ASSESSORATO ALLA CULTURA
Biblioteca Comunale
DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA
STORIA DI MONSELICE DAL 1945 AL 1946
DAI DOCUMENTI DELL’ARCHIVIO STORICO COMUNALE
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A cura di Flaviano Rossetto
Hanno collaborato
Carlo Bernardini, Piergiorgio Bonato, Giuseppe Trevisan, Stelvio Ziron
Fabio Conte, Sindaco di Monselice
Giovanni Belluco, Assessore alla cultura
Barbara Biagini, Dirigente settore servizi alla persona
Monselice, Giugno 2006
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IL COMITATO NAZIONALE DI LIBERAZIONE PER MONSELICE
Nelle prime pagine del registro delle deliberazioni della Giunta comunale di
Monselice: anni 1945-1947, custodito presso la biblioteca comunale, è riportata la
cronaca della liberazione di Monselice dai tedeschi. In forma solenne vengono descritti
gli avvenimenti cittadini che vanno dal 28 aprile al 1 maggio 1945, durante i quali il
comitato di liberazione monselicense esce allo scoperto e prende possesso della città. Il
racconto di quei difficili giorni termina con “l’investitura” ufficiale effettuata dal governo
alleato dei componenti del CLN monselicense. Al di là della facile retorica, è facile
ritrovare tra le righe l’orgoglio di una città che, in armi, trova il coraggio e la forza per
“liberarsi” da sola dalla dittatura fascista, lasciando agli eserciti alleati il compito di
“prendere atto” di una realtà politica maturata in almeno due anni di difficile e
drammatica lotta clandestina1. La cronaca termina con “l’ordine” di riprendere le attività
lavorative per mercoledì 2 maggio 1945.
Anche a Monselice, dunque, il 28 Aprile 1945 il “Comitato di liberazione nazionale per
Monselice” costituito da Goffredo Pogliani (comunista), Antonio Masiero (demo-cristiano),
Leonardo Simone (Partito d’azione)2 e Arturo Mattei (socialista) “prende possesso della
residenza municipale”3 e di fatto prepara, con la giunta municipale e sotto la supervisione del
governo alleato, il futuro democratico della città.
Poche le notizie sulle vicende successive del comitato di liberazione che di fatto
diventa un organo consultivo dell’Amministrazione comunale fornendo pareri sui principali
problemi cittadini. Sappiamo che il 23 maggio 1945 era composto da Giovanni Carestiato
(socialista), Giuseppe Bovo (Demo-cristiano), Alberico Mardegnan (comunista) e da Luigi
Secco del Partito d’azione. Qualche mese più tardi e precisamente il 30 agosto 1945 ne
facevano parte da: Alberico Mardegnan (Comunista), Giovani Temporin (Socialista), Livio
Cortellazzo Partito d’azione) e da Bruno Sattin (Rappresentante Comitato Volontari per la
libertà). Il presidente mandamentale Giuseppe Bovo in data 13 luglio 1945 di dimetteva dalla
carica precisando:
Ho aderito alla pressante richiesta d’entrare quale membro nel C.L.N. unicamente con lo scopo di dare il
mio modesto contributo all’instaurazione di un regime di cose che fosse secondo giustizia degno della
libertà acquistata, per il benessere del paese e prima di tutto della classe povera. A questi principi ho
consacrato con coerenza tutta la mia attività. Collaborando lealmente dagli altri membri mi sono trovato
di fronte a soprusi, soperchierie, e furti compiuti da elementi appartenenti al locale Comando Garibaldini
senza poter avere un’autorità e forze adeguate su cui contare. Innanzi ad una situazione del genere sento
la mia permanenza al posto di comando una minorazione alla mia dignità personale ed al mio senso di
rettitudine e d’onestà, e non intendo avvallare ulteriormente con la mia presenza uno stato di cose che non
è secondo giustizia. Ho un unico rammarico: abbandonare il campo in lotta e quei compagni di lavoro che
con me hanno contribuito per il medesimo ideale.
1. I PRIMI PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI
La nuova Giunta, nominata dal governatore alleato, era composta dai quattro
componenti che facevano parte del CLN di Monselice: Goffredo Pogliani (comunista),
Antonio Masiero (demo-cristiano), Leonardo Simone (Partito d’azione)4, Arturo Mattei
(socialista) ai quali si aggiungono Luigi Giorio (comunista) capo partigiano5; Spartaco
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Hanno collaborato al reperimento dei documenti: Antonella Baraldo e Antonella Carpanese e la ditta Archivisti
veneti che per conto del comune sta riordinando l’archivio comunale.
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Simone si dimise dopo qualche giorno.
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Il municipio antico è quello riprodotto nella foto di copertina.
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Simone si dimise dopo qualche giorno.
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Aveva un carattere deciso e fermo ed era il capo della Resistenza a Monselice.
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Scarparo (comunista)6; Giuseppe Sturaro (comunista, partigiano, arrestato e torturato
nell’ottobre 1944); Mario Vernacchia (demo-cristiano).
Politicamente la nuova giunta era composta da: 4 comunisti (compresa la carica di
Sindaco); 2 demo-cristiani (compreso l’incarico di Vice-Sindaco); 1 socialista; 1 partito
d’azione;
E’ facile pensare che la composizione politica della prima compagine
amministrativa rispecchi, anche numericamente, le forze partigiane attive durante la
resistenza. Le brigate “garibaldine”, legate al partito comunista, che avevano sostenuto
una lunga lotta con pesanti perdite, ebbero la maggiore rappresentanza in seno al piccolo
parlamentino monselicense.
Il 2 maggio 1945 ebbe luogo la prima giunta durante la quale furono nominati
diversi responsabili dei vari enti o servizi che facevano riferimento al comune. Con il
primo provvedimento nominarono il pretore Luigi Secco7 commissario per gli istituiti pii.
A Mario Vernacchia, procuratore locale delle imposte, fu affidata la gestione
dell’educatorio Cini, mentre Luigi Giorio fu incaricato di “proteggere” i beni dei vari
gerarchi fascisti che erano stati arrestati o che avevano preferito nascondersi visti gli
avvenimenti di quei giorni.
Il primo a sinistra con il cappotto chiaro è il monselicense Arturo Mattei
Alla popolazione furono distribuiti 353 quintali di vino e 133 quintali di
marmellata, che si trovavano presso lo stabilimento Dal Din a disposizione – fino a pochi
giorni prima - delle forze germaniche. Prudentemente la Giunta dispose che ad ogni
richiedente fosse consegnato un litro di vino e mezzo chilo di marmellata, invece ai
bambini e ai vecchi solamente 250 grammi.
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Non siamo riusciti a ritrovare riscontri certi sul suo ruolo all’interno del PC locale.
Sulla personalità di Luigi Secco, molti ex fascisti hanno avanzato dubbi e perplessità.
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Il problema gli alloggi fu affidato a Giovanni Ziron (PC) e ad Andolfo
Massimiliano (DC), due politici che ebbero parte importante nella gestione
amministrativa della città negli anni successivi.
Il primo provvedimento politico fu la conferma dell’allontanamento temporaneo
dall’incarico di segretario del comune Francesco dal Bosco, considerato “inviso alla
grande maggioranza della popolazione per il suo modo di trattare autoritario e spesso
scortese”.
2. - LA SITUAZIONE GENERALE
Un opuscolo “celebrativo” realizzato dall’Amministrazione comunale nel maggio
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1956 , intitolato Un decennio di amministrazione democristiana a Monselice 1946-1956,
descrive la situazione economica e sociale subito dopo la liberazione.
Nel lontano 1946 la maggior parte dei servizi pubblici (uffici municipali, scuole, strade, acquedotto,
illuminazione, macello, ecc.) vuoi per diverso criterio amministrativo durante il ventennio, ma
specialmente a cagione dello stato di guerra protrattosi circa un quinquennio, erano mancanti, o
inadeguati o in disastrose condizioni d'uso per vetustà e danneggiamenti bellici. Il bilancio Comunale,
per un complesso di ovvie ragioni, ora deficitario al punto da non bastare a fronteggiare le spese d'una
troppo ordinaria amministrazione. L'economia Comunale usciva dalla guerra paurosamente
depauperata, sia nell'agricoltura, sia nell'artigianato, sia nella piccola industria cittadina, sia nel
commercio e viveva sotto l'incubo pauroso della inflazione.
Mancavano case, essendo state molte distrutte dagli indiscriminati bombardamenti e trovandosi
moltissime in condizioni di inabitabilità.
Mancava lavoro per centinaia e centinaia di padri di famiglia e la miseria più squallida spegneva tanti
focolari. Si aggiunga lo smarrimento morale in cui la guerra prima e la più sfrenata faziosità politica
poi avevano gettato negli individui. Tali le condizioni di Monselice quando il primo gruppo di
amministratori democristiani, per mandato ricevuto dalla maggioranza dei concittadini, con fede, con
entusiasmo, senza ambizioni e senza mire di interesse personale, si accinse al grave compito di
normalizzare la vita amministrativa e di portare il paese ad un livello più alto di vita economica. Ai
primi succedettero i secondi, e tutti operando con purezza di intenti, raggiunsero buoni risultati, che
sono motivo di legittimo orgoglio. [……]
La disoccupazione era la piaga più grave da curare e richiamò subito la più grande attenzione
dell'Amministratore Comunale, sia per lenirla con provvedimenti di emergenza sia per cercare di
guarirla con la creazione di fonti di lavoro permanente. Ma il problema è di tale entità che supera le
modeste forze e le limitate possibilità di un Comune, per cui dobbiamo constatare che la
disoccupazione e la sottoccupazione locali pur essendo sensibilmente ridotte, non sono ancora
scomparse. […..] Lo Stato è venuto incontro ai bisogni degli enti locali con leggi e finanziamenti, dei
quali il nostro Comune ha cercato sempre di profittare.
