OBESITÀ
Dott.ssa Donatella Pastore
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Le persone con problemi di obesità rappresentano oltre il 40% della
popolazione e negli ultimi otto anni, sono aumentate di un 4%.
Il sovrappeso colpisce soprattutto i ragazzi tra i 14 e 34 anni, con
incrementi che sfiorano il 5%.
Il problema interessa molto l’obesità infantile: 4 bimbi su 10, con meno
di 16 anni, risultano in sovrappeso. E a correre il rischio sarebbe anche
un buon 10% di quei bambini che hanno un peso che rispetta livelli di
normalità. Nelle persone tra i 45 e i 55 anni si registra invece un calo,
anche se non molto pronunciato, (-1,6%), ma la situazione torna grave
tra gli italiani più maturi tra cui si attesta il numero più importante di
obesi: il 62,2% della popolazione tra i 65 e i 74 anni è vittima dal
fenomeno.
Si definisce obeso un soggetto
quando l’eccesso ponderale
rispetto al peso ideale per l’età
staturale supera il 20-25%.
L’obesità è clinicamente definita da un marcato
aumento del peso corporeo, nello specifico del
tessuto adiposo, in grado di causare una
alterazione dello stato di salute.
Si associa con un aumento del rischio per lo
sviluppo di: Diabete di Tipo II, Ipertensione,
Dislipidemie, malattie Cardio-Circolatorie, di
alcune forme di Tumore (Utero, Seno, Prostata,
Colon) Complicanze Respiratorie, Osteoartriti.
•Rappresenta un’importante patologia sociale che
riduce l’aspettativa di vita.
•Più del 20% delle popolazione ne è affetta nei paesi
occidentali
•Nei paesi occidentali si calcola che 20-40 bambini e
adolescenti su 100 siano in sovrappeso o obesi.
Classificazione etiopatogenica dell’obesità
• PRIMARIA: non dovuta a disfunzioni
endocrino metaboliche
• SECONDARIA: causata da una
disfunzione endocrina o metaboliche
Classificazione clinica dell’obesità
•DIFFUSA : adipe presente in tutti i distretti del
corpo (tronco e arti)
•DISTRETTUALE: adipe presente soltanto in
alcune zone (addome, glutei, fianchi e torace)
Classificazione clinica dell’obesità/2
• OBESITA’ ANDROIDE (UOMO) (adipe
localizzato principalmente nell’addome)
• OBESITA’ GINOIDE (DONNA) (adipe
localizzato principalmente su glutei e fianchi)
F.Monaco “Endocrinologia Clinica” III Ed-SEU
Secondo le linee guida europee la circonferenza vita non dovrebbe
superare i 102 cm negli uomini e gli 88 cm nelle donne. Il rapporto
vita/fianchi dovrebbe essere inferiore a 0,95 per gli uomini e 0,8 nelle
donne.
La circonferenza della vita è rappresentativa del
grasso viscerale intraddominale mentre quella dei
fianchi del grasso sottocutaneo gluteo-femorale.
La tabella sottostante ci mostra il rischio di malattie basato sulla
relazione tra BMI e circonferenza del giro vita tra i due sessi.
BMI
uomini ≤ 102 cm donne uomini ≥ 102 cm donne
≤ 88 cm
≥ 88 cm
< 18.5
—
—
normopeso
18.5 – 24,9
—
—
sovrappeso
25 - 29.9
aumentato
alto
obesità I grado
30 - 34.9
alto
molto alto
obesità II grado
35 - 39.9
molto alto
molto alto
obesità III grado
≥ 40
estremamente alto
estremamente alto
sottopeso
Classificazione isto-morfologica: adipocita
La cellula è occupata quasi
totalmente da un vacuolo
lipidico, in cui vengono
accumulati
i
trigliceridi,
mentre gli altri organelli
cellulari, mitocondri e nucleo,
si presentano schiacciati nella
periferia della cellula. Sono
cellule poco innervate e poco
vascolarizzate.
http://www.mediter-roma.com/images/EMULSIOLIPOLISI%20nuova%20doc_img_6.jpg
Classificazione isto-morfologica: obesità
iperplastica ed ipertrofica
F.Monaco “Endocrinologia Clinica” III Ed-SEU
L'iperplasia si ha nei primi anni di vita e nell'età dello sviluppo: in
questi periodi della vita gli equilibri ormonali sono tali da imprimere
alla velocità di crescita due grandi accelerazioni (picchi di crescita),
soprattutto per quanto riguarda l'aspetto moltiplicativo delle cellule
dell'organismo. Al termine della pubertà si viene a determinare il
numero di adipociti dell'età adulta, quantità che rimane all'incirca
invariato per il resto della vita.
È quindi l'adolescenza il periodo critico in cui si stabilisce il
potenziale di obesità di un individuo, dato dal numero di
adipociti. In un soggetto normopeso il numero di adipociti è di circa
25-30 miliardi, i soggetti obesi ne hanno mediamente tra i 40 e i 100
miliardi. Nell'età adulta sono invece le dimensioni degli adipociti a
variare: queste aumentano quando si ingrassa e diminuiscono con il
dimagrimento; nei soggetti obesi il volume degli adipociti è circa il
doppio di quello dei soggetti normopeso.
L’obesità è caratterizzata da un aumento eccessivo
della massa adiposa dovuto ad un aumento del
volume degli adipociti (obesità ipertrofica) o dal
numero degli adipociti (obesità iperplastica).
E' POSSIBILE RIDURRE IL VOLUME DELLE
CELLULE ADIPOSE
MA NON IL LORO NUMERO
Tipi di Obesità:
Morfologicamente l’obesità si classifica in:
Obesità addominale, androide (tipo mela): è l’obesità in cui la
maggior parte del grasso si accumula nell’ addome, e viene chiamata
“tipo mela” per l’associazione con la forma di questo frutto. Questo
tipo di obesità e più frequente negli uomini ed è quella che di più
porta il rischio di malattie degenerative tipo infarto, Diabete
Mellitus, sindrome metabolica, ipercolesterolemia, apnea,
insufficienza respiratoria, con conseguente maggior rischio di morte.
Obesità Ginecoide (tipo pera): sono le persone obese che
accumulano il grasso principalmente in gambe, fianchi e glutei. È
comune nelle donne e generalmente non si associa ai rischi che
corrono i soggetti che soffrono di obesità addominale.
Cause di Obesità:
Le cause della Obesità sono molteplici:
Inadeguata alimentazione: un massiccio consumo di fritti, grassi
saturi, alcol, carboidrati e zuccheri con una bassa assunzione di
frutta e verdura portano ad un aumento inevitabile della massa
grassa.
Vita Sedentaria: una vita sedentaria, senza sport, senza camminare
almeno 3 ore alla settimana, provoca un aumento della massa
grassa; al contrario chi fa sport guadagna massa muscolare e lascia
meno spazio al grasso, che quindi si accumula di meno.
Genetico: attraverso diversi studi scientifici si sono scoperti
diversi geni che portano l’obesità, come anche i livelli dell’
ormone leptina. La predisposizione genetica è indiscutibile, chi ha
uno dei due genitori obesi ha il 50% di essere obeso, e chi ha i 2
genitori obesi ha un 80 – 90% di esserlo.
Condizione socio- culturali: esistono culture che ancora pensano che
essere grasso è sinonimo di ricchezza e salute. In altri paesi come gli
USA, invece, il ritmo veloce della vita non permette di seguire una
alimentazione sana.
Età, sesso, condizione fisiologica: l’età è un fattore che predispone
all’obesità, perchè più ci si invecchia e più si rallenta il metabolismo,
oltre naturalmente al cambio ormonale che colpisce l’organismo. Le
donne inoltre hanno più probabilità di aumentare di peso poiché la
loro struttura è composta per l’ 80% da grasso e per il 2% da massa
muscolare, mentre per gli uomini vale il contrario. Inoltre, certe
condizione fisiologiche come la gravidanza possono causare obesità,
ed alcune malattie possono portare a situazioni particolari di obesità.
L'obesità infantile
L'obesità infantile è in continuo aumento nelle popolazioni ad alto
tenore socio-economico, un giovane obeso con ogni probabilità sarà
un adulto obeso. Il bambino obeso tende, a causa della sua
condizione, ad autoescludersi dalle normali attività ludiche,
causando una situazione di malessere, motivo di un ulteriore
aumento di peso. Si instaura, così, un circolo vizioso di inattività,
che porta un bilancio energetico positivo, quindi un aumento dell'
obesità dalla quale consegue una riduzione delle capacità motorie,
per giungere poi ad un grado maggiore di inattività. Le maggiori
fonti di inattività dei giovani sono la televisione, il computer e i
videogames. Il tempo passato dai ragazzi davanti a questi
apparecchi, il modello di attività fisica dei genitori e le cattive
abitudini alimentari (merendine, patatine e snack fuori pasto), sono
in correlazione diretta con l'incremento dell'obesità infantile.
INATTIVITA’
Bilancio calorico
positivo
Ridotto rendimento
OBESITA’
Conseguenze dell’Obesità:
Malattie del Cuore
Ipertensione
Diabete
Problemi articolari
Artrosi
Cancro
Malattie respiratori (apnea del sogno, insufficienza
respiratoria)
Fegato Grasso
Ipercolesterolemia
Poca Autostima
Problemi di inserimento lavorativo e sociale
Depressione
L’OBESITA’ NON E’ UN SINGOLO DISORDINE,
MA UN ETEROGENEO GRUPPO DI CONDIZIONI
INFLUENZATO DA MOLTEPLICI FATTORI.
