���������������������� 3 SALUTI 35 anni fa... 5 SALUTO DEL SINDACO San Cipriano Picentino “Percorsi e vutate. Alla scoperta di una terra antica”. La nuova cartellonistica turistica 6 PROGRAMMA 35a Sagra della Castagna 9 ANTICHI MESTIERI “Il Castagnaro”, un personaggio di città 11 STORIA DI UN SAN CIPRIANESE ILLUSTRE E Pirandello sbarcò in Brasile. Storia di un cittadino del Mondo 15 ALLE ORIGINI C’era una volta la Villa. Una testimonianza dell’Età Imperiale per la storia del Picentino 19 DA VEDERE Redazione, testi e ricerche ASDC Universitas Sancti Cipriani Foto Archivio fotografico di Cipriano Noschese, Mikinos, Fondazione A. Petróni Le foto dei monumenti appartengono alla Fototeca Comunale di San Cipriano Picentino Stampa archigraf - salerno Le foto pubblicate nelle pagg. 22, 23, 24 e 25 sono di esclusiva proprietà della sig.ra Chiara Caterina che ne detiene il copyright I testi, e le ricerche a pag. 11, 13, 15, 17-19, 22-25, 28 sono di Gennaro Saviello. Tutti i diritti sono riservati. È fatto divieto di riproduzione anche parziale di testi e foto. www.lasagradellacastagna.net La Chiesa di San Cipriano Vescovo e Martire 21 COINCIDENZE 100 anni fa moriva l’autore di un “inno al Castagno”: Giovanni Pascoli 22 RIEVOCAZIONE STORICA “Storia del Popolo picentino e delle sue Genti” 27 CURIOSI TÀ Quando i Castagni diedero il nome ad un pittore 28 Genealogia del Re delle“paste” dolci sanciprianesi: Sua maestà Calzoncello 29 EVENTI 31 ITINERARI Cultura, tradizione e bontà 32 INFO 3 SALUTI 35 anni fa... ASDC Universitas Sancti Cirpiani Trentacinque anni fa nasceva la Sagra della Castagna, una manifestazione che negli anni è diventata una tradizione, un appuntamento immancabile per chi la organizza e per chi l’ha conosciuta. E’ questa la vera forza di questa iniziativa ! Sarà la castagna, proposta nelle sue molteplici sfaccettature, sarà l’atmosfera sanciprianese, oppure il piacere di ritrovarsi intorno ai fuochi accessi per preparare caldarroste, anno dopo anno, una piccola iniziativa locale si è trasformata in evento. L’entusiasmo, la meraviglia, il piacere di esserci sono il principale “collante” in una macchia organizzativa complessa che conta parecchie decine di volontari. A chi arriva in paese si cerca di offrire il meglio, e chi se ne saluta con un arrivederci ! Con questo spirito, l’ASDC “Universitas Sancti Cipriani” vive la 35ª Edizione della Sagra della Castagna, in un momento di Augusto Mandarino di rinnovato entusiasmo e di importante start-up organizzativo. A tutti voi che partecipate giunga il nostro più caloroso benvenuto, il saluto di tutta l’organizzazione, convinti che, come sempre, San Cipriano e i sanciprianesi non vi deluderanno ! Buona Sagra Il Presidente dell’ASDC “Universitas Sancti Cipriani” Vincenzo Autuori 5 SALUTO DEL SINDACO San Cipriano Picentino “Percorsi e vutate. Alla scoperta di una terra antica” La nuova cartellonistica turistica Anche quest’anno la Sagra della Castagna chiude il percorso di valorizzazione territoriale che l’Amministrazione comunale ha strutturato su tutto il territorio comunale dal mese di giugno. In particolare, con il Progetto Estate in Parco sono state attuate importanti azioni di promozione delle risorse culturali, ambientali e turistiche locali, attraverso il finanziamento del PRS Campania 20072013 – Misura 313-Azione A . Accanto agli eventi - strettamente programmati dall’Amministrazione – la Sagra della Castagna rappresenta una delle principali iniziative, ludiche e culturali, realizzata dall’Associazione Universitas Sancti Cipriani alla quale plaudo, per essere protagonista di questo immancabile evento sanciprianese. In questa quattro giorni, ricca ed intensa, gli ospiti ed i turisti potranno assistere non solo ad eventi, ma visitare anche mostre di artigianato locale, partecipare a rievocazioni storiche sulle tradizioni e gli usi locali, in un reticolo di “itinerari” storici ed ambientali tracciati ed attivi nei principali centri storici di San Cipriano Picentino. Invio a tutti l’augurio di COMUNE DI SAN CIPRIANO PICENTINO una Buona Sagra 2012 e l’invito a ritornare a San Cipriano Picentino durante le manifestazioni che stiamo programmando per le prossime delle festività natalizie. Non solo, che la Sagra sia l’occasione per conoscere San Cipriano Picentino nelle su molteplici sfaccettature, per tornare e ritornare! Gennaro Aievoli Sindaco di San Cipriano Picentino Arrivederci a “Natale incanto” il programma comunale delle attività natalizie 2012. Mercatini di Natale - Concorso Presepiale e Concerti. info e prenotazioni www.comune sancirpianopicentino.sa.it Comune di San Cipriano Picentino Dipartimento Cultura Tel. 089 86 28 263 San Cipriano Picentino è situato nel Parco Regionale dei Monti Picentini. Dista sedici chilomentri da Salerno e dieci dalla piana di Pontecagnano. Confina a Nord-Ovest con il territorio del Comune di Castiglione del Genovesi, a Nord-Est con quello di Giffoni Sei Casali, ad Ovest con quello di San Mango Piemonte e della città di Salerno, mentre a Sud è delimitato dai confini del Comune di Giffoni Valle Piana. Esteso su una superficie di 17.4 Kmq, è composto da cinque nuclei urbani: il Capoluogo (325 mt. s.l.m.), dove sono ubicati il Municipio ed i principali uffici amministrativi, la frazione di Vignale a Nord-Ovest (415 mt. s.l.m.), le frazioni di Pezzano, Filetta e Campigliano a Sud. Il Comune di San Cipriano nasce nel 1806 dall’aggregazione delle antiche terre dell’omonima Baronia, le Universitas Civium di Vignale, Pezzano e Filetta. Il 23 Ottobre del 1862 Vittorio Emanuele II, su indicazioni del Consiglio comunale, decretò l’apposizione del suffisso Picentino. Il Patrono, festeggiato il 16 Settembre, è San Cipriano Vescovo e Martire cartaginese. L’orografia urbana varia dai 70 ai 450 metri sul livello del mare. Domina l’intero territorio comunale la catena pre-appenninica dei Monti Picentini di cui fanno parte i rilievi di pertinenza territoriale: Monte Monna o ‘Cerreta’ (1196 mt.), Monte Merlo o ‘Visciglieta’ (837 mt.). La viabilità principale è caratterizzata dalla Strada Provinciale 18 che congiunge il territorio comunale alla Tangenziale di Salerno, alle Autostrade Salerno - Napoli e Salerno - Reggio Calabria, dalle quali è possibile raggiungerlo attraverso l’uscita di San Mango Piemonte e quella di Pontecagnano. 