In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio di Vicenza CPO, per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere l’importo dovuto
ANNO 2013 - NUMERO 2 - MAGGIO - Trimestrale - E 3,50 - Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art. 1 comma 1, NE/VI
2 - La feritoia del Torrione
La mininaja ci ha fatto sentire alpini
di Letizia Saugo
“Trascorrerete tre settimane presso il reggimento,
al termine delle quali vi sarà consegnato il cappello
alpino, simbolo distintivo della specialità. Il
cappello non si riceve gratis, ma si merita con l’impegno e il sudore della
fronte, e noi faremo il nostro meglio
per farvelo guadagnare e nel contempo farvi capire cosa vuol dire essere
un soldato, ed in particolare un soldato addestrato ad operare in montagna.” (saluto del comandante,
col. Paolo Sfarra)
***
Caserma Salsa D’Angelo,
Belluno. Settembre 2011
Ore 6.30: sveglia;
ore 8.00: dopo la colazione, marciando sulle note del
Trentatré ci schieriamo per
compagnie nel piazzale principale, dove cantiamo l’inno nazionale
ed assistiamo all’alzabandiera;
ore 8.20 circa: iniziano le attività in
caserma.
Tre settimane intense, scandite dal ritmo della marcia, dal lento procedere per i sentieri del Falzarego,
dalle esercitazioni in Val Gallina, dalle corse da un
capo all’altro della caserma per raggiungere in orario
i punti di ritrovo, dall’interminabile attesa del contrappello prima di poter andare a dormire.
Mi tornano alla mente le lezioni di sicurezza in
montagna e di topografia, la gara di orientamento a
squadre (durata ben cinque ore!), il giro di prova sul
“lince”, la dimostrazione della squadra cinofila della
Protezione Civile di Belluno, la visita del 7° Reggimento Alpini, dove tra gli avvenimenti rievocati c’è
anche il disastro del Vajont, occasione durante la quale gli alpini hanno dimostrato la loro professionalità
e la loro umanità nel prestare soccorso alle vittime.
Osservando le foto ho pensato al mio papà che nel
1963, giovane militare, era tra quei soldati.
Più di ogni altra cosa ricordo però l’orgoglio quando, la mattina, indossavo la mimetica, e
la soddisfazione che provavo ogni
volta che guardavo il panorama dalla vetta assieme ai
miei compagni, dopo ore di
camminata verso il cielo.
La mininaja è stata per me
un’esperienza significativa.
Ho riscoperto il valore della
fatica, del lavoro di squadra e
della disciplina. Anche se per
poco tempo, ho potuto essere
un militare quasi a tutti gli
effetti e ho guadagnato il mio
cappello alpino.
Un ringraziamento va sicuramente al comandante di
reggimento e ai soldati della
66ͣ compagnia (di cui facevamo parte durante il nostro
soggiorno a Belluno), che ci
hanno supportato e sopportato
con pazienza ed impegno, trasmettendoci il loro senso del dovere e di appartenenza a questa nostra fragile Italia, che ancora confida nei suoi figli in armi e
non.
So che molti “veri” alpini non approvano il progetto “Vivi le forze Armate” e la decisione dei reparti alpini di consegnare il cappello ai partecipanti, ma
per molti di quelli che vi hanno preso parte, è stata
l’unica opportunità di sentirsi almeno per un po’ alpini. Peccato che sia finita..
3
SARANNO TRE ANNI
ALL’INSEGNA
DELLA SOLIDARIETA’
In prima di copertina: Passa il vessillo della sezione
di Vicenza all’adunata di Piacenza, portato dall’alfiere Mirco Negri. Lo scortano il presidente Luciano
Cherobin e il consigliere nazionale Antonio Munari
(foto Ana - L’Alpino, Pietro Malaggi).
SOMMARIO
• La feritoia del Torrione
• Nello zaino
• Uno di noi
• La mia naja
• Dalle zone e dai gruppi
• Protezione Civile
• Varie
• Belle notizie
• “Un nostro amico hai chiesto
alla montagna...”
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Anno 2013 - n. 2 - Maggio
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Torrione degli Alpini
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Carissimi alpini,
Un percorso nel segno della solidarietà segnerà la nostra vita associativa dei prossimi tre anni.
Daremo fondo alle nostre risorse ed al nostro impegno per aiutare le famiglie
degli alpini e dei nostri concittadini che sono in difficoltà, integrando il fondo già
esistente nel bilancio della Sezione e promuovendo iniziative di sostegno, anche economico, a chi ha la necessità di essere aiutato.
Nei prossimi consigli di sezione i consiglieri saranno chiamati a decidere quali
iniziative intraprendere per contenere il bilancio della Sezione e poter così destinare
le risorse che si renderanno disponibili alla solidarietà. E un contributo di idee potrà
essere dato nelle riunioni di zona.
Un programma di questa portata non può riguardare solo gli alpini, ma deve
coinvolgere tutta la società vicentina. I nostri paesi, le nostre vallate, le cittadine ed il
capoluogo dovranno essere invasi, in modo evidente a tutti, dallo Spirito Alpino. Un
primo evento è l’Adunata del Triveneto, a Schio, manifestazione che per importanza
e’ seconda solo all’Adunata Nazionale. Sullo slancio di questa manifestazione iniziamo
perciò a coinvolgere negozi, laboratori artigianali, attività professionali ed ogni cittadino che vorrà tangibilmente dimostrare di condividere con noi i nostri valori ed i
nostri obiettivi esponendo su vetrine, auto e cancelli una vetrofania, appositamente
stampata, che riporta il motto “IO STO CON GLI ALPINI”.
La vetrofania potrà essere da voi ceduta, a chi la proporrete, con un contributo e
le modalità che i consiglieri capizona comunicheranno. Non vi stiamo chiedendo
denaro, ma di raccoglierlo, contando sulla vostra capacità di coinvolgimento degli
alpini e dei cittadini anche non alpini. L’importante è tappezzare il territorio del messaggio proposto nella vetrofania, che rappresenta la dichiarazione di voler reagire a
questa crisi con la determinazione e la forza che ha sempre contraddistinto gli Alpini.
Ricordo a tutti anche il 5 per mille, altra importante iniziativa che ha lo stesso
scopo: diminuire i costi della Sezione e liberare risorse per la solidarietà. Vi posso
assicurare che il rigore ed il controllo delle spese è in testa ai nostri obiettivi e lo stiamo
giornalmente perseguendo.
Infine, vi invito a far confluire in Sezione le segnalazioni di famiglie di alpini e non
alpini che secondo voi hanno bisogno di essere aiutate. Questo ci servirà per capire a
quali necessità potremo fare fronte. Non promettete nulla al momento, solo quando
avremo raccolto un buon numero di dati, il Consiglio sezionale deciderà le iniziative
più opportune. Tutte le segnalazioni dovranno pervenire direttamente al solo presidente sezionale, in busta chiusa, al fine di garantire la riservatezza. Sono certo che
farete del vostro meglio per queste iniziative, così importanti in termini di solidarietà’
e di coinvolgimento della popolazione, in tal modo daremo sostanza a questo motto.
Una calorosa stretta di mano alpina dal vostro presidente.
Luciano Cherobin
4 - Nello zaino
L’appuntamento è dal 14 al 16 giugno.
Fra la manifestazioni la fiaccolata dal Tempio ossario del Pasubio
Raduno Triveneto a Schio
culla degli alpini vicentini
Dal battaglione Val Schio alla caserma dedicata a Pietro Cella
prima Medaglia d’oro alpina, sino al Btg. Val Leogra
di Dino Biesuz
Prove generali? Sì, prove generali
dell’adunata nazionale a Vicenza nel
2016. Lo sperano proprio gli alpini
vicentini pensando all’adunata del
Triveneto che si terrà a Schio dal 14 al 16 giugno; per
questo è stato messo ancora più impegno nell’organizzazione, per far vedere che Vicenza ci sa fare con queste
cose. Prove generali e un doveroso omaggio a Schio,
culla dell’industrializzazione della provincia e culla degli alpini vicentini.
Sì perché il primo battaglione con la penna nera fu
proprio il Val Schio, costituito nel 1882 a Bra (Cuneo),
dieci anni dopo la nascita del Corpo degli alpini, quando si passò dall’organizzazione in compagnie a quella
in reggimenti, inquadrato nel Secondo Reggimento.
Durò solo quattro anni il Val Schio, per lasciare il
passo a un altro reparto alpino che si coprirà di gloria
sulle nostre montagne e poi in Grecia, Albania e Russia,
il battaglione Vicenza; per l’occasione la nappina passò
da verde a rossa.
Un altro reparto scledense fu il battaglione Val Leogra, nato nel 1915 e impegnato all’inizio sul Fronte vicentino e poi spedito sull’Isonzo, dove fu decimato nel
tentativo di fermare gli austriaci dopo Caporetto. Nella
Seconda guerra mondiale il Val Leogra fu impiegato in
Grecia, Albania e Montenegro, dove fu sorpreso dal caos seguito all’8 Settembre e deportato dai tedeschi.
Ma restando nel mondo alpino, Schio ha un altro
primato: la vecchia caserma in viale Rovereto, in cui
fu acquartierata una parte del Val Schio (il resto era a
Valdagno) in disuso da tempo, è intitolata al capitano
Pietro Cella, prima medaglia d’oro conferita ad un alpino, per il suo eroico comportamento nella battaglia
di Adua, in Eritrea, nel 1896. Ripristinata in parte dal
Comune di Schio, la caserma Cella ospita il magazzino, la sala riunioni e l’ufficio della Squadra di protezione civile Ana di Schio.
L’appuntamento di metà giugno è stato preparato da
una serie di manifestazioni in vallata. Il via ufficiale al
raduno Triveneto sarà dato venerdì 14 alle 11,30 con
l’alzabandiera in Piazza A. Rossi a Schio; a partire dalle 19 saranno protagoniste le fanfare, in una “Serata
verde” in centro.
Sabato 15 si comincia alle 10 con l’onore ai Caduti
del Pasubio e l’alzabandiera all’Ossario sul Colle Bellavista. La cerimonia si concluderà con la partenza della
fiaccola, portata a staffetta a Schio per l’accensione (ore
16) del braciere davanti alla Cserma Cella. Per le 11 è
prevista una visita guidata al Museo storico della Prima
Armata. Alle 17.40 in Piazza Statuto si entrerà nel vivo
della manifestazione con gli onori al Gonfalone della Città di Schio e al Labaro dell’Ana; seguirà la sfilata fino al
Sacrario della SS. Trinità, dove saranno resi gli onori ai
Caduti, e poi fino al duomo, per la messa solenne. Dalle
20,30 concerto di fanfare in Piazza Falcone e Borsellino
ed esibizione di cori in altre parti della città.
Domenica 16 si comincia alle 9 con l’ammassamento nella zona della SS. Trinità e inizio della sfilata alle
9.30; la conclusione è prevista per le 12.30, per lasciare
spazio al rancio alpino. Alle 18 l’ammainabandiera.
Dall’8 al 30 giugno si tengono per l’occasione alcune
mostre, aperte sabato e domenica con orario 10 - 12.30 e
16-19. “Monte Pasubio - di qui non si passa” propone
divise, copricapi militari, distintivi e medaglie, francobolli e annullo spostale. Un’altra rassegna riguarda la
vita militare nelle cartoline di Livio Comparin e la Prima
guerra mondiale nei disegni di Benedetto Pellizzari: consulenza storica di Gianni Periz e strategia bellica di Gabriele Scotolati. La mostra “Alpini alla guardia del confine” propone infine uniformi ed equipaggiamenti delle
Truppe alpine dal 1945 al 2004, a cura della Sezione di
Schio dell’Associazione nazionale del Fante.
Nello zaino -
5
Presentat-arm a Bepi
È incredibile la rapidità di come il ieri possa
diventare remoto. Nel
volgere di pochi giorni se
non addirittura ore, i nove
anni di presidenza di Giuseppe Galvanin si sono
dileguati nella nebbia del
tempo. Le cose buone dissolte nella normalità. Indelebili invece i ricordi di
debolezze, scivoloni e
défaillances connesse anche al peso della carica.
Ricordiamoci che “il potere logora” e che “l’errare è umano” specie se fatto in buona fede.
E’ per questo che vogliamo dire grazie a Bepi: per la
sua giornaliera presenza al Torrione; per l’intensificazione dei rapporti che ha saputo coltivare tra la Sezione e i
reparti in armi e pure con le pubbliche amministrazioni.
Un grazie per aver portato in Vicenza la più bella adunata sezionale e aver avviato e ottenuto l’assegnazione del
Raduno Triveneto a Schio.
Certo, non ha del tutto convinto l’istituzione della Giornata della solidarietà o l’adozione
di un pullman sezionale e altre
iniziative sempre comunque intraprese con la convinzione di
contribuire ad una valorizzazione del patrimonio e il prestigio
della nostra sezione. Non dobbiamo dimenticare che con lui
la Protezione civile e la Squadra
sanitaria hanno vissuto momenti di grande sviluppo. E infine,
gliela vogliamo concedere la
soddisfazione della genitura di
quel gioiello di famiglia fortemente voluto che è la Fanfara storica?
Torna dunque tranquillamente a baita caro Bepi con
la stima e l’onore delle armi di tutti gli alpini della Sezione Ana di Vicenza!
Gi&Gi
6 - Nello zaino
Eletto a Milano dall’assemblea dei delegati con 458 preferenze su 599. I numeri dell’Ana
Favero presidente nazionale
Sebastiano Favero, primo veneto in quasi cento anni
di storia, è il nuovo presidente nazionale dell’Ana; subentra a Corrado Perona, che dopo nove anni cede il
timone associativo. E’ stato eletto dall’assemblea nazionale dei delegati riunita il 19 maggio nel teatro Verdi di
Milano. Raccogliendo 458 preferenze su 599 disponibili, si è imposto sull’altro candidato Cesare Lavizzari
(fermo a quota 137), 4 le schede nulle. Si tratta di una
vittoria netta che parte da lontano e che, all’insegna di
un messaggio di discontinuità rispetto al passato, ha catalizzato intorno a Favero un consenso ben oltre i confini del Triveneto di cui il nuovo presidente era il naturale portabandiera.
L’ultima volta di un presidente nazionale proveniente dalle fila del Triveneto fu nel 1972, quando fu eletto
alla massima carica associativa il trentino Franco Bertagnolli (1972-1981).
Nato a Possagno (Tv) nel 1948, e iscritto alla sezione Monte Grappa, Sebastiano Favero è ingegnere libero
professionista; da molti anni impegnato nella vita associativa, ha ricoperto l’incarico di presidente della commissione nazionale Ana Grandi Opere, ha seguito la
conclusione dei lavori al rifugio Contrin, ha contribuito
alla costruzione del Villaggio Ana a Fossa e della casa
L’angolo di
Bepi Sugaman
Il nuovo presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero
con il presidente di Vicenza Luciano Cherobin
domotica per Luca Barisonzi. Nel 2010-2011 è stato
vice presidente nazionale e vice presidente nazionale
vicario nel biennio successivo.
Nella stessa assemblea che ha sancito il successo di
Favero, sono emersi alcuni dati sull’Ana e sulle truppe
alpine. Nella sua ultima relazione da presidente, Corrado Perona ha informato che nel 2012 l’associazione
contava poco più di 295mila soci alpini (5.319 in meno
rispetto al 2011) con una flessione rispetto all’anno precedente di circa l’1%. In totale i gruppi sono 4.409 (dati 2012). Nell’economia dei numeri, rispetto al 2011,
l’Ana ha registrato 12.003 deceduti e 1.494 soci che non
hanno rinnovato l’iscrizione.
Alberto Primicerj, generale comandante delle truppe
alpine, ha sottolineato che a tutt’oggi gli alpini in armi
sono all’incirca 10mila, di cui l’8% donne. Tra tutti, il
22% proviene dal tradizionale bacino di reclutamento
alpino (Nord), il 14% dall’Italia centrale, il 64% dal
meridione. Per quanto concerne i VF1 (volontari in ferma di un anno) il 38% è settentrionale; percentuale che
cala notevolmente tra volontari in servizio permanente
attestandosi al 14%.
f.m.
Nello zaino -
7
A tutti un incarico nella giunta esecutiva
Nuovo presidente, nuova giunta esecutiva. Nel primo
Cds del dopo Galvanin, Luciano Cherobin si è presentato davanti ai consiglieri formalizzando la squadra di lavoro che nel prossimo triennio reggerà la sezione.