3. IL MERCATO “VILE”. La lotta alla “Borsa nera”
Tra i primi provvedimenti, presi di comune accordo con il governo alleato,
particolarmente significativo è quello assunto il 20 maggio 1945 con il quale si stabiliva
l’aumento della razione base del pane - distribuita con la tessera nei comuni della
Padovani - da gr. 150 a gr. 200 giornalieri per tutte le categorie di consumatori. Ma
complessivamente la situazione alimentare era drammatica. Solo a mercato nero era
possibile trovare qualcosa da acquistare, ma prezzi molto elevati. Da subito tutte le
autorità profusero ogni sforzo per contenere i costi dei generi di prima necessità “onde
rendere la vita dei lavoratori meno insofferente”. La prima soluzione attuata fu la
costituzione di un comitato economico di azione popolare per la riduzione del caro vita e
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L’opuscolo disponibile presso la biblioteca comunale contiene un lungo elenco di opere realizzate durante
l’amministrazione democristiana della città.
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per la lotta contro il mercato “Vile”, che però rimase solo una soluzione simbolica in
quanto i generi alimentari si acquistavano solo a “mercato nero”.
In una relazione del 6 ottobre 1945 il comitato di liberazione nazionale - sezione di
Monselice - fa presente che il comune di Monselice è diventato il centro delle attività
“borsaneristiche” più sfacciate. Nel centro cittadino si contrabbanda in larga scala carnami
e grassi, mentre le frazioni si sono specializzate nella vendita a mercato nero di grano e
granone verso Trieste e il Cadore. Con una punta di sarcasmo il presidente del comitato fa
notare che la polizia addetta a posti di blocco non si interessa e controlla solamente i
libretti di circolazione degli automezzi, generando fra la cittadinanza “uno stato di seria
apprensione ed un certo risentimento verso le autorità locali” che sono incapaci a porvi
rimedio.
L’amministrazione cittadina si rivolge alla cittadinanza con un manifesto specifico
chiedendo collaborazione per riduzione il caro vita e per la lotta contro il mercato vile
(mercato nero)
Cittadini con l’approssimarsi della stagione invernale si affacciano problemi formidabili di,vita
per la classe lavoratrice e pei bisognosi in genere. Non occorre dire molte parole per descrivere
una situazione che si può definire gravissima ai fini dell’alimentazione, del riscaldamento e del
vestiario. Nel mentre la civica amministrazione sorretta dal comitato di Liberazione Nazionale e
dai Partiti compirà ogni sforzo per dare alloggio ai senza tetto, è sua ferma volontà agire col
massimo rigore per assicurare il necessario agli indigenti. Nessuno creda che queste siano
semplici frasi e che agli abituali affaristi e sfruttatori sia ancora consentito beffarsi di ogni morale
e condurre bella vita alle spalle dei lavoratori. E’ giunto il momento di fare il punto: Dal 1
novembre 1945 i prezzi dei generi non tesserati devono essere ridotti a proporzioni umane. I
produttori e i commercianti sono avvisati! Il mercato “vile” deve cessare.
Il popolo deve vigilare e intervenire prontamente con ogni mezzo a tutelare i suoi diritti. Coloro
che hanno acquistato generi tesserati in quantità sufficiente, devono restituire le corrispondenti
tessere all’Ufficio annonario. I produttori debbano conferire ai granai del “popolo” tutti i cereali
eccedenti al fabbisogno familiare.
I nomi di coloro che si renderanno colpevoli di sottrazione di viveri e di merci o comunque
compiranno atti diretti a compromettere l’approvvigionamento della popolazione saranno
denunciati all’Autorità Giudiziaria e additati al pubblico disprezzo quali “Affamatori del Popolo”.
Un Comitato Economico di azione siederà in permanenza per raccogliere denunzie e per far
giustizia immediata. Monselice, 26 ottobre 1945
LA GIUNTA MUNICIPALE - COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE (Prof. G. Bovo,
A. Mardegan, G. Temporin, S. Goldin, G. Zannoni,
B. Satin, Amalia Becchi) - I
RAPPRESENTANTI DEI PARTITI (Giorio Luigi (Partito Comunista) Vernacchia Dr. Mario
(Demo Cristiano) Cortelazzo rag Livio – (Partito d’Azione) Scarso Fabrizio (partito socialista)) ASS. PARTIGIANI D’ITALIA: Temporin Angelberto; PRESIDENTE ASS. ex INTERNATI:
Prof. Pietro Marinato
Arturo Mattei
(Socialista)
Vernacchia Mario
(Democristiano)
Entrambi hanno fatto parte attiva nel Comitato di liberazione di Monselice
e nominati nella prima giunta comunale dal governo alleato
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GOFFREDO POGLIANI
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(1 maggio 1945 – 18 ottobre 1945)
Pogliani – il primo sindaco di Monselice dopo la liberazione - era il cassiere della
Cassa di Risparmio, di carattere mite e buono. Ma al di là dell’unità di facciata nel maggio
del '45, a Monselice, si ricomponevano gli antichi blocchi: da una parte i cattolici, il
mondo padronale, il mondo rurale, i grandi proprietari terrieri; dall'altra i braccianti, la
manovalanza delle cave, il sottoproletariato emarginato. Giorio e Pogliani gli intellettuali
comunisti di allora, non erano di Monselice, dalla quale provenivano invece Aristotele
Brandelli, segretario di sezione del PCI e candidato alle elezioni provinciali del '50, Aldo e
Sante Palfìni, chiamati a gestire il partito nei difficili anni del dopoguerra. Mancavano le
risorse per rimettere in moto l’economia e il piccolo artigianato locale. Moltissime le
tensioni in città. La popolazione si aspettava dall’amministrazione comunale segnali forti,
in grado di rispondere alle richieste di lavoro e di stabilità sociale.
Il primo segnale di sofferenza proviene proprio dalla Giunta. Il 5 agosto 1945 il Vice
sindaco (DC) Antonio Masiero, con una lettera inviata al governatore alleato, al Prefetto e
al sindaco di Monselice, rassegnava le dimissioni motivandole come segue:
Il ripetersi di fatti veramente odiosi in seno all’Amministrazione Comunale, di continue concessioni e
di autorizzazioni che a mio modo di vedere raggiungono l’arbitrio, sono venuto nella determinazione
di rassegnare le mie dimissioni dalla carica di Vice-Sindaco.
Ho coscienza di essermi sempre adoperato, nello svolgimento delle mie mansioni, con serietà e con
vero entusiasmo, soprattutto con onestà e non lasciandomi influenzare da motivi politici di parte.
Spiace essere costretto a questa determinazione, così come può spiacere ad uno che si ritira dalla
pubblica amministrazione mentre per il bene di essa vorrebbe dare tutto il suo contributo. Ma, la
situazione di fatto, in questi ultimi tempi creatasi, me lo impone!
Dopo di aver fatto quanto era in me, durante il periodo cospirativo, in seno al C.L.N. in
rappresentanza della Democrazia Cristiana, pensavo che l’entusiasmo non mi si dovesse svilire
adoperandomi, a libertà raggiunta, quale Vice-Sindaco del Comune di Monselice. I fatti invece mi
hanno mentito, però vi prego voler cortesemente accogliere le mie dimissioni.
Il 12 agosto 1945 la DC monselicense rafforza le motivazioni di Masiero e precisa:
Constatate, che malgrado assicurazioni impegnative, si ripetono atti arbitrari che diminuiscono il
prestigio del nostro Partito e l’autorità di chi le rappresenta, e che nulla si è fatto e si fa per evitarli, ha
deciso il ritiro dei suoi membri dall’Amministrazione Comunale e dal C.L.N., affinché non sia
istaurato un ordine di cose che sia conforme ed equo. Pertanto il Vice-Sindaco, il membro della
Giunta Rag. Vernacchia, il membro nel C.L.N. da oggi cessano la loro funzione.
Il rientro dei nostri rappresentanti è condizionato alle seguenti clausole:
1) Il Sindaco non può prendere nessuna decisione di particolare importanza senza preventiva
approvazione della Giunta Comunale;
2) Sia data piena garanzia per il mantenimento dell’ordine pubblico e vengano impedite
manifestazioni di interesse di partito atte a turbarle;
3) Sia operato un rimpasto della Giunta Comunale, per una più giusta sistemazione della stessa, e
precisamente: che essa venga composta da due membri comunisti, due socialisti, due democristiani ed
uno del Partito d’Azione.
Qualche giorno dopo, il 14 agosto 1945, anche l’Associazione Combattentistica ex
Internati in Germania di Monselice a nome del suo presidente, Pietro Marinato, interviene:
Questa Presidenza desiderosa di contribuire alla soluzione della crisi in atto nell’ambito
dell’Amministrazione comunale, e come già pubblicamente reso noto, chiede di proporre un suo
membro a far parte della Giunta. Ciò anche in considerazione che i veri partiti in indirizzo, escluso il
Sindaco, vi sarebbero rappresentati, mentre i due membri suppletivi, a parere di questa Presidenza,
dovrebbero essere apolitici.
