Opuscolo informativo
I pidocchi o
pediculosi del capo
I pidocchi sono ectoparassiti, specie-specifici per l'uomo nei confronti del quale si
comportano
come
veri
e
propri
"predatori
di
sangue".
L'uomo può essere parassitato da 3 sottospecie di pidocchi:
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pidocchio del capo
pidocchio del corpo
pidocchio del pube
I pidocchi sono parassiti che si cibano di sangue umano: infatti si comportano come dei
"vampiri" (solenofagi) in quanto succhiano il sangue che prelevano dal derma, grazie
all'apparato buccale di cui sono dotati. Essi, infatti dopo essersi ancorati all'epidermide con i
denti, fanno penetrare nel derma gli stiletti, che si orientano verso un vaso sanguigno, lo
perforano e danno così avvio alla nutrizione.
La saliva che l'insetto riversa nella ferita è antigenica; conseguentemente il tessuto reagisce
con una reazione infiammatoria, che si esprime con prurito e dermatite (es. papule
eritematose).
I pidocchi dipendono completamente dall'ospite sia per la nutrizione che per il calore; infatti
possono sopravvivere fuori dal corpo umano solo pochi giorni; le larve invece resistono a
temperatura ambiente sino a 10 giorni.
Il sintomo principale dell’affezione, nel caso del pidocchio del capo, è costituito da prurito al
cuoio capelluto, che può portare ad escoriazioni, con lesioni da grattamento, sovrainfezioni e
linfoadenopatie cervicali. Il prurito può persistere per breve tempo dopo il trattamento,
senza che questo indichi il fallimento della terapia; il prurito può sussistere in caso di
reazioni di ipersensibilità alla saliva dei pidocchi o essere riconducibile ad una eziologia
psicogena (parassitofobia).
Il pidocchio del capo si riconosce ad occhio nudo. Anche le uova piene e quelle svuotate
sono facilmente identificabili, e si localizzano preferibilmente nelle regioni parietali,
retroauricolari e nelle occipitali. Raramente il PHC infesta la barba, le ciglia ed altre sedi
pilifere.
Il PHC non è veicolo di infezioni, ovvero non provoca la diffusione di microrganismi patogeni
per l’uomo.
La
diffusione
L’infestazione causata dal pidocchio del capo (PHC) è più frequente nei bambini (dai 3 agli 11
anni, soprattutto di sesso femminile) rispetto agli adulti, nelle aree urbane rispetto a quelle
rurali. Si stima che il 10% dei bambini in età scolare possa essere infestato da PHC. La
frequenza è molto bassa nella razza negra, per il tipo di capelli che non consentono al parassita
di aderire al fusto del pelo Il contagio avviene quasi esclusivamente per trasmissione diretta
da un individuo infestato, oppure indirettamente – anche se si tratta di un’eventualità più rara
– per contatto con pettini, spazzole, cappelli o altri indumenti o con la biancheria del letto.
La pediculosi del capo è una infestazione riscontrabile in persone di tutti i gruppi socioeconomici; fattori considerati di rischio, quale la scarsa igiene personale o la lunghezza dei
capelli,
sembrano
avere
un
ruolo
marginale
o
addirittura
nullo.
L’infestazione registra la più elevata incidenza a fine estate – inizio autunno
Per quanto riguarda il pidocchio del capo, l’infestazione è causata dal Pediculus Humanus
Capitis (PHC). Si tratta di un insetto di 1- 4 mm di lunghezza, senza ali, dotato di 6 zampe
fornite
di
artigli
che
gli
consentono
di
avvinghiarsi
al
fusto
del
capello.
Nel corso della sua vita (ca. 28-30 gg), la femmina è in grado di deporre ca. 300 uova (7-8 al
giorno). Le uova o lendini, di colore giallastro, sono cementate al capello grazie ad un
materiale chitinoso che la femmina secerne attraverso un sistema ghiandolare specifico.
Nei climi temperati le uova sono depositate nel punto in cui il capello fuoriesce dal follicolo,
cioè il più vicino possibile al cuoio capelluto, per sfruttare il calore del corpo. Le uova, di forma
ovale, hanno un opercolo che chiude la terminazione libera dell’uovo. Dopo 7-10 giorni di
incubazione l’opercolo viene espulso dalla ninfa che si trova all’interno dell’uovo. La ninfa
completa
la
sua
maturazione
in
ca.
