1 Gruppi di incontro Viaggio ad Assisi Festa Insieme 2008 Uniti per riuscire Luoghi dello spazio e della comunicazione Numeri e indirizzi utili Il Club…una risposta? Cara Cristina… Partecipare al Club …”per chi” o “con chi”? LA VOCE Centro Alcologico territoriale Comitato di redazione: Ettore Anderloni, Morena Giorgio, Emanuela Piva. Via Diaz, 60 - UDINE - Tel. 0432 25284 - e-mail: [email protected] Grafica e stampa: Tipografia Tomadini - Udine Editoriale Prossimi appuntamenti Mese della Prevenzione Alcologica DELL’ ACAT NUMERO UNICO - SETTEMBRE 2008 A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CLUB ALCOLISTI IN TRATTAMENTO 2 3 Saluti alle famiglie dal Presidente dell’Acat Udinese U n periodico nuovo (mi raccomando, non chiamatelo giornalino che i redattori Manuela, Morena e Ettore si inquietano) per un direttivo in gran parte nuovo che vuole portare nella vita del club aspetti diversi della realtà, stabilire delle priorità. Sento spesso dire, a proposito di priorità, da parte di quelli della vecchia guardia, quelli di Castellerio per intenderci, “Bisogna tornare alle regole e al rigore di un tempo.”. Giusto, affinché il rigore non diventi una prigione bisogna ritrovare l’impegno iniziale, la dedizione, il senso del sacrificio, l’entusiasmo, lo spirito di quel tempo: l’idea che si stava vivendo un’epoca nuova, rivoluzionaria per le famiglie e per la società nel suo complesso. Certo c’era un profeta con la sua compagna, recentemente anch’essa scomparsa: pensare di trovare un secondo prof. Hudolin è una perdita di tempo. Rivisitare le sue idee, questo è possibile, pensando meno all’organizzazione, al sistema, ai poteri piccoli e grandi che siano e più alle cose da fare, permettendoci il lusso anche di sbagliare. Affidandoci al cuore, alla libertà delle nostre azioni, al diritto di amare e di essere amati. Se una fiamma purificatrice si è alzata un tempo per indicare una via attraverso la quale le famiglie con problematiche alcool-correlate avrebbero trovato un modo per vivere serenamente il proprio futuro e la società nel suo complesso, scoperto il modo di coesistere con spirito di tolleranza per un cammino di vera pace per noi e per i nostri figli, abbiamo il dovere di impegnarci seriamente per ravvivare questo fuoco. Tutti. Assicuro che per chiunque, e per primi a chi non la pensa come me, la mia porta resterà sempre aperta. Questo lo spirito: a meno di un anno dalle elezioni si possono fornire solo alcune sensazioni, è presto per un bilancio. Il direttivo si è impegnato per una verifica all’interno del club, alcuni sono stati temporaneamente sospesi, senti- te le famiglie, per operare congiuntamente ad altri in attesa che il numero sia adeguato a garantire un minimo di funzionalità e per utilizzare al meglio le sempre insufficienti risorse umane. Dai due corsi di sensibilizzazione ad Arta Terme e a Gorizia dovrebbero emergere nuove potenzialità. Le famiglie nei club tendono a stabilizzarsi e in alcune zone ad aumentare di numero. Sono personalmente convinto che la “depressione” sia passata. Abbiamo pensato che le ragioni e i tempi delle contrapposizioni siano finiti, con l’ARCAT, con le altre ACAT, con il SERT. A quest’ultimo abbiamo chiesto le ragioni di un operare che non sempre sembrava essere in linea coi principi del rispetto della persona a cominciare dalle situazioni di maggiore emergenza sociale, abbiamo chiesto che ci si rivolgesse con la considerazione che merita una consolidata realtà associativa, per il vero facilmente riconosciuta. Da questo dato abbiamo ritenuto ci fossero le condizioni, sempre da verificare periodicamente, per operare con spirito collaborativo. Il risultato sarà una sempre più spiccata intesa coi servizi socio-sanitari. Ci rendiamo conto di chiedere sempre molto alle famiglie dei club: alcune lo frequentano con fatica, eppure è necessario per la loro crescita trovarsi anche con altri club per incontri di approfondimento, in momenti di svago. La loro testimonianza del rinnovato piacere di vivere è il messaggio più convincente per coloro che ancora non hanno deciso Udine - S. Osvaldo - Sala Menossi: assemblea dei Soci Il nuovo direttivo ACAT UDINESE Franco Boschian Presidente Ettore Anderloni Vice Presidente Danielle Strucely Segreteria Franco Maurizio Tesoriere Luigi Leita Morena Giorgio Sandro Gerussi Fabiano Degano Alberto Peressini Mauro Venier Aidi Pasut Giovanni Zanchetta Luciano Calò che senza alcool si può vivere e molto meglio. Ci proponiamo di rivolgere una particolare attenzione ai giovani tramite le scuole. Abbiamo presentato un progetto di intervento al Liceo Scientifico Copernico a seguito di incontri con gli allievi, i professori e il preside dell’Istituto: contiamo di poter proseguire un’attività informativa nella Scuola Media Bellavitis. Non possiamo permetterci di considerare ineluttabile che i giovani non prendano consapevolezza della responsabilità della loro vita. Stiamo sollecitando la nuova Amministrazione regionale a darci risposta sui posti letto da garantire per le situazioni acute all’Ospedale di Udine riaffermando un dato semplice: se è vero che le problematiche alcool-correlate hanno il connotato dell’urgenza, anzi dell’emergenza, ne deve conseguire che devono individuarsi idonei spazi per svolgere di- gnitosamente quel tipo di intervento. La valutazione che daremo sul nostro operato non sarà fornita tanto dal numero delle famiglie dei club ma sarà di carattere qualitativo sul grado di benessere di tali famiglie, dalle capacità di intervento e di collaborazione con gli enti locali, i servizi socio- sanitari, le scuole. Auguri infine a tutti i servitori-insegnanti di operare con entusiasmo e fiducia nelle possibilità di cambiamento di ognuno di noi. Sanno che il premio Centro Alcologico Territoriale lavoro misto, con operatori dei servizi pubblici, servitori insegnanti ed altri componenti dei clubs ed al limite anche figure esterne come medici di base, assistenti sociali, amministratori. Tale gruppo di lavoro si assume il compito di riflettere su specifiche problematiche alcologiche, trovare delle ipotesi di soluzione e metterle in pratica. È un metodo di lavoro che si prefigge lo scopo di mettere insieme più risorse possibile per risolvere i problemi. Anche l’ACAT udinese ed il Dipartimento delle Dipendenze hanno deciso di lavorare in questa direzione, inizialmente sul problema specifico della formazione e su quello ad esso legato del reclutamento di nuovi servitori insegnanti. I risultati saranno quelli di un corso di aggiornamento per servitori in autunno a Udine, un corso di sensibilizzazione ai problemi alcol correlati sempre a Udine nel 2009, e l’attivazione di Scuole Alcologiche Territoriali di 2° modulo (quelle per le famiglie che frequentano i club!) permanenti dove non già presenti dall’autunno. Risulta evidente che l’attività del CeAT è molto pratica, si parte dai Il metodo Hudolin ci ha spesso abituati ad una terminologia di non immediata comprensione, ostica all’inizio sia per le famiglie che per gli operatori. Ad esempio questi ultimi non sono più operatori ma servitori insegnanti, termine che solo ora dopo alcuni anni dalla sua introduzione comincia ad essere usato correntemente e non senza difficoltà. D’altro canto il significato di una innovazione solitamente si comprende dopo un certo tempo, quando la pratica ne ha indicato i vantaggi. Tra tutti i termini della metodologia però il più oscuro rimane ancora quello di centro alcologico territoriale (CeAT). Tale termine viene ancora spesso confuso con un servizio di alcologia strutturato, un servizio di cura, mentre il CeAT è l’esatto opposto. Stiamo infatti parlando di un gruppo di persone funzionale, un gruppo di Boschian e Betiol a Telefriuli che riceveranno sono occhi vivaci che scrutano il mondo e guardano fiduciosi al futuro: il sorriso dei bambini. Franco Boschian Il prof. Hudolin problemi esistenti e si cercano delle soluzioni possibili attivando le risorse disponibili, spesso presenti ma sotto utilizzate. Ecco allora che la terminologia assume significato, passa dall’aspetto puramente formale difficile da digerire a qualcosa di comprensibile perché utile, perché proiettata nella realtà. Diventa allora più facile assimilare anche termini difficili perché li si può riferire a cose concrete, non sono più le definizioni che bisogna usare perché la metodologia dice così, ma diventano parole con significato. Alberto Peressini 4 GRUPPI DI INCONTRO Cat n° CAT n° 001 CAT n° 002 CAT n° 003 CAT n° 005 CAT n° 006 CAT n° 009 CAT n° 010 CAT n° 012 CAT n° 014 CAT n° 015 CAT n° 018 CAT n° 022 CAT n° 024 CAT n° 027 CAT n° 031 CAT n° 039 CAT n° 043 CAT n° 046 CAT n° 055 CAT n° 061 CAT n° 070 CAT n° 070 bis CAT n° 080 CAT n° 092 CAT n° 095 CAT n° 096 CAT n° 101 CAT n° 112 CAT n° 124 CAT n° 128 CAT n° 136-280 CAT n° 146 CAT n° 155 CAT