Cherobin, già capozona Berici Settentrionali, ha scelto così i tre vicepresidenti: Paolo Marchetti, vicario (Val
Chiampo), Maurizio Barollo (Val Liona Alta), Oriano
Dal Molin (Val Leogra Alta). Forse con qualche scheda
bianca in più del previsto, il Cds ha votato e approvato
la nomina di Mirko Framarin, segretario (Val Chiampo);
di Diego Magro, tesoriere (Berici Settentrionali); e dei
membri della giunta: Gianni Periz (Berici Settentrionali);
Francesco Griselin (Riviera Berica); Mariano Fincato
(Vicenza città). L’organigramma completo degli incarichi
e dei responsabili delle commissioni lo si trova sul sito
sezionale www.anavicenza.it.
La novità più evidente è rappresentata dalla “promozione” di Enzo Paolo Simonelli, già vice presidente vi-
Lavori nella commissione
“Formazione capigruppo”
La commissione formazione capigruppo, con
l’apporto tecnico e legislativo dei revisori dei conti Nicola Paganotto e Remo Chilese, ha messo a
punto il “Vademecum n. 1 fiscale ed amministrativo”. Questa pubblicazione intende essere uno
strumento operativo di agile consultazione per i
gruppi Ana. Non pretende di essere esauriente,
in quanto si prefigge di fornire in maniera essenziale le indicazioni per i principali adempimenti
per la vita di un gruppo alpini, fornendo i minimi
riferimenti normativi. Per facilitare i gruppi si sono
inseriti alcuni facsimile, da utilizzare come semplici suggerimenti.
La pubblicazione deve essere utilizzata quindi
come uno degli strumenti messi a disposizione
dalla sezione di Vicenza per il miglior funzionamento dei gruppi. È stata presentata a capigruppo e tesorieri il 13 febbraio nella sede del gruppo
di Anconetta dal responsabile della commissione
Francesco Griselin. Alla serata hanno partecipato circa 60 gruppi. L’opuscolo è stato inviato a
tutti i gruppi ed è disponibile anche in segreteria
sezionale.
cario di Galvanin nel triennio 2010-2013 e già candidato presidente all’ultimo rinnovo delle cariche sezionali,
a “direttore generale” della sezione; una posizione creata ex novo finalizzata a coordinare il lavoro del Torrione
e a coadiuvare il presidente nei compiti più gravosi.
L’altra novità, risalente però al Cds di aprile, cioè
solo un mese dopo l’ufficializzazione degli incarichi,
riguarda l’affiancamento di Giorgio Galla (Vicenza città)
al segretario sezionale Framarin. Galla risulta il primo
tra i non eletti in consiglio nell’ultima tornata elettorale.
Rispetto ai nove anni precedenti la sezione ha spostato il proprio baricentro: da centro-nord, a sud-ovest.
D’altro lato, le scelte di Cherobin sembrano finalizzate a rendere tutti responsabili di qualcosa, il che rappresenta già un passo avanti. Se poi questa politica
produrrà dei risultati, come sempre, lo si vedrà solo tra
qualche mese.
f.m.
Fotonotizia
Una bella immagine della Festa della Liberazione
a Zugliano. L'alpino è nonno Antonio Lucchini, del
gruppo Ana di Centrale di Zugliano, del quale è stato
capogruppo per ben 25 anni, sempre presente con
costante impegno e dedizione. La bambina è la nipotina Elena Lucchini, di 7 anni, tutta fiera dell'incarico
di alfiera, svolto con il massimo dell'impegno!
8 - Nello zaino
Lo slogan dell’Adunata di Piacenza è la testimonianza del modo d’essere delle penne nere
Alpini, onestà e solidarietà
Un richiamo a tutta l’Italia
Cronache della grande sfilata, dal caos iniziale alla quasi perfezione sotto
la tribuna. Testimonianze, episodi curiosi e la gratitudine dei piacentini
La sfilata dei gagliardetti, un bel colpo d’occhio
di Federico Murzio
“Onestà e solidarietà: queste le
nostre regole” è stato il motto dell’86°
adunata nazionale svoltasi a Piacenza;
più che uno slogan è la testimonianza di un modo d’essere che per bocca del presidente nazionale Corrado
Perona “è un forte segnale a tutte le istituzioni del Paese”.
Però il raduno nazionale è prima di tutto una festa;
tre giorni all’insegna dell’allegria che trovano fondamento nella naja. Meglio: nel paradosso della fine di una
naja che nessuno voleva fare e nell’orgoglio di sfoggiare oggi il cappello d’alpino. Tutto il resto passa in se-
condo piano, compreso il desiderio maniacale di apparire perfetti durante la sfilata conclusiva della domenica.
Così è toccato a Piacenza ospitarci quest’anno, in un
frangente economico e sociale che pesa come un macigno
sullo stomaco di moltissimi alpini, soprattutto quelli che
hanno risparmiato come formichine per essere presenti al
raduno. Ho conosciuto qualcuno di loro a Piacenza: sono
uomini che parlano brevemente del loro disagio; e mentre
le loro bocche emettono suoni i loro occhi si chiudono in
piccole fessure e non guardano più l’interlocutore, ma
fissano un punto indefinito oltre. Come a vergognarsi.
Mentre, in realtà, chi dovrebbe provare autentica vergogna
è talmente intriso di umana miseria che dentro di sé non
percepisce più nulla, nemmeno il pudore.
Il resto dell’adunata è cronaca.
LA MARCIA Come l’arrivo dei dodici marciatori
Nello zaino vicentini che in cinque giorni hanno coperto i 220 chilometri che li separavano da Piacenza, per esempio. Con
un’età compresa tra i 50 e i 70 anni, ad abbassare la
media del gruppo ci ha pensato Damiano Marconi di
Quinto Vicentino, classe 1992, appena congedatosi
dall’esercito. Il decano è stato invece l’indomito alpino
Giuseppe Bortoloso, classe 1932, seguito a breve distanza da Bruno Sperotto di Sandrigo e Luigi Giradi di Malo, entrambi del ’40.
Guidati dal pirotecnico Nicolo Stoppa, fino all’altro
ieri responsabile della commissione giovani sezionale,
i dodici sono stati accolti ad ogni tappa dalle autorità e
dai gruppi Ana locali, finendo spesso sulle cronache dei
giornali. La marcia di quest’anno fa seguito alle imprese di Parma, Bergamo e Bolzano. C’è da giuraci che in
questi giorni qualcuno di loro ha già cominciato a pensare alla marcia di Pordenone 2014.
SOLIDARIETA’ Nel frattempo da Piacenza arriva
anche l’annuncio dell’ultima solidale “fatica” degli alpini. A spiegarla è Antonio Munari, consigliere nazionale: «Tra pochi giorni a Casumaro, in provincia di
Ferrara, sarà inaugurato un asilo costruito dall’Ana a
beneficio dei bambini dopo che la fatiscente struttura
che prima li ospitava è stata distrutta dal sisma dello
scorso anno. Si tratta della realizzazione di un progetto
nato dopo che l’Ana aveva invitato le amministrazioni
comunali interessate dal sisma a segnalare quali fossero
le strutture di cui avevano bisogno. È un edificio costato un milione di euro, una cifra interamente raccolta tra
le penne nere e che testimonia più di tante parole la
solidarietà e la gratuità degli alpini».
Gastone Zordan, qui con il “furiere” della sezione
Gianni Carlassare, è arrivato alla 47a adunata
9
LA SFILATA Spettacolo nello spettacolo sono i momenti immediatamente precedenti l’inizio della sfilata
quando, tra fanfare e bande musicale, vessilli, striscioni,
muli, gagliardetti, camice dai mille colori, divise storiche
e grida dalle voci roche in tutti i dialetti nazionali, le
strade dell’ammassamento diventano tanti formicai destinati al caos perpetuo. Chi alpino non è o li conosce
poco, stenta a credere che quelli che marciano scandendo ordinati il passo al suon dei tamburi, sono le stesse
persone di qualche minuto prima.
«È sempre così, fa parte della festa. Ma partecipare all’adunata è molto più che un semplice sodalizio,
vuol dire ribadire l’appartenenza a una famiglia speciale» dicono all’unisono Riccardo Quagliato, 33 anni di Barbarano, e Stefano Barcarolo, 27 anni di Malo; per il primo è il raduno numero 13, per il secondo
è il settimo.
Ha sfilato con la sezione anche il neo maresciallo
Diego Dal Maso, 25 anni di Sovizzo. Di stanza ad Aosta,
nelle prossime settimane Dal Maso prenderà servizio a
Cividale del Friuli.
REDUCE Ha partecipato anche Lino Zanon, 91 anni,
di Padova, il “reduce” del Gruppo di Camisano. A Piacenza con la figlia Annalisa, ha sfilato sulla carrozzina,
ma davanti alla tribuna ha voluto mettersi sull’attenti e
salutare. Alcune personalità sono scese dal palco per abbracciarlo.
Zanon partì per la Russia con gli ultimi contingenti,
fu poi in Corsica e dopo l’8 Settembre riuscì a passare
con le truppe alleate con le quali risalì l’Italia. Annalisa
Zanon, medico, ha assistito il padre ed ha “tenuto d’occhio” gli altri alpini più anzianotti. “Per due giorni è stata una boccata d’aria pura - ha commentato - Il rispetto
degli alpini verso i reduci è emozionante!”.
COMMENTI «Piacenza ci ha accolto nel migliore
dei modi e noi abbiamo cercato di ricambiare la loro
simpatia e ospitalità» dice un sorridente Gastone Zordan
di Mosson; 69 anni appena compiuti, Zordan, dal 1967
a oggi, non ha mai mancato un appuntamento.
Dello stesso parere anche Giorgio Galla, 65 anni di
Vicenza: «Credo non ci sia nessuna recriminazione, anche se quando si organizza un raduno in una città tradizionalmente non alpina si sono sempre dei dubbi sull’accoglienza della popolazione locale».
Insomma tra i vicentini mugugni non ce ne sono e,
anzi, hanno registrato qualche indicazione utile in vista
della possibile (ma non scontata) adunata nazionale a
Vicenza nel 2016.
10 - Nello
Rubrica
zaino
Ripristinato a Monte Berico dagli alpini del Gruppo di Campedello
Riaperto il sentiero di Villa Guiccioli
È riaperto il “sentiero parco villa Guiccioli”, che partendo dalla Rotonda attraversa la Valletta del silenzio e
sbuca proprio nel parco storico di villa Guiccioli, sul
monte Ambellicopoli, sopra Monte Berico, sede del museo storico del Risorgimento e della Resistenza.
Una bella passeggiata resa possibile oggi grazie alle
950 ore di lavoro gratuito impiegate dagli alpini di Campedello per ripristinare il sentiero. «È un gesto dal significato simbolico: oggi si chiude una fase, quella che
aveva reso impraticabile questo percorso naturalistico e
storico a seguito dell’alluvione del 2010» commenta
l’assessore Marco Antonio Dalla Pozza a margine della
riapertura ufficiale del sentiero.
Per i volontari non si è trattato solo di togliere erbacce ma del rifacimento integrale del sentiero, che ora
conta 304 gradini su un dislivello di 115 metri. «Subito
erano previsti dei generici lavori di riparazione dei corrimano e dei gradini in legno, poi con l’amministrazione comunale si è condivisa l’idea di ripristinare completamente il sentiero migliorandone sensibilmente la fruibilità e la sicurezza» ha spiegato Diego Giaretta, capo
delle penne nere di Campedello.
Da sempre al centro del progetto di valorizzazione
del perimetro urbano di Vicenza contermine a Monte
Berico e riviera Berica, il sentiero è considerato il passante di collegamento tra la Valletta del Silenzio, il corridoio ecologico Berici-Bacchiglione-Tesina e il bosco
urbano del “Quarelo”, progetto finanziato dalla Fondazione Cariverona.
Per motivi diversi entusiasti dell’opera svolta sia il
sindaco Achille Variati che non esita a usare toni forti:
«Abbiamo il dovere di conservare questo patrimonio
naturalistico affinchè nessuna mano sciagurata metta
a repentaglio questo ambiente»; sia il presidente Ana
Vicenza Luciano Cherobin: «È una dimostrazione tangibile di come gli alpini siano al servizio delle nostre
contrade».
Davanti all’auditorium gremito del museo arriva anche la proposta degli alpini per l’area ex Agriter: «Potrebbe ospitare oggi un “giardino dei giusti”, con la
piantumazione di due piante in memoria di Torquato e
Franco Fraccon, padre e figlio, residenti fino agli anni
’40 in strada della Commenda, poi deportati e morti a
Mauthausen. Proprio 35 anni fa, in questi stessi giorni,
i Fraccon venivano riconosciuti “Giusti delle Nazioni”
dallo Stato d’Israele».
Fotonotizia
Il 3 marzo 52 cadetti dell’Accademia Militare di Modena si sono recati nella sede del gruppo di Creazzo
per commemorare l’anniversario della morte del ten. Tigrucci.
Nello
zaino - 11
Rubrica
11
Alpini al lavoro a Casumaro di Cento, uno dei paesi colpiti dal terremoto dell’Emilia
Per la scuola materna un cantiere speciale
di Antonio Munari*
Ho trascorso gran
parte del mia vita professionale tra i cantieri, ma i cantieri dove operano gli alpini
hanno qualcosa, anzi più cose che gli
distinguono e li rendono unici: come
quello della nuova scuola materna a Casumaro, per esempio, quella che gli alpini stanno costruendo per i terremotati.
Già il cartello del cantiere ha una sua
particolarità. Sulla parte alta spicca inconfondibile il logo dell’Ana; e poi il
susseguirsi dei nomi dei vari tecnici che
partecipano in qualche modo alla costruzione, sembra l’elenco di un gruppo alpini. Un’altra
cosa che distingue i nostri cantieri è che il primo lavoro
eseguito è quello di issare il Tricolore che salirà sempre
più in alto man mano che la costruzione cresce.
Quando poi il cantiere diventa operativo, i lavori
non si svolgono con la continuità metodica che utilizza un’impresa, ma gli operatori, che sono sempre e
tutti specializzati, sembrano tanti cottimisti ai quali è
riconosciuta la paga non per quante ore hanno lavorato, ma per quanto lavoro hanno eseguito e se pensiamo
che il tutto invece è fatto gratuitamente, allora c’è davvero di che stupirsi. Sembra un formicaio, dove tutti
sanno quello che devono fare e si spostano velocemente da una parte all’altra senza mai intralciarsi, posizionando le cose giuste al giusto posto perché il loro compagno trovi sempre pronto quello che gli serve per
proseguire il lavoro. Pochi, precisi e chiari ordini dati
al mattino dalla direzione del cantiere diventano a sera lavori eseguiti con cura, professionalità e velocità.
Anche i dipendenti delle ditte che lavorano in appalto
sono contagiati da questo ritmo e dopo pochi giorni si
sono perfettamente adeguati.
È capitato anche alla prima squadra della sezione
di Vicenza composta da Nereo Farsura, Vittorio De
Boni e Antonio Rinaldi del gruppo alpini di Lisiera,
Antonio Dall’Igna del gruppo di Centrale di Zugliano
Il cantiere della nuova scuola materna.
Il Tricolore è sempre più in alto
e da Michele Binotto di Thiene.
Arrivati al mattino del 15 marzo, hanno preso visione del lavoro loro assegnato: impermeabilizzare una
terrazza di 40 metri, impermeabilizzare il marciapiede
attorno alla nuova scuola, disarmare un solaio, smontare un ponteggio interno e riporre tutto ordinatamente
nella baracca deposito.
Nessuno si è perso d’animo, si sono formate due
squadre e il lavoro è partito con le consuete caratteristiche del formicaio. In tarda mattinata c’è stato anche un
piacevole diversivo: capitanato dal presidente nazionale Corrado Perona, è arrivato in cantiere l’intero Cdn
che dopo aver preso visione dell’avanzamento dei lavori e “sparsi” i complimento di rito, ha condiviso con i
volontari il pranzo di mezzogiorno preparato dalla cucina da campo della protezione civile Ana di Cento.
A sera il lavoro assegnato era stato eseguito a regola
d’arte ed è doveroso un ringraziamento, oltre che ai volontari, anche alla ditta Bertoldo Asfalti che ha messo
a disposizione l’attrezzatura necessaria per l’impermeabilizzazione.
* Consigliere nazionale
12 - Nello zaino
Dibattito su forma e sostanza alla 17.a edizione del Cisa a Vicoforte (Cuneo)
Scuola di giornalismo per la stampa alpina
Tra le montagne ancora innevate e i suggestivi panorami di Vicoforte, in provincia di Cuneo a pochi chilometri da Mondovì, si è svolto il 17° Convegno Itinerante della Stampa Alpina.
