In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio di Vicenza CPO, per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere l’importo dovuto ANNO 2013 - NUMERO 2 - MAGGIO - Trimestrale - E 3,50 - Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art. 1 comma 1, NE/VI 2 - La feritoia del Torrione La mininaja ci ha fatto sentire alpini di Letizia Saugo “Trascorrerete tre settimane presso il reggimento, al termine delle quali vi sarà consegnato il cappello alpino, simbolo distintivo della specialità. Il cappello non si riceve gratis, ma si merita con l’impegno e il sudore della fronte, e noi faremo il nostro meglio per farvelo guadagnare e nel contempo farvi capire cosa vuol dire essere un soldato, ed in particolare un soldato addestrato ad operare in montagna.” (saluto del comandante, col. Paolo Sfarra) *** Caserma Salsa D’Angelo, Belluno. Settembre 2011 Ore 6.30: sveglia; ore 8.00: dopo la colazione, marciando sulle note del Trentatré ci schieriamo per compagnie nel piazzale principale, dove cantiamo l’inno nazionale ed assistiamo all’alzabandiera; ore 8.20 circa: iniziano le attività in caserma. Tre settimane intense, scandite dal ritmo della marcia, dal lento procedere per i sentieri del Falzarego, dalle esercitazioni in Val Gallina, dalle corse da un capo all’altro della caserma per raggiungere in orario i punti di ritrovo, dall’interminabile attesa del contrappello prima di poter andare a dormire. Mi tornano alla mente le lezioni di sicurezza in montagna e di topografia, la gara di orientamento a squadre (durata ben cinque ore!), il giro di prova sul “lince”, la dimostrazione della squadra cinofila della Protezione Civile di Belluno, la visita del 7° Reggimento Alpini, dove tra gli avvenimenti rievocati c’è anche il disastro del Vajont, occasione durante la quale gli alpini hanno dimostrato la loro professionalità e la loro umanità nel prestare soccorso alle vittime. Osservando le foto ho pensato al mio papà che nel 1963, giovane militare, era tra quei soldati. Più di ogni altra cosa ricordo però l’orgoglio quando, la mattina, indossavo la mimetica, e la soddisfazione che provavo ogni volta che guardavo il panorama dalla vetta assieme ai miei compagni, dopo ore di camminata verso il cielo. La mininaja è stata per me un’esperienza significativa. Ho riscoperto il valore della fatica, del lavoro di squadra e della disciplina. Anche se per poco tempo, ho potuto essere un militare quasi a tutti gli effetti e ho guadagnato il mio cappello alpino. Un ringraziamento va sicuramente al comandante di reggimento e ai soldati della 66ͣ compagnia (di cui facevamo parte durante il nostro soggiorno a Belluno), che ci hanno supportato e sopportato con pazienza ed impegno, trasmettendoci il loro senso del dovere e di appartenenza a questa nostra fragile Italia, che ancora confida nei suoi figli in armi e non. So che molti “veri” alpini non approvano il progetto “Vivi le forze Armate” e la decisione dei reparti alpini di consegnare il cappello ai partecipanti, ma per molti di quelli che vi hanno preso parte, è stata l’unica opportunità di sentirsi almeno per un po’ alpini. Peccato che sia finita.. 3 SARANNO TRE ANNI ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’ In prima di copertina: Passa il vessillo della sezione di Vicenza all’adunata di Piacenza, portato dall’alfiere Mirco Negri. Lo scortano il presidente Luciano Cherobin e il consigliere nazionale Antonio Munari (foto Ana - L’Alpino, Pietro Malaggi). SOMMARIO • La feritoia del Torrione • Nello zaino • Uno di noi • La mia naja • Dalle zone e dai gruppi • Protezione Civile • Varie • Belle notizie • “Un nostro amico hai chiesto alla montagna...” pag. 2 4 18 19 22 31 33 36 38 Anno 2013 - n. 2 - Maggio Gratis ai soci Abbonamento annuo Euro 13 Tiratura 21.000 copie Direzione e Redazione: Torrione degli Alpini 36100 Vicenza - Via B. D’Alviano, 6 Tel. 0444.926988 - Fax 0444.927353 Web Site: www.anavicenza.it E-mail: [email protected] C.C.P. 13008362 Registrazione del Tribunale di Vicenza n. 67 del 26.4.1953 Direttore Responsabile: Dino Biesuz Vice Direttore: Federico Murzio Editore: Editrice Veneta - Via Ozanam 8 - Vicenza tel. 0444 567526 - www.editriceveneta.it Iscrizione al ROC n. 4725 del 22.11.2001 Stampa: Industrie Grafiche VIcentine S.p.A. Via Rovereto 20, 36030 Costabissara (VI) www.igvi.it Carissimi alpini, Un percorso nel segno della solidarietà segnerà la nostra vita associativa dei prossimi tre anni. Daremo fondo alle nostre risorse ed al nostro impegno per aiutare le famiglie degli alpini e dei nostri concittadini che sono in difficoltà, integrando il fondo già esistente nel bilancio della Sezione e promuovendo iniziative di sostegno, anche economico, a chi ha la necessità di essere aiutato. Nei prossimi consigli di sezione i consiglieri saranno chiamati a decidere quali iniziative intraprendere per contenere il bilancio della Sezione e poter così destinare le risorse che si renderanno disponibili alla solidarietà. E un contributo di idee potrà essere dato nelle riunioni di zona. Un programma di questa portata non può riguardare solo gli alpini, ma deve coinvolgere tutta la società vicentina. I nostri paesi, le nostre vallate, le cittadine ed il capoluogo dovranno essere invasi, in modo evidente a tutti, dallo Spirito Alpino. Un primo evento è l’Adunata del Triveneto, a Schio, manifestazione che per importanza e’ seconda solo all’Adunata Nazionale. Sullo slancio di questa manifestazione iniziamo perciò a coinvolgere negozi, laboratori artigianali, attività professionali ed ogni cittadino che vorrà tangibilmente dimostrare di condividere con noi i nostri valori ed i nostri obiettivi esponendo su vetrine, auto e cancelli una vetrofania, appositamente stampata, che riporta il motto “IO STO CON GLI ALPINI”. La vetrofania potrà essere da voi ceduta, a chi la proporrete, con un contributo e le modalità che i consiglieri capizona comunicheranno. Non vi stiamo chiedendo denaro, ma di raccoglierlo, contando sulla vostra capacità di coinvolgimento degli alpini e dei cittadini anche non alpini. L’importante è tappezzare il territorio del messaggio proposto nella vetrofania, che rappresenta la dichiarazione di voler reagire a questa crisi con la determinazione e la forza che ha sempre contraddistinto gli Alpini. Ricordo a tutti anche il 5 per mille, altra importante iniziativa che ha lo stesso scopo: diminuire i costi della Sezione e liberare risorse per la solidarietà. Vi posso assicurare che il rigore ed il controllo delle spese è in testa ai nostri obiettivi e lo stiamo giornalmente perseguendo. Infine, vi invito a far confluire in Sezione le segnalazioni di famiglie di alpini e non alpini che secondo voi hanno bisogno di essere aiutate. Questo ci servirà per capire a quali necessità potremo fare fronte. Non promettete nulla al momento, solo quando avremo raccolto un buon numero di dati, il Consiglio sezionale deciderà le iniziative più opportune. Tutte le segnalazioni dovranno pervenire direttamente al solo presidente sezionale, in busta chiusa, al fine di garantire la riservatezza. Sono certo che farete del vostro meglio per queste iniziative, così importanti in termini di solidarietà’ e di coinvolgimento della popolazione, in tal modo daremo sostanza a questo motto. Una calorosa stretta di mano alpina dal vostro presidente. Luciano Cherobin 4 - Nello zaino L’appuntamento è dal 14 al 16 giugno. Fra la manifestazioni la fiaccolata dal Tempio ossario del Pasubio Raduno Triveneto a Schio culla degli alpini vicentini Dal battaglione Val Schio alla caserma dedicata a Pietro Cella prima Medaglia d’oro alpina, sino al Btg. Val Leogra di Dino Biesuz Prove generali? Sì, prove generali dell’adunata nazionale a Vicenza nel 2016. Lo sperano proprio gli alpini vicentini pensando all’adunata del Triveneto che si terrà a Schio dal 14 al 16 giugno; per questo è stato messo ancora più impegno nell’organizzazione, per far vedere che Vicenza ci sa fare con queste cose. Prove generali e un doveroso omaggio a Schio, culla dell’industrializzazione della provincia e culla degli alpini vicentini. Sì perché il primo battaglione con la penna nera fu proprio il Val Schio, costituito nel 1882 a Bra (Cuneo), dieci anni dopo la nascita del Corpo degli alpini, quando si passò dall’organizzazione in compagnie a quella in reggimenti, inquadrato nel Secondo Reggimento. Durò solo quattro anni il Val Schio, per lasciare il passo a un altro reparto alpino che si coprirà di gloria sulle nostre montagne e poi in Grecia, Albania e Russia, il battaglione Vicenza; per l’occasione la nappina passò da verde a rossa. Un altro reparto scledense fu il battaglione Val Leogra, nato nel 1915 e impegnato all’inizio sul Fronte vicentino e poi spedito sull’Isonzo, dove fu decimato nel tentativo di fermare gli austriaci dopo Caporetto. Nella Seconda guerra mondiale il Val Leogra fu impiegato in Grecia, Albania e Montenegro, dove fu sorpreso dal caos seguito all’8 Settembre e deportato dai tedeschi. Ma restando nel mondo alpino, Schio ha un altro primato: la vecchia caserma in viale Rovereto, in cui fu acquartierata una parte del Val Schio (il resto era a Valdagno) in disuso da tempo, è intitolata al capitano Pietro Cella, prima medaglia d’oro conferita ad un alpino, per il suo eroico comportamento nella battaglia di Adua, in Eritrea, nel 1896. Ripristinata in parte dal Comune di Schio, la caserma Cella ospita il magazzino, la sala riunioni e l’ufficio della Squadra di protezione civile Ana di Schio. L’appuntamento di metà giugno è stato preparato da una serie di manifestazioni in vallata. Il via ufficiale al raduno Triveneto sarà dato venerdì 14 alle 11,30 con l’alzabandiera in Piazza A. Rossi a Schio; a partire dalle 19 saranno protagoniste le fanfare, in una “Serata verde” in centro. Sabato 15 si comincia alle 10 con l’onore ai Caduti del Pasubio e l’alzabandiera all’Ossario sul Colle Bellavista. La cerimonia si concluderà con la partenza della fiaccola, portata a staffetta a Schio per l’accensione (ore 16) del braciere davanti alla Cserma Cella. Per le 11 è prevista una visita guidata al Museo storico della Prima Armata. Alle 17.40 in Piazza Statuto si entrerà nel vivo della manifestazione con gli onori al Gonfalone della Città di Schio e al Labaro dell’Ana; seguirà la sfilata fino al Sacrario della SS. Trinità, dove saranno resi gli onori ai Caduti, e poi fino al duomo, per la messa solenne. Dalle 20,30 concerto di fanfare in Piazza Falcone e Borsellino ed esibizione di cori in altre parti della città. Domenica 16 si comincia alle 9 con l’ammassamento nella zona della SS. Trinità e inizio della sfilata alle 9.30; la conclusione è prevista per le 12.30, per lasciare spazio al rancio alpino. Alle 18 l’ammainabandiera. Dall’8 al 30 giugno si tengono per l’occasione alcune mostre, aperte sabato e domenica con orario 10 - 12.30 e 16-19. “Monte Pasubio - di qui non si passa” propone divise, copricapi militari, distintivi e medaglie, francobolli e annullo spostale. Un’altra rassegna riguarda la vita militare nelle cartoline di Livio Comparin e la Prima guerra mondiale nei disegni di Benedetto Pellizzari: consulenza storica di Gianni Periz e strategia bellica di Gabriele Scotolati. La mostra “Alpini alla guardia del confine” propone infine uniformi ed equipaggiamenti delle Truppe alpine dal 1945 al 2004, a cura della Sezione di Schio dell’Associazione nazionale del Fante. Nello zaino - 5 Presentat-arm a Bepi È incredibile la rapidità di come il ieri possa diventare remoto. Nel volgere di pochi giorni se non addirittura ore, i nove anni di presidenza di Giuseppe Galvanin si sono dileguati nella nebbia del tempo. Le cose buone dissolte nella normalità. Indelebili invece i ricordi di debolezze, scivoloni e défaillances connesse anche al peso della carica. Ricordiamoci che “il potere logora” e che “l’errare è umano” specie se fatto in buona fede. E’ per questo che vogliamo dire grazie a Bepi: per la sua giornaliera presenza al Torrione; per l’intensificazione dei rapporti che ha saputo coltivare tra la Sezione e i reparti in armi e pure con le pubbliche amministrazioni. Un grazie per aver portato in Vicenza la più bella adunata sezionale e aver avviato e ottenuto l’assegnazione del Raduno Triveneto a Schio. Certo, non ha del tutto convinto l’istituzione della Giornata della solidarietà o l’adozione di un pullman sezionale e altre iniziative sempre comunque intraprese con la convinzione di contribuire ad una valorizzazione del patrimonio e il prestigio della nostra sezione. Non dobbiamo dimenticare che con lui la Protezione civile e la Squadra sanitaria hanno vissuto momenti di grande sviluppo. E infine, gliela vogliamo concedere la soddisfazione della genitura di quel gioiello di famiglia fortemente voluto che è la Fanfara storica? Torna dunque tranquillamente a baita caro Bepi con la stima e l’onore delle armi di tutti gli alpini della Sezione Ana di Vicenza! Gi&Gi 6 - Nello zaino Eletto a Milano dall’assemblea dei delegati con 458 preferenze su 599. I numeri dell’Ana Favero presidente nazionale Sebastiano Favero, primo veneto in quasi cento anni di storia, è il nuovo presidente nazionale dell’Ana; subentra a Corrado Perona, che dopo nove anni cede il timone associativo. E’ stato eletto dall’assemblea nazionale dei delegati riunita il 19 maggio nel teatro Verdi di Milano. Raccogliendo 458 preferenze su 599 disponibili, si è imposto sull’altro candidato Cesare Lavizzari (fermo a quota 137), 4 le schede nulle. Si tratta di una vittoria netta che parte da lontano e che, all’insegna di un messaggio di discontinuità rispetto al passato, ha catalizzato intorno a Favero un consenso ben oltre i confini del Triveneto di cui il nuovo presidente era il naturale portabandiera. L’ultima volta di un presidente nazionale proveniente dalle fila del Triveneto fu nel 1972, quando fu eletto alla massima carica associativa il trentino Franco Bertagnolli (1972-1981). Nato a Possagno (Tv) nel 1948, e iscritto alla sezione Monte Grappa, Sebastiano Favero è ingegnere libero professionista; da molti anni impegnato nella vita associativa, ha ricoperto l’incarico di presidente della commissione nazionale Ana Grandi Opere, ha seguito la conclusione dei lavori al rifugio Contrin, ha contribuito alla costruzione del Villaggio Ana a Fossa e della casa L’angolo di Bepi Sugaman Il nuovo presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero con il presidente di Vicenza Luciano Cherobin domotica per Luca Barisonzi. Nel 2010-2011 è stato vice presidente nazionale e vice presidente nazionale vicario nel biennio successivo. Nella stessa assemblea che ha sancito il successo di Favero, sono emersi alcuni dati sull’Ana e sulle truppe alpine. Nella sua ultima relazione da presidente, Corrado Perona ha informato che nel 2012 l’associazione contava poco più di 295mila soci alpini (5.319 in meno rispetto al 2011) con una flessione rispetto all’anno