n° 157 CAT n° 161 CAT n° 170 CAT n° 180 CAT n° 190 CAT n° 191 CAT n° 192 CAT n° 204 CAT n° 208-319 CAT n° 209 CAT n° 216 CAT n° 223 CAT n° 225 CAT n° 226 CAT n° 239 CAT n° 269 CAT n° 280-136 CAT n° 319-208 CAT n°339 CAT n° 348 CAT n° 365 CAT n° 372 CAT n° 70 ZONA N. 1 ZONA N. 2 ZONA N. 3 ZONA N. 4 ZONA N. 5 ZONA N. 6 Nome Punto di incontro Io per gli altri Io sono Rinascita La Viarte Dinsi une man La Riviere Uniti per la salute La gnove Viarte La Fenice Rinnovarsi insieme Arcobaleno Luisa C/O Circoscrizione Vita nuova Cantinuin varin Fortune Rinascita Aiutati aiutando Aurora di Buri Il nido Vivere bene Nuova vita Grande avvenire Orchidea Crescere Viars une gnove lus S. Lucia Momenti di crescita Nuovi orizzonti Il faro Salvare l’uomo Arcobaleno n°2 Vita salvata Viars un respir gioios Fuarce e coragio Ricomincio una nuova vita Vittorino Zavagno Zumiele di salut Speranza Verso la libertà La Quercia Tresesin La Lusigne Scelta di vita Uniti per riuscire Verso la vita Conosci te stesso Apriamo un’altra porta Aiutiamo a vivere Primavera Ricjatinsi insieme Non soli ma solidali La rondine Indirizzo Via Riccardo di Giusto n.82 Via Joppi n° 72 Piazza Indipendenza n.1 Piazza Angeli n° 3 Via Cicogna Via Roma n° 7 Via Pretura vecchia Via San Michele Piazzale Chiavris Via Santo Stefano n.5 Viale Cadore Via Centa Via Chinotto n° 1 Piazzale Chiavris Via Manzoni n°4 Via Roma n° 40 Via Marconi n.°16 Via Derna Via Cividale n° 21 Via del Municipio n° 7 Via Spalato Via Spalato Udine Udine Feletto Umberto Orzano Udine Talmassons Tarcento Campeglio- Faedis Udine Udine Udine Nimis Udine Udine Codroipo Pasian di Prato Remanzacco Udine Buttrio Reana del Roiale Udine Udine Sammardenchia Via Coianiz n° 2 Tarcento Piazza del Varmo Camino al Tagliamento Via Manzoni n°4 Codroipo Via Pradamano Udine Chiasiellis Via della Rimembranza Mereto di Tomba Via Derna Udine Via Verdi n°4 Basiliano Piazza Indipendenza Feletto Umberto Varmo Via Pradamano Udine Via Verdi n°4 Basiliano Via XXV Maggio Flumignano Piazzetta dell loggia n°1 Cassacco Via Pre Zaneto Percoto Via Chinotto n° 1 Udine Via Papa Giovanni XXIII Pradamano Via Riccardo di Giusto n.82 Udine Piazza della Chiesa Povoletto Piazza Giulia Lauzacco Via Dei Carpini n° 3 Tricesimo Via Santo Stefano n° 5 Udine Piazza della Chiesa Villaorba Via Zugliano Basaldella Via Chisimaio Udine Via Roma Pavia di Udine Via Verdi n°4 Basiliano Piazza della Chiesa Povoletto Via Derna Udine Morsano di Strada Piazzale della Chiesa Passons Via del Municipio n° 7 Reana Via Spalato Udine Giornata Martedì alle 20.00 22.00 Lunedì alle 19.00- 21.00 Mercoledì alle 20.00- 22.00 Martedì alle 19- 20.30 Lunedì alle 19.00- 20.30 Mercoledì alle 20.00-22.00 Giovedì alle19.00 - 20.30 Martedì alle 19.00- 20.30 Mercoledì alle 20.00-22.00 Giovedì alle 20.00-22.00 Lunedì alle 18.30 - 20.00 Lunedì alle 20.00- 22.00 Lunedì alle18.00-20.00 Mercoledì alle 18.00- 20.00 Giovedì alle 20.30- 22.30 Martedì alle 18.00-20.00 Lunedì alle 19.00-21.00 Martedì alle 18.00-19.30 Lunedì alle 18.00- 20.00 Giovedì alle 20.00-22.00 Giovedì 20.30-22.30 Lunedì alle 19.00-21.00 Martedì alle 20.30-22.30 Mercoledì alle 20.30-22.30 Mercoledì alle 19.00-20.30 Lunedì alle 20.30-22.30 Lunedì alle 20.30-22.30 Lunedì alle 17.30-19.00 Martedì alle 20.00-21.30 Lunedì alle 19.30-21.00 Lunedì alle 20.30-22.30 Lunedì alle18.00-20.00 Lunedì alle 20.00-21.30 Martedì alle 20.30-22.00 Lunedì alle 20.00-22.00 Lunedì alle 19.00-20.30 Sabato alle 15.00-17.00 Martedì alle 19.00-21.00 Giovedì alle 18.00-20.00 Giovedì alle 18.30-20.00 Lunedì alle 19.00-20.30 Lunedì alle 20.00-22.00 Lunedì alle 18.00-20.00 Giovedì alle 20..30-22.00 Lunedì alle 20.30-22.30 Lunedì alle 18.00-20.00 Lunedì alle 20.00-21.30 Martedì alle 20.00-21.30 Giovedì alle 18.30-20.00 Martedì alle 18.30-20.30 Lunedì alle 20.00-22.00 Lunedì alle 18.00-19.30 Lunedì alle 18.30-20.30 Presso Ex Municipio Ex latteria Parrocchia San Quirino Municipio Vecchio Parrocchia San Marco Parrocchia San Maria Assunta Parrocchia San Marco Presso Auditorium Ambulatorio medico Parrocchia San Domenico Carceri Carceri Ex Scuola Media A San Vidotto Le scuole elementari Biblioteca Parrocchia San Domenico Palestra comunale Sala Parrocchiale Poliambulatorio Ex municipio Sala riunioni Distretto sanitario Pro Loco Distretto sanitario Casa dell’Immacolata Scuole Elementari vecchie Ex municipio Parrocchia San Domenico Centro sociale Parrocchia Carceri CLUB: n.10, n. 22,n. 61,n. 92, n.180, n. 216, n. 372 CLUB: n. 9, n.31, n. 80, n. 95, n.96, n.112, n.124, n.136, n.155, n.161, n.170, n. 225, n. 280, n. 348 CLUB: n. 55, n.101, n.190, n.192, n. 269, n. 209, n.157 CLUB: n 5, n.12, n.43, n .208, n. 319, n.1, n. 204, n.191 CLUB: n.146, n.3, n.6, n.27, n.14, n. 24, n.18 CLUB: n.39, n.226, n.365, n.15, n.128, n.223, n.46, n.339, n.2, n.239 Se ci sono errori di trascrizione di indirizzi, di zone, di n° di club, pregherei di avvisarmi affinché abbiamo dei dati attendibili per tutti. Ringraziandovi per la collaborazione lascio il mio indirizzo e-mail per contattarmi in tempo reale e il mio cellulare (anche un SMS può essere utile): e-mail: [email protected] - cell. 338 7760466 (Piva Emanuela) Zona N. 4 N. 6 N. 5 N. 4 N. 5 N. 2 N. 1 N. 4 N. 5 N. 6 N. 5 N. 1 N. 5 N. 5 N. 2 N. 6 N. 4 N. 6 N. 3 N. 1 N. 4 N. 4 N. 2 N. 1 N. 2 N. 2 N. 3 N. 2 N. 2 N. 6 N. 2 N. 5 N. 2 N. 3 N. 2 N. 2 N. 1 N. 3 N. 4 N. 3 N. 4 N. 4 N. 3 N. 1 N. 6 N. 2 N. 6 N. 6 N. 3 N. 2 N. 4 N. 6 N. 2 N. 6 N. 1 Viaggio ad Assisi La catena di solidarietà tra le famiglie Ho intrapreso questo viaggio solamente per andare ad Assisi, in quanto non ci sono mai andato. Trascorrere 3 giorni fuori casa e sospendere i soliti lavori di ogni giorno. Il Congresso mi interessava parzialmente, avevo deciso di andare solamente una volta solo per solidarietà. La parola che mi turbava molto era SPIRITUALITà parola da me subito eliminata. CONGRESSO DI SPIRITUALITÀ ANTROPOLOGICA. Che parolone grandi, non le avevo mai sentite e mai usate. Mi chiedevo continuamente cosa volevano dire. Qui va finire che mi faccio frate. Dopo 280 giorni di guerra contro il vino, mi tocca affrontare anche questa parola. SPIRITUALITÀ. Mi faccio coraggio e penso ai 280 giorni di astinenza. Alla fine decido. Ho affrontato 280 giorni e adesso affronto anche questo Congresso di Spiritualità. Siamo arrivati ad Arezzo !Visitiamo la città mangiando qualche cosa camminando. Il tempo per fermarci non c’è. Verso le 17.00 bisogna ripartire per Assisi. Tutto sta andando bene. Arriviamo ad Assisi verso le 19.00 ci sistemiamo in Cittadella. Ci vengono assegnate le stanze, e tutti andiamo a lavarci e cambiarci per la cena. Ci sono molte persone nuove che io non conosco. Prendo posto ad un tavolo assegnatomi. I componenti non li conosco In attesa dei primi iniziamo le presentazioni. Si mangia e si parla de Congresso di domani. Finita la cena mi invitano ad andare alla basilica di San Francesco. Anche se sono molto stanco, in quanto la notte precedente non ho dormito accetto questo invito. Si continua sempre a parlare di questo Congresso. Avevo deciso di andare una volta, quindi l’opportunità era domani per l’apertura. I temi che si dovevano parlare erano: “Perché questo XVI Congresso di Assisi “Libertà e salute, quale rapporto? “Il Club come spazio di libertà” Alla lettura di questi temi ero un po’ presente e un po’ assente. Pensavo al mio club, cosa fare come migliorare e come spiegare in parte il contenuto. C’è da fare molto all’interno del mi club, cercare il coinvolgimento, di tutti per continuare ad affrontare i problemi alcol correlati. Sto notando che il club e formato da 3 gruppi. Il primo gruppo è formato dalle persone che mi rispondono “Perché sempre io, io l’ho già fatto!” Il secondo gruppo è formato dalle persone che mi rispondono “vediamo se sono libero dagli impegni”. Il terzo gruppo mi risponde “non ci vengo non mi interessa” Se vo- Assisi 2008: congressisti ACAT UDINESE 6 7 nata la seduta andiamo a pranzo. Nel programma alle h 21.00 c’è il prender parte alla Basilica Maggiore di San Francesco visita notturna di Spiritualità. La maggior parte delle persone si avvia verso la Basilica. Partecipiamo numerosi poi all’uscita sulla piazza vedo un piccolo gruppo di persone che canta a voce alta. Vado anch’io a cantare, poi subito dopo formiamo un cerchio. Girando e cantando questo cerchio cresce ad ogni giro che facciamo. Ad un certo punto questo cerchio non riesce più a stare nella piazza. In quel momento mi sentivo all’apice della mia felicità, con tanto amore da distribuire a tutti i componente del cerchio. Uno dei tanti desideri espressi è questo, vorrei che questa emozione succedesse a tutti i componenti del mio club. Domenica 18 maggio è l’ultima assemblea, tema “Assemblea dei Club degli Alcolisti in trattamento “e partecipo anche a questa. Sento parlare molte persone dei problemi