Riuniti in quest’angolo semisconosciuto del Paese
all’ombra del santuario della natività di Maria che vanta la cupola ellittica più grande al mondo, si sono riuniti 62 (su 76) rappresentanti dei giornali sezionali. Erano
presenti il direttore de L’Alpino Bruno Fasani, coordinatore dei lavori, e l’allora presidente nazionale Corrado Perona; mentre nella giornata conclusiva del convegno ha portato il saluto degli alpini in armi il generale
Maggi, vice comandante delle Truppe Alpine.
Forma e Sostanza
Il tema di quest’anno è stato: “Forma e Sostanza”;
e, più che un titolo, si è trattato della naturale continuazione di un percorso iniziato qualche mese fa a Costalovara, durante il 16° Cisa “Fare opinione per diventare coscienza civile”. Seguendo le stesse modalità
della precedente edizione, Bruno Fasani ha invitato tre
relatori d’eccezione per sviscerare l’argomento, presentato nuovi spunti di riflessione e suggerimenti agli addetti ai lavori della stampa alpina. Così, il giornalista e
scrittore Stefano Fontana ha trattato il tema della “sostanza”, mentre Luca Calzolari, direttore della stampa
sociale del Cai, e Francesca Massai, direttore artistico
dello studio grafico “Cervelli in azione”, hanno offerto
il loro contributo sulla “forma”.
Alla fine dei tre interventi, i delegati al Cisa si
sono divisi in due gruppi di lavoro per dibattere gli argomenti (sabato) e relazionare l’assemblea il giorno
successivo (domenica).
Forma
La rivista è un prodotto collettivo, sostiene Luca Calzolari, e i giornali, oggi, si leggono anche attraverso i
titoli e le fotografie. Sembra banale ma, di fatto, non è
così. Bisogna porre l’attenzione ai dettagli, sottolinea
invece Francesca Massai. Innanzitutto al “carattere”, poi
alle “pagine” e a come strutturarle, al “colore” e all’
“equilibrio compositivo”. Si tratta di indicazioni importanti soprattutto se diamo per scontata l’esigenza che
oggi rinnovare la forma è fondamentale nelle nuove
logiche di comunicazione.
Questione di identità
Lungi dall’essere una discussione sul sesso degli
angeli, il confronto sulla “sostanza” è stato, forse, l’elemento più concreto e più importante affrontato in
questi ultimi anni. Sostanza è identità e, come tale, si
misura ogni giorno in una società in continuo movimento.
C’è chi ha bollato come “pericoloso” e potenzialmente
“deflagrante” il fatto che la stampa alpina possa trasmettere elementi d’opinione. Credo sia una lettura
superficiale, che toglie credito all’umanità e all’intelletto degli alpini che vivono nelle quotidianità e non in
un mondo a parte; in altre parole: qualcuno ha forse
paura che gli alpini incomincino a riflettere con la propria testa? Dice: nessuno mette in discussione il diritto
degli alpini di avere un’opinione su tutto, ma se la si
vuol esternare lo si faccia senza il cappello in testa. E
io mi chiedo, perché?
Che la stampa alpina faccia opinione vuol dire semplicemente attingere dai propri valori e valutare gli
avvenimenti. Il vero pericolo è invece l’uniformità; un
insieme di fogli dove, a identità secolarizzata, si celebra l’autoreferenzialità dell’Ana: quanto siamo belli,
bravi, buoni. Un’autoreferenzialità che già porta oggi
qualcuno a considerare gli alpini la parte migliore della
società. Mentre sappiamo benissimo che così come
non tutta la politica è marcia, così come non tutta l’economia è da buttar via, nello stesso modo non tutti gli
alpini sono belli, bravi, buoni.
Sostanza
Sulla differenza tra fatti e avvenimenti è il perno su
cui è ruotato l’intervento di Stefano Fontana. Il ruolo
del giornalista è di far trasparire questi ultimi, cioè gli
elementi costitutivi che stanno nella “verità” dei nostri
ideali e che arricchiscono la nostra vita. La sostanza è
quindi cogliere il senso di ciò che succede tenendo ben
presente che nessuno mette in discussione l’essere alpini, ma è impossibile non risentire di ciò che succede
nella società circostante.
f.m.
Nello zaino -
13
Incontro a Malo con l’alpino ferito in Afghanistan e collegamento con la Julia
Luca Barisonzi parla vicentino
Potremmo affermare che Luca Barisonzi è quasi di
casa tra gli alpini vicentini. A febbraio ad Arzignano e il
21 aprile al Cinema Aurora di Malo che il parroco don
Giuseppe Tassoni, ha messo a disposizione del Gruppo
Alpini maladensi, con in testa i giovani tra cui Riccardo
Agosti e Luca De Benedetti, promotori dell’evento. Un
pomeriggio intenso con passaggi di grande interesse,
preceduti da un’ottima performance del coro di casa, “El
Livergon” a cui ha fatto seguito l’eccezionale collegamento via skype con gli alpini della Brigata Julia a Herat
in Afghanistan, in un informale e simpatico dialogare
con il loro comandante, generale Ignazio Gamba, il capitano maladense Giovanni Agosti fratello di Riccardo
e tanti altri alpini veneti felici di poter partecipare in
diretta all’incontro con il pubblico in sala, tra cui sedevano il neoeletto presidente della sezione Ana di Vicenza, Luciano Cherobin, il suo predecessore Bepi Galvanin, il consigliere nazionale Antonio Munari, il vicepresidente Oriano Dal Molin con i capizona Gatto e Cecconello e Vito Mantia, veterano e reduce della campagna
dei Balcani.
E’ stata quindi la volta del capitano Marco Arancio
del 7° Alpini che con commenti e immagini molto efficaci ha illustrato la vita di tutti i giorni dei nostri militari impegnati in missione in terra afghana; vita di tutti i
giorni in una routine apparentemente tranquilla ma con
pochi momenti di vero relax in mezzo a tanti altri di
tensione in turni di guardia e sortite di pattuglia, consolati una volta la settimana da famigliari profumi di italianissime pastasciutta e pizza.
Personaggio centrale di un pomeriggio trascorso in
un soffio è stato infine quel ragazzone del 7° Reggimento alpini: Luca Barisonzi con il suo carico di martirio,
Luca Barisonzi con la fidanzata Sarah e la mamma Clelia
guadagnato in missione sul fronte afghano e ora vissuto
con una dignità e un coraggio su cui dovremmo tutti
meditare e trarne esempio di vita. A Malo e ovunque è
continuamente invitato, Luca esprime il suo messaggio
di speranza e di fede che ha coinvolto anche la coraggiosa madre e la splendida fidanzata che sempre gli sono a
fianco in quelle che sono le sue vere “missioni di pace”.
Gran finale sulle note del coreografico coro “El Livergon” composto dagli alpini e le loro donne, accompagnati dagli ottoni della Banda cittadina di Malo. L’incontro si è concluso con il saluto di commiato del presidente Cherobin e un grazie congiuntamente a un buon
rientro a Belluno al capitano Arancio e all’alpino Orru.
In ossequio quindi a quanto prevede un tacito e mai
scritto cerimoniale alpino: tutti alla Casa degli alpini per
il brindisi di rito, una stretta di mano e un arrivederci
alla prossima.
LuiGi
Una baita in Sardegna
Giannetto Loche, colonna della Sezione Sardegna, ha realizzato un vecchio sogno, costruire un
posto tappa per gli alpini che visitano la sua meravigliosa isola. Si chiama Baita Santa Barabara, è di
legno, stile alpino, e si trova a Cuglieri, lungo la strada da Bosa ad Oristano. Giannetto è pronto ad offrire agli alpini che passano da quelle parti un bicchiere di Vernaccia o una profumata Malvasia, da
gustare sulla suggestiva collina coperta di oliveti, davanti allo spettacolo del mare. Ed a fornire informazioni su una delle zone meno note della Sardegna, che vede a pochi chilometri dalla sua baita le splendide spiagge del Sinis o il Montiferru, con la Madonnina degli alpini a quota 1000. Basta chiamarlo
allo 0785 39743 o al 340 5425675.
14 - Nello zaino
Cappellano militare in Russia, medaglia d’argento, cadde
in prima linea mentre assisteva i suoi alpini a Warwarowka
La sede Ana di Chiuppano intitolata a don Segalla
Con una splendida cerimonia il 10 marzo gli alpini di
Chiuppano e dei gruppi limitrofi, con il patrocinio comunale e l’esperta regia del capogruppo Franco Genitali,
hanno reso omaggio a don Antonio Segalla, cappellano
del Morbegno, medaglia d’argento al valor militare, caduto in Russia, intitolando la sede sociale al suo nome.
Fu colpito a morte il 23 gennaio 1943 nella battaglia
di Warwarowka, uno dei numerosi scontri che precedettero Nikolajewka, dove la Tridentina fu protagonista
assoluta. All’eroica divisione apparteneva anche don
Antonio Segalla, “prete con le stellette” inquadrato nel
Morbegno, un battaglione le cui gesta sono commemorate ogni anno nell’omonimo paese della Valtellina, proprio nel ricordo del combattimento di Warwarowka. La
battaglia divampò improvvisa nel cuore della notte, a
seguito di un massiccio attacco di mezzi corazzati russi.
Nell’impari scontro il Morbegno uscì pressoché distrutto e don Antonio, cappellano amato e stimato dai tutti
i soldati, seguì la sorte dei suoi alpini in prima linea,
mentre confessava, confortava, curava.
Era nato a Chiuppano da Giuseppe Segalla e da Lucia
Dal Pra il 14 agosto 1907; ancor giovane rispose alla
chiamata al sacerdozio e, una volta consacrato, fu in
servizio come cooperatore in varie comunità della diocesi padovana. Allo scoppio del conflitto la continua
partenza dei suoi ragazzi per il fronte lo inquietò al punto da voler condividere il loro destino e gli fece maturare il proposito di star loro vicino, per alleviare le sofferenze morali di quei giovani e farli sentire meno lontani
da casa e dagli affetti familiari. Il 4 febbraio 1941 indossò la divisa, con il grado di tenente; partì per la Russia
l’11 dicembre 1941. Un documento della curia padovana, conferma a questo proposito che l’assegnazione alle
truppe alpine fu una ulteriore, precisa richiesta di don
Antonio, con l’intento di riunirsi ai ragazzi delle parrocchie in cui aveva operato.
Oltre alla motivazione della medaglia d’argento, sono ben cinque le testimonianze che raccontano in dettaglio la scena della morte di don Antonio Segalla.
La prima, di una immediatezza impressionante, è
quella scritta nel libro di memorie “Calvario bianco” del
cappellano militare friulano don Carlo Caneva, poi parroco e fondatore del tempio di Cargnacco, dedicato ai
Caduti e Dispersi di Russia, testimone oculare, che assistette di persona al tragico epilogo; la descrizione colpisce per una crudezza, necessaria a rendere l’immagine
quasi filmica di una morte, affrontata, mettendo in se-
condo piano il rischio, per privilegiare ad ogni costo il servizio.
Scrive don Carlo: “Verso le
21 la colonna arrestò bruscamente il passo…nell’oscurità da
una posizione invisibile uno o
più carri russi sparavano su di
noi e il ritmo dei colpi aumentava… venne in testa l’82^ compagnia cannoni e piazzò i suoi
pezzi per cercare di ridurre al
silenzio chi ci aveva così micidialmente presi di mira. Mi
chiamavano dovunque per assistere feriti e morenti... sopra una
slitta stava confessando don
Antonio Segalla, cappellano del
Morbegno. Si era poi seduto e
stava parlando col capitano
Panzeri, comandante l’82^ cannoni, ferito. Tutt’a un tratto il
capitano udì uno schianto e si Don Antonio Segalla
trovò fra le mani la testa del
cappellano troncata a secco da un proiettile che aveva
trapassata l’ambulanza da parte a parte.”
La seconda attestazione è scritta da mons. Arrigo
Pintonello, reduce di Russia e più tardi Ordinario militare d’Italia, quasi in tempo reale, l’8 marzo del 1943,
preoccupato che non si perdesse l’esemplarità di un simile atto di valore. Disponiamo poi di una terza testimonianza: la lettera dell’alpino Ermete Speziali di Silandro in forza al Morbegno, che conferma i fatti e che,
trovandosi la sera del 22 in testa al battaglione, ebbe
modo di scambiare una battuta con don Antonio, che gli
aveva chiesto “Come va Speziali?” a cui aveva risposto
“Fin che siamo in piedi va sempre bene”..
La quarta riguarda la ricostruzione, fatta nel 1946,
dal capitano Mario Panzeri in una lettera alla mamma
Lucia; Panzeri era stato il più vicino testimone diretto
della sua morte e anche un miracolato, poiché nel momento del colpo fatale, giaceva nella stessa slitta-ambulanza.
Al ritorno in patria, ne traccia un quadro luminoso,
che merita di essere riletto: “Don Antonio cadde eroicamente, come eroicamente aveva vissuto, colpito alla
testa da piombo nemico… nella piana di W.W. nell’assolvimento del suo dovere di soldato di Cristo, mentre
Nello zaino nell’imperversare di un furioso combattimento e con esemplare disprezzo
del pericolo, portava la parola di Dio
e conforto ai feriti sopra una slitta ambulanza”.
La quinta testimonianza è quella
del maggiore Fabbrocini, che lo incrocia dopo lo scontro immediatamente
precedente quello di Warwarowka,
quando don Antonio lo avvicina per
indicargli il luogo dove era caduto il
maggiore Romualdo Sarti, comandante del Morbegno.
Il fatto che tante persone autorevoli si siano premurate di testimoniare
per don Antonio e la sua stessa corrispondenza alla famiglia ci danno il
segno di quanto questo nostro cappellano fosse apprezzato dai suoi alpini.
Ancora due brevi riflessioni per
tracciare a tutto tondo la sua personalità: dalla corrispondenza si rileva innanzitutto il rapporto affettivo veramente speciale con la mamma e
con la famiglia, teso sempre a sdrammatizzare, anche
con qualche tratto di energica e virile ironia, le durissime condizioni della guerra. In secondo luogo si osserva lo stretto legame con i giovani chiuppanesi al
fronte in particolare quelli del Btg Vicenza, tutti soldati valorosi di cui il paese deve andare orgoglioso e
che non possono essere dimenticati.
Una ventina i partenti da Chiuppano, la metà di
loro non rivide più la terra natìa; tre medaglie al valore: di bronzo a Pietro Dal Prà, d’argento per don Antonio e Francesco Vallortigara.
Il 21 dicembre 1942 don Antonio scrive dal rifugio
costruito dagli alpini del Vicenza, al quale il Morbegno
aveva dato il cambio. “Ho visto alcuni paesani: Segalla Antonio Pessata, Segalla Severino di Mondo,
Dal Pra Pietro di Nicola e Dal Santo Antonio di Beppetto”. Si rammarica di non aver potuto incontrare gli
altri “De Rossi Valerino Cabiaro, Francesco Vallortigara, Gioppo Pietro di Raffaele e tutti gli altri artiglieri del gruppo Udine tra cui Ceschi Rezzara e Bortolo Segalla”.
E proprio l’artigliere alpino Francesco Rezzara offre un riscontro puntuale di questa visita nel suo libro
di memorie: Ruski karasciò:
“Un giorno venne a trovarci don Antonio Segalla,
cappellano della Tridentina, desideroso di incontrarsi con i chiuppanesi della Julia al fronte. Mi fu riferito da Bortolo Segalla che non poté raggiungere tutti
gli artiglieri fino alla mia postazione, perché era sopraggiunta la sera. Venne così a mancare per me un
incontro atteso”.
15
Don Antonio celebra la messa al campo sul
Fronte russo per gli alpini del Morbegno
Oggi l’intitolazione della sede Ana di Chiuppano a
don Antonio Segalla, al quale fu dedicata anche una via
del paese, a buon diritto recupera, valorizza e rende giustizia a questa nobile figura di uomo, di prete e di soldato, come alfiere di valori, purtroppo spesso smarriti nella società attuale.
Enzo Segalla
Aiuti dei terremotati
per gli alluvionati
I terremotati dell’Abruzzo hanno mandato
un’offerta per gli alluvionati di Caldogno. Un atto
di solidarietà commovente e molto significativo,
se si pensa alle innumerevoli difficoltà e alle grosse spese che incontrano gli abruzzesi per la ricostruzione. Nasce dall’amicizia nata fra Carlo, alpino volontario della Protezione civile di Vicenza,
e una famiglia di San Demetrio, paese abruzzese
dove gli alpini veneti allestirono un campo per i
terremotati: quando avevano saputo dell’alluvione
a Vicenza, gli abitanti del paese avevano fatto una
colletta, per testimoniare vicinanza e fratellanza.
