Anno II, n. 1 - Luglio/dicembre 2012 - € 5,00
Registrazione Tribunale di Enna nr. 125 del 29/12/2010
e
ditoriale
L
a conca lacustre di Pergusa ovunque in altre parti del mondo che non
stiano, come noi sul 38° parallelo Nord avrebbe avuto sorte diversa. Fu
oggetto di meraviglia la valorizzazione che essa poté avere grazie a
uomini di buona volontà in epoche in cui questa virtù era apprezzata mentre
il dopo è rientrato nella logica del “non uscire per non bagnarsi” tipico delle
nostre contrade.
Ma è una miniera d’oro! E non cavarci le pepite è peccato invero mortale che
offende quanti e non da ieri vivono in questa terra dalle mille possibilità e dai
milioni di esseri che per “riuscire”debbono partire.
La sorte dell’autodromo è simile a quella del piano regolatore di Enna: se ne
parla da mezzo secolo. Sembra che gli orologi, causa forse umidità eccessiva,
non funzionino ed il tempo è percezione non oggettiva: non scorre. Quanto
abbiamo perduto? Difficile quantizzarlo. E cosa stiamo perdendo e butteremo
alle ortiche se non ci si agita? Inimmaginabile. E i cosi detti “posteri” avranno la soddisfazione di imprecare contro di noi: a ragion veduta.
Ma non è solo circuito. Sono le quantità di cose che la conca potrebbe avere
attorno e quasi dentro. Utilizzo da parte di tanti, lavoro per molti, insediamenti da attrarre i benevolenti, eventi culturali per i benpensanti e soprattutto sconfitta sine die degli ignavi ignoranti, consci solo del proprio “particolare”, amato sovra ogni cosa.
L’Accademia lavora perché il giusto accada. Il sostegno di quanti abitano in
questo centro isola od hanno interesse a ciò che essa propone è vitale: indispensabile. E lo è ancor più perché Enna magari non sarà più provincia (una
minaccia o una promessa?) ma non può essere un rudere mal tenuto da far
dire ”peccato,sarà stata bella....”
In questo numero vi sono tante cose che in pochi sanno ed altre mai venute
alla luce.
Ecco: è luce che vogliamo dare, è visibilità che vorremo avessero le tante cose
belle e buone che possediamo. Sono pezzi da non tenere serrati nella cassaforte della memoria ma da essere esposti ed usati. Se si vuole anche venduti
…in comodato d’uso: a chi le apprezza!
Pergusa+
Associati ora
Perchè associarsi
all’Accademia Pergusea
degli Amici del Lago e
dell’Autodromo?
Perchè è un’associazione autonoma che opera
socialmente e culturalmente, grazie ai Soci,
per il bene di Pergusa. Il
rapporto tra lago ed
autodromo, a prima
vista, è quasi antitetico
eppure possibile e legato da un comune denominatore che è di natura
culturale affondandosi in
antiche radici.
Pergusa+
Anno II - Numero 1
Luglio-Dicembre 2012
Anno II, n. 1 - Gennaio/Marzo 2012 - € 5,00
Registrazione Tribunale di Enna nr. 125 del 29/12/2010
Periodico edito da
ACCADEMIA PERGUSEA
Registrazione Tribunale di Enna
nr. 125 del 29/12/2010
Direzione e Redazione
Accademia Pergusea
Via Roma, 372 - 94100 Enna
tel. 0935 25008
fax 0935 25008
www.accademiapergusea.it
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Direttore Responsabile
Pino Grimaldi
Grafica e impaginazione
Antonio Cascio
Hanno scritto in questo numero
Antonio Aveni, Giulia Buono, Nietta
Bruno, Andrea D’Affronto, A. Maria
De Francisco, Nino Gagliano,
Luigina Gagliano, Fabio Garini,
Roselina Gisiano, Pino Grimaldi,
Rocco Lombardo, Giuiseppe
Monaco, Rossella Nicoletti, Edvige
Posabella, Salvatore Presti, Gaia
Raffiotta, Cettina Rosso, Rosangela
Scarpulla, Giuseppe e Cettina
Spampinato, Nino Vaccarella,
Gaetano Vicari.
Stampa
Tipografia Lussografica (CL)
Esclusiva Pubblicità
Accademia Pergusea
Comitato Editoriale
Nino Gagliano, Ugo Gagliano,
Andrea D’Affronto, Rocco Lombardo,
Sebastiano Parisi, Giuseppe
Spampinato
Segreteria di redazione
Rosangela Scarpulla, Giulia Buono,
Maria Grazia Lo Iacona, Anna Maria
Mangano
3
S
ommario
Sommario
6
8
10
11
12
15
rubrica
16
17
18
20
22
Direttori in rosso.
Francesco Potenza Lauria.
Dopo…un quarto di millennio.
C’era una volta ad Enna.
“I luoghi Federiciani” ad Enna.
Mussolini ad Enna e Pergusa.
rubrica
rubrica
Casella di posta:
Meritoria l’iniziativa del rilancio
dell’Accademia Pergusea.
Da Canicattì a Pergusa.
Non esistono traguardi impossibili.
La mediazione.
La trasformazione paesaggistica del
lago di Pergusa.
rubrica
25
Accademici in primo piano.
26
2° Premio Fotografico.
26
Ricette
28
30
32
34
35
36
38
Il distrettto turistico.
Enna…amarcord.
Nino Vaccarella ricorda Pergusa
Turismo a Pergusa.
Il parere di due albergatori.
Eccellenze d’Italia.
Tra archeologia e natura: il parco
minerario Floristella-Grottacalda.
Insediamento indigeno ellenizzato
su Cozzo Matrice.
Sezioni Operative.
41
42
5
T
utta l’attività sportiva del circuito negli anni d’oro, è dovuta a due figure carismatiche,
che hanno plasmato i Direttori internazionali di gara dell’Autodromo di
Pergusa e, vedi caso, sono rappresentate da due Direttori Sportivi
della Ferrari, grandi personaggi cui
competeva la responsabilità di gestire la squadra corse.
A queste figure, fino agli inizi degli
anni ‘90, si deve la formazione dei
tre prestigiosi e validissimi Ciccio La
Delfa, Angelo Barbarino (prematuramente scomparsi) e Alessandro
Battaglia che hanno portato alto il
nome di Pergusa e, senza ombra di
dubbio, hanno superato gli illustri
“maestri”.
Il compianto grande Presidente Rino
Mingrino, cui si deve la nascita e il
lancio del circuito, agli inizi dell’attività si avvalse subito dell’opera di
Eugenio Dragoni che, secondo Enzo
Ferrari, fu “un esempio raro di adamantina, disinteressata dedizione
allo sport”. E non è una frase da
poco detta da Ferrari.
Con Dragoni l’Autodromo di
Pergusa visse grandi fasti e il suo
principale merito fu riuscire a fare di
Ciccio La Delfa il meglio che possa
dare uno sportivo ed un tecnico per
gestire il circuito con indiscussa
competenza, preparazione e lealtà.
Nel 1962 Dragoni è alla Ferrari nel
ruolo di Direttore Sportivo e da buon
italiano punta su di un pilota di origini libiche, ma italianissimo nella
stirpe: Lorenzo Bandini che competerà a Pergusa nel 1963 in una gara di
Formula 1 su Ferrari con Giancarlo
Baghetti (anche lui su Ferrari) e vincerà. Con Dragoni la Ferrari vinse il
Titolo Piloti e Costruttori di F1 nel
1964, il Campionato Internazionale
Costruttori Gran Turismo 2.000 cc
(gruppo III) nel 1962-1963-1964, il
Trofeo Internazionale Prototipi GT
fino a 3.000 c.c. e il Trofeo
Internazionale Prototipi GT oltre i
3.000 c.c. nel 1963 e il Trofeo
Internazionale Prototipi GT nel 1965.
6
Direttor
…in rosso
di Nino Gagliano
i
r
icordi
Quando assunsi la Presidenza
dell’Autodromo, Ciccio La Delfa,
mio stimato e carissimo amico d’infanzia e fino alla fine dei suoi giorni,
non ritenne di continuare a dirigere
gare a Pergusa. Mi rivolsi al ragioniere Romolo Tavoni, che si era formato in Ferrari, dove entrava nel
1950, e che aveva avuto l’onore e
l’onere di diventare segretario personale di Enzo Ferrari.
Tavoni era stato Direttore Sportivo
della Ferrari (forse il più “tartassato”
dal Commentatore) dal 1957 al 26
ottobre 1961, quando venne licenziato in tronco con altri sette dirigenti
perchè osarono di non sopportare
più le sfuriate della moglie di
Ferrari.
La Ferrari, con Romolo Tavoni, ha
vinto nel 1958 il Campionato del
Mondo di F1. dal 1957 al 1961 ha
vinto tre volte la Coppa di F2 quattro
volte il Campionato del Mondo
Costruttori Sport e la Coppa per
Vetture Gran Turismo.
Durante la sua permanenza a
Maranello, il Direttore Sportivo
Tavoni, ha pianto la morte di Musso,
Collins, Castellotti, Hawtorn, De
Portago e Von Trips, che facevano
parte dello squadrone Ferrari.
Dal 1972 Romolo Tavoni è alla SIAS,
la società che gestisce l’Autodromo
Nazionale di Monza in qualità di
dirigente e responsabile di pista, di
cui dal 1983 fino al 1992 è anche
direttore di gara per il Gran Premio
d’Italia di Formula Uno. Per i suoi
trascorsi nel mondo delle corse, oggi
Romolo Tavoni è spesso ospite di
trasmissioni sportive.
Al Panathlon di Enna abbiamo constatato che Romolo Tavoni, oltre ad
essere un gran gentiluomo di altri
tempi e un maestro di vita e di sport,
è un affabulatore, un grande “raccontatore” di uomini e cose dell’universo Ferrari. Ha pubblicato Enzo
Ferrari visto dal Romolo Tavoni e, nel
paragrafo Un augurio e una speranza,
così scrive: Nel 1955, quando ero segretario di Ferrari, la città era divisa in due:
IL CoNSIGLIo
DIREttIvo
DELL’ACCADEmIA
PERGuSEA
Nino Gagliano
Presidente
Saro Pellegrino
Vice Presidente
Giuseppe Spampinato
Vice Presidente
ugo Gagliano
Segretario
Giuseppe Giarratana
Vice Segretario
Pino GrimaldiI
Direttore Periodico
Sebastiano Parisi
Tesoriere
Giulia Buono
Addetto Stampa
il 50% amava la Ferrari, il 50% la
Maserati. Stanguellini era indipendente
e gradito a tutti. Un giorno chiesi a
Ferrari: “Commendatore, ma come mai
questa città è al 50% con noi e al 50%
contro?”. E lui rispose: “Perché il mio
successo, le mie vittorie, le mie affermazioni non sempre creano emulazione ma
anche invidia, e l’invidia è un male che
non conosce ragioni”.
Ho voluto ricordare in questo articolo dei soggetti speciali che hanno
operato a Pergusa offrendo la misura delle loro grandi possibilità.
Dragoni non l’ho conosciuto, ma ho
un magnifico ricordo di quattro
tanto cari amici con l’istinto di splendido, autentico volontariato per
Pergusa, per il suo Autodromo, per
la Sua Gente, con una indiscussa statura professionale. I miei ricordi
risalgono quando gli avvenimenti
nel circuito pergusino avevano una
risonanza strepitosa, quando su
Pergusa si dedicava passione e capacità, con la speranza che Pergusa
torni a vivere e non rimanga un
ricordo struggente di un’epoca felice
e purtroppo lontana.
Enrico Borghese
Addetto P.R.
CoNSIGLIERI
Graziella Fiorenza
Enrico mantegna
massimo Di Serio
ugo Serra
SoCI oNoRARI
Pino Grimaldi
Nino vaccarella
Rocco Lombardo
Giuseppe Anfuso
Presidente Sindaci
Fabio montesano
Sindaco effettivo
Gianpiero Cortese
Sindaco effettivo
marco montesano
Sindaco supplente
vittorio mungiovino
Sindaco supplente
massimo Campanella
Sindaco supplente
Rosangela Scarpulla
Marketing e Comunicazione
maria Grazia Lo Iacona
Affari legali
Anna maria mangano
Coordinamento Sezioni
7
Francesco Potenza Lau
versatile e colto accademico perguseo ottocentesco
A
ppartenente ad una delle
più cospicue famiglie
della Enna di fine
Ottocento, all’epoca ancora chiamata
Castrogiovanni,
e
imparentato con i casati più in
vista della città, Francesco
Potenza Lauria ricevette un’educazione raffinata e si dedicò a
studi approfonditi che gli consentirono di giungere a ricoprire
la carica di Sostituto Procuratore
del Re presso il Tribunale
Circondariale di Sciacca, prima, e
di Termini Imprese, poi.
Testimonianza di scrupoloso
impegno professionale e di diligente preparazione sono due
saggi riguardanti la sua attività di
penalista: Sul 1° Articolo del
progetto di codice penale per il
Regno d’Italia-Esame critico,
dato alle stampe nel 1864 a
Sciacca presso la tipografia
Gutemberg, e Su gli articoli 147 e
148 del progetto di codice penale
per il Regno d’Italia-Esame critico, edito a Palermo nel 1865 per i
tipi di Gaetano Priulla. Sulle loro
copertine è messa bene in risalto
la
qualifica
di
Sostituto
Procuratore, che invece non compare in una monografia di appena dieci pagine intitolata Il buon
cittadino
italiano-Catechismo
popolare, priva delle usuali indicazioni di luogo e di anno di
stampa. L’omissione della importante qualifica ci fa ipotizzare che
l’opuscolo, forse ispirato dai
recenti eventi legati alla raggiunta Unità d’Italia, sia stato pubblicato qualche anno prima che ottenesse la prestigiosa carica.
Ma è pur vero che trascura di
8
uria
s
toria
di Rocco Lombardo
ometterla, ritenendola superflua
perché ormai a tutti notoria,
anche sul libretto edito a
Palermo nel 1866 per i torchi
della Tipografia Barravecchia e
intitolato Osservazioni su gli
articoli 199, 207, 208, 209, 372,
464, 541, 562, 609, 626, 631,
634, 671 e 672 del Codice
Penale in Italia vigente.
Queste pubblicazioni, che
attestano studi giuridici
appassionati e tenaci, sono
conservate
presso
la
Biblioteca
Comunale
ennese, dove del Potenza
Lauria abbiamo rintracciato
anche un opuscolo risalente
ai suoi anni giovanili,
indizio di interessi molto
diversi da quelli giuridici,
che lo attireranno in seguito
così prepotentemente.
Si tratta di una pubblicazione stampata in piccolo formato e costituita da
appena dodici pagine,
rivestita di una sobria,
anzi modesta, copertina
celeste dove appare scritto in
minuscoli caratteri il titolo “Saul”,
seguito da un eloquente sottotitolo
esplicativo: “Componimento lirico
drammatico diviso per quadri in
due parti. Poesia”.
L’opuscolo fu pubblicato nel 1847
a Palermo presso la Stamperia e
Legatoria di F. Ruffino, sita in Via
Cintorinai n. 100 e contiene, nella
pagina successiva al frontespizio,
la seguente nota, che lo fa qualificare un vero e proprio “libretto”
secondo il termine tecnico usato
in campo musicale:
“Questo componimento posto in
musica dal Maestro A. Pregadio
fu nell’aprile del 1847 concertato
per la prima volta nel Duomo di
Chiaramonte, ricorrendo l’annuo
novenario di Nostra Donna sotto
il titolo dei Gulfi”.