Due giorni dopo il Comitato di Liberazione Nazionale di Monselice, con una nota precisa
quanto segue:
Questo Comitato di Liberazione Nazionale, esaminata la situazione venuta a crearsi in senso
all’Amministrazione Comunale per le dimissioni presentate dal Vice Sindaco Masiero Antonio e
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convinto di dover provvedere ad un rimpasto nella composizione della Giunta Municipale ha sentito i
pareri dei rappresentati dei quattro partiti che agirono durante il periodo cospirativo e che concorsero
a formare la 1° Amministrazione Comunale democratica. Il Comitato è d’opinione che la soluzione
della crisi si debba cercare fra gli esponenti dei quattro partiti medesimi, quali esistono oggi in
Monselice: Democristiano, Comunista, Socialista, Partito d’Azione.
E in effetti il 21 agosto 1945 nella deliberazione di Giunta n. 93 si legge quanto segue:
Allo scopo di ricostituire l’Amministrazione Comunale in conformità alle designazioni fatte dai Partiti
democristiano, comunista, socialista e di azione, portate a conoscenza dal C.L.N., per quanto riguarda
la ricomposizione della Giunta Comunale intendendosi, per unanime designazione dei rappresentanti i
singoli partiti, riconfermato in carica il Sindaco cittadino Pogliani Goffredo e vennero ripartiti fra i
membri della giunta i principali rami e affari "tenuto conto dell'importanza del Comune dell'attuale
situazione che richiede da tutti la massima attività, in unità d'intenti, per portare a compimento l’opera
di ricostruzione morale materiale della città.
Gli ambiti operativi degli assessori erano cosi suddivisi:
Goffredo Pogliani (Sindaco PC -53 anni, impiegato presso la Cassa di Risparmio)
Affari generali, amministrazione, sicurezza pubblica;
Livio Cortellazzo (di anni 25) Direttore Consorzio Agrario del Partito d’Azione:
Finanze;
Antonio Masiero (di anni 36) Agente privato del Conte Cini del Partito Democristiano: Lavori pubblici;
Arturo Mattei (di anni 61) Pensionato FF.SS. del Partito Socialista: Istruzione
pubblica, stato civile, anagrafe ed elettorato;
Francesco Marcolongo (di anni 46) Commerciante del Partito Comunista:
Benefìcienza e opere pie;
Angelo Gittoi (di anni 46) Commerciante del Partito Demo-cristiano: Polizia urbana,
sanità & igiene;
Angelo Polato (di anni 39) Commerciante del Partito Socialista: Industria e
commercio.
Il 21 settembre 1945 Pogliani si dimetteva dalla carica, ufficialmente per motivi di
lavoro. Fu sostituito dal compagno di partito Giovanni Ziron, in conformità a quanto
stabilito dall'esecutivo della locale sezione del PC in data 20 settembre 1945. Nella lettera
si precisava che il “compagno” Pogliani deve riprendere il suo lavoro presso la Cassa di
Risparmio9.
La situazione politica era però ancora agitata. L’Assemblea della Sezione
mandamentale del Partito Liberale Italiano ritornava sull’argomento e con una nota del 14
ottobre 1945 precisa:
Poiché, nonostante il suo buon diritto, questa Sezione del Partito Liberale, non da altro animata che
dal santo proposito di concorrere, in comunione con gli altri partiti, all’amministrazione della cosa
pubblica, ha visto protrarsi la richiesta ammissione del suo Rappresentante in seno a questa Giunta
Comunale oltre i limiti consentiti dalla dignità. Poiché ancora, nella procedura per la nomina del
nuovo Sindaco si sono usati metodi di pretta marca fascista, per cui all’esplicazione del criterio
personale, sacro e intangibile diritto di ogni uomo libero, si è sovrapposto l’ordine perentorio se non
anche l’intimidazione;
Per tali metodi che contrastano con le premesse basilari – questa Sezione- convinta che ove non
domini uno spirito superiore, che con serenità giudichi e provveda all’infuori e al di sopra di ogni
passione di parte, non sia possibile alcuna opera fattiva – riunita oggi in assemblea – delibera di
ritirare i suoi Rappresentanti sia dal Comitato di liberazione che dalla Giunta Comunale come anche
dalla così detta “Commissione d’inchiesta” ed incarica la Presidenza di darne comunicazione agli Enti
interessati.
Conseguentemente il prefetto il 16 ottobre 1945 stabiliva che la nuova
amministrazione era costituita da: Ziron Giovanni (Sindaco PC); Masiero Antonio (DC);
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Pogliani continuerà la sua attività politica a Monselice e sarà tra gli eletti del PC del primo consiglio comunale
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Mattei Arturo (PS); Marcolongo Francesco (PC); Cortelazzo Livio (Partito D’Azione);
Bassani Aldo (PL); Gittoi Angelo (DC)
L’Associazione Combattentistica ex internati in Germania, rappresentata dal prof.
Pietro Marinato, con una nota in data 19 ottobre 1945, esprimeva un pesante parere in
merito alla situazione politica dell’Amministrazione di Monselice:
Questa Presidenza avrebbe preferito non essere chiamata in causa per esprimere il proprio punto di
vista sull’atteggiamento assunto da altri nei confronti di codesta Sezione di Partito. Ma, dal momento
che ciò ci è stato chiesto, noi l’esprimiamo senza esitazione e con franchezza di soldati, convinti che
questo possa portare un po’ di comprensione e serenità, senza delle quali nulla si può costruire.
Non siamo rimasti estranei né spiritualmente né materialmente a quanto si è fatto e si fa in seno al
nostro Comune. Non potevamo estraniarsene! L’Amministrazione pubblica, e l’abbiamo a suo tempo
pubblicato, c’interessa molto da vicino. Sarebbe sciocco da parte di tutti fare altrimenti, ma più
specialmente dagli ex internati che, per il bene della pubblica causa, sono stati, per anni, vittime dei
tedeschi. Noi siamo, e ci sentiamo più d’ogni altro, sempre presenti nelle discussioni che tale causa
presuppongono. Noi, che abbiamo anche combattuto a lungo, non ci soffermiamo alle chiacchiere ed
al fanatismo di colore ma preferiamo guardare ai fatti; ed i fatti sono tali che sinceramente provocano
la nostra disapprovazione.
Non si deve confondere il partito con la causa prima ed ultima di tutto il nostro travaglio; La Patria!
Altrimenti si rischia di far arrestare la civiltà di tre secoli….. Non avremmo mai pensato di dover
trovare, al nostro rientro dalla Germania, tanta babilonia e tale disgregazione politica. Basterebbe
comprendere almeno il significato etimologico della parola “politica” per cambiare rotta. Spesso si
dimentica, purtroppo, che la politica dev’essere assolutamente in funzione alla Patria e che oggi
l’unica ed urgente politica necessaria è quella che proviene dall’unione intima e fraterna di tutti gli
italiani. Capirci bisogna. Guardarci in faccia con serena fiducia. Dimenticare noi stessi. Annullarci, se
è necessario, perché si trasformino e si moltiplichino nella vitalità della Patria le nostre povere
individuali energie. Se questo non si fa, la catastrofe è vicina ed inevitabile!
Non sciupiamo energie in beghe volgari. Ma doniamoci per il bene del Popolo. Non facciamo che
esso ci dica che siamo una massa di buffoni! Non offendiamo l’onore della stirpe umana che
s’identifica nello stile del Popolo che osserva, malgrado tutto, ancora intatto il senso dell’equità. Il
Popolo è stanco e detesta; vede e giudica anche se non parla troppo. Il Popolo ha buon senso, ed al
buon senso del Popolo bisogna levarsi il cappello!
L’ordine del giorno, votato da codesta Sezione, malgrado l’accusa, che riteniamo infondata, d’aver
usato sistemi d’altri tempi deprecati, è espressione di risentimento che pensiamo bene ispirato. Ma la
voce dei reduci invita ancora una volta, nell’interesse del nostro Comune, ad onorevole conciliazione.
Buona volontà ci vuole! E noi vivamente speriamo di poter riuscire a far ritornare la reciproca
comprensione fra tutti i Partiti ed arrivare al raggiungimento di quell’armonia che è l’unico
presupposto per una sana ricostruzione. Per questo preciso scopo, noi ci sentiamo mobilitati sempre!
Sappiamo che il Signor Prefetto ha dato precise disposizioni perché il Sig. Bassani rappresenti
codesto Partito in seno alla Giunta comunale. Noi chiediamo che, per amor di bene pubblico, ciò
venga senz’altro eseguito; anche se costasse il sacrificio di dover soprassedere allo spirito del Vs.
ordine del giorno in data 14 corrente.
Riteniamo che soltanto così codesto Partito darà modo agli altri di constatare che lo “spirito di parte
non gli ha fatto velo”! Poi si lavori, con serenità e con equità. C’è molto da fare; tutto da rifare.
Basterebbe tener conto del problema della legna e della Scuola, tempio della Scienza e della
Saggezza, che a Monselice s’è trasformata in bettola, per capire tutto il resto!
Tutto si metterà a posto, se si saprà dimenticare il fanatismo d’un colore e servire, invece, con tutta
l’ardente passione del cuore, il nostro ancora glorioso tricolore che tutti gli italiano deve affratellare
nel materno amplesso della Patria che non deve morire
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Monsignor Gnata
Monsignor Angelo Cerato
Monsignor Cerato, dall’ 8 settembre 1946 abate mitrato, ebbe una parte notevole nella vita
politica monselicense, appoggiando la Democrazia Cristina. Questo e altri argomenti saranno
oggetto di una futura pubblicazione
Drammatica era la situazione delle scuole monselicensi. In una nota inviata al
sindaco di Monselice in data 15 settembre 1945 dal direttore scolastico Alfio Bonadimani,
si apprende che il provveditore ha stabilito che le scuole inizino l’8 ottobre 1945. Ma solo
le scuole di San Bortolo e di Marendole erano pronte. Per San Cosma bisognava attendere
lo sgombero delle munizioni. Mentre per le scuole situate a Ca’ Oddo e Lispida non era
possibile fare delle previsioni a breve scadenza i lavori da eseguire erano molti.