La somma è stata portata alla squadra di Pc di
Caldogno, che ha interpellato l’assistente sociale
del Comune per individuare i destinatari dell’offerta: gli assegni sono stati così consegnati a tre
famiglie bisognose. Si sono inoltre aggiunti quattro
buoni destinati all’acquisto di beni durevoli.
16 - Nello zaino
Monumento agli Alpini, sigillo all’unificazione
San Germano e Villa del Ferro hanno costituito il Gruppo Domenico Foletto, nell’80° della costituzione
Festeggiare gli 80 anni di
da, giunta appositamente da
attività ha rappresentato per
Mantova con i famigliari, orgli alpini di San Germano dei
gogliosa di onorare la memoBerici e Villa del Ferro un
ria del padre.
motivo di legittimo orgoglio
Al termine della messa
e di grande significato: la dicelebrata dal parroco don Lomostrazione che nel loro inrenzo e animata dai Cori Partimo sono presenti e più che
rocchiali, il corteo si è trasfemai vivi i valori e le tradiziorito davanti al municipio per
ni trasmessi dai loro veci e
lo scoprimento del Monul’impegno profuso in tanti
mento all’Alpino sul quale è
anni di attività al servizio
infisso il simbolo dell’Ana
della comunità. La costituoltre ad una targa …lo “spizione ufficiale del Gruppo
rito alpino” è un dono del
Ana di San Germano dei Bepassato che vive nel presente.
rici è avvenuta nell’aprile del Il presidente Cherobin scopre il monumento agli alpini
L’inaugurazione di questo
1933, con Domenico Foletto
monumento è l’occasione per
capogruppo. Dopo qualche anno, il 28 ottobre 1937, Foricordare ed onorare tutti gli alpini caduti sia in operaletto con la sua famiglia si vede costretto a fare “San
zioni belliche, sia in missioni di cooperazione e di pace.
Martin” per stabilirsi a Porto Mantovano come mezzaIl capogruppo Luca Pasqualotto ha ricordato i momendro. Ma i semi getttati fra gli alpini in quei quattro
ti più significativi della vita del Gruppo; il sindaco Alanni non andarono persi.
berto Zanella ha espresso parole di elogio per gli alpini
I festeggiamenti per l’anniversario sono iniziati il 24
per la loro disponibilità e collaborazione. Il presidente
aprile con la consegna del Tricolore agli alunni della
Luciano Cherobin ha portato il saluto della Sezione di
scuola primaria. Alcuni mesi prima gli alpini erano “torVicenza ed ha ricordato i valori e gli ideali di cui sono
nati a scuola” con il prof. Renzo Pilotto per spiegare agli
portatori gli Alpini.
alunni chi erano gli Alpini in tempo di guerra ma, soUna giornata esaltante, che ha gratificato e ricomprattutto, chi sono in tempo di pace. Al mattino del 25
pensato delle difficoltà superate per la migliore riuscita
aprile è stata inaugurata la mostra dei disegni realizzadi questo importante traguardo raggiunto: l’augurio è
ti dai ragazzi sul tema “Gli Alpini nella comunità”. Alche l’unione dei gruppi di S. Germano e Villa del Ferro
la sera proiezione del film “I recuperanti” tratto da un
continui per molti anni con lo stesso spirito e nel rispetlibro di Mario Rigoni Stern. Il giorno dopo presentazioto degli ideali che hanno lasciato i “veci”.
ne del libro sulla Storia dei gruppi di San Germano e
Il pranzo alpino nello stand allestito nel cortile parVilla del Ferro “1933 – 2013” da parte dell’autore, Giurocchiale è stato un momento importante di coesione e
seppe Baruffato, nella corte Cantarella a Campolongo.
di allegria.
Alla serata erano presenti i nipoti del fondatore del
Riportiamo le parole di ringraziamento rivolte da
Gruppo, Stefano e Carla Foletto residenti a Mantova.
Miranda Foletto. Un grazie agli ideatori di questa granSabato serata corale nella Chiesa di Villa del Ferro con
de festa, che hanno voluto donare un pensiero a mio
la partecipazione dei cori Umberto Masotto di Noventa,
padre. Nella mia mente, spesso rivivo i giorni in cui
Amici miei di Montegalda e il Val Liona.
fiero, ricordava di aver militato nel prestigioso Corpo
Il momento più significativo della manifestazione è
degli alpini. Non voleva mai mancare ad ogni appuntastato il giorno del raduno. Domenica 28 i Gruppi Ana
mento o manifestazione che venivano organizzati. Il suo
si sono presentati già di primo mattino in un’atmosfera
orgoglio era quello di poter appuntarsi le sue numerose
di grande amicizia e cordialità. Il tempo è stato galane beneamate medaglie al valore, ricevute per aver dotuomo, regalandoci anche un raggio di sole dopo giornato alla cara terra italiana il suo intrepido coraggio,
nate incerte. Alle 10 ha avuto inizio la sfilata, con il
onorando il Corpo degli Alpini. Vi ringrazio per questa
Gonfalone di San Germano dei Berici e la Banda G.
iniziativa e per il libro che avete realizzato. Auguro a
Rossini di Sovizzo che ha allietato l’evento. Il corteo si
tutti voi di continuare a sostenere queste manifestazioè fermato nel piazzale , dove è posto il monumento, per
ni, con la gioiosa fratellanza che vi ha sempre contradl’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Sul sagrato della chiedistinti, nel nome a e ricordo dei grandi eventi storici
sa è stato inaugurato e benedetto il nuovo gagliardetto
che fecero l’Italia.
intitolato a Domenico Foletto. Madrina la figlia MiranMirco Bisognin
Nello zaino -
17
Fanfara Storica: Gigi Girardi appende al chiodo il trombone
È stato un onore... e un piacere
Per una serie di fortuiti e incomprensibili meccanismi, venni eletto consigliere della sezione A.n.a. di Vicenza. “Non preoccuparti - mi dicevano tra il
bonario e il sibillino - è un impegno che teoricamente non ti occuperà più di
una serata al mese”. Il “teoricamente” lo capii più tardi quando l’emerito
presidente Giuseppe G. che conoscevo appena, un giorno mi disse “Ho un
bell’incarico proprio su misura per te: ti affido la costituzione della fanfara
della sezione Ana di Vicenza. Che te ne pare?”.
Eravamo a Carmignano per l’adunata sezionale a cui per l’occasione partecipavo con la rinata Fanfara Congedati della Brigata Cadore di cui ero componente in armi nei preistorici anni ‘62 e ‘63. Ebbi attimi di stupore e perplessità e per non generare facili entusiasmi, mi espressi in maniera onesta:
“Presidente, non è che sia difficile; è solo impossibile”. I fatti che sono se- Gigi Girardi durante l’esibizione della
Fanfara storica in Galleria a Milano
guiti mi hanno brutalmente smentito. Non mi rendo esattamente conto di
come sia potuto accadere ma fatto è che mi sono trovato a portare per cinque anni sulle più belle piazze e in prestigiosi
teatri, la più bella fanfara alpina che si sia mai vista in giro: La Fanfara storica della Sezione Ana di Vicenza!
Di questa grande soddisfazione devo sincera gratitudine a tutti i musicanti: percussionisti e fiati, che in questo tempo mi
hanno seguito: a volte godendo e spesso bestemmiando. Devo ringraziare Bepi Galvanin che ha (inconsciamente) creduto
in me e tutto il pubblico alpino e non alpino che ci ha sempre sostenuto e applaudito, rendendoci orgogliosi della nostra
appartenenza. Sono stati cinque anni meravigliosi e prima che il fiore appassisca, ho chiesto ad altri di mantenerlo fresco
e brillante come lo è stato finora. Al mio successore auguro tanti successi e ai musicanti raccomando di assicurargli la
stessa collaborazione su cui io ho sempre potuto contare.
Un arrivederci e un alpinsaluto a tutti.
Gigi (Luigi per l’anagrafe) Girardi
18 - Uno di noi
Furio, la furia
L’artigliere De Bovolini ha fondato il Gruppo di Montegalda e lo ha diretto per 55 anni. Gestore di cinema,
ha promosso le più svariate iniziative per il tempo libero e lo svago degli alpini e dei compaesani
Cinecittà o se preferite la mitica
Famiglia di cinematografari i De
Hollywood sono potute sbarcare
Bovolini, dicevamo: inizia il padre
con i loro film al Cinema Italia, in
a Dueville, ove uno dei figli rimase
via Divisione Julia a Montegalda
a gestire il Cinema Busnelli. A
per opera della famiglia De BovoMontegalda il cinema Lux funziolini, ove nel lontano 1927 ha emesnava il sabato, domenica e lunedì
so i primi vagiti l’artigliere alpino
con una programmazione; il gioveFurio: giunto al 12° Car di Montorio
dì e venerdì con un’altra per un pubVeronese l’1 giugno del ‘48 e quinblico più adulto (sic)!
di destinato al 2° Reggimento ArtiIl Dopolavoro, era centro di vita
glieria da montagna, Gruppo Bersociale e godereccia: gran partite di
gamo alla “Caserma Mignone” a
tresette, briscola e foraccio e a CarBolzano, ricostituito nell’aprile di
nevale, crostoli, fritole e balli con
Furio De Bovolini nella tessera del Cai
quell’anno, proprio con la sua clas- e, sotto, in un classico degli artiglieri alpini: l’orchestra “La cingallegra” del Mase e il 3° scaglione del ‘26. Nel ‘48, il presentat-arm con la canna dell’obice.
estro Piazzo.
ancora in armi, parte da casa in bicicletta per partecipaFurio era il gran regista di tutto; apre anche due cire alla sua prima adunata nazionale a Bassano: da allora
nema estivi: a Cervarese Santa Croce e a Grumolo delle
a oggi, non ne ha perso una.
Abbadesse e nel ‘77 trova anche il tempo per iscriversi
Con 23 paesani alpini, nel 1953 fonda il Gruppo ale frequentare le escursioni del Cai di cui è tutt’ora socio.
pini di Montegalda e a primavera del 1996 inaugurano
Nel 2004 è tra i padri fondatori del coro “Amici miei”
la nuova sede: il nostro “gnaro” come lui ama definirlo.
intitolato all’amico alpino “andato avanti”, Toni Decimo,
Porta degnamente lo scettro di capogruppo per ben 55
“per noi tutti è cosa certa, dal suo cielo immacolato,
anni: una vita!
dirà a noi la strada è aperta, “Amici miei”, mio coro
amato”. Non si fosse ancora capito, si impegna pure in
Ottantasei primavere sono alle porte e Furio consercomposizioni poetiche e ogni anno organizza quelli che
va la vitalità che lo ha sempre distinto
sono diventati irrinunciabili appuntain tutto quello in cui si è imbarcato.
menti: la festa del Gruppo, la gita sociaTempo ormai remoto quando, innamole e la brasolada in montagna.
rato come un bisso di una acerba sediDiscorrendo, gli affiorano alla mecenne dal dolce nome di Agnese, si tromoria lontani ricordi di quando quindivò a giurarle eterno amore davanti a
cenne doveva ogni tanto correre a ripaDio, parenti e paesani. Per lei sopportò
rarsi in qualche rifugio quando l’allarme
anche otto giorni di cpr per una fuga
avvisava l’arrivo dei bombardieri e di
d’amore al paese per poterla stringere
quella sera che lo bloccarono a Dueville
per qualche (luuungo) momento tra le
perché c’era il coprifuoco; stavano sucsue forti braccia di artigliere, “venne un
cedendo fatti gravi: era la sera dell’otto
giorno a prima sera, tra il portal di caSettembre del ‘43.
sa Lotto - può lei dirlo ch’è sincera, il
Il 14 Aprile del ‘96, all’inaugurazioprimo bacio galeotto” . Sono rime di
ne della nuova sede, concludeva il suo
una appassionata ode che Furio le ha
discorso dicendo: “Grazie, grazie a tutti
dedicato dopo oltre cinquant’anni di vivoi che ci onorate con la vostra presenza
ta condivisa nella coproduzione di quatarrivando anche da lontano. Tornate a
tro figli, un seguito di sette nipoti e la
Montegalda quando volete; sarete semgestione del Cinema Italia con adiacenpre i benvenuti”.
te il Dopolavoro.
Questo è l’artigliere Furio De Bovolini, classe 1927: una furia!
19
La grande amicizia fra sciacquino e campione
Quella che segue è una storia che di fantasia ha solo i nomi, Bepi e Checo. Tutto il resto è pura verità.
Molti anni fa al nostro Bepi, aitante giovane ventenne delle nostre parti, in possesso di patentino conseguito
dopo aver frequentato alcuni impegnativi corsi all’Itis
“Rossi” di Vcenza, che lo abilitava alla conduzione di
caldaie a vapore, grande appassionato della montagna e
iscritto da anni al Cai, viene recapitata la cartolina rosa
di chiamata per il servizio militare. La destinazione è
Mondovì una delle sedi dei Car per molti degli alpini
destinati poi a riempire le caserme del Cadore. Alla fine
dei canonici tre mesi di addestramento, Bepi non prende
però la tradotta per Belluno, riceve invece, probabilmente a causa della specializzazione già in suo possesso, un
biglietto per Roma meta, la Scuola genio pionieri alla
Cecchignola. Vi rimane quattro mesi per imparare cose
di cui lui già era esperto, mesi lentissimi se il nostro intraprendente Bepi, nelle libere uscite, non ne approfittasse per visitare e conoscere a fondo la Città Eterna e,
visto che lezioni e visite ai monumenti gli lasciavano
ancora tempo, per non annoiarsi e con il consenso benedicente dei marescialli che li sovraintendono, si da parecchio da fare per rendere il magazzino viveri prima e
l’armeria in seguito , ordinati e splendenti come salotti.
Finalmente approda anche lui a Belluno ma non per
essere assegnato ad uno dei tre Battaglioni del 7°, bensì,
con grande suo disappunto, al “RRR” della Brigata Cadore (nappina blu) e successivamente, aggregato alla
Sezione Sussistenza Cadore, con alloggio alla caserma
“Piave”. Uno che non fosse stato il nostro Bepi si sarebbe sentito felice e grato della destinazione di tutto comodo avuta, ma per Bepi che già pregustava la frequenza
ai corsi roccia e sci previsti per gli alpini dei reparti operativi era il classico amaro calice da sorseggiare giorno
dopo giorno.
Alla “Piave” Bepi incontra Checo, suo coetaneo di
naia, un alpino emiliano già in organico, come assaltatore, ad una Compagnia del Btg. “Pieve di Cadore”. Checo
al contrario di Bepi è un ragazzo tranquillo, umile, senza troppe velleità e al quale la vita in una compagnia
operativa risultava insopportabile.
Alzate ad ore impossibili, marce, assalti, spari, lanci
di bombe a mano non facevano per lui così, quando un
capitano fa richiesta di un attendente per la famiglia giù
a Belluno, lui non ci pensa due volte e accetta. Bepi e
Checo che dormono in due brandine di fronte, ogni sera
si confidano sulla loro vita di naioni.
Checo racconta a Bepi del suo arrivo quotidiano alle
8 nella casa del Capitano dove la moglie è di norma
ancora a letto, primo compito, accompagnare il bambino
più grandicello a scuola;, al ritorno deve accudire il più
piccolino, pulirlo dalle cacche notturne, fargli il bagnetto e rivestirlo; poideve spazzolare e lucidare le scarpe dei
vari componenti la famiglia, passare la casa con scopa e
straccio ed infine andare a fare la spesa per la “capitana”.
Bepi invece racconta a Checo dei suoi reiterati tentativi, attraverso continue richieste scritte al suo Comandante, di poter partecipare ai vari corsi roccia e sci che
gli alpini del Settimo. frequentano sulle pareti del Sella
e sulle piste di Arabba, ricevendo in risposta sempre e
comunque un “niet”.
Dopo però, la devastante alluvione che colpisce quasi tutto il Veneto nei primi giorni di Novembre del 1966
e che terrà impegnati a lungo e duramente tutti i Reparti alpini per il soccorso alle popolazioni colpite da
tanto disastro e per il ripristino della viabilità, nei Reparti minori della Cadore inizia la ricerca di elementi
capaci di sciare e a sparare, per poter formare la squadra destinata a partecipare alle esercitazioni sciistiche
conclusive (ora Casta), nel febbraio 1967. Per il nostro
Bepi, nonostante mancassero solamente cinque mesi al
congedo, era l’occasione tanto attesa. Il suo è un proporsi immediato.