La dedica, inoltre , così recita:
“A Francesco Perez/ emerito cultore delle lettere/ tra gli ingegni
siciliani/ dei più vigorosi/questi
versi/ in segno di stima sentita/
offre l’autore”.
In questa brochure, semplice
nella veste editoriale ma pregevole per l’argomento svolto, leggiamo i nomi del Potenza Lauria,
del Pregadio e del Perez, uniti
certo da stima reciproca ma pure
dagli stessi intenti culturali scaturenti dalla comune appartenenza all’Accademia Pergusea, che
proprio in quegli anni, purtroppo, si avviava ad un declino culminato, all’alba del Novecento,
con la scomparsa del Pregadio,
ultimo superstite dei soci, che
invano aveva cercato di rinverdirne i passati splendori, imitato, poco più di un secolo dopo,
da Nino Gagliano e da un gruppo
di estimatori delle passate glorie
ennesi, speranzosi in una duratura ripresa del prestigioso sodalizio sorto nel 1762.
Non è da trascurare, infine, l’attenzione premurosa che il
Potenza Lauria dedicò al Lago di
Pergusa, da cui l’Accademia
prendeva il nome e faceva
derivare il motto “Dat Pergusa
flammam”, auspicio fiducioso di
avvio di attività che, in effetti, per
diversi decenni furono svolte col
risultato di diffondere il nome di
Enna anche fuori dei confini della
italica “repubblica delle lettere”.
Da quella sua sollecitudine verso
il nostro lago ( e soprattutto suo,
essendo allora di proprietà della
sua famiglia) scaturì l’opuscolo
Sul Lago di Pergusa di
Castrogiovanni-Monografia fisico-zoologo-archeologica, pubblicato a Palermo nel 1858 presso
l’Officio Tipografico Lo Bianco.
Fu stampato sotto forma di
Estratto dal Giornale Officiale di
Sicilia N. 77, come precisa un’annotazione riportata a pagina 18,
l’ultima del fascicoletto, e dedicato alla Baronessa di Rincione
Maria Antonietta Giarrizzo,
andata sposa al barone di
Geracello Giuseppe Grimaldi,
socia dell’Accademia Pergusea e
autrice del volume di poesie
Rime diverse, che verrà stampato presso la stessa tipografia l’anno seguente e in cui in diverse
liriche si inneggia alla vaghezza
delle contrade pergusine.
L’opuscolo del Potenza Lauria
non è rintracciabile, purtroppo,
nella biblioteca ennese, ma fortunatamente
lo
possediamo,
acquisito sul mercato antiquario
o ereditato tra i libri di famiglia,
alcuni bibliofili, tra cui è
doveroso citare Attilio Bruno,
che ha messo a disposizione il
suo esemplare invogliando il
presidente Nino Gagliano a
ristamparlo. Ci stiamo dedicando a questa impresa con diletto,
impegno e passione, per
corredarlo di opportune note di
aggiornamento e altre utili, necessarie e piacevoli indicazioni,
oltre che di gradevoli immagini,
con l’intento di diffonderlo entro
il 2012, anno in cui ricorre il 250°
anniversario della fondazione
dell’Accademia Pergusea.
9
di Nino Gagliano
dopo…un quarto di millennio
L
’Accademia Pergusea è sorta il 14 settembre ne e si accosta all’approfondimento del fare, distante
1762. Quest’anno, nel 2012, dopo 250 anni, la da chi fa di tutto per apparire rassegnato. Purtroppo
fiamma è ancora accesa, alimentata dalla voglia sono centinaia i giovani che abbandonano Enna per
di “fare qualcosa” per dare voce a quella maggioranza cercare un avvenire più proficuo in centri culturali di
silenziosa che non vuole rinunciare a simboli della eccellenza e che tornano nella loro città per le vacanze.
città di Enna, con il contribuito di idee, esperienze, Si sente insomma una mancanza di quel quid che fa
competenza e immagine per un corretto sviluppo del generalizzare il disagio. In questo clima è cresciuto
nell’Accademia il disegno di coinLago di Pergusa del domani. Da
volgere tanti amici che non solo
molte parti giungono voci di una
condividono l’amore per lo straorPergusa meno amata dai suoi stessi
“Ask not what your
dinario ambiente in cui viviamo,
abitanti. Si rischia così di mescolare
country can do for you; ma hanno dimestichezza non diletin modo indistinto le cause e gli effetti. E’ vero che attraversiamo momenask what you can do for tantistica nel “costruire” con un rinnovato fervore, lo stesso di uno dei
ti difficili in senso generale ma anche
your
country”.
primi
fondatori, il sacerdote don
i cittadini sono sconcertati da struttu“Non
chiederti
cosa
può
Giuseppe
Scalingi, Dottore in sacra
re da troppo anni incompiute (“vilteologia
ed
in diritto civile e canonilaggetto” camping, ex ciss e altro).
fare il tuo paese per te:
co, detto “il Fervoroso”.
Insomma una cenerentola sospesa
chiediti cosa puoi fare tu Sappiamo tutti che Pergusa è la
sulla speranza che si raggiungano
risorsa più preziosa per la nostra
tempi più armonici nella definizione
per il tuo paese”.
città; nei suoi confronti dobbiamo
di progetti e di programmi.
assumere un impegno per uno sviIl Presidente J. F. Kennedy, il 26 gennaio 1961, giorno luppo di qualità alimentato dall’amore per la nostra
del suo insediamento alla Casa Bianca, pronunciò una terra e orientato verso l’eccellenza.
frase storica, che oggi, dopo oltre cinquanta anni, in L‘Accademia vuole intraprendere questo percorso con la
una Società in crisi, anche di valori, è sempre più partecipazione di tutti, sempre in assoluta trasparenza,
autonomia e condivisione e, considerato che opera solaattuale.
L’Accademia Pergusea vuole dare segnali vigorosi di mente con le quote associative, se qualcuno dovesse penuna generazione che respinge l’idea della capitolazio- sare di associarsi, sarebbe molto bello averlo tra di noi.
10
m
emorie
L
icenziando, per i tipi della
Papiro Editrice e con gli
auspici della FIDAPA di
Enna, il volume C’era una volta ad
Enna…, Luigina Gagliano Lo
Iacona ha dato un interessante
contributo alla cultura locale ma
al contempo ha compiuto un
generoso gesto d’amore nei confronti della sua città nativa. Un
gesto che, al momento, è certamente da ritenere apprezzabile
per il sentimento di amorevolezza che lo suscita ma che, nel
tempo, si rivelerà ancor più
ammirevole per la durevolezza
del suo pregio, se riflettiamo che
le parole stampate nei libri hanno
lunga vita come quelle scolpite
nel marmo.
Pregio condivisibile con ogni
pubblicazione, è vero, ma che in
questo caso assume un risvolto
particolare perché l’Autrice non
consegna ai lettori un prodotto
frutto di ispirazione letteraria,
manifestazione di un’ispirazione
geniale quanto si vuole, ma affida alle pagine del suo godibilissimo libro i ricordi, e non solo suoi
personali, di persone, fatti, aneddoti che rivivono in episodi, modi
di dire, proverbi di cui si va smarrendo la memoria, come pure del
dialetto da cui essi ricevono forte
pregnanza e insostituibile vivacità. Quelle di Luigina sono pagine
di microstoria locale, veritiera e
reale, trascurabili, e in effetti
spesso trascurate, nella loro apparente marginalità ma che invece
contribuiscono validamente con
le loro annotazioni etno-antropologiche a perfezionare un quadro
storico più generale e tuttavia
lacunoso, come fa una variopinta
tessera lapidea che, pur nelle sue
ridotte dimensioni, coopera con
le sue variazioni cromatiche a
dare un tocco significativo e decisiva completezza al pannello
musivo in cui è inserita.
Col ricorso più che mai opportuno ad un linguaggio discorsivo e
sapido e la avvertita consapevolezza di chi sa di non potere esau-
C’era una volta
ad Enna…
Un libro di ricordi, e non solo,
di Luigina Gagliano Lo Iacona
di Rocco Lombardo
rire un argomento notoriamente
vasto, la Gagliano fissa il distillato del suo bagaglio memoriale e il
risultato delle sue ricerche desiderosa di coinvolgere emotivamente in questo suo viaggio a
ritroso nel tempo tutti quelli che
si avvicinano al suo racconto.
Paragonabile per certi versi e toni
ad uno dei “cunti” che una volta
ascoltavamo da zie e nonne,
assiepati d’inverno attorno ad
una “conca” piena di brace scoppiettante o d’estate intenti a godere un filo di brezza sul balcone o
nel cortile di casa. Ma scritto col
sottaciuto intento di trasmettere il
tesoro di conoscenze accumulate
alle future generazioni che vi
potranno attingere per custodire
e recuperare una tradizione cittadina così peculiare e variegata
nelle sue manifestazioni, che in
questo libro hanno trovato un
veicolo di trasmissione significativo. Ma non solo ai giovani questo “cuntu” si rivolge, stimolandoli a conoscere un passato
degno di tutela e valorizzazione,
ma pure a quanti hanno avuto la
ventura di vivere le atmosfere
d’antan rievocate.
Richiamate alla memoria con
tono ora ironico ora compiaciuto,
ma sempre amabile e discreto,
per essi si rivelano “raccontate”
con tanta garbata vivacità da
suscitare inevitabili nostalgie, per
fortuna non sempre malinconiche, visto che la descrizione di un
vissuto neppure tanto lontano
tocca le corde di una vasta
gamma di sentimenti.
Si tratta, insomma, di un libro
istruttivo e seducente, che, per
merito anche di una esposizione
soffusa di affabile brio e sottile
ironia, assicura a tutti, tra impliciti ammaestramenti e spicciole
cronache di scomparsa quotidianità, una piacevole e distensiva
lettura.
11
di Cettina Rosso
Presidente della Casa d’Europa
“I Luoghi Federiciani” ad Enna
Federico II e la sua modernità: il sogno degli Stati Uniti d’Europa.
L
’analisi storica di un territorio deve servire a fare emergere, nella consapevolezza
collettiva, utili elementi di conoscenza e contributi concreti per lo
sviluppo economico e sociale.
Nell’epoca attuale, l’aumento
degli scambi e delle relazioni,
conseguenza di una frenetica
mobilità di uomini, merci ed
informazioni ha prodotto, nell’intero pianeta, la progressiva
scomparsa dell’importanza di
luoghi, come fu quello di Henna
“umbilicus siciliae”, che per la loro
centralità geografica hanno avuto
una storia che ne connota la specificità territoriale.
A questa specificità bisogna, invece, guardare per restituire, soprattutto alle giovani generazioni,
quel sentimento di “appartenenza”, che si deve tradurre in senso
civico e in azione di valorizzazione del proprio territorio e di recupero del patrimonio storico e paesaggistico, visto come opportunità di sviluppo.
Ecco perché la nascita di associazioni come l’Accademia Pergusea
deve essere salutata come un’ul-
teriore possibilità per il rilancio,
non solo del luogo in cui nacquero antichi miti e conosciuto, poi,
in tutto il mondo per l’importante stagione motoristica, ma dell’intero territorio provinciale.
Il fascino di Pergusa, la sua incomparabile bellezza naturale , le
suggestioni letterarie legate al
ratto di Proserpina attrassero
anche Federico II, l’imperatore
svevo appassionato di caccia,
abile falconiere, autore di un
manuale sull’arte della falconeria
(De arte venandi cum avibus, L’arte
della caccia con gli uccelli), di cui
molte copie illustrate nel XIII e
XIV secolo ancora sopravvivono.
Perfino i nemici chiamarono
Federico II “Stupor Mundi”, la
meraviglia del mondo: era coltissimo, raffinato, poeta e scrittore,
studioso di grande talento, guerriero abile e governante acuto. La
sua accesa curiosità intellettuale
lo portò ad approfondire la filosofia, l’astrologia, la matematica,
l’algebra, la medicina e le scienze
naturali.
Con le “Costituzioni di Melfi”
tentò di costruire uno Stato nel
senso moderno del termine e, già
a quei tempi, l’unica via per
garantire pace e sviluppo.
Vagheggiava un mondo in cui
l’incontro fra culture diverse
potesse diventare un cammino di
conoscenza tra i popoli e seppe
interpretare un periodo di profondo cambiamento, dibattuto fra
integralismo cattolico e stato
laico, superstizione e scienza
nascente, dogmatismo e libero
pensiero. Il suo atteggiamento di
fronte al mondo intellettuale ci
dimostra che era già pervenuto al
concetto dell’unità e dell’universalità del sapere umano, attraverso il quale veniva abolita ogni differenza fra un dotto cristiano,
musulmano ed ebreo, in un
embrionale afflato che oggi
potremmo definire ecumenico.
Aveva vedute estremamente larghe, tanto da apparire eccentriche
in quel suo secolo ancora così
ignorante ed era tanto accorto da
capire che gli Stati nazionali
ormai erano troppo autonomi
perché un imperatore “forestiero”
Così Ovidio nelle Metamorfosi :
“…. non lontano dalle fortificazioni di Enna, si trova
un lago denominato Pergo, dalle acque profonde. I rami
donano frescura, la terra bagnata i fiori purpuri; è
un’eterna primavera”
Ed ancora Aristotele nel De mirabilibus auscultationibus:
“ In Sicilia nei dintorni della città chiamata Enna, si
dice ci sia un luogo attorno al quale dappertutto dicono
che cresca un’enorme quantità di diversi fiori per tutto
l’anno, e molto tale luogo soprattutto sia pieno in
maniera sterminata di viole che riempiono di soave
odore la terra intorno, così che quando c’è la caccia, pur
possedendo i cani un forte senso dell’odorato, divengono impotenti ad inseguire le orme delle lepri.”
12
Ritratto dell’imperatore
svevo, da un dipinto del
noto artista Antonio
Molino. Questa immagine è stata usata per la
copertina che l’editore
Giorgio Mondatori ha
riservato a “L’universo
degli uccelli” di Federico
II di Svevia da lui pubblicato nel 1988
f
ederico II
potesse assoggettarli con la forza.
Allora immaginò, e cercò di realizzare, qualcosa di nuovo: una
sorta di confederazione tra i vari
Stati nazionali (Francia, Spagna,
Portogallo, Inghilterra, Ungheria,
Germania, Italia) guidati ciascuno dal proprio re per le questioni
nazionali, ma uniti sotto la direzione dell’Impero: era un progetto “moderno” per quei tempi e
che avrebbe cambiato dal profondo la storia dell’Europa.
Quella che auspicava era
un’Europa di nazioni con identità
culturali diverse e peculiari, organizzata intorno ad un progetto
politico
superiore
comune.
“Impero e tuttavia nazioni” come
commenta Kantorowicz con
grande sintesi. Una visione molto
simile a quella che ebbe ad esprimere Charles De Gaulle nel 1950,
settecento anni più tardi.
Questa è la ragione per la quale la
Comunità Europea considera
Federico II il suo ideale “fondatore”: ignaro precursore di avvenimenti e di aspirazioni che sono
ancora vivi nel mondo contemporaneo, egli anticipò la visione di
una civiltà europea, mediterranea
e cosmopolita. È quindi lecito
ritenere che possa restare, nell’apprezzamento dei più attenti
osservatori del nostro secolo,
oltre che lo statista, il condottiero,
<
il legislatore, come il regnante che
per primo ha cercato di applicare
il precetto della fratellanza e dell’integrazione razziale, mutuato
dalle esperienze acquisite nella
Palermo duecentesca; come il
politico che vide la possibilità di
unificare l’Italia dal punto di vista
non solo legislativo e territoriale
ma culturale, linguistico, letterario; come l’uomo che avrebbe
potuto anticipare di secoli l’avvento di una società laica ed
aconfessionale,
conducendo
l’Italia verso il consesso degli
Stati nazionali europei più progrediti. Non poco.