alcolcorrelati in modo libero e sereno. Non si fanno nessun problema a parlare in pubblico di quello che hanno passato. Sono fieri di aver fatto una scelta, quella di non bere più. Finita la discussione in comunità andiamo a pranzo, poi ci prepariamo per il rientro a casa Udine. Poi in corriera pensavo… ero partito solamente per andare una sola volta al Congresso, invece ho partecipato 3 volte. Ero turbato, molto turbato, dalla parola SPIRITUALITÀ invece l’ho capita e superata alla fine di questo Congresso. Tutto questo è positivo per me, perché mi dà la forza di continuare questo cammino. Spero anche a voi al prossimo anno. Un caloroso saluto a tutti. Scelta di del dono più grande che Dio ha fatto all’uomo e cioè della libertà che lui stesso rispetta per primo, perché l’uomo fosse pienamente responsabile e libero nella costituzione della propria storia, del proprio progetto di vita. Noi oggi però, siamo qui per dire a tutti che è sempre possibile riappropriarci di quella libertà di scelta che l’alcol ci aveva ingiustamente usurpato non solo, ma dire anche che da questa esperienza negativa siamo usciti più nuovi di prima. Per questo motivo vogliamo esprimere un doveroso e profondo senso di riconoscenza alla vita in quanto, nel risalire la china non ci ha lasciati soli, ma ci è venuta incontro offrendoci quell’aiuto che ci era non solo utile ma indispensabile. Aiuto indispensabile per fare un primo passo deciso e importante perché ci ha aperti al futuro su altri orizzonti. E verso questi orizzonti insieme noi siamo tuttora incamminati per dare sempre maggiore consistenza alla scelta di libertà, allo scopo di recuperare quei valori che ci aiutano a rimuovere le nostre scelte di vita. Importante e tenere presente che la vita non è mai statica, ma ha sempre una marcia in più, per cui stare al passo con la vita vuol dire semplicemente porci in una prospettiva di rinnovato impegno che coinvolga tutta la famiglia in un costante divenire. Inoltre a noi in particolare spetta il compito di divenire persone propositive, punti forti di riferimento per coloro in cui l’orizzonte di libertà sta ancora in fondo a un bicchiere. In questo senso ognuno può essere luce per l’altro cioè di un orizzonte che si allarga su altri orizzonti. Ciò che conta ai fini di una scelta di libertà è guardare avanti con fiducia, avendo dentro di sé la certezza che la vita ha infinite risorse, spesso nascoste nelle pieghe più profonde del nostro essere. Ed è su questa strada che noi vogliamo proseguire, alla ricerca di significati nuovi per rigenerare noi stessi e gli altri, nella consapevolezza che il mondo e l’orizzonte della storia ci appartengono: Di conseguenza dovremmo sentirci maggiormente responsabili nei confronti di tutta l’umanità. Sr. Amelia Scanagatta libertà Ognuno di noi dal primo istante della sua vita, ha iniziato a percorrere una strada della vita, e nel percorrerla giorno dopo giorno ha scoperto la propria vocazione con il relativo compito che la vita le ha affidato. Ma è su questa strada che, prima o poi, tutti incontriamo difficoltà da affrontare, ostacoli da rimuovere. A volte però può succedere che, lungo il cammino l’amico alcol, a cui avevamo demandato la soluzione di tutti i problemi ci ha () profondamente delusi, perché i problemi si aggiungevano altri problemi. Ma soprattutto ci siamo sentiti privati Gelindo Uliana Club n. 39 di Pasian di Prato XVI CONGRESSO SPIRITUALITà ANTROPOLOGICA SCELTA DI LIBERTà A ASSISI 16-17-18 MAGGIO 2008 gliamo lo troviamo il tempo anche per partecipare alle diverse iniziative prese dal vostro presidente e da altri…. Penso io! Ultimamente sono molto impegnato a collaborare nelle diverse iniziative che si svolgono. Un giorno mia moglie mi fa una domanda ”come mai sei sempre in giro e dedichi poco tempo alla casa? ”Io rimango un po’ male a questa domanda, penso… e mi faccio un’altra domanda, come mai prima ero libero di fare quello che volevo, rientravo a casa quando volevo, e se volevo ed invece adesso con la scelta che ho fatto non posso più niente?. Però sono pronto a rispondere a mia moglie “Vuoi che ritorni a bere?” e lei sta zitta. Forse, ha capito che non sono la stessa persona di prima. Sabato 17 maggio vengo coinvolto nuovamente a partecipare alla tavola rotonda tema: ”Sobrietà: “perché, per chi?” Termi- nche quest’anno ho preso parte a questo Congresso perché nonostante tutto per me questo Congresso è un richiamo al mio prendermi cura per questi tre giorni di me stessa. È come se in questo periodo ritrovassi uno spazio unico ed importante per la mia vita privata oltre che di club. L’argomento di quest’anno sinceramente mi lasciava un po’ perplessa perché non immaginavo come avrebbero potuto svilupparlo. In effetti oggi che sono rientrata dal Congresso mi accorgo che questi miei dubbi erano fondati e che questo argomento lascia ancora spazio a parecchie discussioni che spero faremo sia nel mio club di appartenenza che dove faccio il Servitore-Insegnante. Nella giornata di venerdì 15 maggio ci sono state le relazioni introduttive sull’argomento degli organizzatori del Congresso ovvero Padre Danilo Salezze quale rappresentante della Comunità San Francesco di Monselice (PD), il Dott. Vescovi e il Presidente Aicat Dott. Nello Baselice. Nella relazione introduttiva al Congresso Padre Danilo ha puntualizzato come questo argomento è molto delicato e personale. Si può partire analizzando la libertà nel ns. percorso di club. La spiritualità antropologica di cui tanto si parla ad Assisi è qualcosa che riguarda l’uomo e investe in un progetto di vita nuovo; si è ribadita l’unicità della persona, non c’è infatti per noi una persona definita dai suoi problemi ma bensì ognuno ha la sua specificità e noi dobbiamo assolutamente salvaguardare tale unicità. È stato poi introdotto il termine “Interdipendenza”; ognuno di noi dovrebbe diventare con il tempo protagonista della propria libertà attraverso il riconoscimento di se stesso e dell’altro ma non come essere autonomo e a se stante ma bensì come interdipendente in modo da creare una vera e propria rete con gli altri. Una frase che mi è piaciuta tanto è stata quella per cui ognuno di noi deve arrivare ad esercitare la “Libertà di diventare protagonisti”. Ognuno di noi è un “Universo” diverso da altri ma ogni società è fatta di diversi “Universi” collegati tra loro. Il diritto alla Libertà di ognuno viene dalla ns. origine umana in quanto tale e nessuno ci deve dare la Libertà ma sono io che devo costruirmela insieme agli altri per unirmi a loro e all’ambiente che ci circonda: Tutto è un dialogo molto stretto così che la spiritualità si lega alla Libertà. Padre Danilo ha anche parlato di un approccio moralistico e secondo lui è immorale prendere solo se stesso come misura del cambiamento infatti sono Libero nella misura in cui accetto il confronto con altre realtà che vanno ben oltre la mia realtà ed ecco che ritorna il concetto dell’Interdipendenza. La Pace di cui tanto si parla nella ns. metodologia è uno sforzo di intesa sul vivere stesso; io divento “mio” quando accetto il “tu” e tutto ciò che ci sta vicino. Libertà è prima di tutto tesa all’Inclusione e non all’Esclusione. Noi vinciamo solo nell’INCLUSIONE e nei ns. programmi si punta all’apertura per una moralità nuova. Ognuno di noi nel suo rapporto con il bere ha modificato il modo di bere. Il cambiamento di noi stessi è la sola cosa che possiamo fare. La Libertà nei ns. programmi è “giocare di sponda” termine che mi è piaciuto tantissimo perché fa vedere un gioco non fine a se stesso. Ecco che è emerso come la Libertà è in continua azione e deve avere come confini la Pace. La Libertà è stata descritta come un viaggio, non viene raggiunta una volta per tutte, deve ripetersi, bisogna continuamente confrontarsi. Si può forse dire che non è una AFFERMAZIONE ma si gioca senza dubbio su TEMPI LUNGHI. Nel successivo discorso del Prof. Vescovi è stato analizzato il rapporto Libertà e Salute. Secondo Vescovi la Libertà in se non è statica, non è un dogma ma c’è un “oltre”, una “profondità” che volge al futuro. Non è neppure “definibile” ma è vista come un dono per fare esperienza. La libertà alla salute secondo Vescovi significa tendere al benessere psico-fisico e ognuno va inserito nella sua famiglia e nel sociale. Ma questo influenza veramente chi ci sta vicino? Ma come? Prendersi cura dell’altro non può creare subor- 8 9 FESTA INSIEME . . . pr es ide n te C.R. dinazione? Non è così se chiami aiuto è colui che semplicemente mi ascolta e non chi mi vuole dare dei consigli. Ecco che si torna al concetto di . . . costituisce ormai una tradi- il miglioramento delle condizioni di CONDIVISIONE e RESPONSABIzione per la nostra Associazione. È il vita di ogni singolo cittadino. LITÀ nel club. Prendersi cura nel club modo allegro e spensierato per dimoIl vice