Questo virus deve essere ricercato in tutte le donne
incinte?
Sicuramente l’esecuzione del test è raccomandato nelle donne
che hanno uno o più fattori di rischio.
- Perché è possibile essersi infettati senza saperlo.
- Perché l’infezione può essere trasmessa al bambino.
SE HAI UN’INFEZIONE DA HCV DOVRESTI:
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Proteggere il tuo fegato, evitando l’assunzione di alcolici,
adottando un regime alimentare equilibrato e non assumendo
nuovi farmaci senza aver consultato il tuo medico.
Valutare, durante la gravidanza, gli esami bioumorali
del fegato (le transaminasi) e lo stato dell’infezione (la
quantità del virus).
Una delle attività principali della Associazione EpaC è
quella di redigere e divulgare materiale informativo che
risponda alle domande dei malati in modo semplice, chiaro ed esaustivo. L’infezione materna è di fatto un problema
che sta causando ansie, dubbi e notevoli problemi nelle
donne affette da epatite C che desiderano avere un figlio o
che hanno scoperto la presenza dei virus durante la gravidanza. Questo opuscolo intende colmare un vuoto informativo e ci auguriamo che possa costituire un prezioso
aiuto per vivere con maggior serenità un evento di straordinaria bellezza quale la nascita di un figlio.
La gravidanza
nelle donne affette
da EPATITE C
L’EPATITE C
L'epatite C è una malattia infiammatoria del fegato causata dal
virus C (HCV). Il virus si trasmette mediante il contatto con il
sangue di una persona infetta, pertanto le modalità di contagio
si identificano con le seguenti categorie a rischio:
CATEGORIE A RISCHIO
Persone che si sono iniettate droghe anche per un periodo
limitato di tempo o che attualmente fanno uso di droghe
Chi ha ricevuto trasfusioni di sangue
o di prodotti sanguigni prima del 1990
Chi ha condiviso con altri individui
dispositivi per iniettare farmaci
Materiale informativo
realizzato grazie al contributo dei consulenti scientifici
dell’Associazione EPAC
Persone con tatuaggi
o che si sono sottoposte a “body piercing”
Persone che si sono punte con siringhe infette
Patrocinato da
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Emofilici
Rivolgerti al tuo medico se avverti la comparsa di prurito
perché può essere un sintomo di compromissione del fegato.
Dializzati
Soggetti ad alta ospedalizzazione
Operatori sanitari a contatto con persone a rischio
Associazione Italiana Studio Fegato
Conviventi di persone infette dal virus HCV
Figli di madri infette dal virus HCV
Per ulteriori informazioni
In che modo non si può trasmettere il virus HCV
Opuscolo informativo elaborato dalla
Associazione EpaC Onlus
Associazione EpaC Onlus
Vimercate (MI)
Tel. 0396612460
Sito internet: www.epac.it
Per contribuire alle attività dell’Associazione:
Conto Corrente Postale N°: 56350069
intestato ad Associazione Epac Onlus
Conto Corrente Bancario N° 82174
c/o Banca Popolare di Bergamo - Fil. Vimercate
ABI:05428 - CAB: 34070 - CIN: A
- Il virus dell'epatite C non si trasmette per via aerea.
- Non si diffonde:
a) Starnutendo o tossendo; b) stringendo la mano; c) baciando; d) usando lo stesso bagno; e) mangiando cibo preparato
da qualcuno che ha il virus dell'epatite C; f) tenendo un bambino in braccio; g) nuotando nella stessa piscina.
Diagnosi
Realizzato con i fondi raccolti da
La Fabbrica del Sorriso
Il test da fare per scoprire se si è venuti a contatto con il virus si
chiama ANTI HCV.
Il test di approfondimento che rivela la presenza del virus nel
sangue si chiama HCV-RNA.
In caso di positività: in accordo e con il supporto del proprio
medico curante è necessario recarsi da uno specialista in
gastroenterologia, epatologia o malattie infettive.
COPPIE INDECISE
ED EPATITE C
GRAVIDANZA
ED EPATITE C
IL NEONATO
ED EPATITE C
Il liquido seminale del padre può trasmettere l'infezione al feto?
Quanti e quali sono i rischi di infettare il neonato se la
madre è affetta da epatite C?
Benché vi sia discordanza tra i vari studi se vi sia o meno la presenza di HCV-RNA infettante nel liquido seminale del maschio,
tutti sono concordi che la eventuale sequenza infettante NON è
presente nella frazione contenente cellule spermatiche attive.
Pertanto, anche se non si può escludere con certezza assoluta
l'infettività del liquido seminale, l'infezione non si può trasmettere al feto per questa via.
Globalmente il rischio di trasmissione dell'infezione da madre con
epatite C al proprio figlio è circa del 5%. I fattori di rischio più
importanti sono:
1) La viremia materna, ovvero la quantità di virus presente nel
sangue circolante. Se non c'è evidenza di viremia nel siero
materno durante la gravidanza (HCV-RNA negativo) il rischio di
trasmissione dell’infezione al neonato è quasi inesistente. La
presenza di viremia molto elevata aumenta il rischio di
trasmissione.
2) La tossicodipendenza materna, attiva o pregressa aumenta il
rischio di trasmissione, probabilmente perché causa
indebolimento delle difese immunitarie.