Di Enna apprezzò a tal punto la
posizione strategica che decise di
consolidare il Castello di
Lombardia , rafforzando la sua
struttura difensiva. Nei documenti svevi il Castello viene,
infatti,
definito
“Castrum
Regium”.
Abile falconiere e appassionato
della caccia, si dice che abbia fatto
edificare la Torre di Federico, residenza estiva, concependola come
una “Domus Regia”, vera e propria palazzina di caccia, da dove
spesso si recava a Pergusa, luogo
ricco di acqua, boschi e selvaggina.
Da Jesi, luogo della sua nascita,
venne in Sicilia, trascorrendo la
sua infanzia tra i quartieri palermitani. Divenuto re, ne vivacizzò
la vita intellettuale, rendendola
recettiva e diffusiva delle correnti
culturali
del
Mediterraneo.
Contribuì con la fondazione della
Scuola siciliana ad innovare la letteratura con l’uso del volgare siculo-pugliese, ingentilito dal provenzale dei trovatori che frequentavano la sua corte. Affascinato
dalla classicità, amante dell’arte e
della bellezza si dedicò con proprie idee a quelle grandi creazioni architettoniche che sono i
castelli e le fortificazioni del
Regno di Sicilia.
Proprio come testimonianza di
quel progetto moderno che l’imperatore ebbe tentando di unire i
suoi territori (Regnum Siciliane e
Imperium) come primo tassello
di un’Europa unita, che ancora
oggi stenta a realizzarsi, è nata
nel 2007 la Settimana Europea
Federiciana “Federico II e il
Sogno Europeo” per mantenere
vivo il ricordo del sovrano che
dotò la città dello stemma con
l’aquila imperiale.
Il 9 maggio si celebra la Festa
dell’Europa, giorno della dichiarazione di Schumann da cui partì
nel 1950 il processo d’integrazione europeo ed è proprio nella
prima quindicina del mese che si
Federico II nasce a Jesi da
Costanza d’Altavilla, in una tenda
attrezzata nella piazza principale
della cittadina marchigiana,
immagine tratta dalla “Cronica
figurata di Giovanni Villani”.
Pietro da Eboli, Costanza
d’Altavilla e il neonato Federico II,
miniatura, Liber ad honorem
Augusti, cod. 120 II, c. 138r,
Burgeebibliothek, Berna
>
Fu Federico II, nel
“Colloquium Generale“
di Foggia del 1240 a
dotare Enna dello stemma raffigurante l’aquila
bicefala, segno del forte
legame che il sovrano
ebbe con la città.
13
f
ederico II
svolge l’evento che vede per una
settimana la città di Enna respirare l’epoca medioevale con una
prospettiva rivolta ai temi europei attuali, ma anche con rievocazioni storiche come il corteo,
ideato da quel grande educatore
che fu Edoardo Fontanazza. In
pochi anni l’evento è riuscito a
coinvolgere l’intera città, diventando vivace laboratorio di talenti e proficuo momento d’incontro
tra associazioni, quartieri storici,
scuole, università, personalità di
fama internazionale e semplici
cittadini, in un percorso che va
diritto verso l’Europa delle genti,
della condivisione e dell’integrazione.
Si vuole in questo modo allargare
nelle nuove generazioni il concetto di “appartenenza”, senza
rinunziare alla propria identità ,
dalla realtà locale a quella sopranazionale che devono far crescere
e completarne il processo d’integrazione. .
Attraversiamo la fase decisiva
dell’evoluzione della statualità
moderna, dallo Stato apparato,
centralistico e autoritario, allo
Stato comunità, di cui i veri
sovrani sono i cittadini e il cui
valore costituzionale supremo è
la persona umana e la sua dignità. Educare il cittadino non è soltanto compito della scuola, ma il
territorio stesso, che porta su di sé
i segni del passato, è occasione
per una paideia civile, una formazione alle virtù civiche della
giustizia, della tolleranza, del
rispetto delle diversità, della solidarietà e soprattutto dell’amore
per il proprio paese. Farne conoscere la storia, recuperando luoghi e usanze antiche, in prospettiva anche di una potenziale risorsa economica, è responsabilità di
tutti coloro che credono a quelle
che i Greci chiamarono “ virtù
politiche”, le sole che consentono
agli uomini di vivere nell’affetto
per la polis, da uomini liberi.
14
Fu su incarico della corte degli Svevi che l’’architetto Riccardo da Lentini ristrutturò il
Castello, innalzando venti bellissime torri per
rafforzare gli imponenti muraglioni stretti attorno agli atri residenziali. Durante il periodo
svevo il Castello di Lombardia (cosi denominato
perché difeso da fanti della Calabria lombarda)
conobbe il culmine della sua importanza strategica; noto come uno dei più inespugnabili
d’Italia fu una roccaforte di assoluta eccellenza
dove, per due volte fu riunito il Parlamento del
Regno svevo.
La Torre di Federico, uno dei maggiori monumenti federiciani, conservatisi nel nostro Paese,
secondo la tradizione fu un’opera di Riccardo da
Lentini Le sue origini, secondo recenti studi,
risalgono alla metà del XIII secolo, ovvero
all’età manfrediana, fattore quest’ultimo che
avvalora la tesi che a volerla e ad abitarvi fu il
Federico svevo piuttosto che l’omonimo aragonese. Altro argomento a sostegno dell’origine
sveva del monumento è l’inconfondibile impianto geometrico che caratterizza gli altri castelli di
Federico II di Svevia, di cui la Torre di Enna è
un mirabile esempi
c
di Salvatore Presti
I
ultura
Mussolini a Enna e Pergusa
l 14 agosto 1937, proveniente da Gela, Benito
Mussolini giunse ad Enna salutato ed acclamato
da tutta la popolazione. Passato in rassegna il picchetto militare d’onore schierato in piazza Vittorio
Emanuele e ricevuto il saluto dalle Autorità, il Duce
si affacciò sulla piazza stracolma di gente dal balcone di Palazzo Militello da dove rivolse un breve
discorso al “popolo adunato”. “Sono lieto, disse, di
trovarmi in Enna, le cui mura nessun uomo di
governo ha mai varcato dall’unità d’Italia ad oggi”.
Le cronache del tempo ci descrivono una incontenibile partecipazione di cittadini che inneggiavano
colui che reggeva le sorti dell’Italia fascista. Quella
visita ufficiale del Capo del Governo fu preparata
nei minimi particolari. Lungo via S. Agata, via
Roma, piazza Balata, fino a piazza Umberto I
(Municipio) furono collocati grandi festoni con lampade multicolori per accogliere degnamente il capo
del governo che appena dieci anni prima, il 6 dicembre 1926, aveva controfirmato il decreto del Re
Vittorio Emanuele III, che elevava Enna al rango di
capoluogo di provincia. Ma quella sera il Palazzo
Militello, dove venne ospitato, rimase al buio.
L’illustre ospite andò a letto a lume di candela perché l’illuminazione straordinaria approntata per
l’evento, causò un black-out generale in tutta la città
dovuto a un eccessivo sovraccarico. I tecnici della
centrale elettrica di via Pergusa, inaugurata nel lontano1923, non riuscirono a riparare il guasto se non
alle prime luci dell’alba, con grande disappunto del
padrone di casa, Giuseppe Greca Militello, del
Prefetto, del Podestà, e di tutti i notabili della città.
L’indomani, 15 agosto, Mussolini presenziò a
Pergusa all’inaugurazione del villaggio rurale,
all’assegnazione delle case coloniche e nella nuova
chiesa al rito nuziale di cento coppie di sposi alle
quali il Duce diede “in dote” una busta con 500 lire.
Un gigantesco “Duce” venne scritto con il gesso
sulla pendice della sponda del lago, di fronte il villaggio, dove ora vi è la selva pergusina. L’abitato
rurale, costruito tra il 1935 e il 1937, fu voluto dal
prefetto Ascanio Marca il quale non ebbe la fortuna
di vederlo ultimato perché improvvisamente deceduto, il 22 febbraio 1937, mentre si trovava al suo
tavolo di lavoro in Prefettura. Con la visita di
Mussolini, il governo fascista impegnò più risorse al
processo d’ammodernamento della città capoluogo
che fino ad allora era risultato lento e difficoltoso. La
necessità di dotare la città di strutture adeguate al
nuovo ruolo istituzionale, accelerò la realizzazione
di piani urbanistici già predisposti dai tecnici comunali e provinciali. In poco più di quattro anni, fino
all’accentuarsi degli eventi bellici, la città venne
dotata del palazzo del Governo, di quello delle
Corporazioni (oggi Camera di Commercio), della
Banca d’Italia e del Carcere giudiziario; vennero
completati gli edifici pubblici quali il Dispensario
antitubercolare, la Casa dell’opera nazionale maternità e infanzia (Onmi), la sede della Gil (Gioventù
Italiana del Littorio), il palazzo del Fascio e del
Podestà di piazza Maestro Coppola (ex chiesa di S.
Giovanni), il palazzo del Genio Civile e quello dei
Combattenti e reduci entrambi in via Roma verso
San Tommaso. Furono realizzati, inoltre, 50 appartamenti Incis (Istituto Nazionale Case per gli
Impiegati Statali, gli edifici scolastici di Santa Chiara
e De Amicis ed infine fu ampliato, con un secondo
piano, il palazzo delle Regie Poste di piazza VI
dicembre, oggi sede di una nota banca. Dopo la visita di Mussolini, la città fu visitata due volte dal Reimperatore Vittorio Emanuele III, ospitato nel nuovo
palazzo del Governo e della Provincia, e dal principe ereditario Umberto di Savoia che alloggiò nella
suitte dell’Albergo Belvedere.
15
Casella di Posta
Inviate le vostre e-mail a:
[email protected]
Pino Grimaldi
Direttore Responsabile
di Pergusa+
Meritoria l’iniziativa del rilancio
dell’Accademia Pergusea
I
nnanzitutto voglio ringraziare
il Presidente Nino Gagliano e
tutta l’Accademia Pergusea
per avermi dato ospitalità in questa Rivista, che rappresenta la
continuità di una prestigiosa istituzione culturale che compie 250
anni dalla sua costituzione.
Sorta nel 1762 ad opera del Sac.
Giuseppe
Scalingi
definito
“Fervoroso” forse perché ideatore
e animatore della prestigiosa istituzione, che annoverava prestigiosi soci, fra l’altro il canonico
Giuseppe Alessi.
Questa Accademia portò molto
lustro alla città, fu una palestra
efficacissima per l’incremento a
nobile gara e gran progresso di
studi. Durante la sua esistenza
ebbe periodi di prosperità e di
completo abbandono.
Don Gaetano Pregadio il 17-31902 la ricostituì dividendola in
tre classi: scienze, lettere e belle
arti, ma dopo qualche anno di
vita purtroppo morì di languidezza. Dal 2008 questa prestigiosa
Associazione è rinata con la denominazione “Accademia “Pergusea”
degli amici del lago di Pergusa e
dell’Autodromo”.
Sicuramente non sfugge a nessuno
l’importanza e la responsabilità
che acquista questa Associazione
con questo titolo, che si prefigge
16
“la promozione ed il recupero
culturale, ambientale e delle tradizioni” per “accendere le idee e
soprattutto rinnovare l’orgoglio e
l’entusiasmo per il nostro lago e
per il nostro territorio”. Obiettivi
che con l’impegno del gruppo
“valentuomini ennesi”, anche
facendosi forti del patrimonio
dell’Accademia ereditata dai suoi
primi fondatori e poi di tutti coloro i quali hanno avuto e hanno a
cuore questi principi, saprà raggiungere e realizzare i suoi propositi.
Intanto occorre ricordare la carta
d’identità del lago di Pergusa:
territorio dove nasce la mitologia
del Ratto di Proserpina. Questo lo
ricorda nei versi Ovidio, che sono
riportati in una lapide che l’allora
Sindaco Vittorio Ugo Colajanni
nel 1959-60 fece collocare nelle
vicinanze della presunta grotta,
dove uscì Plutone dio degli Inferi
che rapì la bella e dolce fanciulla
mentre raccoglieva fiori.
Secondo la legenda, la dea
Cerere, nel cercare la figlia, con le
sue abbondanti lacrime versate,
formarono il lago, il quale fu nel
1860 definito dallo scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba
“un pezzo di cielo caduto in
mezzo a praterie”. Quindi per
fare cultura e turismo e recupera-
re le tradizioni storiche e mitologiche di Enna, in questo caso
l’Accademia Pergusea assieme a
tanti altri, ha un grande compito,
quello di valorizzare e sviluppare
un importante patrimonio.
Pure importante ricordare che il
Villaggio di Pergusa sorse nel
1935-36 per merito del Prefetto
Ascanio Marca, perché promosse
la bonifica e la sistemazione idrica del lago e l’istituzione di un
vivaio forestale, purtroppo il
Prefetto venne stroncato improvvisamente dalla morte il 22-21937 al tavolo di lavoro della
Prefettura. Nell’anno 1958 il lago
si è arricchito e valorizzato con
un opera importante, con la realizzazione dell’ Autodromo,con
prestigiose gare nazionali e internazionali negli anni passati. Ora
occorre un impegno di tutti per
un suo rilancio.
Molto importante è stata ed è la
Riserva Speciale per il rispetto
dell’ambiente e della fauna, che
benissimo si possono armonizzare con l’attività dell’Autodromo.
Occorre ora “sbracciarsi” come di
solito si dice, per lavorare, per la
valorizzazione del lago e del
Villaggio ed anche per una forte
ripresa economica.
Gaetano vicari
l
ettere
Da Canicattì
G
iovane studente nato e
residente a Canicattì,
spesso mi recavo di
domenica nei posti di mare vicini
a Canicattì, Agrigento e Licata
con un mio fratello maggiore, di
nome Giuseppe, con la sua auto,
una Anglia della Ford. Pergusa,
allora, era molto conosciuta a
Canicattì per le gare automobilistiche, che avevano un certo interesse e fascino, soprattutto perché ancora non esisteva la televisione.
Giuseppe un giorno mi invitò a
Pergusa: io ero doppiamente
contento, sia per la possibilità di
viaggiare in macchina sia per
assistere alle gare. In quel periodo
Canicattì era collegata ad Enna
tramite la statale Agrigento –
Catania, con un percorso molto
tortuoso. Dopo avere attraversato
Delia, Caltanissetta, il Villaggio S.
Barbara, Capodarso e Pasquasia,
arrivammo dopo circa due ore a
Pergusa e ci sistemammo nelle
colline che circondano il lago,
che, allora, facevano da tribuna.
Nell’ammirare le gare automobilistiche, che dal vivo esercitavano
emozione, fui attratto dalla bellezza naturale del lago e delle
colline che lo circondano.
Il destino ha voluto che per lavoro nel 1966 sono stato trasferito in
provincia di Enna, i primi quattro
anni a Pietraperzia poi ad Enna
centro. Già durante il mio primo
anno di permanenza ad Enna il
fascino di Pergusa aumentava,
tant’è che nel 1971 ho scelto come
luogo del mio matrimonio la
Chiesa del SS Crocifisso e La
Giara, un locale da poco aperto in
Pergusa. Mi ricordo che la mia
dimora era a Enna in Piazza
Garibaldi e quasi ogni giorno con
mia moglie, canicattinese anche
lei, alla chiusura della Banca dove
lavoravo, ci recavamo a Pergusa
per consumare il gelato: lo zuccotto presso la struttura alberghiera La Pergola.
In quel periodo cresceva in me il
desiderio di comprare un piccolo
appezzamento di terreno dove
costruire una casetta con vista del
lago. Il Signore mi ha accontentato: ho realizzato il mio sogno in
contrada Pollicarini.