V.Presidente del Consiglio dell’altro è difficile perché devo vedere strare a noi stessi, ai nostri regionale, Cons. dott.ssa prima i miei limiti, le mie paure e sofamiliari e alla coMenosso onoranprattutto devo RISPETTARE l’altro. munità di star doci della sua e di vo-Associazione. E' il modo allegro e spensierato presenza, ione perbene la nostra perhadi- Devo imparare l’UMILTÀ e L’INCERTEZZA. è importante nel club ler vivere c o n fertri familiari e alla comunità di star bene e di voler vivere con passione accogliere l’altro senza volerlo camcon pasmato na dichiarazione esplicita di quanto sia stato importante prendere la decibiare, prendendolo così, accogliensione il suo continuare un comportamento sano e responsabile. Ilg parrodolo così com’è con i suoi limiti che o gan mantenere i i à diventano anche i miei. Promuovere la Giordano, ha sottolineato questi aspetti; a nome dell'Amministrazione aspetcot suo o appassionato intervento ha voluto ribadire l'interesse n o -del salute è anche avere stima in noi stessi billa, in un e trasmettere questa sensazione. Una d e l l a sciuper ogni iniziativa che favorisca la collaborazione fra pubblico e privato cosa che mi ha colpita della relazione vita. t o ondizioni di vita di ogni singolo cittadino. Il vice V.Presidente del Con- del Dott. Vescovi è che la RICERCA È una impessa Menosso onorandoci della sua presenza, ha confermato il suo SCIENTIFICA ha necessità di tornadichiagnogià nei nfronti della re al centro recuperando le radici spirir a z i nostra o n e Associazione. Oltre 200 soci con le loro famiglie confrone c i zare la propria e di trascorrere qualche ora, Vdi serenità pa- tuali dell’uomo attraverso il TEMPO esplicita conoscenza di ti della e noo stato strapasto Associaara fra lequanto tortesia confezionate dalle gentili signore ee nun hanno (che è unico), l’AMBIENTE (per rioss buon M scoprire l’ORDINE e creare così equia importante prendezione. Oltre 200 s L a d o tt. s a più gradevoli le ore trascorse insieme. librio) e la RELAZIONE. re la decisione di cambiasoci con le loro famiglie Dai lavori di gruppo di venerdì pore vita e di continuare a mantenere hanno avuto modo di rafforzare la meriggio ed analizzati sabato mattina un comportamento sano e respon- propria conoscenza e di trascorree il nomesabile. dell'Assessore comunale e delreV.qualche ora di serenità e pace: la in Assemblea sono emersi vari spunti Il parroco di Pavia di Udine, di riflessione sul termine LIBERTÀ gionale. Inserisci 2 foto: una di gruppo elotteria la miafra amici, la gara fra le torte mons. Giordano, ha sottolineato nel club che riporto testualmente: questi aspetti; a nome appena dell’Ammisiglio regionale. Chiamami hai leconfezionate bozze dalle gentili signore e Libertà e responsabilità; nistrazione comunale l’Ass. Micaela un buon pasto hanno contribuito a Sobrietà come riconquista della Sibilla, in un suo appassionato inter- rendere ancora più gradevoli le ore Libertà; vento ha voluto ribadire l’interesse trascorse insieme. Libertà di mutuo aiuto: devo andel Comune di Pavia di Udine per Ti saluto cordialmente. dare al Club per me stesso e così metto ogni iniziativa che favorisca la collaCiao, al servizio degli altri le miei idee poi borazione fra pubblico e privato per Franco ognuno prende ciò che vuole; Libertà è non esprimere giudizi; Giovani e non a FestaInsieme Libertà è proporre non imporre; Libertà è assenza dalle sostanze; Libertà è non discriminare; Conquista da alimentare ogni giorno; Ritrovare la libertà in famiglia; Assenza di giudizio; A proposito del giudizio secondo alcuni questo c’è sempre ma con connotati positivi. Dobbiamo semplicemente forse “valutare” le cose, il giudizio invece è valutare in base a quello che penso solo io; bisognerebbe invece mettersi nei panni dell’altro così valuto più “liberamente”. Il Giudizio lo devo forse praticare ma solo per me stesso e non per dare voti all’altro. Il giudizio implica non parità tra noi, mi metto al di sopra mentre se siamo alla pari non scatta il giudizio. - Libertà come espressione personale per arrivare ad amare senza condizioni; - Assunzione di responsabilità senza condizionamenti; - Assisi è un luogo dove ci si può guardare in faccia; - Perdono per Liberarmi ma potrebbe anche essere che non ci sia nulla da perdonare e questo crea vera Libertà; Libertà di farsi amare dagli altri per quello che siamo e non per quello che vogliamo far vedere di noi stessi; Libertà come ricerca passando da una scelta all’altra; Momento per cambiare; Poter sbagliare in quanto limitati e in quanto esseri umani; L’aspetto umano nel quale si raggiunge maggiore libertà è quello spirituale, quello interiore in quanto quello meno “condizionato”; a questo proposito forse la Libertà è solo un’utopia in quanto si crea giorno per giorno, oggi lavoro per la libertà di domani (esercizio di libertà); Libertà e Responsabilità sono strettamente collegati, la responsabilità porta con se il cambiamento e solo dal cambiamento personale si arriva a cambiare la cultura sociale; La scelta comporta costruzione per passare dal rischio del benessere intimistico del Club per uscire nella Comunità; La Libertà non ha un dentro e un Fuori ma abbiamo il dovere del confronto in quanto la Libertà si gioca nella relazione e abbiamo il dovere di trasmettere quello che stiamo vivendo; Imparare a tutelare la Libertà del Non Bere; Libertà è inclusione e non esclusione; Libertà è rispettare i tempi; Dolore e sofferenza nel Club vengono trasformati in risorsa per riconquistare dignità e libertà; La Libertà esiste o è solo un’utopia? Veduta di Assisi Forse si può parlare nel Club di una Libertà relativa che corrisponde forse al primo periodo e alla prima fase di astinenza e di una Libertà assoluta quando si ha il passaggio dall’astinenza alla Sobrietà; La scelta è fondamentale nel Club e solo la conoscenza e la consapevolezza mi permettono di scegliere. Dalla Tavola Rotonda di sabato mattina tenuta dal Dott. Corlito sono emersi due aspetti o meglio due posizioni circa la Libertà, una “interiorista” e una “socialista” se vogliamo far passare i termini. La prima indica una Libertà interiore dell’essere umano che implica una ritrovata tranquillità con se stessi mentre la Seconda vede forse l’uomo non libero in un mondo di schiavi dunque se non cambia l’esterno non siamo liberi. Sono certo due modi di vedere le cose, una strada è quella di testimoniare, la seconda strada è quella di rappresentare socialmente la ns. Libertà di non bere. Le due strade comunque non si escludono ma devono andare insieme. Dobbiamo cambiare noi ma anche la cultura sociale e dobbiamo promuovere la cultura sociale per il non bere. Un altro tema trattato dal Dott. Corlito è stato quello che ad Assisi si respira aria di novità e ci si può guardare in faccia. Guardarsi negli occhi è difficile e significa pensare di arrivare all’anima dell’altro. Forse oggi abbiamo paura di farci guardare e di guardare. Noi tutti, quali esseri umani, siamo belli e brutti e dobbiamo ammettere di essere così, dobbiamo perdonarci di essere anche cattivi e lasciarci “guardare dentro” per portare fuori quello che siamo veramente. Un altro aspetto che è stato toc- cato è quello della VERITÀ e quello dell’UMILTÀ’; partecipare al Club è importante ma quello che è più importante è essere “VERI” per crescere. Una frase detta che mi ha molto colpita è stata: “Non scelgo cosa mi succede ma scelgo come affrontare e reagire agli eventi”; riuscire in questo secondo me è importantissimo ma la strada è molto difficile. Nella Tavola rotonda del pomeriggio invece si è parlato di Libertà e Sobrietà. La sobrietà è importante per noi stessi, per stare meglio guardando avanti con fiducia. La Sobrietà per noi è la capacità di usare e dosare le emozioni senza esserne schiacciati. Sobrietà è “Ritrovarsi” prendendo coscienza e consapevolezza di noi stessi per affrontare le ns. “Paure”, per riandare al “Passato per perdonare e perdonarsi” e tutto questo ci rende veramente “Liberi”. Molte volte le catene di una vita “scorretta” ti tengono prigioniero anche dopo il Club e bisogna scegliere di liberarsi dal senso di colpa a volte che ti lega per “sciogliere le catene” per sentirsi finalmente liberi. Nell’Assemblea generale di domenica mattina sono state approvate le Conclusioni di questo Congresso e si è fissata la data del prossimo che si terrà sempre ad Assisi il 15-16-17 maggio 2009 con il Titolo: “Ripartiamo da noi”. È stata inoltre fissata la data della Giornata del Ricorso per i coniugi Hudolin che si terrà ogni anno il 30 aprile. Prima di chiudere questa mia Relazione sul Congresso vorrei solo dirVi quello che più mi ha colpita di questi tre giorni in cui sono stata veramente serena lontana da casa, lontana dalla quotidianità che spesso ti attanaglia. 