governo
della Provincia di Milano.
Un programma di Governo, quello della mia Amministrazione provinciale, centrato sul
“Patto per lo Sviluppo Sostenibile, che si basa sulla creazione di un circuito virtuoso –
vizioso stavo dicendo – tra imprese, università ed istituzioni, che faccia della Regione
Urbana Milanese un territorio – laboratorio, della società della conoscenza.
Un programma impregnato, inoltre, sulla creazione di un nuovo welfare ambrosiano,
sull’impegno per la promozione del trasporto pubblico, quale risposta al problema del
traffico e dell’inquinamento ambientale, sulla promozione della cultura, come fattore di
sviluppo sociale, sulla difesa dell’ambiente e del territorio e sull’impegno per l’istituzione
della nuova Provincia di Monza e Brianza.
Prioritario nel programma è l’impegno a realizzare forme di partecipazione fra i cittadini, le
associazioni e gli Enti Locali, quali l’Assemblea dei Sindaci prevista domani e ad adoperarsi
per costruire una cultura di pace.
Per questo sarà aperta all’inizio del prossimo anno la “Casa della Pace”, un luogo di incontro,
di promozione di una cultura di pace, che serva da stimolo ai cittadini della Provincia di
Milano e con particolare riferimento alle nuove generazioni.
Particolare attenzione sarà dedicata al rafforzamento ed ai rapporti con le istituzioni europee,
per favorire la partecipazione ai programmi comunitari ed acquisire rilievo nel contesto
internazionale.
Significative risorse saranno dedicate al personale dell’Ente, per valorizzarne il lavoro e le
competenze, ai dipendenti provinciali vogliamo garantire formazione, stabilizzazione
dell’impiego, comunicazione interna, pari opportunità fra uomini e donne, senza mai
trascurare il confronto con le sigle sindacali.
Il Bilancio di oggi, dunque, che vede tra le sue voci portanti gli investimenti nei trasporti e
nella mobilità, nella scuola e nel nuovo welfare, apre una nuova stagione. Per capirlo basta
scorrere qualche cifra, su un Bilancio complessivo del valore di circa un miliardo e 128
milioni di Euro, 212.000.000 sono dedicati agli investimenti. Di questi circa 92 milioni sono
destinati ai trasporti ed alla viabilità ed oltre 38 milioni all’edilizia scolastica.
Risorse ingenti, quindi, che nel 2006 saliranno per i trasporti a 236.000.000 di Euro e nel
2007 si assesteranno su ulteriori 144.000.000 di Euro.
Per l’edilizia scolastica gli investimenti nel 2006 si attesteranno su oltre 34.000.000 di Euro,
nel 2007 a quasi 32.000.000; un investimento triennale, dunque, di circa 472.000.000 per i
trasporti e di 103.000.000 per l’edilizia scolastica. Un programma triennale che sarà
certamente incrementato nel 2005, dopo una più approfondita puntualizzazione delle priorità.
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Noi crediamo che queste cifre siano suscettibili di aumento e riteniamo di dover assumere fin
d’oggi un impegno per quanto riguarda, ad esempio, gli investimenti nell’edilizia scolastica,
assumendo come impegno l’Ordine del Giorno che è stato approvato nella Commissione nei
giorni scorsi, che stima il fabbisogno manutentivo dell’edilizia scolastica in circa
150.000.000 di Euro e quindi l’impegno sarà a che la forbice, tra i 103 previsti nel presente
Bilancio, si avvicini il più possibile ai 150 che sono il fabbisogno stimato.
Impegni consistenti quali previsti per il 2005, ai quali fanno da corrispettivo entrate derivanti
per 342.600.000 Euro .... per 135.477.000 Euro da contributi e trasferimenti, per 85.000.000
da entrate extratributarie. Per quasi 70.000.000 di Euro da alienazioni e trasferimenti di
capitale. 300.000.000 di Euro sono movimenti di fondi, 95.000.000 di Euro derivanti da
prestiti e 79.000.000 da partite di giro.
Il nostro impegno è, dunque, quello di investire per far crescere il milanese, un impegno che
necessita risorse ingenti, non facile da recuperare e per farlo quest’anno abbiamo deciso di
aumentare l’IPT, la maggiore imposta provinciale, allineandoci nel biennio a quanto già fatto
nelle altre Province. Il tributo nel 2005 salirà dal 3% attuale al 10%, passando così da 155 a
165 Euro, un aumento modesto, che porterà, però, un introito aggiuntivo di oltre 6.000.000 di
Euro, tre dei quali saranno utilizzati per interventi di sviluppo nel trasporto pubblico nel
2006. L’IPT salirà al 20%, con un incremento altrettanto modesto di 15 Euro, ma con un
introito complessivo che sarà di oltre 15.000.000 di Euro.
Intendiamo assumere questi due incrementi, che portano ad allineare l’imposta a quello che
già oggi la stragrande maggioranza, se non la quasi totalità delle Province a livello
dell’applicazione della quasi totalità delle Province italiane, allineandoci a quanto anche altre
Province, che erano più basse, stanno facendo in sede di approvazione del Bilancio 2005,
intendendo il maggior gettito come tassa di scopo.
Mi spiego, i 15.000.000 di Euro saranno la risorsa finanziaria, perché una parte, circa 6 – 7
milioni di Euro verranno destinati alla spesa ricorrente, per potenziare il trasporto pubblico
locale e l’altra parte per finanziare una parte rilevante degli investimenti sul sistema del
trasporto e della viabilità, quindi sul sistema, sull’ammodernamento, sulle opere di
ammodernamento del sistema viario in capo alla Provincia.
Quindi una sorta di patto con gli automobilisti milanesi, un modesto sforzo graduale nel
biennio, 10% Euro dall’anno prossimo, a cui se ne aggiungeranno altri 15 a partire dal 2006,
in cambio un potenziamento, quello di Rho, con maggiore precisione, del trasporto pubblico
locale, un ammodernamento dei mezzi pubblici per il trasporto pubblico locale e una dote
finanziaria aggiuntiva, per una quantità di investimenti considerevoli, così come abbiamo
detto, nel settore della viabilità e dell’ammodernamento del sistema viabilistico in capo alla
Provincia... Non ho capito, posso rileggere la frase... No, nel 2005, scusi, c’è un errore. I
primi tre già nel 2005, a cui se ne aggiungeranno tre o quattro a partire dal 2006, la ringrazio
della segnalazione.
Proprio il trasporto pubblico rappresenta, quindi, una delle priorità di questa
Amministrazione. Il nostro impegno è quello di riequilibrare il sistema dei trasporti,
recuperando le modalità ambientalmente più compatibili, trasporto pubblico su gomma e su
ferro, rispetto alla modalità su strada. Un impegno che diventa tanto più urgente, dopo le
denunce recenti dei pendolari che chiedono a gran voce condizioni di viaggio più vivibili. Se
si vuole davvero puntare a sviluppare l’uso del trasporto pubblico per ridurre il traffico e
migliorare le condizioni ambientali, bisogna partire da qui, dall’ascolto della denuncia dei
pendolari e dalla ricerca di una soluzione che potenzi il trasporto pubblico su gomma e su
ferro.
Per questo abbiamo già agito e continueremo ad adoperarci per congelare l’aumento dei
prezzi dei biglietti e per avviare nuovi servizi sulla rete del trasporto pubblico locale, creando
nuovi collegamenti e potenziando le linee esistenti, il che comporterà a regime un aumento
che stimiamo attorno al 15% del servizio attuale. A migliorare sarà anche il parco mezzi, un
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autobus su cinque sarà rinnovato e grazie anche ai fondi della Regione Lombardia i nuovi
autobus saranno meno inquinanti ed accessibili ai disabili.
Fondamentale sarà l’impegno della mia Amministrazione nella realizzazione del secondo
passante ferroviario. Stiamo già da ora discutendo le modalità di adesione ad un protocollo
d’intesa, che ad oggi vede la partecipazione della regione Lombardia, del Comune e della
rete Ferrovie Italiane.
Il miglioramento della mobilità passa anche attraverso il potenziamento di quella ciclabile,
che deve essere intesa come trasporto casa – lavoro e casa – scuola sull’intero territorio
provinciale. Per questo, nel corso del 2005, sarà avviato e concluso lo studio di
aggiornamento del sistema delle reti ciclabili.
Ingenti, valgono oltre 38.000.000 di Euro nel 2005, 34 nel 2006 e 32 nel 2007, per un totale
di 103.000.000 di Euro, le risorse dedicate – come dicevo prima – all’edilizia scolastica. Il
programma prevede interventi di manutenzione straordinaria, per la messa in sicurezza delle
strutture e degli impianti, nonché interventi di ampliamento per soddisfare il fabbisogno di
nuovi spazi ed adeguare l’offerta formativa alle richieste del territorio. Un occhio di riguardo
sarà rivolto alla tutela del patrimonio scolastico da atti vandalici, mediante la predisposizione
di un piano allarmi antifurto.
Per il triennio 2005 – 2007, prevediamo, infine, la realizzazione di circa complessivamente,
quindi comprendendo la parte che ho prima enunciato sugli investimenti per quanto riguarda
il trasporto e la rete viaria e per quanto riguarda il settore dell’edilizia scolastica, ma a questo
punto dando un dato complessivo, anche di altri settori, la spesa per investimenti nel triennio
2005 – 2007 prevede la realizzazione di circa 2.000 miliardi di vecchie lire d’investimento.
Concluso, almeno per grandi capitoli e per saldi complessivi, la parte che riguarda la spesa
per investimento, desidero fare una disamina di alcuni punti a partire dal welfare.
Anche nel welfare la Provincia intende aprire un nuovo corso, volto a costruire un sistema
locale integrato dei servizi con la vocazione e la ricerca di uno sviluppo umano integrale e
solidale.
La Provincia opererà per ridefinire le modalità d’intervento in materia sociale, si avvierà un
processo graduale di riallocazione delle risorse, a sostegno di un welfare locale, da costruire
con il diretto apporto dei Comuni, del volontariato e del terzo settore.
L’impegno è finalizzato allo sviluppo di un sistema di governance locale, capace di
valorizzare l’insieme delle espressioni istituzionali o comunitarie del territorio, ma non solo.