Dopo averlo “testato” con varie prove di sci e tiro,
Bepi viene accettato e inserito nella pattuglia. Seguono
mesi di allenamenti estenuanti ma che appagano appieno la voglia di fare e l’argento vivo che circola nel sangue
del nostro. Alla fine la squadra risulta talmente brava e
preparata che, nella competizione tenuta sulle nevi del
Nevegal, conquista la vittoria nella gara di categoria.
Per gli ultimi 20 giorni di naia Bepi fa ritorno al reparto di appartenenza, alla caserma “Piave” e qui ritrova l’amico, lo “sciacquino” Checo che è avido di sapere
quanto combinato, in quei quattro mesi di lontananza,
dall’amico Bepi. In una delle ultimissime sere di naia,
mentre seduti sulle rispettive brande sono intenti a prepararsi il cappello da congedanti, Bepi, con voce un po’
rotta, rivolgendosi a Checo gli fa un’accorata esortazione
“quando ritornerai a casa, ti raccomando, non andar a
raccontare che hai fatto lo sciacquino nella famiglia di
un Capitano perché con quel “7” del “Cadore” sul cappello e con quella “bala rossa”, simboli che identificano
un reparto ricco di storia gloriosa, potrai fare un figurone con i tuoi familiari e con gli amici”.
A questo punto il buon Checo si rivolge all’amico e
“Bepi tu hai calpestato neve tutto l’Inverno, con sci e
zaino affardellato hai sputato sangue su e giù per le piste
di mezzo Cadore, tu ti meriti questa nappina rossa a me
va bene anche quella tua blu”; e così dicendo sfila la
nappina rossa dal suo cappello e la passa all’ incredulo
amico Bepi.
Bepi il “7” sul cappello non se l’è mai messo pur essendo stato organico, per sei mesi, al 7° Rgt. Alpini ma
la “bala rossa”, quella si, la ostenta, da allora, orgogliosamente sul proprio cappello.
g. a.
22 -- Lettere
22
Rubrica
Grazie alpini da Piacenza per quello che ci avete dato
Elena Bersani, una giovane piacentina, ha passato gli ultimi tre giorni dell’Adunata nazionale assieme agli alpini nelle strade della città. Lunedì mattina ha scritto questa lettera, indirizzata alle Sezioni Ana del Triveneto, che
pubblichiamo. Una lettera che ci riempie di orgoglio.
Stamattina la città si è alzata più sola: tutto era pià triste e purtroppo è tornato ad essere tutto slnezioso e melanconico. Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e genuine come voi,, abbracciando i vostri valori e il vostro
profondo senso dell’onore. Grazie a voi abbiamo imparato che, standovi assieme, s’impara la vita e si diventa più
uomini (come diceva uno striscione durante la sfilata), ci si arricchisce moralmente e umanamente. Mi sento in dovere di ringraziarvi di cuore con sincero affetto perché ho capito che, nonostante varo “incidenti di percorso”, l’Italia
è fatta di gente perbene; se questa fosse consegnata nelle vostre mani e gestita dalla vostra testa, saremmo di sicuro
una terra molto meno martoriata. Avete lasciato una città più bella è più pulita in tutti i sensi, ma mi spiace solo che
non siate più in mezzo a noi. Solo qualche alpino, ancora stamattina, stava agli angoli delle nostre strade, prontamente fermato dai passanti per qualche chiacchierata e qualche foto, ma niente più.
Tornate qua nella nostra città, spero che vi siate sentiti accolti dalla nostra “emilianità” e che vi siate sentiti,
anche se per poco, a casa vostra. Tornate con i vostri cappelli e vedrete che non potrete fare un passo senza essere
fermati dall’entusiasmo ed interesse dei piacentini che avete fatto crescere come popolo italiano e comunità locale.
Siete brava gente, con il cuore in mano e la fierezza negli occhi nel vero senso della parola, e vi meritate tutto
l’affetto che io e gli altri abbiamo provato e continueremo a nutrire nei vostri riguardi. La dignità italiana cresce
grazie a voi che fate i fatti e non le parole. Un abbraccio e grazie ancora per averci insegnato che tutti possiamo
essere come voi, basta volerlo e sentirlo nel profondo.
Un ammirato abbraccio e un bacio affettuoso.
Elena Bersani
PS Scrivere a tutte le sezioni sarebbe un “lavoro da alpino”, per cui scrivo a voi: testimoniate per cortesia ciò che
avete letto in questa lettera, lo devono sapere tutti gli alpini del mondo.
Il mondo cambia, ma non lo spirito alpino
Caro direttore,
ho apprezzato il tuo editoriale sull’ultimo Alpin fa
grado e ne condivido i contenutI . Anche gli alpini che
sono sempre stati fuori dalla politica partitica sia pure
“ndirettamente” questa volta sono stati chiamati a votare al ballottaggio per i due candidati Cherobin e Spiller. Penso che la riflessione nasca spontanea in molti di
noi perchè si tratta di una svolta storica. Il mondo cambia,
è continuamente in divenire e i passaggi sono così repentini che a volte facciamo fatica anche a recepirli. Chi
avrebbe mai immaginato per esempio di vedere due Papi
a Castelgandolfo pregare insieme l’uno vicino all’altro? E’ la storia dell’umanità che muta di pelle, che ci prospetta un futuro diverso fatto di tante incognite ma anche di occasioni nuove, inedite che fino ad oggi non abbiamo mai conosciuto: una sfida a cui è chiamata la nostra
Società legata sempre di più alla parte migliore di noi
stessi con gli alpini che con coraggio ed abnegazione sapranno ancora una volta dare il loro contributo.
Del resto i valori per i quali molti hanno dato la propria
vita non vengono mai meno. La nuove generazioni “indottrinate” dai mass media in una spirale perversa di ottenere tutto e subito senza spirito di sacrificio hanno bisogno come il pane che mangiamo di esempi concreti che gli
alpini sanno dare senza nulla chiedere in cambio.
Ecco proprio in quest’ottica pur sapendo che tutto
cambia, che il mondo non sarà più lo stesso, che la metamorfosi della stessa vita presenta delle incognite per un
futuro prossimo, la storia degli alpini si “rinnova” mettendosi come sempre al servizio del prossimo, pronti a
cogliere le migliori opportunità sempre presenti comunque a diffondere quei valori (quelli sì) che hanno fatto
grande la nostra Patria e che rimangono inalterati ed
inossidabili per sempre.
Ferruccio Righele
Un’osservazione alla precisazione
Al capogruppo di Pojana Maggiore, a riguardo dell’impellente suo bisogno di precisazione, apparso su Alpin fa
Grado n° 1 di Marzo 2013, rispondo che era ben lungi da
me l’intenzione di affibbiargli un socio a sua insaputa
(.....chè di questi tempi......). Non è mai stata mia intenzione tentare di inquinare qualche gruppo. Anzi mi scuso se è parso che questa fosse la mia intenzione. La località “ Pojana Maggiore “ era intesa come residenza, e non
come appartenenza. Ma di certo ti è sfuggito, o forse non
eri ancora Capogruppo!?, quando nel 2008 era apparsa
un’altra identica inserzione ( cambiava però il nome della neonata ). Ma d’altronde si sa anche che il futuro
dell’Ana non è soltanto al maschile.
Cari saluti Pietro Cristofari
(....cum granum salis )
Dai
gruppi-- 23
23
Rubrica
Barbarano
Addio a Narciso Nicoli
reduce di Russia
Narciso Nicoli è andato avanti, alla bella età di 93 anni.
Alpino del battaglione Vicenza partecipò a tutte le
campagne della Julia: Albania, Grecia (dove fu ferito da
una scheggia di mortaio) e
infine Russia. I suoi ricordi
di guerra sono stati raccolti
in uno scritto dagli alpini di
Barbarano: grazie al suo incarico di magazziniere evitò
la prima linea, ma poi la traNarciso Nicoli in Russia
gedia della ritirata la visse
davanti a un’isba
come tutti gli altri alpini. Una
tragedia intercalata da episodi curiosi come quando, da
bravo magazziniere, “prelevò” due muli per sfamare i
suoi commilitoni. Durante la notte in un pagliaio si legò
le briglie alle gambe perché non scappassero e piombò in
un sonno profondo: quando si svegliò la mattina dopo si
accorse che qualcuno glieli aveva “prelevati”; “per fortuna mi lasciarono gli ottimi stivali russi che calzavo e che
mi salvarono dal congelamento”.
A Barbarano Narciso Nicoli fu una colonna del Gruppo
Ana e i suoi alpini gli hanno dedicato questo commovente e significativo saluto.
Caro Narciso, gli alpini del tuo gruppo sono qui per porgerti il loro riconoscente commiato e ti assicurano la
continuità del gruppo, forgiato dal tuo grande spirito di
alpinità. Sei tornato a baita dall’Albania e Grecia, dove
sei stato anche ferito; sei tornato a baita dalla Russia,
superstite di quella tragica quanto dolorosa ritirata; sei
stato uno dei promotori nella realizzazione della nostra
Baita, sede del Gruppo Alpini, concesso anche ai donatori di sangue, al Gruppo anziani ed ai gruppi parrocchiali. Ora siamo noi a scortarti verso quella Baita nelle montagne del Paradiso, meta di tutti gli alpini andati avanti!
Ciao Narciso, non sarai mai dimenticato.
Barbarano
Protezione civile
Incontri nelle scuole
La squadra di protezione civile Ana di Barbarano ha tenuto, in accordo con la dirigente dell’Istituto comprensivo, tre lezioni nelle scuole primarie di Barbarano, Ponte
di Barbarano e Belvedere di Villaga. Negli incontri sono
stati illustrati, anche con dei video, i compiti e la natura
degli interventi delle varie squadre specialistiche della
Sezione e gli alunni si sono dimostrati molto interessati
con domande per conoscere gli alpini ed in particolare il
loro cappello. Hanno saputo rispondere con conoscenza
sul comportamento da tenere in classe in caso di terremoto e hanno dimostrato di avere ben recepito le istruzioni
impartite dalle loro insegnanti. La squadra si è resa disponibile per interventi su altri plessi dell’istituto, sia per gli
alunni delle primarie che per le secondarie.
Nella sede del Gruppo alpini di Barbarano si è anche
svolto un corso organizzato dalla Provincia e dalla Regione Veneto riservato a 35 nuovi volontari dei vari
gruppi di protezione civile della zona. Il gruppo di
Barbarano, nei vari giorni del corso, si è assunto l’incarico di predisporre pranzi e buffet, particolarmente
apprezzati dagli intervenuti.
Lezione di protezione civile per gli studenti
Chiampo
Giobatta Danda
ha raccontato la Russia
Il 23 marzo nell’Auditorium di Chiampo il
Gruppo alpini, con il
patrocinio dell’Amministrazione comunale
ha organizzato una serata dedicata all’ alpino Giobatta Danda,
ufficiale combattente in
Russia (nel battaglione
Vestone di Mario Rigoni Stern) e decorato di
medaglia d’argento e di
bronzo. Durante la serata l’ing. Danda ha
raccontato la sua tragica esperienza in terra di Russia e
l’angoscia provata in quei tristi giorni; un racconto vi-
24 - Rubrica
Dai gruppi
vido, che ha fatto rivivere ai presenti quell’immane tragedia.
Alla serata erano presenti il sindaco di Chiampo Antonio
Boschetto, il vicepresidente della Sezione di Vicenza Paolo Marchetti, i capigruppo della Valchiampo, le associazioni d’arma e una delegazione dell’Unuci di Vicenza.
Crespadoro
Targa ricordo
al capogruppo
In occasione del
pranzo annuale
del Gruppo
Ana, gli alpini
di Crespadoro
hanno consegnato una targa
a ricordo dei 15
anni da capogruppo svolti
dall’ alpino Vittorino Tibaldo. Un segno di ringraziamento per la disponibilità dimostrata e il lavoro svolto a favore del gruppo
Fimon
Joanin, ricordo
dell’ultimo alpino
“La storia, quella vera, fatta e vissuta da uomini semplici,
non solo da generali e comandanti, ma da giovani che
sono partiti per il fronte e non sono più tornati”. La lapide sul monumento ai Caduti ne porta testimonianza, come
quelli che hanno avuto la fortuna di tornare. E’ il caso di
Giovanni Loro, classe 1922, partito per il Fronte greco e
inquadrato nella Divisione Acqui come guarda coste. Visse la strage di Cefalonia, dove vide migliaia di commilitoni trucidati dai tedeschi. Lui rimase vivo e si salvò
poco dopo sulla nave che lo portava a Patrassò, affondata da una mina, raggiungendo la riva a nuoto. Ma le peripezie non erano finite: ripreso dai tedeschi fu internato
in Germania, accettò l’arruolamento nella Monte Rosa e
fu mandato a Cassino a contrastare l’avanzata degli Alleati. Mentre sta per partire gli arriva una licenza, la prima
dopo tre anni, e sarà la fine delle due sofferenze, perché
decise di darsi alla macchia, sino alla fine della guerra.
Nulla di scritto o fotografato Giovanni Loro è riuscito a
porterè con sé, perché tutto è finito infondo al mare. Solo
ricordi della sua mente “Raccontatelo ai giovani – diceva
tra le lacrime - che si ricordino di tutto questo e di tutti
quelli che hanno sofferto per la patria. Viva gli Alpini”.
“Vecio Joanin” ultimo soldato di tante battaglie, “ultimo
alpino” delle nostre valli. Adesso nn ci sei più, ma noi
alpini delle valli di Fimon vogliamo ricordarti con queste
parole per poter portarti per sempre nei nostri cuori.
Grumolo delle Abb.
Alpino Luigi Dalla Caminà
Dalle armi alla carità
Senza tanto clamore, com’era
nel suo stile alpino, è salito a 94
anni nel Paradiso di Cantore
l’alpino Luigi Dalla Caminà,
classe 1918. Arruolato nella
Compagnia Vicenza, pertecipò
alla Campagna d’Albania, durante la quale il gelo gli provocò il congelamento dei piedi.
Una volta guarito ritornò al
fronte, dopo l’armistizio venne
internato in Germania, sino alla fine della guerra. Nel
1967 gli fu conferita la Croce al merito.
Rientrato a baita, ha prestato la sua professione come
infermiere all’ospedale di Pinerolo ed è stato superiore
al Cottolengo di Torino. Dal gennaio 2006 era ricoverato al reparto Consolata del presidio Annunziata di Torino.
Lumignano
Un’alpina presiede
l’assemblea del Gruppo
L’intervento di Sara Benetti
Domenica 20 gennaio si è tenuta l’assemblea ordinaria dei
soci del gruppo alpini Lumignano. La giornata, tormentata da una pioggia insistente, è iniziata con la messa a ricordo di tutti gli alpini andati avanti. Dopo un breve rinfresco organizzato nella sede del gruppo, alpini e simpa-
DaiRubrica
gruppi - 25
tizzanti si sono ritrovati in un locale della zona dove ha
avuto inizio l’assemblea. Presidente è stata eletta l’alpina
e socia Sara Benetti che dal 2009 fino al 2011 era in forza
al 7° alpini a Belluno come caporale fuciliere addetta ai
comandi. Tra gli invitati il gen. mons.Ezio Busato, che in
mattinata aveva celebrato la messa, il sindaco di Longare
Gaetano Fontana, il vice coordinatore nazionale cinofili
A.na Andrea Perazzolo e Bruno Faccin consigliere del
gruppo donatori di sangue. Durante il pranzo il capogruppo Paolo Borello, dopo aver omaggiato il sindaco e don
Ezio con il libro “90 anni tra la nostra gente”, ha letto la
relazione morale dell’anno 2012 e il programma per il
2013, entrambi approvati.Dopo i saluti e i ringraziamenti
delle autorità, la riunione è terminata con un brindisi e con
un augurio di salute e prosperità per tutti i partecipanti.
Monte di Malo
Eretto un monumento
al posto del capitello
Una festa alpina, che ha unito le due vallate dell’Agno e
del Leogra, ha salutato l’inaugurazione del monumento
che ha sostituito il capitello della Madonna del Carmine.
Opera dello scultore Claudio Crestale di Longare, rappresenta la grande testa di un vecchio alpino, ricavato da un
grane blocco di Pietra di VIcenza; a lato è stata ricavata
una nicchia con la Madonna con in braccio il Bambino.
Titolo della scultura, Il pensiero del vecchio alpino.
