Gabriele Ravanelli e Giovanni Morsiani
A quegli Eroi dimenticati
Una stele dedicata ai soldati del II° Corpo d’Armata Polacco
… e a Varsavia
una madre pregava
affinché ritornasse …
(Henryk Mirzwinski)
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Presentazione
Il giorno 6 giugno 1944 uomini di tante nazioni, giovani che avevano lasciato nelle loro case mamme,
papà, sorelle, fratelli, mogli e fidanzate, effettuarono quella grande operazione passata alla storia come il
D.Day, lo sbarco in Normandia, un tragico destino volle che decine di migliaia di loro non potessero più
abbandonare quel suolo, interminabili file di croci che ricordano il loro sacrificio supremo per un concreto
ideale di Pace.
Un anno prima altri giovani erano sbarcati in Sicilia in un’operazione certamente meno tragica ma durante
la quale nei mesi successivi, molti persero la vita per liberare l’Italia. Pochi mesi dopo altri giovani si
aggregarono a quei soldati, giovani i quali cacciati dalla loro Patria invasa dal nemico, rinchiusi in lager in
terra di Russia, si erano offerti di combattere, avevano costituito il II Corpo d’Armata Polacco ed erano
venuti in Italia per combattere per la nostra e la loro Libertà.
IL II Corpo d’Armata Polacco ha costellato tutta la nostra penisola di momenti eroici, spesso contrastando
le superiori forze nemiche in aspri combattimenti dove questi ragazzi dell’est hanno versato il loro sangue
su di un suolo che non gli apparteneva. A quegli Eroi spesso sconosciuti noi dobbiamo molto e siamo
debitori di una buona parte della nostra Libertà. A questi giovani, troppo presto dimenticati e
ingiustamente ignorati, che il 14 aprile 1945 entrarono in Imola come liberatori da un incubo, a distanza
di più di sessanta anni, noi sentiamo il dovere di dire GRAZIE dal profondo del cuore. Se è vero che ad
ogni pensiero dovrebbe quasi sempre corrispondere un’azione o addirittura un progetto, possiamo
comprendere le motivazioni che mi hanno spinto, sia come privato cittadino di Imola che nella mia veste
di presidente dell’Associazione Veicoli Storici Militari Emilia Romagna, a realizzare una stele rievocativa
e tutta una serie di eventi collaterali che potessero colmare una non più sostenibile lacuna storica.
Ecco perché la concretizzazione di quest’opera rappresenta per me il coronamento di un sogno, così
strettamente legato agli scopi principali della mia associazione.
Conoscendo da tempo non solo lo straordinario talento artistico ma anche lo spessore morale del maestro
Luigi E. Mattei di Bologna, dopo avere ammirato i monumenti da lui creati lungo i passi della Linea
Gotica, gli proposi di pensare ad un monumento “ a futura memoria” che potesse sintetizzare con una
pagina scritta con mani d’artista, il ricordo indelebile di quei fatti lontani. Il Maestro Mattei, con la stessa
intensità e profondità di sentimenti che lo hanno portato a creare le ben note sculture dedicate all’Uomo
della Sindone e della Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, ha modellato un’opera
che, travalicando il puro significato artistico, raccoglie integralmente e rende vivo il mio iniziale pensiero,
trasferendo all’occhio del viandante un senso di sacralità nel racconto spontaneo di una pagina di storia.
Con questo piccolo gesto abbiamo forse contribuito a togliere la polvere a tante pagine di storia cadute
nell’indifferenza. Il popolo polacco deve ancora riscuotere molti crediti dalla storia del Novecento. Per
questo, nel mio piccolo, sono felice, sia pur avendo dovuto affrontare molti ostacoli, di essere alla fine
riuscito a dedicargli non solo il monumento ma anche un momento di riflessione per i coloro che, lungo la
pubblica via, vorranno soffermarsi a meditare.
Come ideatore dell’opera mi corre l’obbligo di ricordare che questo monumento ha suscitato il plauso,
l’interessamento ed il sostegno istituzionale prima di tutto dì Sua Santità Giovanni Paolo II, il nostro
amatissimo Pontefice che sul finire della Sua Luminosa Missione d’Amore Universale, ha benedetto
l’immagine, un grande onore hanno fatto alla nostra iniziativa inoltre i patrocini concessi dal Presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dal Presidente della Repubblica di Polonia, dal Presidente del
Consiglio dei Ministri, dal Presidente della Camera dei Deputati, dall’Ambasciata e dal Consolato di
Polonia in Italia, dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia, dal Prefetto di Bologna e dal Sindaco di
Imola. Un particolare ringraziamento è giunto dal Presidente del Senato che mi ha inviato una lettera di
alto contenuto morale ed elogiativo.
Naturalmente un grazie di cuore rivolgo a tutti coloro che, Enti, Associazioni o Privati, hanno contribuito
economicamente alla realizzazione dell’opera che, mi preme di sottolineare è stata integralmente donata
alla Città di Imola. Ringrazio infine tutte le associazioni religiose, civili che ci hanno onorato con la loro
presenza e partecipazione all’evento e una calorosa riconoscenza alle scuole che hanno voluto partecipare
in modo tangibile alla realizzazione del progetto.
Un commosso ringraziamento agli amici più cari che mi hanno sostenuto e incoraggiato a portare in fondo
questa impresa, a mia moglie Anna che ha capito la valenza storica e umana del notevole impegno
profuso per la realizzazione dell’idea.
Gabriele Ravanelli
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cap.I°
Le operazioni del II° Corpo d’Armata Polacco sul Senio
(dicembre 1944– aprile 1945)
fino alla battaglia di Bologna (9 – 21 aprile 1945)
Prof. Dr. Wojcieh Narebski
Nel settore orientale del fronte Italiano le unità della 8° Armata Britannica si sono fermate per il periodo
invernale sulla linea del fiume Senio. Al 2° Corpo d’armata Polacco era affidato il settore nella zona di
Riolo Terme, presidiato inizialmente dai battaglioni della 5^ Brigata di fanteria “Leopoli”.
Il loro compito principale consisteva nella difesa attiva di questo settore realizzata mediante l’attività di
pattuglie per riconoscere bene le posizioni nemiche e conquistare parecchi avanzati capisaldi tedeschi sulla
sponda meridionale del fiume.
In febbraio parecchie unità della 5^ Divisione “Kresowa” sono state per un mese sostituite dal
Gruppo di Combattimento “Friuli” e la 3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” ha presidiato le posizioni della
10^ Divisione a sud di Faenza. In marzo viene effettuato il grande spostamento di tutte le truppe alleate.
La 5^ Divisione “Kresowa”, riorganizzata e rafforzata con la nuova 4^ Brigata “Volhynia”, ha presidiato
il settore vicino a Faenza e le due Brigate della 3^ Divisione “Carpetica” sono state sostituite dalla sua
nuova 3^ Brigata. Si deve accentuare che durante questi cambi le unità riturate dal fronte si preparavano
intensamente alla cooperazione di varie armi e ai metodi di combattimento durante lo sfondamento di
numerosi fiumi e canali nella pianura padana. Simultaneamente la nostra artiglieria e le forze aeree cercavano di distruggere le riconosciute fortificazioni e posizioni di artiglierie e mortai nemiche. Grazie a
queste preparazioni le perdite durante la Battaglia di Bologna erano ridotte al minimo. Tutti gli 85 nostri
soldati, caduti durante i combattimenti sul Senio, sono sepolti nel Cimitero Polacco a San Lazzaro di
Bologna.
Campagna del II Corpo d’Armata Polacco in Italia
Il piano della battaglia in Italia, preparato dal Comando Supremo del 15° Gruppo delle Armate Alleate,
prevedeva nel settore dell’8^ Armata Britannica l’esecuzione della manovra aggirante la zona di Comacchio verso Argenta e Ferrara dalle divisioni del 5° Corpo Britannico e Gruppo di Combattimento
“Cremona”e contemporaneamente l’attacco diretto verso Bologna nella zona di Via Emilia eseguito dalle
forze del II° Corpo Polacco.
Dopo parecchi giorni dall’inizio delle operazioni, quest’ultimo attacco doveva essere appoggiato
dall’azione offensiva, dalle postazioni in Appennino nei pressi di Bologna, delle unità del 2° Corpo della
5^ Armata Americana, rafforzato dal Gruppo di Combattimento “Legnano”.
Contemporaneamente il 4° Corpo Americano doveva eseguire dal lato sinistro delle forze alleate una
manovra aggirante verso Verona.
Il terreno della battaglia del nostro Corpo, cioè la parte sud-meridionale della Pianura Padana sotto i
versanti dell’Appennino, era tagliato da molti fiumi e canali circondati dai terrapieni, fortificati dai
Tedeschi con i ricoveri blindati, barriere di filo spinato e campi minati. Perciò gli alleati hanno preparato
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per questa battaglia i mezzi di combattimento speciali; anzitutto i carri armati con equipaggiamento da
ponte e lanciafiamme, come anche forniti da correggianti per battere i campi minati, oppure da fascina,
materiale per riempire gli ostacoli acquatici. Hanno programmato anche l’uso di riflettori antiaerei per
accecare il nemico.
Il compito di iniziare la battaglia di Bologna in settore polacco e precisamente lo sfondamento d’assalto
delle fortificate linee sul Senio a nord della Via Emilia era affidato ai tre battaglioni (2°, 5° e 6°) della 3^
Divisione “Carpatica”.
Sull’ala sinistra questa operazione era assicurata dalle unità del Gruppo “Rud” (dal cognome del suo
Comandante Gen. K.Rudnicki ), composta da due nuove brigate (3^ e 4^) delle nostre divisioni di fanteria
“Carpatica” e “Kresowa” schierate sulle ambedue parti della Via Emilia. Questo assalto era sincronizzato
con la stessa azione della 2^ Divisione Neozelandese sulla nostra destra.
L’operazione era preceduta dal potente bombardamento aereo delle posizioni tedesche da 700 “Fortezze
volanti” americane il pomeriggio del 9 Aprile.
Purtroppo una delle squadre ha lanciato le bombe, per sbaglio, sulle nostre posizioni avanzate. Nonostante
questa grave disavventura (37 morti e 199 feriti), le perdite dei battaglioni d’assalto erano subito
completate e la sera dello stesso giorno l’offensiva è stata iniziata. Dopo aspri combattimenti i nostri fanti
hanno sfondato la linea difensiva del Senio ma a causa della determinata resistenza della 26^ Divisione
Corazzata tedesca, il seguente fiume Senio è stato varcato dopo tre giorni, cioè il 12 Aprile. Lo stesso
giorno ha incominciato l’avanzata lungo la Via Emilia il Gruppo “RUD”, liberando successivamente
Castel Bolognese (13 Aprile) e Imola (14 aprile). Nel quinto giorno dell’offensiva la stanca 3^ Divisione
“Carpatica” è stata sostituita dalla 5^ “Kresowa” ed ha incominciato l’avanzata il Gruppo “RAK”
(cognome del comandante gen. B. Rakowki), composto prevalentemente dai reggimenti della 2^ Brigata
Corazzata. Simultaneamente il Comando Tedesco ha sostituito la molto indebolita 26^ Divisione
Corazzata con la eletta 4^ Divisione Paracadutisti. Dopo aspri combattimenti sul fiume Sillaro, i nostri
fanti, appoggiati dai carri armati, hanno incontrato il 17 aprile una resistenza determinata sulla linea del
fiume Gaiana, difesa dall’ottima – ma due volte da noi sconfitta a Montecassino e Pesaro –la 1^
Divisione Paracadutisti Tedesca.
Il compito era di mantenere al più lungo possibile questa posizione per rendere possibile un ordinario
ritiro delle truppe concentrate nella zona bolognese. Di conseguenza fino al 19 aprile durava lungo il
fiume Gaiana una grave battaglia di fanteria e carri armati.
Mentre la maggior parte delle nostre truppe realizzava una manovra aggirante la città, i battaglioni della
3^ Brigata Fucilieri dei Carpazi avanzavano lungo la Via Emilia. La sera del 20 aprile il 9° battaglione
sebbene veniva, per sbaglio, cannoneggiato dalle posizioni dell’artiglieria americana in Appennino,
varcava Idice ed alle ore 6 del mattino del 21 aprile le sue compagnie entravano in Piazza Maggiore; due
ore prima dei reparti italiani delle divisioni “Friuli” dall’est e “Legnano” dal sud, insieme con le truppe
americane.
La vittoriosa battaglia di Bologna ed il decidente contributo delle nostre truppe alla liberazione della
Romagna e della Dotta, hanno terminato il lungo e sanguinoso percorso bellico del 2° Corpo d’Armata
Polacco, iniziato dai combattimenti sul Sangro in febbraio del 1944, che attraverso le gloriose battaglie di
Montecassino, Ancona, Metauro, Linea Gotica, Appennino Romagnolo e sul Senio, ci ha portato al
capoluogo dell’Emilia Romagna. Gloria ai più di 4000 soldati polacchi caduti nella lotta “per la
nostra e la vostra libertà” che – come scritto sul monumento del “Monte Calvario” 593 a
Montecassino – “hanno donato l’anima a Dio, i corpi alla terra italiana ed i cuori alla Polonia.
Dettagli su Imola.
Il giorno 13 aprile verso sera, 3 compagnie dell’8° battaglione ed una del 7° battaglione, hanno varcato il
fiume Santerno e si sono trovate all’alba del 14 aprile in contatto col nemico ai margini della città di
Imola. Durante la notte e la mattina durava un intenso scambio di fuoco delle mitragliatrici. Il comandante
del Gruppo “RUD” (col. Rudnicki) tenendo conto che l’attacco frontale potrebbe portare a gravi perdite
ha deciso di effettuare una manovra accerchiante la città di Imola. Questa manovra, eseguita dai
battaglioni 10, 11 e 12 della 4^ Brigata “Volhynia” della 5^ Divisione “Kresowa” appoggiate dalla
compagnia di carri armati del 8° Reggimento Corazzato Britannico, ha forzato i tedeschi di ritirarsi
gradualmente dalla città. Di conseguenza le compagnie del 8° e 7° battaglione dei “Fucilieri di Carpazia”
occupano il 14 aprile verso le ore 17.00 la stazione ferroviaria, l’area periferica orientale d’Imola e, poco
a poco, tutta la città.
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A Imola una stele commemorativa
in ricordo della Liberazione ad opera
dei Polacchi
A sessant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale diverrà reale l’idea di Gabriele Ravanelli, Pres.
dell’Associazione Veicoli Storici Militari Emilia-Romagna, di realizzare e donare alla Città di Imola un
monumento a ricordo dei valorosi soldati del 2° Corpo d’Armata Polacco, facente parte dell’Ottava
Armata Inglese, che il 14 aprile 1945 entrarono per primi in Imola liberandola dall’occupazione nemica.
L’opera, un bronzo di circa mt. 1.20 x 1.20 e di due quintali di peso, sarà posizionata su di una stele alta
mt. 2.30, presso il ponte vecchio di Via Pisacane. L’Artista ha interpretato nel migliore dei modi l’idea di
Gabriele Ravanelli, raffigurante l’incontro fra i soldati polacchi liberatori e le popolazione finalmente
fuori dall’incubo della guerra. L’opera vuol essere sintesi di quel momento storico che vide la
partecipazione unitaria e concorde di diverse entità nazionali ed extra nazionali.
