1)
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi: smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
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Fermacarte in onice
Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in lana e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale
dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO XLIX - N. 6 - NOV./DIC. 2010 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
La Presidenza Nazionale dell’Istituto del
Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al
Valor Militare augura a tutti i soci ed alle
rispettive famiglie un Buon Natale ed un Felice
Anno 2011.
AUGURI
AD UN
* * *
AZZURRO
CENTENARIO
Il 25 ottobre 2010, il socio
della
Federazione
di
Pescara, Gen. D. Guido
Rodrigo ha compiuto cento
anni! Valoroso combattente,
Decorato
di
una
Medaglia d’Argento al
Valor Militare, ha anche
conseguito
una
Promozione per Merito di
Guerra. È iscritto al Nastro
Azzurro dal 1954.
• Comunicazioni
Pag.
• Editoriale
“”
• Lettere al Direttore
“”
• Calendario 2011: l’Unità d’Italia
“”
• L’Unità d’Italia si è completata nel 1924
“”
• Il compleanno della PAN
“”
• Il futuro
“”
• Afghanistan: ancora lutti italiani
“”
• Medaglie d’Oro Eccellenti: Umberto Visetti
Medaglia d’Oro e sacerdote
“”
• Un po’ di cronaca su una lunga ricerca ... senza
lanternino
“”
• Parte la Marcia dell’Unità d’Italia
“”
• Perché i giovani possano ricordare
“”
• Luigi Stipa “pioniere dell’aeronautica”
“”
• Detto fra noi
“”
• Notizie in Azzurro
“”
• 8 novembre 1917: Caporetto
“”
• La battaglia di Montelungo
“”
• Osculana pugna ... o vittoria di Pirro?
“”
• I Santangelo
“”
• Errata corrige
“”
• Azzurri che si fanno onore
“”
• Cronache delle Federazioni
“”
• Recensioni
“”
• Oggettistica del Nastro Azzurro
“”
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In copertina:
* * *
COMUNICATECI
TEMPESTIVAMENTE I VOSTRI RECAPITI
Talvolta accade che alcuni soci ci rappresentano che
la Rivista arriva ad indirizzi non corretti o in più
copie. Quando ciò dovesse verificarsi, siete pregati
di avvisarci tempestivamente, comunicando l’indirizzo corretto alla vostra Federazione Provinciale o
anche direttamente alla Redazione all’indirizzo
scritto nel riquadro in basso in questa stessa pagina.
Buon compleanno Frecce Tricolori!
“IL NASTRO AZZURRO”
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore
Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe
Picca, Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonio Valeri, Graziano Maron, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara
Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa:
Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: novembre 2010
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588
Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre.
Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
IL NASTRO AZZURRO
EDITORIALE
convinzione che la decisione presa a suo tempo dal
Carissimi,
Comandante Zanardi di aprire e valorizzare i
è trascorso un anno dal
Simpatizzanti ha consentito all'Istituto di proseguire fino
Congresso di Bologna e, come
ad oggi la sua attività.
consuetudine, è doveroso tracAlcune Federazioni hanno ripreso la loro attività graciare un bilancio di questo
zie all'impegno di alcuni Soci volonterosi; è ora necessaperiodo molto intenso, caratrio riprendere alla mano tutte le altre che da tempo non
terizzato da avvenimenti
fanno sentire la loro voce. Solo con una presenza sul ternegativi e positivi. La crisi ecoritorio costante e propositiva potremo far sentire la
nomica che attanaglia il
nostra voce e raggiungere i nostri obiettivi statutari.
nostro Paese ha prodotti i suoi
La realizzazione e la diffusione anche ai massimi liveleffetti negativi anche sul
li istituzionali dell'archivio informatico dei Decorati al
nostro Istituto; mi riferisco in
Valor Militare ha prodotto una ricaduta positiva
particolare alla drastica riduzione dei contributi statali ed
sull'Istituto. Gli attestati di stima pervenuti, i contatti scaall'aumento delle tariffe postali: due provvedimenti che
turiti con importanti organi cultupotrebbero condizionare pesanrali hanno costituito il fatto magtemente nel futuro l'attività
giormente positivo dell'anno a
dell'Istituto, al pari di quanto si
... VI SONO ASSOCIAZIONI
premessa di quanto ci attenderà
sta
verificando
in
altre
SULL'ORLO DELLA CHIUSURA,
nel 2011: il 150° anniversario
Associazioni. Sarà' pertanto
I CUI ISCRITTI SI
dell'Unità d'Italia. Un duro impenecessario adottare delle controCARATTERIZZANO PER
gno a tutti i livelli ed al quale
misure che ci permettano di andaPROVARE SENTIMENTI E
l'Istituto, come primo segnale,
re avanti con una certa tranquillità e ciò sarà possibile solo con
RIFERIRSI A VALORI UGUALI AI dedicherà il calendario ed il primo
numero del 2011 di questa rivista.
l'aumento dei soci e con la ricerca
NOSTRI. NON FACCIAMOLI
Le festività natalizie che si
di finanziamenti che premino le
ALLONTANARE,
avvicinano rapidamente costituinostre iniziative istituzionali quali,
CONVINCIAMOLI AD ENTRARE
scano per tutti noi un periodo
ad esempio, l'archivio informatico
NEL NASTRO AZZURRO, ...
sereno da trascorrere con le
dei Decorati al Valor Militare e le
nostre famiglie con l'auspicio che
cartoline
celebrative
delle
il 2011 sia foriero di cose positive.
Medaglie d'Oro.
A tutti Voi i migliori auguri di Buon Natale e Felice
Sappiamo che vi sono Associazioni sull'orlo della chiuAnno Nuovo ed un caro saluto.
sura, i cui iscritti si caratterizzano per provare sentimenti
e riferirsi a Valori uguali ai nostri. Non facciamoli allontaCarlo Maria Magnani
nare, convinciamoli ad entrare nel Nastro Azzurro, nella
AI CADUTI.
Invisibili avelli
ornati di grigioverde
fermeranno
ogni tempo triste
di odio.
Saranno come
inaudita schiera
eretta
a difesa della pace.
E le loro mani,
dai più alti cieli,
tergeranno le ferite
di chi ricorda.
Le loro mani,
raccolte
in una corolla
di fraternità.
Roberto Luconi.
(Federazione di
Arezzo)
IN MEMORIA DELLA CADUTA DEL
MURO DI BERLINO
Non piangerete più, guardando
i grumi rossi sul muro, sangue
dei figli e degli sposi che
anelavano la libertà
e, oltre la tirannide,
immaginavano cieli azzurri,
città operose,
fratellanza.
Non c'è più quel muro:
forze impetuose racchiuse
negli infinitesimi grumi sono
esplose
e atomi disgregati ed energia
nata dal dolore, nata da estremi
sacrifici hanno creato squarci,
hanno polverizzato masse compatte, forti, possenti,
hanno aperto varchi
nella mente e nei cuori.
E voi, madri e spose, simili a
Sovrane della Caria, piangete!
3
Piangerete ancora nel ricordo
di massacri di giovani vite,
di vite di eroi.
Non più contro il muro
alzerete lo sguardo
ma verso templi di pietra possente,
verso capitelli dorici e colonne
scanalate,
verso arcobaleni.
Resterete ancora a sorreggere
pesi,
resterete ancora schiave dei pregiudizi degli uomini
ma resterete ferme, sottoposte al
peso
della trabeazione che preme sui
vostri capi
e la vostra loggia splenderà di
luce.
Sarà il contrario della schiavitù!
Pasquale Campo
(Federazione di Napoli)
IL NASTRO AZZURRO
LETTERE AL DIRETTORE
Egregio direttore,
Tra le "Lettere al Direttore" del n. 4 - Lug/Ago 2010 del Periodico da Lei diretto, è stata pubblicata quella a firma del
Col. Mario Lanata, nella quale tra l'altro è scritto: "l'amico avv. Roberto Vittucci Righini mi ha sottoposto quanto apparso a pag. 6 del numero 8 del mensile 'Italia Reale' da lui diretto. Giuro che in 40 anni di costante lettura di articoli, libri,
opuscoli sulle decorazioni non ho mai sentito idiozie di tale portata …".
Nel commento a tale lettera Lei ha precisato: "sono contento di pubblicare questa Sua lettera … proprio perché
spesso si sentono dire cose un po' strane su presunte regole relative alla possibilità di portare le Decorazioni al Valor
Militare da parte dei congiunti di un Decorato deceduto".
Orbene, come risulta precisato in calce all'articolo in questione dal titolo "Medaglie d'Oro al Valor Militare" pubblicato sul mensile da me diretto, tutte le notizie ivi riportate sono state tratte da "Il Nastro Azzurro, periodico nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare", e precisamente dall'articolo "Intervista
al Generale Rocca" da Lei firmata alle pagine 8/11 del n. 3 - Mag/Giu 2009.
L'amico Col. Lanata che evidentemente legge solo parzialmente o non comprende quanto scritto sui due periodici
da Lei e da me diretti, ha fatto molto male a tirare in gioco la mia persona ed il mensile "Italia reale" imputandoci affermazioni, definite "idiozie", non nostre ma che semplicemente hanno ripreso quanto da Lei scritto e pubblicato.
Non intendendo quale Direttore di "Italia reale" né personalmente essere oggetto di gratuite affermazioni lesive
del mio modo di pensare ed essere, vorrà pubblicare la presente nelle "Lettere al Direttore" de "Il Nastro Azzurro",
periodico di un Istituto al quale sono legato per discendere altresì da un Bisnonno decorato oltre che dell'Ordine
Militare di Savoia, di una Medaglia d'Argento e di due Medaglie di Bronzo al Valor Militare nelle Guerre del
Risorgimento.
I migliori saluti.
Avv. Roberto Vittucci Righini
(Direttore di “Italia Reale”)
Egregio avv. Vittucci Righini,
prendo atto della sua precisazione e del fatto che quanto aveva sollevato la perplessità del col. Lanata, evidentemente
espressa in modo troppo colorito, fosse una notizia apparsa sul periodico da lei diretto ma estratta da una mia intervista:
un cortocircuito, insomma.
Un distinto saluto.
Antonio Daniele
Gentilissimo gen. Antonio Daniele,
la conoscenza storica, la verità analitica e la difesa della Memoria del nostro Paese rappresenta l'unico strumento culturale per educare i giovani all'Amor Patrio. Il nostro Paese è nato storicamente per le grandi partecipazioni popolari
per realizzare l'Unità Nazionale e per la sua millenaria cultura classica.
Il 25 luglio '43 fu un grande giorno di festa popolare poiché il popolo credeva di entrare in una nuova civiltà. L'8
settembre '43 rappresenta uno choc generale. Da questo caos, nacque la volontà popolare a reagire all'occupante nazifascista, per restaurare in Italia la libertà e la democrazia.
Garibaldi nel 1800 e la resistenza nel 1900, lottarono per restaurare la dignità nazionale e ridare al popolo le grandi speranze di progresso, sviluppo, libertà, democrazia, laicità dello stato.
600.000 militari a causa del dissolvimento dei comandi, furono deportati e internati in Germania e non fu loro riconosciuto i diritti dei prigionieri di guerra (IMI). Molti italiani, privi di senso dello stato, collaborarono con gli occupanti
per deportare, torturare, uccidere altri italiani che aspiravano la agognata libertà soppressa per 20 anni. I tedeschi non
ci hanno mai amato, rispettato, in ogni occasione ho assistito più volte, quando eravamo alleati, al disprezzo verso gli
stessi graduati italiani.
Capire quel periodo significa comprendere gli errori commessi per non ripeterli e uscire dall'oblio negativo alla rinascita del senso dello stato negli animi degli italiani e dare loro fierezza all'appartenenza. La guerra fredda ha diviso gli
antifascisti, e ciò ha impedito di far conoscere la tragedia italiana di ventidue anni di fascismo e analizzare quel triste
periodo e far conoscere gli errori.
Sono a sua disposizione con stima e amicizia e un augurio per il nobile lavoro che svolge per il bene dell'Italia.
Con osservanza
Rag. Giuseppe Michele Stallone
(socio della Federazione di Roma)
Gentilissimo rag. Stallone,
l'idealità con la quale lei esprime il suo punto di vista circa la necessità della storia ai fini dell'educazione dei giovani al
rispetto ed all’amor di Patria è apprezzabile, purché si riesca nello scopo di unire, non di perpetuare le divisioni. A tal fine,
occorre ben distinguere tra la storia e la memoria, cioè il ricordo di eventi e fatti non per la loro rilevanza sul piano storico, ma per il forte travaglio emozionale con cui furono vissuti e per la profonda partecipazione emotiva con cui sono ricordati da chi li visse. Per storia si intende la sequenza cronologica di fatti, eventi ed atti dei protagonisti con le loro motivazioni e ragioni studiate in modo asettico, non emozionale, e scevro di qualsiasi opinione personale. L'opinione deve farsela il lettore, non dobbiamo dargliela già confezionata e magari indispettirci se egli non la condivide.
4
IL NASTRO AZZURRO
Il rifiuto generalizzato della politica, della storia come maestra di vita, dell'amor di Patria da parte dei giovani credo
che discenda proprio da questo continuo tentativo di presentare loro la memoria dei protagonisti come storia "vissuta".
Non solo non funziona, ma provoca, come effettivamente possiamo registrare, l'effetto contrario: la disaffezione, il distacco nella maggioranza e il fanatismo in una ristretta, rumorosa minoranza.
Lei esprime un'altra interessante opinione: "… La guerra fredda ha diviso gli antifascisti … eccetera”.
La guerra fredda è finita col crollo del muro di Berlino ventuno anni fa. Se, in ventuno anni, non si è fatto quasi nulla
per porre rimedio a quanto da lei affermato dovremmo pensare che forse il problema non è quello. Secondo me, è da
ricercarsi in una retorica resistenziale che non narra la storia di quel periodo, ma ne esalta la memoria. Un esempio? Nelle
commemorazioni della Resistenza raramente ci si ricorda che c'era anche un'altra Italia, un’Italia in uniforme militare, che
dal sud dava il suo non indifferente contributo alla lotta. Risultato: la maggioranza degli italiani, non avendo vissuto quegli eventi, non comprende lo scambio tra storia e memoria che si compie in queste situazioni, né la perpetuazione sistematica di una spaccatura sociale tra antifascisti e fascisti, arrivando talvolta a collocarli geograficamente tra nord resistente e sud, anche in questo, fannullone (e sappiamo quanto sia falso). Finché in Italia ci sarà chi sosterrà di essere nel giusto
perché è "anti qualcosa", l'Italia sarà sempre spaccata in due, le coscienze degli italiani saranno sempre dilaniate, la storia non sarà mai maestra di vita, ma mezzo di affermazione di una parte sull'altra e viceversa, la gente non parlerà di politica, ma si azzufferà per la politica. Insomma, l'indegno spettacolo che è sotto gli occhi di tutti e che ha ormai provocato
l’allontanamento di molti dalla politica. Questo è il fenomeno più grave, secondo me, che discende dal maldestro uso che
si è fatto dei "valori della Resistenza", branditi come una clava contro … tutti gli altri. Chi, a guerra finita, non ha avuto
modo di rivendicare adeguati meriti resistenziali, si è trovato isolato, messo in un angolo, non considerato abbastanza italiano. Eppure la guerra l’avevano combattuta tutti, militari e civili, correndo gli stessi rischi e soffrendo le stesse pene.
Non si tratta di celebrare o no la Resistenza (diamine!) ma di come essa viene ricordata, quale messaggio è sottinteso
nelle rievocazioni, come si parla delle stragi nazifasciste, come per decenni non si è potuto neppure accennare ad altri episodi altrettanto gravi, per esempio all'esodo forzoso delle popolazioni italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia:
gente che ha pagato con la loro terra, le loro case, le loro radici e con l'orribile morte nelle foibe, la guerra perduta! Solo
da qualche anno, quando gli esuli sopravvissuti al massacro sono quasi morti tutti di vecchiaia, sono stati onorati con l'istituzione del “Giorno del Ricordo” da parte di Carlo Azeglio Ciampi, il decimo Presidente della Repubblica, non il primo
o il secondo!
Infine, la memoria di quel periodo, e anche di periodi diversi, non può riguardare solo la Resistenza, altrimenti si continua a dividere invece di unire. La linea editoriale di questo periodico tiene conto di questa necessità proprio dando voce
ad ogni genere di ricordi che giungono in redazione.
Concludendo, concordo pienamente con lei sull'esigenza di fare di tutto per riaccendere l'amor di Patria, però ritengo che ciò possa avvenire evitando di riferirsi alla memoria, che non è storia, ma cercando finalmente di giungere alla, da
tanto attesa, riconciliazione nazionale attraverso una lettura serena ed attenta della storia.
Un cordiale saluto.
Antonio Daniele
Spett.le Redazione
Ho ricevuto il secondo numero del 2010 e ho trovato, con somma meraviglia, l'annuncio che il primo numero del 2011
sarà dedicato al "150° Anniversario dell'Unità d'Italia". Mi risulta, così mi hanno insegnato alle scuole elementari, che
nel 1861 Roma non faceva ancora parte dello Stato Italiano e così dicasi per Trento e Trieste e che l'Unità d'Italia si ebbe
solo con la Vittoria nella quarta guerra di Indipendenza detta anche "grande guerra": a conferma abbiamo l’autorizzazione concessa a tutti i combattenti della guerra 1915/1918 dall'allora Ministero della Guerra del nastrino ad hoc:
"Autorizzato a fregiarsi della Medaglia dell'Unità d'Italia - Regio Decreto 19 gennaio 1922". In effetti nel 1861, e precisamente il 17 marzo, si ebbe la costituzione del Regno d'Italia con l'assunzione da parte di Vittorio Emanuele II° del
titolo di RE d'ITALIA a seguito di un progetto di legge del 27 febbraio 1861.
Premesso quanto sopra, si sa il perché le attuali istituzioni repubblicane alterano sempre la vera storia della nostra
Patria ed hanno paura a ricordare che è stata Casa Savoia a fare l'Italia, ma non capisco perché da parte Vostra, che rappresentate migliaia di uomini che sono stati fedeli al giuramento prestato ... al Re ed ai Suoi Successori, si segua tacitamente la politica di questa repubblica.
Mio Padre era iscritto all'Istituto del Nastro Azzurro dal 24 maggio 1933 (tessera 15311) ed io sono lieto di aver potuto subentrare il 6 novembre 1981, anche perché spiritualmente rappresento il cugino Lodovico Valtorta, Medaglia
d'Oro della l° guerra mondiale, ed il cugino Rocco Lazazzera, Medaglia d'Oro e forse il più decorato tra i RR.CC: per
questi motivi non posso sopportare di vedere storpiata Ia storia.
Ringrazio dell'attenzione che verrà data a questa lettera ed invio un cordiale saluto.
avv. Michele De Blasiis
(socio della Federazione di Milano)
Gentile avv. De Blasiis
è vero che il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II si fregiò del titolo di Re d'Italia ed è vero
che l'Unità era ancora incompleta ... però è anche vero che finalmente l’Italia c'era! Quindi, celebrare tale data come “150°
Anniversario dell’Unità d’Italia” ha il giusto significato, e non toglie nulla a Carlo Alberto ed a Vittorio Emanuele II di
Savoia, che hanno scommesso il loro regno sull’unificazione della penisola, anzi, rende loro merito! Come intende farlo
“Il Nastro Azzurro” con l’allegato Calendario 2011.
Se invece volessimo festeggiare l’Anniversario del “Completamento” dell’Unità d’Italia, dovremmo riferirci al 1924 e
non al 1918 (vds. articolo a pag. 7).
Comunque, sono del parere che occasioni come questa debbano servire per unire gli italiani, per ricordare tutti assieme come è stata costruita l’Unità del Paese e non per rilevare che nell’intitolazione dei festeggiamenti è stata commessa
qualche imprecisione... forse.
Un cordiale saluto.
Antonio Daniele
5
IL NASTRO AZZURRO
CALENDARIO 2011: L'UNITÀ D'ITALIA
concessa in una particolare circostanza del momento
risorgimentale a cui è riferita la pagina del calendario.
Si tratta di una lettura interessante e utile per ricordare insieme gli eventi più significativi della storia italiana del XIX secolo durante il quale è nata la consapevolezza di poter giungere finalmente all'unità nazionale. Tale consapevolezza è stata raccolta da Casa Savoia
per il tramite di due grandi Re: Carlo Alberto prima e
Vittorio Emanuele II° poi, i quali hanno scommesso
tutto ciò che avevano sulla causa del Risorgimento: il
loro regno, e … l'Italia è stata unita.
Il pensiero che Vittorio Emanuele II° ha rivolto al
suo "… augusto genitore …" nell'occasione della proclamazione del Regno d'Italia ci fa comprendere che
entrambi sono stati gli artefici e le guide della volontà
popolare di riscatto e di uninone degli italiani.
La redazione spera di aver reso un servizio ai suoi
lettori la cui utilità supera quella di conoscere giorno
per giorno il semplice svolgersi calendariale del 2011,
cosa per la quale, a fine di ogni anno, c'è un'offerta
pressoché infinita.
Con l'occasione si rinnovano gli auguri di un felice
anno 2011 a tutti i lettori de "Il Nastro Azzurro".
L
a tradizione di allegare all'ultimo numero dell'anno de "Il Nastro Azzurro" il "Calendario Azzurro"
continua nonostante le difficoltà create dalle
recenti disposizioni governative che hanno abolito tutte
le agevolazioni per la distribuzione postale dei periodici delle associazioni senza scopo di lucro, proprio in concomitanza di un aumento consistente delle tariffe
postali. Finché "Il Nastro Azzurro" sarà sostenuto da chi
crede nella sua opera di impegno sociale e culturale sui
valori fondanti dell'Unità Nazionale e dell'amore per la
Patria, ce la faremo. Lo dobbiamo a voi lettori, soci e
non dell'Istituto del Nastro Azzurro, e speriamo in un
vostro tangibile sostegno, se ne condividete la linea, e
in suggerimenti utili ed assidui per migliorarla.
L'edizione 2011 del calendario, nella memoria del
150° anniversario dell'Unità d'Italia, sancita dalla proclamazione del Regno d’Italia da parte di Vittorio
Emanuele II° il 17 marzo 1861, ripercorre a grandi linee
la storia del Risorgimento italiano. La pagina di ogni
mese è dedicata ad un momento particolare o a un personaggio di spicco del Risorgimento. Accanto a tale testo
principale, in molte pagine, viene anche pubblicata la
motivazione di una Medaglia d'Oro al Valor Militare
6
IL NASTRO AZZURRO
L'UNITÀ D'ITALIA SI È COMPLETATA NEL 1924
C
on l'avvicinarsi del 2011 ci appressiamo alle celebrazioni più importanti per il 150° Anniversario
dell'Unità d'Italia. Eppure molti stanno sottolineando sulla stampa e in pubblici dibattiti che si tratta di festeggiamenti un po’ forzati poiché l'Unità
d'Italia era lungi dall'essere completa nel 1861.
Anche alla redazione de "Il Nastro Azzurro" stanno arrivando numerosi messaggi e lettere in tal
senso. Appare quindi opportuno precisare che il 17
marzo 1861 il Re Vittorio Emanuele II° di Savoia
mutava il proprio titolo da Re di Piemonte e
Sardegna a Re d'Italia in conseguenza dell'istituzione del Regno d'Italia da parte del primo parlamento
italiano, appena insediatosi dopo le elezioni avvenute in tutta la penisola. Ciò poteva avere luogo a
seguito delle vittoriose campagne condotte nella
seconda guerra d'Indipendenza e della travolgente
impresa dei mille di Garibaldi.
Fino a quel momento l'Italia era "un'espressione
geografica", come ebbe a dire il Metternich, dopo
quell'evento l'Italia esisteva come nazione. Questo è
un fatto storico inconfutabile ed è la ragione per la quale
è giusto e corretto festeggiare nel 2011 il 150°
Anniversario dell'Unità d'Italia.
Però, è altrettanto giusto non negare che l'Unità, pur
realizzata in una prima fase, non era affatto completa.
Perché ciò abbia luogo, generalmente si conviene che
occorra attendere il 4 novembre 1918 quando, con la gloria di Vittorio Veneto, finalmente l'Italia, che solo nel
1870 aveva conquistato Roma sua naturale capitale, vide
tornare nel suo alveo le città irredente di Trento e Trieste.
In realtà, tale data venne entusiasticamente indicata
da Vittorio Emanuele III° come giorno del finalmente
tanto atteso completamento dell’unità d’Italia confidando sulle clausole del trattato di Londra in base al quale
l’Italia aveva rinunciato alla Triplice Alleanza, di cui era
firmataria da trentatré anni, ed aveva aderito alla Triplice
Intesa, dichiarando guerra all’Austria quasi un anno dopo
lo scoppio delle ostilità in Europa.
Secondo il Trattato di Londra, sarebbero finalmente
stati annessi all’Italia non solo Trento e Trieste, ma anche
altri territori, italiani da oltre sette secoli, come l'Istria e la
Dalmazia, regioni che entrarono a far parte della
Repubblica di Venezia già nel XII° secolo, strappati ai
Turchi e all'impero bizantino e, fin da quei tempi remoti,
sede di popolazioni venete, cioè italiane.
Il trattato venne sconfessato alla Conferenza di pace
di Parigi, dove l’Italia si vide riconoscere molto meno di
quanto pattuito a Londra, in pratica persino qualcosa
meno di quanto avrebbe potuto pretendere dall’Austria
in base agli accordi della Triplice Alleanza. Grande fu la
delusione e lo sconcerto e si parlò di “Vittoria Mutilata”.