L’obiettivo è arrivare ad una prassi di sviluppo locale, frutto di una diffusa informazione, di
un processo di acquisizione di consapevolezza, di sviluppo di competenze e di messa in rete
di responsabilità e risorse, necessarie alla crescita e diffusione di una vera esigibilità dei
diritti sanciti a favore dei cittadini, di una reale applicazione dei principi di equità
nell’accesso ai servizi di un’integrazione degli interventi e delle prestazioni sociali e
sanitarie, promuovendo e supportando la persona, la famiglia e le formazioni sociali
primarie, l’associazionismo ed il volontariato, l’impresa sociale, l’insieme delle esperienze
solidaristiche e delle istituzioni pubbliche.
Una politica sociale che va, quindi, nella direzione opposta a quella della Regione
Lombardia, che ha scelto di seguire, invece, una politica di trasferimenti ad personam,
frammentando così risorse che, senza una visione prospettica e d’insieme, non possono
incidere e risolvere i tanti e diversi disagi delle comunità del territorio.
Lo stesso Arcivescovo di Milano, Cardinale Tettamanzi, nella sua omelia di Sant’Ambrogio
ha ricordato che “tutto non finisce con la concessione di una pensione di invalidità o con un
voucher... anche chi amministra la città deve sapere che non è solo pagando il costo di ciò
che serve per risolvere un problema che la persona sarà al centro e che la sua dignità sarà
rispettata. Non basta monetizzare un bisogno per risolverlo.”
Questo è stato un monito forte, che io non credo si possa ignorare. Mettere al centro della
politica la persona significa anche non dimenticare il mondo del lavoro, che soffre di una
pesante crisi, per la quale migliaia di persone rischiano di restare senza un’occupazione.
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Proprio per questo abbiamo deciso d’indirizzare maggiori risorse allo sviluppo dei centri per
l’impiego, che dovranno definire interventi volti a prevenire e contrastare il rischio di
disoccupazione e la precarizzazione del lavoro, con particolare attenzione ai soggetti disabili
e più deboli. In difesa degli occupati disagiati, penso soprattutto ai tanti addetti dei cantieri
edili, inoltre la Provincia si attiverà per mettere in campo forme di tutela e prevenzione degli
infortuni sui luoghi di lavoro.
In risposta all’emergenza casa, sempre più drammatica, secondo una stima del PIM, da qui al
2011, nel milanese saranno necessarie...
Presidente del Consiglio: “Domando scusa, avete in mano una bozza che contiene qualche
errore materiale. Sto distribuendo la versione corretta, è solo qualche piccolo errore
materiale, ovviamente è 2011.”
Presidente della Provincia, Penati: “Non potrebbe essere da qui al 2001. Da qui al 2011, nel
milanese saranno necessari – anche qui c’è un altro errore – fra i 100 e i 120.000 nuovi
alloggi. Di questi quasi 50.000 in forma controllata. Nel 2005 l’Amministrazione attiverà un
Piano di settore per la casa, per definire i fabbisogni ed indicare le localizzazioni.
Una svolta rispetto alla gestione della precedente Amministrazione sarà data anche in materia
di gestione del territorio. Il Parco Agricolo Sud Milano, l’unica grande area non urbanizzata
del milanese, sarà rilanciato e valorizzato, con un impegno maggiore di risorse, con progetti
finalizzati alla tutela e valorizzazione delle risorse agricole naturali, paesaggistiche, artistiche
e culturali.
In chiusura di quella che non ha voluto essere un’analisi puntuale del Bilancio 2005, ma solo
un richiamo a quelli che sono i punti centrali del documento, voglio ricordare che la mia
Amministrazione provinciale attuerà un’analisi delle società partecipate dalla Provincia, per
stabilire quali di queste siano strategiche e quali no e alle società non strategiche si nominerà
un advisor, che procederà alla loro alienazione, per quelle strategiche, invece, si cercheranno
le risorse necessarie ad acquisire nuove quote di capitale, aumentando così il potere di
controllo della Provincia di Milano.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Nobili. (presenti 37)
Consigliere Bruschi: “Presidente Penati, devo dire che sono leggermente deluso, mi sarei
aspettato ed avrei apprezzato, pur nelle profonde differenze, una relazione per così dire
massimalista.
Ne parlavamo prima con qualche collega, io mi trovo di fronte, francamente, ad una
relazione politica di presentazione del Bilancio 2005, e sottolineo il termine politica,
assolutamente minimalista.
E devo dire che faccio fatica a trovare, come Consigliere provinciale, dei motivi di orgoglio e
dei motivi di un dibattito alto.
Le faccio, però, un’osservazione, questa sì, di merito, assolutamente di apprezzamento, anzi
due.
La prima riguarda il fatto che finalmente, per una volta, non ci troviamo di fronte alla
lamentazione sui tagli.
Si prende atto che le cifre formali del Bilancio non sono poi così diverse dal Bilancio
precedente.
La seconda gliela faccio a proposito di alcune annotazioni che Lei fa riguardo alla Regione
Lombardia, non tanto sul welfare, dove Lei indica una direzione opposta da quella della
cosiddetta politica di voucher, ma chi conosce gli atti della Regione Lombardia sa che nella
politica sociale della Regione Lombardia, e ci metto nel sociale anche le politiche attive per il
lavoro, della non c’è sicuramente solo il voucher, ma c’è qualcosa anche di molto più
concreto, di molto più strategico e di molto più organizzato, rispetto a quello che comunque è
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un soddisfacimento immediato di un bisogno e settimana prossima presenterò
un’interrogazione all’Assessore Casati, e non me ne voglia, per sapere quali sono stati poi i
tortuosi percorsi di quei fondi dati ai lavoratori dell’Alfa Romeo, attraverso i Comuni, perché
ho la vaga impressione che non dando un voucher diretto, qualche problema pure ci sia stato.
Le faccio, dunque, i complimenti per questi due punti, se non altro di chiarezza, perché sulla
politica dei trasporti e sull’ambiente, Lei, giustamente, ricorda, come la Regione Lombardia
abbia speso non parole, ma atti concreti.
Per il resto io trovo una relazione politica sciatta e soprattutto un Bilancio che non si discosta
molto dal Bilancio passato ed è un Bilancio con poca anima.
Il Vice Presidente Caputo, all’inizio dei lavori commentava ex articolo 83, a proposito delle
delibere in Consiglio; prima con alcuni colleghi parlavamo del fatto che noi opposizione ci
troviamo nell’imbarazzante situazione di votare parecchie delle delibere presentate da questa
Amministrazione.
Dico ci piacerebbe votare contro, perché spesso e volentieri andiamo a trovare in queste
delibere delle cose nostre, (nel senso buono del termine, per carità di Dio) e vorremmo,
invece, trovare una contrapposizione, perché poi solo dalla contrapposizione si riesce a fare
dei passi avanti.
Le uniche cose di caratterizzante che ho trovato, parlo a braccio su una relazione appena
ricevuta, sono la Casa della Pace messa in posizione forte, in incipit ed io devo ancora capire
cos’è tutta questa grande enfasi sulla cultura e sulla casa della Pace, mi perdonerà il
Consigliere Pezzoni; trovo nuovamente la politica dei tavoli, un tavolo di concertazione con i
Sindaci e poi di caratterizzante devo andare in coda per trovare qualcosa. Devo trovare un
paragrafo che forse mi dà una direzione di marcia rispetto a quello che era stato l’impegno
suo sul patto di sindacato per la Milano Mare. Il suo “no”, non importa, il tetto del pubblico
al 51%. Io, da quel paragrafetto, ne traggo semplicemente l’osservazione che probabilmente
Lei ha l’intenzione di occupare interamente quel 51%, magari di più, con la Provincia di
Milano.
Non vorrei che dietro al patto di sindacato con il Sindaco Alberini, in realtà ci fosse questo.
Per carità, ne discuteremo politicamente, ma non vorrei che ciò implicasse il drenaggio delle
risorse provinciali.
Questo innamoramento per la Milano Mare non vorrei si trasformasse per Lei in qualcosa di
equivalente alla riforma agraria o alla riforma dei suoli, argomenti dove tutti si battono, salvo
poi sbatterci clamorosamente la testa.
Per quanto riguarda le altre cose caratterizzanti, esaltate nella sua relazione, sia pure – le
ripeto – in toni minimalisti, io ho qualche perplessità.
Come si faccia, ad esempio, a porre così tanta enfasi sull’edilizia scolastica, nel momento in
cui la Commissione ha votato all’unanimità un ordine del giorno, dove, sì, si fa una scelta
politica, sì, si dice c’è una priorità, che è l’edilizia scolastica e si invita la Giunta a mettere
più risorse e noi come Consiglieri di opposizione un po’ di emendamenti li abbiamo fatti per
chiedere al Consiglio di esprimersi sui “più soldi” da dare all’edilizia scolastica. Perché io
avrei voluto un Bilancio ed una relazione con delle priorità, ma delle priorità spiccate, non
delle priorità di poche decine di migliaia di Euro, ma la decisione da parte di
un’Amministrazione di dire: benissimo, per me è essenziale l’edilizia scolastica.
Benissimo, per me è essenziale la politica del lavoro (ed anche su questo abbiamo ed ho
presentato personalmente degli emendamenti), per me è essenziale questo, invece, c’è la pista
ciclabile, con qualche perplessità, perché ci troviamo in Regione Lombardia ed in Provincia
di Milano e non in Umbria, e fa un certo freschino e non vorrei essere io ad essere molto
fragile, ma a dirle la verità per sei mesi all’anno dei grandi spostamenti casa - lavoro e casa –
scuola, trattandosi di una Provincia con un elevatissimo pendolarismo, devo dire che li vedo
alquanto difficoltosi. Per cui c’è questa grande enfasi sulla mobilità ciclabile. Si decide che
questa debba caratterizzare la sua Amministrazione, auguri, io, come Amministratore
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Pubblico, prima ancora che come Consigliere provinciale di opposizione, mi permetto di
avere qualche perplessità.
Avrei preferito più investimenti su un altro tipo di infrastrutture.
Vogliamo privilegiare il trasporto pubblico su gomma, anche se il suggerimento è di dare
un’occhiata anche alle consecutio nella sua relazione, perché mi deve spiegare che differenza
c’è tra il trasporto pubblico su gomma, rispetto alla mobilità su strada. A me risulta che le
gomme vadano su strada e non vadano ad altezza da terra. Ma sono errorini che a chi scrive
questi discorsi si possono magari tranquillamente perdonare. Ben di peggio, purtroppo, ne
sono stati fatti in altre Amministrazioni.