6 BUON DIVERTIMENTO e... arrivederci alla prossima Sagra 2013 7 27 sabato ore 9.30 Caccia al tesoro per gli alunni della Scuola Elementare e Media dell’Istituto Comprensivo “Antonio Genovesi” di San Cipriano Picentino (concentramento presso la Sala Parrocchiale). ore 15.30 Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Spettacolo di “Falconeria” ore 16,00 III° Raduno Auto e Moto d’Epoca “Città di San Cipriano Picentino”. Operazioni preliminari ed iscrizioni (Ore 11.00 - Partenza dalla Piazza Grande dei Castagnari per il percorso predisposto) ore 19.30 Piazza “Grande dei Castagnari ” Apertura Ufficiale della 35ª edizione della “SAGRA DELLA CASTAGNA”. Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Esibizione di danza moderna e Jazz a cura della Scuola “MY DANCE” diretta da Alessandra Autuori. ore 20.00 Apertura stands gastronomici e accensione fuochi per la cottura di caldarroste. ore 20.30 Piazzale ”Il Riccio Spinoso” (Sagrato Chiesa Madre): Degustazione di ballotte, lessate, caldarroste innaffiate con vino locale. Parcheggio “Il Castagneto” (Parcheggio Via Botteghe): Degustazione di specialità e di prodotti tipici alla castagna Piazza “del Moscardino” (Piazza Municipio): Degustazione di specialità a base di castagne. Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Si canta e si balla con il gruppo folkloristico 28 domenica ore 8.30 Escursione tra i castagneti. Raduno in Piazza Grande dei Castagnari a cura del Gruppo “Trekking Picentini” – Progetto Terra. ore 10.00 Per i cieli della Valle Picentina: 10° trofeo di “Parapendio” gara di precisione in atterraggio a cura degli “Angels Fly Team”; Acrobazie con Aeroplano a cura dell’ Associazione Angels Fly Team”- gruppo sportivo “liberi di volare”. programma ore 16.00 Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): la banda folk dei “Castagnari di Tupperetunne” preceduta da un gruppo di majorettes annuncerà la passerella degli asini partecipanti alla 31ª edizione del “Palio del Ciuccio”. Organizzatore Manifestazione ASDC Universitas Sancti Cipriani Via Roma, n.1 84099 San Cipriano Picentino (SA) Tel. 389 6435005 - 388 7903369 www.lasagradellacastagna.net [email protected] ore 16.30 Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): 31ª edizione del “Palio del Ciuccio” - corsa di asini per contrade. RADIO CLUB 2001 Campania Puglia Basilicata La Radio nella Tua Città Via Appia, 7 LIONI - AVELLINO www.radioclub2001.it F.M. 88.3 - 89.9 - 96 - 104.1 STEREO- RDS 101.4 - 104.2 - 104.3 - 107.4 ore 11.00 Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Sfilata degli “Sbandieratori e Trombonieri Cavensi”. ore 20.30 Piazzale “Il Riccio Spinoso” (Sagrato Chiesa Madre): degustazione di prodotti tipici e ballotte, lessate e caldarroste con vino locale. ore 11.30 Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): “Rievocazione storica delle vicende del Popolo Picentino” in costumi d’epoca. Parcheggio “Il Castagneto” (Parcheggio Via Botteghe): degustazione di specialità e di prodotti tipici alla castagna. ore 13.30 Parcheggio “Il Castagneto” (Parcheggio Via Botteghe e Piazza Umberto I°): “... Pranziamo Insieme” menù turistico con prodotti tipici locali e degustazione gratuita di “caldarroste sanciprianesi”. TUTTI I GIORNI Dalle ore 10.00 funzioneranno gli Stands di dolci e ci sarà l’accensione dei fuochi per la cottura e la degustazione gratuita di Lessate, Ballotte e Caldarroste innaffiate con ottimo vino (SOLO DOMENICA). Piazza “Grande dei Castagnari”: per i celiaci i dolci tipici della Sagra... sono anche senza glutine. Piazza “Del Moscardino” (Piazza Municipio): degustazione di specialità a base di castagne e specialita’ picentine. Vari stand gastronomici, funzioneranno tutte le sere dalle ore 19,30 per la degustazione di pietanze tipiche Picentine e faranno da appetitosa cornice alla “Sagra”. Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Si canta e si balla con “gruppo folk”. La domenica 28 ottobre è possibile trattenersi a pranzo con inizio alle ore 13,00 presso lo stand del Comitato “IL CASTAGNETO” (Parcheggio Via Botteghe)“, con menù turistico di prodotti a base di castagna al prezzo di € 9,00 ore 23.30 Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Accensione pirotecnica del “Ciuccio di Fuoco” a cura della ditta: “Curci Amodio”. La Chiesa Madre rimarrà aperta al pubblico per la visita degli scavi archeologici. Nei giorni precedenti e durante la Sagra gli “Angels Fly Team” sorvoleranno i cieli della Valle Picentina portando in alto, il nome della Sagra. Un servizio navetta, dal parcheggio custodito trasporterà i graditi ospiti al centro Sagra. 29 lunedì ore 15.00 Nei cieli esibizione acrobatica con aeroplani a cura dell’Associazione “Angels Fly Team”- gruppo sportivo “liberi di volare”. ore 16.00 Per le strade principali del Paese 23ª edizione della “Corsa di Carruoccioli”; Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): 2ª Edizione “Corsa di sci su asfalto”. Giochi campagnoli con ricchi premi in palio. ore 20.30 Piazzale “Il Riccio Spinoso” (Sagrato Chiesa Madre”: degustazione di prodotti tipici e ballotte, lessate e caldarroste con vino locale. Parcheggio “Il Castagneto” (Parcheggio Via Botteghe): degustazione di specialità e di prodotti tipici alla castagna Piazza “Del Moscardino” (Piazza Municipio): degustazione di specialità a base di castagne e specialità picentine. Piazza “Grande dei Castagnari” (Piazza Umberto I°): Si canta e si balla con gruppo folk (note) 9 ANTICHI MESTIER I “Il Castagnaro”, un personaggio di città La consuetudine della vendita delle castagne abbrustolite per le strade ai nostri giorni è diventata generalizzata, ma si può far risalire quest’uso assai indietro nel tempo. Il castagnaro era una figura tipica delle grandi città, come Napoli, Firenze ma anche di Parigi e Londra. Lo si ritrovava anche nelle città calabresi più grandi, mentre nei paesi e nei borghi, ognuno le castagne se le preparava essenzialmente da solo e per la propria famiglia. Nella simbologia antica del Presepe settecentesco il castagnaio, o la castagnara, è una delle 12 figure dette “degli offerenti” Tito Lessi, il MERCATINO che rappresentano, cioè, i mesi dell’anno. A questo personaggio corrisponde il mese di Novembre. 