Nella confusione generale che ne seguì, prese corpo
l'impresa dei legionari di Fiume guidati da Gabriele
d'Annunzio: preludio, mal digerito dal timoroso governo
italiano dell'immediato dopo guerra, alla successiva
annessione di quei territori, infine presi con un abile
colpo di mano diplomatico e militare dal governo fascista
nel 1924, poco dopo il suo insediamento.
Ecco il significato del titolo di questo articolo. Solo nel
1924, e fino alla seconda guerra mondiale, l'Italia ebbe la
sua unità davvero completa.
Con questa considerazione si vuol sottolineare, ad uso
di quanti hanno espresso perplessità sulla data (17
marzo) e sull'anniversario (150°) che si sta andando a
festeggiare, che esso è quello giusto.
I legionari sfilano a Fiume nel 1919
Infatti, se è vero che il 17 marzo 2011 è il 150°
Anniversario della "Proclamazione del Regno d'Italia", è
anche vero che tale proclamazione fu possibile solo allora, perché solo allora finalmente l'Italia era stata già in
gran parte unificata, non era più divisa in tanti piccoli
stati separati e diversamente governati, ed era stato possibile eleggere il primo Parlamento Italiano.
Continuando il ragionamento, se è vero che nel 1861
l'Italia mancava ancora di molti ed importanti territori
(primo fra tutti Roma!), è altrettanto vero che collocare il
completamento dell'Unità d'Italia al 4 novembre 1918
significa accettare una visione immediatamente post bellica delle vicende relative alle terre irredente, poi sconfessata dagli eventi successivi. Per ottenere, in aggiunta a
Trento e Trieste, l’italianissima Istria con Zara, si dovette
attendere il Trattato di Rapallo del 1920. Fiume e la
Dalmazia, con popolazione prevalentemente italiana,
furono ottenute solo grazie alla caparbietà dei legionari
di D’Annunzio ed al mutato quadro politico italiano in
cui il nuovo governo fascista voleva a tutti i costi “mostrare i muscoli”, prendendo a pretesto la secolare italianità
di quelle regioni. Per questo fu necessario attendere fino
al 1924.
Tali regioni, poi, sono state nuovamente sottratte
all’Italia in modo doloroso e drammatico al termine della
seconda guerra mondiale col trattato di pace di Parigi, e
oggi sono suddivise tra i territori di altri stati indipendenti (principalmente Croazia e Slovenia) nati dal dissolvimento della Jugoslavia, nazione cuscinetto inventata a
tavolino nel 1918.
Quindi, potremmo affermare che, finché Istria e
Dalmazia non torneranno italiane, non abbiamo molto
da festeggiare poiché l’unità d’Italia deve ancora compiersi. In tale ottica potremmo rivendicare anche la
Savoia, Nizza e il Col di Tenda e ... Dio sà cos’altro.
L’evidente iperbole qui descritta serve solo a sottolineare che l’anniversario giusto da festeggiare è proprio
quello del 17 marzo 1861, data in cui il “Primo
Parlamento Italiano” sancì l’unità del Paese, come detto
all’inizio di questo articolo.
Quindi è corretto e giusto festeggiare col massimo
ardore patriottico, il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia
proprio nel 2011.
Antonio Daniele
7
IL COMPLEANNO DELLA PAN
I
l 50° anniversario delle "Frecce tricolori" è stato celebrato con la più importante manifestazione aerea
dell'anno: la "Giornata Azzurra", organizzata
dall'Aeronautica Militare a cadenza biennale, che si è
svolta domenica 12 settembre 2010 sull'aeroporto di
Rivolto (Udine), sede della Pattuglia Acrobatica
Nazionale.
Oltre 500.000 spettatori sono giunti da ogni parte
del Paese ed anche dall'estero per assistere alla lunga,
affascinante kermesse dell'alta acrobazia aerea mondiale.
Su questo stesso aeroporto il 12 settembre 1960
veniva istituito il 313° Gruppo Addestramento
Acrobatico al comando del Maggiore Pilota Giuseppe
Squarcina. Un anno dopo, nel 1961, la prima stagione
di esibizioni con i velivoli North American F-86 Sabre.
Già pochi anni più tardi, la PAN ricevette i primi velivoli di costruzione nazionale, i mitici G.91, sostituiti dopo
poco meno di vent'anni di onorato servizio, dagli
attuali Aermacchi MB.339. Già si parla del nuovo M.346
da addestramento avanzato come il prossimo velivolo
della nostra Pattuglia Acrobatica: l'unico team del
mondo che si esibisce in dieci velivoli, nove in formazione più un solista.
La manifestazione è stata trasmessa in diversi collegamenti in diretta dalla RAI e da altre televisioni.
IL NASTRO AZZURRO
L'evento è stato
La Patruille
aperto dal pasde France è
saggio di un eliuna delle
cottero AB-212
con appeso al
sette pattugancio baricenglie acrobatitrico la bandiera
che straniere
tricolore tenuta
che hanno
spiegata
al
festeggiato i
vento da un
50 anni della
aerosoccorritore.
PAN
Nel
corso
della giornata si
sono esibite in
volo, in un crescendo di spettacolare bravura, ben sette pattuglie
zione elettronica armata e l'attacco ai sistemi radar;
acrobatiche. Nell'ordine:
– l'Alenia-Embraer AMX, cacciabombardiere di pro– i polacchi del "Bialo-Czerwone Iskry", volano sette
gettazione italiana e coproduzione col Brasile, in
su velivoli addestratori TS-11 Iskra;
linea col 2° Stormo di Rivolto (condividono la base
– i "Royal Jordanian Falcons", che da tempo seguono
con la PAN), col 51° Stormo di Istrana (TV) e col 32°
le principali manifestazioni alle quali è presente la
Stormo di Amendola (FG);
PAN, sono quattro e volano con i performanti
– l'Alenia C-27J, bimotore da trasporto tattico la cui
monomotori a elica Walter Extra 300;
spettacolare esibizione acrobatica lo fa assomigliare
– i "Krila Oluje" dalla Croazia, con sei Pilatus PC.9,
più ad un caccia pesante che ad un lanciatore di paraturbolelica ad alte prestazioni;
cadutisti, è in linea con la 46^ Brigata Aerea di Pisa;
– la "Patruilla Aguila" spagnola, si esibisce con una
– l'EF.2000 Eurofighter, velivolo da difesa e superiorità
formazione da sei più un solista, su velivoli addeaerea, che ha impressionato per la potenza e la manostratori C.101 Aviojet;
vrabilità, frutto della collaborazione industriale euro– la "Patrouille de France", otto elementi su velivoli
pea, è in linea col 4° Stormo di Grosseto e col 36°
"Alpha Jet", la prima pattuglia al mondo il cui leader
Stormo di Gioia del Colle e sta per armare il 5° Stormo
è una donna pilota, la comandante Virgine Guyot;
di Cervia (FO) che, ancora per poco, avrà in linea gli F– la "Patrouille Suisse", che utilizza i supersonici
16 presi in leasing dalla Guardia Nazionale USA.
Northrop F-5E di costruzione statunitense, presenta
Oltre al numerosissimo pubblico, a festeggiare i 50
una formazione da quattro elementi più due solisti,
anni delle "Frecce Tricolori" tante autorità civili e militacon un repertorio molto aggressivo e spettacolare;
ri e tanti personaggi che hanno fatto la storia della
– i "Red Arrows" inglesi, sette in formazione e due
Pattuglia Acrobatica. Tra questi ultimi, il generale
solisti, che utilizzano l'addestratore avanzato Hawk
Cumin, che è stato il secondo comandante della PAN,
T1A ed hanno anche loro una donna tra i piloti
dopo Squarcina, e che la ha transitata dall'F-86 al G.91; il
della formazione.
generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, attuale
Tra l'esibizione di un team acrobatico ed il successiCapo di Stato Maggiore dell'Aeronautica (vds. riquadro
vo, il Reparto Sperimentale dell'Aeronautica Militare,
con l'intervista), anche lui ex comandante della PAN, a
presentava a turno i velivoli in linea nei reparti di volo
sua volta ebbe l'incarico di transitarla dal G.91 all'attuadella Forza Armata. Il Comandante del Reparto
Sperimentale, Col. Pil. Francesco Presicce, intervistato dalla RAI, spiegava ai telespettatori che l'esibizione in volo con manovre particolarmente spinte ed ardite serve a dimostrare le capacità operative di manovra del velivolo più che qualsiasi dissertazione tecnica teorica.
I piloti del Reparto Sperimentale hanno esibito:
– l'MB.339 CD (Cockpit Digitale), una versione del
noto addestratore Aermacchi che, nell'avionica
estremamente avanzata, già prefigura la versatilità dell'M.346;
– il Panavia 200 "Tornado" IDS, il bombardiere
bireattore bisonico caratterizzato dall'ala a
geometria variabile, in linea con il 6° Stormo di
Il Tricolore tenuto disteso dall’incursore agganciato
Ghedi (BS) e il 36° Stormo di Gioia del Colle
all’AB-212 del 9° stormo ha aperto la “Giornata
(BA). Il 50° Stormo di Piacenza ha in linea la verAzzurra” di Rivolto
sione EGR del Tornado, idonea per la ricogni-
9
IL NASTRO AZZURRO
IL FUTURO
La "Pattuglia Acrobatica Nazionale - Frecce tricolori" nella struttura dell'Aeronautica Militare è il 313° Gruppo
"Addestramento Acrobatico", attualmente comandato dal tenente colonnello pilota Marco Lant, nato 39 anni fa
appena al di là della rete dell'aeroporto e cresciuto sotto il rombo dei jet che sorvolavano la sua casa. Una passione che si è alimentata automaticamente ed è stata coronata dal
successo.
Il generale Giuseppe Bernardis,
Dopo cinquanta anni di importanti affermazioni in tutto il mondo,
Capo di Stato Maggiore
è lecito domandarsi cosa riserva il futuro alla Pattuglia Acrobatica
dell’Aeronautica è stato
Nazionale. Il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di
Comandante della PAN
Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, ci prospetta la linea che si
intende seguire: “Da tempo guardiamo alle soluzioni possibili per
sostituire l'attuale velivolo in uso e, in primis, stiamo considerando il
nuovo jet Alenia-AerMacchi M.346. Dall'anno prossimo entrerà in
linea presso la nostra scuola di volo come addestratore avanzato e
allora inizieremo un lavoro di valutazione necessario proprio nella
prospettiva del cambiamento".
Fino al 1986, per quasi dieci anni, lui stesso, foulard bianco e blu al
collo, ha fatto parte della Pattuglia ed ha finito con l'esserne il
Comandante. Lui l'ha portata per la prima volta in America. Ce ne
parla con un filo di emozione legato ai ricordi:
“Che bella immagine ho nella mente - racconta - quando sulla
pista di Oshkosh dove si tiene la manifestazione aerea più grande
degli Usa, chiacchieravo con Chuck Yaeger, l'uomo che superò per
primo il muro del suono, seduto sull'ala del mio 339".
Proprio Bernardis ha gestito, nel lontano 1982, la sostituzione del
Fiat G.91 con l'MB.339 ora prossimo alla fine della sua vita operativa. Di quest’ultimo Bernardis dice: "Si pensava
che la sostituzione dovesse avvenire molto prima, ma grazie alla sua robustezza e agli aggiornamenti introdotti si
è mantenuto bene all'altezza del compito".
Il jet biposto da addestramento avanzato M.346, futuro potenziale velivolo della PAN, è un sofisticato bireattore, sviluppato a partire dagli anni novanta sulla base di uno studio comune compiuto dall'Aermacchi e dalla
russa Sukhoy, ha i comandi "fly by wire", governati da quattro computer, è in grado, all'occorrenza, di raggiungere velocità supersonica. La moderna avionica
Nel futuro della PAN c’è molto probabilpermette di modificare,
mente il nuovo addestratore avanzato
entro determinati limiti,
Aermacchi M.346
la configurazione di cabina e il feeling dei comandi di volo, imitando i
diversi tipi di velivoli da
combattimento oggi in
linea in Aeronautica
Militare, sì da permettere la migliore preparazione dei piloti. Ne sono
già stati ordinati 15
esemplari.
"Il significato dell'esistenza della Pattuglia continua il Capo di Stato
Maggiore - trascende
l'Aeronautica Militare ed
è legato all'immagine del
10
IL NASTRO AZZURRO
Paese e della sua ingegnosità industriale. Difficile pensare ad esibizioni all’estero con aeroplani non italiani. Oggi
i nostri jet blu e i nostri piloti costituiscono un matrimonio perfetto. Non a caso riceviamo richieste da tutte le
nazioni del mondo che purtroppo non possiamo esaudire perché non abbiamo risorse sufficienti”.
Gli inglesi hanno ipotizzato una riduzione dell'attività delle "Red Arrows" per ridurre le spese. “Ma noi abbiamo sempre contenuto i costi - precisa il comandante - entro l'1,2 per cento del bilancio della Forza Armata.
Un'incidenza molto bassa ma sufficiente per mantenere i programmi."
Dall'anno prossimo le prime donne-pilota, arruolate un decennio fa in Aeronautica, avranno raggiunto l'esperienza di volo sufficiente per poter accedere alle Frecce. Tra l'altro, il posto di pilotaggio e l'ergonomia interna del
nuovo M.346 sono stati studiati anche per loro.
“La presenza e le esibizioni delle Frecce - conclude il generale Bernardis - si integrano bene con gli altri impegni dell'Aeronautica nelle missioni militari e umanitarie all'estero. Insieme sono una bandiera che rappresenta il
valore del nostro Paese".
scaldano il cuore e ci fanno sentire orgogliosi di essere
italiani … oggi, per la prima volta, le Forze Armate sono
l'Istituzione più amata dagli italiani …"
Dopo quasi otto ore di esibizioni mozzafiato, di
rombi di aviogetti, di evoluzioni ai limiti delle possibilità di macchine e piloti, i festeggiati, le dieci Frecce
Tricolori, si sono levati in volo ed hanno eseguito ancora una volta il loro programma acrobatico. Circa venti
minuti in cui le figure si susseguono ininterrotte, con i
magistrali cambi di posizione, incroci, aperture e ricongiungimenti, il tutto inframmezzato dai passaggi del
solista che si integra così perfettamente con quelli precedenti e successivi della formazione da far comprendere che anche lui è uno di loro. La Pattuglia
Acrobatica Nazionale ha così concluso la giornata
dell'Aria 2010, festeggiando in modo consueto, ma
eccezionale, i suoi 50 anni e suggellando ancora una
volta il primato de “I migliori piloti acrobatici” in assoluto: un primato che l'aeronautica italiana ha conquistato negli anni '30, con i pattuglioni di CR.20 pilotati
da focosi ragazzi addestrati dal colonnello Rino Corso
Fougier, e non ha mai più perso.
Dopo l'atterraggio dei dieci MB.339, il silenzio! I
500.000 spettatori non possono trattenersi dalla commozione per uno spettacolo di perizia, ardimento e
bellezza. Grazie ragazzi! Siamo orgogliosi di voi e il
nostro cuore di patrioti batte più forte quando disegnate nel cielo il Tricolore più lungo del mondo mentre
l'indimenticato Luciano Pavarotti completa la scena
con il suo ineguagliabile "Vincerò!"
Antonio Daniele
le MB.339; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, anch'egli dell'Aeronautica
Militare, è stato Comandante del Reparto Sperimentale,
il Colonnello Paolo Tarantino, il più recente degli ex
comandanti della PAN, che ha dichiarato: "… Penso che
Lo spettacolare incrocio
delle due
sezioni della
PAN visto
dall’interno
le Frecce interpretino un concreto e sostanziale traino
per il sistema paese …"; e infine, il Ministro della Difesa,
on. Ignazio La Russa, che ha così espresso il proprio compiacimento per l'eccellente capacità professionale ovunque dimostrata dalle Frecce tricolori: "… dappertutto ci
La soddisfazione dei piloti della PAN dopo il
volo
11
IL NASTRO AZZURRO
AFGHANISTAN: ANCORA LUTTI ITALIANI
Reggimento d'Assalto Col Moschin, celibe, nato a Roma il
18 luglio 1974, purtroppo, non ce la fa. Aveva alle spalle
numerose missioni internazionali in Iraq ed in
Afghanistan ed era considerato un ufficiale di grande
esperienza.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha
appreso con profonda commozione la notizia della
morte del Tenente Romani, avvenuta nell'assolvimento
del dovere, ed ha espresso alla famiglia sentimenti di
affettuosa vicinanza e sincera partecipazione al loro
grande dolore. Il Capo dello Stato ha inoltre espresso il
suo incoraggiamento e un affettuoso augurio al primo
Caporal maggiore Rapisarda che, immediatamente trasferito all'ospedale militare americano di Ramstein in
Germania, è stato sottoposto ad un delicato intervento e
sta guarendo rapidamente.
L'eco di questo grave lutto, il trentesimo da quando
l'Italia ha dato la sua adesione all'ISAF, non si era ancora
spenta che, sabato 9 ottobre, quattro alpini sono stati
uccisi e uno è rimasto gravemente ferito nel corso di un
agguato nel distretto del Gulistan, a duecento chilometri
ad est di Farah, al confine con l'Helmand. Gli uomini, tutti
in forza al 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno,
inquadrato nella Brigata Julia, a bordo di blindati Lince
erano di scorta a un convoglio di 70 camion civili che avevano trasportato materiale per allestire la base operativa
avanzata "Ice" e rientravano verso Ovest.
Sulla strada era stato predisposto un micidiale "IED",
un ordigno rudimentale, ma non per questo poco efficace. La tremenda deflagrazione ha completamente
distrutto il "Lince". Quattro dei cinque alpini che si trovavano sul blindato sono rimasti uccisi sul colpo. Si tratta
del primo caporal maggiore Gianmarco Manca di
Alghero, del primo caporal maggiore Francesco Vannozzi
di Pisa, del primo caporal maggiore Sebastiano Ville di
Lentini (Siracusa) e del caporal maggiore Marco Pedone
di Gagliano del Capo (Lecce).
Il cap. Alessandro Romani
Il caporal maggiore scelto, Luca Cornacchia di Pescina
(L'Aquila) è rimasto ferito ma, come hanno immediataenerdì 17 settembre: un RPV (Remotely Piloted
mente riferito le fonti militari: "Ha riportato ferite a un
Vehicle) "Predator" italiano, sorvegliando dall'alto
piede e traumi da esplosioni, ma è cosciente e risponde agli
l'area est di Farah, individua lungo la strada per
stimoli e non è in pericolo di vita." È stato portato in salvo
Delaram quattro persone che stanno posizionando un
nell'ospedale da campo di Delaram con un elicottero.
ordigno sotto il manto stradale. Mentre il "Predator" li
Dopo aver fatto brillare l'ordigno, i talebani hanno
segue, segnalandone costantemente la posizione, la
aperto il fuoco. I nostri soldati hanno risposto e, al termi"Task Force 45", composta dagli uomini delle forze spene di un violento scontro, "hanno messo in fuga gli
ciali italiane, con un elicottero Ch 47 "Chinook", scortato
aggressori". Il convoglio aveva già subito un assalto
da due elicotteri d'assalto "Mangusta", raggiunge immearmato il giorno precedente durante il quale i terroristi
diatamente il rifugio dei terroristi.
avevano colpito un mezzo USA.
Proprio durante l'aviosbarco, mentre si procede all'atCordoglio è stato espresso dal presidente della
tacco del rifugio degli insorti, due militari vengono ragRepubblica Napolitano, dal Presidente del Consiglio
giunti da colpi di arma da fuoco. I due, il tenente
Berlusconi e dai presidenti delle due Camere Schifani e
Alessandro Romani e il primo Caporal maggiore Elio
Fini. Il comandante della missione ISAF, generale David H.
Domenico Rapisarda, sono subito ricoverati all'ospedale
Petraeus, ha voluto sottolineare "il coraggio e l'altruimilitare da campo di Farah. Il tenente Romani, 9°
smo" dei nostri soldati.
"Il loro operato non
sarà dimenticato - ha
aggiunto - in un
momento in cui abbiamo deciso di sconfiggere quella insorgenza
che toglie al popolo
afgano sicurezza e stabilità e che vorrebbe
fare di questo Paese
ancora una volta un
rifugio sicuro per i terroristi".
Gianmarco Manca
Marco Pedone
Francesco Vannozzi Sebastiano Ville
V
12
IL NASTRO AZZURRO
IL COMMENTO
Unanime e caldo è stato il cordoglio espresso sia alla famiglia di Alessandro Romani, sia a quelle di Gianmarco Manca,
Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone. I Caduti italiani nelle operazioni ISAF in Afghanistan ora sono
trentaquattro, dodici solo nel corso di
quest'anno.
La “Task
“Task Force
Force 45” italiana si muove su elicotteri CH-47
L'insopportabilità delle perdite
“Chinook” scor tati da A.129 “Mangusta”
umane in quella che è pur sempre
un'"Operazione di Pace" diventa lancinante di fronte all'improvviso incremento registrato negli ultimi mesi. In
realtà, secondo fonti militari autorevoli, tale triste fenomeno dovrebbe
apparirci "positivo" poiché è collegato con l'indubbio successo della
nuova strategia perseguita in
Afghanistan: l'estensione del controllo del territorio anche al di fuori delle
città. I Talebani cercano con ogni
mezzo di contrastare il successo
dell'ISAF, soprattutto perché ad esso
è collegato il progressivo distacco dell'opinione pubblica afgana dal loro
modo di vedere ed interpretare la
realtà sociale del paese: un eterno
conflitto tra chi osserva con attenzione i principi del Corano (loro ed i loro
seguaci) e chi, secondo loro, non lo fa
abbastanza (tutti gli altri).
Tutto questo potrebbe essere considerato come semplice "dialettica interna" di un paese di profonda tradizione religiosa musulmana alla ricerca delle proprie radici, se non fosse che i Talebani, forti di questa interpretazione quantomeno originale della religiosità, sono
diventati il principale sostegno di Al Khaeda in Asia e vogliono fare dell'Afghanistan la roccaforte di quell'organizzazione terroristica che già tanti lutti ha sparso nel mondo.
Per questo, pur nella tristezza dell'estremo saluto al capitano Alessandro Romani (la promozione gli è stata conferita “sul campo” alla memoria), avevamo registrato come nota positiva che le espressioni di cordoglio e di vicinanza delle
istituzioni non erano state disturbate da commenti fuori luogo circa l'opportunità o meno di mantenere, e fino a quando, i nostri militari in Afghanistan.
È durata poco. La tragedia terribile dei quattro alpini uccisi nell'agguato del 9 ottobre, ha riaperto le solite sterili e
pericolosissime polemiche con le quali esponenti di spicco di quasi tutti i partiti dell'opposizione hanno chiesto il ritiro
immediato dei nostri militari dal teatro afgano. L'importanza della posizione presa in politica estera dall'Italia, impegnandosi militarmente nell'ISAF, è stata messa ancora una volta in
Il blindato leggero
leggero “Lince” in pattuglia dubbio con improvvide dichiarazioni che, oltre a disorientare l'opinione pubblica, aumentano il rischio, già notevole, a cui sono esposti i nostri militari in missione in quel tormentato paese.
Per questo dobbiamo sostenere i nostri militari inviati in quel difficile teatro esprimendo loro la massima incondizionata solidarietà
e facendo comprendere a chi li contrasta che noi non ce ne andremo finché la democrazia e la libertà non saranno tornati ad arridere al popolo afgano.
Bene ha fatto, in quest’ottica, il Ministro della Difesa Ignazio La
Russa a porre all’attenzione del Parlamento e del Paese l’esigenza,
più concreta che mai, di consentire anche ai velivoli italiani presenti nell’area l’uso di armamento di lancio (bombe e razzi) a protezione delle operazioni a terra dei nostri soldati.
Questo modus operandi, normale per le forze aeree di tutti gli
altri Paesi partecipanti all’ISAF, al momento di mandare in stampa questo numero de “Il Nastro Azzurro” non è stato ancora
autorizzato.
Se l’Italia, al di là di formali messaggi di solidarietà, avesse già
operato come tutti gli altri, l’attacco ai quattro terroristi che hanno
provocato la morte di Alessandro Romani, sarebbe stato effettuato subito dal medesimo “Predator” che li aveva scoperti, senza
mettere a rischio le vite dei nostri soldati e intervenendo con la
massima tempestività.
Mi sembra un motivo sufficiente per non tergiversare inutilmente sulla giusta proposta del Ministro della Difesa.
Antonio Daniele
13
IL NASTRO AZZURRO
MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI:
UMBERTO VISETTI SOLDATO E SACERDOTE
Cresciuto in una famiglia nella quale si fondevano i
valori della Patria e di Dio esaltati dal padre, ufficiale di
cavalleria, e dalla madre, pia e devota fino al misticismo,
tali valori accoglieva nell'animo come alimento e forza
inestinguibile della sua vita. Ciò che spiccava nella personalità di Umberto Visetti era una generosità senza limiti,
un senso del dovere dimentico di ogni calcolo, un'offerta di sé in risposta ad un profondo, incontenibile impulso interiore, con uno slancio dimentico di accorgimenti e
di prudenza, trascinato dall'entusiasmo ed esaltato dall'ideale.