Per il resto cosa trovo? Trovo un aumento di tasse, secondo me assolutamente ingiustificato,
assolutamente ingiustificato perché i soldi si sarebbero potuti tranquillamente reperire altrove
o, ad esempio, con un robusto taglio (e su queste noi, come opposizione, ci siamo impegnati),
su un capitolo che fu terreno di scandalo, di colpi tirati, giustamente, ingiustamente,
comunque con un forte rilievo politico, su tutto il capitolo consulenze e spese di
comunicazione, perché invece queste spese di consulenza e comunicazione che Lei asseriva
di voler tagliare ci sono abbondantemente.
Ho già avuto modo di dire al Consiglio che probabilmente tutte queste spese sono fatte per
puntellare alcuni apicali della sua squadra amministrativa, che probabilmente tanto apicali
non sono, ma di questo, vi prometto, avremo modo di parlarne successivamente in Consiglio.
Mi spiace, mi spiace sinceramente Presidente Penati, perché avrei voluto confrontarmi su
scelte realmente strategiche, lo dovremo fare e mi auguro che il Consiglio vorrà darci una
mano in questo, per quanto riguarda alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato, vuoi
sulle politiche del lavoro, anche qui non nati per caso, ma in conseguenza di un ordine del
giorno preciso, votato da questo Consiglio provinciale, votato dopo che il Bilancio era stato
redatto e presentato e di questo ne do atto all’Assessore Casati, perché sono sicuro, per come
conosco la sua rettitudine politica, prima ancora che morale, che se il Bilancio fosse stato
presentato dopo, lui, molto probabilmente, avrebbe procurato i fondi che in questo Bilancio
mancano, ma che l’opposizione ha tutte le intenzioni di portare nel Bilancio, chiamando
anche il Consiglio provinciale ad una moralità di scelta conseguente ad una posizione politica
ben precisa presa.
Le ripeto, grande delusione, grande contentezza se vogliamo, perché si vede che in assenza di
linee politiche alternative le linee politiche di Bilancio, pur così bistrattate, che abbiamo
tracciato nelle precedenti Amministrazioni, erano linee politiche di Bilancio ben salde, visto
che, al di là di qualche belletto di tavoli e di belletto sulla pace, sono politiche che resistono,
anche laddove forse un buon padre di famiglia, a fronte di scelte strategiche più importanti,
avrebbe tagliato, come sul superfluo, chiamiamolo così, ma, secondo me, per questa
dirigenza apicale non è tanto superfluo, delle consulenze e del superfluo tanto bistrattato sulle
spese di comunicazione.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Guerra. (presenti 36)
Presidente del Consiglio: “Prima di dare la parola al Consigliere Malinverno, chiedo
cortesemente di distribuire ai Consiglieri l’insieme degli emendamenti che sono pervenuti
entro il termine fissato.
Si tratta, a titolo di chiarimento, degli emendamenti così come sono pervenuti, che sono
all’esame della Giunta e dei tecnici, per valutare l’ammissibilità e quant’altro, comunque di
questo, ovviamente, parliamo a partire da giovedì.
Consigliere Malinverno: “Dissento in parte da una premessa fatta dal mio collega Bruschi,
rispetto al fatto che per la prima volta il Presidente Penati non avrebbe fatto il cosiddetto
demi-demi sulla vicenda dei tagli del Governo Centrale e rispetto alle difficoltà di
formazione di questo Bilancio, perché quella parte l’aveva fatta il Vice Presidente Mattioli.
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Lo dico solamente per fatto di pura cronaca, ma lo dico non per un dovere di cronaca, ma
perché mi ha particolarmente colpito il ragionamento che è stato fatto dal Vice Presidente ed
Assessore al Bilancio sulla questione della difficoltà di impostare il Bilancio, a causa del
vincolo del patto di stabilità, poiché – e questa è una considerazione polemica di carattere
generale – voi ricorderete che il Presidente Berlusconi ha mandato circa un mese fa una
lettera agli esponenti dell’Unione Europea, proprio sulla questione del patto di stabilità ed io
credo che le cose che Lei ha detto, Vice Presidente, in quel contesto, sono sostanzialmente
simili alle cose che il Presidente Berlusconi ha scritto. Anzi, io dico e mi chiedo come mai a
questo punto voi stessi non sottoscriviate una posizione del genere, soprattutto per la rigidità
di questi vincoli del patto di stabilità.
Qui siamo di fronte ad un’economia degli Stati Membri dell’Unione che sono ingessate e a
fronte di una disponibilità di risorse per gli investimenti, che non premia sicuramente quelli
che poi hanno capacità virtuose nelle gestioni di Bilancio.
Abbiamo patti di stabilità che significano, che implicano la costrizione al massimo della
spesa pubblica, o anche la riconsiderazione delle politiche della spesa pubblica e le stesse
norme del patto non tengono conto delle specifiche condizioni delle varie economie.
Io credo che noi, se vogliamo veramente andare verso una direzione nuova, con regole che
alimentino la capacità competitiva sui mercati mondiali e non, dovremo partire proprio da
qui.
Ma questa premessa la faccio perché? Perché mi sarebbe piaciuto discutere, in occasione
della presentazione del Bilancio, quell’ordine del giorno che il Consigliere Barbaro aveva
preparato e formulato e che non abbiamo potuto discutere, sulla questione dei tagli e della
finanziaria, perché...
Mi spiace, io non l’avrei sicuramente approvato, anzi, se fossi stato presente sarei proprio
intervenuto perché io credo che questa premessa porta a considerazioni importanti, rispetto,
proprio, ad alcune scelte di fondo che riguardano le politiche pubbliche.
Detto questo, se devo esprimermi nella circostanza delle premesse, vorrei farne ancora
qualcun’altra.
Una la dico per levarmi un sassolino dalla scarpa, è una preghiera, è una preghiera vera,
anche dal punto di vista trascendentale, che faccio al Presidente Penati, di non citare sempre
Papi e Cardinali, pezzettini di ragionamenti al di fuori di contesti di valutazione che sono fatti
nella maggior parte dei casi in occasione di note pastorali o comunque di contesti di carattere
religioso, che, ovviamente, rischiano sempre di tirare la veste, che, onestamente, non serve
alla discussione.
Lo dico non perché io voglia fare la difesa d’ufficio, non lo so, probabilmente il Presidente
Penati ha bisogno continuamente, perché vedo che lo cita spesso il Cardinale.
Detta questa premessa da sassolino, volevo farne una, invece, che riguardava il Vostro
Bilancio.
Voi avete sbandierato in campagna elettorale, io vi ricordo lo slogan, la nuova Provincia sta
nascendo, vuoi costruirla anche tu?
Non so, quando cominciate?
Nel senso che comincerete quando inizierete a dare l’incarico per formare il Bilancio Sociale,
vuol dire che inizierete un percorso sul come si costruirà (dal punto di vista tecnico) ed allora
si comincerà a costruire il Bilancio partecipato? Cioè quando cominciate? Perché non avete
già iniziato adesso?
Credo che il problema a votare questo Bilancio, date le premesse che vi hanno portato a dire
certe cose in campagna elettorale, lo avrete proprio voi della maggioranza, perché questo è
un Bilancio che dal punto di vista del giudizio complessivo è di ordinaria Amministrazione,
che soddisfa solamente alcune, tra l’altro solo poche, istanze della Vostra coalizione
articolata. Io ritengo oltretutto che il Presidente Penati (pur non avendo scritto lui il discorso)
abbia fatto proprio nella sua introduzione uno scivolone a mio parere incredibile, perché ha
detto: “un programma quello della mia Amministrazione provinciale centrato sul patto per lo
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sviluppo sostenibile e che si basa sulla creazione di un circuito virtuoso tra imprese,
università ed istituzioni che faccia della Regione urbana milanese un territorio laboratorio
della società e della conoscenza.” Il Vostro Bilancio vede al settore lavoro e sviluppo
economico meno 22,4% Euro ed una media inferiore, rispetto a tutte le medie d’incremento,
nel settore che riguarda proprio gli aspetti della formazione, del solo 5,7% in più.
Quindi secondo me questi sono scivoloni che poi, di fronte ai dati concreti del Bilancio,
bisognerebbe, prima di scriverli, cioè prima di mettere l’enfasi nelle dichiarazioni, controllare
che quello che si sta dicendo poi concretamente corrisponda alla realtà e non mi pare che sia
così.
Io dico: “Dove sono le grandi scelte, dove sono le grandi scelte strategiche, le grandi
strategie tanto evocate?”
Allora credo veramente che sia stato presentato un Bilancio di profilo assolutamente
modesto, soprattutto perché avete fatto una serie di scelte che sono quelle sulle quali,
all’interno di quest’aula, si è sempre criticata la Giunta Colli, soprattutto parto anch’io dalle
famose polemiche sulle questioni dei soldi destinati all’immagine, alla comunicazione e qui
vedo che il tentativo è moltiplicato all’interno di alcuni settori, non solo quello dell’Ufficio
della Presidenza, perché, ad esempio, vedo l’attività di comunicazione del settore
dell’istruzione trovare incrementi incredibili.
Avete fatto poi l’esordio subito dopo la campagna elettorale, sostenendo che non avreste
aumentato il sistema della tassazione, quando avete evocato il fatto che non aumentavate il
biglietto del trasporto pubblico, dopodiché ventate questo aumento dell’aliquota, portandola
al 10% dell’imposta dell’iscrizione dei veicoli, che a mio parere, oltretutto, colpisce
soprattutto quelli che acquistano le auto del mercato dell’usato, i motorini.
Quindi credo, sostanzialmente, che l’incremento modesto di cui parlate, nel sistema del
contesto nel quale va ad insistere, sia assolutamente non modesto.