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GIOVANNI ZIRON (19 Ottobre 1945 – 22 Marzo 1946)
“Ziron era riservato, calmo, riflessivo e coerente con le sue idee”. In questo modo lo
definisce il figlio Stelvio, che ci ha aiutato nella stesura di questo opuscolo. In verità la
nuova giunta presieduta da Ziron continuò l’opera di
normalizzazione dell’apparato amministrativo. Tra i primi
provvedimenti segnaliamo la disposizione ai contadini di
consegnare al comune 40 kg di legna da ardere per campo. Il
materiale raccolto nel magazzino comunale doveva essere
distribuito alle famiglie povere.
Ma già a metà novembre si presentarono dimissionari gli
assessori Masiero, Gittoi e Bassani. I contrasti tra i partiti non si
erano spenti con la nomina della nuova giunta, ma era chiaro che
solo le elezioni avrebbero posto fine alle pretese di quanti non si
sentivano rappresentati.
Neanche i problemi economici comunali trovavano
soluzione, tanto che il 30 novembre si rese necessario istituire
una nuova imposta sulla produzione del vino. Nell’approvare il bilancio preventivo 194510
il sindaco fa inserire nella premessa “che i conti sono approvati ad esercizio chiuso e dato
il continuo rapidissimo ritmo di aumenti di tutti i costi, non è possibile nemmeno
nell’ultimo scorcio parlare di cifre stabili.” Le entrare non coprono tutte le spese comunali.
Le voci di spesa più consistenti erano quelle derivanti dalla manutenzione delle strade e
quelle relative alle spese ospedaliere degli indigenti. Complessivamente viene approvato
un bilancio per complessivi 16.589.000 di lire.
Tra i provvedimenti successivi adottati dall’Amministrazione Ziron segnaliamo
l’istituzione di un diritto sulla produzione della pietra tachitica11. Il provvedimento è stato
adottato per far fronte alle spese derivanti dall’assistenza e beneficenza, aumentate
ulteriormente dal rincaro delle rette di degenza e dei medicinali. Il Sindaco ammette che
nonostante l’applicazione al massimo dei tributi non riesce a colmare una differenza tra
entrate e uscite di 7, 8 milioni di lire. La nuova imposta riconosce al comune un’entrata
del 5% sulla vendita della trachite monselicense.
L’esigenza di recuperare danaro per far fronte ai numerosi bisogni sociali spinge il
Sindaco ad applicare in modo rigido la multa comminata a Rango Attilio per aver
macellato di frode un maiale. Senza concedere attenuanti il Rango è costretto a pagare la
multa molto salata.
I dipendenti comunali erano 34 cosi suddivisi: 9 Impiegati; 1Portiere; 2 Cursori; 3
Vigili; 2 Custodi del cimitero; 1 Custode del macello; 2 Custodi del carcere; 7 Stradini; 2
bidelli; 3 medici condotti (Averini, Morra, Coin); 2 ostretiche (Nerzi, Petrazzi).
Con il decreto prefettizio del 4 gennaio 1946 fu necessario apportare ulteriori
variazioni nella composizione della giunta municipale, già nominata con un precedente
decreto del 16 ottobre 1945: Ziron (di professione esercente) e Marinato (professore di 32
anni) venivano confermati nelle rispettive cariche di sindaco e di assessore anziano, tra gli
assessori effettivi veniva confermato Arturo Mattei (pensionato di anni 61) e nominati
Aldo Bassani del PLI (possidente di anni 63) e Vittorino Miatton del PC (meccanico di
anni 24). Assessori supplenti venivano nominati Emilio Cibotto iscritto al PCI (decoratore
di anni 56) e Massimiliano Andolfo (impresario edile di anni 49), futuro sindaco DC, la
cui famiglia era storicamente legata all'ambiente cattolico.
10
11
Delibera di Giunta n. 142 del 30 novembre 1945
Deliberata la Giunta il 21 dicembre 1945.
10
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In quegli stessi giorni venivano nuovamente ripartiti gli affari e i rami dell'
amministrazione comunale e precisamente:
-Giovanni Ziron: Affari generali, amministrazione, governo e sicurezza pubblica;
-Pietro Marinato: Finanze;
-Aldo Bassani: (Liberale) Lavori pubblici;
-Arturo Mattei: (Socialista) Istruzione pubblica, stato civile, anagrafe ed elettorale;
-Vittorino Miatton: (comunista) Beneficenza e opere pie;
-Massimiliano Andolfo (demo-cristiano): Polizia urbana, sanità e igiene;
-Emilio Cibotto (comunista): Industria e commercio.
Nei mesi seguenti furono adottate delibere di normale amministrazione. Era chiaro
però che tutti si stavano preparando per le prossime elezioni amministrative.
Nel frattempo il 31 dicembre 1945 il governo alleato con uno specifico proclama,
firmato da William D. Morgan (Tenente generale comandante Supremo dello scacchiere
mediterraneo e governatore militare), decretava la fine dell’occupazione alleata è affidava
al governo italiano l’amministrazione del “suo” territorio.
Celebrazione del 25 aprile 1946, sotto scheda elettorale del 17 marzo 1946
11
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LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 17 MARZO 1946
Con le elezioni amministrative del 17 marzo 1946 si passava ad una ricomposizione
democratica dell'Amministrazione cittadina. Per le elezioni amministrative possiamo
disporre di tutta la documentazione prodotta dall’amministrazione comunale sotto la
direzione del Sindaco comunista Ziron. Tralasciamo la descrizione della campagna
elettorale e dei centri di “potere” che si stavano costituendo nella città (Canonica,
Coltivatori diretti, Azione Cattolica etc) oltre ai tradizionali partiti in quando sarà oggetto
di una futura pubblicazione. Diamo voce invece ai dati numerici che ci illustrano una
tendenza politica che caratterizzerà la città di Monselice fino agli anni ’90 del secolo
scorso.
Entro i termini previsti furono presentate 3 liste elettorali. 1° Democrazia cristiana;
2° partito liberale italiano; 3° Blocco repubblicano del lavoro e della ricostruzione (PCI,
PSI, Partito d’Azione). I simboli sotto riportati sono quelli stampati sulle schede di quel
tempo. Ogni elettore poteva votare per un massimo di 24 candidati e veniva annullata la
scheda che ne aveva di un numero superiore.
Lista n° 1 = Partito Democratico Cristiano, col contrassegno “scudo
crociato con la parola Libertas”
Candidati per il Partito Democratico Cristiano
1. = VERNACCHIA Rag. Mario fu Raimondo, nato a Ariano Irpino
2. = ZANNONI Giovanni di Girolamo, nato a Rieti
3. = ANDOLFO Massimiliano fu Luigi, nato a Pozzonovo
4. = GAZZEA Prof. Giovanni fu Valentino, nato Monselice
5. = MASIERO Antonio di Giuseppe, nato a Pernumia
6. = PIGHI Mario di Francesco, nato a Villafranca (Verona)
7. = TREVISAN Giuseppe di Giacomo, nato a Ariano Polesine
8. = SALMISTRARO Giuseppe di Mansueto, nato a Monselice (Stortola)
9. = ALTIERI Luigi fu Carlo, nato a Monselice
10. = BOVO Prof. Giuseppe di Luigi, nato a Monselice
11. = GITTOI Angelo fu Modesto, nato a Monselice
12. = CAVESTRO Alfredo fu Edoardo, nato a Pernumia (Ca’ Oddo)
13. = BERTONI Egidio di Tullio, nato a Sedico (Belluno)
14. = MANZONI Cesare di Luigi, nato a Borsea ( Rovigo)
15. = STURARO Sebastiano di Giacomo, nato a Tribano
16. = ZERBETTO Antonio fu Isidoro, nato a Monselice
17. = QUAGLIO Luigia fu Luigi, in Santimaria, nata a Monselice
18. = MINGARDO Cirillo fu Giovanni, nato a Monselice (Monticelli)
19. = GREGGIO Augusto di Gio.Batta, nato a Monselice (S. Bortolo)
20. = BRUNASTI Eugenio, nato a Padova
21. = ANDOLFO Gino di Cesare, nato a Monselice (S. Bortolo)
22. = ZERBETTO RICCARDO fu Florindo, nato a Monselice (Stortola)
23. = TEMPORIN Riccardo fu Giuseppe, nato a Monselice
24. = VALLESE Alvise fu Angelo, nato a Baone (Marendole)
12
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Lista n° 2 = Partito Liberale Italiano col contrassegno
bandiera nazionale spiegata con la parola “Italia” (il
simbolo è quello provvisorio allegato alla
documentazione presentata in comune con la lista
delle firme)
Candidati per il Partito Liberale italiano
1. = BUZZACCARINI Ing. Dott. Francesco fu Aleduse, nato a Fala12
2. = BASSANI ALDO fu Ugo, nato a Lendinara13
3. = CARTURAN Dr. Comm. Celso fu Girolamo, nato a Monselice
4. = DE MARCO Avv. Spartaco fu Vincenzo, nato a Monselice
5. = GREGGIO Dino di Angelo, nato a Monselice
6. = MANFRINATO Pietro di Attilio, nato a Galzignano14
7. = PARISOTTO Romeo fu Duilio, nato a Monselice
8. = STRETTI Prof. Giovanni Battista fu Francesco, nato a La Spezia
9. = STURARO Rag. Mario fu Augusto, nato a Monselice
10. = TANCI Rag. Nino Antonio di Elvio, nato a Montagnana
====================================
Lista n° 3 = Blocco repubblicano del lavoro e della ricostruzione
col contrassegno figura geografica dell’Italia con le parole
“Repubblica Lavoro” (Comunista, Socialista e d’Azione)
Candidati per il Blocco repubblicano del lavoro e della ricostruzione
1. = ROSA Rita fu Giacomo in Brandelli, nata a Battaglia Terme15
2. = BERNARDINI Giuseppe fu Antonio, nato a Monselice16
3. = POGLIANI Goffredo nato a Vicenza
4. = CARESTIATO Avv. Giovanni fu Giuseppe, nato a Monselice17
5. = GEREMIA Dr. Antonio fu Silvio, nato a Cartura
6. = MATTEI Arturo fu felice, nato a Campobasso
7. = MARDEGAN Alberico di Pietro, nato a Monselice
8. = SCARSO Vincenzo fu Sante, nato a Monselice
9. = CIBOTTO Emilio fu Giuseppe, nato a Monselice
12
Proprietario della villa di Marendole e dell’ex immobile adiacente ai Frati di San Giacomo. Poco conosciuto, ma persona stimata
Proprietario della villa, ora proprietà Dardengo, sita a Monticelli
14
Proprietario delle cave di calcare di Baone ora gestite da suo nipote, ex combattente in Russia
15
Era la moglie di Brandelli comunista, noto impiegato comunale, abitava in Piazza Isola, ora XX settembre
16
Detto Piricadeo. Persona nota per la sua austerità. Era un ferroviere che fu licenziato perché non volle aderire al fascismo. Mantenne la
famiglia facendo il rilegatore di libri, abitava in via 11 febbraio.