Così si spiegano le diciannove ferite al Montello, in
Libia, in Africa Orientale. Qui, episodio fra i tanti, fu visto
lanciarsi impavido all'assalto di un'amba dell'altipiano
etiopico dove si nascondeva insidioso, implacabile, il
nemico: Umberto Visetti nominato, per il suo ardimento,
Comandante del IV Battaglione Eritrei, che era stato di
Toselli e del quale portava il nome glorioso e la
"fascia"nera, doveva aprire la strada agli altri reparti.
L'impresa da lui compiuta, che gli valse la Medaglia
d'Oro, è degna di un canto epico ed appare quasi irreale;
mostra Umberto nello sprezzo del pericolo, nell'offerta di
sé come esempio, sublimata dai pensieri che lo sostenevano e che a tanto lo spingevano. Dimostrazione straordinaria di valore, di un valore si direbbe sofferto perché era
in lui un'innata avversione alla violenza e alla guerra, che
contrastavano con un sentimento incontenibile del dovere fino alla lotta e al sacrificio, contro ogni viltà. Tale sentimento si spiega come naturale, generosa, cavalleresca
disponibilità all'olocausto, al comando della coscienza.
Le sue azioni che potevano apparire talvolta impulsive, furono sempre grandi e magnanime. Ad esse non
seguiva il glorioso compiacimento ma la riflessione di un
doveroso adempimento. Così è ricordato da chi lo vide,
nel lontano ottobre 1937, dopo la tremenda mischia
affrontata col battaglione Toselli sull'Amba Denghezi.
Disteso sul suolo sconnesso e sassoso, in una misera
capanna, col petto crivellato e rigonfio di cotone insanguinato, il braccio frantumato, fra la vita e la morte, ma
con una strana serenità, una forza nel corpo di morituro
che vinceva l'emozione dei presenti. Di quell'eroica
impresa resta la motivazione della Medaglia d'Oro che
ricorda lo stupore dello stesso avversario ammutolito di
fronte al capitano italiano caduto con quasi tutti i suoi
Il capitano Umberto Visetti
È
da ricordare, per un doveroso recupero, Umberto
Visetti, veramente Soldato di Dio e Sacerdote della
Patria. La sua vita merita di essere riscoperta, narrata e conservata alla memoria e alla gratitudine in particolare dei suoi corregionali. In Umberto Visetti si espressero
quelle virtù caratteristiche e distintive, di un'umanità
forte, schietta, sobria e generosa che si ritrovano nella
stirpe piemontese.
MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A UMBERTO VISETTI
Rinnovellava in terra d'Africa le leggendarie tradizioni del volontarismo e dell'arditismo della grande guerra. In
combattimento aspro e cruento, durato più di undici ore, comandante di compagnia, estrema avanguardia di tutta
la colonna, si lanciava audacemente all'assalto di fortissime posizioni che l'impervia natura del terreno e la rabbia
abissina rendevano pressoché imprendibili. Ferito una prima volta al capo, una seconda volta alla testa dell'omero
e spalla sinistra, proseguiva imperturbato ad avanzare, trascinando col valore e con l'esempio i suoi ascari già duramente provati. Ferito ancora al polso destro da pallottola esplosiva, magnifico di calma e di cosciente spirito di sacrificio, infliggeva forti perdite al nemico, occupando la posizione al grido di "Savoia", disperatamente contendendola ai reiterati contrattacchi nemici. Travolto, infine, da una raffica di mitragliatrice al petto, che gli trapassava i polmoni, cadeva fra le urla dei ribelli; ma con mirabile forza di volontà si rialzava per gridare: "Viva il Re!" e, fatti ancora pochi passi, ricadeva svenuto. Ad un ufficiale sopraggiunto con rinforzi, per ricuperare il suo corpo, non appena
ripresa conoscenza, ordinava di non occuparsi di lui, ma di difendere la posizione così duramente conquistata, e,
con sereno stoicismo, esortava l'ufficiale medico accorso, a rendere prima le sue cure agli ascari che d'ogni intorno
coprivano il terreno. Lo stesso feroce avversario percosso da tanto fulgido valore in uno dei frammischiamenti della
pugna, lungi dall'infierire sull'eroico combattente gli tributava la fantasia che già i suoi avi avevano cantata sul
caduto Leone di quel medesimo battaglione nero.
Dengheziè, 9 ottobre 1937.
14
IL NASTRO AZZURRO
Il capitano Umberto Visetti
uomini nel nome della Patria lontana, nell'orrida vastità
di una terra ostile. Sopravvisse Umberto Visetti, esempio
e fermezza in ogni atto.
Una conoscenza esauriente di Umberto Visetti richiederebbe la narrazione accurata di molti aspetti, talvolta
sconcertanti, della sua dinamica vita, impostata e diretta
da indole generosa, per imprese e situazioni delle quali
sembrava si sentisse estraneo, ma che ne misuravano la
grandezza d'animo. Se talvolta errò, e lo riconosceva, fu
per sovrabbondanza di entusiasmo, di perenne donazione di sé, di un'ansia per l'azione nella quale si esprimevano esternamente un coraggio indomito, ma nell'animo
una presenza continua di Dio. Così visse per diciassette
anni di servizio e di guerra, così fu onorato e forse contestato dai mediocri come ufficiale ma sempre onorato da
chi, come lui, degnamente serviva la Patria. Fu presente
in Africa Settentrionale e nell'inferno della Marmarica
cadeva ferito accanto al suo generale Maletti che prima
di morire ripeteva: "C'è gente che non sa vivere ma noi
sappiamo morire".
Cessata la bufera della guerra, ci fu il raccoglimento
dell'animo ardente di conoscenza, dopo i trent'anni
migliori della vita, dedicati alla Patria, si volgeva ad un
altro fronte, a quello di Dio, che aveva sempre intensamente pregato quasi a chiedere perdono ai cedimenti
sofferti, alla violenza cui era stato chiamato. Diventava
soldato di Cristo, combattente focoso con la parola,
appassionato fratello alle sventure del prossimo, consolatore degli uomini; reduce dagli orrori della guerra si lanciava nelle battaglie incruente dello spirito, alle vittorie
non effimere dell'anima.
Il capitano, deposte le spalline e indossato il rude
abito del cappuccino, non comandava più i reparti, ma
diveniva subalterno di tutti, servo degli umili e dei buoni.
Il forte comandante del battaglione Toselli, l'ardito temerario del Montello, l'impavido combattente nelle sabbie
della Marmarica avrebbe ubbidito a tutti, al servizio degli
uomini
nel
viene Decorato di MOVM
nome di Dio.
da Umberto II
Dio l'aveva
chiamato, e alla
chiamata aveva
risposto,
per
una nuova vita,
con un altro
nome:
Frate
Agostino
di
Cristo Re. La storia della sua esistenza che comprende gli animosi anni giovanili, le imprese
di guerra, i riconoscimenti e le
Decorazioni, la
vocazione
e
l'impegno religioso, è la storia
di un uomo che
visse
intensamente le vicende di mezzo
secolo, profondamente e totalmente partecipe, rispondendo sempre ad un comando imperioso, quello del
dovere.
Umberto Visetti si colloca nella nobile schiera degli
uomini che hanno onorato la nstra terra; la sua figura
merita di essere ricordata con un segno concreto, con una
iniziativa che lo additi all'ammirazione ed alla gratitudine, che lo preservi dalla negligente indifferenza e lo proponga come alto e morale esempio di vita.
G. Gazzoli
(da “Il Reduce d’Africa - 1989)
Umberto Visetti sacerdote
NOTE BIOGRAFICHE
Umberto Visetti nacque nel 1897 a Saluzzo (Cuneo). Interrotti gli
studi liceali, si arruolava volontario il 29 ottobre 1915, appena diciassettenne, nel 4° Reggimento Bersaglieri. Nominato sottotenente nel
94° fanteria nel settembre 1916, partecipò alle operazioni di guerra
col 68° Reggimento. Gravemente ferito, fu promosso tenente nel
giugno 1917. Tornato in linea sul Montello nel gennaio 1918 col V
Battaglione d'assalto, si distingueva ancora una volta a Pieve di
Soligo durante l'offensiva di Vittorio Veneto. Congedato nel marzo
1919, riprendeva gli studi interrotti, ma verso la fine dell'anno partecipava all'impresa di Fiume. Ancora congedato nel maggio 1920 e
conseguita la laurea in giurisprudenza all'Università di Torino, si
dedicava alla professione e al giornalismo. All'inizio della campagna
etiopica si trovava a Parigi addetto all'ufficio stampa dell'Ambasciata
italiana e rientrato in Italia si arruolava volontario nella Divisione
"Peloritana" mobilitata, con la quale prendeva parte alle operazioni
di guerra in Somalia. Nell'aprile 1937, assegnato all'11° Reggimento
Granatieri e destinato alla 2^ Brigata coloniale, gli veniva affidato il
comando della 3^ Compagnia del IV Battaglione "Toselli". Promosso
capitano con anzianità 1935 e rimpatriato per le gravi mutilazioni
riportate nel combattimento di Dengheziè, dopo degenza in ospedale veniva collocato in congedo. Richiamato a domanda nell'agosto
1940, era destinato nuovamente in Africa al Battaglione Fanteria
libica "Zuara", mobilitato. Ferito nel combattimento di Alan el
Nibewa e raccolto sul campo dal nemico, veniva rimpatriato su nave
ospedale per scambio di malati nel maggio 1943. Partecipava alla
lotta di liberazione dall'8 settembre 1943 all'aprile 1945, poi, a guerra conclusa, entrava nell'Ordine degli Agostiniani e tre anni dopo
veniva ordinato sacerdote. Stabiliva la residenza a Firenze.
15
IL NASTRO AZZURRO
UN PO' DI CRONACA SU UNA LUNGA RICERCA
SENZA ...LANTERNINO
(Prefazione storica dell’Albo d’Oro della Federazione Provinciale di Trieste)
a partire dal 1919, mentre a noi occorrevano anche quelle precedenti, fino al 1915. Alla guerra 1915-18 avevano
partecipato oltre 2000 giuliano-dalmati e varie centinaia
di questi avevano conseguito Decorazioni al Valor
Militare. Poiché allora Udine faceva già parte del Regno
d'Italia, ricorsi a quella Biblioteca Civica e così, per due
settimane, alle 08.30 ero già a Udine per rientrare a sera
all'ora di cena. Ma senza risultati. Le Gazzette di allora,
erano diverse dalle attuali,
riportavano anche cronache di
cerimonie, nelle principali
città, in cui erano state consegnate Decorazioni a numerosi
valorosi combattenti, ma di
decreti concessivi neppure
l'ombra.
Esaurita la ricerca a Udine,
passai alla Biblioteca Civica di
Trieste risalendo dal 1919 in
su, senza risultati. Pensavo già
che avrei dovuto abbandonare quella ricerca inutile, quando, siamo all'anno 1935, mi
imbatto nei primi decreti e
comincio a raccoglierli. Ma ne
vale la pena? Come copriremo
il periodo mancante?
Soltanto molto più tardi
ho potuto scoprire che la pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale della concessione di
ricompense al V.M. era stata
disposta da una legge del
1932; in fondo, è stato un
bene che non lo sapessi in
partenza, perché probabilmente non avrei neppure
pensato di iniziare questo
lavoro, non vedendo allora
altre possibilità.
Ma non mi rassegno ancora a rinunciare, sebbene sorgano nuove difficoltà. Infatti, per un lungo periodo, tra il
1946 e la fine del 1950, non ci sono i supplementi contenenti gli elenchi dei decorati.
Qualche sprovveduto, senza sapere quale valore avesse il termine, li aveva definiti "straordinari" e questi, non
previsti negli abbonamenti ordinari, potevano venire
richiesti separatamente - quarant'anni prima (!) - da chi vi
fosse interessato (di norma, hanno questa classificazione
i supplementi riguardanti bilanci dello Stato e cose del
genere, di interesse molto particolare e limitato ad un
numero ristretto di studiosi).
A Trieste nessuno ne dispone e con poca speranza ci
rivolgiamo al Poligrafico dello Stato che stampa le
Gazzette. Fortunatamente incappiamo in una impiegata
intelligente e cortese - non ha voluto dirci il suo nome che ci indirizza alla Libreria Nazionale "Vittorio
Emanuele II'" dove ha già accertato l'esistenza dei fascicoli da noi richiesti Dopo vari mesi di trattative e di attesa, riusciamo ad avere da una Agenzia romana i grossi
D
opo quasi cinque anni di tribolazioni, durante i
quali lungamente abbiamo temuto di non poter
concludere nulla, siamo finalmente giunti in porto!
Da tempo, dopo aver ammirato gli Albi dei Decorati
realizzati dalle altre Federazioni Provinciali del Nastro
Azzurro, mi frullava per la mente l'idea di fare altrettanto per quanto competeva alla nostra Federazione.
L'impresa si presentava subito
molto gravosa perché non ci si
poteva limitare allo scampolo
di territorio restato a Trieste
dopo il trattato di pace, pur
comprendendo Grado ed il
Monfalconese appartenenti
storicamente alla sua vecchia
provincia fino al 1947: competeva a noi, perché nessun altro
lo avrebbe fatto, perpetuare
la memoria di quanto avevano
compiuto nelle varie guerre
anche i nostri conterranei, dei
territori, strappatici, dell'Istria,
di Fiume e della Dalmazia,
ormai dispersi in Italia ed in
altri continenti. Ma, quel che
era peggio, non vedevo ancora quale strada avrei potuto
percorrere per raggiungere
tale traguardo.
Non facevo alcun conto
sulla possibilità di un aiuto da
parte del Distretto Militare di
Trieste; mi era noto, infatti, fin
dai primi anni del dopoguerra,
che durante l'occupazione
jugoslava i suoi uffici erano
stati saccheggiati, i documenti
in grande parte dispersi, che i
fogli matricolari erano stati
usati per incartare il pesce alla
Pescheria Centrale. D'altro
canto, la cosa riguardava
anche Marina e Aviazione, ed
anche per questo non mi pareva che ci fossero localmente possibilità migliori. Al Ministero della Difesa poi, ci si
sarebbe potuto rivolgere per qualche singolo caso noto,
ma non certo perché si mettessero a ricercare, tra i decorati di tutta Italia, tutti quelli che provenivano da queste
terre. Un barlume di speranza mi venne dal ricordare che,
in una certa ricerca su Gazzette Ufficiali, avevo osservato
che vi apparivano anche decreti di concessioni di ricompense al valore.
Poteva essere questa la strada giusta, perché avrei
potuto trovare le decorazioni concesse al personale di
tutte e tre le Forze Armate.
Quando, in una riunione del Consiglio Direttivo,
accennai alle mie speranze, ma anche alle mie perplessità, la mia idea, ancora confusa e tutta da verificare,
ebbe una accoglienza entusiastica, e venni sollecitato a
studiare attivamente il da farsi, dopo di che ci saremmo
messi al lavoro. Sorse subito un intoppo: alla Biblioteca
Civica di Trieste si potevano trovare le Gazzette soltanto
16
IL NASTRO AZZURRO
pacchi di fotocopie dei nostri supplementi. Ne manca
ancora uno, introvabile, che riusciamo a procurarci solo
grazie alla cortesia della dott.ssa Annamaria Pellino della
Biblioteca giuridica del Ministero di Grazia e Giustizia.
Dal libro di Federico Pagnacco "Volontari delle Giulie
e della Dalmazia" ricavo dati personali e motivazioni
delle Decorazioni concesse ai Caduti nella prima guerra
mondiale, ma per i reduci c'è soltanto un elenco in cui
una o più sigle identificano le Decorazioni conseguite da
ciascuno. Troppo poco.
Ricordando, perché la cosa aveva riguardato anche
mio padre, che negli anni venti il Distretto aveva censito
tutta la forza richiamabile in caso di necessità, cerco allora di consultare i fogli matricolari delle classi tra il 1873 e
il 1899, che comprendono la maggior parte dei volontari. Non sono più al Distretto ma all'Archivio di Stato.
Anche qui la ricerca è infruttuosa perché i documenti, pur
su modulo da foglio matricolare, sono solo un censimento della forza eventualmente disponibile, secondo l'Arma
in cui l'interessato aveva prestato servizio (nell'esercito
austriaco o in quello italiano), senza altre indicazioni.
Quando, deluso, mi congedo dal Direttore, dott. Cova,
interviene il suo vice assicurando che dispongono anche
del Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra. Sono
solo poche annate, dal 1922 al 1926, ma è materiale prezioso, che riguarda una parte notevole dei volontari giuliano-dalmati, e finalmente mi rendo conto quanto
sarebbe utile disporne in modo più ampio. Oramai ho
sfogliato quasi ottant'anni di Gazzette ma sono certo che
ne mancano altri, che invece a noi risultano da vecchi
tabulati della Direzione del Tesoro concernenti gli assegni
medaglia corrisposti, prevalentemente a superstiti del
Decorato.
Decidiamo di fare ancora un tentativo al Distretto
per vedere se davvero non sia possibile reperire almeno
una parte dei Bollettini che ci occorrono. Forse la persona che avevamo contattato infruttuosamente in precedenza non era abbastanza informata. Esposto il nostro
problema all'allora Comandante del Distretto Col.
Luciano Monaco, disponibilissimo ad aiutarci, abbiamo
la promessa di una risposta non appena avrà avuto le
necessarie informazioni. Due giorni dopo mi segnala che
hanno tutto dal 1920 in poi e che il materiale è a nostra
disposizione.
Non mi sembra vero! É la svolta lungamente attesa.
Cominciamo così uno spoglio accelerato, perché
siamo ancora in primavera ma a settembre il Distretto di
Trieste verrà chiuso. Molto cortesemente il Col. Monaco si
offre di chiedere al Distretto di Udine se dispongano dei
Bollettini dal 1915 al 1919 che, al caso, potrebbero venire temporaneamente prestati a quello di Trieste, facilitandoci la ricerca. Risultato che a Udine non hanno detto
materiale, ci suggerisce ancora di rivolgere la stessa
richiesta alla Direzione della Leva del Comando
Regionale del Nord-Est di Padova, perché ci indichi presso quale Distretto tale documentazione sia disponibile.
Per quanto dubbiosi. Per le difficoltà che potrebbero
derivare dalla necessità di lavorare a lungo fuori sede,
accogliamo il suggerimento chiedendo, senza molta speranza, che tale materiale sia messo a disposizione del
Distretto Militare di Trieste, qualora si ritenesse impossibile prestarlo a noi.
La risposta tarda, e chiediamo l'appoggio del Gen.
Zaro Comandante delle Truppe Trieste, che cortesemente
assicura il suo intervento, e l'indomani ci viene consegnato un fax del Comando Regionale del Nord-Est di Padova
contenente una copia della risposta alla nostra richiesta
(non ancora pervenutaci), in cui si precisa che il materiale è a nostra disposizione presso quel Comando e che possiamo venire a ritirarlo.
Non ci sembra vero che le cose possano assumere un
corso così favorevole, e prendiamo subito contatto con
l'ufficio indicatoci. Ritorniamo così da Padova con cinque
valige di Bollettini Ufficiali da esaminare durante l'estate.
Purtroppo, pare che le nostre rosee previsioni debbano sfumare, perché due giorni dopo mi trovo all'ospedale con un'emiparesi. Fortunatamente il decorso è abbastanza favorevole e, dopo due mesi di degenza, posso
recuperare la possibilità di muovermi e di continuare il
lavoro ancora più celermente. Prima che capiti di peggio.
Ormai, anche con il materiale ricavato, direttamente
anche dai non molti decorati superstiti e dai familiari,
particolarmente grazie all'incredibile dedizione e
costanza del Presidente Delise, sempre presente ed attivo in sede a ricevere il pubblico, siamo a buon punto con
la raccolta di dati anche se c'è sempre qualche cosina da
aggiungere (molti dati personali vengono incessantemente ricavati dalle più disparate fonti, studi sull'irredentismo, pubblicazioni sui Caduti per cause di guerra,
fortunosi contatti anche con lontani parenti di Decorati
scomparsi – una motivazione è giunta persino dagli Stati
Uniti – associazioni combattentistiche, ecc...) ed è l'ora di
cominciare a dare forma concreta al nostro lavoro
memorizzandolo sul computer nella forma definitiva in
cui dovrà venire stampato.
È un'avventura che dura quasi un anno e mezzo, un
po' perché, partendo dagli appunti la forma si consolida
ed affina via via che si procede, ed è, più volte, necessario aggiornare il lavoro già fatto per la necessaria uniformità, un po' anche per ripetuti guai al computer. La sua
indisponibilità, per abbastanza lunghi periodi, mi fa perdere tempo prezioso. Perdo anche parte non trascurabile
del lavoro, che devo rifare, ma, finalmente, si giunge
anche al compimento dell'opera.
A tal riguardo mi pare giusto rilevare che in un lavoro di questa mole, di tale ampiezza temporale e territoriale, nonché di così difficile ricerca, non si può mai raggiungere una completezza assoluta. Purtroppo, mancheranno certamente dei nomi e varie motivazioni, per cui
chi fosse in possesso di questi dati è vivamente pregato
di farceli pervenire. Non è da escludere, infatti, l'eventualità, come già verificatosi in altre Federazioni, di
poter provvedere, fra qualche tempo, alla stampa di un
supplemento.
Al termine di questa grossa fatica, sento il dovere di
ringraziare vivamente tutti quelli che ci hanno aiutali, in
vario modo, a raggiungere il nostro obiettivo, come la
sconosciuta impiegata del Poligrafico, la Libreria
Nazionale Centrale, la dottoressa Pellino del Ministero di
Grazia e Giustizia, il direttore dell'Archivio di Stato, dott.
Cova ed il suo vice dott. Dorsi, la direttrice della Biblioteca
Civica di Trieste. dottoressa Rugliano, che mi ha premurosamente indirizzato al lavoro della Salvi, il validissimo
colonnello Monaco, il Comando della Regione Militare
Nord-Est, il dott. Ballarini della Società di Studi Fiumani,
l'avv. Oddone Talpo per quanto concerne la Dalmazia, la
famiglia di Parenzo per i decorati di quella città e le mie
preziose consulenti informatiche, mia nuora Luisa e mia
figlia Rossana, senza l'aiuto delle quali sarei stato veramente nei guai. La seconda, poi, ancora una volta ha
avuto il grande merito di essere anche una attenta, impareggiabile, correttrice di bozze. Ma più particolarmente
devo ringraziare mia moglie, che ho tanto trascurato in
questi cinque anni. Senza la sua comprensione e la sua
pazienza non avrei potuto arrivare in fondo. Le devo
quindi la promessa che non mi impegnerò più in lavori
così totalmente assorbenti, come è stato questo.
Almeno per qualche mese.
Lionello Ferluga
(socio della Federazione di Trieste)
17
IL NASTRO AZZURRO
PARTE LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA
Q
uando leggerete questo articolo, Michele Maddalena, il marciatore della
Federazione Provinciale di Latina dell’Istituto del Nastro Azzurro, già dal 3 novembre avrà lasciato Trieste dando il via alla “Marcia dell’Unità d’Italia”, impresa che
è sua, in quanto da lui viene compiuta, ma è di tutti noi, in quanto sostenitori dei valori
che la Marcia intende rinnovare. Le prime tappe saranno già state effettuate, tra ali di
gente plaudente ad un’iniziativa che trascende i semplici valori dello sport esemplificando i valori dell’unione di tutti gli italiani intorno a questo simbolo vivente che percorre a
piedi decine di chilometri al giorno lungo un itinerario che interessa tutta la penisola a
ricordo degli eventi più importanti del Risorgimento Italiano.
Amici Azzurri di tutta Italia, Michele Maddalena non deve passare inosservato!
Andiamo tutti ad incontrarlo mentre percorre l’itinerario della Marcia e facciamogli sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza nei valori che ci accomunano: l’amore per la
Patria e il Valore Militare senza i quali il Risorgimento non avrebbe avuto luogo.
Michele Maddalena
Chiamiamo i nostri familiari, gli amici e i conoscenti a questo incontro, spieghiamo il significato di questa prestazione fisica di un uomo che l’8 dicembre, mentre corre, compie settanta anni. Tanti auguri, Michele! Il Nastro Azzurro è con te! L’Italia, la nostra Patria, 150 anni dopo che si è unita, è
con te!
A tale scopo, di seguito pubblichiamo i dati relativi alle prime 74 tappe della Marcia dell’Unità, che saranno percorse fino al mese di gennaio compreso. La rimanente parte sarà pubblicata sul n.° 1-2011.
IL PERCORSO DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D'ITALIA
INIZIO: 3 novembre 2010:
TERMINE: 16 marzo 2011:
LUNGHEZZA PERCORSO: Km. 4215,100
NUMERO TAPPE: 112
1. mercoledì, 3 novembre 2010
2. giovedì, 4 novembre
3. venerdì, 5 novembre
4. sabato, 6 novembre
5. domenica, 7 novembre
6. lunedì, 8 novembre
7. martedì, 9 novembre
8. mercoledì, l0 novembre
9. giovedì, 11 novembre
10. venerdì, 12 novembre
11. sabato, 13 novembre
12. domenica, 14 novembre
13. lunedì, 15 novembre
14. martedì, 16 novembre
mercoledì. 17 novembre
15. giovedì, 18 novembre
16. venerdì, 19 novembre
17. sabato, 20 novembre
18. domenica, 21 novembre
19. lunedì, 22 novembre
20. martedì, 23 novembre
21. mercoledì, 24 novembre
giovedì. 25 novembre
22. venerdì, 26 novembre
23. sabato, 27 novembre
24. domenica, 28 novembre
25. lunedì, 29 novembre
26. martedì, 30 novembre
TRIESTE, Piazza Unità d'Italia.