Quotidianamente, quando posso,
anche per poco tempo, raggiungo
il mio piccolo fondo; per arrivarci
bisogna percorrere la strada di
servizio dell’autodromo dove
incontro persone che corrono o
fanno podismo, vuoi per sport
vuoi perché consigliati dal medico. Appena arrivato, dopo avere
ammirato e curato gli alberi da
me piantati, mi siedo in una poltrona di plastica bianca sistemata
nella terrazza attigua alla casa e
rimango seduto ad ammirare il
lago, le piante che mi circondano.
Guardando avanti ammiro Enna
in fondo alla montagna. Il posto
silenzioso, il panorama che mi
circonda il lago, gli alberi, gli
uccelli che volano su di me ed
attorno a me, mi danno un senso
di serenità, di pace, ottima cura
a Pergusa
per la mia stanchezza fisica e
mentale. Mia moglie spesso mi
dice: che fai a Pergusa da solo: la
mia risposta: parlo con la natura,
con gli alberi, con gli uccelli. Mia
figlia di rimando dice: come San
Francesco! Quel posto sprigiona
un senso di serenità, di pace che
rafforza spesso, oltre il fisico,
anche l’anima.
Un giorno il mio pensiero è andato al ratto di Proserpina, avvenuto come dice la leggenda sul lago
di Pergusa ed ho fatto una riflessione; la storia ci insegna che
qualsiasi leggenda, qualsiasi
aneddoto, qualsiasi atto di filosofia, ha sempre un fondamento di
verità. Vulcano, dio degli inferi,
quindi dio lugubre, emerge dal
lago di Pergusa per rapire
Proserpina bella fanciulla che raccoglieva fiori e spighe attorno al
lago. L’Autore della leggenda,
vissuto in tempi molto lontani,
sicuramente ha voluto identificare in Vulcano la tristezza, la cattiveria, la morte, mentre ha voluto
identificare in Proserpina l’amore, la bellezza, la serenità e la
gioia di vivere: lo stesso senso,
che avverto ogni qualvolta che
sono seduto in quella poltrona di
plastica bianca, come ritengo
possa averlo avvertito l’autore
della leggenda.
Il superstizioso potrebbe dire che
è un posto di magìa. Io, che sono
credente, dico che Pergusa è un
dono di Dio, che ha trasferito un
piccolissimo angolo di Paradiso
sulla terra, Pergusa, al centro
della Sicilia, offrendo a tutti la
possibilità di pregustare la pace e
la serenità del Paradiso, soprattutto la gioia di vivere e ne ringrazio il Signore.
Andrea D’Affronto
17
Conversazione con il Cav.
Fabio Maria Garini
Presidente di Fidicom1978
Un invito vibrante a mettersi
sempre in gioco perché
“conoscere i propri
mezzi non significa
necessariamente conoscere i propri limiti”
Presidente Garini tutti i giornali parlano di una grande crisi
del credito, da tecnico ed
esperto del settore qual è la
reale situazione?
La vera novità della crisi del credito al quale fa cenno risiede nel
fatto che si tratta di un periodo di
credit crunch di proporzioni
internazionali che coinvolge
quasi tutte le maggiori economie
del mondo, con pochissime eccezioni. Per quanto ci riguarda, la
crisi del credito in Italia è dettata
da due principali fattori contingenti: la preparazione degli istituti di credito all’applicazione dei
dettami cosiddetti Basilea3, e la
contestuale estrema frammentazione della nostra economia composta per la stragrande maggioranza da P.M.I. L’applicazione
dei dettami di Basilea2 e la preparazione a quelli di Basilea3 ha
comportato per le imprese italiane conseguenze che in un primo
tempo erano state sicuramente
sottovalutate, soprattutto dalle
banche che avevano interpretato
la normativa a soli fini utilitaristici per aumentare il costo del
denaro. Basilea2 ha invece pervaso completamente la nostra economia ed ha imposto un cambiamento radicale nella considerazione del credito. Le banche sono
state chiamate ad una maggiore
prudenza ed a rispettare ratios
economici/patrimoniali estremamente più stringenti: non è da
dimenticare, infatti, che la norma18
Non esistono
traguardi impossibili
tiva ha come scopo principale
quello del consolidamento del
sistema finanziario/creditizio e
che quindi ha come finalità quello di salvaguardare imprese e
utenti. La bassa patrimonializzazione delle imprese italiane, che
si è negativamente ripercossa
sulla qualità del credito e quindi
sugli assorbimenti patrimoniali
del sistema bancario, ha chiuso
questo circolo vizioso. La situazione non è rosea da entrambi i
punti di vista: da un lato le imprese hanno sempre maggiore difficoltà a reperire fonti di finanziamento esterno, dall’altro le banche si trovano nella difficile situazione di dover ridurre gli impieghi, così utili per definire l’avanzo a fine anno, non tanto perchè
le imprese non lo meritino, quanto per problemi di carattere patrimoniale e di difficoltà sull’interbancario. È compito preciso di
ogni operatore del credito adoperarsi per risolvere questa situazione, non facile ma anche non
insormontabile.
Alla luce di questa attenta analisi, quale è il ruolo che il
Consorzio di Garanzie Fidi
Fidicom 1978 interpreta?
Fidicom1978 deve assumersi,
come del resto tutti i confidi, la
responsabilità di migliorare nel
suo piccolo il mondo della finanza e del credito, assolvendo
appieno al compito per il quale è
stato costituito da alcuni lungimiranti alla fine degli Anni ’70.
Innanzitutto affiancando le
imprese e quindi aiutando anche
gli istituti di credito ad erogazioni più mirate e meno pesanti
sotto il profilo dei ratios patrimoniali. Quanto detto infatti fa
comprendere quanto i confidi
possano rivestire un ruolo determinante per migliorare l’accesso
al credito delle imprese. Le banche, come già detto, devono avere
un patrimonio minimo rapportato ai finanziamenti che eroga, in
base al rischio che assegnano ai
loro clienti attraverso lo strumento del rating. Un cliente poco
rischioso obbliga la banca a vincolare uno stock di capitale inferiore rispetto a un cliente molto
rischioso. Il confidi, assistendo un
operazione con la propria garanzia, permette agli enti finanziatori di ridurre la quantità minima di
capitale vincolato, aumentando
quindi la disponibilità ad erogare
e migliorando anche il tasso
applicato all’operazione. Ma non
solo. Fidicom1978 è impegnato in
una continua ricerca di nuovi
strumenti da immettere sul mercato del credito per ottimizzare il
ricorso a fonti esterne di finanziamento, soprattutto in quelle aree
già sviluppate nel mondo anglosassone ma ancora poco praticate
in Italia. Una idea, ad esempio, è
quella di traghettare le imprese
italiane verso il mercato dell’equity e quindi del capitale di
rischio e non del capitale di debito, ovvero verso strumenti alternativi che devono essere riscoperti: il prestito obbligazionario, le
cambiali finanziarie, i mercati
non regolamentati, ecc.
FIDICOM1978 - con 5 aree
commerciali che interessano
tutto il territorio nazionale - è
uno dei maggiori Confidi privati e realmente indipendenti
da Associazioni di categoria,
Banche, P.A., totalmente intersettoriale ed operante sull’in-
tero territorio nazionale. Quali
sono i reali vantaggi per le PMI
che decidono di aderire al
consorzio?
I vantaggi sono quelli appena
descritti, né più né meno. Fidicom1978 sta cercando di fare la
sua parte in maniera seria e professionale, potendo contare su
personale altamente qualificato e
scevro da ogni logica lobbistica e
clientelare. Tenta, riuscendoci, di
porsi quale valida alternativa ai
confidi tradizionalmente presenti
sul territorio con operatività solitamente limitata per settore ed
ambito regionale. Tenta di rovesciare l’usuale rapporto tra banca
e confidi, divenendo Confidi
nazionale che opera con banche
locali a forte radicamento territoriale. Da non dimenticare, in ultimo, il vantaggio della prossimità
con il cliente. Con gli uffici di
Alessandria, Milano, Padova,
Bologna, Roma, Bari ed Enna
Fidicom1978 è vicino ai propri
soci/clienti in ogni loro necessità,
nel tentativo di supportarli quanto meglio possibile.
Qual è il segreto di
Fidicom1978?
Il management di Fidicom1978 è
di provenienza del mondo delle
libere professioni nel campo finanziario, soprattutto commercialisti e revisori. Ciò ha comportato che nelle fasi di lavorazione della pratica non venisse adottato lo schema usuale del “gestore” unico che segue la pratica dall’inizio alla fine in tutti i suoi
aspetti, dovendo seguire più pratiche contemporaneamente. Sono
invece stati introdotti dei processi
tipici degli studi professionali,
nei quali vige una alta specializzazione e settorialità. La pratica
in Fidicom1978 viene spacchettata in tanti tasselli che vengono
lavorati in contemporanea dagli
uffici preposti da personale altamente specializzato occupandosi
solamente di un aspetto specifico:
la segreteria del Comitato, le verifica dell’andamentale sulle banche dati, la valutazione, la controgarantibilità, ecc. Dopodichè la
pratica viene ricomposta e sottoposta all’esame del Comitato per
le opportune deliberazioni. Un
segreto apparentemente facile,
ma difficile da applicare.
Fidicom1978 stessa ha impiegato
più di un triennio affinchè tutti i
reparti agissero di concerto e con
e medesime tempistiche.
Quale può essere il ruolo del
meridione d’Italia
in questa fase di sofferenza
del mercato?
È difficile da dire. Personalmente
preferisco non fare mai distinguo
tar settentrione e meridione, trattandosi di due tasselli di uno stesso mosaico. Ciò che posso dire è
che in meridione vi sono potenzialità di crescita sicuramente
maggiori rispetto al settentrione,
che però devono essere colte in
un momento così difficile. Nei
momenti di crisi, è storicamente
dimostrato, nascono le maggiori e
più solide iniziative imprenditoriali. Speriamo di non essere
smentiti proprio questa volta!
Sotto il profilo dei confidi mi permetta una piccola riflessione:
nelle regioni meridionali vi è il
numero maggiore di confidi, con
il record della Puglia. A tale
numero non corrisponde però
uno stock di garanzie adeguato, e
si scopre così che si tratta principalmente di piccoli confidi legati
a particolari distretti industriali
od al massimo, nel migliore dei
casi, con operatività provinciale.
Il ruolo del meridione deve allora
essere quello di unificarsi per far
fronte comune contro la crisi, tralasciando i campanilismi ma
agendo con un unico ed unitario
fine.
L’ingresso di BASILEA3 ha
apportato ulteriori innovazioni
nel mercato del credito.
i
nterviste
Quali le novità più significative
rispetto al sistema precedente?
In realtà i dettami di Basilea3 non
sono ancora stati introdotti, e
siamo ancora in regime di
Basilea2 al quale ho fatto cenno in
precedenza. In previsione c’è da
attendersi un ulteriore irrigidimento del sistema del credito, a
tutto vantaggio, debbo dire, dei
confidi maggiori che assumeranno sempre più il ruolo di attori
protagonisti per l’accesso al credito. Essendo però già così difficile
Basilea2, è meglio non intristirsi
per il momento con Basilea3.
Fidicom1978 è vicina al raggiungimento di un obiettivo
straordinario:
la trasformazione in Banca di
Garanzia.
Cosa cambierà nell’assetto
organizzativo ma soprattutto
come si sente alla vigilia di un
traguardo figlio dell’eccellenza
espressa sino ad oggi?
Il D. Lgs 141/2010 ha rivoluzionato la normativa sui confidi con
innovazioni epocali che proprio
in questi giorni vedono aperte le
consultazioni in Banca d’Italia
per le disposizioni applicative.
Sotto il profilo organizzativo
cambierà tutto, ma proprio tutto.
La compliance, l’internal audit, il
risk management, ecc. dovranno
essere pari all’organizzazione
prevista per gli intermediari vigilati, e molto simile, per alcuni
aspetti, a quella di una banca.
Abbiamo messo al lavoro il team
che ci porterà ad essere IF 106
entro la fine dell’anno, e ciò ci
riempie di soddisfazione e di
orgoglio. È dal 2006, anno in cui
assunsi
la
Presidenza
di
Fidicom1978, che aspettiamo
questo momento, più volte rinviato a causa della scelta della
crescita interna per addivenire
alla massa critica per il passaggio
a ente vigilato da Banca d’Italia.
19
Dott.ssa Rosangela Scarpulla
Conciliazione ADR – Sede di Enna
c
ontroversie
La mediazione
I
n Italia la Giustizia è in affanno, non funziona, o quantomeno non funziona velocemente. Conseguenza ne è che i
tempi necessari per ottenere un
provvedimento che decida una
controversia sono sproporzionati
alla normale vita delle persone.
Proprio con l’intento di deflazionare il carico dei tribunali, dal 20
marzo 2011, con il D.lgs. n.28 del
4/3/2010, è stato introdotto un
nuovo passaggio obbligato prima
di iniziare il processo. La mediazione, definita come “attività professionale svolta da un organismo
terzo, e perciò imparziale, con il fine
di assistere due o più soggetti nella
ricerca di un accordo amichevole per
la composizione di una controversia..”, e’ condizione di procedibilità della domanda giudiziale, ciò
vuol dire che il processo non può
andare avanti senza che la mediazione sia stata svolta, a prescindere dal suo esito.
E’ necessario specificare che la
mediazione non è obbligatoria
per tutte le controversie ma solo
per quelle dove il tasso di conflittualità interpersonale è particolarmente elevato o il rapporto tra
le parti è destinato a protrarsi nel
tempo, ovvero quelle che coinvolgono, diritti reali, successioni ereditarie, comodati e locazioni,
affitto di aziende, diffamazione a
mezzo stampa, responsabilità
medica, contratti assicurativi,
bancari e finanziari, ai quali si
sono aggiunti dal 21 Marzo 2012,
così come prevedeva il decreto
mille proroghe, rapporti di condominio e risarcimento danni
derivante dalla circolazione di
veicoli e natanti. Si tratta cioè
della gran parte del contenzioso
giuridico, stimato intorno all’80%
dell’attuale carico dei tribunali
20
ordinari. La mediazione è molto
vantaggiosa sia in termini di
costi, che di tempi e semplicità
procedurale. Le tariffe della
mediazione sono modeste, di
fatto sono molto inferiori alle
tariffe medie necessarie per sostenere una pratica giuridica tradizionale. A ciò si aggiunge che
sono previste anche delle agevolazioni fiscali per coloro che esperiscono il procedimento di mediazione. Anche i tempi della mediazione sono modesti, la mediazione infatti si può concludere anche
in un singolo incontro, ad ogni
modo la legge prevede che non
può avere una durata superiore a
quattro mesi. Avviare un procedimento di mediazione infine è
molto semplice, si avvia presentando una domanda all’organismo prescelto, contenente l’indicazione dell’organismo investito,
delle parti, dell’oggetto della pretesa e delle relative ragioni.
La mediazione è vantaggiosa
sempre, perché è capace di produrre un effetto giuridico in ogni
situazione di contrasto. E’ la via
migliore per evitare la frustrazione del rapporto tra le parti, che
invece è l’effetto inevitabile del
ricorso alle azioni giudiziarie. Si
svolge in un clima di collaborazione, e i partecipanti sono garantiti dalla riservatezza del procedimento, che avviene in modo strettamente privato e confidenziale,
senza formalità. La negoziazione
conviene a tutti, perché esistono
sempre interessi comuni o compatibili fra i contendenti.
In una tale rivoluzione culturale è
centrale il ruolo del MEDIATORE.