La festa alpina ha visto la sfilata per le vie del centro accompagnata dalla Banda di Muzzolon. Con il gonfalone
di Monte di Malo c’erano i vessilli sezionali di Vicenza e
Valdagno, i labari dell’Ancr di Monte di Malo e Priabona,
19 gagliardetti di gruppi delle due Sezioni. Condivisa partecipazione dei giovani del paese, che indossavano una
maglietta di “amico degli alpini” e hanno portato uno striscione con la scritta “Il futuro degli alpini è nei giovani”.
Dopo la messa e i discorsi di circostanza, sono stati premiati Anselmo Panizzon, Antonio Dal Pozzolo e Adriano
Dellai, i capigruppo che hanno preceduto l’attuale, Silvio
Graziano Berlato. Alla fine una spaghettata per tutti.
Mossano
L’impegno degli alpini
nel disastro del Vajont
Una marea di pubblico inchiodata per quasi tre ore davanti una susseguirsi di immagini e testimonianze, ha
partecipato alla rievocazione da parte dei testimoni, di
quella che è stata unanimemente definita una biblica
catastrofe. Sciagura che in un momento ha mietuto duemila vite e sconvolto il territorio a valle e a monte della
tristemente nota diga del Vajont, ove sorgevano i paesi
di Longarone, Erto e Casso. Il colonnello Stefano Fregona, vicecomandante del 7° Alpini, ha portato il saluto
di una delle unità allora maggiormente impegnate nell’opera di soccorso.
I protagonisti della serata sul Vajont a Ponte di Mossano
Documentata e precisa la relazione tecnico-storica di
Gianni Oliviér, un superstite del disastro in cui ha perduto l’intero ceppo della sua famiglia (ben 28 componenti). E’ seguito l’emozionante filmato realizzato con
vera competenza da Raimondo Riu, presidente della
Biblioteca civica del Comune di Mossano a cui va un
vivo ringraziamento per aver volentieri collaborato con
il Gruppo alpini nella realizzazione dell’avvenimento..
Travolgente il racconto dell’alpino Adriano Zilio, uno
dei soccorritori che in quello sciagurato Ottobre del 1963,
assieme ai suoi commilitoni ha scavato tra i ghiaioni del
Piave per restituire alla pietà dei superstiti, povere cose
e miseri corpi straziati dalla furia assassina delle acque.
Tanti degli alpini presenti in sala, si trovarono in prima
linea nelle operazioni di soccorso: alpini e artiglieri soprattutto delle classe 1941 della brigata alpina “Cadore”
a fianco dei Vigili del Fuoco e altri reparti di stanza in
Friuli; a tutti il capogruppo Fiorenzo Masiero ha voluto
consegnare un attestato di riconoscimento per l’azione
prestata. A lui va riconosciuto il grande impegno espresso nell’accogliere una nutrita delegazione di longaronesi con in testa il sindaco Roberto Padrin e il vicepresidente della Pro Loco, Andrea De Cesaro e il capogruppo
Ana, Wilmer Bez. Ha saputo inoltre coinvolgere anche
sindaco di Barbarano, Roberto Boaria, quello di Manto,
Ulisse Borotto e ovviamente il padrone di casa, il sindaco di Mossano Giorgio Fracasso che volentieri si è anche
prestato ad affiancare la brava Paola Franceschetto nel
parlato durante la proiezione del film di Raimondo Riu.
Molto interessante pure la mostra fotografica allestita
nella struttura polifunzionale “Don E. Pagani”, proveniente dal museo”Attimi di storia” di Longarone.
26 - Rubrica
Dai gruppi
Il presidente della Sezione Ana di Vicenza, Luciano Cherobin, ha saputo ben concludere l’incontro con parole
piene di solidarietà e speranza, esprimendo il desiderio
di poter riproporre in altre sedi della nostra Sezione i
contenuti di quello che ha definito un fulgido esempio di
solidarietà umana nel più puro spirito alpino.
Gi&Gi
più anziani del Gruppo. Un gesto semplice ma ugualmente intrinseco di “ fratellanza e spirito alpino”, fortemente sentito e voluto anche dalla moglie e dai figli.
Dagli alpini del Gruppo un caloroso abbraccio a Sergio
ed un ringraziamento per l’ accoglienza e l’attaccamento al Corpo degli alpini.
Nella foto lo vediamo assieme alla moglie, con il cappello nuovo.
Poianella
Sede e monumento
Completati i lavori
A dieci anni
dall’ inizio dei
lavori per la costruzione della
nuove sede del
Gruppo alpini
e il monumento
ai Caduti di Poianella, inaugurata con grande
festa alpina nel
giugno 2007, è stato realizzato il piazzale antistante il
monumento, ultimo tassello per il completamento dei
lavori. Dare risalto e onore ai nostri caduti era un
sogno dei nostri “Veci”che ci hanno preceduto, e che
sarebbero e sono orgogliosi di quanto fatto.
L’intervento è stato fatto con la più ampia collaborazione di tutti gli abitanti di Poianella, che in vari modi hanno
contribuito a questa realizzazione: per tre mesi, in ottobre,
marzo e aprile tutti i sabati 20/30 persone si sono impegnate per completare l’opera entro il 25 aprile, data dell’inaugurazione e taglio del nastro, con la presenza del sindaco Giuseppe Bortolan e il parroco don Pietro Miglioranza, le signore dei nostri primi capigruppo; presente
alla cerimonia anche uno dei due reduci del paese, Giuseppe Bigarella, classe 1912: grazie “Bepi”; un saluto
affettuoso anche ad Andrea Milan.
Posina
Un cappello nuovo
all’artigliere Paita
Il 3 marzo gli alpini di Posina hanno regalato un cappello alpino nuovo all’artigliere Sergio Paita che,
oltre ad essere stimato ed amato da tutti, è uno dei
Sandrigo
Marino Lovo
è tornato a baita
Ha raggiunto i suoi commilitoni caduti in Russia Marino Lovo, classe 1921, radio marconista del 4° Genio
Alpini, divisione Tridentina; fra i suoi ricordi la partecipazione, il 17 dicembre 1942, all’ultima messa celebrata dal capellano militare don Gnocchi. Le sue peripezie non finirono con il ritorno a casa, perché dopo l8
settembre 1943 fu internato in Germania dai tedeschi e
tornò solo dopo la fine della guerra. Nel giorno della
Memoria, due anni fa, con altri 17 reduci dai campi
d’internamento, ha ricevuto dal prefetto di Vicenza la
Medaglia d’onore. Lovo era impegnato con il Gruppo
Ana e con i Combattenti e reduci di Ancignano; l’Ancr
gli aveva assegnato la medaglia di fedeltà.
San Rocco di Tretto
Presentato il libro
sulla Spedizione punitiva
Il Gruppo alpini ha organizzato nella chiesa parrocchiale una serata di presentazione del libro “1916 La spedizione punitiva”, illustrato dall’autore, Siro Offelli, con
l’aiuto di Livio Burato, fido braccio destro. Il libro è
principalmente una raccolta di fotografie dell’epoca,
DaiRubrica
gruppi - 27
reperite negli archivi sia locali che austriaci, supportato
da ampie didascalie che le illsutrano, tenendo conto della cronologia degli eventi riprodotti. E’ stato così possibile seguire quanto successo durante la spedizione punitivi del 1916 giorno per giorno, quasi ora per ora.
Molta attenzione fra i prsenti, acnhe se i banchi della
chiesa non erano molto comodi, per un’esposizione che
ha superato le due ore. Però l’evolversi della narrazione
creava continuo momenti d’interesse, tenendo sempre
desta l’attenzine dell’uditorio.
Il vicepresidente sezionale Oriano Dal Molin, ispiratore della serata, ha presentato i vari rappresentati
delle istituzioni, che hanno patrocinato la serata: ben
8 i comuni rappresentati. Il profumo del prossimo
centenario era intenso, fantstico sortilegio, visto che
il fiore deve ancora sbocciare,
g.g.
Torri Lerino
Guerra e burocrazia
Traversie di un alpino
Un’avvicente storia di guerra è stata raccontata in
sede il 18 gennaio, nell’ambito delle attività culturali del gruppo, con la presentazione del libro autobiografico “Se riesso andar casa – Memorie dell’artigliere Rappo Ottorino” pubblicato a cura del Gruppo
alpini di Nanto. Relatore il figlio Livio, che ha esaustivamente inquadrato il momento ed i fatti storici che
hanno causato le peripezie narrate. Il libro, infatti,
racconta la storia di un uomo che è protagonista e
vittima prima della guerra e poi della burocrazia militare, che vede, con profonda amarezza, non riconosciuti gli anni di guerra trascorsi in Francia , Jugoslavia, Grecia, Russia e Sicilia. La sua memoria
formidabile gli permise di ricostruire fedelmente e
cronologicamente tutte le sue peripezie, in modo tale che il suo lavoro, scritto in forma di appunti, fu
utilizzato anche per la ricostruzione di molti documenti andati perduti al Distretto Militare. Vicenda
ricca di umanità, con una visione semplice della vita
ma retta da una grandissima fede confidante nell’aiuto di Dio e della Madonna. Tra i ricordi degni di
nota quello del fondamentale aiuto prestato dalla
popolazione russa nei confronti degli italiani in ritirata, malgrado fossero (e si sentissero) degli invasori
e la scarsa simpatia per la tracotanza tedesca. Buona
l’affluenza di pubblico, la serata era aperta a tutti: ha
dato gran soddisfazione la presenza di alcuni ragazzi
delle scuole medie, che avevano visto le locandine
della serata in biblioteca. La serata si è conclusa con
il tradizionale scambio di gagliardetti e, come tradizione, crostoli e “fritoe” per tutti.
B.M.
Torri Lerino
Ezio Dalla Via
lascia dopo 19 anni
Dopo 19 anni
di vero servizio il Capogruppo Ezio
Dalla Via lascia il bastone
di maresciallo
e relative consegne al suo
successore
l’alpino Ottavio Gasparoni
che ha accettato questa eredità a titolo oneroso. Una
cerimonia che ha visto quindi la nascita di un nuovo
Capo ma anche quella di un “emerito” che lascia, non
già per i raggiunti limiti di venerabile età, ma anche per
un giusto e doveroso ricambio.
Il Consiglio del Direttivo uscente, a nome di tutto il
Gruppo, ha voluto dare un segno tangibile di ringraziamento all’Emerito per i tanti anni di costante impegno
e di disponibilità verso tutti e tutto, riconoscimento anche della sua rara capacità di mediazione e interessamento. L’omaggio è un quadro ad olio (opera del pittore G. F. Pesavento di Bassano) che forse un po’ lo rappresenta: un alpino della guerra 15/18, quindi un po’
vetusto, ma con quella pacata fierezza e sicurezza che
una volta potevamo cogliere nei volti dei nostri migliori “veci” alpini, temprati da una vita dura ma ricca di
valori umanitari.
28 - Dai Gruppi
Torri Lerino
Ragazzi di quinta
in visita alla sede
La sera del 21 dicembre abbiamo
avuto la bella sorpresa della visita in
sede di tanti piccoli babbi natali, cioè
i ragazzi di quinta
della scuola di Torri, accompagnati
dai genitori e dalle
loro Insegnanti, con la maestra Gianna, direttrice del coro. I
ragazzi hanno suonato e cantato con il flauto dolce vari pezzi
natalizi. E’ stato bello vedere che, una volta tanto, la montagna
è andata da Maometto, perché normalmente siamo noi ad andare nelle scuole per portare la nostra testimonianza sulla storia
della Prima e Seconda Guerra mondiale. Maggiormente gradita
in quanto, inaspettata e non pianificata, preceduta solo da una
telefonata … ”veniamo a trovarvi”. Una soddisfazione perché
testimonia che il nostro impegno è riconosciuto e ricambiato.
I ragazzi di quinta cantano la Stella
Vicenza - Laghetto
Giovanni Conzato nuovo capogruppo
In seguito alle dimissioni del capogruppo Adriano
Aschieri, il 14 aprile è stata convocata l’assemblea
straodrinaria dei soci, che hanno eletto Giovanni Conzato nuovo capogruppo. L’alpino Conzato abita a Vicenza in via Marosticana 100A e risponde a questi numeri telefonici: 0444 92920618 e 333 9538678.
Vicenza - San Pio X
Consegnato il Tricolore
ai ragazzi della Barolini
Il tricolore: una storia avvincente, una lezione di storia e forse qualcosa di più. Tutto questo è “Ti racconto la Bandiera”, l’iniziativa del gruppo delle penne
nere di San Pio X in collaborazione con la scuola media “Barolini” svoltasi il 20 marzo nella palestra “Tiepolo”. Proprio gli studenti” sono stati i protagonisti
della lezione tenuta dal prof. Galliano Rosset che con
l’ausilio di video e diapositive ha narrato la storia del-
Dai Gruppi la bandiera italiana, dalla sua nascita nel 1796 con la Repubblica Cisalpina all’adozione come bandiera nazionale
della Repubblica Italiana nel 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione.
L’incontro tra penne nere e alunni della “Barolini” è solo
l’ultima di una lunga serie di collaborazioni all’interno del
Comprensivo 4 di San Pio X. «Concretizziamo un’idea formativa che una volta si chiamava educazione civica e che
s’insegnava nelle scuole. Il tricolore e l’inno di Mameli significano identità, appartenenza, comunità: ed è proprio in
quest’ottica che offriamo il nostro contributo a questi ragazzi figli di una società di fatto multiculturale e multietnica»
commenta Giuseppe Testolin, capogruppo Ana di San Pio
X. La manifestazione si è conclusa quando gli alpini hanno
consegnato un Tricolore ad Emanuela Vicari, dirigente del
Comprensivo 4, dono delle penne nere alla scuola “Barolini”.
Villaganzerla
Riuscito il montaggio
della tensostruttura
Lo scorso dicembre il direttivo del
Gruppo ha deciso di investire una buona
parte dei fondi
sociali per
l’acquisto di
una nuova
tensostruttura modulare in alluminio, della dimensione di
15 metri per 6, da utilizzare in tutte le attività che vedono
coinvolto il gruppo durante l’anno. La scelta è stata fatta
per dotarsi di un capannone adeguato alla normativa vigente. Inoltre l’utilizzo è stato pensato anche per eventuali
operazioni di protezione civile che potrebbero interessare
Villaganzerla.
Così il 14 aprile gli alpini si sono ritrovati, nel piazzale antistante le scuole elementari, per effettuare la prima prova
di montaggio della struttura. Sotto un bellissimo è stata montata passo dopo passo quasi integralmente tutta la struttura,
seguendo le istruzioni di coloro che avevano seguito il corso di montaggio. Al termine non potevamancare l’alzabandiera presso il Cippo Ortigara, una cerimonia semplice,
come quando si faceva durante i campi, alla presenza del
sindaco Campagnolo. Al rancio alpino hanno partecipato
circa 40 persone, tra alpini e familiari, dopodiché la struttura è stata smontata e tutta l’area ripulita, cucina compresa.
Una semplice prova di montaggio ha fornito al Gruppo
Rancio alpino nella tensostruttura
appena montata
29
l’occasione per ritrovarsi e trascorrere una giornata serenamente assieme alle famiglie.
Villaganzerla
Scambio di bandiere
fra scolari e alpini
Lo scorso mese di
gennaio ha visto il
gruppo alpini di Villaganzerla impegnato in varie attività, a
cominciare dalla
partecipazione alla
messa dell’Epifania
a Vicenza promossa
dalla Sezione in ricordo dei Caduti. Il 9 gennaio con gli alpini di Castegnero
è stata consegnata la bandiera ai bambini di prima elementare delle scuole di Villaganzerla. Come ogni anno le maestre, il personale della scuola e i bambini hanno accolto
calorosamente gli alpini che con loro hanno fatto l’alzabandiera, cantando l’ inno nazionale; al termine, assieme
alla vicepreside prof. Basso e all’assessore Irienti di Castegnero, sono state consegnate le bandiere ai bambini del
primo anno. Emozionante è stato considerare che alcuni di
quei bambini erano figli di alpini del gruppo Ana, per cui
consegnare loro la bandiera è stato come consegnarla a se
stessi. Alla fine i bambini hanno a loro volta donato ad
autorità e alpini una piccola bandierina da loro preparata,
sul cui retro era stata scritta una poesia intitolata “La bandiera italiana”. Alla fine cioccolata calda e dolci.
Il 20 gennaio è toccato all’annuale festa del Gruppo, iniziata con la cerimonia dell’alzabandiera, svoltasi sotto la pioggia e continuata con la messa, al termine della quale i partecipanti si sonno ritrovati tutti assieme nelle strutture parrocchiali per il pranzo alpino. Hanno partecipato il sindaco
di Castegnero, Giancarlo Campagnolo e di Nanto, Ulisse
Borotto, il responsabile della Protezione civile Ana del Basso Vicentino, Dario Demori, e, in rappresentanza della Sezione, Mario Leonardi. La festa è ben riuscita grazie al
lavoro di molti alpini e simpatizzanti, che hanno donato
volentieri il loro prezioso tempo, ma anche a tutti i convenuti che vi hanno partecipato.