IL PESO CORPOREO E’ DETERMINATO DA UNA
INTEREAZIONE TRA FATTORI GENETICI,
AMBIENTALI E PSICOSOCIALI.
L’obesità rappresenta uno squilibrio del bilancio
energetico che consiste in un aumento dell’energia
introdotta e in una diminuzione dell’energia spesa.
Quando l’energia introdotta eccede il dispendio si
parla di BILANCIO ENERGETICO POSITIVO cui
consegue un accumulo di lipidi negli adipociti.
Assunzione di calorie
Consumo di calorie
Metabolismo basale
Termogenesi
Alimentazione
Attività fisica
L’obesità è una malattia “cronica”, ad elevato rischio di morbilità e
mortalità, molto costosa, con un’eziologia multifattoriale, definita dalla
presenza di un eccesso di grasso corporeo nell’organismo.
Fattori non biologici (psico-sociali ed economico-culturali) e biologici
(genetici, fisiologici, metabolici) intervengono in varia misura nella sua
eziopatogenesi, anche se il problema essenziale è l’alterazione del
bilancio energetico con un’aumentata assunzione di energia rispetto al
dispendio giornaliero
L’obesità origina da un’alterazione del bilancio
energetico
tra introito e spesa.
Per creare un bilancio energetico negativo favorevole al calo
del peso è necessario agire non solo ed esclusivamente
sull’introito, ma sulla spesa energetica attraverso l’attività
fisica.
L’abbinamento dieta/attività fisica è
l’approccio più adeguato (perdita di peso e perdita
di massa grassa-12 settimane-)
FATTORI SOCIO-CULTURALI
Prevalenza di obesità
Iperalimentazione
in coppie
di gemelli
Correlazione
altamente
significativa
tra BMI
20
Il
metabolismo
basale
è un trattovs.
familiare
monozigoti:
di
coppie di gemelli
monozigoti,
scarsa
FATTORI
GENETICI
(Indiani
Pima)tra ponderale
Incremento
intra-coppia
correlazione
BMI di coppie
di gemelli
15
simile;
dizigoti,
indipendentemente
dall’essere
Bogardus et al, N Engl J Med, 1986
laurea o diploma
10
cresciuti
o meno insieme.
scuola media
Incremento ponderale inter-coppia
elementari
Stunkard et al, N Engl J Med, 1990
OBESITÀ
25.000
ANNI
5
dissimile;
Bouchard et al, N Engl J Med, 1990
0
18-64
66-74
> 74
“GENOTIPO
ECONOMO”
Anni
FATTORI AMBIENTALI
ISTAT, 2001
50 ANNI
Obesità
monogeniche
murine
Attualità:
gli
ultimi
10
db/db, fat/fat, tubby, agouti).
(ob/ob,
anni...
Topi transgenici iperesprimenti una data
proteina (ubiquitariamente o in modo
tessuto-specifico).
Obesità monogeniche umane
(OB, OB-R, POMC, PC1, MC4-R)
Topi KO per una data proteina (totale o
tessuto-specifico).
0
100
Diverse
disendocrinie
possono
responsabili di obesità secondaria
essere
La SINDROME DI CUSHING è caratterizzata da una
distribuzione centripeta del grasso corporeo.
Nella SINDROME DA RESISTENZA INSULINICA l’obesità
è in relazione agli elevati livelli plasmatici d’ insulina. In questa
forma di obesità I recettori insulinici e in particolare quelli degli
adipociti, sono ridotti di numero.
SINDROMI GENETICHE
Medical Factors
• Hypothyroidism
• Cushing’s syndrome
• Polycystic Ovarian Syndrome
– Insulin resistance, hirsutism, amenorrhea, polycystic
ovaries
• Syndrome X or Metabolic Syndrome
– Hypertension, hyperlipidemia, insulin resistance,
visceral obesity
• Kleine-Levin Syndrome
– Periodic hyperphagia and hypersomnia
Diagnosi di obesità
• Misure indirette
• Misure dirette
Misurazioni indirette dell’obesità
• BMI:
Peso in chilogrammi diviso il quadrato dell’altezza in
metri; limitazione non distingue la massa grassa dalla massa
magra.
• Circonferenza vita: Misurazione (in centimetri) nel punto
intermedio tra il bordo inferiore delle coste ed il margine superiore
della pelvi. La circonferenza vita e il rapporto vita fianco
misurano i depositi di grasso addominale
• Spessore delle pieghe cutanee (plicometria)
• Bioimpedenza Una delle metodiche più precise e veloci per la
valutazione della composizione corporea
• TOBEC
(Total body electrical conductivity) (sfrutta la
conduttività elettrica del corpo)
Body Mass Index - B M I (Kg/m )
2
L’indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI, calcolato dividendo il peso in kg
per il quadrato dell’altezza in metri) permette d’inquadrare i pazienti in classi di gravità
crescente
< 18.5
= Sottopeso
18.5 - 24.9 = Normopeso
25.0 - 29.9 = Sovrappeso
30.0 - 34.9 = Obesità classe I
35.0 - 39.9 = Obesità classe II
> 40
= Obesità classe III
International Obesity Task Force
Misurazione della circonferenza vita
Il BMI non è un indice molto raffinato, perché non fornisce indicazioni
sulla distribuzione sottocutanea e viscerale della massa adiposa. È
pertanto opportuno integrare questo dato con la misurazione della
circonferenza addominale che dà invece un’indicazione più precisa
sull’accumulo di adipe a livello viscerale (valori soglia: 88 cm per la
donna; 102 cm per gli uomini).
Rischio Incrementato
Sostanziale aumento del rischio
Uomo
≥ 94 cm
≥ 102cm
Donna
≥ 68cm
≥ 88cm
PRINCIPIO FISICO Bioimpedenza
1) I tessuti biologici agiscono come conduttori o
isolanti e il flusso di corrente segue il percorso di
minima resistenza.
2) L' uso della BIA per valutare la composizione
corporea si basa proprio sulle diverse proprietà
conducenti e dielettriche dei tessuti biologici al
variare della frequenza della corrente elettrica:
tessuti che contengono acqua ed elettroliti come
fluido cerebro-spinale, sangue e muscoli sono buoni
conduttori;
grasso, osso e spazi pieni di aria come i polmoni
sono tessuti dielettrici, cioè offrono una certa
resistenza al passaggio della corrente.
Quindi una maggiore resistenza equivale ad una
maggiore massa grassa e viceversa.
PLICOMETRIA
Tra le varie metodiche di misurazione della percentuale di grasso
corporeo, la PLICOMETRIA rappresenta una delle più semplici,
precise e con dei costi di acquisto della strumentazione contenuti.
Il plicometro è uno strumento che
può essere paragonato al calibro di
un meccanico in quanto è costituito
essenzialmente da una pinza e da
una scala graduata che misura la
distanza tra le punte. Il plicometro
dovrebbe esercitare una pressione
costante tra le pliche di 10g/mm ²
(se la pressione è diversa la non
ottimale compressione della plica
causerà
errori
in fase
di
rilevazione).
TOBEC
La metodica si basa sul fatto che la massa magra ha una
conducibilità elettrica di molte volte superiore al tessuto adiposo.
Il soggetto da esaminare è adagiato su un carrello che viene fatto
passare attraverso una camera cilindrica in cui è generato un campo
magnetico. Le variazioni di questo campo sono correlate alla
composizione corporea ed è così possibile calcolare la massa
grassa e magra e l'acqua corporea totale. La tecnica è rapida, non
invasiva ed estremamente precisa ed affidabile, ma il costo non
contenuto lo rende poco utilizzabile nelle indagini di routine.
Diagnosi obesità/2 (misure dirette)
• DEXA (dual x-ray absorpitometry): Due fasci
di raggi X a bassa energia vengono
differentemente attenuati dalle massa magra,
dalla massa proteica e dal tessuto scheletrico
Massa Grassa:Uomo 6%-15%
Donna 12%-17%
Misurazioni dirette dell’obesità
• TC
Si può misurare la distribuzione
del grasso corporeo
• MRI
Permettono la distinzione fra grasso
viscerale e sottocutaneo a livello
addominale
Diagnosi obesità/3 (misure dirette)
T.A.C
Si può misurare la distribuzione
del grasso corporeo
Permettono la distinzione fra
grasso viscerale e sottocutaneo a
livello addominale
M.R.I
L’etiopatogenesi dell’obesità è multifattoriale
Fattori genetici
Fattori ambientali
Fattori socio-culturali
Squilibrio apporto calorico/dispendio energetico
Deposizione di tessuto adiposo in eccesso
Prevalenza di obesità
FATTORI SOCIO-CULTURALI
20
15
laurea o diploma
scuola media
elementari
10
5
0
18-64
66-74
Anni
> 74
ISTAT, 2001
I FATTORI CULTURALI:
Studi hanno dimostrato un'elevata correlazione tra obesità e
condizioni socio-economiche svantaggiate, così come tra eccesso di
peso e bassi livelli di istruzione.
Tra gli adulti di studio medio-alto (diploma o laurea) la percentuale
degli obesi è pari al 4,5% mentre sale al 15% tra gli adulti con al
massimo la licenza elementare o nessun titolo. Il fenomeno
coinvolge maggiormente il gentil sesso, tanto che una donna con
bassi titoli di studio ha una probabilità di diventare obesa 3-4 volte
superiore rispetto alla sua pari diplomata o laureata.
Sono quindi le fasce più colte e consapevoli della popolazione
italiana a difendersi meglio dall'obesità e dal sovrappeso.