10 11 Ho sentito parlare di catene che ti legano al passato, di emozioni che vanno dosate e di paure che vanno superate. Ma siamo così sicuri che questi processi una volta eseguiti ci diano la Libertà tanto desiderata? O ci sono forse momenti nella vita in cui quello che pensavi di aver elaborato in tanti anni di club ti presenta di nuovo il conto? Io sinceramente penso che la Libertà vada conquistata giorno dopo giorno accettando sì di affrontare le proprie paure e le proprie emozioni, ma consapevoli che alcune volte non riusciamo ad essere più forti di loro e dobbiamo penso “viverle” senza magari farsi sopraffare cercando di scegliere la strada migliore che ci porti fuori dal tunnel e lontano dalla sofferenza. Penso che una risposta certa a come ognuno di noi si deve comportare non c’è, la Libertà di scegliere secondo me è anche soggettiva, è legata a quello che ognuno di noi è con il suo vissuto, con i suoi condizionamenti che vengono dalla famiglia di origine e dal mondo esterno e dunque la strada che porta alla Libertà non è certo unica ed univoca per tutti ma va costruita giorno dopo giorno, mattone dopo mattone e nessuno ha il diritto di giudicare quello che ognuno di noi ha costruito con sacrificio e dedizione. Forse alla luce di quello che ho ascoltato in questi giorni la Libertà è solo utopia, un miraggio a cui tendiamo per stare bene, per sentirci meglio e in pace con noi stessi; ma in fondo che male c’è se questo ci porta a lottare per il ns. “Stare Bene” e per quello di chi ci sta vicino. In fondo la vita è un rischio e una corsa continua a cui nessuno di noi si può sottrarre anzi se cerca di farlo viene emarginato e giudicato dunque è importante imparare a correre il “Rischio” e a “Mettersi in gioco” anche se questo costa fatica, impegno ma soprattutto ci permette di “Guadare e Ritrovare noi stessi” cosa che il Club ci allena a fare ogni settimana. Saluto tutti con affetto. Cleri Barbara. Club n.190 Percoto Club n.192 Pradamano C.A.T. 226 UNITI PER RIUSCIRE Questa sera il Club vive una serata speciale. Sono presenti oltre alle solite famiglie, anche altre, che pur non frequentando più il club rivediamo con molto piacere. Per prima cosa festeggiamo, esprimendo tutta la nostra gratitudine, Bettiol Arianna, che da 20 anni presta servizio come servitore insegnante nel nostro Club. Dedicandosi con serietà e dedizione ha contribuito al cambiamento dello stile di vita di molte persone che si sono rivolti al club per avere un aiuto a risolvere dei problemi creatosi specialmente per abuso di bevande alcoliche, e i fatti dimostrano che assieme a Lei si è lavorato bene, poiché molti di loro hanno avuto dei benefici Questo ha inoltre permesso di creare un’immagine positiva del Club e del lavoro che sta facendo per la comunità. Sperando che la sua presenza ci accompagni per molto tempo ancora in secondo luogo, ma non meno importante, si festeggiano i 25 anni di astinenza di Arturo che ha cominciato il suo percorso presso la comunità di Castellerio per la quale continua ad avere ancora una profonda riconoscenza poiché da li ha avuto la possibilità di ricominciare una nuova vita e in seguito di entrare nel Club. Qui con l’aiuto di tutti i componenti, ha potuto superare momenti di sofferenza, di una crisi esistenziale e anche l’incertezza se continuare o no a frequentare il Club, poiché questi lo hanno portato a riflettere sulla responsabilità che si è preso verso se stesso e gli altri quando ha deciso di cominciare il percorso verso l’astinenza. Questo traguardo perciò va condiviso con tutti gli altri componenti del Club poiché anche assieme a loro è stato possibile raggiungerlo. Luoghi dello spazio e della comunicazione E sistono, e ci avviciniamo a certi luoghi con una disposizione d’animo particolare, con “un’apertura” mentale ed istintiva che riesce ad allentare le difese, che ingentilisce o stempera i tratti di un carattere altrimenti introverso o troppo soggetto al pudore, che lascia fluire le potenzialità creative, che non si nega alla comunicazione intima o relazionale. Chiunque, crediamo, ha conosciuto, conosce o scoprirà nel corso della vita uno spazio che rivela armonie così uniche e suggestive: può essere una stanza che amiamo particolarmente della nostra casa, un “orizzonte” lontano che attiva la ricerca dell’imprevedibile e dunque dei nostri limiti, un ritorno reale o simbolico ai luoghi dell’infanzia quando ci sembra di rivivere proprio quei suoni, quegli odori, quei colori, ma anche una voce, che chiama o si allontana, o un sogno che non è più ritornato, o un ritorno di qualcuno che abbiamo solo sognato. Non sono luoghi fisici, non necessariamente almeno: sembrano piuttosto livelli eterogenei dell’esistenza che spesso la percorrono trasversalmente, in momenti non definiti e non percepibili “a comando”, non facilmente richiamati dalla memoria e talvolta non “ritrovati”, nemmeno quando li abbiamo raggiunti e cerchiamo da loro quella forza evocativa e simbolica che sappiamo possono donarci. Ci offrono l’energia stabilizzatrice di cui sono portatori, ma molto spesso dobbiamo conquistarla, perché dobbiamo conquistare i rapporti e le connessioni che ci immettono nei canali comunicativi di quelle esperienze. Perché, se è vero che non si può non comunicare (i silenzi, i gesti, gli sguardi, una postura sono tutte forme di comunicazione) come insegna uno dei fondamentali assiomi dell’epistemologia sistemica e dunque anche l’approccio ecologicosociale Hudoliniano, è anche vero che possiamo “imparare” a comunicare, considerando la forma, per così dire, linguistica e relazionale, ma anche, e non secondariamente, quella riguardante la sua espressione motivazionale e “privata”: credo sia indispensabile comunicare “onestamente” con noi stessi, se vogliamo farlo con gli altri. Ora, il più distante possibile da qualsiasi caduta retorica ma solo per analogia simbolica, i luoghi dello spazio e della comunicazione a cui ci siamo appena riferiti, questi luoghi privati, intimi, ma che allo stesso tempo necessitano dell’esame di realtà, talvolta del “qui e ora”, sempre degli strumenti della comunicazione, non possono essere accomunati alle prerogative e alle pragmatiche dei nostri C.A.T.? Io credo entusiasticamente (ma non ingenuamente) di sì. Mi capita spesso, a chi deve conoscerlo come semplice informazione (penso ad esempio a chi frequenta la S.A.T per la violazione dell’articolo 186 del codice della strada) o alle famiglie coinvolte nelle implicazioni delle proprie problematiche alcolcorrelate, di spiegare cosa sia e come funzioni un C.A.T. Cerco di farlo con l’onestà razionale ed emotiva (affettiva) di chi “incontra” quell’ambito da più di quindici anni, ma sono consapevole, e lo verbalizzo senza timori, di non poter spiegare l’implicita creatività che, attraverso noi o talvolta “nonostante” noi, si diffonde da quel cerchio relazionale. Certo, il compito risulta più agevole nella definizione degli aspetti più formali o, ci venga concesso il termine, “burocratici” delle riunioni: il significato dei giorni di astinenza, la lettura del verbale, la puntualità o l’informazione di un ‘assenza, il rispetto reciproco, la non divulgazione di quanto al club, spesso con ammirevole e sofferta difficoltà, viene detto e condiviso. In realtà, è noto a chi frequenti un CAT, vi è ben poco di “burocratico” in tutto questo, non si tratta di regole imposte e acriticamente accettate, ma di condivisioni che rappresentano la storia del- peculiarità che gli sono prop era stato interrotto, che può obbligare a ricominciare, a ridefinire, ad ascoltaci condurrebbe alla trama (p re empaticamente e razionalmente la seppur testimoni discontinuità e l’inatteso. Nondi esisteun’aff una riunione di club uguale all’altra, perderemmo non può esistere: viun’opportunità sarà chi oggi sta meglio, chi nel corso della settimana consapevolezze. ha sofferto, chi deve capire e chiedere, chi deve capire e non vuole può “Il so Giancarlo Lezzi nelo non suo chiedere, chi questa volta vorrà solo chi ha smarritoeun’acquicon ascoltare, la sensibilità compete sizione che sembrava sicura e chi ha comeimprovvisamente viva un trovato club,la sua, quello ch chi è con noi oggi e non ci aspettavamo Mi piace concludere con le s fosse, e chi al contrario manca e non ci pare sia un invidiato buon segno. Fatti noti, no, anche il corag certo, riscontrabili nella routine dei club, ma non banali, perché mentre l’insuccesso esistenziale, re muta la forma degli incontri muta anessere senza che ladefinitivo, modalità dell’interazione, della via d comunicazione, della trasmissione reuna ciproca vita,dei quello mogli significati. Puòdelle rendere talvolta insicuri, questa imprevedibilità, navigatori, dei vecchi attrav ma non è e non può essere motivo di disagio: al contrario,di è una ricchezza in g in momento, giorno incomparabile proprio perché non teme le