Una parete in fase di realizzo nella nuova sala per i giovani
pagina 3
L’Anno della Fede
pagina 5
Gruppo ministeriale
pagina 6
Le dimissioni di Benedetto XVI
pagina 8
Un tetto per Shilla
pagina 11
Campo invernale giovanissimi
pagina 12
Il tetto della chiesa
pagina 14
Associazione Iones
pagina 15
Ministri straordinari dell’Eucarestia
pagina 16
Il rito delle esequie
pagina 19
La nuova sala dei giovani
pagina 22
Riflessione sui divorziati
risposati
pagina 28
Qualche novità sulla catechesi
pagina 30
www,parrocchiadinove.it
pagina 31
Un libro per riflettere
pagina 32
Oratori fuori
pagina 34
Una giornata a Sanpa…
pagina 36
Hanno celebrato il matrimonio
Vacanze di branco
pagina 37
questo opuscolo non rappresenta
una testata giornalistica in quanto
viene pubblicato senza periodicità
Finito di stampare nel marzo 2013
Hanno ricevuto il Battesimo
pagina 38
Hanno ricevuto la Cresima
pagina 39
Hanno raggiunto la casa del Padre
L’ Anno della Fede
di Don Stefano Caichiolo
Credo che ormai si sappia che è stato indetto,
da Benedetto XVI, l'Anno
della Fede. È cominciato
l'11 ottobre 2012, a cinquant'anni esatti dall'inizio di quello che possiamo chiamare, senza timore di esagerare, il
più grande evento di Chiesa della storia, il
Concilio Vaticano II. Un Anno che terminerà con la Solennità di Cristo Re del 2013, il
24 novembre.
La nostra comunità per valorizzare questo
tempo ha pensato ad un percorso, del
quale già si dovrebbe sapere, l'abbiamo
iniziato l'1 ottobre scorso. É un grande itinerario che attraversa tutto l'anno pastorale, da ottobre a maggio appunto. Settimanalmente gli adulti sono convocati per
ritornare a considerare i nuclei grandi della fede che professiamo. Abbiamo voluto
che gli articoli del Credo, quello che ripetiamo ogni domenica, fossero pensati a
partire da una molteplicità di punti di vista: biblico, teologico, iconografico/artistico, spirituale, culturale, cinematografico. Il percorso è ben avviato, il numero dei partecipanti finora è davvero
consolante, ma quanti non ci hanno ancora messo il naso si possono sempre inserire in corsa. Qualcuno potrebbe lamentare
che si tratta di un cammino fin troppo esigente, uscire settimanalmente non è facile. È vero! Per questo ciascuno può decidere di costruirsi il suo personalissimo itinerario, ma ci sembrava in ogni caso interessante stimolare il mondo degli adulti a
prendere sul serio la propria formazione
al fine di ripensarsi seriamente in rapporto a quel Dio in cui diciamo di credere. E
poi, perché chiedere sempre e solo ai ragazzi un impegno continuativo come quelEco de le Nove
pag. 3
lo della catechesi? Gli adulti hanno forse
finito di crescere, di porsi domande, di
cercare? Ci auguriamo di no!
É proprio il fatto che si fanno i conti con
una realtà piuttosto amara che ci ha convinto a fare le cose per benino. Ma cosa
intendo? (e qui comincio a parlare in prima persona). Mi riferisco al sempre più
evidente scollamento fra fede e vita, per
un verso, e per l'altro, al generalizzato riflusso in un religioso dove non è scontata
la fede, dove la fede spesso non è più ospite gradita. I gesti religiosi possono essere ancora tanti: la percentuale di chi
frequenta la messa tutto sommato tiene,
pressoché tutti chiedono i sacramenti per
i loro figli, di tutti si celebrano le esequie
cristiane, ma, ahimè, forse questi gesti religiosi, in casi sempre più numerosi, sono
svuotati di fede. La religiosità testimonia
dunque di un'appartenenza forse più sociologica. Alla religiosità, con tutti i suoi
apparati, non si rinuncia ma alla fede magari si è già abdicato da un pezzo. Spesso
si ha l'impressione che basti il religioso,
che dietro non ci sia la sostanza della fede, poco importa, e lo si nota soprattutto
in occasione delle tappe sacramentali,
non tanto nei bambini quanto appunto
negli adulti che li chiedono per loro. I sacramenti celebrano necessariamente la
fede ma se non ci fosse più fede cosa si
celebra? Non basta celebrare l'appartenenza ad un sistema valoriale. Bisogna
rievangelizzare i sacramenti, si dice da più
parti. Quindi bisogna ritrovare il senso di
ciò che si celebra. Il sacramento racconta
di un Dio che lascia un segno indelebile
dentro la nostra esistenza ma solo per il
fatto che glielo permettiamo. Ed è la fede
la condizione per cui rimanga una traccia
di questo passaggio. Se così non fosse il
sacramento, come ogni altra pratica [email protected]
L’anno della fede
di Don Stefano Caichiolo
ligiosa, si riduce ad essere il contenitore
vuoto di una ritualità sterile perché scevra
di fede. In tanti prendono le distanze da ciò che non gli appartiene più perché non ne ravvisano il
senso, ed hanno ragione per un
verso, ma a costoro, stanchi di un
passato che li ha svuotati, vorrei
dire che le occasioni si ripresentano e se si vuole si possono anche non
sprecare. La fede può ridar senso a gesti
religiosi praticati a lungo con troppa automaticità, se non con rigore quasi legale
tanto da provocare rifiuto, allergia. Altri,
purtroppo, continuano ad alimentare un
bisogno di religioso che in realtà non ha
niente o poco a che spartire con la fede e
guai se scardini le loro pur vacillanti e tiepide convinzioni. E' un mondo che mi fa
più paura dell'altro di cui sopra ho appena
parlato, un mondo fatto di persone acriticamente attaccate a riti vuoti, pieni solo
di parole e di idee che non si sono mai interrogate, di rigidità a cui non è mai stato
attribuito un senso. A fatica gestisco, se
devo essere franco, questo apparato di
religiosità non seriamente supportato da
una fede pur timida, larvale, ma umile, ne
basta un granello di senape, si dice nel
vangelo. Come chiesa abbiamo dato l'impressione, e forse non è solo un'impressione, che ancora ci interessano i numeri:
le chiese piene, la catechesi frequentata
possibilmente da tutti, le sale affollate alle
nostre conferenze. Cominciassero a interessarci meno i numeri e fossimo anche
noi, animatori di comunità, più preoccupati di suscitare la fede nel Dio di Gesù
Cristo anziché rincorrere la prassi di una
religiosità che non ha seriamente di mira
l'incontro col Maestro, ma forse il triste
bisogno di strattonare Dio dalla propria
parte, di farne uso e abuso semplicemenEco de le Nove
pag.
te per un'idea sociologica di Dio e poi la
vita scorre, allegra o triste, ma decisamente su altri binari. Sapete cosa
sogno anche? Che la comunità
cristiana nei suoi laici, non solo
per merito dei suoi preti, sia disposta a ripensare la propria fede
e sperimentare piste che mettano finalmente di nuovo in dialogo
la fede con la vita. È la fede, l'intimo rapporto di ciascuno col Dio di Gesù, fede in
un Dio che ha abitato la nostra carne, a
rendere buona, bella, piena la vita. La religione da sola non basta a far buona la vita, dev'essere viva, e a farla viva è la fede.
Mi son lasciato forse un po' prendere la
mano e in questa analisi sono stato fin
troppo severo. Sarebbe ingiusto non dirvi
anche quanto è già ricco in realtà di segni
promettenti e già maturi di un'adesione al
vangelo non formale ma sostanziale, non
di circostanza o di convenienza, ma convinta e generosa, il nostro tessuto ecclesiale e comunitario. Termino allora nella
gioia di poter dire grazie per la fede pensata, annunciata, testimoniata e anche
sofferta di tanti, fede che alimenta e sostiene la mia. Augurandoci la forza di altri
coraggiosi passi ci regaliamo alcuni densi
versetti della lettera di Paolo agli Efesini
(3,17-19), che quest'anno della fede non
passi innocuamente, non passi senza disturbarci, non passi senza segnarci... “Che
il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella
carità, siate in grado di comprendere con
tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni
conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la
pienezza di Dio”.
don Stefano Caichiolo
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[email protected]
Gruppo Ministeriale per l’Animazione
L’esperienza dei Gruppi Ministeriali per
l’Animazione ha ormai per la nostra Diocesi una lunga storia.
delle persone e della comunità. Si tratta
quindi di un gruppo che, sul fondamento
della propria fede e del proprio Battesimo, si sente chiamato all’animazione pastorale della Comunità cristiana a cui appartiene.
Il GM non si prende cura di singoli settori
della vita comunitaria ma, in accordo con
il presbitero, si prende cura dell’insieme
della vita comunitaria per far crescere i
doni dell’unità e della comunione fraterna, armonizzandone i diversi aspetti. Per
tale compito, essendo un ruolo pubblico
nella Chiesa, ha bisogno di un riconoscimento esplicito del Vescovo.
Per quanto riguarda Nove, il percorso è
iniziato nel 2011 con la partecipazione di
tre persone accompagnate da Don Stefano e Don Luigi ad un primo incontro formativo a Costabissara, seguito poi da un
secondo corso nel Febbraio/Marzo 2012 a
Vicenza. Alla fine di questo iter Adriana,
Daniele e Marino hanno ricevuto il mandato dal Vescovo, assieme ad altri diciannove candidati di sette diverse parrocchie,
durante una celebrazione in cui erano
presenti oltre a Don Stefano anche i Parroci delle Comunità interessate.
Nella Messa del Giovedì Santo è stato
conferito l’affidamento pubblico del mandato nella nostra comunità.
Il GM dura in carica cinque anni e può essere rinnovato o riconfermato; in questo
tempo è anche chiamato ad individuare le
persone che possono subentrare alla scadenza del mandato.
Su sollecitazione del Sinodo Diocesano, celebrato negli anni dal 1984 al 1987, si consolida progressivamente la scelta di costituire unità pastorali su tutto il territorio
della Diocesi e, contemporaneamente,
matura l’esigenza di promuovere la ministerialità laicale. Nascono così, in una decina di parrocchie, i primi gruppi ministeriali per la necessità di animare quelle
Comunità in assenza di un presbitero residente.
E’ importante evidenziare una idea forte e
lungimirante che sta alla base di questi
gruppi di corresponsabilità nella chiesa
che è in Vicenza. A questo servizio di animazione non viene chiamata una singola
persona, come in altre Diocesi, ma un
gruppo.
Il GM non è un altro gruppo parrocchiale
che opera accanto ad altri gruppi o ad altri
ministeri settoriali, ma in “Unità con il
Parroco”, rappresenta di fatto il punto di
sintesi per la promozione quotidiana e
corresponsabile della vita parrocchiale
(catechesi, liturgia, carità). Per questo, la
sua nascita è, anzitutto, legata alla capacità di decidere e di lavorare insieme, maturata da preti e laici.
Nel GM la prima corresponsabilità, effettiva ed affettiva, viene esercitata nel rapporto tra i laici del GM ed il presbitero. Si
è chiamati ad instaurare un confronto che
diviene non solo un aiuto reciproco, ma
una vera e propria condivisione di fede,
favoriti dal fatto che con il GM non si elaborano le cose da fare (per questo c’è il
Consiglio Pastorale) ma si dà vita ad un
discernimento comune a partire dalla vita
Eco de le Nove
pag.
di Marino Perozzo
Allo stato attuale
Don Stefano,
Adriana,
Daniele e Marino
cercano di riunirsi
almeno ogni 15 giorni.
5
[email protected]
Le dimissioni di Benedetto XVI
Dall'amico monaco fr. Michael Davide
Semeraro (che abbiamo già avuto a Nove
come ospite), accogliamo e proponiamo
queste considerazioni sul recente atto di
rinuncia al Pontificato compiuto da Benedetto XVI.
ciare al suo ministero di Vescovo di Roma,
ci stupisce nel senso più bello e profondo
del termine. Infatti, questo gesto rompe le
nostre abitudini a non aspettarci più nulla
e a rinchiuderci in una sorta di pessimismo spirituale che si fa, troppo facilmente, abitudine ad una critica che talora,
senza volerlo, rischia di cedere alla lamentela. Invece no, aldilà, anzi al cuore stesso
delle nostre fragilità personali ed ecclesiale, vi è una dynamis che continua a far
crescere la Chiesa come segno, sacramento e primizia di un’umanità in cammino di
cui i credenti, non solo sono parte, ma di
cui sono appassionati artefici.
Il motivo per cui Giovanni XXIII sentì
l’ispirazione di indire il Concilio Vaticano II
fu proprio il bisogno di ritrovare la strada
di una co-spirazione profonda tra la Chiesa e il mondo contemporaneo rinunciando
così all’idea di essere il modello stabile e
immobile di un mondo che rischia di non
esistere se non tra la polvere delle biblioteche e degli archivi. Così pure il motivo
per cui Bendetto XVI ha scelto di lasciare il
posto di nocchiero della barca di Pietro è
proprio l’umile riconoscimento che il mare
in cui questa barca deve gioiosamente e
seriamente navigare si è fatto ancora più
vasto e, per questo, attraversato da correnti diverse. Casualmente la Liturgia del
giorno in cui Benedetto XVI ha annunciato
le sue dimissioni ci offriva come testo
l’inizio della Genesi: “In principio Dio creò
il cielo e la terra. La terra era informe e
deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e
lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”
(Gn, 1, 1-2). Quasi un monito per ricordarci che se noi siamo parte di questa creazione voluta e amata da Dio, al contempo
essa è il frutto di un amore e di una forza
che ci precedono sempre e sono capaci di
portarci più lontano poiché “lo Spirito di
Tantum aurora est!