Fattori ambientali
• Stile di vita (sedentarietà, inattitività fisica)
• Abitudini familiari
Fattori genetici
• Alterazione dei meccanismi di controllo della
fame e della sazietà
• Disfunzione dei meccanismi che regolano la
spesa energetica
PREVALENZA DI SOVRAPPESO/OBESITÀ IN ITALIA
Prevalenza
% 80
70
+
BMI > 25
BMI > 30
60
50
46,2
40
30,6
30
20
10
7
6,1
0
> 15
Età (anni)
La prevalenza dell’obesità
aumenta con l’età ed è
maggiore nelle donne
rispetto agli uomini. In
Italia sono in sovrappeso
con un BMI>=25 il 46,2 %
delle donne ed il 30,6 degli
uomini maggiori di 15
anni di età. Nella stessa
popolazione il 7% delle
donne ed il 6,1% degli
uomini sono obesi con
BMI >=30.
Int J Obes, 1994 (Dati ISTAT 1990-91)
PREVALENZA DI SOVRAPPESO/OBESITÀ NEGLI U.S.A.
Al di sopra dei 60 anni di età oltre
la metà della popolazione degli
+
USA è in sovrappeso e circa il
80
BMI
>
25
%
20% è francamente obeso.
BMI > 30
Prevalenza
70
60
50
40
30
20
10
0
20-29
30-59
Età (anni)
60 +
National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES): NHANES III , 1994
CAUSE DI MORTE NEGLI U.S.A.
Morti / anno
(migliaia)
400
300
200
100
0
Uso di Incidenti
Armi
Alcool Infezioni Obesità
droghe stradali da fuoco
Fumo
McGinnis et al, JAMA, 1993
RELAZIONE TRA MORTALITÀ E BMI
Mortalità
Rischio relativo
2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
Molto
basso
Basso
Molto
alto
Alto
Moderato
0,0
0
20
25
30
35
40
BMI
Bray, Clin Endocrinol Metab, 1999
RELAZIONE TRA BMI E RISCHIO RELATIVO DI:
DIABETE TIPO 2, IPERTENSIONE, COLELITIASI E CORONAROPATIE
Diabete tipo 2
Rischio relativo
6
5
Ipertensione
4
Colelitiasi
3
Coronaropatie
2
1
0
20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
BMI
Willet et al, N Engl J Med, 1999
Case CC 2002
Age-adjusted relative
Risk of type 2 Diabetes
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Men
Women
<22 <23 23- 24- 25- 27- 29- 31- 33- 35+
23.9 24,9 26,9 28,9 30,9 32,9 34,9
BMI
In un anno l’ingestione di soltanto il 5% in più di
calorie può portare ad un aumento del peso corporeo di 5
kg
In 30 anni l’assunzione di sole 8kcal/die in più può
portare ad un aumento del peso corporeo di 10 kg
 Il 40% della varianza della massa corporea può essere
spiegata dal componente genetica
 PIMA INDIA: 50% della dieta in acidi grassi (50%
diabetici)
MORBILITÀ NELL’OBESITÀ
• Sindrome Metabolica:
Insulino-resistenza, diabete, dislipidemia,
ipertensione;
• Malattie cardiovascolari
•
•
•
•
•
Neoplasie
Colelitiasi
Artrosi
Disordini psico-sociali
Apparato respiratorio:
Insufficienza restrittiva (grandi obesi);
Apnee notturne (potenziale grave ipossia).
INSULINO-RESISTENZA E OBESITA’
DIMINUZIONE DEL
TRASPORTO DI
GLUCOSIO INSULINO
MEDIATO
TESSUTO ADIPOSO
↓LIVELLI DI GLUT-4
MUSCOLO SCHELETRICO
↓FUNZIONE DEL GLUT-4
•ALTERATA SOPPRESSIONE
DELLA PRODUZIONE
EPATICA DI GLUCOSIO
• RIDUZIONE DEI DEPOSITI
DI GLICOGENO
•RIDUZIONE DEL LEGAME
RECETTORIALE DELL’INSULINA
•RIDOTTA FOSFORILAZIONE E
ATTIVITA’ TIROSINCHINASICA DEL
RECETTORE INSULINICO
•DIFETTI POST-RECETTORIALI
DEPOSITO TISSUTALE
DEGLI ACIDI GRASSI
LIPOTOSSICITA’
TNF-α
FFA
Inibisce la lipogenesi
Stimola la lipolisi
Altera il segnale insulinico
fosforilando la serina dell’IRS-1
Riduce l’espressione del GLUT-4
Diminuita soppressione della produzione
epatica di glucosio
Ridotto “uptake” del glucosio nel muscolo
scheletrico
Aumentata produzione di VLDL
L’OBESO presenta spesso alterazioni metaboliche come
la diminuita tolleranza ai glicidi e l’iperinsulinismo.
L’iperinsulinemia, riscontrata soprattutto nelle obesità
androidi, è correlata a una sindrome da resistenza
periferica alla cui patogenesi concorre una alterazione
delle secrezioni endocrine degli adipociti con il rilascio in
circolo di maggiori quantità di mediatori ad azione
flogogena che riducono la sensibilità all’insulina, come il
TNF-alpha, IL-6, Resistina…
Anche il metabolismo lipidico è alterato nell’obesità.
Il tessuto adiposo, soprattutto quello intraddominale,
aumenta il rilascio di acidi grassi che inducono una
diminuzione della sensibilità insulinica e possono
interferire con la secrezione di insulina da parte della beta
cellula pancreatica.
L’ eccessivo aumento volumetrico
degli
adipociti
causato
dall’accumulo di trigliceridi, ne
determina la morte e la
conseguente lisi da parte dei
macrofagi che aggrediscono i
vacuoli lipidici con ulteriore
aumento dello stato infiammatorio
dell’organismo.
Il numero di macrofagi presenti
nel
tessuto
adiposo
è
proporzionale al grado di obesità,
o meglio all’ipertrofia degli
adipociti. Si ha così una reazione
da
corpo
estraneo
con
conseguente
infiammazione
cronica
che
può
causare
importanti malattie metaboliche
OBESITÀ E SINDROME X
INSULINORESISTENZA
Sindrome Metabolica
Fattori di Rischio
•
Valori
Obesità addominale
(circonfernza vita)
Uomini
> 102 cm
Donne
> 88 cm
•
Trigliceridi
≥ 150 mg/dL (1.69 mmol/L)
•
HDL
Uomini
< 40 mg/dL
Donne
< 50 mg/dL
•
Pressione Arteriosa
≥ 130/ ≥85 mm Hg
•
Glucosio a Digiuno
≥ 110 mg/dL (6.1 mmol/L)
L’obesità deriva da una funzione alterata dei
meccanismi di controllo della fame e della sazietà da
un lato e dei meccanismi che regolano la spesa
energetica dall’altro.
L’introduzione di cibo è regolata prevalentemente dai centri
diencefalici dell’ipotalamo, dai nuclei ventromediale e laterale, che
rispondono direttamente allo stimolo della glicemia, dell’insulinemia,
della lipidemia, delle amine cerebrali, della leptina, della bombesina
della colecistochinina da un lato e oppioidi, ghrelina, GHRH,
somatostatina dall’altro.
SEGNALI
AFFERENTI
SEGNALI
AFFERENTI
NPY
MCH
CRH
GLP-1
CCK
GLP-1
BOMBESINA
GLUCOSIO
SEGNALI
EFFERENTI
OPPIOIDI
GHRH
SOMATOSTATINA
ADRENALINA
ESTROGENI
INSULINA
LEPTINA
NORADRENALINA
GLUCOCORTICOIDI
ANDROGENI
Circa 15 anni fa è stata individuata una proteina, la LEPTINA,
una monoammina prodotta dagli adipociti, la cui produzione è
stimolata dall’insulina e dai glucocorticoidi ed è inibita dalla
Agisce come regolatore a
livello ipotalamico, sia dell’assunzione del cibo
diminuendo il senso della fame, che del dispendio
energetico, aumentando la termogenesi.
stimolazione beta-adrenergica.
Nell’animale da esperimento il suo deficit è associato a
obesità.
Leptina
Leptin in human physiology and pathophysiology
Christos S. Mantzoros, Faidon Magkos, Mary Brinkoetter, Elizabeth Sienkiewicz, Tina A.
Dardeno, Sang-Yong Kim, Ole-Petter R. Hamnvik and Anastasia Koniaris
Am J Physiol Endocrinol Metab 301:E567-E584, 2011. First published 26 July 2011;
La leptina (dalla radice greca leptos che significa magro) è un piccolo
ormone di natura proteica, scoperto nel 1994 da Friedman. Viene
codificata dal gene dell'obesità (OB), ha un peso molecolare di 16 KDa
ed è fortemente coinvolta nella regolazione del metabolismo lipidico e
del consumo energetico.
Prodotta soprattutto a livello del tessuto adiposo bianco, la leptina
viene trasportata agli organi bersaglio dal torrente ematico.
I livelli circolanti sono proporzionali all’adiposità. Aumenta se vi è
un incremento ponderale e diminuisce nel digiuno e dopo esercizio
fisico.
Leptina
• Ormone prodotto dal tessuto adiposo (gene OB) 16 KDa
• Insulina e glucocorticoidi stimolano la produzione di leptina
• Agisce a livello ipotalamico come regolatore dell’assunzione del
cibo
• Segnala al cervello che il corpo ha già avuto abbastanza da
mangiare
• Stimola i recettori B3 dell’ ipotalamo e riduce il senso di appetito
• Quando le riserve lipidiche aumentano, le cellule adipose bianche
accelerano la sintesi di leptina per segnalare all'ipotalamo che
occorre ridurre l'assunzione di cibo.