Non poteva risultare diversamente avendo dato l’incarico di realizzare l’opera al grande artista bolognese
Luigi E. Mattei, realizzatore dell’Uomo della Sindone, della Porta Santa della Patriarcale Basilica di
Santa Maria Maggiore in Roma e del soldato di Livergnano, oltre ad altre innumerevoli opere di altissimo
valore artistico presenti nei più importanti musei europei.
L’ inaugurazione avverrà il 14 aprile 2005 alle ore 11,00 all’imboccatura del ponte sul Santerno nella Via
Pisacane, una stele rievocativa in bronzo, per il grande contributo dato dai combattenti Polacchi alla lotta
di liberazione del nostro Paese. Questa cerimonia, che vedrà a Imola le massime Autorità Diplomatiche e
Militari del Governo Polacco in Italia e rappresentanti Politici e Militari Italiani, riveste un particolare
significato di comune fedeltà ai grandi valori di democrazia e di libertà che legano da sempre i nostri due
popoli, uniti dalle medesime profonde radici religiose cristiane e dalla cultura occidentale.
Il progetto racchiude in sé non solo l’omaggio ai soldati polacchi, ma a tutti quei ragazzi che sono partiti
dalle loro lontane case, hanno lasciato mamme, fidanzate e mogli per venire a combattere e morire in
terra straniera, per un grande ideale di Pace e di Unione fra i Popoli come spesso ci ha rammentato un
altro Grande Uomo di origine polacca, Sua Santità il Papa.
S.E. il Vescovo Monsignor Tommaso girelli, impartirà la Santa Benedizione che il Santo Padre Giovanni
Paolo II, ha inviato pochi giorni prima della sua scomparsa: un incredibile segno del destino che
accomuna Imola, il nostro amatissimo Santo Padre e la Terra di Polonia.
Nel corso della cerimonia una scolaresca elementare canterà l’inno di Mameli, mentre un bambino
Imolese ma di madre polacca, intonerà l’Inno di Polonia. Ragazzi dell’Istituto Cassiano porteranno una
testimonianza di gemellaggio con una scuola polacca nell’ambito di un progetto culturale europeo seguito
da Centro di Lingue e Cultura di Imola.
La campagna d’Italia si articolò per i Polacchi in due episodi determinanti per la vittoria finale, la
conquista di Monte Cassino, che spalancò agli Alleati le porte di Roma, una vittoria tanto più significativa
in quanto i tedeschi fino ad allora erano riusciti a respingere le offensive delle divisioni americane,
britanniche, francesi, indiane e neozelandesi, e la liberazione di Bologna, che aprì agli Alleati la Valle
Padana e determinò la resa incondizionata dell’esercito germanico.
Fra questi due vittoriosi episodi dell’avanzata Polacca in Italia, bisogna inserire altri successi di notevole
portata, come la liberazione del litorale adriatico e il conseguente accorciamento delle linee di
rifornimento alleato con la conquista del porto di Ancona, e lo sfondamento della Linea Gotica, con la
liberazione dell’Appennino Settentrionale e della Romagna.
La liberazione d'
Imola fu determinata dall’offensiva, iniziata all’alba del 10 aprile 1945, con lo
sfondamento della linea del Senio dai Polacchi della divisione “Kresowa”, appartenenti al II Corpo
Polacco, provenienti da est (lungo la via Emilia) e da nord (lungo la Selice) e dagli Italiani del Gruppo di
combattimento “Friuli”, con l'
87° reggimento da sud (dai colli di Pediano) e da sud-est lungo la
Montanara con l'
88° reggimento (dopo avere attraversato il Santerno tra Ponticelli e Linaro).
Di fronte i Polacchi si trovarono i reparti migliori che l’esercito tedesco poteva ancora disporre sul fronte
italiano: la 26a divisione corazzata, la 4a divisione paracadutisti e la 1a divisione paracadutisti che per la
terza volta, da Monte Cassino, aveva affrontato i Polacchi uscendone sconfitta.
Il II Corpo Polacco era costituito da giovani che, cacciati dalla loro patria invasa nel 1939 per uno
scellerato accordo, noto anche come patto Molotov – Ribbentrop, dai nazisti di Hitler da ovest e dai
comunisti di Stalin da est, erano stati riorganizzati ed inquadrati dagli Alleati e inviati in Italia per
combattere per la nostra Libertà.
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Il II Corpo Polacco ha costellato tutta la nostra penisola di momenti eroici, contrastando le superiori forze
nemiche in grandi combattimenti, questi ragazzi hanno versato il loro sangue in un suolo che non gli
apparteneva. A Loro noi dobbiamo molto, e gli siamo debitori di una buona parte della nostra Libertà, a
questi giovani che il 14 aprile 1945 entrarono per primi in Imola come liberatori noi sentiamo il dovere di
dire Grazie.
Nel 60° anniversario della Liberazione, l’Associazione Veicoli Storici Militari, che negli ultimi 10 anni
ha organizzato tante rievocazioni storiche sulla Linea Gotica per non dimenticare eventi che hanno
segnato le vite di molte generazioni, ha proposto all’Amministrazione Comunale di Imola di porre un
segno tangibile a ricordo di quei giovani eroi e di farsi carico della realizzazione di un’opera da donare
alla Città di Imola ed alle sue nuove generazioni.
Il compito di trasformare artisticamente l’idea è stato affidato allo scultore Luigi E. Mattei di Bologna, un
grande artista che ha realizzato altri monumenti e steli rievocative nei comuni della Linea Gotica. Il
progetto è stato poi presentato sia all’ Amministrazione Comunale che all’Anpi di Imola, che l’hanno
accolto ed approvato con entusiasmo.
Secondo varie testimonianze, incluse quelle del Comandante Supremo Alleato in Italia, le truppe
polacche dimostrarono durante tutta la campagna un eccezionale spirito di sacrificio e di abnegazione. Le
ragioni di un simile comportamento sono abbastanza palesi: i soldati Polacchi volevano prendere in Italia
la rivincita per l’invasione tedesca della Polonia nel 1939, per la perdita della loro patria e della loro casa
ed erano preoccupati per la sorte dei loro cari in patria. I Polacchi erano consci di lottare per la
sopravvivenza nazionale e personale.
Nella battaglia di Bologna il II Corpo fu rafforzato da nuovi elementi affluiti attraverso i campi di
prigionieri di guerra. Si trattava di Polacchi della Pomerania, della Slesia, della Poznania incorporati
forzatamente nell’esercito tedesco. Questi soldati avevano una ragione in più per dimostrare il loro valore,
perché volevano ripagare per tutte le umiliazioni del periodo di privazione della loro vera identità etnica.
In un’opera storicamente fondamentale, per ricostruire l’azione dei Polacchi nella campagna che portò
alla liberazione d’Italia, scritto da Riccardo Casimiro Lewanski si legge:
“Un problema spesso discusso negli ambienti partigiani Italiani è l’apporto di quei reparti irregolari alla
vittoria alleata in Italia e alla liberazione di Imola e Bologna in particolare. Le forze alleate in Italia
furono tenute dal Comando Supremo Alleato al più basso livello possibile e tutte le eccedenze furono
inviate ad altri fronti considerati in quell’epoca decisivi. Per tale ragione, l’apporto del rinnovato
esercito italiano e dei gruppi partigiani fu benvenuto dal punto di vista militare. Il comando supremo del
Teatro Mediterraneo, maresciallo da campo Sir Harold Alexander, riferisce che in venti mesi di durata
della campagna d’Italia, gli furono tolte 21 divisioni. Allo stesso tempo è necessario tenere presente che
la resistenza tedesca prima della presa di Bologna fu durissima; i reparti germanici che difendevano
l’accesso alla Val Padana appartenevano alle unità scelte, provate in molte battaglie precedenti,
addestrate e comandate da competenti ufficiali, ben equipaggiati ed armati, e della massima affidabilità
ideologica. Per infrangere la loro difesa le truppe alleate dovettero impiegare centinaia di aerei da
bombardamento strategico e da supporto tattico, centinaia di carri armati e di artiglieria semovente,
incluse armi adottate per la prima volta quali i famosi lanciafiamme montati su carri armati e con
battisuolo per sminare il terreno. Pertanto è chiaro che nessuna guerriglia irregolare, per quanto
coraggiosa, avrebbe avuto alcuna probabilità di stanare e respingere simili truppe e che ogni
affermazione in contrario esula dal campo della storia militare e rappresenta una travalicazione
nell’area della propaganda politica. Per la stessa ragione il Comando Supremo Alleato preferiva anche
assegnare i singoli gruppi del nuovo esercito italiano alle varie grandi unità alleate (e fra queste anche
quelle polacche) piuttosto che formare un indipendente corpo d’armata italiano.
La campagna italiana fu molto faticosa per le truppe che vi parteciparono a causa del terreno che
favoriva la difesa, la quale, fra l’altro, disponeva di forze almeno pari, e a volte persino superioni, a
quelle alleate. Inizialmente il piano strategico alleato favorito da Churchill prevedeva il massimo
impegno alleato proprio in Italia, che doveva diventare il trampolino di lancio verso la penisola
balcanica. Il fronte italo-balcanico, con il successivo sbarco in Francia, doveva attanagliane la fortezza
mitteleuropea della Germania. In questo modo l’Europa sud-orientale e centro-orientale doveva essere
liberata dalle truppe degli alleati occidentali prima ancora dell’arrivo degli alleati sovietici. Quando
verso la fine del 1944 apparve chiaro che l’Unione Sovietica preferiva una evoluzione diversa, siglata a
Jalta, l’importanza del fronte italiano cominciò a diminuire, e molte divisioni furono trasferite altrove.
Ciò nonostante il fronte italiano continuava ad immobilizzare ventisei divisioni tedesche che altrimenti
avrebbero potuto pesare in modo decisivo sulle operazioni belliche in Francia, e prolungare la resistenza
nazista nella “fortezza alpina germanica”. Inoltre, se le armate tedesche in Italia fossero riuscite a
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resistere fino alla firma della pace in Occidente, ciò avrebbe potuto contribuire a creare la leggenda che
le forze naziste non erano mai state sconfitte sul campo di battaglia. Invece fu proprio in Italia che il
comandante in capo del Gruppo di Armate comprendente la 10a e la 14a Armata e l’Armata “Liguria”
firmò il 29 aprile 1945 la prima resa incondizionata della Germania durante la guerra che iniziò con
l’attacco tedesco contro Danzica il primo settembre 1939”.
II Corpo Polacco
2a Divisione corazzata “Warszawska”
3a Divisione Karpacka “Fucilieri Carpatici”
5a Divisione di Fanteria “Kresowa”
14 a Brigata Paracadutisti “Wielkopolska”
Riserva: 7a Divisione di Fanteria
663a squadriglia di aerei da osservazione
318a squadriglia da caccia da ricognizione
Al 1° aprile 1945 erano presenti sul fronte del Senio 72.736 effettivi.
Cronologia Della Liberazione Di Imola
10 aprile 1945 – I Polacchi della divisione “Kresowa” e il Gruppo di Combattimento “Friuli” iniziano
l’offensiva che porterà all’attraversamento del Senio.
12 aprile 1945 - Mattino: Giungono le prime notizie sullo sfondamento alleato alle linee tedesche sul
Senio.
ore 10,30: i tedeschi minano e fanno saltare il ponte "Vecchio" sulla via Emilia ed il ponte "Nuovo" sul
viale Dante.
Notte: fuga dei fascisti della Brigata Nera (20 militi) ed eccidio di prigionieri antifascisti al pozzo Becca Tiro di artiglieria
13 aprile - I Polacchi riuscirono a conquistare la testa di ponte nella zona di Mordano e a superare il
Santerno. Decisa avanzata alleata sulle direttrici di San Prospero - Laguna (podere Feralda) - via Selice e
Zello - via Emilia (Polacchi) e Toranello, Ghiandolino e Pediano - Santerno (Codrignano) (Gruppo di
Combattimento Friuli)
Mattino: i comandi tedeschi abbandonano le loro sedi
ore 9: colpita la Volta
ore 10.30: Reparti del Gruppo di Combattimento Folgore dopo aver liberato Tossignano convergono
verso nord lungo la Montanara ed hanno, assieme a reparti partigiani, un duro scontro con i tedeschi a Cà
del Vento tra Casalfiumanese e Ponticelli.
Mattino: - pattuglia polacca in via Zello (podere Spedala) viene ucciso un sergente tedesco
ore 13.30 - i polacchi sono sulla via Emilia alla Madonna della Gratusa. Pattuglie verso il Santerno (i
tedeschi tengono ancora la riva sinistra)
I polacchi sono a Canovetta e fanno due prigionieri.
La giornata trascorre nell'
attesa degli eventi con i reparti protesi cautamente nelle reciproche manovre di
ripiegamento tattico (tedeschi) ed una lenta avanzata (alleati).
ore 17,30 – 18 – Una pattuglia formata da due camionette, comandata da un ufficiale inglese e composta
da soldati italiani del Gruppo di Combattimento “Friuli”, entra per prima a Imola per saggiare la presenza
o meno di reparti tedeschi e dirigere così l’avanzata polacca del giorno successivo.
14 aprile 1945 - E'sabato e la giornata è serena.
ore 7.30: una colonna di carri armati percorre la Selice in direzione di Imola ma è fermata (fino alle
14.30) in prossimità del podere Bicocchino da una decisa resistenza tedesca (mitragliatrici) Il bilancio
dello scontro è di 20 tedeschi morti contro un polacco ed un carro armato messo fuori uso.
ore 7.30: La città era deserta e percorsa da pattuglie tedesche dedite a saccheggi
ore 10: viene abbandonato il campanile di S.Cassiano da cui i tedeschi controllavano l'
avanzata alleata.
Furono fatti saltare vari ponti: sul Correcchio (via Emilia - Pontesanto), sul rio del Castellaccio e tutti i
ponti del canale dei Mulini (vie Zappi, Saffi, Selice,Emilia ecc.) in tutto oltre 100 ponti
ore 10: il comandante Polacco Anders ordina di sferrare l'
attacco su Imola dopo aver ricevuto
informazioni sul ritiro dei tedeschi.
Da Cantalupo, lungo la Gambellara un'
altra colonna corazzata polacca si dirige verso la città.
ore 11.45: tiri di granate sulla città (colpito il p.zzo Comunale e p.zza Maggiore)
ore 12: i partigiani delle SAP si mobilitano in città. Divisi in 4 compagnie di 25-30 uomini l'
una
convergono verso la Biblioteca Comunale.
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Alcuni tedeschi fanno saltare casse di munizioni nella piazzetta del Teatro. Dopo poco vengono fatte
saltare mine a Porta Appia e porta Mazzini. Erano queste le direttrici su cui convergono rispettivamente i
polacchi della "Kresowa" da nord (via Selice) e da est (via Emilia) e gli italiani del "Friuli" da sud
(Rivazza - Castellaccio).
I polacchi giungono al podere Brandolina.
Verso sud nel frattempo i reparti italiani del "Friuli" sono attestati sulla destra del Santerno sulle colline
dominanti Imola dalla Rivazza al Castellaccio (87°regt. fanteria) e hanno superato il Santerno nei pressi
della cava di fronte al Mulino di Linaro (88° regt.). Nello schema tattico dei reparti italiani non era
prevista l'
occupazione di Imola. Agli italiani della "Friuli era stato ordinato di lambire i sobborghi
meridionali della città in direzione Villa Clelia-Montericco - Belpoggio (88°) e Linaro -Montecatone Dozza (87°).
ore 13.00: gli ultimi tedeschi abbandonano Imola.