Il MEDIATORE non è un arbitro
né un giudice, ma è una terza persona imparziale, professionale ed
esperta che rende facile il dialogo
tra le parti, agevola la discussione, pacifica e costruttiva sull’oggetto del contrasto, permettendo
così di individuare ed esaminare
minutamente tutte le molteplici e
possibili soluzioni del conflitto.
E’ bene aggiungere, però, che la
procedura di mediazione non è
esente da sanzioni. Infatti, la
mancata partecipazione del convenuto, senza giustificato motivo,
al procedimento di mediazione,
comporterà, alla prima udienza
di comparizione in giudizio, la
condanna da parte del giudice ad
una sanzione pari al contributo
unificato, anche qualora dovesse
vincere la causa.
La mediazione civile e commerciale è, in sostanza, un nuovo ed
innovativo strumento alternativo
di risoluzione delle controversie
civili, in grado di rendere decisamente più rapidi i tempi della
giustizia civile e di incidere fortemente sullo smaltimento dell’enorme arretrato di cause civili,
ed è soprattutto uno strumento
dalla spiccata connotazione sociale, che non esaspera le parti, ma
che cerca di farle incontrare.
In un contesto in cui i tempi della
giustizia ordinaria impiegano dai
due ai sette anni per la risoluzione delle controversie civili, non è
forse nell’interesse di tutti i cittadini, adottare misure di composizione amichevole delle controversie per alleggerire il pesante fardello che i nostri tribunali devono
sopportare?
21
Tratto dal libro
La trasformazione
paesaggistica del
lago di Pergusa Raptus Proserpinae
Antonio Aveni Papiro Editrice, anno 2011
La trasformazione paesaggistica
T
ra i luoghi della Sicilia ve
ne sono parecchi di grande
bellezza e tra questi credo
di poter dire che il Lago di
Pergusa (raptus Proserpina) rappresenta un sito particolarmente
affascinante da un punto di vista
paesaggistico. Ma attraverso
quali vicende si è trasformato il
paesaggio del lago, inteso nell’accezione più comune del termine e
comprendente sia gli aspetti fisico naturali, che quelli antropici,
sociali e storici ? Il percorso di
comprensione paesaggistica si
sviluppa attraverso la codificazione di materiali diversi nella
qualità e nel tempo, nonché attraverso il loro confronto e la successiva stratificazione: dalle rappresentazioni cartografiche, alle iconografie, dalla descrizione dei
viaggiatori del passato, allo studio del Catasto Borbonico e del
primo impianto del Catasto
moderno, oltre ai documenti
notarili dell’Archivio di stato,
fino ad arrivare alle vicende della
bonifica risalente agli anni ’30 del
secolo scorso e quelle recenti,
legate alla comparsa dell’autodromo e riguardanti le azioni
22
antropiche ed esogene che costituiscono la parte più pregnante
della trasformazione territoriale.
Cartografia storica della Sicilia
L’analisi critica delle mappe antiche ci mostra come il lago di
Pergusa assumeva un contorno
morfologicamente difforme ma
essenzialmente riconducibile a
due tipologie figurative: una
forma frastagliata, con bordi e
definizione precipuamente disegnati e una forma rotondeggiante, più semplicemente individuata da un cerchio lievemente ellittico, ma in ogni caso molto regolare. Oltre allo studio della forma,
l’altro aspetto di grande rilievo
era determinato dalla toponomastica utilizzata per la sua individuazione. Infatti alla dicitura
legata al nome latino (lacus
Pergus) anche diametralmente
invertito (Pergusa Lacus), spesso si
sovrapponeva quella del luogo
mitologicamente
definito
(Proserpine lacus o Lac de
Porserpine), o di più, accanto alla
rappresentazione si trovava la
descrizione del mito (Pergus
lacus, et ombilicus Sicilia, hic
Proserpinam a Plutone raptam
ferunt).
ORTELIO, ABRHAM, Siciliae veteris typus,
anno 1584
Fonti archivistiche notarili
Lo studio delle fonti archivistiche
notarili ha un arco temporale di
riferimento che va dal 1561 al
1787, e contiene informazioni
circa il rilievo socio economico
del territorio con particolare riferimento alle attività agricole (coltivazione della vite, del lino e
della canapa) e alla pescagione
(consentita dal 10 settembre al 20
maggio) che, come riportato da
alcuni autori di storia locale “talmente abbonda principalmente di
anguille e di altri pesciolini, che se ne
fa grande spaccio in Castrogiovanni
e nei vicini paesi”. L’unico atto in
cui è stata reperita una rappresentazione cartografica, essa ci ha
p
aesaggio
ordinario, seguito dal prativo, dal
vigneto (ordinario, infimo e alberato) e, con superfici ridotte, il
canneto, il ficodindieto, il boschivo e l’ortalizio.
del lago di Pergusa
fornito un’indicazione di grande
rilievo circa la denominazione de
“la via che passa sopra le vigne”,
contenuta all’interno di una sorta
di mappale indicante le contrade
che si dipartono da “lo laco di
castrogiovane” (anno 1565). Il
vigneto, coltura comune alla
generalità del lago ma specificatamente riferita alle contrade più
vicine allo specchio d’acqua e alla
contrada del Feudo Pollicarini,
viene menzionato in tutti i documenti notarili ed in alcuni casi,
trattasi di vigne con “8 migliara”
di piante con annesso palmento.
Negli stessi atti spesso vengono
citati il lino e la canapa, colture
che tradizionalmente si avvantaggiavano di luoghi umidi per
via della fase di macerazione cui
erano sottoposte prima di essere
lavorate per produrre tessuti di
ogni genere. In questo caso le
descrizioni riferivano circa la
gabella, ovvero in merito al carattere lucrativo della coltivazione
“cum soliti lucri et proventibus”.
Il Catasto Borbonico
Tra le fonti primarie dell’Archivio
di Stato di Enna è stato visionato
il Registro del Catasto Borbonico,
risalente al 1844. Si tratta di un
catasto descrittivo e come tale le
uniche informazioni da desumere
riguardano la qualità e la proprietà dei terreni. La ricerca ha permesso di individuare interessanti
notizie inerenti alle proprietà, alle
misurazioni e alle caratteristiche
del lago, nonché alla toponomastica in vigore in quel periodo,
oggi parzialmente modificata.
Per quanto riguarda la superficie
per essa venivano espresse le
seguenti unità di misura: 1 Salma
(Ha 3.48.28), 1 Tumolo (Ha
0.29.77), 1 Mondello (Ha 0.05.44),
1 Quarto (Ha 0.01.36). A ciascuna
proprietà, distinta per classe di
superficie (tre) e per qualità colturale, corrispondeva una Rendita
espressa con la monetazione allora in vigore: onza, ducato e grana.
Tra i mestieri vi erano: marummiere (marmiere), muratore,
pecorajo, capraio, droghiero, fallegname, tappezziere, filandaja,
salnitraro, campiere, calzolaio,
orologiajo, crivelladore (colui che
costruiva crivi), oltre al villico.
Per quanto riguarda la qualità
colturale prevaleva il seminativo
Iconografie e immagini dei
viaggiatori del passato
Di tutti i viaggiatori del sette –
ottocento che soggiornarono in
Sicilia, la maggior parte di essi si
limitò alla visita delle località litoranee più note (Palermo, Catania,
Siracusa e l’Etna), tralasciando
spesso le mete all’interno dell’isola. Tuttavia, sono state individuate cinque iconografie che testimoniano il passaggio dei grandi
viaggiatori del passato presso le
rive del lago e, questo, anche se in
numero così esiguo, costituisce
motivo di confronto per la ricerca
delle informazioni paesaggistiche. Spicca l’iconografia di Russel
George - (anno 1815), tratta da A
tour through Sicily, in the year
1815, London 1819.
Dal raffronto di tutte le iconografie emergono alcune considerazioni macroscopiche, ascrivibili
ad una lettura del paesaggio in
termini di forte naturalità dei luoghi: si evidenzia l’assenza di fabbricati o ruderi e di emergenze
colturali tipiche. Inoltre, le colline
circostanti, assolutamente prive
di boschi e formazioni forestali di
alcun genere, sembrano destinate, sia per l’orografia che per la
nudità del terreno, alle colture
seminative.
I viaggiatori e il Grand Tour
La grande quantità di testimonianze descrittive dei viaggiatori
del passato, relative al lago di
Pergusa, deriva dal fatto che questo luogo suscitava spontaneo
interesse per quanti giungevano
nella città di Enna, da dove dopo
la visita rituale, si dipartivano in
direzione sud alla volta di Piazza
Armerina e di Caltagirone. Non
sempre però la descrizione del
23
p
aesaggio
lago ci offre l’immagine di un’esteticità diffusa, anzi
sono diverse le
risultanze che negativamente
definiscono condizioni di insalubrità e stupore, rispetto alle paradisiache memorie classiche di
riferimento, legate al mito di
Proserpina.
Fonti di scrittori e storici locali
Il primo storico locale a darci
ampia spiegazione del lago di
Pergusa è il Frate Vincenzo Lo
Menzo, il cui pregevole manufatto del 1700 circa, dal titolo
Descrizione storico topografica
della
regia
città
di
Castrogiovanni, dedica quattro
pagine, offrendo l’illusione di un
luogo ameno: “celebre presso tutti i
poeti, i quali ne hanno scritto con
fuoco … al presente è girato all’intorno non già di Selve, e di Boschi, ma
di verdeggianti colline, e di deliziosi
vigneti, li quali conciliano l’amenità
di quel luogo, e lo rendono come uno
dei più deliziosi di quel territorio”.
Seguirono altre interessanti
descrizioni fornite da insigni studiosi quali: lo storico Vito Amico,
il Can. Giuseppe Alessi da Enna,
il politico locale Lauria Potenza
Francesco, l’avv. Paolo Vetri, lo
scrittore Francesco Lanza ed infine l’archeologo di fama internazionale Paolo Orsi.
Modificazioni del paesaggio
agrario e naturale
Il paesaggio cognitivo dell’ambiente rurale appare oggi diverso.
Esso è pressoché rimasto immutato per diversi secoli, mantenendo la stessa struttura fino al XX
secolo, quando le trasformazioni
antropiche ne hanno segnato con
maggiore vigore il cambiamento.
La visione del paesaggio agrario
appariva determinata dalla pre24
senza del vigneto, coltivato sulle
pendici prospicienti il lago, nonché dal lino e dalla canapa; tale
struttura predominante subisce
un’unica differenziazione, laddove la morfologia collinare consentiva la coltivazione del seminativo. Per quanto riguarda la distribuzione, mentre i seminativi e i
prativi erano coltivati in tutte le
contrade, i vigneti vegetavano
esclusivamente nelle due contrade che si identificavano proprio
con il lago (Lago censito di
Volturo e Lago e Zagaria). Il paesaggio rurale attuale, invece, ad
eccezione dei seminativi esistenti
nelle contrade Carrangiara e
Capitone, è caratterizzato da un
ambiente antropico e naturaliforme dove prevalgono formazioni
come la prateria, gli uliveti e il
rimboschimento, fermo restando
che in alcune contrade, come
Pollicarini, scompaiono del tutto
le colture per lasciare il posto
all’edilizia residenziale.
Trasformazione del paesaggio
antropico, infrastrutturale e
insediativo
Anche le dinamiche di trasformazione antropica assumono carattere di maggiore rilevanza nel XX
secolo, quando il lago di Pergusa
subisce un processo di cambiamento che lo stravolgerà rispetto
a quanto appreso dalle fonte storiche e cartografiche precedentemente studiate. I due episodi
esplicitamente significativi furono rappresentati dalla costruzione del villaggio del 1935 e dalla
costruzione dell’autodromo del
1957, elemento infrastrutturale di
fortissimo impatto sul territorio.
Lo studio delle cartografie I.G.M.
in scala 1:25.000
redatte dall’Istituto
Geografico Militare e
realizzate con due
diverse ricognizioni del 1931 e
del 1968, assumono grande
importanza nel rilievo topografico se non altro perché in quella
più remota non sono presenti il
villaggio nè il rimboschimento
della “Selva pergusina” e l’autodromo. Si nota, altresì, che nella
cartografia del 1931 la morfologia
del territorio appariva caratterizzata da linee di demarcazione,
curve di livello, ancora poco
intaccate dall’azione modificatrice dell’uomo (inclusa l’area dello
specchio lacuale priva di vincoli
perimetrali). In quella successiva
del 1968, il lago è perfettamente
inquadrato all’interno di un doppio anello, il circuito e la strada
che lo fiancheggia, mentre le contrade prospicienti registrano la
presenza di nuovi fabbricati,
ormai inizio dell’edilizia residenziale sviluppatasi proprio a partire da quegli anni. Così, se un
tempo i cambiamenti del paesaggio erano frutto di lente trasformazioni e si percepivano con il
trascorrere di molte generazioni,
oggi nel corso di pochi anni
avvengono metamorfosi radicali
del territorio: in breve tempo si
passa da un paesaggio naturale e
dal sentimento romantico, a un
paesaggio proiettato verso le logiche commerciali e consumistiche,
tipiche dell’era moderna.
Ma non bisogna dimenticare ciò
che è stato, perché la conoscenza
storica di questo territorio ci ha
consegnato una chiave di lettura
che, con opportuna capacità
interpretativa, può restituire al
lago di Pergusa il significato
paesaggistico che ha assunto
nel corso dei secoli della sua
esistenza.
P
oesia
Focus su
Proserpina
di Dante Gabriel Rossetti
ACCADEMICI
IN PRIMO PIANO
L’Accademico Angiolo Alerci
è stato eletto Presidente
del Lions Club di Enna
per l’anno 2012-2013
L’Accademico Michele Branciforte
è stato nominato
Commendatore al merito
della Repubblica Italiana
Mitico Lago
Il dio degli inferi
fece incursione nel mondo dei vivi
e vide in mezzo ai fiori
la bella fanciulla Proserpina
circonfusa di luce
e ne fu preso
e, ghermitala, la trasse con sé
sottoterra.
Le acque del lago tremarono
Con lungo brivido
Al sospiro dei fiori
E di nuovo
A ogni richiamo della madre demente.
Oggi profana la terra
sembra senza trasalimenti
e il respiro del vento
e lo specchio del lago
che si restringe inaridito.
Ma nuovi miti
con antica forza
vengono a rinnovare
i fremiti del cocchio divino.
Intorno al lago della leggenda,
simile alla carica
di una mandria adombrata,
terribile cavalcata
su praterie distese,
scorre multicolore
la gara nel vento,
energia rombante
con ansia di palpiti
e ali sottratte alla rapida luce.
L’Accademica Giulia Buono
è stata eletta Vice Presidente
dell’ A.V.I.S. di Enna
L’Accademico Gianpiero Cortese
è stato nominato S. Procuratore Onorario
presso la Procura della Repubblica di Gela
L’Accademico Pino Grimaldi
è stato nominato Presidente
del Comitato del Secentenario dell’accoglienza
della statua della Madonna Maria Santissima
della Visitazione Patrona di Enna
L’Accademico Fabio Montesano
è stato nominato Presidente
del Collegio dei Revisori dei Conti
della Camera di Commercio I.A.A. di Enna
L’Accademico Ugo Serra
è stato nominato Delegato
dell’Accademia Italiana della Cucina
COMUNALE ENNA
“Donare sangue dona benessere”
Anna maria De Francisco
25
2° premio
fotografico
“Sport e tradizioni a Pergusa”
A
ssegnati i premi ai vincitori del 2° Premio
Fotografico “Sport e Tradizioni a Pergusa”
indetto dall’Accademia Pergusea e dal
Lions Club di Enna al fine di promuovere il patrimonio culturale-sportivo-naturale.