Le dimissioni di Benedetto XVI
L’annuncio così semplice e scarno delle
dimissioni del Vescovo di Roma hanno
scosso l’opinione pubblica, ma soprattutto ha zittito i nostri ambienti ecclesiali
troppo abituati – sarebbe meglio dire rassegnati – al fatto che non ci si possa più
aspettare nulla di nuovo. È successo qualcosa di molto simile a ciò che avvenne
nella sagrestia della Basilica di San Paolo
quando Giovanni XXIII annunciò – più di
cinquant’anni fa – l’indizione del Concilio
Vaticano II creando non poco subbuglio
tra i prelati presenti e tra quelli di tutto il
mondo. Eppure quell’annuncio, tanto inaspettato quanto profondamente atteso, è
stato capace di ridare a molti credenti la
speranza di poter ritrovare le vie di una
doppia fedeltà al Vangelo eterno che è
Cristo Signore e al suo incarnarsi nella
concretezza mutevole e amabilissima della storia.
Il gesto tanto inatteso quanto profondamente gradito di Benedetto XVI di rinunEco de le Nove
pag.
di fr.M.Davide Semeraro
6
[email protected]
Le dimissioni di Benedetto XVI
Dio” non smette di aleggiare e di gonfiare
le vele della storia e, prime fra tutte, le
purpuree vele della Chiesa di Cristo tinte
dal sangue dei martiri di ogni tempo.
Il Vescovo di Roma si ritira nella preghiera
e, come tutti, accetta di prepararsi alla
morte raccogliendo il frutto delle sue fatiche e riposandosi come ogni uomo della
sua età. Come tutti anche il Papa ha diritto a giorni tranquilli che siano intensamente segnati da una tenerezza donata e
ricevuta senza che questa divenga un alibi
per permettere ad altri di abusare della
fragilità e della debolezza. In questi anni
abbiamo visto il Vescovo di Roma sopravvestirsi sempre di più creando non poco
imbarazzo per il ritorno di simboli e forme
di cui sembravamo esserci liberati per
sempre. All’imbarazzo oggi segue uno
stupore grato perché Benedetto XVI consegnerà il servizio del ministero petrino al
suo successore in punta di piedi e senza i
consueti faraonici funerali papali in cui
sopravvivono ancora simboli estranei allo
spirito del Vangelo e al ministero proprio
del Servo dei servi di Dio. Nello stesso anno in cui ricordiamo il 1700° anniversario
dell’Editto di Costantino, con tutto ciò che
ha significato per la storia della Chiesa, un
Papa riconosce con semplicità di essere
come tutti: chiamato ad un grande servizio che non lo rende immune da nessuna
debolezza e che lo obbliga a riprendere il
suo posto tra i “servi inutili” e così necessari di cui ci parla il Signore Gesù nel Vangelo.
Come qualcuno ha già ricordato in queste
ore, i gesti valgono più di tanti discorsi e
persino talora sono capaci di dare ali alla
storia più di mille documenti ed esortazioni. Il gesto di Benedetto XVI apre il cuore allo stupore: la Chiesa è in cammino e i
suoi passi sono guidati da Altro. Come riEco de le Nove
pag.
di fr.M.Davide Semeraro
cordava e si augurava Giovanni XXIII inaugurando il Concilio Vaticano II “tantum
aurora est” di una comprensione più evangelica e incarnata del Vangelo. Siamo
solo agli inizi, ma il gesto di Benedetto XVI
ci conforta del fatto che stiamo camminando. Ci sono dei gesti da cui non si torna più indietro e quello di ieri è uno di
questi: tutto non è più come prima e non
solo per il Papa di Roma, ma per tutti!
Fr. MichaelDavide, osb
Koinonia de la Visitation
12 febbraio 2013
Michael Davide Semeraro è un monaco
benedettino del monastero di Germagno
che vive da alcuni anni a Rhemes Notre
Dame in Valle d'Aosta. Nato a Fasano (BR)
nel 1964 è entrato in monastero nel 1983.
Dopo i primi anni di formazione monastica
ha conseguito il Dottorato in Teologia Spirituale presso l'Università Gregoriana di
Roma. Coniugando la sua esperienza monastica all'ascolto delle questioni e dei bisogni della realtà contemporanea ha scritto alcuni libri editi dalla Meridiana, dalle
Dehoniane e dalla San Paolo, in particolare Le donne di San Benedetto (2005), Etty
Hillesum: Dio matura (2005), Cantico dei
Cantici(2006), Con Gesù in compagnia di
Luca (2006), Rut, donna altra. Le conseguenze
e
il
prezzo
dell'amore (2007), Facciamo l'uomo! (2007), Patire
le beatitudini (2010), Messale quotidiano.
Festivo e feriale. Letture bibliche dal nuovo lezionario CEI (2010), Betlemme, la casa del pane. Il futuro è possibile (2011), Seme è la parola. Invito alla lectio divina (2011). Michael Davide Semeraro collabora anche con alcune riviste, tiene conferenze e accompagna ritiri (per
maggiori dettagli cfr. www.lavisitation.it).
7
[email protected]
“Un tetto per Shilla” - Quaresima 2013
Giá in Italia, rimanere coinvolti nell’ incidente di un camion che scivola in una
scarpata, perché cede il ciglio della stretta strada di montagna, é un fatto molto
grave. Se questo incidente fa si che chi
viaggia sul camion venga sbalzato in aria
e, dopo aver volato, cada rovinosamente
su delle pietre, perdendo l’uso delle
gambe, l’incidente diventa una drammatica tragedia. Se, ancora, tutto questo accade in una stradina sterrata del Perú,
mentre alcuni operai stanno per terminare il trasporto di un po’ di terra nera per
gli orti della parrocchia, allora la vita di
chi é coinvolto nella caduta é condannata
a fare i conti con barriere naturali e architettoniche praticamente insuperabili.
suna strada asfaltata e che, normalmente,
in mezzo alle vie del paese ci passano anche dei sassosi e fangosi ruscelletti, si capisce bene che, la fatica di “spingere”,
raddoppia.
La casa dove vivono oggi Alejandro, Julia e
Ruth si trova un bel po’ piú su nel paese,
rispetto agli ambienti parrocchiali. É una
casa fatta come quasi tutte le case di Shilla: blocchi di fango secco e paglia, due
piccole stanze al piano terra, due piccole
stanze al primo piano a cui si accede attraverso una scala a pioli (che ospitano i
porcellini d’India, pregiatissimo piatto della cucina della Sierra peruana), un piccolo
patio interno, stretto e allungato, un tetto
di sottili lamiere. Nel patio c’é anche un
muretto basso, che crea una piccola stanzina con un water (giá una ricchezza rispetto alle altre case), e lí, con la canna
dell’acqua esclusivamente fredda, la moglie Julia e la figlia Ruth, possono prendersi cura della propria igiene personale e di
quella, un po’ piú impegnativa, di Alejandro. Tutti possiamo immaginare cosa significhi, per una persona paralizzata in
carrozzina in Perú, espletare i propri bisogni fisiologici e aver cura della pulizia del
corpo, senza contare le piaghe di decubito, dovute all’essere sempre seduti.
La parrocchia di Shilla, ha giá fatto in modo che l’attuale casa di Alejandro abbia un
Dal 2003, questa fatica la sta facendo
Alejandro, vittima dell’incidente, sua
moglie Julia (che ha giusto la mia etá, 30
anni) e la figlia undicenne, Ruth.
Vivere in carrozzina in un paesino alle
pendici del monte piú alto della Cordigliera Bianca peruana, dove di pianeggiante ci
sono solo il campo da calcio e la piazza del
paese, vi assicuro che é una battaglia quotidiana. Uniamo il fatto che non c’é nesEco de le Nove
pag.
di Don Luigi Baldrani
8
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“Un tetto per Shilla” - Quaresima 2013
pavimento liscio di cemento, sostituendo
il consueto pavimento in terra battuta e
pietre. Ha anche aiutato Alejandro ad apprendere un lavoro per poter contribuire
alle spese della famiglia.
piazza centrale del paese. Alejandro, steso
su un letto nel suo laboratorio in parrocchia, compone pazientemente disegni intarsiati, abbellendo piccoli oggetti in legno
(portapenne, vassoi, portatisane, cornici)
che vengono venduti nei mercatini
dell’Operazione Mato Grosso in Italia. Il
lavoro di Alejandro e quello di Julia in parrocchia, insieme ai tre maiali che allevano
davanti casa, sono la loro modesta fonte
di reddito.
Andres, un giovane amico architetto argentino giunto “per caso”, nel suo giro in
bici attorno al Sudamerica, alla parrocchia
di Shilla e fermatosi alcuni mesi ad aiutare, ha disegnato il progetto per la nuova
casa di Julia e Alejandro, organizzando gli
spazi in modo che ci sia anche il posto per
il lavoro, l’assenza del quale ora costringe
questa coppia peruana a vivere come ospiti della parrocchia la maggior parte della loro vita e della loro intimitá famigliare.
I lavori per la nuova casa in mattoni di terracotta inizieranno ad aprile e, nel progetto, é stato previsto anche lo spazio per istallare, in un futuro piú ipotetico che reale, un ascensore-montacarichi per accedere in carrozzina al primo piano. Le misure
dell’abitazione, sono all’incirca cinque
metri di facciata
Il sistema sanitario peruano segue il modello statunitense in cui tutte le cure sono
a pagamento o si sostengono tramite una
costosa assicurazione sanitaria. Il lunedí
mattina, Julia percorre la sterrata discesa
fino alla casa parrocchiale, accompagnando Alejandro al laboratorio-casa messo a
disposizione dalla parrocchia. Una stanza
che ospita anche il magazzino parrocchiale dei vestiti, fa sia da posto di lavoro che
da dormitorio, fino al venerdí pomeriggio,
quando Julia spinge la carrozzina del marito in salita, fino alla loro abitazione rurale,
dove vivono nel finesettimana. Julia lavora alcuni giorni nella casa parrocchiale e il
mercoledí e la domenica, giorni di maggior movimento per il mercato nella vicina
cittá di Caruhaz, vende pesce fritto nella
Eco de le Nove
pag.
di Don Luigi Baldrani
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[email protected]
“Un tetto per Shilla” - Quaresima 2013
(che dopo 5 metri diventano soli tre metri
e mezzo di larghezza) e 15 di profonditá
totale. Progetti, disegni e preventivi ci sono, ora mancano sono i fondi per realizzarli... Sarebbe bello che in questa Quaresima, come impegno concreto di solidarietá, la comunitá di Nove si impegnasse ad
aiutare Julia e Alejandro a pagare il tetto
della propria casa. Sono sicuro che cosí,
mentre raccogliete la somma per affrontare la spesa del nuovo tetto della shiesa
dei Santi Pietro e Paolo, diventerá estremamete significativo sapere di aver aiutato anche a costruire il tetto a chi, per ora,
ce l’ha solo di sottili lamiere. Vi abbraccio
e, insieme a Julia, Alejandro e Ruth, vi auguro un santo tempo di preparazione alla
Pasqua!
Con affetto, amicizia e infinita gratitudine,
di Don Luigi Baldrani
Per quanto riguarda il tetto (voci 1-8-9-10)
sarebbero 12.050 Soles, cioè 3.765,62 euro cifra fattibile per Nove?
Ma non importa la cifra raccolta, quello
che viene, viene...
La nostra raccolta chiuderà con la domenica dopo Pasqua.
I ragazzi sono invitati a portare i loro salvadanai il pomeriggio del Giovedì Santo.
ndr.: Lo scorso anno abbiamo raccolto
3895 euro, dovremmo farcela!
Preventivo di spesa
1-listoni vari
2-ghiaia
3-sabbia grossa
4-sabbia fina
5-cemento
6-mattoni
7-travetti+tavolato 1°piano
8-travetti+tavolato tetto
9-guaina
10-lamiera traslucida
11-tubi fognature e acqua
12-bagno
13-scala in legno
14-ferro
15-cucina, piano cottura
16-porte
17-finestre
18-impianto elettrico
19-mano d'opera
don Luigi
Shilla, martedí 29 gennaio 2013
totale soles
totale in $
totale in €
Eco de le Nove
pag.
10
4.550
660
600
1.000
4.375
8.100
4.000
5.500
1.700
300
300
500
1.000
800
600
4.000
2.100
1.500
15.000
56.585
21.763
17.683
[email protected]
Campo Invernale Giovanissimi
Felicità ed emozione scorrono dentro di
me, riesco addirittura a sentire il battito
del mio cuore mentre sto preparando le
valigie per un nuovo campo giovanissimi.
Tra un vestito e l’altro penso a tutta la gioia che mi hanno lasciato le varie esperienze insieme a questo gruppo e a tutte quelle che mi hanno fatto crescere e capire un
po’ di più del mondo che mi circonda. Ripenso anche ai vari incontri settimanali
con il gruppo della mia tappa. Capace di
farmi divertire e rilassare allo stesso tempo … a farmi sentire parte di qualcosa.