Primo pomeriggio: si verificano vari episodi di razzia da parte di reparti tedeschi di retroguardia a
Ortodonico nei poderi Gallona Nuova, Orfanella (Sellustra), Colombarina e Cavalca (Sasso Morelli) si
contano varie vittime tra la popolazione.
I Polacchi sono in via Campanella e vengono raggiunti da alcuni appartenenti al CLN che segnalano
l'
effettiva ritirata dei tedeschi.
ore 13.20: pattuglie Polacche entrano in città da via Appia. “Imola era quasi spettrale, in un silenzio e in
un deserto irreale”, ma a poco a poco dalle case escono gli abitanti che cominciano ad animare il centro
all’arrivo delle prime pattuglie.
ore 17,15: il suono delle campane annuncia la liberazione di Imola. Vengono affissi manifesti per le
strade di Imola firmati dalla “Divisione di Fanteria – Kresowa”: “Italiani. I Polacchi vi portano la libertà.
I primi che nel 1939 si opposero alla Tirannia che sopra ogni cosa amano la libertà dell’ Uomo e della
Nazione che nella lotta per la Libertà e la Giustizia non cesseranno mai. E che a costo di qualunque
sacrificio rigetteranno la schiavitù! Italiani. Combattiamo per la Nostra e Vostra Libertà. W l’Italia
Immortale”
ore 18: la resistenza tedesca è ancora attiva nei sobborghi occidentali della città (Capuccini - Villa Clelia)
ore 18.45: varie granate sparate da quattro carri armati tedeschi, dislocati tra il Piratello e la Fornace
Gallotti, colpiscono la città. Continua la resistenza tedesca ai Capuccini.
ore 20: viene ordinato il coprifuoco.
Le truppe polacche sulla via Emilia a Toscanella
11
Conclusioni
Benigno Zaccagnini scrisse nell’aprile del 1985 le seguenti parole che, meglio di tutte, rendono omaggio
al grande sacrificio dell’Armata Polacca in Italia.
“I Polacchi scrissero qui, fra noi, la pagina eroica della loro commovente fierezza morale e coraggiosa
testimonianza ideale.
Ogni italiano, ogni giovane specialmente, vedendo le bianche croci dei cimiteri polacchi, può valutare
quanto grande, generoso sacrificio di sangue essi hanno offerto alla nostra terra, quale debito di
riconoscenza leghi il nostro al loro popolo.
Ricordo anche come diverso era il nostro intimo stato d’animo dal loro mentre insieme gioivamo dei
giorni della totale liberazione. Noi potevamo liberamente operare e impegnarci per una grande
ricostruzione democratica del nostro Paese, nella affermazione libera delle diverse ispirazioni ideali.
Essi, invece, non potevano nutrire tutti la stessa speranza.
Molti, ritrovatisi uniti sotto la bandiera Polacca nella lotta per la libertà dei popoli, non poterono
tornare alla propria terra ma furono costretti ad una nuova diaspora.
Soffersi della loro sofferenza e tristezza, condivisi la loro speranza: nella solidarietà che lega gli uomini
che sinceramente portano nel cuore i valori di libertà, giustizia e pace che superano ogni distinzione di
ideologie, Nazioni o fedi diverse.
Con la loro partecipazione al nostro secondo risorgimento, i combattenti del Generale Anders sono
entrati e resteranno a far parte della nostra storia. Per ciò nel cuore della nostra gente resterà vivo il
sentimento di partecipazione e di solidarietà alla storia e alle difficili vicende del popolo polacco per la
difesa della sua identità, per l’affermazione di alti comuni valori umani e cristiani.
E chi sa che del realizzarsi della speranza di un mondo nel quale non si paghi più la sete di giustizia con
la libertà, la pace con la forza delle armi, il benessere di pochi con la fame di molti, non possa essere
protagonista importante anche la lunga sofferenza del popolo Polacco.
Con la lunga pazienza che le grandi cose richiedono, fiorirà l’abbraccio di giustizia e pace nella
libertà”.
Aprile 2005 Franco Merlini
I polacchi sconfiggono il nazismo
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da Solarolo a Mordano
Il terreno davanti al Santerno brulicava di sbarramenti anticarro. Di nuovo, ricoveri scavati negli argini,
distrutti. Ai piedi del terrapieno, un elmetto rotondo forato da un proiettile, un equipaggiamento insanguinato. Quanto sono eloquenti questi oggetti! Allora, ancora uno di noi… uno di quelli che, nonostante
tutto, credono ancora che ciò che fanno non sia invano. Avanti oltre il fiume Santerno, dopo Solarolo e
Bagnara di Romagna, un altro paese da liberare dal giogo nazi-fascista: il 13 aprile liberiamo Mordano.
13
Comunicato Stampa
Trasmesso e pubblicato dai giornali e notiziari televisivi sia regionali che nazionali.
Una stele rievocativa in bronzo in ricordo della Liberazione di Imola ad opera del
II° Corpo d’Armata Polacco (14 aprile 1945 – 14 aprile 2005)
A sessant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale verrà inaugurata a Imola, il 14 aprile 2005 alle
ore 11,00 all’imboccatura del ponte della via Pisacane sul Santerno, una stele rievocativa in bronzo,
opera dello scultore Luigi E. Mattei, per il grande contributo dato dai combattenti Polacchi alla
Liberazione del nostro Paese.
Questa rievocazione riveste un particolare significato di comune fedeltà ai grandi valori di democrazia e
di libertà che legano da sempre i popoli Italiano e Polacco, uniti dalle medesime profonde radici religiose
cristiane e nella difesa della cultura occidentale.
La cerimonia, organizzata dall’Associazione Veicoli Storici Militari e dal suo Presidente Gabriele
Ravanelli, vedrà a Imola le massime autorità diplomatiche del Governo della Repubblica Polacca in
Italia: l’Ambasciatore S.E. Michal Radlicki e il Console Generale Adam Szymczyk.
S.E. il Vescovo di Imola, Monsignor Tommaso Ghirelli, impartirà la Santa Benedizione che il Santo
Padre Giovanni Paolo II ha inviato pochi giorni prima della sua scomparsa; un incredibile segno del
destino che accomuna Imola, il nostro amatissimo Santo Padre e la Terra di Polonia.
In rappresentanza delle autorità militari sarà presente il Generale Castellari, Comandante il distretto di
Bologna con picchetto militare, alti Ufficiali delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, Carabinieri,
Finanza e Polizia e i rappresentanti delle varie Armi e Associazioni d’Arma e Combattenti.
Tra i rappresentanti politici hanno assicurato la loro presenza il Vice Presidente della Provincia di
Bologna Andrea De Mari e il Sindaco di Imola, Massimo Marchignoli, a cui va il ringraziamento per il
Patrocinio e la concessione dell’area destinata alla stele.
Nel corso della cerimonia una scolaresca elementare canterà l’Inno di Mameli, mentre un bambino
imolese, di mamma Polacca, intonerà l’Inno di Polonia. Ragazzi dell’Istituto Cassiano porteranno una
testimonianza di gemellaggio con una scuola polacca nell’ambito di un progetto culturale europeo seguito
dal Centro di Lingue e Cultura di Imola.
La stele, che consiste in una scultura bronzea, riassume, secondo l’intendimento dei promotori e la
sensibilità dell’artista, il valore storico ed educativo della Liberazione della nostra Città di Imola.
Questa giornata commemorativa assume un’importanza ancor maggiore perché la realtà, come ieri,
accomuna ancora oggi Italiani e Polacchi quale miglior esempio di S.S. Giovanni Paolo II per quasi 27
anni Papa della Cristianità e Vescovo di Roma ci ha dato con il Suo ultimo messaggio.
L’Associazione è orgogliosa di quanto ha ideato e realizzato.
Ha ricevuto messaggi di apprezzamento per l’alto valore storico e civile della manifestazione pervenuti
dal Presidente della Repubblica Italiana, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Camera
dei Deputati, Presidente del Senato della Repubblica, dal Presidente della Regione Emilia Romagna e
della Provincia di Bologna, dal Prefetto di Bologna, dal Presidente della Repubblica di Polonia,
concedendo il loro alto Patrocinio.
Tutto ciò è stato possibile realizzare anche grazie al contributo di:
e la collaborazione di:
Galleria di Antiquariato Palazzo del Buon Signore
Impresa Edile G.D.D.
14
Studio Tecnico Geom. Tronconi Paolo
Disegni di un soldato polacco
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Cap.II°
Patrocini Istituzionali
16
Gabriele Ravanelli
Da:
<[email protected]>
A:
<[email protected]>
Data invio: lunedì 14 marzo 2005 10.36
Oggetto:
ODP: ricezione traduzione
Signor Presidente,
Le comunico con piacere che il Ministero della Difesa Nazionale della
Repubblica di polonia ci ha confermato oggi che il Patrocinio del
Presidente della Polonia e' stato esteso a tutte le celebrazioni
dell'anniversario della liberazione delle citta' italiane da parte del 2
Corpo Polacco realizzate con l'apporto delle rappresentanze diplomatiche e
consolari polacche in Italia.
Pertanto anche la manifestazione organizzata dalla Vostra Associazione può
godere a pieno tìtolo del Patrocinio. In questo momento attendiamo la
conferma scritta di questo fatto che Le trasmetteremo senza indugio appena
ricevuto.
Distinti Saluti
Andrzej Szyd?o
wicekonsul
Konsulat Generalny Rzeczypospolitej Polskiej w Mediolanie
Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano
Corso Vercelli, 56 - 20145 Milano
Tel. 02.48018978 - Fax 02.48020345
POSTE ITALIANE SFA - IMOLA U. D. R.1
ZCZC MID865 T 7113524 NGC/A2795 RIF20050407-042-19144188
IGIO CO IGRM 123
00100 ROMAQUIRINALE 123 07 1921
DOTT. GABRIELE RAVANELLI (D865)
VIA ROMAGNOSI 6
40026 IMOLA
LA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO AI CADUTI
POLACCHI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE RIUNISCE LE
GENERAZIONI NELLA RIFLESSIONE E NEL RICORDO.
I SIMBOLI DELLA MEMORIA STORICA SONO UN PATRIMONIO PREZIOSO,
UNO STIMOLO CHE RAFFORZA NELLA COLLETTIVITÀ' LA CONSAPEVOLEZZA
DEI VALORI DI LIBERTÀ', DI UGUAGLIANZA, DI SOLIDARIETÀ' , DI GIUSTIZIA.
QUESTI IDEALI RENDONO OGGI PIÙ SALDA LA DEMOCRAZIA ITALIANA
ED EUROPEA NEL SUO CAMMINO DI CRESCITA E DI PROGRESSO VERSO
UN FUTURO DI PACE E DI INTEGRAZIONE FRA LE DIVERSE IDENTITÀ
DEI POPOLI.
CON QUESTA CONSAPEVOLEZZA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
ESPRIME APPREZZAMENTO AGLI ORGANIZZATORI PER L'ALTO VALORE
STORICO E CIVILE DELLA MANIFESTAZIONE E INVIA ALLE AUTORITÀ
E A TUTTI I PRESENTI UN SALUTO PARTECIPE, CUI UNISCO [IL MIO
PERSONALE.
GAETANO GIFUNI
SEGRETARIO GENERALE PRESIDENZA REPUBBLICA
MITTENTE :
SEGRETARIATO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
PALAZZO DEL QUIRINALE
O0 100 ROMAQUIRINALE
07/04 20.03
17
POSTE ITALIANE SpA - IMOLA U. D. R.f
ZCZC MID508 T 7082223 NGC/A4985 RIF20050330-012-15445373
IGIO CO IGRM 030
00100 ROMATELGRAM 30 30 1554
SIGNOR GABRIELE RAVANELLI (D508)
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE VEICOLI
STORICI MILITARI EMILIA ROMAGNA
VIA ROMAGNOSI 6
40026 IMOLA
UCE F 354/05. RIFERIMENTO SUA RICHIESTA COMUNICOLE CONCESSIONE PATROCINIO
PRESIDENZA CONSIGLIO MINISTRI AT INIZIATIVA ''SUI PASSI DELLA LINEA GOTICA”
PROGRAMMATA IMOLA 23-25 APRILE. CORDIALI SALUTI.
SEGRETARIO GENERALE PRESIDENZA CONSIGLIO MINISTRI
MITTENTE :
PRESIDENZA CONSIGLIO MINISTRI
PIAZZA COLONNA 370
00187 ROMA
30/0
17.09
POSTE ITALIANE SFA - IMOLA U. D. R.
ZCZC MID632 T 7089812 NGC/A8904 RIF20050401-033-1225|410
IGIO CO IGRM 111
00100 ROMASENATQ 111 01 1235
GABRIELE RAVANELLI (D632)
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE VEICOLI STORICI
MILITARI EMILIA ROMAGNA
VIA ROMAGNOSI 6
40026 IMOLA
CARO PRESIDENTE IN OCCASIONE DEL 60 ANNIVERSARIO DELLA
LIBERAZIONE E’ CON PIACERE SINCERO CHE INVIO UN MESSAGGIO DI
SENTITO AUGURIO A LEI ED A QUANTI HANNO PRODIGATO IL LORO
IMPEGNO PER LA REALIZZAZIONE DEL MONUMENTO DI BRONZO DEDICATO
AI SOLDATI POLACCHI CHE VERRÀ INAUGURATO IL 14 APRILE
SONO CONVINTO CHE I VALORI DI DEMOCRAZIA E DI SOLIDARIETÀ
BASE DELLA NOSTRA SOCIETÀ SIANO DOVUTI ANCHE AL SACRIFICIO
COMPIUTO DA CHI COMBATTE’ PERCHE' FOSSE POSSIBILE RISTABILIRE
IN UNA PATRIA NON PROPRIA CONDIZIONI DI SERENA E CIVILE
CONVIVENZA
VERSO QUESTI UOMINI ANCORA OGGI TUTTI NOI ABBIAMO UN GRANDE
DEBITO DI GRATITUDINE E RICONOSCENZA
CON UN CORDIALE SALUTO
MARCELLO PERA
PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
.
SERVIZIO DEL CERIMONIALE
SENATO DELLA REPUBBLICA
00100 ROMASENATO
01/04 12.58
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Cap.III°
Testimonianze
Mieczyslaw Rasiej
Fu il Console Generale di Polonia a Milano Adam Szymczyk ad invitarmi a Imola per
l’inaugurazione del monumento eretto in memoria dei soldati polacchi che il 14 aprile 1945 liberarono la
città. Mi fece molto piacere questo invito, perché nel 1945 facevo parte della 3° divisione i cui reparti
entrarono per primi e perché avrei potuto vedere con altri occhi Imola, conosciuta da me solo come
obiettivo segnato sulle nostre carte militari. La bella e molto commovente cerimonia mi fece ritornare
alla memoria le vicissitudini che mi portarono in quella zona e, in un certo senso, mi legarono agli
avvenimenti che quel monumento, voluto e realizzato proprio dagli italiani, ricorda.