TORINO, Piazza Castello.
MEDIA GIORNALIERA: Km. 37,635
Trieste/Monfalcone
Monfalcone/Redipuglia
Redipuglia/Cormons
Cormons/Udine
Udine/Zoppola
Zoppola/Vittorio Veneto
Vittorio Veneto/Belluno
Belluno/Arsiè
Arsiè/Marter
Martier/Trento
Primolano/Bassano del Grappa
Bassano del Grappa/Nervesa della Battaglia
. Nervesa della Battaglia/Treviso
Treviso/Venezia
riposo
Mestre/Padova
Padova/Rovigo
Rovigo/Ferrara
Ferrara/San Felice sul Panaro
San Felice sul Panaro/Correggio
Correggio/Modena
Modena/Bologna
riposo
Bivio Budrio SS. 253/Lugo di Romagna
Lugo di Romagna/Forlimpopoli
F orlimpopoli/Rimini
Rimini/Pesaro
Pesaro/Marzocca
18
28.900 mt.
6.200
33.200
27.200
40.900
40.900
36.400
43.300
39.400
33.000
37.200
42.600
38.000
32.500
37.100
43.800
36.000
43.200
41.000
43.500
39.200
37.500
42.200
42.300
37.200
41.300
IL NASTRO AZZURRO
27. mercoledì, l dicembre
27. giovedì, 2 dicembre
28. venerdì, 3 dicembre
Sabato, 4 dicembre
30. domenica, 5 dicembre
31. lunedì, 6 dicembre
32. martedì,7 dicembre
33. mercoledì, 8 dicembre
34. giovedì, 9 dicembre
35. venerdì, 10 dicembre
36. sabato, 11 dicembre
37. domenica, 12 dicembre
38. lunedì, 13 dicembre
39. martedì, 14 dicembre
40. mercoledì, 15 dicembre
41. giovedì, 16 dicembre
42. venerdì, 17 dicembre
43. sabato, 18 dicembre
44. domenica, 19 dicembre
Lunedì, 20 dicembre
45. martedì, 21 dicembre
46. mercoledì, 22 dicembre
47. giovedì, 23 dicembre
48. venerdì, 24 dicembre
49. lunedì, 27 dicembre
Martedì, 28 dicembre
50. mercoledì, 29 dicembre
51. giovedì, 30 dicembre
52. lunedì, 3 gennaio 2011
53. martedì, 4 gennaio
54. mercoledì, 5 gennaio
55. giovedì, 6 gennaio
Venerdì, 7 gennaio
56. sabato, 8 gennaio
57. domenica, 9 gennaio
58. lunedì, 10 gennaio
59. martedì 11 gennaio
Mercoledì, 12 gennaio
60. giovedì, 13 gennaio
61. venerdì, 14 gennaio
62. sabato, 15 gennaio
63. domenica, 16 gennaio
64. lunedì, 17 gennaio
65. martedì, 18 gennaio
66. mercoledì, 19 gennaio
67. giovedì, 20 gennaio
venerdì, 21 gennaio
68. sabato, 22 gennaio
69. domenica, 23 gennaio
70. lunedì, 24 gennaio
71. martedì, 25 gennaio
72. mercoledì, 26 gennaio
73. giovedì, 27 gennaio
74. venerdì, 28 gennaio
Sabato, 29 gennaio
Marzocca/Ancona
Fossato di Vico/Pianello
Pianello/Perugia
riposo
Ponte San Giovanni/Trevi scalo
Trevi scalo/Terni
Terni/Rieti
Mignano Monte Lungo/Cassino
Cassino/Castelforte
Castelforte/Maranola
MaranolaIFormia
Monte san Biagio/Campodimele
Monte san Biagio/Sperlonga
Terracina/Borgo Grappa
Borgo Grappa/Priverno
Priverno/Norma
Norma/Aprilia
Aprilia/Latina
Antrodoco/L'AquiIa
riposo
Fontavignone/ Avezzano
Avezzano/Ponte Campomizzo
Ponte Campomizzo/Alfedena
Alfedena/Isernia
Isernia/Campobasso
riposo
Campobasso/Sassinoro
Sassinoro/Benevento
Benevento/Atripalda
Atripalda/Lioni
Lioni/Muro Lucano
Muro Lucano/Potenza
riposo
PotenzaiOppido Lucano
Oppido Lucano/Gravina in Puglia
Gravina in Puglia/Palo del Colle
Palo del Colle/Bari
riposo
Bari/Santeramo in Colle
Laterza/Metaponto
Metaponto/Rocca Imperiale Marina
Rocca Imperiale Marina/Villapiana Lido
Villapiana Lido/Soverano
Soverano/Pian del Lago
Pian del Lago/Villaggio Racise
Villaggio Racise/Catanzaro
riposo
Messina/Rometta Marea
Rometta Marea/Falcone
Falcone/Capo D'Orlando
Capo D'Orlando/Marina di Caronia
Marina di Caronia/Cefalù
Cefalù/Trabia
Trabia/Palermo
riposo
19
22.300
38.300
19.100
41.800
43.600
34.500
34.700
35.000
35.000
32.300
32.900
32.600
44.000
41.200
36.400
34.400
31.400
34.400
38.400
47.600
39.500
32.700
48.600
32.200
38.700
35.000
43.500
40.800
44.300
29.500
42.700
39.000
17.500
41.400
35.800
45.200
41.200
44.000
44.500
45.900
32.000
23.300
37.000
43.600
38.300
45.300
37.700
33.900
IL NASTRO AZZURRO
PERCHÉ I GIOVANI POSSANO RICORDARE
(da una mia “chiacchiearata” tenuta nel 1968 al Rotary e aggiornata al 2007)
Presidente Internazionale del Rotary, Luther Hodgeg,
diceva pressappoco cosi: "Io ritengo che il miglior cittadino del mondo sia colui che è, anzitutto, orgoglioso
della sua propria Nazione e sia leale con essa."
La migliore speranza nello sviluppo delle Nazioni si
trova nel patriottismo e nella lealtà che sono stati risvegliati dal raggiungimento dell’indipendenza politica.
La lealtà verso la casa e la terra non deve essere precaria. Il ricordo pertanto dei Fratelli caduti nell'adempimento di uno dei nostri principali diritti-doveri di cittadini deve essere, per i sopravvissuti e per i posteri, un
dovere assoluto.
Invece, il velo di oblio steso su tanti sacrifici e tanti
eroismi viene giustificato dal desiderio di non rinfocolare odi, di non celebrare una guerra non voluta ma di
ricondurre gli animi sulla strada della comprensione e
dell'amore. Nel frattempo non si perde occasione per
ricordare atroci fatti di sangue attribuiti ai "nazifascisti" e le nostre case editrici sembra facciano a gara nel
divulgare libri italiani dai quali la figura del combattente italiano esce immiserita e vilipesa. È evidente lo sforzo teso a cancellare dalla nostra memoria ma, più che
altro, ad evitare che si formi nella memoria delle nuove
generazioni, il ricordo di coloro che, senza calcoli di utilità personale, risposero all'appello della Patria in armi
ed alla stessa offrirono anche il sacrificio supremo della
loro vita. In questa situazione, quale concetto ritenete
possano farsi dei loro padri e dei loro nonni i nostri figli
e nipoti e quale rispetto possano provare per loro dato
che, secondo gli storiografi ufficiali (ed i libri di scuola),
non hanno fatto che scappare dall'inizio alla fine della
guerra?
Eppure le cose sono andate ben diversamente se lo
storico inglese Gorelli Barnett, commentando la battaglia di El Alamein, cosi ha scritto: "Considerata l'immensa superiorità di forze fra le opposte armate,
quello che sorprende di più non è il fatto che vincessimo la battaglia, ma che fossimo stati sul punto di perderla e che le forze dell'Asse siano riuscite, per 12 lunghi giorni, a sbrogliarsela contro una forza talmente
superiore."
Questo non è un inno alla guerra. Sarebbe delittuoso instillare nei giovani l'idea che non vi sia altra soluzione per risolvere i problemi internazionali che il ricorso alle armi, ma è altresì altrettanto delittuoso non prepararli ad una tale deprecabile evenienza e non ricordare loro che, malgrado le alterne vicende della storia
militare del loro Paese, molti di coloro che li hanno preceduti sono stati capaci di esprimere il meglio di loro
stessi al servizio della Patria in armi.
Dopo questa premessa, occorre definire che cosa
esattamente significa il termine "Patria": questa parola così grande e dolce il cui solo suono commuove tanto
profondamente?
Ritengo che possa definirsi come la terra abitata da
un popolo e che ciascuno dei suoi componenti sente
I
n questa Italia, che è stata culla di civiltà ed è ricolma delle insigni testimonianze delle varie arti che,
come in nessun altro Paese, vi sono rappresentate ai
massimi livelli, ci si dimentica troppo spesso della scomoda memoria dei tanti Italiani che hanno illustrato la
Patria con il loro purissimo eroismo anche se dovettero
battersi in condizioni di grande inferiorità per equipaggiamento, armamento e, ahimè non raramente, per
incapacità e, in taluni casi, vigliaccheria se non addirittura connivenza con il nemico degli Alti Comandi.
Mi rivolgo ai giovani - sui quali poggiano le speranze del nostro Paese per un avvenire meno convulso ed
arido di quello che stiamo vivendo - perché possano
ricordare che esiste un altro patrimonio di inestimabile
valore che, giorno dopo giorno, sta sprofondando nell'oblio e, oserei dire, nel quasi disprezzo ufficiale: il
patrimonio morale lasciatoci da coloro che, anche nella
seconda guerra mondiale, alla Patria fecero olocausto
della vita o che, comunque, la Patria stessa servirono
eroicamente.
Non si vuole qui assolutamente esaltare il nazionalismo ma il vero patriottismo. In un suo messaggio, l'ex
20
IL NASTRO AZZURRO
come la propria, non tanto per il fatto di
abitarvi, quanto perché in essa è nato, in
essa sono vissuti i suoi genitori, in essa
spera vivranno i suoi figli e, in genere, perché essa costituisce l'ambiente, il limite spaziale entro cui si realizza quella comunanza
di origini, di lingua, di storia e di tradizioni
che caratterizzano appunto il popolo stesso. Si tratta quindi di un concetto non limitato al solo territorio, ma comprendente
anche gli uomini che della Nazione fanno
parte e tutto quel complesso di istituzioni,
di tradizioni e di ideali che nella coscienza
dei singoli acquista, più che una concretezza ben definita, il valore di un mito. La
Patria è, perciò, l'assoluto di fronte al quale
individui e gruppi sono il relativo ed individui e gruppi sono pensabili solo in quanto
Un solitario carabiniere a cavallo diede la forza ai
siano nella Patria.
E allora perché non avere il coraggio civinostri soldati di rompere l’assedio ad Arbusow
le e l'orgoglio di ricordare Coloro che, spinmolti, di voler rievocare ad uno ad uno tutti i valorosi
ti unicamente da cristallino amor di Patria, per la Patria
che lasciarono il loro nome legato ad eroici fatti d'arcombatterono e si immolarono?
me, limitiamoci a ricordare con grande rispetto i valoSessantotto anni fa correva quel 1942 così ricco di
rosi combattenti della seconda guerra mondiale, senza
gloriosi e drammatici avvenimenti sui vari fronti di
alcuna graduazione ma accomunandoli tutti, indistinguerra: iniziato con la riconquista della Cirenaica, vide
tamente, in un unico reverente e commosso pensiero
poi la battaglia del Don, le azioni nel Mar Nero dei
poiché la gloria ed il rispetto della Patria spettano
nostri Mas, la battaglia aereonavale di mezz'agosto nel
soprattutto ai vinti quando si sono battuti con onore e
Canale di Sicilia, l'indomito coraggio dei nostri aerosicoraggio fino al limite delle umane possibilità ed oltre.
luranti, la 2^ battaglia del Don con la famosa carica del
Un episodio valga per tutti: "La vigilia di Natale del
Savoia Cavalleria a Jabuchenskij, la battaglia di
1942, mentre i 10.000 superstiti delle Divisioni Torino,
Serafimovic, nella quale furono particolarmente impePasubio, Ravenna e di alcuni reparti corazzati tedeschi
gnati i Bersaglieri del 3° Reggimento, le gloriose azioni
erano inchiodati da un imponente accerchiamento
della X^ Mas e del Gruppo dell'Orsa Maggiore a
russo ad Arbusow e sempre più fievoli, malgrado i
Gibilterra e Cadice, le battaglie di El Alamein, la terza
furiosi contrattacchi, si facevano le speranze di uscire
battaglia del Don con la disperata difesa dell'ARMIR e,
da quella che ormai era nota come la <<Valle della
in particolare, del Corpo d'Armata Alpino - le divisioni
Morte>>, fu visto un giovane Carabiniere a cavallo
Julia, Tridentina e Cuneense furono le ultime ad iniziagaloppare risoluto verso le linee nemiche agitando un
re il ripiegamento - le terribili e gloriose tappe della
vessillo tricolore ed incitando i compagni ad un estreritirata-martirio in Russia: Arbusow, Millerowo,
mo sforzo di vita o di morte.
Cercovo, Nikitowka e Nikolajewka. Ma, in particolare,
Fu come l'apparizione di un essere sovrannaturale
nel marzo di quell'anno moriva in un lettino di ferro
che invocato dalle preghiere delle mamme lontane,
della stanza n.25 della Clinica "Maya Canberry Nursing
fosse venuto per guidarli alla salvezza. Lo videro passaHome" di Nairobi (ove era stato ricoverato il precedenre fra loro come una di quelle figure allegoriche, di
te 5 febbraio, trasportatovi dal campo di Donyo
quegli eroi leggendari che avevano eccitato la loro fanSabouk, vicino a Nairobi) S.A.R. Amedeo di Savoia Duca
tasia di fanciulli: ed ecco sul suo cavallo avanzava con
d'Aosta, l'eroe dell'Amba Alagi, "la sola figura di spicslancio crescente fra gli scoppi delle granate e le raffico degli ultimi cinquant'anni che gli Italiani accettino
che delle mitragliatrici, avanzava come spinto da una
senza dissensi ne amarezze" (così scriveva nel 1952
forza incoercibile, come se nulla potesse fermarlo e
Virginio Lilli). Egli, che avrebbe senz'altro ben figurato
scomparve verso le linee nemiche.
nell'Italia risorgimentale di Garibaldi e di Cavour, oggi
Tutti allora si levarono in piedi come attratti da una
riposa nel cimitero di Nyeri, nel Kenia, fra 675 soldati
suggestione irresistibile e si lanciarono sull'erta senza
italiani morti in prigionia e sulla sua tomba si erge una
rispettare alcuna forma prudenziale di combattimento:
stele che ne sorregge il volto e sulla quale è inciso il suo
di fronte a tanta subitanea furia il nemico non poté
estremo saluto: "Ai miei soldati di terra, del mare e del
fare a meno di allargare il cerchio di assedio consentencielo, compagni d'arme in tante campagne d'Italia e di
do il passaggio dei superstiti. Alla fine del combattiLibia, ai miei camerati di prigionia e a tutti quelli che
mento fu visto tornare il cavallo del Carabiniere: unica
con indomito valore mi hanno seguito in questa epotraccia del leggendario cavaliere erano alcune chiazze
pea africana, con il mio addio riconoscente, lascio il
di sangue sulla gualdrappa del quadrupede, anch'esso
retaggio."
mortalmente colpito."
Senza pretendere, anche perché risulterebbe tropA chiusura di queste mie annotazioni vorrei dedicapo lungo e si rischierebbe senz'altro di ometterne
21
IL NASTRO AZZURRO
state composte 42.747 salme, 21.500 delle quali appartenenti ad ignoti, recuperate amorevolmente sui vari
campi di battaglia):
"A Loro chiederemo di ispirarci sentimenti di amore
di Patria, il dono che Essi possono ancora farci, al di là
della morte. Inchiniamoci reverenti alla Loro memoria.
Qui verranno le madri e le spose, verranno i padri, i fratelli, i figli a portar Loro il tributo del proprio affetto.
Ma a tutti noi incombe di onorarne il ricordo. Quale
che sia la vicenda in cui Essi perirono, il Loro sacrificio
non sarà stato vano se, da questo luogo che oggi Li
accoglie in pace, noi trarremo ispirazione e propositi di
civili virtù. Giacché le onoranze sarebbero sterili ed i
monumenti muti se questo non avvenisse in noi."
Oggi sembra che tutto ciò sia considerato come
una sciocca e vana retorica che può solo far sorridere;
il valore, l'onor militare e lo spirito di sacrificio non
contano quasi più nulla e non sono né apprezzati né
graditi. È di moda invece denigrare quasi i combattenti, mettere in ridicolo i sentimenti migliori dell'animo umano, gettare fango sulla maggior parte degli
ufficiali. E non c'è da meravigliarsi se anche nella
scuola, che dovrebbe curare l'educazione morale e
spirituale della gioventù, non si pensa più a coltivare
questi sentimenti.
Quando si sogna la libertà dalla morale, dai costumi
e dall'onore, a cosa possono servire i sentimenti migliori e più elevati dell'animo umano? Può valere la pena di
tirar fuori episodi che ricordino quella bieca, odiata
guerra della quale più nessuno vuol sentir parlare? La
seconda guerra mondiale è stata messa al bando perché fascista; la prima guerra mondiale serve solo per
rispolverare nei discorsi delle grandi occasioni vecchie
frasi ad effetto. Chi vuol sentire oggi parlare di Patria,
di onore, di virtù militari?
Eppure ci sarebbe tanto da raccontare ai giovani
su queste guerre! Episodi importanti, ma anche episodi semplici, modesti,
senza nulla di eroico e di
Bari: il Sacrario dei Caduti d’oltremare
grande, ma che potrebbero tuttavia servire di educazione spirituale e morale ai giovani ... e per ricordare loro che ci sono stati
nel passato degli uomini
che hanno avuto un concetto ben più elevato del
dovere, della dignità
umana, dell'onor militare
e dell'amor di Patria.
E infine, perché non
ricordare la lapide di un
soldato inglese caduto nell'inferno di El Alamein:
"Per il mondo eri un
soldato, per me eri il
mondo".
re a tutti indistintamente i nostri caduti, noti ed ignoti,
le parole dettate dalla Medaglia d'Oro Tenente
Colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna per il cimitero del Km 42 ad El Alamein:
"Fra le sabbie non più deserte, son qui di presidio
per l'eternità i ragazzi della Folgore, fior fiore di un
popolo e di un esercito in armi. Caduti per un'idea
senza rimpianti, onorati dal ricordo dello stesso nemico. Essi additano agli Italiani, nella buona e nella avversa fortuna, il cammino dell'Onore e della gloria.
Viandante arrestati e riverisci. Dio degli eserciti accogli
gli spiriti di questi ragazzi in quell'angolo del cielo che
riserbi ai martiri ed agli eroi."
I sacrifici, gli errori, gli orrori, i morti dell'ultima
guerra stanno maturando negli europei il sentimento
della loro unità al di sopra delle divisioni e dei contrasti più estremi. Questa è stata la vera vittoria perché la
guerra, dal punto di vista economico e militare, tutta
l'Europa l'ha perduta assieme, vinti e vincitori. Senza
quei morti e quelle distruzioni non ci sarebbe oggi in
Europa il sentimento dell'unione che deve essere la
nostra persuasione e la nostra bandiera, così come
senza i morti ed i sacrifici della guerra '15/'18 non vi
sarebbe stato per l'Italia, specie dopo il disastro di
Caporetto, il senso dell'unità nazionale.
Il messaggio dei Caduti in guerra al servizio della
Patria è, pertanto, un messaggio di amore, di fede e di
pace che vi è da augurarsi possa venir ascoltato e capito da tutti, ma specialmente dai giovani se veramente
vorranno essere i fedeli servitori del loro Paese adoperandosi nei rispettivi campi di lavoro per l'affermazione
ed il mantenimento di un ordine basato sulla comprensione, sulla pace e sulla fratellanza.
Ce lo confermano anche le parole dell'allora
Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che così
concluse il suo intervento alla cerimonia inaugurale del
Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari (nel quale erano
Giuseppe Cesare Maria
Cigliana
(Socio della Federazione di
Roma)
22
IL NASTRO AZZURRO
LUIGI STIPA "PIONIERE DELL' AERONAUTICA"
sfortunata ed estenuante vicenda di offerte e contro-offerte di lavoro da parte del governo francese
e dell'Aeronautica italiana, vicenda che si concluse
con l'interruzione del progetto di ricerca oltralpe
anche a causa della nazionalizzazione dell’industria Aeronautica francese.
Frattanto nella guerra di liberazione, l'allora
capitano Stipa, insegnante di costruzioni aeronautiche alla scuola allievi sottoufficiali di Orvieto,
organizzò la resistenza che lo porterà nel suo
Piceno distinguendosi con atti di valore tanto da
meritare la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Dopo alterne vicende, dovranno passare alcuni
decenni prima che compaiano all'orizzonte i
segni del possibile e definitivo riconoscimento
dei suoi meriti.
Finalmente intervenne una legge "ad hoc" che
attribuì a Stipa, in virtù dei suoi meriti eccezionali,
il grado di Generale Ispettore del Genio
Aeronautico (era il 1985) e nel 1991 l'Aeronautica
Militare gli conferì la Medaglia d'Oro al Merito
Aeronautico. La cerimonia si tenne presso l'Accademia
Aeronautica di Pozzuoli. Il Capo di Stato Maggiore
dell'Aeronautica, Generale Stelio Nardini in persona,
gli volle consegnare l’alto riconoscimento.
Luigi Stipa morirà di li a poco, nel gennaio ‘92, nella
sua casa di Ascoli Piceno chiudendo un percorso di vita
geniale e tormentato.
La città di Ascoli Piceno, dopo che si era costituito un
comitato promotore attivato dall'aviere Remo
Mazzuca, in data 25 ottobre 2008, grazie alla sensibilità
del sindaco dott. Ing. Piero Celani, gli ha dedicato un
monumento raffigurante il velivolo da lui ideato, la
ormai nota "botte volante".
Alla cerimonia erano presenti le massime Autorità
Civili e Militari, in particolare i vertici dell 'aeronautica
Militare, un picchetto del 235° Reggimento Piceno con
il Comandante Col. Andrea Bartolucci, oltre che le scolaresche, il "Nastro Azzurro" di Ascoli Piceno e le
Associazioni Combattentistiche ed' Arma.
Federazione di Ascoli Piceno
Luigi Stipa e la “botte volante”
L
uigi Stipa, classe 1900 (due lauree, la prima in
Ingegneria Civile e la seconda in Ingegneria
Aeronautica), fu tra i tecnici italiani più geniali del
nostro secolo e un autentico precursore della moderna
ingegneria aeronautica, ma ebbe una singolare vicenda umana e professionale. Infatti la storia di questo
inventore, che con brillante intuizione realizzò i primi
modelli di velivoli a reazione, è costellato di rifiuti, di
promesse non mantenute, di porte chiuse in faccia che,
per vari aspetti, quale uomo semplice legato alle proprie origini e alla sua Patria, egli fu costretto a subire.
Fu l'ideatore di alcuni tra i più rivoluzionari sistemi di
propulsione aerea: l'ala a turbina che portò alla realizzazione dello Stipa-Caproni, primo apparecchio a reazione italiano (la classica famosa "Botte") e il meccanismo di Pulsoreattore, una tecnologia che verrà utilizzata dai progettisti del Terzo Reich, niente di meno che
sulla famigerata bomba V 1.
Inoltre progettò i suoi bombardieri portando avanti
in particolare un bimotore metallico, un trimotore con
fusoliera metallica e ali in legno, un quadrimotore
metallico a quattro tubi. Ma questo progetto come altri
furono osteggiati dai vertici, così pure la
possibilità di nuovi progetti all'estero.
L'ennesima delusione la ebbe nello studio
che compì nell'applicazione del pulsoreattore ad un siluro marino. Il prototipo di questo
siluro era in corso di costruzione per conto
della Regia Marina presso l'arsenale di La
Spezia, ma il sopraggiungere dell'armistizio
dell'8 settembre 1943 e la disgregazione che
ne seguì impedirono la conclusione dei lavori e la successiva produzione in serie.
Insomma una genialità indiscutibile, della
quale non poté mai raccogliere i frutti.
Indifferenza dei vertici militari dell'epoca?
Ostracismo da parte del potere accademico?
Timore nei confronti di una mente troppo
brillante per gli standard scientifici di alloRiproduzione dello “Stipa-Caproni” noto anche come
ra? Forse una o tutte e tre le cose insieme.
“Botte volante”
Tra il 1937 e il 39 rimase vittima di un'altra
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IL NASTRO AZZURRO
D
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A
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I
TRAGICI RICORDI
In occasione degli incontri che ho avuto con gli studenti di 3^ classe di due scuole della mia città, richiesto dagli studenti di raccontare gli episodi più angosciosi della mia guerra sul mare, ho rievocato innanzitutto quello più sofferto del primo anno della guerra quando a Taranto, all’apertura delle paratie stagne
abbiamo trovato, al rientro del “Vittorio Veneto” da Capo Matapan, un grappolo di nostri marinai tutti
morti irrigiditi attaccati uno dietro l’altro sulla scaletta ferrata che dalla Santa Barbara dell’unità porta in
coperta. Quella dolorosissima vista è tuttora impressa nella mia mente e mi riempie il cuore di angoscia
come il ricordo di quando nel 1942 sul “Maestrale”, scortando un convoglio di navi, non avevamo potuto
fermarci per soccorrere i naufraghi italiani, fra i quali anche compagni d’accademia, imbarcati sulla nave
affondata dai siluri inglesi. Ho dovuto continuare nella scorta al resto del convoglio per riuscire a far arrivare a Tripoli quanto più possibile. Ma le urla, le imprecazioni, le preghiere di chi, ancora vivo in acqua,
vedeva il “Maestrale” allontanarsi lasciandoli morire, non le ho dimenticate e pur confortato dal dovere
compiuto, non le dimenticherò mai.