La felicità, che mi scorre in corpo, cresce
quando mi viene in mente il campo estivo
dello scorso anno: le amicizie, le risate, i
giochi, le riflessioni, i balli, i pranzi. Questi
ricordi mi rendono anche un po’ malinconica, ma l’emozione è troppa e scaccia
subito via i pensieri nostalgici, ricordandomi che fra poco ci sarà una nuova e sicuramente magnifica esperienza da ricordare!… Sono passati tre giorni e mi rendo
conto che il campo invernale è già passato, con una velocità impressionante. Ho
sempre pensato che le belle giornate passino in fretta, per questo un’esperienza
del genere dovrebbe durare qualche girono di più! Sotto le coperte non posso fare
a meno di ritornare con la mente ai giorni
appena trascorsi: la neve che cade fitta
sulla ripida stradina e ci dà qualche problema con le macchine, ma alla fine riusciamo a raggiungere la casa Nove - Montagna di Castelvecchio: il luogo dove io
con altri quaranta ragazzi trascorrerò i
giorni del campo invernale.
La mia testa mi riporta alle testimonianze
e alle attività che mi sono servite per diventare un po’ più consapevole di prima. I
temi trattati, amore, politica, religione;
erano tosti e complicati. L’amore, sotto il
punto di vista dell’affettività, l’ha cercato
Eco de le Nove
pag.
di Chiara Zanardello
di approfondire una psicologa; chiara ed
efficace, ci ha fatto capire cose che solitamente diamo per scontate, ma in realtà
non lo sono. Due giovani hanno provato a
spiegarci il mondo “incasinatissimo” della
politica presentandoci anche il lato positivo di questa particolare realtà che noi
credevamo non potesse esistere, visto la
situazione attuale e le notizie che ci passano i media. Don Massimo, invece, ci ha
raccontato la storia della sua vocazione,
ponendo un particolare accento sul momento della scelta, dichiarando che in una
decisione importante non potremmo mai
essere sicuri al 100%, ma bisogna provare
e fidarsi, chiedendosi ogni giorno se quella scelta è quella giusta per noi, non dandolo mai come ovvio.
Mi scappa subito un sorriso, quando ripenso ai giochi della sera; dopo cena, infatti, dovevamo simulare un parlamento
discutendo prima all’interno delle varie
squadre del tema del giorno, cercando di
trovare un nostro pensiero supportato da
argomentazioni concrete da esporre poi
agli altri gruppi. Per esempio, nel giorno
della politica si è proposto di creare un
gruppo di giovani che si dovrebbero trovare periodicamente nella saletta giovani
(recentemente inaugurata) per parlare e
confrontarsi sui temi d’attualità.
Quest’esperienza mi ha dato la possibilità
oltre a stare insieme a ragazzi della mia
età divertendomi, anche quella di confrontarmi e crescere con loro.
Ringrazio il Don, gli animatori che ci sopportano (anche nel bel mezzo della notte),
che trovano sempre la forza ed il tempo di
organizzarci queste meravigliose vacanze,
senza volere nulla in cambio. Ringrazio i
cuochi (Lucia, in particolare), capaci di cucinare prelibatezze in quantità simili ad un
esercito. GRAZIE!
11
[email protected]
LE ULTIME SUL TETTO DELLA CHIESA...
Sin dall’insediamento del nuovo Parroco
la comunità si è resa conto della necessità
di intervenire sulla Chiesa dei SS. Pietro e
Paolo.
te della chiesa e alla ristrutturazione esterna tetto/pareti della sacrestia.
Esaminate le varie proposte di intervento
pervenute, il Consiglio Parrocchiale Affari
Economici
(CPAE),
dopo
un’accurata valutazione (avvalendosi anche dei consigli di un
architetto), ha individuato i criteri secondo cui affidare i lavori:
- economicità dell’offerta;
-affidabilità nelle competenze
tecniche di restauro degli edifici
di culto “vincolati”;
-professionalità nella gestione
delle pratiche di progettazione e
contributi;
- esperienza nella gestione dei
rapporti con la Sovrintendenza.
Il CPAE, dopo attente considerazioni, ha
deciso di affidare i lavori all’impresa Faggion srl.
Nella prima soluzione, riguardante il restauro del tetto, l’importo complessivo
dei lavori veniva quantificato dall’impresa
in € 120.000,00 + IVA10%, comprensivo
del costo per l’impianto del cantiere e di
tutti i ponteggi perimetrali.
Il restauro di un edificio di tali dimensioni
destava naturalmente molte preoccupazioni, sia per il costo da sostenere sia per
le modalità tecniche da adottare.
Il Parroco, nella fase di progettazione dei
lavori, ha coinvolto diverse persone, in
primis il Consiglio Pastorale Parrocchiale,
affinché fossero valutate, in maniera ottimale, le priorità e le modalità di attuazione del restauro.
Si è deciso, in particolare, di
concentrare l’intervento sul
rifacimento del tetto, a causa
delle frequenti infiltrazioni che
hanno intaccato lo stesso intonaco interno.
Due sono state le fasi di pianificazione:
- nella prima, si è valutato esclusivamente l’intervento sul
tetto;
- nella seconda, invece, si è
proceduto alla valutazione delle offerte delle imprese edili.
E’ stata successivamente inserita la previsione di spesa relativa ai lavori alle facciaEco de le Nove
pag.
Dopo alcuni incontri con il responsabile
dell'Ufficio Diocesano per i Beni Culturali,
Mons. Francesco Gasparini, e con i com12
[email protected]
LE ULTIME SUL TETTO DELLA CHIESA...
ponenti del CPAE, si è chiesto all’impresa
di preventivare anche i lavori per il risanamento delle pareti e la tinteggiatura.
Estendendo il restauro anche alla sacrestia, l’importo preventivato è passato
quindi a 275.000 + IVA 10%.
Considerato lo stato della copertura della
chiesa, si è inoltre deciso che l’intervento
non debba essere limitato alla semplice
sostituzione del manto in tegole, bensì
anche alla struttura secondaria del tetto,
alfine di assicurare protezione a lungo
termine dagli agenti atmosferici. Il tetto,
infatti, è un sistema integrato di elementi
in cui ogni strato funzionale, ventilazione
e impermeabilizzazione, contribuisce in
maniera sinergica alle prestazioni complessive della copertura.
Il Parroco don Stefano e il CPAE stanno
procedendo nel richiedere i contributi, sia
regionali che comunali, in una percentuale degli oneri di urbanizzazione, mentre
attraverso la Curia di Vicenza si sta presentando la
richiesta per ottenere il
contributo della C.E.I.
Quest’ultimo richiede un
certo tempo d’attesa necessario per l’approvazione da parte della commissione a Roma.
Per questo motivo, i tempi
di intervento slitteranno in
avanti e, sulla base dei
contributi che saranno erogati, si potrà definire
quali interventi siano da realizzare.
Sono già state attivate delle iniziative per
raccogliere offerte finalizzate a questo restauro e, per agevolare le donazioni, è
stato aperto un c/c dedicato, il cui saldo
ad oggi ammonta circa a 49.000,00 euro.
Si sta pensando, inoltre, di invitare i parEco de le Nove
pag. 13
rocchiani ad acquistare simbolicamente
un “coppo” della chiesa, ma soprattutto si
vorrebbero sensibilizzare le componenti
economiche del territorio.
A tal proposito, si ricorda che le liberalità
possono essere detratte dal proprio reddito, seguendo una procedura ben precisa
che sarà indicata successivamente
all’autorizzazione.
Non ci resta che invitare la comunità tutta
a tenere desta la sensibilità, certo i tempi
di intervento si sono dilatati ma saranno
tempi necessari a mettere insieme, per la
generosità di tutti, la cifra che ci consentirà di affrontare l'impegno. Nel foglietto
settimanale si continuano ad evidenziare
le offerte che gruppi e singoli destinano a
tale scopo, ci auguriamo che questa goccia continui ad alimentare lo sforzo per
raggiungere insieme questo ambizioso obiettivo.
Intanto ringraziamo di cuore quanti hanno
fatto il possibile per rendere meno lontano questo traguardo.
Grazie!
Il Consiglio Pastorale Affari Economici
[email protected]
Associazione Iones
di Emanuele G. Borsato
L’Associazione Iones Onlus nasce nel
Gennaio del 2012 dall’idea di tre amici che
condividevano la necessità di fare qualcosa di concreto per chi sta attraversando
particolari momenti di difficoltà.
Ma che cos’e’?
Tutto cominciò quando due insegnanti del
Terzo Circolo Didattico di Bassano del
Grappa notarono che c’erano parecchie
famiglie con disagi e quindi si pensò di
mettere a disposizione una casa per accogliere quei bambini che a causa dei più
svariati motivi avessero avuto il bisogno
di un luogo familiare per qualche ora al
giorno.
Essenzialmente l’Associazione Iones desidera essere una “mano tesa” nei confronti
di persone che scelgono liberamente di
afferrarla e insieme far nascere un cammino e una collaborazione che miri ad un
benessere fisico e psico-affettivo.
Così è nato il progetto
“GRANELLO DI SABBIA”
dove i bambini:
 Sono seguiti nello svolgimento dei
compiti scolastici
 Svolgono attività ricreative
 Effettuano uscite nel territorio.
Peculiarità del progetto è lo svolgimento
di queste attività in un ambiente familiare
e con alcuni volontari che diventano punto di riferimento stabile per i bambini che
aderiscono al progetto.
I bambini che ospitiamo arrivano da noi
attraverso una collaborazione e segnalazione con le istituzioni di riferimento quali:
 Centro Affidi di Bassano del Grappa
 Scuola
 Parrocchia
Cogliamo questa occasione per ringraziare
e sottolineare il ruolo importante che ha
avuto la CARITAS Parrocchiale di Nove che
Eco de le Nove
pag.
fin da subito ci ha aiutato e sostenuto per
l’inizio di quest’avventura.
Perché “Iones”?
Iones era mia nonna.
Una donna che ha donato la sua vita dedicando le sue attenzioni, le sue energie agli
altri.
Un orecchio sempre disposto all’ascolto,
un occhio che sapeva guardare oltre le
apparenze, un sorriso che contagiava anche il più triste, uno spirito mai domo nel
testimoniare l’amore.
Dare il suo nome alla nostra Associazione
è un omaggio alla sua vita e una responsabilità che ci prendiamo volentieri
nell’intraprendere questo cammino sotto
la luce di tale esempio.
Riportiamo di seguito l’ultimo suo saluto
prima di attraversare “il ponte” da questa
dimensione a quella del “ritorno” a casa:
“Ho combattuto una buona battaglia, ho
terminato la mia corsa, ho conservato la
fede” (S.Paolo dalla II lettera a Timoteo 4,6-8)
L’iscrizione e l’adesione al progetto sono
gratuite.
Chi desidera può effettuare una donazione all’Associazione Iones Onlus per contribuire alla copertura delle spese.
Per ulteriori informazioni:
associazioneiones.wordpress.com
oppure su google: associazione iones
mail: [email protected]
GRAZIE
Emanuele G. Borsato
14
[email protected]
Il Ministro Straordinario della Comunione
fratelli nella fede.
Il giorno del Signore, per il cristiano, non è
una semplice realtà cronologica, ma un
dono di Dio che forma l'identità religiosa e
dà volto alla comunità ed alla sua
condivisione di intenti.
Per attuare questa condivisione è stato
istituito il ministero straordinario della
Comunione con il documento “Immensae
caritatis” del 29 gennaio 1973.
Annualmente uomini e donne sono
educati e formati per svolgere questo
ministero. Essi rendono il loro servizio alla
Chiesa
durante
le
celebrazioni
eucaristiche o per portare la Comunione e
l'affetto della comunità tutta ad ammalati
ed anziani.
La testimonianza di fede nel Signore
risorto si esprime anche attraverso i
ministri straordinari della Comunione,
tramite i quali l'Eucaristia domenicale
giunge a coloro che, impediti per l'età, per
la malattia o altro, rimarrebbero
altrimenti privi del Suo conforto e del
vincolo che li unisce alla loro comunità
parrocchiale.
IL GIORNO DEL SIGNORE
E IL MINISTRO STRAORDINARIO
DELLA COMUNIONE
La domenica è “segno della Pasqua”,
”giorno del Signore”, ”giorno della
Chiesa”, ”giorno dell'Eucaristia”, ”giorno
della missione”, “giorno della carità”.
In questi ambiti si radica il servizio del
Ministro Straordinario della Comunione.
Se la domenica è il giorno che celebra la
Risurrezione, la Chiesa è il primo segno
della presenza del Signore risorto in
mezzo ai suoi.
La parola Chiesa significa assemblea; la
Chiesa vive e si realizza innanzitutto
quando si raccoglie in assemblea
convocata dal Risorto e riunita nel suo
Spirito.
“Là dove due o più sono riuniti nel mio
nome, io sono in mezzo a loro” ha detto
Gesù. Si colloca qui l'origine della prassi
della Comunione agli infermi.
Fin dai primi secoli, c'era una forte
coscienza
che
la
partecipazione
all'Eucarestia
domenicale
fosse
fondamentale per l'identità ecclesiale del
cristiano, tanto che agli assenti per
qualche impedimento, veniva portata
l'Eucaristia da parte dei diaconi,
realizzando così anche visibilmente l'unità
della Chiesa come comunità di credenti.
La domenica, in quest'ottica, non è da
considerare una realtà istituzionale, ma “il
giorno fatto dal Signore” (Sal. 118,24). Il
Signore Dio, ha voluto che “il primo giorno
dopo il sabato“ fosse il giorno della
Risurrezione di Gesù (Mc 16,2 ) e
diventasse perciò il suo giorno. La
domenica è il giorno in cui il Risorto viene
incontro a noi; perciò diventa anche il
nostro giorno, da vivere nella gioia con i
Eco de le Nove
pag.
di Manuela Pigatto
Attualmente nella nostra comunità sono
presenti 18 ministri straordinari della
Comunione.