Il fine settimana successivo gli alpini di Villaganzerla hanno partecipato alle manifestazioni in ricordo della battaglia
di Nikolajewka (sabato a Schio e domenica a Ponte di Mossano). In mezzo a queste due cerimonie sono stati commemorati i caduti di Russia di Villaganzerla, presso il cippo
Ortigara.
30 - Dalle zone
Alta Val Liona
Mario Rigoni Stern rivive con Bepi De Marzi
Bepi De Marzi, compositore e musicista, canta anche la storia e le storie degli alpini; ha raccontato per due ore
ad oltre duecento persone la vita di Mario Rigoni Stern, coinvolgendole nella magia del suo racconto e dei suoi
canti. Ha fatto rivivere la grande figura di alpino, in Francia e in Russia, e dell’uomo innamorato della Natura e
della sua terra. Un grande personaggio, riservato, dal carattere schivo, lontano dal clamore e dalla pubblicità.
Purtroppo il tempo compie il suo percorso, lento o rapido che sia, e rapisce con sé figure che parevano essere
presenti da sempre. Vale per i tanti reduci della Seconda guerra mondiale, siano essi autori di racconti delle loro
vicende umane e belliche, sia semplici e silenziosi testimoni di eventi terribili che sconvolsero le loro giovani
vite.
Molto apprezzato il coro Val Liona, il coro della valle nato nel 1978 e diretto da Mariano Crivellaro che in passato ha fatto parte dei Crodaioli di Bepi De Marzi.
La serata si è svolta il 19 gennaio nell’aula magna della scuola Val Liona di Grancona. Alla fine De Marzi, particolarmente commosso ha coinvolto tutti i presenti con Sul ponte di Perati: il pubblico, guidato dal coro, ha cantato all’unisono portando nel cuore le sue emozioni ed i suoi pensieri nati da uno dei più bei canti degli alpini.
m. b.
Vicenza-Città
Tinteggiatura alla Scuola Primaria Giovanni XXIII
La richiesta era pervenuta dal presidente del consiglio scolastico Luciano Maestri al capozona Vicenza città Mariano Fincato: veniva richiesto di collaborare con i genitori degli alunni della scuola Giovanni XXIII di via Faccio a Vicenza per la tinteggiatura dell’edificio, che da tantissimi anni non vedeva una mano di colore. Le ristrettezze economiche dell’amministrazione comunale non permette infatti un intervento diretto di questo peso
sull’edificio e allora ecco che i genitori si fanno avanti, chiedono che siano forniti solo i materiali e chiedono agli
alpini un parere ed un aiuto. Qualche sopralluogo nella scuola con un nostro socio esperto e poi i vengono fissati i giorni di intervento. La squadra alpina, composta da soci dei Gruppi Sarfatti-Villaggio del Sole, SavegnagoSan Bortolo, Giuriolo-Ferrovieri, ha lavorato venerdì 26 pomeriggio e sabato 27 aprile, nell’atrio e nelle tre sale
mensa.
Il lavoro sembra arduo, ma la buona volontà fa miracoli. Genitori più o meno esperti, alpini, volontari, tutti
all’opera. C’è da preparare per la tinteggiatura, mascherare con nastro, delimitare e coprire i murales che ci sono
nell’atrio per preservarli. Poi via con il bianco e con mezze pareti allo smalto lavabile
colorato. La scuola anche se in mezzo al
trambusto, a scale e trabattelli, a teli, a secchi
e pennelli, comincia ad avere un aspetto vivace e brillante. Il “nostro” atrio bianco e
azzurro con i murales fatti dai bambini sarà
accogliente per chi lunedì entrerà a scuola.
Le sale mensa bianche e arancioni saranno
più allegre per gli alunni che le useranno per
mangiare. Hanno fatto visita alla scuola l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Vicenza Ennio Tosetto, il dirigente scolastico
dott.Norbiato, che hanno espersso il loro
apprezzamento ed elogio per l’intervento.
m.f.
Protezione civile -
31
Intervista a Roberto Toffoletto, appena confermato coordinatore
sezionale della Pc Ana di Vicenza. Il rapporto con i gruppi
La crisi morde anche i volontari
Si acuisce il problema dei rimborsi e i giovani hanno più difficoltà a partecipare
alle attività. “Ma sono sicuro che sarà un futuro ricco di soddisfazioni”
di Radames Saccozza*
Come è nata la riconferma di Roberto Toffoletto
a coordinatore sezionale?
Va precisato che, allo scadere del mandato del presidente della Sezione, scade automaticamente anche il mandato del Coordinatore da lui nominato e non è detto che
il nuovo presidente decida di rinnovare l’incarico. Credo
che il presidente Cherobin si sia informato prima di prendere una decisione e può farmi solo piacere che assieme
ai capi squadra mi abbia riconfermato. Ho lavorato con
tutta la conoscenza del sistema di Protezione civile del
mio bagaglio personale, con il rigore di cui sono capace
e cercando di trasmettere il mio entusiasmo agli altri. Se
qualcosa di nuovo e di più organizzato è stato fatto è
anche per le competenze del Coordinamento operativo
sezionale che mi ha supportato nelle funzione e quindi il
merito va equamente suddiviso anche tra i componenti
del CoS. Ad ogni modo mi sarebbe piaciuto che vi fosse
stato qualche altro candidato, magari più giovane di me,
a contendermi il ruolo. I giovani portano sempre nuove
idee, concetti, punti di vista, nuovi modelli di riferimento.
Il cambio ai vertici della Sezione comporta per la
Protezione civile un ripartiamo da zero, o sarà la
naturale prosecuzione della linea percorsa finora?
Credo che la nuova presidenza darà un’ulteriore spinta alla nostra attività con chiari segnali di tipo organizzativo.
La Legge 81 e tutte le leggi e decreti collegati,
miglioreranno la qualità dei volontari o diventano
un deterrente, al punto di causare un abbandono generale del volontariato?
Penso che la Legge 81 sia da interpretare come un
momento di crescita per un approccio più consapevole
e coscienzioso alle attività di volontariato. Molto probabilmente ci sarà anche qualche abbandono, ma sono
convinto che sarà solo un fenomeno momentaneo.
Non sarebbe meglio che i volontari di p.c. diventassero un effettivo corpo dello stato, tipo la guardia
nazionale americana, bene addestrati e qualificati,
con i loro mezzi e le attrezzature adeguate, e che
fossero almeno retribuiti?
Se c’è una remunerazione non è più volontariato.
Sarebbe un qualsiasi posto di lavoro e verrebbe sicuramente a mancare lo spirito altruistico della nostra gente.
Aggiungo però che le istituzioni non dovrebbero soltanto caricarci di formalità, ma risolvere la disorganizzazione, i cattivi funzionamenti, le inefficienze ed in
particolare le lungaggini dei rimborsi delle spese vive
sostenute dai volontari che vengono rimborsate soltanto
dopo molti, troppi mesi e che ci costringono a autofinanziarci con lavori che nulla hanno a che fare con la
protezione civile. Due parole vanno poi spese per i
rimborsi ai datori di lavoro dei volontari, che devono
aspettare anche tre o quattro anni. Queste sono le vere
cause che fanno ritirare i volontari dal nostro ambiente.
La recente assemblea dei volontari di p.c. ha evidenziato la difficoltà delle squadre a gestire i volontari e le emergenze in quanto non esiste una modulistica uniforme per tutto il volontariato Ana: il problema è di prossima soluzione o permarrà ancora per
tanto tempo questo senso di disagio?
Sono convinto che sia solo questione di qualche mese.
Per il momento abbiamo risolto, anche se soltanto in par-
32 - Protezione Civile
te, utilizzando la nostra modulistica sezionale e quella del
Raggruppamento. L’informatica inoltre è il mezzo più
idoneo e certamente il più efficiente e moderno per raggiungere obiettivi rapidi, precisi, efficaci ed anche economici, ma non sembra che tutte le squadre abbiano recepito fino in fondo la necessità e la inevitabilità dell’utilizzo.
Un’altra sensazione di disagio deriva dall’incomprensione fra alcuni Gruppi alpini e la Protezione
civile alpina e sembra un problema per molti versi
irrisolvibile. Dove nasce questo rifiuto di accettare le
squadre specialistiche al proprio interno, e capire che
invece dovrebbero essere considerate le punte di diamante dei gruppi e delle zone?
Vorrei ricordare che l’intenzione dell’Ana, quando
decise di costituire la Protezione civile alpina, fosse di
far nascere dei nuclei di volontari all’interno dei gruppi
alpini, gestiti dai gruppi stessi. Purtroppo questo non è
avvenuto o è avvenuto solo in parte con il risultato che,
almeno per quanto riguarda la Sezione di Vicenza, abbiamo volontari che si iscrivono a squadre che non sono
espressione del proprio Gruppo di appartenenza, snaturando di fatto tale presupposto.
Dal canto loro molti Gruppi hanno trovato comodo
non avventurarsi in tale iniziativa, forse troppo “moderna” ed impegnativa, non da ultimo per il lato economico, fermandosi in attività di routine e strettamente legate al territorio nella convinzione che l’essere Alpini
fosse questo. Oggi, quando si parla di Ana si parla delle
grandi opere realizzate, ma soprattutto si parla di protezione civile e questo provoca malumori ed insofferenze
che taluni sfogano tacciandoci di protagonismo. Ma non
tutti i gruppi sono tutti così: alcuni sostengono con decisione e trasporto le squadre di p.c, anche con finanziamenti. Speriamo che questa tendenza sia in ascesa.
Per risolvere questo problema basta un intervento del presidente di sezione, o serve un cambiamento
radicale della mentalità di molti responsabili di gruppo e di zona?
Il presidente, se lo ritiene, potrà certamente dare
direttive in proposito, ma va detto che anche da parte
nostra è necessario sforzarsi di essere collaborativi. Anche noi facciamo parte dei gruppi alpini ed abbiamo
contribuito con il nostro voto ad eleggere capogruppo e
consiglio direttivo.
La difficile congiuntura economica, mette in crisi
le nostre squadre, obbligate a reperire i fondi necessari con propri mezzi, non ritieni che questo comporti uno scollamento delle squadre nei confronti della
Sezione?
Il problema dei fondi è diventato ormai un grosso
problema. Per prima cosa cerchiamo di non perdere di
vista i nostri obiettivi. Credo fermamente che non dobbiamo, per la smania di essere attrezzati al massimo,
farci coinvolgere in troppe attività che, se da una parte
consentono certamente di reperire i fondi necessari ,
dall’altra rischiano di “stressare” i volontari con il risultato che quando serve, cioè in caso di emergenza, vengano a mancare. E’ giusto darsi da fare per cercare di
migliorare, ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo
volontari e che la nostra opera va data gratuitamente con
i mezzi di cui disponiamo. E se poi non sono sufficienti? Pazienza. Bisognerà imparare ed avere il coraggio di
saper dire di no. Il nostro motto dovrebbe essere: “facciamo ciò che possiamo con quello che abbiamo”.
Un accenno lo meritano anche i giovani, che con
i tempi che corrono e la difficoltà di mantenersi il
lavoro, non garantito, dome dovrebbe, dalla legge
194, non possono essere parte attiva, al punto che
viene da pensare che la p.c. operativa sia composta
da pensionati e cassaintegrati.
Purtroppo è così, ma non costituisce un problema. I
nostri pensionati e cassa-integrati sanno e sapranno coprire i servizi nelle emergenze e nelle non emergenze
fino a che non arriveranno i giovani. Fortunatamente
disponiamo di giovani seri, motivati e competenti che
cercano sempre di fare il possibile per essere presenti.
Certamente non sarebbe male che le istituzioni si dessero da fare un po’ di più per far crescere presso tutti i
cittadini la cultura della protezione civile, facendo in
modo che non diventi scalpore se un volontario si assenta dal lavoro per un’emergenza. Questo non vuol
dire che il volontario non debba valutare ed essere sensibile alle problematiche aziendali,. Ci piacerebbe tanto
che tutto potesse funzionare come funziona in Trentino
Alto Adige. Va aggiunto comunque che i problemi dei
giovani non sono soltanto il lavoro, ma anche la famiglia
formata da poco, i figli piccoli, i mutui da pagare.
Senza le nuove leve che futuro potranno avere le
nostre squadre di p.c.?
Sono assolutamente sicuro che sarà comunque un
futuro ricco di soddisfazioni nel vedere raggiunti gli
obiettivi dopo tanti sforzi ed impegno. Ho fiducia in
questi giovani, sono certo che se continueranno ad esserci persone di buona volontà, come dimostrando di
essere ogni giorno i nostri volontari, non avremo nulla
da temere. Chi lavora con e per gli altri “deve” guardare al futuro con speranza e fiducia.
* Volontario della squadra di p.c. Ana di Caldogno
Varie Campo scuola a S. Gottardo
dal 29 giugno al 9 luglio
Ritorna anche quest’estate il campo scuola per ragazzi
di 13 - 14 anni delle scuole, organizzato dall’Unità di protezione civile dell’Ana di Vicenza. Si svolge dal 29 giugno
al 9 luglio nel campo base a San Gottardo dei Berici,a
quota 390, in un’area dotata di ostelo, servizi ed altre strutture di accoglienza. Scopo dell’iniziativa è far conoscere
le principali attività e i principi che ispirano la Protezione
civile alpina.
In programma lezioni tradizionali tenute da esperti
appartenenti al volontariato di Protezione Civile Ana e
della Regione, incontri, scambi di esperienze con le Organizzazioni di volontariato e non, simulazioni, role-play ed
in genere attività di gruppo a squadre. Previste anche verfiche di gruppo, con feedback sul grado di coesione,
sull’attività, sull’organizzazione, sulla percezione della
Protezione Civile, sul raggiungimento delle aspettative
dell’esperienza. Alla conclusione è previsto un test finale,
con esercitazioni sui temi approfonditi e test a domande
chiuse. Partecipano e sostengono l’iniziativa il Comune
di Zovencedo, il Gruppo di San Gottardo Zovencedo e le
Zone Alta Val Liona e Berici settentrionali.
33
Sgresende
Raggeomcommdottarchingprofavv
Fino alle soglie del XIV secolo, nel nostro Paese
il popolano o servo della gleba non vantava ancora
un cognome da tramandare ai suoi discendenti. Con
il passar dei secoli ci siamo rifatti. Non solo oggi ci
possiamo vantare di un nome e cognome (a volte
addirittura doppi) ma nel parlar comune, nei necrologi, nell’elenco telefonico, sui biglietti da visita e su
campanelli e citofoni, in molti casi si fanno precedere i dati anagrafici da titoli onorifici o accademici più
o meno altisonanti: cavaliere, dottore, geometra,
avvocato e via dicendo.
Retaggi anacronistici nella frustra ostentazione di
qualifiche che certifichino un superiore livello intellettuale o sociale. Ostentazioni che potremmo ancora
giustificare in un ambito professionale ma tra alpini?!
Non è forse vero che gia alpin fa grado? “Paese che
vai, usanza che trovi” recita un vecchio adagio e quindi, tra veci e bocia risparmiamoci i raggeomcommdottarcingprofavv; teniamoci caro il nome che mamma
e papà ci imposero e se proprio vogliamo un marchio
di qualità, che cosa c’è meglio di “Alpino”!
Alpino birichino
34 - Varie
RINNOVO DIRETTIVI per il triennio 2013-2015
Alonte
Capogruppo: Silvano Scalzotto.
Consiglieri: Giuseppe Sarego, Marino Noro, Natalino Dal Fitto, Giuseppe Tagliaro, Bruno Tagliapietra, Silvano Viale, Daniele Zeba, Angelo Bressan, Carlo Bellin, Flaminio Angiari
Brendola
Capogruppo: Giancarlo Lovato.
Consiglieri: Giuseppe Bisognin, Girolamo Corato, Antonio Cracco, Alberto De Boni, Claudio
Fizzotti, Giuseppe Girardi, Vittorino Gaio, Mauro
Marzari, Ernesto Stenco.
Bressanvido
Capogruppo: Vittorio De Bortoli.
Consiglieri: Piergiuseppe Miolo, Mirco Borga, Paolo Zonta, Graziano Chemello, Pierantonio Agostini, Angelo Giacon, Maurizio De Paoli, Enrico Grendene, Umberto Rizzato, Marco Zampieri, Lino
Campagnolo, Natale Guazzo, Damiano Turco,
Bortolo Cogo, Massimo Bigarella.