Giorgio Zanardi
LETTERA DI NATALE DI UN BAMBINO MUSULMANO
Salve a tutti,
sono Mohamed, bambino musulmano di dieci anni e abito a Milano. Stamattina ero contento di andare a
scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece la maestra
ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti delle
donne e il bue e l'asinello sono un'offesa per gli animali ridotti a termosifoni della capanna. Ma il Natale
tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani. Ci offende e ci prende in giro perché ci
riduce, nel presepe, a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non
è un'offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande
volevo fare il beduino.
Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si festeggia Natale per rispetto di
noi islamici. Questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima
volta da tutti i miei compagni di classe ché hanno capito che a causa mia e della mia famiglia non si festeggia Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si
arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna. Dicono che vengo dalla
Rabbia saudita.
Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi.
E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l'agnellone perché pure
per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta delle mie parti,
tutti mediorientali come me. A parte gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non
hanno una loro terra.
Il giorno prima della festa di tutti i Santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché si offendono gli islamici, gli ebrei, i non credenti e pure i protestanti. Poi, d'accordo con il capo d'istituto, ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso. Ha detto che quel segno lì, sperduto sul muro a fianco alla lavagna, che io non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me
non credono e non pregano per Cristo. I miei amici dicevano: “Ma che ti ha fatto di male Gesù? Che ha
fatto alla tua famiglia?” E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, mi faceva solo pena.
Ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l'albero, il presepe, la festa di Natale, il panettone, i canti e le
preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: “Ma perché sei così incazzoso e ti offendi
per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi?” Ma io non mi offendo mica, è lei, è la maestra che dice
così. Ho paura che ci toglierà pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventerà qualcosa per toglierci pure le vacanze dell'estate e dirà che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare
e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose
che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire
che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l'impressione che questa maestra trova la scusa che c'è in classe l'islamico, ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s'annoia,
forse perché da bambina perdeva a tombola o forse perché il marito la trova racchia.
Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato! A me il presepe piace; mi piace
meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a
ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto "pedofilo". Babbo Natale allora è pedofilo.
Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto del bambino islamico. Smettetela
perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di
rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa.
Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale!
(liberamente tratto dal web)
L’ironia con la quale viene trattato un tema scabroso, non dimentichiamo che la presenza o meno del crocefisso nelle aule scolastiche italiane è all’attenzione della Corte Europea, forse contribuisce a far sì che la
parola “tolleranza” abbia il giusto significato. Il Nastro Azzurro sostiene valori essenziali, come l’Amore per
la Patria e l’Onore Militare, posti alla base della coesione sociale, che è importante che tornino ad essere i
valori fondanti della nostra società. Proprio la loro mancanza conduce sempre più persone, come l’ipotetica maestra sopra esemplificata, ad assumere atteggiamenti molto discutibili pensando di essere nel giusto.
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IL NASTRO AZZURRO
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO
MOSTRA RETROSPETTIVA DI NINO VILLANTI, MAVM, AZZURRO E PITTORE
Dal 6 al 27 marzo u.s., presso la chiesa di San Domenico a Pisa, si è
tenuta la "Mostra retrospettiva" dal titolo “NINO VILLANTI - Concerto".
Infatti, la mostra è stata aperta sabato 6 marzo da un concerto del trio
d'archi "Quolibet” che ha eseguito brani di Beethoven e di Borodin.
Nino Villanti, definito il "pittore degli alberi", è nato a Palermo nel
1921 dove ha vissuto fino al 1938. Militare di carriera nei paracadutisti,
nella seconda guerra mondiale si è distinto in varie imprese, tra cui la
cattura di 260 prigionieri tedeschi che gli è valsa la Medaglia d'Argento
al Valor Militare. Dopo la guerra, si iscrive al Nastro Azzurro. Nel 1955
si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato ed apprezzato, e dove
muore il 1° gennaio 2009.
Nel 1956 inizia la sua attività pittorica. Autodidatta, si è formato
sulla lettura dei classici e sullo studio dei pittori del '400 e dell'800, fino
a prediligere, i moderni artisti del "simbolismo" e del "surrealismo". Ha
conseguito il diploma internazionale di disegno e pittura con eccellenti risultati. Nel 1960 tiene la prima mostra personale nel Circolo della
Caserma dei Paracadutisti di Pisa. L'incontro con il grande maestro
Piero Semeraro è determinante: con lui esplora, con pennelli e cavalletto, la campagna pisana e i suoi alberi. La pittura del Villanti, inizialmente conformata a schemi post macchiaioli con suggestioni di stampo
naturalistico e classicheggiante, si trasforma negli anni in surrealista,
fiabesca, dalle atmosfere di sapore metafisico. L'albero, ispiratore
dell'Artista, assume movenze umane e dell'uomo fa suoi i sentimenti:
soffre, piange, gode, ama, muore e, in un contesto di toni ocra, viola e
azzurro, prende corpo e crea incredibili suggestioni.
Dal 1964 al 1992 Nino Villanti ha presentato mostre personali e collettive in varie città italiane ed estere. Nel 1988
inaugura una sua grande mostra a Taiwan. Numerosi i riconoscimenti e premi ottenuti, fra i quali la nomina di
"Accademico Tiberino" nel 1968, Membro Onorario in "Painting art" dalla Columbian Academy U.S.A. nel 1974,
Medaglia d'Oro con nomina di Accademico a Salsomaggiore Terme nel 1978, Professore honoris causa in discipline
umanistiche della Interamerican University of Humanistic Studies nel 1988, Ufficiale dell'ordine "al Merito della
Repubblica Italiana" nel 1992.
Il nome di Nino Villanti appare in molte pubblicazioni d'arte: fra tutte il Dizionario Comanducci di Milano.
DAGLI ORAZI E CURIAZI AL ''VIRTUAL WAR''?
Organizzata il 6 maggio scorso, a Napoli, da Alenia Aeronautica, società di Finmeccanica ed MSC Software, la terza
edizione della conferenza internazionale "Virtual Testing & Engineering Simulation in Aerospace & Defence".
L'incontro, nell'aula magna dell'Accademia Aeronautica a Pozzuoli, ha visto la partecipazione di numerose aziende
dedicate alla ricerca ed al futuro dello sviluppo della comunità aerospaziale europea. Agusta Westland, Thales Alenia
Space, Enac, IBM, Cira, EADS, tanto per citare alcuni produttori che hanno inviato i loro rappresentanti al seminario.
Le parole del CEO di Alenia Aeronautica, ingegner Giovanni Bertolone, hanno dato impronta molto positiva al
seminario: "Le istituzioni hanno capito che il mondo della simulazione è importante. Nel campo della simulazione,
Alenia, piccola azienda nel mondo ma grande nello scenario italiano, si aspetta tempi più brevi e costi più bassi."
Innegabile che l'uso del "simulatore" applicato alle varie attività di certificazione, di controllo, di prove e di addestramento, possa offrire ampie applicazioni a fronte di costi più accettabili.
DISTRUTTE TUTTE LE BOMBE A GRAPPOLO NORVEGESI
20 luglio - Udici giorni prima che la Convenzione sulle armi a grappolo fosse entrata in vigore, la Norvegia avevagià completato uno dei suoi obblighi fondamentali. Venerdì 16 luglio il Segretario di Stato del Ministero della Difesa
norvegese, Roger Ingebrigtsen, ha premuto il bottone per distruggere l'ultimo lotto di armi a grappolo. La distruzione ha avuto luogo in una vecchia miniera a Løkken Verk a sud della città di Trondheim. La Norvegia è stata fra i primi
paesi a iniziare la distruzione dei depositi delle armi a grappolo dopo la firma della Convenzione.
Il Segretario di Stato del Ministero degli Affari Esteri, Espen Barth Eide, ha dichiarato: "L'obbligo di distruggere i
depositi di armi a grappolo è la garanzia più importante per la non proliferazione. Distruggendo i depositi noi assicuriamo che le munizioni non saranno più nuovamente utilizzate e che le risorse saranno riallocate per lo sgombero
delle zone contaminate e per l'assistenza delle vittime."
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IL NASTRO AZZURRO
8 NOVEMBRE 1917 - "CAPORETTO"
si attesta sul Piave dopo Caporetto
In sostanza tutto ciò si compendiava in 265mila prigionieri, 3152 pezzi di artiglieria perduti, 1750 bombarde, 3000
mitragliatrici, 40.000 fra morti e feriti: quest'ultimo dato
dimostra che una certa resistenza, sia pur ridotta, ci fu.
Fu necessario mandare nelle retrovie i circa 300.000
uomini sbandati per formare di nuovo i reparti. In compenso però il fronte si era notevolmente
accorciato e quindi permetteva, aggrappandosi alle pendici del Grappa e del Montello,
snodandosi quindi lungo le sponde del Piave,
di ben sperare per la difesa.
La grave situazione determinatasi in Italia
impensieriva gli alleati, i quali già nel corso
dello stesso mese di ottobre avevano inviato
loro ufficiali per rendersi conto di quali fossero le dimensioni del disastro. In particolare,
premeva agli alleati comprendere se, ed entro
quali limiti, fosse conveniente per loro distrarre forze dal fronte francese per impiegarle in
Italia. Il 6 e 7 novembre si svolse a Rapallo una
prima riunione interalleata, alla quale parteciparono per l'Inghilterra il primo ministro
Lloyd Gorge ed il ministro Smuts, per la
Caporetto
Caporetto 8 novembre
novembre 1917: soldati austriaci all’attacco Francia il Presidente del Consiglio Painleve e il
ministro Buillon, per l'Italia il nuovo
I
l Regio Esercito italiano usciva dalla grande prova di
Caporetto gravemente diminuito nei suoi organici e
nelle sue capacità combattive. In quindici giorni esso
aveva perduto un'intera Armata, la II^, buona parte delle
truppe della zona carnica e parte della IV^ Armata, mentre soltanto la III^ era ancora in buono stato di efficienza.
26
IL NASTRO AZZURRO
zie fatte correre
sul
"Manuale
del soldato
italiano",
affermando
che le risoluzioni prese
dal nostro
Comando
non sarebbero in nessuna maniera mutate,
dovendo
bastare
il
nostro esercito, senza
aiuti, ad assicurare
la
difesa
del
suolo Patrio.
La virtù
persuasiva
della
sue
argomentazioni e, più
Il Re Vittorio
Vittorio Emanuele III e il
di tutto, la
generale
Armando
Armando Diaz
sua fiera ed
illimitata
sicurezza nelle qualità guerriere del soldato
italiano, prevalsero a dissipare le errate opinioni degli alleati ed a convincerli che il
nostro esercito non avrebbe indietreggiato di
un passo dalla linea fissata per la difesa. Gli
alleati si inchinarono dinanzi alla chiara esposizione del sovrano ed alla fermezza della sua
volontà, ed al termine del convegno resero
con irresistibile impulso spontanea testimonianza di tutta la loro ammirazione al Re
Vittorio.
Dopo la sostituzione del generale
Cadorna col generale Armando Diaz, il 2
novembre giunsero a Vicenza due divisioni
francesi, seguirono due divisioni inglesi che si
radunarono a Mantova ed infine, tra il 20
novembre ed il 2 dicembre giunsero ancora
cinque divisioni alleate: tre francesi e due
inglesi. Comandava le truppe francesi il generale Fayoll e le inglesi il generale Plimentare.
Cadorna seppe della sua sostituzione già il 7
novembre dal generale Porro proveniente da
Rapallo. Per contentino fu nominato rappresentante per l'Italia nel Consiglio Superiore
Interalleato. L'8 novembre 1932 nella scuola
fu murata una lapide con l'epigrafe: "Con
fede incrollabile nella gagliarda virtù dei soldati d'Italia, S.M. il Re Vittorio Emanuele III l'8
novembre 1917 qui, con appassionata e saggia parola, alimentata da immenso amore per
la Patria, sostenne che l'esercito italiano
avrebbe combattuto fieramente con gli alleati e avrebbe sul Piave difeso con le sorti
dell'Italia le fortune comuni”.
Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando con il
ministro Sonnino. Ognuno dei capi di governo era assistito dai propri ufficiali di stato maggiore. Per la Francia era
presente Foch, per l'inghilterra Robertson e Wilson, per
l'Italia il gen. Porro, Sottocapo di Stato Maggiore. Furono
quelle per noi ore di vera agonia, prevalse l'opinione,
sostenuta da Foch, di consentire l'invio in Italia di truppe
alleate, ma la risoluzione di massima lasciava aperte
molte questioni particolari, la cui gravità non era certo
minore, relative al numero di truppe da inviare e al
momento di farle entrare in azione. Gli alleati chiesero in
modo categorico che venisse sostituito il generale
Cadorna al comando supremo con altro comandante,
tuttavia fra gli alleati permanevano perplessità circa la
possibilità effettiva che l'Esercito Italiano potesse resistere sul Piave.
Si decise quindi di ritrovarsi il giorno successivo, 18
novembre, a Peschiera del Garda per un nuovo convegno
al quale partecipava anche il Re Vittorio Emanuele III. La
riunione avvenne in una modestissima sede di Comando
di Battaglione (in una ex scuola) con unico arredamento
un tavolo e qualche sedia e una stufa in terracotta. Alle
10 del mattino il Re, accompagnato dal primo ministro
Orlando e dai ministri Sonnino e Bissolati, giunse nel locale dove lo attendevano il francese Painleve, il generale
Foch, l'inglese Lloyd Gorge, i generali Robertson e
Wilson. La riunione durò circa due ore presieduta dal Re
che, unico rappresentante dell'Esercito Italiano, con assoluta padronanza dell'argomento, parlando sempre in
inglese, espose la situazione della difesa e le condizioni
del nostro esercito, smentì le sinistre e catastrofiche noti-
Profughi
Profughi durante la ritirata di Caporetto
Caporetto
27
Napoli 8 novembre 1932
IL NASTRO AZZURRO
LA BATTAGLIA DI MONTELUNGO
C
hi da Napoli risale la penisola verso Roma, lungo
la consolare Via Casilina poco oltre Mignano,
trova la piana di Cassino sbarrata da una montagna carsica, alta sui 300 metri, per la sua forma allungata chiamata Montelungo. Alle pendici di questa
montagna il viaggiatore trova, un po' sorpreso, un
grande cimitero di guerra che raccoglie le salme dei soldati italiani come ricorda la lapide affissa all'entrata:
"Quando era per i fratelli smarriti - vanità sperare
follia combattere - primizia di credenti - noi soli quassù
accorremmo - invitti per te cadendo - ITALIA - Se più
della vita ti amammo - il monte della nostra fede - dove
sepolti eloquenti restiamo - affida tu con i nostri nomi
- ai fratelli rinati - per sempre."
Questa lapide venne dettata dal Ten. Luigi Colombo
di Lecco, per i fanti del 67° Reggimento Fanteria sepolti in quel cimitero insieme ai caduti delle unità regolari nella Guerra di Liberazione.
L'8 settembre colse la Divisione Legnano, di cui il
67° Rgt. Fanteria faceva parte, in trasferimento da
Bologna alla Puglia. I fanti del 67° accolsero la notizia
dell'armistizio con pensosa serenità, con l'esatta valutazione che in quell'ora la Patria chiedeva loro la suprema prova di fedeltà. Non si sbandarono quei fanti, non
accolsero l'invito da più parti rivolto loro di abbandonare il reparto perché la guerra era finita, ma si strinsero compatti intorno alla loro Bandiera ed al loro
Comandante, Col. Ulisse Bonfigli, pronti ad eseguire gli
ordini del governo legittimo nel frattempo trasferitosi
a Brindisi per evitare una prevedibile cattura.
Tre giorni dopo soltanto, il Comando Supremo,
preso atto dell'aggressione tedesca operata contro
tutti i nostri reparti, ordinava a tutte le Forze Armate di
Cimitero di guerra di Montelungo
considerare da quel momento i tedeschi come nemici e
di agire di conseguenza.
Il Reggimento attuava così schieramenti
difensivi a Francavilla, a Brindisi, a Fasano e
a S. Vito che lo mettevano subito di fronte al
nuovo nemico. Ma lo sfacelo materiale e
morale della Nazione, la dura presenza dell'occupante, la necessità di riportare la
Patria nel novero delle nazioni libere, esigevano ben altro. Ed il 28 settembre veniva
costituito
il
I°
Raggruppamento
Motorizzato composto dal 67° Rgt. Fanteria,
dal LI° Battaglione Bersaglieri e dall'11°
Reggimento Artiglieria e da altre unità divisionali alle dipendenze della V° Armata
americana.
"La prima grande unità celere
dell'Esercito Italiano alla riscossa, chiamata
ad operare per ricacciare dal suolo della
Patria le tracotanti truppe germaniche."
come ebbe ad esprimersi il suo Comandante
Gen. Vincenzo Dapino, nel suo primo ordine
del giorno.
Topografia satellitare di Montelungo
28
IL NASTRO AZZURRO
G
iorgio Anselmi: Classe 1915 - Ufficiale dell'Accademia Militare di Modena (77° Corso Allievi Ufficiali). Nel
1943 era Aiutante Maggiore in Prima del 67° Reggimento Fanteria col grado di Capitano. Il 16 dicembre
1943, giorno del secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche, volontariamente si offri per prendere il comando del II° Battaglione del 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante. Decorato con due Medaglie di Bronzo al
Valor Militare.
Nel 1946 col grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all'attività forense.
Attualmente è Presidente Onorario dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia sez. di Ferrara.
Ma finalmente il Raggruppamento venne messo a
disposizione del II° Corpo d'Armata americano, comandato dal Gen. Keyes, ed il 6 dicembre ebbe l'ordine di
tenersi pronto ad "attaccare, prendere e mantenere
Monte Lungo" sostenuto ai lati dalla 36° Divisione
americana.
All'alba dell'8 dicembre, ovattata di densa nebbia, i
fanti del I° Battaglione del 67° balzavano con impeto
all'attacco delle posizioni nemiche. Purtroppo, però, le
informazioni date dai comandi americani non risultavano esatte e quel che è peggio l'azione di appoggio laterale da parte della 36° Divisione americana venne a
mancare; i fanti del 67° e i bersaglieri del LI° si trovarono così contro forze nemiche ben più consistenti del
previsto ed esposti al fuoco concentrico delle artiglierie
germaniche.
L'attacco fallì, i fanti e i bersaglieri dovettero ripiegare sulle posizioni di partenza lasciando sul terreno 47
morti di cui 4 ufficiali, 102 feriti di cui 9 ufficiali e 151
dispersi. Ma non mancò il valore!
Il Comandante della 36° Div. Americana espresse il
suo elogio per il "magnifico comportamento" delle
truppe ed il nemico ne fu fortemente sorpreso. Ne
fanno fede le parole di un ufficiale tedesco, reduce da
Monte Lungo, al padre del caduto A.U.C. Cheleschi:
"L'accanimento e l'eroismo del reparto italiano impiegato meravigliarono e sorpresero il comando tedesco
non abituato da tempo ad una forma di combattimenti così strenua e valorosa. Si sono battuti da leoni! E
quando potemmo rastrellare il terreno, riconoscemmo
i caduti di truppa italiana… comprendemmo!".
Qualificati uomini politici ebbero ad insorgere contro "lo stupido macello" ma un fante disse per tutti al
Colonello Comandante: "Signor Colonello, noi torneremo lassù e nessuno ci farà tornare indietro".
Venne così l'alba del 16 dicembre. Un'alba radiosa
promessa di sicura vittoria. Ed invero fu un balzo, una
corsa, una carica! A sera Montelungo era conquistato e
saldamente presidiato da truppe italiane. La via per
Cassino era finalmente aperta.
Le nostre perdite della giornata furono di 10 morti
tutti ufficiali, 30 feriti e 8 dispersi. Quelle del nemico
100 tra morti e feriti oltre a parecchi prigionieri.
Tutti i comandanti alleati fecero pervenire il loro
"più alto elogio", il Gen. Clark Comandante la V^
Armata americana telegrafò: "Questa azione dimostra
la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro
paese dalla dominazione tedesca, determinazione che
può ben servire come esempio ai popoli oppressi
d'Europa".
E come riconoscimento di tanto valore nella successiva estate la bandiera del 67° entrava in Roma liberata insieme alle bandiere Alleate decorata della
Medaglia d'Oro al V.M.
Questa la gloria purissima del "primo reggimento
della riscossa" che brilla sulle croci del cimitero di guerra di Montelungo sulla strada di Roma.
Ma la capacità operativa ed il valore dimostrato dai
fanti e dai bersaglieri del I° Reggimento Motorizzato
consentirono allo S.M. Italiano di costituire successivamente 5 gruppi di combattimento: Legnano, Cremona,
Friuli, Folgore e Mantova che parteciparono a tutte le
operazioni dal Volturno, al fronte adriatico, a Venezia
col sacrificio tra morti, feriti e dispersi di 2713 uomini di
cui 134 ufficiali.
Il Tenente colonnello MBVM Giorgio Anselmi
Presidente della Federazione di Ferrara
Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi
(Presidente della Federazione di Ferrara)
29
IL NASTRO AZZURRO
OSCULANA PUGNA O VITTORIA DI PIRRO?
Veduta di Ascoli Satriano
di Pirro ebbero ragione (a caro prezzo) delle legioni di
Publio Decio Mure e di Publio Sulpicio. Entrambi gli
eserciti schieravano circa 85.000 soldati, ma Pirro poteva contare su 19 dei 20 elefanti da guerra che l'anno
precedente (280 a. C.), ad Eraclea, avevano terrorizzato
i legionari romani e avevano contribuito decisamente
alla vittoria degli Epiroti.
I romani, dopo Eraclea, erano corsi ai ripari, e avevano fatto costruire 300 carri da combattimento a 4
ruote, muniti di vari marchingegni studiati appositamente per fronteggiare e contrastare i "buoi lucani"
come essi avevano battezzato gli elefanti di Pirro, mai
visti prima di allora.
Ma che ci faceva Pirro da queste parti? È questa una
bella domanda che presuppone un breve cenno sulla
situazione politico-militare nel Mediterraneo dove, con
alterna fortuna, si contendevano la leadership i cartaginesi, i greci e le colonie greche della Magna Grecia
(tra le quali primeggiavano Taranto, fondata dagli
Spartani 5 secoli prima, nel 706 a. C., e Siracusa).
In questo scenario da qualche tempo cercava di
inserirsi con sempre maggior vigore la Lupa Capitolina
che, abbandonati i panni di cucciola, mostrava sempre
di più i denti ferini, specie nei territori dove, fino ad
allora, Taranto non aveva avuto rivali. Quest'ultima,
dunque, sentendosi minacciata, chiamò Pirro perché
l'aiutasse a tenere a bada l'invadente vicino.
Quella di chiedere aiuto alla madrepatria era diventata una consuetudine da quando gli agi, i lussi e le
abbondanti ricchezze avevano fatto perdere ai tarantini le antiche virtù spartane e li avevano indotti ad affidare la propria sopravvivenza all'oro dei suoi forzieri,
piuttosto che al ferro delle proprie spade. Già qualche
S
trano destino quello di due città pugliesi, sorte
qualche migliaio di anni fa, ad una manciata di
chilometri di distanza, una sulla riva destra, l'altra
su quella sinistra dell'Aufidus (il fiume Ofanto che scorre in Puglia tra la Daunia e la Peucetia). Entrambe furono teatro di due grandi battaglie, perse dai romani
contro due eserciti giunti da lontano, rispettivamente
agli ordini di:
– Pirro, re dell'Epiro, nel 279 a. C.;
– Annibale, condottiero cartaginese, nel 216 a. C.
Entrambe le città trassero grande fama da quelle
battaglie: la prima Ausculum Apulo (l'attuale Ascoli
Satriano) divenne addirittura proverbiale e “osculana
pugna” (la battaglia di Ascoli) fu nella lingua latina,
per migliaia di anni, sinonimo di vittoria che arreca
più danni al vincitore che allo sconfitto, ovvero "vittoria di Pirro".
Tramontato l'uso del latino, caddero lentamente
nell'oblio sia il ricordo dell'osculana pugna, sia quello
della città nei cui pressi si svolse la battaglia.
Molto più duratura è stata invece la fama della
battaglia di Canne, tuttora arcinota e non solo in
Italia (pare che venga studiata persino nell'Accademia
di West Point negli USA). Eppure se ci prendessimo la
briga di percorrere la valle dell'Ofanto scopriremmo
che l'antica Ausculum è diventata una moderna e fiorente città d'arte; mentre Canne non esiste più e dell'antica città, cinta da possenti mura ai cui piedi si consumò il massacro di 35.000 romani (1), rimangono
oggi soltanto pochi ruderi calcinati dal sole ed erosi
dai venti.
Sappiamo tutto della battaglia di Canne, ma poco
ricordiamo della battaglia di Ausculum dove le falangi
30
IL NASTRO AZZURRO
accogliere la richiesta di aiuto dei tarantini perché,
avendo conquistato tutto ciò che c'era da conquistare
in Epiro, sperava in cuor suo di ingrandire il proprio
regno nei vasti territori della Magna Grecia.