15
[email protected]
Il Rito delle Esequie
La liturgia cristiana dei funerali è
celebrazione del mistero pasquale di
Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa
prega che i suoi figli, incorporati per il
Battesimo a Cristo morto e risorto,
passino con lui dalla morte alla vita e,
debitamente purificati nell’anima,
vengano accolti con i santi e gli eletti
nel cielo, mentre il corpo aspetta la
beata speranza della venuta di Cristo e
la resurrezione dei morti.
(RE Premesse 1)
All'inizio del 2012 è uscita la seconda
edizione del Rito delle esequie in lingua
italiana, rito che è obbligatoriamente in
uso a partire dal 2 novembre 2012. Nel
rituale è proposto un accompagnamento,
da parte di tutta la comunità, del defunto
dal letto di morte sino al sepolcro,
attraverso un'ampia e articolata proposta
rituale. Per una significativa celebrazione
delle esequie, pertanto, la Diocesi di
Vicenza stabilisce le seguenti indicazioni
pastorali che attraverso le pagine dell'Eco
de le Nove vengono fatte conoscere a
tutti i fedeli della comunità cristiana.
Indicazioni a cui siamo impegnati ad
attenerci.
1.
Al momento della morte di un
proprio caro, i familiari informino
direttamente quanto prima la Parrocchia,
anche
qualora
ci
si
rivolgesse
immediatamente ad una Impresa funebre.
La data e l’ora del funerale vengano
stabilite con i responsabili della Comunità
cristiana, direttamente o attraverso
l’intermediazione dell’impresa funebre, in
modo da tener conto anche della vita e
degli
impegni
della
Comunità
parrocchiale.
Eco de le Nove
pag. 16
2.
Attraverso
le
diverse
tappe
celebrative delle esequie la Chiesa
annuncia che la morte è una realtà
comunitaria, poiché la persona defunta
non è esistita solo per i suoi cari, ma in
quanto credente è stata parte della
comunità cristiana e come cittadino è
stata membro della città degli uomini. Per
questo è opportuno incoraggiare la
preferenza per la celebrazione nella
chiesa della comunità a cui si appartiene,
piuttosto che nelle cappelle
degli
ospedali, dei cimiteri e delle case di
riposo.
3.
In una delle sere che precedono le
esequie, la comunità familiare è
invitata a pregare per il proprio caro
defunto. La veglia può essere svolta in
casa o in chiesa; la comunità cristiana si
farà vicina ai familiari attraverso il prete o
un altro ministro laico o religioso/a
incaricato e appositamente mandato per
guidare la preghiera. Pur mantenendo la
prassi del rosario, è
auspicabile
qualificare liturgicamente la Veglia con
una proclamazione più specifica della
Parola di Dio, con opportuni e brevi
interventi, non senza qualche elemento
che si richiami alla devozione popolare.
In questa veglia è possibile dare spazio
alle “testimonianze / ricordo” da parte di
familiari, amici e delle varie associazioni a
cui il defunto ha partecipato durante la
sua vita. Una di queste testimonianze,
concordata precedentemente tra i
familiari e il parroco, può essere collocata,
prima dell’ultimo saluto, al momento
delle esequie.
4.
Un momento delicato è costituito
dalla chiusura della bara, quando il
volto del defunto scompare per sempre
[email protected]
Il Rito delle Esequie
dalla vista dei familiari: è importante
viverlo nella preghiera. Se, però, la salma
si trova all’obitorio sta diventando sempre
più difficile per il parroco essere presente;
anche i cappellani d’ospedale, vivono la
medesima difficoltà. Per questo (come
prevede il Rituale) la celebrazione della
chiusura della bara potrà essere guidata
da un rappresentante della comunità
(ministro della consolazione) oppure
affidata agli stessi familiari. In tal caso il
parroco attenderà la salma alla porta della
chiesa. Le comunità parrocchiali sono
chiamate ad individuare al più presto le
persone da incaricare per questo compito
e di curarne la formazione secondo il
progetto predisposto dall’Ufficio liturgico
diocesano.
i legami di amicizia che si prolungano oltre
a morte e la speranza che egli possa
ritrovare il giardino del Paradiso. La
ricchezza comunicativa di questo segno
può, però, essere vanificata quando c’è
esagerazione e ostentazione. Agli sprechi
per le onoranze funebri si preferiscano
piuttosto autentici gesti di solidarietà a
vantaggio di reali necessità. I fiori portati
per l’arredo della chiesa e posti davanti
all’altare e all’ambone, sono un atto di
offerta al Signore e alla comunità, per cui
dopo la celebrazione è opportuno lasciarli
in chiesa, a ornamento della casa di Dio.
Anche la raccolta delle offerte in chiesa,
se viene fatta, come ha stabilito il Sinodo
della Chiesa Vicentina (n. 99), va destinata
dalla parrocchia ad una iniziativa di bene.
5.
7.
Le esequie, in chiesa, possono
essere celebrate con la liturgia della
Parola o con la Messa. La famiglia del
defunto può scegliere, in dialogo col
sacerdote, una delle due modalità in
coerenza con la effettiva partecipazione
del defunto alla Messa nel corso della sua
esistenza. Nell’uno e nell’altro caso la
comunità
cristiana
cura
l’intera
celebrazione con la presenza di tutti i
ministeri che essa è in grado di esprimere
(lettori, cantori, organista, ministri della
comunione, ministri della consolazione
ecc...). Si ricorda che il funerale con la
Liturgia della Parola mantiene tutta la
dignità di celebrazione cristiana della
Chiesa! Questa forma celebrativa, inoltre,
lascia uno spazio più ampio per un
adattamento delle parole e dei gesti che
esprimono la vicinanza e la preghiera nel
lutto.
La bara normalmente porta incisi
segni e figure cristiani che, durante
la celebrazione, è opportuno rimangano
visibili. È preferibile sistemare altri
oggetti, (ricordo di appartenenze a gruppi,
testimonianza di passioni vissute etc.),
nelle vicinanze, piuttosto che sopra la
bara, dove, invece, può essere collocato il
Libro della Parola di Dio che illumina il
cammino dei fedeli, ne nutre la fede,
rafforza la speranza, accende la carità.
Bandiere, gagliardetti etc, vanno tenuti
fuori dall’area presbiterale, in zona
discosta rispetto all’altare.
8.
Le intenzioni della Preghiera dei
fedeli vanno preparate con i
familiari e con il gruppo liturgico (o con i
ministri della consolazione). Non ci si limiti
a pregare per il solo defunto, ma si
abbracci tutta la realtà ecclesiale e
sociale. Il prete verifichi le intenzioni, le
corregga, dia loro il giusto ordine prima
della Messa. Eventuali altre preghiere
6.
I fiori, posti accanto al feretro,
esprimono l’affetto verso il defunto,
Eco de le Nove
pag.
17
[email protected]
Il Rito delle Esequie
13.
possono essere raccolte e consegnate ai
familiari alla fine della celebrazione.
Al cimitero, in assenza del prete
o del diacono, la comunità si
rende presente attraverso un ministro
della consolazione che accompagna
questo momento con la luce della Parola
di Dio e con il conforto di quella preghiera
che esprime e alimenta la speranza
cristiana.
9.
Il rito delle esequie già prevede la
possibilità dell’intervento di una
persona che pronunci brevi parole di
cristiano ricordo nei riguardi del defunto.
Altri interventi e testimonianze, se non
sono stati fatti in occasione della Veglia,
siano collocati comunque fuori dalla
celebrazione eucaristica (prima o al
cimitero). Va evitata l’esecuzione di canti
o musiche estranei alla liturgia.
14.
La Chiesa cattolica ha sempre
preferito la sepoltura del corpo
dei defunti come forma più idonea ad
esprimere la pietà dei fedeli verso coloro
che sono passati da questo mondo al
Padre. Tuttavia, in assenza di motivazioni
contrarie alla fede, non si oppone alla
cremazione. In tal caso la celebrazione
liturgica precede la cremazione e si ritiene
conclusa solo al momento della
deposizione dell’urna in cimitero.
La Chiesa è, però, decisamente contraria
alla prassi di spargere le ceneri oppure di
conservarle in luoghi diversi dal cimitero,
luogo della memoria che raccoglie la
comunità intorno al ricordo dei propri
morti. Tale prassi, infatti, sottintende una
concezione privatistica della morte in
contrasto con il significato delle esequie
cristiane.
10.
Tenuto conto che sempre più
spesso
al rito dell’ultima
raccomandazione e commiato l’assemblea
si scioglie e solo i familiari accompagnano
il feretro al luogo della sepoltura, la
celebrazione in chiesa si conclude sempre
con la benedizione ed il congedo.
11.
Terminata la celebrazione in
chiesa, la salma viene accompagnata al cimitero.
Infatti, il rito delle esequie ha il significato
di un ‘accompagnamento’, pertanto termina con la deposizione del corpo nella
tomba. Le agenzie funebri siano di aiuto
per ricordare ai familiari l’importanza di
procedere subito verso il luogo della
sepoltura.
15.
Le preghiere nel luogo della
cremazione e per la deposizione
dell’urna in cimitero vengono affidate ad
uno dei familiari, attraverso un sussidio
che sarà fornito dalla Diocesi.
12.
La processione al cimitero è,
ormai, fattibile solo là dove il
cimitero non dista molto dalla chiesa.
Quando si svolge, la processione può
essere accompagnata nella preghiera dal
prete (o dal diacono), oppure da un
ministro della consolazione, segno della
presenza della comunità.
Eco de le Nove
pag.
18
[email protected]
La nuova sala giovani
di Alice Poloniato
La prima volta che ci hanno fatto vedere
la stanza abbiamo notato subito che nella
sua povertà aveva un enorme potenziale.
Avevamo iniziato con calma, andando avanti piano, ogni gruppo con il proprio
leader che guidava ed insegnava agli altri.
Ad un certo punto ci siamo accorti di doverci sbrigare per finire quanto prima per
permettere ad altre persone di finire i lavori di restauro della stanza.
Alla fine tra colori rovesciati, bottiglie di
bibite vuote, pennelli usurati, vestiti schizzati i lavori sono finiti giusto in tempo per
l'inaugurazione e i disegni sono riusciti
stupendi, pronti per accogliere e divertire
i ragazzi che in futuro utilizzeranno la saletta.
E’ stata un’esperienza divertente, che ci
ha anche permesso di impegnarci e di collaborare veramente insieme. Il risultato?
A noi piace, e voi siete andati a vedere?
Vi aspettiamo!
Abbiamo buttato giù le idee in poco tempo, e ci siamo ritrovati presto a disegnare
sulle pareti i disegni migliori.
Il tema prescelto erano i 4 elementi : acqua, fuoco, terra ed aria.
Eco de le Nove
pag.
19
[email protected]
A proposito dei divorziati risposati
A proposito dei divorziati risposati, le attuali prese di posizione del magistero della Chiesa non presentano novità, anzi addirittura segnano qualche regresso, nel
senso che nella esortazione apostolica postsinodale sull'Eucaristia Sacramentum
Caritatis si parla della "piaga" del divorzio,
indice di un atteggiamento giudicante e
negativo.
In un primo momento farò tre premesse,
utili per inquadrare correttamente il tema, per poi illustrare la grande svolta che
si è operata nella Chiesa Cattolica su questo problema.
I punti da affrontare sono: gli obiettivi della pastorale sui (o dei) divorziati risposati,
il nodo dell'eucaristia e le prospettive per
il futuro, al di là del contingente. (…)
Possiamo pensare che forse abbiamo interpretato Dio con le nostre categorie e
che forse Dio è diverso.
Anzitutto tre premesse:
1. il fenomeno dei divorziati risposati è un
fatto nuovo e inquietante.
E' un fenomeno nuovo perché fino al 74 in
Italia non c'era il divorzio, L'indissolubilità
del vincolo matrimoniale vigeva anche in
campo civile.
A quel tempo si fece una grande confusione non distinguendo tra divorzio e legge sul divorzio e in seguito tra aborto e
legge sull'aborto. Sono due cose diverse:
si può essere contro il divorzio e a favore
di una legge sul divorzio.
Fino al 1974 la legge imponeva il dovere di
stare insieme anche con il sacrificio della
persona sempre e comunque. Anche se
non c'era più amore e anche se uno o una,
più frequentemente una, subiva vessazioni, violenza, offese. Ora, è evidente che in
nome della nuova cultura che viviamo e
respiriamo (la cultura del soggetto, della
persona, dell'autonomia, della libertà, della dignità della persona, della parità) le
persone non accettano di essere sacrificaEco de le Nove
pag.
di Don Battista Borsato
te per un principio giudicato disumanizzante.
Innanzitutto, ci possiamo chiedere se il
sacrificarsi in nome di una legge o di un
dovere sia secondo il vangelo. Se la persona, per difendere un principio, si sacrifica e diventa disumana, vive secondo il
vangelo?
In secondo luogo ci domandiamo se l'indissolubilità sia una legge oppure un valore, una legge o un progetto.(…) verso cui
tendere, ammette anche la possibilità di
ripensare il discorso.
E' poi un fenomeno inquietante perché i
divorzi creano fiumi di sofferenze. Il divorzio è vissuto come fallimento o comunque
come lacerazione, che crea sofferenza. E
non solo per i figli, ma anche per i coniugi,
perché di solito un coniuge rimane innamorato dell'altro. Ma è spesso fonte di
sofferenza anche per il coniuge non più
innamorato, dato che rompe una relazione che magari dura da diversi anni e con
figli. Educare ed educarci allora alla stabilità, al valore dell'indissolubilità e della fedeltà è qualcosa di molto importante.