Mi arruolai nell’Esercito polacco nel 1942 e fui assegnato al 1° reggimento di artiglieria da
campagna della 3° Divisione Carpatica. Sin dal principio, fui adibito ai servizi di trasmissioni
diventando in breve un radiotelegrafista. Dall’inizio del 1944 con questa mansione presi parte con il mio
reggimento alle azioni belliche in Val di Sangro, a maggio alla battaglia di Monte Cassino, ed in seguito
a tutta la campagna sulla fascia adriatica fino allo sfondamento della Linea Gotica che avvenne alla fine
di agosto.
A quel punto il 2° Corpo d’Armata Polacco passò nelle retrovie per un periodo di riposo e di
riassestamento, ed io ricevetti l’ordine di raggiungere Matera, dove avrei seguito il corso per ufficiali di
riserva di artiglieria.
Il corso durò fino ai primi di febbraio 1945. Promosso al grado di cadetto ufficiale, alla metà
dello stesso mese potei presentarmi al comando del mio reggimento, dislocato tra Faenza e Brisighella,
non lontano dalla località Pergola. Il fronte correva lungo il fiume Senio dove i tedeschi costituirono una
linea di difesa fortificata.
Fui assegnato alla 1° batteria, sistemata in una grande cascina, in parte abitata da una famiglia
di contadini, dove i cannoni erano posizionati sull’aia.
Feci un veloce ed intensissimo tirocinio prima famigliarizzandomi con tutte le mansioni di un
artigliere, ed in seguito con quelle di ufficiale, di cui per me la più interessante era quella di ufficiale
osservatore. La nostra batteria aveva il suo punto di osservazione in una zona collinare a ridosso della
prima linea, al primo piano di una casa diroccata. Così potevo mettere in pratica quanto avevo appreso
a scuola, con la differenza che il nemico era reale, gli obiettivi a cui mirare e distruggere erano veri e si
operava in condizione di costante pericolo.
All’inizio mi fece più effetto il cambio dei ruoli: adesso ero io che davo gli ordini al radio
operatore che li trasmetteva a sua volta alla batteria; ma mi ci abituai in fretta.
Tuttavia c’erano anche momenti di relax: si esploravano le colline vicine, si andava alla vicina
Faenza o si rimaneva anche nell’accampamento per accudire alle proprie cose e a chiacchierare tra di
noi o con i nostri commilitoni dei reparti confinanti. Negli spostamenti si doveva fare molta attenzione ai
campi minati che, nonostante il grande lavoro dei nostri genieri, aiutati da civili italiani, erano ancora
numerosi, e non sono mancate le vittime; mi è rimasto impresso nella memoria un civile italiano con le
gambe sfracellate per lo scoppio di una mina. Conservo con commozione anche altri ricordi: la Messa
officiata dal cappellano militare nel giorno di Pasqua in una chiesa di campagna, in una giornata piena
di sole e eccezionalmente senza il rimbombo delle artiglierie, la giovane contadina che nel cortile, a
pochi metri dai nostri cannoni faceva il bucato nella vasca di pietra, e tutto attorno le distese di alberi da
frutta in fiore.
Intanto nell’imminenza della prossima offensiva, tutti i reparti subirono degli spostamenti
prendendo nuove posizioni; il nostro reggimento si attestò a pochi chilometri a Nord di Faenza, in
direzione di Solarolo.
Il 9 aprile, preceduto da bombardamenti aerei e della nostra artiglieria, scattò l’attacco verso
Bologna. Il nostro reggimento con il suo fuoco appoggiava la fanteria dapprima nello sfondamento e
superamento della linea difensiva nemica prima sul Senio e poi sul Santerno; il 14 aprile Imola era
liberata ed il 21 aprile lo era Bologna.
La guerra per noi polacchi era finita. Ma per me essa finì qualche giorno prima quando, su ordine
del comandante del reggimento, mi misi in viaggio verso Matino, una piccola cittadina nelle Puglie, dove
avrei ripreso gli studi liceali, recuperando almeno in parte gli anni di studio perduti a causa della
guerra.
23
Ecco, questi ricordi si accavallarono nella mia mente durante la riuscitissima cerimonia
dell’inaugurazione del monumento, e quando mi fu chiesto di prendere la parola, una grande
commozione mi assalì tanto da rendere difficile la mia improvvisata testimonianza.
Ma allo stesso tempo cresceva in me il sentimento di profonda riconoscenza verso le persone che
si adoperarono per la realizzazione di quella bellissima opera, ed in particolare il dottor Gabriele
Ravanelli, presidente del Comitato, il professor Giovanni Morsiani, e l’autore della scultura professor
Luigi Mattei. Temo però di non aver saputo esprimere in modo adeguato e meritevole la mia
ammirazione e gratitudine per il grande lavoro svolto.
La giornata si concluse per la nostra delegazione in modo memorabile poiché, grazie alla cortesia
degli organizzatori, ci fu concesso di visitare ed ammirare lo splendido Centro d’Antiquariato del
professor Morsiani e la fabbrica della Cooperativa Ceramica d’Imola con il suo museo.
Il soldato Mieczyslaw Rasiej in Romagna Aprile 1945
24
Olga Girani
“Il giorno dell’inaugurazione del monumento oltre il ponte sul Santerno mi sono tornati alle mente tanti
ricordi tristi e dolorosi, non solo per il soggetto raffigurato “il soldato polacco”, ma anche per il luogo
ove era stato collocato”.
Queste le prime parole di Olga Girani, oggi settantenne, ma negli anni della guerra poco più che bambina.
“Avevo 13 anni ed abitavo con la mia famiglia nelle case sulla sinistra oltre il ponte sulla riva destra del
fiume Santerno. All’avvicinarsi del fronte il comando tedesco insediato in Imola, ci sfollò perché le case
vicino al ponte, punto strategico per l’avanzata alleata, vennero abbattute ed il terreno circostante
minato con mine anticarro. Nei giorni prima della liberazione vivevamo nello stabile, oggi sede della
Banca di Lodi, allora sede del Comando Tedesco. Ricordo che nell’attuale salone centrale i soldati
tedeschi costruivano cannoni di compensato da posizionare attorno alla città di Imola, cercando di
ingannare gli alleati, mentre sotto lo scalone che porta al piano superiore mio padre aveva accasato una
bella mucca che ci riforniva giornalmente di caldo latte. Ricordo anche che mio padre per procurarci un
po’ di verdura fresca e per non staccarsi dal suo fazzoletto di terra, tutti i giorni andava nell’orto dove
abitavamo. Alcuni giorni prima dell’avvicinarsi delle truppe alleate i tedeschi minarono ulteriore terreno
attorno al ponte che fecero poi saltare prima di ritirarsi. Durante la giornata del 12 aprile 1945 assistetti
a tutto il trambusto all’interno del Comando in quanto i tedeschi cercavano di raccogliere il più possibile
del loro materiale e di scappare dalla città visto l’avvicinarsi del fronte. La mattina del 13 avevano tolto
le tende lasciandosi alle spalle i ponti saltati e gli ingressi della città con montagne di terra minate.
Il giorno14 capimmo che gli alleati si stavano avvicinando, ma rimanemmo tutta la mattina chiusi in
casa in attesa che ci comunicassero le novità, il pomeriggio uscimmo tutti e fu una grande festa.
Continuammo poi a vivere ancora nello stabile, ove successivamente si insediò il Comando Inglese.
In seguitogli ufficiali ci chiesero di fare alcuni lavori e quindi assieme ad un’altra ragazzina andavamo
a riordinare le camere ed i letti. Successivamente alcuni conoscenti ci concessero di andare a stabilirci
in una casupola prima del ponte a sinistra dell’ attuale via Pisacane. I giorni passavano tranquilli
cercando di recuperare una vita normale dopo le disavventure della guerra, ma il peggio per la mia
famiglia doveva arrivare, ora, in tempo di pace.
Il giorno 5 giugno 1945 mi recai come al solito al Comando Inglese per svolgere i miei lavori quando,
durante la mattina, verso le ore 10.30 sentii un gran boato, percepii che proveniva da dove abitavamo e
pensando a mio babbo che si recava quotidianamente nell’orto, sentii un gran tonfo al cuore. Più tardi
mi vennero a chiamare e, pur cercando di tranquillizzarmi dicendomi che il babbo era solo ferito, sentii
che era capitata una grande disgrazia. Giunsi sul posto ed un grande assembramento di gente mi
confermò ciò che temevo. Poi mi mamma mi raccontò che babbo era andato nell’orto in quanto erano
arrivati i soldati polacchi per sminare quell’area e così li aveva seguiti. Purtroppo una disattenzione fece
saltare un grappolo di mine provocando lo scoppio e dilaniando i corpi dei tre polacchi e di mio babbo,
Giuseppe Girani.
Il posizionamento in questo luogo del monumento dedicato al II° Corpo d’Armata Polacco richiama il
fatto perché avvenne proprio sul lato opposto della strada e sul ciglio sottostante rimasero sepolti per
diversi anni i corpi dei soldati polacchi, poi trasferiti al cimitero militare polacco di San Lazzaro.
Io ho vissuto quel momento di tragedia col cuore di ragazzina che ha perso il padre, ma non ho mai
avuto dei risentimenti verso quei poveri soldati, comandati lì per bonificare l’area e toglierci i pericoli
rimasti della guerra, ma rimane in me la riconoscenza provata il giorno della Liberazione quando tutti,
noi cittadini e loro soldati ci trovammo in piazza Matteotti a festeggiare.
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Porta dei Servi - Imola
La fanteria polacca muove verso Imola
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Elio Krawczyk
Nelle lunghe sere d’inverno, quando la televisione non dominava ancora incontrastata nelle
nostre famiglie, in casa mia ci si riuniva attorno al tavolo della cucina, vicino alla stufa a legna, che di
tanto in tanto veniva alimentata, e lì i “grandi” cominciavano a parlare del più e del meno ed ogni tanto
i discorsi cadevano sui ricordi del passato e sulle vicende della propria vita.
Eravamo usciti da poco dagli anni della guerra, per cui i racconti e gli scambi di esperienze su quel
periodo rendevano interessanti quelle serate.
Mio padre, stante le sue molteplici vicissitudini, aveva un ricco bagaglio di avvenimenti di cui
lui stesso era stato partecipe: la deportazione in Siberia con la propria prima famiglia da parte dei Russi
… i lavori forzati nei campi di concentramento dei sovietici … la partenza per la Palestina con altri
connazionali … lo sbarco in Italia presso il porto di Taranto … la battaglia di Montecassino…
Quest’ultimo argomento, fra i vari episodi narrati, è quello che ricordo ancora con maggiore chiarezza.
I tedeschi erano attestati nella parte alta della collina di Montecassino, mentre l’esercito degli
alleati cercava di avanzare; tutto intorno si udiva solo un crepitio di fucili e di mitragliatrici, dal cielo
l’aviazione bombardava. Mio padre, che apparteneva all’esercito polacco comandato dal Generale
Anders, si muoveva con gli altri commilitoni e, pur sparando, cercava di non mirare ai nemici (provava
orrore, infatti, solo al pensiero di poter provocare la morte di un proprio simile).
Colpito ad una gamba da una pallottola del fuoco nemico, rimase stordito e sanguinante e, per potersi
proteggere, si rifugiò all’interno di una depressione del terreno dove rimase per due giorni e due notti.
Intanto la battaglia continuava ad infuriare, con continue perdite di uomini e di mezzi. Alla fine di quei
giorni, che sembravano non finire mai, un gran silenzio ed una grande calma invasero il campo di
battaglia. Facendosi forza, barcollando e dolorante per la ferita, mio padre iniziò ad uscire. Ricordo
ancora le sue parole e le lacrime agli occhi con cui commentava la scena che gli era apparsa: “decine e
decine di corpi straziati, un braccio, una mano, una testa crivellata dai colpi, uomini ancora vivi che si
lamentavano per le ferite riportate, tutt’attorno morte e desolazione...”.
A questo punto il racconto si interrompeva; noi bambini, per la prima volta, avevamo visto, attraverso le
parole di nostro padre, gli orrori ed il volto feroce della guerra.
Questa dolorosa esperienza aveva segnato poi, in maniera indelebile, la restante parte della vita
di mio padre ed il suo sorriso, che da quel momento fu sempre velato da un’ombra di tristezza.
La fanteria polacca lungo la via Selice
27
Gennaro Petrilli
IL 14 Aprile 1945, io quindicenne, mi trovavo dietro le persiane della mia abitazione in via Appia,
quando vidi due soldati tedeschi, probabilmente paracadutisti, che ritornavano di buon passo verso il
centro della città.
Un attimo dopo un forte scoppio e del fumo; avevano fatto saltare la via Appia all’altezza di via Paolo
Galeati, poi silenzio assoluto.
Lo scoppio di una granata sulla facciata del palazzo che fa angolo con via Cavour, lato Cassa di
Risparmio, mi fece pensare a qualche cosa di importante.
Verso le 14,15 – 14,30 scesi nella strada e dal viale della stazione, ora via A. Costa, vidi arrivare tre o
quattro soldati con la divisa inglese, a quel punto io con altri ragazzi cominciammo ad urlare “gli
inglesi, gli inglesi”, si radunò una folla di persone e tutti ci dirigemmo incontro a loro per ringraziarli,
poi dalla scritta sulla spalla “POLAND”capimmo che erano soldati polacchi.
Il capo pattuglia ci disse di esporre sui tetti delle case delle lenzuole o tovaglie bianche, perché stavano
arrivando degli aerei da ricognizione per verificare la presenza del nemico; i lenzuoli bianchi
significavano che la città era evacuata dal nemico.
Io corsi in casa e mi feci dare da mia mamma un lenzuolo, salii sul tetto e stesi questo lenzuolo, dopo
pochi attimi arrivò una aereo la”cicogna” seguito da un caccia.
Fatto qualche giro sopra le case e verificato che nelle strade vi erano solo civili, si allontanarono.
Questo è il mio vivissimo ricordo del giorno della Liberazione della mia città il 14 aprile 1945 alle ore
14,30.
Tipo di voragine minata creata dai tedeschi ad ogni ingresso di Imola
28
Antonio Ronchi
Nelle prime ore del pomeriggio del 14 aprile 1945, ci trovavamo in piazza Matteotti libera dagli
occupanti tedeschi che già dalla mattina del 13 si erano ritirati a nord della città. Sapevamo che alle
porte di Imola, nelle aree periferiche di via Selice, via Coraglia e via Pisacane, gli avamposti delle
truppe Polacche erano in attesa di un segnale che assicurasse loro la posizione delle forze tedesche. Il
comando partigiano decise allora di inviare delle staffette per assicurare gli avamposti e guidarli dentro
la città.
Il partigiano, Dante Pelliconi, fu inviato in via Selice mentre io con alcuni compagni fummo indirizzati
verso la periferia della città in direzione di Faenza. Giunti oltre la porta di via Emilia notammo in
distanza una pattuglia di soldati fermi oltre il punto ove il canale attraversava la strada verso la via
Molino Vecchio, in quanto la sede stradale che ricopriva il canale era stato fatto saltare dai tedeschi
primi di ritirarsi.
Ci avvicinammo e notammo che un soldato con divisa polacca stava comunicando, presumibilmente con
il proprio comando, con una radio spalleggiata.