Agisce primariamente nell’ipotalamo, la somministrazione diminuisce
l’assunzione del cibo e il peso corporeo, è mediata, almeno in parte, dal
neuropeptide y (NPY), un potente stimolatore dell’assunzione del cibo,
su cui agisce in maniera soppressiva; negli adipociti diminuisce la sintesi
degli acidi grassi, come la secrezione di insulina dalle cellule beta
pancreatiche.
La totale mancanza o la resistenza, insensibilità, alla leptina provoca
iperfagia, obesità, diabete, ed una varietà di anomalie
neuroendocrine e disfunzioni del sistema immunitario.
I livelli di leptina sono più alti nelle donne che nell’uomo, in parte
perché è espressa in maggior quantità nel tessuto adiposo
sottocutaneo che nel viscerale e le donne hanno un’alta
proporzione di grasso sottocutaneo. La leptina si alza durante la
notte e si estende fino al mattino, ed è secreta in maniera pulsatile.
La leptina è coinvolta nella regolazione della pressione sanguigna,
ematopoiesi, angiogenesi, sviluppo dell’osso e del cervello, e la
guarigione delle ferite. La leptina ha azione multi-sistemica.
• In condizioni normali i livelli di leptina:
• aumentano dopo il pasto e si riducono nel
digiuno prolungato;
• sono proporzionali alla massa grassa presente
nell'organismo (maggiori negli obesi, minori
nelle persone magre). Queste ultime sono
però più sensibili all'azione dell’ormone.
Gli esperimenti sui topi di laboratorio hanno dato i seguenti
risultati:
la somministrazione di leptina riduce l'assunzione di cibo ed
aumenta il dispendio energetico; topi privi del gene dell'obesità,
incapaci quindi di produrre leptina, diventano obesi, così
come quelli dotati di recettori difettosi per l'ormone.
Nonostante i risultati positivi ottenuti nei topi da laboratorio, non è
mai stata provata la totale efficacia della leptina nel trattamento
dell'obesità umana. Sono rari infatti i casi dimostrati di assenza
del gene OB, mentre più spesso le persone obese presentano
elevate concentrazioni plasmatiche di leptina. Da qui l'ipotesi
che l'obesità si associ ad una resistenza all'azione di questo
modulatore dell'appetito. In altre parole i recettori ipotalamici di
buona parte delle persone obese sono poco sensibili all'azione
dell'ormone. E le brutte notizie non finiscono qui. Gli studiosi
hanno infatti notato che nelle persone obese i recettori ipotalamici,
pur non riuscendo a recepire il messaggio di astinenza del cibo
dato dagli alti livelli di leptina, sono comunque sensibili al calo
della concentrazione dell'ormone.
Quando un obeso ingrassa lo stimolo della leptina viene
"ignorato" e con esso anche la sua azione anoressigena;
al contrario, quando un obeso tenta di dimagrire l'ipotalamo
recepisce la diminuzione di leptina e spinge l'individuo alla
ricerca del cibo.
I suoi RECETTORI sono localizzati soprattutto all’interno del
cervello, precisamente nell’ipotalamo, una regione del sistema
nervoso centrale deputata, tra l'altro, al controllo del peso, della
temperatura corporea, della fame, della sete e del freddo.
La scoperta della leptina ha confermato l'esistenza di un canale di
comunicazione tra tessuto adiposo e cervello, che ha lo scopo di
regolare l’accumulo di grasso negli adipociti. Quando le riserve
lipidiche aumentano, le cellule adipose bianche accelerano la
sintesi di leptina per segnalare all'ipotalamo che occorre ridurre
l'assunzione di cibo.
La leptina diminuisce il senso della fame (effetti
anoressizzanti) ed aumenta la spesa energetica,
favorendo la riduzione del peso corporeo e della
massa grassa.
Al contrario, quando le riserve adipose diminuiscono, gli
adipociti bianchi riducono la sintesi di leptina per segnalare
all'ipotalamo che occorre aumentare l'assunzione di cibo e
ridurre la spesa energetica.
In condizioni normali i livelli di leptina:
aumentano dopo il pasto e si riducono nel digiuno prolungato;
.
Altre funzioni della leptina
Oltre a regolare il senso di sazietà, la leptina interviene anche
nella regolazione di numerose funzioni biologiche:
•regola l’attività tiroidea;
•facilita l’ematopoiesi;
•regola il sistema immunologico (la leptina potenzia le difese
immunitarie fino a scatenare vere e proprie malattie
autoimmuni);
•regola il sistema riproduttivo (favorisce la secrezione di
gonadotropine; viene prodotta anche dalla placenta);
•regola la formazione dell’osso.
Potenzialità Terapeutiche della Leptina
Gli esperimenti sui topi di laboratorio hanno dato i seguenti risultati:
la somministrazione di leptina riduce l'assunzione di cibo
ed aumenta il dispendio energetico;
quando un obeso ingrassa lo stimolo della leptina viene "ignorato"
e con esso anche la sua azione anoressigena;
al contrario, quando un obeso tenta di dimagrire l'ipotalamo
recepisce la diminuzione di leptina e spinge l'individuo alla ricerca
del cibo.
Il problema, quindi, non è dato da un difetto di leptina ma da
una ridotta sensibilità recettoriale nei suoi confronti.
Attualmente la ricerca si sta concentrando sulla sintesi di analoghi
dell'ormone e su modalità di somministrazione alternative in grado
di ovviare all'aumentata resistenza alla leptina.
Nell'uomo l'assunzione di cibo è un fenomeno assai complesso,
perché mediato da numerosi segnali biologici che si integrano a
livello ipotalamico ma anche da fattori non energetici (culturali,
sociali, emozionali ecc.).
AZIONI EXTRA-IPOTALAMICHE
DELLA LEPTINA?
Il recettore attivo della leptina (OB-Rb) è
espresso in moltiRiproduzione
tessuti.
Turn over osseo
La leptina sempre più si sta rivelando un
Ematopoiesi
Leptina
ormone pleiotropico.
Risposta immune
Mediante iperespressione tessuto-specifica
Pressione Angiogenesi
(fegato, beta-cellule)
arteriosa del recettore della
leptina in topi fa/fa (totalmente privi di
recettori funzionanti) è stata dimostrata
un’azione anti-steatosica e, in generale,
anti-lipotossica della leptina.
Meccanismo molecolare di azione
La Leptina agisce nella cellula tramite il suo recettore di membrana OB-R.
La via di segnalazione è quella delle JAK/STAT. La Leptina accoppiata al recettore
induce la dimerizzazione di quest’ultimo ed anche l’attivazione delle proteine JAK, che
sono capaci di fosforilare entrambi i monomeri del recettore. Questa fosforilazione crea
siti nel recettore a cui si legano le proteine STAT, che sono trasduttori del segnale ed
attivatori della trascrizione. Queste vengono anch’esse fosforilate dalla JAK,
dopodichè lasciano il recettore e si accoppiano, formando dimeri. I dimeri di STAT
fosforilate si legano a sequenze specifiche di DNA, promuovendo l’espressione di
alcuni geni.
COMPLICANZE
•
•
•
•
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•
•
•
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•
Iperlipidemia
Diabete Mellito
Cardiovasculopatie
Aumentato Rischio Per Carcinomi
Disfunzioni Del Sistema Riproduttivo Femminile
Osteoartropatie
Steatoepatite
Colelitiasi
Broncopneumopatia Restrittiva
Sleeping Apnea
Complicanze dovute all’obesità
“Endocrinologia news” volume 3 anno 8
IMPORTANZA DELLA SEDE
DEL GRASSO CORPOREO
La localizzazione viscerale favorisce
maggiormente le complicanze metaboliche
e cerebrocardiovascolari.
L’esagerato accumulo di grasso centrale è associato
alle complicanze metaboliche e cardiovascolari
tipiche della sindrome metabolica (ipertensione,
iperlipidemia, steatosi epatica, aterosclerosi e
diabete di tipo 2).
Il grasso viscerale rilascia adipochine e attraverso la
loro azione controlla l’appetito, il bilancio
energetico, l’immunità, l’angiogenesi, la
sensibilità all’insulina e il metabolismo lipidico.
La particolare collocazione anatomica del
grasso viscerale fa si che le adipochine
confluiscano direttamente nel sistema
venoso portale che le trasporta al fegato.
Diabete mellito
Nell’obeso è frequente il diabete di tipo 2 e l’80 % dei
diabetici di tipo 2 presenta una storia di sovrappeso o di
obesità.
La frequenza del diabete è maggiore nell’obesità androgena e
il rischio di sviluppare diabete è proporzionale alla
circonferenza vita
UNA RIDUZIONE DELLA MASSA ADIPOSA è seguita da
un importante miglioramento del controllo glucidico fino
alla normalizzazione dei valori glicemici e insulinemici.
GRASSO VISCERALE E
DIABETE DI TIPO 2
• L’elevato flusso di acidi grassi provenienti
dagli adipociti viscerali e diretti al fegato
aumenta la produzione di VLDL ( che
possono trasformarsi in LDL, che
predispongono al processo ateromatoso).
Promuove la gluconeogenesi e aumenta i
livelli di insulina in circolo.