precedente di circa l’1%. In totale i gruppi sono 4.409 (dati 2012). Nell’economia dei numeri, rispetto al 2011, l’Ana ha registrato 12.003 deceduti e 1.494 soci che non hanno rinnovato l’iscrizione. Alberto Primicerj, generale comandante delle truppe alpine, ha sottolineato che a tutt’oggi gli alpini in armi sono all’incirca 10mila, di cui l’8% donne. Tra tutti, il 22% proviene dal tradizionale bacino di reclutamento alpino (Nord), il 14% dall’Italia centrale, il 64% dal meridione. Per quanto concerne i VF1 (volontari in ferma di un anno) il 38% è settentrionale; percentuale che cala notevolmente tra volontari in servizio permanente attestandosi al 14%. f.m. Nello zaino - 7 A tutti un incarico nella giunta esecutiva Nuovo presidente, nuova giunta esecutiva. Nel primo Cds del dopo Galvanin, Luciano Cherobin si è presentato davanti ai consiglieri formalizzando la squadra di lavoro che nel prossimo triennio reggerà la sezione. Cherobin, già capozona Berici Settentrionali, ha scelto così i tre vicepresidenti: Paolo Marchetti, vicario (Val Chiampo), Maurizio Barollo (Val Liona Alta), Oriano Dal Molin (Val Leogra Alta). Forse con qualche scheda bianca in più del previsto, il Cds ha votato e approvato la nomina di Mirko Framarin, segretario (Val Chiampo); di Diego Magro, tesoriere (Berici Settentrionali); e dei membri della giunta: Gianni Periz (Berici Settentrionali); Francesco Griselin (Riviera Berica); Mariano Fincato (Vicenza città). L’organigramma completo degli incarichi e dei responsabili delle commissioni lo si trova sul sito sezionale www.anavicenza.it. La novità più evidente è rappresentata dalla “promozione” di Enzo Paolo Simonelli, già vice presidente vi- Lavori nella commissione “Formazione capigruppo” La commissione formazione capigruppo, con l’apporto tecnico e legislativo dei revisori dei conti Nicola Paganotto e Remo Chilese, ha messo a punto il “Vademecum n. 1 fiscale ed amministrativo”. Questa pubblicazione intende essere uno strumento operativo di agile consultazione per i gruppi Ana. Non pretende di essere esauriente, in quanto si prefigge di fornire in maniera essenziale le indicazioni per i principali adempimenti per la vita di un gruppo alpini, fornendo i minimi riferimenti normativi. Per facilitare i gruppi si sono inseriti alcuni facsimile, da utilizzare come semplici suggerimenti. La pubblicazione deve essere utilizzata quindi come uno degli strumenti messi a disposizione dalla sezione di Vicenza per il miglior funzionamento dei gruppi. È stata presentata a capigruppo e tesorieri il 13 febbraio nella sede del gruppo di Anconetta dal responsabile della commissione Francesco Griselin. Alla serata hanno partecipato circa 60 gruppi. L’opuscolo è stato inviato a tutti i gruppi ed è disponibile anche in segreteria sezionale. cario di Galvanin nel triennio 2010-2013 e già candidato presidente all’ultimo rinnovo delle cariche sezionali, a “direttore generale” della sezione; una posizione creata ex novo finalizzata a coordinare il lavoro del Torrione e a coadiuvare il presidente nei compiti più gravosi. L’altra novità, risalente però al Cds di aprile, cioè solo un mese dopo l’ufficializzazione degli incarichi, riguarda l’affiancamento di Giorgio Galla (Vicenza città) al segretario sezionale Framarin. Galla risulta il primo tra i non eletti in consiglio nell’ultima tornata elettorale. Rispetto ai nove anni precedenti la sezione ha spostato il proprio baricentro: da centro-nord, a sud-ovest. D’altro lato, le scelte di Cherobin sembrano finalizzate a rendere tutti responsabili di qualcosa, il che rappresenta già un passo avanti. Se poi questa politica produrrà dei risultati, come sempre, lo si vedrà solo tra qualche mese. f.m. Fotonotizia Una bella immagine della Festa della Liberazione a Zugliano. L'alpino è nonno Antonio Lucchini, del gruppo Ana di Centrale di Zugliano, del quale è stato capogruppo per ben 25 anni, sempre presente con costante impegno e dedizione. La bambina è la nipotina Elena Lucchini, di 7 anni, tutta fiera dell'incarico di alfiera, svolto con il massimo dell'impegno! 8 - Nello zaino Lo slogan dell’Adunata di Piacenza è la testimonianza del modo d’essere delle penne nere Alpini, onestà e solidarietà Un richiamo a tutta l’Italia Cronache della grande sfilata, dal caos iniziale alla quasi perfezione sotto la tribuna. Testimonianze, episodi curiosi e la gratitudine dei piacentini La sfilata dei gagliardetti, un bel colpo d’occhio di Federico Murzio “Onestà e solidarietà: queste le nostre regole” è stato il motto dell’86° adunata nazionale svoltasi a Piacenza; più che uno slogan è la testimonianza di un modo d’essere che per bocca del presidente nazionale Corrado Perona “è un forte segnale a tutte le istituzioni del Paese”. Però il raduno nazionale è prima di tutto una festa; tre giorni all’insegna dell’allegria che trovano fondamento nella naja. Meglio: nel paradosso della fine di una naja che nessuno voleva fare e nell’orgoglio di sfoggiare oggi il cappello d’alpino. Tutto il resto passa in se- condo piano, compreso il desiderio maniacale di apparire perfetti durante la sfilata conclusiva della domenica. Così è toccato a Piacenza ospitarci quest’anno, in un frangente economico e sociale che pesa come un macigno sullo stomaco di moltissimi alpini, soprattutto quelli che hanno risparmiato come formichine per essere presenti al raduno. Ho conosciuto qualcuno di loro a Piacenza: sono uomini che parlano brevemente del loro disagio; e mentre le loro bocche emettono suoni i loro occhi si chiudono in piccole fessure e non guardano più l’interlocutore, ma fissano un punto indefinito oltre. Come a vergognarsi. Mentre, in realtà, chi dovrebbe provare autentica vergogna è talmente intriso di umana miseria che dentro di sé non percepisce più nulla, nemmeno il pudore. Il resto dell’adunata è cronaca. LA MARCIA Come l’arrivo dei dodici marciatori Nello zaino vicentini che in cinque giorni hanno coperto i 220 chilometri che li separavano da Piacenza, per esempio. Con un’età compresa tra i 50 e i 70 anni, ad abbassare la media del gruppo ci ha pensato Damiano Marconi di Quinto Vicentino, classe 1992, appena congedatosi dall’esercito. Il decano è stato invece l’indomito alpino Giuseppe Bortoloso, classe 1932, seguito a breve distanza da Bruno Sperotto di Sandrigo e Luigi Giradi di Malo, entrambi del ’40. Guidati dal pirotecnico Nicolo Stoppa, fino all’altro ieri responsabile della commissione giovani sezionale, i dodici sono stati accolti ad ogni tappa dalle autorità e dai gruppi Ana locali, finendo spesso sulle cronache dei giornali. La marcia di quest’anno fa seguito alle imprese di Parma, Bergamo e Bolzano. C’è da giuraci che in questi giorni qualcuno di loro ha già cominciato a pensare alla marcia di Pordenone 2014. SOLIDARIETA’ Nel frattempo da Piacenza arriva anche l’annuncio dell’ultima solidale “fatica” degli alpini. A spiegarla è Antonio Munari, consigliere nazionale: «Tra pochi giorni a Casumaro, in provincia di Ferrara, sarà inaugurato un asilo costruito dall’Ana a beneficio dei bambini dopo che la fatiscente struttura che prima li ospitava è stata distrutta dal sisma dello scorso anno. Si tratta della realizzazione di un progetto nato dopo che l’Ana aveva invitato le amministrazioni comunali interessate dal sisma a segnalare quali fossero le strutture di cui avevano bisogno. È un edificio costato un milione di euro, una cifra interamente raccolta tra le penne nere e che testimonia più di tante parole la solidarietà e la gratuità degli alpini». Gastone Zordan, qui con il “furiere” della sezione Gianni Carlassare, è arrivato alla 47a adunata 9 LA SFILATA Spettacolo nello spettacolo sono i momenti immediatamente precedenti l’inizio della sfilata quando, tra fanfare e bande musicale, vessilli, striscioni, muli, gagliardetti, camice dai mille colori, divise storiche e grida dalle voci roche in tutti i dialetti nazionali, le strade dell’ammassamento diventano tanti formicai destinati al caos perpetuo. Chi alpino non è o li conosce poco, stenta a credere che quelli che marciano scandendo ordinati il passo al suon dei tamburi, sono le stesse persone di qualche minuto prima. «È sempre così, fa parte della festa. Ma partecipare all’adunata è molto più che un semplice sodalizio, vuol dire ribadire l’appartenenza a una famiglia speciale» dicono all’unisono Riccardo Quagliato, 33 anni di Barbarano, e Stefano Barcarolo, 27 anni di Malo; per il primo è il raduno numero 13, per il secondo è il settimo. Ha sfilato con la sezione anche il neo maresciallo Diego Dal Maso, 25 anni di Sovizzo. Di stanza ad Aosta, nelle prossime settimane Dal Maso prenderà servizio a Cividale del Friuli. REDUCE Ha partecipato anche Lino Zanon, 91 anni, di Padova, il “reduce” del Gruppo di Camisano. A Piacenza con la figlia Annalisa, ha sfilato sulla carrozzina, ma davanti alla tribuna ha voluto mettersi sull’attenti e salutare. Alcune personalità sono scese dal palco per abbracciarlo. Zanon partì per la Russia con gli ultimi contingenti, fu poi in Corsica e dopo l’8 Settembre riuscì a passare con le truppe alleate con le quali risalì l’Italia. Annalisa Zanon, medico, ha assistito il padre ed ha “tenuto d’occhio” gli altri alpini più anzianotti. “Per due giorni è stata una boccata d’aria pura - ha commentato - Il rispetto degli alpini verso i reduci è emozionante!”. COMMENTI «Piacenza ci ha accolto nel migliore dei modi e noi abbiamo cercato di ricambiare la loro simpatia e ospitalità» dice un sorridente Gastone Zordan di Mosson; 69 anni appena compiuti, Zordan, dal 1967 a oggi, non ha mai mancato un appuntamento. Dello stesso parere anche Giorgio Galla, 65 anni di Vicenza: «Credo non ci sia nessuna recriminazione, anche se quando si organizza un raduno in una città tradizionalmente non alpina si sono sempre dei dubbi sull’accoglienza della popolazione locale». Insomma tra i vicentini mugugni non ce ne sono e, anzi, hanno registrato qualche indicazione utile in vista della possibile (ma non scontata) adunata nazionale a Vicenza nel 2016. 10 - Nello Rubrica zaino Ripristinato a Monte Berico dagli alpini del Gruppo di Campedello Riaperto il sentiero di Villa Guiccioli È riaperto il “sentiero parco villa Guiccioli”, che partendo dalla Rotonda attraversa la Valletta del silenzio e sbuca proprio nel parco storico di villa Guiccioli, sul monte Ambellicopoli, sopra Monte Berico, sede del museo storico del Risorgimento e della Resistenza. Una bella passeggiata resa possibile oggi grazie alle 950 ore di lavoro gratuito impiegate dagli alpini di Campedello per ripristinare il sentiero. «È un gesto dal significato simbolico: oggi si chiude una fase, quella che aveva reso impraticabile questo percorso naturalistico e storico a seguito dell’alluvione del 2010» commenta l’assessore Marco Antonio Dalla Pozza a margine della riapertura ufficiale del sentiero. Per i volontari non si è trattato solo di togliere erbacce ma del rifacimento integrale del sentiero, che ora conta 304 gradini su un dislivello di 115 metri. «Subito erano previsti dei generici lavori di riparazione dei corrimano e dei gradini in legno, poi con l’amministrazione comunale si è condivisa l’idea di ripristinare completamente il sentiero migliorandone sensibilmente la fruibilità e la sicurezza» ha spiegato Diego Giaretta, capo delle penne nere di Campedello. Da sempre al centro del progetto di valorizzazione del perimetro urbano di Vicenza contermine a Monte Berico e riviera Berica, il sentiero è considerato il passante di collegamento tra la Valletta del Silenzio, il corridoio ecologico Berici-Bacchiglione-Tesina e il bosco urbano del “Quarelo”, progetto finanziato dalla Fondazione Cariverona. Per motivi diversi entusiasti dell’opera svolta sia il sindaco Achille Variati che non esita a usare toni forti: «Abbiamo il dovere di conservare questo patrimonio naturalistico affinchè nessuna mano sciagurata metta a repentaglio questo ambiente»; sia il presidente Ana Vicenza Luciano Cherobin: «È una dimostrazione tangibile di come gli alpini siano al servizio delle nostre contrade». Davanti all’auditorium gremito del museo arriva anche la proposta degli alpini per l’area ex Agriter: «Potrebbe ospitare oggi un “giardino dei giusti”, con la piantumazione di due piante in memoria di Torquato e Franco Fraccon, padre e figlio, residenti fino agli anni ’40 in strada della Commenda, poi deportati e morti a Mauthausen. Proprio 35 anni fa, in questi stessi giorni, i Fraccon venivano riconosciuti “Giusti delle Nazioni” dallo Stato d’Israele». Fotonotizia Il 3 marzo 52 cadetti dell’Accademia Militare di Modena si sono recati nella sede del gruppo di Creazzo per commemorare l’anniversario della morte del ten. Tigrucci. Nello zaino - 11 Rubrica 11 Alpini al lavoro a Casumaro di Cento, uno dei paesi colpiti dal terremoto dell’Emilia Per la scuola materna un cantiere speciale di Antonio Munari* Ho trascorso gran parte del mia vita professionale tra i cantieri, ma i cantieri dove operano gli alpini hanno qualcosa, anzi più cose che gli distinguono e li rendono unici: come quello della nuova scuola materna a Casumaro, per esempio, quella che gli alpini stanno costruendo per i terremotati. Già il cartello del cantiere ha una sua particolarità. Sulla parte alta spicca inconfondibile il logo dell’Ana; e poi il susseguirsi dei nomi dei vari tecnici che partecipano in qualche modo alla costruzione, sembra l’elenco di un gruppo alpini. Un’altra cosa che distingue i nostri cantieri è che il primo lavoro eseguito è quello di issare il Tricolore che salirà sempre più in alto man mano che la costruzione cresce. Quando poi il cantiere diventa operativo, i lavori non si svolgono con la continuità metodica che utilizza un’impresa, ma gli operatori, che sono sempre e tutti specializzati, sembrano tanti cottimisti ai quali è riconosciuta la paga non per quante ore hanno lavorato, ma per quanto lavoro hanno eseguito e se pensiamo che il tutto invece è fatto gratuitamente, allora c’è davvero di che stupirsi. Sembra un formicaio, dove tutti sanno quello che devono fare e si spostano velocemente da una parte all’altra senza mai intralciarsi, posizionando le cose giuste al giusto posto perché il loro compagno trovi sempre pronto quello che gli serve per proseguire il lavoro. Pochi, precisi e chiari ordini dati al mattino dalla direzione del cantiere diventano a sera lavori eseguiti con cura, professionalità e velocità. Anche i dipendenti delle ditte che lavorano in appalto sono contagiati da questo ritmo e dopo pochi giorni si sono perfettamente adeguati. È capitato anche alla prima squadra della sezione di Vicenza composta da Nereo Farsura, Vittorio De Boni e Antonio Rinaldi del gruppo alpini di Lisiera, Antonio Dall’Igna del gruppo di Centrale di Zugliano Il cantiere della nuova scuola materna. Il Tricolore è sempre più in alto e da Michele Binotto di Thiene. Arrivati al mattino del 15 marzo, hanno preso visione del