SPETTACOLI E SOCIETA’
VENERDÌ 3 GENNAIO 2014
XIX
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Fra laboratori e mostre
continua MuseoNatale
L’invito dell’Anteo
tutti al cinema di mattina
Quelli di Grock al Libero
con la fiaba Il Giardino
«MuseoNatale», ultimi giorni. Fino a
lunedì prosegue l’offerta culturale del
Museo Nazionale della Scienza e della
Tecnologia (via San Vittore 21) per i
ragazzi: attività, laboratori, mostre
(tutti i giorni dalle 9.30 alle 18.30). E
ricordiamo che per i bambini da 6 a 10
anni ci sono i campus giornalieri.
Una mattinata di cinema per tutti, grandi
e piccini. L’invito è dell’Anteo Spazio (via
Milazzo 9) per domenica alle 11. Da una
sala all’altra si va da «Tacchini in fuga» a
«Risate di gioia» di Monicelli con Totò e
la Magnani (nella foto); e ancora il premio
Oscar «Sugar Man» e il film di Stephen
Frears, da poco nelle sale «Philomena».
Una fiaba raccontata con i corpi. Sul
palco due attrici-danzatrici agiscono su
una pedana inclinata, quasi un pianeta
come sospeso, fra cielo e terra. È lo
spettacolo della Compagnia Quelli di
Grock, «Il giardino» (nella foto), che
debutterà domenica prossima alle ore 16
al Teatro Leonardo (via Muzio 3).
Claudio Baglioni «ConVoi»
voce narrante e sole dieci dita
Il Principe ha 500 anni
ma non li dimostra affatto
Il nuovo cd stasera, domani e domenica gli Arcimboldi
di MARCO MANGIAROTTI
— MILANO —
di GENNARO
MALGIERI
NICCOLÒ MACHIAVELLI non finisce mai di
stupirci. A cinquecento anni dalla pubblicazione
della sua opera più famosa, “Il Principe”, un
profluvio di saggi, articoli, interventi e convegni ne
ha sottolineato l’attualità, come se fosse un libro
appena pubblicato. La chiaroveggenza del Segretario
fiorentino è stata sviscerata in tutti i modi possibili e
immaginabili, avvicinando lo studioso al nostro
tempo e rendendo fruibili ancora oggi le dinamiche
del potere da lui individuate, quasi che il tempo non
fosse trascorso. Lo dimostra il libro, curato dalla
giovane e intraprendente studiosa Micol Bruni,
composto dai contributi di numerosi intellettuali a
vario titolo studiosi di Machiavelli, nel quale viene
fatto il “punto” sulla sua fortuna rappresentandolo,
per di più, come “uno scrittore di mezzo per una
storia della modernità”, secondo la felice definizione
della Bruni. Probabilmente
Machiavelli mai avrebbe
immaginato che il suo lavoro
più importante sarebbe stato
così duraturo quando il 10
dicembre 1513 scriveva a
Francesco Vettori di aver
“composto uno opuscolo De
Principatibus” che poi
sarebbe diventato “Il
Principe”. Ma certo era
consapevole che non sarebbe
passata inosservata quella sua
diagnosi così cruda e realistica che, allo stesso modo
del tempo suo, oggi “non smette di scandalizzare, ma
anche di stupire per la sua modernità e per la sua
capacità di sollecitare sempre nuovi interrogativi”,
come scrive in questo saggio a più mani il politologo
Alessandro Campi alle cui considerazioni si
affiancano quelle di Antonio Uricchio, Pierfranco
Bruni, Gerardo Picardo, Anna Colaci, Marilena
Cavallo, Anna Sturino, Neria De Giovanni che
offrono uno spettro interpretativo dell’opera di
Machiavelli se non esaustivo (sarebbe oggettivamente
impossibile) certamente ricco di stimoli a conferma
del fascino seduttivo del “decisore” quale artefice e
difensore del buon governo.
Tanto il dato filosofico che quello propriamente
politico, in questo volume collettaneo risultano molto
ben analizzati e non di rado danno luogo a rimandi
e commistioni che vivacizzano i saggi dai quali,
oltretutto, viene fuori anche una sollecitazione a
rileggere “Il Principe” ben al di là dei luoghi comuni
e oltre gli steccati accademici, situandolo,
intelligentemente, nell’ambito del dibattito politico
contemporaneo. Insomma, la prova che cinquecento
anni se li porta magnificamente, l’opera di
Machiavelli è testimoniata con fervida passione da
chi l’ha penetrata a fondo offrendoci questo doveroso
“omaggio” allo studioso che sapeva tanto degli Stati
quanto dell’uomo e del suo mutevole animo.