2. Ascoltare le domande e gli interrogativi
delle persone che hanno problemi di coppia e che magari arrivano anche alla separazione e al divorzio.
Molte volte sono persone impegnate nella
chiesa.
Nella nostra diocesi di Vicenza da 10 anni
abbiamo un gruppo di divorziati risposati.
Credo che sia il primo gruppo in Italia
promosso da una diocesi. L'Ufficio diocesano della pastorale del matrimonio e della famiglia (ndr.: Borsatto è il direttore) ha
promosso una serie di incontri per queste
coppie. Avevamo fatto un documento,
che ha avuto anche una risonanza nazionale, per un'accoglienza dei divorziati risposati e contemporaneamente avevamo
rivolto un appello, attraverso il settimana22
[email protected]
A proposito dei divorziati risposati
le della diocesi, a chi voleva, di potersi ritrovare per quattro incontri.(…)
E il gruppo che si è formato (naturalmente
con ricambi, nuovi innesti, ecc.) non si è
fermato ai primi quattro incontri, ma ha
voluto continuare, e dura ormai da dieci
anni. E il nostro vescovo attuale, quando è
venuto a trovare questo gruppo, è rimasto meravigliato, per il fatto che è un
gruppo che riflette, che parla apertamente, ma in maniera attenta, non offensiva.
Forse è uno dei gruppi più impegnati nel
campo della lettura della Parola di Dio.
Il nostro documento dice: "Il divorzio non
toglie la fede. Esso esprime la debolezza
della persona, che non sempre, per vari
motivi, riesce a raggiungere l'ideale proposto dalla fede cristiana, però esso rimane in loro anche dentro l'esperienza della
propria povertà. Uno sbaglio non interrompe il rapporto con Dio. Le persone,
dunque, devono coltivarlo attraverso l'ascolto della Parola, gli incontri di catechesi, la preghiera personale, di coppia e di
comunità."
3. Il problema della coscienza.
In un recente passato si è molto discusso
di questo problema. Si voleva che in questo ambito ci fosse la possibilità per la coscienza di giudicare se il matrimonio contratto in precedenza fosse valido o meno.
Molte volte, soggettivamente, una persona sente che il matrimonio precedente,
per come è nato, per come è vissuto, per
come si è sviluppato, non è un vero matrimonio. Ma non potendo documentarlo
in termini giuridici, rimane legata al vincolo contratto. Perché una coscienza illuminata e aperta al confronto, che giunge ad
avere motivi validi per ritenere nullo il
primo matrimonio, pur non potendo dimostrarlo canonicamente, non potrebbe
vivere la separazione, il divorzio come un
fatto che rescinde il primo vincolo?
Eco de le Nove
pag.
di Don Battista Borsato
Questo discorso era già presente al Sinodo dei vescovi dell'80 sulla famiglia. Famosa, anche se oggi dimenticata, una
proposizione di quel sinodo che suona così: "Il Sinodo nella sua preoccupazione pastorale per questi fedeli (i divorziati risposati sono chiamati fedeli!), auspica che si
apra una nuova e più profonda ricerca su
questo argomento, tenendo conto anche
della pratica dei Vescovi d'Oriente, in modo da mettere in evidenza la misericordia
pastorale".
Sono tre le accentuazioni. La prima è che
sono chiamati "fedeli" e non "scomunicati" (è la grande svolta). La seconda è che ci
sia ricerca su questo argomento per aprirsi maggiormente a queste persone. La terza cosa è che ci si confronti con la pratica
dei Vescovi d'Oriente, in cui questa realtà
del divorzio è vista diversamente. E tutto
questo per esprimere meglio la misericordia di Dio.
Nel luglio del 1993 tre vescovi tedeschi (O.
Saier di Freiburg, K. Lehmam di Meinz e
W. Kasper di Rottenburg-Stuttgart), teologi di spessore, hanno fatto un documento umanissimo e bellissimo di attenzione a
queste persone. Questi vescovi hanno affermato che se una persona divorziata ha
in coscienza motivi validi per ritenere il
proprio matrimonio nullo, però non dimostrabili canonicamente, può accedere
all'eucaristia dopo una verifica con un
confessore saggio.
A quel tempo il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che si
chiamava Ratzinger, rispose di no, dicendo che la coscienza è importante, ma che
non può valere per un fatto pubblico come il matrimonio.
Ma vedremo che esistono contraddizioni
anche in questa posizione. Ratzinger diceva che pur non potendo fare la comunione eucaristica, il divorziato può fare la
comunione spirituale. Ma se uno fa la co23
[email protected]
A proposito dei divorziati risposati
munione spirituale di intimità con Dio, di
intesa con Dio, perché non può fare anche
quella eucaristica? Se uno è in rapporto
con Dio, perché non può rapportarsi anche nel segno sacramentale?
La diocesi di Bressanone e di Bolzano ha
fatto un documento, che mi è stato inviato in bozze per avere un mio parere personale. Ho risposto che si trattava di un
documento coraggiosissimo, nel quale si
era impegnato il vescovo Egger in persona. In quel documento si diceva che, dopo
un percorso fatto con operatori sociali,
con psicologi, dopo cioè un laboratorio di
discernimento interiore, se alla fine si approda alla conclusione, anche non documentabile sul piano giuridico, che il matrimonio precedente era nullo, la coscienza può validamente dire di poter vivere la
fede con la comunione eucaristica. Questo documento non è mai stato condannato apertamente. Ho saputo che Ratzinger ha scritto personalmente a Ecker, suo
amico, prendendo le distanze, ma nulla è
risultato pubblicamente.
LA GRANDE SVOLTA
Bisogna saper cogliere le novità, anche se
permane il divieto di accedere alla comunione, alla riconciliazione sacramentale.
OBIETTIVI DELLA PASTORALE FAMILIARE
Nella Esortazione apostolica di Giovanni
Paolo II Familiaris Consortio del 1981 si
dice che "i divorziati e risposati non si
considerino separati dalla chiesa, potendo, anzi dovendo, in quanto battezzati,
partecipare alla sua vita."
Si pensi che fino all'83, il vecchio codice di
diritto canonico considerava i divorziati
risposati "pubblici peccatori", quindi scomunicati, ed esclusi anche dalla sepoltura
ecclesiastica. La passata prassi pastorale
non ammetteva la benedizione delle case.
Le parole del papa segnano una svolta: i
divorziati risposati sono fedeli, sono criEco de le Nove
pag.
di Don Battista Borsato
stiani, che fanno parte della chiesa, che
sono chiesa.
E non solo sono chiesa come oggetti di attenzione, ma come soggetti di partecipazione.(…)
Si tratta di una svolta, anche se non è tutto. Il non poter accedere alla eucaristia è
percepito da molti come una fonte di
grande emarginazione. E questo è vero.
Una coppia di divorziati risposati, però, in
un incontro diceva che bisogna evitare di
fare dell'eucaristia un mito, un idolo. Molti accedono all'eucaristia, ma poi non
hanno comunione con le persone, non
partecipano alla vita ecclesiale, non partecipano alla vita politica, sociale, per la
giustizia. La vera Eucaristia - diceva questa
coppia - è vivere insieme la comunione, è
condividere con i più poveri, con tutti, la
giustizia, la pace... Noi potremmo essere
segni di gente che non fa l'eucaristia, ma
che la vive operando.(..)
E' contraddittorio affermare che (…) si
può partecipare alla mensa eucaristica
senza la comunione? Sarebbe come invitare uno a pranzo e non farlo mangiare.
Ma detto questo, c'è una bomba nella Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II
Familiaris Consortio, che dovrà esplodere,
perché dice il papa, sempre al n. 84: " (i
divorziati) Siano esortati ad ascoltare la
Parola di Dio, a frequentare il sacrificio
della messa" (…) "a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di
carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia e a educare i figli nella
fede cristiana." E dopo dice: "Per implorare così di giorno in giorno la grazia di Dio".
Se possono implorare la grazia di Dio, se
sono in grazia di Dio, perché non possono
far la comunione? (…)
IL NODO DELL’EUCARESTIA
Sappiamo che ciò che ferisce di più i divorziati risposati è l'esclusione dall'eucaristia. Sentono oggi una maggiore acco24
[email protected]
A proposito dei divorziati risposati
glienza, ma(…) avvertono anche il freddo
che li circonda. Se l'eucaristia è il centro
della fede, della vita cristiana, come possono vivere la loro fede senza la forza che
scaturisce da essa? Nel campo della riflessione teologica ci si domanda se questa
esclusione sia un fatto teologico (un fatto
in sé), oppure un fatto disciplinare.
I documenti del magistero di ieri, e di oggi
in modo particolare, dicono che la chiesa
non può modificare questa realtà perché i
sacramenti non appartengono alla chiesa,
ma sono un fatto in sé. La chiesa non è
proprietaria dei sacramenti. Questa affermazione può essere molto discussa sul
piano teologico, dato che i sacramenti nascono dentro la vita della chiesa, come
segni della fede, della comunione,
dell'impegno per l'altro, con la presenza
dello Spirito Santo. Certamente la chiesa
non può fare ciò che vuole, ma può modificare, reinterpretare, rivedere.
S. Tommaso ricorda che due diverse cause
impediscono l'accesso all'eucaristia: il
peccato mortale e i motivi disciplinari.(…)
Per esempio attorno agli anni 50 il vescovo di Treviso di quel tempo aveva stabilito
che chi scriveva una lettera anonima non
poteva accedere alla comunione. Era un
fatto disciplinare, educativo, temporaneo.
L'altro motivo di esclusione è il peccato
mortale (il problema è complesso, dato
che l'eucaristia non è tanto per chi è puro,
ma per chi vuole purificarsi).
Chi è consapevole del peccato mortale,
dice San Tommaso, non può comunicarsi
perché il peccato è rottura di comunione
con Cristo e con la chiesa. Però a emettere un giudizio in proposito è solo la coscienza, debitamente informata e illuminata.(…) che giudica di non essere in peccato mortale.
In conclusione la comunione eucaristica, a
mio parere, può essere negata solo per
motivi disciplinari. E se la disciplina è della
Eco de le Nove
pag.
di Don Battista Borsato
chiesa, la chiesa potrebbe cambiarla. Siccome però la chiesa afferma che questa
esclusione non è per motivi disciplinari,
ma per motivi sacramentali, allora dovrà
essere la ricerca teologica a far cogliere
che non si tratta di un "discorso" in sé, in
qualche modo teologicamente immodificabile, ma soltanto un "discorso" disciplinare.
PRASSI ECCLESIALI A CONFRONTO
La proposizione 14 del Sinodo dei Vescovi
dell'80, prima citata, invitava ad aprirsi ad
una nuova ricerca "tenuto conto anche
della pratica dei vescovi di Oriente", che
hanno una prassi diversa nei riguardi del
matrimonio e dei divorziati risposati.
La dottrina della Chiesa ortodossa è molto
vicina a quella della chiesa cattolica per
quanto riguarda la sacramentalità del matrimonio(…). Tuttavia tenuto conto delle
circostanze (soprattutto del coniuge abbandonato o danneggiato) la Chiesa ortodossa accoglie i divorziati risposati.
Questa differente prassi si esprime a due
livelli. (…) La rivoluzione evangelica è consistita nel privilegiare la persona al diritto,
nell'anteporla ai principi.
In questa concezione il vescovo, con la
propria sapienza, potrebbe valutare se in
quel caso determinato alla persona è consentito l'accesso non solo all'eucaristia,
ma anche a un secondo matrimonio. In
morale si parla di epicheia, di sospensione
dell'applicazione di un certo principio in
uno specifico caso. Non è negato il valore
del principio, ma la sua applicazione in un
caso concreto in nome della coscienza.
(…) esercitata dal singolo vescovo nel giudicare che per quella coppia, in quella
concreta situazione, non vale il principio,
non vale l'imposizione. E' un atteggiamento di una saggezza pastorale che va al di là
dei principi e che guarda alle persone, pur
non scartando i principi.
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[email protected]
A proposito dei divorziati risposati
In secondo luogo per la chiesa ortodossa
sono previste tre cause di scioglimento
del vincolo coniugale.
La prima causa è la porneia,(…) parola
che incontriamo nei vangeli, in Matteo
5,32 e 19,9 in cui si dice che uno non può
lasciare il coniuge eccetto in caso di porneia.... Porneia è la riduzione della sessualità ad oggetto. Da un punto di vista cristiano non si dovrebbe mai parlare semplicemente di esercizio della sessualità nel
matrimonio, bensì di incontro tra un uomo e una donna nella tenerezza e nella
veemenza dell'amore. Porneia è la morte
dell'amore interpersonale. Gli ortodossi
ammettono che l'amore possa morire. E
se c'è la morte dell'amore, muore anche
l'indissolubilità, che - secondo loro - nasce
dall'amore. (…)
Una seconda causa di scioglimento è l'apostasia. Gli ortodossi dicono che quando
in una coppia uno o una diventa apostata,
cioè rifiuta la fede, o diventa persecutore
della chiesa, si può ritenere che il matrimonio non esista più. Rientrerebbe questo nel privilegio paolino.(…)
Una terza causa è la scomparsa del coniuge. Quando il coniuge è scomparso, cioè
non ci sono più segni della sua esistenza,
se dopo cinque anni non si hanno più sue
notizie, il matrimonio può considerarsi
annullato e il coniuge abbandonato può
risposarsi. Una pratica analoga c'è stata
anche nella chiesa cattolica nel 15001600.