10
giorni.
La durata dell’infestazione, sia del capo che del pube, è pertanto stimabile, in modo
approssimativo, misurando la distanza fra la superficie cutanea e la posizione delle uova sul
fusto del pelo. Il PHC può sopravvivere al di fuori del capillizio sino a 55 ore
Come si frena il propagarsi dell'infestazione da pidocchi? Ecco alcuni consigli utili:
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Prima di tutto intervenire con l'applicazione di un prodotto farmacologico specifico
contro i pidocchi.
Far seguire al trattamento farmacologico contro i pidocchi l’uso frequente di un pettine
a denti molto fini per rimuovere le lendini non più vitali.
Controllare accuratamente ogni 2-3 giorni i componenti del nucleo familiare e le altre
persone che possono essere entrate in stretto contatto con il soggetto infestato. Nel
caso che il contagio sia avvenuto anche in un solo familiare, devono comunque essere
trattati contemporaneamente anche tutti gli altri componenti del nucleo.
Lavare con acqua bollente i tessuti che il soggetto infestato può aver toccato nei due
giorni precedenti il trattamento (indumenti personali, biancheria da letto, asciugamani).
Lavare pettini, spazzole e fermagli dopo averli immersi per 1 ora in acqua bollente con
detersivo.
Non utilizzare in comune pettini, spazzole, o cappelli.
Conservare in un sacchetto di plastica ben chiuso per due settimane gli oggetti o i giocattoli
(ad es. animali di pelouche) che non possono essere lavati in acqua o a secco
I consigli per un corretto uso del trattamento antipidocchi:
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Se, dopo 8-12 ore dall’applicazione del prodotto, qualche insetto è ancora visibile ma
i suoi movimenti sono lenti, non occorre ripetere il trattamento.
Se invece, non sono rintracciabili insetti morti e si ha l’impressione che gli insetti siano
vitali come prima, è consigliabile consultarsi con il proprio medico o farmacista.
Non trattare la persona infestata più di 3 volte con lo stesso prodotto. Nel caso che il
trattamento risultasse inefficace, consultare il proprio medico o il farmacista per un
intervento alternativo.
Non utilizzare contemporaneamente o mescolare insieme prodotti diversi, indicati
contro i pidocchi.
E’ utile controllare i capelli e passarli con un pettine a denti fini ogni 2-3 giorni per 23 settimane, sino a quando non si è sicuri di aver eliminato completamente gli insetti e
le uova.
Ricordate che tagliare i capelli non serve a nulla, in caso di pidocchi!
I pidocchi o pediculosi del capo
Ogni anno nelle scuole i piccoli insetti tornano a far parlare di sé e a preoccupare i
genitori. Pur presenti in ogni stagione, essi prediligono i luoghi affollati dove il contatto
tra testa e testa è più facile. Non sono pericolosi per la salute ma possono provocare
prurito ed essere causa di ferite da grattamento; qualche semplice precauzione ne limita
la diffusione. La presenza di pidocchi nei capelli non è indice di cattiva igiene, come
spesso si è soliti pensare. Spesso gli insetti non danno alcun segno di sé o al massimo un
po' di prurito. Possono colpire chiunque, adulti e bambini, ed è facile il riscontro di
epidemie in comunità scolastiche o sportive.
COSA SONO?
I pidocchi sono piccoli insetti di colore grigio-biancastro. Di
solito vivono sui capelli e si cibano di sangue pungendo il cuoio
capelluto dove depositano un liquido che può provocare
prurito.
Si riproducono attraverso le uova che si chiamano lendini.
La femmina del pidocchio vive 3 settimane e depone circa
300 uova, soprattutto all'altezza della nuca, sopra e dietro le
orecchie, che si schiuderanno dopo 6-9 giorni.
Lontani dal cuoio capelluto i pidocchi sopravvivono al massimo 2-3 giorni.
COME SI PRENDONO?
La trasmissione può avvenire sia per contatto diretto (da testa a testa), sia per contatto
indiretto (con lo scambio di cappelli, pettini, salviette, sciarpe, cuscini, ecc.).
