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Pintacuda nel racconto di Pino Toro, uno dei suoi
'ragazzi'
"Se ne è andato il nostro profeta
nuovo"
Erano anni difficili quelli in cui padre Ennio si trovava a parlare
con gli universitari di morale e nuovi valori nella politica siciliana.
Un gruppo di studenti fondò insieme a lui "Città per l'uomo",
movimento cattolico che partendo dalle parrocchie e dai quartieri,
divenne un punto di riferimento anche in ambito nazionale
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Appuntamenti
Uno dei suoi ragazzi. Era tra gli universitari palermitani che
vissero la contestazione del '68, quelli a cui padre Pintacuda parlò
con forza della necessità di una trasformazione nelle coscienze.
Pino Toro fu anche tra i fondatori del movimento cattolico "Città
per l'uomo", l'officina dentro la quale furono plasmate le menti
della nuova classe politica palermitana, quelle della "Primavera" e
dell'impegno morale.
Rubriche
› La Metafora viva!
"La società palermitana di quegli anni viveva come in una palude
- racconta Toro - c'era un grande ristagno anche nel mondo
politico: le crisi si succedevano agli scandali e la mafia aveva il
sopravvento su tutte le attività governative. Iniziarono a cadere le
teste dei servitori dello Stato. Noi studenti respiravamo il vento
delle contestazioni sessantottine".
Come è iniziata la sua amicizia con padre Pintacuda?
"Proprio all'Università. Padre Ennio veniva a parlare con noi di
quello che succedeva in città e insieme cercavamo delle chiavi
interpretative. Scrisse anche un opuscolo sulla mafia e lo sviluppo
che ebbe una grande risonanza. Era un grande animatore, ci
stimolava, ci dava la forza per attuare delle trasformazioni. Aveva
poi un occhio di riguardo per gli studenti fuori sede, come me. Fu
lui a insistere perché il suo ordine destinasse l'istituto San Saverio
all'opera universitaria".
Da questi incontri nacque il movimento cattolico "Città per
l'uomo".
"Sì, padre Pintacuda era uno degli animatori insieme ad altri
gesuiti. Il luogo del dibattito e dell'aggregazione è stato per
moltissimo tempo il Sisas, centro dei padri gesuiti. Il nostro
partito nacque nelle parrocchie, poi si propose per le lezioni di
quartiere ed ebbe un notevole successo, e infine arrivò ad avere
due consiglierei comunali".
Cosa aveva di diverso il vostro partito rispetto alle altre
formazioni?
"La questione morale è innanzitutto stata sempre al centro della
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nostra azione. Volevamo cambiare le cose, non con i numeri dei
nostri candidati al consiglio, ma con i valori. Ricordo che fummo
noi a imporre agli altri partiti nuove regole per le liste elettorali e
De Mita quell'anno venne a Palermo predicando agli elettori che
un cambiamento ci sarebbe stato anche nella sua Dc. Di tutto
questo, padre Pintacuda fu l'anima e il portabandiera".
Quali sono stati i vostri rapporti con il partito "la Rete"?
"Bhè, Orlando ha mutuato le idee di Città per l'uomo e ritengo che
la sua è la continuazione della nostra esperienza in una struttura
di livello nazionale. Ma noi ritenevamo che quello non era il
momento di fare fratture partitiche, volevamo l'aggregazione. Il
nostro partito subì una scissione e padre Ennio si allontanò per il
suo nuovo progetto".
Le vostre strade si sono completamente separate da
allora?
"No, è rimasto un rapporto personale affettuoso e la volontà di
una crescita comune. La sua scomparsa mi turba profondamente.
Se ne è andato un politico-gesuita che inventava con noi ragazzi
risposte nuove a problemi vecchi, che ci ha aiutati nel momento
della grande trasformazione palermitana: è stato per noi un
profeta nuovo".
Maria Angela Vacanti (05 settembre 2005)
Pintacuda, il profeta della nuova politica
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