PROSPETTIVE
Il teologo moralista Basilio Petrà ha scritto
un libro "Il matrimonio può morire?",
molto documentato, molto onesto e anche molto umile. Ipotizza due vie di soluzione per quanto riguarda i fallimenti matrimoniali: la "via indolore" e quella "dolorosa" in subordine al giudizio della Chiesa.
La via indolore è quella che non modifica
la dottrina cattolica sull'indissolubilità per
Eco de le Nove
pag.
di Don Battista Borsato
non ingenerare scandalo nella comunità,
ma cerca di allargare le maglie del codice
di diritto canonico in modo che le coppie
possano aver maggiori possibilità di risposarsi. Dopo il Vaticano II è accresciuta la
possibilità di ottenere la dichiarazione di
nullità del matrimonio.(…)
La via dolorosa è quella che conduce a rivedere la dottrina cattolica sul matrimonio. Questa via si basa sull'ammettere che
un matrimonio, per quanto valido, possa
fallire e quindi finire. I sostenitori si basano sul principio di realtà e sull'umana debolezza e fallibilità.(…) Si tratta di rivedere
la dottrina dell'indissolubilità.(…)
Non c'è, secondo Petrà, una dottrina coerente nella Chiesa cattolica, perché da una
parte si afferma che l'amore dei coniugi
contiene l'esigenza dell'indissolubilità e
non può finire con la morte, dall'altra che
l'amore tra i coniugi finisce con la morte.(… ma) la morte affettiva è ancora più
radicale della morte fisica, che non distrugge la comunione contrariamente a
quella affettiva.
Quindi come la chiesa ha concesso con
San Paolo di poter iniziare una nuova vita
matrimoniale dopo la morte fisica del coniuge, la chiesa potrebbe, ammettendo la
morte affettiva, consentire una nuova
possibilità di matrimonio per il futuro.
Questa è la tesi, per il momento non accolta.
Ravasi, voce molto ascoltata, anche dai
vescovi, parlando del matrimonio nel vangelo, dice che gli evangelisti presentano
un "modello" (non una legge) di matrimonio. Quindi il modello del matrimonio indissolubile è un modello a cui dobbiamo
ispirarci, perché la fedeltà è motivo di crescita delle persone, perché l'amore cresce
nella stabilità. Ma è un modello a cui ispirarsi, non da cui essere schiacciati. Occorre pertanto stabilire se il matrimonio indissolubile è un modello cui ispirarsi, un
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A proposito dei divorziati risposati
progetto a cui tendere, o una disposizione
di legge implacabile.
Concludendo, propongo tre atteggiamenti
con cui vivere l'attuale situazione matrimoniale e familiare.
1.LA SPERANZA
Siamo tutti portati, quando pensiamo alla
realtà matrimoniale, a gridare allo sconquasso, alla fine della famiglia e del matrimonio. (…)
Bisogna avere speranza, saper vedere le
coppie di sposi che oggi vivono la loro vita
matrimoniale con un'intensità di affetto,
di amore, di stima, di dialogo, di riflessione comune, un tempo inesistente. Lo dice
anche Accattoli: "Oggi la famiglia sta vivendo una stagione estremamente nuova
e positiva, perché si è affermata la parità
tra l'uomo e la donna. E questa parità
rende esaltante l'avventura sponsale."
Se non c'è parità, non c'è coniugalità, non
c'è sponsalità. Se un coniuge è subalterno,
non c'è una vicenda sponsale esaltante.
Il sociologo Pierpaolo Donati afferma che
la famiglia italiana non va disintegrandosi
(… ma) mantiene sempre un grande valore. C'è un'inversione di tendenza dall'individualismo degli anni 80 che si manifesta
nella ricerca e nel recupero del valore della relazione di coppia. Nelle sue analisi
Donati sostiene che oggi i giovani considerano la famiglia la cosa più importante
della loro vita, anche più del lavoro e dei
soldi. La crisi della famiglia esiste, ma non
sta portando alla sua estinzione, ma alla
sua trasformazione. E' in atto un rinnovamento. Si tratta di accompagnare questa famiglia nella sua trasformazione, perché diventi sempre più luogo di amore autentico e di umanizzazione.
2. OCCORRE IMPARARE DALL’ATTUALE SITUAZIONE.
(….) La Chiesa da sempre, ha contrastato
tutti i movimenti che mettevano in discussione i suoi rigidi principi. Invece di
Eco de le Nove
pag.
di Don Battista Borsato
mettersi in discussione ha costantemente
cercato di mettere in discussione il mondo. Si pensi al tema della emancipazione e
liberazione femminile, al tema della democrazia, al tema della scienza, per indicarne alcuni. Il Concilio ha messo in rilievo
che Dio parla attraverso i tempi, e Giovanni XXIII diceva che occorre leggere i
segni dei tempi, in quanto Dio parla ancora oggi. Occorre sì avere dei principi, ma
non assoluti, altrimenti impediamo a Dio
di parlare. Occorre sentirsi discepoli del
mondo, che è un luogo teologico, in modo
da vivere la nostra fede, occorre avere
simpatia verso il nostro tempo.
3. SI DEVE DISTINGUERE TRA CHIESA E
REGNO.
Le coppie che convivono e in cui ci sia l'amore di comunione, di condivisione, di
complicità (e non solo di sentimenti) non
faranno parte della chiesa, dato che la
chiesa, come ogni altra realtà umana, ha
delle regole. Queste coppie però, che vivono l'amore, fanno parte del Regno, non
sono lontane da Dio che è amore. Questo
vale anche per i divorziati risposati. Ci sono coppie di divorziati che vivono un amore, e alle volte anche la fede - ve lo posso
garantire - molto più intensamente di
quanto non lo vivessero nel primo matrimonio. Allora, possono essere lontani dalla chiesa, ma non dal regno. E' necessario
allora l'assunzione di un nuovo atteggiamento verso le famiglie che noi diciamo
"irregolari". Irregolari secondo la chiesa o
secondo il regno? La domanda è imperiosa, forse impertinente, ma doverosa. Occorre trattare queste coppie e queste famiglie con simpatia, aiutandole a vivere
l'amore e accompagnandole a vivere la
vita della chiesa per quanto è possibile,
ma sempre con rispetto del mistero che è
in loro, quel mistero che è l'amore.
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Qualche novità a proposito di... catechesi
atteggiamenti, le parole, il cuore. Si passa
poi (seconda elementare) alla riscoperta
del proprio battesimo perchè ciò che ha
scelto Gesù diventi una provocazione: e io
della mia vita che ne faccio, perchè l'esempio di Gesù non resti un esempio?
All'inizio dell'estate, terminata l'avventura di un lungo e intenso anno catechistico, invece di goderci il meritato
riposo, abbiamo deciso di ritrovarci per
ripensare in modo abbastanza radicale
tutto il percorso catechistico che accompagna i piccoli della nostra parrocchia dalla prima elementare alla
terza media.
-Nel secondo itinerario (terza e quarta
elementare) attraverso alcuni passi biblici
ci si mette alla scuola di Gesù, un Rabbi
che amava i banchetti, così titola un libro
per ragazzi di Enzo Bianchi. Seduti con lui
a tavola i ragazzi incontreranno coloro che
Gesù sceglie di incontrare. L'obiettivo è
quello di imparare, sempre da Gesù, a fare della propria vita un dono. Festa è vita
non trattenuta, risparmiata, ma consegnata. In questo biennio sono collocati i
due sacramenti della Riconciliazione e della Prima Comunione celebrata nel Giorno
del Signore. Il sacramento del perdono
viene vissuto più nell'ottica della festa a
cui partecipano tutti, nessuno escluso,
tanto è il desiderio di raccogliere in unità
tutti e ciascuno, che anima il Maestro, più
che come occasione per ripensare la propria vita sempre bisognosa di conversione, su questo si insisterà soprattutto nel
biennio successivo. L'itinerario eucaristico
sarà l'occasione per ripensare al senso
della domenica come giorno non certo, o
non solo, di evasione ma come fulcro,
come sorgente da cui il quotidiano riceve
forza e senso. Sarà un tempo in cui i ragazzi saranno aiutati a riscoprire l'Eucaristia domenicale a partire dai valori, dalle
dimensioni antropologiche che si trasformano sì in rito ma senza alienarci dalla realtà. Nell'Eucaristia è reso attraverso il linguaggio liturgico e simbolico quanto già
viviamo nella nostra ordinarietà: l'incontro, il perdono, l'ascolto, il silenzio, il dono, il dialogo, la comunione...
Era necessario confrontarsi seriamente
con la proposta diocesana scaturita in seguito al lungo lavoro che ha visto impegnata la Diocesi in un recente passato. La
parrocchia non si era ancora adeguata ai
nuovi orientamenti che avevano coinvolto
appunto anche la catechesi. Ci siamo fatti
aiutare da don Dario Vivian che negli anni
di quel lavoro ricopriva il ruolo di Direttore dell'Ufficio Diocesano per l'evangelizzazione e la catechesi. Cristiani si diventa
era il titolo del piano pastorale su cui si è
lungamente riflettuto anche nelle parrocchie.
Il nostro ritrovarci con lui e fra noi cos'ha
prodotto? Beh, innanzitutto la chiara individuazione di quattro itinerari:
-battesimale
(prima e seconda elementare);
-eucaristico
(terza e quarta elementare);
-penitenziale
(quinta elementare e prima media);
-crismale
(seconda e terza media).
Itinerari a cui abbiamo dato consistenza
con precisi contenuti:
-nel primo itinerario (prima elementare)
l'obiettivo resta quello di accompagnare i
bambini in un percorso che permetta loro
di entrare sempre più in confidenza con la
figura di Gesù scoprendone le qualità, gli
Eco de le Nove
pag.
di Don Stefano Caichiolo
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Qualche novità a proposito di... catechesi
-terzo itinerario, quello penitenziale. I ragazzi di quinta elementare e di prima
media attraverso la lettura progressiva
ma integrale del vangelo di Marco si metteranno sulla strada insieme a Gesù per
imparare lo stile del vangelo. Mettendo i
loro passi sullo orme lasciate dal Maestro
tenteranno di plasmare una quotidianità
che sempre più si ispira allo stile evangelico. Il confronto con queste pagine farà
nascere la consapevolezza di un rinnovamento continuo, di un cambiamento che
profumi di vangelo i loro gesti, le loro
scelte, le loro parole, i loro pensieri.
Emanuele il secondo; Laura il terzo e Massimo il quarto. Attraverso incontri periodici gli animatori già aiutano i catechisti a
non perdere la rotta e a programmare
passo passo il cammino. É un altro segno
più che buono di una comunità che diventa sempre più ministeriale, sempre meno
clericale e significativamente affidata a
laici preparati e appassionati. Credo sia
questa la direzione in cui si debba andare
anche su altri fronti ancora sguarniti in tal
senso.
Un discorso a parte merita il cammino
catechistico dei bambini di prima elementare. Verranno raccolti per una proposta nelle domeniche dei tempi forti: avvento e quaresima. Negli altri tempi incontreremo mensilmente i loro genitori
perchè si mettano in cammino con i loro
figli e possano riprendere e ripensare
anch'essi il loro percorso di fede. Non si
tratta di un esperimento, altrove questa è
diventata una prassi già da lunghi anni. È
un inserimento graduale in un percorso,
quello catechistico, che resta lungo e disteso nel tempo.
-Il quarto itinerario culmina nella celebrazione del sacramento della Confermazione. I ragazzi di seconda e terza media
saranno aiutati a riconoscersi discepoli
dentro una comunità di discepoli: la Parrocchia. La fede nel Dio di Gesù trova alimento e sostegno nella comunità cristiana
di cui fanno parte e la stessa fede diventa
pian piano servizio reso alla comunità in
risposta alla chiamata di essere segno
sempre più eloquente e trasparente del
vangelo di Cristo (seconda media). Nell'ultimo anno di catechesi si tornerà ad insistere sulla figura del Cristo perchè i ragazzi si confrontino con le le provocazioni che
lancia, per lo stile alternativo a cui richiama nel desiderio che si innamorino della
libertà o meglio di colui che rende liberi.
Lui resta il Maestro al cui seguito muovere
i passi sconnessi in un'età, l'adolescenza,
in cui il bisogno di confrontarsi con una
guida autorevole e amorevole non viene
meno. C'è un'ulteriore positiva novità: il
folto gruppo di catechisti, quasi tutte
donne (circa una sessantina) è accompagnato nella fatica di restare fedeli a questi
obiettivi da un gruppo di animatori. Lavinia e Marcello seguono il primo itinerario;
Eco de le Nove
pag.
di Don Stefano Caichiolo
Ci auguriamo che questo rinnovamento
rimotivi innanzitutto chi si trova a gestire
sul campo l'esperienza catechistica ma sia
al contempo occasione da non sprecare
per creare nuove e attese sinergie tra famiglie e parrocchia, alleanze virtuose il cui
frutto per tutti potrà essere un incontro
meno formale, più sostanziale col vangelo
di Cristo e quindi col Cristo stesso. Buon
cammino a tutti allora.
don Stefano
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[email protected]
www.parrocchiadinove.it
di Fabio Zanardello
ansia: paura che qualcosa non
funzionasse, timore che il lavoro
fatto non piacesse e così via. Così non è stato ed il calore che
tutti mi avete manifestato mi ha
incoraggiato a continuare.