17
Avvocato socialista
13
13
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10. = GEMO Perfetto fu Federico, nato a Monselice
11. = BOVO Francesco di Giovanni, nato a Monselice
12. = POLATO Demetrio fu Angelo, nato a Solesino
13. = BARISON Angelo fu Federico, nato a Monselice
14. = DESIDERA’ Rag. Giovanni Ezzelino di Giacinto, nato a Monselice
15. = MIATTON Vittorino di Luigi, nato a Sant’Elena d’Este
16. = ZIRON Giovanni di Giuseppe , nato a Monselice
17. = TOFFANO Domenico fu Ferdinando, nato a Megliadino S. Vitale
18. = MANZATO Angelo fu Luigi, nato a Granze
19. = ANDOLFO Marco fu Antonio, nato a Monselice
20. = VANZAN Gio.Batta fu Valentino, nato a Monselice
21. = TEMPORIN Dante fu Valentino, nato a Monselice
22. = VIOLA Vittorio di Giovanni, nato ad Anguillara V.
23. = FORNASIERO Gino di Giuseppe, nato a Este
24. = VERONESE Eustorio Mario fu Ruggero, nato a Montagnana
All’ufficio elettorale risultavano iscritti 9.703 elettori; 8.420 hanno espresso la loro
preferenza nelle tre liste cosi presentate come segue:
ELEZIONI COMUNALI DEL 17 MARZO 1946 A MONSELICE
SEGGIO
N. VOT.
DC
PLI
1: zona Montericco
2: centro Monselice (Piazza
Mazzini e salita Duomo, Via
Piave)
713
663
235
229
29
21
336
233
PSI - PCI
PSI - PCI
3: centro Monselice Cadorna e Costa Calcinara
4: centro Monselice
(Garibaldi e Piazza Vittoria,
Orti, 28 Aprile)
665
215
54
285
PSI - PCI
686
265
26
263
DC
5: centro Monselice - San
Gicomo
6: centro Monselice
(Carrubio e Fragose)
7: San Cosma
8: Vetta - Stortola
9: Ca' Oddo
10: Marendole
11: San Bortolo
12: Zona Savellon
641
238
22
255
PSI - PCI
736
280
31
322
PSI - PCI
739
782
769
655
673
698
381
443
378
276
317
379
30
32
37
45
24
40
263
236
274
209
259
194
DC
DC
DC
DC
DC
DC
8420
3636
391
3129
TOTALI
PSI - PCI VINCITORE
Grande deve essere stata la delusione dei partiti della sinistra a Monselice che
avevano sostenuto una lunga e difficile lotta per la liberazione. Dall’esame dei voti
riportati nei singoli seggi elettorali, sparsi per la città, è possibile notare come siano state
14
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le frazioni a far prevalere la Democrazia cristiana. Quest’ultima poteva contare
sull’appoggio delle organizzazioni legate al mondo rurale, all’azione cattolica e ai
simpatizzanti del partito popolare di Don Sturzo. Il centro cittadino invece appoggiò i
partiti di sinistra.
Il nuovo consiglio comunale fu convocato il 23 marzo 1946 e subito iniziò con la
convalida degli eletti che riportiamo più sotto. La composizione politica era: 24 consiglieri
alla Democrazia Cristiana e 6 al blocco repubblicano (comunisti, socialisti, d’Azione).
Vernacchia Mario
CONSIGLIERI COMUNALI
Era il capoufficio delle imposte; meridionale, molto
DC
Altieri Luigi
DC
Andolfo Massimiliano
DC
Bovo Giuseppe
DC
Masiero Antonio
DC
Zannoni Giovanni
DC
Trevisan Giuseppe
Gazzea Giovanni
DC
DC
Gittoi Angelo
DC
Salmistraro Giuseppe
Cavestro Alfredo
Pighi Mario
Manzoni Cesare
DC
DC
DC
DC
Bertoni Egidio
Mingardo Cirillo
Sturaro Sebastiano
DC
DC
DC
Zerbetto Antonio
DC
Brunasti Eugenio
Greggio Augusto
DC
DC
Andolfo Gino
DC
Temporin Riccardo
DC
Vallese Alvise
Zerbetto Riccardo
Quaglio Luigia
DC
DC
DC
Pogliani Goffredo
PC
Carestiato Giovanni
PC
Scarso Vincenzo
PC
legato all’ambiente cattolico
Era un benestante che abitava in via Trento Trieste, di
formazione cattolica, non accettò però mai altri
pubblici incarichi.
Imprenditore, proveniente dal P. P.I. e dalla A. C.
fabbriciere.
Insegnante di italiano, proveniente da Stortola ove i
suoi erano coltivatori diretti
Responsabile dell’Amministrazione Cini, era membro
del CLN, proveniente dall’A. C.
Capitano di lungo corso, figlio di un capostazione, ex
deportato. Sua figlia è medico di base a Monselice.
Impresario edile e futuro sindaco
Insegnante di lettere, ex deportato, proveniente dalla
compagnia di via Vetta.
Commerciante di biciclette in via Roma, fabbriciere e
proveniva dall’A.C.
Rappresentante A. C. della zona di Stortola
Agricoltore di Ca’ Oddo, di formazione cattolica
Ferroviere, emiliano, proveniva dall’ A.C.
Commerciante di prodotti agricoli, vicino al Ponte di
ferro, di matrice cattolica
Ferroviere di matrice cattolica
Agricoltore, nipote di Don Basilio
Agricoltore di via Savellon, fu un geometra dei
Coltivatori Diretti nonché presidente dell’Ospedale
Detto Kino impresario edile, abitava in via del Porto
vecchio P.P.I.
Fabbro di via Carrubbio, proveniva dall’A.C;
Agricoltore, zio degli avvocati Greggio Giuseppe e
Dino.
agricoltore una sua figlia aveva una lavanderia, ora
chiusa in Piazza Assicella.
Temporin agricoltore abitava a mezza strada di via
Stortola, proveniva dall’A.C; è membro della Schola
Cantorum del Duomo.
Coltivatore diretto proveniva dall’A.C;
Coltivatore diretto. Ex combattente
Responsabile della SIP (Telecon) a Monselice, madre
di una impiegata comunale
Cassiere alla Cassa di Risparmio. Persona mite e
buona. Fece parte del CNL e fu il primo sindaco di
Monselice.
Avvocato socialista, sua figlia sposò il Tanci
ragioniere suicida, non ebbe figli.
Scarso commerciante di abbigliamento nell’angolo
15
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Mardegan Alberico
PC
Mattei Arturo
PS
Veronese Eustorio Mario
PC
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tra via Roma e via Cesare Battisti. Il figlio è geometra
Franco.
Impiegato postale addetto ai c/c, vaglia e
raccomandate
Ferroviere licenziato dal fascismo perché non vi
aderì; socialista era un anticlericale; sua figlia sposò
Zanoni Giovanni.
Viveva di rendita in via 28 Aprile. Sua figlia
Giannina sposò il Cibotto un impiegato comunale
Tra gli eletti figurano quattro ex componenti del comitato di liberazione di
Monselice (Masiero, Vernacchia, Pogliani e Mattei): segno evidente del consenso anche
personale che riscuotevano tra la popolazione18. Alcuni consiglieri DC saranno destinati a
dominare la scena politica monselicense per molti anni, ricoprendo incarichi di
responsabilità sempre crescenti. Bovo, Gazzea, Trevisan e Andolfo per citarne alcuni,
saranno i protagonisti della scena politica locale per almeno 6 lustri. La carica di Sindaco
sarà affidata inizialmente ad Antonio Masiero, contando forse sul prestigio personale
derivante dal suo potente datore di lavoro, ma dopo qualche mese passerà a Giuseppe
Bovo che avrà il compito di iniziare importanti opere pubbliche a Monselice, supportato
da una giunta composta da alcuni imprenditori locali.