Il premio fotografico è al suo secondo anno e ha
lo scopo di valorizzare l’habitat di Pergusa e di
riprendere il filo della tradizione sportiva di
Pergusa, che non si esaurisce solo nell’attività
motoristica, ma che riguarda altre discipline
sportive. Oggi, infatti, per scelta istintiva e spontanea di tanti cittadini, le strutture della pista
vengono utilizzate da un sempre crescente
numero di appassionati del footing amatoriale.
La Giuria, presieduta dal Former Internazional
President dei Lions Prof. Pino Grimaldi
(Accademico Onorario e Direttore del nostro
periodico), con segretario Giuseppe Spampinato
(V. Presidente dell’Accademia), si è riunita al
Riviera Hotel e vincitrice del concorso è stata la
foto di Francesca Fazio, dal titolo “Uomini dalla
mente di ferro”. Il secondo premio è stato assegnato alla foto di Simona Parrinello, “Giochi
lacustri” e il terzo premio alla foto di Lorenzo
Abate, “Gare in autodromo”. Le foto sono state
valutate sia come singoli scatti, sia nell’insieme
r
icette
Pasta di casa con “mazzareddi”
e ricotta fresca. (+ di 6 persone)
di Edvige Posabella Restivo
500 gr. di pasta di casa tipo tagliatelle (tagliate
corte)
200 gr. di ricotta fresca (possibilmente di giornata)
Mazzareddi (quantità a piacere)
Finocchietti selvatici (qualche mazzetto)
Cipolletta, sale pepe, pecorino grattugiato q.b.
M
ondare, lavare e lessare i mazzareddi e i
finocchietti in abbondante acqua salata,
scolarli e lasciare da parte l’acqua nella quale si
cuocerà la pasta.
26
per la loro capacità di “raccontare”, e sono state
ammesse esclusivamente immagini che rappresentano luoghi, persone e momenti della vita
pergusina, sia del passato che del presente.
Hanno fatto parte della giuria Angiolo Alerci,
Salvo Amico, Gino Bellomo, Enrico Borghese,
Giulia Buono, Paolo Di Venti, Angelino
Fondacaro, Nino Gagliano, Ugo Gagliano,
Barbara Marino Di Serio, Fabio Montesano,
Sebastiano Parisi, Gino Petralia e Rosangela
Scarpulla.
La collaborazione tra Lions Club e Accademia
Pergusea tende a contribuire al recupero e al
rilancio del sito di Pergusa, non senza dimenticare che da esso è partita tutta la tradizione culturale ennese, essendo la sede riconosciuta del
mito di Proserpina, che si ricongiunge idealmente anche con Morgantina e la sua Dea, nel
quadro complessivo di una rinascita turistica e
culturale di tutto il distretto, naturalmente unito
territorialmente e storicamente, per recuperare il
filo di una cultura comune di questa parte di territorio.
Le foto vincenti sono state presentate in occasione di una escursione conoscitiva che
l’Accademia Pergusea ha organizzato unita-
In una padella fare appassire un po’ di cipolletta,
versarvi le verdure lessate e fare insaporire.
Cuocere la pasta al dente, scolarla e amalgamarla con la ricotta, già schiacciata con una forchetta e le verdure.
Aggiungere un mestolo del brodo di cottura della
pasta, condire con una manciata di pecorino
grattugiato e servire ben caldo.
Anguilla in umido (capitone)
di Edvige Posabella Restivo
Sviscerare l’anguilla, sciacquarla e tagliarla a
tocchetti di 5 - 6 centimetri.
Incidere la pelle e inserire in ogni pezzo di pesce
una foglia di alloro, quindi legare con del filo.
t
radizioni
di Giulia Buono
addetto stampa dell’Accademia
mente al Club Unesco, all’Università Kore e alla
Società Dante Alighieri all’Area Archeologica di
Cozzo Matrice, guidata dalla biologa dott.ssa
Rosa Termine dell’Università Kore per gli aspetti
naturalistici e dalla archeologa dott.ssa Rossella
Nicoletti per gli aspetti archeologici, con il coinvolgimento
di
Cittadini,
Istituzioni,
Ambientalisti e Archeologi e della Scuola F. P.
Neglia di Enna che, nell’ambito di un progetto
sulla Legalità, ha attenzionato proprio tale Area
Archeologica.
Fare imbiondire nell’olio di oliva uno spicchio di
aglio a fuoco lento, eliminarlo e unire l’anguilla
infarinata. Alzare la fiamma e fare rosolare
per 10 minuti.
Bagnare con vino bianco e qualche cucchiaio
di acqua, continuare la cottura per altri 15
minuti a tegame coperto, quindi salare e
pepare.
Togliere i pezzetti di anguilla, togliere il filo e
sistemarli in una terrina, aggiungere al sugo
di cottura un bicchierino di vino bianco, una
bella manciata di prezzemolo tritato, il succo
di un limone e fare restringere a fiamma alta
per circa 5 minuti.
Versare il liquido ottenuto sul pesce, lasciare
riposare per qualche minuto e servire.
Riso in brodo di cavolfiore e carne
di Roselina Gisiano Gagliano
F
are un brodo di carne mista (maiale, manzo e
pollo) con sedano, cipolla, pomodoro, prezzemolo, pepe nero a grani e sale quanto basta.
Tagliare a piccoli pezzi o sfilacce una parte delle
suddette carni e metterle da parte. Lessare del
cavolfiore insieme al riso, quando questo ultimo è
quasi cotto, scolare e passarlo nel brodo bollente,
così che si insaporisca e sia ultimata la cottura. Si
aggiungano i pezzetti di carne, prima messi da
parte.
Servire nei piatti e mettere a tavola del pecorino
grattugiato fresco che ogni commensale aggiungerà nella quantità che desidera.
27
di Nietta Bruno
P
rimi passi del distretto turistico “La Dea di
Morgantina” di...stretto, anzi di...strettissimo e
per questa motivazione agile come un cerbiatto. Solamente sei i comuni partecipanti, la componente pubblica in possesso del 51% delle quote della
neo società consortile, costituita per la gestione del
distretto, il 49% tutto privato: consorzi, associazioni,
cooperative, imprenditori agricoli, artigiani, commercianti, addetti al settore turistico. Un impianto
che temerariamente si potrebbe definire perfetto, in
tempi di recessione e di circostanze territoriali da
brivido. É il distretto dell’entroterra siculo, nasce
ancorato ad una Dea senza nome, una ex Venere dal
fluttuante panneggio che ha attraversato due volte
l’oceano, portatrice del sogno di rinascita di una piccola e fiera comunità: quella degli antichi Morgeti,
oggi Aidonesi. L’ultimo respiro di un territorio destinato alla sparizione? Lo pensano i “distretto-scettici”, quella buona percentuale di disfattisti che popo28
Il distretto
la la nostra terra e che si sente perennemente investita della missione di svilire i buoni propositi dell’esercito dei volenterosi. Infinite le attese. Per troppo tempo la parola “riscatto” é stata il leitmotiv di
convegni, di incontri politici e di conviviali di club
service, una meta irraggiungibile, agita con ansia da
prestazione, senza un adeguato programma a sostegno. Finalmente il territorio é dotato di uno strumento solido, ma tutto da sperimentare.
Il Distretto, come primo obiettivo dovrà eliminare i
luoghi comuni che da sempre connotano le sei città
ed avviarle ad un processo di qualificazione dell’offerta turistica urbana e rurale.
All’interno del distretto due realtà turistiche trainanti, dal respiro internazionale: Caltagirone, non-soloceramiche, insignita di recente del premio” Pomme
d’or” (mela d’oro) assegnato dalla FIJET
(Federazione Internazionale giornalisti e scrittori del
turismo) e Piazza Armerina, non-solo-mosaici, pros-
c
ultura
turistico
sima alla riapertura della restaurata Villa del
Casale, entrambe patrimonio dell’Unesco. Aidone,
non-solo-museo, piccola, pulita, pennellate di giallo sulle pietre delle case, panorami mozza-fiato;
Enna, non-solo-architetture normanne, inconsapevole titolare del grande mito di Cerere, affacciata su
uno spettacolare “mare di terra”, bloccata dalla
nostalgia di un passato denso di cultura; Centuripe,
non-solo-museo e “tanagrine”, orograficamente a
forma di stella a cinque lombi o di rondine in volo,
integra nel suo assetto architettonico medioevale;
Leonforte, non-solo-Granfonte, con la splendida
riserva naturale dell’Altesina e la diga Nicoletti sito
ideale per gli sport acquatici.
Questo il parterre del Distretto e, da questo
momento, via al marchio di qualità, via ad una più
appropriata comunicazione mediale e cartacea dell’offerta turistica, alla calendarizzazione degli eventi culturali, alle sponsorizzazioni, alla creazione di
“zone a burocrazia-zero”, alla sottoscrizione di contratti di rete tra imprese, alla realizzazione, insomma, di quel fantomatico SISTEMA territoriale rivelatosi,in altre zone, l’unica strategia da adottare per
rispondere alle istanze di un mercato globale.
Le aziende che hanno aderito al Distretto, oltre a
beneficiare dei numerosi sgravi fiscali contenuti nel
DL n.70 del 2011, avranno una priorità nella realizzazione di piani di presidio e di sicurezza del territorio, nell’accesso al credito, negli investimenti e
nelle relazioni con la P.A.
Il Consiglio di Amministrazione del Distretto, presieduto da Giuseppe Monaco, attuale Presidente
della Provincia Regionale di Enna, ha privilegiato
la strada della trasparenza e dell’efficacia, nella
consapevolezza di avere dinanzi a sé un’agenda
complessa e tutta in salita. Il momento storico é traducibile in un “acchianamu carusi” che il carro é
pronto!
29
Enna
…amarcord
di Nino Gagliano
S
u internet ho trovato una biografia di
Umberto Domina
(Enna 1922, Milano
2006).
Noto (in famiglia) per
essere stato l’autore di
alcuni libri umoristici e
di un impianto elettrico
che accendeva la luce nel
bagno quando si spegneva quella dell’anticamera. Cominciò a scrivere a
sei anni (allora le scuole
materne non c’erano) e
continuò imperterrito.
Un
suo
romanzo,
l’Anonima Concimi, è
stato un duro colpo per
la mafia. Gli altri, la
Moglie che ha sbagliato
cugino, Garibaldi ore 21,
Morti di nebbia, Siamo
tutti umoristi, Ma tu pallida oliva, perché ….,
l’Incredibile realtà, sono
stati un duro colpo per
l’editore. Ha scritto per
la RAI (sketch) e per suo
figlio (temi). Ha vinto
due volte il Premio
Bordighera e raramente
il Nobel. Raccoglieva
30
ogni sorta di stranezze e
non sapeva dove fosse
Terni. Profondo cultore
delle scienze esatte,
quando non scriveva,
escogitava. Privo del più
elementare senso dell’orientamento, trascor-
reva il tempo libero su
tram che andavano nella
direzione opposta. Si
doleva di non essere mai
stato l’unico superstite e
di non avere mai assistito ad uno di quegli episodi che i giornali ripor-
tavano sotto il titolo
“Avvenente svedese si
denuda improvvisamente per strada”.
Umberto Domina amava
molto Enna. Nel 1984
per il Lions Club pubblica “Enna per modi di
dire” per fissare un
momento della cultura
ennese perché non vada
disperso il rapporto immediato tra popolo e ingegno,
quando da questo rapporto
sia nato un pensiero lapidario, ironico talvolta icastico, profondo e pure alla
portata di tutti. L’ipotesi
finale dello scopo del
libro è “quella di ammettere che a sostegno della raccolta c’è solo la nostalgia di
un passato un po’ magico,
di un’Enna che è stata….”
Proprio per nostalgia,
Umberto pubblica nel
1992
il
volume
“Quell’Enna ‘39”, dedicato ai suoi nipotini
Luca e Umbertino perché apprezzino un’Enna
così lontana e pur così
amabile”.
r
icordi
Castrogiovanni è una città
verticale. Si sale per andare
dalla stazione in città, dal
cimitero alla Chiesa Madre,
dalla sala da pranzo alla
camera da letto; per cui chi
parte, muore o va a colazione, più che scendere precipita. Le case non vengono
costruite ma applicate al
costone della montagna,
come per fare da scalini ad
un gigante e tra le più
basse e quelle in alto il
dislivello è tale che un
comune trasloco costituisce
un vero e proprio cambiamento d’aria. Situata al
centro della Sicilia per un
deprecabile errore dell’istituto
Geografico
De
Agostini, ha clima rigido,
con vento neve e nebbia
nella stagione invernale ed
uno vagamente salubre in
quella estiva. Ma splendido
è il cielo: il più azzurro ed il
più basso che esista, pieno
zeppo di rondini che vaga-
no a leggero contatto d’ali,
bassissime, quasi a carezzare gli abitanti.
Umberto racconta in
“Quell’Enna ‘39” che,
per esempio, nel 1939, i
numeri di telefono di
Enna erano a due o tre
cifre, e gli abbonati privati erano 36 su 24.312
abitanti. Nel libro vi è la
riproduzione dell’elenco
telefonico di allora e,
può interessare: il numero 1 corrispondeva al
gabinetto del Podestà,
piazza Umberto I; al
numero 11 rispondeva la
Milizia
Volontaria
Sicurezza Nazionale 72.a
Legione; il numero 13
corrispondeva
al
Gabinetto del Questore,
Piazza S. Marco; il
numero 14 al Gabinetto
del Prefetto, Piazza S.
Marco; il numero 34 ai
Carabinieri
Reali,
Comando Gruppo, Via
Roma, pal. Governo.
Curiosamente, il telefono del Procuratore del
Re, Palazzo di Giustizia,
aveva il numero 69, la
Casa ricezione esposti 119 e la Casa di tolleranza
1-32. E ancora che le
autovetture circolanti
erano si e no, una trentina
escluse quelle di servizio
….. delle 6000 famiglie che
attualmente vivono a
Enna, una su 100, un giorno, avrà la macchina. e sarà
un disastro, perché fra 50
anni ci saranno in giro 60,
dico se-ssa-nta automobili.
Gli ignari capofila ne
furono
Gaetano
e
Liborio Rutella (“u ‘zè
bunuzzu”, gestore dei
servizi cimiteriali, tel. 56,
via Cimitero), con una
Anzaldo (prezzo lire
4.200) targata, manco a
dirlo, EN 1, immatricolata il 26.11.1927.
“Io, modestamente sono
uno che di fatti internazionali se ne intende : a Enna,
nel 1947, dopo avere assaggiato per la prima volta
una bibita americana, ho
sostenuto a voce altissima,
con le corde tirate, che
quella roba lì non si sarebbe
mai affermata. Era la Coca
Cola”, Il buon Umberto
come per la Coca Cola,
che ingenuamente non
prevedeva in futuro
grande successo, la previsione del numero di
macchine non l’azzeccò:
altro le sue 60 macchine
!!!! ..… gli sfuggirono gli
altri tre zeri di oggi !!!!
In Quell’Enna ’39, nel-
l’ipotesi di seppellire in
un cilindro in lega speciale, destinato a conservare per cinquemila anni
alcuni oggetti del XX
secolo, scrive: “Ho pensato: e se dovessi chiudere io,
in un cilindro da sotterrare
sotto la Torre di Federico,
oggi, un pò di roba che ci
circonda e destinata a
scomparire – non dico tra
5.000 anni, non dico tra
500, ma tò dico tra 50
anni? Metterebbe: una
matita rosso e blu, un nettapennino in stoffa, un
foglio di carta assorbente,
un boccettino di inchiostro
rosso, una sputacchiera, un
Segretario Galante, un
bombolone avvolto in carta
oleata colorata, una radio a
galena e, in ultimo, nell’elenco ……... E ci metterei anche un ‘Voscenza
bbanadica’ (Vostra eccellenza mi benedica), che fra
50 anni nessuno dirà più e
pochi sapranno che cosa
significa.