11 STORIA DI UN SAN CIPRIANESE ILLUSTRE E Pirandello sbarcò in Brasile. Storia di un cittadino del Mondo Antonio Tisi Quest’anno ricorre il cinquantacinquesimo anniversario della morte di Antonio Rocco Tisi: un sanciprianese, un picentino, un salernitano, un italiano illustre. Il 15 Agosto del 1883 da Nicola Francesco Antonio Tisi e Giuseppina Marotta nacque Antonio Mariuccio Rocco. La giovane coppia viveva in un nucleo di case in Via Marotta (civico 4) di San Cipriano Picentino insieme ai genitori Antonio Tisi e la moglie Angela Longo. Nicola era giovane apprendista calzolaio Antonio Mariuccio Rocco di lasciare la famiglia, la Patria, alla volta del Brasile. Altri conterranei l’avevano già fatto. Si erano trasferiti con intere famiglie, soprattutto a San Paolo del Brasile dove si costituì una piccola colonia di sanciprianesi composta da circa diciassette famiglie. All’epoca in città la vitalità italiana contava circa un milione di abitanti e gli italiani eccellevano quasi in tutti i settori dell’economia: me- uno scalpellino; Giuseppina invece, una filatrice. L’intera famiglia stava assistendo, assieme a tutta la popolazione picentina, agli ultimi bagliori della fiorente economia locale che, sul finire dell’Ottocento declinava su se stessa, convertendo la secolare indole proto-industriale nei più sicuri e redditizi investimenti del settore agricolo: l’antica Arte della Lana picentina, settore trainante dell’economia di tutto il Territorio si esauriva, dopo le ultime commissioni borboniche, a causa degli scarsi investimenti e di una sensibile concorrenza, moderna e competitiva, localizzata nel Settentrione d’Italia e nel Nord Europa. In questo generale clima di recessione, sull’onda di un interesse diffuso per le “Americhe”, maturò la decisione del stieri, professioni, commercio, arte ed industria. Mariuccio lasciò San Cipriano Picentino ancora minorenne, tra la fine del 1899 ed i primi mesi del 1900. Nella lista di Leva compilata nel 1901 risulta “apprendista calzolaio ed assente dalla Patria”. Il 4 Luglio del 1903 venne dichiarato definitivamente “renitente”. Furono quei sanciprianesi emigrati prima di lui a dargli conforto e ricovero nelle primissime ore brasiliane. Nei suoi ricordi – trasmessi ai figli – citava gli amici Giannattasio, Leone, D’Amato, Gagliardi con i quali si era intrattenuto e condiviso la sua esperienza di emigrante: una storia a lieto fine in cui lo spirito di sacrificio, l’amore per la Cultura , per le Lettere, unito al fiuto per il commercio, l’avevano premiato. Diventò prima ragio- 13 niere; dopo essersi laureato in Sociologia e diretto il giornale ‘Avanti’, nel 1917 comprò dall’ingegnere Bertolotti una libreria a cui diede il nome di Livraria Italiana, situata a Rua Folorencio De Abreu, nei pressi di Piazza San Bento di San Paolo del Brasile. Nel 1922 divenne Casa Editoria Antonio Tisi, nel 1930 Editoria Piratininga poi Rede Latina Editoria, attiva fino al 1950. La libreria di Antonio Tisi divenne un punto di riferimento non solo per gli italiani in Brasile ma, soprattutto, per tanti giovanissimi intellettuali paulistani, tra cui Mario De Andrade, capostipite della “generazione modernista’ paulista. Ben presto si trasformò in una “vivace assemblea”, dove si discuteva di arte, religione, politica e filosofia; un luogo dove si esercitava non solo il commercio ma anche la discussione, il confronto e dove le idee liberali, anche di Mariuccio, lasciavano segni tangibili nella quotidianità della “Vecchia Repubblica” brasiliana: la traduzione e la stampa di Libri. L’opera di Antonio Rocco Tisi (di cui abbiamo ricostruito i tratti e le vicende, grazie a ricerche d’archivio, depositi documentari privati e sin dal 2005 con una mostra,) è stata recentemente oggetto di un approfondimento nella rivista Mosaico Italiano, edita a Rio de Janeio nel Dicembre 2011, riportandola anche alla nostra attenzione. Questo studio aggiunge ed amplifica la portata culturale di questo italiano che, da apprendista calzolaio, diventò mecenate della cultura e ‘talent scout’ della Letteratura internazionale. In particolare, grazie a lui il Brasile conobbe le opere di Luigi Pirandel- lo: nel 1925 edita con la Tisi & Cia, Novelle per un anno, tradotte da Francesco Pati con il titolo Novelas escolhiaidas. Secondo la critica, questa rara edizione “costituisce una delle prime traduzioni del mondo della novellistica pirandelliana”. L’editore, si spense all’età di settantaquattro anni, il girono 8 di Agosto del 1957. La stampa, la Cultura e le Autorità pauliste lo ricordarono in diversi modi ed occasioni. Resta emblematico il gesto della Camera Municipale di San Paolo: il 24 Ottobre del 1957 decretò che l’antica strada “I” diventasse Rua Livrerio Tisi. Anche a San Cipriano Picentino non è stato dimenticato: un tratto di strada che conduce alla Chiesa di Sant’Eustachio di Vignale porta il suo nome. La storia di Mariuccio è non solo storia di un emigrante tra i tanti, ma di un italiano illustre, figlio del Picentino. 