Iperlipidemia
Delle VLDL, dei trigliceridi
Del colesterolo HDL
AUMENTATO RISCHIO ATEROGENO : L’ATEROSCLEROSI è
la complicanza più importante delle iperlipidemie, è causata dal
deposito dei lipidi a livello dell’intima vasale, formando la stria
lipidica, su di essa si forma la placca fibrosa che successivamente va
incontro a deposito di Sali di calcio, calcificazioni, trombosi,
emorragia o ulcerazione. L’aterosclerosi è un’alterazione poligenica
che per manifestarsi necessita di una predisposizione genetica e
della presenza di fattori ambientali
Iperlipidemia
VLDL, trigliceridi
Colesterolo HDL
ATEROSCLEROSI
http://www.my-personaltrainer.it/salute/aterosclerosi.gif
Patologia cardiovascolare
L’obesità soprattutto androide rappresenta uno dei maggiori
fattori di rischio delle complicanze cardiovascolari. Il rischio
cardiovascolare è maggiore in presenza di altri fattori di rischio
come l’ipertensione, l’iperlipidemia, il diabete mellito
Ipertensione arteriosa
• Ad un aumento del peso corrisponde un aumento dei valori
pressori.
• Nell’obeso la pressione arteriosa è aumentata per
incremento della gettata cardiaca e del volume ematico
totale.
• Il calo ponderale è spesso seguito da un miglioramento
dello stato ipertensivo
Carcinomi
Colon e prostata: uomini obesi
Cervice, ovaie e mammella: donne obese
Steatosi epatica
Causata da da un elevato rilascio di acidi grassi
in circolo
•
Dieta: Si consiglia una dieta con
una riduzione
dell’apporto calorico che sia
bilanciata: Lipidi 30%
di calorie, Carboidrati 45-50%,
Proteine 15%.
•
L’attività fisica è un’
importante aggiunta alla
restrizione di calorie
•
Cambiamento dello stile di vita
•Terapia Farmacologica: Oggi, per il trattamento dell'obesità sono
disponibili due farmaci, l'orlistat e la sibutramina.
• Terapia chirurgica: Gastroplastica con bendaggio verticale (è un
intervento gastrorestrittivo che agisce riducendo le dimensioni dello stomaco, creando
una tasca gastrica di ridotte dimensioni. In questo modo si ottiene un precoce senso di
sazietà, quando si mangia con modeste quantità di cibo)
L'orlistat (Xenical) impedisce la trasformazione dei grassi
introdotti con la dieta in particelle più piccole che vengono
assimilate dall'intestino, bloccando particolari enzimi (lipasi) che
intervengono nella digestione dei grassi stessi. Questo si traduce in
un minor assorbimento (-30% circa) dei grassi alimentari:
La sibutramina (es. Reductil), a differenza dell'orlistat agisce a
livello del sistema nervoso centrale. Per spiegare l'efficacia della
sibutramina nel riduzione del peso corporeo sono stati proposti due
meccanismi d'azione: l'induzione del senso di sazietà e l'incremento
del dispendio energetico (fa bruciare più calorie). Mal di testa,
bocca secca, stitichezza e insonnia sono gli effetti indesiderati più
frequenti. Inoltre il farmaco aumenta la pressione arteriosa e la
frequenza cardiaca, effetti potenzialmente pericolosi nelle persone
obese, che sono già a rischio per problemi cardiovascolari.
Questi farmaci vanno sempre
utilizzati sotto controllo medico
nell'ambito di interventi generali che
prevedano anche una dieta
ipocalorica e un programma di
attività fisica
L'importanza dell'esercizio fisico nella cura
dell'obesità
L'esercizio fisico praticato razionalmente, in maniera programmata e
con continuità, oltre alla perdita dell'eccesso ponderale, apporta nel
tempo degli adattamenti fisiologici molto importanti nella terapia
dell'obesità. Tutti i tessuti, organi e sistemi si adattano agli stimoli
esterni, ma con tempi diversi gli uni dagli altri. Gli adattamenti più
immediati sono quelli a carico dell'apparato locomotore, con l'aumento
del tono e della massa muscolare per una migliorata sintesi proteica, di
seguito migliora la qualità del tessuto tendineo, c'è un aumento
dell'idratazione, del collagene e della quota glicoproteica. Migliorando il
metabolismo delle ossa e delle cartilagini, anche il tessuto osseo e le
superfici articolari vanno incontro ad adattamenti. A livello osseo
migliora il metabolismo del calcio, il che porta ad un aumento della
densità ossea e della capacità di resistenza meccanica.
Le articolazioni sono meglio nutrite e lubrificate dal liquido
sinoviale (presente in ogni articolazione), dando luogo ad un
positivo inspessimento delle cartilagini articolari. Adattamenti a più
lungo termine ma di fondamentale importanza si verificano a carico
dell'apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Aumenta la capacità
contrattile del muscolo cardiaco, di conseguenza aumenta la gittata
cardiaca e diminuisce la frequenza cardiaca a riposo. Aumenta il
trofismo dei vasi che acquisiscono maggiore elasticità, migliora la
capillarizzazione quindi c'è l'aumento del sangue in periferia e
soprattutto una diminuzione delle resistenze periferiche e della
pressione arteriosa. Migliora la capacità respiratoria, grazie
all'aumento dell'ampiezza degli atti respiratori, dovuti ad una
migliorata mobilizzazione della gabbia toracica. Aumentano gli
scambi gassosi al livello degli alveoli polmonari, aumenta la
capacità di trasporto dell'ossigeno nel sangue e la capacità di cederlo
in periferia agli organi.
L'esercizio per il calo ponderale
Non è utile per il calo ponderale un lavoro breve ad alta intensità,
poiché stanca velocemente e non incide efficacemente sulla spesa
energetica che risulta ridotta. I substrati energetici utilizzati con
questa intensità provengono solo in minima parte dai grassi ed in
massima parte dal glicogeno muscolare ed epatico. L'intensità di
lavoro da ritenersi ideale per il calo ponderale, quindi per bruciare i
grassi è un'intensità bassa, all'interno della soglia aerobica, tra il 60 e
il 70% della propria frequenza cardiaca massima. A questo livello si
produce inoltre un lieve incremento del tono muscolare ed inizia
l'adattamento cardiovascolare. Il tempo da dedicare ogni volta
all'attività fisica deve essere non meno di 30-45 minuti, per una
frequenza settimanale di minimo tre volte, alternando un giorno
di riposo ed uno di lavoro.
Aspetto positivo del potenziamento muscolare è la maggiore
stabilizzazione delle articolazioni, in particolare per gli arti
inferiori che sono i più stressati dal carico corporeo.
Criteri di scelta dell'attività fisica
Nella scelta di una attività fisica bisogna tenere in
considerazione il grado di efficacia di questa nella
riduzione del grasso, la praticabilità e il divertimento. Il
calo ponderale è tanto maggiore quanto maggiori sono le
masse muscolari coinvolte, questo avviene per esempio in
attività come la corsa, il nuoto ecc.
È da tener presente che esistono delle limitazioni fisiche e psicologiche
per gli obesi in alcuni sport "di terra" come la corsa, il calcio e il basket.
Specialmente nei primi periodi di attività infatti, l'obesità rappresenta un
limite per l'efficienza della prestazione, quindi comporta un danno
psicologico e una sollecitazione eccessivamente gravosa per le
articolazioni soprattutto degli arti inferiori. Ci sono sport come il nuoto e
il ciclismo che sono sempre raccomandabili poiché comportano una
grande spesa energetica ma non un altrettanto grande stress articolare.
Con l'allenamento gradualmente viene a crescere l'efficienza fisica
dell'individuo, progressivamente scompaiono i limiti fisici alla
prestazione. Il peso corporeo diminuisce e migliora la composizione
corporea (rapporto massa magra/massa grassa), aumentano la forza, la
resistenza e migliora l'abilità motoria. Tutto ciò porta all'abbattimento dei
limiti psicologici spesso freno dei soggetti obesi, c'è una crescita
dell'autostima e della fiducia in se stessi. A rinforzare questi risultati oltre
alla migliorata capacità di prestazione, contribuisce anche il miglior
aspetto fisico ottenuto con l'esercizio ed una corretta alimentazione.
QUALE ATTIVITA’ FISICA SVOLGERE??
Esame clinico iniziale: evidenziare patologie associate e grado
di obesità
Attività di tipo aerobico (lunga durata ma bassa
intensità) -marcia, corsa, cycletteLieve o moderata intensità –utilizzano maggiori
proporzioni di grasso come substrati energeticiLe attività e l’intensità dovranno essere valutate in relazione al
grado di obesità e alle patologie presenti
Durata: 30 minuti tutti i giorni
A seconda della propria situazione ogni soggetto deve essere
Nel tempo gradualmente condotto ai livelli più alti di attività
La marcia e la corsa che sono sicuramente alla portata di
tutti, sono meno praticabili per i gradi di obesità severa, dove
viene invece consigliata la cyclette grazie alla posizione
seduta che determina un minor aggravio sulle strutture osteoarticolari e sull’apparato cardio-respiratorio
Una volta raggiunto un buon calo ponderale e una buona
forma fisica risultano di grande beneficio sia attività come
nuoto, ciclismo, danza, pattinaggio, sci di fondo, sia quelle
attività non propriamente aerobiche che alternano uno sforzo
aerobico con fasi di impegno anaerobico
OBESITA’ E ORMONI
L’obesità si associa a disordini endocrini, coinvolgendo sia
ormoni peptidici, sia ormoni steroidi. La causa di tali
alterazioni va cercata in momenti eziopatogenetici secondari
all’obesità stessa, per cui si instaurerebbero delle
modificazioni delle costellazioni ormonali in relazione al
grasso corporeo che regrediscono con il dimagrimento.
L'obesità addominale è quella che predispone maggiormente a
complicanze metaboliche e cardiovascolari.