differenze, un’opportunità che aprissero sempre”. le famiglie, l’aiuto ricevuto e offerto, il rispetto della dignità di un singolo e di un gruppo: risulta solo più immediatamente comprensibile perché si basa su procedure e le procedure vengono colte prima dei significati a cui si riferiscono. Non altrettanto accessibile risulta trasmettere quello che là avviene quando non più di procedure parliamo ma proprio dei significati, perché questi ultimi non obbediscono a riferimenti standardizzati, perché non “li troviamo” come troviamo una pagina di un libro, un punto cardine di una qualsiasi teoria, un insegnamento che guida e indirizza. Possono usufruire di questi e altri sostegni, naturalmente, ma poi non possono vincolarsi passivamente alla “verità rivelata”, perché la loro natura è quella di farsi mentre si fanno, essere mentre sono e mentre saranno. Nient’altro che le medesime prerogative della comunicazione che, mentre si avvale della memoria dei presupposti trascorsi, successivamente genera se stessa nel “qui e ora”, “coerentemente” imprevedibile nei suoi sviluppi. La parola e i significati si rincorrono, e mentre lo fanno acquisiscono forma e realizzazione. Per questo non mi riesce facile condividere interamente l’accezione, talvolta proposta, di club come “palestra”. Ovviamente è ragionevole usare un tale termine quando ci si riferisce all’implicito allenamento all’interazione, alla condivisione, all’espressione dei propri vissuti, alla comprensione di questi ultimi e di quelli degli altri componenti del gruppo: troppo spesso, infatti, ci troviamo di fronte a chiusure anche aspre nei confronti di criteri di questo tipo e a resistenze al cambiamento che la consuetudine all’attenzione verso questi aspetti saprà modificare. Ma poi, quando entriamo là, nella sede degli incontri settimanali, succede qualcosa, sempre, qualcosa che non ci permette sempre di usare gli “attrezzi” della settimana prima, che rende talvolta difficile riprendere l’”esercizio” da dove rende duttile la nostra capacità di condivisione ed elaborazione, un’apertura al cambiamento che non teme le sue MONDRIAN MONDRIAN 12 13 Numeri e indirizzi utili A. C. A. T. “Udinese” Onlus tel. e fax 0432 25284 lunedì e giovedì dalle 17.30 alle 19.30 e-mail: [email protected] GRUPPO GIOVANI GGPF Deana Fabiano: tel. 339 3103079 - fax 0432 766101 ARCAT F. V. G. lunedì, mercoledì e venerdì: mattina martedì e giovedì: pomeriggio - tel. 0432 562618 Direzione del Dipartimento delle Dipendenze Responsabile: Dott. Francesco Piani Udine - via Pozzuolo 330 - Tel. 0432 806534 - Fax 0432 806513 e-mail: [email protected] Sedi periferiche e distrettuali San Daniele - Via Carducci n. 3 - Tel. 0432 949345 Orario di accesso: la presenza dei familiari o di persone coinvolte nel trattamento è richiesta almeno due volte la settimana (martedì 17 - 20 e venerdì 17 - 20), ma è particolarmente gradita durante tutto il programma. Cividale - presso la sede del Presidio Ospedaliero, piazza dell’Ospedale n°2, tel. 0432.708241/42 il lunedì dalle 9.00 alle 12.00, il mercoledì dalle 9.00 alle 12.00 dalle 14.00 alle 17.30 e il venerdì dalle 9.00 alle 12.00. Cividale, c/o Distretto Sanitario via Cavalieri di Vittorio Veneto n. 7, Tel. 0432 708615 Tricesimo, presso il Distretto Sanitario via dei Carpini, tel. 0432.882372 il lunedì dalle 16.00 alle 18.00, il martedì dalle 9.00 alle 13.00, il mercoledì dalle 16.00 alle 20.00 e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00. Tarcento, c/o Distretto Sanitario via Coianiz n. 8 - Tel. 0432.780213 il lunedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00 Codroipo presso la sede del Polo Sanitario viale Duodo, tel. 0432.909286 il martedì dalle 9.00 alle 12.00 Codroipo, c/o Distretto Sanitario viale Duodo 82 Tel. 0432 909129 / 909147 BRUEGEL vicissitudini talvolta anche sofferte e tortuose, ma proprio per questo più stimolante e creativa. In fondo è proprio negli intrecci di questa “rete” comunicativa e relazionale, nel non temere il confronto con noi stessi e con l’esterno, ma anzi considerandolo prerogativa essenziale, che si rivela tutta la feconda eredità dell’approccio ecologico sociale. E se non esiste, come crediamo, una riunione di club uguale all’altra ma tutte “significano” qualcosa nella loro specificità, allora non ci sembra possano esistere, per analogia logica e simbolica, club “buoni” o “cattivi”, club “che funzionano” o “club che non lavorano”. Perché, conseguentemente, dovremmo parlare di comunicazione “buona o cattiva”, “intelligente o superficiale”, “adatta o inutile”, riconducendo dunque, e svilendo, il processo comunicativo a schemi già tracciati o a principi rigidi che non appartengono sicuramente né al “buon senso” che guida l’interazione né alla metodologia a cui ci ispiriamo (nei cat, per inciso, non si fa terapia e dunque non necessitano nemmeno strategie in qualche modo terapeuticamente vincolanti). No, in questo senso non esistono club buoni o cattivi, servitori- insegnanti capaci o inadatti, componenti di club apprezzati o da temere (per quanto mi riguarda considero solo potenzialmente dannose quelle situazioni, qualora ne esistessero, in cui un gruppo di persone si “isola” nella propria autarchia, nella conservazione di un “potere” senza regno che ha l’unico scopo di “proteggerlo” dall’accettazione di quel confronto, anche vivace, che rappresenta l’essenza del nostro lavoro). Non esistono club buoni o cattivi perché non esiste, in senso dato, una comunicazione buona o cattiva. La comunicazione, semplicemente, si fa mentre si fa, e dunque sarà per come sono poste in relazione le persone che si incontrano, per il modo in cui condividono la realtà e i suoi significati, per come li accoglie il contesto in cui si trovano e naturalmente per i riferimenti impliciti che quest’ultimo contiene. Quando le persone si incontra- DE CHIRICO no “creano” la loro comunicazione e la creano quella sera, a quell’ora, in quel luogo, per ciò che in quella sera sentono, pensano, vivono: e lo fanno in un contesto specifico, soggetto a determinate implicazioni culturali e sociali che, valide sempre e comunque, guideranno il loro modo di pensare e interagire. Detto questo, solo dopo questo e anche nell’intento di minimizzare quei vuoti di interazione e di contenuto che talvolta si manifestano, è ovviamente sempre possibile, e auspicabile, che un gruppo di persone possa trovare insieme modalità sempre più consone all’emergere delle problematiche (anche le più disparate) e alla loro discussione, senza comunque l’assillo della soluzione a qualsiasi costo. Anche in questo caso non esistono “ricette” valide per tutti e una volta per tutte: ogni gruppo, quando vi sia una motivazione di questo tipo accompagnata dall’”onestà” della condivisione, riuscirà ad affinare le proprie opportunità per giungere progressivamente ai traguardi che quel gruppo può raggiungere. Forse un modo, uno fra altri, può essere quello di ricorrere alle tracce tematiche che ricaviamo dal Modello Integrato dei Contratti di Togliatti e Angrisani. Diciamo subito che tale estrapolazione è senz’altro imprudente e azzardata: nel Modello indicato, che si occupa della terapia della coppia, la traccia tematica ha una sua funzione solo se integrata negli altri assunti della teoria. Qui però non temiamo di osare questa contaminazione perché non vi è alcuna pretesa di sistematizzare alcun intervento. Usiamo questo concetto solo come ipotesi di lavoro, come “strumento”, come un mezzo tra gli altri per arricchire la nostra comunicazione e comprensione. Una delle definizioni della traccia tematica esposte nella teoria recita così: …promuovere all’interno di un contesto di condivisione sia emotiva che cognitiva un processo di integrazione tra senso della propria storia, contatto con le emozioni e governo delle regole relazionali. Non è proprio quello che ci prefiggiamo di raggiungere nei nostri IL CLUB . . . UNA RISPOSTA ? Sono Alessandro ho 40 anni e frequento da sei mesi il Club 157 a Udine. Da un anno e mezzo sono sobrio e da allora la mia vita e migliorata decisamente, sia nell’ambito famigliare che nelle relazioni con le altre persone. In precedenza sono stato molto “leggero” nelle mie valutazioni a riguardo, tanto che, ad un certo punto, quello che credevo fosse un normalissimo gesto quotidiano si era trasformato in uno smodato bisogno, che mi aveva reso schiavo e mi stava allontanando dai miei famigliari e dalle persone a me care. Inoltre lavoravo mal volentieri ed ero scontroso. Inutile negarlo: se non avessi preso la decisione di smettere avrei innegabilmente perso tutto. Non sto a cercare cause, o scuse ma questa era una realtà a cui andavo incontro poiché non avevo mai considerato me stesso come un’ alcolizzato. Dopo aver ascoltato tante testimonianze che combaciavano con la mia me ne sono reso conto e ringrazio la struttura