lavoro loro assegnato: impermeabilizzare una terrazza di 40 metri, impermeabilizzare il marciapiede attorno alla nuova scuola, disarmare un solaio, smontare un ponteggio interno e riporre tutto ordinatamente nella baracca deposito. Nessuno si è perso d’animo, si sono formate due squadre e il lavoro è partito con le consuete caratteristiche del formicaio. In tarda mattinata c’è stato anche un piacevole diversivo: capitanato dal presidente nazionale Corrado Perona, è arrivato in cantiere l’intero Cdn che dopo aver preso visione dell’avanzamento dei lavori e “sparsi” i complimento di rito, ha condiviso con i volontari il pranzo di mezzogiorno preparato dalla cucina da campo della protezione civile Ana di Cento. A sera il lavoro assegnato era stato eseguito a regola d’arte ed è doveroso un ringraziamento, oltre che ai volontari, anche alla ditta Bertoldo Asfalti che ha messo a disposizione l’attrezzatura necessaria per l’impermeabilizzazione. * Consigliere nazionale 12 - Nello zaino Dibattito su forma e sostanza alla 17.a edizione del Cisa a Vicoforte (Cuneo) Scuola di giornalismo per la stampa alpina Tra le montagne ancora innevate e i suggestivi panorami di Vicoforte, in provincia di Cuneo a pochi chilometri da Mondovì, si è svolto il 17° Convegno Itinerante della Stampa Alpina. Riuniti in quest’angolo semisconosciuto del Paese all’ombra del santuario della natività di Maria che vanta la cupola ellittica più grande al mondo, si sono riuniti 62 (su 76) rappresentanti dei giornali sezionali. Erano presenti il direttore de L’Alpino Bruno Fasani, coordinatore dei lavori, e l’allora presidente nazionale Corrado Perona; mentre nella giornata conclusiva del convegno ha portato il saluto degli alpini in armi il generale Maggi, vice comandante delle Truppe Alpine. Forma e Sostanza Il tema di quest’anno è stato: “Forma e Sostanza”; e, più che un titolo, si è trattato della naturale continuazione di un percorso iniziato qualche mese fa a Costalovara, durante il 16° Cisa “Fare opinione per diventare coscienza civile”. Seguendo le stesse modalità della precedente edizione, Bruno Fasani ha invitato tre relatori d’eccezione per sviscerare l’argomento, presentato nuovi spunti di riflessione e suggerimenti agli addetti ai lavori della stampa alpina. Così, il giornalista e scrittore Stefano Fontana ha trattato il tema della “sostanza”, mentre Luca Calzolari, direttore della stampa sociale del Cai, e Francesca Massai, direttore artistico dello studio grafico “Cervelli in azione”, hanno offerto il loro contributo sulla “forma”. Alla fine dei tre interventi, i delegati al Cisa si sono divisi in due gruppi di lavoro per dibattere gli argomenti (sabato) e relazionare l’assemblea il giorno successivo (domenica). Forma La rivista è un prodotto collettivo, sostiene Luca Calzolari, e i giornali, oggi, si leggono anche attraverso i titoli e le fotografie. Sembra banale ma, di fatto, non è così. Bisogna porre l’attenzione ai dettagli, sottolinea invece Francesca Massai. Innanzitutto al “carattere”, poi alle “pagine” e a come strutturarle, al “colore” e all’ “equilibrio compositivo”. Si tratta di indicazioni importanti soprattutto se diamo per scontata l’esigenza che oggi rinnovare la forma è fondamentale nelle nuove logiche di comunicazione. Questione di identità Lungi dall’essere una discussione sul sesso degli angeli, il confronto sulla “sostanza” è stato, forse, l’elemento più concreto e più importante affrontato in questi ultimi anni. Sostanza è identità e, come tale, si misura ogni giorno in una società in continuo movimento. C’è chi ha bollato come “pericoloso” e potenzialmente “deflagrante” il fatto che la stampa alpina possa trasmettere elementi d’opinione. Credo sia una lettura superficiale, che toglie credito all’umanità e all’intelletto degli alpini che vivono nelle quotidianità e non in un mondo a parte; in altre parole: qualcuno ha forse paura che gli alpini incomincino a riflettere con la propria testa? Dice: nessuno mette in discussione il diritto degli alpini di avere un’opinione su tutto, ma se la si vuol esternare lo si faccia senza il cappello in testa. E io mi chiedo, perché? Che la stampa alpina faccia opinione vuol dire semplicemente attingere dai propri valori e valutare gli avvenimenti. Il vero pericolo è invece l’uniformità; un insieme di fogli dove, a identità secolarizzata, si celebra l’autoreferenzialità dell’Ana: quanto siamo belli, bravi, buoni. Un’autoreferenzialità che già porta oggi qualcuno a considerare gli alpini la parte migliore della società. Mentre sappiamo benissimo che così come non tutta la politica è marcia, così come non tutta l’economia è da buttar via, nello stesso modo non tutti gli alpini sono belli, bravi, buoni. Sostanza Sulla differenza tra fatti e avvenimenti è il perno su cui è ruotato l’intervento di Stefano Fontana. Il ruolo del giornalista è di far trasparire questi ultimi, cioè gli elementi costitutivi che stanno nella “verità” dei nostri ideali e che arricchiscono la nostra vita. La sostanza è quindi cogliere il senso di ciò che succede tenendo ben presente che nessuno mette in discussione l’essere alpini, ma è impossibile non risentire di ciò che succede nella società circostante. f.m. Nello zaino - 13 Incontro a Malo con l’alpino ferito in Afghanistan e collegamento con la Julia Luca Barisonzi parla vicentino Potremmo affermare che Luca Barisonzi è quasi di casa tra gli alpini vicentini. A febbraio ad Arzignano e il 21 aprile al Cinema Aurora di Malo che il parroco don Giuseppe Tassoni, ha messo a disposizione del Gruppo Alpini maladensi, con in testa i giovani tra cui Riccardo Agosti e Luca De Benedetti, promotori dell’evento. Un pomeriggio intenso con passaggi di grande interesse, preceduti da un’ottima performance del coro di casa, “El Livergon” a cui ha fatto seguito l’eccezionale collegamento via skype con gli alpini della Brigata Julia a Herat in Afghanistan, in un informale e simpatico dialogare con il loro comandante, generale Ignazio Gamba, il capitano maladense Giovanni Agosti fratello di Riccardo e tanti altri alpini veneti felici di poter partecipare in diretta all’incontro con il pubblico in sala, tra cui sedevano il neoeletto presidente della sezione Ana di Vicenza, Luciano Cherobin, il suo predecessore Bepi Galvanin, il consigliere nazionale Antonio Munari, il vicepresidente Oriano Dal Molin con i capizona Gatto e Cecconello e Vito Mantia, veterano e reduce della campagna dei Balcani. E’ stata quindi la volta del capitano Marco Arancio del 7° Alpini che con commenti e immagini molto efficaci ha illustrato la vita di tutti i giorni dei nostri militari impegnati in missione in terra afghana; vita di tutti i giorni in una routine apparentemente tranquilla ma con pochi momenti di vero relax in mezzo a tanti altri di tensione in turni di guardia e sortite di pattuglia, consolati una volta la settimana da famigliari profumi di italianissime pastasciutta e pizza. Personaggio centrale di un pomeriggio trascorso in un soffio è stato infine quel ragazzone del 7° Reggimento alpini: Luca Barisonzi con il suo carico di martirio, Luca Barisonzi con la fidanzata Sarah e la mamma Clelia guadagnato in missione sul fronte afghano e ora vissuto con una dignità e un coraggio su cui dovremmo tutti meditare e trarne esempio di vita. A Malo e ovunque è continuamente invitato, Luca esprime il suo messaggio di speranza e di fede che ha coinvolto anche la coraggiosa madre e la splendida fidanzata che sempre gli sono a fianco in quelle che sono le sue vere “missioni di pace”. Gran finale sulle note del coreografico coro “El Livergon” composto dagli alpini e le loro donne, accompagnati dagli ottoni della Banda cittadina di Malo. L’incontro si è concluso con il saluto di commiato del presidente Cherobin e un grazie congiuntamente a un buon rientro a Belluno al capitano Arancio e all’alpino Orru. In ossequio quindi a quanto prevede un tacito e mai scritto cerimoniale alpino: tutti alla Casa degli alpini per il brindisi di rito, una stretta di mano e un arrivederci alla prossima. LuiGi Una baita in Sardegna Giannetto Loche, colonna della Sezione Sardegna, ha realizzato un vecchio sogno, costruire un posto tappa per gli alpini che visitano la sua meravigliosa isola. Si chiama Baita Santa Barabara, è di legno, stile alpino, e si trova a Cuglieri, lungo la strada da Bosa ad Oristano. Giannetto è pronto ad offrire agli alpini che passano da quelle parti un bicchiere di Vernaccia o una profumata Malvasia, da gustare sulla suggestiva collina coperta di oliveti, davanti allo spettacolo del mare. Ed a fornire informazioni su una delle zone meno note della Sardegna, che vede a pochi chilometri dalla sua baita le splendide spiagge del Sinis o il Montiferru, con la Madonnina degli alpini a quota 1000. Basta chiamarlo allo 0785 39743 o al 340 5425675. 14 - Nello zaino Cappellano militare in Russia, medaglia d’argento, cadde in prima linea mentre assisteva i suoi alpini a Warwarowka La sede Ana di Chiuppano intitolata a don Segalla Con una splendida cerimonia il 10 marzo gli alpini di Chiuppano e dei gruppi limitrofi, con il patrocinio comunale e l’esperta regia del capogruppo Franco Genitali, hanno reso omaggio a don Antonio Segalla, cappellano del Morbegno, medaglia d’argento al valor militare, caduto in Russia, intitolando la sede sociale al suo nome. Fu colpito a morte il 23 gennaio 1943 nella battaglia di Warwarowka, uno dei numerosi scontri che precedettero Nikolajewka, dove la Tridentina fu protagonista assoluta. All’eroica divisione apparteneva anche don Antonio Segalla, “prete con le stellette” inquadrato nel Morbegno, un battaglione le cui gesta sono commemorate ogni anno nell’omonimo paese della Valtellina, proprio nel ricordo del combattimento di Warwarowka. La battaglia divampò improvvisa nel cuore della notte, a seguito di un massiccio attacco di mezzi corazzati russi. Nell’impari scontro il Morbegno uscì pressoché distrutto e don Antonio, cappellano amato e stimato dai tutti i soldati, seguì la sorte dei suoi alpini in prima linea, mentre confessava, confortava, curava. Era nato a Chiuppano da Giuseppe Segalla e da Lucia Dal Pra il 14 agosto 1907; ancor giovane rispose alla chiamata al sacerdozio e, una volta consacrato, fu in servizio come cooperatore in varie comunità della diocesi padovana. Allo scoppio del conflitto la continua partenza dei suoi ragazzi per il fronte lo inquietò al punto da voler condividere il loro destino e gli fece maturare il proposito di star loro vicino, per alleviare le sofferenze morali di quei giovani e farli sentire meno lontani da casa e dagli affetti familiari. Il 4 febbraio 1941 indossò la divisa, con il grado di tenente; partì per la Russia l’11 dicembre 1941. Un documento della curia padovana, conferma a questo proposito che l’assegnazione alle truppe alpine fu una ulteriore, precisa richiesta di don Antonio, con l’intento di riunirsi ai ragazzi delle parrocchie in cui aveva operato. Oltre alla motivazione della medaglia d’argento, sono ben cinque le testimonianze che raccontano in dettaglio la scena della morte di don Antonio Segalla. La prima, di una immediatezza impressionante, è quella scritta nel libro di memorie “Calvario bianco” del cappellano militare friulano don Carlo Caneva, poi parroco e fondatore del tempio di Cargnacco, dedicato ai Caduti e Dispersi di Russia, testimone oculare, che assistette di persona al tragico epilogo; la descrizione colpisce per una crudezza, necessaria a rendere l’immagine quasi filmica di una morte, affrontata, mettendo in se- condo piano il rischio, per privilegiare ad ogni costo il servizio. Scrive don Carlo: “Verso le 21 la colonna arrestò bruscamente il passo…nell’oscurità da una posizione invisibile uno o più carri russi sparavano su di noi e il ritmo dei colpi aumentava… venne in testa l’82^ compagnia cannoni e piazzò i suoi pezzi per cercare di ridurre al silenzio chi ci aveva così micidialmente presi di mira. Mi chiamavano dovunque per assistere feriti e morenti... sopra una slitta stava confessando don Antonio Segalla, cappellano del Morbegno. Si era poi seduto e stava parlando col capitano Panzeri, comandante l’82^ cannoni, ferito. Tutt’a un tratto il capitano udì uno schianto e si Don Antonio Segalla trovò fra le mani la testa del cappellano troncata a secco da un proiettile che aveva trapassata l’ambulanza da parte a parte.” La seconda attestazione è scritta da mons. Arrigo Pintonello, reduce di Russia e più tardi Ordinario militare d’Italia, quasi in tempo reale, l’8 marzo del 1943, preoccupato che non si perdesse l’esemplarità di un simile atto di valore. Disponiamo poi di una terza testimonianza: la lettera dell’alpino Ermete Speziali di Silandro in forza al Morbegno, che conferma i fatti e che, trovandosi la sera del 22 in testa al battaglione, ebbe modo di scambiare una battuta con don Antonio, che gli aveva chiesto “Come va Speziali?” a cui aveva risposto “Fin che siamo in piedi va sempre bene”.. La quarta riguarda la ricostruzione, fatta nel 1946, dal capitano Mario Panzeri in una lettera alla mamma Lucia; Panzeri era stato il più vicino testimone diretto della sua morte e anche un miracolato, poiché nel momento del colpo fatale, giaceva nella stessa slitta-ambulanza. Al ritorno in patria, ne traccia un quadro luminoso, che merita di essere riletto: “Don Antonio cadde eroicamente, come eroicamente aveva vissuto, colpito alla testa da piombo nemico… nella piana di W.W. nell’assolvimento del suo dovere di soldato di Cristo, mentre Nello zaino nell’imperversare di un furioso combattimento e con esemplare disprezzo del pericolo, portava la parola di Dio e conforto ai feriti sopra una slitta ambulanza”. La quinta testimonianza è quella del maggiore Fabbrocini, che lo incrocia dopo lo scontro immediatamente precedente quello di Warwarowka, quando don Antonio lo avvicina per indicargli il luogo dove era caduto il maggiore Romualdo Sarti, comandante del Morbegno. Il fatto che tante persone autorevoli si siano premurate di testimoniare per don Antonio e la sua stessa corrispondenza alla famiglia ci danno il segno di quanto questo nostro cappellano fosse apprezzato dai suoi alpini. Ancora due brevi riflessioni per tracciare a tutto tondo la sua personalità: dalla corrispondenza si rileva innanzitutto il rapporto affettivo veramente speciale con la mamma e con la famiglia, teso sempre a sdrammatizzare, anche con qualche tratto di energica e virile ironia, le durissime condizioni della guerra. In secondo luogo si osserva lo stretto legame con i giovani chiuppanesi al fronte in particolare quelli del Btg Vicenza, tutti soldati valorosi di cui il paese deve andare orgoglioso e che non possono essere dimenticati. Una ventina i partenti da Chiuppano, la metà di loro non rivide più la terra natìa; tre medaglie al valore: di bronzo a Pietro Dal Prà, d’argento per don Antonio e Francesco Vallortigara. Il 21 dicembre 1942 don Antonio scrive dal rifugio costruito dagli alpini del Vicenza, al quale il Morbegno aveva dato il cambio. “Ho visto alcuni paesani: Segalla Antonio Pessata, Segalla Severino di Mondo, Dal Pra Pietro di Nicola e Dal Santo Antonio di Beppetto”. Si rammarica di non aver potuto incontrare gli altri “De Rossi Valerino Cabiaro, Francesco Vallortigara, Gioppo Pietro di Raffaele e tutti gli altri artiglieri del gruppo Udine tra cui Ceschi Rezzara e Bortolo Segalla”. E proprio l’artigliere alpino Francesco Rezzara offre un riscontro puntuale di questa visita nel suo libro di memorie: Ruski karasciò: “Un giorno venne a trovarci don Antonio Segalla, cappellano della Tridentina, desideroso di incontrarsi con i chiuppanesi della Julia al fronte. Mi fu riferito da Bortolo Segalla che non poté raggiungere tutti gli artiglieri fino alla mia postazione, perché era sopraggiunta la sera. Venne così a mancare per me un incontro atteso”. 