14 15 ALLE ORIGINI C’era una volta la Villa. Una testimonianza dell’Età Imperiale per la storia del Picentino Nel Settembre del 1974 in Via Pozzilli di San Cipriano Picentino, a pochi passi da Piazza Umberto I (l’antica Piazza Maggiore o “Croce”), mentre le ruspe si apprestavano a sbancare un vasto terrazzamento per far posto alle fondamenta di una casa privata, dal terreno cominciarono ad affiorare le mura di una antica costruzione. Si trattava di evidenti resti architettonici contigui ed articolati, tanto che fu impossibile proseguire i lavori e necessario informare le autorità competenti. La scoperta infatti si rivelò eccezionale e, sin dalle prime battute, gli studiosi non mancarono di sottolinearne l’importanza: “L’edificio per le sue caratteristiche di monumentalità e di lussuosità ha un interesse eccezionale ed ha caratteri degni dell’architettura dell’Urbe” scrisse l’allora Soprintendente ai Beni Storici della Campania, Raffaello Causa. Bruno D’Agostino, in occasione del XV Convegno sulla Magna Grecia, presentando l’attività di scavo di San Cipriano Picentino rimarcò la “ricchezza dei rivestimenti marmorei di una “terma romana di epoca imperiale”, in un’area che, per la sua posizione, avremmo immaginato periferica e provinciale” (La Magna Grecia nell’età romana: atti del quindicesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto, 5-10 ottobre 1975, pag. 510). Con l’avanzare degli studi e delle successive campagne di scavo (saggi archeologici) durate più di trent’anni e, all’oggi mai ufficialmente concluse, si è fatta strada l’ipotesi, sempre più accreditata, che l’area di Via Pozzilli sia interessata nel sottosuolo dalla presenza di una Villa rustica terrazzata di età imperiale in cui si coltivava la vite e l’olivo, di cui è stato riportato alla luce il solo impianto termale e qualche ambiente adiacente. Gli studiosi datano la sua costruzione I –II secolo d.C., con riutilizzi parziali fino al VI secolo d.C.. L’area indagata della “Villa” si estende per circa 7000 mq, tra gli assi via- ri dell’anzidetta Via Pozzilli, di Via Cioffi, di parte di Via Francesco Spirito e Via Vernieri, compreso il sito della Chiesa Madre di San Cipriano (dove nel 1993/94 furono rinvenuti ulteriori setti murari di continuità tuttora visibili all’altezza del Presbiterio). Lo scavo di Via Pozzilli portò ben in evidenza il calidarium, le suspensure e i tubuli dell’ ipocausto, insieme ad un ambiente interamente rivestito di marmi (Fig. 1. Disegno gentilmente concesso dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino e Benevento). Non vi è dubbio che l’intera area era interessata da una imponente costruzione a più livelli a cui apparteneva anche il sottosuolo delle antiche e vicine case nobiliari (le cui fondamenta non sono state avide a restituire frammenti architettonici e scultorei di epoca tardo imperiale). Esse, una volta andata in disuso la Villa, sorsero su quello che ne rimaneva insieme all’antica “Ecclesia Sancti Cipriani” (testimoniata per prima volta nel 1049 e fino al 1703 descritta dalle fonti ad impianto basilicale con le navate separate rispettivamente da un filare di sei colonne e capitelli di “spolio”), per effetto di un fenomeno di inurbamento dalla vicina Capitale del Principato, Salerno. Inoltre, a giudicare anche dai frammenti sparsi nell’area (rocchi di colonne, capitelli, fregi marmorei alcuni ancora in loco, altri dispersi e documentati solo in foto d’epoca – Foto 2) la costruzione sanciprianese doveva 17 avere dimensioni non trascurabili. Doveva cioè occupare complessivamente un’area di circa un ettaro, ospitare le abitazioni del proprietario, quelle dei lavoranti, circoscritte da ampi terreni coltivati. Se di villa rustica si tratta, doveva essere fornita di numerosi ambienti per la lavorazione dell’olivo e della vite coltivati in loco oppure nelle immediate vicinanze (considerate alcune testimonianze la macina, ad esempio, doveva sorgere a sud in corrispondenza di un corso d’acqua che alimentava anche una fontana tuttora esistente. Oppure, si pensi al toponimo Vinealis - da Vinea - oggi frazione di Vignale !). La presenza di una costruzione del genere a San Cipriano Picentino deve essere contestualizzata e considerata in misura “territoriale” quale tassello di quella “maglia insediativa tardoromana che si estendeva da Salerno al Sele e sviluppata secondo direttrici viarie che da Salerno si dipanavano verso il Cilento, la Lucania, e le aree interne, su uno scacchiere territoriale caratterizzati da eco ambienti diversificati, circostanza favorevole alle differenziazioni produttive: così ad esempio dalle ville sul pianeggiante litorale tra il Picentino e il Sele si doveva attendere in particolare alle produzioni cerealicole e ittiche mentre negli insediamenti collinari (San Cipriano Picentino, Montecorvino Rovella, Olevano, Battipaglia), olivicoltura doveva avere un ruolo predominante” (Luci dal Passato. Il tardo antico e il Medioevo nei Picentini. A cura di A. Di Muro e F. Lamanna, 2002). La “prospettiva territoriale” ritorna anche per altri due fattori: l’antica denominazione del luogo e la presenza di arterie viarie che lo interessavano. Per quanto riguarda il primo, dobbiamo ricordare che in epoca romana il nucleo antico del paese era denominato Venere (Benera nei documenti d’epoca altomedievale) in onore della Dea protettrice della terra, dell’agricoltura, prima ancora che della bellezza. Il secondo, invece, ci porta a considerare la presenza di almeno due strade di collegamento con i centri maggiori: La via Popilia a sud e la Via Beneventana nord. Stando così le cose questa parte dell’entroterra salernitano, che comprende non solo l’attuale San Cipriano Picentino ma una vasta area dei Picentini, si configurava come una “porta di accesso”, un “territorio cuscinetto” antropicamente e commercialmente vitale, tra i centri litoranei (l’antica Picentia, Salernum e le zone interne della Campania come Abellinum, e Beneventum). Più in generale la presenza di queste Ville rustiche “pur continuando ad essere considerate l’ideale più