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Trento
TRENTINO MERCOLEDÌ 23 MARZO 2016
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La banda dei furti: quasi sessanta colpi
CARABINIERI OPERAZIONE «BEDI»
In sei sono finiti in carcere. Tutti (tranne uno) legati da parentela, agivano in mezzo Trentino fra slot machine e scuole
di Mara Deimichei
◗ TRENTO
Usavano solo strade secondarie per evitare di incappare in
controlli o di far restare traccia
del loro passaggio nei filmati
delle telecamere. E per maggior sicurezza in alcuni casi
avevano anche rubato delle auto per mettere a segno il colpo
ed evitare di essere rintracciati
con facilità. Non portavano
mai con sè gli arnesi da scasso,
ma li rubavano poco prima del
furto nei cantieri evitando così,
in caso di verifiche da parte delle forze dell’ordine di essere
trovati con materiale «interessante». E usavano i pali - solitamente due - per poter scappare prima dell’arrivo di carabinieri e polizia. Un’organizzazione attenta e puntigliosa
quella che - in base alle indagini dei carabinieri della compagnia di Riva del Garda - era stata allestita da sei persone, quasi tutte di origine sinta e quasi
tutte legate fra loro da un legame di parentela. 47 i colpi che
avrebbero messo a segno fra il
gennaio e il dicembre dello
scorso anno anche se nelle ordinanze di custodia cautelare
eseguite lunedì, l’elenco ne
comprende 15.
Gli arrestati sono Luciano
Pasquale, 55enne, Sebastiano
Reichast, 31enne, Stefano Reichard, 46enne (residente in
provincia di Treviso), Farfallino Pasquale 26enne e Cristian
Reichard, 19enne, entrambi residenti a Comano Terme. Gli
ultimi tre hanno ricevuto l’ordinanza di custodia cautelare
in carcere (richiesta dalla pm
Affinito che ha seguito tutte le
indagini e firmata dal gip Miori) in carcere. Erano stati arrestati - sempre dai carabinieri di
Riva - dopo il furto a Iavrè al
bar “Barbaluba”. In quell’occasione era finito nei guai anche
Gabriel Budai, 18enne romeno, l’unico non legato da parentela con gli altri cinque.
Ad instradare i militari verso
questo gruppo (sono state denunciate anche tre persone,
due sono donne) alcuni particolari. Come il fatto che dopo i
furti nella zona delle Giudicarie, le telecamere non riprendevano mai la macchina in «uscita». Un elemento che ha portato a pensare che a colpire fosse
gente della zona, gente che
aveva una grande conoscenza
del territorio e quindi la possibilità di raggiungere e di lasciare gli obiettivi usando strade
secondarie. In alcuni casi pure
le ciclabili. Le verifiche hanno
portato prima ai due che abitano a Comano e poi la rete delle
indagini si è allargata a tutta la
famiglia, anche a quanti vivono a Madonna Bianca. Un lungo lavoro di raccolta di materiale e di controllo incrociato
dei dati che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare.
Fra i furti di cui i carabinieri
accusano il gruppo (gruppo
per il quale è stato prevista l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti
aggravati) c’è anche quella alla
canonica e alla chiesa di San
Rocco, con ingenti danni e bottino pari a zero, e il tentativo di
furto della cassaforte dell’Eurospin di Ravina. Ma anche
all’edicola di Madonna Bianca
dove (era il novembre scorso)
avevano fatto tanti danni. E visto che era il terzo colpo, non si
esclude che la mano fosse stata
la stessa anche in precedenza.
Poi ci sono i furti ai danni delle
slot machine e in questi casi si
innescava uno strano circuito.