Poi avevate dichiarato che avreste dato più risorse in generale ai Comuni e più fondi per
cultura, servizi e diritti in generale, invece quello che io ho notato da una lettura attenta, del
Bilancio è che avete spalmato risorse qua e là per fare poi una scelta delle scatole che non
condivido assolutamente, perché sono dinamiche burocratiche e strutture, che non servono a
fare politica della cultura e della pace. Non so se l’Assessore Mezzi farà una casa per gli
animali, ma non credo che fosse prevista nel programma. Non era una battuta, anche perché,
lo dico con grande sincerità, nonostante la stima personale verso l’Assessore Mezzi, non
condivido assolutamente le scelte fatte in termini di Bilancio ed in questo senso ho presentato
degli emendamenti che spostano risorse dall’intervento su alcune tematiche che riguardano
gli animali.
Quando, invece, a mio parere su, iniziative culturali (e qui lodo sicuramente lo sforzo fatto
dall’Assessore Benelli di ricostruzione e ridefinizione di una serie di somme a favore di
biblioteche e musei), che mi trovano assolutamente favorevole e consenziente, c’è però uno
sforzo di razionalizzazione di un tecnico che sa fare l’Assessore e che, quindi, cosa fa,
utilizza e riorganizza sulla base della propria esperienza amministrativa non certo perché c’è
stato un segnale di disponibilità politica; questa è la verità!
Quindi questi sono i dati.
Perché anche esaltare la questione del trasporto pubblico, io l’ho notata la consistenza dei
quattrini sugli investimenti su tutta la viabilità, apprezzo moltissimo, sia chiaro, perché non si
può non apprezzare l’impegno. Anzi io in quest’aula avevo sempre criticato le Giunte
precedenti, perché non davano risorse adeguate sul settore della viabilità, che è quello sul
quale poi la Provincia, peraltro, è più esposta.
Però, guardate, questo attivismo nasconde, secondo me, la questione politica, che è quella
che abbiamo discusso più volte, cioè l’assenza di una programmazione sulle questioni
strategiche fondamentali e le infrastrutture fondamentali, perché comunque sulle questioni la
Milano Mare, Pedemontana, Tangenziale Est Esterna e BREBEMI, cadrà qualsiasi
valutazione di carattere politico.
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Dopodiché se io fossi un giornalista le chiederei, Presidente Penati, qual è il fiore
all’occhiello di questo Bilancio e secondo me Lei non saprebbe indicarlo, perché se è il
passante ferroviario, io credo che quel fiore, prima che Lei lo vedrà realizzato, non solo
appassirà, ma probabilmente diventerà una sorta di germoglio annichilito.
Oltretutto sul trasporto pubblico, voi avete fatto delle scelte d’investimento, che, però,
bisognerebbe discutere, alcune già comunque in nuce e presenti nella precedente
Amministrazione, perché non avete inventato nulla e soprattutto avete, perché io su questo
non so se è stata data la risposta ad una interpellanza del Consigliere Clerici, mi pare che la
stessa gara che riguarda il trasporto extraurbano, cioè che prevede la riorganizzazione
complessiva delle reti, sulle quali, oltretutto, pesano delle gravissime incognite, proprio per le
scelte politiche delle stesse Aziende, oltretutto, del trasporto pubblico urbano ed extraurbano,
mi pare che voi abbiate bloccato la gara, o comunque che abbiate intenzione di riorganizzare
le procedure e rifare tutto da capo.
Questo vorrà dire, sappiamolo, che bisognerà aspettare ancora, minimo, minimo, otto o nove
mesi, perché queste sono le procedure burocratiche amministrative, questi sono i tempi
burocratici amministrativi, quindi è inutile che nascondiamo dietro alla variabilità di
un’intensità economica stabilita in un Bilancio, quella che comunque sarà una inattività della
Provincia su un settore, invece, fondamentale.
Per cui avremo un altro anno finanziario, che sarà bloccato ed i tempi tecnici sono questi, io
non ne capisco le ragioni, non lo so, forse sono ragioni assolutamente legittime, ma credo che
da questo punto di vista si stia facendo un gravissimo errore, dal punto di vista politico e lo
dico anche nel vostro interesse, visto che siete voi che state governando questa
Amministrazione.
Oltretutto credo, lo dico con una questione specifica e lo dico in particolare all’Assessore
Matteucci, ho visto che c’è un’indicazione generica sulle progettazioni, soprattutto di nuove
linee metropolitane, non ho visto nel triennale una lira, dicasi una, con una indicazione
concreta che riguarda la disponibilità alla realizzazione della M3, il prolungamento dalla M3
da San Donato a Paullo.
Mi dispiace, il triennale viene fatto per quel motivo, se lo studio, preliminare, che la Regione
ha finanziato interamente verrà pronto secondo quanto stabilito dall’accordo di programma
nei tempi stabiliti, vuol dire che noi già nel 2006 potremo prevedere almeno una quota parte,
come Provincia, per investire quattrini sul prolungamento della Metropolitana da San Donato
a Paullo, io non ho visto assolutamente una lira su questo.
Quindi il problema di fondo è che, non si può fare la parte evocativa se poi concretamente
non si agisce, (perché qui stiamo facendo gli amministratori pubblici, non stiamo facendo,
come si suol dire, filosofia, o come direbbe un cabarettista, non siamo mica qui a fare della
politica, vero?) Se siamo qui a fare gli Amministratori dobbiamo poi far corrispondere i fatti
concreti ed i fatti concreti non ci sono.
Ho finito, mi spiace perché volevo dire altre cose.
Non vedo una politica seria e solida riguardo al sostegno alle politiche della famiglia ed al
terzo settore, oltretutto ho visto un drammatico taglio di risorse di fondi da questo punto di
vista, ma soprattutto non ho visto il tentativo, anche gentile, di spingere su alcuni settori, che
potrebbero essere in futuro settori strategici o considerati tali, che sono sempre, invece,
considerati settori cosiddetti cenerentola.
Si è discusso molto in Commissione sul turismo, il ruolo del turismo.
Mi è piaciuto molto l’intervento dell’Assessore Vimercati.
Tutti quanti abbiamo allargato le braccia ed abbiamo detto: peccato che non ci siano risorse,
però, peccato e chissà come mai proprio per il turismo e solo per il turismo che fa business: il
turismo moda, il turismo calcio sport, il turismo culturale, storico ed artistico, il turismo
giovanile, le strutture ricettive, attraverso cui si costruisce il futuro di una Città che sa
attirare, che sa fare cultura, fare economia, produrre conoscenza, produrre mobilità, che vuol
dire produrre ricchezza. Mi vengono in mente anche i tentativi, (pezzi di ragionamento che
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ho sentito fare dall’Assessore Casati e io ho fatto una serie di emendamenti proprio in questa
direzione), lodevoli, che riguardano appunto la volontà, almeno dal punto di vista del
concetto, poi sulla politica possiamo discutere, di investire su settori importanti, che
riguardano appunto il settore dell’istruzione, si ragionava sulla questione del tessile. Io non
sono potuto venire a quel convegno sul tessile, ma c’è uno sforzo lodevole che riguarda la
volontà d’individuare fattori e variabili fondamentali, però non c’è niente, siamo all’anno
zero, non c’è neanche il tentativo.
I vostri migliori li state bruciando dentro delle casematte e non possono neanche sparare un
colpo.
Questa è la verità.
Il suggerimento è – ho finito, grazie Presidente – che comunque, se volete uscire
dall’ordinaria amministrazione, dovete veramente pensare di investire sui settori strategici.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Guerra. (presenti 37)
Consigliere Accame: “Cercherò di non rubare tutto il quarto d’ora che mi è consentito, anche
perché, devo dire la verità e mi spiace che non ci sia il Consigliere Guerra, che quando è
iniziata la legislatura, ho iniziato a sentire gli interventi del Consigliere Guerra sulla
questione sulla famosa preparazione del Bilancio ecc., mi ero anche un attimo allarmato.
Invece poi, analizzando a fondo quello che avete partorito ed anche il documento
programmatico del Presidente Penati, mi sono tranquillizzato molto, nel senso che è evidente
che non modificate in maniera sostanziale quello che era il Bilancio precedente.
Vi sono solo alcuni spostamenti, secondo me neanche di cifre considerevoli, che, però,
meritano forse di essere approfonditi.
Nel mio approfondimento inizierei dalla questione del welfare, che mi lascia un po’
perplesso, perché sì che avete investito un milione in più sulla spesa corrente, ma altrettanto
avete disinvestito più di un milione e mezzo sulla questione degli investimenti e qui, amici, la
somma fa che voi presentate questo Bilancio tagliando le spese sociali e questo mi sembra
evidente, basta fare le somme di quello che spendete.
Il Presidente Penati dice: ma noi ci rivolgiamo ad un sistema diverso di welfare nella nostra
impostazione politica.
Io devo dire che sul sistema a cui, probabilmente, si riferisce il Presidente Penati proprio non
sono d’accordo.
Voi cercate di trasferire l’erogazione di servizi diretti ai Comuni, oppure agli Enti intermedi
che dovrebbero teoricamente erogare quei servizi che la Provincia eroga.
Io sono completamente contrario su questa impostazione di carattere ideologica e penso che
se una cosa faceva bene alla Provincia era quella di erogare direttamente alcuni servizi
strategici sul welfare.
Alcuni potevano aver dato dei risultati inferiori alle aspettative, altri, però si sono rivelati
quanto mai utili e quanto mai finalizzati all’intervento che si voleva raggiungere.
Per questo io comunque noto che il taglio complessivo, che vi è per i servizi sociali in
generale è abbastanza preoccupante e comunque va in controtendenza a quelle che sono le
vostre linee programmatiche.
Per quello che riguarda poi il documento presentato da Penati, devo dire che a Penati
probabilmente sono cari alcuni temi, come il tema dei servizi, il tema delle reti, il tema
dell’integrazione delle nuove professioni, tutta una serie di terminologie che avevo già letto
nel discorso programmatico e che mi avevano lasciato alquanto perplesso.
Altro tema importante è quello di carattere fiscale.
E’ evidente che voi vi presentate al cittadino e soprattutto al già in crisi mercato dell’auto
italiano, dicendo una cosa e poi facendo l’altra. Ci troviamo in un momento in cui abbiamo
ricevuto gli amici di Arese, che sono in una situazione ormai quasi definitivamente persa, ci
si lamenta delle crisi occupazionali nel settore dell’auto, che raggiungono drammaticamente
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centinaia di migliaia di lavoratori e poi, come prima cosa, aumentiamo le tasse in questa
direzione, in modo da dare un’ulteriore mazzata al mercato dell’auto. Sicuramente le
immatricolazioni di automobili non ne gioveranno in Provincia di Milano, visto che qua
avete più che triplicato l’imposta, l’IPT.