nobile da proporre all’uomo, tale da formare le nature più energiche e virtuose, viene affiancata da una precisa attrattiva del guadagno, come dal desiderio di realizzare una casa piacevole e comoda per il proprietario. Questi vi si sarebbe recato saltuariamente, quando fosse libero dall’attività politica, per trascorrervi periodi di riposo durante i quali avrebbe anche indirizzato i lavori agricoli per la stagione successiva e sorvegliato il proprio intendente, il villicus – schiavo o liberto – che lo rappresentava e gestiva in sua assenza tutto il personale. In queste proprietà terriere di grandi dimensioni, il centro della tenuta era rappresentato dalla villa, l’abitazione del proprietario, adattata alle necessità dell’attività agricola che, con lo sviluppo delle dimensioni delle tenute, il conseguente aumento della manodopera, il complicarsi dei procedimenti di fabbricazione dell’olio e del vino finirono per creare un tipo di villae rusticae, diffuse in Campania e nelle Regioni più ricche d’Italia”(P. Grimal, La Civiltà dell’antica Roma, Roma 2004). E’ emblematico come da questo insediamento si svilupperà, in continuità, il primo nucleo abitativo che intorno all’anno Mille assumerà la denominazione di “Vicus Sancti Cipriani” , appannaggio dei Principi e della nobiltà di Salerno sin dalla discesa dei Longobardi e dalla formazione del Ducato meridionale. DA VEDERE DURANTE LA SAGRA LA CHIESA RESTERÀ APERTA PER LE VISITE La Chiesa di San Cipriano Vescovo e Martire La prima notizia che cita, in questo luogo, l’esistenza di una Chiesa dedicata al Vescovo e Martire cartaginese Cipriano, risale alla prima metà dell’ XI secolo, all’ epoca in cui i territori di San Cipriano (solo dal 1862 Picentino) appartenevano ai Principi di Salerno. La Chiesa medioevale fu costruita sui ruderi di un’ antica villa rustica romana (estesa tra gli scavi di via Pozzilli ed il sottosuolo) di cui furono riutilizzati numerosi materiali lapidei. Essa era completamente diversa da quella attuale. Le fonti documentarie riferiscono che era ad impianto basilicale con tre navate, divise rispettivamente da un filare di sei colonne marmoree, terminante con tre absidi semicircolari. A causa di terremoti, la Chiesa fu più volte ricostruita ed, in particolare, fu oggetto di una massiccia ricostruzione nel XVIII secolo. Terminata intorno al 1754, la nuova Chiesa assunse l’ aspetto attuale: a navata unica con cappelle laterali, finto transetto con due cappelloni e il grande abside semicircolare (dove è ospitata la statua di San Cipriano Vescovo degli inizi XX secolo). Le tracce dei vari passaggi costruttivi sono ben visibili negli scavi archeologici al di sotto della cupola, al centro della chiesa, protetti da una struttura trasparente. Risalgono agli anni ‘30 del XIX secolo gli stucchi e le decorazioni di ordine corinzio, le grandi paraste sormontate da capitelli lungo il transetto e nell’ abside. Il patrimonio iconografico è costituito da numerose statue lignee databili tra il XVI e XVII secolo, posizionate nelle cappelle laterali della navata. In particolare, vanno segnalate per fattura ed antichità la statua di San Rocco e della Madonna delle Grazie nelle cappelle a destra e quella di Sant’ Antonio e di San Cipriano Vescovo nelle cappelle a sinistra. Nel transetto, invece, si aprono due antichi cap- pelloni appartenenti anticamente uno alla Confraternita di Maria Santissima del Rosario a sinistra (con statua del sec. XVIII) e l’ altro all’ Università di San Cipriano (antico altare del Gonfalone) oggi dedicato al Cuore di Gesù (cartapesta leccese del XIX). Nelle edicole laterali è possibile ammirare tre tele dipinte nella seconda metà del XVIII secolo presumibilmente dalla bottega Michele Ricciardi, commissionati dal parroco dell’epoca Gennaro Vernieri. Le tele raffigurano Sant’Ignazio, San Lorenzo ed altri Santi sulla destra, La Madonna del Carmelo tra i Santi Elia Profeta San Simeone Stok, e la Vergine Maria tra i Santi, sulla sinistra. Sull’altare maggiore, inoltre, sono conservate due grandi tele dipinte del XVII secolo raffiguranti San Michele Arcangelo (a sinistra) e San Cipriano e San Giovanni (a destra). 19 21 COINCIDENZE 100 anni fa moriva l’autore di un “inno al Castagno”: Giovanni Pascoli Myricae Giovanni Pascoli 1855 -1912 Alberi e fiori Il Castagno a Francesco Pellegrini I Quando sfioriva e rinverdiva il melo, quando s’apriva il fiore del cotogno, il greppo, azzurro, somigliava un cielo visto nel sogno; brullo io te vidi; e già per ogni ripa erano colte tutte le vïole, e tu lasciavi ai cesti ed alla stipa tutto il tuo sole; e, pio castagno, i rami dalla bruma ancora appena e dal nevischio vivi, a mano a mano d’una lieve spuma verde coprivi. Ma poi, vedendo sotto il fascio greve le montanine tergersi la fronte, tu che le sai da quando per la neve scendono il monte, ecco, pietoso tu di lor, tessesti lungo i torrenti, all’orlo dei burroni, una fredda ombra, che gemé di mesti cannareccioni. II e tu quei cardi, in mezzo alle procelle, spargesti sopra l’erica ingiallita, e li schiudevi per pietà di quelle povere dita Tutti spargesti i cardi irti e le fronde fragili, e tutto portò via festante la grama turba. Nudo con le monde rame, o gigante, stavi, e vedevi tu la vite e il melo vestiti d’oro e porpora al riflesso già delle nevi, e per lo scialbo cielo nero il cipresso. III Per te i tuguri sentono il tumulto or del paiolo che inquïeto oscilla; per te la fiamma sotto quel singulto crepita e brilla: tu, pio castagno, solo tu, l’assai doni al villano che non ha che il sole; tu solo il chicco, il buon di più, tu dai alla sua prole; ha da te la sua bruna vaccherella tiepido il letto e non desìa la stoppia; ha da te l’avo tremulo la bella fiamma che scoppia. E qualche cosa già nell’aspro cardo chiuso ascondevi, come l’avo buono che nell’irsuta mano cela un tardo facile dono. Scoppia con gioia stridula la scorza de’ rami tuoi, co’ frutti tuoi la grata pentola brontola. Il vento fa forza nell’impannata. Ai primi freddi, quando il buon villano rinumerò tutti i suoi bimbi al fuoco; e con lui lungamente il tramontano brontolò roco; Nevica su le candide montagne, nevica ancora. Lieto è l’avo, e breve augura, e dice: Tante più castagne, quanta più neve. 22 23 RIEVOCAZIONE STORICA “Storia del Popolo picentino e delle sue Genti” UDITE! UDITE! Nell’antico libro della Terra Picentinorum si narra la storia dell’antica Terra di San Cipriano, dei suoi Casali e delle sue pertinenze. Sua Maestà Imperiale Carlo V, nell’anno del Signore 1558, ai Nobili Signori di questa terra, riuniti in Universitas Terre et hominum, convenuti nel Palazzo marchesale della Terra di Gragnano innanzi al Giudice del Regno, riconfermò le loro antiche ed inveterate consuetudini. In questo giorno solenne, nella Piazza della Croce, ove il Barone e l’Università tenevano pubblico parlamento, dal grande libro degli annali, scampato alle fiamme all’incuria del tempo, si legge delle antiche genti e dei nobili Signori che qui tennero dimora: delle tribù picene, in lotta contro Roma, della magnificenza della corte longobarda di Salerno e dei sui Principi; della nobiltà di sangue, delle virtù civili e della fierezza di spirito di questo nobile popolo. Voi qui convenuti osservate e raccontate a tutti quanto vedrete ! I Piceni, come diceva Plinio, ‘quelli del picchio’, dall’uccello raffigurato sui loro vessilli, abitavano l’antica regione dell’Italia centrale affacciata sull’Adriatico, comprendente tutte le odierne Marche e la parte settentrionale dell’Abruzzo. Dapprima guerrieri, poi sempre più aristocratici, dediti all’agricoltura, all’artigianato e via via al commercio di prodotti pregiati come l’Ambra, tanto da controllarne i principali passaggi transappenninici. Legati a Roma da un trattato di alleanza che gli assicurò, sin dal III secolo a.C., pace e protezione, si ribellarono all’espansionismo egemonico romano. Tra il 269 ed il 268 a. C., le elitè aristocratiche capeggiarono la rivolta delle tribù picene confederate. Ne seguì una sconfitta e, mentre una parte della popolazione fu definitivamente romanizzata, un’ altra, la più facinorosa, venne deportata in Campania a popolare l’ “Ager picentinus”. Fu così che, alle genti già stanziate in queste terre, indigene e oriunde, ai pastori ed agricoltori che popolavano le colline e, più a valle la piana dove la città d’Amina teneva un fiorentissimo ed antichissimo emporio, si fusero i piceni ribelli. La pace durò fino a che Annibale, il condottiero cartaginese, non dette loro l’opportunità di ribellarsi ancora una volta a Roma, durante la Seconda Guerra Punica. Ma, sconfitti per la seconda volta, furono privati della loro città capitale e dispersi sui monti. “Oggi essi vivono sparsi in borgate, cacciate dai romani per aver fatto causa comune con Annibale, designati con pubblico incarico a fare da corrieri e portare le lettere”. Quando però, ancora una volta, gli italici si organizzarono contro Roma, i Picentini combatterono di nuovo per la loro libertà: durante la Guerra Sociale sconfissero e fecero prigioniero il Duce romano Perpenna. Ma nell’88 a.C. fallirono contro Caio Mario Silla che, ai campi sillani, vinse definitivamente i ribelli e rase al suolo la loro Capitale. “In loco Venera, congiunto alla via Beneventana” quel piccolo villaggio popolato da uno sparuto gruppo di agricoltori e pastori, durante l’impero di Dioclezioano, divenne un centro produttivo dedito alla produzione dell’olio e della vite, con una splendida e lussuosa villa rustica imperiale. Con la caduta di Romolo Augusto, ad ereditarla insieme a tutto il territorio, furono i Principi longobardi di Salerno che divennero i signori indiscussi di queste terre. Sui ruderi di quella villa,il Principe di Salerno Guaimaro e sua moglie fecero costruire una chiesa imponente dedicata al Vescovo e Martire Cartaginese Cipriano. Con Gemma e i più fedeli e ricchi signori della sua corte picentina, Grimoaldo, Alfano, Leone Salvia, Casteleo e Maraldo governò i 24 vasti territori, dove inveterate consuetudini agrarie procurarono ricchezza e benessere. Dopo i Longobardi, i Normanni, gli Svevi e gli Angioini, con gli Aragonesi sul trono di Napoli, la Terra di SanCipriano divenne florida e fiorente Baronia di feudi quaternati. Qui, nel Palazzo delle Baronia ed in quello del Tribunale, il Governatore svolgeva funzioni reali, coordinando i Sindaci eletti delle Università di San Cipriano, Vignale, Filetta e Pezzano tra cui eleggeva il capitaneus. Gli uffici di Portolania, Zecca, Scannaggio, insieme al Magister Actus, organizzavano e gestivano le entrate economiche, le attività commerciali e la socialità. Quando nel 1460 il nobile e valoroso Melchiorre Santomango divenne Barone di San Cipriano, governando con i figli Altobello e Baldassarre, nella Terra di San Cipriano fu impiantata l’industria della Lana, per la produzione di panni e coverte che, via via, divennero tra le più famose del Regno. Fu allora che le nobili famiglie dei Cioffi, dei Mandia, dei Mele, dei Tisi e dei Noschese si ingegnarono affinchè presso i loro fondaci e magazzini della Piazza, venissero tessuti, cardati o smerciati i prodotti marchiati con il Cavallino rampante, simbolo della Provincia di Napoli e dono della Corte di Napoli. Tanto fu il loro impegno e la maestria che l’eco della loro rinomata qualità giunse oltralpe, fino alla Francia. Nel 1473, donna Masella Santomango, figlia di Melchiorre, giovane vedova di Cola Sannazaro, con i due figli Marcantonio e Jacopo visitano i pos- 25 sedimenti che costituirono la sua cospicua dote. “Bellissima tra i monti picentini giace una valle. La sovrasta, ergendosi al cielo la rupe cerreta” esclamò Jacopo; ed ancora ebbe a scrivere in una sua famosa ecloga: “lì dove polle sgorgano tante e perenni; lì dove se cantano il vero, di un Fauno è l’orrida semifera