Perché il denaro che veniva
«raccolto» nei colpi, pare venisse in parte speso proprio per
tentare la fortuna alle slot. E
poi - secondo i carabinieri - ci
sarebbero stati una serie di furti dettati da situazioni contingenti. E quindi quando nella famiglia è nato un bambino, c’è
stato il colpo in farmacia da dove sparisce solo del latte in polvere. E in questo elenco ci sarebbero anche i colpi nei supermercati per portare a casa
generi alimentari, o quelli di
bombole a gas ed infine quelli
di benzina dai distributori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
dalla chiesa
all’edicola
‘‘
Sceglievano i
loro obiettivi vicino a casa
usando strade secondarie
(ciclabili comprese) per
evitare i controlli. E con i
«pali» per dare l’allarme
La mappa dei colpi che secondo i carabinieri sarebbero stati messi a segno dalla banda di sinti (foto Panato)
il retroscena
In un anno un bottino di almeno 150 mila euro
Gli obiettivi da Fiavé a Ravina fra bar, la Posta e farmacie. Dove è sparito latte in polvere
◗ TRENTO
I danni dopo il furto
L’operazione i carabinieri
l’hanno chiamata «Bedi» che
in sinto significa forze dell’ordine ed era in segnale che i
«pali» davano a chi stava mettendo a segno il furto: dovevano smettere, perché i carabinieri erano nelle vicinanze.
Furti che avevano obiettivi fra
i più diversi fra loro. Nell’elenco dell’Arma ci sono due colpi
al cantiere comunale di Fiavé
(bottino, 170 litri di gasolio), il
tentato furto della cassaforte
all’Eurospin di Ravina e quello
riuscito alla rivendita tabacchi
Viale Europa di Trento (6.000
euro il valore della merce sottratta), il furto di un’auto a
l’opuscolo
Dall’Arma un vademecum
per difendersi dai ladri
◗ TRENTO
Un nuovo pieghevole per contribuire alla prevenzione dei furti
adottando comportamenti adeguati a proteggersi. Lo hanno
presentato i carabinieri di Trento. Il pieghevole, come ha spiegato il comandante provinciale,
colonnello Maurizio Graziano,
«intende essere un ulteriore
contributo alla campagna d'informazione per prevenire gli
episodi e insieme per invitare a
fornire al 112 eventuali informazioni, anche se non sembrano
di particolare importanza». «Sono indicati alcuni comporta-
menti che aiutano a prevenire
eventuali furti - ha aggiunto il
maggiore Giovanni Cuccurullo,
comandante del reparto operativo - e invitiamo tutti a non
pensare che accada sempre e solo agli altri. Ci sono indicazioni
classiche, come quella di chiudere sempre a chiave le porte, di
non lasciare le finestre aperte,
di avvisare i condomini se si va
via per giorni, evitando di isolarsi. Si trova anche un elenco dei
segnali che i nomadi sono soliti
utilizzare per compiere successivi furti». Per ulteriori informazioni www.carabinieri.it/cittadino/consigli.
Trento, quello nel bar Stop
Caffè di Calavino (2 mila euro
spariti), all’Hockey Club Fiavé
(3.000 euro fra denaro e attrezzatura). E poi ci sono stati i furti alla Famiglia Cooperativa di
Stenico e Villa del Monte, agli
istituti scolastici di Fiavè, Comano Terme e Campo Lomaso (telecamere e pc oltre al denaro dei distributori automatici), nei comuni di Comano Terme e Caderzone Terme, quelli
ai danni di slot machine e Villa
Rendena, Vigo Rendena, Fiavè, Calavino e Pietramurata. E
ancora, i distributori di benzina di Zuclo, Aldeno e Vigolo
Vattaro, gli uffici postali di
Bondo e Spiazzo Rendena
(preso di mira le cassette di si-
curezza), la farmacia di Fiavé, i
depositi di bombole gpl di
Bleggio Superiore, e i tentati
furti all’ospedale di Tione (il
bancomat) e ai danni di una
pizzeria di Roncone.
Il valore totale del bottino è
sui 150 mila euro e molto più
alto è il costo della riparazione
dei danni provocati - secondo
la ricostruzione dei carabinieri
- dalla banda. Che agiva vicino
ai luoghi di residenza e quindi
Comano (dove una parte della
famiglia viveva in una casa data loro in affitto a titolo gratuito da un anziano della zona) e
Madonna Bianca dove invece
altri componenti vivevano in
una casa Itea. Tutti risultano
nullatenente e disoccupati.
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