I disordini ormonali che sono causa di obesità si possono
riassumere in:
•disturbi della funzionalità tiroidea
•alterazioni del metabolismo degli zuccheri o dell'insulina (Ridotta
Tolleranza Glucidica, iperinsulinismo, diabete mellito)
•alterazioni di altri ormoni quali cortisolo, ormone della crescita,
leptina ecc. (che sono molto meno frequenti)
Le complicanze sono le seguenti:
•dislipidemie: aumento del colesterolo LDL (cattivo) o riduzione di
quello HDL (buono), o aumento dei trigliceridi
•alterazioni del metabolismo glicidico: Ridotta Tolleranza Glicidica e
Diabete Mellito
•infarto del miocardio e ictus cerebrale
•policistosi ovarica
•ridotta fertilità
•Acne e/o irsutismo
•alopecia areata (perdita di capelli sul vertice del cranio)
Sistema endocrino
Sono possibili: pubertà precoce, disturbi in vari settori endocrini
(la produzione dell’ormone della crescita, la secrezione
dell’ormone antidiuretico, il ciclo del cortisolo, bassi livelli di
estrogeni e di testosterone – ovvero gli ormoni rispettivamente
femminili e maschili – nel sangue, l’aumento di insulina sierica,
dei rialzi negli ormoni tiroidei), un’aumentata resistenza
periferica all’insulina.
Metabolismo
Sono frequenti la ridotta tolleranza agli zuccheri, il diabete di
tipo 2, valori molto elevati di trigliceridi e colesterolo.
La complicanza più grave in assoluto, e purtroppo anche
tanto frequente ormai da essere considerata una vera e
propria “epidemia nell’epidemia” (OMS 2003) è la sindrome
plurimetabolica, che in certi Paesi arriva a colpire il 15%
degli obesi, ed è rappresentata da diabete tipo 2,
ipercolesterolemia,
riduzione
del
colesterolo
HDL,
ipertrigliceridemia, ipertensione e naturalmente obesità.
Apparato respiratorio
Si può avere riduzione della capacità respiratoria,
dispnea da sforzo, ridotta ventilazione con riduzione
dei livelli d’ossigeno, fino alla cosiddetta sindrome di
Pickwick (dal nome di un personaggio di Dickens
affetto da questa malattia), nella quale si hanno vere e
proprie brevi perdite di coscienza durante le normali
attività di vita. Sono anche possibili crisi notturne di
apnea, ostruzioni catarrali delle vie respiratorie,
bronchiti ricorrenti, asma, aumento dei livelli di
anidride carbonica in circolo.
Apparato cardiovascolare
Nei grandi obesi di vecchia data è pressoché costante
l'insufficienza cardiaca, per fortuna assolutamente
eccezionale in età pediatrica, così come l’ipertrofia
(aumento di volume) del cuore, gli edemi e le varici
agli
arti
inferiori.
A queste età precoci è però già possibile ed anzi
frequente l’ipertensione(e in generale, circa il 60%
degli obesi sono ipertesi), così come sono possibili
forme più o meno precoci di aterosclerosi, con
aumentato rischio futuro di infarto e ictus cerebrale.
L’obesità infantile determina certamente un aumentato
rischio di contrarre – una volta adulto – malattie
coronariche
gravi
come
l’angina
pectoris,
l’insufficienza
coronarica,
l'infarto.
Apparato dirigente
La calcolosi della colecisti così come la steatosi epatica (accumulo
di grasso nelle cellule epatiche) sono purtroppo complicanze già
frequenti in età pediatrica.
Apparato locomotore
Le articolazioni degli obesi sono molto sollecitate ed è naturale che
vadano incontro ad alterazioni e malattie degenerative precoci come
l'artrosi, la scoliosi, i piedi piatti, la tibia vara (gambe ad "arco"), il
ginocchio valgo, lo scivolamento della testa del femore.
Cute
Acne e smagliature sono le manifestazioni più frequenti, oltre al
possibile aumento di infezioni – da funghi o batteriche – nelle pieghe
della pelle, che sono più profonde e meno accessibili che nel soggetto
normopeso
Complicanze ginecologiche ed ostetriche
Il menarca (la prima mestruazione) precoce è una eventualità
frequente, e ad esso fanno spesso seguito irregolarità del ciclo
mestruale, emorragie o cicli lunghi e sovrabbondanti, nonché in
seguito complicanze della gravidanza (gestosi).
Neoplasie
È stata riportata un'aumentata incidenza di tutti i tumori estrogenodipendenti come quello della mammella e dell'utero), nonché del
colon, della prostata, di alcuni tumori dell'ovaio.
Complicanze di interesse chirurgico
Aumentata frequenza di ernie ombelicali ma soprattutto di ernie
inguinali ed ernie jatali (della bocca dello stomaco). In generale il
rischio operatorio aumenta, anche nel post-operatorio per la difficoltà
di cicatrizzazione e di tenuta delle suture.
Complicanze psicologiche
Primo fra tutti la tendenza a nascondersi e a non esporsi che si
esprime in quel comportamento abitualmente definito come timidezza e
che trova il suo presupposto in una diffusa e intensa sfiducia in se
stessi e in un generale senso di inadeguatezza. Queste condizioni
possono a lungo andare e con notevole frequenza sfociare in età postadolescenziale e adulta in vere e proprie fobie sociali.
Altrimenti il senso di inadeguatezza può esprimersi in vere e proprie
reazioni
depressive
accompagnate
da
comportamenti
tossicomaniacali verso farmaci o sostanze che insieme al cibo vengono
usate
nella
ricerca
di
un
sollievo
dall'ansia.
Nel bambino spesso le variazioni costanti del tono dell'umore in senso
quasi depressivo e/o l'eccessiva timidezza possono avere serie
ripercussioni sul comportamento scolastico e sull'inserimento
sociale.
Incremento del cortisolo
Ciò dipende da un’aumentato metabolismo, con incremento della
corticosoluria ma anche da aumento della stimolazione della
corteccia del surrene da parte dell’ACTH; pare accertato che la
risposta al cortisolo sia maggiore nei soggetti con incremento del
rapporto vita/fianchi. È verosimile perciò che nell’obesità
addominale sia presente un’ipersensibilità e un’iper responsività
dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene regolato dal fine controllo dei
recettori glucocorticoidi nel sistema nervoso centrale.
A ciò si associa nelle donne con obesità addominale un aumento
degli androgeni, espressione di un ipersurrenalismo, con irsutismo e
peluria. Non solo nell’obesità addominale, ma anche nel diabete tipo
2 con insulino-resistenza è stata dimostrata un’elevata
concentrazione diurna di cortisolo ed ACTH, e di ß-endorfina e una
alterata capacità soppressiva del desametasone. Nel diabete tipo 2
dell’uomo è difficile interpretare il possibile ruolo dell’asse
ipotalamo-ipofisi-surrene nella patogenesi delle alterazioni
metaboliche proprie del diabete anche perché la stessa iperglicemia e
lo scompenso metabolico del diabete possono indurre alterazioni
neuroendocrine e della risposta del cortisolo agli stimoli. D’altra
parte è comprovato come il cortisolo induca insulino-resistenza
mediante l’inibizione del trasporto del glucosio, dell’attività della
glicogeno-sintasi muscolare, di molte tappe recettoriali e
postrecettoriali del segnale insulinico e infine mediante stimolazione
della lipolisi del tessuto adiposo e quindi della concentrazione
plasmatica di FFA.
Aumento delle catecolamine
L’attività simpatica è aumentata nell’obesità per un aumentato tono
simpatico di base. L’iperinsulinemia basale e postprandiale che
accompagna l’obesità è un fattore di stimolo dell’attività simpatica. In
realtà l’effetto potenziante dell’insulina postprandiale viene meno
nell’obesità dal momento che la risposta adattativa del sistema nervoso
simpatico sembra essere già massimale nel soggetto obeso e non è
ulteriormente modificabile. L’escrezione urinaria di noradrenalina nelle
24 ore è correlata al grado di obesità, alla distribuzione centrale del
tessuto adiposo e all’iperinsulinemia che accompagna l’obesità. Inoltre
nell’obesità si avrà aumento della pressione arteriosa con rischio
di aritmie ed infarto del miocardio, specie se il soggetto
è dislipidemico e fuma. Per quanto riguarda la funzione della midollare
surrenalica nell’obesità, dalla letteratura scaturisce che esiste una
ridotta secrezione di adrenalina. Esiste ancora una ridotta attività della
midollare del surrene con iperestrogenismo: da qui l’obesità con
ginecomastia.
Testosterone
Nell’uomo obeso i livelli totali di testosterone risultano ridotti.
In numerosi studi anche le concentrazioni di testosterone libero
attivo e di sex-hormone - binding - g o b u l i n (SHBG) come pure
di ormone follicolostimolante (FSH) sono ridotti col risultato di un
quadro di ipogonadismo. Anche il deidroepiandrosterone solfato
(DHEA-S) risulta essere ridotto in maniera proporzionale alla
distribuzione centrale del grasso addominale e con i livelli di
insulina; essendo questa condizione correlata con la mortalità
cardiovascolare. Inoltre da studi recenti sembra che i livelli di
testosterone siano correlabili con la resistenza insulinica, tant’è che
il soggetto che è affetto da ipogonadismo, se effettua trattamento
sostitutivo con ormoni gonadici, vede migliorare la sua glicemia e la
resistenza insulinica periferica. A dosi elevate, però, la
somministrazione di testosterone o di anabolizzanti induce al
contrario un peggioramento della sensibilità all’insulina e della
tolleranza al glucosio (vedi culturisti
Un trattamento cronico con androgeni può indurre una
specifica riduzione, anche se limitata, del grasso viscerale
senza interferenze sul grasso delle altre regioni e in
particolare sul grasso sottocutaneo. Dopo trattamento con
testosterone si assiste ad una riduzione del grasso viscerale,
dell’utilizzazione dei lipidi, del turnover dei trigliceridi e
dell’attività della lipoproteinlipasi, mentre la lipolisi risulta
essere stimolata. Si è visto, altresì, che il testosterone è in
grado di agire sul grasso viscerale consentendone il suo
riassorbimento
Nelle donne, al contrario, esiste la sindrome dell’ovaio
policistico
associata
ad
obesità
ed
iperandrogenismo.