Cagnano
Capogruppo: Giovanni Ferrari.
Consiglieri: Rino Sinigaglia, Giuseppe Righetto,
Silvano Canola, Giuseppe Perazzolo, Arrigo Lombardo, Enrico Ferrari, Enzo Guarato, Mauro Bedin, Lino Marostegan.
Chiampo
Capogruppo: Valerio Ceretta.
Consiglieri: Luigi Costa, Ruggero Peroni, Gino
Volpiana, Vinicio Ceriolo, Giovanni Maltrotto, Roberto Negro, Claudio Fracca, Ferruccio Fochesato, Sergio Dalla Barba, Giampaolo Rossato, Virgilio Xompero, Claudio Groppo, Gaetano Ballotta,
Lino Cariolato.
Creazzo
Capogruppo: Giuseppe Notarangelo.
Consiglieri: Bruno Dandrea, Gianfranco Dal degan, Alessandro Bedin, Luciano Biasiolo, Firmino
Cragnaz, Andrea Dal Lago, Bruno Danieli, Siro
Derù, Giancarlo Ferrarin, Lorenzo Mattiello, Pietro
Merlo, Alberto Morbin, Giacomino Nogara,
Gianpietro Pellizzari, Alberto Riva, Giorgio Sanson, Severino Santacà.
Fara Vicentino
Capogruppo: Giulio Mattarolo.
Consiglieri: Enrico Bonollo, Carlo Dalla Vecchia,
Stefano Dalla Costa, Giovanni Boschiero, Giorgio
Boschiero, Tarcisio Boschiero, Luciano Carollo,
Otello Sperotto, Francesco Brazzale, Antonio
Manzardo, Renzo Pavan, Renato Dalla Costa,
Ferruccio Sperotto.
Maddalene
Capogruppo: Claudio Pertegato.
Consiglieri: Roberto Campagnolo, Augusto Bedin, Marcello Dal Martello, Vittorio Donadello,
Luigino Ballardin, Giorgio Bonora, Maurizio Maitogno, Marcello Vezzaro, Domenego Pertegato,
Tarcisio Busato, Giuliano Todero.
Montecchio Precalcino
Capogruppo: Franco Rodella.
Consiglieri: Angelo Dal Ferro, Luigino Dal Santo,
Gianfranco Veroncelli, Girolamo Poli, Roberto
Retis, Roberto Rodella, Floriano Borgo, Massimo
Boscato, Ottorino Buzzanchera, Anddrea G. Gasparotto, Michele Grende, Luca Lunardi, Luigino
Marangon, Diego Papini, Bruno Pigato, Giuseppe
Pigato, Silvano Sartori.
Monteviale
Capogruppo: Augusto Toldo.
Consiglieri: Giovanni Tonello, Severino Ceccato,
Paolo Toldo, Flaviano Zemin, Vittorio Corato, Mirto
Lorenzato, Domenico Baruffato, Giuseppe Vigolo,
Nicola Cegalin, Giuseppe Cecchetto, Attilio Zorzin
Posina
Capogruppo: Arduino Leder.
Consiglieri: Morano Cervo, Vittorio Gironi, Lorenzo Losco, Antonio Paita, Remo Bertale, Gianni
Losco, Fabio Zambon, Giuseppe Leder, Dino
Zambon.
San Antonio del Pasubio
Capogruppo: Gianni Pianalto.
Consiglieri: Osvaldo Cartolaro, Emiliano Ceolato,
Valter Cortiana, Denis Lagni, Luciano Penzo, Walter Penzo, Mauro Pianalto, Orlando Pretto, Fabio
Roso, Paolo Roso, Luigi Sberze, Mirko Tisato,
Carlo Trattenero, Giorgio Zandiri.
San Vito di Brendola
Capogruppo: Palmiro Merlo.
Consiglieri: Rossano Zaltron, Ottorino Menon,
Roberto Bonfante, Emilio Menon, Flavio Cocco,
Mirco Fracasso, Roberto Polo, Damiano Marini,
Fabrizio Rodighiero, Gianni Menon, Adriano Ta-
Si rivedono il 22 settembre
gli artiglieri del Gruppo Pieve
Negli anni dispari s’incontrano gli artiglieri del Gruppo
Pieve di Cadore di artiglieria da montagna (Reparto comando 37 38 e 50 Btr) e quest’anno siamo arrivati al 15°
appuntamento, in programma il 22 settembre a Romano
d’Ezzelino, con inizio alle 10.30 al ristorante “Al pioppeto”.
Per informazioni ed adesioni contattare Giorgio Carli
(0424 36876), Nicola Russo (049 8670007) oppure Franco Rodella (0446 864621).
miozzo, Giovanni Gosmin.
Torri-Lerino
Capogruppo: Ottavio Gasparoni.
Consiglieri: Giuseppe Alessi, Antonio Arnosti,
Ezio Dalla Via, Franco Impalmi, Bruno Mioni, Giuseppe Brojanigo, Antonio Brojanigo, Gianfranco
Catelan, Gianferruccio Cecchetto, Diego Dalla
Vecchia, Davide Campanaro, Paolino Dal Pozzolo, Danilo Caoduro, Andrea Trevisan, Adone Giacomini, Franco Mazzaretto, Alessandro Zilio.
Vicenza “Giuriolo”
Capogruppo: Dino Dalle Ave.
Consiglieri: Ferdinando Donadello, Alessandro
Addeo, Tullio Otturini, Giorgio De Boni, Maurizio
Buggiarin, Mariano Fincato, Gianfranco Marini,
Gianfranco Rodighiero, Andrea Scarso, Mariano
Voltan.
Vicenza “Monte Berico”
Capogruppo: Alberto Pieropan.
Consiglieri: Leonardo Guaiana, Tullio Chemello,
Alberto Chemello, Andrea Basso, Riccardo Bevilacqua, Giorgio Cappellaro, Alessandro Costa,
Luigi Gramignan, Enrico Pretato, Mario Sinigaglia,
Silvano Spiller, Roberto Tovo, Silvano Zocca.
Villaga-Belvedere
Capogruppo: Francesco Chimento.
Consiglieri: Giancarlo Visentin, Giorgio Danieli,
Otello Bonomi, Raffaele De Mani, Giovanni Canella, Cristian Faggionato, Mariano Bianco.
Villaverla
Capogruppo: Domenico Benetti.
Consiglieri: Giovanni Canderle, Giuseppe Canale, Giovanni de Marchi, Gino Benetti, Fantino
Orso, Giovanni Frigo, Giampaolo Bistorte, Silvano
Colautti, Maurizio Costalunga, Andrea Cunico,
Gianfranco Dalla Pria, Camillo Rossato, Alvise
Borgo, Elio Barbieri, Giuseppe Marcante, Lorenzo
Bonato.
Zanè
Capogruppo: Pierantonio Anzolin.
Consiglieri: Giuseppe Bernardi, Marco Brazzale,
Giuseppe Cappozzo, Giorgio Cellere, Gianluca
Cornolò, Bortolo D’Agostini, Ottorino Dalla Valle,
Roberto Fontana, Simone Gecchele, Davide Roncaglia, Piergiuseppe Roncaglia, Vittorino Sella,
Antonio Simeoni, Gianluigi Terzo.
Varie -
35
Il 25 agosto la festa del Btg Pieve di Cadore
Si avvisano tutti gli Alpini che hanno prestato servizio nel Battaglione ”Pieve di Cadore”, compagnie Comando, 67, 68,
75 e 167 mortai a Tai, Pieve e Santo Stefano di Cadore, che la festa annuale del Battaglione si terrà domenica 25 Agosto con il seguente programma: ore 9.30 messa nel duomo di Pieve di Cadore; 10,30 alzabandiera e deposizione di
corona sulla lapide che ricorda i Caduti Cadorini, in piazza Tiziano.
Alle 11 sfilata dalla piazza di Pieve fino alla piazza d’armi della caserma “Calvi” di Tai, alzabandiera e deposizione di
corona al monumento ai Caduti del Battaglione, brevi interventi delle autorità civili e militari. Infine la tradizionale
bicchierata sotto il capannone dell’autoparco, con possibilità di rinnovo iscrizione all’associazione “Veci del Cadore”
e acquisto dello scudettino in argento dell’Associazione stessa e dei due volumi che raccontano la storia e i fatti d’arme
del Battaglione.
Per chi lo desidera c’è la possibilità di consumare il pranzo preparato dagli alpini del gruppo di Pieve sotto la volta del
Palazzo del Ghiaccio di Tai.
Nati
San Pietro in Gu
E’ una festa di tutto il
Gruppo di S. Pietro in
Gu la nascita del piccolo
Tommaso Pagin. Il papà
Simone infatti è tesoriere e il nonno, Eligio
Baggio, consigliere. Eccolo nella foto, in braccio
alla mamma Barbara:
per lui è già pronto il
cappello alpino!
Barbarano
Jacopo Carboniero di Michele e Carmen Baù
Fara Vic.
Gabriele Bonato di Christian ed Elisa
Torri Lerino
Riccardo Pedrazzoli, di Alessandro e Deborah
Muraro
Valli del Pasubio
Rachele Dalla Riva di Raffaele e Natascia Sbabo
Riccardo Dalla Riva di Francesco e Federica Ponza
Vancimuglio
Gabriele Chimento di Daniele e Sara Pendin
Belle famiglie
Elio Dal Lago, classe1927,
del Gruppo Belluno 3° Artiglieria di montagna, Gruppo
alpini di Enna Santacaterina
(VI), è qui ritratto assieme al
pronipote Leonardo.
Gambellara
Simone Peroni di Valter e Cosetta Fossà
S. Rocco di Tretto
Maria Raumer di Oscar e Marisa Acquasalemme
Santorso
Anna Dalla Vecchia di Cristian e Milly Balasso
Elena Zaltron di Sergio e Sonia Calgaro
Schio
Gloria e Paride Bovolenta, di Marco e Rita Strobbe
Seghe di Velo
Ester Zoe Mosele di Federico e Barbara Fontana
Lorenzo Dalla Vecchia di Gianni e Ivana
Hanno fatto tutti
la naja a Feltre,
papà e nonni della piccola Linda
Dal Barco, qui
ripresa con la
mamma Laura
Boschetto. Il papà Luca era al
Settimo nel 1999,
il nonno Raffaele 32 anni prima. Era invece al Gruppo
Agordo nel ‘72 il nonno materno, Alfredo Boschetto.
36
36 -- Belle
Rubrica
notizie
Nozze di smeraldo
Barbarano
Alessandra
Perina
e Giovanni
Lonardi
Barbarano
Giuseppe
Scalzotto e
Fleride
Viadarin
Isola
Nozze di diamante
Maddalene
Eugenio
Gaspari
ed Elvira
Gatto
Anna Savio
e Giuseppe
Zordan
Lugo
Nozze d’oro
Alonte
Bruno
Tagliapietra
e Lidovina
Bianco
Castelnovo
Rino e
Maddalena
Filippi
Giuseppe
Duso e
Annalisa
Iacquemai
Montecchio Precalcino
Giovanni A.
Gasparotto e
M. Germana
Dal Santo
Belle
notizie - 37
Rubrica
Posina
Montecchio Precalcino
Vanda
Serman e
Dino
Zambon
Guido
Putelli
e Norma
Azzolin
Sandrigo
Pietro
Zenare e
Onorina
Graziani
Francesco
Rizzo
e Bruna
Matteazzi
Pianezze
San Rocco di Tretto
Gino
Dall’Alba e
Imelda
Calgaro
Vittorio Zolla
e Adriana
Valdemarca
Nozze d’argento
Polegge
Giuseppe
Porro
e Ivana
Malosso
Molino di Altssimo
Luciana
Zanconato
e Gino
Bauce
38 -- Un
Rubrica
nostro amico hai chiesto alla montagna
Calvene
Agugliaro
Barbarano
Aldo Zaffonato
1931 - Btg. Tolmezzo
Narciso Nicoli
1920 - Reduce di Russia
Altavilla
Mario Zanella
1937 - Btg. Belluno
Arzignano
Giovanni Battista Carlotto
1929 - Btg. Feltre
Gianmarco Codiferro
6° Rgt. Art. Mont.
Ermenegildo Veronese
1946 - 7° Rgt. Alpini
Caldogno
Gianfranco Faccin
1938 - 6° Rgt. Art. Mont.
Gino Baldo
Alpino
Campiglia d. B.
Giovanni Brazzale
1959 - Alpino
Fernando Zappon
Alpino
Camisano vic.
Carrè
Igino Loro
1932 - Btg. Feltre
Arsiero
Fioravante Martini
1933 - Alpino
Italo Binotto
1939 - Pionieri Cadore
Cogollo del Cengio
Flavio Navioli
1938 - Btg. Belluno
Giuseppe Filippi
1932 - Alpino
Dino Milan
1941 - 6° Rgt. Art. Mont.
Francesco Filippi
1935 - Alpino
Cervarese Rovolon
Gino Milan
1934 - Alpino
Gianni Peruzzo
1947
Chiuppano
Gino Bertoldo
1950 - Btg. Belluno
Angelo Braggino
1934 - Alpino
Tarcisio De Rossi
1931 - 7° Rgt. Alpini
Vittorio Frigo
1922
Armando Dall’Osto
1936 - 6° Rgt. Art. Mont.
Giovanni Panozzo
1931 - Alpino
Costabissara
Roberto De Antoni
1941 - Servizi Julia
Creazzo
Tino Cera
1939 - 12° Car Verona
Attilio Melison
1925 - Alpino
Rubrica
Fara Vic.
Mosson
Bruno Dalla Costa
Btg. Bassano
Gaetano Toniolo
1928 - Btg. Feltre
Lugo
Motta
S. Germano
Tavernelle
Luigi Polga
1929 - 7° Rgt. Alpini
Pietro Lora
1927 - Btg. Bolzano
Giorgio Menoncin
1931 - Btg. Belluno
Luigi Vantin
1935 - Btg. Belluno
S. Giovanni in Monte
Thiene
Benvenuto Gianello
1920 - Btg. Vicenza
Giacomo Marcante
1932 - Gr. Belluno
Meledo
Giovanni Cariolato
1943 - alpino
Montegalda
Luigi Prendin
1935 - 7° Rgt. Alpini
Montorso
Massimiliano Lucato
1931 - Btg. Feltre
Armando Pivotto
1939 - Btg. Pieve di Cadore
Aldo Barcaro
1929 - Gr. Gemona
Poiana M.
Severino Ghirotto
Alpino
Ponte di Barbarano
Feliciano Pozza
1935 - Gr. Belluno
Povolaro
Giancarlo Lupato
1942 - 6° Rgt. Art. Mont.
Pietro Battistella
1951 - Alpino
Sovizzo
Valli del Pasubio
Natale Sandri
1929 - 7* Rgt Alpini
Luciano Chiumenti
1935 - Alpino
Sarego
Renzo Tassoni
1946- Gr. Agordo
Sandrigo
Luigino Marangoni
Gr. Agordo
Marino Lovo
4° Genio Tridentina
- 39
Fioravante Cumerlato
1929 - Alpino
Velo d’Astico
Mario Fabrello
1931 - Gr. Bassano
Vicenza M. Berico
Mario Conzato
1923 - Btg. Val Leogra
Torreselle
Giorgio Rezzadore
1935 - Btg. Feltre
Zugliano Grumolo
Giovanni Giuriato
1931 - 6° Rgt. Art. Mont.
Torri Lerino
Marco Mioni
1948 - Gr. Bassano
Alvise Leonardi
1922 - 9° Rgt. Alpini Russia
Venerdì 14
ore 11.30 Alzabandiera in piazza A. Rossi
ore 19.30 Serata verde con carosello di fanfare
Ore 10.00
Ore 17.40
Ore 18.15
Ore 19.00
Ore 20.30
Sabato 15
Ossario del Pasubio: Alzabandiera e onori ai Caduti
Schio, piazza Statuto.
Onori al Labaro nazionale Ana
e al Gonfalone della Città di Schio
Sacrario di SS. Trinità: Onori ai Caduti
Duomo: Messa solenne
Schio centro: fanfare e bande in libertà con
concerto finale in piazza Falcone e Borsellino
Concerti corali nelle chiese di SS. Trinità e S. Croce
Domenica 16
Ore 9.00 Ammassamento in quartiere SS. Trinità
Ore 9.30 Inizio della sfilata
Ore 18.00 Piazza A. Rossi: Ammainabandiera
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Nello zaino - Sezione di Vicenza