Gli facemmo segno di avvicinarsi ulteriormente e gli comunicammo che dentro la città di Imola non vi
erano più soldati tedeschi. Il soldato con la radio comunicò la notizia al suo reparto ed avuto il nulla
osta a procedere ci seguirono all’interno della città fino in piazza Matteotti. Poco dopo anche gli
avamposti del lato nord-est della città entrarono da via Appia e via Cavour e ci raggiunsero in piazza.
Imola era libera e tutta la popolazione si riversò nella piazza e per le vie festanti.
Antonio Ronchi in quei giorni era comandante del Battaglione Sap-montano, poi comandante Gap-imola,
fu poi congedato dopo la guerra con il grado di sotto tenente.
Imola Via Pisacane
Fante polacco con radio
29
Manuela Krak
Vorrei ringraziare il signor Ravanelli per la bellissima idea che ha avuto di dedicare un monumento,
unico in Italia, al II° Corpo Polacco. Lo trovo molto bello, sotto l’aspetto estetico e mi sembra sia un
dovuto riconoscimento, almeno simbolico, ai sacrifici che quei combattenti e tutta quella nazione,
storicamente amica dell’Italia nelle lotte per la libertà, compirono in quei tragici anni. E’ un
riconoscimento purtroppo tardivo che non può essere apprezzato dalla quasi totalità dei diretti interessati,
ormai deceduti e che, dopo essere entrati nella nostra città tra le entusiastiche dimostrazioni di gioia degli
imolesi, avendo deciso di vivere in questo paese, subirono la profonda ingiustizia non solo di dover
vivere, a lungo, nello stato di apolidi ma di veder private della cittadinanza italiana anche le donne che
presero in moglie. Essendo poi la scomoda testimonianza della divisione in due blocchi contrapposti
dell’Europa, venne perfino disconosciuto, da molti, quanto avevano fatto per l’Italia fino alla menzogna,
o pietosa bugia, per essere indulgenti, di un Imola che si sarebbe sbarazzata da sola dell’occupante
tedesco.
Cosa significa, per me, italiana a tutti gli effetti, questo monumento e la Polonia più in generale? Direi un
legame prevalentemente di affetto, un riflesso dell’affetto per papà che non c’è più. I ricordi nel sentire
parole che capisco poco e niente ma il cui accento mi è famigliare, il nodo alla gola che mi prende
sentendo le canzoni che babbo canticchiava, i piatti polacchi che di tanto in tanto mi piace cucinare
Per me il monumento è anche un monito contro la guerra, scelta che deve essere sempre all’ultimo posto
nell’agire delle nazioni. Fiori, gonfaloni, bandiere sono i rituali della memoria ma la guerra combattuta
deve essere stata un’altra cosa, così papà, che pur è andato volontario ed è stato sfiorato dalla morte tra le
rovine di Montecassino, mi ha raccontato tantissimi episodi successi a margine dell’avanzata ma non mi
ha mai voluto raccontare niente, proprio niente, dei combattimenti veri e propri.
Ad Imola era conosciuto dai più come Witold Krak. Nato il 13 maggio del 1914 a Rzekum, quando la
Polonia faceva parte dell’impero zarista, la famiglia Krak sfollò in Russia dove rimase fino al 1918. Nel
1919 i Krak ritornarono in Polonia, nel 1939, allo scoppio della II Guerra Mondiale, Witold, che all’epoca
aveva 25 anni e lavorava nelle ferrovie dello stato a Varsavia, fu fatto prigioniero dai Russi e deportato in
Siberia, anche se come civile. Tre anni più tardi, dopo molte sofferenze per il freddo e il poco mangiare,
si arruolò nell’Armata Polacca che stava costituendosi in Russia, Armata che si sarebbe poi congiunta agli
alleati inglesi per combattere i nazifascisti. Dall’Unione Sovietica partì quindi per l’Irak, dove erano
allestiti i campi di addestramento inglesi. Il lungo viaggio di Witek proseguì poi per la Palestina e per
l’Egitto dove fu arruolato come sottoufficiale del decimo Reggimento Pontieri del II Corpo d’Armata
Polacco, al comando del Generale Anders.
Dall’Egitto Krak sbarcò in Italia, poi proseguì per Montecassino, dove nel maggio del ’44, partecipò
all’omonima battaglia contro le forze tedesche. Al termine degli scontri i polacchi risalirono l’Abruzzo e
le Marche per partecipare alla battaglia di Ancona, poi proseguirono per Rimini e Cesena scendendo dalle
colline di S. Sofia e Predappio. Attraversata la Romagna il battaglione si fermò a Caste Bolognese, dove
trascorse l’inverno del ’44-’45. Krak costruiva i ponti Bailey e, in quel periodo, partecipò alla costruzione
del ponte che congiungeva San Prospero ad Imola. Il 10 Aprile avvenne la battaglia dello sfondamento
del Senio, dopo quattro giorni i polacchi entrarono a Imola e liberata la città il battaglione proseguì per
Bologna dove liberò la città il 21 aprile.
Intanto a Imola parte del Comando Polacco era acquartierato tra le Vie Ariosto , Petrarca e Viale Dante: e
fu proprio fra queste strade che Witold incontrò una ragazza imolese, Silvana Fantini, di cui si innamorò a
tal punto che, nel giugno del ’46 la sposò, trasferendosi definitivamente nella nostra città dove, in via
Petrarca aprì un’officina di tornitura e carpenteria.
Suo padre aveva rimpianti ?
“Era un po’ amareggiato in quanto il ruolo dei polacchi nella storia della Liberazione è stato sempre un
po’ sottovalutato a favore degli inglesi. In realtà diceva che gli inglesi davano spesso le direttive, ma gli
interventi in prima linea venivano effettuati dai polacchi.
30
Witold Krak
Genio Pontieri del II° Corpo Polacco
31
Andalò Learco
Quel piccolo numero di imolesi che hanno pensato e realizzato, avvalendosi di un pregevole artista, il
monumento ai soldati polacchi, collocato ad occidente della città e vicino al fiume Santerno, hanno
acquisito titoli di merito non soltanto presso la “nazio” e collettività polacca, ma anche dagli italiani che
giudicano la cacciata dei nazifascisti una liberazione e un giorno di festa.
Molti di quei giovani soldati che provenivano dalla lontana Polonia, hanno sofferto, si sono esposti
volontariamente alla morte, si sono sacrificati per “la nostra e la loro libertà”. Se la loro freschezza, la
loro gioventù si è infranta in Italia negli anni 1944-45, è giusto che sia stato costruito un simbolo che
avrà lunga durata. E’ stato un atto meritorio e doveroso non per risarcire – cosa impossibile – quei
combattenti, ma per noi: per riflettere e meditare su quanto sia grande il debito che abbiamo nei loro
confronti. E anche per dimostrare rincrescimento sul fatto che la guerra fredda, la divisione del mondo in
due blocchi e fallaci ideologie, purtroppo per tanti anni, ci hanno raffrenato nel compiere atti di
riconoscente fratellanza.
A questo proposito, comparativamente, desidero ricordare che, nel 2005, quando ho promosso ed
operato per allestire a Bologna, a Cracovia e a Varsavia, la mostra: “ Terre e libertà – Ziemie i
wolnosc” sono stato invitato nella cittadina di Olkusz, dove nel 1863 morì combattendo per
l’indipendenza della Polonia il colonnello garibaldino Francesco Nullo e altri connazionali. Ebbene
sono rimasto fortemente commosso per il rispetto e la cura con cui in quella città si continuano ad
onorare i patrioti dell’Ottocento e anche i nostri soldati dell’ultima guerra.
Una considerazione finale. Circa un anno dopo la costruzione del monumento al soldato polacco e
l’attuazione della mostra “Terre e libertà” ad Imola è stata stampata una storia riguardante una vicenda
dell’ultima guerra, e a Bologna è stata realizzata una esposizione. Con malagrazia, sia nel volume
imolese, sia nella esposizione è stato parzialmente omesso e falsato il ruolo avuto dai soldati polacchi
nella liberazione delle due città.
Come si sa i libri sono meno letti rispetto alla quantità di persone che guardano i monumenti. Però i libri
hanno più continuità nei secoli in quanto diversamente distribuiti. Pertanto sono contento che la presente
pubblicazione si affianchi alla costruzione del monumento. Voglio dire che in tal modo senza polemizzare
verso coloro che (per ignoranza?) hanno contraffatto la storia, rispondiamo con questo opuscolo che
verrà adeguatamente diffuso, e soprattutto, invitiamo ancora una volta a leggere i documenti e a tener
conto dei fatti. E poi, vorremmo anche ricordare, che la verità, anche se viene negata, prima o poi si
rigenera e si ripresenta.
Coll.Francesco Nullo
Reduce polacco della campagna in Italia
32
33
34
Novella Bettini col Console Generale di Polonia Adam Szymczyk
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Cap. IV°
Idea e realizzazione della stele
Prova d’autore in terracotta
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Luigi E. Mattei
autore della Porta Santa della Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, opera vaticana
dedicata al Terzo Millennio e del Corpo dell’Uomo della Sindone, collocato al Museo della Sindone di
Torino, è nato a Bologna nel 1945; nella stessa città ha frequentato gli studi artistici divenendo poi
insegnante all’Istituto Statale d’Arte ed la Liceo Artistici sino a giungere, quale vincitore del concorso, alla
docenza presso le Accademie di Belle Arti. Già titolare di cattedra di discipline architettoniche e
geometriche, è stato commissario ministeriale per i Concorsi a cattedra e docente nei Corsi nazionali del
Ministero della Pubblica Istruzione per insegnanti di materie artistiche. Nel 1979 è stato nominato
Accademico Effettivo nell’Accademia delle Arti dell’Incisione a Roma.
Membro del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino e del Magistero professionale grafico nella
specializzazione estetica e progettazione, per l’attività svolta nell’ambito sindonologico è stato insignito
dell’ Ordine Mauriziano, dell’ Ordine di Sant’Agata, del Paul Harris Yellow, del Melvin Jones Yellow, a
Barletta del Cavalierato della Disfida – riconoscimento europeo 2003 – a New York e Bologna del Premio
Internazionale Guglielmo Marconi 2003/2004.
Disegnatore e scultore, componente della Commissione per l’Arte dell’Arcidiocesi di Bologna, ha
partecipato a rassegne internazionali a New York, Philadelphia, Kharkhov, Tokyo, Parigi, Basilea, Brno,
Bologna, Barcellona, Varsavia, St. Louis e Milano; ha tenuto mostre personali in Italia, Stati Uniti,
Russia, Germania, Spagna, Romania, Gran Bretagna, Israele, Polonia.
Sue opere figurano in più di ottanta musei e gallerie pubbliche, tra le quali: la Cupples House Foundation
di St. Louis, la New York Public Library, il Brooklyn Museum di New York, il Museo di Arte
Contemporanea della Università di San Paolo del Brasile, il Museo Nazionale di Santiago del Cile, il
Museo di Arti Figurative Puskin di Mosca, la Biblioteca Centrale di Stato a Bucarest, il Museo Nazionale
di Varsavia, il Museo delle Belle Arti di Budapest, il Museo di Haifa, il Museo Storico dell’Arma dei
Carabinieri a Roma.
Luigi E. Nattei, autore di numerose sculture inserite nell’area della Futa e dintorni, è presente a Bologna
nella Galleria d’Arte Moderna e nelle maggiori collezioni pubbliche nonché, con opere di rilevo, nella
Basilica di Santo Stefano, nella Metropolitana di San Pietro e nella Basilica di San Petronio con il
modello della Porta Magna ed i gruppi scultorei della Sacra Natività e della Parete Dal Monte.
Opere di L. Mattei sulla “Linea Gotica”
37
Il pensiero dell’artista sull’opera
La stele rievocativa del 14 Aprile 1945, posta all’ingresso di Imola, alle soglie del guado nel Santerno,
attraverso il quale i primi soldati polacchi entrarono nella città, concretizza il doveroso ricordo di eroici
uomini che combatterono, soffrendo e morendo, per la libertà di un popolo amico.
La scena descrive sinteticamente il momento dell’incontro della popolazione con i soldati, davanti alla
sagoma evocativa della Rocca, a definirne il luogo.
La cittadinanza è rappresentata dall’uomo, dalla donna, dal bambino, diverse generazioni di fronte allo
stesso evento.
L’uomo, di profilo, incarna la figura di chi ha saputo attendere, le mani rudi e forti a dimostrare la
capacità di operare e resistere durante il lungo periodo bellico;
la donna, idealizzata nelle forme, è anche la figura della Libertà riconquistata, la cui scollatura delle vesti
a V ricorda la Vittoria e la Verità, propone quindi la propria diafana corporeità a completare e nobilitare il
gruppo;
infine il bambino, capace di elevarsi ed esporsi con la propria fragilità, ma anche con il candore del
“monello estasiato” dall’inusitato momento nel quale è possibile assaporare una vita nuova.
Il soldato appare con la propria sicura fisicità, rassicurante e fraterna, rassicurante con la propria presenza,
con le mani finalmente libere dalle armi, tali quindi da poter stringere quelle di un popolo liberato.
Alcuni nastri, con i colori delle nazioni Italiana e Polacca, volteggiano tra le figure, a dimostrarne unione
ed identità, quasi un gemellaggio tra due popolo con gli stessi Itinerari, gli stessi Ideali, lo stesso Credo,
oggi nella stessa Europa.
L’autore
Prof. Luigi E. Mattei
Imola 14 Aprile 2005
38
Progetto artistico e ipotesi di collocazione
39
Ulteriori bozzetti
Fasi della realizzazione
40
Dettagli della prova d’artista in creta appena terminata
Progetto per installazione
41
Cap.V°
Inaugurazione stele dedicata al II Corpo d’Armata Polacco – 14 Aprile 2005
Scoprimento del monumento da parte del Sindaco Marchignoli e dell’ideatore Ravanelli
Da sinistra: Console Polacco Adam Szymczyk, Mag.C.C.R.Genco,
Sindaco di Imola M.Marchignoli, Gen. Castellari, G.Ravanelli
42
L’ideatore G.Ravanelli e l’artista Luigi E.Mattei
43
L’Inno del Risorgimento
Dobbiamo alla Città di Genova “Il Canto degli Italiani”, meglio conosciuto come inno di Mameli. Scritto
nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a
Torino da un altro genovese, Michele Novaro, Il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore
patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria.
L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia ne fece il canto più amato dell’unificazione, non solo
durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo
inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani, e non alla Marcia Reale, il compito di
simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a Good save the Queen ed alla Marsigliese. Fu quasi
naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l’Inno di Mameli, divenisse l’inno nazionale della Repubblica
Italiana.
Son giunchi che piegano le spade vendute:
già l’Aquila d’Austria le penne ha perdute.
Il Sangue d’Italia, il sangue Polacco,
bevè, col cosacco, ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò.
Il pensiero del Mameli richiama come nell’Italia del 1796, l’alleanza austro-russa aveva represso la
rivoluzione polacca del 1831, ma il sangue dei due popoli feriti si fa veleno, che dilania il cuore della nera
aquila d’Asburgo.