Aa.Vv., «Il Principe. Il Machiavelli di un
secolo di mezzo», a cura di Micol Bruni,
Pellegrini editore
OLTRE il limite discografico di una vocazione, un’anima e un mestiere. Claudio Baglioni, 19 album in studio, ci ha
abituato a sparigliare le regole, per voglia, ambizione, necessità. Per questo,
da più di vent’anni, dal doppio «Oltre»
(1990), Baglioni si inventa qualcosa di
nuovo. Come l’interazione totale del
progetto «ConVoi album», dodici brani
pensati, prodotti e pubblicati come dodici singoli in Rete, prima dell’uscita ufficiale di un album che a fine dicembre
diventa un live in tre tempi. Prima a Padova (il 20) e all’Auditorium di Roma
(25-26-27) dove è nato, poi agli Arcimboldi di Milano, stasera, domani e dopo
(ritorna il 6 maggio al Forum).
che quello del 1990), con una band di
otto musicisti, l’ultimo lavoro e i vecchi
successi.
Questo disco di inediti esce dopo dieci
anni di sperimentazioni, dilatazioni narrative, salti di linguaggio, genere. Un
vecchio mitico disco che diventa un
film, un libro, uno show che è la sintesi
di tutto, riscritta e riarrangiata senza fre-
RECITAL in teatri e palasport con finale a sorpresa. «Diecidita e ConVoi Live» ha il compito di cantare le ultime
canzoni a banda larga con Claudio
solo sul palco, pianoforte, chitarra e
voce, autore, interprete e voce narrante, come nei tour del 2011 e 2012.
La prima parte si chiude a fine gennaio, dopo Padova e Cagliari. La seconda prosegue invece nei palasport trasformati in arene, con un
palco centrale e uno show multimediale e multidisciplinare (lo era an-
ni. Con lo sguardo del narratore che rifiuta quasi la forma della canzone. Ne rispetta il primo nucleo creativo ma tutto
quello che viene scritto e orchestrato intorno ne fa un’opera autonoma. La colonna sonora di qualcosa che verrà. Come gli aneddoti della sua vita che accompagnano le sue dieci dita e la chitarra di suo figlio Giovanni, in due pezzi.
Solo a volte sul palco ma in contatto
continuo con i fan sulla rete, perchè
«ConVoi» è un progetto dove tutto è stato condiviso, dai testi all’interpretazione, dagli arrangiamenti al suono, prima
di uscire «liquido» e a puntate su
iTunes. Suonano tutto lui e Paolo
Gianolio, con Gavin Garrison ed
Elio Rivagli alla batteria, un violino e
i cori. Il sinfonismo figlio dei suoi anni
migliori, ma anche certi ’70 rivisitati
con empatia. E la voce del canto e del
racconto che ci guida.
È COME SE CLAUDIO volesse esplorare tutti i territori della creatività, oltre
la canzone o la difficoltà, di tutti i grandi, di tenere il ritmo dei primi anni come autore. L’ispirazione diventa linguaggio, i temi vengono sviluppati in
contenitori più ampi. Poi tutto ritorna a
quelle dieci dita a lui che sta in mezzo
alla sua gente. Momenti di assoluta verità, da stasera a Milano.
CLIC D’AUTORE AL MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA DI CINISELLO
Quei viaggi dell’esploratore Salbitani
di GIAN MARCO WALCH
— MILANO —
«STANDOMENE all’interno di uno
scompartimento ho avuto spesso l’impressione di essere simultaneamente
lo spettatore di una sala di teatro e di
un cinema: davanti avevo la scenografia immobile dei sedili, con sopra i
quadretti decorativi, poi i pochi utensili di servizio e il portabagagli, ma bastava che mi voltassi per ritrovarmi al centro dello schermo
cinematico delle finestre».
COSÌ Roberto Salbitani, grande fotografo, magari troppo rigoroso per figurare fra i maghi
dell’obiettivo più famosi, e grande viaggiatore, raccontava
«Viaggio», appunto, la sua più
nota ricerca visiva. Le immagini di quella lunga indagine, una
narrazione che si snoda dal
1974 al 1982, sono ora in mostra, per le cure di Roberta Val-
torta, al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, insieme, per la prima volta, agli altri più
importanti lavori di Salbitani, tutti
impegni di ampia durata, a partire da
«La città invasa» (1972-1984), indagine sulla conquista degli spazi abitativi
da parte della pubblicità, che rivelò il
fotografo nato a Padova nel 1945 tra i
maestri italiani. Seguirono «Dalle mille e una notte (passate al cinema)», pra-
ticamente in contemporanea con
«Viaggio», fotografie di fotogrammi,
quindi «Viaggio in terre sospese», scatti dal finestrino dell’auto, e «Il punto
di vista del topo», ancora sul tema
dell’invasione, ma della campagna da
parte della città. Infine «Autismi», sul
tema dell’auto inatteso sostituto del
sesso, e «Venezia. Circumnavigazioni
e derive»: la città più poetica del mondo sotto angolazioni mai viste, intime, un pozzo, un angelo, racchiusi, ma non chiusi, in singolari tondi.
A PRIMA VISTA semplici, in
realtà frutto di una tecnica raffinata e cariche di mistero, le fotografie di Salbitani. Viaggiatore, dicevamo: «In realtà, provo
curiosità per tutto ciò che non
conosco». Esploratore, meglio.
Museo di Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo
(Milano), via Frova 10, info
02.6605661.
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Claudio Baglioni «ConVoi» voce narrante e sole dieci dita