COME SI MANIFESTANO?
Possono provocare
un intenso
prurito al capo, ma possono anche
non dare alcun segno della loro
presenza.
Per essere certi che si tratta di
pidocchi bisogna osservare con molta
attenzione
i
capelli,
soprattutto
all'altezza della nuca, dietro e sopra le
orecchie, per cercare le lendini (può
essere più difficile vedere il parassita).
Le uova hanno un aspetto allungato,
sono traslucide, poco più piccole di una
capocchia di spillo, di colore bianco o
marrone chiaro, a breve distanza dal
cuoio capelluto. Le lendini non vanno
confuse con la forfora: le prime sono
tenacemente
attaccate
al
capello
tramite
una
particolare
sostanza
adesiva, a differenza della forfora che si
elimina bene con il pettine.
Può essere difficile vedere le uova perchè sono molto piccole: è importante cercarle con
pazienza, dedicando molto tempo all'osservazione del capo, ciocca per ciocca, con l'aiuto di un
pettine a denti fitti che aiuti a separare i capelli. E' necessario porsi in un luogo illuminato evitando
però la luce diretta.
COME SI CURANO?
Un trattamento scrupoloso risolve facilmente la situazione, anche se non evita future
ricadute.
Poiché nessuno dei diversi prodotti in commercio garantisce la completa uccisione delle
uova, queste devono essere ricercate con attenzione e tolte una per una dopo il trattamento.
Nessun prodotto può prevenire la comparsa degli insetti per cui sono assolutamente inutili e
dannosi continui trattamenti a base di shampoo o gel da applicare sul capo.
L'uso indiscriminato di questi prodotti potrebbe comportare l'assorbimento di sostanze
tossiche o l'isolamento di parassiti che diventano insensibili al prodotto.
NESSUNA PREVENZIONE E' POSSIBILE SE NON L'OSSERVAZIONE QUOTIDIANA DEL
CAPO!
Tutti i familiari e le persone venute in contatto con il bambino che ha preso i pidocchi devono
sottoporsi a un controllo accurato per escludere il passaggio del parassita.
Sebbene sia più facile prendere i pidocchi con chiome lunghe è bene sottolineare che
tagliare i capelli, l'uso frequente di shampoo o della spazzola non previene né combatte
l'infestazione da pidocchi.
COME LIBERARSI DELL'OSPITE INDESIDERATO?
Applicare sui capelli umidi, dopo un normale shampoo, uno specifico antiparassitario
(fatti consigliare dal tuoi pediatra) prestando particolare cura alla zona dietro le orecchie e alla
nuca e rimuovendo il prodotto con acqua dopo 10 minuti.
Nella maggior parte dei casi è sufficiente una singola applicazione per eliminare i pidocchi
dal capo e distruggere le uova che comunque rimarranno aderenti ai capelli e, quindi, per un fatto
soprattutto estetico, sarà opportuno rimuoverle con un pettinino stretto.
Nei giorni successivi sarà opportuno controllare il capo e solo eccezionalmente ripetere il
trattamento dopo 7-10 giorni se si osservasse la ricomparsa di parassiti.
Disinfettare le lenzuola, gli abiti, i pupazzi di pelouche lavandoli in
Qualunque cosa contaminata e lasciata all'aria aperta per 48 ore viene
pidocchio non sopravvive lontano dal cuoio capelluto. Per lo stesso motivo
anche in caso di epidemia, effettuare disinfezioni o disinfestazioni negli
sportivi.
acqua calda a 60°.
sterilizzata poichè il
non sarà necessario,
ambienti scolastici o
Lavare accuratamente i pettini e le spazzole immergendoli in acqua calda per 10 minuti o
utilizzando uno shampoo antiparassitario.
QUANDO TORNARE A SCUOLA E QUALI NORME DEVE SEGUIRE L'ISTITUTO SCOLASTICO?