18
E’ bene ricordare però che il PC non tollerava il voto di preferenza, quindi ora è quasi impossibile ricostruire
eventuali candidature forti al suo interno.
16
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IL REFERENDUM ISTITUZIONALE A MONSELICE (1946)
Il 2 giugno 1946 veniva a soluzione il problema istituzionale col referendum tra
monarchia o repubblica e si tennero le prime elezioni a suffragio universale maschile e
femminile con libertà garantita e rispettata, per un'Assemblea Costituente. Il referendum
assegnava 12.700.000 voti a favore della Repubblica contro 10 milioni e 700.000 per la
monarchia, non senza contestazioni degli sconfitti: esso non veniva accettato da Umberto
II (al trono dal maggio 1946 in seguito all'abdicazione del padre), che però finiva per
cedere all'intimazione del governo di lasciare il Paese.
Per Monselice, dalle schede elettorali, emerse il seguente risultato: iscritti 9862;
votanti 9009 pari al 91,35%
Monarchia
Repubblica
4.095
3.987
50,67 %
49,33 %
Nulle 112 e 815 bianche. Un risultato controcorrente rispetto all’andamento nazionale che
però si spiega con la presenza del re a Monselice nel 1923 e durante la prima guerra mondiale.
La DC veneta, come attesta tra l'altro la sua adesione al manifesto del CLNRV del 28 maggio
1946, si pronunciò per la repubblica; meno certo fu l’atteggiamento della chiesa veneta, anche
se non esiste prova di propaganda a favore della monarchia.
RISULTATI DEL REFERENDUM A MONSELICE SEGGIO PER SEGGIO
SEGGIO
1: zona Montericco
2: centro Monselice (Piazza
Mazzini e salita Duomo, Via
Piave)
3: centro Monselice Cadorna e Costa Calcinara
4: centro Monselice
(Garibaldi e Piazza Vittoria,
Orti, 28 Aprile)
5: centro Monselice - San
Giacomo
6: centro Monselice
(Carrubio e Fragose)
7: San Cosma
8: Vetta - Stortola
9: Ca' Oddo
10: Marendole
11: San Bortolo
12: Zona Savellon
TOTALI
PERCENTUALI
N. VOT.
MONARCHIA
REPUBBLICA
755
265
388
733
361
312
Monarchia
712
345
315
Monarchia
787
395
325
Monarchia
686
299
321
Repubblica
776
786
806
834
670
718
743
348
309
371
395
336
333
340
342
390
356
333
246
327
332
Monarchia
Repubblica
Monarchia
Monarchia
Monarchia
Monarchia
Monarchia
9009
91.30%
4095
45.54%
3987
44.25%
Repubblica
Certamente, l'adesione alla repubblica fu cauta ed accompagnata da molte remore, quasi
si volessero lasciare le porte aperte e comunque non si volessero perdere i contatti con quella
parte dell'elettorato moderato che avrebbe votato, come di fatto votò, per la monarchia.
Soltanto la cautela della DC può infatti giustificare la percentuale del 40,8, a fronte del 59,2
17
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di voti alla repubblica, che la monarchia ottenne nel Veneto e, più specificamente, un
risultato quale quello della provincia di Padova ove, unico caso nelle province venete, la
scelta monarchica prevalse, sia pur per uno scarto limitato di voti19.
A monselice la monarchia vinse per soli 108 voti. Dall’esame dei risultati elettorali dei
singoli seggi monselicensi, non è possibile individuare delle linee di orientamento generali.
Grande deve essere stata comunque la sorpresa per il risultato del referendum. Solamente il
consigliere Mattei (Socialista) nel consiglio comunale del 18 giugno 1946 commenta il
nuovo corso istituzionale senza accennare al “disastroso” risultato di Monselice:
“Aperta la seduta chiede la parola il consigliere Mattei della minoranza socialista il quale premesso il
grande evento verificatosi in questi giorni con la proclamazione della Repubblica Italiana sottolinea la
necessità della concordia per la ricostruzione di quanto è stato distrutto a causa di una folle politica.
Pertanto egli afferma “La Repubblica dovrà tutti unirci e non dividerci nel comune sforzo per la rinascita
della nazione”
19
Vedi G. E. FANTELLI, La resistenza dei cattolici nel padovano. Padova 1965
18
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VOTAZIONI PER L’ASSEMBLEA COSTITUENTE A MONSELICE
Il 2 giugno 1946 gli italiani votarono anche per l’assemblea costituente; a Monselice
il risultato elettorale è stato il seguente: elettori iscritti 10.233; votanti 9.010 pari all’ 88.04
%
VOTAZIONI PER L’ASSEMBLEA COSTITUENTE A MONSELICE
DC
PCI
PSI
MSI
PRI
UQ
PLI
4461
1560
1935
45
44
230
243
52.37 % 18.31 %
22.72 %
0.53 %
0.52 %
2.70 %
2.85%
Il prevalere della DC si spiega anche con l’incondizionato appoggio dell'Azione
cattolica, che non a caso proprio nell'immediato dopoguerra visse uno dei suoi momenti di
maggior rigoglio, nacquero in questo periodo organismi intesi a canalizzare e ad amministrare
il consenso.
L'arco di tempo che va dal 25 aprile al 2 giugno 1945 bastò comunque per segnare
l'avvio del predominio cattolico e democristiano sulla regione. Il voto alla DC, ma anche
l'esito del referendum istituzionale, nel 1946, se pur non ancora così massiccio come sarà nel
1948, certificano quanto abbiamo detto. Alle elezioni per l'Assemblea costituente, la DC
ottenne nel Veneto il 49,6 dei voti espressi: sarebbero diventati il 60,5 nel 1948.
Nel grafico sottostante vengono riportati i voti dei monselicensi, divisi per partiti e
relativi alla composizione dell’assemblea costituente (sopra riportati in cifre)
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
DC
PCI
PSI
MSI
PRI
UQ
PLI
Grande deve essere stata anche a Monselice la delusione dei partiti di sinistra che
speravano forse in risultati migliori.
Le elezioni per la Costituente rivelavano il seguito effettivo dei partiti del C.L.N.
L'Assemblea Costituente, riunendosi il 25 giugno 1946, nominava capo provvisorio dello
Stato il giurista E. De Nicola, che a sua volta, reincaricava De Gasperi di formare il
governo.
19
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ANTONIO MASIERO (23 marzo 1946 – 20 settembre 1946)
Il nuovo consiglio comunale venne convocato per il 23 marzo 1946. In apertura della
riunione il partigiano Pogliani rivolge un saluto
alle vittime della lotta per la liberazione. Dopo la
convalida degli eletti si procede rapidamente
all’elezione del Sindaco. Distribuite le schede, con
23 voti e 6 schede bianche, venne eletto Antonio
Masiero, trentasette anni, agente privato
democristiano apparso nella scena politica già nei
giorni della Liberazione. Assessori effettivi della
nuova giunta vennero nominati: Mario
Vernacchia; il capitano di lungo corso Luigi
Altieri; Giovanni Zannoni - anch’egli capitano di
lungo corso e Massimiliano Andolfo imprenditore; assessori supplenti: Angelo Gittoi e
Giuseppe Bovo, quest’ultimo professore d’italiano
e sarà sindaco DC. (Deliberazioni del CC. n.
1,2,3,4 del 23 marzo 1946).
Subito dopo il segretario comunale lesse una nota
del sindaco uscente Ziron con la quale dichiarava:
“A nome della cessata Giunta Municipale mi faccio
dovere esporre in breve la situazione finanziaria. La
gestione 1945, che può considerarsi chiusa, dà i
seguenti risultati finanziari:
Entrate generali £. 16.894.365
Spese generali £. 17.894.365
Disavanzo
£. 1.000.000
Il disavanzo di un milione è stato causato dalle forti spese assistenziali (ricoveri ospedalieri,
medicinali e ricoveri di vecchi inabili alla casa di ricovero), non in quanto al numero degli assistiti
ma in conseguenza degli aumenti delle rette e del costo dei medicinali. Tale disavanzo sarà coperto
con un mutuo giusta le disposizioni ed istruzioni della Prefettura. Il Bilancio 1946 è in corso di
allestimento. Il ruolo delle imposte e tasse dato in riscossione all’Esattore non comprende le imposte
di patente e di famiglia per le quali occorrerà provvedere. Questioni di particolare importanza sono
rimaste insolute e lasciate appunto al giudizio della nuova Amministrazione”.
Per far fronte al disavanzo il consiglio comunale fu costretto a contrarre un mutuo con la
cassa depositi e prestiti.
Il primo Aprile 1946 vennero divisi tra la giunta - tutta DC - i compiti
amministrativi: Antonio Masiero: Sindaco; Mario Vernacchia: Finanza; Luigi Altieri:
Lavori pubblici; Giuseppe Bovo: Istruzione pubblica e anagrafe; Giovanni Zanoni:
Assistenza, sanità, igiene e polizia urbana; Angelo Gittoi: polizia urbana e sanità;
Massimiliano Andolfo: Industria e commercio;
Appena insediato, il sindaco Masiero, inviò una drammatica lettera al Prefetto con
la quale descrisse la situazione economica e sociale della città di Monselice.
Questa Amministrazione insediatasi sabato 23 marzo 1946 ha subito iniziato la sua attività pur non
avendo ricevuta consegna alcuna da quella cessata, all’infuori d’una lettera del Sindaco. Perciò sta
esaminando la situazione che si presenta quanto mai preoccupante per i tanti problemi che debbono
essere affrontati contemporaneamente.