L’amore per Enna di
Umberto va oltre. In
Parole per una canzone
non probabile scrive : A
chi lascerò l’incombenza di
continuare a portare qualche fiore alle Canossiane, le
pallide suore da me conosciute soltanto in ovali
smaltati, nel Cimitero di
Enna? E l’idea di far sistemare in qual viale una
targa (la mia) con scritto
“No. Qui non giace, ma gli
sarebbe piaciuto”?. E’
stato
accontentato,
Umberto non giace a
Enna, ma la targa c’è.
31
Nino Vaccarella
I
miei ricordi dell’Autodromo di
Pergusa sono certamente ricchi di
emozioni e soddisfazioni per le
importanti vittorie, anche se nel 1965
sono incorso in un pericoloso incidente,
risoltosi senza conseguenze.
Nel 1958 ero presente come spettatore
alla 1^ Edizione della Coppa Città di
Enna, gara valida per le vetture Sport e
sognavo di poter un giorno gareggiare
in questa nuova e veloce pista, che si
sviluppava intorno al lago, ancora
privo di abitazioni e riserve boschive.
L’occasione si presentava nel 1959, nel
mio terzo anno di attività. Decisivo per
la mia crescita agonistica, infatti avevo
acquistato una Maserati Sport 2000 4
cilindri, che mi consentiva di conquistare importanti vittorie. A Pergusa vincevo battendo i più forti piloti della categoria alla presenza di una numerosa
folla, emozionata per la vittoria di un
Siciliano. Ritornavo a Pergusa nell’agosto 1965 con una Ferrari 250 LM, messami a disposizione dall’amico Lillo
Adamo, ma purtroppo ero costretto al
ritiro per una uscita di strada, dovuta
alla rottura della sospensione posteriore
destra, quando ero passato al comando
sulla Ford Cobra dell’americano
Bondurant. Ancora una corsa negativa
nell’agosto 1966 quando partecipavo
con una Ferrari Dino ufficiale, costretta
al ritiro per un incendio nel vano motore. Finalmente dopo due partecipazioni
sfortunate nel 1967 gareggiavo con una
Ford G.T. 40 della scuderia Brescia
Corse e vincevo ad una media di 210
km/h.
Infine, l’ultima vittoriosa partecipazione il 10 agosto 1969 con l’Alfa Romeo
33-3 alla fantastica media di 220 km/h.
Una mia ulteriore presenza nel dicembre 1969 per il collaudo della neonata
Ferrari 512 S, con obbligata sospensione
della prova, per le cattive condizioni
atmosferiche.
Intanto l’Autodromo era cresciuto con
alcune importanti modifiche, lo spostamento dei box nella parte opposta con
la costruzione di una importante tribuna ed a seguire la realizzazione di tre
32
ricorda Pergusa
1967 - Nino vaccarella
su Ford GT 40
1° classificato
chicane, necessarie per ridurre le eccessive velocità e rendere l’impianto più
sicuro. Erano state realizzate intorno al
lago nuove strutture alberghiere e ristorative, necessarie per la ricettività e per
lo sviluppo turistico, con una vasta area
boschiva che certamente arricchiva la
panoramica del Lago.
Nel trentennio 1970-2000 l’impianto di
Pergusa era conosciuto in tutto il
mondo per le sue importanti manifestazioni nazionali ed internazionali e per
la presenza dei più famosi piloti.
Indimenticabile la manifestazione dei
50 anni della Ferrari, con la presenza di
due F1 guidate da Schumacher ed
Irvine alla presenza di 130.000 spettatori emozionati, che concludeva l’ottima
gestione del Presidente Nino Gagliano,
che a sua volta aveva sostituito l’altro
bravo ed indimenticabile Presidente
Rino Mingrino, collaborati da bravi collaboratori, primo fra tutti il Direttore di
Corsa Ciccio La Delfa. Certamente il
periodo aureo dell’Autodromo, essenziale per lo sviluppo turistico ed economico di Pergusa. Dopo di che è arrivata
la crisi dell’impianto per la carente attività degli ultimi Presidenti che non
hanno aggiornato l’impianto con le
nuove normative imposte dalla
Federazione Internazionale e con la
mancata modifica della chicane
Schumacher, che anziché migliorare la
sicurezza l’ha certamente peggiorata,
con la consequenziale chiusura per
circa sette anni, che ha danneggiato l’attività economica e turistica e con l’aggiunta di interventi scriteriati ed illogici
dei Verdi che hanno contribuito alla
crisi. Adesso l’impianto è stato riaperto
per l’effettuazione di manifestazioni
nazionali, con la speranza che finalmente vengano eseguite quelle necessarie
modifiche che rendano l’impianto più
sicuro ed agibile, con il ritorno di
importanti gare internazionali che
ridiano quella fama e notorietà e lo
ricollochino tra gli impianti più conosciuti ed apprezzati, con la conseguente
necessaria crescita economica e turistica
del territorio ennese.
33
t
urismo
Giuseppe monaco
Presidente della Provincia
Regionale di Enna
Turismo a Pergusa
N
on posso non compiacermi per “l’idea” di fare
rivivere la prestigiosa
Accademia Pergusea, che, dopo
alcuni atti d’inattività, si sforza a
ripetere un prestigioso percorso
culturale, in aderenza a nuove
esigenze storiche, ambientali,
sportive, di tradizioni del Lago di
Pergusa e della sua conca. Terra,
acqua, mito, sport. Quattro elementi che certamente rendono
Pergusa tra i luoghi più affascinanti del Meridione. E’ lodevole
ogni iniziativa che l’Accademia
Pergusea, che da questo straordinario sito prende il nome, porta
avanti per la conoscenza e la
valorizzazione di questo luogo
privilegiato dove la natura in passato ha dato luogo al mito di
Proserpina. Su questo scenario si
sono fermate le sensibilità di
Ovidio, Claudiano, Callimaco,
scrittori e poeti, pittori, che si
sono ispirati alla mitologia e alle
bellezze naturali. Le caratteristiche peculiari dell’ambiente
hanno fortemente favorito lo sviluppo della flora e di particolare
fauna nel lago, con sorprendente
quantità di uccelli stanziali, ma
soprattutto numerose risultano le
34
specie che prediligono questo
splendido lembo di Sicilia per
fare sosta. La Provincia Regionale
ha sempre mostrato grande attenzione a tutte le realtà pergusine e,
con costante impegno ha contribuito alla sua valorizzazione nel
campo sportivo, ambientale,
agronomico-alimentare, promuovendo il territorio per mettere in
moto un’economia che, purtroppo, è stata nei secoli trascurata
nonostante una vocazione riconosciuta da tutti ma considerata da
pochi : il turismo. La Provincia,
sin dal nascere, ha investito molto
sull’autodromo, ha puntato ad
attirare eventi, meeting e turisti,
per creare un indotto che non si
limiti esclusivamente alla stagione motoristica.
Stiamo vivendo un momento difficile. L’attuale, diffuso senso di
preoccupazione, di sfiducia nel
futuro è causa della crisi economica, istituzionale e sociale, che
ha una dimensione ampia e radici profonde. L’ambito di fondamentale importanza per avviare il
cammino della ripresa di Pergusa
è il turismo, incentivare e sostenere la cultura perché, solo attraverso il sapere, il conoscere e l’impe-
gno sociale, si potranno recuperare – ed incentivare – bellezze
naturali e situazioni ambientali,
che spesso non vengono considerati. Serve un raggruppamento di
forze economiche e istituzionali
attraverso una visione chiara
delle potenzialità del territorio
pergusino, che annovera Cozzo
Matrice, un sito archeologico di
grande importanza, che va riscoperto e valorizzato per una fruizione adeguata e razionale, anche
in sinergia con la Villa del Casale
e Morgantina con la sua Dea.
Come ebbi a dire sin da subito,
dobbiamo recuperare ritardi che
hanno gettato il territorio ennese
in uno stato di bisogno a livelli
ormai insostenibili. L’obiettivo
della Provincia Regionale, che ho
l’onore di rappresentare, è continuare la collaborazione per gettare le basi verso uno sviluppo articolato ed integrato, integrando le
risorse culturali con le offerte del
territorio (natura, lago, mito,
sport, feste e tradizioni popolari)
e programmare eventi rendendo
fruibili siti e circuiti per arricchire
le occasioni per i turisti, così da
accrescerne la permanenza nella
nostra Provincia.
Giuseppe e Cettina Spampinato
Il Parere di due albergatori
I
l lago di Pergusa è indiscutibilmente una delle realtà più belle
della Provincia di Enna ma forse
una delle meno sfruttate, che oltre
alla sua bellezza evoca degrado e
abbandono, sia per il comune cittadino, sia per un qualsiasi turista.
La sua importanza naturalistica è
nota a tutti noi poiché parliamo
dell’unico lago naturale della
Sicilia, uno specchio d’acqua nel
cuore dell’isola senza emissari, che
si trova su uno dei più importanti
passaggi degli uccelli migratori.
Legato indissolubilmente allo straordinario mito di Cerere e
Proserpina, il lago vanta un notevole fascino faunistico e floristico. E’
senza dubbi un angolo di natura
unico nel suo genere, le cui straordinarie meraviglie e potenzialità
sono state immortalate nelle pagine
di scrittori d’ogni tempo. Proprio
per le sue particolarità si è cercato
di tutelare quest’area con l’istituzione della prima Riserva
Naturale Speciale della Regione
Siciliana, ed inoltre è stata individuata come Zona di Protezione
Speciale (ZPS).
Come mai, allora, risulta cosi difficile dare uno slancio all’economia e
allo sviluppo della nostra provincia, visto che possiamo mostrare
risorse naturali e paesaggistiche di
un ineguagliabile valore? La catalessi che circonda questa nostra riserva naturale, sarà forse dovuta
anche all’incessabile polemica tra
tutela dell’ambiente e sviluppo
economico. Ci dobbiamo chiedere
però se la trascuratezza di questo
posto meraviglioso è veramente un
modo per tutelarlo, o forse dare la
possibilità di proporre iniziative,
legate alla sostenibilità delle
risorse, potrebbe essere l’unico
modo per salvaguardare le nostre
ricchezze genuine. L’importanza
faunistica, storica e turistica del
lago e dei dintorni può solo
favorire ed accrescere la sensibilità
verso una tutela maggiore delle sue
acque e dell’ambiente circostante. Il
potenziale economico, legato alla
presenza dell’autodromo e quello
turistico con il villaggio di Pergusa,
non deve eliminare o sminuire l’interesse ambientale ed ecologico che
permette proprio il medesimo
sviluppo economico. Il Lago di
Pergusa e l’Autodromo sono spesso considerate due realtà contraddittorie, considerazione che ogni
giorno di più fa affondare un patrimonio di cultura e di tradizioni nell’assoluta oscurità. Quell’ autodromo che fino a qualche anno fa ospitava gare d’importanza internazionale, oggi si ravviva solo con
l’arrivo delle belle giornate , nel
fine settimana, popolato maggiormente dal cittadino ennese nella
lotta con i kg di più, o semplicemente alla scoperta di una natura
rigogliosa. La volontà del comune
cittadino potrebbe e dovrebbe
essere un segnale verso la consapevolezza che bisogna rilanciare
le nostre risorse, offrendo una maggiore visibilità, riproponendo alternative valide che affermano uno
strumento di tutela e di valorizzazione eco sostenibile, senza mai
scindere natura ed economia.
Una rivalutazione del territorio
potrebbe farci accorgere che non
abbiamo bisogno di proposte che
stravolgano l’intero ecosistema, del
tipo costruzione di grandi parchi
tematici o l’introduzione di nuove
strutture ricettive o di divertimento. Basterebbe puntare sui nostri
puti di forza: abbiamo già una
costruzione importante, l’autodromo, che potrebbe essere sfruttato
non solo per attività motoristiche
ma anche come punto di raduno
per mostre o fiere. In questo modo
riusciremo a creare un punto d’incontro tra turismo e tradizione.
Spesso la Sicilia viene soprattutto
apprezzata per le sue meravigliose
coste balneare, e l’entroterra ricco
di fascino e di tradizioni quasi
dimenticato, e considerato solo
luogo di passaggio verso mete più
“generose” . Pergusa rappresenta
una proposta turistica di alta qualità, capace di offrire, contestualmente, strutture di ottimo livello
inserite in luoghi ricchi di storia,
una tradizione enogastronomica di
prim’ordine e paesaggi veramente
incantevoli.
Passeggiate, gite in barca, relax, e la
possibilità di scoprire un patrimonio di cultura e tradizioni, attraverso centri d’informazione adeguati
oppure eventi socio culturali
(sagre, fiere o gare ) sono tutti
motivi validi per riuscire a far
restare i turisti sul nostro territorio,
scegliendo questo posto come loro
effettiva meta. Dobbiamo aiutare il
turismo a portare persone a
Pergusa, per dare a questo posto il
suo meritato valore, attraverso la
sensibilizzazione
dell’opinione
pubblica e degli enti locali sul
bisogno di investire in un territorio
che può diventare un’attiva leva
dell’economia locale.
È arrivato sicuramente il momento
di mobilitarci, cominciando da noi
stessi come cittadini fino alle
amministrazioni locali, nell’intento
di risollevare le sorti di una
Pergusa che deve rimanere motivo
d’orgoglio per tutti noi e per tutti i
potenziali turisti. Accendiamo un
riflettore sul Lago di Pergusa al fine
di individuare nuove possibilità di
utilizzo e di valorizzazione, sempre
a rispetto dell’ambiente.
L’immagine della Regione siciliana
può e deve essere promossa anche
attraverso una maggiore tutela di
questa bellissima Riserva Naturale
nel contesto dei circuiti turistici.
Abbiamo a disposizione risorse
naturale uniche e possiamo far
mostra di prodotti agroalimentari
di eccellenza, abbiamo dunque
tutte le carte in regola per migliorare ed è nostro dovere morale salvaguardare e promuovere una
delle più importante risorse del territorio ennese.