Inno Polacco
L’Inno Nazionale Polacco fu composto a Reggio Emilia
dall’esule Josef Wybicki
La mattina del 30 giugno 1797 – cinque mesi dopo la proclamazione del Tricolore quale bandiera della
neonata Repubblica Cispadana – circa 800 soldati di fanteria entrano a Reggio Emilia da porta San Pietro,
seguiti, due giorni dopo, da altri 700 soldati. Sono tutti polacchi al seguito delle truppe napoleoniche, che
sulle loro bandiere dai colori francesi campeggia il motto “tutti gli uomini liberi sono fratelli”. La loro
presenza a Reggio si era resa necessaria per sedare alcune sommosse fomentate dagli aristocratici contro
il nuovo potere repubblicano. I reparti polacchi sono guidati dal generale Jan Henryk Dabrowski, che,
pochi mesi prima, da Parigi, dove si trovava in esilio, aveva lanciato un appello ai suoi connazionali
dispersi per l’Europa affinché si arruolassero nell’armata napoleonica e combattessero per i comuni ideali
di Libertà.
Fra gli ufficiali dello Stato Maggiore del generale Dabrowski presenti a Reggio, anche il tenente di
cavalleria Josef Wybicki, il quale, ispirato dal clima eroico del momento, compone una mazurca che
esalta i valori della Patria lontana: “Jeszcze polka nie zginela”, canto delle legioni polacche. La
composizione, dedicata a Dabrowski, fu eseguita per la prima volta, in forma di serenata, nella notte tra il
10 e l’11 luglio 1797. Passata alla storia come Mazurca di Dabrowski, nel 1926 l’opera di Wybicki
diventa l’Inno Nazionale Polacco.
Marsz, marsz, Dabrowski, Vai, vai Dabrowski
Z ziemi wloskiej,
in Polonia dalla terra italiana
Za twoim przewodem
seguendoti
Zlaczym sie z narodem
ci uniremo ai Polacchi
44
L’Eco Di Montebello
Parlano i ragazzi della classe V^ A della Scuola Elementare di Montebello, invitati
all’inaugurazione della stele dedicata ai polacchi.
La cerimonia
Giovedì 14 aprile 2005, il pullman ci sta accompagnando in via Pisacane, all’inaugurazione di una stele
dedicata all’Armata polacca che per prima entrò a Imola nel 1945 e liberò la città. Siamo stati invitati a
questa cerimonia per cantare l’inno di Mameli e noi di 5^ A siamo tutti molto emozionati. I componenti
della banda, disposti al nostro fianco, sono tranquilli, sorridono…
La banda inizia a suonare le prime note dell’Inno; noi stiamo memorizzando la canzone. Il cerimoniere
chiama Alice e Jacopo: devono deporre una corona vicino alla stele. L’organizzatore della cerimonia ci
indica dove dobbiamo sistemarci per cantare e…ci troviamo stretti tra i gonfalonieri e un reparto di
soldati dell’esercito italiano, armati di tutto punto. Superata la sorpresa iniziale, cominciamo a cantare:
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…
Le persone presenti ci applaudono e noi, un po’ imbarazzati, ci ritiriamo. Ci vengono regalate sia la
bandiera italiana, sia la bandiera polacca e noi ci divertiamo a sventolarle. Siamo assetati e qualcuno ci
offre dell’acqua; è caldo, molto caldo… Forse come quel 14 aprile di tanti anni fa, quando la gente usciva
dalle cantine, dai rifugi e, felice, si abbracciava…
Questa è una vera mattinata ITALIANA!!!
Alice, Filippo, Marco, T., Marco V., Federico
Tutti ci applaudivano: appena finito di cantare l’Inno. La gente aspettava di vedere finalmente la stele
dedicata ai Polacchi ma, tra la sorpresa di tutti, un bambino saliva sul palco e intonava l’Inno polacco.
Massimo Marchignoli, sindaco di Imola ringraziava e teneva un discorso sulla Liberazione di Imola,
avvenuta il 14 aprile 1945 da parte dell’esercito polacco; Gabriele Ravanelli, l’organizzatore della
cerimonia, e due assessori toglievano il velo che copriva la stele e un vescovo la benediceva. La banda
poi suonava la canzone del Piave e per finire il comandante polacco raccontava alcuni episodi interessanti
riguardanti la liberazione di Imola e poneva l’accento sulla resistenza dei Tedeschi e su quanto fossero
numerosi.
E’ stata veramente una bella cerimonia, molto significativa: la città di Imola , in questo modo, ringrazia la
Polonia per aver contribuito a liberarla dal domino nazista.
Pietro, Carlo, Daniele, Gian Luca
Ricordo di quel giorno
Luigi E. Mattei ha scolpito questo monumento alla memoria.
…..oggi alle ore 16,00 sono entrati in città i fanti della 5^ Divisione Kresowa
del II° Corpo d’Armata Polacco: la Liberazione dall’incubo è finalmente avvenuta,
è bello adesso addormentarsi anche sotto le stelle in una casa scoperta….
La stele evocativa del 14 aprile 1945 rende concreto il ricordo di uomini che combatterono e morirono
per la libertà di un popolo amico. La scena descrive il momento dell’incontro della popolazione con i
soldati. La cittadinanza è rappresenta dall’uomo, dalla donna , dal bambino, diverse generazioni di fronte
allo stesso evento. L’uomo incarna la figura di chi ha saputo attendere e resistere durante la guerra; la
donna è anche la figura della Libertà; il bambino è pronto ad assaporare una vita nuova.
Il soldato appare rassicurante e con le mani stringe quelle di un popolo liberato. I nastri dimostrano quasi
un gemellaggio tra il popolo polacco e il popolo italiano.
Cristina, Chiara, Alessandra, Salvatore, Michael
45
Intervista
Attraverso il racconto del comandante Wladyslev Anders, abbiamo immaginato di essere giornalisti e di
intervistarlo.
Cosa ricorda di quei giorni?
Erano giorni bellissimi, pieni di sole, nel tersissimo cielo azzurro potevamo vedere i bombardieri pesanti
americani brillare sotto i raggi del sole.
Qual è stato un grosso errore commesso da lei o da un componente dell’esercito?
Un grande errore è stato quando il carico di bombe di un bombardiere fu sganciato troppo presto e le
bombe caddero sui reparti polacchi che attendevano di scattare all’assalto. Immediatamente mi recai sul
posto e disgraziatamente constatai che le perdite erano molto elevate.
In che modo entraste a Imola e come reagì la popolazione?
Quando i soldati polacchi nel pomeriggio del 14 aprile entrarono a Imola, dalle cantine, dai rifugi, dalle
case, dai conventi, dalle canoniche la popolazione cominciò a uscire e tra il riso e il pianto
s’abbracciarono e gareggiarono nell’offrire ai soldati ospitalità nelle loro case sbrecciate.
Alle ore 17,15 si udì il suono delle campane: Imola era liberata!
Carlotta, Giacomo, Giorgia, Daniel
La classe 5^ A della Scuola Elementare di Montebello canta l’Inno Nazionale
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Istituto Cassiano
Prof. A Ricconi e Allievi
Giovedì 14 aprile 2005, in via Pisacane, in occasione del 60° anniversario della Liberazione della città di
Imola da parte del II Corpo d’Armata Polacco, si è svolta la cerimonia di inaugurazione del monumento
alla memoria, presente le Autorità civili, militari e religiose.
La nostra scuola è stata invitata dal sig. Gabriele Ravanelli, ideatore e organizzatore dell’evento, a
testimoniare il legame stabilitosi con questo paese europeo, gettando così un ponte fra passato e presente,
fra Italia e Polonia. E’ quindi con gioia e orgoglio che una delegazione dell’Istituto Cassiano, composta da
alcuni allievi delle classi III^ F, III^ C,V^ F, V^ C, accompagnati dalle insegnanti, prof. A. Ricconi e prof.
D. Scaglioni, ha partecipato a questa manifestazione, per testimoniare l’amicizia verso il popolo polacco,
che si è mantenuta anche attraverso gli strumenti che la scuola offre.
Lo studio della lingua francese e l’uso dello strumento informatico, ci ha permesso, infatti, di conoscere
virtualmente degli studenti coetanei della città di Zàgan, in Polonia, tramite una corrispondenza
elettronica, che, sviluppatesi per alcuni anni, ci ha arricchiti di esperienze e nuovi amici.
Questo infatti è stato il messaggio che anche i nostri corrispondenti polacchi hanno condiviso, tramite le
parole inviate dalla loro insegnante, Violetta Sosnowska, a cui Sara Sasso di V^ F ha dato voce, nel
silenzio attento dei partecipanti.
Numerosi gli interventi che ci hanno reso consapevoli dell’importanza dell’avvenimento: fare memoria
affinché il ricordo dei fatti ne impedisca il ripetersi nel futuro.
Fra tutti gli interventi, molto ci ha colpito il Console della Polonia, per l’umanità e la verità delle sue
parole e forse anche per quell’accento, a noi così familiare, che ci ricordava il Padre polacco che avevamo
appena perso e che aveva precedentemente dato la sua benedizione a questa iniziativa. Abbiamo anche
apprezzato la presenza del nostro Dirigente Scolastico che, ancora una volta, ha trovato il modo di esserci
vicino a rendere ancor più rilevante la nostra testimonianza.
E’ stato così, con semplicità e fierezza, che tutti insieme, a cerimonia conclusa, abbiamo offerto al
Console della Polonia un segno concreto: un cd-rom con le foto e la presentazione delle due città e il
raccoglitore con una scelta di lettere e documenti a testimonianza dell’amicizia e dell’incontro virtuale
con i ragazzi polacchi.
Cos’altro dire, se non concludere con le parole stesse dei nostri corrispondenti:
Per molto tempo Zàgan, una città polacca, sarà presente a Imola e Imola a Zàgan.
47
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okazji spotka si na ywo, ale lata współpracy spowodowały, e
z ka dym listem stawali my si sobie bli si. Mieli my okazj
odkrywa nasze kraje i siebie nawzajem, nasz kultur , histori ,
zwyczaje, tradycje, ale przede wszystkim rozmawia o tym co dla
nas wa ne, o naszym yciu codziennym, o naszych
zainteresowaniach, problemach i rado ciach. Dzi ki tej
współpracy stali my si bogatsi o nowe do wiadczenia i o
nowych przyjaciół. Z pewno ci przez długi jeszcze czas polski
aga b dzie obecny w Imoli, a Imola w aganiu.
Wioletta Sosnowska
informatyki oraz
wychowania fizycznego
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Kursy dokształcaj ce
dla dorosłych z ró nych
dziedzin, np.:
informatyki, obsługi
podmiotów
gospodarczych.
Mesdames et Messieurs,
Nous sommes très fiers et heureux d’être avec vous ce jour, et
participer a cet événement important pour votre ville. Nous
sommes fiers parce que c’étaient nos compatriotes qui ont
participé à la libération d’Imola, et heureux parce que nous
sommes unis par les liens d’amitié. C’était le français qui nous a
réuni, mais les mêmes intérêts, la sympathie et l’ ouverture ont
engendré l’amitié en nous, professeurs et élèves. Nous n’avons
jamais eu l’occasion de nous voir en réalité mais les années de
notre collaboration ont fait qu’avec chacune de nos lettres nous
devenions plus proches. Nous avons eu l’occasion de découvrir
nos pays et nous mêmes, nos cultures, nos histoires, nos
traditions, nos habitudes mais avant tout, parler de nos problèmes,
de nos joies et de notre vie quotidienne. Grâce à cette
collaboration nous sommes devenus plus riches en expériences et
en nouveaux amis. Pendant longtemps, Zagan, une ville polonaise
sera présente à Imola et Imola à aga .
Wioletta Sosnowska
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14 aprile 2005
Zespół szkół
Tekstylno-Handlowych
W aganiu
Gentili Signore e Gentili Signori,
Siamo molto felici e fieri di essere con Voi in questo giorno, e partecipare a
questo avvenimento importante per la Vostra città. Siamo fieri perché erano i nostri
connazionali, che hanno partecipato alla liberazione di Imola, e felici perché siamo
uniti da un legame di amicizia. È stato il francese che ci ha uniti ma anche gli stessi
interessi, la simpatia, la disponibilità hanno fatto nascere l’amicizia in noi, professori e
alunni.
Non abbiamo mai avuto l’occasione di incontrarci realmente, ma gli anni della
nostra collaborazione hanno fatto si che, con ciascuna delle nostre lettere, diventassimo
più vicini. Abbiamo avuto l’occasione di scoprire i nostri paesi e noi stessi, le nostre
culture, le nostre storie, le nostre tradizioni, le nostre abitudini ma prima di tutto,
parlare dei nostri problemi, delle nostre gioie e della nostra vita quotidiana.
Grazie a questa collaborazione, siamo diventati più ricchi di esperienze e di
nuovi amici. Per molto tempo aga , una città polacca sarà presente a Imola e Imola a
aga .
Wioletta Sosnowska
Traduzione a cura di
Debora Dall’Oppio
Francesca Mascanzone
Giuseppina Sapiente
cl. 3C “ Cassiano da Imola”
49
Recensioni stampa
dal Resto Del Carlino del 31 marzo 2005
50
60° Liberazione da “il nuovo diario messaggero”
51
da “il Resto del Carlino” del 14 Aprile 2005
52
da “il Resto del Carlino” del 14 Aprile 2005
53
54
Cap.VI°
Visita della delegazione del Governo Polacco alla stele-23 Aprile 2005
Vice Console Andrzej Szydlo, V.Premier Izabela Jaruga-Nowacka, G.Ravanelli
Da sinistra: L.Mattei, V.Console, V.Premier, Console Adam Szymczyk
55
Il ministro per gli ex-combattenti polacchi Jan Turowski decora G.Ravanelli e L.Mattei
56
Picchetto militare polacco
I ragazzi delle scuole polacche
57
Cap.VII°
Un ponte di fratellanza
Quando l’amico Gabriele Ravanelli mi propose di formare un comitato per la realizzazione di un
monumento dedicato alla memoria dei valorosi soldati del II Corpo d’ Armata Polacco in Romagna
durante la II Guerra Mondiale, non avrei certo potuto prevedere gli sviluppi così internazionali
dell’iniziativa. Il senso di Patria della gente polacca, la Loro capacità di saper apprezzare e recepire la
nostra idea, mi ha profondamente colpito. Ho sentito quindi sorgere spontaneamente dentro di me l’idea
di contribuire in modo tangibile. In questo modo è maturato il proposito di acquistare dal maestro Luigi
E. Mattei il monumento “Prova d’ Autore” (l’opera cioè uscita dalle mani dell’artista) per donarla
assieme agli amici Gabriele Ravanelli e Luigi E. Mattei alla Nazione Polacca.
Ora più che mai, i molti occhi che da oggi in poi osserveranno le due opere a Imola e qui a Wrzesnia, in
Polonia, penseranno ai nostri due paesi, al sacrificio di chi è caduto per la Libertà e a quel senso di
fratellanza che dovrebbe sempre unire tutti i popoli del mondo. Non si può infatti parlare di civiltà senza
considerare la “civiltà della Pace”.
Prof. Giovanni Morsiani
Giovanni Morsiani e Gabriele Ravanelli
58
59
60
La delegazione imolese in visita a Wrzesnia
con il Sindaco Bozena Elzbiet Nowrcka
con il Presidente della Provincia Dionizy Jasniewicz
61
all’ingresso del Municipio
alla deposizione di una corona al monumento dei caduti polacchi
con alcuni reduci polacchi della II^ G.M.