L’iperandrogenismo sembra essere più pronunciato nelle donne con
obesità centrale o viscerale. Consensualmente all’aumento del
testosterone l’SHBG risulta ridotto contribuendo di per sé alla
distribuzione centrale dell’adiposità. I ridotti livelli di SHBG,
generalmente indicatori di iperandrogenismo e l’aumento del
testosterone libero sono associati ad insulino-resistenza nelle donne sia
in fase pre che post-menopausale. I ridotti valori di SHBG sono in
grado di predire il diabete tipo 2. La correzione dell’iperandrogenismo
è in grado di migliorare l’insulino-resistenza. L’iperandrogenismo nella
donna è dunque seguito da una condizione di insulino-resistenza.
D’altra parte anche l’iperinsulinemia secondaria all’insulino-resistenza
causa un’aumentata produzione di androgeni.
Gli androgeni causano insulino-resistenza; la componente
iperinsulinemica a sua volta induce un’aumentata produzione di
androgeni con un processo di ciclo vizioso. L’obesità nella donna è
seguita da irregolarità mestruali e da alterazioni della secrezione degli
ormoni steroidei femminili, che originano a livello della gonadotropine
e dei loro releasing-ormoni-ipotalamici. Tali disordini della secrezione
degli ormoni steroidi sessuali sembrano essere presenti soprattutto nella
donna con obesità addominale centrale, che presenta più
frequentemente irregolarità mestruali o amenorrea. Peraltro, il
trattamento con estrogeni (17-ß estradiolo) in donne diabetiche
insulino-resistenti, aumentando l’SHBG e, riducendo il testosterone
libero e l’eventuale iperandrogenismo, determina un netto
miglioramento del compenso metabolico e della sensibilità insulinica.
Ormone della crescita
Nell’obesità i livelli dell’ormone della crescita (GH) sono bassi e la
sua secrezione pulsatile è ridotta sia per frequenza che per altezza dei
picchi. Il deficit di secrezione del GH sembra particolarmente
pronunciato nell’obesità viscerale. Dopo somministrazione di
testosterone, nell’uomo con obesità viscerale, la secrezione di GH
migliora, anche se non si normalizza, suggerendo che il testosterone
possa in parte controllare la secrezione di GH. In soggetti con obesità
viscerale con ridotta secrezione di GH è stato dimostrato che piccole dosi
di GH, tali da mimare la secrezione fisiologica, sono in grado di ridurre
l’insulino-resistenza.
TIROIDE
La funzione tiroidea non è compromessa in presenza di obesità. E’ vero l’opposto e,
cioè, che un soggetto diventa secondariamente obeso se la tiroide è
insufficiente, e questo si manifesta nell’ipotiroidismo. Infatti i livelli di
tiroxina (T4) totale e libera sono risultati normali in numerose popolazioni di soggetti
obesi. Per quanto riguarda invece la triiodotironina (T3) i valori normali di T3 totale e
libera possono risultare ai limiti o elevati. D’altra parte è l’apporto calorico che
influenza i livelli di T3, che risultano ridotti in corso di dieta con apporto calorico
inferiore a 600 calorie/die, altrimenti l’organismo andrebbe in catabolismo e
consumerebbe la massa muscolare. Dopo 2 giorni di tale restrizione calorica il T3 si
riduce del 40% mentre la rT3 si raddoppia e la tiroxina rimane invariata. Al contrario
una dieta ricca induce un aumento della T3 e una riduzione consensuale della rT3. Gli
ormoni tiroidei non sembrano influenzare la sintesi e la secrezione di leptina. Essi
peraltro svolgono un ruolo permissivo sulla lipolisi e sul catabolismo
dei trigliceridi di deposito. Gli ormoni tiroidei sono in grado di aumentare i ß3recettori adrenergici nel tessuto adiposo, mediatori dell’effetto lipolitico delle
catecolamine. Tuttavia il medico serio non utilizzerà mai gli ormoni tiroidei per
consentire la lipolisi, cioè lo scioglimento dei depositi di grasso corporeo e ciò per
evitare danni all’apparato cardiovascolare, non ultime le aritmie!
RELAZIONE TRA OBESITA' E ORMONI
I carboidrati, le proteine ed i grassi una volta ingeriti stimolano le ghiandole
endocrine dell'organismo, a loro volta le ghiandole producono ormoni diversi
secondo gli alimenti. L'organismo risponde all' ingestione di carboidrati (zuccheri)
secernendo l'ormone insulina. La quantità di insulina secreta è direttamente
proporzionale alla percentuale dei carboidrati degli alimenti ed alla loro rapidità di
assorbimento.
L' insulina è indispensabile alla vita, è secreta dalle cellule beta delle insule di
Langherans del pancreas. L'insulina facilita l'ingresso del glucosio, del potassio,
degli aminoacidi attraverso le membrane dentro le cellule e facilita la sintesi delle
proteine. Ma l'insulina facilita anche la trasformazione dei carboidrati in grassi e
l'accumulo dei grassi nei tessuti ed infine essa blocca la lipolisi (utilizzazione dei
grassi), pertanto è da considerare l'ormone dell'ingrassamento.
Quando l' insulina è carente, come nel diabete mellito di tipo 1, i grassi non sono
sintetizzati nell'organismo ed il peso difficilmente aumenta. In assenza di adeguate
quantità di insulina e di glucosio sono i grassi che devono sostenere la maggior
parte
del
fabbisogno
energetico
dell'organismo.
L'obesità era inesistente tra gli uomini del paleolitico come è inesistente oggi
tra i primati della savana.
con l'introduzione dell'agricoltura e il consumo dei cereali, dei condimenti, del
sale e dell' allevamento di animali ebbero inizio i primi obesi.
La causa dell' obesità è da ricercare nell'introduzione di alimenti, ricchi di
carboidrati e calorie, il conseguente eccesso di insulina induce la sintesi e
l'immagazzinamento dei grassi e l'aumento di peso.
Con questo sistema gli allevatori fanno ingrassare gli animali da cortile.
Il tessuto adiposo produce numerose citochine coinvolte nelle vie
dell'infiammazione (TNFα. MCP-1, IL6, leptina, resistina,
adiponectina, etc). Alcune di queste citochine sono prodotte dagli
adipociti mentre altre sono prodotte dalle cellule infiammatorie che
infiltrano il tessuto.
Per Concludere:
Il Tessuto Adiposo: un organo endocrino
Il tessuto adiposo è in grado di secernere molecole che fungono
da segnale autocrino/paracrino o endocrino che modulano la
funzione del tessuto adiposo e influenzano la funzione di altri
tessuti/organi: muscolo scheletrico, fegato, sistema nervoso
centrale, cellule Beta-pancreatiche, gonadi, organi linfatici ed
apparato cardiovascolare.
Le sostanze più importanti prodotte dal tessuto adiposo sono:
Adipochina
Azione Biologica
Leptina
Regola la funzione ipotalamo-ipofisiaria, immunitaria, riduce l'appetito
Adiponectina
Modula l’insulino-sensibilità; ha azione vasoprotettiva e
antiinfiammatoria
Resistina
Induce insulino-resistenza nel fegato e msucolo; ha azione proinfiammatoria
Visfatina
Azione insulino-simile
TNFα
È coinvolto nella disfunzione endoteliale e l’aterosclerosi; induce
l’insulino resistenza
IL-6
Pro-infiammatoria, pro-ateroclerogena
IL-8
Pro-infiammatoria; pro-ateroclerogena
MCP-1
Induce chemotassi di monociti e cellule endoteliali in siti infiammatori
Adipsina
Fattore D del complemento, stimola la sintesi dei TG
RBP4
Induce insulino-resistenza nel muscolo
PAI-1
Inibisce la fibrinolisi; promuove il rimodellamento vascolare; i suoi
Il tessuto adiposo bianco, considerato per molti anni un tessuto
inerte, con la sola funzione di riserva energetica, viene oggi
considerato un vero e proprio organo endocrino, coinvolto in
numerosi processi fisiologici e patologici, fra cui immunità e
infiammazione. In particolare numerose molecole proinfiammatorie
ed antiinfiammatorie, la cui produzione nel tessuto adiposo degli
obesi appare sregolata, sembrano essere coinvolte nello sviluppo
dell'insulino-resistenza e nell’aumento del rischio cardiovascolare
associato all’obesità.
Adiponectina
L'adiponectina è una proteina di 244 amminoacidi,
appartenente alla categoria delle adipochine. Come tale
viene sintetizzata dalle cellule del tessuto adiposo, in
particolare dagli adipociti bianchi maturi, e con la sua
azione influenza la funzionalità e l'attività strutturale di
altri tessuti.