L’intento è di dare alla comunità
uno strumento in più per comunicare e venire a conoscenza delle sue numerose attività, e visto i
files che maneggio, vi posso assicurare che sono veramente tante!!
Pensavo comunque che il lavoro di mantenimento del sito sarebbe stato meno
gravoso rispetto a quello svolto per programmarlo invece tenerlo aggiornato con
gli avvisi settimanali , le letture e le omelie
domenicali (che arrivano più o meno in
tempi utili per la pubblicazione), gestire le
foto e le notizie dei gruppi e dei religiosi,
assieme ai vari eventi organizzati dalla
parrocchia mi tiene occupato un bel po’.
Le idee comunque non mancano (e se ne
avete da proporre ben vengano, scrivete
all’indirizzo :
[email protected]
Sulle varie pagine del sito oltre ai già citati
avvisi settimanali e omelie con le relative
letture potete trovare la pagina dei progetti (con il nuovo progetto di solidarietà
“un tetto per Shilla”) mentre in quella degli eventi trovate quanto organizzato dalla
parrocchia. Ogni gruppo poi trova un suo
spazio nell’apposita pagina con notizie relative alle varie attività. Nella pagina
dell’archivio infine si trovano le omelie già
pubblicate, gli ultimi “eco de le nove” e
quanto già pubblicato e meritevole di essere ancora disponibile.
Un grazie ancora a Don Stefano per avermi dato questa possibilità!
Fabio
Ciao a tutti, sono Fabio, ho quindici anni
e, dopo aver realizzato il sito della parrocchia, che potete trovare all’indirizzo
http://www.parrocchiadinove.it/, cerco
di mantenerlo attivo e interessante.
Nel sito trovate un sacco di cose…alcune
forse non le leggerete mai altre, invece, le
cliccherete spesso. L’idea è arrivata per
caso, parlando con papà: dovevo elaborare un sito per i compiti di informatica e lui
mi ha proposto, invece di inventare tutto,
di provare ad elaborarne uno per la parrocchia.
Io ho accettato per vari motivi. Volevo vedere se ero in grado di fare qualcosa di
più che usare il mio pc solo per giocare e
se quello che imparo a scuola può veramente servire. Alla fine, dopo vari incontri
con Don Stefano, che si è dimostrato subito entusiasta delle prime bozze e dopo
quasi un anno di lavoro sono riuscito ad
ottenere un risultato soddisfacente con il
quale potevo pensare seriamente di aprire un dominio ( che sarebbe lo spazio sulla
rete dove pubblicare il sito: un po’ come
un foglio bianco su cui disegnare) e vedere così il risultato di tanta piacevole fatica.
Inutile dire che i giorni della presentazione (cosa di cui avrei fatto volentieri a meno: tanta era la tensione) ero non poco in
Eco de le Nove
pag.
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[email protected]
Per riflettere un po’…
di Paola Luisetto
NON NOMINARE AMORE INVANO di Galli Giuliana - ed. Piemme € 15.00
"Oggi d'amore si parla troppo. Una colossale ipocrisia ha deturpato il senso di questa parola nella dimensione privata delle relazioni e in quella pubblica delle istituzioni, della Chiesa e della comunicazione. Forse è arrivato il momento di non nominarla più, di lasciarla stare un po' in pace". Inizia così la sferzante riflessione di
suor Giuliana Galli, una vita dedicata ad aiutare minori e madri in difficoltà, barboni e immigrati, persone sole e coppie in crisi. Protagonista per quasi trent'anni del
mondo del volontariato torinese, oggi impegnata nel campo dell'etnopsichiatria, suor Giuliana
denuncia l'urgenza di un "undicesimo comandamento" laico "Non nominare amore invano" per
recuperare la radicalità di significato di una parola abusata e bistrattata. Sono pagine delicate e
profonde, ottimiste ed esigenti, in cerca di un nuovo umanesimo scandito intorno a sei passi precisi: coltivare l'interiorità, onorare l'esistenza, tessere il quotidiano, abbracciare l'umano, vivere il
Mistero. "Perché amare è un lavoro 'a giornata' dice suor Giuliana - e la disperazione non arriva
quando c'è la sofferenza fisica o la povertà materiale, ma quando a esse si aggiunge la solitudine,
la mancanza di legami affettivi forti, autentici, carnali".
QUASI UNA PREGHIERA di Zarri Adriana - ed. Einaudi € 18,50
La preghiera è spesso intesa come un recitar formule e un domandar cose. Per Adriana Zarri, invece, le formule sono soltanto il vestito che ci mettiamo addosso ma
la sostanza resta sotto. La preghiera è piuttosto un parlare portando con sé tutte le
nostre interrogazioni, osservazioni, lamenti. Con dolci abbandoni e fantasiose svagatezze più ancora che con calcolate richieste. In queste pagine c'è un interlocutore costante, un "tu". Questo tu è il Signore, naturalmente, e nello stesso tempo è
un uomo vicino agli altri uomini e alle loro vite. Perché queste non sono preghiere,
ma quasi preghiere, sono un diversamente pregare. Sono conversazioni, canti, riflessioni, indignazioni e meditazioni sul mondo e sulla natura. "Perché io amo pregare seguendo il ritmo stagionale", dice Adriana Zarri, e proprio le stagioni sono le quattro grandi articolazioni di questo libro.
AMICO DIO di Tonino Lasconi - ed. Paoline € 16,00
La preghiera è sicuramente l'avventura più esaltante, ma anche una delle più difficili che la persona è chiamata a vivere. Se questo vale per tutti, vale in modo ancor
più evidente per i giovanissimi: come aiutarli ad entrare in questa dimensione, senza la quale la persona non si capisce fino in fondo? Come indicare percorsi per alimentare la preghiera, per scoprirne la bellezza e la forza? L'autore riesce a comunicare con i giovanissimi - e non solo trasmettendo l'idea-forza di questo libro: pregare non significa
solo dire preghiere.
LA PREGHIERA di Enzo Bianchi – ed. San Paolo € 16,00
"Che tu abbia imparato a pregare da piccolo, seguendo l'esempio e le parole dei
tuoi genitori, o che tu abbia scoperto la preghiera trovandoti assieme ai tuoi coetanei, viene sempre il momento in cui, crescendo e avviandoti ad avere una vita
responsabile da vivere in prima persona, ti chiedi che senso abbia pregare, perché dovresti farlo regolarmente, che cosa significano quelle frasi che magari hai
imparato a memoria oppure senti ripetere continuamente. Per scrivere queste pagine ho cercato
di tornare alla tua età, alle domande che mi ponevo allora e che poi ho scoperto essere domande
che ci accompagnano per tutta la vita, fino a quando quel dialogo con Dio che è la preghiera si dissolverà in un faccia a faccia nell'amore. Il mio augurio è che tu possa ogni giorno imparare a pregare nel modo più semplice: pregando!"
Eco de le Nove
pag.
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Oratori Fuori
…la rete degli oratori di Bassano e dintorni
In tempi difficili,
di complessità e
di grandi cambiamenti, fare
rete sembra essere l'unica possibilità per affrontare il futuro
con idee nuove e con più forza.
Anche il mondo degli oratori, attraversato
dalle stesse urgenze di rinnovamento e di
coinvolgimento nel tempo corrente, ha
già in sé una chiamata importante a mettersi in rete. ORATORI FUORI nasce su
questo solco, cercando di saldare orizzonti
lontani e futuribili con un presente di
condivisione e confronto nel territorio.
Con queste premesse, nel 2006 si è costituita la rete Oratori Fuori comprendente
alcuni oratori del territorio bassanese: la
Parrocchia di Santa Maria in Colle – Centro Giovanile, il Patronato di S.S. Trinità,
l’Oratorio Piergiorgio Frassati di Bassano
del Grappa, e l’Oratorio San Marco di Bassano del Grappa.
L’attività della rete nel periodo 2007/2011
si è concentrata su due grandi filoni:
-la FORMAZIONE, attraverso un percorso
intenso e fruttuoso che ha coinvolto i
Referenti degli Oratori sul senso dello
spazio e soprattutto, dei contenuti da loro
gestiti;
-il PROTAGONISMO GIOVANILE, con una
serie di micro-esperienze a rilevante
valenza simbolica: dai viaggi, a iniziative
specifiche su temi locali e/o globali, fino
ad eventi di integrazione culturale e di
rete dei ragazzi di tutti gli oratori cittadini.
In questo secondo ambito d'intervento,
non è stata trascurata un'attenzione
specifica alla vulnerabilità, cercando di
tracciarne con precisione le complessità e
i conseguenti bisogni, al di fuori delle
Eco de le Nove
pag. 32
di Marco Lo Giudice
logiche approssimative e pressapochiste
dei media.
Lo scambio di buone prassi e la condivisione di risorse tra i vari oratori ha permesso di toccare con mano, fin dal primo
momento, il vantaggio consistente di lavorare in rete. La stessa formazione ha inoltre evidenziato l'importanza di sperimentarsi nell'oratorio con lungimiranza,
obiettivi precisi e competenze.
Nel 2012, grazie ad una lettura delle esigenze approfondita e ad una rete sempre
più forte, il Progetto compie alcuni passi
importanti: si costituisce formalmente,
con l'adesione definitiva da parte di sette
oratori ad un percorso triennale, e condivide ed approva un progetto annuale con
obiettivi e strumenti precisi. I sette oratori
aderenti nel 2012 sono:
A Bassano del Grappa: la parrocchia di Ss.
Trinità, di S. Maria in Colle - Centro Giovanile, di S. Croce e di S. Maria Assunta.
A Nove, la parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo Apostoli.
A Mussolente, l'oratorio San Michele Arcangelo della parrocchia dei Ss. Pietro e
Paolo Apostoli.
A Fellette di Romano d'Ezzelino, la parrocchia del Ss. Redentore.
Il Progetto si è strutturato in macro-aree:
1. COMUNICAZIONE
-una rete fisica, ovvero la semplice ma
preziosissima condivisione di eventi e
buone prassi tra i vari oratori;
-una rete telematica, che utilizzi il web e i
network sociali come canali d'informazione alternativi e piattaforme relazionali
privilegiate. In questa direzione, sono stati
costruiti e lanciati un sito informativo sulle attività dei sette oratori
(www.oratorifuori.it) e una newsletter
quindicinale riguardante temi attuali, dal
locale al globale.
[email protected]
Oratori Fuori
…la rete degli oratori di Bassano e dintorni
2. FORMAZIONE
A partire dalle urgenze riguardanti il mondo giovanile, la rete ha attivato percorsi
formativi e tavole rotonde per i referenti
degli oratori, in cui si è tentato di riorientare la visuale, di cambiare punto di
vista, di togliere condizionamenti nel nostro sguardo sui giovani.
-il 14 gennaio la rete ha organizzato una
giornata di incontro e confronto con don
Luigi Ciotti, fondatore di LIBERA –
Associazioni, nomi e numeri contro le
mafie: la mattina han lavorato le scuole, il
pomeriggio si è svolta una Marcia della
Pace che ha coinvolto tutta la città, la sera
un intervento aperto a tutti, con al centro
gli stimoli e le esperienze di don Ciotti;
-il 18 marzo, al Teatro Remondini, Oratori
Fuori ha aderito ad uno spettacolo del
pedagogista Marco Tuggia dal titolo
“Padre dove vai?”, sul tema della
paternità. Le famiglie della rete di OF
hanno poi avuto l'occasione di incontrare
un mese dopo il dott. Tuggia, all'interno di
uno degli oratori, in una serata dedicata
all'approfondimento delle tematiche dello
spettacolo;
-il 16 giugno, la rete ha ideato,
organizzato e promosso una tavola
rotonda con operatori “grezzi” (un
infermiere del Pronto Soccorso, un
promotore di eventi giovanili, un
maresciallo dei Carabinieri, un allenatore
e un barista) dal titolo “Tu come li vedi?”,
e incentrata su una lettura del mondo
giovanile direttamente dagli occhi dei
relatori coinvolti;
-il 19 settembre, è stata organizzata una
serata formativa di presentazione del
lavoro, dal titolo “I bambini, le bambine e
il catechismo”, con il coinvolgimento di
don Dario Vivian e Alessandro
Castegnaro, chiamati ad analizzare le
Eco de le Nove
pag.
di Marco Lo Giudice
tematiche messe in luce dalla ricerca. La
serata ha ottenuto un successo
inaspettato, con l'iscrizione di 190
catechisti provenienti dalle tre diocesi del
territorio (Vicenza, Padova, Treviso);
-il 23 novembre un incontro aperto ad
animatori, educatori e interessati del
mondo
degli
oratori,
sul
tema
dell'educazione mediale, con interventi
della dott.ssa Alessandra Carenzio del
CERMIT (Centro di Ricerca sull'Educazione
ai Media, all'Informazione e alla
Tecnologia) e di don Marco Sanavio, della
diocesi di Padova, con un passato e un
presente di lavoro intenso sulla pastorale
telematica.
3. AZIONI SIMBOLICHE
sono state costruite con i giovani delle azioni simboliche ad alta densità significativa nel tentativo di ridonare senso ai nostri
spazi, ad esempio:
-l'adesione al Social Day: un percorso
gestito e realizzato da giovani che prevede
un’attività presso case di privati, negli
oratori, associazioni… disponibili a farli
lavorare ed eventualmente a dar loro
un’offerta, la cui somma complessiva
viene poi destinata a progetti di
cooperazione scelti dai ragazzi stessi.