62
Morsiani e Ravanelli con un reduce
WRZESNIA - Cerimonia inaugurale del Monumento
63
64
65
Visita ai monumenti storici di Varsavia
Pawiac: resti delle carceri ebraiche
Punto di raccolta e partenza degli ebrei
per le camere a gas
Monumento a ricordo dei deportati in Russia
Nel particolare la data dell’invasione sovietica
66
Cippo a ricordo di ebrei fucilati
Il centro di Varsavia dopo il bombardamento
Il centro storico ricostruito
Omaggio al grande compositore F.Chopin
67
CAP.VIII°
La scuola nel progetto
Spesso nel progettare ed organizzare eventi riguardanti la storia del nostro paese, ho voluto coinvolgere le
scuole di ogni ordine e grado. Ho dato loro delle tematiche ed ho chiesto presenza o lavori portati avanti
durante l’anno scolastico con i rispettivi insegnanti. Con gioia devo dire che il risultato è stato sempre ottimo, sia con i piccoli delle elementari che con i grandi delle scuole superiori. Gli articoli sulla cerimonia
di inaugurazione del monumento ai polacchi e le successive relazioni ne sono testimonianza.
Appena attraversato il ponte-vecchio, in uscita dalla città, sul lato destro c'
è una stele con un bassorilievo in
bronzo. L'
epigrafe dice: "nel 60° anniversario della Liberazione di Imola, questa stele ricorda il contributo del
2° Corpo d'
Armata Polacco che, con gli alleati, i partigiani del C.V.L., le forze del nuovo Esercito Italiano,
liberarono la città dalla guerra e dall'
incubo dell'
oppressione nazifascista. L'
Associazione veicoli Storici
Militari e la Città di Imola. Il maestro Luigi E. Mattei scolpì da un'
idea di Gabriele Ravanelli". La stele ha
provocato la curiosità di un gruppo di studenti (la 5AA del Liceo Scientifico "Rambaldi-Valeriani e alcuni
studenti del "Cassiano da Imola"). Adeguatamente stimolati dagli insegnanti, i giovani si sono chiesti le ragioni
che indussero i soldati polacchi ad abbandonare la loro terra per venire in Italia a soffrire e a morire durante la
seconda guerra mondiale. Perciò si sono immedesimati negli avvenimenti, sono entrati nella drammaticità
dello scontro tra la libertà e le circostanze in cui essa opera. Hanno letto memoriali, raccolto testimonianze,
selezionato immagini, e a tutto il materiale messo insieme hanno dato il titolo di "Cronache di guerra e di pace".
Le "cronache di guerra" riguardano le vicende dei combattenti polacchi, dai giorni della disperata
resistenza, in casa propria, contro gli invasori nazisti e sovietici (1939), a quelli dei successivi patimenti (la
prigionia, le deportazioni, i campi di lavoro forzati, la strage di Katim dove furono uccisi 4321 polacchi, in
prevalenza ufficiali, per mano della polizia segreta sovietica), fino ad arrivare alla campagna d'
Italia del 2°
Corpo d'
Armata sotto il comando del generale Anders, la quale diede un forte impulso alla liberazione del
nostro Paese, pagando un elevato tributo di sangue e di sofferenza a fianco degli Alleati anglo-americani. IL
pomeriggio del 14 aprile 1945, Imola venne liberata. I primi ad entrare in città furono i soldati polacchi.
Significative le parole di un testimone oculare, Mieczyslaw Kiersz, su "I giorni della liberazione". Ed. Cseo
: "Si odono, incessanti, grida di '
Viva gli eroici liberatori'
,'
Viva l'
armata polacca'
. Affascinanti signorine
danno il benvenuto ai fieri liberatori con vino, fiori e ...baci".
Le "cronache di pace" svelano 1'"Essenziale invisibile agli occhi": la profonda umanità del popolo
polacco, la sua ansia di libertà ed il lungo calvario per conseguirla nel dopoguerra; evidenziando la schietta
amicizia che lega la Polonia all'
Italia e, segnatamente, a Imola; un'
amicizia testimoniata dalla delegazione
imolese guidata dai promotori Gabriele Ravanelli e Giovanni Morsiani che assieme al preside Faggella, alla dott.
di lingua Kulawiak, alla prof. Ricconi e a tre studentesse dell'
Istituto Cassiano da Imola, si sono recati in
Polonia per registrare dal vivo la comunanza di affetti, specialmente nei contatti con le persone anziane. Da un
articolo sul "Diario" del 10-06-06 di Giovanni Savini.
68
Giovedì 14 aprile 2005: inaugurazione del monumento alla memoria del II° Corpo d'
Armata Polacco,
alla presenza di Autorità civili, militari e religiose e del Console della Polonia.
Un anno dopo, nei primi giorni di maggio, un’iniziativa “ponte” collega nuovamente Imola alla Polonia:
una delegazione imolese, costituita dai promotori dell’iniziativa, Sigg. Morsiani Giovanni e Ravanelli
Gabriele, la dott.ssa Dorata Kulawiak e, per l’Istituto d’Istruzione Superiore “Paolini – Cassiano”, dal
Dirigente Scolastico, prof. Mario Faggella, dall’insegnante di francese, prof. Riccomi e dalle allieve Sara
Boninsegna, Assunta Cipriani e Alexandra Marina, si è recata in Polonia per consegnare al Liceo di
Wrze nia la scultura originale che il maestro Mattei aveva dedicato alla memoria dei caduti polacchi che
contribuirono, nell’ultimo conflitto, alla liberazione di Imola, ideata dal Sig. G. Ravanelli e che il Sig. G.
Morsiani ha voluto donare al Liceo intitolato agli “Eroi di Montecassino”.
La nostra partecipazione come Istituto scolastico, nata dalla corrispondenza in lingua francese che
da più anni realizziamo con studenti polacchi e dalla nostra presenza alla precedente inaugurazione, si
inserisce in un quadro di formazione umana e culturale di cui la scuola è parte attiva nel conservare
quelle radici storico culturali che superano i confini nazionali e dove la collaborazione fra i diversi
organismi, istituzionali e non, rende vivo e attuale il percorso formativo dei nostri giovani. Per questo
l’iniziativa, fortemente voluta dai promotori e dal Console di Polonia in Italia, dott. Adam Szymczyk, è
stata accolta con vivo interesse e apprezzamento.
L’esperienza vissuta sul posto, dal confronto con i colleghi della scuola polacca, alle visite nei dintorni,
dall’incontro ufficiale in Municipio, alla cerimonia della consegna della scultura alla scuola, ha reso
tangibile questo ponte virtuale fra Imola e Wrze nia.
Come non emozionarsi agli inni nazionali, voce corale di un popolo, o alla suggestiva melodia cantata
dagli allievi della scuola e dedicata agli eroi di Montecassino? La freschezza degli incontri fra i ragazzi
polacchi e le nostre allieve, la visita a Varsavia che ci ha fatto toccare con mano e occhi la crudezza di
una realtà storica da non dimenticare...questo ed altro ancora meriterebbe di essere menzionato, per
sottolineare la validità di questa iniziativa, che ancor oggi continua in un progetto di corrispondenza –
scambio che l’Istituto “ Paolini” e l’Istituto “Cassiano da Imola” stanno intraprendendo con entusiasmo,
coscienti delle affinità che le due scuole, le due città, le due nazioni , condividono.
Così l’Europa si rinsalda e resta sempre giovane.
Angela Riccomi
Docente L. Francese
Mario Faggella
Dirigente Scolastico
69
Tutto cominciò in seconda superiore, anno scolastico 2002/2003, quando iniziammo una
corrispondenza elettronica in lingua francese con una città della Polonia, Zagan. L’esperienza era
nuova e interessante perché questo Paese non era di lingua francese, ma proprio questo aspetto ci
attirava maggiormente, poiché metteva in luce l’utilità di apprendere una lingua straniera come
mezzo di comunicazione in Europa.
Da qui, scambio di lettere e foto, notizie personali e relative alle rispettive tradizioni. Il desiderio di
incontrare di persona o riconoscere i luoghi descritti dai corrispondenti era molto sentito e
l’occasione di essere presenti all’inaugurazione del Monumento al Milite Polacco a Imola, senza
ancora sapere che ci saremmo recate in Polonia, è stata per noi un momento emozionante.
Avvertivamo la solennità e l’importanza di ciò che stava accadendo e contemporaneamente,
sentivamo i nostri corrispondenti vicini a noi, in particolare quando la nostra compagna Sara ha letto
la traduzione del messaggio giuntoci dalla loro insegnante di francese Wioletta Sosnowska.
Ecco perché la proposta di partecipare alla delegazione che accompagnava e partecipava alla
donazione del monumento alla scuola di Wrze nia che porta il nome degli Eroi di Montecassino, ci
ha subito coinvolte e entusiasmate. È stato come portare il nostro ringraziamento per quanto il popolo
polacco aveva gia fatto per noi nel passato e realizzare, nel presente, l’amicizia nata sotto forma di
lettera.
Con questo spirito abbiamo apprezzato la gentilezza e la disponibilità con cui siamo stati accolti dal
preside della scuola e dagli insegnanti che ci hanno seguito nel soggiorno; la grande simpatia dei
nostri coetanei, studenti coi quali abbiamo con i quali abbiamo condiviso la timidezza, il desiderio di
conoscere, la passione per la musica e... per il bowling!
E certamente un ringraziamento è dovuto a chi ci ha permesso di vivere questa esperienza: ai
promotori Prof. Giovanni Morsiani e Sig. Gabriele Ravanelli, alla dott.ssa Dorota Kulawiak, esperta
di madre-lingua inglese nella nostra classe, al Dirigente scolastico prof. Mario Faggella e alla
prof.ssa di francese Angela Riccomi, con cui abbiamo condiviso tanti momenti, solenni e distensivi,
di quotidianità e di riflessione e che ci hanno così mostrato il volto umano di una scuola attiva e la
tenacia di chi crede in ciò che fa.
Assunta Cipriani e Sara Boninsegna
Cl 5F IPSSCT “Cassiano da Imola
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La mia partecipazione all’iniziativa – ponte con Wrze nia, in Polonia è stata per me una vera e
propria sorpresa. Non avrei mai creduto , in prima superiore , di avere già l’opportunità di essere scelta
per partecipare ad una delegazione che rappresentava la scuola che frequento e la città in cui essa si
trova.
Grazie alla corrispondenza e alla passione per la lingua francese ho avuto questa opportunità, che si è
rivelata preziosa. Tanta emozione alla partenza e un po’ di paura, non solo di volare, ma anche di
condividere cinque giorni con ragazze più grandi di me e con persone che non conoscevo oppure che,
comunque, avevano sempre avuto con me un ruolo scolastico preciso: la mia insegnante, il mio
preside.
Durante il nostro soggiorno, con la guida di due insegnanti che parlavano in francese, abbiamo visitato il
museo e la città di Gniezno, il villaggio preistorico di Biskupin risalente a circa 2700 anni fa, la città di
Poznan con il suo bellissimo centro storico ed il grande parco divertimenti, ed infine la capitale Varsavia
in cui mi ha emozionato la visita al ghetto con tutto il suo significato storico legato alla occupazione
nazista della Polonia. Tra le serate è stata bellissima quella del sabato in cui abbiamo incontrato il gruppo
di studenti polacchi con i quali abbiamo cantato, ballato e mangiato attorno ad un grande falò..
Io, Sara e Assunta ne abbiamo approfittato per conoscere i ragazzi polacchi utilizzando per quanto
possibile la lingua francese e, in alcune occasioni, l’inglese.
Lunedì, dopo l’incontro col Sindaco in comune e lo scambio dei doni, si è svolta la Cerimonia ufficiale
per la consegna dell’opera al Liceo dedicato agli “Eroi di Monte Cassino”, con la partecipazione oltre che
del Sindaco di Wrze nia, del Presidente della Provincia, delle autorità religiose, anche di molte classi e
numerosi ex combattenti.
In mezzo a tante persone così importanti io mi sono sentita piccola piccola e un po’ imbarazzata ma anche
orgogliosa per essere stata scelta per questa esperienza così importante, resa ancor più emozionante dal
fatto che ho avuto il grande piacere di parlare dal vivo con la mia corrispondente, conosciuta prima solo
in via telematica.
Questo viaggio è stato molto istruttivo perché ho conosciuto persone di un altro popolo, con esperienze di
vita, cultura e abitudini alimentari diverse dalle nostre ma con le quali ho subito stretto amicizia. È stato
importante soprattutto per capire che i valori della pace e dell’amicizia tra i popoli sono i più duraturi e
che per essi ognuno di noi deve impegnarsi: in fondo vogliamo tutti essere cittadini di una nuova Europa
senza più guerre.
Marina Alexandra Claudia 2^B IGEA
Istituto Tecnico Commerciale “L. Paolini”
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Delegazione scolastica Paolini Cassiano con studenti polacchi
72
Zagan: incontro-ponte tra gli insegnanti
73
Relazione tenuta al convegno nella serata dedicata alla Polonia
dagli studenti dell’Istituto Liceo Scientifico Rambaldi Valeriani
Nel 2005 è stato celebrato il sessantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale e di
conseguenza della liberazione dell’ Italia dalla dominazione tedesca. In occasione di tale ricorrenza è stato
creato un monumento che celebra la liberazione della città di Imola ad opera del secondo Corpo d’Armata
Polacco. Questo episodio ha incuriosito gli studenti ed hanno voluto approfondire la storia di questo
schieramento, praticamente sconosciuta e in parte rimossa (anche perché molti ancora pensano che siano
stati gli alleati, in particolare gli inglesi, o i partigiani, a liberarci).
Il periodo interessato dai loro studi parte dal 23 settembre 1939, quando viene stipulato il patto MolotovVon Ribbentrop, col quale Germania e Russia si assicurano nell’Europa orientale due distinte sfere di
influenza. Tale accordo prevede anche la spartizione della Polonia: la parte orientale alla Russia, quella
occidentale alla Germania. Nelle prime settimane di settembre, prima Hitler e poi Stalin invadono la
Polonia: i tedeschi annettono al Reich la parte loro “assegnata” e sottopongono il paese al terrore nazista,
con la reclusione di ebrei e polacchi nei campi di sterminio. Viene eliminata la classe dirigente, ma viene
fondato un governo in esilio a Londra col generale Sikorski. Numerosissimi polacchi che abitavano nella
parte conquistata dall’URSS, vennero deportati nei Gulag, i terribili campi di lavoro in cui erano costretti
in condizioni disumane: basti considerare che tali campi si trovavano in zone anche molto fredde come la
Siberia e che i prigionieri non avevano abiti adatti e non c’era la possibilità di ripararsi dal freddo. Motivi
questi che, uniti a molti altri, spegnevano nei deportati la speranza di poter vivere ancora a lungo.