Assistenza: si è constatato che l’Amministrazione non dispone di alcuna scorta di generi anzi proprio
negli ultimi giorni della cessata Amministrazione sono state liquidate mediante affrettate distribuzioni
alla popolazione di ogni giacenza di generi alimentari e di abbigliamento. Non sono state pagate le
20
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indennità alle famiglie bisognose il che determina forte malumore. Anche i pagamenti degli assegni ai
reduci… sono in notevole ritardo
Disoccupazione: Si trovano senza stabile lavoro circa 300 capi famiglia i quali costituiscono un
costante pericolo per l’ordine pubblico in quanto minacciano di saccheggiare magazzini e granai. Una
buona aliquota di essi è stata momentaneamente occupata nei lavori stradali finanziati da libere offerte
di cittadini abbienti, ma la soluzione del problema non è che rimandata di pochi giorni.
Alimentazione: Altro elemento che aumenta il malumore della popolazione meno abbiente è la
scarsezza dei generi tesserati e insieme la possibilità di trovarli al libero mercato a prezzi maggiorati
Ordine pubblico: La stazione dei Carabinieri è composta da un Maresciallo e 3 militari e deve
servire anche per San Pietro Viminario e Pozzonovo. E’ evidente l’insufficienza di tale forza pubblica
incapace a far fronte al continuo ripetersi di furti e rapine rimasti impuniti.
Finanza: Il bilancio 1945 recentemente sistemato ad esercizio ultimato si pareggia con un contributo
di £ 1.121.390.= già riscosso dall’A.M.G. e con lo stanziamento di un mutuo di £ 1.000.000.= (non
ancora contratto). Con tali finanziamenti straordinari il conto 1945 probabilmente si chiuderà in
pareggio. Il bilancio 1946 non è ancora allestito. Per il suo pareggio però si prevedono difficoltà
gravi.
I tributi spinti al massimo, sono ben lungi dal pareggiare le spese obbligatorie. Si renderanno
necessari provvedimenti straordinari per cifre vistose anche per il bilancio 1946, provvedimenti che
verranno stabiliti e proposti al più presto. Grave è la situazione della cassa che si trascina una
scopertura di oltre un milione. Dal 1944 quando durante il regime repubblichino il Comune anticipa
tutte le spese dei servizi bellici che dovevano essere rimborsati dallo Stato. All’atto della
“Liberazione” le anticipazioni non rimborsate ammontavano a £. 2.600.000.= che sono tuttora a
credito del Comune. La scopertura di cassa è anche aggravata dal fatto che un ruolo suppletivo di
imposta famiglia 1945 non è stato ancora messo in riscossione, e che la stessa imposta per il 1946
non è stata ancora accertata. Evidentemente la cessata Amministrazione ha voluto evitare le ordinanze
che sono inerenti a tale tributo. Così dicasi per l’imposta di parente, che è pure da accertare per il
1946.
Ufficio Municipale: Il Municipio inadeguato ai bisogni basti pensare che l’archivio è alloggiato in un
locale privato; il Consiglio Comunale deve riunirsi nella sala lettura della biblioteca assolutamente
inadatta; che la Giunta deve riunirsi nel Gabinetto del Sindaco. Gli Uffici sono mal disposti e
insufficienti per capienza e arredamento. Il personale di ruolo è insufficiente. Il V. Segretario ha
chiesto l’ordine del Consiglio avendo intenzione, a quanto risulta, di lasciare l’ufficio per passare alle
dipendenze di una ditta privata. E’ stato pregato di procrastinare la sua decisione, date le difficoltà
eccezionali in cui attualmente si trova il Comune. Il Ragioniere ha pure chiesto il congedo cui
saranno seguite le dimissioni per dedicarsi alla attività professionale. L’ufficio demografico manca del
Capo Ufficio che è stato fino ad ora sostituito dal Segretario Capo, dal V. Segretario e dal I°
applicato. Quanto sopra da un primo affrettato esame della situazione del Comune quale ora viene
trovata, perché codesta Prefettura sia a conoscenza delle condizioni di fatto attuali del Comune stesso.
La nuova Amministrazione affronterà i problemi con tutto il miglior buon volere contando
sull’appoggio delle Superiori Autorità e si riserva di fare una relazione più precisa non appena avrà
potuto accertare tutti gli elementi di dettaglio. [F.to il Sindaco Masiero]
Per fronteggiare la crescente disoccupazione, il consiglio comunale il 2 agosto 1946, è
costretto a lanciare un prestito cittadino per finanziare i lavori pubblici da realizzarsi
utilizzando la mano d’opera locale. Il tasso corrisposto viene fissato al 2,50 % a garanzia
vengono indicati i beni del comune. L’adesione fu molto scarsa.
L’ultimo provvedimento dell’Amministrazione Masiero fu la costruzione del porto
industriale. L’Assessore Anziano rag. Vernacchia, che presiedeva la seduta del 25 agosto
1946, porta a conoscenza del Consiglio “il progetto redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale
riguardante la costruzione di un porto industriale a valle del ponte girevole della stazione”,
mettendo in evidenza la “grande utilità dell’opera che da anni costituisce la viva aspirazione
delle ditte industriali e commerciali di Monselice in grado di facilitare la ripresa delle
attività specialmente dell’industria della trachite, opera che contribuirà anche validamente
ad eliminare, sia pura in parte, la disoccupazione.”
Il costo del nuovo porto viene quantificato in lire 6.120.000. Il 50% sarà finanziato
dallo Stato. Il comune contribuisce con il rimanente 50 %, in trenta rate annuali senza
interessi, decorrenti dal terzo anno successivo a quello in cui è stato redatto il verbale di
collaudo.
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Poco dopo Masiero lasciava la carica di Sindaco, per motivi di salute, aprendo le porte
a Bovo.
Il porto di Monselice. In verità l’opera non contribuì in modo determinante allo sviluppo
dell’economia monselicense, anche perché il trasporto su gomma ebbe la meglio su quello fluviale
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GIUSEPPE BOVO (21 settembre 1946 – 9 gennaio 1948)
Dopo soli sei mesi dall'elezione, Masiero si dimetteva dalla carica di sindaco per
reali motivi di salute. Gli succede il prof. Giuseppe Bovo20 che ottenne nelle votazioni per
la sua elezione 18 voti a favore e 6 schede bianche.
Nel discorso introduttivo Bovo “chiede a tutti e
specialmente ai partiti di minoranza la
collaborazione sincera per raggiungere le mete
comuni per il bene della popolazione di Monselice e
per la difesa della democrazia”.
Nel dicembre del '46 venivano cosi ripartiti gli
assessorati - tutti DC- come segue: Giuseppe Bovo:
Sindaco e Istruzione pubblica; Mario Vernacchia:
Finanza, tributi e tasse; Giovanni Zanoni:
Assistenza, sanità, igiene e polizia urbana;
Massimiliano Andolfo: Lavori pubblici; Antonio
Masiero: Servizi annonari e demografica stato
civile e leva; Angelo Gittoi: Commercio e
agricoltura.
Dinamico e programmatore, sostenuto da una
giunta pragmatica21, il nuovo sindaco avvia
importanti
lavori
pubblici
che
vengono
pubblicizzati con grandi manifesti alla popolazione: scritti con buona proprietà di
linguaggio. Ecco, tra gli altri, il suo programma di interventi stampato in grandi cartelloni
affissi per la città:
Nell’assumere la carica di capo dell’Amministrazione del Comune esprimo a tutti il mio cordiale
saluto e insieme un caldo appello per una collaborazione sincera, leale, fattiva con coloro che sono
preposti all’amministrazione della cosa pubblica. Ho accettato il gravoso incarico solo per dovere
perché ho fiducia nel contributo solidale di tutti; confido nella comprensione e nell’apporto concreto
di tutte le classi sociali, FACOLTOSI, IMPIEGATI, OPERAI, tutti dobbiamo dare il nostro
contributo alla rinascita del paese. E’ un dovere di SOLIDARIETA’ UMANA che ognuno deve
sentire. Il Comune va evolvendosi verso una forma autonomistica d’indipendenza che lo costituirà in
una grande famiglia; e in una famiglia l’interesse della comunità è l’interesse del singolo; è assurdo
pensare di salvare il proprio benessere personale trascurando il benessere comune.
Tanti sono i bisogni nel nostro Comune, tanto c’è da ricostruire, tanti, troppi sono i nostri fratelli che
non hanno il pane e chiedono lavoro, ma abbiamo i mezzi per riparare; abbiamo la forza per sopperire
alle tante necessità, basta solo considerare l’iniziativa privata in funzione sociale, essere meno egoisti
far lavorare i capitali, e ci sarà pane per tutti. I partiti subordinano i loro interessi di classe al bene
della comunità: abbandoniamo le sterili polemiche e le indecorose schermaglie politiche sulla stampa;
uniamo le nostre forze in un ideale meno particolaristico più umano e più alto ed assicureremo al
nostro paese tranquillità benessere, progresso.
L’Amministrazione comunale ha ispirato a questo concetto umanitario tutto il suo operato: abbiamo
coscienza di non aver nulla lasciato intentato di quanto era umanamente possibile.
L’appello che un Partito, a mezzo mio rivolge alla popolazione, trovi in tutti quei sensi di doverosa,
nobile, solidale sensibilità che soli possono assicurare la rinascita economica della nostra città.
