Giornalista
Cara Noemi,
posso offrirti questa mia testimonianza?
La accetterai, da questo vecchio mangiapreti che sorridendo, sia chiaro- ti ha anche scritto io
ci tengo, al mio status di peccatore? Ci provo, ma in realtà non è tanto facile.
Io come dici tu- sono buono di penna perché sono tanti anni che scrivo per mestiere, ma
stavolta ho qualche difficoltà a spiegare cosa mi è successo. Infatti ho già avuto i miei problemi
l’altra settimana mentre ero in montagna. A un rifugio, al culmine della gita, dato che faceva
molto caldo e nella salita avevo sudato molto, ho dovuto cambiarmi la maglietta. Un amico che
era con me mi ha visto al collo il crocifisso che tu mi hai regalato. Ma come, sei diventato
cattolico?. Beh. Hem.
Quasi. Non so bene, ancora. Il fatto è che nei mesi scorsi ho incontrato una suora di clausura.
Cioè, non proprio incontrato: diciamo che l’ho conosciuta Cioè, non proprio conosciuta: ci siamo
scritti. Cioè Insomma: l’ho conosciuta via Internet, ecco. Ho balbettato talmente tanto che è
finita che ho dovuto raccontarla a tutti, questa storia incredibile.
La storia di un vecchio giornalista con prole a carico che perde improvvisamente il lavoro
(ristrutturazione aziendale: dalla sera alla mattina, letteralmente), che va in crisi perché si sente
fallito e la pensione è molto lontana. Depressione, insomma. Un momento duro per qualunque
padre di famiglia, perché finisci in avvitamento e vedi solo nero. E non riesci a rialzarti. E non
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riesci ad accettare l’aiuto neanche della tua famiglia. E non ascolti neanche le voci degli amici.
Una brutta faccenda, insomma. Finchè un giorno (e chi si ricorda più come e perché ti ho
scritto? Ci eravamo scritti anni fa quando ero al giornale e vi cercavo perché volevate aprire un
nuovo Carmelo dalle mie parti poi è passato un sacco di tempo poi, per caso, ti ho ritrovata)
finchè un giorno, dopo qualche mese di avvitamento, ho cominciato a ricevere le tue mail. Via
Internet, da un posto perduto tra i monti dalle parti di Roma, da una suora che conosco solo via
email, ha cominciato ad arrivarmi una voce amica.
Una mano tesa. Un aiuto disinteressato e pieno di fede Ok, Noemi, vuoi saperla tutta? Quei
soffi di elettroni che mi arrivavano da un posto perduto tra monti che non conosco, pieni di
parole di fede, sono la cosa che mi ha aiutato di più. Te lo dico con una punta di imbarazzo,
perché questo te l’ho già scritto- io credo molto nella solidarietà e nella buona volontà, e nella
mia vita credo di aver sempre fatto il possibile per offrire aiuto a chi poteva averne bisogno.
Quasi mi imbarazzava, invece, essere aiutato Da una suora, poi! Di clausura, oltretutto! E via
Internet! Canti gregoriani e computer, riti antichissimi e procedure informatiche
Che strano connubio! Invece è questo che mi ha aiutato di più: è attraverso questo ‘canale
informatico’ che ho sentito la tua mano tesa. E quando ho ricevuto il tuo pacchettino, col
crocifisso, le immagini, gli opuscoli, quel bellissimo disco di canti gregoriani Ecco, è stato quel
giorno che ho ricevuto l’ultima scossa. Decisiva per rialzarmi. Non so ancora bene perché è
successo, te lo confesso.
Ci sto ancora pensando, e vedrò a che conclusioni arrivo, a proposito di fede. Intanto però una
conclusione per me stupefacente è vedere che anche i freddi (?), neutri (?), impalpabili elettroni
di Internet possono portare con sé un soffio importante, se sono usati come tu li hai usati.
Amore per il prossimo, fede Per via informatica
Chi l’avrebbe mai detto? Appena torno a lavorare voglio farti una intervista, Noemi. Perché su
Internet si è detto e scritto di tutto, ma è la prima volta che l’ho vista usata in questo modo
incredibile. Come lo chiameranno: ‘apostolato elettronico’? Si dice così? Ma ti voglio intervistare
anche perché penso alle altre persone con cui sei in contatto. E perché penso a come riesci
(riuscite) a dare una mano alla gente anche così. E perché ancora adesso mi pare incredibile.
Grazie.
Un giornalista di Vercelli
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