Nel giugno del ‘42 la Russia viene attaccata dal Reich e il governo sovietico, sotto pressione degli alleati
e per necessità di uomini decide di liberare i prigionieri polacchi. Gli ex-prigionieri possono a questo
punto scegliere se rimanere a lavorare sotto il governo comunista oppure arruolarsi in un’armata polacca
per combattere Hitler. Non ci sono dubbi: la seconda ipotesi è quella a cui aderisce la maggioranza. A
questo proposito riportano la testimonianza del polacco Edward Novak, che ci illumina anche sulle
disumane condizioni dei gulag:
“Le persone liberate avevano due possibilità: o trovarsi un lavoro nella Russia Sovietica o entrare nel
nascente Esercito Polacco. Tutti decidemmo di entrare nell’esercito….. Come comandante del costituente
esercito fu chiamato il generale di divisione Wladyslaw Anders, appena liberato dalla tristemente famosa
prigione moscovita Lubianka. …. Malvestiti o vestiti con stracci… dormivamo nelle buche scavate nella
terra congelata, dove il termometro segnava anche 40° sotto lo zero. Nei primi mesi del 1942 …
cominciarono a formarsi le prime divisioni. Nell’estate del 42, sotto la pressione di Churchill e in accordo
con il governo in esilio, decisero di spostare la nostra armata in Iran”.
Nell’estate del ‘42 i polacchi vengono trasferiti in Iran. Qui si addestrano a livello militare per prepararsi
all’invasione dell’Italia. A capo di questo corpo polacco appena formatosi viene posto il generale Anders,
che era stato prigioniero alla Lubianka a Mosca, il quale deve organizzare il secondo corpo d’armata ma
incontra notevoli difficoltà, poiché manca all’appello un elevatissimo numero di ufficiali. Nell’aprile del
‘43 il mistero viene tristemente svelato infatti vengono scoperte nella foresta di Katyn fosse comuni con
corpi di ufficiali polacchi fatti prigionieri dai russi nel ‘39 e massacrati nell’anno successivo dai reparti
speciali dell’ NKVD. Ovviamente la Germania ha interesse nell’ utilizzare questo avvenimento per
propaganda antisovietica; sono quindi organizzate tre commissioni d’inchiesta per far luce sull’episodio:
la commissione internazionale medica e la croce rossa polacca dimostreranno la colpevolezza dei russi,
mentre la commissione sovietica manipola i dati e attribuisce la responsabilità agli invasori nazifascisti.
Solo nel 1988 Gorbaciov riconoscerà pubblicamente la colpevolezza sovietica chiedendo scusa alla
Polonia per il massacro. I motivi che spinsero la Russia a compiere questo eccidio furono la resistenza dei
polacchi a convertirsi alla causa sovietica e la volontà di eliminare coloro che avrebbero potuto guidare
una lotta per la rinascita della Polonia; inoltre i prigionieri erano numerosissimi, quindi risultava difficile
mantenerli e controllarli, e per di più la Russia sperava ancora di conquistare la Finlandia, operazione che
prevedeva l’arrivo di nuovi prigionieri, per cui l’eliminazione dei polacchi risultava necessaria per far
posto ai nuovi prigionieri finlandesi.
74
A proposito dell’episodio di Katyn, viene riportata la lettera del Presidente del Comitato per la sicurezza
di Stato presso il Consiglio dei Ministri dell’Urss, che chiarisce l’entità del massacro:
“Al compagno Krusciov
Secondo le disposizioni della speciale Trojka dell’ NKVD, nell’Urss furono fucilati 21.857 uomini, di
cui: nel bosco di Katyn (provincia di Smolensk) 4421 uomini, nel campo di Starobelsk vicino Charkov
3820 uomini, mentre 7305 uomini furono fucilati negli altri campi e nelle prigioni dell’Ucraina
occidentale e della Bielorussia occidentale.”
Il secondo corpo polacco così formatosi sbarca nella primavera del ‘44 a Taranto, come testimoniato
ancora dal sig. Nowak:
“In Italia arrivammo nell’inverno ‘43-’44. Dopo lo sbarco a Taranto, iniziammo la nostra battaglia con i
tedeschi. La più importante di tutte fu la battaglia di Monte Cassino. Essa aprì alle forze alleate la strada
verso Roma. Non meno importanti furono le vittorie sulla linea gotica, …Faenza, Imola e infine Bologna”
Inizia quindi la risalita della penisola, come testimoniano i quattro cimiteri polacchi presenti in Italia:
Casa Massima, Montecassino, , Loreto e San Lazzaro di Savena. Dopo numerose vittorie, la più
importante delle quali è quella di Montecassino, l’avventura in Italia dei polacchi termina tra il 9 e il 21
aprile 1945 quando dal fronte del Senio partono per la liberazione di Imola, Castel S.Pietro, S.Lazzaro e
Bologna.
Il secondo corpo polacco viene smobilitato negli anni 1946-47. La fine della guerra provoca grande
sollievo per milioni di persone. Ma i polacchi non hanno motivo di condividere il diffuso entusiasmo:
soprattutto, i militari del 2° corpo, avendo conosciuto la realtà della Russia staliniana comunista, non
hanno alcun interesse a ritornarvi. Persino l’amarezza della lotta condotta nel settembre del ‘39 sembrava
insignificante di fronte alla solitudine e allo sconforto che ora si provava in mezzo alla gioia degli alleati
per la vittoria alla quale avevano contribuito combattendo strenuamente, con un enorme tributo di sangue,
non solo per la liberazione dell’Italia e la disfatta di Hitler, ma anche con la speranza di poter, un giorno,
tornare nella loro amata patria, per la quale la libertà non era ancora arrivata. Per capire meglio le sorti dei
polacchi dopo la fine della guerra i ragazzi hanno incontrato alcuni testimoni.
Uno di questi è il figlio del soldato Krawczyk, che ci riporta la testimonianza del padre, il quale ha
raccontato i terribili momenti vissuti durante la battaglia di Montecassino. In particolare ricorda il
momento in cui, dopo essere stato nascosto per due giorni in un buco scavato per terra, in condizioni
disumane, uscendo una volta calmatasi l’atmosfera, vide attorno a lui i corpi turpemente mutilati dei suoi
compagni, che fino a pochi giorni prima lo accompagnavano nella difesa dei medesimi ideali. Riportano
poi anche un’altra testimonianza, quella della figlia del soldato Krack, riguardante le difficoltà incontrate
da quei polacchi costretti a vivere una vita lontana dalla patria. La signora ci parla della difficoltà del
padre a inserirsi nella realtà italiana, testimoniata dal fatto che il signor Krack , anche dopo numerosi anni
trascorsi in Italia, volutamente non abbia voluto imparare bene l’italiano, infatti leggeva solo libri scritti
in polacco, che sono poi stati donati alla biblioteca di Imola.
Il soldato polacco Edward Nowak invece parla dell’impossibilità di un ritorno in patria: “Ho sempre
avuto nostalgia della Polonia! Provammo grandissima delusione! Combattemmo nel settembre del 1939,
dopo fummo nei lager sovietici, facemmo tutta la campagna in Italia, finimmo la guerra nel 1945, a
Bologna, ringraziando Dio di averci salvati, ed improvvisamente certi “grandi personaggi” dissero che
tutto questo era inutile , che non avevamo nemmeno il diritto di tornare nel nostro paese! Stalin aveva
stabilito che eravamo solamente dei traditori! Si poteva, a dire la verità, tornare in Polonia, e qualcuno
tornava; quando parlai allora con il Console mi disse che io come Gendarme non potevo in nessun caso
tornare in Patria. Ed io -vi prego di non scordarlo- ero nella scorta personale del generale Anders. Non è
strano allora che, dopo un passato uno in un certo momento non sapeva cosa fare con se stesso. Per
fortuna, negli anni dopo la guerra, gli italiani manifestavano molto cuore verso di noi”.
In realtà non fu impedito ai polacchi di tornare, ma solo 14000 su 112000 scelsero di rientrare in Polonia,
in prevalenza persone che non avevano conosciuto la realtà sovietica. A sconsigliare il ritorno fu
certamente anche l’indignazione suscitata dal ritiro da parte del governo comunista della cittadinanza
polacca all’eroico comandante del 2°corpo, il generale Wladyslaw Anders, e ad altri 75 generali e
ufficiali dell’ “esercito in esilio”. Dopo la smobilitazione, alcuni ex combattenti del 2°corpo rimasero in
Italia, molti si stabilirono in Inghilterra, altri emigrarono negli Stati Uniti, in Canada o in Australia: solo
dopo la fine del regime comunista, a cinquat’ anni dalla fine della guerra, i sopravissuti hanno potuto
ricevere adeguati riconoscimenti dal governo polacco.
75
Il generale Anders deceduto a Londra nel 1970, trovò accoglienza tra i suoi soldati nel cimitero di
Montecassino dominato dal motto:
PER LA VOSTRA E LA NOSTRA LIBERTA’
NOI SOLDATI POLACCHI
A DIO ABBIAMO RESO L'ANIMA
ALLA TERRA D'ITALIA LE NOSTRE SPOGLIE MORTALI
E I CUORI ALLA POLONIA.
Imola finalmente libera
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Un monumento vivo
(riflessioni di Dorota Kulawiak)
Descrivere in poche parole un’esperienza così ricca di eventi e di emozioni non è un compito facile.
Fortunatamente il libro la racconta con ricchezza di dettagli, rendendo il dovuto omaggio alla sua
importanza. Di conseguenza, il mio contributo è solo un piccolo tassello da aggiungere a questo
bellissimo mosaico di rango internazionale, e sono davvero onorata di farne parte.
In primo luogo ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile la mia partecipazione, ed in modo
particolare vorrei ringraziare Gabriele Ravanelli per la generosità con cui mi ha accolto nel suo progetto.
Il forte impatto che questa esperienza ha avuto su di me e sulla mia famiglia ha lasciato un segno
indelebile nel mio cuore, tanto da creare un forte legame affettivo verso il monumento e la storia che
narra, una storia travagliata e difficile, una storia di uomini, donne e perfino di bambini, che sul suolo
italiano speravano di trovare la strada verso casa. Credo che sia un dovere conservarne la memoria e
tramandarla alle future generazioni.
Un altro ringraziamento è per Giovanni Morsiani e per il suo gesto di donare la copia d’autore alla
nazione polacca, un gesto generoso e lungimirante che ha permesso non soltanto di costruire un ponte
internazionale di amicizia tra i due paesi, ma ha creato anche una grande opportunità per un gruppo di
persone, come me e il mio figlio Michele, per visitare la Polonia e vivere in prima persona questa
esperienza.
Sono convinta che il monumento stesso e ciò che rappresenta, renderà sempre omaggio a chi lo ha ideato,
a chi gli ha dato la veste artistica, e a chi ha donato la sua immagine alla Polonia. Arricchito dagli eventi e
dalle emozioni, il monumento continuerà a vivere non solo come testimone della storia e del passato, ma
anche come fonte d’ispirazione per idee future. Il soffio di vita che Papa Wojtyla gli ha donato con la
Santa Apostolica Benedizione impartita negli ultimi giorni della sua vita terrena, non può che rivestirlo di
un mandato speciale, di un impegno per ricordare la sua gente e il paese che amava tanto, e per ricordare
il 2° Corpo d’Armata Polacco, a cui fu molto legato, come legato era ai giovani e alla speranza che le
nuove generazioni possano infondere nel mondo.
Questo grande esempio d’impegno per i giovani ha fatto nascere in me il desiderio di mantenerlo vivo,
attraverso il legame con il monumento e grazie al mio lavoro di insegnante di lingue.
Credo che essi siano i custodi di un grande potere, quello di apportare cambiamenti per realizzare un
futuro migliore all’insegna della Pace. E noi grandi abbiamo il dovere di coinvolgerli e di creare queste
opportunità per loro.
Da questa prospettiva, anche il monumento al 2° Corpo d’Armata Polacco costituisce una di queste
opportunità e potrà rimanere “un monumento vivo”, la radice di un nuovo percorso.
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Associazione Veicoli Storici Militari Emilia Romagna
L’ Associazione è stata fondata nel 1997 da appassionati di storia militare ed è composta da collezionisti
di veicoli, uniformi e cimeli di argomento bellico.
Non ha fini di lucro, è apolitica ed apartitica e si prefigge lo scopo di mantenere viva, attraverso
l’organizzazione di manifestazioni rievocative e la promozione di attività di studio e ricerca, la memoria
storico-culturale degli eventi militari del Novecento.
Si prefigge di incoraggiare e valorizzare il collezionismo di oggetti relativi a quel periodo, quali veicoli,
armi, equipaggiamenti ed oggettistica varia, promuovendone il recupero, il restauro e la conservazione e
creando occasioni di incontro e scambio fra collezionisti;
Si prefigge di organizzare mostre su tutte le tematiche riguardanti la storia militare partendo da prima
della Grande Guerra fino al termine della II^ Guerra Mondiale;
Si prefigge di coinvolgere in studi ed approfondimenti con ricerche gli studenti di ogni ordine e grado.
Dal 1997 ad oggi l’Associazione ha organizzato annualmente Parate storico-rievocative di
uniformi e mezzi militari nei luoghi e nei Comuni della “Linea Gotica”.
Ha inserito nelle rievocazioni mostre a carattere storico-rievocativo-culturale:
sul Tricolore, sul modellismo, sulla pittura “Mayl Art”, sulle radio militari,
su oggetti rinvenuti nella linea gotica, sulla campagna di Russia “Armir”,
sull’Aviazione “I Temerari del Volo”, sulla Grande Guerra “Di qua, di là dal Piave”.
Nel 2005 ha realizzato una stele rievocativa a ricordo del II° Corpo d’Armata Polacco a Imola, di cui, nel
2006, ha donato l’originale in terracotta alla scuola di Wrzesnia, in Polonia, creando un gemellaggio con
alcune scuole di Imola.
1.
78
Indice
Cap. I
Le operazioni del II° Corpo d’Armata Polacco sul Senio
Cap. II
Patrocini Istituzionali
Cap. III Testimonianze
Cap. IV Idea e realizzazione della stele
Cap. V Inaugurazione stele per il II Corpo d’Armata Polacco
Cap. VI Visita della delegazione del Governo Polacco alla stele
Cap. VII. Un ponte di fratellanza
Cap. VIII. La scuola nel progetto
pag. 6
pag.16
pag.23
pag.36
pag.42
pag.55
pag.58
pag.68
A QUEGLI EROI DIMENTICATI
Una stele a ricordo dei soldati del II° Corpo d’Armata Polacco
Fondazione Banca del Monte di Lugo - Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano
Gabriele Ravanelli Pres. Ass. Veicoli Storici Militari Emilia Romagna
Giovanni Morsiani - Antiquariato “Palazzo del Buon Signore”
Progetto a cura di: Gabriele Ravanelli e Giovanni Morsiani
Foto di: Davide Drei “Photò”, Davide Cerè (dal Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)
Ryszard Demel, Redazione del Sabato Sera
Testi: Prof. Wojcieh Narebski, Franco Merlini, I Giorni della Liberazione di R. Lewanski
Impaginazione grafica: Graziana Gardelli, Gabriele Ravanelli
Progetto fotografico copertina: Davide Drei “Fothò”
Testimonianze: Mieczyslaw Rasiej, Olga Girani, Elio Krawczyk, Gennaro Petrilli, Antonio Ronchi,
Novella Bettini, Manuela Krak, Dorata Kulawiak
Progetti Scuole: Liceo Scientifico Rambaldi Valeriani – Imola, Istituto Cassiano - Paolini - Imola
Scuola Elementare di Montebello – Imola, Zespol Szkol Politechnicznych di Wrzesnia – Polonia
Stampa: Galeati Industria Grafiche Spa – Imola (marzo 2007)
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A quegli Eroi dimenticati