15 Don Antonio celebra la messa al campo sul Fronte russo per gli alpini del Morbegno Oggi l’intitolazione della sede Ana di Chiuppano a don Antonio Segalla, al quale fu dedicata anche una via del paese, a buon diritto recupera, valorizza e rende giustizia a questa nobile figura di uomo, di prete e di soldato, come alfiere di valori, purtroppo spesso smarriti nella società attuale. Enzo Segalla Aiuti dei terremotati per gli alluvionati I terremotati dell’Abruzzo hanno mandato un’offerta per gli alluvionati di Caldogno. Un atto di solidarietà commovente e molto significativo, se si pensa alle innumerevoli difficoltà e alle grosse spese che incontrano gli abruzzesi per la ricostruzione. Nasce dall’amicizia nata fra Carlo, alpino volontario della Protezione civile di Vicenza, e una famiglia di San Demetrio, paese abruzzese dove gli alpini veneti allestirono un campo per i terremotati: quando avevano saputo dell’alluvione a Vicenza, gli abitanti del paese avevano fatto una colletta, per testimoniare vicinanza e fratellanza. La somma è stata portata alla squadra di Pc di Caldogno, che ha interpellato l’assistente sociale del Comune per individuare i destinatari dell’offerta: gli assegni sono stati così consegnati a tre famiglie bisognose. Si sono inoltre aggiunti quattro buoni destinati all’acquisto di beni durevoli. 16 - Nello zaino Monumento agli Alpini, sigillo all’unificazione San Germano e Villa del Ferro hanno costituito il Gruppo Domenico Foletto, nell’80° della costituzione Festeggiare gli 80 anni di da, giunta appositamente da attività ha rappresentato per Mantova con i famigliari, orgli alpini di San Germano dei gogliosa di onorare la memoBerici e Villa del Ferro un ria del padre. motivo di legittimo orgoglio Al termine della messa e di grande significato: la dicelebrata dal parroco don Lomostrazione che nel loro inrenzo e animata dai Cori Partimo sono presenti e più che rocchiali, il corteo si è trasfemai vivi i valori e le tradiziorito davanti al municipio per ni trasmessi dai loro veci e lo scoprimento del Monul’impegno profuso in tanti mento all’Alpino sul quale è anni di attività al servizio infisso il simbolo dell’Ana della comunità. La costituoltre ad una targa …lo “spizione ufficiale del Gruppo rito alpino” è un dono del Ana di San Germano dei Bepassato che vive nel presente. rici è avvenuta nell’aprile del Il presidente Cherobin scopre il monumento agli alpini L’inaugurazione di questo 1933, con Domenico Foletto monumento è l’occasione per capogruppo. Dopo qualche anno, il 28 ottobre 1937, Foricordare ed onorare tutti gli alpini caduti sia in operaletto con la sua famiglia si vede costretto a fare “San zioni belliche, sia in missioni di cooperazione e di pace. Martin” per stabilirsi a Porto Mantovano come mezzaIl capogruppo Luca Pasqualotto ha ricordato i momendro. Ma i semi getttati fra gli alpini in quei quattro ti più significativi della vita del Gruppo; il sindaco Alanni non andarono persi. berto Zanella ha espresso parole di elogio per gli alpini I festeggiamenti per l’anniversario sono iniziati il 24 per la loro disponibilità e collaborazione. Il presidente aprile con la consegna del Tricolore agli alunni della Luciano Cherobin ha portato il saluto della Sezione di scuola primaria. Alcuni mesi prima gli alpini erano “torVicenza ed ha ricordato i valori e gli ideali di cui sono nati a scuola” con il prof. Renzo Pilotto per spiegare agli portatori gli Alpini. alunni chi erano gli Alpini in tempo di guerra ma, soUna giornata esaltante, che ha gratificato e ricomprattutto, chi sono in tempo di pace. Al mattino del 25 pensato delle difficoltà superate per la migliore riuscita aprile è stata inaugurata la mostra dei disegni realizzadi questo importante traguardo raggiunto: l’augurio è ti dai ragazzi sul tema “Gli Alpini nella comunità”. Alche l’unione dei gruppi di S. Germano e Villa del Ferro la sera proiezione del film “I recuperanti” tratto da un continui per molti anni con lo stesso spirito e nel rispetlibro di Mario Rigoni Stern. Il giorno dopo presentazioto degli ideali che hanno lasciato i “veci”. ne del libro sulla Storia dei gruppi di San Germano e Il pranzo alpino nello stand allestito nel cortile parVilla del Ferro “1933 – 2013” da parte dell’autore, Giurocchiale è stato un momento importante di coesione e seppe Baruffato, nella corte Cantarella a Campolongo. di allegria. Alla serata erano presenti i nipoti del fondatore del Riportiamo le parole di ringraziamento rivolte da Gruppo, Stefano e Carla Foletto residenti a Mantova. Miranda Foletto. Un grazie agli ideatori di questa granSabato serata corale nella Chiesa di Villa del Ferro con de festa, che hanno voluto donare un pensiero a mio la partecipazione dei cori Umberto Masotto di Noventa, padre. Nella mia mente, spesso rivivo i giorni in cui Amici miei di Montegalda e il Val Liona. fiero, ricordava di aver militato nel prestigioso Corpo Il momento più significativo della manifestazione è degli alpini. Non voleva mai mancare ad ogni appuntastato il giorno del raduno. Domenica 28 i Gruppi Ana mento o manifestazione che venivano organizzati. Il suo si sono presentati già di primo mattino in un’atmosfera orgoglio era quello di poter appuntarsi le sue numerose di grande amicizia e cordialità. Il tempo è stato galane beneamate medaglie al valore, ricevute per aver dotuomo, regalandoci anche un raggio di sole dopo giornato alla cara terra italiana il suo intrepido coraggio, nate incerte. Alle 10 ha avuto inizio la sfilata, con il onorando il Corpo degli Alpini. Vi ringrazio per questa Gonfalone di San Germano dei Berici e la Banda G. iniziativa e per il libro che avete realizzato. Auguro a Rossini di Sovizzo che ha allietato l’evento. Il corteo si tutti voi di continuare a sostenere queste manifestazioè fermato nel piazzale , dove è posto il monumento, per ni, con la gioiosa fratellanza che vi ha sempre contradl’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Sul sagrato della chiedistinti, nel nome a e ricordo dei grandi eventi storici sa è stato inaugurato e benedetto il nuovo gagliardetto che fecero l’Italia. intitolato a Domenico Foletto. Madrina la figlia MiranMirco Bisognin Nello zaino - 17 Fanfara Storica: Gigi Girardi appende al chiodo il trombone È stato un onore... e un piacere Per una serie di fortuiti e incomprensibili meccanismi, venni eletto consigliere della sezione A.n.a. di Vicenza. “Non preoccuparti - mi dicevano tra il bonario e il sibillino - è un impegno che teoricamente non ti occuperà più di una serata al mese”. Il “teoricamente” lo capii più tardi quando l’emerito presidente Giuseppe G. che conoscevo appena, un giorno mi disse “Ho un bell’incarico proprio su misura per te: ti affido la costituzione della fanfara della sezione Ana di Vicenza. Che te ne pare?”. Eravamo a Carmignano per l’adunata sezionale a cui per l’occasione partecipavo con la rinata Fanfara Congedati della Brigata Cadore di cui ero componente in armi nei preistorici anni ‘62 e ‘63. Ebbi attimi di stupore e perplessità e per non generare facili entusiasmi, mi espressi in maniera onesta: “Presidente, non è che sia difficile; è solo impossibile”. I fatti che sono se- Gigi Girardi durante l’esibizione della Fanfara storica in Galleria a Milano guiti mi hanno brutalmente smentito. Non mi rendo esattamente conto di come sia potuto accadere ma fatto è che mi sono trovato a portare per cinque anni sulle più belle piazze e in prestigiosi teatri, la più bella fanfara alpina che si sia mai vista in giro: La Fanfara storica della Sezione Ana di Vicenza! Di questa grande soddisfazione devo sincera gratitudine a tutti i musicanti: percussionisti e fiati, che in questo tempo mi hanno seguito: a volte godendo e spesso bestemmiando. Devo ringraziare Bepi Galvanin che ha (inconsciamente) creduto in me e tutto il pubblico alpino e non alpino che ci ha sempre sostenuto e applaudito, rendendoci orgogliosi della nostra appartenenza. Sono stati cinque anni meravigliosi e prima che il fiore appassisca, ho chiesto ad altri di mantenerlo fresco e brillante come lo è stato finora. Al mio successore auguro tanti successi e ai musicanti raccomando di assicurargli la stessa collaborazione su cui io ho sempre potuto contare. Un arrivederci e un alpinsaluto a tutti. Gigi (Luigi per l’anagrafe) Girardi 18 - Uno di noi Furio, la furia L’artigliere De Bovolini ha fondato il Gruppo di Montegalda e lo ha diretto per 55 anni. Gestore di cinema, ha promosso le più svariate iniziative per il tempo libero e lo svago degli alpini e dei compaesani Cinecittà o se preferite la mitica Famiglia di cinematografari i De Hollywood sono potute sbarcare Bovolini, dicevamo: inizia il padre con i loro film al Cinema Italia, in a Dueville, ove uno dei figli rimase via Divisione Julia a Montegalda a gestire il Cinema Busnelli. A per opera della famiglia De BovoMontegalda il cinema Lux funziolini, ove nel lontano 1927 ha emesnava il sabato, domenica e lunedì so i primi vagiti l’artigliere alpino con una programmazione; il gioveFurio: giunto al 12° Car di Montorio dì e venerdì con un’altra per un pubVeronese l’1 giugno del ‘48 e quinblico più adulto (sic)! di destinato al 2° Reggimento ArtiIl Dopolavoro, era centro di vita glieria da montagna, Gruppo Bersociale e godereccia: gran partite di gamo alla “Caserma Mignone” a tresette, briscola e foraccio e a CarBolzano, ricostituito nell’aprile di nevale, crostoli, fritole e balli con Furio De Bovolini nella tessera del Cai quell’anno, proprio con la sua clas- e, sotto, in un classico degli artiglieri alpini: l’orchestra “La cingallegra” del Mase e il 3° scaglione del ‘26. Nel ‘48, il presentat-arm con la canna dell’obice. estro Piazzo. ancora in armi, parte da casa in bicicletta per partecipaFurio era il gran regista di tutto; apre anche due cire alla sua prima adunata nazionale a Bassano: da allora nema estivi: a Cervarese Santa Croce e a Grumolo delle a oggi, non ne ha perso una. Abbadesse e nel ‘77 trova anche il tempo per iscriversi Con 23 paesani alpini, nel 1953 fonda il Gruppo ale frequentare le escursioni del Cai di cui è tutt’ora socio. pini di Montegalda e a primavera del 1996 inaugurano Nel 2004 è tra i padri fondatori del coro “Amici miei” la nuova sede: il nostro “gnaro” come lui ama definirlo. intitolato all’amico alpino “andato avanti”, Toni Decimo, Porta degnamente lo scettro di capogruppo per ben 55 “per noi tutti è cosa certa, dal suo cielo immacolato, anni: una vita! dirà a noi la strada è aperta, “Amici miei”, mio coro amato”. Non si fosse ancora capito, si impegna pure in Ottantasei primavere sono alle porte e Furio consercomposizioni poetiche e ogni anno organizza quelli che va la vitalità che lo ha sempre distinto sono diventati irrinunciabili appuntain tutto quello in cui si è imbarcato. menti: la festa del Gruppo, la gita sociaTempo ormai remoto quando, innamole e la brasolada in montagna. rato come un bisso di una acerba sediDiscorrendo, gli affiorano alla mecenne dal dolce nome di Agnese, si tromoria lontani ricordi di quando quindivò a giurarle eterno amore davanti a cenne doveva ogni tanto correre a ripaDio, parenti e paesani. Per lei sopportò rarsi in qualche rifugio quando l’allarme anche otto giorni di cpr per una fuga avvisava l’arrivo dei bombardieri e di d’amore al paese per poterla stringere quella sera che lo bloccarono a Dueville per qualche (luuungo) momento tra le perché c’era il coprifuoco; stavano sucsue forti braccia di artigliere, “venne un cedendo fatti gravi: era la sera dell’otto giorno a prima sera, tra il portal di caSettembre del ‘43. sa Lotto - può lei dirlo ch’è sincera, il Il 14 Aprile del ‘96, all’inaugurazioprimo bacio galeotto” . Sono rime di ne della nuova sede, concludeva il suo una appassionata ode che Furio le ha discorso dicendo: “Grazie, grazie a tutti dedicato dopo oltre cinquant’anni di vivoi che ci onorate con la vostra presenza ta condivisa nella coproduzione di quatarrivando anche da lontano. Tornate a tro figli, un seguito di sette nipoti e la Montegalda quando volete; sarete semgestione del Cinema Italia con adiacenpre i benvenuti”. te il Dopolavoro. Questo è l’artigliere Furio De Bovolini, classe 1927: una furia! 