Sbarcato in Italia con 20.000 tra fanti e cavalieri,
sbaragliò facilmente i Romani ad Eraclea nel 280 a. C.
grazie all'aiuto di 20 elefanti da guerra che seminarono il terrore tra i romani che mai, prima di allora, avevano visto un pachiderma.
Dopo la folgorante vittoria, Pirro cercò invano di
indurre le città alleate dei Romani a passare dalla sua
parte. Quasi tutte rimasero fedeli a Roma e Pirro si convinse che solo un'altra grande vittoria avrebbe potuto
indurre le città confederate a ribellarsi. Trascorse quindi il successivo inverno fra le mura accoglienti di
Taranto dove, a stento, costrinse la popolazione
maschile ad esercitarsi nelle arti marziali: per riuscirci
dovette far chiudere le piscine, le terme, i ginnasi, le
case di piacere e tutti gli altri luoghi dove i giovani rampolli locali erano soliti trascorrere oziosi il proprio
tempo. In qualche maniera i suoi sforzi ebbero successo tanto che, nella primavera dell'anno successivo (279
a. C.), Pirro poté mettere in campo 85.000, tra fanti e
cavalieri, e 19 dei suoi preziosi elefanti. Prese a distruggere e incendiare città e villaggi pugliesi, rimasti fedeli
decennio prima (338 a. C.), per venire a capo della Lega
ltalica che, capeggiata da Manduria, si contrapponeva
fieramente alle sue mire espansionistiche, Taranto si
era rivolta ad Archidamo III°, re di Sparta. Questi accolse volentieri la richiesta dei discendenti degli antichi
coloni spartani, anche se l'impresa non appariva del
tutto semplice. Infatti Archidamo trovò morte gloriosa
mentre, espugnata la terza cerchia di mura intorno a
Manduria, si accingeva ad espugnare la seconda.
Come Taranto, altre colonie della Magna Grecia
chiedevano volentieri l'aiuto della madrepatria. Nel
304 a. C., ad esempio, Agatocle di Siracusa, divenuto re
di Sicilia, per liberarsi della invadente presenza dei cartaginesi, chiese l'aiuto dei greci della madrepatria.
Memore però di quanto era toccato 34 anni prima ad
Archidamo III°, stette bene attento a cercare il proprio
alleato e fra i tanti generali che si erano fatte le ossa
alla scuola di Alessandro Magno, e scelse Demetrio
(figlio di Agapito: uno dei migliori generali del grande
Alessandro) perché sul suo biglietto da visita risaltava
in tutta evidenza il soprannome di "Poliorcete", ossia
di "assediatore di città" (che riusciva ad espugnare grazie all'impiego di ordigni e macchine da assedio di
nuova concezione).
Tornando a Pirro, diremo che questi fu ben lieto di
L’itinerario della campagna d’Italia di Pirro
31
IL NASTRO AZZURRO
Pir r o vinse con facilità il primo
scontro
scontro con i romani
romani terr
terr orizzati
dagli elefanti
a Roma, quando, giunto nei pressi di Ausculum, fu
affrontato dalle legioni di Publio Decio Mure e Publio
Sulplicio che vantavano una forza militare pressoché
pari alla sua.
Dionigi di Alicarnasso (2) ci ha lasciato una cronaca
della battaglia (Antichità romane XX 1-3) abbastanza
esauriente e precisa ma talmente lunga da saturare
abbondantemente qualsiasi possibilità di accoglienza
nelle pagine di questo periodico. Sintetizzando al massimo diremo soltanto che lo scontro fu durissimo e che
le sorti rimasero incerte sino alla fine; uno dei consoli
romani rimase ucciso (3) e Pirro stesso rimase ferito ad
un braccio da un giavellotto.
Dionigi di Alicarnasso riferisce che Pirro, attorniato
da una schiera di 2.000 cavalieri scelti, accorreva in
tutte le direzioni per dare man forte in qualsiasi settore ve ne fosse bisogno facendo intervenire i suoi elefanti al di fuori della portata dei terribili carri messi in
campo dai romani, ma non poté impedire che il suo
accampamento, posto a Nord del fiume, fosse devastato e incendiato dai 4.000 fanti e 400 cavalieri dauni di
Argirippi (l'attuale, Arpi) giunti in ritardo a dar man
forte ai romani e che, per questo motivo, ebbero la
possibilità di prendere alla spalle l'esercito di Pirro.
Secondo Plutarco (4) e Mommsen (5) la battaglia
durò due giorni, mentre Dionigi di Alicarnasso la fa
durare solo un giorno. Tutti però concordano sul fatto
che i Romani, rimasti privi del loro comandante Publio
Decio Mure, si ritirarono ordinatamente, lasciando tecnicamente la vittoria a Pirro, una vittoria pagata a un
prezzo cosi caro da non poter essere sfruttata.
Infatti, mentre i romani ebbero 4.000 morti, i grecoepiroti ne ebbero circa 7.000, talché Pirro guardando
desolato il campo di battaglia, ebbe a dire: "Un'altra
vittoria così e me ne torno in Patria senza soldati". Ma
soprattutto si rese conto che non poteva continuare ad
avanzare tra villaggi e tribù ostili, senza aver prima
distrutto l'esercito romano. Questo però non era stato
affatto distrutto nella battaglia di Ascoli e, nonostante
si fosse ritirato, ne era uscito più forte dell'esercito
avversario, e già le città alleate di Roma lo stavano
accrescendo di nuovi contingenti militari.
Il terzo e decisivo scontro si ebbe tre anni dopo a
Maleventum. Qui il console Manlio Curio Dentato
inflisse una sconfitta durissima agli Epiroti. Era la fine
dell'avventura italiana di Pirro che abbandonò l'Italia.
La località dove avvenne lo scontro fu ribattezzata
Beneventum. Tutte le città della Magna Grecia si misero sotto la protezione di Roma, e questa stabilì definitivamente l'egemonia politica sul mondo ellenista della
Magna Grecia e quindi sull'intera Italia meridionale.
Pirro, tornato in Patria, riprese a combattere contro
l'una o l'altra fazione in cui il mondo greco era stato
sempre diviso finché, nel 272 a C., colpito al capo, morì
ad Argo, combattendo contro Antigono, signore della
Macedonia. Né da una lancia, né da un giavellotto e
32
IL NASTRO AZZURRO
scambio di battute: "Chi, secondo te," chiese Scipione
"è stato il più grande generale del passato?"
"Senza dubbio Alessandro Magno!" Rispose prontamente Annibale.
"Sono d'accordo." Assenti Scipione e subito dopo
chiese ancora: "Chi secondo te, è stato il secondo generale del passato?"
"Senza dubbio Pirro re dell'Epiro." Fu la pronta
risposta di Annibale.
"Sono d'accordo." assenti ancora Scipione.
Poi, mentre Annibale si accingeva ad uscire dalla
tenda, chiese un'ultima volta: "E chi ritieni sia stato il
terzo?"
Annibale guardò negli occhi Scipione e poi rispose
deciso: "Il terzo sono io, ma se domani dovessi batterti
sarò io il primo generale!"
Conosciamo tutti l'esito della battaglia di Zama:
Annibale non riuscì a diventare il primo generale dell'antichità; Cartagine dovette accettare un trattato di
pace severissimo e umiliante (premessa della sua definitiva scomparsa): Roma si avviò a conquistare la supremazia assoluta su tutto il bacino del Mediterraneo (7).
nemmeno da una freccia fu colpito questo straordinario condottiero, e tanto meno da una spada brandita
da prode guerriero, ma da una tegola..., si, una volgare tegola scagliata da una donna, e per giunta vecchia,
che si era rifugiata sul tetto di una casa. Fu "la classica
tegola sulla testa"!
Malgrado questa fine cosi poco gloriosa per un
generale, la fama delle sue straordinarie capacità militari fu grandissima per tutta l'antichità, insieme a quella ineguagliata di Alessandro Magno. Ne parlavano a
Nagarrara, 70 anni dopo, anche Annibale e Scipione
l'Africano alla vigilia della battaglia di Zama (18 ottobre 202 a. C.) che pose fine alla seconda guerra punica
e consacrò Roma prima e unica potenza in tutto il
Mediterraneo.
Annibale si era recato nella tenda del suo avversario
di sempre(6) per chiedere a Scipione un armistizio onorevole, ben sapendo che il giorno seguente sarebbe
stato sconfitto irrimediabilmente e avrebbe dovuto
accettare (come poi avvenne) condizioni durissime e
umilianti. Scipione sarebbe stato anche disposto a concedere l'armistizio al grande rivale, ma non poté farlo
per ordine esplicito del senato romano, dove risuonava
martellante il monito di Catone: “Carthago delenda
est! Carthago delenda est!”.
Prima di separarsi i due avversari ebbero un ultimo
Gen. Giuseppe Dr. Picca
(Presidente della Federazione di Bari
e Consigliere Nazionale)
(1) A Canne trovarono la morte:
– il console Paolo Emilio;
– 2 consoli dell'anno precedente;
– 2 questori;
– 21 tribuni;
– 80 senatori;
– 25.000 soldati e oltre 10.000 prigionieri (passati successivamente a fil di spada).
(2) Dionigi (o Dionisio), retore e storico greco del I° secolo a. C., visse per oltre vent'anni a Roma dove morì nell'anno 7 a. C. Scrisse
la "Romaikè Archeilogia" dove riporta in venti libri la storia dell'Urbe dalle origini all'inizio della prima guerra punica (264 a C.).
(3) Publio Decio Mure cercò volutamente la morte sacrificandosi, come avevano già fatto in precedenza sia il padre che il nonno,
secondo il rito della Devotio. In casi di estrema gravità il comandante romano, per impetrare la benevolenza degli Dei e far arridere la vittoria ai propri soldati, votavat (consegnava) se stesso e l'esercito nemico agli Dei Mani e alla Terra. Il comandante,
indossata la toga praetexta, un cui lembo doveva coprire il capo (capite velato), saliva su una cavalcatura impugnando un'arma
da lancio (telum) e, tenendo con una mano il manto, pronunciava la rituale formula della Devotio, quindi, annodata la toga
praetexta al cintus gabimus (in vita), si scagliava contro le file nemiche trovandovi la morte.
Nel caso di Publio Decio la formula rituale fu suggerita dal Pontefice Marco Valerio: “Oh Giove, Marte, Padre Quirino, Bellona,
Lari, Divi Novensili, Dei Indigeti, Dei che avete potestà su noi e sui nemici, Dei Mani vi prego, vi supplico, vi chiedo e vi riprometto la grazia che voi accordiate propizie al popolo romano dei Quiriti, potenza e vittoria e rechi terrore, spavento e morte ai nemici del popolo romano dei Quiriti. Cosi come ho espressamente dichiarato, io immolo, insieme con me, agli Dei Mani e alla Terra
per la Repubblica del Popolo Romano dei Quiriti, per l'Esercito, per le Legioni, per le Milizie ausiliarie del Popolo Romano dei
Quiriti, le Legioni e le milizie ausiliarie dei nemici."
(4) Plutarco, scrittore greco, nato in Beozia (Cheronea, tra il 120-127 a. C.) si inserì perfettamente nel mondo romano e fu uno degli
scrittori più prolifici dell'antichità. Di lui ci sono pervenuti non meno di 260 "titoli" distinti in due grandi sezioni: "Opere morali" (Ethikè) e "Vite" (Bioi).
(5) Mommsen Theodor (Carding, 1817 - Schleswig Charlottenburg - Berlino, 1903). Storico tedesco fra i più grandi, diede alle stampe nel 1856, dopo tre anni di duro lavoro, la monumentale "Romiscbe gesschicbte" (Storia di Roma antica) che ebbe un enorme successo, ma suscitò anche acerbe critiche.
(6) Scipione (il futuro "l'Africano") aveva affrontato Annibale già tre volte in passato:
– nel 218 a. C. quando, appena diciassettenne. aveva salvato Publio Cornelio Scipione (padre e figlio avevano lo stesso identico nome) ferito nelle battaglia del Ticino;
– nel 216 a. C. quando, a 19 anni, in qualità di tribuno aveva organizzato e guidato la fuga dei romani, assediati nel campo di
Canne, contro il parere di altri 10.000 soldati che si apposero al piano di fuga; preferirono restare e, successivamente, furono fatti prigionieri da Annibale;
– nel 205 a. C. quando a 31 anni con scarse truppe e per giunta quelle più spregiate dal Senato (in quanto reduci dalla sconfitta di Canne) impegnò severamente Annibale in Calabria.
(7) Il contenuto di questo articolo è tratto dalle spiegazioni fatte dall'Autore ai soci della Federazione di Bari, in occasione di una
visita culturale nella Città di Ascoli Satriano (22 aprile 2010).
33
IL NASTRO AZZURRO
I SANTANGELO
Giuseppe Santangelo va alla Regia Accademia di
Modena e soccorre, tra le sue prime operazioni sul
campo, le vittime del terremoto di Messina del 1908.
L'evento, tra i più tragici del XX secolo, che distrusse
le città dello Stretto tre giorni dopo Natale. E si trattò
di un fatto che portò all'Italia la solidarietà di tutto il
mondo, oltre allo scampato pericolo oggettivo di
spezzare le comunicazioni tra Sicilia e Penisola, che
sono l'asse della presenza italiana nel Mediterraneo.
La guerra italo-turca del 1911-12 vede Giuseppe
Santangelo decorato con una Medaglia d'Argento,
una Medaglia di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor
Militare. La campagna di Libia non fu una semplice
imitazione delle imprese coloniali degli altri paesi
europei. Fu piuttosto un’azione che evitò la chiusura
dello spazio mediterraneo all'Italia, stretta tra un
Egitto ormai del tutto britannico e una Tunisia conquistata dalla Francia nel 1881.
Giuseppe Santangelo continua la sua
carriera nella Grande Guerra, che vedrà
la partecipazione forte, decisa, unitaria
dei soldati e degli Ufficiali del
Meridione, prima vera fusione degli spiriti dopo l'Unità nazionale. Anche qui il
A
bnegazione, sacrificio, serenità e fermezza, nel
solco della tradizione. La tradizione è il DNA
della storia. E le memorie, che sono la vita, vivono nelle lunghe catene di una famiglia: la famiglia
Santangelo.
Giuseppe Santangelo nasce nelle vicinanze di
Catania nel 1877. Un’Italia "male acclimatata" al Sud,
come dirà il barone Franchetti nel suo “La Sicilia” nel
1876, ma questo non significa affatto che non si producano vocazioni, nel Meridione e soprattutto in Sicilia, di
straordinari servitori dello Stato. Un’Italia che medita,
senza inutili retoriche ma con ragionevolezza, la sua
nuova politica estera. Cavour sa bene che lo spazio del
nuovo Regno unitario è in ogni caso il Mediterraneo.
Anche Crispi, nel suo lungo legame con la Germania di
Bismarck, ripete che, come diceva Napoleone, la politica
estera si fa soprattutto con la geografia.
IL CAPOSTIPITE
GIUSEPPE SANTANGELO
Giuseppe Santangelo, padre del
Generale Roberto e del Sottotenente
Antonio e nonno del Generale
Giuseppe, nasce ad Ademò (CT) nel
1877. Frequenta nel biennio 18961898 la Regia Accademia di Fanteria a
Modena.
E' nominato Tenente nel 1902. Ha
prestato soccorso alle popolazioni in
occasione del terremoto di Messina
(1908). Ha partecipato alla campagna
italo-turca (1911-1912) e alla campagna di Libia (1911) ove è stato decorato con una Medaglia d'Argento, una
Medaglia di Bronzo e una Croce di
Guerra, al Valor Militare. Ha partecipato alla Grande Guerra, durante la
quale comandava il 25° rgt. Fanteria,
ed è stato decorato con una Croce di
Cavaliere dell'Ordine Militare di
Savoia, una Medaglia d'Argento e
due Medaglie di Bronzo, al Valor
Militare. Ha successivamente comandato il 4° rgt. f., il Distretto Militare di
Catania e il Distretto Militare di
Reggio Calabria.
Congedato col grado di Generale
di Divisione, Giuseppe Santangelo
muore a Catania il 23 agosto 1953.
34
IL NASTRO AZZURRO
ROBERTO SANTANGELO
Roberto Santangelo, figlio del Generale Giuseppe
Santangelo, fratello del Sottotenente Antonio e padre
del Generale Giuseppe Santangelo, nasce a Firenze nel
1910. Frequenta il 110° Corso presso la Regia
Accademia di Artiglieria e Genio di Torino negli anni
1928-1932. Partecipa alla Guerra di Spagna, ove è
decorato con due Croci di Guerra al Valor Militare. Al
rientro frequenta il 70° Corso dell'Istituto Superiore di
Guerra. Partecipa alla campagna in Africa
Settentrionale e viene fatto prigioniero in Tunisia. Ha
comandato il I/184° rgt. a. camp., il 33° rgt. a. cam.
"Folgore", ha prestato servizio presso AFSOUTH a
Napoli, lo Stato Maggiore Difesa ed è stato Addetto
Militare, Navale e Aeronautico ad Atene. Congedato
con il grado di Generale di Divisione, Roberto
Santangelo, muore a Roma il l0 settembre 1993.
Il Suo primo figlio, Roberto Santangelo, segue la
carriera del Padre: non si tratta solo di tradizione
familiare, che pure conta, ma di un trasferimento di
valori, dignità, modelli di vita, senso dello Stato. Fare
il militare non è un lavoro: è un sacerdozio per la
Patria, una dichiarazione di amore per la propria
terra, la devozione a valori che valgono per tutti, per
i civili come per i militari.
Nella "triade indoeuropea" delineata dal linguista
Benveniste, contadini, mercanti e soldati, sono i militari a difendere, anche sul piano valoriale, l'intero contesto sociale, in pace come in guerra.
Roberto Santangelo nasce a Firenze nel 1910, segue
l'iter dell'Accademia e della Scuola di Guerra del nostro
Esercito, straordinarie esperienze di cultura, non solo
militare, e civiltà italiana, e partecipa alla Guerra di
Spagna. Non è questo il momento per parlare di quella guerra civile. Qui al Tenente Roberto Santangelo
vengono conferite due Croci di Guerra al Valor
Militare. È utile leggere una parte significativa di una
delle due motivazioni: "…Egli continuava con tranquillità, serenità e fermezza a dirigere il fuoco del proprio
reparto, cooperando validamente al raggiungimento
degli obiettivi".
Serenità e fermezza: altre due chiavi essenziali per
comprendere il vero spirito militare, la sua essenza
profonda. Successivamente, sull'onda del principio del
dovere, eredità di Suo Padre, il Capitano Roberto
Santangelo partecipa alla Campagna in Africa
Settentrionale, colonizzazione di un'area ma anche
tradizione delle missioni di Crispi, e presenza necessaria dell'Italia per garantire la sicurezza del
Mediterraneo prima della zona, allora britannica, di
Suez, giugulare del Mare Nostrum. Fu prigioniero in
Tunisia, quella terra che la Francia aveva preso per
chiudere l'Italia nell'area occidentale del Maghreb.
Dopo la fine della II Guerra Mondiale, Roberto
Santangelo comanderà il I/184° rgt. a. camp. ed il 33°
rgt. a. camp. "Folgore", testimonianza di una pagina di
puro eroismo a Cefalonia dove il Reggimento fu decimato con la Divisione "Acqui" del Gen. Gandin, scrivendo, nel contempo, una delle pagine più tragiche ed
eroiche del nostro Esercito. L'Alleanza Atlantica, nata
dalla valutazione razionale della crisi europea, e suc-
Maggiore Giuseppe Santangelo comanda con lucido
valore il 25° rgt. Fanteria, e nella Prima Guerra
Mondiale egli sarà decorato con la Croce di Cavaliere
dell'Ordine Militare di Savoia, una Medaglia
d'Argento e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare.
Vale la pena di ricordare la motivazione della
Medaglia d'Argento al Maggiore Santangelo nella
Grande Guerra: "in combattimento, con le forze a sua
disposizione, conseguiva risultati distinti vincendo col
suo valore e con la sua tenacia la forte resistenza
nemica; esempio costante di abnegazione e sacrificio
ai propri dipendenti".
Abnegazione e sacrificio per i propri soldati: ecco la
chiave della scienza del comando, oggi e sempre. La
Prima Guerra Mondiale non fu una "inutile strage": si
compì il Risorgimento nazionale e si presentò l'Italia
unita, con il volto nuovo dell'onore e della vittoria,
all'Europa e al mondo.
La carriera di Giuseppe Santangelo prosegue con il
comando del 4° rgt. Fanteria e quello dei Distretti
Militari di Catania e di Reggio Calabria. Morirà nella
sua terra, a Catania, nel 1953. Un anno in cui i valori e
la tenacia del Generale di Divisione Santangelo sarebbero, con le fatiche del dopoguerra, tornati a illuminare l'Italia.
35
IL NASTRO AZZURRO
ANTONIO SANTANGELO MOVM
Antonio Santangelo, figlio del Generale Giuseppe Santangelo, fratello di Roberto e zio di Giuseppe, nasce a Catania nel 1922.
Frequenta dal 1937 al 1940 la Scuola Militare di Roma e dal 1940
al 1942 la Regia Accademia di Artiglieria e Genio nelle file del 122°
Corso. Nominato Sottotenente di Artiglieria, è assegnato al 40°
Raggruppamento artiglieria di C.A. del 133° rgt. a. cor. "Littorio"
e opera nella Campagna di Sicilia col 10° Gruppo da 105/28 motorizzato. Muore nel fatto d'arme di Solarino (SR), e viene decorato
con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL V.M. CONCESSA
ALLA MEMORIA DI ANTONIO SANTANGELO
"Comandante di una sezione di artiglieria facente parte di una
colonna destinata ad una importante operazione, in tre giorni di
aspri combattimenti dava prove di spiccate virtù militari. Chiesto
ed ottenuto di essere impiegato in funzione controcarro, esplicava
tale compito con perizia infliggendo gravi perdite all'attaccante.
Nella difesa dell'ultimo caposaldo, stretto da ogni lato da forze
corazzate continuava a resistere fino all'estremo. Ferito gravemente il servente dell'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il
fuoco finchè, investito da una raffica di mitraglia, cadeva incitando i pochi superstiti alla lotta".
Sicilia, Km 27 strada Solarino-Palazzolo Acreide, 10-13
luglio 1943
Patria in armi, il sacerdozio laico di ogni organizzazione statuale.
Nato a Palermo nel 1950, nel dopoguerra in cui
tutto, con la sconfitta, sembrava essere dimenticato,
frequenta anch'egli l'Accademia Militare di Modena
nelle file del 151° Corso, quell’Accademia, fucina di
tutta la straordinaria storia militare unitaria italiana.
Nel 1973, Tenente di Artiglieria, presta servizio al
132° "Ariete", anch'esso simbolo di gloria in Africa
Settentrionale, all'8° Artiglieria e all'Accademia di
Modena ed esprime la sua esperienza "sul campo" allo
Stato Maggiore Esercito e poi allo Stato Maggiore
della Difesa. Prassi e Teoria, il ciclo interminabile di
ogni vero Ufficiale.
Comanda l'8° gr. a. "Marmore" e da Colonnello
assume il comando, che deve essere stata una esperienza straordinaria, del 33° rgt. a. "Acqui", lo stesso
Reggimento che fu comandato dal Padre. Una testimonianza tangibile della continuità, che è spirituale ma
anche fisica e storica, delle nostre Forze Armate. Poi,
come è accaduto per il Padre, esperienze di Addetto
Militare, a Bruxelles presso la NATO ed in Romania. In
Belgio, dove si riconnette il progetto dell'Unione
Europea, e dove si sta rinnovando l'Alleanza Atlantica,
e nel Paese del Patto di Varsavia più anomalo rispetto
ai diktat di Mosca, due esperienze di strategia globale
"sul campo". Poi, per il Generale Giuseppe Santangelo,
il capitolo nuovo e già glorioso delle missioni di pace:
il comando, nel 2005, del Contingente italiano ad
Herat, ed il ruolo-chiave, nell'ambito dell'operazione
ISAF tuttora in corso, di Coordinatore dell'Area
Regionale ovest dell'Afghanistan; missione per la
quale venne decorato - come il Nonno - con la Croce di
Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia e, dove, come
riporta la sua motivazione "………operava con indi-
cesso geopolitico straordinario nella storia moderna,
vide il Generale Roberto Santangelo prestare servizio
ad AFSOUTH, a Napoli, poi allo Stato Maggiore della
Difesa e, infine, una lunga presenza quale Addetto
Militare presso l'Ambasciata d'Italia ad Atene. Il punto
di crisi della NATO, la porta socchiusa per la Marina
Militare dell'URSS verso il Mediterraneo.
La strategia terrestre di Stalin aveva in parte fallito,
Mosca giocava, durante la guerra fredda, la carta della
guerra marittima. Il Generale Roberto Santangelo
morirà a Roma nel 1993.
Il Fratello di Roberto, Antonio, segue anch'egli la
tradizione e la vocazione della famiglia, il Servizio alla
Patria. Dopo il Collegio Militare di Roma e la Regia
Accademia di Torino, nelle file del 122° Corso, il
Sottotenente di Artiglieria Antonio Santangelo viene
assegnato al 133° rgt. a. cor. "Littorio" nella Campagna
di Sicilia. Morì a Solarino (SR), durante i feroci combattimenti del '43 che videro gli Alleati attaccare con
forze massicce la colonna del Col. Ronco e quella del
Sottotenente Santangelo, che reagì come dice la motivazione della Sua Medaglia d'Oro al Valor Militare:
"…stretto da ogni lato da forze corazzate continuava
a resistere fino all'estremo, ferito gravemente il servente dell'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il fuoco finché, investito da una raffica di mitraglia,
cadeva a terra incitando i pochi supersiti alla lotta".