del Sert di Udine (Il dott. Matiussi in primis) per avermi aiutato a capire che era ora di rialzarmi dal torpore. Ora sono al club che mi consente di avere un punto d’incontro e di riferimento per continuare questo percorso. Non dobbiamo infatti dimenticare che le difficoltà, grandi o piccole che siano, sono sempre li, pronte, a farci tornare quello che eravamo, così come bar e supermercati dove andare a ricominciare a distruggerci. Credo che sia proprio questo il senso del Club darci un occasione dove poterci liberare dei nostri pesi, dove poter esporre i nostri dubbi con altre persone come noi, senza sentirsi sotto esame o giudicati. Nel mondo moderno non è facile trovare persone disposte ad ascoltare senza chiedere nulla in cambio, se non la reciproca disponibilità al dialogo. Ed è ancora più interessante il fatto che ci siano più generazioni a confronto, perché così si ascoltano e si propongono soluzioni e pensieri diversi tra loro, presumo che per le persone più giovani la frequenza al club, una ’astrazione poiché i ritmi quotidiani degli impegni non facilitano trovare del tempo anche per un club, ma, consentitemi un pensiero (come non lo credevo io) di non avere il problema dell’alcol prima o poi dovrà scontrarsi con una brutta realtà e se riuscirà, ad uscire, accetti, di buon grado e con entusiasmo l’opportunità di usare un servizio come il club, poiché oltre a tener vivo il problema ti offre un posto tranquillo dove continuare la tua sobrietà in comunione con altre persone, perché come dice la scienza: l’uomo è un ‘animale socievole, ma se si socializza nel posto sbagliato con le persone sbagliate!....... Non è poi detto che al club ci si annoi: non abbiamo solo aneddoti tristi e paranoie da raccontarci, ma un giusto mix di tematiche serie e attuali, curiosità e ilarità, che non guasta mai come tra amici, ma senza oste e bicchieri nel mezzo. Queste quattro righe vogliono essere un ringraziamento alle persone che frequentano il club, a chi me ne ha dato la possibilità ma sono anche un’ invito anche a curiosarsi positivamente riguardo ai club e alle strutture che si occupano di alcolismo e di provare a conoscerle più a fondo. Il tempo in cui stiamo vivendo ci sta facendo vedere molte cose brutte dovute agli abusi di alcol, ed un luogo come il club, o i centri di recupero da dipendenze potrebbero essere pane quotidiano per qualcuno dei nostri cari. Alessandro - Club n. 157 BRUEGEL 14 15 DE CHIRICO club? Certo, lo sappiamo, non è sempre un compito agevole. Le modalità che la Teoria utilizza per raggiungere questo obiettivo non possono essere le nostre, ma credo che il compito di partire da una istanza (per noi argomento) e progressivamente prendere contatto (per noi comunicare) con configurazioni più complesse (per noi argomenti Partecipare al Club… “PER CHI” o “CON CHI” ? Mi sono trovata da un momento all’altro dentro questa intensa esperienza, grazie a mia nipote che mi ha chiamata a far parte del suo “cammino” verso la libertà. Aveva deciso di lasciare dietro di sè gli “anni bui” e di cambiare la sua vita. Con molta semplicità mi ha chiesto di accompagnarla in questo percorso. Questo comprendeva il ricovero presso la Comunità di S.Daniele del Friuli e la frequenza settimanale al club. Ho accettato con piacere, perché le voglio molto bene e perché finalmente era arrivato il momento in cui avrei potuto aiutarla, questo dedicarmi a lei mi avrebbe gratificata, mi avrebbe fatto sentire utile... Da molti anni tol- che derivano da quello di partenza) secondo un processo di integrazione progressiva (per noi scambiandoci opinioni su ciò che di volta in volta emerge) sia un compito che nei club perseguiamo da sempre e che serva solo perfezionarlo consapevolmente senza cedere alle eventuali resistenze o stanchezze. È un processo spontaneo, intuitivo, se condiviso. Mi è capitato di assistere a delle riunioni di club in cui, per esempio, da un’espressione iniziale del tipo “mio figlio non vuole accompagnarmi al club” si è giunti, in conclusione di serata e attraverso il contributo di tutti, alla frase “rispettare qualcuno significa anche “chiedere” e non per questo saremo meno rispettati” attraverso “tracce” che hanno percorso, integrandosi, differenti aspetti del vissuto personale, di quello di coppia, genitoriale e sociale. A memoria e certo troppo schematicamente il percorso potrebbe essere: “mio figlio non vuole accompagnarmi al club”…;” non importa, mi faccio la mia vita”…;” no, mia moglie non mi aiuta, non gli dice niente, ma non credo capisca quello che sto facendo, non credo abbia mai capito niente di me “…;” bisogna fare tutto da soli, l’ho imparato dai miei genitori, e li ho sempre rispettati”…; “oggi è diverso, i figli non rispettano più”;…”chiedere a mio figlio di accompagnarmi? Perché? Deve capirlo lui”;… “Lo sa che mi piacerebbe, forse ho solo paura a chiederglielo”;…”rispettare qualcuno significa anche “chiedere” e non per questo non saremo rispettati”. La semplicità dell’esempio e la sua schematicità spero non nascondano l’intreccio dei passaggi, la condivisione, lo sforzo di comprensione, la ricerca dei significati che un percorso comunicativo e interattivo di questo tipo, che ogni Cat “creerà” secondo le peculiarità che gli sono proprie, si sforza di offrire: fermarsi ad uno dei passaggi citati non ci condurrebbe alla trama (per noi la storia individuale e relazionale di quella persona) e seppur testimoni di un’affermazione comunque significativa nel “qui e ora” forse perderemmo un’opportunità che è allo stesso tempo stimolo e acquisizione di nuove consapevolezze. Giancarlo Lezzi nel suo “Il sogno di Ciro”, un racconto sotto forma di metafora, ha saputo, con la sensibilità e competenza che lo contraddistinguevano, spiegarci cosa sia un club, come viva un club, quello che un club può insegnarci. Mi piace concludere con le sue parole: “…io sono rimasto stupito e ho ammirato e, perché no, anche invidiato il coraggio di queste persone che hanno saputo ricominciare dopo l’insuccesso esistenziale, relazionale, sociale, matrimoniale e genitoriale che sembrava essere definitivo, senza via di ritorno. È il coraggio più puro, quello di tutti i giorni, di tutta una vita, quello delle mogli e delle madri di famiglia nelle situazioni difficili, degli antichi navigatori, dei vecchi attraversatori di deserti. È il coraggio di andare avanti di momento in momento, di giorno in giorno, senza previsioni, senza timore, come se le strade si aprissero sempre”. leravo a mala pena le sue scelte di vita, non le condividevo, ma soprattutto l’infelicità che mi comunicava ogni volta che la vedevo, mi faceva soffrire. Così iniziai a partecipare al club, impegno che mi ero presa da subito pur non sapendo di cosa realmente si trattasse. Le prime volte mi sentivo sempre in una posizione di vantaggio rispetto a lei e agli altri... molto forte rispetto a loro e anche molto fortunata per non essere caduta nella trappola dell’alcool. Mi capitava di pensare ai partecipanti come a persone che avevano il “problema” o a persone che non l’avevano, prendendo spesso le parti di questi ultimi e giudicando impropriamente. Man mano che il tempo passava, mi sentivo sempre più parte di questa Comunità, aspettavo con piacere la giornata del club. Entravo e uscivo dalle storie delle persone con una sen- sazione quasi di affetto ma soprattutto passava il tempo ed io mi rendevo conto che anche durante la settimana pensavo a loro, a tutti loro, e senza più distinguere chi aveva il problema e chi non ce l’aveva. Non aveva più senso. Questo per me è stato un passaggio velocissimo, un rendermi conto da subito che durante quel tempo dedicato al club non si parlava di “niente” come spesso facciamo con la gente, ma si viveva insieme, eravamo tutti lì per stare meglio, ognuno aveva il suo posto, il suo ruolo le proprie cose da raccontare e da condividere con gli altri, sempre con un’attenzione per tutti, anche per gli assenti. Il cambiamento era iniziato anche in me. È per l’insieme di tutte queste mie sensazioni che una sera mentre ritornavo a casa dal club, mi sono chiesta se partecipavo per mia nipote o con mia nipote. Non ho più il pensiero di sentirmi utile e gratificata per quello che faccio per lei perché in realtà al club ora vado con lei e non per lei.. La differenza sembra minima, ma quando ho pensato a questo per la prima volta, ho molto riflettuto e mi sono sentita meglio. Nel frattempo mia nipote è veramente rinata e ogni giorno che la vedo è sempre più bella... riaffiorano i suoi lati più affascinanti, quelli che ormai non vedevo più da tanti anni. Donatella Ettore Anderloni Ma un gior no di lavoro accorcia la v i ta di 8 ore !!!!!!!!!! Cara Cristina, non so se leggerai questa mia lettera, ma ciò che importa è che il mio cuore si rivolga a te, con la piena consapevolezza di affrontare