L'adiponectina è un ormone proteico che modula alcuni
processi
metabolici,
inclusa
la
regolazione
del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi
Proprietà antiaterogeniche ed antinfiammatorie
Effetto protettivo sul rischio cardiovascolare
PRINCIPALI AZIONI DELL'ADIPONECTINA
Aumento dell'adiponectina
↑ Tolleranza al glucosio
↑ Colesterolo HDL
↓ Insulino resistenza
↓ Sintesi di trigliceridi
Calo dell'adiponectina
tipico degli obesi e dei diabetici di tipo
II
↓ Tolleranza al glucosio
↓ Colesterolo HDL
↑ Insulino resistenza
↑ Sintesi di trigliceridi
Diminuito rischio di
Aumentato rischio di aterosclerosi
aterosclerosi e diabete tipo II e diabete tipo II
Una riduzione delle concentrazioni sieriche si
apprezza non solo nell'obesità ma anche nei soggetti
affetti dalle tipiche malattie ad essa correlate, come
il diabete mellito di tipo II e le patologie
cardiovascolari.
L’adiponectina è l’unica proteina prodotta dal
tessuto adiposo che subisce down-regulation in
relazione all’eccesso ponderale e che svolge una
funzione di protezione nei confronti delle
alterazioni metaboliche.
I suoi livelli circolanti sono inversamente correlati con diversi indici
di insulino-resistenza: bassi livelli di adiponectina si associano ad
aumentato rischio di diabete, ridotta utilizzazione periferica del
glucosio e ridotta ossidazione muscolare degli acidi grassi. Per
alcune adipochine dotate di azione pro-infiammatoria, la cui
produzione risulta aumentata nell’obesità, è stato ipotizzato un ruolo
diretto anche nella patogenesi della disfunzione endoteliale e
dell’aterosclerosi: al Tnf-α è attribuita la capacità di favorire
l’adesione e la migrazione dei monociti circolanti nella parete
arteriosa e la loro conversione in macrofagi, mentre la leptina
favorisce l’accumulo di colesterolo nei macrofagi attivati. Per
l’adiponectina, invece, sembra dimostrato un ruolo protettivo, in
quanto essa si accumula solamente in sede di lesione vascolare e
inibisce la proliferazione delle cellule monocitarie e muscolari lisce,
contrastando l’azione del Tnf-α a livello endoteliale e vascolare.
La sintesi e secrezione di adiponectina è regolata da diversi
meccanismi; fra questi, è stato dimostrato che l’insulina stimola
l’espressione del gene dell’adiponectina e la sua produzione da
adipociti in coltura e che sia l’insulina che l’insulin-like growth
factor-1 aumentano la sintesi di adiponectina negli adipociti isolati
dal tessuto adiposo viscerale.
Per quanto riguarda il meccanismo di azione dell’adiponectina, si
conoscono due recettori specifici, adipoR1, prevalente nel muscolo
scheletrico, e adipoR2, principalmente espresso nel fegato.
Entrambi i recettori, presenti anche nei monociti e macrofagi
umani, mediano l’ossidazione degli acidi grassi e l’uptake di
glucosio. I recettori dell’adiponectina sono espressi anche nel
tessuto cardiaco.
L’adiponectina svolge un ruolo importante nella regolazione
della funzione dell’insulina e nell’omeostasi energetica. I
livelli circolanti di adiponectina e l’espressione genica nel tessuto
adiposo sono ridotti nei soggetti obesi e in quelli con diabete di
tipo 2. I livelli circolanti risultano inversamente correlati con
l’indice di massa corporea (BMI), con i livelli plasmatici di
glucosio, insulina e trigliceridi e con il grado di insulino
resistenza. Oltre a questi effetti sul metabolismo glucidico,
l’adiponectina esercita importanti funzioni a livello vascolare e
cardiaco, in particolare per quanto riguarda la funzione
endoteliale, la protezione dal danno da ischemia e
riperfusione, gli effetti anti-infiammatori, antiapoptotici e
anti-ipertrofici.
a) Indice diagnostico/prognostico nelle malattie cardiovascolari. Elevati
livelli circolanti di adiponectina sono associati con un minor rischio di
coronaropatia (CAD) e questa associazione è indipendente da altri ben
noti fattori di rischio e, in soggetti non diabetici, i livelli circolanti di
adiponectina sono inversamente correlati con la severità del CAD.
Inoltre, soggetti con più elevati livelli di adiponectina hanno una
riduzione significativa del rischio di infarto del miocardico. Bassi
livelli di adiponectina sembrano, invece, essere associati con un
esordio precoce della coronaropatia e con la presenza di lesioni
aterosclerotiche multiple nelle arterie coronarie.
b) predittore e marcatore di sindrome metabolica, specialmente nel
bambino e nell’adolescente obeso. I livelli di adiponectina sono
ridotti nei bambini e negli adolescenti obesi in parallelo con l’aumento
degli indici infiammatorii (proteina C reattiva e citochine
proinfiammatorie). Questa correlazione inversa è indipendente
dall’insulino-resistenza e dal grado di adiposità nel bambino/adolescente
obeso. E’ stato suggerito che questa adipocitochina possa essere
coinvolta nel meccanismo che lega infiammazione e obesità e che,
nell’obesità infantile, possa agire come biomarcatore della sindrome
metabolica
Gli adipociti viscerali e quindi l’obesità addominale è
direttamente
responsabile
dell’abbassamento
dell’adiponectina.
Interviene nella rigenerazione del muscolo scheletrico.
Vediamo un effetto pro-miogenico dell’insulina e
un’azione insulino-mimetica dell’adiponectina
Adiponectina - È un ormone che controlla il metabolismo
energetico di lipidi e carboidrati; sembra sia in grado di incrementare
il consumo dei lipidi (per le funzioni vitali) e modulare l'effetto
dell'insulina. I risultati sono attualmente limitati in particolar modo a
soggetti con alterata tolleranza glicidica, anziani o soggetti affetti da
sovrappeso/obesità; i dati comunque correlano bassi livelli di
adiponectina a condizioni di adiposità (sovrappeso/obesità) e di
insulino-resistenza. Nonostante le conoscenze siano comunque
limitate, questa molecola suscita molto interesse per lo sviluppo di
nuovi
farmaci
antidiabetici.
Resistina - Potrebbe essere una delle cause dei legami tra l'obesità
e il diabete tipo 2; secondo alcuni studiosi infatti, la resistina (la cui
secrezione sembra proporzionale al grado di adiposità) inibirebbe
l'azione dell'insulina. Attualmente sono necessari altri studi per
confermare il collegamento di questa molecola con il diabete; nel
caso di conferme, si potrebbe prospettare lo studio di molecole
(farmaci) in grado di contrastare gli effetti di quest'ormone e
diagnosticare precocemente lo sviluppo del diabete tipo 2 tramite la
monitorizzazione della concentrazione di resistina.
Alcune delle principali adipochine:
LEPTINA: è un fondamentale segnale di sazietà a livello cerebrale; influenza inoltre
svariate attività corporee, come l'ematopoiesi e la riproduzione; l'espressione e la
secrezione della leptina aumentano nell'obesità.
ADIPONECTINA: importante nella regolazione del metabolismo energetico, favorisce
l'ossidazione dei trigliceridi ed aumenta la sensibilità insulinica di muscoli e fegato;
l'espressione e la secrezione di adiponectina diminuiscono nell'obesità.
ASP: aumenta l'uptake di glucosio negli adipociti, inibisce la lipasi ormono-sensibile e
attiva la diacilglicerolo aciltransferasi. Ha quindi un'attività stimolante sulla sintesi di
trigliceridi ed inibitoria sull'ossidazione degli acidi grassi.
TNF-a: l'eccessiva produzione di questa sostanza da parte del tessuto adiposo è
correlata nell'insulino resistanza negli obesi. Incrementa infatti la lipolisi ed il
conseguente aumento dei FFA circolanti; a livello del tessuto muscolare riduce
l'espressione del trasportatore GLUT-4 del glucosio. Manda inoltre in apoptosi le cellule
adipose brune, deputate alla termogenesi ausiliaria, e ne riduce la funzionalità.
PAI-1: è un fattore causale della trombosi vascolare.
RESISTINA: inibisce l'uptake di glucosio nelle cellule muscolari scheletriche.
CCK: (colecistochinina), ormone proteico secreto dall’intestino tenue, stimola la
secrezione di succo pancreatico e di enzimi digestivi, lo svuotamento della
colecisti, la motilità dell’intestino ed è un segnale di sazietà
GLP-1: Glucagon-like peptide-1 (GLP-1) ormone proteico secreto dall’intestino.
E’ il risultato del taglio della molecola del proglucagone
BOMBESINA:
nell’uomo peptide rilasciante la gastrina. Inibisce l'assunzione di
cibo (come la colecistochinina, è una delle principali molecole che controllano il
senso della fame) regola la contrattilità della muscolatura liscia, regola la
secrezione esocrina ed endocrina, la pressione arteriosa la produzione degli
zuccheri e della crescita cellulare
NPY1:
neuropeptide Y è un polipeptide molto diffuso nel sistema nervoso centrale e
nel sistema nervoso autonomo; svolge diverse azioni, tra cui l’aumento
dell’appetito e la modulazione della risposta vasocostrittrice innescata dai
neuroni noradrenergici è un potente stimolatore dell’appetito ed ha uno spiccato
effetto anti-anoressizzante
MCH: ormone concentrante della melanina (MCH), promotore dell’appetito.
CRH:Ormone
di liberazione della corticotropina (Corticotropin-releasing hormone e
originariamente conosiuto come CRF ovvero corticotropin-releasing factor) è un
ormone polipeptidico ipotalamico, nonché un neurotrasmettitore, coinvolto nella
risposta agli stress
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Presentazione di PowerPoint - Università degli Studi di Roma Tor