Era del 3% e passerà a circa il 10%.
Questo comunque è un fenomeno abbastanza curioso, cioè colpiamo uno dei settori più in
crisi.
Altrettanto poi si dice che tutte queste risorse verranno reinvestite per dei sistemi di trasporto
pubblico, che dovrebbero teoricamente aumentare del 5%, non è dato a sapere come questi
nuovi collegamenti, il potenziamento di linee inesistenti, porterà ad un incremento del 5% del
servizio pubblico, ma nel contempo voi garantite anche il non aumento dei biglietti relativi.
Questione che, vorrei dire, non è di stretta competenza provinciale, a meno che la Provincia
non decida, ma non mi sembra, per fortuna, che sia contemplato in queste relazioni, di dare
dei contributi a pioggia alle varie aziende, tipo ATM, tipo Ferrovie Nord Milano.
Sì, incrementare questo tipo di cose, però non mi sembra che nella relazione del Presidente
Penati siano compresi aumenti di esborso in questa direzione.
Una cosa curiosa che evinco dal Bilancio è questo capitolo 1074, di cui francamente ne è così
criptica, fondo per interventi di sviluppo relazioni attività di interesse strategico.
Io, francamente, vorrei sapere esattamente cosa vuol dire questo fantomatico fondo.
Vi sono stati degli emendamenti presentati da alcuni miei colleghi, ma anche loro alla mia
domanda: di che cosa rappresenti questo potente strumento d’intervento, non è dato sapere.
Probabilmente, nella sua replica, il Presidente Penati sarà così cortese da ragguagliarci in
merito.
Continuo rilanciando sulla questione degli interventi in materia edilizia.
Si prevede, ma queste sono stime del tutto, secondo me, aleatorie, forti investimenti sulla
costruzione di nuovi alloggi, che la Provincia di Milano abbia bisogno di nuovi alloggi
questo è un dato certo, peccato che non si dica dove bisogna costruirli, perché da una parte si
parla del rilancio delle zone non urbanizzate, come quelle del Parco Agricolo Sud Milano,
che poi non urbanizzate forse lo erano, a me sembra che stiano diventando, invece, zone a
sempre più alta concentrazione abitativa e nel contempo si prevede di dare impulso ad una
forte azione di carattere edilizio per costruire i nuovi alloggi, che si specifica in forma
controllata, ma bisogna anche vedere qual è questa forma controllata, comunque di cui si
necessitano.
Io non penso che, oltre agli interventi che il Comune di Milano, interventi di recupero che ha
già programmato nel corso di questa legislatura, vi siano altre grandi operazioni di carattere
immobiliare che si possano fare su Milano Città, però è evidente che da questo intervento di
Penati la Provincia ha intenzione comunque di supportare, sorreggere o, addirittura,
collaborare con la progettazione di qualche grandissimo intervento.
Non so se questi interventi saranno quelli stile Sesto San Giovanni, recupero delle aree,
Agenzia di Sviluppo Nord Milano, però è evidente che da questo tipo di ragionamento
programmatico vi è un forte impulso all’edilizia.
Un’ultima annotazione, così poi non rubo più tempo, nella relazione Penati, per fortuna,
almeno omette di prendersela con il Governo che, come è evidente, non gli ha tagliato i
trasferimenti, arrivano probabilmente.
Io l’ho detto che non lo consumavo tutto il mio quarto d’ora. Aveva detto che sarebbe stata
una cura lacrime e sangue ecc., poi dai numeri andiamo tranquillamente ad evincere che i
trasferimenti governativi sono gli stessi.
Però è ovvio che, siccome siamo in campagna elettorale, bisogna prendersela con la Regione
e con il suo modo di fare welfare, critichiamola nel sistema dei trasporti ecc..
Io penso che la Regione, almeno per quello che io sono a conoscenza, sia sul welfare, sia sul
sistema dei trasporti, abbia cercato di inserire degli elementi innovativi nella politica
regionale ed anche provinciale che sono interessanti.
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Purtroppo la compenetrazione di tutte queste realtà, con la realtà della Provincia di Milano,
specialmente per la questione del traffico, rende difficilissima l’interpretazione.
Io non ho ancora visto nessuno che fosse di destra, di sinistra, rosso, verde o di qualsiasi
colore politico, che sia riuscito ad inventarsi la medicina giusta per risolvere i problemi del
traffico che affliggono la nostra area metropolitana.
Penati auspica dei grandi interventi, auspica dei grandi investimenti che, peraltro, erano stati
fatti anche nelle annate precedenti, però su come ridurre drasticamente l’ingresso di auto
nella stretta cintola milanese, non vi sono accenni di carattere particolare.
Stiamo a vedere come proseguirà il dibattito sugli emendamenti anche se, e lo rimarco in
chiusura, si evince da questa presentazione di Bilancio che la linea strategica della Provincia
non è così cambiata, così come avevano enunciato le Sinistre quando hanno vinto le elezioni
e quando hanno fatto le prime dichiarazioni programmatiche.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Esposito. (presenti 36)
Consigliere Arrigoni: “Io non farò un intervento generale, mirato sulla relazione del
Presidente Penati, perché lascerò questo compito sulle valutazioni di politiche generali al mio
capo Gruppo. Io farò delle considerazioni politiche ed amministrative sui campi
dell’istruzione e della formazione professionale.
Come Gruppo della Margherita abbiamo valutato con attenzione questi settori: questa sera mi
compete di fare alcune considerazioni politiche ed alcune sottolineature.
Un primo aspetto della proposta dell’Assessorato all’Istruzione, quindi dell’Assessore
Barzaghi, che riteniamo fondamentale sottolineare, è il discorso relativo alla rete tra
Provincia, Scuole ed Agenzie formative.
Questa è una scelta fondamentale, che, credo, la Giunta Penati abbia fatto non per un
innamoramento verso il discorso delle reti, ma perché in una situazione economica, sociale e
culturale come l’attuale, di mettersi insieme come organizzazioni diverse, che, però, hanno
uno scopo unico, per cercare di intervenire su situazioni culturali, sociali ed economiche più
difficili, sia una scelta importantissima. Questa sottolineatura, che ebbi modo già di fare in
sede di considerazione sul programma di mandato, non è un’invenzione che ci siamo fatti
noi, cari amici dell’opposizione, ma è una raccomandazione che c’è venuta anche da
Montezemolo, dal Presidente dalla Confindustria.
Quindi non dobbiamo scandalizzarci se facciamo rete. Facciamo rete perché ci piace lavorare
con gli altri, vogliamo raggiungere dei risultati concreti e vogliamo risolvere dei problemi.
Quindi la rete è una scelta precisa di questa Giunta, di questa Amministrazione e non è una
scelta di moda ed educativo.
La rete in questo campo prevede di fare sinergie nel campo culturale.
Credo che la normativa che regolamenta la vita della scuola, abbia subito in questi anni delle
grandi modificazioni: l’autonomia scolastica, le Leggi Bassanini, che obbligano la scuola ad
interfacciarsi non più con il Provveditorato agli Studi.
Oggi la scuola non deve rendere conto nell’espletamento della sua offerta formativa, alle
Circolari del Ministero che non ci sono più, ma al territorio.
Per territorio si intendono gli Enti Locali, quindi i Comuni, le Province e le Agenzie
Formative che sono presenti sul territorio, e cioè le associazioni culturali, le biblioteche, gli
enti di formazione, che possono dare una mano alla scuola per migliorare l’offerta formativa.
Questo privilegiare il rapporto con il territorio è una scelta importante fatta da questa
Amministrazione provinciale.
L’Amministrazione precedente non ha fatto la scelta della rete; non ha fatto la scelta della
rete per proporre la Provincia accanto alle scuole superiori, accanto alle agenzie formative,
per migliorare l’offerta formativa presente sul territorio.
Questo è un obiettivo positivo che dipende dalla scelta fatta da questa Giunta di privilegiare
la collaborazione con i Comuni.
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Noi non vogliamo agire come Amministratori provinciali solo in prima persona, ma
vogliamo soprattutto collaborare con gli enti locali. Questo è uno dei compiti che la Legge
conferisce alla Provincia: quello di coordinare, di programmare l’attività dei Comuni. Ma noi
crediamo anche in questa scelta, scelta che è anche una scelta politica, quella di aiutare i
Comuni che sono gli organismi che sono più vicini al territorio ed alle esigenze della gente.
Questa rete non farà flanella, non farà vuoto, certo, chiederà un impegno notevole
all’Assessorato ed all’Assessore, ma questa rete servirà per fare più cultura, per migliorare
l’offerta formativa che la scuola può fornire agli studenti, per fare più orientamento, per fare
integrazione culturale, così come l’Assessore Barzaghi ha spiegato nella sua relazione di
Bilancio.
Quindi dire che questo Bilancio non presenta delle differenze, rispetto alla politica
dell’Amministrazione precedente, mi sembra riduttivo e politicamente interessato.
Una seconda considerazione che vogliamo fare nel campo dell’istruzione riguarda
l’orientamento.
Agire sull’orientamento è una scelta molto importante, perché aiuta le famiglie e gli alunni a
fare delle scelte mirate circa il proprio futuro di lavoro e di studio.
Ma soprattutto l’orientamento serve anche per limitare le dispersioni, perché tanto più una
famiglia, tanto più un ragazzo fa una scelta scolastica oculata, precisa, rispetto alle proprie
attitudini, rispetto alle proprie capacità, tanto più diminuiscono le possibilità di fallimento e
quindi di dispersione.
Ci piace, in questo progetto presentato dall’Assessore Barzaghi, la sottolineatura che l’avvio
concreto di questa operazione, di potenziamento dell’attività di orientamento sul territorio
avverrà previa verifica delle realtà locali.
Noi vogliamo confrontarci con le realtà locali, vedere quali sono le attività che vengono
svolte in questo settore sul territorio e l’azione della Provincia si aggiungerà, migliorerà
queste azioni, ma evitando sovrapposizioni.