19 La grande amicizia fra sciacquino e campione Quella che segue è una storia che di fantasia ha solo i nomi, Bepi e Checo. Tutto il resto è pura verità. Molti anni fa al nostro Bepi, aitante giovane ventenne delle nostre parti, in possesso di patentino conseguito dopo aver frequentato alcuni impegnativi corsi all’Itis “Rossi” di Vcenza, che lo abilitava alla conduzione di caldaie a vapore, grande appassionato della montagna e iscritto da anni al Cai, viene recapitata la cartolina rosa di chiamata per il servizio militare. La destinazione è Mondovì una delle sedi dei Car per molti degli alpini destinati poi a riempire le caserme del Cadore. Alla fine dei canonici tre mesi di addestramento, Bepi non prende però la tradotta per Belluno, riceve invece, probabilmente a causa della specializzazione già in suo possesso, un biglietto per Roma meta, la Scuola genio pionieri alla Cecchignola. Vi rimane quattro mesi per imparare cose di cui lui già era esperto, mesi lentissimi se il nostro intraprendente Bepi, nelle libere uscite, non ne approfittasse per visitare e conoscere a fondo la Città Eterna e, visto che lezioni e visite ai monumenti gli lasciavano ancora tempo, per non annoiarsi e con il consenso benedicente dei marescialli che li sovraintendono, si da parecchio da fare per rendere il magazzino viveri prima e l’armeria in seguito , ordinati e splendenti come salotti. Finalmente approda anche lui a Belluno ma non per essere assegnato ad uno dei tre Battaglioni del 7°, bensì, con grande suo disappunto, al “RRR” della Brigata Cadore (nappina blu) e successivamente, aggregato alla Sezione Sussistenza Cadore, con alloggio alla caserma “Piave”. Uno che non fosse stato il nostro Bepi si sarebbe sentito felice e grato della destinazione di tutto comodo avuta, ma per Bepi che già pregustava la frequenza ai corsi roccia e sci previsti per gli alpini dei reparti operativi era il classico amaro calice da sorseggiare giorno dopo giorno. Alla “Piave” Bepi incontra Checo, suo coetaneo di naia, un alpino emiliano già in organico, come assaltatore, ad una Compagnia del Btg. “Pieve di Cadore”. Checo al contrario di Bepi è un ragazzo tranquillo, umile, senza troppe velleità e al quale la vita in una compagnia operativa risultava insopportabile. Alzate ad ore impossibili, marce, assalti, spari, lanci di bombe a mano non facevano per lui così, quando un capitano fa richiesta di un attendente per la famiglia giù a Belluno, lui non ci pensa due volte e accetta. Bepi e Checo che dormono in due brandine di fronte, ogni sera si confidano sulla loro vita di naioni. Checo racconta a Bepi del suo arrivo quotidiano alle 8 nella casa del Capitano dove la moglie è di norma ancora a letto, primo compito, accompagnare il bambino più grandicello a scuola;, al ritorno deve accudire il più piccolino, pulirlo dalle cacche notturne, fargli il bagnetto e rivestirlo; poideve spazzolare e lucidare le scarpe dei vari componenti la famiglia, passare la casa con scopa e straccio ed infine andare a fare la spesa per la “capitana”. Bepi invece racconta a Checo dei suoi reiterati tentativi, attraverso continue richieste scritte al suo Comandante, di poter partecipare ai vari corsi roccia e sci che gli alpini del Settimo. frequentano sulle pareti del Sella e sulle piste di Arabba, ricevendo in risposta sempre e comunque un “niet”. Dopo però, la devastante alluvione che colpisce quasi tutto il Veneto nei primi giorni di Novembre del 1966 e che terrà impegnati a lungo e duramente tutti i Reparti alpini per il soccorso alle popolazioni colpite da tanto disastro e per il ripristino della viabilità, nei Reparti minori della Cadore inizia la ricerca di elementi capaci di sciare e a sparare, per poter formare la squadra destinata a partecipare alle esercitazioni sciistiche conclusive (ora Casta), nel febbraio 1967. Per il nostro Bepi, nonostante mancassero solamente cinque mesi al congedo, era l’occasione tanto attesa. Il suo è un proporsi immediato. Dopo averlo “testato” con varie prove di sci e tiro, Bepi viene accettato e inserito nella pattuglia. Seguono mesi di allenamenti estenuanti ma che appagano appieno la voglia di fare e l’argento vivo che circola nel sangue del nostro. Alla fine la squadra risulta talmente brava e preparata che, nella competizione tenuta sulle nevi del Nevegal, conquista la vittoria nella gara di categoria. Per gli ultimi 20 giorni di naia Bepi fa ritorno al reparto di appartenenza, alla caserma “Piave” e qui ritrova l’amico, lo “sciacquino” Checo che è avido di sapere quanto combinato, in quei quattro mesi di lontananza, dall’amico Bepi. In una delle ultimissime sere di naia, mentre seduti sulle rispettive brande sono intenti a prepararsi il cappello da congedanti, Bepi, con voce un po’ rotta, rivolgendosi a Checo gli fa un’accorata esortazione “quando ritornerai a casa, ti raccomando, non andar a raccontare che hai fatto lo sciacquino nella famiglia di un Capitano perché con quel “7” del “Cadore” sul cappello e con quella “bala rossa”, simboli che identificano un reparto ricco di storia gloriosa, potrai fare un figurone con i tuoi familiari e con gli amici”. A questo punto il buon Checo si rivolge all’amico e “Bepi tu hai calpestato neve tutto l’Inverno, con sci e zaino affardellato hai sputato sangue su e giù per le piste di mezzo Cadore, tu ti meriti questa nappina rossa a me va bene anche quella tua blu”; e così dicendo sfila la nappina rossa dal suo cappello e la passa all’ incredulo amico Bepi. Bepi il “7” sul cappello non se l’è mai messo pur essendo stato organico, per sei mesi, al 7° Rgt. Alpini ma la “bala rossa”, quella si, la ostenta, da allora, orgogliosamente sul proprio cappello. g. a. 22 -- Lettere 22 Rubrica Grazie alpini da Piacenza per quello che ci avete dato Elena Bersani, una giovane piacentina, ha passato gli ultimi tre giorni dell’Adunata nazionale assieme agli alpini nelle strade della città. Lunedì mattina ha scritto questa lettera, indirizzata alle Sezioni Ana del Triveneto, che pubblichiamo. Una lettera che ci riempie di orgoglio. Stamattina la città si è alzata più sola: tutto era pià triste e purtroppo è tornato ad essere tutto slnezioso e melanconico. Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e genuine come voi,, abbracciando i vostri valori e il vostro profondo senso dell’onore. Grazie a voi abbiamo imparato che, standovi assieme, s’impara la vita e si diventa più uomini (come diceva uno striscione durante la sfilata), ci si arricchisce moralmente e umanamente. Mi sento in dovere di ringraziarvi di cuore con sincero affetto perché ho capito che, nonostante varo “incidenti di percorso”, l’Italia è fatta di gente perbene; se questa fosse consegnata nelle vostre mani e gestita dalla vostra testa, saremmo di sicuro una terra molto meno martoriata. Avete lasciato una città più bella è più pulita in tutti i sensi, ma mi spiace solo che non siate più in mezzo a noi. Solo qualche alpino, ancora stamattina, stava agli angoli delle nostre strade, prontamente fermato dai passanti per qualche chiacchierata e qualche foto, ma niente più. Tornate qua nella nostra città, spero che vi siate sentiti accolti dalla nostra “emilianità” e che vi siate sentiti, anche se per poco, a casa vostra. Tornate con i vostri cappelli e vedrete che non potrete fare un passo senza essere fermati dall’entusiasmo ed interesse dei piacentini che avete fatto crescere come popolo italiano e comunità locale. Siete brava gente, con il cuore in mano e la fierezza negli occhi nel vero senso della parola, e vi meritate tutto l’affetto che io e gli altri abbiamo provato e continueremo a nutrire nei vostri riguardi. La dignità italiana cresce grazie a voi che fate i fatti e non le parole. Un abbraccio e grazie ancora per averci insegnato che tutti possiamo essere come voi, basta volerlo e sentirlo nel profondo. Un ammirato abbraccio e un bacio affettuoso. Elena Bersani PS Scrivere a tutte le sezioni sarebbe un “lavoro da alpino”, per cui scrivo a voi: testimoniate per cortesia ciò che avete letto in questa lettera, lo devono sapere tutti gli alpini del mondo. Il mondo cambia, ma non lo spirito alpino Caro direttore, ho apprezzato il tuo editoriale sull’ultimo Alpin fa grado e ne condivido i contenutI . Anche gli alpini che sono sempre stati fuori dalla politica partitica sia pure “ndirettamente” questa volta sono stati chiamati a votare al ballottaggio per i due candidati Cherobin e Spiller. Penso che la riflessione nasca spontanea in molti di noi perchè si tratta di una svolta storica. Il mondo cambia, è continuamente in divenire e i passaggi sono così repentini che a volte facciamo fatica anche a recepirli. Chi avrebbe mai immaginato per esempio di vedere due Papi a Castelgandolfo pregare insieme l’uno vicino all’altro? E’ la storia dell’umanità che muta di pelle, che ci prospetta un futuro diverso fatto di tante incognite ma anche di occasioni nuove, inedite che fino ad oggi non abbiamo mai conosciuto: una sfida a cui è chiamata la nostra Società legata sempre di più alla parte migliore di noi stessi con gli alpini che con coraggio ed abnegazione sapranno ancora una volta dare il loro contributo. Del resto i valori per i quali molti hanno dato la propria vita non vengono mai meno. La nuove generazioni “indottrinate” dai mass media in una spirale perversa di ottenere tutto e subito senza spirito di sacrificio hanno bisogno come il pane che mangiamo di esempi concreti che gli alpini sanno dare senza nulla chiedere in cambio. Ecco proprio in quest’ottica pur sapendo che tutto cambia, che il mondo non sarà più lo stesso, che la metamorfosi della stessa vita presenta delle incognite per un futuro prossimo, la storia degli alpini si “rinnova” mettendosi come sempre al servizio del prossimo, pronti a cogliere le migliori opportunità sempre presenti comunque a diffondere quei valori (quelli sì) che hanno fatto grande la nostra Patria e che rimangono inalterati ed inossidabili per sempre. Ferruccio Righele Un’osservazione alla precisazione Al capogruppo di Pojana Maggiore, a riguardo dell’impellente suo bisogno di precisazione, apparso su Alpin fa Grado n° 1 di Marzo 2013, rispondo che era ben lungi da me l’intenzione di affibbiargli un socio a sua insaputa (.....chè di questi tempi......). Non è mai stata mia intenzione tentare di inquinare qualche gruppo. Anzi mi scuso se è parso che questa fosse la mia intenzione. La località “ Pojana Maggiore “ era intesa come residenza, e non come appartenenza. Ma di certo ti è sfuggito, o forse non eri ancora Capogruppo!?, quando nel 2008 era apparsa un’altra identica inserzione ( cambiava però il nome della neonata ). Ma d’altronde si sa anche che il futuro dell’Ana non è soltanto al maschile. Cari saluti Pietro Cristofari (....cum granum salis ) Dai gruppi-- 23 23 Rubrica Barbarano Addio a Narciso Nicoli reduce di Russia Narciso Nicoli è andato avanti, alla bella età di 93 anni. Alpino del battaglione Vicenza partecipò a tutte le campagne della Julia: Albania, Grecia (dove fu ferito da una scheggia di mortaio) e infine Russia. I suoi ricordi di guerra sono stati raccolti in uno scritto dagli alpini di Barbarano: grazie al suo incarico di magazziniere evitò la prima linea, ma poi la traNarciso Nicoli in Russia gedia della ritirata la visse davanti a un’isba come tutti gli altri alpini. Una tragedia intercalata da episodi curiosi come quando, da bravo magazziniere, “prelevò” due muli per sfamare i suoi commilitoni. Durante la notte in un pagliaio si legò le briglie alle gambe perché non scappassero e piombò in un sonno profondo: quando si svegliò la mattina dopo si accorse che qualcuno glieli aveva “prelevati”; “per fortuna mi lasciarono gli ottimi stivali russi che calzavo e che mi salvarono dal congelamento”. A Barbarano Narciso Nicoli fu una colonna del Gruppo Ana e i suoi alpini gli hanno dedicato questo commovente e significativo saluto. Caro Narciso, gli alpini del tuo gruppo sono qui per porgerti il loro riconoscente commiato e ti assicurano la continuità del gruppo, forgiato dal tuo grande spirito di alpinità. Sei tornato a baita dall’Albania e Grecia, dove sei stato anche ferito; sei tornato a baita dalla Russia, superstite di quella tragica quanto dolorosa ritirata; sei stato uno dei promotori nella realizzazione della nostra Baita, sede del Gruppo Alpini, concesso anche ai donatori di sangue, al Gruppo anziani ed ai gruppi parrocchiali. Ora siamo noi a scortarti verso quella Baita nelle montagne del Paradiso, meta di tutti gli alpini andati avanti! Ciao Narciso, non sarai mai dimenticato. Barbarano Protezione civile Incontri nelle scuole La squadra di protezione civile Ana di Barbarano ha tenuto, in accordo con la dirigente dell’Istituto comprensivo, tre lezioni nelle scuole primarie di Barbarano, Ponte di Barbarano e Belvedere di Villaga. Negli incontri sono stati illustrati, anche con dei video, i compiti e la natura degli interventi delle varie squadre specialistiche della Sezione e gli alunni si sono dimostrati molto interessati con domande per conoscere gli alpini ed in particolare il loro cappello. Hanno saputo rispondere con conoscenza sul comportamento da tenere in classe in caso di terremoto e hanno dimostrato di avere ben recepito le istruzioni impartite dalle loro insegnanti. La squadra si è resa disponibile per interventi su altri plessi dell’istituto, sia per gli alunni delle primarie che per le secondarie. Nella sede del Gruppo alpini di Barbarano si è anche svolto un corso organizzato dalla Provincia e dalla Regione Veneto riservato a 35 nuovi volontari dei vari gruppi di protezione civile della zona. Il gruppo di Barbarano, nei vari giorni del corso, si è assunto l’incarico di predisporre pranzi e buffet, particolarmente apprezzati dagli intervenuti. Lezione di protezione civile per gli studenti Chiampo Giobatta Danda ha raccontato la Russia Il 23 marzo nell’Auditorium di Chiampo il Gruppo alpini, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale ha organizzato una serata dedicata all’ alpino Giobatta Danda, ufficiale combattente in Russia (nel battaglione Vestone di Mario Rigoni Stern) e decorato di medaglia d’argento e di bronzo. Durante la serata l’ing. Danda ha raccontato la sua tragica esperienza in terra di Russia e l’angoscia provata in quei tristi giorni; un racconto vi- 24 - Rubrica Dai gruppi vido, che ha fatto rivivere ai presenti quell’immane tragedia. Alla serata erano presenti il sindaco di Chiampo Antonio Boschetto, il vicepresidente della Sezione di Vicenza Paolo Marchetti, i capigruppo della Valchiampo, le associazioni d’arma e una delegazione dell’Unuci di Vicenza. Crespadoro Targa ricordo al capogruppo In occasione del pranzo annuale del Gruppo Ana, gli alpini di Crespadoro hanno consegnato una targa a ricordo dei 15 anni da capogruppo svolti dall’ alpino Vittorino Tibaldo. Un segno di ringraziamento per la disponibilità dimostrata e il lavoro svolto a favore del gruppo Fimon Joanin, ricordo dell’ultimo alpino “La storia, quella vera, fatta e vissuta da uomini semplici, non solo da generali e comandanti, ma da giovani che sono partiti per il fronte e non sono più tornati”. La lapide sul monumento ai Caduti ne porta testimonianza, come quelli che hanno avuto la fortuna di tornare. E’ il caso di Giovanni Loro, classe 1922, partito per il Fronte greco e inquadrato nella Divisione Acqui come guarda coste. Visse la strage di Cefalonia, dove vide migliaia di commilitoni trucidati dai tedeschi. Lui rimase vivo e si salvò poco dopo sulla nave che lo portava a Patrassò, affondata da una mina, raggiungendo la riva a nuoto. Ma le peripezie non erano finite: ripreso dai tedeschi fu internato in Germania, accettò l’arruolamento nella Monte Rosa e fu mandato a Cassino a contrastare l’avanzata degli Alleati. Mentre sta per partire gli arriva una licenza, la prima dopo tre anni, e sarà la fine delle due sofferenze, perché decise di darsi alla macchia, sino alla fine della guerra. Nulla di scritto o fotografato Giovanni Loro è riuscito a porterè con sé, perché tutto è finito infondo al mare. Solo ricordi della sua mente “Raccontatelo ai giovani – diceva tra le lacrime - che si ricordino di tutto questo e di tutti quelli che hanno sofferto per la patria. Viva gli Alpini”. “Vecio Joanin” ultimo soldato di tante battaglie, “ultimo alpino” delle nostre valli. Adesso nn ci sei più, ma noi alpini delle valli di Fimon vogliamo ricordarti con queste parole per poter portarti per sempre nei nostri cuori. Grumolo delle Abb. Alpino Luigi Dalla Caminà Dalle armi alla carità Senza tanto clamore, com’era nel suo stile alpino, è salito a 94 anni nel Paradiso di Cantore l’alpino Luigi Dalla Caminà, classe 1918. Arruolato nella Compagnia Vicenza, pertecipò