un grande dolore per entrambi. È passato molto tempo da quando ci siamo lasciati così freddamente senza parlarci, senza confrontarci sulle nostre difficoltà, e per me è venuto il momento di aprirmi a te, come padre non più inteso solamente come padre biologico, ma nello stesso tempo padre e uomo, con i miei limiti. Le mie difficoltà, ma ora posso dirlo, anche con i miei pregi. Certo che con lo specchio che hai di me grazie ai miei passati comportamenti, non ho la pretesa di essere capito, se però avrai la pazienza e il buon cuore di accogliere queste mie umili parole senza pregiudizi e con serenità, scoprirai un modo nuovo, dove io forse potrò avere un ruolo importante, per te. Non voglio soffermarmi sull’enorme dolore che in questi anni mi accompagna inesorabilmente ovunque io vada e in ogni cosa io faccia, siano esse pur piacevoli, ma la tristezza che ho nel cuore ha la meglio ogni qual volta penso al male che ti ho fatto. Ho intrapreso un percorso di vita da allora, un percorso di maturazione e crescita, duro, tutto in salita, irto di ostacoli, ma anche ricco di soddisfazioni. Un percorso che mi vede costantemente in discussione, alle prese con me stesso e i miei limiti, le difficoltà, le paure, le incoerenze, le vittorie, le sconfitte, in una parola sto vivendo. Sembrano trascorsi anni luce da quando arrancavo verso un destino segnato dalla sconfitta, dalla depressione, dalla povertà di spirito, dall’apatia, dalla mancanza di valori; che si può riassumere in una parola: dall’alcol. L’alcol una sostanza che mi ha accompagnato fin dall’infanzia, prima come spettatore, vittima, poi carnefice, attore, burattino di me stesso; solo il regista non è mai cambiato, sempre quello: l’alcol. Tramite lui ho intrapreso nel tempo uno stile di vita, dove, ripeto, i valori certo contavano ben poco, tendevo a traguardi che ora non so nemmeno dirti quali fossero, l’importante era bere, e raggiungere quello stordimento che mi permetteva di estraniarmi da me stesso e dal mondo circostante. Quindi dalle mie responsabilità. Certo, nei rari momenti di lucidità mi rendevo conto che stavo toccando il fondo, che la deriva era l’unica mia speranza, ma ci pensava sempre puntualmente l’alcol a darmi la giusta risposta. E nel frattempo il dolore aumentava, per tutti, le difficoltà si duplicavano, Dio quanta sofferenza! Le origini di tutto ciò, cara Cristina, spiegartele qui, in quattro righe, non si può, sono origini di carattere spirituale, dove la sofferenza ha radici profonde, trascende dalla scienza medica e dal quotidiano e materialistico vivere oggi. Se e quando lo vorrai potremo affrontare assieme il discorso. Ora però ciò che desidero dirti è che il mio cuore batte forte scrivendoti, e anche curiosando sul tuo sito internet; (curioso vero? Ti ricordi la mia intolleranza per i computer?....) tutto questo tempo mi è servito per maturare tante cose, soprattutto per rendermi conto di chi ero, chi sono, le mie origini. In tutto questo tu hai sempre avuto un ruolo importante, sei sempre stata un punto di riferimento fondamentale assieme ad Alice. Vi voglio un mondo di bene, ti sembrerà impossibile, ma è la verità non può essere differente, questa è la mia vera natura, che ho sempre nascosto e rifiutato, perché a suo tempo non mi ritenevo degno di ricevere e donare amore, perché è così che sono cresciuto, castrato nei sentimenti. Quanta fatica ho fatto per accettare il fatto che ho anch’io diritto di un po’ di amore, quante persone si sono dedicate a me per questo… che può sembrare una banalità, ma così non è. E quanto ho sofferto per accettare il fatto che anche tu hai patito per questo nonostante io non lo abbia mai desiderato. Ed è per questo che desidero, con tutto il cuore, poterti vedere e abbracciare, per arti quel po’ di calore che hai sempre desiderato da me e che io non ho potuto darti. Vorrei porre fine a questa scia di sofferenza che si tramanda ormai da generazioni, assumendomi le responsabilità che indubbiamente mi competono. Con tanto amore e affetto Il papà 16 IL CLUB, IL FUTURO E ANCHE UN PO’ PIÙ IN LÀ XVII Congresso Nazionale dell’AICAT - 3-4-5 ottobre del 2008 Il club, il futuro e anche un po’ più in là, il titolo del XVII Congresso Nazionale delle Famiglie dei Club degli Alcolisti in Trattamento, che si terra il 3-4-5 di ottobre del 2008 a Monopoli (BA), prende forza dalla sensazione che dopo un periodo più o meno lungo di torpore, dopo tanti inviti “a continuare” e dopo una esortazione liberatoria a “ricominciare assieme”, ci sia il bisogno di guardare avanti, di avere una prospettiva, un orizzonte verso il quale tendere lo sguardo, ma soprattutto verso il quale dirigersi. L’orizzonte ha la caratteristica di essere ampio, una meta immaginaria ed immaginifica verso la quale ci si può incamminare tutti assieme, magari tenendosi per mano senza strattonarsi, perché in un orizzonte c’è posto per tutti, non c’è bisogno di sgomitare, di farsi spazio, non esiste la tentazio- ne di volere occupare i posti migliori. L’orizzonte è una linea irraggiungibile che, nonostante le si muova incontro, si sposta continuamente, ma nel frattempo si cammina. Se invece di farlo in maniera solitaria o a piccoli gruppi, se la catena delle nostre mani sarà tanto più lunga, tanto più forte sarà la fiducia che ci trasmetteremo l’un altro. Quanto più saremo corresponsabili per tutti e per ognuno tanto meno sentiremo il peso del cammino e più vicina ci sembrerà la meta. Insomma, potremo affrontare il presente ed il futuro che vorremo, vivendo questo sforzo con amicizia e solidarietà e perché no anche con gioia. Sono trent’anni che ci interroghiamo sulle relazioni personali, familiari, associative e sociali; da tre decenni ripetiamo che ciascuno di noi è una risorsa per sé e per gli altri, ora facciamo un MESE DELLA PREVENZIONE ALCOLOGICA Il club n°14 si è attivato con un banchetto fuori della chiesa in Piazzale Chiavris cercando di sensibilizzare la popolazione locale con informativa sull’argomento. Si è svolto la prima domenica di maggio, per il mese sulla prevenzione sui problemi alcol correlati e complessi. Il presidente del club n.14 organizzatore dell’evento ringrazia per la collaborazione degli amici del club e della partecipazione dell’Asso- ciazione ACAT “Udinese”. Nel banco si distribuiva del materiale informativo, mentre si svolgeva la festa per la celebrazione della prima Comunione di tanti bambini del quartiere. Fra le persone e famiglie fermate a scambiare quattro chiacchiere con noi, c’è stato un padre e una figlia che mi hanno colpito molto. L’interesse del padre, e l’ascoltare attento della figlia, nel voler afferrare e approfondire l’informazione che si dava, hanno creato in me un certo piacere e la speranza, del padre che la figlia leggesse gli opuscoli datogli specialmente riguardanti su “Giovani e alcol”. Ogni tanto ripenso a quel padre con la figlia vicino che la stimola alla conoscenza con l’informazione cercando di sensibilizzarla e farle prevenzione come a proteggerla contro tutti i mali. La giornata è stata più proficua della scorsa edizione. Per il prossimo anno si vedrà se e come organizzarla assieme a chi sarà e vorrà essere coinvolto. el Club n. 14 Il presidente d azioni al banco inform Monopoli (BA) passo in avanti provando a mettere realmente a frutto la condivisione delle nostre risorse. Il futuro che vogliamo sta proprio nell’orizzonte che vorremo disegnare davanti a noi, sta in tutti quei legami che potremo costruire al fine di una vita migliore. Provare ad immaginare per ognuno e per tutti potrebbe far venire il gusto di dire che nell’orizzonte della nostra spiritualità antropologica c’è posto per il perdono, per la riconciliazione, per una nuova terminologia, per una formazione dove tutti imparano da tutti, e così via. Assicurandoci, però, che non ci manchi il coraggio di tentare strade nuove. Quel coraggio che ci ha fatto mettere in discussione, entrare al club, quello di smettere di bere e di cambiare il proprio comportamento, il coraggio di modificare le nostre relazioni e di sperare che queste possano diventare un’occasione anche per il mondo intorno a noi. Il coraggio di desiderare un Club migliore, un’associazione al servizio delle sue necessità, una comunità locale più coinvolta e comprensiva verso i problemi alcolcorrelati. Il coraggio di convincerci che se vorremo potremo fare, sempre e comunque, ricordando che è sempre meglio fare qualcosa che non fare niente. Prossimi appuntamenti • • • • • • • Interclub Nimis - 12.09.08 - rimandato in data da destinarsi) Serata di sensibilizzazione - 2 ottobre 2008 ore 20.30 Pasian di Prato Congresso AICAT a Monopoli (BA) dal 3 al 5 ottobre 2008 Interclub a Villorba - giovedì 16 ottobre 2008 ore 20.15 Corso formazione per servitori In novembre, Idea Solidale In dicembre, Pizza Insieme per gli auguri di Natale