Per quanto riguarda le iniziative relative all’educazione alla pace e la pedagogia della
resistenza, consideriamo queste iniziative positive, ma riteniamo che debbano essere attuate
con grande equilibrio politico e culturale, nel rispetto dei valori del pluralismo, com’è
sottolineato nella relazione dell’Assessorato, rispettando i dati storici ed evitando cariche
ideologiche di parte.
Solo in questo modo faremo un’efficace azione formativa su valori democratici
fondamentali, come la pace e la resistenza, nel rispetto della personalità di ogni studente.
Veniamo poi al problema dell’edilizia scolastica.
Credo che la qualità dell’edilizia scolastica, come risulta evidente a tutti, sia uno dei servizi
fondamentali per proporre un’offerta formativa adeguata.
Nella scuola si fa bene se ci si trova bene.
E’ importantissimo che i ragazzi possano vivere la loro esperienza scolastica in ambienti a
posto, in ordine, ben arredati, sicuri.
Noi abbiamo sentito dalla relazione dell’Assessore e dei suoi collaboratori che il patrimonio
edilizio scolastico, acquisito dalla Provincia, soprattutto con l’applicazione della legge 29 del
96, è diventato rilevante: 229 sedi, di cui 100 appunto acquisite recentemente.
Purtroppo, molti di questi edifici sono in cattive condizioni, nel senso che necessitano di
recupero edilizio, di messa a punto della sicurezza dei loro impianti antincendio e
dell’eliminazione dell’amianto. Quindi necessitano interventi molto corposi, che hanno
spinto la Commissione Istruzione con dibattito franco, (noi non abbiamo avuto paura, come
maggioranza, o confrontarci con tutti i componenti della Commissione) o valutare
l’opportunità di destinare maggiori risorse all’edilizia scolastica, per raggiungere l’obiettivo
di dare agli studenti delle sedi più qualificate.
Questi investimenti saranno necessari anche per realizzare nuove sedi, proprio perché non è
più pensabile che ad ogni classe corrisponda un’aula, non è più pensabile che un istituto
debba essere fornito di cinquanta aule se ha cinquanta classi.
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Tutti gli istituti, per poter svolgere una didattica adeguata, hanno bisogno di aule di
laboratorio, aule dove poter svolgere attività collaterali, che permettono di migliorare
l’offerta formativa.
Quindi noi confidiamo che l’ordine del giorno che è stato messo a punto dalla Commissione
venga accettato dalla Giunta e quindi si possa prevedere un incremento delle risorse che
possano maggiormente sostanziare l’obiettivo di avere un’edilizia scolastica all’altezza dei
tempi e del bisogno, come tra l’altro stabilito dalle norme di Legge. Norme di Legge i cui
termini vengono ogni anno rinviati, ma che inevitabilmente sottolineano la responsabilità
degli Enti Locali ed in questo caso della Provincia nell’adeguamento degli impianti e degli
edifici.
Dobbiamo sottolineare l’Assessorato all’Istruzione ed Edilizia Scolastica abbia valutato il
fabbisogno nel campo dell’edilizia in modo equilibrato, tanto che nel Piano Triennale delle
opere sono previsti consistenti investimenti, non solo per gli edifici della Città di Milano e
della Provincia di Milano, ma anche per gli edifici scolastici, che sono nel territorio della
Brianza, tanto che nel 2007 gli investimenti previsti per gli edifici scolastici brianzoli
superano addirittura quelli previsti nei territori della Provincia di Milano.
Quindi complessivamente riteniamo che le scelte fatte dall’Assessorato siano scelte positive,
che meritano il nostro sostegno ed il nostro voto favorevole.
Per quanto riguarda la formazione professionale, noi riteniamo che non è un a caso il
programma di presentazione nel Bilancio di questi capitoli e di questa attività, sia fatto sotto
l’egida di tre Assessori, Rotondi, Casati e Vimercati. Questo per sottolineare come l’attività
di formazione professionale non possa essere considerata.
Dicevo che il capitolo della formazione professionale, nelle relazioni di Bilancio, non è un
capitolo isolato, ma è un capitolo che è strettamente collegato al discorso del lavoro e delle
aree di crisi.
Quindi questo programma di PEG è steso in coordinamento tra gli Assessori Rotondi, Casati
e Vimercati.
Questo per sottolineare la strategicità che il settore della formazione professionale avrà
rispetto anche alle politiche attive del lavoro, tanto è vero che nella relazione, nelle scelte
fatte dalla Giunta provinciale è prevista l’integrazione tra la formazione professionale e le
politiche del lavoro, attuata mediante la costituzione di Agenzie pubbliche, che metteranno in
rete i centri di formazione professionale, i sevizi per l’impiego e per le scuole.
Questa è una scelta, anche qui, di novità, di grande impegno, perché razionalizza gli impegni
nel campo della formazione professionale e li indirizza verso le politiche complessive del
lavoro, facendo sinergia tra strutture formative e di politica del lavoro presenti sul territorio.
Questa è una scolta che questa Amministrazione sta facendo e che l’Amministrazione
precedente non ha voluto fare.
Trova la nostra condivisione anche il progetto di fare formazione continua per gli adulti nelle
aree di crisi, per favorire il reinserimento lavorativo degli adulti in altri settori occupazionali
attivi.
Anche questo in collaborazione con il settore della formazione professionale.
Ma soprattutto riteniamo che sia importante il confronto e l’impegno politico che la
Provincia dovrà mettere nei suoi rapporti con la Regione, per la definizione delle competenze
esclusive nel campo della formazione che la Regione prima o poi dovrà specificare. La
Legge di riforma Moratti e la modifica del titolo quinto della Costituzione hanno già
assegnato alla Regione, non solo competenze nel campo della formazione professionale, ma
anche nel campo dell’istruzione scolastica generale.
Bene, la Provincia di Milano dovrà caratterizzarsi non solo dialetticamente e politicamente
nei confronti della Regione, ma dovrà impegnarsi secondo il suo ruolo storico: quello di una
Provincia attenta ed impegnata nel portare avanti un livello di formazione professionale
molto alto e qualificato.
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E queste sono scelte – ripeto – non di ordinaria amministrazione, ma scelte che danno
l’indirizzo di un senso di cambiamento
rispetto alla gestione della precedente
Amministrazione.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Meroni. (presenti 35)
Presidente del Consiglio: “Sperava di essere più veloce, rispetto ai quindici minuti, li ha
impegnati tutti, ma credo che non li abbiamo spesi inutilmente.
Devo modificare leggermente la proposta di chiudere a mezzanotte, nel senso che io ho due
iscritti a parlare, conoscendo, tra l’altro, l’amico Consigliere Clerici, credo che
probabilmente potrebbe non impegnare i quindici minuti.
Propongo questa prosecuzione dei lavori: esauriamo i due interventi, poi chiudiamo questa
sera, si riprende giovedì ore 17, si riprende la discussione di carattere generale, essendo
evidente che a quel punto potranno intervenire soltanto coloro che non sono intervenuti
questa sera.
Si continua la discussione generale con gli interventi degli Assessori, le repliche degli
Assessori e del Presidente, si avvia poi in seconda tornata l’esame degli emendamenti,
sapendo – ripeto – ma questo argomento lo tratterò giovedì nella Conferenza dei capi
Gruppo, che noi abbiamo poi, dopo giovedì, tre sedute entro le quali esaurire la discussione
degli emendamenti, perché ragionevolmente dobbiamo chiudere per mercoledì 22.
Quindi, se sarà il caso, ovviamente, potremo anche superare ed anche abbondantemente,
dipende da noi, il limite della mezzanotte per le prossime sedute.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Malinverno. (presenti 34)
Consigliere Clerici: “Se l’amico Gavazzi si interrompe, io volevo rivolgere una domanda
direttamente al Presidente Penati, partendo proprio, Signor Presidente, dalla coda, laddove
Lei dice che per le società non strategiche si nominerà un advisor, che procederà alla loro
alienazione, per quelle strategiche, invece, si cercheranno le risorse necessarie ad acquisire
nuove quote di capitale, aumentando così il potere di controllo della Provincia di Milano.
Orbene, io sono molto diretto e le domando: tra le società o aziende strategiche, Lei ritiene
che sia strategica anche ASNM? E questa è la domanda alla quale il Presidente Penati vorrà
dare risposta quando toccherà a lui la parola.
Invece, per l’amico Assessore Paolo Matteucci, che non vedo purtroppo in aula e per il quale
lui sa che ho simpatia per lui, la sua famiglia ed i suoi figli, perché stando io qui da una vita,
ho visto nascere, crescere.
E mi riferisco sempre alle linee programmatiche del Presidente Penati, che vengono riportate,
se ho buona memoria, Signor Presidente, pari pari in questo documento, laddove si parla di
trasporto pubblico, al di là dell’evidente errore che è stato fatto, trasporto pubblico su gomma
e ferro, già evidenziato dal Consigliere Bruschi, ma questi sono quei refusi che, per carità di
Dio, Lei evidentemente intendeva ferro, ferro – ferro.
Caro Paolo, mi permetta Assessore di chiamarla così, ma con quei quattro soldi, perché
90.000.000 di Euro sono 180 mal contati miliardi di Lire, cosa andiamo a riequilibrare?
Per riequilibrare, cioè portare in equilibrio un qualcosa che è al 20,80% più o meno, ci vuole
ben altro di quei soldi. Tanto più che una grandissima parte dei questi soldi sono destinati a
delle opere assolutamente necessarie, quale ristrutturazione di ponti, fare delle rotonde che,
per carità di Dio, sono assolutamente necessarie, perché ai fini della sicurezza, voglio
ricordarlo, un semaforo lo si può attraversare anche a 300 all’ora, ma solo un pazzo affronta
una rotonda oltre i 60 all’ora, perché pena andare contro i marciapiedi, che delimitano la
rotonda stessa.
Quindi, per carità, andiamo in quella direzione, la Francia in questo ci insegna tante cose.
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Quello che volevo dire, purtroppo la Provincia di Milano, è stato ricordato più volte, da
questi banchi e da quei banchi, non è l’Inghilterra.
Non è l’Inghilterra, l’ho detto anche al Sindaco Albertini, quando face il suo bravo parallelo
Milano – Londra e poi magari ci arrivo e ve lo spiego.
In Inghilterra tutti i paesi, tutti gli insediamenti sono nati lungo le linee ferroviarie.