La Circolare ministeriale n. 4 del 13 marzo 1998 afferma che:
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nel caso di accertata pediculosi, se si esegue scrupolosamente la terapia, il bambino potrà
tornare scuola il mattino dopo il primo trattamento con il certificato del medico curante;
in caso di sospetta pediculosi (per visione diretta delle uova o dei pidocchi o per frequente
grattamento della testa) gli insegnanti daranno tempestiva comunicazione alla famiglia e
l'alunno potrà rientrare a scuola con autocertificazione dei genitori che è stato effettuato il
trattamento ed eventualmente sono state asportate le lendini oppure che il trattamento non
è stato necessario per l'assenza di parassiti e/o di lendini;
nel caso si siano verificati casi sospetti nella classe, gli insegnanti, oltre alla procedura
sopra descritta, inviteranno gli altri genitori ad una particolare attenzione al fenomeno;
in caso di frequenti recidive, legate soprattutto alla scarsa sensibilità al problema da parte
di alcuni genitori, è necessario che, per poter frequentare la comunità, i casi accertati e
quelli sospetti esibiscano certificazione medica di non contagiosità e, nel caso questo non
avvenga, gli alunni dovranno essere allontanati fino alla presentazione della
documentazione necessaria;
qualora si verifichino situazioni di particolare gravità, la certificazione di non contagiosità
potrà essere richiesta da parte del Direttore Didattico per intere classi;
la struttura sanitaria del distretto potrà essere disponibile ad effettuare incontri di
educazione sanitaria sia con le famiglie che con il personale scolastico.
Una corretta informazione sulla reale natura della pediculosi è indispensabile per affrontarla
e trattarla senza ingiustificati timori; un approccio troppo allarmistico o ansioso da parte
della famiglia, infatti, può causare problemi relazionali di una certa entità nei bambini colpiti
dall’infestazione.
La pediculosi colpisce principalmente i bambini dai 4 ai 12 anni, soprattutto nei periodi in cui
trascorrono del tempo a stretto contatto con loro coetanei. Dunque non soltanto durante l’anno
scolastico ma anche, ad esempio, nel corso di vacanze trascorse in colonie o campeggi estivi
per l’infanzia.
L’infestazione da pidocchi non è segno di scarsa igiene personale e può interessare soggetti di
qualunque fascia sociale; tuttavia, questa semplice verità talvolta è difficile da accettare per
le famiglie interessate, che vivono il problema come una vergogna, un marchio indelebile che
segnerà irrimediabilmente il bambino nella sua futura vita di relazione.
Affrontare con tale apprensione una semplice parassitosi, che non ha nessuna conseguenza
sulla salute del piccolo, può spingere i bambini ad emarginare dal gruppo i compagni colpiti
dall’infestazione, rischiando di provocare comportamenti dannosi sotto il profilo psicologico,
in un’età molto delicata dal punto di vista dello sviluppo della personalità.
Un fenomeno correlato è quello dell’autoesclusione del bambino che ha avuto i pidocchi: si
verifica cioè una sorta di estromissione volontaria dai giochi e dalle attività sociali, per
vergogna di quanto successo e per timore di essere deriso, che può determinare problemi
relazionali di una certa gravità.
In ogni caso, ricordiamoci sempre che i bambini non hanno pregiudizi e che sono gli adulti a
favorirne la comparsa.
È bene, perciò, nel caso in cui un compagno dei figli venga infestato dai pidocchi, che i genitori
si astengano da commenti offensivi o colpevolizzanti, cercando anzi di minimizzare e
sdrammatizzare, chiarendo che si tratta di un evento del tutto occasionale e fortuito, che non
presenta alcun motivo di preoccupazione.
Questo non significa che non vada spiegata la dinamica di trasmissione, ma per nessuna
ragione bisogna invitare il bambino a “stare lontano” dall’amico colpito: va invece sottolineato
il fatto che dopo il primo trattamento non vi è più possibilità di propagazione.
Quando capita che la famiglia stessa non sia in possesso di informazioni corrette sulla reale
natura del problema e sui modi di affrontarlo, il coinvolgimento delle strutture sanitarie e
scolastiche diventa fondamentale.
La distribuzione nelle classi di materiale divulgativo svolge la duplice funzione di informare e
ridimensionare, sfatando vecchi miti e illustrando i più efficaci metodi di trattamento oggi a
disposizione.
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I pidocchi o pediculosi del capo - Istituto Comprensivo Adelaide