tana; un’acqua dal vivido nome, un tenue Sovoncola rivo risuona e quell’altro che da gelida grandine è detto”. Nel 1594 Donna Isabella D’Avalos, figlia di Alfonso II Gonzaga Duca di Mantova, rilevò a favore del Grande Ammiraglio del Regno Matteo di Capua la Baronia di San Cipriano per la somma di 5000 ducati. Da questi passò a Don Giovannandrea Doria e nel 1737 al ramo della stessa casa Doria Pamphyli Principi di Melfi che lo tenne fino all’Unità d’Italia. E quando la storia del Comune si fuse con quella dello Stato unitario, San Cipriano continuò ad emergere fra i Comuni della Provincia per gli indiscussi meriti dei suoi cittadini che anche nel campo nazionale fecero noto il nome del piccolo natio borgo che ebbe il vanto durante l’epopea risorgimentale di ospitare tra le sue mura sempre generose e liberali perseguitati politici condannati per le loro nobili aspirazioni di libertà ed indipendenza, come Silvio Spaventa che qui ebbe asilo e quiete ai suoi travagli. “23 Ottobre 1862, Noi Vittorio Emanuele II abbiamo decretato e decretiamo: “E’ autorizzato il Co- mune di San Cipriano ad ass mere la denominazione di San Cipriano Picentino”. Così, può ben dirsi, che questo Comune vanta nobiltà di costumi, di azioni, di pensiero, di cultura innestata su una tradizione millenaria di alta civiltà, della quale era stata manifesta fioritura la superba schiera di prelati, filosofi, teologi, poeti e scrittori, tra cui l’anzidetto Jacopo Sannazaro e Benedetto Croce, che hanno in tutti i campi dello scibile della cultura, dell’azione, illustrato il suolo natio. 26 27 CURIOSITÀ Quando i Castagni diedero il nome ad un pittore “Costui per esser nato in una piccola villetta detta il Castagno, nel Mugello, contado di Firenze, se la prese per suo cognome quando venne a stare in Fiorenza” (G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, Firenze, 1568). Andrea di Bartolo di Bargilla detto Andrea del Castagno (Castagno, 1421 circa – Firenze, 1457) fu uno dei protagonisti della pittura fiorentina nei decenni centrali del XV secolo, assieme a Beato Angelico, Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Paolo Uccello. Il suo personalissimo stile fu influenzato da Masaccio e Donatello, dei quali sviluppò in particolare la resa prospettica, il chiaroscuro plastico, che drammatizzò con l’uso di tinte più scure, e il realismo delle fisionomie e dei gesti, talvolta così esasperato da raggiungere esisti espressionistici. Oggi, il luogo dove nacque verso il 1421 è denominato il Castagno d’Andrea una frazione del Comune di San Godenzo in Provincia di Firenze. E’ situato sulla parte meridionale dell’Appennino Tosco- Romagnolo a 750 m di altitudine, a circa 5 km dalla Statale 67 (bivio a San Godenzo), porta d’accesso al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Qui la Castagna, il marrone, quello che la gente del posto chiamavano “il pane della montagna”, si presenta come un prodotto insostituibile nell’economia locale e sulle tavole autunnali. Proverbi L’acqua d’autunno fa grossa la castagna. Cavar la castagna dal fuoco colla zampa del gatto. La donna è come la castagna: bella di fuori e dentro è magagna” Cavar le castagne dal fuoco. Valer meno di una castagna secca. A San Martino castagne e vino. Eventi 28 Genealogia del Re delle “paste” dolci sanciprianesi: Sua maestà Calzoncello Nel Rinascimento i dolci sembravano esser riservati esclusivamente alla tavola di ricchi e concentrati alla fine del pasto, contrariamente a quanto avveniva prima del Cinquecento, quando il dolce compariva anche all’inizio. Fino alla metà del Cinquecento erano confezionati dagli Arabi in Spagna e altrove. Diffusi già dal 1200, erano il marzapane, i dolci di pasta di mandorle, il torrone tenero e i canditi. Questi dolci di origine greca-araba o romana erano il privilegio della bocca del signore, ma anche i meno abbienti riuscivano a giunge, attraverso le opportunità del mercato, a dolciumi Come si preparano: Per la sfoglia 1 kg di farina, 2 cucchiai di zucchero, 200 gr di olio d’ oliva , un bicchierino di anice, un bicchiere di vino bianco, un pizzico di sale, acqua tiepida quanto basta. Per il ripieno 1 kg di purea di castagne (in alternativa la farina di castagn), 1 kg di marmellata di pere, 1 kg di cioccolato fondente, 1 kg di zucchero, 6 tazzine di caffè, una bustina di vanillina, 100 gr di cacao, la buccia di un limone grattuggiato, cannella a piacere, un bicchierino di anice, pinoli a piacere. Dopo aver preparato il castagnaccio, cioè il ripieno morbido come precedentemente illustrato, occorre preparare prima la sfoglia. Su un “tavoliere”( spianatoia) disponete la farina a fontana. Al centro mettete: lo zucchero, l’ olio, l’ anice, il vino bianco e un pizzico di sale ed impastate il tutto per ottenere una pasta morbida e liscia (se necessario aggiungete acqua tiepida per regolare la consistenza dell’impasto). Fate riposare l’ impasto per circa un’ora avvolto in una pellicola. Passato il tempo di riposo dell’impasto, prendete una macchina per la pasta fatta in casa. Stendete l’ impasto per ottenere delle sfoglie molto sottili ( impostare l’ impastatrice al n. 6 ). Ricavate da tali sfoglie dei cerchi con l’aiuto di stampini metallici e ponete al centro di ogni disco di sfoglia un cucchiaio di castagnaccio. Richiudete schiacciando i bordi con una forchetta e poi con la rotellina. che erano altrettanto buoni. Nel Rinascimento, il pasticcere era colui che preparava i pasticci e non si occupava di dolci, ma di patè. Questo si verificò fino alla fine del Cinqecento, quando nella cucina di Bartolomeo Scappi cominciarono ad essere presenti gli addetti alle paste. Venivano prodotte paste per pasticci salati, per alimentari da minestra e anche paste dolci. Nel Rinascimento esistevano due “arti” dolciarie, quella dei produttori di cialde e l’arte dei “confettieri”, la produzione era riconosciuta al Mediterraneo e agli