In Italia, invece, cosa abbiamo fatto noi? I nostri costruttori, i nostri impresari, i Berlusconi e
non Berlusconi, tutto quello che volete voi, sono andati a costruire dove costava meno, non
lungo le linee ferroviarie ed allora ci siamo trovati ad avere una conurbazione assolutamente
disaggregata, assolutamente incomprensibile, da un punto di vista viabilistico, perché mentre
in Inghilterra vige il park and ride, letteralmente parcheggio, prendo il treno e meno le tolle
verso Londra, oppure il kiss and ride, mi dai il bacino, prendi il treno e te ne vai a Londra,
qui non esiste.
Paragonare la Provincia di Milano e la conurbazione di Londra, sono due cose differenti.
Basti pensare che la cerchia della 90 e 91 di Milano, vale a dire la cerchia esterna,
corrisponde né più né meno che al Central London, ma al Central London ci sono 12 stazioni
terminali, Waterloo, Liverpool, Birmingham e via dicendo, 12 stazioni terminali, nazionali di
treni, più tutte le interconnessioni delle metropolitane che sono, passatemi il termine, un
casino.
Allora, evidentemente, quando e per tornare a quanto il Presidente Penati ha scritto,
suppongo mesi fa ed ha riportato in questo documento, per arrivare al riequilibrio, caro
Paolo, qui ci vogliono tempi biblici o faraonici, scegli tu, soldi a non finire ed ancora forse
non riusciremo a farlo, perché il guasto, purtroppo, è stato fatto.
Quindi, come qualcuno ha voluto ricordarlo, mi pare l’amico collega qui alla mia destra, è
essenziale, Presidente Penati, investire sulla Milano Paullo, è essenziale, per carità di Dio,
completare Assago, è essenziale andare verso la Brianza con le linee, è essenziale collegare
Sesto San Giovanni a Monza, arrivare fino al San Gerardo e magari oltre, è essenziale
acquistare delle aree periferiche, ne cito una a caso, l’area della Max Mayer, che, dico,
l’imprevidenza del Sindaco Albertini o dell’Assessore Goggi se volete, è lì, c’è una bella
area, che può essere acquistata, si può fare allo sbocco della Milano Meda un bel parcheggio,
drenare queste automobili che inquinano, invece non si fanno queste cose.
I punti di interscambio io non li vedo.
Più volte ho ricordato in questa sala, più volte l’ho ricordato, che la prima stazione a
frequenza metropolitana dal nord Milano verso Milano è Saronno.
Saronno non ha il parcheggio delle automobili, non ha un parcheggio, di un’automobile non
può dire io sono al parcheggio della stazione.
Questi sono i guai fatti, non dico da chi ci ha governato prima, da tutti, da noi italiani che
siamo imprevidenti, da noi, da voi, da tutti quanti, però il rimedio non sta in questo Bilancio
2005, o il tentativo di rimedio non sta in questo Bilancio.
Ci vogliono altre cose e, guardate, non lo dico per contrappormi al Presidente Penati,
assolutamente no, per carità di Dio, è di oggi la notizia del più alto ponte del mondo, vicino a
Montpellier, tre anni, un bel ponte e via dicendo. Ebbene, Signori miei, cinque Euro per far
passare le automobili, dieci i camion, quello che è non lo so, vado a memoria, ma la società
ha detto che in quattro anni conta di fare utili.
Conta di fare utili!
Signori miei per trasportare le merci, per trasportare i passeggeri, perché si può potenziare
finché si vuole, ma sappiamo benissimo che la rossa è al massimo delle capacità nelle ore di
punta.
Per fare queste cose, ci vuole una seconda tangenziale, ci vuole la BREBEMI, ci vogliono
altre cose.
Queste sono le risposte all’interrogativo che dice il Presidente Penati, bisogna sentire gli
utenti.
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Se sentite gli utenti vi diranno quello che vi sto dicendo io e non lo dico per animosità, lo
dico per convinzione, io lo dico, riequilibrare vuol dire mettere il 50%. Qui, ragazzi, manca
un 30%, un 35%.
Voi lo sapete che i pendolari che vengono a Milano ed i pendolari che vanno al Central
London, sono esattamente uguali, 5000 più 5000 meno? Però loro hanno l’80% che vanno su
ferro e noi abbiamo il 23% che vanno su ferro e come si fa a riequilibrare una disparità del
genere? Come si può?
Allora, se noi vogliamo fare delle letterine a Babbo Natale possiamo scriverne tante. Mia
figlia piccola dieci anni quest’anno ha smesso, per fortuna, ha capito che non è il caso di
farle.
Ma se vogliamo essere realisti, dobbiamo dare all’Assessore Matteucci non quello che ha, ma
minimo tre o quattro volte quello che ha, solo per iniziare gli studi, solo per iniziare gli studi!
Dopodiché chi vi parla vi conferma al 100% che io vorrei vedere tutti i pendolari andare sul
treno.
Io uso quotidianamente la metropolitana ed il tranvai, lo uso e quando devo usare
l’automobile mi incavolo, al limite uso il motorino se è bel tempo. Quindi li vorrei vedere
andare in giro così, ma è impossibile oggi come oggi, è assolutamente impossibile.
Presidente Penati, quello che le dico, il prossimo Bilancio, ormai questo Lei lo ha fatto, il
prossimo, mi dia retta, è una questione di logica e di buon senso, dia più soldi a Matteucci,
che si faccia dei bei studi, che studi insieme a Goggi o al suo successore e che vadano, ad un
certo punto, a reperire tutti i parcheggi possibili per fermare questa frana, questa valanga di
automobili, che io detesto quanto le detesta probabilmente Lei.
Che si frenino là, io non credo che siano dei masochisti quelli che prendono la tangenziale est
di Milano o la ovest, non sono dei masochisti, nemmeno quelli che vengono da Bergamo,
non sono masochisti.
Se Lei apre uno spiraglio a spendere di meno e non mettere a dura prova i loro nervi, nonché
il loro fegato, le saranno enormemente grati. Le saranno enormemente grati, Presidente
Penati ed io mi impegnerò a votarla anch’io se Lei farà questo, giuro!
Lei vada nella giusta direzione, io voto Presidente Penati, Lei non mi conosce bene, io
premio chi sa lavorare, però, mi consenta di dirle, non devo dire mi consenta, altrimenti mi
tradisco, mi permetta di dirle, Presidente Penati, che la via imbroccata non è quella giusta, mi
creda, non è quella giusta, bisogna essere realisti. Il disastro non l’ha fatto Lei, il disastro non
l’avete fatto voi, l’abbiamo fatto tutti assieme, tutti assieme! Nessuno escluso, ma nessuno
escluso, chi ha favorito la Fiat e le macchine non sono stato certamente io. Io le ho usate le
macchine.
Allora, dia retta, dia più soldi per degli studi veramente tali.
Noi siamo qui da otto, nove anni, Presidente, ci siamo scornacchiati tanto, ma c’è tra Casati,
Matteucci, il sottoscritto, Irma Dioli, Daniela Benelli, c’è talmente tanta stima personale che
va sopra qualsiasi polemica.
Questo mio intervento non vuole essere un intervento polemico, vuole essere un
suggerimento sincero, onesto, non si risolvono i problemi di quei disgraziati che sono lì tutti i
giorni a bestemmiare, non si risolvono con questi provvedimenti, questi non sono neanche
delle piccole panacce, non sono niente.
Come dicono in Lombardia “il tacun l’è peg del bus”. Presidente Penati, bisogna fare
qualcosa di diverso.
Il mio invito è questo, poi se Lei avrà la compiacenza di rispondermi possibilmente senza
perifrasi, parabole, giri di parole ecc., ma altrettanto sinceramente, come io le ho posto la
domanda, mi dica che cosa Lei intende fare di ASNM, strumento che conosciamo bene.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Frassinetti. (presenti 35)
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Consigliere Gatti: “Io non vorrei rompere l’idilio, vorrei solo riferirmi all’introduzione
politica che ha fatto il Presidente Penati, perché credo che sia utile sottolineare, non solo e
non tanto gli elementi alternativi rispetto all’Amministrazione precedente, ma, invece, la
corrispondenza ad alcuni bisogni essenziali della comunità milanese.
Faccio solo alcuni esempi, la prima questione riguarda la priorità indicata per quanto riguarda
le politiche sociali, che già in quest’aula sono state illustrate dall’Assessore Rotondi.
Allora, anche se la discussione è difficile, adesso vorrei che i colleghi che rispettosamente
sono rimasti fino alla fine, facciano cortesemente uno sforzo ulteriore, perché vorrei
richiamare che qualche volta bisognerebbe tenere in considerazione quello che il Consiglio
ha già discusso e per quanto riguarda le politiche sociali, questa aula ha svolto un consiglio
importante sul tema degli anziani.
Il pubblico era pieno di rappresentanze sindacali, ma soprattutto di anziani in carne ed ossa
ed in quella sede, io credo con molta lucidità, l’Assessore Rotondi, a nome
dell’Amministrazione, ha già detto che l’inversione di tendenza è già in corso. E’ una materia
difficile, occorre approfondire e poi risponderò anche al Consigliere Malinverno, che ha
l’abitudine di parlare e poi assentarsi. Ad esempio sulle politiche sociali, noi abbiamo nei
numeri del Bilancio e nelle iniziative svolte finora e sicuramente un’attività della Provincia,
che si riferisce direttamente ai Comuni organizzati in distretto. Questo è un fatto molto
positivo dopo l’esperienza disastrosa della Regione Lombardia, che ha elargito una quantità
relativa di quattrini. Il Presidente Formigoni manda la lettera quando arriva il primo
stanziamento e si dimentica quando i buoni sono ridotti o aboliti il secondo o il terzo anno.
Quell’indicazione dell’Assessore Rotondi è assolutamente essenziale, perché noi abbiamo
bisogno appunto di andare incontro ad esigenze che vedono in questa Provincia, che è la più
sviluppata del Paese, problemi seri, per le città e le famiglie dove ci sono persone a cui è stata
tagliata l’assistenza domiciliare, quindi un servizio, o in cui non sanno come fare quando ci
sono anziani allettati.
Da questo punto di vista, io credo che aver enunciato quelle linee ed aver approvato
quell’ordine del giorno sia un atto preciso ed un’iniziativa amministrativa precisa.