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Bovo era originario di San Cosma. Negli anni precedenti aveva partecipato all'avvicinamento tra popolari e agrari comparendo nella
lista "agrario-popolare" in corrispondenza delle elezioni provinciali e amministrative che si svolsero nell'ottobre del 1920. Aveva fatto
parte come consigliere del Movimento di cultura popolare che si era insediato in patronato e aveva proposto un ciclo di conferenze del
partito popolare e aperto un ufficio di consulenza dei deputati cattolici Schiavon, Arrigoni degli Oddi e Piva.
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Il consigliere Trevisan ci informa che la presenza di un commerciante e di un impresario in Giunta sollecitarono il sindaco a operare con
sollecitudine.
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In merito ai lavori pubblici in un altro manifesto l’amministrazione precisava.
Sono iniziati i lavori per la costruzione del porto fluviale, la prima delle grandi opere pubbliche
finanziate dal Governo per la nostra Città. Sono stati stanziati 25 milioni per la costruzione di case
popolari e per la prossima primavera potremo, almeno in parte alleviare il penoso problema dei senza
tetto che tanto ci preoccupa. Inoltre appena concluse le pratiche burocratiche avranno corso i lavori
per la costruzione dell’acquedotto, che è stato finanziato con un primo stanziamento di 25 milioni e
che risolverà definitivamente l’assillante problema dell’acqua. Sono parecchi decenni che si discute
l’ormai annosa questione e l’aspirazione di tante Amministrazioni sta per essere una realtà. La nostra
Città che esce dalla guerra con profonde ferite nel corpo e nello spirito, e che fra immense difficoltà
sta cercando la via del benessere, della tranquillità in un clima di giustizia sociale, avrà in un tempo
relativamente breve il suo razionale impianto idrico, degno della sua grandezza e della sua storia.
Non mancano poi i segni di una rinascita anche nel campo industriale. Monselice, il centro più grosso
della provincia dopo il Comune di Padova, è rimasta finora un paese eminentemente agricolo pur
fruendo di una invidiabile posizione geografica, possibile di tutti i sviluppi industriali. E’ un nodo
ferroviario e stradale di primaria importanza, disporrà tra un mese di un porto attrezzatissimo per il
commercio fluviale coi maggiori centri fino al Mare, trovasi ai piedi dei colli Euganei che danno
materiale trachitico delle più pregiate qualità, ha un territorio fertilissimo sotto gli aspetti
specialmente vinicolo e fruttifero, possiede in una parola risorse e requisiti sicuri per uno sviluppo
industriale.
Quando avremo fatto della nostra Città un centro anche industrializzato col conseguente assorbimento
delle eccedenze di mano d’opera, quando avremo potenziate le fonti della produzione ed assicurate le
possibilità di vita, autonomia comunale sarà sinonimo di tranquillità e speriamo, anche benessere per
tutti.
Intanto è necessario unire gli sforzi, collaborare prescindendo da qualsiasi scopo politico. Bisogna
deporre i gretti egoismi, considerare i propri averi, il proprio lavoro in funzione sociale. Aiutare chi
soffre in questo momento vuol dire salvare la nostra moneta, assicurare l’ordine e la pace degli
uomini, vuol dire salvare la Nazione. Aiutiamo l’opera del Governo proteso in uno sforzo immane per
evitarci l’inflazione e il caos e salveremo i nostri beni personali. Abbiamo fede nei destini di questo
popolo che seppur traviato, umiliato, tradito è sempre il popolo italiano di un tempo, sobrio, laborioso,
apportatore di civiltà nel mondo.
Ricostruiamo, per la Patria, per noi, per i nostri figli.
MONSELICE, 24 OTTOBRE 1946.
Per ultimo presentiamo il manifesto con il quale il Sindaco Bovo invita i datori di
lavoro ad assumere il maggior numero di operai ed anticipa un tema che sarà molto
dibattuto negli anni successivi: la costruzione di un cementificio22 per sconfiggere il
problema della disoccupazione. Tra i primi interventi segnaliamo la costruzione
dell’acquedotto, finanziato con la legge sulla disoccupazione n. 517 del 1945 per un
importo di 25.000.000 di Lire, rimborsati allo stato in trenta anni. Per completare l’opera
si rese necessario, negli anni seguenti, assumere altri mutui per una spesa complessiva di
74.000.000 di Lire che servirono per scavare tre pozzi in grado di fornire 30.000 litri
d’acqua ogni ora con i quali furono serviti circa 6000 abitanti sul territorio comunale.
L’aggravarsi in questi giorni della disoccupazione in seguito all’esaurimento dei lavori in corso ci
spinge a rivolgere un caldo appello a tutti i datori di lavoro affinché, memori della gravità del momento,
intensifichino le attività estive ed impieghino il maggior numero possibile di operai.
L’Amministrazione Comunale, preoccupata dello stato di indigenza in cui vivono tante famiglie ha fatto
e continua a fare quanto umanamente possibile per ottenere il finanziamento di lavori ma non sempre la
più ostinata delle volontà riesce a superare o la interminabile burocrazia o la sleale, egoistica concorrenza
di terzi. Abbiamo fede di riuscire nel nostro scopo perché ci battiamo per una causa santa e siamo decisi
ad andare fino in fondo ma abbiamo bisogno anche che si comprenda il nostro sforzo e ci si lasci lavorare.
Eventuali atti incomposti o dimostrazioni disordinate altro non otterrebbero che ritardare ed intralciare
l’opera nostra.
22
La costruzione del cementificio fu rallentata dagli agrari che credevano di perdere lavoratori nelle campagne:
remunerati, tra l’altro, con bassi salari.
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Biblioteca Comunale
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Il popolo lavoratore di Monselice ha finora dato prova di comprensione e maturità politica e non verrà
meno a queste sue apprezzabili prerogative, ma, è bene si sappia per precisare le responsabilità, che
eventuali disordini si risolveranno ineluttabilmente a danno dei lavoratori stessi in quanto nulla ci è
possibile fare più quanto stiamo facendo.
Chiediamo solo comprensione e ci si lasci condurre a termine il lavoro intrapreso per il bene della città:
acquedotto e cementificio.
Il nostro appello ad una più cristiana ed umana solidarietà abbia ragione dell’insaziabile egoismo di
tanti e si dia nel frattempo possibilità di vita a chi non chiede che lavoro per vivere.
Ogni sacrificio fatto dai più abbienti verso coloro che soffrono maggiormente le conseguenze della
guerra perduta è un contributo prezioso per la garanzia degli istituti repubblicani, per la salvaguardia delle
libertà democratiche e per l’eliminazione dell’odio di classe, giacché non dividendo ed inasprendo le
classi sociali ricostruiremo la Nazione, ma unendo gli sforzi, le volontà di operare per la realizzazione del
bene comune al di sopra di ogni egoismo individuale.
Monselice, 8 Agosto, 1947.
IL SINDACO: BOVO
Bovo rimase in carica fino al gennaio 1948, fino cioè al momento delle sue
dimissioni "giustificate da ragioni di salute che meritano ogni attenzione e dalla necessità
[...] di dedicarsi alla preparazione del prossimo concorso per cattedre di scuole medie”. Il
suo successore fu il prof. Giovanni Gazzea, che rimase in carica fino al 20 settembre 1949.
In quel giorno, con 20 voti favorevoli e 4 schede bianche, venivano votate le sue
dimissioni che il consigliere di minoranza Vincenzo Scarso in un verbale del consiglio
comunale reputava dovute ad una "polemica poco edificante"23 che coinvolse stampa,
partiti e opinione pubblica sul progetto di costruire una linea ferroviaria Este-Sant’Elena.
In questi anni ci furono alcune variazioni anche all'interno della Giunta; nell'agosto del
1948 si erano dimessi dall'incarico Luigi Altieri che sarebbe deceduto di li a poco per
essere sostituito da Augusto Greggio, agricoltore DC, e Antonio Masiero, nominato
Presidente dell'Amministrazione ospedaliera di Monselice che era stato sostituito da Bovo.
Lo stesso Bovo dopo le dimissioni di Gazzea, con 19 voti a favore e 5 schede bianche
ritornava primo cittadino di Monselice.
Nuovo acquedotto sulle pendici della Rocca
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Deliberazione del 20 settembre 1949
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I sindaci di Monselice: dalla Liberazione ai nostri giorni
INIZIO
1/5/1945
19/10/1945
23/3/1946
21/9/1946
10/1/1948
20/9/1949
24/3/1954
27/11/1960
9/02/1968
27/7/1975
21/7/1977
23/6/1980
19/11/1982
19/7/1985
11/10/1988
26/5/1995
26/6/1999
FINE
18/10/1945
22/3/1946
20/9/1946
9/1/1948
19/9/1949
23/3/1954
26/11/1960
8/2/1968
26/7/1975
20/7/1977
22/6/1980
18/11/1982
18/7/1985
10/10/1988
25/5/1995
20/6/1999
NOMINATIVO
Goffredo Pogliani
Giovanni Ziron
Antonio Masiero
Giuseppe Bovo
Giovanni Gazzea
Giuseppe Bovo
Massimiliano Andolfo
Antonio Valerio
Mario Balbo
Giuseppe Trevisan
Giampietro Dalla Barba
Lorenzo Nosarti
Carlo Vitale
Learco Vettorello
Gianni Baraldo
Antonio Bettin
Fabio Conte
CARICA E PARTITO
Sindaco, PCI
Sindaco, PCI
Sindaco, DC
Sindaco, DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco PCI
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco DC
Sindaco PDS
Sindaco FI
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la liberazione e il governo del cln