alla Campagna d’Albania, durante la quale il gelo gli provocò il congelamento dei piedi. Una volta guarito ritornò al fronte, dopo l’armistizio venne internato in Germania, sino alla fine della guerra. Nel 1967 gli fu conferita la Croce al merito. Rientrato a baita, ha prestato la sua professione come infermiere all’ospedale di Pinerolo ed è stato superiore al Cottolengo di Torino. Dal gennaio 2006 era ricoverato al reparto Consolata del presidio Annunziata di Torino. Lumignano Un’alpina presiede l’assemblea del Gruppo L’intervento di Sara Benetti Domenica 20 gennaio si è tenuta l’assemblea ordinaria dei soci del gruppo alpini Lumignano. La giornata, tormentata da una pioggia insistente, è iniziata con la messa a ricordo di tutti gli alpini andati avanti. Dopo un breve rinfresco organizzato nella sede del gruppo, alpini e simpa- DaiRubrica gruppi - 25 tizzanti si sono ritrovati in un locale della zona dove ha avuto inizio l’assemblea. Presidente è stata eletta l’alpina e socia Sara Benetti che dal 2009 fino al 2011 era in forza al 7° alpini a Belluno come caporale fuciliere addetta ai comandi. Tra gli invitati il gen. mons.Ezio Busato, che in mattinata aveva celebrato la messa, il sindaco di Longare Gaetano Fontana, il vice coordinatore nazionale cinofili A.na Andrea Perazzolo e Bruno Faccin consigliere del gruppo donatori di sangue. Durante il pranzo il capogruppo Paolo Borello, dopo aver omaggiato il sindaco e don Ezio con il libro “90 anni tra la nostra gente”, ha letto la relazione morale dell’anno 2012 e il programma per il 2013, entrambi approvati.Dopo i saluti e i ringraziamenti delle autorità, la riunione è terminata con un brindisi e con un augurio di salute e prosperità per tutti i partecipanti. Monte di Malo Eretto un monumento al posto del capitello Una festa alpina, che ha unito le due vallate dell’Agno e del Leogra, ha salutato l’inaugurazione del monumento che ha sostituito il capitello della Madonna del Carmine. Opera dello scultore Claudio Crestale di Longare, rappresenta la grande testa di un vecchio alpino, ricavato da un grane blocco di Pietra di VIcenza; a lato è stata ricavata una nicchia con la Madonna con in braccio il Bambino. Titolo della scultura, Il pensiero del vecchio alpino. La festa alpina ha visto la sfilata per le vie del centro accompagnata dalla Banda di Muzzolon. Con il gonfalone di Monte di Malo c’erano i vessilli sezionali di Vicenza e Valdagno, i labari dell’Ancr di Monte di Malo e Priabona, 19 gagliardetti di gruppi delle due Sezioni. Condivisa partecipazione dei giovani del paese, che indossavano una maglietta di “amico degli alpini” e hanno portato uno striscione con la scritta “Il futuro degli alpini è nei giovani”. Dopo la messa e i discorsi di circostanza, sono stati premiati Anselmo Panizzon, Antonio Dal Pozzolo e Adriano Dellai, i capigruppo che hanno preceduto l’attuale, Silvio Graziano Berlato. Alla fine una spaghettata per tutti. Mossano L’impegno degli alpini nel disastro del Vajont Una marea di pubblico inchiodata per quasi tre ore davanti una susseguirsi di immagini e testimonianze, ha partecipato alla rievocazione da parte dei testimoni, di quella che è stata unanimemente definita una biblica catastrofe. Sciagura che in un momento ha mietuto duemila vite e sconvolto il territorio a valle e a monte della tristemente nota diga del Vajont, ove sorgevano i paesi di Longarone, Erto e Casso. Il colonnello Stefano Fregona, vicecomandante del 7° Alpini, ha portato il saluto di una delle unità allora maggiormente impegnate nell’opera di soccorso. I protagonisti della serata sul Vajont a Ponte di Mossano Documentata e precisa la relazione tecnico-storica di Gianni Oliviér, un superstite del disastro in cui ha perduto l’intero ceppo della sua famiglia (ben 28 componenti). E’ seguito l’emozionante filmato realizzato con vera competenza da Raimondo Riu, presidente della Biblioteca civica del Comune di Mossano a cui va un vivo ringraziamento per aver volentieri collaborato con il Gruppo alpini nella realizzazione dell’avvenimento.. Travolgente il racconto dell’alpino Adriano Zilio, uno dei soccorritori che in quello sciagurato Ottobre del 1963, assieme ai suoi commilitoni ha scavato tra i ghiaioni del Piave per restituire alla pietà dei superstiti, povere cose e miseri corpi straziati dalla furia assassina delle acque. Tanti degli alpini presenti in sala, si trovarono in prima linea nelle operazioni di soccorso: alpini e artiglieri soprattutto delle classe 1941 della brigata alpina “Cadore” a fianco dei Vigili del Fuoco e altri reparti di stanza in Friuli; a tutti il capogruppo Fiorenzo Masiero ha voluto consegnare un attestato di riconoscimento per l’azione prestata. A lui va riconosciuto il grande impegno espresso nell’accogliere una nutrita delegazione di longaronesi con in testa il sindaco Roberto Padrin e il vicepresidente della Pro Loco, Andrea De Cesaro e il capogruppo Ana, Wilmer Bez. Ha saputo inoltre coinvolgere anche sindaco di Barbarano, Roberto Boaria, quello di Manto, Ulisse Borotto e ovviamente il padrone di casa, il sindaco di Mossano Giorgio Fracasso che volentieri si è anche prestato ad affiancare la brava Paola Franceschetto nel parlato durante la proiezione del film di Raimondo Riu. Molto interessante pure la mostra fotografica allestita nella struttura polifunzionale “Don E. Pagani”, proveniente dal museo”Attimi di storia” di Longarone. 26 - Rubrica Dai gruppi Il presidente della Sezione Ana di Vicenza, Luciano Cherobin, ha saputo ben concludere l’incontro con parole piene di solidarietà e speranza, esprimendo il desiderio di poter riproporre in altre sedi della nostra Sezione i contenuti di quello che ha definito un fulgido esempio di solidarietà umana nel più puro spirito alpino. Gi&Gi più anziani del Gruppo. Un gesto semplice ma ugualmente intrinseco di “ fratellanza e spirito alpino”, fortemente sentito e voluto anche dalla moglie e dai figli. Dagli alpini del Gruppo un caloroso abbraccio a Sergio ed un ringraziamento per l’ accoglienza e l’attaccamento al Corpo degli alpini. Nella foto lo vediamo assieme alla moglie, con il cappello nuovo. Poianella Sede e monumento Completati i lavori A dieci anni dall’ inizio dei lavori per la costruzione della nuove sede del Gruppo alpini e il monumento ai Caduti di Poianella, inaugurata con grande festa alpina nel giugno 2007, è stato realizzato il piazzale antistante il monumento, ultimo tassello per il completamento dei lavori. Dare risalto e onore ai nostri caduti era un sogno dei nostri “Veci”che ci hanno preceduto, e che sarebbero e sono orgogliosi di quanto fatto. L’intervento è stato fatto con la più ampia collaborazione di tutti gli abitanti di Poianella, che in vari modi hanno contribuito a questa realizzazione: per tre mesi, in ottobre, marzo e aprile tutti i sabati 20/30 persone si sono impegnate per completare l’opera entro il 25 aprile, data dell’inaugurazione e taglio del nastro, con la presenza del sindaco Giuseppe Bortolan e il parroco don Pietro Miglioranza, le signore dei nostri primi capigruppo; presente alla cerimonia anche uno dei due reduci del paese, Giuseppe Bigarella, classe 1912: grazie “Bepi”; un saluto affettuoso anche ad Andrea Milan. Posina Un cappello nuovo all’artigliere Paita Il 3 marzo gli alpini di Posina hanno regalato un cappello alpino nuovo all’artigliere Sergio Paita che, oltre ad essere stimato ed amato da tutti, è uno dei Sandrigo Marino Lovo è tornato a baita Ha raggiunto i suoi commilitoni caduti in Russia Marino Lovo, classe 1921, radio marconista del 4° Genio Alpini, divisione Tridentina; fra i suoi ricordi la partecipazione, il 17 dicembre 1942, all’ultima messa celebrata dal capellano militare don Gnocchi. Le sue peripezie non finirono con il ritorno a casa, perché dopo l8 settembre 1943 fu internato in Germania dai tedeschi e tornò solo dopo la fine della guerra. Nel giorno della Memoria, due anni fa, con altri 17 reduci dai campi d’internamento, ha ricevuto dal prefetto di Vicenza la Medaglia d’onore. Lovo era impegnato con il Gruppo Ana e con i Combattenti e reduci di Ancignano; l’Ancr gli aveva assegnato la medaglia di fedeltà. San Rocco di Tretto Presentato il libro sulla Spedizione punitiva Il Gruppo alpini ha organizzato nella chiesa parrocchiale una serata di presentazione del libro “1916 La spedizione punitiva”, illustrato dall’autore, Siro Offelli, con l’aiuto di Livio Burato, fido braccio destro. Il libro è principalmente una raccolta di fotografie dell’epoca, DaiRubrica gruppi - 27 reperite negli archivi sia locali che austriaci, supportato da ampie didascalie che le illsutrano, tenendo conto della cronologia degli eventi riprodotti. E’ stato così possibile seguire quanto successo durante la spedizione punitivi del 1916 giorno per giorno, quasi ora per ora. Molta attenzione fra i prsenti, acnhe se i banchi della chiesa non erano molto comodi, per un’esposizione che ha superato le due ore. Però l’evolversi della narrazione creava continuo momenti d’interesse, tenendo sempre desta l’attenzine dell’uditorio. Il vicepresidente sezionale Oriano Dal Molin, ispiratore della serata, ha presentato i vari rappresentati delle istituzioni, che hanno patrocinato la serata: ben 8 i comuni rappresentati. Il profumo del prossimo centenario era intenso, fantstico sortilegio, visto che il fiore deve ancora sbocciare, g.g. Torri Lerino Guerra e burocrazia Traversie di un alpino Un’avvicente storia di guerra è stata raccontata in sede il 18 gennaio, nell’ambito delle attività culturali del gruppo, con la presentazione del libro autobiografico “Se riesso andar casa – Memorie dell’artigliere Rappo Ottorino” pubblicato a cura del Gruppo alpini di Nanto. Relatore il figlio Livio, che ha esaustivamente inquadrato il momento ed i fatti storici che hanno causato le peripezie narrate. Il libro, infatti, racconta la storia di un uomo che è protagonista e vittima prima della guerra e poi della burocrazia militare, che vede, con profonda amarezza, non riconosciuti gli anni di guerra trascorsi in Francia , Jugoslavia, Grecia, Russia e Sicilia. La sua memoria formidabile gli permise di ricostruire fedelmente e cronologicamente tutte le sue peripezie, in modo tale che il suo lavoro, scritto in forma di appunti, fu utilizzato anche per la ricostruzione di molti documenti andati perduti al Distretto Militare. Vicenda ricca di umanità, con una visione semplice della vita ma retta da una grandissima fede confidante nell’aiuto di Dio e della Madonna. Tra i ricordi degni di nota quello del fondamentale aiuto prestato dalla popolazione russa nei confronti degli italiani in ritirata, malgrado fossero (e si sentissero) degli invasori e la scarsa simpatia per la tracotanza tedesca. Buona l’affluenza di pubblico, la serata era aperta a tutti: ha dato gran soddisfazione la presenza di alcuni ragazzi delle scuole medie, che avevano visto le locandine della serata in biblioteca. La serata si è conclusa con il tradizionale scambio di gagliardetti e, come tradizione, crostoli e “fritoe” per tutti. B.M. Torri Lerino Ezio Dalla Via lascia dopo 19 anni Dopo 19 anni di vero servizio il Capogruppo Ezio Dalla Via lascia il bastone di maresciallo e relative consegne al suo successore l’alpino Ottavio Gasparoni che ha accettato questa eredità a titolo oneroso. Una cerimonia che ha visto quindi la nascita di un nuovo Capo ma anche quella di un “emerito” che lascia, non già per i raggiunti limiti di venerabile età, ma anche per un giusto e doveroso ricambio. Il Consiglio del Direttivo uscente, a nome di tutto il Gruppo, ha voluto dare un segno tangibile di ringraziamento all’Emerito per i tanti anni di costante impegno e di disponibilità verso tutti e tutto, riconoscimento anche della sua rara capacità di mediazione e interessamento. L’omaggio è un quadro ad olio (opera del pittore G. F. Pesavento di Bassano) che forse un po’ lo rappresenta: un alpino della guerra 15/18, quindi un po’ vetusto, ma con quella pacata fierezza e sicurezza che una volta potevamo cogliere nei volti dei nostri migliori “veci” alpini, temprati da una vita dura ma ricca di valori umanitari. 28 - Dai Gruppi Torri Lerino Ragazzi di quinta in visita alla sede La sera del 21 dicembre abbiamo avuto la bella sorpresa della visita in sede di tanti piccoli babbi natali, cioè i ragazzi di quinta della scuola di Torri, accompagnati dai genitori e dalle loro Insegnanti, con la maestra Gianna, direttrice del coro. I ragazzi hanno suonato e cantato con il flauto dolce vari pezzi natalizi. E’ stato bello vedere che, una volta tanto, la montagna è andata da Maometto, perché normalmente siamo noi ad andare nelle scuole per portare la nostra testimonianza sulla storia della Prima e Seconda Guerra mondiale. Maggiormente gradita in quanto, inaspettata e non pianificata, preceduta solo da una telefonata … ”veniamo a trovarvi”. Una soddisfazione perché testimonia che il nostro impegno è riconosciuto e ricambiato. I ragazzi di quinta cantano la Stella Vicenza - Laghetto Giovanni Conzato nuovo capogruppo In seguito alle dimissioni del capogruppo Adriano Aschieri, il 14 aprile è stata convocata l’assemblea straodrinaria dei soci, che hanno eletto Giovanni Conzato nuovo capogruppo. L’alpino Conzato abita a Vicenza in via Marosticana 100A e risponde a questi numeri telefonici: 0444 92920618 e 333 9538678. Vicenza - San Pio X Consegnato il Tricolore ai ragazzi della Barolini Il tricolore: una storia avvincente, una lezione di storia e forse qualcosa di più. Tutto questo è “Ti racconto la Bandiera”, l’iniziativa del gruppo delle penne nere di San Pio X in collaborazione con la scuola media “Barolini” svoltasi il 20 marzo nella palestra “Tiepolo”. Proprio gli studenti” sono stati i protagonisti della lezione tenuta dal prof. Galliano Rosset che con l’ausilio di video e diapositive ha narrato la storia del- Dai Gruppi la bandiera italiana, dalla sua nascita nel 1796 con la Repubblica Cisalpina all’adozione come bandiera nazionale della Repubblica Italiana nel 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione. L’incontro tra penne nere e alunni della “Barolini” è solo l’ultima di una lunga serie di collaborazioni all’interno del Comprensivo 4 di San Pio X. «Concretizziamo un’idea formativa che una volta si chiamava educazione civica e che s’insegnava nelle scuole. Il tricolore e l’inno di Mameli significano identità, appartenenza, comunità: ed è proprio in quest’ottica che offriamo il nostro contributo a questi ragazzi figli di una società di fatto multiculturale e multietnica» commenta Giuseppe Testolin, capogruppo Ana di San Pio X. La manifestazione si è conclusa quando gli alpini hanno consegnato un Tricolore ad Emanuela Vicari, dirigente del Comprensivo 4, dono delle penne nere alla scuola “Barolini”. Villaganzerla Riuscito il montaggio della tensostruttura Lo scorso dicembre il direttivo del Gruppo ha deciso di investire una buona parte dei fondi