Poi sicuramente – ripeto – noi dovremo fare il conto anche con il fatto che questa politica dei
buoni, (facciamo i conti degli ultimi tre anni, da quando la controriforma del 1997, della
Giunta regionale, del Consiglio regionale, ha sortito i suoi effetti), al di là dei giochi di
prestigio con i Bilanci, ogni anno ha collezionato come minimo 2.000 miliardi di disavanzo.
In questo quadro abbiamo un dissesto di tutta la rete ospedaliera pubblica, ma di questo
parleremo un’altra volta, anche perché mi riprometto, con dei colleghi, di riproporre il tema
anche qui, partendo dalla situazione del sud milanese e dell’ospedale di Melegnano.
Quindi, da questo punto di vista, questa è una politica assolutamente condivisibile e da
sostenere, dopodiché noi dovremo anche, sicuramente prevedere degli interventi generali
molto concreti, dal sostegno al fondo sull’occupazione e dei centri per l’impiego, fino ad
un’esperienza, quella sì, davvero originale ed essenziale, come quella della Casa della Carità
di Don Colmegna, che non è un caso isolato, ma è frutto di una storia che chi conosce questo
territorio non ha bisogno di avere ulteriormente indicata.
Secondo, sul trasporto e la viabilità, la politica che viene indicata è assolutamente alternativa.
Le cifre indicate di 472 milioni di Euro di investimenti sono una cosa rilevante ead ogni
modo questa è una situazione che segue il nulla del quinquennio precedente. Negli atti
preparativi che hanno avuto a disposizione le Commissioni c’è scritto, (preparati dagli Uffici
che stasera ho sentito lodare, quindi lodiamoli tutti), che nel rendiconto della manutenzione
ordinaria sui 2000 chilometri di rete stradale, le opere realizzate sono tra il 18 ed il 22% del
previsto. (Rendiconto dalla passata Giunta di Centro Destra).
Rispetto a questo risultato eccezionale, è anche vero che è abbastanza difficile non riuscire a
fare meglio.
Ad ogni modo io ho visto in quel Piano una serie di iniziative molto concrete, molto
importanti, ovviamente potrei citare quelle che conosco di più a partire dalla Via Provinciale
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Paullese, in cui si prevede finalmente il Piano Triennale dei lavori, gli innesti di Agrate e gli
innesti di Melegnano. Questo è un obiettivo concreto, importante, che non dice: siamo tutti
bravi o siamo tutti cattivi, ma dice da dove si riparte, cioè dallo zero.
Anche sul trasporto pubblico, questa imposta per la trascrizione dei veicoli si paga ogni
quattro o cinque anni, in quanto la media del cambio delle automobili non mi pare superiore
a questa media.
Con molta responsabilità, stile e correttezza, il Presidente ha anche annunciato nell’ambito
del biennio il fatto che questa possibilità si sfrutta tutta e la si finalizza a mettere 6.000.000 di
Euro a disposizione di una situazione molto critica come quella del trasporto pubblico. Non
era necessario aspettare le giustissime proteste dei pendolari, perché noi stiamo viaggiando
su una rete di trasporto pubblico obsoleta, in cui anche strumentalmente quest’anno, (perché
giustamente l’Amministrazione in carica ha deciso di guardare dentro anche alle gare di
appalto in corso), sono stati tagliati dei viaggi e delle linee arbitrariamente ed in cui
soprattutto il costo è molto alto. Io spero che i Consiglieri provinciali qualche volta viaggi sui
pullman; si accorgerebbero che sulle linee extraurbane, basta superare gli 8 chilometri, ed il
costo è 2 Euro, cioè quasi 4.000 Lire, il che non è una grande politica incentivante all’utilizzo
del trasporto pubblico e ad invertire quella tendenza per cui in Città si viaggia il 75% su
ATM ed in Provincia meno del 25% sugli altri vettori.
Quindi questi fondi, dichiarati apertamente in modo innovativo, vengono destinati a fare
qualcosa di concreto qui ed ora, per incentivare il trasporto pubblico, tenendo conto che la
Provincia di Milano vuole dare questo segno. Vorrei ricordarvi che chi è titolare superiore
nel trasporto pubblico, che è la Regione Lombardia, spendeva, (l’ultimo anno che si
calcolava in Lire, tre anni fa, nella sanità 26 mila miliardi con un progresso di circa il
30/32%, rispetto a dieci anni prima, e per il trasporto pubblico, Regione Lombardia, la più
grande Regione, il quarto motore d’Europa, spendeva mille miliardi come dieci anni prima.
In questi tre anni la situazione è peggiorata.
Infine, sulla metropolitana non scherziamo, noto che tutti citano Paullo, però non scherziamo,
perché il Consigliere provinciale Malinverno ha siglato il 2 aprile del 2004, uno pseudo
accordo fasullo, casualmente 60 giorni prima delle elezioni, sul progetto metropolitano, in
cui non c’era la firma di Milano ed in cui la Regione Lombardia non aveva detto se ci
metteva un centesimo o quanto per quel progetto.
Qualche mese dopo, grazie al cambio dell’Amministrazione, l’Assessore Matteucci, ha
siglato un Piano, in cui c’è il Comune di Milano ed in cui Regione Lombardia ha stanziato la
cifra che serve, che sarà attorno ai due miliardi, per il progetto che riguarda il prolungamento.
Al di là di questo, abbiamo fatto solo un pezzettino di strada, questa solerzia nel chiedere la
metropolitana verso Paullo spero che ci serva insieme, come Consiglio provinciale a chiedere
al Sindaco Albertini di cambiare idea, perché avete visto che in questi giorni c’è tre quarti
delle pagine del Corriere della Sera occupate da quello che si farà con la fantastica
operazione della AEM, ma, purtroppo, neanche all’ultima riga c’è scritto che nella strategia
di Milano, che fa parte di questo stato unitario, in cui ci sono i Comuni, la Provincia e la
Regione, rientra il sud –milanese. C’è scritto Assago, c’è scritto dove volevano fare il Bingo,
ci sono tutte le linee utili ed inutili, ecc. ecc., ma è completamente estraneo ed assente il sud
della Lombardia e il sud della provincia di Milano.
Infine sulle priorità, assunte le indicazioni che diceva Arrigoni sulla scuola, che condivido
pienamente, sul Parco Sud, sicuramente qua si indica che è una priorità non estetica, ma è
una priorità come polmone ecologico del verde, dell’agricoltura del milanese, tenendo conto
che sicuramente questo è l’inverso di chi, con l’Amministrazione precedente tendeva a dire
che lì c’era la grande occasione per l’espansione, purché sia del costruito in questa Provincia.
Assumere un grande impegno significa che questa Amministrazione assume in quell’area la
possibilità di fare un potenziamento stradale e dei trasporti che non è l’autostrada nuova Est
Est. Anche perché oggi noi ci riuniamo e abbiamo l’onore di vedere sul Sole 24 Ore e
sull’altra stampa il nuovo bando della Est Est, che ancora una volta non considera le richieste
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dei Comuni e della Provincia, che umilia anche la forma, perché vorrei ricordare a questo
Consiglio che il 26 novembre tutti i Comuni sono stati chiamati a discutere di una cosa che
appare nella sua forma, (in questo caso la forma è sostanza), 18 giorni dopo.
Quindi ci risiamo e quindi se questa – ripeto – è la politica a cui dobbiamo essere alternativi,
noi siamo alternativi in sintonia con le esigenze della comunità che cerchiamo di
rappresentare.
Infine, indichiamo anche quali sono i fondi, oltre il discorso della tassa di scopo, come l’ha
giustamente definita il Presidente. Sicuramente sarà utile anche fare un’azione di verifica e
forse di bonifica di tutto il settore della pubblicità e della cartellonistica e forse anche lì
potremo recuperare qualche quattrino a fondo e a fine stradale e vorrei dire che dobbiamo
tenere in conto anche la Finanziaria di questo Governo, al di là che i fondi diminuiscono –
pare – solo nella parte delle entrate extratributarie. E’ una Finanziaria pessima, perché chi
conosce un minimo la vita delle persone e la vita dei Comuni, sa che in questi ultimi tre anni,
i Comuni, per assicurare la sanità e la scuola dei propri cittadini, spendono il 10, il 20, il 30%
in più per pagare l’insegnante di sostegno, per aprire le scuole materne, (com’è successo in
modo vergognoso a settembre del 2004, perché lo Stato non ha assicurato le maestre), per
portare i malati con il trasporto dove devono andare per essere curati.
Quindi non scherziamo, perché questo è il risultato di una politica che non può essere che
chiamata per quello che è, di taglio e di taglieggiamento, ma che è anche la politica più
antiautonomista degli ultimi anni, perché (e non c’è bisogno di scomodare grandi parole), la
stessa politica degli investimenti è sotto la spada di Damocle di una Finanziaria che può
porre un vincolo anche a quegli Enti che a Milano, in Brianza o a Paullo, decidono di
incassare e di spendere, ma potrebbero anche non poterlo fare, perché c’è un vincolo latente
che impedisce di spendere sopra una certa soglia anche se i quattrini ci sono e si dimostra che
ci sono.
Quindi discutiamo anche di questo, ma con chiarezza, senza fare finta di discutere e poi di
non arrivare alle conclusioni dovute prime di tutto alle nostre comunità.
In modo positivo abbiamo votato anche delibere all’unanimità prima.
Io spero che sia anche un’approvazione di metodo, (sia sul piano venatorio, che sulla cultura
si è parlato un linguaggio in cui c’è alle spalle anche un dialogo con i Comuni) e quindi
consiglierei i colleghi della minoranza di aprire un confronto a 360 gradi, con la comunità e
con l’insieme dei nostri Comuni, per avere cognizione e confronto sulle convinzioni che poi
ci vengono a raccontare e noi abbiamo l’obbligo di ascoltare in questa autorevole aula. “
Dopodiché, alle ore 00.30 del 15 dicembre 2004, il Presidente del Consiglio toglie la seduta e
significa che il Consiglio è convocato per il giorno 16 dicembre 2004.
Del che si è redatto il presente verbale che viene come in appresso sottoscritto.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
(Vincenzo Ortolina)
IL SEGRETARIO GENERALE
(Antonino Princiotta)
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14 dicembre 2004 - Città metropolitana di Milano