3) La coinfezione materna con virus C e virus dell'AIDS (HIV) è
associata ad un maggior rischio di trasmissione del virus
dell’epatite C, sia per l'immunodepressione indotta dall'HIV, sia
perché la mamma HIV positiva è spesso anche tossicodipendente.
È possibile allattare per una madre con infezione da
virus dell'epatite C? SI
Quali sono i rischi e quali le precauzioni da prendere?
Ammesso che il neonato si contagi con il virus, a quali
problemi di salute andrà incontro durante
l'adolescenza?
L'allattamento al seno è consigliato. Nessuno studio ha
dimostrato che l’allattamento aumenta il rischio di trasmissione.
Solo se la madre ha acquisito un’epatite acuta C nel terzo
trimestre di gravidanza, oppure è HIV coinfetta, l’allattamento è
controindicato. La madre deve comunque assicurarsi di
proteggere i capezzoli in modo da prevenire fissurazioni, ragadi
e sanguinamenti.
La malattia di fegato che si associa all'infezione da virus C è di
solito modesta durante tutta l'età pediatrica: non dà
abitualmente sintomi e non influenza lo sviluppo psicofisico.
Tuttavia non tende alla guarigione spontanea e la persistenza di
danno epatico per molti anni può indurre una fibrosi più o meno
severa nell'età adulta.
Le donne affette da epatite C e indecise sulla gravidanza cosa possono fare?
Una donna anti-HCV positiva che desidera un figlio deve rivolgersi ad un centro competente per un’accurata valutazione epatologica. Se la donna è negativa al test HCV-RNA il rischio di trasmissione è virtualmente assente. Se è HCV-RNA positiva e vi
sono le condizioni idonee per effettuare una terapia, può essere
proposto un ciclo di trattamento antivirale prima dell’eventuale
concepimento.
(Durante l’eventuale trattamento e per i 6 mesi successivi devono
essere adottati metodi contraccettivi di provata efficacia).
Se la terapia è controindicata, rifiutata o inefficace, sarà comunque opportuno un colloquio esaustivo con il medico di fiducia e
lo specialista.
Una donna affetta da epatite C può rischiare un aggravamento epatico affrontando una gravidanza?
NO. In una donna con epatite cronica da virus C la gravidanza
non costituisce un rischio di aggravamento della malattia del
fegato.
Ci sono altri fattori di rischio da tenere in considerazione per
una donna affetta da epatite C che desidera avere un figlio?
NO. Oltre ai fattori di rischio già considerati ne sono stati esaminati
altri: fattori virali (genotipo), epatologici (livelli di transaminasi)
materni e ambientali (trasmissione dell'infezione già verificatasi in
una precedente gravidanza, rischio ostetrico e allattamento).
È possibile azzerare i rischi di contagio?
Di fatto NO a meno di non eseguire, lontano dalla gravidanza, un
trattamento antivirale con esito favorevole.
In quale momento potrebbe avvenire il contagio?
L'infezione viene trasmessa nella grande maggioranza dei casi
durante parto, quando è maggiore il rischio di commistione tra
sangue materno e fetale, tant'è che il bambino diventa HCV-RNA
positivo per lo più tra il secondo e il terzo mese, dopo un periodo di
incubazione compatibile con infezione contratta alla nascita. Il
riscontro occasionale di HCV-RNA positività alla nascita su sangue
non cordonale, ha fatto ritenere possibile anche la trasmissione
intrauterina ma non ci sono certezze in merito.
Non esiste nessuna evidenza scientifica che la presenza del virus
dell’epatite C possa condizionare la scelta del tipo di parto (naturale
o cesareo).
Quali esami vanno fatti al neonato per essere certi che
il contagio è stato scongiurato?
Secondo le linee guida elaborate dalla Commissione
Epatologica della Società Italiana di Gastroenterologia ed
Epatologia Pediatrica:
Se, durante la gravidanza, la madre è anti-HCV positiva ma
HCV-RNA negativa, è sufficiente sottoporre il bambino ad un test
per anticorpi anti-HCV dopo 18-24 mesi dalla nascita. Se il test
è positivo significa che vi è stata infezione, (poiché gli anticorpi
acquisiti passivamente dalla madre alla nascita sarebbero già
dovuti scomparire) e quindi si procede ad eseguire gli altri
esami clinici di approfondimento.
Se, durante la gravidanza, la madre è HCV-RNA positiva si
esegue una valutazione delle transaminasi e dell’HCV-RNA del
bambino al terzo mese di vita. Se il bimbo risulta HCV-RNA
positivo si esegue una seconda valutazione al 6° mese e se la
positività persiste significa che vi è infezione. Se, invece, al terzo
mese il bimbo è HCV-RNA negativo e con transaminasi normali,
si farà solo un test anticorpale a 18-24 mesi.
Il bambino cui viene riscontrata infezione andrà seguito
regolarmente dal pediatra per il corretto monitoraggio
dell’infezione cronica.
Quali prospettive terapeutiche ha un bambino affetto da
epatite C?
Le esperienze pediatriche di terapia dell’epatite C sono tuttora
molto limitate poiché si tende a curare i bambini in età
adolescenziale ed i benefici terapeutici sono sostanzialmente
sovrapponibili a quelli ottenuti negli adulti.
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