-la collaborazione nella realizzazione di un
torneo interculturale di Calcio a 5, il
“Mundialito”;
-la promozione del Servizio Civile
Europeo ai ragazzi dei gruppi dei
patronati con testimonianze direttamente
dai volontari;
-l'avviamento di uno spazio compiti
nell'oratorio di Mussolente;
-il supporto a momenti animativi informali
nella parrocchia della Ss. Trinità;
-il supporto alla rete che ha ideato e
pensato la festa del Primo Maggio a
Bassano, e altro ancora.
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S. Patrignano: una giornata in una grande casa
Il 29 agosto scorso in una splendida giornata di sole un gruppo di giovani e giovanissimi del nostro paese ha fatto visita alla
comunità di San Patrignano a San Vito di
Pergine in Trentino.
Questa uscita rientrava nel programma
estivo che la parrocchia ha proposto ai
giovani delle scuole superiori.
Federico e Luca sono stati i nostri ciceroni
durante la visita e ci hanno accompagnato
tra i vari laboratori e ambienti della struttura.
Durante il giorno, gli ospiti lavorano nei
vari settori: falegnameria, carpenteria, telaisti , vivaisti, cucina, sartoria , lavanderia, manutenzione dell' edificio, canile, ecc.
ecc..
Tale modello di cooperazione fa sì
che i ragazzi si autogestiscano e fanno in modo, che la comunità sia autosufficiente. La comunità, infatti,
non percepisce nessun contributo da
parte dello Stato .
Il lavoro quotidiano, come tutte le
altre attività, si svolge in gruppi; ciò
nonostante la persona rimane sempre al primo posto.
Per esempio, se un ragazzo dovesse
avere un periodo negativo, il suo
compagno smetterebbe di lavorare
per seguirlo e incoraggiarlo a non mollare
cercando di tener duro.
La produzione della comunità è di eccellente qualità e originalità in vari settori. I
prodotti,
che
ricevono
tutt'ora riconoscimenti e premi, sono destinati
all’uso
interno
e
alla
vendita, contribuendo così al sostentamento
della comunità stessa.
Quando siamo arrivati in comunità, non
abbiamo trovato nessun cancello, ma una
semplice sbarra con uno spazio al lato per
passare a piedi. Ciò dimostra la nuova
concezione di accoglienza dei giovani che
poi verranno qui ospitati.
Ci aspettavano Federico e Luca due ragazzi ospiti, già conosciuti durante il campo
scuola estivo a Rocca Pietore.
In quell’occasione avevano raccontato la
propria vita, il loro passato, le vicissitudini
e le scelte sbagliate che li hanno poi portati ad entrare in comunità.
La struttura, che sovrasta il lago di Caldonazzo, circondata dalle montagne, è veramente splendida. L'edificio è in ottimo
stato, e fa pensare a un luogo di vacanza,
ben curato e pulito con un bel giardino
verde e ricco di fiori. Ospita 120 ragazzi e
il percorso educativo é lo stesso previsto
nella sede principale di Rimini.
Eco de le Nove
pag.
di Rosita Basso
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S. Patrignano: una giornata in una grande casa
Le ragazze si dedicano per lo più alla lavanderia, alla cucina, alla sartoria e alle
serre per la produzione di piante e fiori,
tra cui le splendide stelle di natale.
Dal 1998 la comunità ha creato una struttura per l’addestramento di cani specializzati nell’assistenza a persone portatrici di
handicap.
di Rosita Basso
ramente trasmesso la loro speranza e la
loro volontà di recuperare la propria dignità di uomini e di persone che desiderano tornare al mondo con passi più sicuri e
con occhi che vogliono guardare lontano
verso un futuro più roseo.
Il loro saluto non è stato un addio ma un
arrivederci. Un invito a tornare ad incontrarci di nuovo per trascorrere insieme altri momenti di condivisione.
Nei loro occhi traspariva la gioia dell’ incontro, sentimento reciproco e condiviso
anche da noi, che tornando verso le nostre case affrontando la fatica della pedalata lungo la ciclabile del Brenta, porteremo nel nostro cuore come ricordo di
questo giorno.
Per chi volesse visitare la Comunità, o saperne di più, può contattare:
Giorgio Stocchero tel. 0424 592421.
Per chi fosse interessato, sempre tramite
Giorgio, può prenotare il libro:
"IL SOLE DI SANPA, LA LUCE NEL BUIO"
una raccolta di racconti e lettere fra i ragazzi ospiti della comunità e i loro genitori.
Ci è stata data l’opportunità di assistere
all’addestramento degli animali. Gli animali impiegati in questo tipo di terapia
detta Pet Therapy sono in parte salvati dai
canili. La Pet Therapy sta prendendo piede anche in Italia e a tal scopo la Comunità di San Patrignano intrattiene rapporti di
collaborazione con associazioni istituzionali no profit che operano
in questo settore.
La nostra visita é terminata con il pranzo in comunità, dove abbiamo condiviso insieme agli ospiti
un momento di comunione e di gioia.
Coinvolgendoci con molta
onestà e sincerità Federico, Luca e gli altri ragazzi
ci hanno aperto non solo
la loro struttura ma anche
I ragazzi di “Sanpa” che hanno fatto visita al
il loro cuore. Come un licampeggio di Roccapietore
bro fatto di pagine a volte
dure e tristi ci hanno sicuEco de le Nove
pag.
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Hanno celebrato il Sacramento del Matrimonio
Cavalliere Giovanni e Viale Anna
Bertoncello Paolo e Colbacchini Elena
Dalla Vecchia Manuel e Bonato Vania
Bonato Dario e Battistella Cristiana
Dinale Gianluigi e Macchi Chiara
Macchia Francesco e Carraro Silvia
Bonato Elis e Marcolin Lisa
Andreazza Damiano e Melega Federica
Pigato Stefano e Zanon Federica
Trentin Sergio e Bianco Ketty
Guidolin Denis e Zanandrea Elisa
Torresin Fabrizio e Passuello Virna
Vacanze di branco
di Fabio, Chiara, Benedetta e Angela
Nella settimana fra il 15 e il 22 luglio siamo andati in uscita scout al Pian delle Fugazze con tutti i fratellini, le sorelline e i
vecchi lupi, con noi è venuto anche Gabriele, figlio di Kaa.
La casa dove abbiamo trascorso le vacanze si trovava vicino ad un bosco, era abbastanza grande e confortevole, le uniche
due cose che non ci piacevano tanto erano: la stanza in cui mangiavamo che era
un po’ troppo piccola e l’acqua che era o
troppo gelida o troppo bollente. Il primo
giorno infatti una di noi: Angela, che non
lo sapeva, ha aperto l’acqua calda e si è
fatta una scottatura sul piede che si stava
lavando.
La settimana, per alcuni di noi è volata,
per altri invece c’è stato qualche momento di nostalgia. Abbiamo fatto diverse attività e giochi, ma per noi le più belle esperienze sono state le “botteghe” dove
noi del C.D.A. (Consiglio di Akela) abbiamo
insegnato ai nostri fratellini/sorelline più
piccoli molte cose. Siamo andati in uscita,
Eco de le Nove
pag.
che per noi scout si chiama “caccia”, a
piedi fino in Trentino Alto Adige al rifugio
Campogrosso dove ci siamo fermati a
mangiare e bere. I vecchi Lupi ci hanno
detto di cercare un tesoro, che in realtà
erano delle piume: le piume della fatica;
già perché in quella giornata avevamo faticato proprio tanto !
E’ stata una bellissima settimana!
Speriamo che anche i nuovi “cuccioli”
possano vivere un’esperienza come questa!Buona Caccia
Fabio, Chiara, Benedetta, Angela
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Hanno ricevuto il Battesimo
Alissa Gasparotto
Filippo Rigotto Strazzari
di Massimo e Ana Laura Rodrigues
di Massimiliano e Silvia Strazzari
Ettore Tommasi
Aurora Bellin
di Dino e Laura Grosselle
di Cristian e Ilaria Rebellato
Alessandro Dalla Gassa
Nicole Caron
di Zenone e Eugenia Chieppe
di Alessio e Viviana Dal Bello
Federico Lamberti
Emma Comacchio
di Paolo e Maria Chiara Ceccato
di Gianni e Vania Zilio
Marco Volpato
Filippo Cortese
di Andrea e Sabina Lisciotto
di Andrea e Barbara Saggin
Melissa Dedej
Christian Gheller
di Astrit e Silvana Mezini
di Paolo e Romina Cecchin
Eyasu Zanchetta
Jacopo Gheller
di Paolo e Giacomina Faggion
di Fabio e Tania Tobioli
Christian Chiminello
Giada Gibellato
di Valerio e Elena Pigato
di Fiorenzo e Sasso Marina
Sophie Didonè
Vittoria Lucca
di Paolo e Lara Mottin
di Edj e Silvia Bussolaro
Eshtemo Dharma Fabris
Giulia Marchetti
di Luciano e Nanou Njanzaka
di Luciano e Carmen Ribera
Eva Ferraro
Nicolò Vittorelli
di Marco e Silvia Agnese Bizzotto
di Alessandro e Silvia Sacchetto
Asia Pegoraro
Thomas Tasca
di Simone e Silvia Rigon
di Devis e Manuela Carlesso
Regina Tolio
Benedetta Pigato
di Andrea e Sara Gibbs
di Gianluca e Moira Faggion
Cristian Guidolin
Daniele Marchetti
di Denis e Elisa Zanandrea
di Luca e Raffaella Campagnolo
Jacopo Pegoraro
Cesare Muraro
di Christian e Maria Ida Fietta
di Luigi e Stefania Ferraro
Shakira Vasquez
Mattia Rossi
di Beatriz Vasquez
di Roberto e Valentina Biasion
Emma Grapiglia
Sara Stefani
di Massimo e Chiara Scodro
di Moreno e Silvia Vidale
Alice Carlesso
Sofia Moletta
di Fabio e Giada Botter
di Stefano e Stefania Riflessi
Eco de le Nove
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Hanno ricevuto la Cresima
I ragazzi che hanno ricevuto la Cresima
Domenica 23 settembre 2012
con il Vescovo, Don Stefano, Don Aldo e le Catechiste
Agostini Federico
Agostini Sofia
Alberti Alessandro
Alessi Elia
Baggio Alessia
Baggio Andrea
Baldin Gaia
Battistella Jacopo
Battistello Chiara
Bertolin Francesca
Bertolin Francesco
Bertolin Nicola
Bertoncello Giorgia
Bizzotto Patrick
Bonotto Chiara
Bordignon Giuseppe
Cadore Giulia
Eco de le Nove
Carlesso Sara
Cecchetto Gloria
Chen Cai – Cai (Sofia)
Cortese Cristal
De Martini Lisa
Dinale Deniel
Dinale Jessica
Fabris Maddalena
Faresin Edoardo
Fiorio Elia
Gasparotto Maria Donata
Guidolin Simone
Marcato Silvia
Mion Michele
Nodari Vanessa
Pianezzola Andrea
Pigato Gaia
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Pigato Louis
Pigatto Giada Sophie
Polo Alberto
Porcellato Daniel
Pozza Alessia
Rossi Nicolò
Saggin Marco
Scodro Enrico
Tapparello Nicola
Toniolo Federico
Tosin Diego
Turdo Francesca
Vasquez Shakira
Vettorello Giacomo
Vigo Irene
Zanon Elena
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Hanno raggiunto la casa del Padre
Xillo Catterina Rizzolo
di anni 96 Chiurato Umberto
di anni 72
Andreatta Maria Compostella
di anni 95 Rossi Maria Assunta Prospero
di anni 51
Spigarolo Pio
di anni 79 Dal Molin Antonio
di anni 88
Caron Antonio
di anni 56 Faccio Lorenzo
di anni 80
Alessi Sante
di anni 80 Daldin Luigi
di anni 75
Bonato Giuseppe
di anni 76 Dalla Gassa Mario
di anni 97
Primon Giannina Bizzaro
di anni 83 Cerchiaro Annamaria De Poli
di anni 73
Lanza Giuseppe
di anni 82 Scodro Giuseppe
di anni 60
Fiorese Silvana
di anni 78 Fuga Maria Tolio
di anni 90
Pigato Marco Francesco
di anni 82 Guerra Giuseppina Fabris
di anni 91
Munari Giancarlo
di anni 55 Pianezzola Pompeo
di anni 87
Bonato Giovanni
di anni 88 Ramon Elisabetta Scodro
di anni 99
Zilio Caterina Bertapelle
di anni 96 Nicoli Pacifico
di anni 95
Berton Galliano
di anni 77 Dal Prà Loreta Avanzato
di anni 59
Giacobbo Renato
di anni 57 Tafferini Fabio
di anni 47
Zilio Gaetano
di anni 72 Tescari Ezio
di anni 87
Paukovic Gordana Zanardello
di anni 55 Carlesso Antonio
di anni 77
Bonato Giuseppe
di anni 76 Dalla Costa Giovanni
di anni 87
Stocchero Giancarlo
di anni 56 Dalla Gassa Giorgio
di anni 70
Battistello Benito
di anni 82 Carlesso Rina Bressan
di anni 87
Suor Silvana Caterina Lorenzon di anni 69 Alberti Antonio
di anni 98
Bagatin Tersilla Giulia Turco
di anni 88 Paolin Fulvio Gaspare
di anni 79
Rossi Lino
di anni 82 Scalco Egidia Rigon
di anni 68
Scordo Battista
di anni 85 Reginato Antonietta Sandini
di anni 89
Scodro Giovanni
di anni 76 Gheno Matteo
di anni 86
Eco de le Nove
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Eco marzo 2013 - Parrocchia di Nove