Non si possono aggiungere commenti.
Possiamo solo sperare che il S.Ten. Antonio
Santangelo protegga, dal cielo degli Eroi, il nostro
Paese e le sue Forze Armate.
Ma la tradizione, per la sua stessa forza intrinseca,
non può non continuare.
Il figlio di Roberto Santangelo, nipote quindi di
Giuseppe e Antonio, decide anch'egli di servire la
36
IL NASTRO AZZURRO
GIUSEPPE SANTANGELO: LA TRADIZIONE CONTINUA
Giuseppe Santangelo, figlio di Roberto e nipote di Giuseppe e Antonio, nasce a Palermo nel 1950. Frequenta il 151
° Corso dell' Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971. Nominato Tenente di artiglieria nel 1973, presta servizio, in successione, al 132° rgt. "Ariete", all'8° gr. artiglieria, all'Accademia Militare, allo Stato Maggiore Esercito
e allo Stato Maggiore Difesa. Ha frequentato il 108° Corso Superiore di Stato Maggiore. Ha comandato l'8°
gr."Marmore" e il 33° rgt. a. "Acqui" (lo stesso reggimento comandato dal Padre). Ha prestato servizio quale
Addetto a Bruxelles e in Romania. Ha comandato nel 2005 il Contingente italiano in Herat ed è stato il primo
Coordinatore dell'Area regionale ovest dell'Afghanistan, ove è stato decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine
Militare d'Italia. Presta attualmente servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
scussa professionalità ed elevatissima capacità organizzativa in un contesto caratterizzato da difficile situazione socio-politica e da forti tensioni etnico-tribali……..e che, grazie ad una brillante e incisiva azione di
comando, ha dato grande lustro all'Italia e alle sue
Forze Armate". Una esperienza che, ricordando le
Vittime e l'eroismo quotidiano dei nostri soldati, è
essenziale per porre, proprio come accadde nella
Grande Guerra e nei conflitti successivi, in cui Suo
Nonno, suo Zio e suo Padre ricevettero Medaglie al
Valor Militare, l'Italia nel suo ruolo determinante nel
nuovo mondo post-bipolare. E solo se avremo la presenza di uomini come quelli della famiglia Santangelo,
e se ci riferiremo tutti alle tradizioni che loro rappresentano, l'Italia avrà il futuro che merita il suo passato.
La fiducia in sé stessi è l'essenza dell'eroismo, diceva
Emerson. E la fiducia che l'Italia ha riposto ed oggi
ripone in queste persone è la fede che essa ha ancora
nei suoi valori, nel suo ruolo nel mondo, nell’efficienza
delle sue Forze Armate.
Patton affermava che le guerre sono combattute
con le armi, ma vinte dagli uomini. Ed è lo spirito di
chi segue e di chi comanda che guadagna al Paese la
vittoria.
La tradizione degli Ufficiali della famiglia
Santangelo, una famiglia che ha dato alla Patria 2
Croci dell'Ordine Militare d'Italia, 1 Medaglia d'Oro al
Valor Militare, 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare,
3 Medaglie di Bronzo al Valor Militare e 3 Croci di
Guerra al Valor Militare, rappresenta la vittoria più
bella di un Paese che continua ad affermare la sua
modernità e la sua spinta di progresso e di democrazia,
col cuore sempre rivolto ai valori immutabili delle
nostre tradizioni militari.
37
IL NASTRO AZZURRO
ERRATA CORRIGE
Con questo ultimo numero pubblichiamo una lista di “errata corrige” segnalatici
dai nostri lettori relativi a imprecisioni o errori pubblicati su articoli apparsi sui precedenti numeri de “Il Nastro Azzurro” usciti nel corso del 2010.
Il T.V. Sergio Nesi, socio della Federazione di Bologna, ci segnala i seguenti refusi sul n°. 3-2010:
– pag. 27 2^ col. 4ultima riga “ ... Valla ... “ leggasi “ ... Yalta ... “
– pag. 28 1^ col. 6^ riga “ ... Capitano di Corvetta Aldo Lonzi ... “ leggasi “ ... Lenzi ... “
– pag. 28 1^ col. 3^ riga sotto la foto, pag. 29 2^ col. 14^ riga e pag. 33 2^ col. 3ultima riga “ ... Comandante
Minbelli ... “ leggasi “ ... Mimbelli ... “
– pag. 30 prima fotografia e pag. 31 1^ col. 5ultima riga l’episodio narrato si riferisce alla “ ... corazzata britannica Valiant ... “ non alla “Queen Elizabeth”
e infine riportiamo l’originale della lettera di Sergio Nesi per l’ultima “errata corrige”:
“... La storia poi dell'ammiraglio Morgan che, entusiasta, voleva essere lui a decorare De La Penne, è totalmente
inventata. Umberto di Savoia, reggente del Regno d'Italia, stava decorando di MOVM altri ufficiali e il marinaio
Schergat, alla presenza di numerosi alti ufficiali inglesi tra cui l'ex comandante della Valiant divenuto ammiraglio,
che gli stava a poco più di un metro. Venuto il turno di De La Penne, Umberto improvvisamente si girò verso
Morgan e gli disse semplicemente: "Lo decori lei...!". Dalle foto scattate in quel momento non appare che Morgan
fosse molto entusiasta di quell'invito, che lo aveva colto di sorpresa. A riflettere bene, la cerimonia della consegna
delle decorazioni al VM si svolgeva in territorio italiano ed era il Re d'Italia a decorare i suoi eroi. Morgan era solo
uno dei tanti invitati e non si sarebbe mai permesso una gaffe simile, scavalcando di sua iniziativa le prerogative
di Umberto di Savoia ...”
La sig.ra Rosita Caselli ci segnala che nella rubrica “Azzurri nell’azzurro del cielo” nel n. 3/2010 a pag. 46, la
Federazione di Pesaro rende nota la scomparsa del T. Col. (r.o.) Luigi Leonardi e non Lenardi.
Carlo Vitiello da Milano ci segnala che, sempre sul n.° 3-2010, l’origine della “preghiera del Marinaio” sarebbe
ancora più antica. Egli ci informa che “ ... l'inizio della storia della Preghiera non ha avuto origine da un'idea del
Capitano di Vascello Gianbattista Viotti, bensì del Capitano di Fregata Gregorio Ronca ... “ comandante in seconda dell’incrociatore “Giuseppe Garibaldi” che la fece leggere per la prima volta su quel vascello in navigazione
nella primavera 1902 durante l’adunata di poppa per l’ammaina bandiera.
Il sig. Pietro Marchisio, in riferimento all’articolo pubblicato a pag. 32 del n.° 2-2010 dal titolo “Ricordi
della campagna di Grecia”, ci comunica che “... L'autore dell'articolo ha fatto un po' di confusione nelle
date, perché il 25 aprile (1941) è la data in cui terminò il conflitto contro la Grecia, mentre l'attacco alla
Grecia fu il 28 ottobre (1940) ...” ma “... Questa piccola disattenzione non incide minimamente sull'importanza del ricordo degli alpini che morirono eroicamente, dei feriti, dei dispersi, dei congelati, ...”
Sia il Presidente della Federazione di Cagliari, cav. uff.
Antonio Di Girolamo, autore dell’articolo, sia il gen. S.A.
Oreste Genta, ci segnalano che il velivolo ritratto nella
fotografia pubblicata sul n.° 4-2010 a pag. 36 a corredo
dell’articolo “L’Aeronautica” non è il CRDA Cant.Z 501,
ma il SIAI S.78. Pubblichiamo qui accanto la fotografia
del vero Cant.Z 501.
A pag. 37 del n. 5/2010 il nome dell’autore dell’articolo “Verona 8 e 9 settembre: noi c’eravamo” è
Aldo Mechelli e non Menichelli come erroneamente pubblicato.
38
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
Il Presidente della Repubblica - dopo la Stella al Merito del Lavoro concessa il 1° maggio 2009 per ben 61
anni di lavoro - 1948/2008 - nel settore finanziario e del credito, ha conferito, su proposta del Presidente del
Consiglio dei Ministri, l'Onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, con proprio decreto del 27 novembre 2009 a Giuseppe C.M. Cigliana, socio della Fedrazione di Roma. L’interessato ci ha scritto:
“... Non é proprio una Medaglia al Valore, ma é sempre, credo, un riconoscimento abbastanza importante ...”
Siamo daccordo con lui e ci congratuliamo.
Il 10 maggio 2010, il Prefetto di Palermo ha consegnato
all’Azzurro Carmelo Bartolo Crisafulli, nel corso di una cerimonia
ufficiale alla quale erano presenti le massime autorità, civili e militari della città, la Medaglia d'Oro del Presidente della Repubblica,
istituita con legge 29 novembre 2007, n.222, quale vittima del terrorismo "vivente". La decorazione ha nella sua motivazione il senso
del dovere e attaccamento allo Stato e fa seguito alla concessione
della Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita il 30 luglio1979
dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Oggi Carmelo
Bartolo Crisafulli non è più in servizio attivo nell'Arma dei
Carabinieri, ma svolge la professione di sociologo.
L’Istituto del Nastro Azzurro si congratula all’unisono con
l’Azzurro Crisafulli per l’onorificenza ricevuta.
A Cecina il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale tutto, hanno
assegnato al Cav. Uff. Mauro Betti, già Presidente della Sezione di
Cecina, membro della Giunta Esecutiva Centrale e Consigliere
Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il riconoscimento a “Primo
Cittadino di Cecina” per l'anno 2010. La festa con la consegna del
riconoscimento si è svolta, alla presenza delle maggiori Autorità cittadine, nel teatro comunale con grande partecipazione di popolo.
Hanno rallegrato la festa i due gruppi corali, e la banda Comunale
locale, con inni patriottIci e espressioni musicali cittadine. Il riconoscimento è stato consegnato personalmente dal Sindaco dott. Benedetti
insieme al vice Sindaco
Dott Galigari e al parroco Don Osvaldo
Valota. Il Sindaco ha
espresso il compiacimento suo e della cittadinanza con parole di
riconoscimento per un
vero
combattente
decorato al V.M. con
incarichi
prestigiosi
presso la Direzione
Nazionale del Nastro
Azzurro a Roma. La
cerimonia si è conclusa
con l'intervento del
Cav. Betti che, rivolgendosi ai giovani presenti
in gran numero, li ha
esortati a ripudiare
sempre
la
guerra
optando per la risoluzione di tutti i problemi
attraverso il dialogo.
39
IL NASTRO AZZURRO
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
AREZZO
La Federazione di Arezzo ci informa dei seguenti eventi e partecipazioni a cerimonie:
– domenica 2 maggio nella città di Terranuova Bracciolini
ha celebrato la "Giornata Provinciale del Decorato al
VM", svolta con il Patrocinio della Provincia di Arezzo
MOVM e del Comune di Terranuova Bracciolini, ed alla
presenza dei Gonfaloni del Comune di Firenze
MOVM, del Comune di Cavriglia CGVM, e di numerosi Gonfaloni dei Comuni del Valdarno Aretino e
Fiorentino. Dopo l'Alzabandiera e la deposizione di
corone di alloro ai monumenti ai Caduti, un corteo
aperto dalle fanfare dei bersaglieri di Montevarchi,
Firenze e Siena ha raggiunto Piazza Liberazione dove
sono stati resi gli onori ai Gonfaloni Decorati, al
Medagliere Regionale ANB, ed al Labaro della
Federazione Provinciale del Nastro Azzurro (alfiere il
Consigliere Provinciale Mario Rondoni, scorta i
Consiglieri Provinciali Cap Riccardo Bartolini, Sig
Alberto Romanelli, Sig Carlo Caporaso). A causa
della pioggia la cerimonia si è svolta nella Sala del
Consiglio Comunale. Recitate la Preghiera del
Decorato e del Bersagliere, il cerimoniere Cav. Alfio
Coppi, socio della Federazione e Presidente Regionale
ANB, ha dato la parola al Sindaco di Terranuova
Bracciolini Dr. Mauro Amerighi, all'Assessore della
Provincia di Arezzo Prof. Antonio Perferi ed al
Presidente della Federazione del NA Cav. Stefano
Mangiavacchi il quale, durante il suo intervento, ha
portato anche il saluto del Vice Presidente della
Federazione Dr. Omero Ferruzzi Pluridecorato al
VM. Mangiavacchi ha poi consegnato la Bandiera
Nazionale ed Europea, unitamente alla tessera di Socio
Benemerito, all'Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di
Terranuova Bracciolini, madrine la Dr.ssa Graziella
Bettini figlia della MOVM Elio Bettini e Presidente
Naz. Ass. Div. Acqui e la Sig.ra Renza Catani Coralli nipote del Gen. Felice Coralli, Combattente Decorato di
tre MAVM, una MBVM, ed una Promozione per MG
(a lui è stato intitolato il contemporaneo Raduno
Interprovinciale dei Bersaglieri organizzato dalla
Sezione ANB di Montevarchi presieduta dal Cav. Danilo
Baldi socio dell'Istituto). Significativa è stata la consegna dell'Emblema Araldico e della Tessera di Socio
dell'Istituto al Col Antonio Frassinetto, Comandante
–
Provinciale Carabinieri di Arezzo e Decorato
dell'Onorificenza di Cavaliere dell'Ordine
Militare d'Italia per i meriti acquisiti nella missione
"Enduring Freedom" in Afghanistan, quale Capo
della Polizia Militare Italiana. Particolarmente gradita
la presenza dell'Azzurro Narciso Tognaccini
Decorato di CGVM nel fronte greco-albanese nel
1940 ed ultimo Combattente Decorato al VM del
Comune;
il 5 maggio, una delegazione della Federazione
Provinciale di Arezzo ha incontrato nel Municipio di
Montevarchi il reduce di guerra Inglese Arthur Dennis
Hancock che, durante la seconda guerra mondiale,
aveva partecipato con il suo Reggimento "Duke of
Cornwall's light infanfry" alla liberazione della Città.
Durante l'incontro, reso possibile grazie alla collaborazione del Sig. Patrizio Pagni ed alla disponibilità del
Sindaco della Città Giorgio Valentini, è stato donato al
reduce il crest dell'Istituto che sarà collocato in
Inghilterra al museo storico del Reggimento;
Montevarchi (AR): l’incontro con Arthur
Dennis Hancock al Municipio
–
–
il Presidente della Federazione Cav. Stefano
Mangiavacchi ha tenuto incontri con gli studenti
nelle scuole Medie Inferiori R. Magiotti, F. Mochi e F.
Petrarca di Montevarchi, durante i quali ha illustrato
l'attività e gli scopi dell'Istituto con particolare riferimento alla storia, all'importanza delle Decorazioni al
VM ed al significato della celebrazione della
Giornata del Decorato;
il 22 maggio all'Altare della Patria è stata celebrata la
Giornata del Decorato al Valor Militare con la partecipazione di tutte le federazioni del Nastro Azzurro
d’Italia. La delegazione di Arezzo era formata dal
Roma: Il Consiglio Comunale dei Ragazzi di
Montevarchi all’Altare della Patria
Terranuova Bracciolini (AR): Il Presidente
Mangiavacchi consegna l’Eblema Araldico
al Col. Frassinetto nell’ambito della
“Giornata Provinciale del Decorato”
40
IL NASTRO AZZURRO
Presidente Cav. Stefano Mangiavacchi, dai
Consiglieri della Fed. Prov. Sig. Alberto Romanelli e
Cav. Enzo Mangiavacchi e dal socio Claudio
Mannelli. Particolarmente significativa la presenza di
una delegazione dell'Amministrazione Comunale di
Montevarchi guidata dal Vice Sindaco Prof. Giovanni
Rossi, al quale va un particolare plauso e ringraziamento per l’iniziativa, e del Consiglio Comunale dei
Ragazzi, formato da trenta studenti delle scuole medie
inferiori della città che hanno avuto l'onore di rappresentare all'Altare della Patria i giovani e gli studenti
d'Italia. Dopo la deposizione della corona al Sacello del
Milite Ignoto è stata effettuata una visita al Museo
Centrale del Risorgimento ed al Sacrario delle Bandiere
per trasmettere ai giovani studenti la memoria storica
nazionale in preparazione all'importante celebrazione
del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
–
–
–
BIELLA e VERCELLI
Il 15 Maggio 2010, in occasione della celebrazione del
158° Anniversario della Fondazione della Polizia, la
Federazione di Biella e Vercelli del Nastro Azzurro ha consegnato al Sostituto Commissario della Polizia di Stato
Rinaldo Fois, Dirigente la Divisione Investigazioni Generali
e Operazioni Speciali, un attestato di benemerenza.
nell'ambito delle Celebrazioni del 149° Anniversario
della Costituzione dell'Esercito Italiano, presso la
Sede del Reggimento Genio Ferrovieri in Castel
Maggiore (BO), il 4 maggio 2010 ha avuto luogo
l'Alzabandiera Solenne. I partecipanti all’evento
hanno potuto visitare anche una mostra statica di
mezzi e materiali in dotazione alle Forze Armate; il
Gen. Spagnoli, Comandante Esercito Regione
Emilia/Romagna, ha rivolto un particolare ringraziamento al Nastro Azzurro per la partecipazione della
Federazione;
il 12 maggio 2010 ha partecipato all’inaugurazione
della nuova Sede di Bologna della Cassa di Risparmio
di Ravenna, alla presenza del Presidente della
Regione Emilia Romagna, del Prefetto, del Questore,
del Vescovo Ausiliare Mons. Vecchi e di rappresentanti dell'imprenditoria, dell’Università e Sanità di
Bologna e provincia;
il 15 maggio, “Festa della Polizia”, presso il Teatro
Manzoni alla presenza delle Autorità Civili, Militari e
Religiose. Ai rappresentanti della Federazione sono
state riservate due poltrone in prima fila.
BRESCIA
La Federazione di Brescia ci informa dei seguenti
eventi e partecipazioni a cerimonie:
– il 15 maggio, per il 158° della fondazione della Polizia
di Stato, presso l'auditorium del complesso di S.Giulia,
con sfilamento del Labaro portato dall'alfiere De
Lucchi;
– il 16 maggio al 50° della fondazione della Sezione di
Molinetto (Bs), dell'Associazione Nazionale Arma
Carabinieri, insieme al Presidente della Sezione
UNUCI di Monterosi - Tuscia Sud, Gen. C.A. Luciano
Canu ed a numerosi soci.
Biella: Conferimento dell’Attestato di
Benemerenza al dott. Fois
BRINDISI
Il 23 maggio 2010, nella splendida cornice del
"Castello Svevo" di terra, per il terzo anno consecutivo a
Brindisi si è svolta la "Giornata del Decorato" con la celebrazione della Santa Messa, presso la Chiesa "Stella
Maris" del Comando Marina, da parte del Cappellano
Militare Don Gaetano Barbera. Nel corso della cerimonia,
presieduta dal Capitano di Vascello Vincenzo Rinaldi,
Comandante della Maribase, presenti le Autorità militari,
civili e religiose della città, la Federazione di Brindisi ha
consegnato una targa al "Cavaliere dell'Ordine Militare
d'Italia" Socio d'Onore dell'Istituto del Nastro Azzurro,
Ammiraglio Claudio Confessore. Nel suo intervento, il
presidente Vincenzo Cafaro, ha sottolineato il particolare significato della "Giornata" e ha ringraziato la
Marina Militare per il prezioso contributo.
BOLOGNA
La Federazione di Bologna ci informa dei seguenti
eventi e partecipazioni a cerimonie:
– parte del ricavato dell’ultima serata benefica è stato
consegnato a Padre Gabriele Dignani, Direttore
dell’Opera Padre Marella, e al dott. Paolo Sacco,
Dirigente AGEOP - “Ricerca per il sollievo dal dolore”;
Bologna: Consegna fondi a Padre Raffaele
Dignani
Brindisi: “Giornata del Decorato”
41
IL NASTRO AZZURRO
BRINDISI
Sez. San Vito dei Normanni
–
Il 7 maggio 2010 a San Vito dei Normanni ha avuto
luogo l'insediamento della Compagnia dei Carabinieri a
salvaguardia del territorio e dei Comuni limitrofi.
Presenti alla cerimonia il sottosegretario Mantovano, il
Prefetto, autorità Civili, Militari e Religiose, numerosi cittadini, l’Ass. Arma Aeronautica e le sezioni del Nastro
Azzurro di Brindisi, Ostuni e S. Vito dei Normanni con i
rispettivi labari. Nel corso della cerimonia è stato consegnato al Capitano Nardacci, Comandante la Compagnia,
il tricolore da parte del Sindaco Avv. Alberto Magli.
il 20 maggio 2010, in occasione del XXVI congresso provinciale A.N.C.R., è stata consegnata la tessera dell'
Istituto del Nastro Azzurro al Presidente della
Federazione A.N.C.R.di Livorno Cav. Uff Pietro
Semeraro.
MESSINA
La Federazione Provinciale di Messina ha partecipato ai
seguenti eventi e cerimonie:
– il 4 maggio 2010, 149° Anniversario della Costituzione
dell'Esercito è intervenuta, con il Labaro e una rappresentanza di soci, alla cerimonia organizzata nella
Caserma Crisafulli Zuccarello dal 5° Reggimento
Meccanizzato "Brigata Aosta";
– sabato 15 maggio 2010, al 158° anniversario della
fondazione della Polizia di Stato, che si è celebrato a
Patti con l'inaugurazione della nuova sede del commissariato e l'intitolazione del piazzale all'assistente
capo della Polizia di Stato Antonino Lai vittima del
dovere.
San Vito dei Normanni (BR): Insediamento
della Compagnia Carabinieri
LIVORNO
Patti (ME): 158° Anniversario della Polizia
di Stato
La Federazione Provinciale di Livorno ha partecipato ai
seguenti eventi e cerimonie:
– il 16 maggio 2010, alla presenza delle massime
Autorità Civili e Militari tra cui il Generale Toschi,
Comandante Regionale della Guardia di Finanza, si è
celebrato a Livorno il 150° anniversario di fondazione
dell’ANFI. All’evento hanno partecipato anche il
Presidente della Federazione di Livorno del Nastro
Azzurro Ing. Giovanni Andreani, il Presidente di
Sezione Cav. Uff. Raniero Chelli e l’Alfiere M.M.A.
Enzo Rossi. La cerimonia è stata organizzata dalla
locale sezione ANFI di Livorno (intitolata al Brig.
Meattini M.O.V.M.) il cui presidente M.llo Magg.
Merlo, dopo la deposizione della Corona di Alloro al
Monumento ai Caduti e la funzione religiosa in
Duomo, ha presenziato anche all'intitolazione di una
piazza cittadina alla "Fiamme Gialle";
MONZA e BRIANZA
Sez. di Carate Brianza
La sezione di Carate Brianza della Federazione
Provinciale di Monza e Brianza nel bimestre ha partecipato
ai seguenti eventi e cerimonie:
– l’8 maggio 2010, nella Basilica romanica dei SS. Pietro e
Paolo di Agliate, l’illustrissimo Prevosto Emerito don
Sandro Bianchi, con una preghiera di sua creazione,
benediceva il nuovo Labaro della Sezione dell’Istituto
del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al
Valor Militare e la Bandiera dell’Associazione
Livorno: 150° anniversario dell’ANFI
Agliate (MI): Benedizione del Labaro
42
IL NASTRO AZZURRO
–
Nazionale Combattenti e Reduci. Entrambe le associazioni sono presiedute dal Gen. Brig. Umberto Raza. La
cerimonia ha registrato la partecipazione delle massime autorità politiche e militari locali e del Gonfalone
della città. Il nuovo Labaro e la nuova Bandiera sostituiscono i gloriosi vessilli datati 1962 ormai logori dalle
tante partecipazioni alle manifestazioni;
la prima uscita ufficiale dei nuovi vessilli si è avuta il 24
maggio 2010, Giornata del Decorato, quando, alla
presenza delle massime autorità cittadine, è stata
deposta una corona d’alloro al monumento ossario del
cimitero cittadino e, con lo sfondo del “silenzio fuori
ordinanza”, sono stati ricordati i 19 Decorati della
sezione: 1 Ordine Militare di Savoia, 1 MOVM, 8
MAVM, 5 MBVM, 12 CGVM e 5 Encomi Solenni sul
Campo.
moglie Sig.ra Nunzia, il M.llo Antonio Malasomma con
la moglie Rita, il M.llo Renato Galderisi con la moglie
Anna, il Cav. Pasquale Arfè, l'Artigliere Elio Fernandes,
il Sig. Rocco Pace con la moglie Anna, il Brig. Francesco
D'Alessandro, il Sig. Pietro Milone oltre agli allievi
dell'"Elsa Morante" ed i prof.ri accompagnatori.