sociali per l’acquisto di una nuova tensostruttura modulare in alluminio, della dimensione di 15 metri per 6, da utilizzare in tutte le attività che vedono coinvolto il gruppo durante l’anno. La scelta è stata fatta per dotarsi di un capannone adeguato alla normativa vigente. Inoltre l’utilizzo è stato pensato anche per eventuali operazioni di protezione civile che potrebbero interessare Villaganzerla. Così il 14 aprile gli alpini si sono ritrovati, nel piazzale antistante le scuole elementari, per effettuare la prima prova di montaggio della struttura. Sotto un bellissimo è stata montata passo dopo passo quasi integralmente tutta la struttura, seguendo le istruzioni di coloro che avevano seguito il corso di montaggio. Al termine non potevamancare l’alzabandiera presso il Cippo Ortigara, una cerimonia semplice, come quando si faceva durante i campi, alla presenza del sindaco Campagnolo. Al rancio alpino hanno partecipato circa 40 persone, tra alpini e familiari, dopodiché la struttura è stata smontata e tutta l’area ripulita, cucina compresa. Una semplice prova di montaggio ha fornito al Gruppo Rancio alpino nella tensostruttura appena montata 29 l’occasione per ritrovarsi e trascorrere una giornata serenamente assieme alle famiglie. Villaganzerla Scambio di bandiere fra scolari e alpini Lo scorso mese di gennaio ha visto il gruppo alpini di Villaganzerla impegnato in varie attività, a cominciare dalla partecipazione alla messa dell’Epifania a Vicenza promossa dalla Sezione in ricordo dei Caduti. Il 9 gennaio con gli alpini di Castegnero è stata consegnata la bandiera ai bambini di prima elementare delle scuole di Villaganzerla. Come ogni anno le maestre, il personale della scuola e i bambini hanno accolto calorosamente gli alpini che con loro hanno fatto l’alzabandiera, cantando l’ inno nazionale; al termine, assieme alla vicepreside prof. Basso e all’assessore Irienti di Castegnero, sono state consegnate le bandiere ai bambini del primo anno. Emozionante è stato considerare che alcuni di quei bambini erano figli di alpini del gruppo Ana, per cui consegnare loro la bandiera è stato come consegnarla a se stessi. Alla fine i bambini hanno a loro volta donato ad autorità e alpini una piccola bandierina da loro preparata, sul cui retro era stata scritta una poesia intitolata “La bandiera italiana”. Alla fine cioccolata calda e dolci. Il 20 gennaio è toccato all’annuale festa del Gruppo, iniziata con la cerimonia dell’alzabandiera, svoltasi sotto la pioggia e continuata con la messa, al termine della quale i partecipanti si sonno ritrovati tutti assieme nelle strutture parrocchiali per il pranzo alpino. Hanno partecipato il sindaco di Castegnero, Giancarlo Campagnolo e di Nanto, Ulisse Borotto, il responsabile della Protezione civile Ana del Basso Vicentino, Dario Demori, e, in rappresentanza della Sezione, Mario Leonardi. La festa è ben riuscita grazie al lavoro di molti alpini e simpatizzanti, che hanno donato volentieri il loro prezioso tempo, ma anche a tutti i convenuti che vi hanno partecipato. Il fine settimana successivo gli alpini di Villaganzerla hanno partecipato alle manifestazioni in ricordo della battaglia di Nikolajewka (sabato a Schio e domenica a Ponte di Mossano). In mezzo a queste due cerimonie sono stati commemorati i caduti di Russia di Villaganzerla, presso il cippo Ortigara. 30 - Dalle zone Alta Val Liona Mario Rigoni Stern rivive con Bepi De Marzi Bepi De Marzi, compositore e musicista, canta anche la storia e le storie degli alpini; ha raccontato per due ore ad oltre duecento persone la vita di Mario Rigoni Stern, coinvolgendole nella magia del suo racconto e dei suoi canti. Ha fatto rivivere la grande figura di alpino, in Francia e in Russia, e dell’uomo innamorato della Natura e della sua terra. Un grande personaggio, riservato, dal carattere schivo, lontano dal clamore e dalla pubblicità. Purtroppo il tempo compie il suo percorso, lento o rapido che sia, e rapisce con sé figure che parevano essere presenti da sempre. Vale per i tanti reduci della Seconda guerra mondiale, siano essi autori di racconti delle loro vicende umane e belliche, sia semplici e silenziosi testimoni di eventi terribili che sconvolsero le loro giovani vite. Molto apprezzato il coro Val Liona, il coro della valle nato nel 1978 e diretto da Mariano Crivellaro che in passato ha fatto parte dei Crodaioli di Bepi De Marzi. La serata si è svolta il 19 gennaio nell’aula magna della scuola Val Liona di Grancona. Alla fine De Marzi, particolarmente commosso ha coinvolto tutti i presenti con Sul ponte di Perati: il pubblico, guidato dal coro, ha cantato all’unisono portando nel cuore le sue emozioni ed i suoi pensieri nati da uno dei più bei canti degli alpini. m. b. Vicenza-Città Tinteggiatura alla Scuola Primaria Giovanni XXIII La richiesta era pervenuta dal presidente del consiglio scolastico Luciano Maestri al capozona Vicenza città Mariano Fincato: veniva richiesto di collaborare con i genitori degli alunni della scuola Giovanni XXIII di via Faccio a Vicenza per la tinteggiatura dell’edificio, che da tantissimi anni non vedeva una mano di colore. Le ristrettezze economiche dell’amministrazione comunale non permette infatti un intervento diretto di questo peso sull’edificio e allora ecco che i genitori si fanno avanti, chiedono che siano forniti solo i materiali e chiedono agli alpini un parere ed un aiuto. Qualche sopralluogo nella scuola con un nostro socio esperto e poi i vengono fissati i giorni di intervento. La squadra alpina, composta da soci dei Gruppi Sarfatti-Villaggio del Sole, SavegnagoSan Bortolo, Giuriolo-Ferrovieri, ha lavorato venerdì 26 pomeriggio e sabato 27 aprile, nell’atrio e nelle tre sale mensa. Il lavoro sembra arduo, ma la buona volontà fa miracoli. Genitori più o meno esperti, alpini, volontari, tutti all’opera. C’è da preparare per la tinteggiatura, mascherare con nastro, delimitare e coprire i murales che ci sono nell’atrio per preservarli. Poi via con il bianco e con mezze pareti allo smalto lavabile colorato. La scuola anche se in mezzo al trambusto, a scale e trabattelli, a teli, a secchi e pennelli, comincia ad avere un aspetto vivace e brillante. Il “nostro” atrio bianco e azzurro con i murales fatti dai bambini sarà accogliente per chi lunedì entrerà a scuola. Le sale mensa bianche e arancioni saranno più allegre per gli alunni che le useranno per mangiare. Hanno fatto visita alla scuola l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Vicenza Ennio Tosetto, il dirigente scolastico dott.Norbiato, che hanno espersso il loro apprezzamento ed elogio per l’intervento. m.f. Protezione civile - 31 Intervista a Roberto Toffoletto, appena confermato coordinatore sezionale della Pc Ana di Vicenza. Il rapporto con i gruppi La crisi morde anche i volontari Si acuisce il problema dei rimborsi e i giovani hanno più difficoltà a partecipare alle attività. “Ma sono sicuro che sarà un futuro ricco di soddisfazioni” di Radames Saccozza* Come è nata la riconferma di Roberto Toffoletto a coordinatore sezionale? Va precisato che, allo scadere del mandato del presidente della Sezione, scade automaticamente anche il mandato del Coordinatore da lui nominato e non è detto che il nuovo presidente decida di rinnovare l’incarico. Credo che il presidente Cherobin si sia informato prima di prendere una decisione e può farmi solo piacere che assieme ai capi squadra mi abbia riconfermato. Ho lavorato con tutta la conoscenza del sistema di Protezione civile del mio bagaglio personale, con il rigore di cui sono capace e cercando di trasmettere il mio entusiasmo agli altri. Se qualcosa di nuovo e di più organizzato è stato fatto è anche per le competenze del Coordinamento operativo sezionale che mi ha supportato nelle funzione e quindi il merito va equamente suddiviso anche tra i componenti del CoS. Ad ogni modo mi sarebbe piaciuto che vi fosse stato qualche altro candidato, magari più giovane di me, a contendermi il ruolo. I giovani portano sempre nuove idee, concetti, punti di vista, nuovi modelli di riferimento. Il cambio ai vertici della Sezione comporta per la Protezione civile un ripartiamo da zero, o sarà la naturale prosecuzione della linea percorsa finora? Credo che la nuova presidenza darà un’ulteriore spinta alla nostra attività con chiari segnali di tipo organizzativo. La Legge 81 e tutte le leggi e decreti collegati, miglioreranno la qualità dei volontari o diventano un deterrente, al punto di causare un abbandono generale del volontariato? Penso che la Legge 81 sia da interpretare come un momento di crescita per un approccio più consapevole e coscienzioso alle attività di volontariato. Molto probabilmente ci sarà anche qualche abbandono, ma sono convinto che sarà solo un fenomeno momentaneo. Non sarebbe meglio che i volontari di p.c. diventassero un effettivo corpo dello stato, tipo la guardia nazionale americana, bene addestrati e qualificati, con i loro mezzi e le attrezzature adeguate, e che fossero almeno retribuiti? Se c’è una remunerazione non è più volontariato. Sarebbe un qualsiasi posto di lavoro e verrebbe sicuramente a mancare lo spirito altruistico della nostra gente. Aggiungo però che le istituzioni non dovrebbero soltanto caricarci di formalità, ma risolvere la disorganizzazione, i cattivi funzionamenti, le inefficienze ed in particolare le lungaggini dei rimborsi delle spese vive sostenute dai volontari che vengono rimborsate soltanto dopo molti, troppi mesi e che ci costringono a autofinanziarci con lavori che nulla hanno a che fare con la protezione civile. Due parole vanno poi spese per i rimborsi ai datori di lavoro dei volontari, che devono aspettare anche tre o quattro anni. Queste sono le vere cause che fanno ritirare i volontari dal nostro ambiente. La recente assemblea dei volontari di p.c. ha evidenziato la difficoltà delle squadre a gestire i volontari e le emergenze in quanto non esiste una modulistica uniforme per tutto il volontariato Ana: il problema è di prossima soluzione o permarrà ancora per tanto tempo questo senso di disagio? Sono convinto che sia solo questione di qualche mese. Per il momento abbiamo risolto, anche se soltanto in par- 32 - Protezione Civile te, utilizzando la nostra modulistica sezionale e quella del Raggruppamento. L’informatica inoltre è il mezzo più idoneo e certamente il più efficiente e moderno per raggiungere obiettivi rapidi, precisi, efficaci ed anche economici, ma non sembra che tutte le squadre abbiano recepito fino in fondo la necessità e la inevitabilità dell’utilizzo. Un’altra sensazione di disagio deriva dall’incomprensione fra alcuni Gruppi alpini e la Protezione civile alpina e sembra un problema per molti versi irrisolvibile. Dove nasce questo rifiuto di accettare le squadre specialistiche al proprio interno, e capire che invece dovrebbero essere considerate le punte di diamante dei gruppi e delle zone? Vorrei ricordare che l’intenzione dell’Ana, quando decise di costituire la Protezione civile alpina, fosse di far nascere dei nuclei di volontari all’interno dei gruppi alpini, gestiti dai gruppi stessi. Purtroppo questo non è avvenuto o è avvenuto solo in parte con il risultato che, almeno per quanto riguarda la Sezione di Vicenza, abbiamo volontari che si iscrivono a squadre che non sono espressione del proprio Gruppo di appartenenza, snaturando di fatto tale presupposto. Dal canto loro molti Gruppi hanno trovato comodo non avventurarsi in tale iniziativa, forse troppo “moderna” ed impegnativa, non da ultimo per il lato economico, fermandosi in attività di routine e strettamente legate al territorio nella convinzione che l’essere Alpini fosse questo. Oggi, quando si parla di Ana si parla delle grandi opere realizzate, ma soprattutto si parla di protezione civile e questo provoca malumori ed insofferenze che taluni sfogano tacciandoci di protagonismo. Ma non tutti i gruppi sono tutti così: alcuni sostengono con decisione e trasporto le squadre di p.c, anche con finanziamenti. Speriamo che questa tendenza sia in ascesa. Per risolvere questo problema basta un intervento del presidente di sezione, o serve un cambiamento radicale della mentalità di molti responsabili di gruppo e di zona? Il presidente, se lo ritiene, potrà certamente dare direttive in proposito, ma va detto che anche da parte nostra è necessario sforzarsi di essere collaborativi. Anche noi facciamo parte dei gruppi alpini ed abbiamo contribuito con il nostro voto ad eleggere capogruppo e consiglio direttivo. La difficile congiuntura economica, mette in crisi le nostre squadre, obbligate a reperire i fondi necessari con propri mezzi, non ritieni che questo comporti uno scollamento delle squadre nei confronti della Sezione? Il problema dei fondi è diventato ormai un grosso problema. Per prima cosa cerchiamo di non perdere di vista i nostri obiettivi. Credo fermamente che non dobbiamo, per la smania di essere attrezzati al massimo, farci coinvolgere in troppe attività che, se da una parte consentono certamente di reperire i fondi necessari , dall’altra rischiano di “stressare” i volontari con il risultato che quando serve, cioè in caso di emergenza, vengano a mancare. E’ giusto darsi da fare per cercare di migliorare, ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo volontari e che la nostra opera va data gratuitamente con i mezzi di cui disponiamo. E se poi non sono sufficienti? Pazienza. Bisognerà imparare ed avere il coraggio di saper dire di no. Il nostro motto dovrebbe essere: “facciamo ciò che possiamo con quello che abbiamo”. Un accenno lo meritano anche i giovani, che con i tempi che corrono e la difficoltà di mantenersi il lavoro, non garantito, dome dovrebbe, dalla legge 194, non possono essere parte attiva, al punto che viene da pensare che la p.c. operativa sia composta da pensionati e cassaintegrati. Purtroppo è così, ma non costituisce un problema. I nostri pensionati e cassa-integrati sanno e sapranno coprire i servizi nelle emergenze e nelle non emergenze fino a che non arriveranno i giovani. Fortunatamente disponiamo di giovani seri, motivati e competenti che cercano sempre di fare il possibile per essere presenti. Certamente non sarebbe male che le istituzioni si dessero da fare un po’ di più per far crescere presso tutti i cittadini la cultura della protezione civile, facendo in modo che non diventi scalpore se un volontario si assenta dal lavoro per un’emergenza. Questo non vuol dire che il volontario non debba valutare ed essere sensibile alle problematiche aziendali,. Ci piacerebbe tanto che tutto potesse funzionare come funziona in Trentino Alto Adige. Va aggiunto comunque che i problemi dei giovani non sono soltanto il lavoro, ma anche la famiglia formata da poco, i figli piccoli, i mutui da pagare. Senza le nuove leve che futuro potranno avere le nostre squadre di p.c.? Sono assolutamente sicuro che sarà comunque un futuro ricco di soddisfazioni nel vedere raggiunti gli obiettivi dopo tanti sforzi ed impegno. Ho fiducia in questi giovani, sono certo che se continueranno ad esserci persone di buona volontà, come dimostrando di essere ogni giorno i nostri volontari, non avremo nulla da temere. Chi lavora con e per gli altri “deve” guardare al futuro con speranza e fiducia. * Volontario della squadra di p.c. Ana di Caldogno Varie Campo scuola a S. Gottardo dal 29 giugno al 9 luglio Ritorna anche quest’estate il campo scuola per ragazzi di 13 - 14 anni delle scuole, organizzato dall’Unità di protezione civile dell’Ana di Vicenza. Si svolge dal 29 giugno al 9 luglio nel campo base a San Gottardo dei Berici,a quota 390, in un’area dotata di ostelo, servizi ed altre strutture di accoglienza. Scopo dell’iniziativa è far conoscere le principali attività e i principi che ispirano la Protezione civile alpina. In programma lezioni tradizionali tenute da esperti appartenenti al volontariato di Protezione Civile Ana e della Regione, incontri, scambi di esperienze con le Organizzazioni di volontariato e non, simulazioni, role-play ed in genere attività di gruppo a squadre. Previste anche verfiche di gruppo, con feedback sul grado di coesione, sull’attività, sull’organizzazione, sulla percezione della Protezione Civile, sul raggiungimento delle aspettative dell’esperienza. Alla conclusione è previsto un test finale, con esercitazioni sui temi approfonditi e test a domande chiuse. Partecipano e sostengono l’iniziativa il Comune di Zovencedo, il Gruppo di San Gottardo Zovencedo e le Zone Alta Val Liona e Berici settentrionali. 33 Sgresende Raggeomcommdottarchingprofavv Fino alle soglie del XIV secolo, nel nostro Paese il popolano o servo della gleba non vantava ancora un cognome da tramandare ai suoi discendenti. Con il passar dei secoli ci siamo rifatti. Non solo oggi ci possiamo vantare di un nome e cognome (a volte addirittura doppi) ma nel parlar comune, nei necrologi, nell’elenco telefonico, sui biglietti da visita e su campanelli e citofoni, in molti casi si fanno precedere i dati anagrafici da titoli onorifici o accademici più o meno altisonanti: cavaliere, dottore, geometra, avvocato e via dicendo. Retaggi anacronistici nella frustra ostentazione di qualifiche che certifichino un superiore livello intellettuale o sociale. Ostentazioni che potremmo ancora giustificare in un ambito professionale ma tra alpini?! Non è forse vero che gia alpin fa grado? “Paese che vai, usanza che trovi” recita un vecchio adagio e quindi, tra veci e bocia risparmiamoci i raggeomcommdottarcingprofavv; teniamoci caro il nome che mamma e papà ci imposero e se proprio vogliamo un marchio di qualità, che cosa c’è meglio di “Alpino”! Alpino birichino 34 - Varie RINNOVO DIRETTIVI per il triennio 2013-2015 Alonte Capogruppo: Silvano Scalzotto. Consiglieri: Giuseppe Sarego, Marino Noro, Natalino Dal Fitto, Giuseppe Tagliaro, Bruno Tagliapietra, Silvano Viale, Daniele Zeba, Angelo Bressan, Carlo Bellin, Flaminio Angiari Brendola Capogruppo: Giancarlo Lovato. Consiglieri: Giuseppe Bisognin, Girolamo Corato, Antonio Cracco, Alberto De Boni, Claudio Fizzotti, Giuseppe Girardi, Vittorino Gaio, Mauro Marzari, Ernesto Stenco. Bressanvido Capogruppo: Vittorio De Bortoli. Consiglieri: Piergiuseppe Miolo, Mirco Borga, Paolo Zonta, Graziano Chemello, Pierantonio Agostini, Angelo Giacon, Maurizio De Paoli, Enrico Grendene, Umberto Rizzato, Marco Zampieri, Lino Campagnolo, Natale Guazzo, Damiano Turco, Bortolo Cogo, Massimo Bigarella. Cagnano Capogruppo: Giovanni Ferrari. Consiglieri: Rino Sinigaglia, Giuseppe Righetto, Silvano Canola, Giuseppe Perazzolo, Arrigo Lombardo, Enrico Ferrari, Enzo Guarato, Mauro Bedin, Lino Marostegan. Chiampo Capogruppo: Valerio Ceretta. Consiglieri: Luigi Costa, Ruggero Peroni, Gino Volpiana, Vinicio Ceriolo, Giovanni Maltrotto, Roberto Negro, Claudio Fracca, Ferruccio Fochesato, Sergio Dalla Barba, Giampaolo Rossato, Virgilio Xompero, Claudio Groppo, Gaetano Ballotta, Lino Cariolato. Creazzo Capogruppo: Giuseppe Notarangelo. Consiglieri: Bruno Dandrea, Gianfranco Dal degan, Alessandro Bedin, Luciano Biasiolo, Firmino Cragnaz, Andrea Dal Lago, Bruno Danieli, Siro Derù, Giancarlo Ferrarin, Lorenzo Mattiello, Pietro Merlo, Alberto Morbin, Giacomino Nogara, Gianpietro Pellizzari, Alberto Riva, Giorgio Sanson, Severino Santacà. Fara Vicentino Capogruppo: Giulio Mattarolo. Consiglieri: Enrico Bonollo, Carlo Dalla Vecchia, Stefano Dalla Costa, Giovanni Boschiero, Giorgio Boschiero, Tarcisio Boschiero, Luciano Carollo, Otello Sperotto, Francesco Brazzale, Antonio Manzardo, Renzo Pavan, Renato Dalla Costa, Ferruccio Sperotto. Maddalene Capogruppo: Claudio Pertegato. Consiglieri: Roberto Campagnolo, Augusto Bedin, Marcello Dal Martello, Vittorio Donadello, Luigino Ballardin, Giorgio Bonora, Maurizio Maitogno, Marcello Vezzaro, Domenego Pertegato, Tarcisio Busato, Giuliano Todero. Montecchio Precalcino Capogruppo: Franco Rodella. Consiglieri: Angelo Dal Ferro, Luigino Dal Santo, Gianfranco Veroncelli, Girolamo Poli, Roberto Retis, Roberto Rodella, Floriano Borgo, Massimo Boscato, Ottorino Buzzanchera, Anddrea G. Gasparotto, Michele Grende, Luca Lunardi, Luigino Marangon, Diego Papini, Bruno Pigato, Giuseppe Pigato, Silvano Sartori. Monteviale Capogruppo: Augusto Toldo. Consiglieri: Giovanni Tonello, Severino Ceccato, Paolo Toldo, Flaviano Zemin, Vittorio Corato, Mirto Lorenzato, Domenico Baruffato, Giuseppe Vigolo, Nicola Cegalin, Giuseppe Cecchetto, Attilio Zorzin Posina Capogruppo: Arduino Leder. Consiglieri: Morano Cervo, Vittorio Gironi, Lorenzo Losco, Antonio Paita, Remo Bertale, Gianni Losco, Fabio Zambon, Giuseppe Leder, Dino Zambon. San Antonio del Pasubio Capogruppo: Gianni Pianalto. Consiglieri: Osvaldo Cartolaro, Emiliano Ceolato, Valter Cortiana, Denis Lagni, Luciano Penzo, Walter Penzo, Mauro Pianalto, Orlando Pretto, Fabio Roso, Paolo Roso, Luigi Sberze, Mirko Tisato, Carlo Trattenero, Giorgio Zandiri. San Vito di Brendola Capogruppo: Palmiro Merlo. Consiglieri: Rossano Zaltron, Ottorino Menon, Roberto Bonfante, Emilio Menon, Flavio Cocco, Mirco Fracasso, Roberto Polo, Damiano Marini, Fabrizio Rodighiero, Gianni Menon, Adriano Ta- Si rivedono il 22 settembre gli artiglieri del Gruppo Pieve Negli anni dispari s’incontrano gli artiglieri del Gruppo Pieve di Cadore di artiglieria da montagna (Reparto comando 37 38 e 50 Btr) e quest’anno siamo arrivati al 15° appuntamento, in programma il 22 settembre a Romano d’Ezzelino, con inizio alle 10.30 al ristorante “Al pioppeto”. Per informazioni ed adesioni contattare Giorgio Carli (0424 36876), Nicola Russo (049 8670007) oppure Franco Rodella (0446 864621). miozzo, Giovanni Gosmin. Torri-Lerino Capogruppo: Ottavio Gasparoni. Consiglieri: Giuseppe Alessi, Antonio Arnosti, Ezio Dalla Via, Franco Impalmi, Bruno Mioni, Giuseppe Brojanigo, Antonio Brojanigo, Gianfranco Catelan, Gianferruccio Cecchetto, Diego Dalla Vecchia, Davide Campanaro, Paolino Dal Pozzolo, Danilo Caoduro, Andrea Trevisan, Adone Giacomini, Franco Mazzaretto, Alessandro Zilio. Vicenza “Giuriolo” Capogruppo: Dino Dalle Ave. Consiglieri: Ferdinando Donadello, Alessandro Addeo, Tullio Otturini, Giorgio De Boni, Maurizio Buggiarin, Mariano Fincato, Gianfranco Marini, Gianfranco Rodighiero, Andrea Scarso, Mariano Voltan. Vicenza “Monte Berico” Capogruppo: Alberto Pieropan. Consiglieri: Leonardo Guaiana, Tullio Chemello, Alberto Chemello, Andrea Basso, Riccardo Bevilacqua, Giorgio Cappellaro, Alessandro Costa, Luigi Gramignan, Enrico Pretato, Mario Sinigaglia, Silvano Spiller, Roberto Tovo, Silvano Zocca. Villaga-Belvedere Capogruppo: Francesco Chimento. Consiglieri: Giancarlo Visentin, Giorgio Danieli, Otello Bonomi, Raffaele De Mani, Giovanni Canella, Cristian Faggionato, Mariano Bianco. Villaverla Capogruppo: Domenico Benetti. Consiglieri: Giovanni Canderle, Giuseppe Canale, Giovanni de Marchi, Gino Benetti, Fantino Orso, Giovanni Frigo, Giampaolo Bistorte, Silvano Colautti, Maurizio Costalunga, Andrea Cunico, Gianfranco Dalla Pria, Camillo Rossato, Alvise Borgo, Elio Barbieri, Giuseppe Marcante, Lorenzo Bonato. Zanè Capogruppo: Pierantonio Anzolin. Consiglieri: Giuseppe Bernardi, Marco Brazzale, Giuseppe Cappozzo, Giorgio Cellere, Gianluca Cornolò, Bortolo D’Agostini, Ottorino Dalla Valle, Roberto Fontana, Simone Gecchele, Davide Roncaglia, Piergiuseppe Roncaglia, Vittorino Sella, Antonio Simeoni, Gianluigi Terzo. Varie - 35 Il 25 agosto la festa del Btg Pieve di Cadore Si avvisano tutti gli Alpini che hanno prestato servizio nel Battaglione ”Pieve di Cadore”, compagnie Comando, 67, 68, 75 e 167 mortai a Tai, Pieve e Santo Stefano di Cadore, che la festa annuale del Battaglione si terrà domenica 25 Agosto con il seguente programma: ore 9.30 messa nel duomo di Pieve di Cadore; 10,30 alzabandiera e deposizione di corona sulla lapide che ricorda i Caduti Cadorini, in piazza Tiziano. Alle 11 sfilata dalla piazza di Pieve fino alla piazza d’armi della caserma “Calvi” di Tai, alzabandiera e deposizione di corona al monumento ai Caduti del Battaglione, brevi interventi delle autorità civili e militari. Infine la tradizionale bicchierata sotto il capannone dell’autoparco, con possibilità di rinnovo iscrizione all’associazione “Veci del Cadore” e acquisto dello scudettino in argento dell’Associazione stessa e dei due volumi che raccontano la storia e i fatti d’arme del Battaglione. Per chi lo desidera c’è la possibilità di consumare il pranzo preparato dagli alpini del gruppo di Pieve sotto la volta del Palazzo del Ghiaccio di Tai. Nati San Pietro in Gu E’ una festa di tutto il Gruppo di S. Pietro in Gu la nascita del piccolo Tommaso Pagin. Il papà Simone infatti è tesoriere e il nonno, Eligio Baggio, consigliere. Eccolo nella foto, in braccio alla mamma Barbara: per lui è già pronto il cappello alpino! Barbarano Jacopo Carboniero di Michele e Carmen Baù Fara Vic. Gabriele Bonato di Christian ed Elisa Torri Lerino Riccardo Pedrazzoli, di Alessandro e Deborah Muraro Valli del Pasubio Rachele Dalla Riva di Raffaele e Natascia Sbabo Riccardo Dalla Riva di Francesco e Federica Ponza Vancimuglio Gabriele Chimento di Daniele e Sara Pendin Belle famiglie Elio Dal Lago, classe1927, del Gruppo Belluno 3° Artiglieria di montagna, Gruppo alpini di Enna Santacaterina (VI), è qui ritratto assieme al pronipote Leonardo. Gambellara Simone Peroni di Valter e Cosetta Fossà S. Rocco di Tretto Maria Raumer di Oscar e Marisa Acquasalemme Santorso Anna Dalla Vecchia di Cristian e Milly Balasso Elena Zaltron di Sergio e Sonia Calgaro Schio Gloria e Paride Bovolenta, di Marco e Rita Strobbe Seghe di Velo Ester Zoe Mosele di Federico e Barbara Fontana Lorenzo Dalla Vecchia di Gianni e Ivana Hanno fatto tutti la naja a Feltre, papà e nonni della piccola Linda Dal Barco, qui ripresa con la mamma Laura Boschetto. Il papà Luca era al Settimo nel 1999, il nonno Raffaele 32 anni prima. Era invece al Gruppo Agordo nel ‘72 il nonno materno, Alfredo Boschetto. 36 36 -- Belle Rubrica notizie Nozze di smeraldo Barbarano Alessandra Perina e Giovanni Lonardi Barbarano Giuseppe Scalzotto e Fleride Viadarin Isola Nozze di diamante Maddalene Eugenio Gaspari ed Elvira Gatto Anna Savio e Giuseppe Zordan Lugo Nozze d’oro Alonte Bruno Tagliapietra e Lidovina Bianco Castelnovo Rino e Maddalena Filippi Giuseppe Duso e Annalisa Iacquemai Montecchio Precalcino Giovanni A. Gasparotto e M. Germana Dal Santo Belle notizie - 37 Rubrica Posina Montecchio Precalcino Vanda Serman e Dino Zambon Guido Putelli e Norma Azzolin Sandrigo Pietro Zenare e Onorina Graziani Francesco Rizzo e Bruna Matteazzi Pianezze San Rocco di Tretto Gino Dall’Alba e Imelda Calgaro Vittorio Zolla e Adriana Valdemarca Nozze d’argento Polegge Giuseppe Porro e Ivana Malosso Molino di Altssimo Luciana Zanconato e Gino Bauce 38 -- Un Rubrica nostro amico hai chiesto alla montagna Calvene Agugliaro Barbarano Aldo Zaffonato 1931 - Btg. Tolmezzo Narciso Nicoli 1920 - Reduce di Russia Altavilla Mario Zanella 1937 - Btg. Belluno Arzignano Giovanni Battista Carlotto 1929 - Btg. Feltre Gianmarco Codiferro 6° Rgt. Art. Mont. Ermenegildo Veronese 1946 - 7° Rgt. Alpini Caldogno Gianfranco Faccin 1938 - 6° Rgt. Art. Mont. Gino Baldo Alpino Campiglia d. B. Giovanni Brazzale 1959 - Alpino Fernando Zappon Alpino Camisano vic. Carrè Igino Loro 1932 - Btg. Feltre Arsiero Fioravante Martini 1933 - Alpino Italo Binotto 1939 - Pionieri Cadore Cogollo del Cengio Flavio Navioli 1938 - Btg. Belluno Giuseppe Filippi 1932 - Alpino Dino Milan 1941 - 6° Rgt. Art. Mont. Francesco Filippi 1935 - Alpino Cervarese Rovolon Gino Milan 1934 - Alpino Gianni Peruzzo 1947 Chiuppano Gino Bertoldo 1950 - Btg. Belluno Angelo Braggino 1934 - Alpino Tarcisio De Rossi 1931 - 7° Rgt. Alpini Vittorio Frigo 1922 Armando Dall’Osto 1936 - 6° Rgt. Art. Mont. Giovanni Panozzo 1931 - Alpino Costabissara Roberto De Antoni 1941 - Servizi Julia Creazzo Tino Cera 1939 - 12° Car Verona Attilio Melison 1925 - Alpino Rubrica Fara Vic. Mosson Bruno Dalla Costa Btg. Bassano Gaetano Toniolo 1928 - Btg. Feltre Lugo Motta S. Germano Tavernelle Luigi Polga 1929 - 7° Rgt. Alpini Pietro Lora 1927 - Btg. Bolzano Giorgio Menoncin 1931 - Btg. Belluno Luigi Vantin 1935 - Btg. Belluno S. Giovanni in Monte Thiene Benvenuto Gianello 1920 - Btg. Vicenza Giacomo Marcante 1932 - Gr. Belluno Meledo Giovanni Cariolato 1943 - alpino Montegalda Luigi Prendin 1935 - 7° Rgt. Alpini Montorso Massimiliano Lucato 1931 - Btg. Feltre Armando Pivotto 1939 - Btg. Pieve di Cadore Aldo Barcaro 1929 - Gr. Gemona Poiana M. Severino Ghirotto Alpino Ponte di Barbarano Feliciano Pozza 1935 - Gr. Belluno Povolaro Giancarlo Lupato 1942 - 6° Rgt. Art. Mont. Pietro Battistella 1951 - Alpino Sovizzo Valli del Pasubio Natale Sandri 1929 - 7* Rgt Alpini Luciano Chiumenti 1935 - Alpino Sarego Renzo Tassoni 1946- Gr. Agordo Sandrigo Luigino Marangoni Gr. Agordo Marino Lovo 4° Genio Tridentina - 39 Fioravante Cumerlato 1929 - Alpino Velo d’Astico Mario Fabrello 1931 - Gr. Bassano Vicenza M. Berico Mario Conzato 1923 - Btg. Val Leogra Torreselle Giorgio Rezzadore 1935 - Btg. Feltre Zugliano Grumolo Giovanni Giuriato 1931 - 6° Rgt. Art. Mont. Torri Lerino Marco Mioni 1948 - Gr. Bassano Alvise Leonardi 1922 - 9° Rgt. Alpini Russia Venerdì 14 ore 11.30 Alzabandiera in piazza A. Rossi ore 19.30 Serata verde con carosello di fanfare Ore 10.00 Ore 17.40 Ore 18.15 Ore 19.00 Ore 20.30 Sabato 15 Ossario del Pasubio: Alzabandiera e onori ai Caduti Schio, piazza Statuto. Onori al Labaro nazionale Ana e al Gonfalone della Città di Schio Sacrario di SS. Trinità: Onori ai Caduti Duomo: Messa solenne Schio centro: fanfare e bande in libertà con concerto finale in piazza Falcone e Borsellino Concerti corali nelle chiese di SS. Trinità e S. Croce Domenica 16 Ore 9.00 Ammassamento in quartiere SS. Trinità Ore 9.30 Inizio della sfilata Ore 18.00 Piazza A. Rossi: Ammainabandiera