Arabi. Questi ultimi inventarono, infatti, prodotti facili da trasportare, duraturi e composti prevalentemente dallo zucchero. Alcuni cuochi divennero anche scrittori e prestavano servizio a principi, cardinali o banchieri; erano seguiti da un gran numero di personale e producevano pressole grandi cucine il necessario. I loro libri contengono, oltre l’arte del cuoco, anche la casa del signore dove prestavano il loro servizio. L’arte del far dolci e più in generale del cucinare non si esercitava soltanto nelle case nobiliari, ma anche nelle taverne e nelle botteghe permettendo quindi ai meno fortunati di usufruire dei prodotti più diffusi. Il Natale, la Quaresima, la Pasqua, il battesimo, la festa del S. Patrono e anche il Carnevale venivano per tradizione feste giati con alcuni dolci; questi nel periodo Rinascimentale venivano preparati persino dalle monache. Diffusi erano: mostaccioli, zeppole, biscotti, tarelli. Anche questi dolci erano comuni ai più poveri così come lo erano i ravioli ripieni di ricotta, fritti e ricoperti di miele (gli antenati del nostro calzoncello). I dolci da forno erano relativamente semplici da preparare in casa; la cottura avveniva nel forno pubblico che fin dall’epoca medievale era tenuto a cuocere, naturalmente a pagamento, le vivande di tutti coloro che vi si rivolgevano. La sfilata storica I Castagnari di Tupprtunne il Palio dei Ciucci il Ciuccio di Fuoco La falconeria I dolci della sagra: calzoncelli, crespelle Punto informazioni, vendita biglietti lootteria, distribuzione opuscoli sagra Stand gastronomici Distribuzione gratuitacaldarroste Souvenir della Sagra Distribuzione gratuita di vino locale Distribuzione di lesse e ballotte Itinerario enogastronomico 31 ITINERARI Cultura, tradizione e bontà Menù Turistico L’Itinerario enogastronomico si snoda tra la Piazza principale, Piazza Umberto I e le strade limitrofe. In questo percorso sono sistemati ed allestiti punti espositivi e di degustazione. Le Castagne si degustano principalmente a caldarroste, cotte nelle caratteristiche “vrulere”. Quest’ultime sono grandi padelle in ferro composte dalla fornace e dalla “padella bucata” dove vengono cotte le castagne attraverso un lento procedimento di manipolazione. Talvolta nella fase di cottura viene aggiunto anche del vino rosso. Si incontrano anche postazioni dove vengono cotte le Ballotte e le Lesse. Nelle prime il procedimento di cottura non elimina la buccia, nelle seconde si presentano prive del rivestimento esterno. In questa ricetta troviamo essenze di erbe aromatiche montane: il finocchietto selvatico, principalmente, e foglie di alloro. Accanto alle Castagne la tavola della Sagra di arricchisce di pietanze tradizionali e tipiche che evocano le giornate della raccolta e del lavoro agricolo e montano: pane biscottato con fagioli, condito con olio d’oliva, cipolla e peperoncino; pasta con funghi porcini; pasta con le castagne. Domenica 28 e lunedì 29 ottobre dalle ore 13,00 Il Pranzo tipico della Sagra è preparato presso il parcheggio “Il Castagneto” (Via Botteghe) al prezzo di euro 9,00 Trecce alla Picentina con castagne Salsiccia di maiale o costatella e contorno di patatine fritte o insalata 1 bicchiere di vino locale o acqua da 0,50ml 1 calzoncello 1 cestino di caldarroste Tradizione e bontà in allegria ! www.lasagradellacastagna.net 32 info Strutture e Servizi pubblici principali Comune - Sede Principale e Uffici Amministrativi Parchi pubblici e verde attrezzato Parco “Madonnella” Area di sosta, area pic-nic- parco giochi, verde attrezzato Località Madonnella Via Domenico Amato tel. 089 8628211 www. comune.sanciprianopicentino.sa.it Fonte Arenosa Stazione dei Carabinieri Filetta San Cipriano Campigliano Via Vetrale tel. 089 861002 Corpo Forestale dello Stato Via A. Pierro, tel. 089 862187 Comando di Polizia Municipale Via Domenico Amato, presso il Municipio tel. 089 8628220 Guardia Medica Via Pozzo, presso Istituto Comprensivo tel. 089 861960 Emergenza Sanitaria Via Pozzo, presso Istituto Comprensivo tel. 118 - Croce Rossa tel. 089 861278 Poliambulatorio Via Potenza tel. 089 8827903 Farmacie solo diurne Piazza Umberto I°- Dott. Masturzo tel. 089 861359 Via Parlamento - Dott. Milioti tel. 089 882657 PT e Sportelli Banco Posta Via Vigna Via Jacopo Sannazaro Banche e Sportelli Bancomat Antica sorgente, area di sosta, area pic-nic Ville Comunali Parco G. Noschese Località Coriglione Dove mangiare Dove dormire Fondo Lazzaro Fondo Lazzaro Agriturismi Agriturismi Via Campigliano, tel.089 882068 Via Campigliano, tel.089 882068 Il Fontanone Il Fontanone Via Campigliano, tel.089 882015 Via Campigliano, tel.089 882015 Mazzarella Mazzarella Località Mazzarella tel. 089 881445 Località Mazzarella tel. 089 881445 La Vecchia Quercia La Vecchia Quercia Montevetrano, Loc. Cantina, tel. 089 882528 A Casa Mia Via A. Generale Vittorio Amato, 17 (Loc. Salella), tel. 089 881129 Montevetrano, Loc. Cantina, tel. 089 882528 B&B B&B Fior di Loto Via Speranzo, tel. 089 881574 Ristoranti B&B Mare e Monti Via Casalino, 28, tel. 089 881371 Via Domenico Amato Via Campigliano Via San Giovanni Dal Contadino B&B Vigna Longa Via Marotta, tel. 089 861140 Loc. Corte San Paolo, tel. 089 881270 Masseria della Fontana Vecchia B&B Il Priorato della Querciantica Distributori di Carburanti Benzina e Diesel Località Palomba, tel. 089 861247 Loc. Coriglione, tel. 089 861145 Via Vigna Via Cav. A. Amato Via Picentia Ristorante La Bugia Piazza Umberto I, cell. 333 6630204 Ivli Via Antonio Amato, tel. 089 882278 Alberghi, Ostelli e Resort Villaggio Albergo. Villa Rizzo Via Tavoloni, tel. 089 862108 Pizzeria Principe Totò II Piazza Umberto I, cell. 389 0311615 La Locanda dei Feudi Via Vigna, tel. 089 881437 Le Pigne di Nonno Gerardo Via Pigne, cell. 338 7378143 Country House A Casa Mia Via A. Generale Vittorio Amato, 17 (Loc. Salella), tel. 089 881129 Loc. Malche 2/a Giffoni Sei Casali tel. e fax 089 883444