35
foto Gino Bellomo
U
n momento della inaugurazione della mostra
“Eccellenze d’Italia Editalia” nella splendida
cornice della “Sala Euno”, sede del Consiglio
Comunale di Enna, sotto lo sguardo di Napoleone
Colajanni, ennese, scrittore e politico italiano, socio
della già gloriosa Accademia Pergusea sorta nel 1762,
garibaldino, medico, deputato nazionale, professore
di Statistica all’Università di Palermo, che dopo avere
svolto un ruolo da leader di fatto dei repubblicani in
Parlamento, muovendosi da promotore di iniziative
parlamentari come l’inchiesta sull’Eritrea (1891) e la
denuncia dello scandalo della Banca Romana (1892),
nei primi anni del decennio fu leader dei Fasci dei
lavoratori siciliani, rompendo duramente con
Francesco Crispi nel 1894 per lo stato d’assedio in
Sicilia. Il Sindaco Paolo Garofano esalta i valori dello
sport e dell’etica, sulla pratica sportiva e la formazione morale. Seguono gli interventi di Nino Vaccarella,
testimonial d’eccezione, che ha ricordato le sue vittorie nel circuito pergusino e i vecchi fasti; di Pino
Grimaldi, unico italiano che ha ricoperto la carica di
Presidente Internazionale dei Lions e, oggi,
Rappresentante Lions all’O.N.U. a Ginevra, che ha
ricordato il suo impegno sportivo-organizzativo
nella prima “Settimana Motoristica Ennese” a fianco
del Direttore dell’A.C.I. dott. Anatolio Papini, proveniente dalla Libia dove aveva diretto il Gran Premio
di Tripoli, una competizione automobilistica corsa dal
1925 al 1940 alla quale fu collegata la Lotteria di
Tripoli. Altri interventi si sono avuti da Nino
36
Gagliano, che ha lumeggiato l’opera di Rino
Mingrino, Ciccio La Delfa, Angelo Barbarino e Sandro
Battaglia in favore di Pergusa, di Salvatore Re,
responsabile regionale di Editalia, azienda del
Gruppo Poligrafico e Zecca dello Stato e da cinquant’anni nel mondo dell’editoria di pregio nonché partner della Ferrari, del Presidente Provinciale del
CONI Roberto Pregadio e dell’Assessore comunale
allo Sport Emanuela Guarasci. Grande successo ha
avuto il raduno “Auto Storiche” che si è svolto nella
piazza antistante al Municipio, organizzato dal
Casten, presieduto da Ninni Gagliano. All’evento
hanno partecipato oltre 20 veicoli provenienti da tutta
la provincia e non solo. Le auto esposte rappresentavano una epoca significativa della nostra vita e l’evolversi della tecnologia. La manifestazione ha dato a
tutti l’opportunità di ammirare belle auto degli anni
passati che hanno fatto la nostra storia. Complice
anche la bella giornata, centinaia erano gli appassionati, o i semplici curiosi, e l’entusiasmo e l’eccitazione
per questo gradito evento era palpabile. Durante la
giornata, i presenti hanno potuto scoprire opere d’arti presentate da Editalia e dall’ingegnoso creativo siciliano Ciccio da Cefalù. Gli organizzatori vogliono ringraziare tutti i partecipanti e tutti coloro che hanno
reso possibile questo evento. Il nostro augurio è che
anche in futuro ci possano essere altre occasioni come
questa. Il nostro auspicio è che la buona riuscita di
questa giornata possa servire al rilancio dell’Anello
del Mito.
37
Tra archeologia e natura: il Parco
di Gaia Raffiotta
C’
è stato un tempo in cui la Sicilia era una
vera potenza industriale; c’è stato un
tempo in cui proprio l’entroterra siciliano era il cuore pulsante di questa industria.
Era l’epoca della rivoluzione industriale, quando
lo zolfo veniva chiamato “oro giallo”. Si scoprì
allora che da questo minerale si poteva ricavare,
oltre alla polvere pirica, l’acido solforico, elemento essenziale per la neonata industria chimica
poiché utilizzabile per molteplici applicazioni.
Nella prima metà del XIX secolo si scatenò così
una vera e propria caccia allo zolfo che consentì
alla Sicilia, ricchissima di giacimenti, di mantenere per lungo tempo il primato mondiale di
produzione di questo minerale. Basti pensare che
in questo periodo storico le industrie chimiche
europee, americane e giapponesi dipendevano
quasi esclusivamente dallo zolfo siciliano. Tra le
oltre duecento aree minerarie in Sicilia, quelle di
Floristella e Grottacalda, entrambe nel territorio
ennese, erano tra le più estese e produttive.
Il primato dello zolfo si conservò fino a metà del
Novecento, quando la produzione siciliana entrò
in crisi a causa di una maggiore concorrenza
estera, del permanere di strutture di tipo feudale e
dell’uso di metodi estrattivi ormai superati. Di
38
certo, però, nessun rimpianto ci sfiora guardando
indietro a quel momento. Innanzitutto perché
nonostante il monopolio in Sicilia non si riuscì
mai a creare una società industriale che ruotasse
attorno a questa risorsa, ma permase sempre una
condizione di subalternità ai mercati esteri sia per
le modalità di produzione che del commercio.
Inoltre la produzione di zolfo qui coincise con lo
sfruttamento impietoso di uomini e bambini
costretti a condizioni di lavoro estreme e misere
paghe.
Questo lungo, e a tratti tragico, capitolo della nostra storia ci viene raccontato dalle numerosissime
testimonianze presenti nel Parco Minerario di
Floristella-Grottacalda, che accorpa le due omonime miniere contigue, estendendosi per circa 400
ettari. Il Parco è uno dei più rilevanti insediamenti di archeologia industriale del sud Italia; visitarlo vuol dire accedere ad un enorme museo a cielo
aperto in cui la produzione zolfifera è documentata dalla fine del 1700 fino al 1986, anno in cui la
miniera di Floristella chiuse infine i battenti.
L’attività di estrazione e lavorazione dello zolfo è
testimoniata nel suo sviluppo storico; per quanto
riguarda il processo di raffinazione si sono conservate sia le antiche calcarelle, forni piuttosto rudi-
t
erritorio
Minerario Floristella-Grottacalda
mentali per la fusione dello zolfo, che la loro naturale evoluzione, i calcaroni, successivamente
affiancati dai più moderni forni Gill.
Nella zona più antica del Parco una vasta area è
disseminata da un centinaio di cunicoli: si tratta
delle discenderie, gallerie spesso scavate in coppie parallele e collegate fra loro, che si insinuavano nel sottosuolo fino a raggiungere i banchi di
zolfo. Oggi osservando questi inquietanti reperti
sembra incredibile immaginare come per anni essi
siano stati il percoso attraverso il quale i lavoratori delle miniere raggiungevano le viscere della
terra, a 180 metri di profondità. Le discenderie
vennero poi rimpiazzate dai più moderni pozzi di
accesso alle miniere, anch’essi visibili e ben conservati nel Parco.
La stessa superficie dell’area costituisce una
memoria tangibile dell’attività mineraria, essendo
in gran parte formata da rosticci, ovvero residui
prodotti dalla lavorazione dello zolfo che negli
anni si sono depositati fino a costituire un’estesa
copertura del suolo.
A dominare l’intero bacino sorge, su un rilievo, il
maestoso Palazzo Pennisi, residenza degli antichi
proprietari del feudo, oggi restaurato e sede di
esposizioni sulla civiltà mineraria siciliana. La
maestosità dell’edificio confrontata con la sobrietà
del luogo rende immediatamente l’idea della profonda ingiustizia sociale dell’epoca.
Il valore del Parco non sta solo nell’essere una testimonianza unica di archeologia industriale, ma
anche nelle sue particolarità paesaggistiche e naturalistiche. Tra queste, la sorgente di acque sulfuree che alimenta il piccolo torrente Floristella e
le cosiddette Maccalube (dall’arabo maqlùb, terra
che si rivolta), piccoli “vulcani di fango” all’interno di un’area desertificata del Parco che emettono
continuamente metano e acqua ferruginosa,
dando vita ad un raro fenomeno geologico
davvero affascinante. Il paesaggio, un tempo reso
arido e brullo dall’anidride solforosa, dopo la
chiusura della miniera è stato oggetto di un’opera
di rimboschimento grazie alla quale oggi è nuovamente ricoperto da una ricca vegetazione.
Diventato da qualche anno una struttura periferica dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e
Identità Siciliana, il Parco Minerario FloristellaGrottacalda, con la sua doppia anima, archeologica e naturalistica, rappresenta uno splendido
esempio di riconversione di un territorio che però
non rinnega il suo passato, ma celebra il valore di
una memoria tanto dolorosa quanto necessaria.
39
L’InSEdIAMEnTo IndIGEno
ELLEnIzzATo SU Cozzo MATrICE
di Rossella Nicoletti
U
L
e meravigliose balsamiche fraganze estive e le dolci
ebbrezze del clima, dagli orizzonti vasti ed incantevoli, palpitanti del divin senso gentile, che natura
v’imperse con geometria ed immortale sapienza estetica, hanno regalato una splendida occasione di cultura e di conoscenza di un nostro inestimabile gioiello archeologico. E’ stata effettuata una visita
guidata sotto forma di itinerario archeologico
all’insediamento rupestre d’epoca remota posto
su un rilievo sopra il lago di Pergusa, organizzata
dalla biologa dell’Università Kore di Enna Rosa
Termine, in collaborazione dell’Accademia
Pergusea, della Scuola F. P. Neglia, della Dante
Alighieri, del Club Unesco e dalla Soprintendenza
Beni Culturali e Ambientali di Enna e finalizzata
alla "riscoperta dell'identità culturale e della conoscenza archeologica del nostro territorio".
Numerosi sono stati gli intervenuti, allietati da
una cospicua presenza di studenti medi ai quali è
stato consegnato un cappellino dell’Accademia
Pergusea per proteggersi dal sole. Durante la visita è stato collocato simbolicamente un pannello
redatto dagli alunni della Scuola Neglia nell’ambito di un progetto sulla Legalità, che ha attenzionato proprio l’Area Archeologica di Cozzo
Matrice. Rosa Termine e la Dott.ssa Francesca
Valbruzzi,
dirigente
archeologa
della
Soprintendenza hanno fatto gli onori di casa illustrando il sito unitamente all’archeologa Dott.ssa
Rossella Nicoletti.
La manifestazione nasce per divulgare il senso di
appartenenza al territorio, accanto alla necessità
di tutela ambientale e del ritrovamento dell’identità culturale. Nel sito visitato la mitologia ha collocato il ratto di Proserpina : Cozzo Matrice è ricco
di testimonianze archeologiche legate a questo
mito, come la grotta attraverso la quale Plutone
condusse negli inferi la figlia di Demetra e di
un’area sacra dedicata alle divinità ctonie. n.g.
40
n paesaggio naturale incantevole, una vista
mozzafiato sulla vallata ad oriente e sul bacino
del lago di Pergusa a Sud, con il cerchio di colline verdi che lo avvolge: è questo lo spettacolo che
Cozzo Matrice può offrire a chi volesse oggi fare una
piacevole passeggiata fin sulla cima della collina. E
queste, certamente, alcune delle peculiarità per cui fu
prescelta, in passato, per ospitare il principale degli
insediamenti che dovettero caratterizzare tutti i rilievi
di questo comprensorio attorno al lago.
La nostra conoscenza archeologica di questi territori ha
inizio alla fine dell’ ‘800, quando un antiquario ennese
mostrò all’archeologo roveretano Paolo Orsi, allora
ispettore a Siracusa, alcuni materiali provenienti da
necropoli della località “Conventazzo”, a Sud-Est del
Lago. Di questi Orsi fece un veloce accenno, affermando che si trattava di materiale indigeno e greco della
facies di Licodia Eubea . A ritornare sul luogo e a presentare un quadro più dettagliato del materiale proveniente dalle tombe di Conventazzo fu L. Bernabò Brea
il quale, invitato qui nel 1944 da parte del Maggiore
Del Radice, Capo della Commissione Alleata di
Controllo della Provincia di Enna, effettuò un’ulteriore
campagna di ricognizione che lo portò all’individuazione di “almeno uno degli abitati a cui le necropoli del
Lago di Pergusa appartengono”, quello appunto su
Cozzo Matrice.
Una volta individuato l’insediamento tuttavia, fu
necessario attendere il 1979 perché questo venisse
esplorato con scavi archeologici sistematici diretti da
Enza Cilia , responsabile della Sezione archeologica
della Soprintendenza BB.CC.AA.: tali esplorazioni
ebbero come risultato l’individuazione della cinta
muraria e lo scavo delle tombe a grotticella già segnalate da Bernabò Brea e contenenti materiali indigeni e
di importazione corinzia insieme a lekythoi samie,
coppe ioniche e ceramica attica, tutti risalenti al VI – V
secolo a.C. Nei pressi della necropoli fu contestualmente messo in luce un edificio semi-ipogeico destinato
probabilmente a scopi rituali funerari e, sulle terrazze
sovrastanti la necropoli, ambienti pertinenti, con ogni
probabilità, all’abitato. Sulla sommità della collina infine, davanti all’ingresso della grotta che la tradizione, a
partire dalla suggestione fornita da Diodoro Siculo,
vuole essere quella da cui venne fuori Ade per rapire la
giovane Kore, furono messi in luce resti di strutture e
materiali forse legati alla pratica di un culto per le divinità ctonie.
L’influsso della cultura greca ormai penetrata anche in
queste aree interne della Sicilia, non solo è riscontrabile da un punto di vista materiale, ma è ormai pienamente tangibile nell’assimilazione di forme rituali
funebri che trovano la loro espressione nell’architettura tombale stessa. I prospetti con timpano, il soffitto a
doppio spiovente e la presenza di banchine sono
l’espressione di un rito funebre che mette in scena il
a
mbiente
banchetto e la c.d. “ideologia simposiaca” con disposizione su kline del defunto e corredo costituito da vasi
da simposio.
La stessa assimilazione di un culto locale per le divinità ctonie al culto greco per Demetra e Kore non è certo
privo di significato in termini di “acculturazione”; né
insignificante è la scelta di un culto essenzialmente
riservato alle donne, oggetto esse stesse, probabilmente, dell’interesse dei coloni che penetravano nell’entroterra e che comprendevano bene l’importanza di costituire legami di tipo matrimoniale al fine di ottenere un
qualsivoglia controllo del territorio.
Quali siano state le vere ragioni della fine di questi centri non sembra al momento definibile. Non riteniamo
tuttavia possibile attribuire queste circostanze, comuni
a quasi tutti gli insediamenti individuati nell’area, a
una semplice coincidenza. La costruzione del muro di
fortificazione su Cozzo Matrice ci fa supporre l’esistenza di un pericolo al quale non si comprende come
abbiano risposto gli altri insediamenti limitrofi, apparentemente privi di sistemi difensivi: se supponiamo
che i rapporti tra gli stessi siano stati pacifici, possiamo
avanzare l’ipotesi che ci sia stato un riassetto dal punto
di vista urbanistico e che si sia abbandonato il sistema
di occupazione per villaggi a vantaggio del sorgere di
centri più grandi e con un assetto urbanistico più
maturo, forse già influenzato da modelli di tipo grecocoloniale.
Si potrebbe dunque pensare ad un trasferimento strategico, forse pilotato da una colonia egemone, a vantaggio di una posizione indubbiamente molto più forte e
“inespugnabile”, come quella del monte su cui sorge
Enna. Su questo grande altopiano, da ogni parte difeso
naturalmente, si svilupperà un centro di età classica ed
ellenistica, fasi per le quali la ricerca archeologica ci
restituisce monete e corredi funerari databili tra la fine
del V e il IV sec. a.C.
Naturalmente le risposte a questi interrogativi non
possono che venire dal prosieguo della ricerca archeologica, che dagli inizi degli anni ’80 non ha più trovato
applicazione se non tramite brevi saggi che hanno pur
avuto il merito di testimoniare una frequentazione del
sito di Cozzo Matrice anche in epoche preistoriche,
inquadrabili alla fine dell’età del Rame.
Ma alla pur fondamentale attività di ricerca sarà necessario far precedere una preliminare azione di recupero
e valorizzazione di quanto finora portato alla luce, al
fine di rendere fruibili queste testimonianze e far prendere coscienza alle comunità locali di quanto il nostro
passato ci può restituire e, ancora, insegnare.
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Sezioni operative
Cultura
Tradizioni
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Sport
Ha lo scopo e il compito di
promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche e territoriali
nelle loro più elevate espressioni e universalità della cultura, anche attraverso la rivista
Pergusapiù.
Si prefigge di riscoprire l’insieme di usi e costumi, di stile di
vita, di consuetudini locali. Ed
anche della gastronomia.
Mira alla tutela, conservazione,miglioramento e valorizzazione della Conca pergusina.
Ha per fine il recupero e il
potenziamento della varie attività ludiche, sportive e agonistiche.
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presidente
Salvo AmICo
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Nino vACCARELLA
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Coordinamento delle sezioni
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