PORDENONE
La Federazione Provinciale di Pordenone ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 22 maggio 2010, con il Labaro ed un folto gruppo di
Soci, loro familiari ed amici del Nastro Azzurro, al pellegrinaggio a Fagarè della Battaglia su invito della
Presidente del Comitato Provinciale dell'Associazione
Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, signora
Julia Marchi;
NAPOLI
Il 7 maggio 2010, gli alunni del Liceo Scientifico e
Psicopedagogico "Elsa Morante" di Napoli, ospiti della
Federazione Provinciale del "Nastro Azzurro" di Napoli,
hanno effettuato un'interessante visita al Museo Storico
dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, riportandone
significativi e costruttivi elementi per la loro formazione
culturale. Il Presidente della Federazione avv. Gennaro
Perrella, accompagnato dalla moglie Sig.ra Adriana, ha in
tal modo voluto premiare gli alunni che lo scorso anno
sono stati autori di un pregevole documento storico filosofico sui valori ideali dell'eroismo e dell'amor di Patria. Il
presidente, nel viaggio verso Vigna di Valle, ha illustrato
l'attività dell'Istituto, l'importanza del Museo, tra i più
grandi d'Europa, che traccia la storia dell'aviazione italiana e ha ringraziato il Dirigente Scolastico prof. Carlo
Antonelli per gli elogi espressi a favore dell' Istituto nella
seguente lettera:
Fagarè (PN): Pellegrinaggio con l’ANFCDG
–
Egregio avvocato, carissimo Preside Arch. Campo, pregiati soci,
è con sincero piacere che la comunità scolastica a me
affidata ha accolto il vostro gentile invito alla partecipazione alla visita al Museo Storico dell'Aeronautica di
Vigna di Valle, Roma del 7 maggio 2010. Già in occasione
della terza edizione del Premio di Studio organizzato
dalla Federazione napoletana, assegnato dal Vs. Istituto
alle alunne della classe V sez, B del Ns. Liceo per l'elaborato sulla M.O.V.M. Cap. Caiazzo, avevamo avuto modo
di conoscere ed apprezzare il Vs. costante impegno nella
società civile ed il lodevole interessamento per il mondo
della scuola in particolare. Quest'ulteriore invito ci conferma la Vs. apertura e disponibilità al confronto umano
e culturale con le nuove generazioni in vista della socializzazione e la promozione di quei valori di eroismo e
patriottismo che costituiscono presupposto irrinunciabile
dell'esistenza di ogni popolo in ogni epoca. Il futuro, perché sia effettivo progresso e sviluppo umano e civile, ha
bisogno di radici antiche: e la missione che la Vs. associazione si propone di custodire e trasmettere le "radici" più
sane e gloriose della nostra nazione, è opera altamente
meritoria in vista della costruzione del mondo e della
società che noi tutti vorremmo. Cordiali saluti e "ad
maiora"!
Il Dirigente Scolastico
Prof. Carlo Antonelli
il 24 maggio, alla presenza di gonfaloni e labari e di
oltre tremila persone provenienti da tutta l'Italia, è
stata celebrata la Giornata Nazionale del Ricordo presso il Sacrario Militare. Agli indirizzi di saluto delle
Autorità e alla S. Messa di suffragio è seguita la deposizione di corone d'alloro nel Sacrario in cui riposano
10.500 Caduti sul Piave, frai quali 27 Medaglie d'Oro
al Valor Militare.
ROMA
La Federazione di Roma dell'Istituto del Nastro
Azzurro ha partecipato alla ventesima edizione della
“Commemorazione dei Caduti d'Africa” organizzata
dall'A.N.R.R.A. (Associazione Nazionale Reduci e
Rimpatriati d'Africa) celebrata, come ogni anno, presso il
santuario delle Ancelle della Visitazione di Santa
Marinella. La commemorazione fu inaugurata dal giornalista e scrittore Leonida Fazi che promosse una sottoscrizione, tramite il quotidiano "Il Tempo", per fondere una
campana i cui rintocchi avrebbero quotidianamente raggiunto in spirito i Caduti e i dispersi italiani in Africa. Il
prof. Alessandro Scafi, quest'anno ha tracciato l'excursus
storico del corpo dei Granatieri di Sardegna, dalla fondazione, voluta nel 1659 dal duca Carlo Emanuele II di
Savoia, alle missioni di pace degli ultimi anni, passando
per la conquista di Fiume da parte dei legionari di
d'Annunzio, sollecitata da un gruppo di sette ufficiali dei
Granatieri al Poeta-soldato. A seguire la Santa Messa di
suffragio. Il nostro Istituto era rappresentato dall'Ing. Cav.
Bruno Lazzarotto e dal Dr. Alessandro Carpinelli,
Alfiere del Labaro.
La visita, di indubbio interesse, si è conclusa con la
proiezione di un filmato sulle "Frecce Tricolori". Tra i partecipanti sono da menzionare il Col. Parente con la
moglie Sig.ra Elisabetta, l'Aiutante Nicola Liccardo con la
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IL NASTRO AZZURRO
anche la Sezione del Fante di Rovigo, presieduta dal
Cav. Uff. Angelo Mauro con i suoi iscritti. Presenti
molte altre Associazioni d'Arma tra cui la
Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto del
Nastro Azzurro, rappresentata dal Presidente
Graziano Maron con l’Alfiere, i Carristi,
l’Associazione Arma Aeronautica, i Bersaglieri e la
Presidenza Nazionale della F.I.D.C.A.
ROVIGO
La Federazione Provinciale di Rovigo negli ultimi
mesi ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 15 maggio 2010, alla Festa della Polizia di Stato,
apertasi in Piazza Vittorio Emanuele II con l’esposizione al pubblico di mezzi e materiali. La cerimonia,
causa maltempo, si è poi svolta nel Teatro Sociale alla
presenza delle Autorità Militari, Civili e Religiose e,
per la Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto
del Nastro Azzurro, del presidente Graziano Maron
e dell’Alfiere con il Labaro. Il questore Dott. Luigi De
Matteo, nel suo intervento ha evidenziato un calo
dei reati in Polesine e il Prefetto di Rovigo, Dott.
Aldo Adinolfi, ha premiato dieci agenti che si sono
distinti per meriti di servizio. In serata, sempre al
Teatro Sociale ha avuto luogo un concerto a cui
hanno partecipato artisti polesani. Nell'occasione, il
Presidente Maron, ha consegnato al Questore De
Matteo il "Crest" dell'Istituto del Nastro Azzurro;
Udine: Il Presidente Maron insieme ai Fanti
di Rovigo al 30° Raduno Nazionale
SIENA
Il 4 maggio 2010 in occasione del 149° anniversario
della Costituzione dell'Esercito Italiano, alcuni soci
della Federazione hanno assistito ad una conferenza
sulla Brigata Paracadutisti “Folgore” e sulla recente
missione in Afghanistan del 186° Rgt. Paracadutisti,
tenuta, presso il Circolo Ufficiali della caserma Bandini
di Siena dal Comandante del Reggimento, col. Aldo
Zizzo. La conferenza è stata preceduta da una mostra
statica di mezzi e tecnologie in dotazione al
Reggimento.
Rovigo): Il Presidente Maron consegna il
crest al Questore De Matteo
–
il 22 maggio 2010 l'Istituto del Nastro Azzurro ha
celebrato la Festa del Decorato deponendo
all'"Altare della Patria" una corona di alloro. Alla
commemorazione erano presenti il Presidente nazionale dell'Istituto e delegazioni convenute da tutta
Italia con i propri Labari, tra cui il Presidente della
federazione di Rovigo Graziano Maron. Dopo la
cerimonia, il Dott. Federico Vido, della Federazione
Provinciale di Sondrio, ha tenuto nella Sala del
Carroccio in Campidoglio una conferenza sulle "Tigri
dell’Adamello";
SIRACUSA
La Federazione Provinciale di Siracusa negli ultimi
mesi ha svolto le seguenti attività:
– il 4 maggio la Federazione Provinciale è intervenuta
alla cerimonia per il 50° anniversario della istituzione
del 34° Gruppo Radar, erede delle tradizioni
dell'Idroscalo "De Filippis" della Regia Aeronautica. I
Labari della Fedederazione Provinciale e delle
Sezione di Lentini e Noto dell'Istituto hanno sfilato
Roma: Il Presidente Maron nello schieramento degli Azzurri d’Italia all’Altare della
Patria
–
Siracusa: 50° Anniversario della istituzione
del 34° GRAM
il 23 maggio 2010 si è svolto a Udine il 30° Raduno
Nazionale del Fante d'Italia al quale ha partecipato
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IL NASTRO AZZURRO
–
Costituzione dell'Esercito Italiano. L’evento, organizzato
dal Comando Regione Militare Nord, si è aperto con
l'Alzabandiera cui è seguita la lettura dell'Ordine del
giorno e successivamente gli Onori ai Caduti con la
deposizione di una corona d'alloro. Come sempre erano
presenti le maggiori Autorità Militari, religiose e civili
della Città, della Provincia, della Regione. La Federazione
Provinciale di Torino ha partecipato, con il Labaro e alcuni Consiglieri, unitamente a moltissime altre Associazioni
combattentistiche con le loro insegne.
nel corteo ufficiale ricevendo i prescritti onori. Nel
corso della cerimonia il socio Vincenzo Maiore, fratello della M.O.V.M. Av. Sc. Francesco Maiore, ha
consegnato al Comandante del 34° GRAM l'Emblema
Araldico del Ten. Arnaldo De Filippis, Caduto nella
Grande Guerra.
l’8 maggio, presso la Sala di rappresentanza del
Convitto "F.lli Ragusa" di Noto, la Federazione Prov.le
ha patrocinato le cerimonie per il 150° anniversario
dell'Impresa dei Mille e dell'insurrezione antiborbonica dell'antica città siciliana il 16 maggio 1860. Al termine del convegno, dopo la visita alla mostra dei
cimeli garibaldini (lettere autografe di Garibaldi, proclami, messaggi, foto dei Mille, bandiere sabaude e
armi), allestita grazie al contributo dell'Archivio di
Stato di Noto, il Sindaco, preceduto dal Gonfalone del
Comune, unitamente agli intervenuti, fra i quali i soci
sig.ra Amalia Guttadauro, figlia della M.O.V.M.
Emanuele Guttadauro, e sig. Vincenzo Maiore, fratello della M.O.V.M. Francesco Maiore, prima ha
innalzato il tricolore del Regno d'Italia sulla statua di
Ercole, in ricordo di quanto avvenuto il 16 maggio
1860 e successivamente ha deposto un serto d'alloro
presso la lapide dedicata a Garibaldi.
TRIESTE
Preannunciata da una inserzione sul giornale locale,
il 14 maggio 2010 si è svolta sul Colle di S. Giusto una
solenne cerimonia con la quale la Federazione di Trieste
ha ricordato l'87° Anniversario della costituzione
dell'Istituto del Nastro Azzurro e, nel contempo ha celebrato la "Giornata del Decorato". Apertasi alle 10 del
mattino con l'Alzabandiera, la celebrazione è proseguita nel pomeriggio con la deposizione di una corona al
Monumento ai Caduti. Portatori della corona sono stati
il dott. Gastone Rocco, MBVM reduce di Russia, e la
Sig.ra Margherita Trevisan portatrice della MAVM del
padre Caduto sul fronte greco. La corona è stata deposta dal dott. Giuseppe Vuxani, Presidente della
Federazione, dalle portatrici di MOVM Sig.ra Giuliana
Brandolin e Sig.ra Edda Crisciani Di Cesare, dal
Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Carlo
Tartaglione e dal Presidente della Federazione "grigioverde" Gen. Riccardo Basile. Alfieri del Labaro due soldati concessi dal "Piemonte Cavalleria". Il trombettiere,
con le note del "silenzio", ha accentuato la solennità
dell'avvenimento. Ha fatto seguito l'Ammainabandiera
e la S. Messa officiata da Don Sigismondo, Cappellano
Militare della Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli",
nella splendida Cattedrale di S.Giusto, chiusa dalla
Preghiera alla Patria letta dal Gen. De Bernardinis,
mentre l'Avv. Armando Di Cesare, nipote della MOVM
Tenente di vascello Armando Crisciani, ha letto la
motivazione della MOVM al Milite Ignoto. Infine il
Presidente della Federazione, dott. Vuxani, ha ringraziato i partecipanti alla cerimonia, quale riconoscente
omaggio ai Caduti per la Patria e a tutti coloro che per
essa hanno compiuto atti di Valore, e l'impegno organizzativo del consigliere Col. Sergio Di Cesare. Alla
cerimonia erano presenti, con labari e bandiere, diverse
Associazioni Combattentistiche e d'Arma di Trieste. Tra
gli Azzurri presenti, il Decorato di MAVM sig. Vittorio
Zanon, di anni 95.
Siracusa: Convegno sull’insurrezione antiborbonica della città
SONDRIO
La Federazione Provinciale di Sondrio negli ultimi mesi
ha svolto le seguenti attività:
– ha partecipato con il Presidente, il Segretario, l'Alfiere
Mattiussi, i Soci Zotti, Ravelli, Corradini (in veste
istituzionale) e Bianchini (quale alfiere della Sezione
ANC) alla cerimonia del 25 aprile svoltasi a Morbegno
(SO);
– ha presenziato con il Presidente, il Segretario, il Vice
Alfiere Franco Silva ed altri Soci alla cerimonia di
consegna della borsa di studio dedicata alla memoria
della M.A.V.M. Savino Tona, organizzata dal Gruppo
Alpini di Villa di Tirano (SO);
– ha partecipato con il Labaro, portato dagli Alfieri
Mattiussi e Silva alle feste della Polizia, dei
Carabinieri e della Guardia di Finanza;
– ha presenziato con il Labaro portato dal Consigliere
ed Alfiere Arrigo Mattiussi alle esequie della
M.B.V.M. Ten. Giovanni Vitiquindo Favaro.
Trieste: 87° anniversario del Nastro Azzurro
e Giornata del decorato
TORINO
Il 4 maggio 2010 è stato celebrato, presso il Palazzo
Pralormo di Torino, il 149° Anniversario della
45
IL NASTRO AZZURRO
RECENSIONI
costruito in Italia; nel 1969 il primo uomo ha camminato
sulla superficie lunare; nel 1981 lo Space Shuttle ha iniziato i suoi voli che ancora oggi continuano e nel 2001 la
Stazione Spaziale Internazionale (lSS) è diventata la casa
spaziale di tanti astronauti di diverse nazionalità. Oggi
l'uomo progetta di tornare sulla Luna e poi di andare su
Marte, per stabilire nuovi avamposti abitati e costruire
nuovi sogni per le future generazioni.
In questo libro, le immagini che raccontano dell'awentura spaziale ci accompagnano attraverso la storia degli
ultimi cinquant'anni, offrendoci uno scorcio sul lavoro di
migliaia di uomini e donne che, con coraggio e immaginazione, hanno aperto nuovi orizzonti sul futuro dell'umanità.
Testo tipicamente divulgativo, e anche un po' auto celebrativo, sponsorizzato dall'ASI, con una profusione di
bellissime immagini e una veste grafica davvero ineccepibile e sontuosa, ripercorre in modo chiaro scorrevole e
preciso, la storia della recente conquista dello spazio e
nei cenni finali ai programmi spaziali prossimi venturi,
non indulge, come potrebbe essere facile, a ipotesi fantascientifiche, ma rimane saldamente ancorato alla
realtà. Godibile.
ANTONIO AMBROSELLI L’UOMO, IL FINANZIERE, L’EROE - di Gerardo Severino per il Museo Storico della
Guardia di Finanza - Edizione Associazione per la memoria storica di "Antonio Ambroselli" - pp.108 - testo e foto
B/N - si può richiedere alla Federazione di Latina
dell'Istituto del Nastro Azzurro o direttamente
all'Associazione per la memoria storica di "Antonio
Ambroselli"
Nella nostra società e soprattutto
per le generazioni future, assume
un grande rilievo ricordare i passaggi cruciali di vicissitudini di
molti protagonisti che in qualche
modo hanno contribuito a combattere le tristi infamie del nemico nella seconda guerra mondiale, per ripristinare la libertà e la
democrazia.
In tale contesto s'inquadra questa
testimonianza, come altre pubblicate negli ultimi anni in collane
della memoria, fornita da chi le
ha sofferte nell'anima e nella
carne o da chi le ha raccolte di
prima mano. Questo libro ha, in
particolare, il pregio di raccontare la storia di un giovane, Antonio Ambroselli, nato da una sana famiglia tradizionale di Santi Cosma e Damiano, pervasa da sentimenti di profonda religiosità, da radicati valori morali e da
elevato patriottismo. Egli si arruola, poco prima della
guerra, tra i sottufficiali della Guardia di Finanza, si
distingue per grande coraggio e generosità. In servizio
nella Capitale compie, con la collaborazione della giovane ed ardita moglie, Mafalda Cangelmi, azioni di straordinaria solidarietà umana a rischio della vita. Lo fa per i
familiari ed anche per decine e decine di conoscenti rinchiusi nel campo di concentramento della Breda a Roma.
La moglie condivide pienamente e consapevolmente la
rischiosa missione messa in atto dal marito e, nel contempo, gli dona due bravi figli maschi. Nasce così la emozionante storia di un uomo e della sua famiglia che,
oggi, Gerardo Severino racconta con bravura e competenza, incastonandola magistralmente nelle vicende italiane del tempo ed arricchendola di contestuali e correlati episodi di eroismo di commilitoni del Corpo della
Guardia di Finanza. La sua opera realizza pienamente
l'aspirazione dei familiari, in particolare del figlio Sandro
che con costanza e profonda sensibilità ha raccolto la
testimonianza della madre, prima della sua scomparsa,
nonché il materiale documentale per la stesura del testo,
di onorare la memoria di Antonio Ambroselli e di
Mafalda Cangelmi.
VITA DA CACCIABOMBARDIERE - di Bruno Servadei SBC Edizioni - 15x21 - 436 pagine - € 23,00 - ISBN 978-8895462-77-5
Dettagliatissimo diario dei dodici
anni di vita dell'autore trascorsi
da pilota militare presso reparti di
volo della specialità cacciabombardieri. La guerra fredda fa da
sfondo ai momenti e alle situazioni vissute, ma ciò che colpisce il
lettore è lo stile ironico, leggero,
talvolta sboccato, mai eccessivo,
col quale scorre il racconto.
Talune
situazioni,
sebbene
descritte molto approfonditamente, possono essere comprese
in tutte le sfumature solo se si è
piloti militari, ma questo non è un
limite. Nel complesso una lettura
più che piacevole, sicuramente
interessante, a tratti coinvolgente, mai noiosa. La veste
grafica, del tutto ordinaria, non sminuisce il valore del
libro.
UN’INVIATA TRA LE NUVOLE di Arianna Landi - IBN
Editore - giugno 2009 - 15 x 21 - pp. 96 - illustrato B/N Euro 10,00 - ISBN 88-7565-071-3
Si tratta del diario scritto, durante le riprese della trasmissione televisiva "Voglia di
Volare", dalla sua conduttrice
Arianna Landi, simpatica giornalista che, avvicinatasi al mondo dell'aviazione per motivi professionali, ne è rimasta entusiasmata lei
per prima. Da qui è nata l'idea di
raccontare le sue esperienze.
L'obiettivo di questi racconti,
sciolti e briosi, è sempre di avvicinare il grande pubblico ad un
mondo che solo in pochi conoscono ed amano veramente, attraverso gli occhi di una ragazza
come tante che, solo per caso, si è
LO SPAZIO OLTRE LA TERRA
- di Marcello Spagnulo e
Ettore Perozzi - Editore Giunti
- Pagg. 194 - 23 x 27 - illustrato a colori - € 26,00 - ISBN 97888-09-74383-0
L'esplorazione dello Spazio è
storia recente dell'umanità. Il
primo satellite artificiale
costruito dall'uomo è stato
lanciato nello spazio nel 1957;
nel 1964 anche l'Italia ha lanciato in orbita intorno alla
Terra un satellite progettato e
46
IL NASTRO AZZURRO
l'lstria, da Fiume e dalla
Dalmazia, scrivendo articoli, partecipando a trasmissioni televisive
e, soprattutto, recandosi in sale
consiliari ed istituti scolastici, per
narrare ai giovani una pagina di
storia ancora quasi del tutto
assente nei loro libri di testo.
Purtroppo, infatti, è ancora poco
nota la tragedia delle foibe, dove
trovarono la morte moltissimi
nostri fratelli e dei campi di concentramento di Tito, dove tantissime persone furono barbaramente uccise e torturate per l'unica "colpa" di essere italiani. Con
questo libro affascinante, ricco di
documenti rilevati da fonti ufficiali, l'autrice vuole anche ricordare che gli esuli, attendono dal 1947, giustizia per i loro diritti riguardanti i
loro beni, che furono costretti ad abbandonare.
trovata a mescolare la sua vita con gli aeroplani. Il saltellare da un aeroporto all'altro, per fare interviste, l'ha
trascinata in un vortice di emozioni inaspettate che nel
giro di poco tempo si sono trasformate in una passione
sfrenata. Se vi state chiedendo perché dovrebbe interessarvi una storia di aeroplani, visto che non ve ne è mai
importato niente, sappiate che, anche l'autrice, all'inizio
la pensava esattamente come voi. Ora fate un passo
indietro nella memoria e cercate di ricordare quell'attimo in cui avete alzato gli occhi al cielo e per pochi istanti vi siete estraniati dal mondo, seguendo la scia bianca
di un aeroplano e desiderando di esserne il pilota.
APPUNTI DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO IN
GERMANIA (1943-1945) - di Alberto Gorni - Ed.
Associazione "Il Mascellaro" - pp. 110 - 17 x 21,5 Collana: Kuritza - ISBN 978-88-903147-6-6
Si tratta del diario coevo del
soldato Alberto Gorni, classe
1921, mantovano, deportato
dal fronte albanese e avviato
dai tedeschi ai lavori forzati.
Egli trovò nella fede la forza
per resistere e affrontò pericoli e disagi con una manzoniana fiducia nella Divina
Provvidenza.
Il materiale relativo alla prigionia di Alberto Gorni ha
una storia davvero particolare
perché la sua produzione si
deve a un'autentica passione
del giovane autore di allora
per la scrittura, da lui intesa
come un mezzo privilegiato
per mantenere relazioni con le persone più care e per
ritagliarsi uno spazio di riflessione, e la sua riscoperta si
deve alla tenacia dei familiari per la conservazione e la
divulgazione della memoria dei fatti accaduti al papà
Alberto. Tutto il materiale disponibile, unitamente all'epistolario, è quindi già stato raccolto e ordinato amorevolmente dal figlio Marco in vista di un ambizioso progetto editoriale, che ne prevedeva la pubblicazione integrale in cinque volumi. Possiamo così disporre, per una
migliore comprensione della soggettività dell'autore, di
una copiosa e fittissima corrispondenza tra Alberto, i
familiari e gli amici più stretti, dal gennaio 1942 quando
egli fu chiamato per il servizio militare di leva presso il
17° Reggimento Fanteria a Silandro (Bolzano), e poi in
Albania sino a pochi giorni prima della cattura, e del diario di prigionia, che copre il periodo dalla cattura sino al
rimpatrio.
Il volume è curato dallo storico Alessandro Ferioli, che è
anche autore della corposa "introduzione".
L'Istituto del Nastro Azzurro ha ritenuto di concedere
all'iniziativa il proprio patrocinio non oneroso per valorizzare lo sforzo dell'Associazione “Il Mascellaro” nell'editare senza scopo di lucro libri non appetibili alle case
editrici tradizionali.
IL PRINCIPE CON LE ALI - di Piero Baroni - Macchione
Editore - 17 X 24 - pagine 260 - € 20,00 - ISBN 978-888340-484-9
Biografia molto ben documentata sulle imprese di guerra del principe Fulco Ruffo di
Calabria, asso della caccia italiana pluridecorato al Valor
Militare durante la prima
guerra mondiale. La lettura
potrebbe essere più piacevole
se il filo del racconto non
fosse continuamente spezzato
dalla riproduzione dei documenti originali e degli spezzoni del diario personale del
principe. Sebbene tale compilazione dia veridicità e valore
documentale al testo, ne
rende poco agevole la lettura.
L'ITALIA NELLA GUERRA AEREA - Ferdinando Pedriali
- Editore: Aeronautica Militare - Ufficio Storico - pp. 500
- 23 x 29 - Illustrato B/N - Edizione fuori commercio acquistabile presso SMA 5° Reparto - Ufficio storico
Questo libro, della serie che
analizza l'attività bellica italiana sul fronte aereo nella
seconda guerra mondiale,
abbraccia il periodo compreso tra due eventi decisivi:
dalla battaglia di El Alamein
(4 novembre 1942) allo sbarco alleato in Sicilia (9 luglio
1943), periodo nel quale la
guerra aerea è decisiva per le
sorti delle operazioni belliche. L'aviazione alleata, preponderante nei mezzi e nel
sostegno logistico, si scontra
con la Regia Aeronautica e la
Luftwaffe e, nonostante gli
eroismi individuali degli aviatori italiani e tedeschi, assume inesorabilmente il
dominio dell'aria, permettendo l'avanzata inarrestabile degli alleati. Uno studio storico condotto da un
punto di vista decisamente douhettiano, dal quale
rifulge l'eroica di resistenza dei nostri aviatori oltre
ogni limite.
FOIBE (S)CONOSCIUTE - di Maria Antonietta Marocchi
- Editore: "Pagine s.r.l." - Collana: "I libri de Il Borghese Documenti" - 13 X 23 - pp. 296 - Illustrato B/N - € 14,00
- ISBN 978-88-7557-353-9
L'autrice, nata a Bologna nel 1951 da genitori costretti
ad abbandonare i loro beni in Istria per restare italiani,
ha già scritto della materia pubblicando nel 2000 "Una
vita italiana. Dalle foibe alla ricostruzione", libro che ha
ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali quello della
Presidenza della Regione Lazio, nel 2002.
Da anni conduce una battaglia senza sosta per sollevare
dall'oblio il ricordo dei trecentocinquantamila esuli dal-
47
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati